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Il nuovo ospedale perde pezzi? «No, solo 3 lastre rotte» Daniela Carfaro, direttore generale dell'Ulss 4 spiega cosa è successo e precisa: «Faremo una nostra perizia e se ci sono mancanze applicheremo penali da contratto» SANTORSO II nuovo polo ospedaliero dell'Ulss 4 THIENE Daniela Carraro, dg del nuovo ospedale, spiega che cosa è realmente successo Facciata ospedale giù «Sono tre lastre rotte» Valerio Bassotto sa Daniela Carraro risponde alla dell'ente - di 3 lastre rotte su 7mila THIENE domanda: «Ma cosa è successo metri quadri di superficie. Natural- alla facciata dell'ospedale unico di mente abbiamo subito chiesto alla «Se la Direzione indica la luna, è Santorso da giustificare le impalca- Summania, la ditta responsabile di deprimente scoprire che chi ascoi- ture il giorno dell'inaugurazione? spiegarci come stanno le cose e di ta guarda il dito». Così la dottores- «Stiamo parlando - continua il dg. escludere in modo assoluto even- ISTITUZIONALE A.ULSS N. 4 Pag. 1

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Il nuovo ospedale perde pezzi? «No, solo 3 lastre rotte» Daniela Carfaro, direttore generale dell'Ulss 4 spiega cosa è successo e precisa: «Faremo una nostra perizia e se ci sono mancanze applicheremo penali da contratto»

SANTORSO II nuovo polo ospedaliero dell'Ulss 4

THIENE Daniela Carraro, dg del nuovo ospedale, spiega che cosa è realmente successo

Facciata ospedale giù «Sono tre lastre rotte» Valerio Bassotto sa Daniela Carraro risponde alla dell'ente - di 3 lastre rotte su 7mila

THIENE domanda: «Ma cosa è successo metri quadri di superficie. Natural-alla facciata dell'ospedale unico di mente abbiamo subito chiesto alla

«Se la Direzione indica la luna, è Santorso da giustificare le impalca- Summania, la ditta responsabile di deprimente scoprire che chi ascoi- ture il giorno dell'inaugurazione? spiegarci come stanno le cose e di ta guarda il dito». Così la dottores- «Stiamo parlando - continua il dg. escludere in modo assoluto even-

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tuali potenzialità di rischio per la gente. La Summania ci ha inviato in risposta una perizia che ha subito fatto fare e il risultato parla di percentuale di guasto inferiore alla media su quei tipi di materia­le. Noi dal canto nostro faremo a nostra volta delle perizie e se dovesse risultare una mancanza da parte dei progettisti o del costruttore applicheremo le pena­li come da contratto». Ciò che però alla dottoressa Carraro sem­bra stare più a cuore è la differen­za tra struttura fisica dell'ospeda­le e eccellenza sanitaria della

struttura. «Non capisco perché, -racconta infine Daniela Carraro -se la Direzione è attenta a tutti i problemi che sorgono in una struttura completamente nuova e si rifiuta di pagare supinamen­te a piede lista il piano finanzia­rio, c'è qualcuno che si scandaliz­za e si straccia le vesti». Daniela Carraro non lo dice ma il sospet­to che l'essere alla vigilia delle elezioni europee e che molti aspi­rino a guidare la prossima giunta veneta, metta le ali ai piedi o meglio le parole in bocca a una

moltitudine di persone più atten­te a farsi pubblicità elettorale che al reale interesse dei nord vicentini.

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^Faremo fare nostre perizie e se dovesse esserci

e mancanza

DG Daniela Carraro

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L'associazione Communitas ha presentato ieri mattina alla Corte dei conti di Venezia un esposto in cui segnala quelle che ritiene essere le anomalie del project financing per l'o­spedale di Santorso. «In parti­colare - si legge nel testo - i co­sti subiti dall'Ulss appaiono enormi, equiparabili ad un fi­nanziamento con un tasso di interesse superiore al 20%».

L'ospedale unico dell'Alto Vi-

CORTE DEI CONTI

Nuovo esposto sull'ospedale firmato da 37 amministratori centino, costato 165 milioni di euro di cui 87 investiti dai pri­vati, rappresenta invece per il presidente della Regione Luca Zaia un esempio di spesa pub­blica efficiente. «Gli ospedali -sottolinea Zaia possono esse­re belli e funzionali anche sen­za progetti sensazionalistici firmati da archistar. Il denaro risparmiato con una progetta­zione che mira all'essenziale, come ha insegnato Le Corbu-

sier, può essere meglio speso in servizi, macchinari e mante­nimento delle strutture».

Stanno dalla parte di Com­munitas 37 amministratori co­munali dell'Alto Vicentino ol­tre a5 parlamentari: il senato­re Enrico Cappelletti e il depu­tato Federico D'Incà del Movi­mento 5 stelle, il deputato Ales­sandro Zan di Sei e due senatri­ci del Gruppo misto Paola De Pin e Adele Gambaro. «E.CU.

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NOVITÀ. L'Uiss 4 sta attivando un importante servizio per fare in modo che venga ridotto o eliminato l'accesso dei casi non urgenti all'emergenza di Santorso

Nasce il pronto soccorso per malati non gravi Entro fine anno a Schio, e nel 2014 al Boldrini, troveranno posto gruppi di medici che garantiranno la prima assistenza ospedaliera

Alessandra Dall'lgna

Non chiamateli più "ex": i due ospedali di Schio e Thiene, pre­pensionati quasi due anni fa, rinasceranno abreve sotto for­ma di Case della salute. Al loro interno lavoreranno team multidisciplinari formati da medici di famiglia, pediatri, in­fermieri, guardia medica che, in collaborazione con i poliam­bulatori già esistenti, saranno in grado di garantire ai cittadi­ni una continuità assistenzia­le 24 ore al giorno sette giorni su sette. Diventeranno, in pra­tica, dei mini-ospedali dedica­ti ai codici bianchi, ovvero a quei pazienti con patologie non urgenti che possono esse­re risolte dal medico di medici­na generale o dai poliambula­tori. Una mole di lavoro non in­differente, se si considera che nel 2012 i codici bianchi che si sono rivolti, in maniera inap­propriata, al pronto soccorso di Santorso sono stati quasi 29 mila. Si tratta di un progetto ambizioso che rientra nel nuo­vo piano socio-sanitario regio­nale con cui si chiede a tutte le Uss di riorganizzare i propri

servizi territoriali entro il 2015. Obiettivo che l'Ulss 4 ha in parte già raggiunto, attra­verso la diffusione di forme as­sociative di medicina di fami­glia e che ora subirà una rapi­da accelerazione grazie alla na­scita di queste due Case della salute. Il primo passo di que­sta "rinascita" sarà quello di in­serire, all'interno del De Lellis e del Boldrini, due diversi te­am di "Medicina di gruppo in­tegrata", ovvero associazioni di medici condotti reperibili dalle 8 alle 20, che andranno a potenziare la rete d assistenza già esistente sul territorio: dal­le Utap di Zugliano e Arsiero, alla Mgi di Malo, Villaverla e Piovene, che verrà inaugurata a dicembre, fino ai gruppi di medici che via via si stanno unendo nei diversi Comuni dell'Ulss 4. In particolare, nel­la struttura di Schio la "Medici­na di gruppo integrata" entre­rà in funzione entro fine anno, mentre a Thiene si sta ora lavo­rando per ricavare, di fianco al­la portineria, gli ambulatori necessari ad ospitare, entro la prossima primavera, i cinque medici thienesi che si sono uniti per dar vita a questa nuo­

va forma associativa. «Abbiamo cercato negli ulti­

mi tempi di portare a compi­mento una razionalizzazione e un potenziamento del terri­torio che ci permette di inte­grare i servizi con l'ospedale di Santorso e soprattutto di dare risposte efficaci e al passo con i tempi», spiega Mario Righe-le, responsabile del distretto cure primarie dell'Ulss 4. «Il nostro obiettivo è quello di portare tutti i 121 medici di fa­miglia dell'Ulss 4 a lavorare in gruppo, in manieratale da ren­dere possibile la continuità as­sistenziale 24 ore su 24. Già og­gi, infatti, i professionisti che si sono riuniti in "Medicine di gruppo integrate», hanno una reperibilità di 12 ore al giorno che, unita alla copertura della guardia medica nei notturni e nel fine settimana, ci garanti­sce un'assistenza non stop. Al momento siamo a metà per­corso, perché sono circa 60 i medici contattabili dal cali center. Una volta completato questo progetto, nessuno do­vrebbe più recarsi al pronto soccorso di Santorso per un co­dice bianco». •

Il sindacato

«Questa è un'Ulss virtuosa che ha anticipato quanto previsto dalla Regione, ma la strada da fare è ancora tanta e noi chiediamo all'azienda socio-sanitaria di individuare

«Soddisfatti, ma c'è tanta strada da fare ancora» un cronoprogramma stringato e preciso per l'avvio delle "Medicine di gruppo integrate" e l'implementazione dei cosiddetti ospedali di comunità». È questo il pensiero di Gino Ferraresso,

responsabile del dipartimento stato sociale della Cgil di Vicenza, che assieme alle sigle sindacali Cisl e Uil ha organizzato martedì pomeriggio a Thiene la tavola

rotonda sulla sanità locale. «Nonostante possiamo

ritenerci soddisfatti dell'attenzione che l'Ulss 4 ha nei confronti del potenziamento dei servizi territoriali - ha continuato

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Ferraresso - allo stesso tempo siamo preoccupati per quei soggetti "deboli" che potrebbero risentire dei ritardi nel completamento di questo progetto. Non tutti i Comuni sono coperti dalla medicina di gruppo, per cui ce una grande diversità di assistenza tra un

paese in cui i medici si sono già

riuniti, e dunque reperibili dalle 8 alle 20, e uno in cui ancora sussistono le forme di assistenza tradizionale in cui il medico esercita solo mezza giornata»

Altro problema sollevato dai sindacati riguarda poi gli ospedali di comunità, ovvero quelle strutture in grado di accogliere i pazienti post-acuzia per un ricovero di breve durata.

«Oggi i posti letto di questo tipo, circa una decina, ci sono solo all'Opera Immacolata di Thiene-ha concluso Ferraresso - ma all'appello ne mancano ancora 20, secondo quanto previsto dalla Regione. Noi chiediamo che vengano realizzati al più presto in strutture pubbliche già presenti sul territorio». A.D.I

L'Opera Immacolata Concezione

LE CIFRE

12 LE ORE DI COPERTURA DEGÙ AMBULATORI Unite a quelle della guardia medica, nei notturni e nei fine settimana, portano il servizio ad un'attività h24. Così i codici bianchi non dovranno più rivolgersi al pronto soccorso.

121 I MEDICI DI FAMIGLIA NEL TERRITORIO ULSS L'obiettivo è quello di fare in modo che tutti si riuniscano nella medicina di gruppo integrata. Per ora solo la metà di loro sono contattabili al cali center.

29.000 I CODICI BIANCHI REGISTRATI NEL 2011 Si tratta di casi che non presentavano alcuna urgenza e che sono stati presi in cura dal pronto soccorso. Una procedura inappropriata.

