Esse - Lo sport nel Bassanese

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Lo sport nel Bassanese Editrice Artistica Bassano www.editriceartistica.it GENNAIO DUEMILADODICI In collaborazione con il Panathlon Club di Bassano del Grappa

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Gennaio 2012

Transcript of Esse - Lo sport nel Bassanese

Lo sport nel Bassanese

Editrice Artistica Bassano www.editriceartistica.it

GENNAIODUEMILADODICI

In collaborazione con il Panathlon Club di Bassano del Grappa

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RIQUADRO SOMMARIOCover p. 4Compagnia Arcieri Bassano. Silenziosefrecce giallorosse tra impegno e passionedi Andrea MinchioFocus p. 10Expo Trofeo Montegrappadi Nicoletta BortoliniAntiche glorie p. 15Zughi de ‘na voltadi Ruggero RemonatoIn punta di penna p. 18Per la credibilità del calcio occorreuna nuova culturadi Sergio CampanaTackle p. 19Il sogno di Nenette: in bici da Bassanoa Dakar nel segno della solidarietàdi Antonio FincoMotus p. 20“Manuthera”. Il lettino amico del paziente (sportivo) e del fisioterapistadi Elena Trivini BelliniL’incontro p. 22Luisiana Pegoraro. Il ciclismo, irrinunciabile costante della mia vitadi Andrea MinchioMens sana p. 28Centro King per recuperare (e mantenere) una buona forma fisicadi Elena Trivini BelliniFellowship p. 31Aurora San Giuseppe. L’amicizia che vince le difficoltàdi Antonio MinchioCompany p. 34Aquapolis... a tutto sportdi Elisa MinchioQui Panathlon p. 36Maurizio Viscidi...di Aldo Primon e Andrea Minchio

ESSE - La rivista di sport nel BassaneseSupplemento al numero 132 di Bassano News

Direttore responsabile Andrea MinchioEDITRICE ARTISTICA BASSANOPiazzetta delle Poste, 22 - Bassano del GrappaTel. 0424 523199 - Fax 0424 523199 - [email protected] - © Copyright Tutti i diritti riservatiCon il patrocinio del Panathlon Club di Bassano del GrappaDirezione artistica Andrea MinchioRedazione Elena Trivini Bellini, Diego Bontorin Hanno collaboratoP. Bertoncello, N. Bortolini, T. Cagnin, C. Campagnolo, S. Campana, A. Finco, R. Giaretta, A. Grandesso, R. Grandesso,A. Guidolin, R. Lanaro, P. Longo, A. Minchio, E. Minchio, T. Pegoraro, A. Primon, don G. Randon, D. Rebelato, R. Remonato, G. Scanagatta, O. Zanolla, S. ZenStampa Arti Grafiche Bassano - Pove del Grappa Distribuzione Bassano e comprensorioEsse è stampato su carta patinata ecologica Hello Gloss TCFEditrice Artistica Bassano pubblica anche:

BUON LAVORO, FRANCO! di Andrea Minchio

Dal 1980 il Panathlon bassanese promuove i valori e la civiltà dello sportIl recente rinnovo delle cariche sociali del Panathlon Club di Bassano ha portato all’elezio-ne di Gianfranco Gottardi, quattordicesimo presidente alla guida del sodalizio giallorosso.Dal 1980, anno di fondazione della sezione, si sono infatti succeduti nella massima caricadel club Bruno Camolese (1980-’81), Sergio Campana (1982-’87), Giorgio Tassotti (1988-’91),Ortensio Conte (1992-’93), Anna Maria Cuminatti (1994-’95), Severino Pucillo (1996-’97),Michele Mion (1998-’99), Vittorio Campi (2000-’01), Giampi Zanata (2002-’03), AndreaPittana (2004-’05), Giuseppe Baldin (2006-’07), Claudio Castellani (2008-’09) e GiuseppeParolin (2010-’11): persone che hanno dato molto alla nostra città e al suo territorio, pro-muovendo con passione e grande impegno -in una precisa realtà sociale ed economica- gliideali panatletici e schierandosi sempre a fianco di quanti operano correttamente negliambienti sportivi, soprattutto dei giovani.Non è un caso che poco più di dieci anni fa questo giornale, la cui mission era (ed è tuttora)la valorizzazione della cosiddetta civiltà dello sport nelle sue molteplici sfaccettature, sianato -pur su iniziativa autonoma- proprio “in casa” del Panathlon. Un progetto editorialestudiato a tavolino, concepito con il giornalista Giovanni Bertizzolo, che ha varato il maga-zine dirigendolo con competenza e passione per qualche anno, e focalizzato assieme aGiampi Zanata, noto professionista cittadino (ex ciclista) all’epoca presidente del club.Non è un caso che ESSE sia da allora patrocinato dal Panathlon e che alcune rubriche emolti servizi siano frutto di una bella e proficua collaborazione con i soci del club.Per questo, e non solo, desideriamo ringraziare il Panathlon nella speranza che, nono-stante i tempi difficili, possa continuare a operare a favore della civiltà dello sport. All’amico Franco Gottardi (che è anche presidente e fondatore di una splendida societàginnastica quale la Junior 2000) va il nostro augurio di buon lavoro. Già ne conosciamo le brillanti capacità, lo spirito organizzativo, l’incrollabile atteggiamentopositivo e, soprattutto, l’entusiasmo, con il quale contagia immancabilmente quanti glisono vicini. Siamo certi che saprà piacevolmente stupirci anche in questa sua nuova veste.

CopertinaLa silhouette di un arciere, pronto a scoccare la freccia con un moderno arco “compound”, si profila sugli spalti del CastelloSuperiore di Marostica. Alla Compagnia Arcieri Bassano è dedicato il servizio a pagina 4(ph. Andrea Minchio).

“Poi d’improvviso venivo dal vento rapito e incominciavo a volare nel cielo infinito [...] nel blu dipinto di blu,felice di stare lassù”: appuntamento da non perdere, l’Expo Trofeo Montegrappa avrà luogo a Borso del Grappanel week end di Pasqua (5-9 aprile) e vedrà la partecipazione di 250 piloti provenienti da 35 diversi Paesi (pag. 10).

Presidente

Vicepresidente

Vicepresidente

Consigliere

Consigliere

Consigliere

Segretaria

Gianfranco Gottardi

Alessia Lazzaretto

Birgit Rastetter

Riccardo Costenaro

Rino Piccoli

Giovanni Umberto Sala

Maria Luisa Tottene

Tesoriere

Coll. Revis. Conti

Coll. Revis. Conti

Coll. Revis. Conti

Coll. Arbitrale

Coll. Arbitrale

Coll. Arbitrale

Vittorio Conte

Severino Pucillo

Enzo Bertossi

Giovanni Battista Vidale

Felics Zanata

Alberto Calsamiglia

Ortensio Conte

Panathlon Club Bassano del Grappa - Consiglio direttivo biennio 2012-2013

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COMPAGNIA ARCIERI BASSANOSilenziose frecce giallorosse tra impegno e passione

Realtà poco nota, ma dal formidabile spirito di corpo

Due parole con i rappresentanti di una società sportiva dal palmares davvero invidiabile per carpire i segretidi una disciplina antica e rigorosa, nella quale le emozioni vengono dominate da concentazione e self control.

Sopra, da sinistra verso destra, gli arcieri Roberto Lanaro, vincitore di diversi titoli nazionali, e Giuseppe Scanagatta, presidente della Compagnia. In alto, la mela trafitta da una freccia ricorda la figura di Wilhelm Tell. In verità, però, l’eroe nazionale elvetico non era un arciere bensì un abile(e pericoloso) balestriere.Pagina a fianco, tre arcieri giallorossi sugli spalti del Castello Superiore di Marostica e il logo del sodalizio.

Matematica e poesiaUn colpo secco, un sibilo nel silenzio, poi ancora un tonfo, sordo e attutito. Lo sguardo concentrato e penetrante,perfino duro, i muscoli tesi nello sforzo. La mente proiettata in avanti, quasi acreare un’immaginaria linea di tiro chela congiunge al bersaglio, etereo solconell’aria nel quale convogliare l’energiache domina la freccia.L’arciere non conosce esitazioni. E’ una questione di testa, logica pura, cheimplica grande capacità di astrazione,sintesi felice di due discipline apparente-mente antitetiche: matematica e poesia.

Roberto Lanaro, vincitore di tre titoliitaliani individuali e uno a squadre (record nazionale sui novanta metri nelDuemila), ci introduce nella galassia felpata di uno sport davvero sobrio edestraneo alla ribalta, invitandoci a cono-scere la Campagnia Arcieri Bassano. Eleganti nella divisa biancorossa (un

omaggio al capoluogo berico?), gli atleti diquesto particolare sodalizio si allenano,durante la stagione invernale, nella palestradel Liceo Brocchi. Ordine, rigore e disci-plina regolamentano i tiri, che vengonoeffettuati in simultanea e che cadenzanodue ore di impegno e passione.“Mentale”. Già, mentale. E’ questa l’e-spressione che Roberto Lanaro usa mag-giormente per aiutarci a comprendere lospirito che anima e connota la pratica deltiro con l’arco. Mentale, è questo il terminegiusto, prima ancora che fisico e tecnico.“Sebbene chiunque possa cimentarsi conbuoni risultati nel tiro con l’arco e senzalimitazioni di sorta -aggiunge il presidentedella Compagnia Giuseppe Scanagatta-non si tratta di uno sport per tutti. Lacomponente caratteriale è basilare. Quinon c’è dinamismo, niente dribbling,scontri fisici oppure azioni spettacolari.Ma in gara l’adrenalina non manca mai”.Non potrebbe essere diversamente, civiene spontaneo pensare, poiché la voca-zione sportiva (e non ludica) di questaantica disciplina è davvero molto recente.

Testo di Andrea MinchioFoto: Fotografi Veneti Associati, Compagnia Arcieri Bassano, Disport Archery CenterHanno collaborato Roberto Giaretta, Alessandro Grandesso, Roberto Lanaro e Giuseppe Scanagatta

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Se è vero che l’arco rappresentainfatti uno dei primissimi strumenti

impiegati dall’uomo per la caccia e laguerra (già nel Paleolitico), tale attrezzoè approdato alle Olimpiadi solo nel 1900,in occasione dei Giochi di Parigi, peresserne nuovamente escluso negli anniVenti. In seguito, nel 1972 a Monaco diBaviera, il tiro con l’arco è tornato a fareparte delle specialità olimpiche. In Italia ha iniziato a essere consideratouno sport vero e proprio in epoca fascista,anche se la prima compagnia nazionale èstata costituita solo nel 1956, a Treviso.“La nostra Compagnia -prosegue GiuseppeScanagatta- si è costituita invece nel 1989,su iniziativa di una decina di arcieri bas-

sanesi che in passato avevano tirato perconto proprio o nell’ambito di altre società.Regolarmente iscritta alla Fitarco (laFederazione Nazionale) e affiliata al Coni,da allora si prefigge di promuovere nelterritorio il tiro con l’arco alla targa (conattrezzi di tipo olimpico o compound)”.Nella stagione fredda, lo abbiamo primaaccennato, gli arcieri bassanesi si ritro-vano nella palestra di vicolo Parolini,struttura che consente tiri indoor fino a 25 metri (tre sere alla settimana). Traaprile e settembre, in attesa di reperireun’adeguata sede esterna, la Compagniautilizza un campo di tiro messo gentil-mente a disposizione da Roberto Lanaronelle colline di Marostica.

Nella stagione fredda gli arcieri giallorossi si ritrovano nella palestra del Liceo Brocchi, in vicolo Parolini aBassano, una struttura che consente tiri indoor fino a 25 metri. Tra aprile e settembre la Compagnia utilizza inveceun campo di tiro messo a disposizione dal socio Roberto Lanaro nelle colline di Marostica.

