Fanzine Nunatak 01

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NUNATAK rivista di storie, culture, lotte della montagna.Stampato a Cuneo n01 dicembre 2005.NUNATAKCon questo nome, originario della lingua dei popoli nativi del polo artico, sono denominate le formazioni occiose che spuntano dalla coltre ghiacciata della Groenlandia e del circolo polare antartico. Si tratta in effetti delle vette di alcune, le uniche al giorno d’oggi ancora coperte dai ghiacci perenni, di quelle montagne su cui, all’epoca delle glaciazioni, si rifugiarono embrionali forme viventi che, con il ritiro dei ghiacci, ripopolarono di vita il pianeta.Dinnanzi al dilagare degli scempi sociali ed ecologici prodotti dalla società della Merce e dell’Autorità, le montagne della Terra tornano ad essere lo spazio della resistenza e della libertà. Affinché una vita meno alienata e meno contaminata possa, giorno dopo giorno, scendere sempre più a valle.

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  • Il prossimo numero di Nunatak previstoin primavera (marzo 2006).

    Chi fosse interessato a contribuire alla rivistapu mettersi in contatto con la redazione

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    Per distributori, edicole e librerie sono previstisconti anche su quantitativi limitati di copie

    richieste (minimo 3 copie).Si segnala inoltre che la redazione disponibile

    ad effettuare gratuitamente presentazionipubbliche della rivista.

    Per contatti:

    Nunatakc/o Biblioteca Popolare Rebeldies

    via Savona, 1012100 Cuneo

    e-mail: [email protected] rivista di storie, culture, lotte della montagna.Numero unico in attesa di autorizzazione, inverno 2005.Pubblicazione a cura dellAssociazione Culturale Rebeldies,struttura non esercente attivit commerciale n finalit di lucro.In attesa della registrazione da considerarsi responsabile dellapubblicazione, e dei contenuti espressi nella rivista, il rappresentantepro-tempore dellAssociazione Culturale Rebeldies, Guido Mantelli.Stampato in proprio presso la Biblioteca Popolare Rebeldies(Cuneo), dicembre 2005.

    Prezzo di copertina: 2,50 Euro. Per il momento non si effettuano abbonamenti.

    IIIIINNNNN COPERTINACOPERTINACOPERTINACOPERTINACOPERTINAIncisioni rupestri gravate sulla Pera dij Crus, Valchiusella (Alpi occidentali). La leggendapopolare identifica nelle figure antropomorfe dellincisione i Salassi caduti durante unabattaglia contro i militi dellesercito romano.Studi archeologici interpretano invece le incisioni come espressione della simbologiarituale delle popolazioni di cacciatori e pastori transumanti che percorsero le Alpi neltardo Neolitico.

    NUNATAKCon questo nome, originario della lingua dei popoli nativi del poloartico, sono denominate le formazioni rocciose che spuntano dalla

    coltre ghiacciata della Groenlandia e del circolo polare antartico. Si tratta ineffetti delle vette di alcune, le uniche al giorno doggi ancora coperte daighiacci perenni, di quelle montagne su cui, allepoca delle glaciazioni, si

    rifugiarono embrionali forme viventi che, con il ritiro dei ghiacci,ripopolarono di vita il pianeta.

    Dinnanzi al dilagare degli scempi sociali ed ecologici prodotti dallasociet della Merce e dellAutorit, le montagne della Terra tornano ad essere

    lo spazio della resistenza e della libert. Affinch una vita meno alienata emeno contaminata possa, giorno dopo giorno,

    scendere sempre pi a valle.

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    SOMMARIO

    EDITORIALE PAG. 2 OLIMPIADI: UN BEL GIOCO DURA POCO PAG. 5 CENNI SULLA NASCITA DELLARTE DELLINTAGLIO DEL LEGNO PAG. 10 DISCORRENDO DELLA LOTTA PARTIGIANA CON LEON, SOCIALISTA LIBERTARIO, VALLIGIANO ANTIFASCISTA, RIBELLE PAG. 15 IMPRESSIONI DALLA LOTTA CONTRO IL TAV PAG. 21 DRYOCOSMUS KURIPHILUS: IL CINIPIDE GALLIGENO DEL CASTAGNO PAG. 28 I RIFUGIATI DELLENDESA PAG. 32 IDROELETTRICO: ENERGIA PULITA O SPORCHI AFFARI? PAG. 43

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    EDITORIALEQuesto progetto nasce dalla riflessione sulle tematiche legate alla montagna e dalla discussione tra ungruppo di libertari innamorati delle Alpi.Vogliamo parlare delle nostre montagne perch su queste che vorremmo vivere ed qui che possia-mo, con maggiore incisivit, intervenire con le nostre proposte e le nostre ricerche conoscendone ilterritorio, le relazioni comunitarie delle popolazioni che vi vivono e le culture che ne evidenziano lepeculiarit. Ci non significa che non siano benvenuti contributi inerenti a qualsiasi altra catena mon-tuosa, anzi, quello che si vorrebbe stimolare proprio il confronto tra esperienze e vicende che riguar-dano le genti e i territori montani di ogni parte del pianeta.In questi anni di lunghe camminate e di esplorazioni su sentieri dimenticati, abbiamo sviluppato lideadi raccogliere dati e testimonianze, di fare ricerche storiche sul ruolo delle montagne viste come terra diresistenza e dimora per profughi e banditi, erranti e ribelli. Abbiamo constatato che il materiale inproposito, da interpretare o riproporre, davvero tanto e ci sembra interessante diffonderlo, anche al difuori dei circuiti degli studiosi di cultura montana, attraverso una nuova pubblicazione.Noi pensiamo che la montagna, rispetto allo scempio degli spazi urbanizzati ed alla desolazione dellecampagne monopolizzate dallagricoltura industriale, rimanga un territorio di relativa libert, un luo-go dove poter vivere sperimentando forme di autonomia e socialit in grado di liberarci dai ritmiimposti dal lavoro salariato e dal consumismo. E ci siamo accorti che non possibile proporre unmondo diverso senza averne sperimentato le caratteristiche e che, oltre ad una critica dellattualesociet e dei suoi modelli produttivi, occorre mettere in pratica fin da subito le prospettive diunaltra esistenza.Perci guardiamo con interesse a chi in montagna coltiva un orto, si riscalda con la legna del bosco,costruisce una casa con ci di cui lambiente dispone attraverso tecniche attuabili e controllabili dalsingolo o da piccole comunit, perch solo attraverso la riappropriazione dei saperi, della manualit,

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    della conoscenza dei materiali e del territorio ci si pu rendere conto delle proprie possibilit, ovvero diquanto sia possibile vivere in maniera diversa, senza essere necessariamente schiavi del supermercatoe dei suoi prodotti avvelenati.Siamo convinti che la montagna sia una zona di confine dove ancora possibile trovare accoglienzae sviluppare quel conflitto necessario per svincolarsi dal dominio e dal cosiddetto progresso chehanno trasformato le nostre vallate, distrutto le nostre culture, imposto brutture e disastri in nome delturismo e della merce (magari per il prestigio effimero di accogliere le Olimpiadi Invernali, o vedereuna valle tagliata in due da un treno altamente veloce), consapevoli per del fatto che anche qui, inqualche modo, ci si pu imbattere in meccanismi di consumo, di produzione e di profitto. Anche quiprospera il patriarcato, il razzismo e lintolleranza. Anche qui pervade la mentalit del lavoro comeunico fine della propria esistenza e tante altre caratteristiche negative della nostra societ.E anche per questo che vogliamo recuperare quegli aspetti della vita montanara che invece si avvici-nano pi ai nostri sogni di societ libera dallo sfruttamento, convinti del fatto che nelle piccole comu-nit si possano meglio sviluppare solidariet e forme di autogestione.Attraverso questa rivista cercheremo, tra laltro, di dare voce ad esperienze attuali, a persone e acomunit che si impegnano a far rivivere luoghi abbandonati dopo il boom economico degli anni 50e 60, ai pastori di mandrie e greggi ed ai coltivatori che, con la loro passione e la loro presenza,contribuiscono enormemente a mantenere viva la montagna ed i suoi ecosistemi. Un occhio di riguardolo terremo senza dubbio per quelle minoranze storicamente avverse alla centralizzazione che continua-no a salvaguardare le loro lingue ed abitudini, per le espressioni artistiche provenienti dallambientemontano, per gli artigiani che mantengono attuali i loro saperi necessari ad un futuro meno soggiogatoalle grandi strutture industriali. Ci occuperemo di esperienze del passato fornendo testi e ricerche sullevicende che hanno caratterizzato le montagne come luogo di resistenza. Terre che, grazie alle loroasperit geografiche rallentarono ed ostacolarono per secoli lavanzata degli eserciti regolari offrendorifugio a gruppi di fuggiaschi ed eretici. Basti citare alcuni esempi di movimenti come quello Valdese,sopravvissuto sulle montagne piemontesi nonostante la persecuzione della chiesa ufficiale, o come laResistenza partigiana che trov nelle montagne una casa e nei montanari dei validi alleati per la lottaalla dittatura. Ed avranno poi particolare rilievo anche le lotte che continuano a svilupparsi tuttoggi indifesa dei territori montani e della vita di chi li abita.Nonostante sia difficile non esprimere la nostra avversit per le attuali citt, per i loro grandi centri diproduzione e per il sistema alienante che generano, vorremmo evitare di scivolare in uno sterile conflit-to Citt-Montagna, dimenticandoci cos di alcuni aspetti del nostro modo di vedere ed affrontare la realtche ci mantengono in stretta relazione con i contesti urbani, o meglio con le lotte che vi si sviluppano.Scopo principale della rivista dovr, quindi, essere quello di creare un punto di riferimento per tutticoloro che, con sincerit e non per interessi economici o di potere, siano interessati alla difesa dellemontagne, di rendere possibili momenti di confronto con quelle realt gi esistenti sulla necessit didifendersi dagli attacchi dei signur dla piana che vogliono ridurre la montagna a una colata dicemento ed asfalto rendendo, contemporaneamente, le citt dei luoghi invivibili.Proprio per questo lo strumento comunicativo non lunico mezzo di cui abbiamo bisogno: hanno

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    secondo noi importanza fondamentale la presenza sul territorio, la partecipazione alle iniziative giesistenti e lo stimolo a rilanciarne di nuove. Il contatto diretto tra chi vive la montagna e chi verso lamontagna volge il proprio interesse e le proprie aspirazioni rimane uno dei mezzi pi efficaci per farcapire quali siano le nostre idee e le nostre proposte, e questo contatto potr diventare la base perorganizzarsi e lottare, laddove i tentacoli del progresso attaccano le nostre vallate peggiorandonela vivibilit.In un mondo ormai dominato dal profitto e dal controllo, le montagne sono l a testimoniare laresistenza di uomini e rocce. Rocce che hanno sentito i respiri affannati dei contrabbandieri, chehanno protetto le armi dei ribelli, che hanno nascosto le bande dei briganti. Rocce che hannoancora tanto da raccontare. per questo suo passato intriso di resistenza, per le sue particolarit geografiche, per la sua bellez-za ed il suo fascino che privilegiamo la montagna come luogo dove sviluppare i nostri progetti,senza con ci voler cucire una nuova bandiera. La nostra sola bandiera quella della rivolta dallemontagne alle marine

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    OLIMPIADI:UN BEL GIOCO DURA POCO

    PPPPPINEROLOINEROLOINEROLOINEROLOINEROLO A A A A ANTINTINTINTINTI O O O O OLIMPICALIMPICALIMPICALIMPICALIMPICA

    Non mancano nemmeno due mesi. I riflettori di tutto il mondo, a febbraio, saranno puntati sulla ValSusa e sulla Val Chisone. Chi per vive o frequenta queste zone, gi da tempo ha sotto gli occhi ilrisultato di quattro anni allinsegna delle ruspe e del cemento dei cantieri olimpici. Lallestimento dellestrutture preposte per lo svolgimento delle gare ha letteralmente stravolto il profilo di questi monti.Drappelli di militari armati presidiano i siti dispiegando quel senso di emergenza e di paura costruitocon metodica insistenza dal ministro degli interni Pisanu. Cos, mentre i promotori dei giochi invernalipropongono la tregua olimpica in nome della fratellanza fra popoli, anche nelle valli che ospiterannolevento, si vive allombra dei mezzi blindati.Si tira avanti, giorno dopo giorno, sgomitando in mezzo ad un traffico sempre pi congestionato daicantieri aperti, vivendo i disagi provocati dalla realizzazione di opere incompatibili con il territoriocircostante e con chi lo abita.Si aspetta, pensando al dopo, a quando tutto sar finito.

