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ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA ATTI DELLA XLI RIUNIONE SCIENTIFICA DAI CICLOPI AGLI ECISTI SOCIETÀ E TERRITORIO NELLA SICILIA PREISTORICA E PROTOSTORICA San Cipirello (PA), 16-19 novembre 2006 FIRENZE 2012

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NEW SCIENTIFIC KNOWLEDGE ON THE RIPARO DEL CASTELLO AT TERMINI IMERESE (PA) INSIDE THE SICILIAN PREHISTORY BETWEEN LATE PLEISTOCENE AND EARLY HOLOCENE. - The Riparo del Castello (Castle Rock-shelter) is one of the most historic european Palaeolithic/Mesolithic site, nevertheless al most unknown on a stratigraphic point of wiew. A recent excavation shows a four phases occupation, dated thanks to a large amount of radiocarbon samples. The first phase belongs to the late Pleistocene; the second, characterized by complicated hearths, to the early Holocene; the third, after a 5,000 years gap, be longs to a late Neolithic occupation, whereof remains a thick and mixed layer; the fourth phase, also remixed and dating to the Eneolithic age, shows the shel-ter use as cemetery. The lithic industry from the first two phases is linked to the Sicilian Epigravettian. Its structural evolution let us connect to the shelter stratigraphy (the first long-term occupation located in Sicily) the most important island prehistoric sites dating between Pleistocene and Holocene.Il Riparo del Castello è uno dei più noti siti paleomesolitici d’Europa, tuttavia quasi sconosciuto da un punto di vista stratigrafico. Un saggio di scavo recentemente condotto ha rivelato l’esistenza di quattro fasi, databili grazie ad una nutrita serie di datazioni al radiocarbonio. La prima fase si colloca alla fine del Pleistocene; la seconda, caratterizzata da articolate strutture di combustione, agli inizi dell’Olocene; alla terza, dopo un’interruzione di ca. 5.000 anni, appartiene una frequentazione del tardo Neolitico, di cui rimane uno spesso accumulo rimescolato; la quarta fase, databile all’Eneolitico ed anch’essa rimaneggiata, indica un uso del riparo come necropoli. L’industria litica delle prime due fasi si colloca nella tradizione epigravettiana dell’isola. L’evoluzione strutturale di essa permette di agganciare alla stratigrafia del riparo, la prima di lungo periodo rinvenuta nell’isola, i più importanti siti preistorici della Sicilia databili tra Pleistocene e Olocene.published in ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA, ATTI DELLA XLI RIUNIONE SCIENTIFICA, DAI CICLOPI AGLI ECISTI SOCIETÀ E TERRITORIO NELLA SICILIA PREISTORICA E PROTOSTORICA, San Cipirello (PA), 16-19 novembre 2006, Firenze 2012.

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ISTITUTOITALIANO DI PREISTORIA

E PROTOSTORIA

ATTI DELLA XLIRIUNIONE SCIENTIFICA

DAI CICLOPI AGLI ECISTISOCIETÀ E TERRITORIO

NELLA SICILIA PREISTORICA E PROTOSTORICA

San Cipirello (PA), 16-19 novembre 2006

FIRENZE 2012

Fabrizio
Font monospazio
ISBN 978-88-6045-093-7
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ENTI PROMOTORI

Istituto Italiano di Preistoria e ProtostoriaAssessorato Regionale dei Beni Culturali Ambientali e P.I.Comune di San CipirelloUnione de Comuni Monreale JetasCentro Siciliano di Preistoria e Protostoria Archeoclub di Corleone

COMITATO D’ONORE

A. Buttitta, N. Bonacasa, E. De Miro, S. Lagona, V. La Rosa, G. Rizza, E. Tortorici,M. Tosi, V. Tusa, G. Voza

CON IL SOSTEGNO DI

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COMITATO SCIENTIFICO

Paleolitico e Mesolitico: M.R. Iovino, F. MartiniNeolitico: V. Tinè, S. Tusa Eneolitico: A. Cazzella, D. Cocchi Genik, L. Maniscalco Età del Bronzo: N. Bruno, M. Cavalier, M.C. Martinelli, F. Nicoletti, E. Procelli, S. Tusa Età del Ferro: R.M. Albanese ProcelliInterazioni Sicilia - Mediterraneo: A.M. Bietti Sestieri, M. Marazzi Coordinamento: S. Tusa

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA

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REDAZIONE DEGLI ATTI

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FABRIZIO NICOLETTI* - SEBASTIANO TUSA*