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ESSE • 7COMPAGNIA ARCIERI BASSANO Tel. 0424 72957 / 339 3581554 / 339 [email protected] - www.arcieribassano.it

1) Arco longbow.2) Arco tartaro.3) Arco olimpico.4) Arco compound mod. Alpha Elite.5) Arco compound Destroyer.

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SI FA PRESTO A DIRE ARCO

Nel tiro con l’arco vengono oggi impiegatisostanzialmente tre tipi di attrezzo, fruttodell’evoluzione tecnologica del modello primi-genio, che era di legno e con la corda in budelloanimale: Arco nudo, Arco olimpico (o ricurvo),Arco compound. Mentre per i primi due èrimasto inalterato il principio che implica unadiretta corrispondenza fra la potenza dellostrumento (misurata in libbre) e la difficoltà atenderlo, il terzo si avvale di una concezionecostruttiva diversa, che consente di scaricare latensione sulla sua stessa struttura invece chesulla muscolatura dell’arciere.L’Arco nudo è privo di mirino e ricorda lo ste-reotipo al quale ci hanno abituato i film westernoppure di cappa e spada.L’Arco olimpico riprende i caratteri dell’at-trezzo precedente, ma è dotato del mirino edei dispositivi di stabilizzazione, utilissimi nelmomento di rilascio della freccia.L’Arco compound è un prodotto molto piùavanzato: dotato di mirino con bolla di stabi-lità, risulta visibilmente differente dagli altriper la presenza alle estremità di due carrucole,che governano un complesso sistema di corde.

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Tenuti da istruttori federali, partono dallatecnica base, sulla quale i partecipantisono invitati poi a elaborare un proprioapproccio individuale: il tiro con l’arcosviluppa infatti un’organizzazione men-tale che favorisce capacità di concentra-zione, decisionali e di responsabilità,requisiti indispensabili per ogni tipo diapprendimento. Infine una considerazionepratica. Fortunatamente Bassano dispo-ne di una struttura commerciale di settoreall’avanguardia, ben attrezzata per forni-re un ulteriore supporto informativo e di vendita: alludo al Disport ArcheryCenter, un partner importante per noi,che consiglio però di visitare anche aisemplici curiosi”.

“La quota di iscrizione -interviene ilsegretario Alessandro Grandesso- prevedel’uso del campo di tiro, della palestra, di cavalletti, paglioni e targhe. Ogni anno,inoltre, organizziamo diversi corsi (perarco olimpico e compound), mettendogratuitamente a disposizione dei parteci-panti tutto il materiale. Particolare curaviene dedicata ai giovani tra i 10 e i 18anni, fascia d’età nella quale stiamo pre-parando una squadra per le competizioniregionali e nazionali. Tra i nostri fioriall’occhiello, l’organizzazione di una garadi hunter & field (tiro di campagna), inprogramma per il prossimo aprile: si trattadi un evento importante al quale parteci-peranno arcieri provenienti da tutto ilNord Italia e da alcuni Paesi confinanti.Anche quest’anno la manifestazione, giuntaall’11a edizione, si svolgerà sui colli marosti-censi (1 aprile), in contra’ Roveredo Alto”.

Silenziosi, ma efficaci e micidiali, gliarcieri bassanesi vantano un palmares ditutto rispetto, tanto a livello regionalequanto in ambito nazionale. Tra i risultati più significativi è doverososegnalare la conquista di una Coppa Italia

(1994), i record nazionali sui 50 e sui 70 metri, numerose vittorie assolute aiCampionati italiani ed europei e un primoposto ai Campionati del Mondo (2001).“Proprio alla luce di tali notevoli successi -conclude Giuseppe Scanagatta- riteniamoindispensabile reperire una sede socialeadeguata (che ancora manca). Per questomotivo, oltre che esercitarci e gareggiare,nel 2012 cercheremo di organizzare diverseiniziative volte a promuovere la Compagnia:ogni socio, ne sono certo, presterà grandecollaborazione per portare il sodalizio aimassimi livelli possibili. In merito ai corsi,inoltre, ricordo che hanno l’obiettivo difornire conoscenze e competenze teorichee pratiche sulla nostra disciplina.

A una freccia (avvelenata), scoccata da Paride, èdovuta la morte di Achille, l’eroe per eccellenza.Riportiamo qui sotto l’episodio, in latino, cosìcome lo narra Gaio Giulio Igino (64 a.C. circa - 17d.C. circa). A fianco, la traduzione in italiano.

Achilles, victoria elatus, ad urbem ipsam adireausus est. Cum iam portas refringere incepissent,Apollo ei infestus occurrit. “Noli longius prodire,ne quis immortalium te perdat.”. At ille: “CurTroianis auxilium tulisti? Ad superorum sedes redi,ne manus tibi inferam, quamquam deus es”. Quaecum dixisset, pedem rettulit et Troianorum eos,quos fors ei obtulerat, aggressus est, qui perterritiin omnes partes ferebantur. Apollo autem ne verbailla temere dicta impune ferret, Paridem cohortatusest ut sagittam in Achillis calcem immitteret. Hicmortiferum vulnus sibi illatum sensit et Apollinemsuae mortis auctore cognovit, cum recordatus essetquid mater olim sibi praedixisset. Summis dolori-bus affectus, procubuit, sed ne morti quidemcedens, rursus surrexit et cladem hostium fecit,dum examinatus concidit.

Achille, insuperbito per la vittoria, osò persinoattaccare la città (di Troia). Poiché avevano giàiniziato a sfondare le porte della città, Apolloapparve minaccioso davanti a lui. “Non avanzarepiù a lungo, affinché qualcuno degli immortalinon ti uccida”. Ma quello (disse): “Perché hai pre-stato soccorso ai Troiani? Ritorna nella dimoradegli immortali, affinché io non ti metta le maniaddosso, anche se sei un dio”. Dopo aver dettoqueste cose si ritirò e assalì quelli fra i Troiani chela sorte gli aveva offerto e che, terrorizzati, scap-pavano da tutte le parti. Invece Apollo, per nonlasciare impunite quelle parole pronunciateavventatamente, esortò Paride a scagliare unafreccia nel tallone di Achille. A questo punto comprese che gli era stata infertauna ferita mortale e riconobbe Apollo comeresponsabile della sua morte, essendosi ricordatodi ciò che una volta sua madre gli aveva predetto.Tormentato da terribili dolori, cadde a terra, manon cedendo neppure alla morte, si alzò di nuovoe fece una strage di nemici, finché non caddeprivo di vita.

LA mORTE DEL PELIDE AChILLE (trafitto da una freccia avvelenata)

Pieter Paul Rubens, La morte di Achille, 1630-1635. Coll. privata.

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FOCUS

In programma a Borso del Grappa dal 5 al 9 aprile

Testo Nicoletta Bortolini - Foto di Tamara Cagnin e Diego Rebelato

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Non solo importanti competizioniagonistiche internazionali, maanche festa e divertimento in unasplendida cornice naturale...

Torna l’Expo Trofeo Montegrappa,torna l’evento di volo libero più impor-tante a livello nazionale, uno dei princi-pali in Europa! Torna, questa splendidamanifestazione, a colorare i cieli delGrappa e ad affollare di appassionati e curiosi la Pedemontana. Il Consorzio Turistico Vivere il Grappae l’Aero Club Montegrappa sono datempo al lavoro per garantire una nuovaedizione, ancora più sorprendente ericca di novità rispetto alle precedenti.Il Trofeo si svolgerà tra il 5 e il 9 aprile:cinque emozionanti giornate di gara chevedranno sfidarsi i più forti piloti diparapendio e deltaplano del pianeta.Questa competizione, inoltre, è l’unicaal mondo -nella categoria FAI 2- a prevedere in contemporanea una garadi parapendio e una di deltaplano, con la partecipazione di oltre 250 piloti provenienti da 35 diverse nazioni.Anche l’Expo, che si svolgerà nel weekend di Pasqua (dal 7 al 9 aprile) è divenu-to nel corso degli anni una delle princi-pali kermesse europee del volo libero:nei mille metri quadrati di area esposi-tiva coperta (e nell’attigua superficieesterna) saranno infatti ospitati i migliorimarchi di attrezzatura tecnica specificaper il volo. Ma non solo. Saranno purepresenti espositori di altri settori sportivi,in particolare di quelli legati alla mon-

EXPO TROFEOMONTEGRAPPAPasqua all’insegnadel volo libero

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FOCUS

tagna. Una novità di questa edizione èrappresentata dall’apertura straordina-ria, prevista al sabato sera (dalle 19.00alle 23.00), con il Pasta Party per i pilotiin gara: un’ottima occasione per chiunquedi stare assieme ai grandi campioni e diconfrontarsi con loro, soddisfacendo leproprie curiosità. A cornice di questi due eventi sarannoorganizzate altre attività sportive e non:per i più piccoli saranno allestiti unlaboratorio di aquilonistica, una pistaper go-kart a pedali e un percorso dimini mountain bike. Verrà pure eretta una parete attrezzata

per prove di arrampicata, per le quali èprevista l’assistenza di guide alpine.Lunedì 9, inoltre, saranno localizzatepresso l’Expo la partenza e l’arrivo diuna tappa del Nordic Walking in Tour.Gli appassionati di surf e di snowboardavranno la possibilità di sperimentareTabula Soluta, attrezzo costituito da unasse multistrato che simula la pratica diquesti sport fornendone gli stessi stimolineuromotori: si tratta di uno strumentoinnovativo, reso instabile da diversi tipidi rullo, che aiuta a sviluppare il sensodell’equilibrio e l’autocontrollo.Tornando al volo libero, è doveroso

ricordare che l’Expo avrà in dotazioneun simulatore di volo e che sarà possibileeffettuare escursioni in parapendiobiposto con istruttori abilitati. Le fasifinali di ogni gara potranno infine essereseguite direttamente dagli spazi adia-centi il campo di atterraggio.Dulcis in fundo, lunedì dell’Angelo, giorno di Pasquetta, a Semonzo avràluogo il Gustagiro, fortunata manifesta-zione enogastronomica che comportauna passeggiata a tappe tra i colmelli ele vie del paese, allo scopo di degustareprodotti tipici del luogo. Più di così...Info: www.vivereilgrappa.it

ESSE • 15Qui sopra, una fionda: ricavata da alberi di legno duro e frutto di un lavoro impegnativo, veniva impiegata pergiocare a tiro a segno colpendo vecchi barattoli, così come i ragazzi vedevano fare nei film western dell’epoca.In alto, a destra, via Gamba innevata: lungo contrade come questa, dopo le abbondanti nevicate invernali, ibambini realizzavano lunghe piste per lo scivolo.

E’ stata finora una rapida e avvincentecarrellata sui giochi d’un tempo, quellache Ruggero Remonato ci ha propostocon simpatia e buona memoria negli ultiminumeri di Esse. Un excursus particolare inun universo mai dimenticato, l’infanzia,e molto gradito ai lettori, che a più ripreseci hanno invitato a continuare.La nostalgia da un lato, l’attinenza conl’attività motoria e “sportiva” dall’altro,hanno fornito ulteriori stimoli a questagioiosa ricerca: un frammento di storiacittadina, ludica ma non solo, offertonella speranza di divertire grandi e piccinie di risvegliare -se possibile- il desideriodi sperimentare sul campo le diverse proposte di giochi qui elencate. In fin deiconti, come diceva Novalis, dove ci sonobambini c’è un’età dell’oro. A.M.

Cucucce. Il gioco si effettuava con parecchipartecipanti; più elevata era anzi la loro pre-senza, maggiore ne risultava il divertimento. Il solito “prediletto” dalla conta diventava ilCuccuciàro, destinato a coordinare l’attività ea interpellare i giocatori, chiamandoli con ilnumero loro assegnato. Ad alta voce, peresempio, dichiarava: “Nel mio cesto ho duecucucce”. Chi aveva il numero due chiedevaallora “Come due cucucce?” ed egli, di riman-do, “Quante ne vuoi?”. La risposta doveva rife-rirsi al numero di una delle cucucce rimaste ingioco. A questo punto si innescava un confusovocio fra i concorrenti, che dovevano rispon-dere in modo sempre preciso con il numeroloro assegnato; chi sbagliava, veniva eliminato.Il gioco si trasformava quindi in un’esilaranteBabele governata dal Cuccuciàro, che dovevaabilmente armonizzare le varie fasi, soprat-tutto se i partecipanti erano molto numerosi,e ricordare i numeri delle cucucce che via viavenivano eliminate. L’ultima cucuccia rimastadiventava il Cuccuciàro.

