Fanzine progetto IMMERSIONE/continua-stanza

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progetto IMMERSIONE/ continua stanza

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progetto IMMERSIONE/

continua stanza

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Il lavoro iniziato il 13 gennaio 2015 è parte di un progetto più ampio dal nome: (IMMERSIONE/continua), a differenza però di quest’ultimo, che vede l’immersione di tubi di cartone in spazi/luoghi sempre diversi e con un tempo limitato all’immersione stessa, nel progetto (IMMER-SIONE/continua - stanza), ho focalizzato l’attenzione ad un unico posto, una stanza senza tetto, sita sulla terrazza della mia attuale abitazione, favorendo una costanza e coerenza di lavoro quasi quotidiana, sicura. Il progetto prevede, dunque, l’immersione di tubi di cartone da me realizzati, all’interno/esterno di una stanza, un tempo funzionale, oggi spazio/luogo residuale. Le immersioni sono quattro, disposte in punti e tempi diversi, osservate quasi quotidianamente attraverso lo scat-to fotografico. Il paesaggio preesistente, non funzionale, dove vive il silenzio, ha determinato la nuova natura dei cartoni. Distante dal ru-more, una nuova geografia segue una mappa improvvisata e inventa un mondo. I cartoni così installati saranno visibili dalla soglia della porta, non oltrepassandola. Uno alla volta e attraverso l’utilizzo di cuf-fie isolanti che ricreino un senso di ovattamento sonoro è possibile osservare ciò che resta dopo circa tre mesi in cui la forma dei cartoni lascia ormai spazio a stratture deformi, risultato di un adattamento con l’ambiente. Il termine del progetto non è una vera e propria conclusio-ne ma nasce da un senso pratico, tuttavia ciò non toglie il valore conti-nuativo che connota il lavoro. Come diceva Lalla Romano “Non c’è con-clusione perché il tempo continua. Procede e ritorna. Tale è il ritmo.”In questi tre mesi, nel silenzio dei pomeriggi soleggiati o in quelli pio-vosi e pieni di vento, la mattina prima di un viaggio, tra l’erbaccia e le pia-strelle vecchie in una stanza senza tetto e senza tempo in cui il rumore del quotidiano non scandiva il presente, ritrovavo il ritmo e la sua continu-ità in una geografia silenziosa. Un paesaggio continuo. Il mio , la stanza.

Francesco 03/03/2015

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Un passo dopo l’altro giungerai, infine, sulla prima soglia, e la calpesterai.Il cuore non tarderà a palpitare, chiedendoti a voce alta di valicarla e la-sciarti l’ingresso alle spalle, i rumori del mondo all’esterno. L’occhio si sporgerà dal basso e farà luce sulla spirale vorticosa delle scale. Le gam-be, allora, divoreranno gli scalini con timidezza e curiosità, e la mente comincerà a domandare. Ma non affrettarti a dare risposte: queste arri-veranno prontamente arrivati alla seconda soglia, la soglia del silenzio.Lì le tue orecchie non serviranno più e il silenzio prenderà ad urlarti dentro altre mille domande e a fornirti, sussurrando, le risposte. Perchè “l’indicibile e l’inesprimibile sono impronunciabili se non nel silenzio”.E solo allora ti accorgerai di come il tempo e il silenzio siano complici nel modificare, adattare, trasformare, sperimentare, mutare, distruggere e ricreare qualsiasi cosa abbia facoltà di esistere in questo pianeta, che si tratti di idee, sentimenti, pensieri, o più concretamente di cose, oggetti.I tubi di cartone, completamente immersi nel paesaggio insoli-to di una stanza in un terrazzo che ha per soffitto la volta celeste, ti racconteranno il lento degradarsi e la precisa evoluzione dei loro materiali, di cui solo il silenzio ne è stato e ne sarà testimone. E nello stesso silenzio contemplerai e amerai il degrado, guar-dandolo da un’altra prospettiva, per comprendere meglio le sfu-mature della vita che, feroce, brucia e si brucia incessantemente.Affina l’udito, spegnilo per pochi istanti e “parla solo se hai da dire qualcosa che valga più del silenzio”.

Riccardo Di Chio

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