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1 ESTRATTI DAL LIBRO CAMPO SEMANTICO DI A. MENEGHETTI 1976-2004 by Psicologica Editrice Psicologica Editrice di Tonino Meneghetti Via San Sebastiano 130 00065 Fiano Romano, RM - Italy Tel. +39 0765 45.53.47 Fax +39 0765 20.71.31 e-mail: [email protected] http://www.psicoedit.com http://www.ontopsicologia.org Prima edizione: 1988 Seconda edizione: dicembre 1997 Terza edizione: ottobre 2004 ISBN 88-86766-51-3 IL CAMPO SEMANTICO NELLA CONCEZIONE ONTOPSICOLOGICA 1 1.1 Informazione e cifrematica Il campo semantico è il trasferimento di una informazione da un campo all‟altro. Il trasferimento è possibile in un universo semantico ed è dovuto a presupposti di situazione che possono determinare o l‟una o l‟altra informazione. “Campo” è un contesto ipotetico, definito da tre coordinate: spazio, tempo e individuazione (o specifica unità di azione). Per cui, l‟evento del campo, comunque siano i propri punti forza, specifica una vettoriale dominante e costellante che costituisce una spinta variante e strutturante. Mentre struttura, varia; e mentre varia, struttura. “Semantico” significa: significanza. Fa segno, specifica azione e si presenzia. È la forza che si fa il proprio luogo, o il proprio corpo. Quindi è cifrematico 2 . “Forza” è un termine equipollente di “vis”, energia, dinamica, movimento, spinta, necessità, bisogno, pulsione, istinto, gravità, magnetismo, attrazione, etc. Sostanzialmente è l‟azione, l‟ecceità dell‟atto, l‟energia in atto. La norma della nostra ecceità mentale è la situazione ontica. Il vuoto metafisico è inoggettivabile per la nostra mente. “Mente” significa ciò che misura l’ente, il misuramento dell‟ente in quanto intrinseco all‟ente. La forza o l‟azione è impensabile senza la propria specificazione. L‟energia si presenzia con forma. Il muoversi in sé, accade sempre con intrinseco fine o direzione. Essendo movimento, implica - nel secondo infinitesimale - un verso. Questo verso è il risultato dell‟ordine o del verso delle parti che contestualmente effettuano. Un reale, un quantico, un‟azione, un‟onda, una parola 3 si individua o specifica dall‟intrinseco fine che formalizza ed effettua, secondo l‟ottica del criteriante all‟interno dell‟esperienza. Il fine è ciò che, attuato, dà l‟equilibrio estetico alle parti in tensione, o risponde funzione al soggetto criteriante. Di per sé il fine è ciò per cui il muoversi si dà, ciò che il quantico o onda indica e cioè come il reale sta accadendo dentro. 1 Scritto inedito del 1994. 2 Sul concetto di “cifrematica” si veda A. Meneghetti, „Intenzionalità e cifrematica onirica‟, in XIV Congresso Internazionale di Ontopsicologia, Psicologica Ed., Roma 1995. 3 Cfr. A. Meneghetti, „Lettera a Chomsky sull‟Io e la sua azione linguistica‟, in L’immagine alfabeto dell’energia, Psicologica Ed., Roma 2004 3 .

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ESTRATTI DAL LIBRO CAMPO SEMANTICO DI A. MENEGHETTI

1976-2004 by Psicologica Editrice

Psicologica Editrice di Tonino Meneghetti

Via San Sebastiano 130

00065 Fiano Romano, RM - Italy

Tel. +39 0765 45.53.47

Fax +39 0765 20.71.31

e-mail: [email protected]

http://www.psicoedit.com

http://www.ontopsicologia.org

Prima edizione: 1988

Seconda edizione: dicembre 1997

Terza edizione: ottobre 2004

ISBN 88-86766-51-3

IL CAMPO SEMANTICO NELLA CONCEZIONE ONTOPSICOLOGICA1

1.1 Informazione e cifrematica

Il campo semantico è il trasferimento di una informazione da un campo all‟altro. Il trasferimento è

possibile in un universo semantico ed è dovuto a presupposti di situazione che possono determinare o l‟una o

l‟altra informazione.

“Campo” è un contesto ipotetico, definito da tre coordinate: spazio, tempo e individuazione (o specifica

unità di azione). Per cui, l‟evento del campo, comunque siano i propri punti forza, specifica una vettoriale

dominante e costellante che costituisce una spinta variante e strutturante. Mentre struttura, varia; e mentre

varia, struttura.

“Semantico” significa: significanza. Fa segno, specifica azione e si presenzia. È la forza che si fa il

proprio luogo, o il proprio corpo. Quindi è cifrematico2.

“Forza” è un termine equipollente di “vis”, energia, dinamica, movimento, spinta, necessità, bisogno,

pulsione, istinto, gravità, magnetismo, attrazione, etc. Sostanzialmente è l‟azione, l‟ecceità dell‟atto,

l‟energia in atto.

La norma della nostra ecceità mentale è la situazione ontica. Il vuoto metafisico è inoggettivabile per la

nostra mente. “Mente” significa ciò che misura l’ente, il misuramento dell‟ente in quanto intrinseco all‟ente.

La forza o l‟azione è impensabile senza la propria specificazione. L‟energia si presenzia con forma. Il

muoversi in sé, accade sempre con intrinseco fine o direzione. Essendo movimento, implica - nel secondo

infinitesimale - un verso. Questo verso è il risultato dell‟ordine o del verso delle parti che contestualmente

effettuano.

Un reale, un quantico, un‟azione, un‟onda, una parola3 si individua o specifica dall‟intrinseco fine che

formalizza ed effettua, secondo l‟ottica del criteriante all‟interno dell‟esperienza. Il fine è ciò che, attuato, dà

l‟equilibrio estetico alle parti in tensione, o risponde funzione al soggetto criteriante. Di per sé il fine è ciò

per cui il muoversi si dà, ciò che il quantico o onda indica e cioè come il reale sta accadendo dentro.

1 Scritto inedito del 1994. 2 Sul concetto di “cifrematica” si veda A. Meneghetti, „Intenzionalità e cifrematica onirica‟, in XIV Congresso Internazionale di

Ontopsicologia, Psicologica Ed., Roma 1995. 3 Cfr. A. Meneghetti, „Lettera a Chomsky sull‟Io e la sua azione linguistica‟, in L’immagine alfabeto dell’energia, Psicologica Ed.,

Roma 20043.

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Inesorabilmente, per la nostra ecceità ontica, siamo intrinseci a quanto oggettiviamo. Siamo scienza e

conoscenza solo ed in quanto esperienza dell‟ente.

Esperienza ci significa, cioè ci deforma o informa mentre si rappresenta. Infatti esperienza indica ciò che

risulta dell‟ente dopo che è morto. Ex - perior - ens - actio: dall‟essere perito l‟ente che accade. Quindi qual è

il modo o forma che risulta mentre il misurante perisce con il fatto.

Il criterio mentale è intrinseco alla sinapsi della parte senza perdere la identità della propria olotipia.

L‟olistico dinamico del soggetto mentre presenzia l‟interazione di una sua parte, non disattiva l‟unità del

proprio sincronico energetico.

Il fine specifica, formalizza il reale della forza. “Forza” significa: facente principio dell‟azione per fuori.

Quando mi esplicito in etimologia non intendo minimamente accettare e subire il criterio linguistico,

magari come gli esegeti isidoriani (S. Isidoro di Siviglia)4. Voglio aprire l‟accesso al principio unico del

segnarsi energetico. Esso resta comunque presente e fedele a se stesso nel fare parola e formula, fine e

principio del comunque accadere energetico. Il reale è tale solo se presenzia orme del significante che lo

indica e quindi costituisce.

Per me, perseguire i formali quantici o i formali psichici, è solo un visualizzare modi di campo. Mi colgo

coscienza, mi colgo consapevole dell‟azione che accado.

[…]

1.3 Il concetto di “campo”

Gödel ed Heisenberg, accettati come postumi ad Einstein, Poincaré, Bridgman e Lobačevskij,

predispongono la necessità di esattezza del criteriante in esperienza. Il concetto di campo del fermo

geometrico euclideo rientra in una sfera o definito campo percettivo del soggetto.

Più propriamente indica lo spazio convenzionale di una gestalt, di cui però si intende precisare un aspetto.

Quindi è l‟ambito di contatto in cui si intende analizzare. Allora il reale è quello dove è percepito: «Esse est

percipi» (Berkley). Ma anche la percezione è il reale. Il modo e l‟ambito convenuto del contatto per cui

sperimento, presenziano le strutture funzionali del reale per il soggetto criteriante. “Contatto” 5 è come due

azioni o agenti si incontrano in quel punto di tempo e spazio dall‟ottica dell‟osservante interno.

Per capire il campo bisogna aderire a convenzioni euclidee e non. È il fine di come o cosa precisare che

giustifica l‟ipotesi di campo operativo.

L‟intenzione di Poincaré, circa l‟equipollenza delle teorie euclidee e non, è indispensabile come la

relatività di Einstein. Qualsiasi matematica o criterio di misura sono sempre descrizioni a diversi livelli degli

stessi fatti, come, per esempio, nel caso dell‟applicazione einsteiniana della relatività, l‟osservazione di un

evento può avvenire in un campo gravitazionale più o meno compatto.

Un fisico può scegliere la convenzione o ambito di una azione di campo in cui operare per dimostrare una

certa legge o comportamento. Ovviamente l‟esposizione o proiezione empirica deve essere tradotta in

fenomenologia empirica.

Questo per dimostrare l‟equivalenza tra evidenza e concreto, tra forma e materia, tra conoscenza e potere.

Sono autoconversioni o proiezioni di forme psichiche che orientano l‟empirico secondo convenienze logiche

al determinismo psichico prestabilito.

[…]

1.7 Universo semantico e funzione

Qualsiasi variabile è comprensibile solo nell‟ambito di individuazione olistica. Ogni parte è tale solo ed in

quanto ordinata da un tutto che la contiene e prevede.

Qualsiasi sema è tale ed è spiegabile solo nel proprio universo semantico. Nessuna parte è coglibile ed

analizzabile se non ed in quanto proposta dal discorso di un intero. Senza l‟intero non si giustifica né la

funzione, né la relazione, né il fine. Addirittura non si può costituire neppure il concetto di movimento, in

4 L‟A. ha scritto un piccolo vocabolario in cui spiega il significato di alcuni termini utilizzati in psicologia e filosofia recuperandone

il senso etimo. Nell‟introduzione che riporta in quel testo, egli espone i criteri su cui basa questa sua lettura. Cfr. Dizionario di

Ontopsicologia, Psicologica Ed., Roma 2001. 5 Contatto = dal lat. “cum actu”.

