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Facoltà di Scienze della Formazione Università di Roma Tre Anno accademico 2014/2015 Corso di laurea in “Formazione e sviluppo delle risorse umane” Insegnamento Politica economica e gestione delle risorse umane Docente Prof. Aldo Gandiglio Prima parte LEZIONE 1 CONCETTI INTRODUTTIVI SOGGETTI ECONOMICI E CIRCUITI ECONOMICI

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Facoltà di Scienze della Formazione Università di Roma Tre

Anno accademico 2014/2015

Corso di laurea in “Formazione e sviluppo delle risorse umane”

Insegnamento Politica economica e gestione delle risorse umane

Docente

Prof. Aldo Gandiglio

Prima parte

LEZIONE 1

CONCETTI INTRODUTTIVI

SOGGETTI ECONOMICI E CIRCUITI ECONOMICI

Aldo Gandiglio - Politica economica e gestione delle risorse umane – Università Roma Tre – a.a. 2014-2015

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Come riportato nel programma dell’insegnamento, il corso si articola in due macroaree di approfondimento. Nella prima, si propone di: • dotare lo studente di nozioni di base di economia e di politica economica, quali: la descrizione e la misurazione del sistema economico (gli operatori, la produzione, il reddito nazionale e la sua utilizzazione, la spesa pubblica), la formazione dei prezzi, i costi, gli investimenti, il risparmio, il funzionamento ed i limiti del mercato, l’intervento dello stato nell’economia e nel mercato del lavoro, il ruolo della società civile, ecc.; • fornire alcuni strumenti interpretativi dei fenomeni economici attraverso la conoscenza delle teorie, delle analisi quantitative e dei riferimenti istituzionali più recenti, con una particolare attenzione alle politiche di intervento nel campo dell'economia del lavoro e delle risorse umane. Nella seconda, si propone di: • approfondire, con un approccio macroeconomico e microeconomico, il ruolo delle risorse umane ai fini della competitività e della crescita dei sistemi economici, nel breve e nel lungo periodo; • analizzare i fatti più rilevanti che stanno caratterizzando l’attuale situazione di crisi economica e sociale, unitamente alle dinamiche economiche e all'evoluzione del mercato del lavoro italiano nel corso degli ultimi anni; • attraverso l’approfondimento di alcuni temi monografici, fornire strumenti interpretativi inerenti il ruolo delle istituzioni e degli attori collettivi nel determinare l’implementazione delle politiche per l’occupazione e del lavoro, e nell’organizzazione del lavoro nel settore pubblico e privato.

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Questa prima parte del corso ha lo scopo di avvicinare gli studenti alla conoscenza dei fenomeni economici, dotandoli –anzitutto – di una elementare “cassetta di attrezzi” per meglio osservare ed anche cercare di interpretare parte di ciò che accade nell’economia, nella finanza, nel mercato del lavoro, con l’ambizione di spingerli ad acquisire la consapevolezza che anche i fenomeni apparentemente molto lontani dalla vita che normalmente si conduce sono invece fortemente correlati con il presente e più ancora lo sono nella determinazione degli sviluppi futuri. La prima parte del corso è sintetizzata in cinque lezioni: Lezione 1 – Concetti introduttivi - Soggetti economici e circuiti economici. Lezione 2 - Processi produttivi - Funzionamento del mercato Lezione 3 - Misurazione dell’attività economica - Composizione del PIL - Misurazione del benessere Lezione 4 - Moneta e credito – Inflazione Lezione 5 - Ciclo economico e sviluppo - Occupazione e mercato del lavoro Le lezioni contengono anche indicazioni di documenti che si consiglia di approfondire, con relativi collegamenti ai siti da cui è possibile scaricare gli allegati. Altre volte, i documenti sono già forniti come allegati alle singole lezioni, oppure sono rinvenibili in altre pagine della bacheca.

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Alcuni concetti introduttivi I fenomeni economici più rilevanti che si svolgono nella società sono ricollegabili a: a) Produzione di beni e servizi: combinazione di quelli che si chiamano “fattori produttivi”, come risorse naturali, lavoro, capitali, macchine, organizzazioni, istituzioni giuridiche. b) Consumo e uso dei beni prodotti: collegati ad una serie di problemi relativi allo scambio delle merci, alla determinazione dei prezzi e alle forme di funzionamento del mercato. Possono essere destinati a soddisfare i bisogni dei singoli o possono dar luogo, attraverso gli investimenti, alla creazione di nuove strutture produttive. c) Distribuzione del prodotto: si concretizza nell’attribuzione di una quota di reddito monetario (salario, rendita, interesse, profitto) ai titolari dei fattori produttivi come potere di disporre del prodotto stesso.