Nuove acquisizioni scientifiche sul Riparo del Castello di Termini Imerese (PA) nel quadro della preistoria siciliana

tra la fine del Pleistocene e gli inizi dell’Olocene

Sito a mezza costa del promontorio di Termini Imerese (fig. 2.C-D), ilRiparo del Castello venne scoperto nel 1899, durante il rifacimento di untortuoso sentiero che congiungeva l’acrocoro termitano con il mare. Il ri-paro (fig. 2.A-B) è un ampio ingrottamento a pareti curve, sito in una in-terfaccia geologica fra calcari e radiolariti allargata da fenomeni di perco-lazione. Orientato in senso NE-SW, con accesso da Occidente, e posto aduna quota media di 50 m s.l.m., esso è lungo una cinquantina di metri eprofondo al massimo sette.

Il sito venne inizialmente scavato da S. Ciofalo (1900), C. Palumbo eG. Patiri, che nell’arco di un quindicennio rimossero gran parte del de-posito antropico. Il Patiri pubblicò ripetutamente le proprie ricerche(1902; 1903; 1909; 1910; 1915a; 1915b) che ebbero se non altro il meritodi rendere note le industrie litiche del sito, divenute famose per gli allorapoco noti geometrici. L’interesse suscitato da queste scoperte (GiuffridaRuggeri 1907; Regalia 1907; Schweinfurth 1906, 1907; Raymond 1909)creò un clima di eccessiva attesa per il primo scavo sistematico che nel1916 vi condusse E. Gabrici (1930-31). L’edizione dello scavo rivelava trelivelli di vita in un deposito spesso ca. 3,5 m, dei quali i due superiori conceramiche e quello inferiore senza. I quintali di materiale archeologicoportati in luce non vennero pubblicati, e sebbene periodicamente esami-nati da diversi studiosi (Battaglia 1922; Rellini 1926; Vaufrey 1928, p.196; Laplace 1966, pp. 326-327; Acanfora 1947; Zampetti 1984-87; Seba-sti 1995; Bruno et alii 1997) rimasero sostanzialmente inediti. Lo scavodel 1916 fu anche l’ultimo, prima di quello che andremo a presentare.

* Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa”, Napoli; e-mail: [email protected]; [email protected].

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304 F. NICOLETTI - S. TUSA

STRATIGRAFIA E CRONOLOGIA

Il saggio da noi condotto (fig. 2.A-B), allocato tra il riparo e il talus,misurava 3 x 1,60 m ca., con il lato lungo orientato in senso WE. Essen-do posto al limite di una sezione inclinata, esposta da mezzi meccanicianni addietro, il suo asse massimo è progressivamente aumentato sul latoE, fino ad una lunghezza di 2,50 m. Nel deposito stratificato (fig. 1 A),spesso 4,10 m, sono stati distinti quattro orizzonti, talvolta suddivisibiliin sottofasi.

La fase più antica, spessa 60 cm, è una sequenza di accumuli, ricchi diindustrie litiche ma poveri di faune, la cui matrice ha consentito di distin-guere tre sottofasi: l’inferiore (1A) caratterizzata da radiolariti; l’interme-dia (1B) da ceneri sciolte; la superiore (1C) caratterizzata ancora da ra-diolariti. Alcuni distacchi dalla volta segnano la fine di questa fase manon della frequentazione del sito.

Sopra il crollo si stende il primo di tre successivi paleosuoli, cui si asso-ciano altrettanti focolari a complessità stratigrafica crescente, che caratte-rizzano le tre diverse sottofasi del secondo orizzonte, il cui deposito èspesso 1,10 m.

Al primo paleosuolo (2A) si associa un focolare delimitato da un circo-lo di pietre. Il successivo (2B) associa un focolare con articolata stratigra-fia collocato entro una conca artificiale. Il terzo paleosuolo (2C) è asso-ciato a un focolare del diametro di oltre due metri (fig. 1 B); esso è conte-nuto entro una fossa, rinforzata su un margine da lastre litiche disposte acoltello e colmata da un accumulo drenante di chiocciole macinate eghiaia. Su quest’ultimo si trova una sequenza di livelli di carboni alternatia sottili straterelli circolari di cenere compressa. Un piccolo accumuloterroso (2C1/2C2), intercalato tra due sequenze di questo tipo che occu-pano punti diversi della fossa (2C1 e 2C2), segna una discontinuità nell’u-so del manufatto. Gli abbondanti rinvenimenti del secondo orizzontecomprendono industria litica, malacofauna marina e continentale e restidi cervo rosso ed equidi. La natura residuale delle ultime unità stratigrafi-che del focolare e il cambiamento dei sedimenti nel deposito sovrastante,indicano l’esistenza di una fase erosiva al termine del secondo orizzonte.È pertanto probabile che l’interfaccia tra l’ultimo focolare e il depositoad esso sovrapposto segni una lacuna stratigrafica. La terza fase è costi-tuita da un unico accumulo, spesso 1,20 m, privo di discontinuità interne.Caratteristiche sono l’abbondante industria litica di aspetto epigravettia-no, con sporadici manufatti in ossidiana, l’assenza di equidi, le scarse at-testazioni di ceramica di impasto buccheroide levigato alla stecca. Netto èil cambiamento al passaggio tra la terza e la quarta fase, una sequenza di