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quanto senza l‟ambito dell‟intero significato che costituisce il fatto sincronico delle parti non si può

ipotizzare il prima ed il poi del tempo, ed il qui e il là dello spazio. Si annulla qualsiasi misura senza

l‟appoggio della relazione che poi a sua volta ripete comunque un intero, e alla fine l‟intero significante o

universo semantico.

Il punto di partenza della ipotesi matematica (e così per qualsiasi visione euclidea e non) che poi

giustifica i percorsi di misure applicate, si giustifica solo se accettato nell‟ambito dell‟immaginazione

psicologica che finge per un attimo di fermarsi.

Il fermo immaginario psicologico si evidenzia sempre all‟interno d‟un intero totale. E si giustifica come

relazione o percorso scientifico in quanto raggiunge un convenuto prestabilito: teoremi e leggi che misurano

e prevedono effetti precisi dalle premesse isolate.

L‟elettrone, la pianta, il pianeta, la luce, l‟uomo esistono e sono configurati solo dalla presenza di un

“protosenso” apriorico che fa da fauna unica al molteplice intelligente. Questa proporzione o genio

dell‟universo semantico, presenzia e trascende il proprio reale. È l‟Io che dà perseità o personalità al reale,

all‟essere. È l‟Essere che esclusivamente è.

In quanto partecipazione dell‟Essere, l‟ente può evidenziarsi; in quanto partecipazione dell‟intero

sincronico, l‟ente può misurarsi e definire la propria relazione funzionale.

Gödel e Heisenberg hanno giustamente incrinato l‟ingenua casetta del verdetto empirico scientifico come

paradigma per l‟intero. Anche la relatività di Einstein è valida solo se prima isoliamo una funzione che fa

l‟uno interattivo di due movimenti a diverso percorso come una massa specifica ed un‟altra velocità

specifica. Come esempio di relatività avrei preferito il muoversi della turbina che traduce la velocità massa

dell‟acqua in forza elettrica sino alla velocità luce. La vecchia lampadina di Edison può insegnare molte cose

alla fisica attuale, se quella funzione scientifica viene analizzata da più ottiche dell‟intero significante.

Senza estremizzare il solipsismo di Bridgman (Nöbel 1946) come faceva Einstein, ma accettando come

associazione scientifica la sua visione operazionista sul concetto di campo (il campo deve essere usato solo

allo scopo per cui è stato inventato), si deve convenire che ogni azione è identificabile in un certo modo, non

solo per la convenzione di più azioni che vi concorrono, ma si può indicare una legge o un comportamento

sperimentale solo se misurato o convenzionato da altre misure o convenzioni di un prestabilito ambito

semantico. Il segno e la parola non solo possono essere identificati come utensili o strumenti, o contenitori di

quantici modali, ma restano cifre che aprono il proprio valore o energetico di senso in positivo ed in negativo

a seconda della omologazione della funzione. Di ogni segno o quantico, si può applicare il vecchio

proverbio: «Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei».

[…]

Capitolo Terzo

CAMPO SEMANTICO E CONOSCENZA6

3.3.2

Il campo semantico è formalizzazione energetica in un campo.

Campo è una specificazione di zona dove si dà un‟interazione: “io e tu” è un campo, “io e l‟altro” è un

campo, etc. “Campo” secondo l‟accezione della fisica, più il concetto di relazione. Tanti sono i modi delle

relazioni e tanti sono gli spazi ipotetici di campo.

Semantico significa che questa energia si muove secondo una direzione esatta: scopo all‟intrinseco

oggetto.

6 Il par. 3.1 è tratto da un residence professionale svolto in Italia nell‟agosto 1992, già pubblicato in Progetto Uomo, Psicologica Ed.,

Roma 20033. Il par. 3.2 sono conferenze svolte alla Facoltà di Psicologia dell‟Università di San Pietroburgo nel 1990, già pubblicate

in Lezioni di San Pietroburgo, Psicologica Ed., Roma 19982. Il par. 3.3 è la sintesi di un ciclo di conferenze sul campo semantico

svolte in Italia, nell‟estate 1984, già pubblicate in La costante H come criterio antropologico, Psicologica Ed., Roma 1990 (fuori

edizione; integrato in Il criterio etico dell’umano, op. cit.). Il par. 3.4 è una trattazione svolta nel corso di un ciclo di lezioni

specialistiche tenute a Roma nel 1986, già pubblicato in Cinque lezioni sull’Ontopsicologia, Psicologica Ed., Roma 19972. Il par. 3.5

è una conferenza svolta nel corso del XIII Congresso Internazionale di Ontopsicologia, presso il Salone della Fontane a Roma-EUR,

nell‟agosto 1991, già pubblicato nei relativi atti, Psicologica Ed., Roma 1993 (fuori edizione). Il par. 3.6.1 è un estratto del seminario

sulla psicosomatica svolto a Ekaterinburgo nel 1994, già pubblicato in Casi clinici, Psicologica Ed., Roma 1999 (fuori edizione), ed

in maniera sintetica in Manuale di melolistica, Psicologica Ed., Roma 20002. Il par. 3.6.2 è tratto da Io odio il transfert, Psicologica

Ed., Roma 1990 (fuori edizione).

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Mentre nella conoscenza razionale possono esserci ipotesi e finzioni, qui no: il campo semantico dà

l’ecceità di ciò che poi si sagoma secondo le coordinate materiali spazio-temporali in formalità individuata.

Tra due o più persone il campo semantico agisce così: immette intimo in uno dei soggetti l‟altro, in modo

tale da conoscerlo non per quanto questo gli dice, ma perché lo vede dentro di sé, e lo vede in forza del suo

essere vivente, in forza di una identità. La conoscenza dell‟altro, cioè, non è data a riflesso, ma è data in

entità. È evidenza7, è un coessere in essenza.

In termini fisici, il campo semantico è un’onda che formalizza tutte le altre onde, ma indagato secondo i

mezzi e le conoscenze della fisica attuale, anche la più avanzata, si rivela un’onda fantasma, un‟onda

associata, cioè se ne vedono soltanto gli spostati, perché è coglibile solo attraverso l‟entità organismica o

intellettiva.

È intelligenza non in senso astratto o metafisico, bensì come può intenderla il più rigoroso materialismo,

di cui però la fisica attuale non ha gli strumenti di conoscenza. È una conoscenza di cui è partecipe

qualunque vivente, perché è lo stesso legame della natura.

La vita non è divisa tra sé e sé. Dal momento che si vive, si coagisce. Due viventi interagiscono e

l‟interazione ha dei cambiamenti di realtà che sono nel sincronismo dell‟azione dei due.

Mentre la conoscenza razionale sulla quale l‟uomo costantemente si parametra è provvisoria, nel senso

che vale su questo pianeta ma su un altro non vale più, quella dell‟In Sé è una conoscenza di cui è partecipe

qualunque vivente, su qualsiasi pianeta, in qualsiasi dimensione. Se so leggere il campo semantico e ho di

fronte un vivente, inevitabilmente lo so, perché abbiamo la stessa legge, siamo inevitabilmente sincroni.

Inoltre, proprio perché sincrona, il campo semantico è una conoscenza infallibile.

L’Ontopsicologia può leggere, usare e rivelare la significanza di ciò che è.

Nella mia esperienza, io conosco solo la realtà del campo semantico: qualunque essere umano, appena

comincia a parlare, mi corrisponde esattamente come se parlasse recitando a memoria, so subito quello che

dirà dopo, non c‟è assolutamente novità. Il primo “bit” dà il tema a tutto il resto, che viene svolto allo stesso

modo, qualunque sia la razza o la lingua. Tutto questo si impara, come si può imparare un gioco o una

scienza, ma non è la vita. L‟aberrazione è stata quella di aver assorbito una conoscenza storica come codice

di vita.

In conseguenza di questo, l‟uomo ha perso l‟accesso al suo vero. Tuttavia l‟interazione semantica si dà

comunque, solo che il soggetto non ne ha coscienza o non vi dà importanza.

Per fare un esempio grossolano, che non è dimostrativo del campo semantico, ma che è indicativo

dell‟interazione semantica ed è vicino alla sensibilità comune, basti pensare alle reazioni erotiche. Per

reazioni erotiche intendo gli aspetti di tumescenza di una certa parte del corpo o organo che si danno in un

soggetto alla presenza di un altro, senza che tra i due ci sia alcun tipo di contatto fisico. Si tratta di variazioni

biologiche, cellulari, non certo di astrazioni, ma - in termini di rigorosa scientificità - che cosa produce quella

variazione?

Lo stesso interrogativo si propone nel caso delle simpatie e antipatie: fatti precisi, indiscutibili, ma

assolutamente inspiegabili secondo la corrente cultura scientifica. Eppure, se sono reali, devono avere una

causa altrettanto reale. L‟errore sta proprio nel ritenere che queste sensazioni molto soggettive non abbiano

alcuna rilevanza oggettiva. Il motivo per cui, fino ad oggi, non si è scoperta la realtà del campo semantico è

stato proprio l‟aver svalutato il criterio di realtà del singolo e aver stabilizzato il criterio della credenza di

massa e della ufficialità legale, culturale, religiosa. Quindi abbiamo lo svilimento del soggetto e delle sue

facoltà conoscitive.

Invece, la strada per il recupero della conoscenza totale di quanto si è, è proprio nella graduale

rieducazione all‟attenzione a queste varianti soggettive. Attraverso un lento excursus, si può raggiungere la

semplicità base della conoscenza che fluisce dalla entità totale di quanto esiste e si esiste.

[…]

7 Lat. ex vidente = ciò che risulta dall‟esperienza del vedente.

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Capitolo Quarto

CONFORMAZIONE E PERCEZIONE DEL CAMPO SEMANTICO8

4.1 La fenomenologia del campo semantico

4.1.1 Descrizione di alcuni tracciati

a) Ondulare continuo è il percorso usato dalle volizioni coscienti dell‟Io. L‟onda è dall‟alto al basso (fig.

4).

b) Ondulato continuo fisso, con spinta acuta dal basso in alto per qualsiasi pulsione complessuale.

c) Propaggini continue come folate a parentesi chiuse, molto deboli, diffuse ed ampie sono le emanazioni

ondulari dell‟In Sé ontico. Pulsante globale ed espansivo. Mantiene centralità nella misura in cui è espansivo.

Lo si avverte per contatto di onda circolare.

d) Segnale piatto intermittente unidiretto, invariabile, sono le interferenze del monitor di deflessione.

Iniziale zigrinato.

Un campo semantico è sempre positivo, per il ricevente, quando presenta un segnale olistico, con

dinamica evoluta a cerchio completo, quindi presenta un contatto sferico, cerebro-viscerale. Cioè il segnale

emesso si completa con la ricezione organica del ricevente.

È negativo per il ricevente quando è incompleto, spezzato, secco, d’urto, comunque parziale: il passivo

viene rinforzato in qualcosa di opposto al proprio utilitarismo organico.