Cosa spinge a ricercare e richiedere un bene (e nello stesso tempo a produrlo) è l’esigenza di soddisfare un bisogno. In genere, si tende a voler soddisfare prima i bisogni più urgenti o primari (mangiare, bere, vestirsi, avere una casa ecc.) e poi quelli secondari o di civiltà (come l’istruzione, i trasporti, la TV, le vacanze ecc.) la cui soddisfazione attiene alla personalità e alle relazioni sociali e, via via verso i “superflui” (si ricorda un aforisma di Oscar Wilde ''Potete togliermi tutto ma non il superfluo'').

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La scelta del consumatore ruota attorno al concetto di utilità, che influenza le sue decisioni di spesa, in particolare nelle decisioni di: - quali saranno i beni verso i quali orienterà la sua spesa; - quali quantità di ciascun bene verranno acquistate. Nel linguaggio comune, una cosa è utile quando procura un certo benessere, mentre, nel significato tecnico-economico, perché un bene sia utile non è necessario che soddisfi in concreto un bisogno, ma basta che quel bene sia desiderato. L’utilità di un bene è anche strettamente collegata alla quantità disponibile del bene stesso. Nel linguaggio economico per utilità si intende la capacità dei beni di soddisfare i bisogni delle persone. L’utilità non è una qualità oggettiva dei beni. Essa ha natura soggettiva, in quanto consiste in una relazione tra un bisogno da soddisfare (effettivo, o anche indotto) e un bene (materiale o immateriale). In economia, esiste un principio detto dell’utilità decrescente, che si associa al concetto di utilità marginale. Non è detto che con l’aumento in quantità della disponibilità di un bene faccia aumentare la sua utilità complessiva (utilità totale); anzi, spesso avviene il contrario, in quanto il consumo(disponibilità) di ogni ulteriore unità di quel bene fa scendere l’utilità totale. L’utilità dell’ultima dose disponibile, cioè la sua utilità marginale, risulta decrescente). SI VEDRA’ IN SEGUITO

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Una panoramica dei beni economici che normalmente vengono utilizzati nella nostra vita quotidiana. Beni di consumo e beni strumentali: i primi, soddisfano direttamente un bisogno; i secondi, sono utilizzati per produrre altri beni e non vengono usati direttamente per il soddisfacimento diretto, e si distinguono ancora (in particolare, in linguaggio “aziendalistico”): - capitale circolante, quando i beni strumentali sono utilizzati una sola volta nel ciclo produttivo (es. carburante nel caso di un impianto industriale); - capitale fisso, quando i beni strumentali sono utilizzati più volte nel processo produttivo (es. magazzino industriale). Beni complementari e succedanei: - nel primo caso siamo di fronte a due beni che devono essere utilizzati insieme per soddisfare un bisogno (es. benzina/automobile; tè/caffè); - nel secondo caso, beni succedanei, si hanno quando possono sostituirsi tra di loro per soddisfare lo stesso bisogno (es. treno/automobile; tè/caffè). Beni intermedi e beni finali: i prodotti si distinguono, in base al loro uso, in intermedi e finali. Beni intermedi sono quelli utilizzati per ottenere altri prodotti. Ad esempio, l’elettricità è un bene intermedio, se viene acquistata da un’impresa come fonte di energia, ma è un bene finale per le famiglie.

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Di fronte alla scarsità delle risorse, ogni sistema economico deve rispondere a tre domande fondamentali: 1. quali beni produrre e in quale quantità? 2. in quali condizioni produrre questi beni? 3. per chi produrre? Per la prima: ad es. occorre produrre molti beni di consumo oppure pochi beni di consumo e molti beni di investimento assicurando maggiori consumi domani? Per la seconda, ci inoltriamo nella scelta tecnico-organizzativa legata alla fase di produzione. Come devono prodursi i beni? Chi deve produrli, quali risorse si devono usare, quali procedimenti tecnici si devono utilizzare? La terza pone uno dei quesiti più rilevanti, per i risvolti politici. Una volta prodotta la ricchezza nazionale come deve essere distribuita all’interno del sistema economico? Come si deve distribuire il prodotto nazionale tra le famiglie? Tra i territori, tra le componenti sociali? Ecc. L’insieme delle tre domande costituisce quello che gli economisti chiamano il problema della allocazione delle risorse che rappresenta uno degli aspetti più importanti in un sistema economico. L’attività economica porta, come conseguenza, l’adozione di decisioni fondamentali: la produzione (come e con chi produrre) e la distribuzione (chi sono i destinatari finali). L’economia politica studia