Il Boldrini e il De Lellis (nel riquadro) torneranno ad essere operativi

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L'INCHIESTA » CONCORSI E PARTECIPATE

Donne in rapida camera all'ombra dei compagni La moglie di Tosi è dirigente in Regione, quella di Galan in affari con la Mantovani E c'è chi sposa manager e politici: come Barbara Degani e Francesca Zaccariotto

di Daniele Ferrazza » VENEZIA

Cherchez la femme. Nella sto­ria, non solo da Alexander Du­mas in avanti, è sempre stato così. Così pure nella tempesta di inchieste che sta travolgen­do 0 sistema Tosi a Verona il cuore dell'inchiesta è donna.

L'ipotesi di reato su cui sta lavorando la Procura riguarda Alessandra Lodi, moglie dell'ex vicesindaco Vito Giaci-no e potente assessore all'ur­banistica. Avvocato in un av­viato studio veronese, secon­do la denuncia di un corvo per agevolare le pratiche urbanisti­che sarebbe stato utile asse­gnare una consulenza legale allo studio della moglie. Un'ac­cusa gravissima, difficilmente provabile, ma l'ipotesi di reato ruota attorno proprio alla pro­fessione della moglie. Non tan­to, invece, all'acquisto e ri­strutturazione di un attico in Borgo Trento, i cui lavori sono stati realizzati dalla Soveco, un'impresa in affari con il Co­mune. Dall'esito di questa in­chiesta della Procura dipende il destino politico di Flavio To­si.

Il sindaco di Verona, del re­sto, è stato largamente accusa­to di aver favorito la moglie, Stefania Villanova, promossa da semplice impiegata a capo della segreteria dell'assessore regionale alla sanità Luca Co­letto (senza concorso e senza laurea). Il consigliere regiona­le del Pd Franco Bonfante, per­fido, ha chiesto se per caso «la promozione della signora To­si» non fosse stata «la contro­

partita per la rinuncia del mari­to a correre per la carica di se­gretario regionale della Lega in Veneto». Di sicuro, il balzo di carriera è stato rapido e remu­nerativo: da 25 mila euro a 70 mila euro l'anno. Tosi è accu­sato di un'altra parentopoli: aver fatto eleggere la sorella, Barbara, capogruppo della Le­ga Nord in consiglio comuna­le.

Sempre a Verona, la compa­gna del sottosegretario all'Eco­nomia Alberto Giorgetti è Ales­sandra Camposanpiero, vice­presidente della Finest, la fi­nanziaria regionale. Una no­mina che spetta alla Regione, nella cui giunta siede il fratel­lo, Massimo Giorgetti.

Massimo Bitonci, capogrup­po della Lega Nord in Senato, è rimasto impigliato in una pa­rentopoli simile perchè la mo­glie, Gianna Dolzan, è dirigen­te amministrativo di una casa di riposo a Cittadella. Il con­corso regolarmente vinto dalla moglie del senatore leghista è stato duramente stigmatizza­to dal consigliere regionale del Pd, Piero Ruzzante.

La passione per la politica a volte unisce le coppie. A Vene­zia la presidente leghista della Provincia, Francesca Zacca­riotto, ha sposato Giorgio Bo-net, fino a pochi mesi fa diret­tore generale di Veneto Agri­coltura. A Padova la collega Barbara Degani, alfaniana, è moglie di Raffaele Grazia, con­sigliere regionale centrista. Al­meno politicamente, si sono ri­trovati sotto lo stesso tetto.

Le cose cambiano poco

nell'ex Pdl: la moglie di Leo­nardo Padrin, presidente della commissione regionale sani­tà, Cristina Rauli, è una diri­gente amministrativa dell'Usi di Padova, dopo aver superato un concorso all'Usi di Thiene.

A Giancarlo Galan, che ha sposato Sandra Persegato, tito­lare della società Margherita srl, i cui intrecci azionari si av­vicinato alla Mantovani spa, si attribuisce un occhio di riguar­do per la carriera in Regione della sorella, Valentina, attua­le dirigente regionale del servi­zio spettacolo.

Non sfugge alla regola nem­meno Maurizio Sacconi: al tempo in cui era ministro della Salute sua moglie Enrica Gior­getti era direttore generale di Farmindustria, la Confindu-stria delle case farmaceutiche, carica che ricopre tuttora che il marito è «solo» presidente della commissione lavoro del Senato.

Al confronto, fa sorridere la nomina di Paola Greggio, mo­glie del consigliere regionale Stefano Per aro, a presidente del consiglio comunale di Montegrotto.

A Padova la compagna dell'assessore alla cultura An­drea Colasio è Francesca Vero­nese: nel 2010 ha vinto un con­corso pubblico come funzio­nario del settore cultura e si è scatenato un ricorso al presi­dente della Repubblica.

Dilettanti per manifesta ine­sperienza appaiono i grillini: a Treviso il capogruppo Alessan­dro Gnocchi aveva proposto di inserire la fidanzata nel consi-

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glio direttivo dell'Ente Parco del Sile. Cacciato in 24 ore.

Qualche sospetto di «paren-topoli», ma tra i dipendenti chiamati negli staff, deve esse­re corso anche in Regione, do­ve il vicegovernatore Marino Zorzato, nel gennaio 2011, aprì un'indagine conoscitiva per capire se ci fossero dipen­

denti che possono vantare un rapporto di parentela con per­sonalità «socialmente sensibi­li». Il focus riguardava, tra gli altri, l'istituto Ville venete, gli Esu, i parchi, le Ater, Veneto agricoltura, Avepa e le Asl. A un'interrogazione di Diego Bottacin, capogruppo dei mondani, Zorzato rispose co­

sì: «Si ritiene che le verifiche condotte presso gli uffici pre­posti all'assunzione del sud­detto personale consentano di escludere l'esistenza di rappor­ti di parentela tra i dipendenti regionali ed il personale assun­to nominativamente». Della serie: portatemi le prove.

Stefania Villanova da impiegata

a dirigente regionale ora guida la segreteria dell'assessore Coletto

Sandra Persegato Le sue società

hanno legami azionari con il mondo della Mantovani spa

Giorgio Bonet Il marito di

Francesca Zaccariotto è stato manager a Veneto Agricoltura

Raffaele Grazia centrista doc

è il «signor Degani» marito della presidente della Provincia di Padova

Paola Greggio guida il consiglio di

Montegrotto ed è sposata con il consigliere regionale Stefano Peraro

Enrica Giorgetti Sacconi dirige

laFarmindustria È compagna dell'ex ministro Maurizio Sacconi

Da sinistra, il senatore Antonio De Poli, i consiglieri regionali Raffaele Grazia e Stefano Peraro, Paola Greggio e Barbara Degani

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Mestre I rocciatori per pulirli, parla l'ex dg

L'ospedale e i vetri costosi «Ma la luce aiuta i malati»

La crociata Pipitene: «Stop alle opere d'arte, i pazienti vogliono strutture efficienti»

L'ospedale bello, i rocciatori e i costi «Ma all'Angelo i malati sono sereni» Padoan, ex dg dell'Usi veneziana: «Un ambiente accogliente aiuta»

VENEZIA — La crociata del governatore Luca Zaia contro «gli ospedali-mausoleo, belli ma troppo costosi e lontani dal­le necessità dei pazienti», s'in­frange contro la vetrata dell'An­gelo. E vero la pulizia dell'enor­me facciata a vela, affidata a un team di speleologici e alpinisti francesi, costa 30 mila euro a «passata», ma almeno fa senti­re i malati a proprio agio. Accol­ti da un ambiente «umano», che non spaventa con l'odore di disinfettante ma avvolge in un enorme abbraccio di luce. Que­sto almeno era l'intento dell'al-lora direttore generale dell'Usi 12 veneziana, Antonio Padoan, quando scelse il progetto pre­sentato dall'architetto Emilio Ambasz dello «Studio Altieri» di Thiene. «Per tradurre in paro­le l'effetto voluto cito una frase di un primario di Medicina che lavora nel complesso di Mestre — conferma Padoan — all'An­

gelo si guarisce prima Per co­me è organizzato ma anche per come si presenta ai malati. E ba­nale soffermarsi su un dettaglio e non considerare invece l'aspetto globale dell'opera, che comunque non costa più di al­tre. Trovo superficiale discutere e valutare un centro simile solo in base al prezzo della pulizia delle vetrate. Perchè non si dice invece che i pazienti ne escono stracontenti? In tal senso ho di­mostrazioni di tutti i tipi e a tut­ti i livelli».

Resta il fatto che dal 2009 ad oggi rendere splendente la fac­ciata dell'Angelo è costato alme­no 270 mila euro. Uno spreco, secondo Zaia, soprattutto in tempi di crisi e di impietosi ta­gli alla sanità inferri dallo Stato. «Chi conteggia allora la spesa per strutture più grandi e vec­chie, dove ci sono infezioni ine­sistenti nel polo veneziano, che

resta operativamente ed esteti­camente straordinario?—attac­ca Padoan —. Venezia chissà perchè passa come esempio di spreco, anche per la storia del project financing, ma ce ne so­no altri, relativi a nuovi ospeda­li veneti, per i quali la Regione spenderà il doppio. E non lo di­co io, ma uno studio del consi­glio regionale. Ma nessuno ne parla Perchè?».

In realtà nelle stesse ore è fi­nito nel mirino anche il nuovo ospedale di Santorso, realizzato sempre dallo «Studio Altieri» e la cui la preziosa vetrata opale­scente, costata 7 milioni di eu­ro, sta «scivolando». «I nuovi ospedali veneti rischiano di so­migliare al ponte di Calarrava — denuncia Antonino Pipite­ne, capogruppo regionale del-lldv — belli come design, ma autentici buchi neri assetati di euro, in perenne riparazione e

manutenzione. Attenzione, per­ché l'obiettivo delle strutture sanitarie non è quello di finire sulle riviste di architettura, ma di servire ai malati. I progetti, è bene spiegarlo alla gente, non li fa mica la Regione, ma li pre­sentano i promotori, le ditte che realizzano il complesso. E ovvio dunque che gli impianti faraonici convengano solo alle imprese che li fanno, non ai malati, né alle loro famiglie. A loro interessa che ci siano am­bienti funzionali, macchinari moderni, medici e infermieri bravi, preparati e in numero sufficiente. A maggior ragione — conclude Pipitene — riba­diamo che il nuovo ospedale di Padova va fatto solo con i soldi pubblici. E con un progetto pensato per essere funzionale alla cura dei malati e alla ricer­ca».

R.R.