8 I parr. 4.1 e 4.2.1 sono tratti dal Manuale di Ontopsicologia, op. cit.; i parr. 4.2.2, 4.2.4 e 4.3.2 da Progetto Uomo, op. cit.; il par.

4.2.3 da Atti del XIII Congresso Internazionale di Ontopsicologia, op. cit., pagg. 87-89; i parr. 4.3.1, 4.5 e 4.6 da Ontopsicologia e

attività psichica, op. cit.; il par. 4.3.3 è un estratto dallo stage precongressuale del XIII Congresso Internazionale di Ontopsicologia,

Roma 1991, inedito; il par. 4.4 è un estratto da una conferenza svolta in Italia nell‟ambito della Summer University of

Ontopsychology, il 19 luglio 1996, inedito.

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Fig. 4 “Tracciati del campo semantico”

[…]

4.2 Formazione e percezione del campo semantico

4.2.1 Fasi di formalizzazione del campo semantico

Il campo semantico è la fenomenologia dell‟intenzionalità di un‟individuazione per un‟altra. È ovvio che

l‟individuazione è costituita da un‟informazione costituita in energia.

a) Prima fase: livello subatomico. Si forma la polarizzazione e la vettorializzazione. Non c‟è alcuna

percezione.

b) Seconda fase: la nuova induzione polarizza i complessi molecolari interessati. Una coscienza esperta

può localizzarlo.

c) Terza fase: si hanno le prime risonanze emozionali e specifiche variazioni di sentimento. L‟uomo

comune le avverte come endogene. L‟esperto ne individua la fonte allogena. Si coglie la variabile, ma non la

si identifica.

d) Quarta fase: l‟emozione è formalizzata ed in modo compatto polarizza l‟attenzione dell‟Io e vibra

eccitazione distinta. A questo punto l‟esperto può scegliere e decidere se accettare o respingere, ma intanto

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riconosce la causa motivante. L‟ignorante, ritenendosi soggetto ed oggetto, può decidere senza esattezza. In

questa quarta fase si attua la psicoreazione. È il foro interno della sfera morale, in quanto la coscienza

comunque è consapevole e responsabile.

e) Quinta fase: possibilità della esteriorizzazione oggettiva e concreta, che può effettuarsi

psicosomaticamente o del tutto ad extra.

4.2.2 Modi del campo semantico

Dando una generica classificazione del campo semantico, individuiamo tre tipi di campo semantico.

1. Il campo semantico biologico, o emozionale, è la forma di conoscenza elementare e riguarda tutto

l‟arco riflesso, compresi gli aspetti della sessualità e dell‟aggressività. È un‟informazione di tipo biologico-

emotiva. Per dare un esempio concreto, potremmo definire campo semantico biologico quella specie di

“acquolina in bocca” che è suscitata dalla presenza di un cibo particolare. E indifferente il campo o zona di

rifrangenza: viscerotonico, cerebrotonico, neuronico, muscolare, chimico, etc.

2. Il campo semantico psicologico, o informativo, interferisce esclusivamente sulle intenzionalità tipiche

della nostra mente intesa come starter energetico o pulsionale, o meglio volontaristico. Si tratta di

spostamenti di un campo rete sul quale viaggiano diverse informazioni psichiche.

La contemporaneità di informazione e variazione dell‟energia è costante in tutti i tipi di campo semantico,

soltanto che nel campo biologico questa contemporaneità viene avvertita a livello emozionale e ha reazioni

cellulari, neuroniche ed endocrine. Anche qualsiasi aspetto di patologia medica interessa il campo biologico.

3. Il campo semantico intellettivo è una capacità di conoscenza, che si attua a qualsiasi distanza: si entra

nella contemporaneità dell‟energia pura. Potremmo dire che l‟energia psichica è ferma, un “motore

immobile”. Da qui si apre la vera conoscenza che esula dalle coordinate terrestri del tempo e dello spazio. È

come se l‟universo irradiasse all‟unisono con se stesso in modo costante: qualunque legge dell‟universo si

regola su questa unità di azione sincrona. Esattamente come all‟interno del nostro organismo ci sono distanze

che tra loro non si incontrano mai. Per esempio, la sfera delle cellule che compongono i nostri piedi non si

incontra mai con la sfera cellulare del cuore. Sono distanze infinite, ma se una di queste cellule entrasse

nell‟ascolto assoluto di se stessa percepirebbe anche le altre. In quanto viventi all‟interno di tale universo,

noi facciamo parte di una stessa informazione.

Ciascuno di questi tre modi di campo semantico viene percepito secondo la sfera di risonanza, cioè il

modo esterocettivo, propriocettivo ed egocettivo9. L‟essere umano può assumere il controllo della

esterocettività e della propriocettività solamente se raggiunge l‟egocettività. L’egocettività coincide con

l’esattezza della soggettività. Di conseguenza deve coincidere anche con gli altri due modi di conoscenza.

L’esattezza è il riflesso di tutto ciò che nella situazione semantica della vita è propriocettivo. Chi è in

grado di riflettere, in modo completo, qualunque stato di propriocettività può essere un affidabile strumento

scientifico. La percezione del campo semantico è sempre una questione di coscienza, in quanto noi cogliamo

l‟azione per specularità. Il nostro modo di cogliere l‟azione è un prima e poi speculare. Quando si accorge

dello specifico di quell‟azione, il soggetto può operare molteplici varianti.

[…]

4.3.1 Il campo percettivo

Ognuno di noi possiede un campo percezionale ad una certa distanza dal proprio organismo, variabile per

individuo e per cultura. A seconda della cultura in cui è vissuto, un soggetto può avere un raggio minore o

maggiore di tolleranza o di sensibilità. Ad esempio, una persona di cultura araba, russa, slava, o africana,

tollera molto bene la vicinanza fisica, quindi, c‟è un dialogo di mimica e fisiognomica “pelle a pelle”, ed è

ritenuto abbastanza gradevole ed educato. Una persona di cultura europea occidentale, invece, è variabile,

non tollera la vicinanza. Svedesi e norvegesi sono diversi, già possono accettare certi contatti a distanza più

ravvicinata. Per il fascio centrale dell‟Europa, l‟avvicinarsi - se non c‟è il permesso della tenerezza,

dell‟affetto, dell‟erotismo - è inteso come aggressione privata, ed il soggetto si irrigidisce ed attacca.

Questo accade anche nel campo di tutti gli animali. Gli animali si lasciano contattare quando avvertono

9 L‟A. descrive i tre livelli base di percezione elementare (esterocettiva, propriocettiva ed egocettiva) in Il monitor di deflessione

nella psiche umana, op. cit., pagg. 378-389.

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che c‟è una similitudine; se sentono differenza non si lasciano avvicinare.

C‟è un certo raggio, che varia da situazione a situazione, momento per momento, ed è costituito

esattamente da un fascio radar di percezioni che il corpo emana. Il nostro corpo è una rete di

ricetrasmittenza, ha dei segnali ben precisi, i quali sono variabili, da dieci centimetri fino addirittura a cinque

metri. Ci possono anche essere delle forme di malattia.

Questo ci prepara già all‟esistenza di un‟energia variabile che sottintende un campo. Un campo,

propriamente, è un qualunque spazio circoscritto presso una individuazione. Esso ha il suo perimetro e la sua

configurazione, in base alla quale possiede una proprietà di reazione sinergica e specifica, autonoma,

distinguibile.

Questa zona ricettiva potrebbe essere una fascia di risonanza, una sorta di terminali del nostro campo

percettivo. La nostra sensorialità non si circoscrive esclusivamente nel corpo materiale, ma si allunga e si

allarga quasi con una forma di psicologia territoriale, che è dovuta ad uno stato di indefinibilità. Infatti noi

viviamo in un ambiente che ci consente una forma di interazione olistica, uno spazio umano del quale non si

può dire dove finisce e dove comincia. C‟è un passaggio dove in un primo momento si personalizza una

realtà, successivamente se ne personalizza un‟altra, come nei processi di chiaroscuro.

Tutto questo si rinvigorisce quando un soggetto umano percepisce a distanza un individuo

particolarmente dotato di aggressività o di attrazione. La tensione, o condensazione mirata, di questa realtà -

che il soggetto circostante emana o come aggressivo o come attrattore - è dovuta in parte all‟intensità

dell‟emanazione, in parte alla disponibilità di ricezione, di aspettativa o di esigenza del ricevente, ed in parte

al territorio di proprietà dell‟uno o dell‟altro. Bisogna vedere caso per caso.

In questo interspazio si possono verificare diverse tipologie di ricetrasmittenza; per capirle con esattezza,

dobbiamo prima avere i due punti interattivi, siano essi pubblico e oratore, oppure due individui (un uomo e

una donna, padre e figlio, due amici, due nemici, etc.). Inoltre c‟è tutta una comportamentistica segnica che

definisce e può angolare con esattezza la posizione di azione dell‟uno e dell‟altro soggetto in relazione.

Al di là di tutta questa fascia di emozioni e sensazioni, le quali hanno una loro realtà che va precisata di

volta in volta, esiste l‟esperienza del campo semantico. Ciò di cui ho parlato fino ad ora sono fenomenologie

sensorie, che non specificano l‟esattezza e la precisione del campo semantico.

Il campo semantico è la trasmissione di un‟informazione, attraverso rapporti di similitudine, o identità: è

ricettivo a quel campo chiunque si dispone complementare, in quanto ha una tematica simile. Tale

trasmissione informatica si veicola attraverso l’agente di campo, o agente universale, o onda fantasma, quel

tipo di campo universale che consente il passaggio di qualunque individuazione esistente all‟interno di

questa magmatica sfera10. Suoni, onde, luci, possono trasmettersi perché c‟è un contenitore globale

universale che consente questi andirivieni. Non si può concepire una trasmissione nel vuoto assoluto, in

quanto il vuoto assoluto comporterebbe l‟annullamento di qualsiasi forma ipotetica di esistenza, di qualsiasi

specie di materia e di energia.

La fenomenologia del campo semantico ha diverse gradazioni, occupa tutto l‟arco delle propriocettività

sensoriali. Il campo semantico è sempre il codice essenziale, che può avere o non avere fenomenologie. Per

esempio il campo semantico puramente psichico non ha bisogno di queste sensorialità: si trasferisce a

qualsiasi distanza, basta che abbia il correlato. È indifferente se di mezzo c‟è una specie di provvisorio vuoto

fisico, cioè aria libera, oppure ci sono montagne e mari. Si trasferisce per identità di informazione da luogo a

luogo, senza la minima variazione in se stesso. Ciò avviene semplicemente per azione autonoma del

trasmittente, il quale, mentre emana, già si colloca.

Un esempio: a nessuno di noi è impedito di pensare in un attimo ad un luogo che conosce, oppure alla

propria camera da letto; mentre si trova in qualsiasi altro posto, può visionarla almeno mnemonicamente. La

differenza è che il campo semantico va in azione nel luogo dove intende. Ovviamente non tutti possono farlo,

ma solamente alcuni soggetti. Però esiste nella norma possibile delle cose, nell‟onda variabile delle diverse

fenomenologie di sensorialità o di semantica.