Scivolo sulla neve. Durante la stagioneinvernale, oltre a badare alla scuola (la tem-peratura esterna limitava la libertà d’azione),ci divertivamo in un gioco spassoso e impegna-tivo allo stesso tempo: scivolare sul ghiaccio inuna “pista” costruita con pazienza. Chi abitavain centro trovava le vie abbastanza adatte a

ANTICHE GLORIETesto di Ruggero RemonatoFotografie: Andrea Minchio, Orlando ZanollaSi ringraziano per la collaborazione il rettore don Guido Randon, l’insegnante Francesco Pegorine gli allievi delle Scuole Paritarie San Giuseppe di Bassano.

Scivoloni sulla neve, cucucce,verìni e qualche (sana) fiondata

ZUGHI DE ‘NA VOLTACon pìndolo e pàndolo si giocava il baseball dei poveri

tale pista, che veniva realizzata mentre nevi-cava scivolando -dopo una breve corsa- su untratto di strada senza buche. A ogni scivolata laneve si comprimeva e contribuiva ad aumen-tare lo spessore del ghiaccio. Come non bastasse, se la temperatura eraabbastanza bassa ci si aiutava con dell’acquache, versata ad hoc durante la notte, rendeva lapista (larga una sessantina di centimetri) moltopiù lunga e adatta alle riunioni “sciistiche”dell’indomani. Questo, naturalmente, avveni-va nelle contrade in pendenza del centro,quali le vie Matteotti, Vittorelli, Terraglio,Gamba e Margnan oppure in altre ancora,purché il declivio giustificasse il nostro lavoro. Alcuni di noi, decisamente più coraggiosidegli altri, utilizzavano le tavole di qualchebotte (notoriamente di legno robusto e incur-

TERZA PUNTATA

Ruggero Remonato ci ricorda come si divertivano, con tanta fantasia, i bambini e i ragazzi bassanesi di qualche tempo fa...

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ANTICHE GLORIE

In alto, a sinistra, alcune biglie di vetro (verìni): ideali per giocare a Gèca oppure a Céco-spana, ognuna di essepoteva rappresentare un premio del valore di dieci palline di terracotta. In alto, a destra, la classica e sempre divertente corsa con i sacchi: la cosa difficile era recuperare i sacchi per tutti.Qui sopra, pàndolo e pìndolo. Il primo si ricavava dal manico di una vecchia scopa, il secondo consisteva inun pezzo di legno corto foggiato a barchetta.

GIOCHI CON ATTREZZI

Rovistando nella memoria, sicuramenteaffioreranno reminiscenze di altri giochi, che vogliamo definire “a corpo libero”.Ma molti sono anche i ricordi legati all’uso, neinostri divertimenti di bambini, di “giocattoli”da noi stessi fabbricati.

L’unico problema era quello di reperire ciòche poteva servire a improntare un gioco,cioè qualsiasi cosa: ai bambini non mancavainfatti la fantasia e inventare un passatempoera davvero molto semplice. Chissà? Forse oggi i nostri fanciulli dispongonodi troppi passatempi, al punto di correre ilrischio che la loro fantasia percorra stradediverse da quelle che abbiamo battuto noi...

Corda. Se era particolarmente lunga venivaimmediatamente usata per il classico “Tiroalla fune”, per il quale non c’è bisogno dispiegazione, oppure per il salto collettivo. In questo caso due ragazzi facevano roteareritmicamente la corda, mentre tutti gli altridovevano saltare dentro e fuori alla figuraelittica che si formava attraverso il movimento.Chi ne causava l’interruzione pagava pegno.Se la corda era invece più corta, veniva usataa turno da un unico giocatore (generalmenteuna bambina). La corda veniva velocemente

fatta passare sotto i piedi e sopra la testa edoveva essere saltata; se la si pestava e siinterrompeva il ritmo doveva essere passata a un’altra concorrente. Chi era più bravausava maggiormente l’attrezzo.

Corsa con i sacchi. E’ un gioco prestoraccontato: una gara di corsa con le gambedentro a un sacco, trattenuto con le mani. Lacosa difficile era recuperare i sacchi per tutti.

Pìndolo pàndolo.Questo gioco ci è stato forse restituito dagliStati Uniti, molto rielaborato, dopo il secondoconflitto mondiale; secondo alcuni studiosi,invece, si giocava in Europa già a partire dalXVII secolo. Altri ancora ne ipotizzano un’o-rigine molto più antica (addirittura egizia).Per certi versi ricorda il baseball e i suoi ante-nati inglesi, cioè il rounders e il cricket. In Italia è noto pure come “gioco della lippa”.Da noi si effettuava colpendo con un bastonelungo (pàndolo), ricavato dal manico di unascopa, un pezzo di legno corto con due punte(foggiato a barchetta), detto pìndolo; questodoveva alzarsi da terra, essere nuovamente colpito (in aria) e lanciato il più lontano possibile.Il gioco era molto pericoloso perché il pìndolo, scagliato con violenza, poteva ferire qualcuno.

vato) provvedendo poi a fissarle ai piedi coningegnosi legacci. Lo sci vero e proprio venivainvece praticato solamente dai fortunati chepossedevano tali “preziosi” attrezzi.

Telefono senza fili. Era un passaparolache si effettuava dopo molte corse per ripo-sarsi. Si stava tutti seduti in fila e il primosuggeriva una parola qualsiasi all’orecchiodel compagno che aveva a fianco; questi latrasmetteva all’orecchio di chi aveva vicino ecosì via, fino a che la parola, quasi semprevolutamente storpiata o mal pronunciata,giungeva all’ultimo. Questi doveva dirla adalta voce: naturalmente era del tutto diversa daquella originale e ciò metteva grande allegria.

Careghéte done. Più che di un gioco vero e proprio si trattava di un divertente mezzo di trasporto, che veniva usato nei casi “diuna certa gravità” togliendo all’avvenimentotutta la tragicità del caso (come solamente ibambini sanno fare). Quando, durante unacorsa, accadeva di prendere una storta a unpiede o comunque quando l’infortunato nonriusciva a camminare bene, due bambiniimprovvisavano, con spontaneità e imprimendoall’evento una certa allegria, un velocissimomezzo di trasporto che veniva accompagnatodal canto di una tiritera. Impugnando conuna mano il proprio polso e unendo tra lorole mani rimaste libere, i due “trasportatori”formavano un seggiolino sul quale si accomo-dava l’infortunato il quale, reggendosi sullespalle dei compagni, veniva portato in unluogo idoneo a essere “visitato e guarito”. Per sdrammatizzare l’evento i presenti reci-tavano la seguente tiritera: Careghéte doneche porta le madòne che porta i angioletti,schitti, schitti schitti. Questa tiritera vienedalla notte dei tempi e la parola “schitti”(scelta forse per assonanza con “angioletti”),indicando qualcosa di sporco (il guano deicolombi), faceva sempre ridere tutti. Il gioco non veniva necessariamente effettuatosolo nei casi di “infortunio”, ma pure per get-tare a gambe levate, magari su un mucchio difieno, un proprio compagno.

In alto, un gruppo di ragazzi gioca al tiro alla fune. Non tutti sanno che questa “specialità” è stata sport olimpico dal 1900 al 1920.Riquadro, per confezionare i proiettili delle cerbottane si utilizzavano striscioline di carta, tagliando verticalmente le pagine deiquaderni usati (quattro per ogni pagina).Tre sgerèe, tipici sassi piatti e levigati che si possono trovare lungo il Brenta. Sono ideali per disputare emozionanti gare di lancioa rimbalzo sullo specchio d’acqua.

indice, piegato, e lanciata con il pollice. Il lancio poteva essere aiutato appoggiandosi sul-l’altra mano aperta così da alzare la traiettoriadel tiro. Un modo molto più rischioso e lucrosoera quello di “montare” quattro palline, treaccostate e una sopra in centro, in modo dacreare un monticello che si doveva centrare conla propria sfera da una distanza prestabilita: selo si colpiva il monticello era tuo, se si falliva iltiro la sfera veniva requisita del proprietario delmonticello. Anche per questo gioco era necessa-rio rapportare velocemente la propria abilità dilanciatore al valore in palio e quindi tentare odesistere (il gioco era facoltativo).

Cerbottana. Anche questo gioco era riservatoquasi esclusivamente ai maschi e si impiegavanelle nostre “battaglie” di bambini. In effetti sitrattava di una particolare arma, costituitada un tubetto lungo 30-40 centimetri e deldiametro di uno. Ora in commercio si trovanocerbottane di plastica, ma un tempo dovevamousare quelle di ferro mentre l’ottone, più raroma più leggero, veniva lucidato come oro.I proiettili erano costituiti da coni, foggiatisul dito indice e con il vertice “saldato” con lasaliva in bocca. Per costruirli si utilizzavanostriscioline di carta, tagliando verticalmentele pagine dei quaderni usati durante l’annoscolastico (quattro per ogni pagina). Ogni singolo cono veniva poi inserito nella cerbot-tana e opportunamente tagliato, prima diessere lanciato con un soffio.Questa era la cerbottana leggera da attacco;quando si subivano gli “assedi” delle altre“bande”, invece, venivano adoperate le cer-bottane di bambù, che erano più corte e didiametro maggiore, adatte cioè all’utilizzo diproiettili costituiti da bacche non ancoramature e rintracciabili in campagna.

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Sgerèe. Innanzitutto occorre spiegare di checosa si tratta. Le “sgerèe” sono quei sassi piattiche si trovano sulle sponde del Brenta: venivanoutilizzate per sfidare i compagni di gioco lan-ciandole orizzontalmente, in modo che rimbal-zassero più volte sullo specchio d’acqua.Vinceva la gara chi riusciva a far compiere piùrimbalzi alla propria sgerèa.Questo gioco è stato ripreso pure in un episodiodella serie televisiva “Don Camillo”: una dome-nica pomeriggio il prete, in visita al figlio diPeppone in collegio, viene sfidato dal bambinoin una gara consistente, appunto, nel lancio disassi piatti su un ruscello quasi ghiacciato.

Fionda. Il lavoro per la sua preparazione eraintenso. Innanzitutto si doveva rintracciare,poi tagliare e quindi mettere in forma la forcel-la, tratta possibilmente da un albero di legnoduro. L’attrezzo che se ne ricavava dovevaavere un’impugnatura adatta alla propriamano e delle “corna” ricurve, alle quali legaredue elastici. Questi dovevano essere tra lorocollegati (e fissati) a una pezza di pelle(curamèa) idonea ad accogliere un sasso. Con la fionda si giocava al tiro a segno, spa-rando contro dei barattoli, così come vedeva-mo fare nei film western dell’epoca.La frombola, nota anche come fionda diDavide, non veniva invece praticata, conside-rate la difficoltà e la pericolosità del lancio.