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NUOVE ACQUISIZIONI SCIENTIFICHE SUL RIPARO DEL CASTELLO 305

Fig. 1 - Termini Imerese, Riparo del Castello: sezione stratigrafica (A) e dettagliodel focolare (B).

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306 F. NICOLETTI - S. TUSA

Fig. 2 - Termini Imerese, Riparo del Castello: A-B) pianta e sezione del riparocon la localizzazione del saggio (dis. A. Bonura); C-D) modello matema-tico del promontorio su cui sorge il riparo (dis. P. Ricordi); E) grattatoi (dis. I. Torretta).

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NUOVE ACQUISIZIONI SCIENTIFICHE SUL RIPARO DEL CASTELLO 307

crolli che caratterizza l’ultimo orizzonte stratigrafico. La serie inizia conun piccolo crollo (4A), sul quale vi sono lembi di una paleosuperficie as-sociata ad un focolare stratificato (4B). Su tali resti si sovrappongono tregrandi crolli (4C), che segnano la fine della vita antropica del riparo, or-mai ostruito fin quasi alla volta. La quarta fase, rimaneggiata in età stori-ca, ha restituito frammenti di impasto talora riconducibili ad uno stile diSerraferlicchio di grande qualità, associati ad ossa umane in giacitura se-condaria.

Tab. I - Termini Imerese, Riparo del Castello: datazioni AMS.

CAMPIONE US FASE DATAZIONE B.P. cal 1 a.C. cal 2 a.C.

OxA-9997 8 4A 5215 ± 40 4220 (4210, 4050)–3970 4220 (4190, 4170, 4120, 4110, 4090, 480)–3970

OxA-9998 9 3 5220 ± 40 4220 (4200, 4050)–3970 4220 (4190, 4170, 4120, 4110, 4090, 4080)–3950

OxA-9975 9 3 11070 ± 130 11230–10960 11500 (10850, 10800)–10700

OxA-9999 9 3 5214 ± 40 4045–3970 4220 (4190, 4170, 4120, 4110, 4090, 4080)–3950

OxA-10000 9 3 5318 ± 40 4230 (4180, 4170)–4040 4320 (4300, 4250, 4040, 4020)–4000