[…]

10 Cfr. A. Meneghetti, „Ipercampo come ambiente delle interazioni psichiche proprie ed aliene‟, in Il monitor di deflessione nella

psiche umana, op. cit., nonché il cap.6 nel presente volume.

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Capitolo Sesto

DALL’AMBIENTE TOTALE ALLA COMUNICAZIONE DIADICA11

6.1 Individuazione ed ambiente totale

Per un punto di vista, un affetto, un odio, un amore, una convinzione, una morale, una fede, per un

qualcosa che è invisibile agli altri ma categorico all‟interno del soggetto, l‟esperienza psichica è assoluta al

punto tale da essere in grado di spostare energeticamente una persona, con una variabilità al di sopra di

qualunque altra portata reale. Non esiste, nell‟ambito del sapere scientifico conosciuto, un‟energia in grado

di spostare l‟essere umano in modo così totale e intimo qual è appunto un affetto, una referenza psichica.

Una persona può essere uccisa fisicamente e tuttavia la violenza che subisce nel corpo non interferisce

nella sua intima volontà, oppure - per un‟idea - può andare deliberatamente a morte (martirio, eroismo,

indomito moralismo, etc.), però nessuno riesce a misurare questa forma di energia.

Noi diciamo che a provocare questi fatti è il soggetto stesso. Ciò, in termini di linguistica psicologica,

indica la sua soggettività: una causalità all‟interno della sua soggettività varia una totalità individuata di vita,

di energia, al punto da renderla uniforme al suo evento, per cui vediamo l‟effettualità del suicidio, del

martirio, etc. Tuttavia, quando vogliamo misurarla in qualche modo secondo le mediazioni culturali solite, è

inafferrabile, invisibile, un nonsenso.

Se confrontiamo gli eventi di tutte le forme di energia misurate dalla fisica (elettromagnetica, atomica,

etc.) con quelli che può indurre la soggettività, vediamo che gli effetti della causalità soggettiva, che in

definitiva è puramente psichica, sono sproporzionati. Quale forma di energia è così incisiva, determinante, in

confronto a un‟ideologia, a una fede che dall‟individuo può coinvolgere la sua tribù, o il suo paese, e da qui

investire anche un‟intera regione o un continente? Questa energia avanza al di là del breve arco di vita dei

singoli individui, può sopravvivere oltre i secoli. Si occasiona in un codice di cui un vivente si fa mediatore

(ad esempio un libro), la ricicla, e gli effetti sono enormi.

Se appare difficile misurare scientificamente le variabili di una soggettività, non per questo si può dire

che non esista. Va comunque tradotta in termini energetici: se crea degli effetti, delle variabili di situazione,

proprio ragionando con categorica semplicità scientifica, bisogna ipotizzare una causalità energetica che per

il momento non è conosciuta, ma si dà e sottostà a tutte le altre forme di energia fino ad oggi conosciute. Ad

un primo approccio, potrei dimostrare il campo semantico per deduzione logica, indicandone le precise

varianze negli effetti, oppure per esperienza soggettiva.

Qualsiasi individuazione è consentita e fonda la propria concretezza, addirittura la propria ipotesi, solo

all‟interno di un ambiente che la sostiene12. Dandosi questa situazione nel qui e adesso continuo dell‟uomo,

di questo pianeta, di questo contesto stellare, è inspiegabile qualunque individuazione a sé stante e isolata da

un contesto base. La possibilità che un punto possa esistere autonomo da un ambiente che lo sostiene

neppure reggerebbe a livello di ipotesi logica.

Anche il concetto matematico di “punto” resta un principio ipotetico che non è oggettivamente esistente.

Esso è solo un‟ipotesi logistica per iniziare un processo di conoscenza sull‟oggetto; si formula un‟ipotesi

proprio perché si parte da un concreto ambientale di varianti.

Se, ad esempio, voglio dimostrare che (in una sala) io sto qui e voi là, cioè che esiste una diversità,

implicitamente determino uno spazio. Inoltre se voglio capire la relazione che c‟è tra me e voi, “qui” e “là”,

devo partire dall‟ipotesi che io sono il punto che fa da estremo al segmento che termina “là”. Per misurare

l‟intero universo in rapporto ad una individuazione, devo segmentare tutto ciò che voglio conoscere come se

partisse da un punto, da un‟autonomia. Il punto, però, non è altro che una proiezione logica di “me” a tutti gli

altri. In realtà io non sono un punto autonomo, ma una proiezione di un grande contesto che qui si fa punta in

un certo modo e là si fa presenza in un altro modo. I diversi modi tissutali di questo ambiente costituiscono le

11 Trattazione svolta dall‟A. nel corso di un ciclo di conferenze tenutesi a Roma nel 1982. Pubblicata nel volume Il monitor di

deflessione nella psiche umana, op. cit., par. 6.1, 6.3, 6.4 nel cap. 14 della Parte I, par. 6.2 nel cap. 2 della Parte II. Il par. 6.4 è

pubblicato anche nell‟opera successiva La costante H come criterio antropologico e altri saggi, op. cit. 12 Cfr. A. Meneghetti, „L‟inconscio come in sé di un continuo dinamico‟, in L’In Sé dell’uomo, op. cit.

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individuazioni. Quando voglio dialogare o far comprendere una relazione, parto dall‟ipotesi di essere il punto

unico di referenza assoluta o di autonomia di partenza.

Questo implica che tutte le scienze, dalla matematica all‟astronomia, sono basate su un‟ipotesi logica

provvisoria, la quale nella sua verifica ultima è assolutamente illogica, non concreta, quindi - in ultima

analisi - non fa scienza13: non è un “sapere accanto all‟essere che è”, bensì mi è utile solo provvisoriamente

per misurare l‟universo alla mia dimensione di uomo che oggi nasce e domani non c‟è, è la mia parola. Sono

parametri che servono soltanto se e nella misura in cui ipotizzo di essere io il fulcro unico di tutto il resto. In

questi termini, la scienza in senso classico è verificabile e fondabile solo a partire da un “fuori” di sé.

Il punto di partenza e di arrivo di qualunque individuazione è l‟ambiente totale. In esso si afferma, nasce,

muore e si ricicla l‟infinito. Muovendo da qualsiasi punto di vista dell‟esperienza di me individuo, il reale si

configura come aspetti molteplici apparentemente autonomi, ma tutti costantemente permeati, circoscritti e

veicolati da un campo a semovenza unica. Esso sorregge le diverse individuazioni, dal granello di sabbia

all‟atomo, da un essere umano ad un pianeta, etc.

Il reale mondano si configura in un ambiente costantemente sincrono, amebico, introverso ed estroverso a

se stesso, in perenne produzione e sostentamento delle individuazioni, che sono la testimonianza

fenomenologica dell‟evoluzione, all‟interno di se stesso, di un vasto campo: campo vita o “agente

universale”.

L‟agente universale è una base che, nell‟agire se stessa, agisce me e si agisce anche in me, ed io sono una

delle sue esposizioni. Ad una sensorialità esterna ciascuna delle individuazioni appare autonoma, slegata, ma

in realtà sono tutte in continua referenza. Alcuni punti sembrano subire una costellazione che rapporta in

modo abbastanza costante l‟agire delle singole individuazioni ad un certo sincronismo, a una certa unitarietà

di comportamento, senza negare una loro individuale tipicità.

Noto, inoltre, che ogni punto appare “uno”, ma sempre in una costellazione. Ad esempio, non si dà la

nascita di una stella fuori di un campo astronomico che fa da costellante a quei punti. Questa realtà, poi, può

interferire o essere interferita da altri punti costellati tra loro, i quali possono anche sincronizzarsi, ma ogni

individuazione ha sempre un punto per il quale manifesta un sincronismo di energia preferenziale rispetto a

tutti gli altri. Guardando l‟ideogramma (fig. 9), ciò significa che tra i punti “a”, “b”, “c” e “d”, presenti nella

costellazione alfa, l‟individuazione “a”, ad esempio, sentirà sempre in maniera preferenziale le interazioni di

“b”, e non sentirà le variazioni di “z”, appartenente alla costellazione beta, distante migliaia di campi.

Non che “a”, come potenziale energetico, non possa conoscere o sincronizzarsi ai punti della

costellazione beta, ma è ormai perfezionata al tipo di emittenza dei punti che fanno parte della sua

costellazione; tende a modularsi a questi, perché sono sufficienti a saturare il campo di ricezione, o

potenziale di variabilità, che possiede. Il punto di relazione diviene rapporto preferenziale, per cui “a” si

incontrerà con tutto ciò che può essere vicino ad alfa e rimarrà indifferente alle altre individuazioni di beta

(altra civiltà, gruppo etnico, dimensione, galassia, etc.).

Anche se, dal punto di vista potenziale, “a” può percepire qualunque tipo di onda, di fatto, nella vastità

del puntiforme ambientale di questo campo in semovenza continua, si uniforma a tutti quei rapporti che sono

13 Dal lat. scio ens = so l‟essere. Sapere l‟ente come agisce. Sapere l‟azione dell‟essere.

Alfa / Beta = costellazione energetica

a,b,c,d / x,y,z,w…=individuazioni della costellazione

Fig. 9 “Ipotesi ideografica di un campo sinergico o agente universale”

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simili al suo tipo di energia costellante, la quale la determina in anticipo a tutte le altre modalità energetiche.

Questo non per valore energetico degli altri punti, ma perché il rapporto di sincronismo è più forte tra i due

punti energetici “a” e “b”, i quali non sono simili, ma sono in identità, o in approssimazione di lunghezza e

frequenza d‟onda.

Variata o cessata quella preferenzialità, ne scatta una seconda, poi una terza. Nel campo delle possibilità

di referenza c‟è una gerarchia che è determinante dei due estremi della relazione energetica. In un certo

senso, una relazione energetica è contemporaneamente una costante e una variabile: a seconda degli

accadimenti ognuno varia e, variando il campo, varia l‟interesse specifico.

In questo campo aperto, ci sono dei punti più intensi di energia. Per il fatto che io sono un corpo, una

configurazione energetica, automaticamente divengo un campo magnetico di altri. Nelle interazioni possibili

mantengo una costante che ormai si è data per precipitato storico, ma basta una variabile ed io mi sposto,

divengo.

In positivo, questa è la dialettica di crescita dell‟individuazione. “Crescere” significa recuperare

l’energia ambientale in propria identità, cioè una concrescita che consente all‟individuazione di essere a sua

volta l‟esposto costellante dell‟ambiente.