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le “regole” che guidano ed i meccanismi che producono queste importanti decisioni produttive e distributive. Per sistema economico si intende un insieme di soggetti che utilizzando risorse materiali, rapporti fra di loro intercorrenti, processi economici, ed effettuano l’attività economica all’interno di una struttura giuridico-istituzionale. Nel sistema economico essi vengono convenzionalmente raggruppati in quattro categorie di operatori globali: - le famiglie, cioè il complesso delle unità di consumo; - le imprese, cioè il complesso degli organismi di produzione; - la Pubblica Amministrazione, che comprende l’amministrazione statale, gli enti locali, gli enti di previdenza e assistenza - il resto del mondo, cioè il complesso dei paesi esteri con i quali si svolgono rapporti economici. I sistemi economici moderni sono caratterizzati da un’estesa divisione del lavoro, per cui sono necessari molteplici atti di scambio per consentire il trasferimento dei beni e dei servizi o la cessione dei fattori produttivi. Questa complessa attività implica l’impiego della moneta per agevolare gli scambi e misurare i valori economici. Esistono quindi flussi reali (scambi di merci, prestazioni) e flussi monetari.

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Attraverso questo schema semplificato delle relazioni tra il sistema delle Famiglie/Lavoratori e delle Imprese si è unicamente raffigurato il legame tra domanda/offerta di beni di consumo, cui corrisponde un corrispettivo monetario; inoltre, capovolgendo il rapporto, tra domanda/offerta di lavoro, cui corrisponde – anche in questo caso – un corrispettivo monetario. Nelle figure e tavole che seguono, alcuni primi esempi – sui quali si tornerà di seguito in modo approfondito - sulla dimensione di questi aggregati (per apprezzarne la significatività dal punto di vista economico) e anche quali configurazioni e articolazioni possono assumere, al fine di mettere in evidenza come si possa strutturare il livello del reddito, a partire dalle differenziazioni tra i territori, le tipologie professionali,il tutolo di studio, l’età, il sesso, ecc.. Ma anche come si configura l’indicatore principale della ricchezza (il PIL, che analizzeremo criticamente nel seguito), e come sia variato nel tempo e come si presenti l’Italia nel confronto internazionale, anche a causa della crisi attuale. Iniziamo ora con un primo “assaggio” di come si configura il rapporto tra lavoro e impresa, con un esercizio sulla determinazione del salario di un lavoratore dipendente, attraverso il passaggio dalla retribuzione lorda (il cui livello è oggetto della contrattazione –sindacale o personale-) alla retribuzione netta ( ciò che rimane a disposizione del lavoratore), sino a giungere al costo del lavoro che deve sostenere il datore di lavoro (vedi le voci che determinano i passaggi e i rapporti tra le voci finali). Questo esempio può rappresentare una sintesi delle rilevanti problematiche che caratterizzano le politiche economiche del nostro tempo: livello di salari, la tassazione sul lavoro, i contributi sociali e le pensioni attuali e future, il costo del lavoro, la competizione nazionale e internazionale, ecc.

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Nell’esempio vengono anche riportati gli effetti dei provvedimenti del Governo per il 2015:

• Aumento di 80 euro ai lavoratori dipendenti;

• detassazione IRAP;

• decontribuzioni per i nuovi assunti a tempo indeterminato. Il primo provvedimento è già in vigore (da giugno 2004), mentre gli altri a favore delle imprese, con la diminuzione del costo del lavoro, sono contenute nel Jobs Act, in fase di approvazione, e dovrebbero entrare in vigore a partire dal 1° gennaio 2015.

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V.A. (euro) Calcolo

1) Retribuzione lorda annua (€ 1.800 x 13 mensilità) 23.400,00 1300x 13

2) Contributi a carico del lavoratore 2.150,46 (1)*9,19%

3) Retribuzione soggetta a tassazione 21.249,54 (1) - (2)

4) IRPEF 3.837,38 3450+((3)-15000) * 27% -1300

5) Retribuzione netta (€ 1.339,40 /mese) 17.412,16 (3) - (4)

6) Contributi a carico del datore di lavoro 5.585,82 (1) * 32,08%

7) Costo del lavoro n.1 28.985,82 (1) + (6)

8) Rateo annualità del TFR 2.147,10 (1) / 13,5

9) Costo del lavoro n.2 31.132,92 (7) + (8)