Palline di terracotta o di vetro. Le usava-mo soprattutto noi maschi, date le caratteristi-che del gioco. Se comperate, naturalmente, lepalline di terracotta avevano un certo costo;

noi andavamo invece a procurarcele sul lettodel piccolo rio che scorreva vicino alla chiesadella Santissima Trinità, accanto alla fabbricaCavazzon che le produceva. Non erano per-fettamente sferiche (erano infatti state scartate),ma nessuno trovava da ridire se la pallina chesi usava era “slossa”. E comunque andavanobene per iniziare il gioco che, se effettuatocon una certa abilità, poteva portare a lautiguadagni (naturalmente in palline).I giochi che ricordo erano principalmentedue: Gèca e Céco-spana. La Gèca prevedeva un cerchio tracciato sullaterra e il gioco si svolgeva all’interno e all’e-sterno di quest’area. Céco-spana, invece, nonaveva limitazioni di spazio; bastava colpire(scecàre) con la propria biglia quella dell’av-versario per avere diritto al premio (una, duepalline) precedentemente stabilito. Se con lapropria biglia si arrivava a una spanna daquella dell’avversario, il premio era minore.Noi non facevamo differenza fra il giocare sullaterra, sull’erba oppure sui sassi: la situazioneesigeva semplicemente abilità diverse.Entrambi i giochi si potevano fare anche conle biglie di vetro (verìni) e allora il premio eramolto più consistente. Anzi esisteva pure una“borsa de e balete”: una biglia di vetro potevaanche valere dieci palline di terracotta o più:dipendeva dalla bellezza e dal diametro delverìn. Introvabili, poi, erano le marmorine(così chiamate perché ritenute di marmo),considerando il rimbalzo che facevano unavolta lanciate in terra con forza. Tuttaviaricordo ancora la delusione quando, dopo unennesimo rimbalzo, una mia marmorina(forse di terraglia forte cotta a una gradazionepiù elevata) andò in mille pezzi.Credo sia utile ricordare ai nostri “discendenti”che la pallina veniva trattenuta tra il dito

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di Sergio Campana

Per la credibilità del calcio occorre una nuova cultura Spesso si dice che solo il calcio

giocato è quello che pone fine allepolemiche e alle discussioni sterili,quello che sa esprimere il vero signi-ficato e l’autentico valore dello sportpiù popolare.Accade però, qualche volta, che ancheda fuori dal campo arrivino messaggipositivi dai protagonisti del calcio, chegli restituiscono immagine e credibi-lità. Una di queste occasioni è statasenz’altro la manifestazione, chiamata“Galà del calcio triveneto”, organiz-zata dall’Associazione Calciatori incollaborazione con l’Ussi veneta esvoltasi recentemente a Vicenza. In questa festa del calcio, giuntaall’XI edizione, vengono premiati imigliori calciatori delle squadre, dallaserie A alla Seconda divisione, delcalcio A5, le migliori calciatrici delcalcio femminile, il miglior allenatoree il miglior arbitro; tutti con riferi-mento alla stagione già conclusa.Ho visto nascere questa manifestazio-ne, iniziata a fari spenti e cresciutanegli anni per importanza, per l’inte-resse suscitato, non solo nel Triveneto,per il prestigio acquisito. L’iniziativaè stata ideata dall’AssociazioneCalciatori che da oltre 43 anni hasede a Vicenza, per rendere un giustoriconoscimento al calcio veneto, chenella storia ha sempre avuto un ruoloimportante, ha dato schiere di giocatorialle migliori squadre e alla Nazionale,ha reso famosi allenatori e arbitri.In apertura del Galà, ho ricordatoche c’è stato un tempo in cui il calciotriveneto era uno zoccolo duro delcalcio italiano, con quella che iochiamavo l’autostrada della serie A(Verona Vicenza Padova VeneziaUdine Trieste). Ora, forse per poten-zialità economiche ridotte o per qual-che gestione allegra, le società venetehanno meno squadre in serie A(Udinese gloriosamente, Chievo digni-tosamente) anche se più in serie B(Padova, Verona, Vicenza, Cittadella),alcune delle quali, Verona e Padova,con ambizioni non nascoste. Ma il calcio triveneto resta e resteràsempre un punto di riferimentoimportante per quello nazionale.Francesco Guidolin è stato senz’altroil mattatore della giornata, non solo

perché ha meritatamente ricevuto ilpremio per il miglior allenatore, maanche perché ha dato un’autenticalezione di etica a tutti i presenti, especialmente agli studenti che avevanopartecipato al concorso su un temasportivo. Guidolin ha sottolineatocome alla base del suo successo diallenatore non ci sia stato il suo pas-sato di calciatore ma, come fonda-mentale patrimonio personale, il suolungo impegno da studente. Un mes-saggio veramente importante pertutti i ragazzi presenti al Galà.Nel ricevere il premio, hanno datosignificative testimonianze tutti i cal-ciatori premiati, da Totò di Natale(che ha dichiarato di aver fatto il suodovere di italiano nel giorno del Btpday) a Pellissier, da Abbruscato aBovo, da Marchesan a Ferrari, daMateos a Cristante, a Viotti, a Pavesie a Tecchio.Dalla serie A alla Seconda divisionesono dunque arrivati messaggi confor-tanti dai calciatori, che dovrebberoavere più occasioni per esprimere illoro pensiero e il loro modo di essere,molto diversi da quelli che di solito esuperficialmente vengono presentati.

In questo periodo sono in molti,sapendo della mia discreta cono-

scenza dell’ambiente del calcio, achiedermi che cosa pensi delle tristivicende del calcio scommesse e comesia possibile che dei calciatori anchedi buona fama si facciano coinvolgerein fatti del genere. E mi chiedonoanche quale sia la vera ragione dellapartecipazione di calciatori, che purestanno vivendo un’esperienza invi-diabile da molti, a trame così oscuredi corruzione e di frode sportiva; ese ci siano rimedi che possano elimi-nare, o almeno a limitare decisamente,fenomeni così ripugnanti.Rispondo subito, ma mi rendo contoche non è una risposta esauriente, cheil mondo del calcio non è una realtàa se stante, ma fa parte della societàdei nostri giorni, ove operano gliuomini con tutti i loro errori e le loroscelleratezze. Mi si può obiettare che

il calcio è uno sport e come sportdovrebbe esprimere i suoi valori ededucare chi lo pratica. Purtropponon è così e la storia ci insegna chespesso è accaduto di dover fare i conticon vicende gravi e compromettentiper chi opera nello sport, quando ildenaro e gli interessi più volgaricaratterizzano una realtà che cessadi migliorare e di nobilitare l’uomo.Nel calcio in particolare, specialmentea livello professionistico, troppe voltesono venute alla ribalta vicende chehanno visto protagonisti negativi diri-genti anche ad alto livello e atleti anchedi notevole o discreta popolarità.Sono convinto, e lo ripeto da sempre,che nel calcio manca una vera culturasportiva, una cultura che possa esal-tare e insegnare quei valori indispen-sabili per affrontare correttamenteogni situazione che si presenta nonsolo sui campi di gioco, ma anchenella vita quotidiana. Che nel calcioitaliano manchi questa cultura èdimostrato, non in modo paradossale,dall’autentica esaltazione riservataal gesto di Simone Farina, il calciatoredel Gubbio che ha denunciato untentativo di corruzione nei suoi con-fronti. In una realtà con una certacultura, non solo sportiva, un attocome quello di Farina dovrebbe rien-trare nella normalità (come hannolodevolmente osservato il presidentedella società e lo stesso giocatore) einvece è considerato un gesto degno dibeatificazione. Se fossi stato Farina,avrei rifiutato in modo garbato laprogrammata convocazione diPrandelli in Nazionale e l’invito diBlatter alla cerimonia della consegnadel Pallone d’Oro.Il calcio dunque deve convincersiche occorre iniziare un’opera di edu-cazione dei giovani che si apprestanoad affrontare l’attività sportiva, diinsegnamento dei valori irrinunciabilinello sport, ma anche nella vita: one-stà, lealtà, correttezza, rispetto delleregole e degli avversari, consapevolezzadei propri diritti e dei propri doveri.Se i calciatori indagati dalla Procuradi Cremona avessero avuto dentro diloro, ben radicati, questi valori,avrebbero certamente evitato il diso-nore dell’arresto e della carcerazione.

IN PUNTA DI PENNA

In alto, lo scorso 9 gennaio, a Zurigo, il terzino del Gubbio Simone Farina è stato premiato dal presidente della Fifa,Joseph Blatter, per la correttezza dimostrata denunciando un tentativo di corruzione nei suoi confronti.

TACKLEdi Antonio Finco

La partenza è fissata per il prossimo 16marzo dal ponte degli alpini per arrivarein bici fino a Dakar: 6050 chilometri in 37 tappe. Un progetto di solidarietàchiamato Il sogno di Nenette, nome fem-minile e apparentemente immaginificoche invece altro non è che un piccolo villaggio africano nei pressi di Dakar, inSenegal. L’obiettivo dichiarato è quellodi raccogliere fondi per un ambulatoriomedico e il completamento di una scuola elementare locale pedalando tra gentidiverse fino laggiù, dove c’è poco dalpunto di vista delle infrastrutture mamolto da imparare sotto il profilo umano.Solidarietà e comprensione nella diver-sità. Questo è il messaggio che AladinoTognon, artefice dell’iniziativa e presidedel Terzo Circolo Dittatico (che seguiràla carovana in moto) vuole promuoverenelle nostre scuole. Sono quindici gli appassionati della bici-cletta impegnati in questa avventura,tra i quali tre donne. Con loro c’è purel’ex assessore allo sport di BassanoEgidio Torresan: “Ho sentito una mae-stra che raccontava agli alunni comelaggiù non abbiano nulla, ma anchecome i capofamiglia prima di iniziare amangiare facciano il giro per controllareche tutti abbiamo almeno qualcosa dicui cibarsi e, allo stesso tempo, comesiano generalmente più felici di noi. Un messaggio toccante che mi ha fattodecidere di voler partecipare diretta-mente a questa iniziativa”. Anche se gli amici non l’hanno certoincoraggiato: “Mi dicono sito mato?Dove veto ala to età? In realtà è unasfida che ha un duplice valore: quellosportivo e di adattamento ai disagi ealla fatica e quello come detto dellasolidarietà. Per arrivare a compierepiù di tremila chilometri (ottocentosolo nel deserto della Mauritania!) civuole un obiettivo finale preciso, chesia vissuto al di là della sfida con sestessi e con le proprie capacità fisiche e soprattutto psicologiche”.Egidio con Alberto Fiorin si aggregheràal gruppo il 6 aprile dalla partenza

della tappa di Marrakech. In realtà,infatti, i prodi a compiere l’intero per-corso con partenza da Bassano sarannocinque: Romeo Rubin (63 anni, di Villadel Conte), Beppe Marson (58 anni, diSan Stino di Livenza), Giuseppe Pavan(66 anni, di Fontaniva, già campione aigiochi paralimpici di New York e Seul),Gianpietro Rigon (55 anni, di Bassano)e Gaetano Lunardon (60 anni, diMarostica, noto ristoratore con unagrande passione per il ciclismo). Con loro partirà il furgone attrezzato,condotto dall’ex pneumologo AlbertoPalamidese, fotografo ufficiale. Costoro saranno raggiunti alla partenzadella tappa di Tangeri da un altro grup-po, guidato dal 42enne bassaneseAntonio Toniolo, già protagonista dicavalcate estreme con la biciclettaquali la Venezia-Pechino nel 2001 e laVenezia-Gerusalemme nel 2004. “Il mio ruolo -ci racconta Toni- è anchequello di responsabile delle risorse finan-ziarie: con i tempi che corrono non èsemplice reperire fondi, anche se permissioni benefiche come questa. Devoperò dire che grazie a due sponsor abbia-mo coperto le spese più importanti per ilcompletamento della scuola elementare edell’ambulatorio medico di Nenette, cheinaugureremo il 29 aprile. Per le spese di viaggio, ci siamo già autotassati con uncontributo di mille euro a testa”.Quali sono le difficoltà da superare dal punto di vista organizzativo? “C’è un problema serio di sicurezza inMauritania -continua- e siamo incostante collegamento con il Ministerodegli Esteri che ci ha dato il benestare,anche se le situazioni in una zona comequella possono variare da un momentoall’altro. Avremo una guida locale perpercorrere in tre giorni gli ottocentochilometri disegnati da una strisciad’asfalto nel deserto: alla sera dovre-mo arrangiarci con il furgone attrezzatoe con le tende”. Un’avventura in grandestile che non ha certo scoraggiato lacomponente femminile della comitiva,come la 47enne Loredana Landolfi,

insegnante di Educazione Fisica:“Avevo sette ernie, uno schiacciamentodel nervo sciatico e ormai non cammina-vo più. Sono stata operata e sono risali-ta in sella con più entusiasmo di prima.Questa per me è una sfida, non è unavacanza. E’una sorta di marcia dellapace assieme a compagni che condivido-no le finalità: di certo da donna da solanon andrei, ma condividerò quest’av-ventura con Marzia Zuccolo e ClaudiaAlexandru. Insomma la presenza fem-minile avrà un suo valore anche dalpunto di vista simbolico, laddove ledonne vengono spesso poco considerate.Credo tutto ciò sia arricchimento e valgaanche il sacrificio di sudore e fatica, unimpegno che spero venga compreso datutti per il suo giusto significato”.Il sogno di Nenette è già iniziato.