Da quanto fin qui detto, comincia a delinearsi l‟infallibilità del campo semantico. L‟energia base ha dei

rapporti inevitabili: conoscere ciò che accade non è una scelta, è un fatto. Se poi se ne diventa coscienti e lo

si sa pilotare, tanto meglio, altrimenti l‟interazione avviene comunque. Questo significa che il cosiddetto

“inconscio” non è altro che il campo delle relazioni energetiche che avvengono all‟interno dell‟uomo. Se

l‟individuo le riconosce può discriminare, se non le riconosce è un oggetto dell‟agente universale, cioè il suo

“Io” è oggetto del suo inconscio.

In secondo stadio abbiamo i fenomeni, la materia. La ragione e la parola sono già materia. In una battuta,

potrei dire che la materia si forma per una divergenza di vettorialità. In un campo energetico, due

spostamenti divergenti creano inevitabilmente una zona, un attrito, un qualcosa che provvisoriamente si

costituisce come resistenza: i corpuscoli sono generati dalla diffrazione del campo ondulatorio. Quando i

fisici vanno ad analizzare trovano onde e corpuscoli. Da qui si origina la discussione su cosa sia primario, ma

i corpuscoli sono generati dalla divergenza delle onde. Per vederle l‟uomo non dovrebbe essere in alcun

senso “materia”, corpuscolo; dovrebbe essere onda pura e l‟eccellenza dell‟onda pura è la psichicità.

La psichicità non è l‟essere, ma è il primo movimento dove nasce l’esistenza. L‟agente universale, allora,

è il possibile concreto della esistenza. Le individuazioni sono i fenomeni esposti di esso e mantengono la

propria evoluzione attraverso la relazione energetica preferenziale; ciò costituisce la vita. Però l’agente

universale non è l’essere in sé, è soltanto lo spazio aperto della psichicità. Il campo semantico è l’insieme

delle condotte viarie all’interno dell’agente universale, è il fenomeno del movimento intrinseco ed è anche

la via di interazione, di informazione o costituzione tra un‟individuazione e l‟altra.

6.2 L’ipercampo o agente universale

Le diverse forme di energia (elettrica, termica, materica, nucleica, astronomica, chimica, etc.) hanno un

campo base generale a tutte le specificità energetiche: l‟ipercampo, o agente universale. Il campo semantico,

tipicamente quello psichico, agisce nel potenziale dell‟ipercampo. L‟ipercampo può consentire qualsiasi

trasposizione, può interscambiare i modelli energetici, può fissarli oppure scomporli.

Tale concetto di ipercampo non è specifico soltanto di questo sistema planetario o della Terra: è un campo

di energia che può coesistere in diversi universi paralleli, può fenomenizzarsi come priorità a sé in qualsiasi

fenomenologia energetica, tanto in un uomo, quanto in un pianeta, nel sistema planetario o nelle diverse

galassie. In un certo senso, l‟ipercampo può rendere familiare qualsiasi esistente in una qualunque altra

dimensione di esistenza.

Ogni energia ha un proprio limite. L‟energia elettrica può esistere soltanto se si danno determinate

coordinate in questo pianeta. In un altro pianeta, o in un‟altra galassia, il tipo di energia che noi definiamo

elettrica non sarebbe possibile, in quanto mancano le coordinate che la incentivano. Altrettanto vale per

l‟energia chimica. Tutte le forme di valenza chimica che conosciamo sono possibili in questo contesto

planetario; in un altro può esserci un altro genere di valenza, o forse addirittua un‟altra forma di energia non

conosciuta in questo pianeta.

Ciò che chiamiamo ipercampo o agente universale è il generatore di tutti i potenziali energetici. Come

conosciamo la superiorità dell‟energia elettrica sull‟energia massa, così altre specificità energetiche - di altre

dimensioni parallele, o diverse, o complementari al tipo di esistenza che conosciamo - possono interferire

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immedesimandosi senza variare. Ad esempio, una massa di filo può essere attraversata da un debole

passaggio di corrente che varia gli elettroni, ma il filo resta intatto. L‟energia può immettersi in un altro

sedimentato energetico senza modificarlo, tuttavia una volta che in esso (che sia somatico, fisico o vegetale)

c‟è l‟energia elettrica, quest‟ultima è la forma preponderante.

L‟esempio portato va proporzionato al discorso dell‟energia psichica. L‟energia psichica può coesistere

come centro di diversi sedimentati energetici. Essa è l‟energia prossima all‟ipercampo energetico, se non

addirittura l‟ipercampo stesso.

Per quanto constatabile a livello umano, l‟intelligenza è infinita nelle sue possibilità. Essa può modularsi

in diversi modi, può definirsi condensata come vestito, mani, capelli, occhi, amore, odio, guerra, massa,

società. La mente – meraviglioso, ma terribile, potere di tutte le energie - fa parte dell‟ipercampo come

regolatore base. La mente pienamente a sé di un uomo evoluto è in grado di riconoscersi onnipresente

nell‟energia portante tutte le altre. Questa, però, non è l‟Essere metafisico14. Infatti è possibile ancora

nell‟ambito dell‟esperienza della fenomenologia psichica.

L‟Essere è purezza di atto. L‟ipercampo corrisponde a ciò che altrove ho chiamato “intenzionalità

psichica”15. È la capacità di azione della stessa intenzionalità psichica che si presenzia nelle individuazioni,

rendendo diversi campi con relativi centri o punti-forza, i quali costituiscono un ambiente interattivo

reciprocamente alternantesi.

Potrei dire anche che tutto ciò che viene studiato come forme di panteismo, di successivi eventi della vita

(il nascere, il morire, gli stessi esseri umani nella loro versione fenomenologica constatata qui), altro non è se

non la manifestazione dell‟ipercampo. Per cui - che coesista sotto l‟aspetto di una forma di individuazione

oppure di un‟altra - l‟ipercampo è sempre se stesso che evidenzia le proprie capacità energetiche.

Esattamente come nella concezione chimico-fisica, che si dia una rosa o un‟altra, le valenze energetiche sono

le stesse, variano solo le accidentalità di riferimento locale.

[…]

Capitolo Ottavo

SINTESI SCIENTIFICO-PROSPETTICA DEI CAMPI SEMANTICI16

8.1 Comunicazione e psiche

L‟argomento dei campi semantici, secondo l‟Ontopsicologia, è l‟esposizione della comunicazione base

che precede non solo il senso logico-dialettico tra due o più persone, ma anche la capacità di verbalizzazione

o coscientizzazione nell‟ambito dell‟Io del soggetto umano.

La visione psicoanalitica e filosofica, da una parte, e la fisica teorica (Einstein - spazio unico), dall‟altra,

presupposero l‟esistenza di una dimensione unica universale per tutti i rapporti o le relazioni.

Levi-Strauss, reinterpretando Freud, affermò: «È necessario raggiungere la struttura inconscia che sta alla

base di ogni istituzione e di ogni usanza (le diverse lingue o società sono sistemi di condotta ciascuno dei

quali è una proiezione delle leggi universali che regolano l‟attività inconscia dello spirito, sul piano del

pensiero cosciente e socializzato) per ottenere un principio di interpretazione valido per altre istituzioni»17.

La Scuola di Francoforte, con Gadamer, teorizzò che Io e mondo si congiungono, o meglio si presentano

nella loro originaria congenerità. «Ogni parola prorompe come dal centro di una totalità in virtù della quale

14 Riguardo l‟Essere metafisico ed i suoi rapporti con l‟essere individuale e l‟essere comune, si veda A. Meneghetti, „La grazia come

intrinseca possibilità di natura‟, in Manuale di Ontopsicologia, op. cit. 15 Cfr. A. Meneghetti, „L‟intenzionalità psichica‟, in L’In Sé dell’uomo, op. cit. 16 Intervento esposto nel corso del XVII Congresso Interamericano di Psicologia, tenutosi dal 1 al 6 luglio 1979 a Lima (Perù);

ampliato dall‟A. nel corso del VII Congresso Internazionale di Ontopsicologia, svoltosi a Grottaferrata (Roma) dal 31 ottobre al 4

novembre 1979. Pubblicato in Pedagogia ontopsicologica, cit., e negli Atti del VII Congresso Internazionale di Ontopsicologia,

Ontopsicologica Editrice, Roma 1982 (f.e.). 17 C. Levi-Strauss, Anthropologie strukturale, Paris 1958.

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soltanto essa è parola. Ogni parola fa risuonare la totalità della lingua a cui appartiene, e fa apparire la totalità

della visione del mondo che di tale lingua è la base.»18

È superfluo riportare le tematiche da Kant a Husserl; in particolare strutture e processo, forme e vita,

scienza e storia, teoria e prassi, conoscere il mondo e cambiarlo, sono i temi di tutte le antinomie di una

tensione che non li esclude se non nella misura in cui li connette.

L‟emergere di ogni nuova scienza si pone come una questione di parole. Le recenti ricerche approfondite

in merito alla psicoenergia (psicotronica, radionica, campo semantico), condotte da eminenti fisici, come

l‟effetto Lamb o energia libera al punto zero, l‟esperimento Kervran, l‟effetto Kindling di Bearden, i rilievi

fotografici Kirlian, etc., dimostrano la correlazione tra spirito e materia e le reciproche influenze di carattere

fisico che ne derivano; altrettanto per quanto riguarda l‟alterazione elettromagnetica di quantum ondulari in

riferimento a punti specifici del corpo (gli stessi dell‟agopuntura cinese), attraverso i quali si verifica

l‟interferenza nell‟organismo vivente in senso psicobiologico19.

Queste acquisizioni esigono una revisione progressiva delle concezioni classiche, soprattutto sotto la

spinta della relatività universale confermata in matematica pura da Gödel, in astrofisica da Einstein, in fisica

nucleare da Schrödinger. Si giunge inevitabilmente alla convenzione di un “iperspazio” (da tempo familiare

nelle ricerche ultime dei più prestigiosi laboratori scientifici), attraverso il quale si può constatare che ogni

materializzazione è identità sincrona dello psichico, per cui il fisico e lo psichico non sono altro che

reciproci momenti virtuali di una energia agente universale.

Oggetto generale di una ricerca psicoterapica è l‟uomo nella sua specificità di attività psichica, di cui

Freud resta storicamente il più valido scienziato. Senza entrare in merito filosofico alla metapsicologia

freudiana, sono d‟accordo nel ripetere: «Di ciò che chiamiamo psichismo (o vita psichica) due cose ci sono

note: innanzi tutto il suo organo somatico, il luogo della sua azione, il cervello (o sistema nervoso), e

secondariamente i nostri atti coscienti di cui abbiamo diretta conoscenza»20. «In generale un atto psichico

passa attraverso due fasi, due stadi, nella prima fase esso è inconscio.»21

Io presento la base emozionale di quella struttura totale che dal proprio silenzio nascosto specifica le

condotte e le verbalizzazioni di ogni individuo in dialogo. Descrivo quindi l‟isotopia unitaria del percorso di

senso che causa i segni ed i significati.