OxA-9976 9 3 10030 ± 130 9950 (9900, 9800)–9300 10400–9200

OxA-10105 9 3 10520 ± 65 10870 (10770, 10710, 10620, 10580)–10380

10950–10100

OxA-10001 9 3 5240 ± 45 4220 (4200, 4160, 4150, 4140, 4120, 4050)–3970

4230 (4190, 4170)–3960

OxA-9977 20 2C2 9580 ± 160 9210 (8780, 8770)–8740 9350–8450

OxA-9978 22 2C1 11350 ± 100 11480–11220 11850 (11700, 11550)–11050

OxA-9979 34 2C1 11380 ± 180 11850 (11750, 11600)–11150

11900–10950

OxA-10002 35 2B 12670 ± 65 13600 (13200,12900)–12400

13700–12300

OxA-10003 40 2B 12800 ± 60 13800 (13200, 12800)–12400

13900–12400

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308 F. NICOLETTI - S. TUSA

La cronologia assoluta della sequenza stratigrafica (tab. I) è assicuratada 17 campioni organici sottoposti all’analisi del C14 e provenienti dallepiù significative unità stratigrafiche di ciascun orizzonte. Utilizzando i da-ti non calibrati, in anni dal presente, i quattro orizzonti del riparo si sca-glionano lungo un periodo che va dalla fine del Paleolitico superiore alprimo Eneolitico, con una significativa lacuna tra il Mesolitico avanzato eil primo Neolitico. I livelli del primo orizzonte forniscono quattro data-zioni comprese tra 13485 ± 80 e 12855 ± 70; quelli del secondo orizzontevengono datati da cinque campioni tra 12800 ± 60 e 9580 ± 160. Il primoorizzonte andrebbe pertanto compreso entro la fine del Dryas inferiore eil Bölling, e confrontato con i corrispondenti livelli di Grotta dell’AcquaFitusa e Grotta Giovanna. Il secondo orizzonte ricadrebbe invece tra ilDryas 3 e il Preboreale, al pari dei livelli inferiori della Grotta dell’Uzzo(Segre e Vigliardi 1983). In tal caso il crollo che separa le due fasi sarebbestato generato da quei fenomeni xerotermici che in molte grotte sicilianeaccompagnano il periodo compreso tra il Dryas inferiore e l’Alleröd. Lesette datazioni del terzo orizzonte forniscono dati contraddittori: tre diesse, comprese tra 11070 ± 130 e 10030 ± 130, ricadono entro la fine delsecondo orizzonte; le altre quattro, tra 5318 ± 40 e 5214 ± 40, si colloca-no invece nel pieno Neolitico. I sette campioni, che provengono dall’inte-ro deposito di terzo orizzonte senza alcun ordine cronologico, conferma-no le contraddizioni nella cultura materiale dello strato: il potente eduniforme accumulo è un aggregato eterogeneo di materiali paleo-mesoli-tici e neolitici, formatosi durante il Neolitico o alla fine di esso. Il terzoorizzonte indizia una frequentazione neolitica i cui resti in giacitura pri-maria, se esistono ancora, andranno cercati in altri punti del riparo. Tra ilsecondo e il terzo orizzonte le datazioni comprendono un gap di cinquemillenni. In termini stratigrafici esso deve corrispondere alla fase erosivache ha distrutto parte del deposito archeologico alla fine del secondoorizzonte, e della quale lo stesso deposito del terzo orizzonte deve essereconsiderato l’evento conclusivo. Una datazione al 5215 ± 40 dal presente,colloca, infine, l’inizio del quarto orizzonte nell’antico Eneolitico.

S.T.

OxA-10037 47 1C 12855 ± 70 13900 (13200, 12800)–12500

14000–12400

OxA-10038 48 1C 12975 ± 70 14000–13300 14100–12600

OxA-10039 50 1A2 13265 ± 70 14300–13700 14600–13100

OxA-10040 52 1A2 13485 ± 80 14550–13950 14900–13600

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NUOVE ACQUISIZIONI SCIENTIFICHE SUL RIPARO DEL CASTELLO 309

INDUSTRIE LITICHE

Qualche cenno sull’industria litica, adesso che è possibile correlarlacon una stratigrafia. Il saggio ha restituito ca. 28.000 manufatti, in selce equarzite. Escludendo il deposito di terzo e quarto orizzonte, e limitandola ricognizione ai pezzi ritoccati paleo-mesolitici, nelle prime due fasi delriparo vi sono 4.407 tipi primari. Di essi, 2.050 provengono dal primoorizzonte, i rimanenti dal secondo (Tab. II). Da un punto di vista tecnicoe tipometrico l’industria presenta caratteri omogenei in entrambe le fasi.L’indice di allungamento è sempre più accentuato tra gli erti differenziati;si riduce sensibilmente tra i grattatoi e soprattutto nel substrato, dove ta-lora si inverte il rapporto tra lame e schegge. I supporti sono quasi sem-pre piatti, al punto che la presenza di carenati, limitata ai grattatoi, è spo-radica. Le dimensioni assolute sono invece molto varie, sebbene non siastato fatto uno studio in proposito. I ritocchi prevalenti sono, nell’ordine,l’erto, quasi sempre superiore alla metà del totale, il semplice e il soprele-vato in proporzioni quasi uguali. Testimoniati con meno dello 0,5 %, so-no i ritocchi bulino, piatto e scagliato. I ritocchi erti e quelli soprelevati,questi ultimi quasi esclusivi dei grattatoi, sono sempre profondi e scala-riformi, i primi non di rado bifacciali o alternanti. I ritocchi semplici sonoinvece in prevalenza marginali o poco profondi, con delineazione inter-media tra la rettilinea e quella denticolata, al punto da non essere sempredistinguibile.

Nessun tipo primario che incida sensibilmente nei caratteri dell’insie-me può dirsi caratteristico di un solo livello. I tipi principali ricorrono intutto lo spessore del deposito, anche se talora mutano i rapporti quantita-tivi tra classi di manufatti o fra tipi specifici di uno stesso gruppo. In ge-nere, le variazioni quantitative non sono tali da giustificare l’ipotesi di im-portanti mutamenti strutturali nel corso del tempo, piuttosto che di nor-mali oscillazioni giustificate dalla limitatezza del sondaggio, con una solasignificativa eccezione. Questa, piuttosto che distinguere le industrie deidue orizzonti, pone una linea di demarcazione all’interno della prima fa-se, precisamente tra i manufatti della sottofase 1A1 e quelli dei livelli suc-cessivi.