Le migliaia di euro spese per pulire le vetrate dell'Angelo in cinque anni

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La «hall» L'ingresso dell'ospedale dell'Angelo di Mestre

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ALTAVILLA L'Inner Wheel Club ha consegnato un contributo all'Andos

Cancro al seno, guerra che oggi si può vincere Meneghini, direttore del Centro donna: «Le armi? Prevenzione, diagnosi precoce e molto impegno»

Matteo Carollo

Una percentuale di guarigio­ne pari all'85-88%, che non ar­riva al 100% solo per i casi di diagnosi tardiva. È l'ultimo da­to relativo al tumore al seno nell'Ulss 5 secondo Graziano Meneghini, direttore dell'Uoc di senologia e del Centro don­na di Montecchio Maggiore. I dati sono stati forniti ad Alta­villa, all'Hotel Ristorante Gen­ziana, nel corso della cerimo­nia di consegna, all'Andos Ovest Vicentino, di un contri­buto di 3 mila euro raccolto du­rante uno spettacolo teatrale dall'Inner Wheel Club di Arzi-gnano, presieduto da Gabriel­la Ghiotto Mancassola Presen­ti anche gli esponenti del Ro-tary Club della città del Grifo. «Il cancro alla mammella è og­gi molto frequente, rappresen­ta un'emergenza sociale - ha spiegato Meneghini - ma è un cancro che si può combattere, una guerra che si può vince­re». Il primario ha ricordato l'importanza della Breast Unit, la nuova veste del Centro donna inaugurata nell'otto­bre scorso. «Nella nuova tipo­logia di strutture prevista dal­la Comunità europea- ha spie-

La consegna del contributo alla presidente dell'Andos. FOTO CAROLLO

gato Meneghini - la donna vie­ne messa al centro di un siste­ma attorno al quale ruotano medici e specialisti, impegna­ti a studiare come vincere la malattia per quella paziente». I successi dell'Andos Ovest Vi­centino, che conta oggi circa 1.200 iscritte, sono stati ricor­dati dalla presidente Piera Poz­za: «La protesi mammaria esterna e la ricostruzione non erano convenzionate con le Ulss; noi siamo riuscite a farle riconoscere. Inoltre abbiamo promosso la creazione di labo­ratori di linfodrenaggio, per curare il problema dell'edema al braccio, in tutti gli ospedali dell'Ovest vicentino». Èstata ribadita l'importanza della prevenzione e della diagnosi

precoce, ma anche il ruolo fon­damentale del volontariato nella dimensione psicologica e sociale. «Per sconfiggere que­ste malattie serve grande positività - ha proseguito Me­neghini -. La persona colpita deve affrontare la battaglia con la voglia di vincerla e ciò aiuta il sistema immunitario. La mortalità per il cancro alla mammella si può azzerare». Decisivo il ruolo dei familiari delle pazienti. «I mariti devo­no ascoltare le mogli, ridere e piangere con loro - ha spiega­to Pozza -. È importante anche uscire di casa insieme, senza, però, farle avvicinare da perso­ne negative che potrebbero da­re consigli sbagliati».*

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BASSANO - (R.F.) E de­dicato ai disturbi del son­no nel bambino l'annuale convegno dell'associazio­ne pediatri Jacopo Da Ponte nell'ambito del pro­getto «Un pediatra per amico». L'appuntamento si terrà sabato mattina al teatro Remondini e inten­de promuovere interven­ti precoci che possano migliorare la qualità del­la vita di bambini, ragaz­zi, adolescenti, adulti. I disturbi del sonno in età evolutiva rappresentano infatti una problematica molto diffusa. «Il sonno

ASSOCIAZIONE DA PONTE

Convegno "Un pediatra per amico" al Remondini

ha un'importanza fonda­mentale nel favorire uno sviluppo armonico - spie­ga il presidente dell'asso­ciazione cittadina dei pe­diatri Giovanni Mene-ghetti - E quando insorgo­no delle difficoltà, può mettere a dura prova la fiducia dei genitori nelle loro capacità, rendendo molto impegnativa la re­lazione con il bambino».

Secondo gli addetti ai lavori, oltre la metà dei bimbi soffre o ha sofferto di problemi legati al son­no: dalla difficoltà a cori­carsi, a quella di addor­

mentarsi, o con risvegli frequenti. Ecco perchè l'associazione ha dedica­to un approfondimento a questa tematica. Nel cor­so del convegno, oltre a fornire informazioni sul sonno e sulle sue proble­matiche, sarà data voce ad esperienze dei genito­ri e verranno illustrati possibili interventi in si­tuazioni critiche. S'inizia alle 8.45; tra i relatori, Piergiorgio Miottello, di­rettore della Neuropsi­chiatria infantile dell'Asl 3 che affronterà il tema «Sviluppo ed organizza­

zione del sonno nel bam­bino»; Gherardo Rapisar-di, direttore di Pediatria e neonatologia, Osma Ba­gno a Ripoli (Fi) che sposterà l'attenzione su «Come favorire il buon sonno del bambino: pre­venzione nella primissi­ma infanzia». Dopo un intermezzo di letture cu­rate da Eros Zecchini, Marco Mastella, esperto in psicanalisi bambino-adolescente parlerà dei «Possibili interventi in situazioni difficili». Infi­ne, il dibattito. Il conve­gno è aperto a tutti.

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I l mondo della scuola bassane-se torna protagonista per una

nuova edizione di "Bassanorien­ta". La vetrina sull'orientamento, dedicata all'offerta formativa su­periore del territorio, apre oggi, alle 15, su iniziativa dell'assesso­rato alla Pubblica istruzione in collaborazione con il Centro ter­ritoriale per i servizi scolastici. Tra le novità del 2013 figura anche il raddoppio della sede. La rassegna pensata per favorire la costruzione di una scelta consa­pevole, destinata in particolare agli studenti di seconda e terza media e alle rispettive famiglie, quest'anno si tiene sia a Palazzo Bonaguro, sede storica, sia all'Agostinelli di via Barbieri. Una soluzione pensata per dare maggiori spazio e visibilità alle 16 realtà scolastiche che vi aderi­scono (licei, istituti tecnici e

professionali, centri di formazio­ne) e per consentire un approc­cio più agevole al sempre nume­roso pubblico. «La fiera vuole essere uno stru­mento utile per coloro che sono alle prese con la scelta del ciclo di studi secondario - ha spiegato l'assessore all'istruzione Annali­sa Toniolo - Ma è anche un'occa­sione per conoscere i cambia­menti e le continue evoluzioni del mondo scolastico in genera­le». Un'altra novità riguarda l'angolo dedicato agli studenti disabili, con un apposito sportello orienta­mento a Palazzo Bonaguro, gesti­to da personale qualificato, tra cui un operatore dell'Ulss 3. La rassegna è integrata da una serie di incontri di approfondi­mento. Dopo il convegno dedica­to al rapporto scuola-lavoro, que­sta sera, alle 20.30, nell'aula magna della media Bellavitis di via Colombare. si terrà una con­

ferenza per i genitori che devono aiutare i figli a compiere una

scelta consapevole sul futuro scolastico. Completa l'offerta, il calendario completo degli open day delle scuole superiori e del centri di formazione del Bassane-se. «Bassanorienta» sarà aperta nelle due sedi oggi e domani, dalle 15 alle 18.30; sabato e domenica, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18.30 (il programma è consultabile sul sito www.orien-tascuola.it).

^ L ASSESSORE TONIOLO

«Strumento utile per chi è alle prese con

la scelta del ciclo di studi secondari»

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"Bassanorien­ta" nella sede storica di palazzo Bonaguro a cui si aggiunge anche l'Agostinelli con la novità della doppia sede

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RACCOLTA DI FONDI. Sabato il taglio del nastro nella sezione vicentina

Mercatino di beneficenza per la Lega contro i tumori Abbigliamento e articoli per la casa realizzati a mano dalle volontarie nella sede di Borgo Casale

Ritorna il mercatino della Le­ga italiana per la lotta contro i tumori. Sabato alle 11 l'inaugu­razione nella sede della sezio­ne provinciale di Borgo Casale alla presenza del presidente generale Domenico Innecco. Come si ripete ormai da molti anni il gruppo delle donne im­pegnate nella terapia occupa­zionale, quelle cioè che dopo un intervento per estirpare una neoplasia hanno trovato nel lavoro-hobby del tempo li­bero una "cura" speciale per reinserirsi nella vita normale, presentano gli oggetti e gii ar­redi preparati nei mesi scorsi e fino ad oggi con le loro mani. Sono articoli di abbigliamen­to o per la casa che hanno ri­chiesto ore e ore di lavoro, tut­ti in pratica pezzi unici per il fatto, come detto, di essere sta­ti realizzati rigorosamente a mano.

Il gruppo è guidato da Itala Romani, un'autentica "leggen­da" della Lega di Vicenza, figu­ra esemplare di volontaria. Fu lei, infatti, 32 anni fa a fondare

Domenico Innecco

con il banchiere Vahan Pasir-giklian la Lilt di Vicenza, e da allora è rimasta con dedizione e amore sempre al servizio di questa organizzazione fonda­ta, appunto sul puro volonta­riato, sulla solidarietà e sull'a­iuto concreto in termini di me­dicina di prevenzione e di sani­tà pubblica, che svolge un'in­tensa azione quotidiana nella casa madre di Borgo Casale e nelle 11 sedi della provincia. Il bilancio è molto positivo. Nel 2012 nei 19 ambulatori della Lega sono passati 21 mila pa­zienti, e sono stati eseguiti 18 mila test diagnostici, fra cui 4

mila per il controllo dei nei. Fra l'altro la Lega di Vicenza, una delle prime d'Italia per nu­mero e qualità di attività e ini­ziative, ha già effettuato nel­l'ambito della popolazione vi­centina due preziosi scree­ning per il tumore della prosta­ta e i melanomi, e si appresta a lanciarne un terzo con uno stu­dio-pilota sul cancro ovarico sulla base di un protocollo scientifico predisposto dal di­rettore sanitario della Lilt prof. Roberto Sposetti. Un'attività, dunque, costante e preziosa, portata avanti con attrezzature d'avanguardia, ma che deve fare i conti con en­trate, quasi tutte donazioni, che non riescono più, in que­sto lungo periodo di difficoltà economiche, a pareggiare le spese.

Per questo l'impegno di Itala Romani e del suo gruppo che, come sempre, destineranno al­la Lilt i proventi delle vendite del mercatino natalizio. Una ragione in più, perciò, per visi­tare il mercatino. Gli orari. Sa­bato, giorno inaugurale, dalle 11 alle 18. Poi dal 24 novembre al 1 dicembre, ultimo giorno di apertura, dalle 9,30 alle 12, e dalle 15,30 alle 18. «RP.