Nel descrivere i processi psicoenergetici inconsci, non è facile poter documentare, su schemi

epistemologici privi di qualsiasi attualità intuitiva, la scoperta che l‟umano è inserito in un vasto circuito

processualmente interattivo. La visione psicoenergetica intende soprattutto un activans sperimentabile qui ed

adesso, anche se non distinto da qualunque teoria o gestalt metapsicologica. Esso è prima di ogni formale e si

denuncia come intima soggettività attiva col massimo di obiettività, cioè intuizione intraducibile per chi è

fuori esperienza.

L‟intuizione finisce per sparire sotto i propri paludamenti razionali, ma ne è fecondata. Porta in sé un

piccolo impulso intuitivo che verrà alla luce una volta che saranno compresenti determinate circostanze

pratiche. Allora l‟activans ricomincia. Il suo ritmo è ogni volta diverso, sorprendente e ricco per i rapporti

nuovi che produce, ma anche per se stesso.

Psichismo inconscio e resistenza sono le premesse assiomatiche di ogni seria ricerca del profondo umano.

Nell‟ambito della resistenza si può comprendere logicamente la rimozione, e il sintomo, o psichico, in

quanto activans, è processo fenomenico in sviluppo continuo. Inarrestabile nel proprio in sé dinamico e

libero ad ogni effetto, non sempre si rivela a servizio vitale di una singola individuazione. La topodinamica

dello psichismo è funzionale alle forme globali della vita; per tale funzione si metabolizza attraverso miliardi

di individuazioni. Nel caso in cui una individuazione tenda a smentirsi dalla funzione della vita universale,

inizia la sua eliminazione, cioè l‟individuo umano sperimenta la sua vita come nevrosi o schizofrenia, dallo

18 H.G. Gadamer, Wahrheit und Methode, Tubingen 1960. 19 T.E. Bearden, „Unusual energy and fantastic weapons‟, 1976/1977 in Energy unlimited; T.E. Bearden, Solution of the fundamental

problem of quantum mechanics, Defense Documentation Center, January 3/77; L. Kervran, Biological transmutations, Swan House

Publishing Co., Birghamton, N.Y. 1972; L. Kervran, „Distant intercellular interaction in a system of two tissue cultures‟,

Psychoenergetic System, vol.1, n.3, March 1979, pagg. 141-142; L. Kervran, The many-worlds-interpretation of quantum mechanics,

Princeton University Press; L. Kervran, American Journal of Physics, vol.43, n.1 January 1975; P. Tompkins - C. Bird, La vita

segreta delle piante, SugarCo, Milano 1975; T.E. Bearden, Photon quenching of the paranormal (time), Channel: a brief note,

Defence Documentation Center, 10 April 1977. 20 S. Freud, Abrégé de Psychanalyse, P.U.F., Paris 1950. 21 S. Freud, Metapsychologie, Gallinard, Paris 1952.

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psichico al somatico. La sintomatologia clinica più o meno patologica descrive le urgenze psicoenergetiche

di rimossi resistenziali.

L‟ambito processuale di qualsiasi sviluppo biopsichico, secondo la scuola ontopsicologica, si configura

come “campi semantici”. L’energia psichica è forza intenzionabile su qualunque modalità dell’organico

emotivo e volontaristico; tale intenzionalità può essere conscia o inconscia.

[…]

Capitolo Decimo

IL CAMPO SEMANTICO NEL RILIEVO PSICOBIOLOGICO E PSICOTERAPEUTICO22

10.11 Reincarnazione

Connesso con i campi semantici è anche il materiale riguardante il concetto di reincarnazione. Voglio

delineare solo una visione sintetica dell‟argomento23, ma anche risolutiva secondo la concezione

ontopsicologica.

Il tema della reincarnazione può essere risolto su tre aspetti, che non si escludono, anzi si completano, e

l‟uno rinforza l‟altro.

1) La vita è una specie di coscienza energetica; questa si fenomenizza su modelli definiti, distinti e

diversi.

Gli individui nascono, crescono, sono felici ed infelici, periscono e la vita continua. La vita si serve degli

individui, si incarna in essi, si espone nelle individualità, ma afferma sempre identica se stessa; quindi

rimaniamo nella considerazione della vita come energia semovente in molteplicità individuate.

Con “reincarnazione” ci riferiamo al fatto che l‟identità energetica, nel concrescere di se stessa,

nell‟autogestire se stessa, si modula in aspetti puntiformi sempre di se stessa. Il nostro organismo è in grado

di metabolizzare qualunque elemento in forma di campo eterico e di sistema psichico. Morendo un uomo, c‟è

tutto un processo del suo corpo che ritorna sotto tutte le forme già esistenti di questa sovrana energia; ciò

implica anche che ognuno di noi è il risultato di quanto lo ha preceduto. Quindi il concetto di reincarnazione

significa il processo metabolico dell’energia vitale.

A seconda del metabolismo e di quale passaggio e struttura è questo metabolismo, abbiamo l‟evidenza

energetica sino al punto di coscienza umana. Esistono migliaia di reincarnazioni, ma non in senso

personologico.

Ognuno di noi si costituisce realtà dall‟ambiente che convive; non si deve intendere reincarnazione il

salto globale fatto da individuo ad individuo.

La psiche si autogestisce nei diversi cicli senza smentirsi, rigettandosi e riprendendosi.

Anche lo spirito è un eterno processo di reincarnazione, questo però non è dovuto a colpe o ad errori; è

determinismo bioenergetico, non è la piccola individuazione che decide le sorti dell‟intero energetico.

Ciascuno di noi è un processo di un‟energia che continuamente procede attraverso individuazioni riflettenti o

coscienze di se stessa. L‟Io si ripropone costantemente in diversi non-Io per ricongiungersi incontro nella

stessa identità.

Per comprendere quanto sto asserendo può aiutare la nuova concezione della fisica moderna secondo

l‟ottica di Schrödinger24, di Fantappiè25, di Bohr, di Teilhard De Chardin, di Gödel26. Si tratta di una visione

entropico-sintropica, dove ogni sistema aperto è in grado di liberarsi della entropia prodotta (negaentropia) e

di accumulare nel suo interno ordine e sintropia.

I nostri sensi ci segnalano l‟effettualità dell‟essere solo nel dato entropico, cioè l‟esaurirsi della causalità

differenziata verso la stasi omogenea. Ma se fossero quelli che appaiono effetti a determinare ciò che appare

22 Estratto dell‟esposizione svolta durante il IV Convegno di Ontopsicologia a Grottaferrata (Roma), dal 3 al 7 novembre 1976.

Capitolo „I campi semantici‟ all‟interno di Ontopsicologia clinica, op. cit. 23 Una ulteriore trattazione sul tema della reincarnazione nell‟intendimento ontopsicologico si trova nell‟opera di A. Meneghetti, Il

residence ontopsicologico, op. cit., pag. 67 e segg. 24 Entropia negativa: anziché la stasi si dà anche un processo differenziativo. 25 Fenomeni sintropici: accadimenti non sperimentabili in quanto dipendenti da una causa futura. 26 Indimostrabilità di un‟asserzione nell‟ambito di un sistema formale.

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causa? Noi conosciamo l‟essere sensorio solo in un versante, ritenendo assoluti i riferimenti di spazio e

tempo, ma l‟esigenza razionale (secondo le recenti acquisizioni della fisica e matematica) implica la sintropia

bioenergetica, cioè si dà una vettorialità dinamica che parte dal futuro per determinare il passato.

Il principio del rovesciamento del tempo ci permette di passare dai fenomeni entropici (onde divergenti) a

quelli sintropici (onde convergenti) e viceversa. Applicando tale principio, si ricava che questa seconda

categoria è retta da un principio fondamentale di finalità, per cui i fenomeni stessi sarebbero mossi da un fine

futuro piuttosto che da una causa passata, come invece avviene per quelli entropici27.

2) Esiste la situazione del “karma”, o l’azione nel suo effetto inevitabile28.

Noi facciamo parte di una energia in evoluzione autodeterministica. Data una scelta, presa una strada,

inevitabilmente quell‟inizio deve giungere al proprio fine, l‟azione è inevitabile al suo effetto. Ognuno

sconta ciò che ha principiato: che lo abbia deciso consciamente o no, o altri lo abbiano fatto per lui, non ha

importanza. Noi siamo costituiti da un ordine superiore, che è reale immediato atto permanente qui e adesso.

Anche i complessi non sono altro che residui di scelte fatte in altri anni della propria vita. In un certo senso,

le scelte che sono partite per decisione e per direzione della psiche si somatizzano attraverso una

progressione che può variare da una settimana a cento-duecento anni e oltre. A sua volta, e secondo come è il

passaggio dell‟energia, si determina l‟effetto uomo. La vita va avanti sempre intatta in se stessa; è

l‟individuo che può essere o non essere. Il sincronismo tra l‟individuazione ed il proprio ambiente subisce

continuamente degli spostamenti. Se l‟uomo è maturo spetta a lui, attraverso il proprio Io, principio della

realtà, entrare in sincronismo, cioè fare in modo che il metabolismo sia sincrono alla propria efficienza, o che

la sua struttura sia concrescita.

Io so che sono sempre su un filo dove nessuno al mondo può perdonarmi; dopo di me c‟è soltanto la

conseguenza di me e nessuno può impedire questa conseguenza. Ogni individuo sconta il proprio esistere. Il

perdono o la comprensione di un altro non sostituisce il percorso effettuale del precedente deciso o iniziato.

Però resta possibile l‟accadimento del nuovo, che comunque entra sempre in gestalt con il precedente

diveniente. Resta anche possibile la superiorità di induzione direttiva di un altro: ciò è inevitabile nell‟ordine

degli individuati in impatto sinergico.

3) L’identità di uno stereotipo psicologico può trasporsi da un individuo all’altro attraverso il campo

semantico dei rapporti affettivi familistici.

L‟esperienza dei campi semantici ci insegna che ogni individuo indica, commuove, organizza, al di là dei

segni apparenti, e che esiste un linguaggio tra inconscio ed inconscio, non soltanto nel rapporto diadico di

madre e figlio, ma con qualunque persona verso la quale si ha un impatto affettivo. Il campo semantico

imposta una energia dell‟individuo con una intensità di informazione al di sopra ed anche diversa o

contrapposta a quella che è segnalata dal fenomeno esterno.

Prendiamo il rapporto madre-bambino. Noi sappiamo che stanno in un fatto di interazione e che la madre

27 Cfr. L. Fantappiè, „Il finalismo originato dalle scienza esatte‟, in Il valore della fine del mondo, Sansoni, Firenze 1955; E.