    Si gi detto tutto e il contrario di tutto su Torino 2006: lo shopping diventato disciplina olimpica e,paradossalmente, delle discipline sportive vere e proprie non si parlato quasi mai. Niente di strano.Linvolucro ha inghiottito il contenuto. Tuttavia, se riuscissimo per un attimo a non farci abbagliare

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    dalle luci della vetrina olimpica, potremo intra-vedere ci che c dietro. Oltre gli spot di sponsorcome Coca Cola e Mc Donald, vedremo spietatecorporazioni che praticano come sport limpove-rimento e lo sfruttamento sistematico del pianetae delle sue risorse.Non dimentichiamo che, tra chi ha maggiormen-te investito sullevento olimpico, c la Fiat e mol-te delle persone preposte, con ruoli importanti,alla gestione delle Olimpiadi sono collegati diret-tamente o indirettamente con questazienda in

    quanto dipendenti, azionisti o addirittura parentidella famiglia Agnelli.Dietro lo sfarzo delle feste di gala comparirebbe-ro le squallide bagarre di politici e faccendierinostrani, cos impegnati ad arraffare il pi possi-bile ed a confondersi a vicenda sullo sfondo del-

    lennesimo buco di bilancio del Toroc.In tutto ci, che n stato delle montagne olimpiche?Due anni fa, i promotori dellevento e gli ammi-nistratori locali ripetevano in coro che la Val Susae la Val Chisone avrebbero vissuto unopportuni-t senza precedenti. Tra i pi ferventi sostenitoridellimpostura olimpica, il sindaco di Pragelatoera arrivato ad affermare che: Sulle nostre vallinevicheranno montagne di soldi!Oggi, a due mesi dallevento, tutto ci che erastato ostentato, il prestigio, i soldi, le opportuni-

    t, si trasformato in un concetto sfocato,lontano del quale si parla poco e malvolen-tieri ripetendo una vecchia cantilena, quasisotto voce. In compenso, quei pendii mon-tani sventrati dai trampolini di salto e dallepiste da bob rivelano il vero volto delleco-nomia ispiratrice dellevento olimpico;uneconomia vorace e spietata che producedisastri in serie e si celata dietro il prete-sto dello sport per mettere a tacere ognipossibile critica.Tutto si compra e tutto si vende. Questo limperativo che oggi domina ogni aspettodella nostra esistenza. Di conseguenza,lambiente che ci circonda, viene immanca-bilmente conformato ad esigenze di naturaeconomica e mercantile, senza considerar-ne limportanza e la complessit. Ecco per-ch le valli montane sono considerate corri-doi da attraversare il pi velocemente pos-sibile per mettere in comunicazione zone

    produttive; oppure come aree dintrattenimentoadattate ai gusti e alle abitudini dei turisti.Con la costruzione incessante e sconsiderata distrade, impianti ed infrastrutture si mette a re-pentaglio la sopravvivenza della montagna stes-sa. Coloro che, ogni fine settimana scappano dal-lalienazione delle citt, rischiano di ritrovare le

    Opere olimpiche: pista da Bob di Cesana (VOpere olimpiche: pista da Bob di Cesana (VOpere olimpiche: pista da Bob di Cesana (VOpere olimpiche: pista da Bob di Cesana (VOpere olimpiche: pista da Bob di Cesana (Val di Susa)al di Susa)al di Susa)al di Susa)al di Susa)

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    stesse insegne luminose, lo stesso rumore e lo stes-so caos appena lasciato. Localit comeBardonecchia, Sestriere o Pragelato somiglianopi a piccole metropoli che a paesi di montagnae rappresentano preoccupanti esempi di un pro-cesso di omologazione al territorio urbano. Taleprocesso, oltre a portare con se linquinamento elo stile di vita insalubre delle grandi citt, contri-buisce allo spopolamento delle valli e al progres-sivo abbandono della cultura e dei saperi locali.Sventrate dai tunnel e coperte di cemento, infe-state da fast food e supermercati, cosa resta dellevalli alpine? Una volta private del paesaggio che

    le rende uniche, della complessit del loroecosistema e dellidentit di chi le abita, cosarimarr?Le montagne olimpiche sono una truffa!Torino 2006 non che il nome di uno spot ingan-nevole, finito ancora prima di iniziare.Non prendiamoci in giro! Le opportunit per ilterritorio non si sono mai viste.In compenso, abbiamo assistito alla cemen-tificazione di aree considerate di importanza co-munitaria, allesproprio di terreni precedentemen-te utilizzati dalle comunit locali per il pascolo ola coltivazione (e chi ha un orto in montagna sa

    IL TRAMPOLINO DI PRAGELIL TRAMPOLINO DI PRAGELIL TRAMPOLINO DI PRAGELIL TRAMPOLINO DI PRAGELIL TRAMPOLINO DI PRAGELATOATOATOATOATOGGGGGIONATAIONATAIONATAIONATAIONATA V V V V VALSANIAALSANIAALSANIAALSANIAALSANIA, D, D, D, D, DOTTOREOTTOREOTTOREOTTOREOTTORE INININININ S S S S SCIENZECIENZECIENZECIENZECIENZE N N N N NATURALIATURALIATURALIATURALIATURALI

    TRA LE VARIE STRUTTURE COSTRUITE PER LE OLIMPIADI INVERNALI DI TORINO 2006, IL TRAMPOLINO PER IL SALTO CON GLISCI RAPPRESENTA UNO DEI CASI PI CRITICI IN QUANTO DETERMINA UN ELEVATO IMPATTO AMBIENTALE. INFATTI, LA STRUT-TURA OLIMPICA SORGE IN UNAREA DI RILEVANTE INTERESSE NATURALISTICO CONSIDERATA SITO DI IMPORTANZA COMUNITA-RIO (SIC), IN QUANTO CARATTERIZZATA DALLA PRESENZA DI UN ESTESO LARICETO CON PINO CEMBRO CHE OSPITA NUMEROSESPECIE FAUNISTICHE.LA COSTRUZIONE DELLIMPIANTO SUL VERSANTE OROGRAFICO DESTRO, PROSPICIENTE PRAGELATO, HA COMPORTATO LABBAT-TIMENTO DI UN SETTORE DELLA FORMAZIONE BOSCHIVA (LARICETO A PINO CEMBRO) CON CONSEGUENTE MODIFICAZIONEIRREVERSIBILE DELLUSO DEL SUOLO. LA RIDUZIONE DI TALE SUPERFICIE INTERESSATA DAL TAGLIO BOSCHIVO, BENCHRELATIVAMENTE CONTENUTA (2,2 HA) RISPETTO ALLESTENSIONE TOTALE DEL LARICETO (CIRCA 275 HA), IN GRADO DIINNESCARE FENOMENI DI MODIFICAZIONE E ALTERAZIONE DELLECOSISTEMA CHE CARATTERIZZA IL SITO NATURALE. TALIFENOMENI SONO CAUSATI ESSENZIALMENTE DALLA PARZIALE INTERRUZIONE DI CONTINUIT NELLA FORMAZIONE ECOLOGICA EDALLA DISTRUZIONE DEL SUOLO.SE SI CONSIDERA CHE SULLO STESSO VERSANTE GI PRESENTE UN IMPIANTO SCIISTICO, FACILE IMMAGINARE CHE ILTRAMPOLINO PRODUCA UNULTERIORE FRAMMENTAZIONE DELLECOSISTEMA FORESTALE CAUSANDO IMPORTANTI FENOMENI DIDEGRADO. LA REALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI OLIMPICI COSTITUISCE UN NUOVO ELEMENTO DI DISCONTINUIT TERRITORIALECHE INTERFERISCE IN PARTICOLARE CON I FLUSSI FAUNISTICI LUNGO I CORRIDOI ECOLOGICI E CHE DETERMINA LINCREMENTONELLAREA DEL DISTURBO ARRECATO DALLUOMO E DALLE SUE ATTIVIT: IL LARICETO, INFATTI, FORNISCE RIFUGIO E RISORSEALIMENTARI A NUMEROSE SPECIE ANIMALI. I FATTORI DIMPATTO SEGNALATI INDUCONO LALLONTANAMENTO DELLA FAUNAMAGGIORMENTE SENSIBILE ALLE ALTERAZIONI AMBIENTALI (GALLO FORCELLO), RIDUCONO LA COMPLESSIT STRUTTURALE E LAFUNZIONALIT ECOSISTEMICA, MODIFICANO I DELICATI EQUILIBRI NATURALI, AUMENTANDO LA VULNERABILIT DELLE POPOLA-ZIONI NATURALI. CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA NELLNELLNELLNELLNELLAAAAA PPPPPAGINAAGINAAGINAAGINAAGINA SEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTE

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    bene quanto lavoro e fatica comporti.) Inol-tre, i danni ambientali ascrivibili alleven-to olimpico non si limitano alla costruzio-ne degli impianti destinati alle varie disci-pline sportive. Pur comportando questi, gidi per s, una generosa cementificazione,c dellaltro.La previsione di un afflusso straordinariodi turisti per i quindici giorni dei giochi hadato limpulso alla sconsiderata costruzionedi strade ed infrastrutture alberghiere. Lavariante Pinerolo-Perosa voluta perdecongestionare il traffico sulla statale 23si snoda su un percorso che ha reso neces-sario lo scavo di un tunnel di circa due Kmallaltezza di Porte e di un trattosopraelevato da S.Germano a Perosa. Inquesto punto i piloni di sostegno poggia-no sullalveo del torrente Chisone che, gia monte viene deviato dal percorso di scor-rimento in prossimit del trampolino disalto di Pragelato. Nellottobre del duemila

    un alluvione colp questa valle dimostrando eloquentemente la pericolosit per strade e case costruite

    Opere olimpiche: variante della ss 23, Pinerolo-POpere olimpiche: variante della ss 23, Pinerolo-POpere olimpiche: variante della ss 23, Pinerolo-POpere olimpiche: variante della ss 23, Pinerolo-POpere olimpiche: variante della ss 23, Pinerolo-Perosaerosaerosaerosaerosa

    INOLTRE, GLI INTERVENTI DI RETTIFICA E DISALVEO EFFETTUATI SUL TORRENTE CHISONE, CONGIUNTAMENTE ALLA REALIZZA-ZIONE DELLE OPERE IDRAULICHE PER LA DIFESA DEGLI ABITATI E PER LA RIDUZIONE DELLEROSIONE SPONDALE, SONO CAUSADI ALTERAZIONE E ADDIRITTURA DI DISTRUZIONE DELLA FASCIA DI VEGETAZIONE PERIFLUVIALE, INSIEME CON UNA RIDUZIONEDELLA COMPLESSIT DELLECOSISTEMA FLUVIALE.TALI ASPETTI COMPORTANO LA PERDITA DI DIFFERENZIAZIONE ECOLOGICA (BANALIZZAZIONE DELLE CARATTERISTICHE MORFOLOGICHEDELLALVEO, VARIAZIONE DELLA VELOCIT DELLA CORRENTE, RIDUZIONE DEGLI HABITAT, ECC.), CHE PENALIZZA LE POPOLAZIONINATURALI PI VULNERABILI, LEGATE AI CORSI DACQUA O ALLE SUE RIVE, COMPORTANDO UNA RIDUZIONE DELLA BIODIVERSITE DELLA BIOMASSA DEL CORSO DACQUA.COMPLESSIVAMENTE LA REALIZZAZIONE DELLIMPIANTO OLIMPICO MOSTRA IN PROSPETTIVA NUMEROSI ASPETTI PROBLEMATICI.IL DISTURBO ANTROPICO, IL TAGLIO DELLA FORMAZIONE BOSCHIVA, LE OPERAZIONI DI SBANCAMENTO CON MODIFICHEDELLASSETTO GEOMORFOLOGICO, GLI INTERVENTI DI RETTIFICA EFFETTUATI SUL TORRENTE CHISONE SONO ELEMENTI CHEDETERMINERANNO DEGRADO E ALTERAZIONI IRREVERSIBILI SU UNAREA PI AMPIA DI QUELLA STRETTAMENTE INTERESSATADAI TRAMPOLINI.

    CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA DALLDALLDALLDALLDALLAAAAA PPPPPAGINAAGINAAGINAAGINAAGINA PRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTE

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    in prossimit del torrente Chisone ma, evidentemente, la lezione non servita a nulla.A monte di Pragelato, limbocco della Val Troncea ora irriconoscibile a causa degli interventi compiu-ti. Nonostante sia riconosciuta come parco naturale, larea stata deturpata dai cantieri ed oggiospita, suo malgrado, la pista di fondo, due bacini di trattenimento per la neve artificiale, desolatiparcheggi e un villaggio turistico da ottocento posti.Ma come stato possibile intervenire su queste zone apparentemente tutelate?I dispositivi legislativi statali e regionali che si occupano della salvaguardia degli habitat naturali,dichiarano di poter concedere qualsiasi tipo di lavoro su aree protette, solo dopo aver verificato chelopera non comprometter lintegrit del sito. Specificano, per, che il progetto pu comunque essererealizzato, in presenza di motivi di rilevante interesse pubblico. Non stupisce, quindi, il fatto che unalegge dellottobre 2000 definisca, guarda caso, i lavori per la costruzione dei siti olimpici di pubblicautilit ed urgenza, ignorando in questo modo gli innumerevoli rapporti che dimostrano la dannositdi questi interventi.