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Il sogno di Nenette: in bici da Bassano a Dakarnel segno della solidarietà

BASSANO - DAKAR IN 37 TAPPE

1. ven 16/3 Bassano-Mantova 139 km2. sab 17/3 Mantova-Chiavari 193 km3. dom 18/3 Chiavari-Sanremo 190 km4. lun 19/3 Sanremo-Saint Raphael 131 km5. mar 20/3 Saint Raphael-Salon de Provence 160 km6. mer 21/3 Salon de Provence-Sete 144 km7. gio 22/3 Sete-Perpignan 141 km8. ven 23/3 Perpignan-Barcellona 197 km9. sab 24/3 RIPOSO BARCELLONA10. dom 25/3 Barcellona-San Carlos de la Rapita 195 km11. lun 26/3 San Carlos de la Rapita-Valencia 175 km12. mar 27/3 Valencia-Alicante 185 km13. mer 28/3 Alicante-Aguilas 199 km14. gio 29/3 Aguilas-Almeria 140 km15. ven 30/3 Almeria-Rincon de la Vitoria 195 km16. sab 31/3 Rincon de la Vitoria-Algesiaras 182 km17. dom 1/4 Ceuta-Tangeri 75 km18. lun 2/4 Tangeri-Kenitra 199 km19. mar 3/4 Kenitra-Casablanca 136 km20. mer 4/4 Casablanca-Seltat 74 km21. gio 5/4 Seltat-Marrakech 167 km22. ven 6/4 RIPOSO mARRAKECh23. sab 7/4 Marrakech-Essaouira 178 km24. dom 8/4 Essaouira-Agadir 175 km25. lun 9/4 Agadir-Guelmin 200 km26. mar 10/4 Guelmin-Tan Tan 155 km27. mer 11/4 Tan Tan-Tarfaya 188 km28. gio 12/4 Tarfaya-El Aaioun 102 km29. ven 13/4 RIPOSO EL AAIOuN30. sab 14/4 El Aaioun-Bu Jaidur 188 km31. dom 15/4 Bu Jaidur-campo 1 174 km32. lun 16/4 campo 1-Dakhla 175 km33. mar 17/4 RIPOSO DAKhLA34. mer 18/4 Dakhla-campo 2 200 km35. gio 19/4 campo 2-campo 3 (conf. Mauritania) 180 km36. ven 20/4 confine-Nouadhibou 55 km37. sab 21/4 RIPOSO NOuADhIBOu38. dom 22/4 Nouadhibou-campo 4 182 km39. lun 23/4 campo 4-campo 5 175 km40. mar 24/4 campo 5-Nouaschott 124 km41. mer 25/4 Nouaschott-campo 6 (conf. Senegal) 210 km42. gio 26/4 Confine Mauritania-Nenette 122 km43. ven 27/4 Attività a Nenette44. sab 28/4 Nenette-Dakar in auto (km. 450)45. dom 29/4 VISITA A DAKAR46. lun 30/4 Dakar-Venezia (aereo)

TOTALE 6.178 km

BASSANO

DAKAR

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Testo di Elena Trivini Bellini - Fotografie: archivio MotusHa collaborato il triatleta Ironman Fabian Bertoncello della squadra Tribù di Bassano del Grappa

MOTUS

“MANUTHERA”Il lettino amico del paziente(sportivo) e del fisioterapista

E’ uno strumento molto sofisticato che aiuta l’operatoredapprima a individuare e poi a curare correttamente moltidolori di origine vertebrale, articolare e muscolare...

Sopra, il lettino Manuthera permette posizionamenti differenziati (anche tridimensionali) dando al fisioterapistala possibilità di esercitare una trazione associata ai movimenti di flesso-estensione o rotazione e di offrire quindiun approccio innovativo nella terapia manuale.

Il dott. Alessandro Guidolin, preziosocollaboratore di Esse, ci presenta inquesta occasione un nuovo ausilio perla terapia manuale e il trattamento dellepatologie muscolo scheletriche, moltoutile per chi pratica attività sportiva.

“Un’approfondita conoscenza scientificadei meccanismi fisiopatologici e dell’a-zione specifica di ogni sport -ci spiega infatti il professionista- è alla base deltrattamento in terapia manuale che sieffettua su pazienti afflitti da diverse

patologie dell’apparato muscolo schele-trico e che ha, come mezzo per la cura,proprio le mani del fisioterapista.Secondo la mia personale esperienza,acquisita appunto nel trattamento dipatologie derivanti dalla pratica sportiva,molti dolori di origine vertebrale, arti-colare e muscolare dipendono da unanon corretta funzionalità dei vari seg-menti corporei, che si muovono troppo(iper-mobili) oppure troppo poco (ipo-mobili): per raggiungere l’obiettivo deltrattamento, cioè la risoluzione del sintomo dolore, il fisioterapista deveinnanzitutto individuare tali anomaliedel sistema, per poterle poi curare cor-rettamente. Un importante aiuto inquesti due momenti, quello della valu-tazione funzionale e quello del tratta-mento in terapia manuale, è dato dallettino terapeutico Manuthera, che èdivenuto un nuovo compagno di lavoro”.In un trattamento fisioterapico classicola mobilizzazione passiva dei segmenticorporei del paziente veniva ottenutafacendo affidamento esclusivamente sullatecnica e sulla forza fisica dell’operatore,limitandone però l’efficacia nel tempo.Il lettino Manuthera, con il quale il dott.Guidolin tratta i suoi pazienti, permettedi operare con maggior precisione etecnica applicando forze minime. “Con questo lettino di nuova concezione-prosegue il nostro interlocutore- risulta

Sul soggetto da trattare, opportunamente posizionato, è possibile impiegare varie tecniche multidirezionaliper ottenere una migliore comprensione delle problematiche ed eseguire la cura più mirata ed efficace.

MOTUSSan Giacomo di Romanod’Ezzelino (VI) - Via Nicolini, 2Tel 0424 [email protected]

delle fasce. Un altro esempio di azioneassociata è rappresentato dalla mobi-lizzazione applicata alle vertebre lom-bari mentre si procede al trattamentodei tessuti molli e dei tessuti connettivalie muscolari, con tecniche di massaggiospecifiche”.Sul paziente, opportunamente posizio-nato, vengono eseguite le varie tecnicheterapeutiche mentre il lettino si muovesostenendo e seguendo i movimenti fisio-logici del corpo: tali tecniche multidire-zionali (questo il loro nome) consentonouna migliore comprensione della naturameccanica del dolore per dare seguitoa una cura più mirata ed efficace.Manuthera è quindi diventato un sup-porto tridimensionale alla valutazionefunzionale e alla terapia manuale delpaziente. “Nel trattamento di molte patologiedell’atleta -conclude il dott. Guidolin-si rende spesso necessario l’utilizzodella manipolazione articolare e verte-brale: in questo caso il nostro tavolo dilavoro utilizza un particolare dispositivo,denominato drop, che permette unasincronizzazione del movimento del

lettino con la manovra effettuata dalterapista manuale. Questo sistemariduce l’aggressività delle manovremantenendo intatte le caratteristicheterapeutiche di efficacia e precisione”.

Nella fase acuta del dolore utilizzandoil lettino Manuthera è possibile inoltrel’eliminazione dell’ipercompressione deidischi intervertebrali da ortostatismonon graduale: in altre parole salire escendere dal lettino è un’operazionesicura anche in una fase molto elevatadel dolore; è inoltre possibile ottenereuna condizione di rilassamento costantedurante le manovre terapeutiche. Al regredire della sintomatologia sitorna a dare un carico progressivo aldisco intervertebrale.

aumentata l’efficacia dei trattamenti,soprattutto nella zona della bassa schienafra L5 e S1, l’ultima vertebra lombaree la prima sacrale. Sono infatti possibilimolteplici regolazioni tridimensionali eposizionamenti differenti del paziente,che permettono tecniche di trattamentospecifiche su tutti i piani di movimentofino a ottenere tecniche combinate incompressione o trazione vertebrali,oppure di associare la trazione alle tecniche in flesso estensione o rotazione. Nel trattamento dell’atleta bisognaconsiderare con attenzione la muscola-tura, vero motore delle articolazioni:quando il tessuto muscolare subisce danni(come stiramenti o strappi) oppurefunziona in modo anomalo rendendoattivi i punti trigger, sono necessarietecniche terapeutiche molto specifiche.Grazie ai diversi segmenti meccanicimobili multidirezionali del lettino èpossibile effettuare uno stretchingmolto selettivo sulle fasce muscolaridell’atleta donando maggior comfort al soggetto e precisione di trattamentosull’area di proiezione del dolore. In questo modo il trattamento manualedei punti trigger muscolari attivi èaffiancato da un utilissimo allungamento

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A sinistra, il lettino Manuthera consente di trattare -con efficacia e senza fastidi per il paziente- molte patologiederivanti dalla pratica sportiva: dolori che interessano i principali organi dell’apparato muscolo scheletrico. Sopra, le problematiche dovute a un’eccessiva o affrettata sollecitazione muscolare, soprattutto nella stagionefredda, richiedono una grande flessibilità nell’esecuzione di interventi mirati e risolutivi.

Sindrome cervicale

Cervico-brachialgia

Epicondilite

Sindrome della Bendelletta ilio-tibiale

Pubalgia

Infiammazione del tendined’Achille (tendinite)

Sindrome femoro-rotulea

Tallonite e Fascite plantare

LUISIANA PEGORAROIl ciclismo, irrinunciabilecostante della mia vita

Testo di Andrea MinchioFotografie: raccolta Luisiana Pegoraro, archivio Gauss, Andrea Minchio

Dagli esordi, giovane promessa del Veloce Club Bassano, alle vittorie importanti e al successivo gregariato,fino alla scelta di guidare squadre blasonate. Ecco, in estrema sintesi, la storia di una travolgente passione.

L’INCONTRO

Partire nientemeno che dal re Sole perparlare di ciclismo agonistico, per dipiù femminile, pare davvero impresaardua. Eppure, in questa particolarecircostanza, è proprio così. Tutta colpa,si fa per dire, della passione visceraledel bassanese Lino Pegoraro per unadelle perle statunitensi, la Luisiana,terra dove le culture francese, ameri-

cana e africana si sono fuse in una formidabile lega, della quale la musicajazz è solo uno dei felici esiti. Un saltospazio-temporale che con una buonadose di fantasia associa l’esploratoretransalpino René Robert Cavelier (il quale, dopo avere scoperto le terredove il Mississippi sfocia nel golfo delMessico, le dedicò al sovrano Luigi XIV)alla più vicina Luisiana Pegoraro,campionessa di ciclismo che propriol’appassionato Lino, suo padre, havoluto battezzare con questo nome.Bionda, un fisico d’acciaio, occhi azzurri

e penetranti, Luisiana ha cominciato acorrere in bicicletta nel 1979, all’età disei anni, indossando la prestigiosa eblasonata maglia del locale Veloce Club.“E’ stato l’inizio di una lunga carriera-ci racconta- partita dalla categoriaGiovanissimi (nel cui ambito ho vintodiverse competizioni e il titolo veneto del1982) e durata ben ventidue anni”. Un percorso, quello di Luisiana che,nel tempo e attraverso una serie dipassaggi di società, ha condotto l’atletaa gareggiare nella categoria Elite, massimo livello del ciclismo femminile.