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SANITÀ. Il direttore generale dell'Ulss 6 ha due anni di tempo per applicare quanto previsto dalle schede ospedaliere approvate dalla Regione

Ospedali di comunità, sì a 400 posti Le mini strutture riabilitative esterne al S. Bortolo sono la sfida più grande: a Vicenza si parte da zero IldgAngonese: «Il progetto è pronto, ce la faremo»

Franco Pepe

Le schede ospedaliere ora so­no fatte. La giunta regionale ha dato l'ok finale a una rifor­ma giunta dopo 11 anni. Il go­vernatore Luca Zaia parla di business pian, che ridisegnala rete veneta fra ospedali hub, come il San Bortolo, dotati di alte specialità e tarati su un ba­cino d'utenza di un milione di persone, e ospedali spoke che hanno tutte le specialità di ba­se e devono servire 200 mila abitanti. La scheda del San Bortolo resta quella varata in prima battuta dalla giunta e confermata dalla quinta com­missione, e adesso la palla pas­sa al direttore generale Erman­no Angonese, che si ritrova di­nanzi un bel po' di impegni e scadenze da dover rispettare rigorosamente senza dimenti­care il rispetto dell'equilibrio di bilancio. Sarà lui, infatti, en­tro tre mesi dalla pubblicazio­ne sul Bur della delibera ap­provata dall'esecutivo regiona­le, a dover presentare a Vene­zia un piano aziendale con tut­te le cose da fare per poter ap­plicare entro il 2015, termine inderogabile stabilito dalla giunta, e, quindi, riempire di contenuti concreti, gli adempi­menti stabiliti dalla schede.

Un'impresanon semplice, vi­sto che alla fine del mandato mancano solo due anni, e che ci saranno da mettere in piedi, praticamente da zero o quasi, operazioni epocali come, fra l'altro in primis, l'attivazione dei posti-letto territoriali (1,2 ogni mille abitanti), e le medi­cine di gruppo integrate chia­

mate a coprire in sintonia con la guardia medica l'assistenza extra-ospedaliera 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. «Il progetto è pressoché elaborato - dice An­gonese - ci sto lavorando da tempo. Dentro ci sarà tutto: percorsi certi, date di avvio, in­terventi da compiere, attività da organizzare. Sarà tutto det­tagliato. Ci arriveremo entro il 2015, non ho il minimo dub­bio, anche perché la nostra Ulss è stata la meno modifica­ta del Veneto».

«La Regione - spiega il dg -non ci ha tagliato nulla e ci ha riconosciuto servizi in più co­me la terapia intensiva pedia­trica. E poi alcune performan­ce le abbiamo già raggiunte. Ad esempio il tasso di ospeda­lizzazione del San Bortolo è in­feriore al 3,7 per mille abitanti fissato come soglia massima. Lo sforzo lo abbiamo già com­piuto. Non abbiamo più biso­gno di razionalizzare, a dimo­strazione che è stata fatta una buona gestione». Anche per le medicine di

gruppo Angonese mostra pa­recchio ottimismo. «Sono si­curo che non troveremo diffi­coltà. Noi dobbiamo farne na­scere 13. In questi mesi non sia­mo stati fermi. In questa fase ne stiamo definendo la geogra­fia con i sindaci. Abbiamo già effettuato un paio di incontri davvero fruttuosi. Per la zona di Noventa e di Nanto sono già pronte le Aft, le aggregazioni territoriali. Ce ne sarà una ogni 25 mila abitanti.».

Fra i nodi più spinosi la crea­zione dei posti-letto territoria­li all'interno di strutture inter­medie. Da fare entro circa 800

giorni. Cose da far tremare i polsi, perché a Vicenza e din­torni non esistono, a differen­za di altre Ulss, ospedali di co­munità e scarseggiano le strut­ture riabilitative. Quasi un de­serto. «Sì, è vero, oggi abbia­mo poco, solo alcuni letti post-acuzie, ma stiamo già immagi­nando alcune corpose dotazio­ni a Sandrigo e a Noventa, nel nord e nel sud dell'Ulss. Sarà meno facile in città. Ne stiamo discutendo con il Comune e con l'Ipab. Il piano che abbia­mo abbozzato chiarirà prece­denze e gradualità».

Importante pure capire dove piazzare questi capisaldi stra­tegici per l'assistenza più vici­na al cittadino. Qui non c'è nul­la ancora di certo. Le opzioni -dice Angonese - sono parec­chie. «Potremmo inserirli nel­l'ex seminario, magari anche al San Bortolo, o, comunque, in spazi fisici prossimi all'ospe­dale. Amio avviso un ospedale di comunità e questi posti di riabilitazione dopo lafase acu­ta sarebbe meglio averli all'e­sterno dell'ospedale, in una ca­sa di riposo, in una Rsa, anche per risparmiare sui costi gene­rali, ma non sono escluse ipo­tesi innovative. Decideremo con la conferenza dei sindaci, e il piano attuativo specifiche­rà ubicazioni, numeri e tem­pi». Distretti. La Regione ne prevede due per Ulss, ma la­scia anche la possibilità di strutturarne uno solo. L'idea di Angonese era già que­sta. «Nel piano aziendale ne abbiamo indicato uno. E sarà così. Anche perché su questa soluzione abbiamo la piena condivisione dei sindaci».*

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A

W Ci sono stati riconosciuti servizi come la terapia intensiva pediatrica ERMANNO ANGONESE DIRETTORE GENERALE DELL'ULSS 6

Il personale

LE ASSUNZIONI Le schede non accolgono la richiesta. Il San Bortolo avrà un solo primario di anestesia e rianimazione. L'Ulss ne avrebbe voluti due, come in passato. «Bisogna prenderla come una sfida- dice ilg Angonese - e come tale occorre usare tutte le cautele cercando di

spremere le meningi per fare il meglio possibile. Ci sono altri ospedali del Veneto nelle nostre stesse condizioni, lo non mi straccio le vesti. E poi il governatore ha anche detto che se restano criticità si potranno fare degli aggiustamenti. Se ce ne daranno due come nell'organico che ho ereditato sarò felice,

altrimenti garantisco che faremo con un solo primario ciò che prima facevano in due». Angonese promette che si farà presto pure con la centrale operativa territoriale, altra novità assoluta. «Siamo in fase di avanzata progettazione anche perché porto l'esperienza di strutture analoghe da me ideate in

altre Ulss». Per le assunzioni idee precise: «Chiederò al segretario regionale l'autorizzazione a indire i concorsi per i posti vacanti di primario. Entro il 2014 le apicalità saranno tutte coperte». E per le "pagelle" dei primari ? «Il principio di meritocrazia va applicato per tut t i i 4 mila dipendenti dell'Ulss». «F.P.

L'ingresso del San Bartolo: scatta il piano regolatore della sanità

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C N I A M U L I U U L L I M U ! intervista ai parlamentari vicentini

FILIPPO CRIVÙ

«Scuole mediche, una riforma per dare un futuro alla sanità»

F ilippo Crimì, 26 anni tra pochi giorni, medico, deputato del Partito democratico,

è il più giovane tra i dieci vicentini a Roma, l'unico eletto in quota renziana.

Quali dossier ha sul tavolo? Due in particolare: uno è la bretella di Vicenza, sono in contatto con Giorgio Santini, il senatore vicentino, relatore della legge di stabilità, e con il sottosegretario Baretta: spero che il messaggio passi.

L'altro tema? Le borse di studio per gli specializzandi in medicina. Me ne sto occupando con i colleghi Calabro, del Ned, e Gigli, di Scelta civica...

Sulle specializzazioni mediche sta battendo da mesi. Lo fa perché» è medico? Lo faccio perché conosco il problema molto bene: è una questione centrale per il nostro sistema sanitario.

In che senso? Abbiamo concorsi che vanno a vuoto perché non abbiamo gli specialisti, pur avendo i laureati in medicina. Così il sistema si trova a dover importare specialisti.

Perché accade? Il deficit di specialisti deriva dalla carenza di borse di studio: quest'anno ce ne sono 2.800 per 7 mila laureati. Perciò, anche con colleghi di altri gruppi, abbiamo chiesto

una riduzione dei tempi di

specializzazione, per far entrare prima i medici nel mercato del lavoro, come in Europa, e una riforma delle scuole di specializzazione: l'Italia ne ha 49, Germania e Francia la metà.

Altri temi al centro del suo lavoro in questi 8 mesi? I bacini anti-piena. Ho incontrato il sottosegretario alle Infrastrutture De Angelis, e Casarin, dell'autorità di bacino, per fare il punto sul caso-Vicenza. E poi ho presentato il progetto di legge sul rimborso delle spese obbligatorio per i praticanti avvocati durante il tirocinio.

Lei siede in commissione

politiche europee. Che cosa ha "prodotto" quell'organo? Stiamo lavorando sul tema dei fondi europei, grande opportunità che l'Italia non sfrutta a dovere. Lo scorso anno quasi la metà non sono stati usati: parliamo di 30 miliardi... E poi da deputato under 35 ho contribuito alla mozione per l'aumento del fondo per la disoccupazione giovanile in Unione europea.

Risultati? Abbiamo chiesto al governo di chiedere più fondi per la disoccupazione giovanile e soprattutto l'iniziativa è stata condivisa dai colleghi under 35 degli altri Paesi Uè: e il Consiglio europeo ha poi triplicato le risorse. Dimostra di aver collaborato con altri gruppi. Come vive, lei

renziano, le larghe intese? Intanto, ora, sono meno larghe, come ha detto Letta.

Ma Renzi non è_. il primo fan delle larghe intese. Credo che un segretario che faccia sentire con più forza la voce del Pd sia solo utile. Il governo non deve durare per durare, ma per fare le riforme.

Anche quella elettorale? La mozione Giachetti (Pd), a maggio, proponeva di tornare al Mattarellum, ma il Pd alla fine votò contro. Anche lei? 10 firmai la mozione e la votai nell'assemblea del Pd, per dare una scossa. Ma ero in minoranza e in aula, per disciplina, votai col gruppo.

11 Porcellum resta da abolire? Sì: servono doppio turno o un premio di maggioranza "pieno", come per i sindaci.

Un voto alla legge di stabilità? Sufficiente. Apprezzo che non tocchi il fondo sanitario na­zionale e che aumenti quello per la non autosufficienza. Ma ha anche dei limiti...

Votò per Marini al Quirinale? No. Ma poi per Prodi sì.

1101 franchi tiratori furono il momento più basso del Pd? Forse, ma ci siamo rialzati e stiamo costruendo il futuro.

Al suo esordio le lene la colsero impreparato sulla Perestrojka. Ha-, ripassato? (Pausa) Non vorrà tornare su questo argomento?

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Inventasi.. (ride) Pare un'interrogazione. .. Allora dico anche cos'era "Glasnost".

Prego. Ai tempi di Gorbaciov Perestrojka voleva dire "ricostruzione", Glasnost "trasDarenza" e indicavano le

riforme e il metodo per trasformare l'Urss... Ma deve proprio scriverlo. «M.SC.

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Filippo Crimì, 26 anni, deputato del Partito democratico

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BLITZ DEI NAS FARMACI E CIBI SCADUTI: CHIUSI 18 CENTRI PER DISABILIE ANZIANI Da Mantova a Modena pas­sando per l'Umbria, non c'è regione che non sia toccata dal fenomeno delle residen­ze per anziani e disabili abu­sive, come sta scoprendo la task force messa in campo dai Nas dei Carabinieri e dal ministero della Salute. Nell'ultimo blitz in tutta Ita­lia i militari hanno chiuso 18 strutture per disabili e an­ziani, al termine di un maxi-controllo per verificare le autorizzazioni e il rispetto dei requisiti igienico-sanita-ri in cui sono stati trovati persino farmaci e cibi scadu­ti. Oltre mille le strutture ispezionate dai 38 comandi dei Nas in questi mesi.