    Se vero che le olimpiadi dureranno solo due settimane, altrettanto vero che lasceranno su questoterritorio cicatrici molto durature. I riflettori non avranno il tempo di spostarsi altrove che la Val Susa ela Val Chisone si troveranno a fare i conti con infrastrutture ed impianti faraonici dai costi di manteni-mento insostenibili.La catena montuosa che sovrasta il nostro territorio non appartiene ad un passato arcano o romanti-co. Non un area ostile da dominare o da spremere per il tornaconto economico di qualcuno. lanostra terra, ricca di memoria e pulsante di vita e non accetteremo di vederla spegnere lentamentedentro la teca di un museo.

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    La lavorazione del legno, nelle sue differenti forme, quali lintaglio, la scultura, la tornitura, ecc., haorigini antichissime in tutte quelle regioni che hanno una buona disponibilit della materia prima. Talelavorazione costituisce da sempre una tra le pi importanti attivit artigianali delle culture pi disparate.In molte valli alpine questo tipo di artigianato ha mantenuto, attraverso i secoli, unimpronta singola-re. Motivi e tecniche di origine molto antica sono pervenuti fino a noi, mantenuti vivi dagli usi dipopolazioni di aree meno toccate dal cosiddetto progresso. Spesso una tale particolare tipicit hapotuto mantenersi intatta per cos lungo tempo grazie alla sua dislocazione geografica. Questa caratterizzata da un isolamento piuttosto forte, soprattutto delle valli minori, basti pensare alla ValledAosta dove, fino a centanni fa, in alcune vallate laterali i contatti con lesterno, fosse anche con lavalle adiacente, erano talmente limitati da permettere la permanenza quasi immutata, di modelli epratiche di lavorazione del legno di origini molto antiche.Limpronta tradizionale di questo tipo dartigianato, chiamato anche arte pastorale, una viva testi-monianza del carattere culturale delle popolazioni alpigiane e ne costituisce un documento storico diimportanza non minore rispetto a quelli custoditi in polverosi archivi.Nei molti secoli precedenti lintroduzione di una modernit venuta dallesterno, quando uneconomiaalpina di pura sussistenza ben inserita nel suo ambiente naturale si componeva quasi esclusivamentedi agricoltura e allevamento (in particolare pastorizia transumante), i mesi invernali lasciavano allepopolazioni montane molto tempo libero dal lavoro nei campi o dallaccudire le bestie. I montanari diun tempo dedicavano cos le ore libere dei lunghi inverni alla creazione di oggetti domestici o utensili

    CENNI SULLA NASCITADELLARTE DELLINTAGLIODEL LEGNOVVVVVIPERIPERIPERIPERIPER88888

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    per il lavoro, la socialit e la vita quotidiana. La figura del falegname come professione specifica erasconosciuta, ognuno provvedeva in proprio alla costruzione e decorazione degli oggetti necessari a s ealla propria famiglia, possedendo ciascuno una conoscenza di tecniche e manualit relative allafalegnameria e allintaglio che venivano trasmesse di generazione in generazione. Questa conoscenzaera intesa non come avviamento al lavoro, ad una pratica alienante e fine a se stessa, ma come un

    sapere indispensabile alla vitaquotidiana e perci universal-mente diffuso.Una volta soddisfatta lesigen-za pratica di costruire gli og-getti necessari, si inizia a sen-tire il desiderio di abbellire inqualche modo ci che si fat-to. Si comincia comprensi-bilmente con i metodi pi sem-plici e con gli strumenti pi co-muni. Ecco quindi comparire,come prima espressione de-corativa del legno, lintaglio alintaglio alintaglio alintaglio alintaglio apunta di coltellopunta di coltellopunta di coltellopunta di coltellopunta di coltello.I primi segni tracciati sul legnofurono opera di persone di umiliorigini che non disponevano distrumenti tecnologicamenteevoluti. Era normale che il pa-store, mentre accudiva il greg-ge in estate, spesso in comple-ta solitudine, decorasse il suobastone con il solo mezzo di cuidisponeva: il coltello. In modoanalogo chi, nelle sere inverna-

    li, aveva costruito ciotole, cucchiai, piatti, mobilia, porte, ecc., tentava di abbellirli con il medesimostrumento. Nascono cos oggetti che, seppur di uso comune, sono la testimonianza non solo di unacerta capacit pratica nella lavorazione di un determinato materiale, ma anche delloriginalit e sen-sibilit dei propri creatori (cosa che non avviene per quanto riguarda gli oggetti prodotti in serie).Liniziale semplicit va poi man mano affinandosi nella ricerca di gusto e raffinatezza, tramite tecnichee soggetti sempre pi elaborati.La scarsa disponibilit economica non consentiva di dotarsi di strumenti pi sofisticati, che avrebberosicuramente potuto facilitare il lavoro, cos lintaglio veniva eseguito utilizzando la punta del coltello,

    CorniciCorniciCorniciCorniciCornici

    Esempi di cornici semplici.Esempi di cornici semplici.Esempi di cornici semplici.Esempi di cornici semplici.Esempi di cornici semplici.

    Linea di superficieLinea di superficieLinea di superficieLinea di superficieLinea di superficieLinea di profonditLinea di profonditLinea di profonditLinea di profonditLinea di profondit

    Esempi di cornici complesse.Esempi di cornici complesse.Esempi di cornici complesse.Esempi di cornici complesse.Esempi di cornici complesse.

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    uno strumento indispensabile allagricoltura e allallevamento. Ancora oggi vi sono artigiani, carichi diesperienza, che si costruiscono le lame con le linee a loro pi confacenti, secondo i soggetti pi cari.Attualmente, in commercio, si possono trovare sia serie di coltelli con lame di diverse linee sia serie discalpelli, sgorbie e punzoni che facilitano il lavoro dintaglio, pur avendo costi piuttosto elevati.N la manualit n il senso artistico mancano, al giorno doggi, perch singoli artisti inventano nuovefigure o ricreano in chiave ori-ginale modelli del passato.Quello che venuto a mancare lutilizzo quotidiano di prati-che di lavorazione e decorazio-ne del legno, e la loro esisten-za come saperi condivisi allin-terno delle comunit alpine.

    I SOGGETTII SOGGETTII SOGGETTII SOGGETTII SOGGETTINellosservare i soggetti tipicidella tradizione alpina, nellamaggior parte delle Alpi Occi-dentali, si scopre una grandis-sima variet di forme e com-posizioni, sia geometriche siaispirate alla natura. Per quan-to riguarda i soggetti riprodottinellintaglio del legno, sia in ri-lievo sia ad incavo, possiamodire che, pur in presenza dimotivi pi o meno ricorrenti,importantissima sia la di-screzionalit del singolo inta-gliatore. Infatti, nel corso dellaproduzione di oggetti comuni,il pastore-artigiano, oltre a mo- tivi ornamentali tradizionali, d vita ad un insieme di segni spontanei,guidato dal proprio senso creativo, dalla propria sensibilit, dal proprio immaginario.Altro elemento da non sottovalutare linfluenza che, in alcuni casi, viene esercitata da popolazioniabitanti in altre aree, a volte attigue, a volte anche molto distanti, nonostante lovvia difficolt deicontatti. Per questo certe tipologie decorative sono ben localizzate, mentre altre sembrano essere stateadottate ed inserite nella tradizione di una determinata area anche molto lontana dal loro luogo diorigine. Una certa difficolt nellattribuire soggetti endemici alle culture di alcune zone montane data, infatti, dalla presenza di una tradizione di commercio, di scambi culturali e anche di flussi

    CorniciCorniciCorniciCorniciCornici

    Linea di superficieLinea di superficieLinea di superficieLinea di superficieLinea di superficie

    Linea di profonditLinea di profonditLinea di profonditLinea di profonditLinea di profondit

    Inserimento di linee curve con lutilizzo di compasso o curvilineo.Inserimento di linee curve con lutilizzo di compasso o curvilineo.Inserimento di linee curve con lutilizzo di compasso o curvilineo.Inserimento di linee curve con lutilizzo di compasso o curvilineo.Inserimento di linee curve con lutilizzo di compasso o curvilineo.

    AngoliAngoliAngoliAngoliAngoli

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    migratori che attraversavano tutte le Alpi. Questi scambi inter-alpini, risalenti a periodi ancestrali, nonsempre hanno trovato nella catena montuosa un confine, ma a volte anche un luogo di incontro econfronto. Basti pensare allesempio delle tipiche marche da burro cosiddette a navetta, per la loroparticolare forma, caratteristiche della Valle di Lanzo (Torino) ma di cui c riscontro anche nella Valledella Maurienne (Savoia) e nella Valle Varaita (Cuneo).Occorre quindi prestare molta attenzione nellattribuire troppo frettolosamente unorigine precisa a

    determinati soggetti or-namentali, attribuendoliesclusivamente a talunezone geografiche. in-dubbio, in ogni caso,che questi temi ricorrentiattestino il linguaggiosimbolico, profano o re-ligioso delle popolazio-ni alpine.Ovviamente, a secondaanche delle capacit ar-

    tigianali di chi lo esegue, lornamento si esprimer con motivi elaboratissimi, assemblando pi disegnitradizionali e creando cos infinite soluzioni geometriche originali, oppure con motivi pi semplici, avolte anche molto ingenui.In alcune regioni, una cura particolare stata dedicata alla composizione degli elementi decorativi dioggetti dalla forte valenza simbolica, ad esempio quando si trattava di regali offerti dai coscritti o dallafamiglia per il fidanzamento.Importante ricordare sempre che il bisogno di comunicare mediante i segni non espressione dellesole popolazioni delle Alpi, ma che questo modo despressione, cos come alcuni di questi motivi, vecchicome il mondo, appartengono ugualmente ad altre culture. A questo proposito ricordo lo stupore pro-vato, durante una visita al Museo Nazionale Archeologico di Madrid, nel vedere, su alcuni repertipreistorici provenienti dai territori che un tempo costituivano il Sahara spagnolo, il rosone a sei petalicos diffuso nella zona alpina (e che oggi, in Italia, vediamo sventolare sulla bandiera di un partitorazzista!).Questarte decorativa ha anche corrisposto alla logica commerciale per cui, per esempio, un panetto diburro ornato con gusto richiamer pi facilmente la clientela (e attualmente, purtroppo, serve quasiesclusivamente a ci). Altra necessit era poi quella di distinguere le pagnotte di ciascuna famiglianellinfornata comunitaria (in molte borgate montane , infatti, la cottura del pane si svolgeva una odue volte lanno e tutti gli abitanti contribuivano allaccensione e al mantenimento del forno e se neservivano).Lungi da noi inoltre la pretesa di azzardare in questarticolo una spiegazione del significato di talisimboli, spesso prodotto di un intreccio di superstizione, magia e religione, unite al gusto personale

    navettanavettanavettanavettanavetta

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    dellincisore. Sicuramente per, que-sta necessit di decorare risponde ad unadelle necessit pi istintive della civiltalpina e delluomo in generale, quella diabbellire e personalizzare gli oggetti checi circondano.Schematizzando molto, indichiamo inseguito i motivi pi diffusi.Di origine geometrica:origine geometrica:origine geometrica:origine geometrica:origine geometrica: il rosone (stellaa sei petali); la ruota (sole a vortice);il cordone, le unghiature, le arcaturee le crociere impiegate come decora-zioni di cornici o per incorniciare de-cori pi importanti.Di origine figurativa:origine figurativa:origine figurativa:origine figurativa:origine figurativa: cuori (simme-trici o a virgola nei casi di pegnidamore); fiorellini, vasi fioriti, cesti difrutta, animali (mucche, agnelli, uc-celli, ecc.), paesaggi alpini.Figure araldicheFigure araldicheFigure araldicheFigure araldicheFigure araldiche::::: giglio di Francia, crocesvizzera, croce di Savoia, ecc.Segni religiosi:Segni religiosi:Segni religiosi:Segni religiosi:Segni religiosi: croce semplice (pa-tente), agnello pasquale, pesce, crocee chiodi della Passione, ecc.Marche personalizzate:Marche personalizzate:Marche personalizzate:Marche personalizzate:Marche personalizzate: iniziali o marche del capo famiglia, simboli identificativi per la produzionedel formaggio, di un alpeggio, ecc.