ESSE • 22Luisiana Pegoraro taglia vittoriosa a Imola una tappa del Giro d’Italia, edizione 1997.Riquadri: il ritratto di René Robert Cavelier, l’esploratore francese che scoprì la Luisiana (o Louisiana) e ladedicò al re Luigi XIV; la silhouette di alcuni jazzisti di New Orleans, città simbolo della Luisiana.

Due parole con il direttore sportivo del team italiano MCipollini Giambenini Gauss

W il ciclis

mo rosa

Qui sopra, da sinistra verso destraIl podio di una tappa, vinta al Tour de France del 1998.Luisiana con Alessandra Cappellotto,amica di sempre in un momento di relaxdurante il Giro d’Italia del 2000.

A centro paginaLuisiana al Giro di Toscana del 1998.

A destra (foto grande)Lusiana Pegoraro oggi.

A fiancoLuisiana Pegoraro vince una gara a San Maurizio al Lambro (MI) nel 1998.

Sotto, da sinistra verso destraLa ciclista, a sei anni, in una delle prime apparizioni con la maglia del Veloce ClubBassano al Velodromo Mercante (1974).Luisiana nel 1979, in occasione di una vittoria nella categoria A2 Giovanissimi.Alla sua destra, con la maglia verde del G.S.Sarcedo, Alessandra Cappellotto, futura campionessa del mondo e prima italiana a conquistare tale prestigioso titolo (1997).

L’INCONTRO

ESSE • 25In alto, la russa Tatiana Antoshina (Gauss), impegnata nel Giro delle Fiandre 2011, affronta il celeberrimo “muro di Grammont”poco prima di tagliare il traguardo in seconda posizione.Riquadri, le ragazze della Gauss 2011, dirette da Luisiana Pegiararo, nelle classiche cartoline individuali e nella foto di gruppo.Pagina a fianco, Susanna Zorzi (Gauss) al Giro delle Fiandre 2011.

Al 1997 e all’anno successivo risalgonoalcune grandi soddisfazioni: la vittoriadi una tappa al Giro d’Italia e al Tourde France, nonché la partecipazionenella squadra azzurra ai mondiali diValkenburg in Olanda.“Il nuovo millennio -riprende la nostrainterlocutrice- ha impresso un radicalecambiamento alla mia attività agonistica,portandomi a svolgere sempre più unruolo di gregariato a supporto di alcunecampionesse quali Fabiana Luperini(detta la Pantanina) e AlessandraCappellotto. Si è trattato di un’esperienzaimportante e dalla quale ho imparatomolto, soprattutto in funzione dellemie scelte future”.Nel 2001, abbandonate le competizioni,Lusiana si è subito confrontata con ilmercato del lavoro, dedicandosicomunque ad attività legate al mondodello sport. Già nel 2002, tuttavia, lapassione per il ciclismo la portava arientrare nell’ambiente e a rimettersi in

gioco assumendo l’incarico di direttoresportivo del V. C. Breganze. Una man-sione complessa, che naturalmente harichiesto la frequentazione di corsi spe-cifici e l’ottenimento delle necessariecertificazioni; un ruolo, soprattutto,che sembrava tagliato su misura per lei.“In un primo tempo ho seguito lo svilup-po agonistico di ragazze dai dodici aiquattordici anni (esordienti allieve), poi- in seguito al mio passaggio alla Gaussdi Brescia- mi sono occupata di atletediciottenni (donne junior ed elite):un’età, soprattutto se declinata al fem-minile, che a livello gestionale richiededecisamente molta sensibilità e grandidoti psicologiche. Ma che riserva, se

si compiono le scelte corrette e si creapazientemente il giusto affiatamentofra le atlete della squadra, straordinariesoddisfazioni umane e sportive”. Ed effettivamente, operando anche peraltre squadre (ad Asti piuttosto che aForlì) e implementando via via il suoimpegno sul campo, Luisiana i risultatili ha ottenuti davvero. E che risultati!“Tra il 2008 e il 2011 abbiamo centratocon la Gauss obiettivi di tutto rilievo: mipiace citare il terzo posto alle olimpiadidi Sydney con Tatiana Guderzo oppurela vittoria ai mondiali del 2010 (sempre

ESSE • 26Foto grande in alto, Valentina Scandolara in gara a Dwingeloo (Olanda). A centro pagina, da sinistra verso destra, una recentissima immagine dello squadrone MCipollini Giambenini Gauss,pronto ad aggredire le competizioni del 2012; il calendario Gauss 2011 felice sintesi di sportività e femminilità.

L’INCONTRO

in Australia) con Giorgia Bronzini.Ma è doveroso ricordare che anchealtre nostre ragazze, atlete di primopiano provenienti da tutto il mondo(francesi, messicane, estoni, olandesi...),hanno fatto grande incetta di titolipraticamente in ogni parte del globo”.Un periodo d’oro, ricco di successi.Come promettente, a dispetto dellacrisi economica, sembra essere pure il2012. A Luisiana Pegoraro sono stateinfatti affidate le quattordici ragazzedel team MCipollini Giambenini Gauss,una squadra tutta italiana che già orasi prepara ad assumere un ruolo daprotagonista nel ciclismo femminileinternazionale. Tra le sue carte vincentila compagine annovera l’inossidabile

Tatiana Guderzo, campionessa delmondo 2008 e quarta all’ultimo Girod’Italia, Marta Bastianelli, anche lei oromondiale (nel 2007), e Monia Baccaille,campionessa italiana 2009 e 2010, nonché plurivittoriosa nel 2011.Un tridente d’attacco, degnamentesupportato da altre undici “ragazzeterribili” (Alessandra Borchi, ValentinaCarretta, Elena Cecchini, Elisa Frisoni,Jasinska Malgorzta, Jessica Paganelli,

Giulia Pironato, Marta Tagliaferro,Alessandra Tomasini, Elena Valentini e Susanna Zorzi). “In effetti le aspettative sono davveromolte: d’altro canto- conclude Luisiana-possiamo disporre di un mix perfettodi esperienza e gioventù. Si tratta diinstaurare il clima giusto lavorandosodo e nella massima serenità. I risul-tati non tarderanno ad arrivare...”.

ESSE • 28

Testo di Elena Trivini BelliniFotografie: archivio Centro King, Fotografi Veneti Associati

MENS SANA

CENTRO KINGper recuperare (e mantenere)una buona forma fisica

Ripartita in due società, dedicate al Fitness e al Benessere,la struttura offre molte opportunità a chi, nonostante la frenesiadella vita di oggi, non intende rinunciare alla propria salute

Alcune significative immagini delle ampie e ariose sale attrezzate di “Bassano Fitness”.Nei riquadri, a sinistra, Sandro Zen e Patrizia Bertoncello.

Il Centro King è stato fondato quasivent’anni fa da alcuni appassionati di cultura fisica tra i quali l’ex bodybuilder Sandro Zen. ESSE lo ha incontrato per fotografareda vicino questa particolare realtà, cheoggi ospita diverse e distinte strutture ela cui mission si identifica -attraversoun’intensa e sempre aggiornata attività-

nel recupero e nel mantenimentodella forma fisica (e del conseguentebenessere) di quanti la frequentano.“Siamo partiti nel 1993 -ci racconta- inun momento di transizione, quando cioèsi è passati dalla visione del culturismodegli anni Ottanta all’uso delle primemacchine cardiofitness. Una fase storicache ha visto tramontare l’aerobica ad

alto impatto, sostituita via via dallo stepe da una serie di altre attività, sempreabbinate alla musica, orientate a tonifi-care la muscolatura e a migliorare l’ef-ficienza e la resistenza cardiovascolare:in pratica le fondamenta del fitnessmoderno. Si è trattato di una trasfor-mazione radicale che il Centro King haseguito passo passo, inserendo innova-

Tra i fiori all’occhiello delle diverse attività ospitate figura l’esclusivo metodo Vip Center, basato sutrattamenti specifici che migliorano -in chi li pratica- l’aspetto e la funzionalità dell’organismo.

ESSE • 28

ESSE • 29In alto, da sinistra verso destra, ancora una sala attrezzata di “Bassano Fitness” e alcuni trattamenti esteticiproposti dal Beauty Center di “Benessere & Co.”.

zioni significative, ottimizzando l’offertadi servizi e ricercando quanto di meglioil settore del benessere proponesse”.

La società di oggi impone ritmi freneticiconcedendo sempre meno tempo all’e-sercizio fisico. L’uso talvolta eccessivodi automobili, ascensori, telecomandi ealtri dispositivi limita inoltre -in modoemblematico- molte funzioni corporeelegate al movimento. Un quadro nontroppo roseo, soprattutto se lo si rela-ziona anche all’alimentazione, spessofrettolosa, ipercalorica e poco attenta... “In effetti questo disordinato stile di vita-prosegue Sandro Zen- ha comportatonella gente nuove esigenze: le personeche oggi frequentano le palestre nonpuntano più esclusivamente al propriomiglioramento estetico, ma soprattuttoalla salvaguardia della salute e al poten-ziamento delle funzionalità organiche.Mirano in realtà più in alto, cioè albenessere vitale. Per questo motivo negliultimi anni sono sorte figure e profes-sionalità specifiche; il Centro King èstata una delle prime strutture a inserirenel suo organico, oltre a istruttori disala di prim’ordine e sempre aggiornati,anche personal trainer in grado dianalizzare le necessità endemiche diogni persona, al fine di aiutarla a rag-giungere tanto obiettivi di remise enforme quanto risultati funzionali divario genere (grazie anche all’abbina-mento di qualificati corsi musicali)”.

Il Centro King si sviluppa su unasuperficie di 1500 metri quadrati: un

IL mETODO VIP CENTER

Il punto di forza del metodo Vip Center è rappresen-tato senza dubbio dall’area Check-Up che permette distudiare le reali esigenze di chi vi si sottopone.L’utilizzo di strumenti altamente professionali, quali latermografia per la rilevazione dello stato della cellulite,l’impedenziometria per individuare lo stato di idrata-zione corporea, la plicometria per la valutazione dellacomposizione corporea, è infatti alla base di un validoprogramma personalizzato. Il metodo offre efficacitrattamenti, che vengono effettuati con apparecchiatureall’avanguardia (acceleratori di metabolismo), in siner-gia con una leggera attività fisica e all’interno di singo-le aree specificatamente attrezzate. Un ulteriore pre-zioso apporto è dato dalla professionalità degli opera-tori, costantemente aggiornati attraverso la continua ecostante ricerca di un migliore stile di vita.

I TRATTAmENTI

PROFESSIONALDimagrimento Slim per una linea perfetta

Tonificazione Tonic per un fisico modellato e in formaGrazie alle forme d’onda specifiche dell’apparecchiaturaunita al movimento aerobico o anaerobico dopo iltrattamento e all’osservanza di una corretta guida ali-mentare, si può ridurre e tonificare con risultati sicu-ri e veloci. Si garantisce un dimagrimento basatosulla diminuzione del grasso in eccesso e l’aumentodella massa magra. La tonificazione e la riduzionegenerale, soprattutto quella localizzata, vengono effet-tuate con diversi programmi (scientificamente testatipresso l’Isef di Torino dal prof. Luca Deidda su uncospicuo numero di soggetti preselezionati), che per-mettono di intervenire secondo le necessità. Il segreto èquello di applicare un “acceleratore” del metabolismocellulare (apparecchiatura Professional) sugli eccessiadiposi con un’intensità molto elevata. I risultati sonoevidenti sin dalle prime sedute con una media di ridu-zione localizzata fino al 50% di grasso ogni 15 sedute.

Eliminazione e drenaggio liquidi in eccessoLa tendenza alla ritenzione idrica presente in moltedonne è dovuta a un fattore costituzionale: a causa diuna insufficienza circolatoria capillare venosa-linfati-ca gli arti inferiori tendono a gonfiarsi trattenendoliquidi. Questo fenomeno non causa solo inestetismi,ma anche gambe dolorose e pesanti ed è consideratouna vera e propria patologia degenerativa.