Schrödinger, What is life?, Sansoni, Firenze 1947; P. Teilhard De Chardin, „La reflexion de l‟energie‟, Rev. Quest. Scient., Paris

1952; N. Bohr, I quanti e la vita, Boringhieri, Torino 1965. Mi piace riportare un passo di Pierantoni, da Riconoscere e comunicare. I

messaggi biologici, Boringhieri, Torino 1977, pagg. 290-291: «La morte è la cessazione del moto, della conoscenza, della

comunicazione. Essa appare come la conclusione inesorabile della vita e la sua negazione. Al momento della morte cessa soprattutto

la capacità di riconoscere. Si muore perché non ci si riconosce più. Si dice anche che non si ha più conoscenza. Il processo è totale e

profondo e non si arresta solo agli aspetti esterni della vita di relazione. Se colui che muore non vede, non ode, non sente più gli

odori, le pressioni, la tensione dei suoi stessi muscoli altrettanto accade a livello delle membrane e delle molecole. I ricettori

disseminati sulle pareti cellulari vedono arrivarsi addosso molecole che non conoscono, mani inesperte tentano di indurre geni

dormienti ad un lavoro incomprensibile, le proteine nei loro castelli, nelle loro trecce, nelle loro trame reciproche non si riconoscono

più come vicine e si allontanano, le molecole di AMP 3-5 ciclico inutilmente ricercano l‟adenilciclase che le ristori. Le membrane si

demoliscono velocemente perché le proteine strutturali si modificano profondamente e gli impulsi nervosi vi annegano senza

raggiungere le sinapsi: anche esse ormai sono inservibili perché prive delle vescicole di acetilcolina ed invase da tubuli che non vi

trasportano più molecole nuove a sostituirvi le vecchie. Nella totale ignoranza reciproca, in questa “confusione delle lingue”,

s‟intrecciano già i primi dialoghi nuovi. Si ricostruisce subito qui una molecola, lì un inizio di membrana. Tutto un popolo nuovo

invade lo spazio prima occupato e vi inizia una vittoriosa colonizzazione. Noi siamo suggestionati dal concetto di individuo perché

viviamo a lungo e vediamo modificare un certo numero di cose attorno a noi mentre gli individui mantengono la loro costanza. In

realtà nulla è effimero come un individuo biologico. La sua stessa autonomia cambia molte volte durante la vita, egli ospita dentro di

sé altri individui e ne è a sua volta ospitato. Continuamente divorato divora. Finalmente muore, ma si tratta di un fenomeno

transitorio come appunto la sua vita individuale. Ciò che è accaduto è stato soltanto un furioso ed urgente aggregarsi e disaggregarsi

di molecole in uno spazio relativamente ristretto e talvolta delimitato da superfici inorganiche rispetto all‟ambiente esterno.» 28 Non la teoria in senso stretto. Il tema del karma nell‟intendimento ontopsicologico è stato esplicitato dall‟A. in due volumi:

Progetto Uomo, op. cit., pagg. 127-131, e La struttura etica della personalità, Psicologica Ed., Roma 1996, pagg. 97-115 (fuori

edizione).

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è in grado di sintonizzare nella sensorialità del bambino la propria struttura informatica. Una madre può

depositare intatta una struttura inconscia che, poi, diventa biologica nel bambino, quindi trasposizione

intatta al punto tale che il bambino si coscientizza nell‟agire e nell‟operare, si ritiene se stesso mentre sta

eseguendo l‟altra. In questo senso possiamo dire che un individuo, anche se morto, può essere reincarnato in

modo intatto in un altro corpo. Non soltanto i complessi vengono trasmessi, ma anche le modalità di vita

cosciente di quella persona. Il bambino è cattedra di risonanza dell‟adulto (estraneo) latente in lui; questi

passaggi avvengono però sempre attraverso un vivente. Si può essere influenzati da una realtà o da una

persona mai conosciuta, ma conosciuta dal vivente con il quale si è in contatto dipendente.

Alcuni esempi per illustrare quanto sto asserendo.

1) Elsa, una giovane di ventidue anni, dopo essere stata la delizia compensatrice della famiglia e del

parentado, verso i diciotto anni rivela gli estremi di una schizofrenia latente che mette in seria

preoccupazione i parenti. Per quattro anni conduce una vita di arresto ed in regressione. La caratteristica più

importante era una certa caparbietà nelle sue decisioni, che poi si rivelavano sempre sbagliate per lei stessa.

Quando si induriva presentava tratti ed atteggiamenti quasi inflessibili, tipici di un‟anziana. Questi modi,

mentre all‟esterno sembravano coscienti, in realtà da parte di Elsa erano subiti con impotenza. Queste

espressioni scattavano ogni qualvolta veniva frustrato un certo primato o un narcisismo infantile. Durante la

psicoterapia cercai di rintracciare, senza risultato, l‟occulto informatore adulto.

Circa una settimana fa, attraverso un sogno incubo della madre29, ricostruisco questa sequenza. La

bisnonna di Elsa, verso la quale la madre di Elsa conservava venerazione ed affetto (quando era viva ne era

la prediletta), aveva avuto una vita non lieta ed era morta circa un anno prima della nascita di Elsa. Durante

la gestazione, la madre di Elsa aveva la sensazione della presenza della nonna e ad essa si raccomandava per

il buon esito del parto. Alla piccola Elsa più volte si disse che somigliava alla bisnonna Maria. Intanto la

madre di Elsa, che in gioventù aveva avuto sempre un certo rifiuto verso il sesso e il matrimonio, ed una

suora in particolare aveva cercato di influenzarla per farla divenire clarissa, si era ritrovata nella vita

coniugale sopportandone il peso. Nonostante la valida e prestante figura del marito, non aveva conosciuto le

gioie del sesso e dopo una prima figlia era fuggita nel convento dove era badessa la suora di fiducia. Al

ritorno in casa con il marito fu indotta soprattutto dalla madre, che altrettanto come lei venerava la nonna

Maria.

Elsa, attraverso l‟identificazione e l‟introiezione della madre, implicitava un‟organizzazione psichica che

però la dissociava dal proprio Io naturale. La nonna Maria si era reincarnata attraverso il modo di

organizzazione psichica indotto secondo l‟esigenza affettiva della madre, a sua volta dipendente dalla nonna

Maria. O se si vuole, Elsa era stata formata per essere risposta compensatrice alla madre, la quale desiderava

essere amata come l‟amava la nonna.

2) Armando, un giovane capotecnico felicemente sposato, era venuto a parlarmi per dei consigli sulla

figlia di nove anni. Al termine della seduta mi chiese cosa ne pensassi della seguente convinzione: «Dall‟età

di dodici anni, io so di essere già vissuto circa due secoli fa e di essere stato ucciso col pugnale alle spalle

mentre camminavo avvolto nel mantello». Dopo aver chiesto altre delucidazioni, gli risposi che la sua

convinzione era normale e che egli riviveva la paura o il fatto che in realtà in modo passivo o reattivo aveva

vissuto qualcuno dei suoi prossimi ascendenti in linea materna. Gli dissi di informarsi bene. Mi telefonò:

«Un parente diretto di mia madre, prima che io nascessi, uccise alle spalle un rivale con il pugnale». I fatti di

coloro che furono o sono intimi di coloro da cui dipendiamo affettivamente si trascrivono come percezioni

proprie “già vissute”.

3) Gilda, una giovane di ventiquattro anni, quinta di otto figli e di famiglia modesta, si era resa conto di

stare male in certi periodi e di sentirsi florida in altri. Ma anche quando stava male (ipertensioni,

29 Riferisco il sogno per esteso: «Ricordo di essermi svegliata angosciata e di aver emesso un sospiro di sollievo vedendo che non era

vero. Il sogno si svolge al paese nativo, in una casa ora ridotta in ruderi. C‟era uno stanzone con tanta gente ed io con i miei per fare

un gran pranzo, ma poi Elsa si allontana, io la cerco e la vedo attraverso un‟inferriata di finestra in uno stanzone disadorno, a parlare

con dei parenti, in particolare con la cugina Maria. Non voglio che lei parli e racconti le sue cose. Poi apro un cancello laterale e

scendo per scalini molto bassi, ma mi infango gli stivali e mi dispiace di essere scesa lì, perché mi si affondavano le scarpe nel fango.

Poi scendo in una porticina e vado per corridoi; penso sia un laboratorio di maglieria ed invece poi sono a scuola con bambine e fra

due insegnanti anche una suora. Con me c‟è una bimba di sei o sette anni con un grembiule bianco che cerca con me Elsa. Una delle

insegnanti vuole riprendere la bimba e le chiede come si chiama; non ricordo il nome che ha dato, ma credo Maria, come mia nonna;

però sono intervenuta dicendo che era con me. Poi mi sono ritrovata sola nella strada, senza nessuno; era già buio e avevo l‟angoscia

che Elsa non c‟era. A questo punto mi sono svegliata tutta madida di sudore, con una pena infinita, pesantezza di stomaco e disturbi

vari.» Dopo questo ci furono altri sogni più precisi, tra cui un matrimonio con la madre che le ordina di amare lei e dimenticare la

nonna. L‟ultimo sogno riportava un incontro con me dove mi pregava per la salute di Elsa, perché lei doveva parlare con il marito e

preparare un grande pranzo.

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irrigidimenti cervicali, oculari e mascellari, frequenza di frigidismo diffuso), si fissava in puntigli che le

procuravano svantaggi e malesseri. Aveva frequenti incubi. La persona che riteneva più cara era il nonno

materno: «Mio nonno mi prediligeva e mi dispiace di averlo perso all‟età di sette anni». Nel dire questo il

suo viso si addolcì. Poi continuò: «Lo ricordo spesso dentro di me... e gli voglio bene perché vorrei che

qualcuno mi tenesse così quando morirò. C‟è un fatto che non riesco a spiegarmi. Tempo fa stavo male e ho

sentito la necessità di scrivere questo: “Non è difficile riconoscerti, hai negli occhi un lampo di sfida e di

gelo e nel sorriso un lampo amaro. Hai perso ogni valore della vita in un mondo in cui l‟istinto è dominante,

ti sei accorta con tristezza di essere stata sconfitta e deformata dal terribile equivoco”. Ma non riesco a

capirlo, perché mi sembra dettato da una forma di me che non conosco.» Poi disse che aveva sempre la

sensazione di essere doppia e che una seconda voce prevaleva sempre in lei; raccontò che le piaceva pensare

male degli altri e che si fingeva bambina per poi agire contro.

È facile riscontrare che la giovane è portante della struttura informatica del nonno: l‟esosità di

sopravvivenza del nonno si è improntata nel sistema di informazione neuronico, cioè si è trasmessa

l‟informazione più organizzata del nonno. Ciò è stato possibile perché anche la madre era in transfert con il

padre. L‟anteriorità più organizzata di un adulto prevale sull‟Io in formazione, cioè si ha una reincarnazione

del vecchio sul nuovo. Il dettato (incomprensibile per la giovane) nasce dall‟autenticità organica rinforzata

dalla direttività ontoterapica. Questo dettato ed i vari malesseri organici segnalano la verità organica: essere

la colonia di un invasore risucchiante.