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GIORNATA DELL'INFANZIA ALLARME DAI MEDICI: IN AUMENTO IN ITALIA LE «MAMME BAMBINE» Il fenomeno delle mamme-bambine, che partoriscono prima dei 19 anni, è in ripre­sa dopo un calo netto dagli anni '80 al 2000, così come sono in aumento le interru­zioni volontarie di gravidan­za tra le più giovani. La sti­ma è del direttore generale dell'Ospedale San Camillo-Forlanini di Roma, Aldo Morrone, che l'ha resa nota durante il seminario «Mam­me bambine», svoltosi ieri a Roma in occasione della Giornata Mondiale per i Di­ritti dell'Infanzia. Nel perio­do 2000-2012, hanno parto­rito al San Camillo 416 don­ne sotto i 19 anni di età, 11% del totale dei parti.

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Le schede I sindacati: «La politica non usi noi per chiudere strutture inutili ma lasciate lì»

I primari: «La Regione ci dia attrezzature e personale per far funzionare i reparti» VENEZIA — Non spaventa i prima­

ri l'obbligo, per i loro reparti, di rag­giungere per due anni consecutivi gli standard ministeriali, pena la rimozio­ne del responsabile e la rivisitazione o chiusura della struttura. «Non abbia­mo paura, lavoreremo per raggiunge­re gli obiettivi imposti — dice Dona­tella Noventa, presidente di Anpo Ve­neto (l'associazione dei primari) — ma la qualità dell'assistenza dipende anche dalle attrezzature. Punto dolen­te, perchè non tutti i reparti a parità di specialità dispongono della medesi­ma dotazione e allora se la Regione pretende da noi l'eccellenza ci metta nelle condizioni di raggiungerla». E' d'accordo Tiberio Monari, responsabi­le regionale di Cgil Medici: «Se l'inten­to della giunta Zaia è razionalizzare i costi e ottimizzare l'uso delle risorse, niente da dire. Però prima di chiude­re un reparto sotto i parametri indica­ti bisognerà vedere perchè non ha ot­

tenuto gli esiti indicati: non è detto che dipenda solo dal primario. E co­munque di queste figure c'è già caren­za, soprattutto sul territorio, il che va a discapito dei malati, privati dei rela­tivi servizi».

La mancanza di personale si allarga al comparto. «I primari le loro respon­sabilità se le sono sempre assunte — assicura Luigi Dal Sasso, segretario re­gionale della Cimo (ospedalieri) — il punto è che le schede hanno tenuto aperti troppi ospedali e reparti, per­chè per chiuderli ci vuole forza politi­ca Ma per mantenerli operativi biso­gna metterli nelle condizioni di fun­zionare, garantendo medici e infer­mieri a sufficienza. Oggi è giusto e inevitabile venire valutati sulla quali­tà del servizio e sui risultati, che noi traduciamo nel numero di persone guarite. Niente in contrario su tutto ciò, ma ci piacerebbe che fossero rese pubbliche anche le schede di dotazio­

ne del personale, perchè non vorrem­mo che un domani si usasse la presun­ta incapacità di un primario per giusti­ficare ai sindaci la chiusura di un re­parto lasciato aperto dalla politica ma senza il personale sufficiente a garan­tire l'efficienza».

Si sofferma invece sui parametri ministeriali Cittadinanzattiva, che in Veneto ha aperto una ventina di spor­telli del Tribunale del Malato. «A noi interessa poco se una chirurgia rag­giunga un tot di interventi o una Gine­cologia stia sotto una determinata per­centuale di cesarei — osserva il presi­dente regionale Umberto Iazzetta — l'importante sono la qualità e l'umani­tà dell'assistenza La maggioranza del­le lamentele che ci presentano i mala­ti riguardano il poco tempo loro dedi­cato dai medici e le scarse informazio­ni sul quadro clinico, soprattutto nel­le Oncologie».

M.N.M.

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PIOVE DI SACCO La Regione non applica i tagli paventati in estate ma le decisioni non soddisfano

L'ospedale mantiene i suoi reparti chiave ma la tensione resta alta

PIOVE DI SACCO

(R.C.) Le schede di dotazione ospedaliera approvate in via definitiva dalla Giunta regiona­le confermano i miglioramenti proposti dalla Quinta Commis­sione rispetto alla prima stesu­ra di quest'estate, ma non soddisfano pienamente le atte­se del territorio della Saccisi-ca. «Se dovessi misurare il mio grado di soddisfazione rispetto al piano approvato dalla Giun­ta per il nostro Ospedale Imma­colata Concezione non credo che raggiungerebbe livelli ele­vati», esordisce il giovane e combattivo sindaco di Piove di Sacco, Davide Gianella. «Due­milacinquecento cittadini che hanno manifestato guidati da tutti i sindaci del terrotirio senza distinzione di colori ed appartenenze politiche sono stati un evidente termometro che il progetto originario pro­posto dall'assessore Coletto era inaccettabile», prosegue Gianella, che assicura anche che «la guardia deve restare alta, non solo nel verificare, ma anche nel continuare a proporre soluzioni rispettose dei bisogni espressi dal nostro

bacino». In sostanza Piove di zione: «É vero in commissione Sacco resta struttura per acu- si è lavorato per riparare i ti, che mantiene reparti chiave danni che avrebbero prodotto i come la medicina generale, la progetti iniziali, ma ora si chirurgia e anestesia e riani- tratta di riempire di contenuti mazione, consentendo così an- le schede, intendo con medici, che la presenza di un servizio personale ed attrezzature, per di urgenza ed emergenza in consentire a Piove di essere grado di soddisfare un bacino davvero attrattivo per la zona importante. Nel documento re- a s u d d i Padova», gionale vi è peraltro una con­trazione di letti soprattutto ^ ^ ||_ SINDACO nell'area geriatrica ed una im- ^ plementazione in quella riabili- //Pontini lÌQmn tativa, mentre è salva l'area « O U I IUI l U l d l IIU materno infantile con il mante- o h ) Q t t P r P Ì nimento del primariato autono- _. ^ . : . . „ ! mo di ostetricia-ginecologia. P G f I D O S t f ! «Mi spiace per i disfattisti, ma «z dobbiamo riservare le disgra- D I S O O D I ^ zie per altre circostanze», af- ~ ferma il presidente della quin­ta commissione Leonardo Pa-drin, espressione della maggio- ^^LEONARDO PADRIN ranza: «In commissione si è fatto un lavoro serio e pondera- .-) • • to che ha saputo dare la giusta ......J-'IOV-C- -QcV-C-soddisfazione al territorio, te- i nendo peraltro presente la ne- l a V O r a f G cessità che Piove di Sacco • - , : _ - ! - , - : — deve lavorare in sinergia con IP SiriGTC|la l'ospedale Sant'Antonio». A j Q A n t n n ' n stretto giro replica Claudio COI b . A N l O N l O » Sinigaglia, vicepresidente e . , consigliere regionale di opposi-

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I REPARTI C'è una contrazione di letti nell'area geriatrica

mentre è salva l'area materno infantile con il

mantenimento del primariato autonomo di ostetricia-ginecologia.

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SELVAZZANO I ragazzi in difficoltà avranno un tetto e un aiuto

Minori, 50 famiglie per loro Non sostituiranno i genitori naturali, ma collaboreranno Barbara Turetta

SELVAZZANO

Dopo un anno di intenso lavoro sono state attivate sei reti di famiglie «acco­glienti», ossia 49 famiglie di «vicina­to», e sette famiglie sono pronte per l'affido dei minori. Festeggia il primo anno di vita il progetto «Famiglie al centro, la forza delle reti», che vede collaborare gli otto Comuni del distret­to sanitario4 dell'Ulssló, Selvazzano, Saccolongo, Mestrino, Rubano, Cerva-rese Santa Croce, Rovolon, Teolo e Veggiano, con l'obiettivo di creare un nucleo di famiglie del territorio che possano essere affidatari di minori in difficoltà. Un progetto che ha per capofila il Comune di Selvazzano, ed è seguito da un'equipe di esperti, e che in questi dodici mesi ha toccato diversi step. Si è infatti iniziato con la promo­zione, l'organizzazione dei primi incon­tri con le famiglie interessate, per poi avviare il percorso formativo che fino ad ora ha permesso di attivare sei reti di famiglie «accoglienti», ossia 49 fami­glie di «vicinato» che a seconda della loro disponibilità di tempo, e di ener­gie, offrono un aiuto concreto nel seguire un bambino. Si tratta di fami­

glie che al termine di un apposito percorso si mettono a disposizione degli otto Comuni del distretto per aiutare i bambini con situazioni fami­liari «vulnerabili» nei compiti a casa, nei giochi, o semplicemente preparano una merenda in famiglia. Obiettivo del progetto è anche quello di creare un unico centro per l'affido e la solidarie­tà familiare (Casf) con famiglie affida­tane a cui gli otto comuni possono far riferimento, nei casi in cui si debba allontanare un minore dalla propria famiglia d'origine. «La crescita di que­sto progetto ha proprio l'obiettivo di poter contare su famiglia affidataria

del territorio - ha spiegato l'assessore al Sociale di Selvazzano Giovanna Rossi - che permettono al minore di rimanere in contatto con la sua quoti­dianità. Famiglie che non si sostituisco­no a quelle di originee, ma che collabo­rano. L'obiettivo è sempre quello di far tornare i bambini dalle loro mamme e dai loro papà». Dopo il primo corso formativo per l'affido familiare, sono 7 le famiglie pronte per questo compito. Esperienza che verrà approfondita domenica 24 novembre all'Auditorium San Michele dalle 9.30 alle 12.30 in un incontro aperto a tutti in occasione del primo compleanno del progetto.

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SCHEDE REGIONALI

Ospedale padovano riferimento per il "bambino maltrattato" (F.Capp.) Schede, le novità. All'Ospedale Sant'Antonio (Ulss 16) il reparto di ortopedia acquista 5 nuovi posti letto, quello di terapia intensiva 6, e si intensifica la collaborazione con la Saccisica, il cui ospedale Immacolata Concezione si conferma polo a vocazione chirurgica: allocato qui un nuovo centro di fecondazio­ne assistita che si integrerà con quello dell'Azienda ospedaliera. A Piove Fausto Pittarello, titolare della radiologia, diventa direttore anche della radiologia del Sant'Antonio. Allo lov create apicalità per immunologia (candidato in pectore Alberto Amadori), e breast unit (patologia senologica, Fernando Bozza), un'unità semplice dipartimentale di tumori ereditari (Giuseppe Opocher) e un'analo­ga struttura per la cura del cancro all'esofago (Carlo Castoro). In Azienda ospedaliera confermate le Unità operative complesse per Chirurgia dei trapianti di rene (candidato in pectore Paolo Rigotti) e chirurgia dei trapianti epatici (Umberto Gillo), aggiunto un primariato di medicina (le medicine passano cosi da 3 a 4) ma a indirizzo endocrinologico, creata per scopi didattici una struttura complessa di pneumologia; cresce il pronto soccorso pediatrico che avrà un proprio primario. L'ospedale di Padova si conferma polo regionale di riferimento per il bambino malattrattato e per le cure palliative; 6 posti letto dovranno essere riservati per il ricovero di soggetti sottoposti a provvedimenti restrittivi. Per quanto riguarda i rapporti con l'Ateneo, il governatore del Veneto d'intesa con il magnifico rettore del Bo procederà all'individuazio­ne delle apicalità a direzione universitaria, «mantenendo, nel contempo, un numero di primariati a direzione ospedaliera coerente con l'attività assistenziale».