10) IRAP 1.027,35 ((9) -(6) -5000)* 5%

11) Costo del lavoro finale 32.160,28 (9) + (10)

Rapporti percentuali

% Retribuzione netta / Retribuzione lorda 74,41 (5) / (1) %% Retribuzione netta / Costo del lavoro 54,14 (5) / (11) %% Costo del lavoro / Retribuzione lorda 137,44 (11) / (1) %% Costo del lavoro / Retribuzione netta 184,70 (11) / (5) %

Manovre Governo anno 2014/2015

PER TUTTI I LAVORATORI DIPENDENTI

a) + € 80 netti al mese per 13 mensilità (fino a 24.000 lordi anno) 1.040,00 80*13

b) eliminazione IRAP per i lavoratori con contratto a tempo indeterminato 1.027,35 - (10)

RISULTATO (dopo manovra e Jobs Act)

c) Retribuzione netta (€ 1.419,40 /mese) +6% 18.452,16 (a) + (5)

d) Costo del lavoro (- 3,2%) 31.132,92 (11) - (b)

Rapporti percentuali

% Costo del lavoro / Retribuzione netta 168,72 (d) / (c) %

PER I NEOASSUNTI CON CONTRATTO A TEMPO INDETERMINATO

c) decontribuzione dei contributi a carico del datore di lavoro 5.585,82 - (6)

RISULTATO (con Jobs Act)

d) Costo del lavoro (- 20,5%) 25.547,10 (11) - (b) -(d) Rapporti percentuali % Costo del lavoro / Retribuzione netta 138,45 (d) / (c) %

Calcolo di retribuzione netta e costo del lavoro per un lavoratore con contratto a tempo indeterminato

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Average Gross annual Earnings in the business economy (full-time employees), 2008-2011

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Nella maggior parte dei Paesi, l’allocazione delle risorse avviene attraverso il mercato (esistono ormai pochi e parziali casi di economie “non di mercato”, rigidamente pianificate dallo Stato), ove si incontrano le persone fisiche (famiglie, lavoratori) e le imprese (private, ma anche a capitale o controllo pubblico). Un ruolo importante è svolto dallo Stato e dalle Amministrazioni pubbliche che, oltre a definire una cornice normativa che fissa le regole fondamentali relative al funzionamento del mercato, regolamentando l’attività economica, i diritti di proprietà, il funzionamento delle imprese, la disciplina dei rapporti di lavoro, forniscono direttamente beni e servizi a famiglie e imprese, alle quali, nel contempo, domandano lavoro (dipendenti pubblici) e acquistano beni e servizi (alle imprese private) . Diversamente dalle interazioni tra gli altri soggetti (famiglie/imprese) che sono caratterizzate da volontarietà e, quindi, da comportamenti selettivi, la caratteristica che impronta le relazioni con lo Stato è la universalità, cui non ci si può sottrarre, e da cui discende l’esercizio di un potere coercitivo. Ad es, il prelievo di imposte e tasse da cittadini e imprese, la proibizione di attività illegali, sino ad infliggere una punizione. Le Amministrazioni pubbliche acquistano e producono beni e servizi: - dal lato della domanda che esercitano sul mercato, si comportano come le imprese private, ovviamente, con alcune limitazioni, ad es. con appalti ad evidenza pubblica per la ricerca dei fornitori, con i concorsi per le assunzioni del personale; - dal lato dell’offerta di beni e servizi mettono a disposizione dei beni c.d. “collettivi” che, spesso, presentano forti specificità (sono forniti gratuitamente oppure con contropartite finanziarie che non coprono i costi, quali ad es. il trasporto pubblico). In alcuni casi il servizio è obbligatorio (istruzione di

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base); in altri casi il servizio può anche essere egualmente fornito dal settore privato (es. ambulatori, ospedali). In alcune situazioni vi è legame diretto tra il prelievo e la prestazione (es. tasse scolastiche, ticket sanitario), ma spesso non c’è, e ciò avviene in larga parte con il prelievo delle imposte e tasse, il che permette anche una azione di “redistribuzione” tra i cittadini, oppure la prestazione è differita nel tempo, come nel caso delle pensioni. Il bilancio del settore pubblico è la rappresentazione sintetica degli intervento che vengono intrapresi. Di seguito si offre una schematizzazione delle relazioni e flussi intercorrenti tra famiglie, imprese e settore pubblico. Nelle pagine seguenti, una prima presa di contatto con l’articolazione e dimensione delle diverse funzioni in cui si articola la spesa pubblica in Italia e un confronto con gli altri paesi europei.