Tab. II - Termini Imerese, Riparo del Castello: struttura essenziale, elementare esviluppata dell’industria litica. Tipologia secondo Laplace 1964.

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310 F. NICOLETTI - S. TUSA

TIPO 1a1 1a2 1bc 2a 2b 2c

B 0,3 0,3 0,2 0,3 0,4 0,4

-diedri 0,3 0,1 0,2 0,3 0,4 0,4

B5 0,3 0,1 0,2 0,3 0,4 0,4

-su ritocco 0 0,1 0 0 0 0

B7 0 0,1 0 0 0 0

-Bd/Br 0 1 0 0 0 0

G 19,3 14,9 16,6 20,3 12,3 9,7

-frontali 14,7 10,2 10,2 14 7,6 6,2

G1 2,6 1,3 2,1 3,9 4 2,6

G2 7,5 6 5,1 6 1,6 1,8

G3 0,7 0,5 1,1 1,3 1,4 0,9

G4 3,6 2,2 1,7 1,9 0,8 0,7

FrG1-3 0,3 0,3 0,2 0,9 0,5 0,2

-Gfl/Gfc 2,4 2,7 2,6 3,1 2,6 2,9

-circolari 0 0 0 0 0 0

-i.r.G5 0 0 0 0 0 0

-a muso 3,3 2,6 4,7 3,9 3,6 3,1

G6 1,6 2,2 4,3 2,9 3,4 3,1

G7 1,6 0,4 0,4 1 0,2 0

-carenati 1,3 2,2 1,7 2,3 1,2 0,4

G8 0,7 2,1 0,7 0,9 0,5 0,2

G9 0,7 0,8 0,9 1,5 0,7 0,2

TIPO 1a1 1a2 1bc 2a 2b 2c

R3 0,7 0,3 0,1 0,3 0,5 0,9

R4 0 0,1 0 0 0,1 0

R5 0 0,1 0 0 0 0

Fr.L-R 11,4 4,3 8,1 4,5 6,3 6,4

A 0 0,3 0,6 0,1 0 0

A1 0 0,1 0 0 0 0

A2 0 0,1 0,6 0,1 0 0

PD 4,6 11,7 14,9 14,7 11,2 9,9

PD1 0 0 0,2 0,3 0,3 0

PD2 0,3 1,9 2 1,3 3,3 2,4

PD3 0,3 0,1 0,5 0,1 0,1 0,2

PD4 3,6 8,6 11,3 11,2 7,2 6,4

PD5 0 1 0,8 1,3 0,2 0,7

PD6 0,3 0,1 0,1 0,4 0 0

LD 2,6 5,7 5,3 6,3 7,1 5,9

LD1 0 0 0,3 0,4 1,2 0,4

LD2 2,6 4,7 4,8 5,4 5,8 5,1

LD3 0 0 0 0 0 0,4

LD4 0 0,9 0,7 0 0,1 0

LD5 0 0,1 0,5 0,4 0,1 0

-i.r.crans 1,7 3,8 4,4 4 0,9 2,1

DT 4,2 2,7 2,8 4,4 5,8 3,7

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NUOVE ACQUISIZIONI SCIENTIFICHE SUL RIPARO DEL CASTELLO 311

TIPO 1a1 1a2 1bc 2a 2b 2c

B/G 0,02 0,02 0,01 0,01 0,03 0,04

AD 37,9 60,4 61,1 58,7 55,9 62,6

T 6,7 3,3 2,2 5,7 7,1 7,5

T0 0 0 0 0,3 0,6 0

T1 1,6 17 0,5 1,2 3,4 3,3

T2 3,6 0,9 0,9 2,3 1,5 1,5

T3 1,6 0,8 0,7 1,9 1,7 2,6

-i.r.T 18,1 5,5 3,6 9,7 12,8 11,9

Bc 0,3 0,1 0 0,4 0,5 0

Bc1 0,3 0,1 0 0,1 0,2 0

Bc2 0 0 0 0,3 0,2 0

F 0,7 0,4 0,2 0,1 0,4 0,9

F1 0 0 0 0 0 0,2

F2 0,3 0 0 0 0,1 0

F3 0 0 0 0,1 0 0

F10 0,3 0,4 0,2 0 0,3 0,7

Substrato 41,8 24 22,1 20,4 30,9 26,1

P 1,6 0,6 0,5 1,2 0,5 0,7

P1 0,3 0,4 0,1 0 0,2 0,2

P2 1 0,3 0,3 1 0,1 0,2

P3 0,3 0 0 0 0,2 0

P4 0 0 0,1 0,1 0 0

TIPO 1a1 1a2 1bc 2a 2b 2c

DT1 2,9 0,8 1 0,4 1,6 0,9

DT2 1 0 0,1 0 0 0,2

DT3 0 0,1 0,1 0,7 0,2 0

DT4 0,3 0,5 0,2 0 0,4 0,2

DT5 0 0,1 0 0,3 0,1 0,2

DT6 0 0 0,3 0,1 0,6 0

DT7 0 0,8 0,6 1,3 1,9 1,5

DT8 0 0,4 0,4 1,5 1,1 0,7

-i.r.DT 11,2 4,4 4,6 7,5 10,3 6

Gm 4,9 8,4 3 1,6 3,6 9

Gm1 0 1,3 1 0,7 0,2 0

Gm2 0 0 0,2 0 0,1 0,2

Gm3 3,6 5,4 1,6 0,6 1,7 4

Gm4 1 1,1 0,2 0,3 0,9 1,8