    TTTTTipologie di motivi decorativiipologie di motivi decorativiipologie di motivi decorativiipologie di motivi decorativiipologie di motivi decorativi

    rosarosarosarosarosa a palmettea palmettea palmettea palmettea palmette a triangolia triangolia triangolia triangolia triangoli

    a triangoli oppostia triangoli oppostia triangoli oppostia triangoli oppostia triangoli opposti

    a losanghea losanghea losanghea losanghea losanghe

    a denti di segaa denti di segaa denti di segaa denti di segaa denti di sega

    a denti di lupoa denti di lupoa denti di lupoa denti di lupoa denti di lupo

    motivi a raggio o ruotemotivi a raggio o ruotemotivi a raggio o ruotemotivi a raggio o ruotemotivi a raggio o ruote

    ad unghie sovrappostead unghie sovrappostead unghie sovrappostead unghie sovrappostead unghie sovrappostea ventaglioa ventaglioa ventaglioa ventaglioa ventaglio

    a cupolea cupolea cupolea cupolea cupole

    ad arcatead arcatead arcatead arcatead arcate

    a perlea perlea perlea perlea perle a coppellea coppellea coppellea coppellea coppelle

    a fogliamea fogliamea fogliamea fogliamea fogliame

    cuorecuorecuorecuorecuore cuore a virgolacuore a virgolacuore a virgolacuore a virgolacuore a virgola

    composizioni rettilineecomposizioni rettilineecomposizioni rettilineecomposizioni rettilineecomposizioni rettilinee

    Nota bibliografica-Marcare il pane, decorare il burro, gesti e stampi nella vita quotidiana, grafismi e simbolismi nelle AlpiOccidentali;Jacques Chatelain, Priuli e Verlucca editori, 1998;-Manuel de gravure sur bois, Giuseppe Binel e Maria Luisa Pierobon, Priuli e Verlucca editori, 2002;-Manuale di intaglio su legno a punta di coltello, Quinto Carmonini e Giovanni Verducci, Priuli e Verlucca editori, 2004.

    Le schede che illustrano cornici e motivi decorativi sono tratte da Manuel de gravure sur bois, Giuseppe Binel eMaria Luisa Pierobon, Priuli e Verlucca editori, 2002.

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    DISCORRENDO DELLA LOTTAPARTIGIANA CON LEON,SOCIALISTA LIBERTARIO,

    VALLIGIANO ANTIFASCISTA,RIBELLE

    Prima di iniziare con la discussione vera e propria, Leon ci tiene a farci sapere che cosa ne pensa dellademocrazia: Serve a far s che chi comanda possa impunemente continuare a rubare ai pi poveri. Sequesti poi decidono di ribellarsi, sono bollati come antidemocratici. Ci scruta aspettandosi facce per-plesse o poco convinte, ma subito lo confortiamo dicendo che siamo perfettamente daccordo con lui.

    Io ora ho 82 anni, per cui sono nato agli albori della dittatura fascista. La vita allora era durissima.Eravamo in otto, tra fratelli e sorelle, ed abitavo nella borgata Vivian (una frazione a mezza costa diInverso Pinasca).I miei primi lavori erano legati alla vita in montagna, tagliavo legna e facevo fieno. Ai tempi, in valle,cera il cotonificio di Perosa e la RIV, ora SKF, i cui stabilimenti erano meno estesi. Poi Agnelli ci mise lemani sopraIn valle, gi dagli anni trenta, si respirava un malcontento generale nei confronti del regime. Mio padre

    A A A A A CURACURACURACURACURA DIDIDIDIDI E E E E ENRICONRICONRICONRICONRICO EEEEE G G G G GIIIII

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    per esempio era un socialista libertario un anarchico, ma era quasi sempre in Francia a guadagnar-si da vivere. Tra laltro, dalla Francia, stato anche espulso un paio di volte. Faceva parte dellassocia-zione Caserio, una sorta di collettivo che prese il nome dellanarchico che uccise Carnot. Ha passatomolto tempo a Marsiglia che allora era in fermento

    Io invece, da giovane, avrei do-vuto partecipare a esercitazionipreparatorie al servizio di leva or-ganizzate dal Fascio: ma non ciandavo mai e i carabinieri sonovenuti pi volte a prendermi. Horischiato di prendere un sacco dipatele (botte) e ne ho ancheprese tante. Venivo portato allacaserma di Dubbione e, da l, allavicina Casa del Fascio. Ad atten-dermi cera sempre il solito ba-stardo fascista, il famosopicchiatore Guyot che era solitoseviziare chi gli capitava sottomano con un cinturone munito diborchie dottone. Se non fosse sta-to per Olivero, un altro fascista delpaese meno sadico, ne avrei pre-se molte di piA 15-16 anni lavoravo come gar-zone per un muratore. Era unat-tivit che mi piaceva e che avreivoluto continuare a svolgere. Dopotre anni per sono rimasto senzalavoro. Avevo 18 anni e lunicaprospettiva era la fabbrica, la Riv.Ci sono entrato il 10 ottobre del39, dopo aver passato un lungoperiodo in cui entravo ed uscivoperch proprio non ne volevo sa-pere volevo continuare a fareil muratore.Ero ormai sotto leva quando ri-

    masi incastrato con il mio lavoro in fabbrica. In teoria, entrando, avrei dovuto ritirare la tessera del

    CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA NELLNELLNELLNELLNELLAAAAA PPPPPAGINAAGINAAGINAAGINAAGINA SEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTE

    MMMMMARZOARZOARZOARZOARZO 1943, 1943, 1943, 1943, 1943, PRIMOPRIMOPRIMOPRIMOPRIMO GRANDEGRANDEGRANDEGRANDEGRANDE SCIOPEROSCIOPEROSCIOPEROSCIOPEROSCIOPERO ANTIFASCISTAANTIFASCISTAANTIFASCISTAANTIFASCISTAANTIFASCISTA INININININ UNUNUNUNUNPPPPPAESEAESEAESEAESEAESE DELLDELLDELLDELLDELLASSEASSEASSEASSEASSE.....

    A PARTIRE DAL 10 DICEMBRE 1942, IN ITALIA TUTTE LE AZIENDE LEGATE INQUALCHE MODO ALLA PRODUZIONE BELLICA FURONO DEFINITE AUSILIARIE.GLI OPERAI, DEPRIVATI DOGNI FORMA DI DIRITTO, POTEVANO ESSERE SOG-GETTI A DEFERIMENTO DEI TRIBUNALI MILITARI PER INSUBORDINAZIONE, AS-SENZA DAL POSTO DI LAVORO, DISORDINI. CI AVVENIVA IMMEDIATAMENTEPOICH TUTTE LE FABBRICHE AUSILIARIE ERANO STATE PREVENTIVAMENTESOTTOPOSTE AD UN REGIME DI MILITARIZZAZIONE. GLI OPERAI ERANO CO-STANTEMENTE SORVEGLIATI E SOTTO IL TIRO DI GUARDIE ARMATE.TUTTO CI AVVENNE NELLAMBITO DI UNA SVOLTA DECISIVA DELLA SECONDAGUERRA MONDIALE. NONOSTANTE IL REGIME NAZIFASCISTA INSISTESSE ADOSTENTARE UNA FIDUCIA INCROLLABILE IN UNIMMINENTE VITTORIA, IL 13OTTOBRE DEL 42 I BATTAGLIONI ITALIANI E TEDESCHI SUBIRONO UNA DURASCONFITTA AD EL ALAMEIN IN AFRICA SETTENTRIONALE. ANCHE LA CAMPA-GNA DI RUSSIA CHE AVREBBE DOVUTO SPALANCARE LE PORTE DORIENTE EGARANTIRE LACCESSO AI RICCHI POZZI PETROLIFERI DEL CAUCASO, SI TRA-SFORM IN UNA CATASTROFICA DISFATTA.IN ITALIA, GLI INDUSTRIALI PI SPIETATAMENTE PRAGMATICI INIZIARONO ASENTIRSI FRANARE LA TERRA SOTTO I PIEDI. ANCHE IL SENATORE AGNELLICHE ANCORA NEL 1942 INSISTEVA NELLA CERTEZZA DI UNA VITTORIA FI-NALE E DI INESTIMABILI VANTAGGI LEGATI ALLAPERTURA DEI MERCATI,NEI PRIMI MESI DEL 43 ABBANDON PROGRESSIVAMENTE MUSSOLINI,TENTANDO ALLO STESSO TEMPO DI RIALLACCIARE CONTATTI E RIAPRIRE TRAN-SAZIONI ECONOMICHE CON LE POTENZE ALLEATE.NON STUPISCE COME, IN UN QUADRO COS DELINEATO, LE MASSE LAVORA-TRICI DELLE FABBRICHE DEL NORD COSTITUISSERO UN PUNTO NEVRALGICONELLATTIVIT BELLIGERANTE DELLITALIA FASCISTA E NELLE SUE RELATIVEPRODUZIONI DI GUERRA.

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    Partito Fascista ma assolutamente! Mi sonosempre rifiutato! Per questo motivo, insieme adaltri, ho subto una detrazione di sette lire al mesedalla busta paga. I lavoratori non avevano alcundiritto e non esisteva la possibilit di scioperare.Tuttavia, nel marzo del 43, ci fu quel famoso scio-pero a causa del quale fummo bollati come sobil-latori delle masse operaie. Il senatore Agnelli seraproposto come intermediario, promettendoci marie monti ma poi non si visto nulla. Noi esige-vamo un vitto migliore e un aumento della paga.Come forma di rappresaglia allo sciopero alcunivennero arrestati, altri, tra cui me, arruolati for-zatamente in marina o altrove. Io sono finito inmarina perch gi precedentemente avevo fre-quentato la scuola di motorizzazione navale. Mihanno mandato prima a Savona e subito dopo aLa Spezia. Qui, nel deposito della marina, ho as-sistito quasi subito ai primi bombardamenti. EralAprile del 43 e io ero arrivato da appena cin-que giorni. Gli impatti dei bombardamenti sono

    stati devastanti, anche se io sono stato fortunato.La mia nave, per esempio, si imbattuta in unamina magnetica a Livorno, proprio il giorno in cuiero in libera uscita. Anche in quella occasione misono salvato. Rimasi sotto le armi sino all8 set-tembre. In questo periodo, in marina, ci sono sta-te due rivolte, una delle quali scatenata, nei pressidi Massa Carrara, dalle angherie di un corpo mi-litare formato da giovanissimi soldati, estrema-mente inquadrati nellideologia fascista, che lsaddestrava alluso di siluri noti come maiali.In quelloccasione, in particolare, siamo riusciti adisarmare le sentinelle che ci sorvegliavano. Inseguito per siamo stati presi e tradotti a Pola,dove sono stato trattenuto per circa due mesi. Earrivato un altro ordine dimbarco ed io ero neipressi di Sarzana, insieme a molti che come meerano l contro la loro volont. Ricordo il giorno incui presero Mussolini, solo un commilitone pian-geva disperato e noi tutti a prenderlo per ilsecchio

    CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA NELLNELLNELLNELLNELLAAAAA PPPPPAGINAAGINAAGINAAGINAAGINA SEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTE

    CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA DALLDALLDALLDALLDALLAAAAA PPPPPAGINAAGINAAGINAAGINAAGINA PRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTE

    IL 17 MARZO 1943, IL CONSIGLIERE NAZIONALE DEI SINDACATI FASCISTI MALUSARDI SI ESPRIMEVA INEQUIVOCABILMENTEIN TAL PROPOSITO: GLI SCIOPERI DEVONO ESSERE CONSIDERATI COME GLI AMMUTINAMENTI DEI SOLDATI, GLI OPERAI CHESCIOPERANO SONO PASSIBILI DI DECIMAZIONE, CITANDO UN ESEMPIO IN GERMANIA DOVE CI ERA ACCADUTO.LA SITUAZIONE LEGATA ALLA POSSIBILIT DI SCIOPERI ERA RESA POTENZIALMENTE ESPLOSIVA DALLE ESASPERATE CONDIZIONIIN CUI VERSAVANO MIGLIAIA DI OPERAI. A SALARI ESTREMAMENTE BASSI SI AGGIUNGEVA IL PROBLEMA DELLE RAZIONIALIMENTARI NON SUFFICIENTI E, SOVENTE, NON DISPONIBILI. IL RICORSO ALLA BORSA NERA, PER OVVIARE A TALE CARENZA,ERA RISERVATO AI PI ABBIENTI POICH I PREZZI DI MOLTI PRODOTTI POTEVANO ESSERE ADDIRITTURA DECUPLICATI. UN POOVUNQUE NEI REPARTI SERPEGGIAVA UN SEMPRE PI RADICATO MALCONTENTO NEI CONFRONTI DEL REGIME FASCISTA E DITUTTE LE SUE ISTITUZIONI. IL CLIMA DI PAURA E LINSOSTENIBILIT DELLA SITUAZIONE RAFFORZARONO LA SOLIDARIET E ICONTATTI TRA GLI SCONTENTI. CON LA PROGRESSIVA DIFFUSIONE DI MATERIALE SOVVERSIVO, VENNE FINALMENTE CONCEPITOE QUINDI ORGANIZZATO IL PRIMO GRANDE SCIOPERO DI MASSA. LE FREQUENTI TRASFERTE DEGLI OPERAI RIV DA PEROSA ATORINO CONSENTIRONO DI VENIRE A CONTATTO CON UNA COSCIENZA COMUNE NEGLI STABILIMENTI DI FIAT MIRAFIORI EDELLA MICROTECNICA, DUE FABBRICHE EMBLEMA DELLA PRODUZIONE BELLICA. ESSENDOSI COS RAFFORZATA LA CONSAPE-VOLEZZA DI NON ESSERE ISOLATI, SI DELINE LA PROSPETTIVA DI UNA LOTTA CHE AVREBBE POTUTO ALLARGARSI A MACCHIADOLIO.