POmPAGE E’ un programma studiato per agire in controtenden-za al formarsi della stasi linfatica. Le forme d’onda spe-cifiche dell’apparecchiatura Professional sono parti-colarmente efficaci nello smaltimento dei liquidi ineccesso attraverso un’azione linfo-drenante. I risulta-ti sono evidenti sin dal primo trattamento con un esitoimmediato e una sensazione di gambe leggere.

BODYLIGhTGli inestetismi che si presentano maggiormente nel-l’uomo e nella donna sono quelli del grasso e della las-sità addominale. Problemi risolvibili attraverso la sti-molazione con l’apparecchiatura Bodylight, in contem-poranea al movimento su un attrezzo cardiofitness(Elix). La combinazione delle frequenze specifiche con ilmovimento similare alla camminata (in forma aerobica)risulta straordinariamente efficace. Il programma com-pleto ha la durata di soli 50 minuti. I risultati sono unicinel loro genere per la riduzione della percentuale digrasso localizzato e per la capacità di tonificazione deiretti e degli obliqui dell’addome.

BODY SCuLPTuREStudiato per rassodare i muscoli e per modellare, vieneapplicato su chi ha fatto trattamenti dimagranti, ma anchesu soggetti che non presentano eccessi di grasso conmuscolatura ipotonica. Il modellamento delle forme è ilrisultato di trattamenti programmati e personalizzati perdare a ogni individuo la massima esaltazione delle sueforme in ogni zona specifica (rassodare e risollevare iglutei, modellare i fianchi, scolpire 1’addome...).Utilizzando le frequenze specifiche delle apparec-chiature abbinate a esercizi ginnici leggerissimi talemetodo permette di raggiungere risultati sorprendenti.

DYNAmICTrattamenti cellulite e drenaggio Il programma è stato studiato per combattere la cellu-lite ed è uno dei più validi; non agisce sui sintomi masulle cause. Si basa su concetti innovativi abbinandole straordinarie forme d’onda dei programmi dellaNew Dynamic a esercizi svolti in forma leggera suspecifiche apparecchiature cardiofitness. Non si agi-sce solo sulla complessa situazione locale, ma si atti-vano quei meccanismi fisiologici degli arti inferioriche, grazie a un “effetto pompa”, sbloccano l’insuffi-cienza circolatoria riportando il sistema venoso linfa-tico a una condizione di normale funzionalità.

ESSE • 29

MENS SANA

ambiente ospitale, non privo di sobriaraffinatezza. Il piano terra, dedicato alsettore fitness, è composto da due gran-di sale attrezzate e da altrettante saledestinate a “corsi di gruppo” e musicali.In quest’ultime si svolgono le attività a “corpo libero” più innovative (con esenza piccoli attrezzi) e si praticanospinning e wolking. Al piano superiore, gestito interamentedalla società Benessere & Co., si trovanoun funzionale e collaudato Beauty Center,in grado di eseguire diversi trattamentiestetici e, nelle immediate vicinanze, il Vip Center, del quale è responsabilePatrizia Bertoncello.“Da oltre sei anni -ci spiega la nostrainterlocutrice- qui si pratica con suc-cesso il metodo Vip Center, divenutoormai sinonimo di scientificità e con-

cretezza: unico ed esclusivo, è stato studiato per soddisfare la necessità dimigliorare la propria linea e, di conse-guenza, di raggiungere una buona fun-zionalità dell’organismo e uno stato dibenessere totale. Permette infatti dibeneficiare, anche a chi dispone di pocotempo libero, di trattamenti orientati al potenziamento del tono muscolare eal dimagrimento localizzato; si tratta di attività mirate e coadiuvate da unlavoro cardiovascolare a basso impatto”.

Tra i sui tecnici il Centro King annovera,oltre che professionisti diplomati Isef o laureati in Scienze Motorie, anchepreparatori atletici, presenter dellaFederazione Italiana Fitness, top trainere personal trainer Issa con più unlustro di esperienza in questo campo.

ESSE • 30In alto, l’esclusivo metodo Vip Center è stato studiato per soddisfare la necessità di migliorare la proprialinea e, di conseguenza, di raggiungere una buona funzionalità dell’organismo. Le immagini esemplificanoalcune fasi del trattamento localizzato: glutei e cosce piuttosto che addome.

A due passi dal centro di Bassano, in via Bortolo Sacchi 35, la strutturadispone di un ampio parcheggio ed èaperta tutti i giorni (domenica esclusa).Il personale è disponibile a illustrare leattività, sempre molto coinvolgenti, cheanimeranno questo nuovo anno: tantele promozioni previste e i pacchettipersonalizzati. E’ naturalmente possi-bile richiedere agli operatori opportuniprogrammi ad hoc, attraverso i qualiottenere i benefici desiderati. Vale lapena di informarsi e approfittarne...

CENTRO KINGVia B. Sacchi, 33/35 Bassano del Grappa (Vicenza)Bassano Fitness: 0424 566303Benessere & Co.: 0424 881058

ESSE • 31Sopra, la formazione completa dell’Aurora San Giuseppe, squadra che milita nel campionato 2011-2012 di Seconda Categoria.Nei riquadri sotto al gagliardetto, dall’alto verso il basso, il presidente Cristiano Campagnolo e il suo vice Tiziano Pegoraro.

FELLOSHIPTesto di Antonio Minchio - Fotografie di Tiziano Zanella e Orlando Zanolla

Il mondo del pallone, come la praticaquotidiana ci insegna, anche in ambitolocale si articola in una galassia di diverserealtà, che spaziano dal professionismo al dilettantismo e alla pura passione.Il caso dell’Aurora San Giuseppe èemblematico perché costituisce, nei termini più nobili, proprio l’esempio dellasublimazione di un’amicizia nata negliambienti sportivi, cementata nel tempo e fortificata da risultati tutt’altro chedisprezzabili.Abbiamo incontrato Cristiano Campagnolo

e Tiziano Pegoraro, presidente e vice dellasocietà, per conoscere le vicende di unasquadra composta da persone che giocanoal calcio con spirito decubertiano, avendocome unica gratificante ricompensa la gioiadella partecipazione e del confronto.

E’ proprio Pegoraro, memoria storicadel sodalizio, a raccontarci per primo lagenesi e il successivo percorso dell’Aurora.“Siamo nati nel 2001 -ci racconta- comecostola dell’Eurocalcio di Cassola, societàche sotto la presidenza di Stelio Carletto

ha raggiunto traguardi importanti qualil’approdo alla serie D. A quell’epoca gli Juniores avevano poco spazio nellaprima squadra: difficoltà d’accesso dovutein gran parte ai progetti agonistici delclub rossoblu. Il gruppo, però, era moltoaffiatato e unito: sarebbe stato un veropeccato disperderlo. Così, in collabora-zione con l’Eurocalcio, ci siamo costituitiautonomamente sotto la guida di GiuseppeBortignon, primo presidente dell’Aurora”.“Per sei anni -interviene CristianoCampagnolo (che è stato anche uno dei

Talvolta dalle realtà meno pretenziose giungono messaggi significativi. La storia di questa squadra è emblematica...

Rinata nel 2008 dalle sue ceneri, la piccola società calcistica ha conquistato lo scorso anno la Seconda Categoria

AURORA SAN GIUSEPPEL’amicizia che vince le difficoltà (e anche molte partite)

In queste pagine, alcune azioni della finale play off tra Monticello Conte Otto e Aurora San Giuseppe,vittoriosamente condotta a termine dai galletti verdi (2-1). La gara, disputata nel maggio dello scorso annofuori casa, ha consentito ai ragazzi del mister Gioacchino De Sandoli di approdare alla Seconda Categoria.In alto, a sinistra, un’azione della partita contro i “cugini” del Cassola, giocata nello scorso campionato.

ESSE • 32

giocatori di questa formazione)- abbiamomilitato in Terza Categoria, agguantandoin ben due occasioni i play off e conqui-stando la piazza d’onore nei campionati2004/2005 e 2007/2008”.

Il 2007 ha visto concretizzarsi la fusionedell’Eurocalcio con l’A.C. Tezze, unesperimento che purtroppo non ha dato gliesiti sperati. Dopo un paio d’anni, infatti,la squadra di Cassola è “rientrata neiranghi” assorbendo per di più i migliorigiocatori dell’Aurora e portando di fattola piccola società alla liquidazione.Eppure... quando un gruppo è graniticolo spirito d’iniziativa e il coraggio nonmancano mai. Così nel 2008, come l’arabafenice che rinasce dalle proprie ceneri,l’Aurora è risorta affiancando al suonome storico quello di San Giuseppe, inossequio al patrono dei padri di famigliae all’omonima frazione di Cassola (dovela squadra si allena e gioca).“L’obiettivo che ci siamo posti -ci spiegaCristiano Campagnolo- è stato fin da subito

quello di rassicurare i ragazzi sul futurodella squadra mantenendo unita la com-pagine; poi abbiamo provveduto a recu-perare parte dei nostri giocatori, dosandocon ponderatezza l’integrazione di nuoviarrivi. Una fase di rinascita e ricostruzione,priva di grandi obiettivi agonistici, nellaquale si sono impegnati molti amici. Pensoa Raffaello Bortignon, Francesco Bonin,Simone Bottiani, Danor Carloni, GrazianoColbertaldo, Lidia Dall’Igna, AlbertoLunardon, Giovanni Tolfo... Persone chesi sono spese con cuore, assieme agli alle-natori Shpetim Qoshda, Mario Pellizzere Mehmeti Mehdi, nell’organizzazionegenerale e nella logistica. Ai giocatori,inoltre, è stato chiaro fin dal primomomento che non avrebbero percepitocompensi: la nostra benzina sarebberostati l’entusiasmo e lo spirito di gruppo.Un cocktail a base di amicizia che ci hapermesso di proseguire il cammino e,addirittura, di ottenere risultati assoluta-mente insperati. Tra questi, proprio nel2011, la vittoria ai play off e il passaggio

alla Seconda Categoria: non male peruna squadra di amici, senza particolaripretese e (soprattutto) senza grandisostegni economici!”.Il 2012, naturalmente, si presenta piùduro per i “galletti” dell’Aurora SanGiuseppe (l’emblema della società ripro-duce appunto un gallo colorato di verde):il livello degli avversari è decisamentesuperiore a quello delle squadre affrontatel’anno scorso e i “nostri” hanno risentitodi qualche infortunio. “Il mister Gioacchino De Sandoli -concludeil presidente- è fiducioso, sostiene che lasquadra è all’altezza della situazione e chel’obiettivo salvezza è alla nostra portata:basta crederci!”.Anche noi ci crediamo, naturalmente.Crediamo che i galletti verdi possano farcela ancora una volta e dimostrare,con la forza dell’amicizia e della passione,come anche il mondo del pallone, spessolegato a incredibili interessi economici etravolto da periodici scandali, possariservare sorprese davvero piacevoli.

FELLOSHIP

ESSE • 33

Cari compagni di gioco, ma soprattutto di vita,

l’impresa è compiuta. Un’impresa che tanto abbiamo inse-

guito, sognato, ricercato, un’impresa che ricorderemo per

sempre e che sempre sarà ricordata da quanti ci hanno

seguito con convinzione [...]. Un’impresa costruita con il

cuore, la passione, il gruppo, la fiducia e il rispetto.

E’ stato proprio il rispetto, appunto, e non i soldi a fare la

differenza, in campo e fuori dal campo. Finalmente vince

lo Sport, quello con la S maiuscola, quello fatto di sacri-

fici e di valori, ma soprattutto di gioia.

Questo è il vero Sport, non quello che vediamo alla televi-

sione o, più semplicemente, quello praticato da squadre

non troppo lontane da noi [...].

Noi siamo il vero sport e questa volta, amici miei, ce l’ab-

biamo fatta. La promozione è una bella realtà [...].