Gm5 0,3 0,8 0,2 0 0,3 1,3

Gm6 0 0,1 0 0 0 0,2

Gm7 0 0 0 0 0,1 1,5

Gm8 0 0 0 0 0,1 0

-i.r.Gm 12,9 14 4,9 2,7 6,5 14,4

Fr.AD 14,4 28,4 32,8 25,5 20,5 26,6

D 10,5 5,7 5 3,8 5,1 3,5

D0 0 0 0 0,1 0,6 0,2

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Bulini, becchi, punte (fig. 3.33), erti indifferenziati e scagliati si devonoconsiderare appena presenti, con percentuali che non raggiungono quasimai l’1%. I primi si limitano solo a pochi esemplari su frattura con spora-diche attestazioni di esemplari su ritocco.

Il gruppo in assoluto più rappresentato è quello dei grattatoi (figg.2.E; 3.1-2), con percentuali oscillanti, secondo i periodi, tra il 10 e il20% ca. Le percentuali maggiori si registrano all’inizio di entrambi gliorizzonti. Sebbene il tipo a muso semplice sia sempre ben rappresentato(fig. 2.E.10), tre quarti del gruppo sono costituiti da esemplari frontali,spesso multipli, tendenzialmente corti. La presenza del ritocco laterale(fig. 3.E.4,6-9) scema visibilmente nel corso del tempo, fin quasi a scom-parire nella sottofase 2C, quando la percentuale del gruppo raggiungevalori minimi.

Tra gli erti differenziati le troncature (fig. 3.3) oscillano tra il 2,2 e il7,5%, con una maggiore oscillazione entro il primo orizzonte. Ancoramaggiore è l’oscillazione delle punte a dorso (fig. 3.4-7), tra il 4,6 e il14,7%; la percentuale minima si registra nella sottofase 1A1, con untrend più alto e stabile, tra 10 e 15%, negli altri periodi. In questo grup-po, benché vi siano rappresentati anche solo sporadicamente quasi tutti itipi primari, il grosso è costituito dal tipo a dorso totale, sia rettilineo che

TIPO 1a1 1a2 1bc 2a 2b 2c

P5 0 0 0 0 0 0,2

L 11,8 9,1 4,6 7,7 11,8 6,8

L0 0,3 0,1 0 0,1 0,2 0,4

L1 6,2 2,6 0,9 1,9 3,5 3,3

L2 1,3 1,1 0,5 0,9 1 0,2

R 6,2 4 3,1 3,1 7,1 8,8

R0 0,7 0,1 0 0,1 0,7 0,7

R1 1,6 1,1 1,2 0,6 4,8 5,5

R2 2,6 1,4 0,9 1,3 1 1,3

TIPO 1a1 1a2 1bc 2a 2b 2c

D1 3,9 3,4 2,4 1,8 2,4 2

spina 2,6 1,1 0,9 1 1,1 0,4

D2 2,9 1 1,3 0,7 1,1 0,9

D4 1 0 0,3 0,1 0 0

D8 0 0,1 0 0 0 0

E 0,3 0 0,1 0 0 0

E 0,3 0 0,1 0 0 0

Dv 0 0 0 0,1 0,1 0,2

TOTALI 306 783 961 685 1217 455

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NUOVE ACQUISIZIONI SCIENTIFICHE SUL RIPARO DEL CASTELLO 313

Fig. 3 - Termini Imerese, Riparo del Castello: 1-2) grattatoi carenati; 3) troncatu-ra; 4-7) punte a dorso; 8-9) lame a dorso; 10-20) dorsi con troncatura;21-28) geometrici; 29-32) microbulini; 33) punta; 34-35) lame ritoccate;36-38) raschiatoi; 39-45) denticolato (dis. I. Torretta).