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    La sera dell8 settembre ci sonogiunte notizie molto poco chiarea proposito di un colpo di stato:pareva che la guerra fosse finita.A differenza dei civili, noi erava-mo praticamente prigionieri e ifascisti tentavano di tenerci al-loscuro di tutto. Il mattino se-guente durante ladunata, il ca-pitano, un uomo anziano di Ales-sandria che ascoltava sovente Ra-dio Londra, ci disse: Ragazzi, daadesso cesso di essere il vostrocomandante, un consiglio possodarvelo, non fatevi catturare per-ch come minimo vi portano inGermania.Ci ha avvisato, se non altro, e su-bito si dileguato scappando trale vigne. Non era un militaristaottuso e molti di noi, ascoltandoil suo consiglio, scappammo rag-giungendo per prima la citt diOvada. In quel momento leserci-to regolare tedesco presidiava gialcune citt del Nord Italia. DaOvada abbiamo preso il treno perAsti e, sul treno, abbiamo assisti-to ad un primo controllo delle SSal quale siamo scampati. Primadi arrivare ad Asti ci siamo buttatidal treno poich ci avevano dettoche la citt era presidiata dai te-deschi, cosa che poi non era vera.Di qui abbiamo proseguito perPinerolo. Alla stazione di Pinerolo,appena arrivati, siamo stati cir-condati dalla cavalleria che ave-va lordine di raggruppare tutti i

    LA SCINTILLA VERA E PROPRIA SI ACCESE NELLE OFFICINE RETTIFICHE DELLARIV. QUI LAVORAVA TRA GLI ALTRI GIACOMO DE GREGORIO, MILITANTECOMUNISTA CHE GI NEL 1920, GIOVANISSIMO, ADER ALLOCCUPAZIONEDELLE FABBRICHE NELLA TORINO DI GRAMSCI.RACCONTA DE GREGORIO: OCCORREVA INIZIARE LA FERMATA NELLA MATTI-NATA STESSA SENZA INDUGIO. TUTTO IL POSSIBILE FU FATTO, CON OPERA DICONVINZIONE. DUBITAVO FORTEMENTE SU UN ESITO POSITIVO: PER IL RE-PARTO RETTIFICHE (DOVE LAVORAVO) ERA IN MAGGIORANZA DACCORDO. FI-NALMENTE IL LUGUBRE SUONO VIBR NELLARIA: MI SCOSTAI DALLA MACCHI-NA ... MI FERMAI E VIDI CHE I COMPAGNI DI LAVORO SEGUIVANO IL MIOESEMPIO. ANCHESSI SI FERMARONO E SI RIUNIRONO IN GRUPPI CONSI-STENTI INCROCIATI: IL NOSTRO ESEMPIO SI DIVULGAVA DI REPARTO IN REPAR-TO TANTO CHE IN POCHI MINUTI QUASI TUTTO LO STABILIMENTO FU FERMO.POCO DOPO LINTERA MAESTRANZA DI 5.000 DIPENDENTI FERMA. ERA IL13 MARZO 1943.INUTILE DIRLO, GLI SCIOPERI DEL MARZO GODERONO DI UNECO ECCEZIONALEANCHE A LIVELLO INTERNAZIONALE. LO STESSO MUSSOLINI IL 17 APRILE1943, NELLA RIUNIONE DEL DIRETTORIO FASCISTA, IN PRESENZA DI UNHITLER FURENTE, FU COSTRETTO AD AMMETTERE LATTUAZIONE DI UNO SCIO-PERO UNANIME DI QUARANTOTTO ORE, CITANDO IL CASO DELLA RIV DIPEROSA. COS COME ERA PREVEDIBILE, LA RIUSCITA DELLO SCIOPERO EBBEPESANTI CONSEGUENZE.RACCONTA GIAI MINIET: NEI GIORNI DELLO SCIOPERO TOTALE FUI MINAC-CIATO DA UN FASCISTA, VI FAREMO FUCILARE DAI TEDESCHI MI DISSE,MENTRE STAVO SPIEGANDO A UN GRUPPO DI OPERAI IN UN CAFF, I MOTIVIDI FONDO DELLA NOSTRA PROTESTA, CHE NON SOLO IL PANE E LA PAGA, MAANDAVA CONTRO IL FASCISMO. INFATTI, QUANDO FUI ARRESTATO, ERA UNADOMENICA, IL 21 MARZO, VENNI ACCUSATO DI PROPAGANDA EVERSIVA.COME TRAVERS, DE GREGORIO E ALTRI, FIN PRIMA ALLE NUOVE E POI ASUSA. ERAVAMO IN DODICI DI VILLAR PEROSA.ED AGGIUNGE: FURONO INFORMATI (I FASCISTI - N.D.R.) PER FILO E PERSEGNO SU CHI ERANO GLI ELEMENTI PI PERICOLOSI. QUELLI CHE NON AVE-VANO RESPONSABILIT NELLORGANIZZAZIONE DELLO SCIOPERO FURONO SCAR-CERATI QUASI SUBITO....OLTRE AGLI ARRESTI VA RICORDATO IL RITIRO DI MOLTISSIMI ESONERI DALSERVIZIO MILITARE E LIMMEDIATO E FORZATO ARRUOLAMENTO IN VARI CORPIDELLESERCITO. ERA IL 26 MARZO 1943.

    CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA DALLDALLDALLDALLDALLAAAAA PPPPPAGINAAGINAAGINAAGINAAGINA PRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTE

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    soldati e portarli al distretto militare. Pioveva moltissimo, cosa che ha facilitato la fuga a molti di noi.Io mi sono rifugiato subito in un bar poco lontano e da l presi al volo un tramvai. Risalii in valle. Il diecisera ero di nuovo a casa. Non sapevamo cosa fare, come comportarci... Ascoltando da alcuni nostrivicini Radio Londra, decidemmo di procurarci delle armi nel vicino forte di Fenestrelle che era rimastosguarnito.Ritornai a lavorare alla RIV per altri due mesi. A quel punto inizi la sorveglianza armata dello stabi-limento da parte dei tedeschi che giravano tra i reparti con la Luger in pugno. Vista la situazione,abbandonai la fabbrica e dopo pochi giorni, il quindici aprile del 44, salii con alcuni compagni in ValTroncea. Aderimmo alla Brigata Autonoma Val Chisone comandata da Marcellin che al tempo pote-va contare su soli diciassette effettivi. Dopo i primi graviepisodi di repressione, le fila delle brigate si ingrossarononotevolmente. Unaltra brigata era quella di Sestriere,guidata da un comandante molto militarista, tale Ugo.Questa brigata era composta principalmente da valsusini.Li incrociammo una volta mentre stavano andando a farrifornimento di armi pesanti (mortai, munizioni) a FortMautin al confine con la Francia. Questo Ugo, estrema-mente autoritario, ci riserv una fredda accoglienza, dan-doci comunque qualcosa da mangiare. Dopo quella voltanon lho pi rivisto ma ho saputo poi che si era spostatonella zona di Cesana.Dopo un primo scontro con i blindati nazifascisti in ValTroncea per un po non successe nulla. Poi ci trasferimmonella zona del lago dellAux. Allora per eravamo gi pidi trecento. La caserma era presidiata dai partigiani e,man mano che i nuovi arrivavano venivano armati edaddestrati. I pochi lanci degli alleati iniziarono ad arriva-re molto dopo. Le armi ce le siamo sempre procurate nei forti abbandonati. Gli alpini erano scappati en i repubblichini n i tedeschi li presidiavano. Oltre tutto linverno aveva portato una copiosa nevicatae i battaglioni regolari erano impediti nei movimenti. In alcuni punti la neve raggiungeva gli isolatoridei pali telefonici. Nei fortini si trovava di tutto: recuperavamo mitragliatrici, mortai il problema eratrasportarli! Dovevano essere smontati e anche cos il peso era comunque notevole. Una volta mi sonoritrovato a trasportare uno zaino pieno di spolette e cariche aggiuntive, se mi fosse arrivata una pallot-tola finivo in farina! Puoi capireUn altro frangente in cui io la scampai bella fu a fine aprile del 44, in seguito a uno scontro a fuoco inVal Troncea. Caduti sotto la linea di tiro di una mitragliatrice pesante (da 20) ci siamo riparati dietro uncanalone, convinti di essere coperti: in realt molti di noi sono stati colpiti dalle schegge dei proiettiliesplosivi che rimbalzavano sulla parete rocciosa alle nostre spalle.La nostra brigata si poi appostata intorno alla baracca del diavolo sopra Villaretto. Proprio l

    La baracca del diavolo presso Villaretto (VLa baracca del diavolo presso Villaretto (VLa baracca del diavolo presso Villaretto (VLa baracca del diavolo presso Villaretto (VLa baracca del diavolo presso Villaretto (Val Chisone)al Chisone)al Chisone)al Chisone)al Chisone)

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    partecipai allo scontro coi mezzi dei nazifascisti che tentavano di risalire la valle. Il combattimento durdodici giorni e, per darvi unidea, dalle nostre postazioni furono sparati approssimativamente quindicimilacolpi. Era il 12 luglio 1944. L a Villaretto i Tedeschi non si sono ritirati ma allo stesso tempo non sonoriusciti subito ad avanzare. stato il pi grave rastrellamento compiuto ma, nonostante fossero saliti inforze, furono costretti a fare avanzare la fanteria perch a quel punto avevamo gi fatto saltare il pontee tutte le strade, e non potevano quindi usare i mezzi blindati. Costrinsero poi parte della popolazionea ricostruire il ponte alla bene meglio.A quel punto la nostra brigata contava circa 1000 effettivi. Uno dei problemi principali vivendo inmontagna era lapprovvigionamento alimentare. Dopo la battaglia a Villaretto, per dire, sono rimastotre giorni senza mangiare.Quando si trattava di consegnare informazioni o materiale ad altre brigate, avvicinandoci a i loroaccampamenti eravamo soliti parlare in patois a voce alta per evitare che le sentinelle sparasseroscambiandoci per tedeschi. Non che ci volesse molto, avevamo sempre lo Sten con noi e la notte sipoteva rischiare anche di colpirsi a vicenda.Alle staffette e alle donne spesso capitava di trasportare oltre alle lettere anche armi ed era rischiosoperch non di rado si imbattevano nei controlli dei repubblichini. Una figura che ricordo ancora quelladi un parroco della zona che era riuscito a intercettare un lancio degli alleati ma poi stato tradito. Learmi i fascisti non le hanno trovate, le abbiamo poi trovate noi, ma lui sparito e nessuno lha pi rivisto.Il 25 aprile eravamo attestati nelle trincee sopra Villar Perosa e sapevamo che cerano ancora batta-glioni tedeschi che stavano scendendo dallalta valle. Hanno continuato la discesa per due giorni, il 25e il 26. Il 27 finalmente siamo potuti scendere a Pinerolo. Cera chi li voleva attaccare durante laritirata ma erano davvero troppi. La ritirata non stata comunque indolore. A valle, oltre Pinerolo, cisono stati ancora alcuni morti dopo il 27 qualche partigiano ci ha rimesso ancora la ghirba.Dopo la liberazione si respirava, mescolata alla contentezza, unatmosfera di sospetto reciproco e diastio perch cera chi si era schierato in una certa maniera, chi aveva tradito Anche noi siamo dovutiintervenire un paio di volte nei confronti di alcuni ancora fedeli al regime da cui gi ci aspettavamoritorsioni. Abbiamo detto loro: Guardate che se nessuno ci ha pensato prima, possiamo pensarci noi afarvi fuori. Fino alla met di giugno la situazione stata cos. In seguito, qua come altrove, le brigatehanno restituito le armi anche noi, ma non proprio tutte (risate).

    Lora tarda e la lunga discussione ci fanno capire che il momento di congedarci, non senza primacondividere con Leon una buona bottiglia di Malvasia e ringraziarlo per la disponibilit.