L‟esigenza autocompensativa del vecchio si investe nel piccolo organizzandovi una struttura o tracciato

mnestico (fissazione o costellazione di un circuito neuronico, cioè biologico), che diviene progressivamente

matrice dell‟atteggiamento di fondo del paziente. In sostanza, l‟esosità occupazionale del vecchio si

reincarna nel giovane, deviando questo dalla propria autonomia organica e programmando una coscienza in

antitesi alla realtà psicorganica. L‟Io del giovane è un precipitato della relazione affettiva del vecchio; il

giovane si identifica secondo la relazione del vecchio: un giovane corpo introietta la percezione di un corpo

prossimo alla morte. A causa della vitalità del giovane organismo si sopravvive in schizofrenia più o meno

latente; in altri casi prevale la struttura del vecchio o del morto ed il paziente muore o psichicamente (pazzo)

o fisiologicamente (suicidio, tumore, etc.). Quindi dobbiamo pensare ad un trasloco di informazione vecchia

su un corpo giovane.

4) Una graziosa dottoressa di ventisei anni, primogenita di tre figli, di famiglia piccolo-borghese, con

entrambi i genitori, rivelava in se stessa sottili distonie tra atteggiamenti infantili e posizioni ipercritiche.

Durante l‟indagine circa l‟etiologia della sua situazione distonica mi espose il seguente sogno: «Sono in una

stanza che ricorda un po‟ un‟aula. Ci sono dei banchi. Con me ci sono altre ragazze o comunque altre

persone. Ad un certo punto entra mia nonna paterna con un cane al guinzaglio. È un cane brutto con il muso

schiacciato (tipo bulldog), si dirige direttamente verso di me e comincia a darmi fastidio, graffiandomi le

gambe. Mi accorgo che la testa del cane in cima è scoperchiata; anche se non distinguo bene, so che “devo”

bere il suo cervello. Cerco di tergiversare perché la cosa mi fa schifo e mi procura una certa angoscia. Ad un

certo punto mi accorgo che sulla testa del cane è cresciuta una fiaschetta di plastica. Questo mi calma un po‟

perché posso bere con più facilità, mi fa meno schifo.»

La stanza aula è il suo Io inconscio. La nonna è stata la suocera subita dalla madre (il cane al guinzaglio).

La nonna ha netta prevalenza sulla nuora, che la subisce con impotente aggressività. Il cane è solo

l‟aggressività fallimentare della stessa nonna, e forse anche della madre, che vuole rifarsi attraverso la nipote

o figlia più vicina. La realtà informatica della semantica della nonna è simbolizzata dalla suzione del

cervello, cioè dalla ricezione della struttura informativa della nonna (e della madre) nella paziente. La

fiaschetta simbolizza la femminilità, cioè la vendicatività deve attuarsi attraverso l‟attrazione femminile.

La casistica è illimitata e ne ho esperienza quotidiana: la teoria esplicativa che presento ne resta

confermata senza eccezione. Una struttura complessuale a volte necessita diversi ambienti, ma per questo

studio mi limito al singolo. Nel caso della scomparsa del primo influente, lo strutturato in corrispondenza

permane in necessità di selezione tematica di qualsiasi ambiente. In un certo senso la vita di ognuno può

essere paragonata all‟attesa di un particolare passeggero in una stazione all‟arrivo di un treno: ci sono diversi

treni e da ogni treno scendono centinaia di passeggeri, ma si va incontro solo ad uno, il quale non è

certamente il migliore, però l‟attesa è riferita solo a lui. Così per molti uomini tutta la vita è la stasi in attesa

dell‟unico passeggero, mentre il processo esistenziale formula tante possibilità. Se poi anche quell‟unico

passeggero non arriva o non viene riconosciuto si determina il vuoto, cioè l‟inconsistenza ed il non

riconoscersi. Perdere il proprio passeggero atteso significa perdere anche il senso dell‟attesa in stazione. La

metafora non è scelta a caso, perché troppe volte treni, viaggi e stazione appaiono nei sogni.

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[…]

10.20 Propriocettività del ricevente

Secondo l‟Ontopsicologia, noi siamo punti di riferimento di un continuo dinamico30. Per capire

l‟effettualità dei campi semantici occorre rifarsi ad una concezione dinamica psicobiofisica. Il complesso

bioenergetico del sistema nervoso umano è propriocettivo, nel senso 1) che recepisce ogni informazione

dall‟esterno secondo variazioni proprie ed interne all‟organismo, e 2) che ogni variazione di ambiente

acquisisce una informatica specifica sempre in relazione alla mediazione che ne fa l‟organo recettore, il

quale la riferisce alla centralità cerebrale secondo la propria mediazione.

Un‟onda sonora è tale solo per il nostro sistema acustico, altrimenti non esiste. Gli organi di ricezione

umana mediano la realtà. Di conseguenza l‟uomo conosce il mondano secondo la reazione fenomenologica

del proprio organismo. Ogni energia si basa su un agente universale che è vibrazione di spazio fluido. Come

nel caso dei colori, essi sono espressione o mediazione dei corpi riceventi e non emanazione diretta della

luce.

La sensazione viscerotonica o cerebrotonica di un campo semantico si costituisce per alterazione o

variazione degli elettroni dei corpi cellulari di una determinata zona (corrispondente ad una esigenza istintiva

dell‟emittente). Questa vibrazione causa spostamenti sincroni e specifici nello spazio fluido ambientale.

L‟onda prodotta nell‟ambiente fluido si impatta con gli elettroni dei corpi cellulari di determinate zone

corrispondenti a quelle dell‟emittente nel destinatario. Il sistema di propriocettività del destinatario riceve

come sensazione propria l’informazione dell’altro, ne acquisisce coscienza in proprio e, nella sua pseudo-

spontaneità, si determina in risposta all’altro.

Non si trasmette la sollecitazione come trasposizione diretta, ma esiste un terzo che resta l’agente neutro

e distinto. Esso media una vibrazione da un‟individuazione all‟altra. Questa vibrazione è trasmessa con

espansione circolare; ovunque va ad urtare l‟organo simpatico all‟emittenza, scatta la propriocettività

sensitiva configurandosi secondo una tipologia istintuale. Si pensi all‟esempio di due corpi immobili

galleggianti su uno stagno: al variare di un corpo secondo vibrazione di elevata intensità, si determinano

delle onde nel fluido acquatico che mettono in vibrazione anche l‟altro galleggiante. Però l‟esempio non è

chiaro, in quanto non c‟è spostamento dei corpi né spostamento dell‟acqua, ma solo passaggio di onda

dinamica che si fenomenizza secondo la propriocettività di dove urta. Comunque tutto questo è solo un

indizio ed il compito della dimostrazione spetta ai fisici nucleari31.

È chiaro che il messaggio, fluendo circolarmente, è ricevuto in tutto l‟ambito di circonferenza fin quando

l‟onda vibrante è in grado, per intensità, di permanere individuata e distinta dalla molteplicità concomitante

di altre spinte o passaggi vibratori. Ne consegue che un campo semantico di un emittente può ritenersi

percepito da chiunque ed ognuno dei percepenti può ritenersi l‟unico di quel tipo di propriocettività

sensoriale. Tuttavia, nell‟ambito di una psicologia di interno familiare e di gruppo, il codice stabilito per

abitudine prassico-verbale e per logistica precisiva dell‟indicatività esterna facilmente raggiunge il

destinatario in modo inequivocabile.

La confusione, invece, è possibile e normale nell‟ambito di un gruppo occasionale e nuovo. Però,

sensibilità, studio ed esperienza in merito danno una tranquilla evidenza circa la vettorialità intenzionale di

un campo semantico. È una conoscenza semplice come quella di riconoscere le persone attraverso il corpo,

attraverso voci o comportamenti. Infatti ogni semantica ha il proprio significato o nome. Una persona che

non sa leggere né scrivere non riuscirebbe mai a capire come sia possibile che quintali di buste segnate più o

meno allo stesso modo vengano inviate, distribuite e ricevute con assoluta precisione.

Resta infine da ricordare che il campo semantico può essere mediato anche secondo trasferenze di terzi,

cioè una persona semantizzata può riportare ex integro il comunicato dinamico al destinatario incontrato in

terza o quarta fase.

Quando nell‟ambito della più seria psicologia si prenderà atto dei campi semantici, scriverò le regole base

30 Dell‟A. si consulti anche il paragrafo „L‟inconscio come in sé di un continuo dinamico‟, in L’In Sé dell’uomo, op. cit. 31 Intanto può essere interessante leggere M. Todeschini, Psicobiofisica, MEB, Torino 1978, pagg. 100-115.

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per riconoscere un campo o una semantica in tutte le sue specificazioni. Sin d‟ora posso dire che sono molto

semplici, ma richiedono elevata maturità da parte dell‟esperto.

Devo segnalare, inoltre, che diversi studi dimostrativi, ma non ancora ufficializzati, sono da circa mezzo

secolo seguiti da più parti, in merito all‟evidenziamento di campi operativi come puri sistemi organizzativi.

Alla base di qualsiasi realismo materico c‟è un sistema di organizzazione; i vari sistemi di organizzazione

(anche il mio programma di giornata è un campo organizzato) specificano i vari accadimenti

dell‟esistenziale. Il pensiero è la facoltà di riconoscere questi campi organizzativi ed esso stesso è un

organizzatore di tali campi. Questi studi, definiti come ricerche radioniche, tendono a dimostrare

l‟operatività psichica come un campo organizzativo indipendente dal cervello e dalla materia, ma operativo

in entrambi con effetti misurabili in campo elettromagnetico32.

Questo discorso è consono al mio studio e potrebbe meglio definirsi come dimostrazione sulla capacità

della mente di costituirsi forma di altre forme, o base di programmazione di altre programmazioni, le quali

possono essere constatate più tardi quando la programmazione è in effetto di sensorialità pesante. Tutta la

rete di questi campi è operativa in anticipo sull‟effetto campo di spazio e tempo. Vale a dire che anche

l‟esperienza di ciò che è spazio e tempo non è altro che effettualità secondaria dei campi organizzativi. In

questo senso, un complesso, una censura, una pulsione, l‟Io, il super-Io, non sono altro che campi organizzati

con discreta autonomia. È chiaro che l‟In Sé organismico può essere precisato come un campo organizzatore

integrale.

32 E.W. Russel, Rapporto sulla radionica, MEB, Torino 1977; J. Wilcox, Radionic theory and practice, Herbert Jenkins Ltd.,

London 1960; E.W. Russel, Design for destiny, Neville Spearman Ltd., London 1971 and Ballantine Books Inc., N.Y. 1973; Abrams

Ambert, New concepts in diagnosis and treatment, The Philopolis Press, San Francisco 1916; L.L. Vasiljev, Esperimenti di

suggestione mentale, MEB, Torino 1977.