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curvo. Anche le lame a dorso (fig. 3.8-9), presenti in quantità variabili trail 2,6 e il 7,1%, con lo stesso trend delle punte, offrono uno spettro tipo-logico quasi completo, seppure incentrato nel tipo più semplice. L’indiceridotto dei crans, comunque inferiore a 5, segue un andamento paraboli-co, in crescita fino alle fasi centrali della stratigrafia per poi declinare. Idorsi con troncatura (fig. 3.10-20) hanno oscillazioni comprese fra il 3 e il6% ca. Questo è l’unico gruppo in cui non si ravvisano tipi primari domi-nanti: l’intero spettro tipologico vi è rappresentato con percentuali cheraramente sfiorano o superano l’1%. È tuttavia significativo che le puntea dorso con base troncata (fig. 3.14-20) compaiano solo dalla sottofase1A2 e mostrino tendenza al consolidamento nelle fasi successive. Quellodei geometrici (fig. 3.21-28) è il gruppo dalle maggiori oscillazioni, tral’1,6 e il 9%. All’interno del primo orizzonte la loro presenza segue unandamento parabolico, da un 5% iniziale fino ad un 8,4% della sottofasecentrale e quindi un progressivo decremento fino agli inizi del secondoorizzonte; dai livelli centrali di quest’ultimo il trend torna in risalita finoalla sommità del deposito, quando si raggiungono le maggiori attestazio-ni. La varietà tipologica rimane invece costante e incentrata sui triangoli(fig. 3.24-26): la presenza di segmenti (fig. 3.21-23) e di trapezi (fig. 3.27-29) è solo sporadica, ma questi ultimi aumentano in quantità alla sommitàdel deposito. Tra gli erti differenziati il gruppo più numeroso è tuttaviaquello dei frammenti, in alcuni livelli fino a un terzo dell’industria ritoc-cata. Non è escluso che le fratture costituiscano un procedimento inten-zionale per la produzione di tipi specifici, al pari dei microbulini, ordinari(fig. 3.30-31) e K (fig. 3.29,32), molto frequenti tra i ritagli.

Il substrato è quasi equamente diviso tra lame, raschiatoi e denticolati.Le prime (fig. 3.34-35), che decrescono nel primo orizzonte e oscillanonel secondo, complessivamente tra 5 e 12% ca., prevalgono sempre suiraschiatoi (fig. 3.36-38), tranne che nei livelli terminali. I denticolati (fig.3.39-45) seguono un trend simile ma nei livelli più antichi la loro presenzaè doppia (10,5%) rispetto alle percentuali dei livelli successivi, compresefra 3,5 e 5,7%.

Globalmente considerata, l’industria del Riparo del Castello appare di-visibile in due complessi principali, tuttavia accomunati dai medesimi tipiprimari che la ascrivono alla tradizione epigravettiana dell’isola. Il com-plesso rappresentato dalla sottofase 1A1 si differenzia da tutti i livelli suc-cessivi per la diversa incidenza degli Erti differenziati: il 37,9% controoscillazioni comprese tra il 55,9 e il 62,6% dei periodi successivi. Tale dif-ferenza è equamente distribuita in tutti i gruppi interessati ma sembra in-fluenzata anche dai rapporti tra singoli gruppi. Nel complesso più anticoil gruppo più attestato è quello delle troncature, mentre è paritario il rap-

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porto tra i geometrici e i dorsi con troncatura. Questi tre gruppi hannoanche indici ristretti tra i più elevati. Le altre peculiarità del complessosono l’alta percentuale dei grattatoi e soprattutto quella del Substrato. Li-mitando i richiami alle industrie di cui sia noto il contesto, questi caratte-ri sono agevolmente confrontabili con quelli dei più antichi complessidell’Epigravettiano finale siciliano, quali li conosciamo all’Acqua Fitusa(Bianchini e Gambassini 1973) e soprattutto a Grotta Giovanna (Vigliar-di 1982) e nei livelli inferiori di San Teodoro (Vigliardi 1968). Questicomplessi si legano al nostro anche riguardo alle datazioni assolute.