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UNIVERSITÀ E SALUTE Gli ultimi studi al vaglio di un super comitato al Vimm

La ricerca? Certificata da 4 Nobel (F.Capp) Dentro le stanze dell'Istituto veneto di medicina molecolare di Padova (Vimm) presieduto da Francesco Paga­no, direttore scientifico Tullio Pozzan, si cercano nuove armi per affinare la lotta contro mol­teplici malattie: neoplasie, in particolare leucemie, cancro della prostata e del fegato, pato­logie del muscolo cardiaco e scheletrico, sindromi neurode­generative come l'Alzheimer, genetiche (sordità acquisite e congenite) e alcuni tipi di infe­zioni (responsabili di ulcera e tumori dello stomaco).

La qualità dei progetti targati Vimm? Sarà certificata da quat­

tro premi No­bel. Il valore effettivo della ricerca scien­tifica compiu­ta in Italia si

misura utiliz­zando il meto­do più oggetti­vo possibile: affidando cioè la valutazione ad una com­

missione di super-esperti ester­ni, formata^ da scienziati e pre­mi Nobel. È il metodo adottato dall'istituto, braccio operativo di Fondazione Ricerca biomedi­ca avanzata, che ogni due anni

mette i progetti di ricerca sotto la lente di un comitato scientifi­co di fama internazionale. Da oggi a domenica il comitato sarà in città. Il poker di Nobel con cui si confronteranno 150 ricercatori è formato da Aaron Ciechanover, biologo israeliano Nobel per la medicina nel 2004, Hartmut Michel, professore di biochimica all'università Johann Wolfgang Goethe e vin­citore del Nobel per la chimica

nel 1988, Erwin Neher, fisico e biofisico tedesco, Nobel per la medicina nel 1991 con Bert Sakmann. Quest'ultimo oggi al­le 18 nella sala polivalente del Centro culturale San Gaetano, terrà la Lecture di apertura dal titolo "Cortical circuits". Bert Sakmann è responsabile di una scoperta di fondamentale impor­tanza per il progresso della ricerca biomedica: con il profes­sor Erwin Neher ha proposto un metodo che ha rivoluzionato la ricerca biochimica-biofisica cel­lulare. Il metodo, valso il pre­mio Nobel nel 1991 ai due scienziati, consente di studiare l'attività di singole molecole nel­le membrane interne ed esterne delle cellule. La tecnica è dive­nuta di uso universale in tutti i laboratori che si occupano della funzione delle cellule in condi­zioni normali e patologiche.

NOBEL Aaron Ciechanover

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SANITÀ Scagionati direttore e medici del Policlinico San Marco

Rimborsi corretti, non ce truffa Gianluca Amadori

VENEZIA

Il fatto non sussiste. Il giudice per l'udienza preliminare Mar­ta Paccagnella ha assolto con questa formula, la più ampia, tutti i medici e il direttore del Policlinico San Marco di Me­stre finiti sotto accusa un anno fa per una presunta truffa al Servizio sanitario. La senten­za è stata letta a tarda mattina, nella sede della Cittadella del­la giustizia di piazzale Roma, a Venezia, alla presenza di alcuni degli imputati e dei loro difensori, i quali hanno espres­so soddisfazione per la decisio­ne del gup «che ha ristabilito la verità, riabilitando alcune delle eccellenze mediche del­la regione».

La decisione del giudice non ha sorpreso: lo stesso pubblico ministero, Federico Bressan, dopo aver chiesto il processo

per tutti, lo scorso luglio aveva infatti concluso la requisitoria sollecitando l'assoluzione ge­nerale ritenendo non confer­mate le iniziali ipotesi conte­state dalla Guardia di Finan­za. Il direttore generale del Policlinico, Alberto Graffitti, 73 anni, di Udine e il dermato­logo Stefano Scarpa, 53, di Padova, sono stati prosciolti in sede di udienza preliminare, perché il fatto non sussiste; gli altri 10 imputati, che avevano chiesto di essere processati con rito abbreviato, sono stati assolti con la stessa formula: si tratta di Nicola Marzano, 57 anni, di Vicenza, Roberto Via-nello, 57 anni, di Mogliano Veneto, Paolo Tedesco, 67 an­ni, di Monfumo (Treviso), Re­nato Viola, 69 anni, di Vene­zia, Giovanni Carta, 49 anni, di Valdagno (Vicenza), Chri-stos Frangos, 63 anni, di Pado­va, Michele Romanelli, 68 an­

ni, di Belluno e Roberto Cor-rezzola, 52 anni, di Treviso (tutti chirurghi ortopedici); il chirurgo vascolare Dimitrios Kontothanassis, 43 anni, resi­dente a Ferrara e il chirurgo plastico Maurizio Longo, 59 anni, di Padova. La difesa, rappresentata dagli avvocati Bosio, Compagno, Fogliata, Co­vi, Rampinelli, Paniz, Pietri-biasi, Benvegnù, De Vecchi, Porzio, Someda e Zamboni, è riuscita a dimostrare che i codici utilizzati per chiedere il rimborso delle prestazioni ef­fettuate in convenzione erano corretti e corrispondevano agli interventi e alle cure effet­tivamente prestate. Di conse­guenza nessuna truffa è stata commessa ai danni di Ulss e Regione. Le motivazioni della sentenza saranno depositate nelle prossime settimane.

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^ ^ ^ ^ CITTADELLA

Anche il governatore Zaia saluta il trentennale dell'Avo (M.C.) «I 30 anni dalla fondazione dell'Associazione Volontari Ospedalieri di Cittadella è un traguardo storico, per un settore del volontariato al quale non saremo mai abbastanza grati per l'apporto umano e organizzativo che regala ai chi soffre negli ospedali. All'Avo di Cittadella i miei più sinceri auguri di compleanno». Parole del presidente della Regione del Veneto Luca Zaia indirizzate al gruppo che nei giorni scorsi ha celebrato i tre decenni di vita indicando nei servizi verso i malati di Alzhaimer, di Sia e quelli terminali nell'Hospice, i nuovi impegni, accanto alla necessità di una formazione permanente. «In questo pensiero di gratitudine accomuno tutti i volontari ospedalieri che a centinaia portano i loro camici bianchi simbolo di umanità e disponibilità pressoché in tutti gli ospedali veneti. Segno di civiltà che costituisce una delle caratteristiche più belle del popolo veneto».

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SANITÀ I medici di base dell'Ulss 16 si stanno già organizzando per una copertura oraria totale

Venti gruppi di medici in servizio no stop Nascono le "aggregazionifunzionali territoriali": ognuna metterà in rete 15 camici bianchi

Federica Cappellata

Rivoluzione nell'assistenza ter­ritoriale. La Giunta regionale, licenziando in via definitiva le schede ospedaliere, ha dato ufficialmente il via all'iter per la costituzione delle "aft", le aggregazioni funzionali territo­riali. I 313 medici di famiglia presenti nel territorio dell'Ulss 16 verranno organizzati in mo­do tale da offrire alla cittadan-za assistenza a copertura ora­ria totale. Le "aft" saranno venti: ciascuna metterà in rete una quindicina di dottori di base, avrà una popolazione assistita non superiore a 50 mila abitanti (494 mila in tota­le) e terrà conto, come esten­sione, dell'accessibilità per il paziente e delle caratteristiche morfologiche del territorio.

Alcune considerazioni ver­ranno fatte per le aggregazioni funzionali territoriali del cen­tro di Padova, pensate con un numero maggiore di camici

bianchi e di assistiti: questo è stato ipotizzato considerando l'elevata percentuale di popola­zione con età superiore a 75 anni. Così i medici di famiglia dell'Ulss 16, come pure i 176 dell'Ulss 15 Cittadella / Campo-sampiero (a comporre 10 aft) e i 137 dell'Ulss 17 Este / Monse-lice (7 aft) agiranno in rete, con chiusura dell'ambulatorio non prima delle 19, collega­menti reciproci e sistemi infor­mativi tali da consentire l'ac­cesso alle informazioni sui re­lativi pazienti, possibilità di disporre in comune di persona­le infermieristico o di segrete­ria. In un primo momento l'Ulss 16 aveva previsto la creazione di 15 aft, ora salite appunto a 20 con una pianifica­zione a maglie più strette. A questa si aggiungerà la prossi­ma riorganizzazione dei di­stretti socio-sanitari che dagli attuali sei, nell'Ulss capoluogo, passeranno a tre (due fissati

dalle schede appena approva­te, uno frutto della nuova confi­gurazione territoriale), anche se per la gente nulla cambierà trattandosi solamente di una "filiera di comando" più corta.

Potenziata nell'imminente futuro la rete di assistenza a media intensità di cura: pre­visti 309 posti tra hospice, ospedali di comunità e unità riabilitative territoriali nell'Ulss di Padova, 144 nell'Ulss di Cittadella e nell'Ulss di Monselice, per oltre la metà già attivati e operativi. La sanità padova­na nel prossimo biennio ver­rà dunque riorganizzata, non secondo una logica di riduzio­ne, mette in chiaro la delibe­ra che accompagna le sche­de, ma di «una maggiore rispondenza alle necessità della popolazione e di una più uniforme distribuzione delle risorse, salvaguardan­do gli equilibri di bilancio».

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La ricerca? Certificata da 4 Nobel

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Sabato sera negli impianti di Altichiero il pranzo del Baffo a favore di Urologia

Ritorna per il terzo anno consecutivo il «Pranzo del baffo», lanciato da alcuni rugbisti padovani a scopo benefico e ispirato alla nota campagna internazionale «Movember», che raccoglie fondi per la salute maschile e in particolare contro i tumori alla prostata e ai testicoli. L'evento si svolgerà sabato negli impianti del Valsugana Rugby, ad Altichiero, dove si riuniranno circa 150 giocatori dei club locali tutti

rigorosamente muniti di baffi curati e lasciati crescere appositamente per l'occasione, specialmente sui campi da rugby visto che l'iniziativa beneficaè nata in Australia una quindicina di anni fa. Il «Pranzo del baffo», lanciato due anni fa all'Antonianum e riproposto l'anno scorso al Cus Padova, quest'anno si sposta al Valsugana ma la destinazione dei fondi raccolti per l'occasione rimane la stessa, cioè al reparto di Urologia dell'ospedale di Padova diretto dal professor Zattoni. Nel corso della giornata saranno consegnati premi ai mustacci più in vista, oltre ai gadget regalati da alcuni giocatori padovani della nazionale che saranno estratti a sorte con una pesca benefica. Oltre alla convivialità e alla benef icienza, ci sarà spazio anche per il rugby giocato, perché dopo il pranzo sarà trasmesso in diretta il test match della nazionale italiana contro l'Argentina. Info e iscrizioni: Francesco 347705642S. (si.va.)