    Documentazione e citazioni contenute nella scheda Marzo 1943... sono tratte dal sito web:www.pinerolo-cultura.sail.it

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    IMPRESSIONI DALLA LOTTACONTRO IL TAV

    GGGGGUIDOUIDOUIDOUIDOUIDO M M M M MANTELLIANTELLIANTELLIANTELLIANTELLI, A, A, A, A, ALPILPILPILPILPI L L L L LIBEREIBEREIBEREIBEREIBERE - V - V - V - V - VALLEALLEALLEALLEALLE G G G G GESSOESSOESSOESSOESSO

    Larticolo che segue non vuole essere una cronologia, che sarebbe impossibile da aggiornare vistolevolversi continuo della situazione, ma solamente uno scorrere di impressioni in merito ad un argo-mento di grande attualit: il progetto della linea ferroviaria ad alta velocit Torino-Lyon, e soprattuttolopposizione che, dalla Valsusa, va estendendosi un po dappertutto contro la sua realizzazione.Proprio tutti ne parlano, ed un gran rincorrersi di discorsi seri, chiacchiere, dichiarazioni di politicilocali e nazionali, servizi stampa e televisivi. Eppure, fino ad un paio di mesi fa, politici e mediainformativi hanno fatto di tutto perch questa vicenda, e soprattutto i malumori popolari che laccom-pagnano, passasse in sordina. Da cosa nasce ora tanto clamore?Una giornata, o meglio gli eventi che lhanno segnata dalla vigilia a sera inoltrata: il 31 ottobre 2005.Quel giorno, sulle montagne sovrastanti il paese di Mompantero, un imponente contingente di forzedellordine avrebbe dovuto accompagnare i tecnici dellLTF, ditta appaltatrice, a prendere possesso dialcuni appezzamenti con il fine di sondare, per mezzo di trivellazioni, la composizione geologica delterreno interessato dal tracciato della nuova linea ferroviaria.Per la prima volta, nel fronteggiamento tra divise e oppositori al Tav, che gi in precedenti occasioni siera verificato, si giunti al contatto fisico e per tutto il giorno le truppe doccupazione hanno tentatoinvano di forzare i blocchi umani e le numerose barricate con cui centinaia di valligiani, e persone

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    UNEUROPUNEUROPUNEUROPUNEUROPUNEUROPA PI RIDOTTAA PI RIDOTTAA PI RIDOTTAA PI RIDOTTAA PI RIDOTTA

    DELLA COSTRUZIONE DI UNA SERIE DI LINEE FERROVIARIEPER TRENI SUPER VELOCI, CHE TAGLINO PER DIRITTO E PERROVESCIO LO STIVALE COLLEGANDOSI AD ANALOGHE LINEECHE ANDRANNO A ZIGZAG PER TUTTO IL CONTINENTE, SE NESENTE PARLARE DA OLTRE DIECI ANNI (((((LLLLLARTICOLOARTICOLOARTICOLOARTICOLOARTICOLO RISALERISALERISALERISALERISALE ALALALALAL1998 -N.1998 -N.1998 -N.1998 -N.1998 -N.DDDDD.R.).R.).R.).R.).R.). NEL LONTANISSIMO 1984, DIFATTI,CHE LA PROPOSTA VIENE LANCIATA DALLA CEE PER POIENTRARE NELLA SUA FASE OPERATIVA IN ITALIA NEL 1991.DA ALLORA SI SONO AFFASTELLATE OGNI GENERE DI NOTIZIEE DI CHIACCHIERE SULLALTA VELOCIT FERROVIARIA, MACI CHE EMERGE AL DI L DI TUTTO CHE SI TRATTA DI UNINVESTIMENTO ECONOMICO DI ENORMI PROPORZIONI; UNPROGETTO CHE HA MOBILITATO LE POTENTI LOBBIES FINAN-ZIARIE E INDUSTRIALI ITALIANE ED EUROPEE E, NELCONTEMPO, UN INTERVENTO PESANTISSIMO SULLA VITA DEITERRITORI LUNGO I QUALI SI SNODERANNO LE LINEE FERRO-VIARIE. QUESTO CONTRASTO SI FATTO PI EVIDENTE NEILUOGHI IN CUI IL TRENO DOVR SCAVALCARE LE MONTAGNE.LE CARATTERISTICHE DELLA NUOVA FERROVIA DA REALIZZARECOSTITUIRANNO UN VERO E PROPRIO FLAGELLO PER LE STRETTEVALLATE CHE UNISCONO IL PIEMONTE ALLA FRANCIA, LAPIANURA PADANA AL CENTRO ITALIA, TRATTANDOSI DI VERIE PROPRI IMBUTI CHE SUBISCONO GI IL TRANSITO IMPAZZITO DIOGNI GENERE DI MERCE SPEDITA SU E GI PER LEUROPA.IL PRIMO ABBOZZO DI QUESTA RETE DI TRASPORTO NASCEIN AMBITO EUROPEO: LA CEE INDIVIDUA NEI TRASPORTIUNO DEGLI ELEMENTI VITALI PER LA CRESCITA DELLUNIONEE SI PONE LOBIETTIVO DI RAZIONALIZZARE ED INTEGRARE ISISTEMI IN VIGORE NEI DIVERSI PAESI. LA SCELTA CADESULLA POSSIBILIT DI COSTRUIRE UN SISTEMA ABBASTANZACOMPLESSO DI RETI FERROVIARIE E DI ALTRE INFRASTRUT-TURE, IN GRADO DI SUPPORTARE SIA IL TRASPORTO DI MER-CI CHE QUELLO DI PASSEGGERI. A TALE SCOPO SERVITASENZALTRO LOSSERVAZIONE DELLA LINEA AD ALTA VELOCI

    CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA NELLNELLNELLNELLNELLAAAAA PPPPPAGINAAGINAAGINAAGINAAGINA SEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTE

    solidali accorse da tante altre zone, impediva-no loro di accedere ai siti designati per i son-daggi.

    Dopo la notte passata tra turni di vedetta,per avvistare in tempo larrivo dei blindati davalle, e preparativi per linevitabile resistenzache avremmo dovuto sostenere, allalba arri-v la notizia che la frazione di Urbiano erastata occupata dalle forze dellordine e che,per sgomberare la strada che sale verso lamontagna, le divise gi avevano usato ma-niere forti contro i manifestanti che l si eranodati appuntamento.Parecchie persone avevano gi raggiunto iterreni dei sondaggi, a monte, e, sul croceviaobbligato per raggiungere i siti, affrontammoi primi tentativi di forzare i blocchi. Un muroumano, senza usare altri strumenti di difesacome allultimissimo momento si scelse trale varie possibilit, per resistere alle spinte,agli scudi, a qualche pugno e un po di calcicon cui le truppe in assetto antisommossacercavano di passare. In quel momento, noncredo che fossimo pi di una cinquantina, travalligiani, forestieri, autorit locali con lafascia tricolore, ma le forze dellordine ci mi-sero comunque tantissimo a farci indietreg-giare di qualche decina di metri, su quellastradina di montagna, a picco sulla scarpata,che impediva pi energiche manovre da par-te del nemico.Mi sembrato che il tempo si fosse dilata-to non so dire se si trattato di minuti odi ore, ma c stato un attimo in cui, schiac-ciato in quella ressa, mi sono voltato a guar-dare indietro e mi sono reso conto che noneravamo pi quei pochi delle prime luci del-lalba. Centinaia di persone arrivavano alla

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    CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA DALLDALLDALLDALLDALLAAAAA PPPPPAGINAAGINAAGINAAGINAAGINA PRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTE

    ESTRATTO DA ULTIMA FERMATA, EDIZIONI NN, 1998

    T COSTRUITA IN GIAPPONE NEGLI ANNI SESSANTA EDI QUELLA CHE IN TEMPI PI RECENTI STATA REALIZ-ZATA PER UNIRE PARIGI A LIONE.DALLA FINE DEL 1984 ALLA FINE DEL 1989, GLIORGANI DELLA CEE ELABORANO LE DIRETTIVE CHE VIAVIA DOVRANNO ESSERE APPLICATE DAI PAESI MEMBRI,E NON SOLO DA QUELLI. COMPLESSIVAMENTE, IL SI-STEMA DELLALTA VELOCIT SI SVILUPPER SU30.000 CHILOMETRI DI LINEE IN PARTE NUOVE EDIN PARTE PESANTEMENTE RISTRUTTURATE. DUE ENORMIRAGNATELE, IN PARTE COINCIDENTI, COLLEGHERANNO IPUNTI NODALI PRODUTTIVI E POLITICI DEL CONTINEN-TE, TUTTE LE GROSSE AREE URBANE: UNA RETE EU-ROPEA DEI TRENI AD ALTA VELOCIT PER I PASSEGGE-RI, E UNA RETE EUROPEA DI TRASPORTO INTERNA-ZIONALE COMBINATO PER LE MERCI. PARTICOLAREATTENZIONE VIENE DEDICATA A QUELLI CHE ALLINTER-NO DELLA RETE VENGONO INDIVIDUATI COME ANELLI-CHIAVE, CIO QUELLE TRATTE CHE, GENERALMENTE POSTEIN LOCALIT FRONTALIERE, PERMETTONO LA MODIFICADEI FLUSSI SPONTANEI DI PASSEGGERI E DI MERCI,FUNZIONANDO A MO DI IMBUTI; QUESTE TRATTE, UNADELLE QUALI LA TORINO-LIONE, PRESENTANO TRALALTRO PARTICOLARI DIFFICOLT DI REALIZZAZIONE.

    spicciolata dai boschi, un fiume umano, che sarebbe proseguito per tutta la giornata, si aggiungevaal blocco assestato a monte del ponte del Seghino, si spostava per raggiungere gli altri sentieri su cuisi sarebbe arrestata lavanzata di altri contingenti di divise, erigeva nuove barricate ancora piconsistenti di quelle da noi costruite nella notte.Nel frattempo arrivavano le notizie di fabbriche in sciopero, di blocchi stradali e ferroviari in vari puntidella valle, della mobilitazione solidale che stava crescendo fuori della Valsusa. E le divise l davantia noi, sfiancate da un terreno ben pi ostile distrade e piazze cittadine, impossibilitate a spinge-re ancora dal rischio di cascare nel dirupo del tor-rente sottostante al ponticello.Al tramonto, rassicurati da pi voci, tra cui in par-ticolare quella del presidente della comunit mon-tana bassa valle, Antonio Ferrentino, sul fatto chetecnici e forze dellordine non avrebbero pi potu-to quel giorno prendere possesso dei terreni, scen-demmo a valle sfilando tra una popolazione fe-stosa e riconoscente. In realt, poche ore dopo leforze dellordine sarebbero salite ad occupare isiti in attesa dei tecnici dellLTF, scavalcando ogniformalit di legge.

    Da quel giorno, appunto, la lotta della Valsusacontro lalta velocit passata agli onori dellacronaca come mai prima era accaduto. Riterreiper opportuno compiere qualche passo indietroper comprendere le radici di unopposizione tantosentita e determinata (che di certo non nata nelgiorno in cui la stampa ne ha copiosamente datorisalto) e per avanzare qualche considerazione sulsuo sviluppo in questi anni. Torno allora con i ri-cordi alla prima met degli anni novanta, quandosi diceva poco o niente degli scempi che il Tavavrebbe causato ed in Valsusa la lotta contro taleprogetto era ancora ben poco popolare e parteci-pata. In quegli anni, mentre gi da altre zone sucui incombeva la minaccia del treno del futuro, ed in particolare dal Mugello toscano, giungevano iprimi allarmi sullimpatto che questo avrebbe avuto su territori e popolazioni, ad occuparsi della que-stione in Val di Susa erano prevalentemente esponenti ambientalisti e della Comunit montana BassaValle. Si cercava di raccogliere informazioni, lo stesso tracciato della nuova linea non era ancora cos

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    precisamente delineato, alcune autorit locali, non tante come adesso, consultavano tecnici e periti, ecercavano di sensibilizzare lopinione pubblica sullargomento.Allepoca pochi parlavano di No Tav, mentre il discorso era piuttosto Come Tav: visto che da quidevono proprio passare, vediamo almeno di ridurre i rischi per la salute della popolazione e limitare idanni ambientali in una valle gi pesantemente martoriata da due statali molto trafficate, unauto-strada internazionale, un gigantesco elettrodotto e numerose fabbriche inquinanti; e poi speriamo che,con tanti cantieri, almeno si aprano un po di prospettive di lavoro, e che per passare sulle nostre terresia prevista unadeguata compensazione economica.E mentre le istituzioni locali cercavano rassicurazioni dalle commissioni di tecnici e da politici pialtolocati, la popolazione partecipava piuttosto tiepidamente al dibattito, aspettandosi forse che lafaccenda sarebbe stata risolta dai suoi amministratori, magari con una punta di rassegnazione dopoche, nonostante proteste e mobilitazioni, qualche anno prima lautostrada era comunque stata costru-ita. Cos almeno mi sembr dalle riunioni in valle cui in quegli anni ho avuto occasione di partecipare.