Nel secondo complesso del riparo sono le punte a dorso a prevalere,mentre il rapporto fra geometrici e dorsi con troncatura subisce oscilla-zioni vistose conseguenti agli incrementi dei geometrici nelle sottofasi1A2 e 2C. Tra questi estremi, le parti centrali del deposito, cioè le sottofa-si 1BC, 2A e 2B, mostrano una presenza minoritaria o persino residualedi geometrici, raggiunti o superati in quantità dai dorsi con troncatura.

Se tali oscillazioni sono un fenomeno strutturale il secondo complessodel riparo offre la dimostrazione stratigrafica dell’esistenza di due distintefasi epigravettiane con accentuato sviluppo di geometrici (Segre e Vigliar-di 1983). In tal caso l’industria della sottofase 1BC ci appare come unosviluppo della precedente, mentre le industrie dei livv. 2A e 2B trovanoconfronti nei complessi di San Teodoro superiore e soprattutto Levanzostr. 3 (Vigliardi 1982), e quindi con la seconda fase dell’Epigravettiano fi-nale siciliano, anche per quanto attiene alle datazioni radiometriche.

L’ultimo insieme a geometrici del riparo, l’industria della sottofase 2C,l’unica con significativa presenza di trapezi, può forse confrontarsi conmanifestazioni solitamente collocate nel Mesolitico, quali le industrie diGrotta dell’Uzzo (Piperno et alii 1980) e del Riparo di Sperlinga (Biddit-tu 1971).

Prescindendo dai numerosi complessi datati a fasi pleistoceniche piùantiche, in nessun caso con il supporto del contesto di appartenenza, lapiù antica presenza umana in Sicilia, sicuramente datata, era fino ad oggiquella dell’Acqua Fitusa, che abbiamo visto rientrare pienamente nel pri-mo orizzonte del nostro sito. E nella nostra sequenza trova adesso confer-ma la collocazione cronologica e strutturale di altri complessi siciliani,successivi, di cui sia noto il contesto. Il Riparo del Castello è dunque ilprimo riferimento stratigrafico di lungo periodo per le industrie litichedell’isola sviluppatesi tra la fine del Pleistocene e gli inizi dell’Olocene.

F.N.

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RIASSUNTO. - NUOVE ACQUISIZIONI SCIENTIFICHE SUL RIPARO DEL CASTELLO

DI TERMINI IMERESE (PA) NEL QUADRO DELLA PREISTORIA SICILIANA TRA LA FINE

DEL PLEISTOCENE E GLI INIZI DELL’OLOCENE. - Il Riparo del Castello è uno deipiù noti siti paleomesolitici d’Europa, tuttavia quasi sconosciuto da un punto divista stratigrafico. Un saggio di scavo recentemente condotto ha rivelatol’esistenza di quattro fasi, databili grazie ad una nutrita serie di datazioni al ra-diocarbonio. La prima fase si colloca alla fine del Pleistocene; la seconda, carat-terizzata da articolate strutture di combustione, agli inizi dell’Olocene; alla terza,dopo un’interruzione di ca. 5.000 anni, appartiene una frequentazione del tardoNeolitico, di cui rimane uno spesso accumulo rimescolato; la quarta fase, databi-le all’Eneolitico ed anch’essa rimaneggiata, indica un uso del riparo come necro-poli. L’industria litica delle prime due fasi si colloca nella tradizione epigravettia-na dell’isola. L’evoluzione strutturale di essa permette di agganciare alla stratigra-fia del riparo, la prima di lungo periodo rinvenuta nell’isola, i più importanti sitipreistorici della Sicilia databili tra Pleistocene e Olocene.

SUMMARY. - NEW SCIENTIFIC KNOWLEDGE ON THE RIPARO DEL CASTELLO AT

TERMINI IMERESE (PA) INSIDE THE SICILIAN PREHISTORY BETWEEN LATE PLEISTO-CENE AND EARLY HOLOCENE. - The Riparo del Castello (Castle Rock-shelter) isone of the most historic european Palaeolithic/Mesolithic site, nevertheless al-most unknown on a stratigraphic point of wiew. A recent excavation shows afour phases occupation, dated thanks to a large amount of radiocarbon samples.The first phase belongs to the late Pleistocene; the second, characterized bycomplicated hearths, to the early Holocene; the third, after a 5,000 years gap, be-longs to a late Neolithic occupation, whereof remains a thick and mixed layer;the fourth phase, also remixed and dating to the Eneolithic age, shows the shel-

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ter use as cemetery. The lithic industry from the first two phases is linked to theSicilian Epigravettian. Its structural evolution let us connect to the shelter strati-graphy (the first long-term occupation located in Sicily) the most importantisland prehistoric sites dating between Pleistocene and Holocene.