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Incontro della Cgil sul nuovo modello di sanità regionale

Questo pomeriggio, alle ore 15.30, nel la sala parrocchiale di Sant'Anna, la Cgil di Piove di Sacco promuove un incontro incentrato sul nuovo modello di sanità territoriale, che è stato introdotto attraverso il varo del Piano socio-sanitario regionale, l'attuazione delle schede ospedaliere e la riorganizzazione dei servizi sul territorio. La cittadinanza è invitata (e.l.)

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ERANO ACCUSATI DI TRUFFA

Assolti dodici medici del policlinico San Marco Tutti assolti perchè il fatto non sussiste. Si è chiuso così, ieri in Tribunale a Venezia, il proces­so a carico dei 12 i medici che operavano al Policlinico San Marco accusati di truffa aggra­vata ai danni dell'Asl 12 e della Regione per 662 mila euro.Così ha deciso ieri il gip Marta Pac-cagnella accogliendo la richie­sta del pm Federico Bressan il quale, dopo aver chiesto il rin­vio a giudizio dei 12 professio­nisti, durante l'udienza si era convinto dell'insussistenza del­le accuse tanto da chiedere l'as­soluzione per tutti. Si chiude così il procedimento a carico

di: il 56enne Nicola Marzano (ortopedico di Vicenza), il 57en-ne Roberto Vianello (Moglia-no), il 68enne Renato Viola (Ve­nezia), il 49enne Giovanni Car­ta (Valdagno), il 62enne Chri-stos Frangos (Padova), il 68en-ne Michele Romanelli (Bellu­no), il 51enne Roberto Corezzo-la (Treviso), il 52enne Stefano Scarpa (Padova), il 43enne Di-mitrios Kontothanassis (chirur­go vascolare di Ferrara), il 59en-ne Maurizio Longo (chirurgo plastico di Padova), il 66enne Paolo Tedesco (ortopedico di Monfumo), il manager 72enne Alberto Graffitti.

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Sanità Documento contro le decisioni regionali

I medici bocciano la riforma: «È iniqua»

VERONA — Martedì la giunta regionale ha appro­vato in via definitiva le

schede di dotazione ospe­daliera. Un giorno dopo e arriva già il primo miraco­lo: tutte le sigle di quanti

lavorano in ambito medi­co si trovano e firmano, sotto l'egida dell'Ordine dei medici un documento

comune. Che lancia un al­larme: va riorganizzata 'as­sistenza medica sul territo­rio.

Ospedali Documento unitario delle sigle sindacali e dell'Ordine

Riforma sanitaria regionale i medici compatti la bocciano «Così cresce l'iniquità» Ma i dg la difendono: razionalizzazione, non tagli

VERONA—I «piani alti» della sanità le difendono a spada trat­ta, le associazioni e i sindacati dei medici si mostrano aperta­mente critici. Martedì la giunta regionale ha approvato in via de­finitiva, dopo le modifiche opera­te in quinta commissione, le schede di dotazione ospedaliera, mettendo così la parola fine, al­meno per quanto riguarda la «te­oria» al nuovo piano socio sani­tario. Un giorno dopo e arriva già il primo miracolo: tutte le si­gle di quanti lavorano in ambito medico si trovano e firmano, sot­to l'egida dell'ordine dei medici un documento comune. Che lan­cia un allarme: «La riorganizza­zione ospedaliera regionale - si legge - non può realizzarsi senza una pari riorganizzazione dell'as­sistenza medica sul territorio, pe­na il lasciare ampie fasce di popo­lazione senza possibilità di cura, scaricando sulle famiglie il peso di un'assistenza che il sistema pubblico non è più in grado di garantire». E ancora, le sigle de­nunciano «all'opinione pubblica lo stato di progressiva e costante riduzione delle risorse disponibi­li che costringe i medici a eserci­

tare la professione ogni giorno in condizioni di aumentato ri­schio». Parole che suonano qua­si come una bocciatura. Per il presidente dell'ordine dei medi­ci scaligero, Roberto Mora «il fat­to che tutte le sigle siano riuscite a superare le divisioni, cosa che non è mai avvenuta, è epocale e lascia immaginare quanto sia se­ria la nostra preoccupazione al ri­guardo, n fatto è che sulla riorga­nizzazione territoriale la politica non ce la sta dicendo giusta: so­no stati fatti i tagli, ma mancano gli investimenti nel territorio. Si rischia di avere malati dimessi che non sanno dove andare per proseguire le cure. Una situazio­ne analoga a quanto accaduto al­l'indomani della legge Basaglia, che chiuse gli ospedali psichiatri­ci: non c'era un posto dove far andare quei pazienti. Adesso, pe­rò, tocca a tutti quanti». Lamen­ta la mancata proporzione «tra

assistenza ospedaliera e territo­riale» anche Anna Tomezzoli, dell'Anaao, uno dei sindacati più rappresentativi dei medici ospe­dalieri, che aggiunge «anche sui cambiamenti avvenuti all'inter­no delle singole strutture non si

è voluto sentire il personale me­dico».

Sull'altro fronte, l'assessore al­la Sanità Luca Coletto e i diretto­ri generali delle tre Usi Veronesi (Maria Giuseppina Bonavina, per la 20, Francesco Piccoli per la

21, Alessandro Dall'Ora per la 22 e Sandro Caffi per l'azienda ospe­daliera) si dicono molto soddi­sfatti per la chiusura dell'iter. «Siamo passati da un regime di tagli orizzontali ad una serie di razionalizzazioni con investi­mento nel territorio. Ora chiedia­mo al governo più certezza nel­l'erogazione delle risorse: in par­ticolare sono necessari i fondi, previsti per sei miliardi per met­tere a norma antisismica le strut­ture». Per Bonavina la schede «fotografano quanto vogliamo mettere in campo per il territo­rio». Per Dall'Ora e Piccoli «non si può parlare di tagli. I posti let­to eliminati (150 in provincia, ndr) c'erano di diritto e non di fatto: ovvero non utilizzati an­che per questioni economiche, oltre che per l'avvento di nuove modalità di cure mediche». Per la provincia, le schede conferma­no quanto già si sapeva: confer­

mano la chiusura di Zevio e il po­lo a «due gambe» di Bussolengo, con l'ospedale chirurgico a Villa-franca C'è, però, un grande vin­citore: l'azienda ospedaliera, si «porta a casa» sette apicalità (ov­vero unita operative con prima­rio) in più rispetto al previsto: la doppia neurologia, Neuroriabili­tazione, Angiologia, Terapia del dolore, Reumatologia e chirur­gie specialistiche per il pancreas, l'esofago e lo stomaco. Non ci sa­rà, invece, la doppia oncologia.

«Confermata quella universi­taria al policlinico - spiega Caffi - ma non ci sarà nessun disagio per gli utenti: i servizi continue­ranno regolarmente anche a Bor­go Trento». Stralciate dalla quin­ta commissione, invece, le sche­de che riguardano i servizi d'emergenza e di soccorso medi­co. «Nessuna irregolarità - spie­ga Coletto- era necessari sempli­cemente implementare prima i cambiamenti negli ospedali». Si farà luce in un secondo tempo, dunque, sulla dotazione di alcu­ni servizi come il 118 e i punti ambulanza, una voce di spesa notevole nei bilanci delle azien­de sanitarie.

Davide Orsato

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Luca Coletto Servono altri fondi per mettere a norma antisismica le strutture

1506 I posti letto tagliati in provincia Secondo i dg delle Usi i posti letto eliminati (150 in provincia, ndr) c'erano di diritto e non di fatto: ovvero non utilizzati anche per questioni economiche, oltre che per l'avvento di nuove modalità di cure mediche»

I miliardi previsti per mettere a norma antisismica le strutture, una delle poche voci «superstiti» di invstimento in mezzo ai tagli dei fondi nazionali. Coletto e i direttori delle Usi chiedono «al governo più certezza nell'erogazione delle risorse»

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Sanità Meno letti con le nuove schede. Laroni (Pdl): processo virtuoso. Pigozzo (Pd): il territorio dov'è?

Tumori, parti e lungodegenza i «tagli» che preoccupano Venezia Il nodo delle strutture intermedie. I sindacati: nessuno le attiverà

VENEZIA — Le schede re­gionali sono state approvate, ma a Venezia i «nodi» riman­gono gli stessi. Sul fronte ospedaliero, innanzitutto. La criticità più grave è quella le­gata alle patologie tumorali. Oncologia all'ospedale civile passa da 18 a 4 posti letto (il tasso di occupazione era del 101%), recuperandone solo 6 all'Ospedale dell'Angelo. «E' un dato pesante, specialmen­te in una provincia come la no­stra che soffre più di altre di questa patologia - dice Bruno Centanini delegato del sinda­co di Venezia per la Sanità - il fatto che ci siano solo 10 posti letto di Oncologia in tutta l'Usi, con l'Angelo che è polo provinciale di riferimento on­cologico, è preoccupante. L'ospedale mestrino andrà in sofferenza». «Un malato di questo tipo si rivolge a struttu­re specializzate, ad altri centri, magari altrove - dice invece Nereo Laroni, consigliere re­gionale del Pdl - il calcolo è stato fatto sulla base effettiva

emergenza». Diversa la situazione per il

capitolo «nascite». I posti di Ostetricia al Civile passano da 24 a 20, ma aumentano al­l'ospedale dell'Angelo (da 34 a 40), con anche due posti in

più per le patologie neonatali. Una scelta necessaria, visto che proprio all'Angelo conflui­ranno nei prossimi mesi an­che i parti della vicina Villa Sa-lus, che perde definitivamen­te il suo punto nascite. L'ulti­ma criticità presente nelle vec­chie schede e nient'affatto ri­marginata nelle nuove riguar­da infine la Lungodegenza. Il Civile perde 30 posti, ma non li recupera né all'ospedale del­l'Angelo né altrove. «E' rima­sto tutto inalterato, purtroppo - dice Pigozzo - dove saranno i posti sostitutivi della Lungo-degenza tagliati al Civile? Nel­le strutture intermedie, ma quali?». «La Giunta regionale ha tenuto in considerazione solo parte delle indicazioni espresse dal consiglio comu­nale e dalla conferenza dei sin­daci - dice Centanini - e i po­sti letto di struttura interme­dia sulla carta continuano ad essere definiti "eventuali" e non certi». Il senso è, con un gioco di parole, che se la deli­bera stabilisce da un lato che tutti i cambiamenti dovranno essere attuati entro il 2015, dall'altro non stabilisce affat­to che i posti letto di struttura intermedia vedranno la luce. «Gli "eventuali 50 posti" mi

Azienda e Comune

preoccupano - dice Dario De Rossi della Cisl - un modo co­me un altro per mettere tutti tranquilli. E poi nessuno li atti­verà».