    Daltro canto, man mano che i dubbi sulla reale portata devastatrice del Tav andavano dissipandosi, eci si iniziava a rendere conto che le esigenze della valle non sarebbero state prese in considerazione daipromotori e dai costruttori della nuova linea, tra la gente aumentava il malumore e cominciava adestendersi sempre pi il senso di diffidenza nei confronti dellopera.Con linstallazione delle prime trivelle per sondare la conformazione dei terreni, nellestate del 1996,inizi anche una lunga serie di sabotaggi ed attentati incendiari e con esplosivo che, oltre a procurarenotevoli danni economici alle imprese appaltanti, per la prima volta costrinsero linformazione ufficialea diffondere ai quattro venti il fatto che lalta velocit, in Val di Susa, proprio ben vista non lo sarebbestata. E per quanto le stesse istituzioni locali si sforzassero nel condannare quei gesti ed invitare gli

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    organi di polizia e della magistratura a dare voltoal pi presto ai responsabili, non ci furono poitante espressioni di disaccordo in merito ai sabo-taggi da parte della popolazione, come dimostrpalesemente la scarsissima adesione alla mani-festazione organizzata il 29 novembre 1997 aBussoleno da partiti, sindacati e autorit eccle-siastiche per protestare contro gli attentati.E qui intendo soffermarmi un attimo, perch quelperiodo di sabotaggi su cui, a caldo, la gente del-la Valsusa non ebbe troppo da ridire, con il pas-sare degli anni, e con il consolidarsi di un impe-gno pi partecipato da parte della popolazionenella mobilitazione contro lalta velocit, si tra-sformato nel periodo oscuro, quello in cui perquelle zone sarebbe circolato ogni genere di loscafigura, partendo da agenti dei servizi deviati perarrivare agli emissari delle lobbies mafiose inte-ressate alla cementificazione della valle. Di tutto,tranne persone che, stufe di venire prese in giro edi vedere devastata una valle dopo laltra, pote-vano aver deciso di passare alle vie di fatto. Untaglio netto insomma, con una pratica, quella delsabotaggio e del danneggiamento, che da sem-pre ha accompagnato le lotte dei popoli, in ogniparte del pianeta.Quando poi, per quegli attentati, vennero messisotto accusa tre anarchici, e due di loro, EdoardoBaleno Massari e Soledad Rosas, persero la vitadurante la detenzione, la questione dei sabotag-gi venne fatta glissare rapidamente verso valleroba da anarchici, i soliti bombaroli senza chemolti si accorgessero che quegli arresti erano unchiaro segnale, inviato dai padroni del Tav, dailoro giudici e dalle loro divise, a tutti gli opposi-tori dellalta velocit: non dateci fastidio, altri-menti la pagherete cara!Forse, per dare pi concretezza a questinterpre-tazione, pu essere utile ricordare, soprattutto per

    chi ha ancora tanta fiducia nella legalit e nellagiustizia statale, che in tribunale infine cadderole accuse che vedevano i tre anarchici associaticon la firma dei Lupi Grigi che rivendic alcunidegli attentati in Valsusa, ed il solo superstite trai tre venne condannato, innanzi tutto per giustifi-care la sua lunga detenzione, esclusivamente perun furto con incendio ai danni del municipio diCaprie. Questo significa una cosa sola: Baleno eSoledad sono morti, e Silvano ha sofferto una lun-ga detenzione, per la strategia con cui lo Stato haprovato ad arginare lopposizione contro il Tav.Sarebbe bene, come in molti col passare deglianni non ci siamo stancati di ribadire, che le po-polazioni della Valsusa lo ricordassero sempre,come parte integrante della loro lotta.

    Tu doveri quindici anni fa chi ti ha chiama-to? Torna da dove sei venuta!. Laffabile si-gnora apostrofa con toni di certo poco pacificiuna ragazza che sta ribadendo le sue motivazio-ni e la sua determinazione ad opporsi alle diviseed ai tecnici che cercano di sfondare per accede-re ai terreni su cui si trovano i presidianti. Siamoa Venaus, il mattino del 30 novembre 2005,giorno in cui appunto le truppe doccupazionedovrebbero spianare la strada ai tecnici del Tavper aprire i cantieri del megatunnel da 50 km epassa. Nel frattempo, dalla battaglia del Seghi-no, ci sono state settimane di mobilitazione inin-terrotta: blocchi stradali, autostradali e ferrovia-ri, manifestazioni (la pi partecipata, 80.000persone da Bussoleno a Susa), scioperi. Pure unabomba finta e qualche volantino bellicoso su cuisi sono sprecate invettive e prese di distanza.La signora sbraita sulla presenza di pietre e ba-stoni per difendersi dalla polizia, mentre la gio-vane, che con tanti altri stata in piedi tutta lanotte per bloccare eventuali sortite delle truppe

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    doccupazione che gi dal giorno prima (ancorauna volta senza prendere in considerazione i ter-mini legali per lacquisizione dei terreni) occupa-no ladiacente cantiere mai dismesso dellauto-strada, le mostra che non ha nessun bastone inmano n pietre nelle tasche. Al mio fianco unaltro ragazzo sta spiegando ad una signora chenon c motivo di indirizzare la telecamera versole facce di chi, come lei, sta componendo il bloc-co umano da opporre allavanzata del nemico.Perch certe riprese, cadute in cattive mani, for-niscono dati pericolosi che possono ledere la li-bert di chi si oppone ai disastri di questa socie-t. per riprendere i violenti cos si vedr

    che non siamo stati noi a provocare rispondelimprovvisata videoreporter mentre i tecnici delTav si calano i passamontagna, per non esserepoi riconosciuti mentre vanno al mercato, e ledivise studiano da che parte possibile aggirarela barricata che hanno davanti per poter caricareil blocco.Sono pochi, per ci sono, quelli che hanno datoascolto al monito di ministri, questori e dei sem-pre compiacenti organi di informazione ad isola-re chi viene da fuori, lorda barbara, assettatadi sangue (poi il nome che le si da cambia a

    VVVVVenaus, 8 dicembre 2005enaus, 8 dicembre 2005enaus, 8 dicembre 2005enaus, 8 dicembre 2005enaus, 8 dicembre 2005

    seconda delle emergenze del momento) sem-pre pronta a piombare su ogni conflitto e situa-zione di tensione.Ancora per una volta, per, i nemici non riusci-ranno a passare e manterranno per giorni la loroposizione, allinterno del cantiere dismesso,aspettando loccasione propizia per sfondare,mentre tante, tante persone si alterneranno pergiorni e notti a presidiare i terreni contesi.

    Il pericolo viene da fuori: sempre facile per il Po-tere diffondere divisioni e diffidenze per potermeglio reprimere. Come se opporsi ai disastri per-petrati nei confronti della natura e degli esseri

    umani fosse qualcosa che compete solo achi ne direttamente gravato. Quindi per-ch indignarsi per il taglio delle foresteamazzoniche, perch protestare se in un datopaese in atto una guerra doccupazioneche stermina intere popolazioni.La gente spesso fa fatica a capirlo, ma quellidi cui deve aver paura, quelli che deve iso-lare e combattere, sono coloro che voglionoimporre scelte funeste per il futuro delle lorovite, non quelli che accorrono solidali doveuna lotta prende corpo e ad essa donano

    energie e determinazione. Ma, per chiarirlo, meglio tornare indietro ancora una volta di qual-che passo.Dopo il periodo dei sabotaggi prende corpo inValsusa uninteressantissima esperienza diautorganizzazione popolare: comitati locali che,al di fuori di partiti o impostazioni ideologiche,riescono a convogliare sulla lotta contro lalta ve-locit limpegno di tantissime persone che nel tem-po si sono rese conto del disastro che vuole pas-sare sulle loro teste. Sono anni in cui questi comi-tati organizzano innumerevoli occasioni di infor-mazione e dibattito sulla questione Tav, in cui la

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    loro presenza si fa notare in tantissime occasionidi mobilitazione popolare: dagli scioperi generalialla Genova del G8. Anni in cui sono promossemanifestazioni, locali (anche molto partecipate,fino ai 30.000 manifestanti del giugno scorso) eregionali, contro vertici internazionali ed altre sca-denze in cui si parla della questione alta velocit.Per arrivare, dalla primavera scorsa, allinsedia-mento di presidi permanenti che si rivelerannouna meravigliosa esperienza di socialit comuni-taria. Tutte occasioni in cui, a fianco dei valsusini,hanno preso posizione gruppi, persone solidali allaloro lotta. E tanti altri sono stati i momenti peresprimere lopposizione al Tav, che ci fosse o nola gente della Valsusa. Allora, perch oggi qual-cuno dovrebbe sentirsi in dovere di decidere se iforestieri hanno diritto o meno di stare tra chilotta contro il Tav?

    Aspettiamo ancora un momento. Dobbiamo es-serci tutti, e poi invadiamo i terreni. Unaltravolta a Venaus, dopo il blitz con cui lo Stato hafinalmente calato la maschera sulle maniere cheha per convincere la gente a non opporsi ai suoiprogetti. Una maniera che in tanti, in altre occa-sioni, hanno gi avuto modo di conoscere. l8di dicembre del 2005, e siamo veramente tan-tissimi a voler riconquistare quello che con la bru-talit poliziesca stato strappato ai valsusini.Siamo calati sul cantiere occupato da tutti i sen-tieri e le strade possibili, e, dopo un tentativo disfondamento allaltezza del bivio dei Passegge-ri, che pi che risolutivo sembrato ad uso delleriprese televisive (peccato che, a chi era in pri-ma fila, le botte sono arrivate davvero), ci

    accingiamo a strappare i terreni conquistati dallapolizia a suon di ruspe e manganellate.Dalla notte del blitz delle forze dellordine con-tro i presidianti di Venaus, altre azioni del movi-mento contro il Tav hanno marcato le giorna-te ancora strade ed altri treni sono stati bloc-cati, manifestazioni un po dappertutto hannodimostrato che la Valsusa non sola in questalotta.E di oggi mi resta solo unimmagine: gente cheavanza contro le divise, per una volta assediatee che sparano lacrimogeni per non venire travol-te. Chi a volto scoperto, chi coperto, chi lanciasassi e chi corre con le mani alzate, chi si accani-sce, con quanto gli capitato in mano, controstrumentazioni, camper e ruspe delle forze oc-cupanti. Per una volta sono davvero pochi quelliche hanno da ridire.

    La partita non chiusa, anzi. Anche in altre terre,dai Pirenei baschi alla Catalogna, fino ad arriva-re alla Slovenia, che esprime una forte contrarie-t al passaggio dellalta velocit europea, ci sonopopolazioni in lotta contro questo progetto. Lef-ficacia dimostrata dallautorganizzazione popo-lare in Valsusa, che ha saputo davvero coinvolge-re la gente, fuori dalle organizzazioni partiticheed al di l di tornaconti localistici ed ideologie,pu essere un esempio da seguire perch nuoveopposizioni si sviluppino contro i progetti di unprogresso che macina territori e comunit. Perle nostre montagne la prova che, se le popola-zioni si danno da fare, ancora possibile decide-re per il nostro futuro.

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    Dryocosmus kuriphilus un insetto di piccole dimensioni, appartenente allordine degli Imenotteri, dicui fanno parte anche api e vespe. Questa specie risulta dannosa unicamente per il castagno. Origina-rio della Cina e diffusosi successivamente in modo accidentale in Giappone ed intorno agli anni 60 inCorea, nel 1974, con la commercializzazione di materiale vivaistico infestato, il parassita ha raggiuntoe si insediato stabilmente negli Stati Uniti.Nella primavera del 2002 stata segnalata per la prima volta la sua presenza in Europa dal ServizioFitosanitario del Piemonte che ne ha verificata la comparsa in provincia di Cuneo, su impianti dicastagno da frutto, in una zona collinare localizzata a sud del capoluogo piemontese.Per precisare meglio, la zona inizialmente colpita stata quella relativa ai boschi di Chiusa Pesio,Boves, Peveragno, Roccavione, Robilante e Borgo S.Dalmazzo (provincia di Cuneo), e quella degliibridi nella pianura cuneese. Da allora si allargata ed interessa attualmente la zona che va daiboschi del Dronerese a quelli del Cebano (Ceva), con alcuni focolai anche nellalta Langa.Dryocosmus kuriphilus comunemente chiamato cinipide galligeno del castagno in quanto tra le variefamiglie di Imenotteri appartiene a quella dei Cinipidi, insetti caratterizzati dalla capacit di provocarela formazione di galle, cio ingrossamenti evidenti sugli organi vegetali di diverse piante, in prevalen-za su querce. In questo caso invece specifico del genere Castanea e pu attaccare sia il castagno

    DRYOCOSMUS KURIPHILUS:IL CINIPIDE GALLIGENO DELCASTAGNO

    SSSSSTATOTATOTATOTATOTATO ATTUALEATTUALEATTUALEATTUALEATTUALE DELLADELLADELLADELLADELLA GRAVEGRAVEGRAVEGRAVEGRAVE INFESTAZIONEINFESTAZIONEINFESTAZIONEINFESTAZIONEINFESTAZIONE EEEEE CONSIDERAZIONICONSIDERAZIONICONSIDERAZIONICONSIDERAZIONICONSIDERAZIONI SULLASULLASULLASULLASULLASPERIMENTAZIONESPERIMENTAZIONESPERIMENTAZIONESPERIMENTAZIONESPERIMENTAZIONE DELLDELLDELLDELLDELLINSETTOINSETTOINSETTOINSETTOINSETTO PARASSITOIDEPARASSITOIDEPARASSITOIDEPARASSITOIDEPARASSITOIDE ( ( ( ( (TTTTTORYMUSORYMUSORYMUSORYMUSORYMUS SINENSISSINENSISSINENSISSINENSISSINENSIS)))))

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    europeo (C. sativa), selvatico o innestato, sia gliibridi euro-giapponesi.Le uova cos depositate impiegheranno circa 40giorni a diventare piccole larve. Trascorrerannolinverno nelle gemme fino a primaveraallorquando, con la ripresa vegetativa,evidenzieranno la loro crescita con la formazionedelle ben note galle.Il colore rossiccio che in primavera caratterizza legalle di Dryocosmus Kuriphilus, (Cinipidegalligeno), sembra essere un segnaleinconfondibile di riconoscimento anche presso iprofessionisti del settore.Questo insetto ha una sola generazione allannoe vive solo a spese del castagno. Le femmine fuo-riuscite dalle galle nei mesi di giugno, luglio eagosto, a seconda delle localit, depongono finoa 100-150 uova distribuite su diverse gemme.