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• Servizi pubblici

• Prestazioni sociali

• Stipendi, interessi

• Servizi pubblici ed infrastrutture

• Contributi, trasferimenti

FAMIGLIE Settore

pubblico IMPRESE

• Imposte e tasse

• Contributi sociali

• Lavoro e capitali

• Imposte e tasse

• Contributi sociali

• Beni e servizi

Famiglie, Imprese e Settore pubblico

pubblico

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Spesa delle Amministrazione Pubbliche, per funzioni e per grandi voci di spesa

Spese delle Amministr. Pubbliche

anno 2011

In miliardi di

euro correnti

Composizione

percentuale

Rapporti %

sul Pil

Servizi generali 140,0 17,5 8,9

Difesa 25,3 3,2 1,6

Ordine pubblico e sicurezza 32,8 4,1 2,1

Affari economici 65,1 8,2 4,1

Protezione dell'ambiente 8,8 1,1 0,6

Abitazioni e assetto del territorio 12,2 1,5 0,8

Sanità 116,4 14,6 7,4

Attività ricreative, culturali e di culto 8,4 1,1 0,5

Istruzione 66,0 8,3 4,2

Protezione sociale 323,1 40,4 20,5

TOTALE USCITE 798,0 100,0 50,7

Spese delle Amministrazioni

Pubbliche (miliardi di euro correnti)2007 2012 2012-2007

Redditi da lavoro dipendente 164,1 165,4 1,3

Consumi intermedi 41,9 43,2 1,4

Prestazioni sociali in denaro 264,4 311,4 47,0

interessi 77,5 86,7 9,3

Totale spese correnti 685,8 753,3 67,4

Totale spese in conto capitale 62,6 47,8 14,7-

TOTALE SPESE 748,4 801,1 52,7

in % PIL 48,2 51,2 3,0

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Paesi Valori

Lussemburgo 35.770

Danimarca 26.096

Svezia 22.267

Finlandia 20.124

Austria 18.838

Belgio 18.713

Paesi Bassi 18.033

Francia 17.594

Irlanda 15.628

Germania 14.614

Regno Unito 14.545

ITALIA 13.013

Spagna 10.645

Cipro 9.512

Grecia 9.199

Slovenia 8.253

Portogallo 7.396

Malta 7.081

Repubblica Ceca 6.476

Ungheria 4.967

Slovacchia 4.760

Estonia 4.681

Polonia 4.179

Lituania 3.990

Lettonia 3.976

Romania 2.263

Bulgaria 1.951

Ue 27 12.650

Fonte: Eurostat, Government statistics

Spesa della Pubblica amministrazione nei paesi Ue

Anno 2012 (a) (euro per abitante)

(a) Dati aggio rnati al 21 ottobre 2013. Eventuali differenze rispetto a quanto appare in altre pubblicazioni o banche dati nazionali ed internazionali possono

dipendere da arro tondamenti o dal fatto che non siano state recepite le ultime revisioni dei dati.

-

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

30.000

35.000

40.000

Ue 27

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I rapporti tra gli operatori economici possono essere analizzati nei loro comportamenti (scelte, domanda, offerta, ecc) come dei singoli soggetti o come un insieme aggregato. L’economia politica viene così articolata in due grandi filoni, in relazione a come viene analizzata l’allocazione delle risorse (come si ripartiscono le risorse che sono scarse tra usi alternativi) : • microeconomia • macroeconomia La microeconomia studia i comportamenti dei singoli operatori (agenti) economici, quali le imprese, i lavoratori, i consumatori, i manager, la Pubblica Amministrazione, ecc., analizzandone le scelte individuali e le modalità con le quali interagiscono all’interno di un singolo e distinto (a volte, astratto) mercato da essi determinato. La microeconomia studia, ad esempio, le modalità con cui i consumatori prendono le loro decisioni in merito ai beni e servizi da acquistare (preferenze, prezzi, reddito), oppure come le imprese decidono relativamente ai beni da produrre, ai fattori produttivi da impiegare per la produzione (capitale, lavoro), alle tecniche produttive da utilizzare. La macroeconomia analizza sempre i singoli operatori e i singoli mercati, ma a livello di aggregati economici, cioè considera il sistema economico come un unico grande mercato, risultante dalla somma di tutti i mercati. Le grandezze economiche sono, quindi, le quantità aggregate del sistema, quali la produzione complessiva del paese, il livello generale dei prezzi, il tasso di inflazione, l’occupazione, la disoccupazione, ecc.