Nelle schede regionali ap­provate martedì però non c'è solo la parte ospedaliera «C'è una leggera contrazione dei posti letto ma aumenteranno quelli territoriali - continua Laroni - si tratta di un mecca­nismo virtuoso cui dobbiamo puntare. Il prossimo passo sa­

rà l'articolazione sul territorio». Arti­colazione che man­cava nelle schede precedenti e che per ora continua a mancare. Su que­sto, a margine del­l'inaugurazione del restauro della Scuo­la Grande di San Marco, ieri si è espresso il dg del­l'Usi 12 Giuseppe Dal Ben: «Da oggi ci sono 90 giorni di tempo per il piano aziendale che coin­volge la conferenza dei sindaci. Nascerà dal basso, la sua ste­sura sarà frutto di un accordo, è un percorso che richie­de tempo - spiega -

Dal Ben II piano aziendale sarà in accordo con i sindaci

C'è da costruire la rete di assistenza primaria poi il livel­lo delle cure inter­medie, tra hospice, ospedali di comuni­tà e unità operative territoriali, livello che deve essere este­so in tutto il territo­rio». «Sono tempi

stretti per un'operazione così complessa - dice Sandro Si-mionato, vicesindaco - le sche­de sono quel che sono, non siamo riusciti a cambiarle, ora la vedo dura, ci vorrebbe un ri­pensamento a 360 gradi della Regione». Una valutazione po­sitiva arriva invece dagli ospe­dali convenzionati. Villa Salus ha visto l'attivazione dei 12 po­sti di Chirurgia generale con attività di Ortopedia, che le permetterà di tenere in piedi l'attività. Al Policlinico San Marco, invece, il reintegro dei 20 posti letto di Ortopedia e Traumatologia mitiga i tagli. «In realtà ne sono stati tolti al­tri in altre specialità - dice Francesco Camisa - siamo con­tenti del risultato perché ci permette di mantenere Chirur­gia ortopedica che è il nostro fiore all'occhiello».

Alice D'Este Elisa Lorenzini

5 RIPRODUZIONE RISERVATA

Centanini La giunta ha accolto solo in parte le osservazioni

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I numeri e i punti critici POSTI LETTO SCHEDE OSPEDALIERE Ospedale dell'Angelo 568

TOTALE PRIVATO TOTALE

507 11.385

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Il restauro

VENEZIA —La Scuola Grande di San Marco, che per tanti veneziani è soprattutto l'ingresso dell'Ospedale Civile, è tornata alla città dopo un restauro di tre mesi. Ieri pomeriggio l'inaugurazione ufficiale. A fare gli onori di casa il direttore generale dell'Usi 12 Giuseppe Dal Ben: «I nostri cittadini devono sentirsi bene accolti e presi in carico non appena varcano il portone storico e si inoltrano verso i reparti», ha detto. Nel salone al piano terra le dieci colonne e le quattro semicolonne sono state ripulite, il precario

La nuova Scuola di San Marco «Così pazienti bene accolti»

intonaco decorticato, il pavimento riparato. Il rinnovato scalone del Codussi porta alla Sala Capitolare, con le teche e i volumi che assieme compongono il museo della medicina. L'intervento qui ha riguardato gli affreschi, il soffitto, gli impianti. Nella Sala dell'Albergo, grazie alla tecnologia che ha permesso perfette riproduzioni, sono tornati i dipinti del ciclo di San Marco (gli originali sono alle Gallerie dell'Accademia e a Brera a Milano). Altra novità il ritrovamento del Crocifisso del XV secolo, che ora attende di essere

restaurato. I lavori sono durati da giugno a settembre, costo: tra i 300 e i 350 mila euro, sostenuti da Siram, Veneta Sanitaria Finanza di Progetto, GPi. «E' un giorno importante perché è stato restituito un bene di straordinario valore - ha detto il vicesindaco Sandro Simionato - un contenitore fondamentale ma per ognuno di noi il contenuto è più importante». Il governatore Luca Zaia ha inviato un messaggio: «Il valore di un ospedale come il Civile non risiede solo nell'eccellenza dei suoi medici, ma anche nella sua storia secolare».

Emozionata la soprintendente Renata Codello: «La grandiosità della Scuola Grande ci trasmette un senso di pace in questi spazi di grande qualità». E aggiunge: «Si smentiscono i luoghi comuni che i detrattori di Venezia ripercorrono sostenendo che non si operi per il bene della città». Oggi la Scuola è aperta dalle 10 alle 16. Alle 17.30 ospita il concerto della Filarmonica della Fenice. Poi sarà aperta ogni giorno da martedì a sabato dalle 9.30 alle 13 e dalle 14 alle 17.

Elisa Lorenzini © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ripulite Le colonne del salone

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La giunta di Chioggia interrompe il finanziamento

Stop agli antiabortisti CHIOGGIA — La giunta Pd-Udc del sindaco Giuseppe Casson interrompe il finanziamento (30 mila euro) agli antiabortisti del Movimento per la vita, che Io scorso anno aveva rischiato di mandare a casa la giunta per una crisi di coscienza del Pd. Quest'anno le parti si sono invertite: Pdl e Lega hanno presentato in consiglio comunale un documento-fotocopia della delibera del 2012, ma se la vede bocciare. Per schivare l'attacco da sinistra di Fortunato Guarnieri (Sei), i democrat chioggiotti hanno puntato i piedi: si va verso un «bonus bebé», che aiuta le donne, spesso giovanissime, che sceglierebbero l'aborto a comprare pannolini e omogeneizzati. L'accesso al bonus verrebbe garantito da un modulo Isee di autocertificazione del reddito, (e.bel.)

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» Il processo L'accusa: truffa alla Regione per 562 mila euro

Policlinico, assolti i medici «Ora chiederemo i danni»

VENEZIA — Lo avevano chiamato «il recordman» della truffa: il dottor Stefano Scarpa, dermatologo molto noto in tutto il Veneto, era infatti accu­sato dalla Guardia di Finanza di falso e truffa per aver «taroccato» ben 97 schede di dimissione ospedaliera di pazienti del Policlinico San Marco di Mestre, e con lui anche altri 10 medici e il direttore generale Alberto Graffiti. In tutto, secondo le indagini coordina­te dal pm Federico Bressan, la struttu­ra di via Zanotto avrebbe percepito ben 562 mila euro in maniera indebita nel 2006. Ieri mattina, però, dopo che lo stesso pm — convinto dalle obiezio­ni degli avvocati e soprattutto dalla te­stimonianza di una funzionaria regio­nale sentita nei mesi scorsi — aveva chiesto l'assoluzione, il gup Marta Pac-cagnella ha decretato per tutti che il «fatto non sussiste». «La nostra attivi­

tà è stata corretta sotto tutti i punti di vista», esulta il dottor Scarpa, difeso dall'avvocato Pietro Someda, che non nega il travaglio di questi anni sulla graticola. «Ho avuto un danno in ter­mini di immagine e di salute enorme -dice il dottore, costretto a "emigrare" a Ferrara per continuare la sua specia­lità, gli innesti cutanei su ulcere croni­che -1 miei pazienti si sono decimati,

molti hanno smesso di venire da me perché dicevano che ero un truffato­re». Ora ovviamente si pensa anche a un risarcimento danni. «Vedremo se ci sono i margini, ma siamo stati accu­sati di aver falsificato le cartelle clini­che - continua, riferendosi alla relazio­ne dell'Usi 12 che aveva dato il via al­l'indagine - accuse gravi, per un anno ho perso il sonno, dormivo su un diva­

no, ho avuto attacchi di nervosismo». Per Graffiti e per l'ortopedico Paolo

Tedesco, che avevano scelto il rito ab­breviato, il gup ha dichiarato il non luogo a procedere. Sono invece stati assolti con formula piena due medici che all'epoca erano interni (Maurizio Longo e Roberto Correzzola) e altri ot­to collaboratori esterni: oltre a Scarpa, anche Nicola Marsano, Roberto Vianel-lo, Renato Viola, Dimitrios Kontotha-nassis, Giovanni Carta, Christos Fran-gos, Michele Romanelli. «Medici per i quali questa sentenza ha ridato luce e dignità, cancellando una piaga aperta sulla loro carriera», commenta l'avvo­cato Alessandro Compagno. Con lui, tra gli altri difensori, c'erano anche i veneziani Alessandro Rampinelli, Ren­zo Fogliata, Paola Bosio.

A.Zo.

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In Pediatria

Il dono dei genitori della bimba morta

Lo zaino per le emergenze

BELLUNO — In ricordo di Martina, la bimba deceduta Io scorso marzo a soli 2 anni di età per un'encefalite virale fulminante, una speciale raccolta fondi promossa dai genitori Mirko e Viviana Della Vecchia, in collaborazione con il personale della Costan e gli «Amici del calcio» di Mei, ha permesso di regalare al reparto di pediatria dell'Uls 1 di Belluno uno zaino per l'urgenza intra-ospedaliera che agevolarà la gestione delle situazioni di emergenza clinica per i bimbi.

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» Il caso Assolti i tre imputati. L'inchiesta partì dal decesso di un'anziana

Tumore scambiato per sciatalgia Il giudice: non fa colpa dei medici

TAGLIO DI PO — (a.a.) Le perizie disposte dal Gup non hanno fatto emergere con chia­rezza il nesso di casualità tra l'aver scambiato un tumore per una lombosciatalgia, curando la paziente per un anno e mezzo in base a quella diagnosi, e la morte della donna. Per questo Giuseppe Di Trapani, medico di base di Porto Viro, il radiologo della casa di cura portovirese Francesco Centanni e il medico della terapia del dolore della stessa struttura Pierluigi Marchiaro ieri mattina sono stati as­solti dall'accusa di omicidio colposo per negli­genza e imperizia medica. L'assoluzione è ar­rivata in udienza preliminare con rito abbre­viato. La vicenda riguarda il decesso di Fran­ca Bacchiega, avvenuto il 31 gennaio 2010. La

signora di Ta-. glio di Po, nata

Scagionati nei 1942, nei-Assolti il medico di l'aprile 2008 si

base, il radiologo e uno specialista della casa di cura

recò alla casa di cura privata «Madonna del­la salute» di Por-

^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ _ to Viro per dei forti dolori alla

regione lombare, al bacino e alla schiena. Do­po la radiografia, le venne diagnosticata una lombosciatalgia. Per un anno e mezzo Franca Bacchiega venne così sottoposta a cure anti­dolorifiche a Porto Viro. Non vedendo però risultati i suoi figli l'accompagnarono al­l'ospedale «Rizzoli» di Bologna, dove emerse l'amara verità: la donna aveva un tumore or­mai in stadio molto avanzato nella zona lom­bare. Dopo il decesso i familiari decisero che non potevano lasciar perdere, e chiesero una consulenza ad un medico legale. In base alle risultanze, che mettevano «nero su bianco» l'ipotesi di un'errata diagnosi, decisero di ri­volgersi alla Procura denunciando quanto ac­caduto alla madre.

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I dottori Accusati dai famigliari e prosciolti

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