    Cosa stato fatto per rimediare a questo dram-matico problema? Credo che si sappia gi moltoe che i proprietari dei castagneti colpiti siano suf-ficientemente aggiornati. certo che gi nel 2002 linfestazione interessa-va diversi comuni. Se pensiamo alle zone colpite,da Chiusa Pesio a Borgo S. Dalmazzo, senza esclu-dere Robilante e forse anche Roccasparvera, pos-siamo renderci conto che la zona era uno dei ba-cini con la maggiore quantit e qualit di produ-zione del Cuneese. Dagli anni 80 agli anni 90,lavorando presso una nota azienda cuneese dilavorazione delle castagne, ho visto nel mercatostorico di Borgo S. Dalmazzo del luned e del gio-ved transitare e dirigersi verso i vari magazzinimigliaia di quintali di castagne ogni mattina dimercato.Non ho pi lavorato in quel settore, e non osopensare ai quantitativi raccolti in questi ultimi dueanni. Ho un amico che ogni stagione raccoglieva

    Femmina adulta su gemma di Castanea SativaFemmina adulta su gemma di Castanea SativaFemmina adulta su gemma di Castanea SativaFemmina adulta su gemma di Castanea SativaFemmina adulta su gemma di Castanea Sativa

    Galle su foglieGalle su foglieGalle su foglieGalle su foglieGalle su foglie

    Larve in una galla sezionataLarve in una galla sezionataLarve in una galla sezionataLarve in una galla sezionataLarve in una galla sezionata

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    regolarmente pi o meno 18-20 quintali di ca-stagne a Roccavione (verso Robilante) e altret-tanto a Boves: mi ha raccontato in due battuteche nel 2004 a Boves passato a 1 quintale diraccolta (pieno attacco del parassita) e 14 quin-tali a Roccavione (cera gi un evidente calo).Addirittura, nell ultima campagna (ottobre2005), a Roccavione ha raccolto solo 2 quintali!E si hanno notizie di produzioni completamenteazzerate!Il dramma di una vastit probabilmente com-prensibile solo agli addetti ai lavori: oltre ai ca-stagni colpiti nei boschi vi da tenere sotto con-trollo il materiale vivaistico poich sembra pro-babile che siano state marze importate dalleste-ro a portare in questa area il cinipide alcuni annifa (prima del 2002 per intenderci).Ai gravi danni ed alle perdite economiche provo-cate da questo parassita, fanno eco il dolore e latristezza, manifestati da tutti i proprietari di bo-schi e da tutti coloro che amano la natura, nelvedere i castagni colpiti e che soffrono per questoattacco.Tra i pochi interventi che si possono suggerire perchi ha impianti giovani vi quello di distruggerei germogli infestati entro la fine di maggio, primache gli insetti forino le galle e fuoriescano.La Regione Piemonte ha finanziato una serie diricerche con diversi obiettivi:1. Introdurre nella zona infestata un nemico na-turale del cinipide galligeno, un parassitoide sem-pre appartenente allordine degli Imenotteri, de-nominato Torymus sinensis, che in Giappone hafornito buoni risultati nel controllo biologico del-linsetto dannoso.2. Studiare la possibile presenza di variet di ca-stagno resistenti o tolleranti gli attacchi del cinipidegalligeno.3. Verificare la possibilit di combattere D.

    Sia le gemme sia le foglie possono essere colpite e soffrire aSia le gemme sia le foglie possono essere colpite e soffrire aSia le gemme sia le foglie possono essere colpite e soffrire aSia le gemme sia le foglie possono essere colpite e soffrire aSia le gemme sia le foglie possono essere colpite e soffrire acausa di questo parassita. Lavvenuta deposizione delle uova sicausa di questo parassita. Lavvenuta deposizione delle uova sicausa di questo parassita. Lavvenuta deposizione delle uova sicausa di questo parassita. Lavvenuta deposizione delle uova sicausa di questo parassita. Lavvenuta deposizione delle uova sievidenzia con piccoli punti rossastri in corrispondenza dei forievidenzia con piccoli punti rossastri in corrispondenza dei forievidenzia con piccoli punti rossastri in corrispondenza dei forievidenzia con piccoli punti rossastri in corrispondenza dei forievidenzia con piccoli punti rossastri in corrispondenza dei forieffettuati dallinsetto. Nella figura sopra, ed in quella che segue,effettuati dallinsetto. Nella figura sopra, ed in quella che segue,effettuati dallinsetto. Nella figura sopra, ed in quella che segue,effettuati dallinsetto. Nella figura sopra, ed in quella che segue,effettuati dallinsetto. Nella figura sopra, ed in quella che segue,sono visibili le galle sviluppatesi su germogli.sono visibili le galle sviluppatesi su germogli.sono visibili le galle sviluppatesi su germogli.sono visibili le galle sviluppatesi su germogli.sono visibili le galle sviluppatesi su germogli.

    Nelle galle avviene la crescita delle larve, fino a diventare pupe,Nelle galle avviene la crescita delle larve, fino a diventare pupe,Nelle galle avviene la crescita delle larve, fino a diventare pupe,Nelle galle avviene la crescita delle larve, fino a diventare pupe,Nelle galle avviene la crescita delle larve, fino a diventare pupe,la fase che precede la fomazione dellinsetto vero e proprio, comela fase che precede la fomazione dellinsetto vero e proprio, comela fase che precede la fomazione dellinsetto vero e proprio, comela fase che precede la fomazione dellinsetto vero e proprio, comela fase che precede la fomazione dellinsetto vero e proprio, comesi vede nella figura sopra.si vede nella figura sopra.si vede nella figura sopra.si vede nella figura sopra.si vede nella figura sopra.

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    kuriphilus con insetticidi chimici o di origine na-turale (fino ad ora i trattamenti sperimentali nonhanno dato risultati soddisfacenti).Non ci resta che augurarsi che si riesca a dareuna risposta al problema al pi presto, conside-rando che non si possono diffondere notizie sen-sazionali di soluzioni vincenti o di prodotti mira-colosi senza averne verificato lefficacia in modosistematico e professionale.

    Il ciclo degli insetti cos compiuto: una volta raggiunto lo svi-Il ciclo degli insetti cos compiuto: una volta raggiunto lo svi-Il ciclo degli insetti cos compiuto: una volta raggiunto lo svi-Il ciclo degli insetti cos compiuto: una volta raggiunto lo svi-Il ciclo degli insetti cos compiuto: una volta raggiunto lo svi-luppo completo usciranno dalle galle per deporre. Nuove uova,luppo completo usciranno dalle galle per deporre. Nuove uova,luppo completo usciranno dalle galle per deporre. Nuove uova,luppo completo usciranno dalle galle per deporre. Nuove uova,luppo completo usciranno dalle galle per deporre. Nuove uova,nuove larve e poi altri nuovi insetti lanno successivo.nuove larve e poi altri nuovi insetti lanno successivo.nuove larve e poi altri nuovi insetti lanno successivo.nuove larve e poi altri nuovi insetti lanno successivo.nuove larve e poi altri nuovi insetti lanno successivo.

    Per redarre larticolo qui pubblicato, lautore si avvalsodel materiale fotografico della Regione Piemonte e deidati apparsi sui siti web della Regione e della Provincia.Per contatti: Roberto Di Paolo, via Paralup n.1, Cuneo.

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    C CHI CREDE CHE LA TERRA GLI APPARTENGA NOI SAPPIAMO DI APPARTENERE ALLA TERRA. DETTO MAPUCHEI MAPUCHE, CHE TRADOTTO SIGNIFICA GENTE DELLA TERRA, SONO UNA POPOLAZIONE NATIVA DELLAMERICA DEL SUD CHE ATTUALMENTECONTA CIRCA 100.000 APPARTENENTI LOCALIZZATI IN PATAGONIA, A CAVALLO TRA LO STATO CILENO E QUELLO ARGENTINO. PRIMA CHEVENISSE CONQUISTATO DAGLI INVASORI OCCIDENTALI, IL TERRITO-RIO MAPUCHE SI ESTENDEVA LUNGO ENTRAMBI I LATIDELLA CORDIGLIERA DELLE ANDE MA, CON LA COSTITUZIONEDEL CILE E DELLARGENTINA, INIZIARONO LE CAMPAGNE DI SOTTO-MISSIONE DI QUESTE COMUNIT NATIVE.LA PRIMA COLONIZZAZIONE (CHE RISALE ALLA SECONDA MET DELLOTTO-CENTO) FU AD OPERA DELLESERCITO NAZIONALE ARGENTINO, COL FINE DIACCAPARRARSI AMPIE ESTENSIONI DI TERRITORIO. LOPPRESSIONE NEI CON-FRONTI DEI MAPUCHE SI REALIZZATA ATTRAVERSO LA PRIVATIZZAZIONEDELLE TERRE, TRASFERIMENTI COATTI, UNA COSTANTE REPRESSIONE POLIZIESCO-MILITARE E SOPRATTUTTO ATTRAVERSO UNAMBIGUAPOLITICA DI INTEGRAZIONE E DI PROGRESSO CHE DI FATTO MINA LAUTODETERMINAZIONE SOCIALE, ECONOMICA E CULTURALE DI QUESTAPOPOLAZIONE. COS FACENDO, GLI STATI RIESCONO AD ASSEGNARE CONCESSIONI MINERARIE, ENERGETICHE, FORESTALI E PETROLIFERE AIMAGNATI DEL CAPITALE INTERNAZIONALE. IL REPORTAGE CHE SEGUE CI PARLA DI UNA TRA LE VARIE INGERENZE CON CUI LE MULTINAZIONALIINSIDIANO LE COMUNIT MAPUCHE ED I LORO TERRITORI.INSIDIE CUI I MAPUCHE SPESSO HANNO OPPOSTO UNA DETERMINATA RESISTENZA: NOTIZIE DELLULTIMA ORA INFATTI CI FANNO SAPERECHE, LO SCORSO 5 DICEMBRE, NUMEROSE FAMIGLIE MAPUCHE-PEHUENCHE HANNO OCCUPATO LE INSTALLAZIONI DELLA CENTRALEIDROELETTRICA DI PALMUCHO IN SEGUITO ALLINONDAZIONE SENZA PREAVVISO DEL BACINO DELLA DIGA DI RALKO.

    I RIFUGIATI DELLENDESAPPPPPEDROEDROEDROEDROEDRO C C C C CAYUQUEOAYUQUEOAYUQUEOAYUQUEOAYUQUEO, , , , , REDATTOREREDATTOREREDATTOREREDATTOREREDATTORE DELDELDELDELDEL PERIODICOPERIODICOPERIODICOPERIODICOPERIODICO A A A A AZKINTUWEZKINTUWEZKINTUWEZKINTUWEZKINTUWE

    Nel settembre del 2004 fu ufficialmente inaugurata da importanti funzionari dellEndesa 1 la centraleidroelettrica di Ralko. Gestori, autorit, azionisti ed ingenieri brindarono quel giorno sullimponentemuro di 150 metri costruito sul fiume Bio-Bio. Invece, 40 km a monte, sterrati intransitabili e caseseppellite dalla neve ci raccontano di uno fra i capitoli sconosciuti di questa storia. Ci riferiamo allareale situazione delle famiglie trasferite dallimpresa nellantico podere di El Barco.Prima avevamo uno o due ettari di terra laggi a Lepoy. Ci bastava appena per allevare qualche

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    volatile, piccoli animali e per fare i nostriortiQui lEndesa ci diede in cambio venti etta-ri. Da tutti noi venne considerato come un miglio-ramento visto che qui avremmo potuto allevarepi bestiame, seminare pi terra e quindi miglio-rare la nostra situazione. Tuttavia, oggi stiamoquasi peggio di prima. Gli animali di inverno cimuoiono, li ammazza la neve quando cadononelle gole della montagna o finisce la loro pie-tanza e non c foraggioAdesso li stiamo ven-dendo quasi tutti, per comprare merci o per pa-gare i debiti che abbiamo contratto con la stessaEndesa, cos ci spiega Jos Millanao, membrodella comunit Pehuenche 2 di El Barco.Millanao uno dei 184 comunitari Pehuencheche, alla fine degli anni 90, accett la permutadei propri terreni a favore della spagnola Endesaaffinch fosse possibile la costruzione della presaidroelettrica di Ralko sul corso dellalto Bio-Bio.Ci racconta che viveva nella comunit di RalkoLepoy e da l si trasfer, con tutta la sua famiglia,risalendo la cordigliera fino al podere conosciutocome El Barco, uno dei due luoghi scelti dallamultinazionale spagnola per trasferire tutte le fa-miglie toccate, direttamente o indirettamente,dalla costruzione della centrale.A quei tempi non