Il vostro presidente

Cristiano Campagnolo

(Dalla lettera scritta dopo il passaggio di categoria - maggio 2011)

PresidenteVicepresidenteDirigente accomp.Dirigente accomp.Dirigente accomp.ConsigliereConsigliereConsigliereConsigliereSegretarioAllenatoreAllenatorePrep. atletico

Cristiano CampagnoloTiziano PegoraroGraziano ColbertaldoAlberto LunardonFrancesco BoninSimone BottianiDanor CarloniGiovanni TolfoOscar ZontaGiambattista BaggioGioacchino De SandoliStefano Alberto MasoStefano Gasparotto

L’ORGANIGRAMMA

ESSE • 34

COMPANY

In queste pagine, alcuni dei servizi proposti da Aquapolis. Si tratta di un’offerta ampia e variegata che vaben oltre la sola attività natatoria.

Testo di Elisa Minchio - Immagini: Fotografi Veneti Associati

Il dott. Pierpaolo Longo, responsabiledella comunicazione e del controllo qualità,ci illustra come, nonostante la più chelusinghiera concretezza di numeri già rile-vanti (circa cinquemila fruitori, per untotale di oltre centomila presenze nel 2011),ogni settimana negli impianti sportivi divia Ca’ Dolfin vengano lanciate nuoveproposte: una filosofia vincente, volta a soddisfare le richieste di un’utenza incostante crescita.

“In effetti -esordisce il nostro interlocutore-le frecce all’arco di Aquapolis sono moltee aguzze: potremmo rapidamente rias-sumerle nei seguenti cinque punti:1) la posizione ottimale, a ridosso dell’o-spedale San Bassiano e dei Palasport (contre parcheggi a disposizione), facilmenteraggiungibile dalla città piuttosto che dalla

Valsugana o dai comuni pedemontani; 2) gli orari, estesi e flessibili, che consen-tono a chiunque di ritagliarsi un pro-gramma sportivo su misura senza l’obbli-go di sottoscrivere un abbonamento(particolarmente apprezzata è inoltre lapossibilità per genitori e figli di svolgerediverse attività in contemporanea);3) il piano tariffario, ampio e diversificato,che rende la nostra offerta estremamentecompetitiva anche sul versante economicograzie alla possibilità di abbinare piscinae palestra: una circostanza davvero sor-prendente, soprattutto in considerazionedell’elevata qualità dell’ambiente, delservizio e dell’importante investimentoeffettuato dal concessionario, che ha con-sentito al Comune di Bassano di dotarsidi un impianto natatorio all’avanguardia;4) l’offerta tecnica di elevata qualità:

Aquapolis ha infatti già ricevuto la quali-fica di Scuola Nuoto Federale, la certifica-zione di qualità della Federazione ItalianaNuoto e, prima nel Veneto, l’analogoriconoscimento dall’European AquaticAssociation, organizzazione leader mon-diale nel settore del fitness acquatico; unaqualità che perseguiamo attraverso l’im-piego di tecnici qualificati (tutti istruttori formati presso le Federazioni sportive diriferimento, sotto la supervisione di coor-dinatori laureati in Scienze motorie) e diun programma di formazione continuaaffidato ai massimi esperti nazionali. Gliistruttori bassanesi hanno avuto il privile-gio di confrontarsi, tra gli altri, con WalterBolognani, selezionatore delle nazionaligiovanili di nuoto, che ha speso parole digrande apprezzamento per il loro lavoro;5) un ambiente confortevole come pochialtri: gli impianti sono stati progettatidall’ingegner Marco Pascoli, consulentedella FIN e massimo esperto nazionaledel settore, mettendo in cima alle preoc-cupazioni il benessere dei frequentatori”.

Proprio all’accoglienza e al comfort,secondo Pierpaolo Longo, Aquapolis hadedicato una cura quasi maniacale.L’ampio viale d’accesso conduce alla hall,vasta e luminosa (attrezzata con comodidivani), e al raffinato BeBar, che offre aogni ora del giorno cibi e bevande natu-rali e di primissima qualità. Due ampimonitor consentono di assistere alle lezionie alle altre attività che si svolgono invasca mentre, chi preferisce uno sguardo

Più che soddisfacente (e quasi inaspettato) il bilancio 2011, confortato dall’appassionata adesione di bencinquemila fruitori e oltre centomila presenze. E per il 2012 le sorprese non mancano.

A poco più di un anno dall’inaugurazionegli impianti di Bassano si presentano come un

“calderone” di iniziative e attività sempre nuove

AQUAPOLIS...A TUTTO SPORT !

ESSE • 35IMPIANTI SPORTIVI AQUAPOLIS Via Ca' Dolfin, 139 - Bassano del GrappaTel. 0424 790001 - Fax 0424-790002 - www.aquapolis.it - [email protected]: Aquapolis Bassano del Grappa - twitter: Aquapolis_B

più ravvicinato, può accomodarsi diret-tamente sulle tribune. Gli spogliatoi sonosemplicemente “enormi,” illuminati daluce naturale ed equipaggiati di arredicertificati, armadietti nonché asciugaca-pelli regolabili in altezza. Le venticinquedocce per ogni spogliatoio rappresentanoinoltre un autentico primato ed evitanocode e rallentamenti anche in caso digruppi numerosi.

“La nostra sala vasche -prosegue Longo-è un’autentica oasi di benessere: dimenti-cate il caldo afoso, l’odore di cloro, ilcaos rimbombante di molte altre piscine.L’impianto bassanese è coperto, unico inItalia, da un controsoffitto fonoassorben-te che elimina i fenomeni di riverbero,mentre un innovativo impianto di termo-ventilazione e raffrescamento consente dimantenere un microclima ottimale perbagnanti e spettatori. L’esteso utilizzo dellegno, il rivestimento delle vasche inceramica bianca e le enormi vetratepanoramiche rendono l’ambiente incre-dibilmente luminoso. Altrettanto ariosa econfortevole la palestra, realizzata secon-do i medesimi principi, equipaggiata conattrezzature Technogym® e con il plusdella magnifica vista sul Monte Grappa.Non a caso si rivela particolarmente gratificante il riscontro che otteniamodagli istituti scolastici: in numero semprecrescente, infatti, si rivolgono a noi perintegrare i propri piani di offerta forma-tiva con attività ludico-motorie e sportivein acqua, usufruendo anche del servizio di

trasporto. Gli alunni che non desideranofrequentare i corsi di nuoto, inoltre, posso-no contemporaneamente svolgere attivitàin palestra o provare il fitness acquatico,un’opportunità particolarmente apprezza-ta dagli studenti delle scuole superiori.A proposito di giovani, a gennaio havisto il battesimo… dell’acqua il gruppoPreagonismo/propaganda, composto dabambini e ragazzi particolarmente predi-sposti. Ma non è tutto: l’attività che hariscontrato il maggior indice di crescitanel corso degli ultimi mesi è senz’altrol’aquafitness in tutte le sue declinazioni(che spaziano dal basso all’altissimoimpatto). Organizziamo corsi per tutte leesigenze, dal rilassamento al controllo delpeso e al potenziamento, ma è pure attivoun servizio di free gym domenicale coningresso a biglietto. Ogni due mesi, infine,proponiamo eventi monotematici di aqua-fitness, con le ultime novità di settore”.

Aquapolis è costantemente impegnatanella formazione e nell’ampliamento delproprio staff, organizzando numerosiaggiornamenti e corsi di formazione perassistenti bagnanti e istruttori di nuoto.Per maggiori informazioni, come per ognirichiesta sulle attività dell’impianto, lareception è aperta in orario continuatosette giorni su sette. Aquapolis è raggiun-gibile sul web (www.aquapolis.it): damarzo sarà attivo il servizio di iscrizionionline. E’ pure presente nei principalisocial network (facebook: AquapolisBassano del Grappa, twitter: Aquapolis_B).

TuTTE LE OFFERTE DI AQuAPOLIS

Area nuotoResponsabile tecnico prof. Andrea Fassina, pluricam-pione italiano di nuoto, insegnante di educazione fisi-ca, allenatore federale di nuoto e pallanuoto.• Ambientamento neonatale (0-2 anni);• Acquaticità prescolare e avviamento al nuoto

(3-5 anni);• Scuola nuoto per bambini e ragazzi (6-15 anni);• Scuola nuoto per adulti e per la terza età;• Nuoto per le scuole di ogni ordine e grado;• Nuoto agonisitico;• Nuoto masters;• Personal training;• Nuoto libero.

Area fitness acquaticoResponsabile tecnico prof.ssa Giada Tessari, istruttricepresenter e docente di livello internazionale per laFederazione Italiana Nuoto e la Federazione ItalianaFitness.• Aquasoft: ginnastica rilassante

(particolarmente indicata per la terza età);• Aquagym: ginnastica a corpo libero;• AquaGAG: allenamento specifico per gambe,

addominali e glutei;• Aquastep: allenamento specifico per la parte

inferiore del corpo;• Aquabike: cycling in acqua ad alta intensità;• Aquatraining: allenamento intensivo;• Aquaerobica: ginnastica coreografata;• Personal training;• Free gym: aquagym a ingresso singolo.

Area benessere in acquaResponsabile tecnico dott. Giuseppe Simini, ex diret-tore generale dell’ULSS n. 3 di Bassano del Grappa,ora responsabile del “Programma regionale sviluppodel sistema regionale per la sicurezza del paziente”.• Ginnastica in acqua per gestanti;• Idrokinesiterapia;• Presciistica.

Area fitness terrestreResponsabile tecnico prof. Fabio Moro, professore dieducazione fisica e allenatore squadre giovanili di calcio.• Circuito cardiofitness;• Circuito tonificazione e forza;• Circuito stretching;• Step: allenamento specifico per la parte inferiore

del corpo;• GAG: allenamento specifico per gambe, addominali

e glutei;• Personal training.

QUI PANATHLONTesto di Aldo Primon e Andrea Minchio - Fotografie: raccolta Maurizio Viscidi

MAURIZIO VISCIDILavorare con la passione del dilettante e la competenzadel professionista

Panathleta doc, è vicedirettore delle Nazionali Giovanili

Qui sopra, Maurizio Viscidi con Roberto Baggio, presidente del Settore tecnico dellaFIGC, e l’allenatore spagnolo Pep Guardiola.Sotto il titolo, Maurizio Viscidi nel gennaio 2011, con l’allora presidente del PanathlonGiuseppe Parolin e il lanciatore Eros Chemello, in occasione del Premio Fair Play.A fianco, il responsabile dello scouting delle Nazionali Giovanili al lavoro.

ESSE • 36

Panathleta bassanese, Maurizio Viscidiè vicedirettore tecnico delle NazionaliGiovanili di calcio: un incarico che loporta a guidare, assieme al suo “capo”Arrigo Sacchi, tutte le squadre azzurrecomprese tra l’Under 21 e l’Under 15.Ricopre inoltre, sempre nell’ambitodelle Nazionali Giovanili, il ruolo diresponsabile dello scouting, vale a dire delle attività di ricognizione nei campidella Penisola volte a individuare i talenti emergenti. A lui fa riferimentouna quindicina di tecnici federali,costantemente impegnati nell’osservazionedi giocatori da arruolare nelle massimerappresentative del calcio made in Italy.“Si tratta -ci spiega- di un lavoro difficilee delicato, ma di grande soddisfazione:non ci interessa infatti individuare chial momento è più bravo o fornisce lamigliore prestazione, ma chi dispone ditalento, ossia di quell’equilibrato mixnel quale convergono abilità coordinati-ve, velocità, intelligenza di gioco e sanamotivazione. Una scheda di oltre qua-ranta voci ci consente di scandagliare in

modo completo i quindicenni più promet-tenti (è questa l’età d’ingresso), senza farloro perdere preziose ore di scuola. Neselezioniamo ottanta, che convochiamoper quattro giorni a Coverciano; traquesti sono solo venticinque i ragazzidestinati a formare la prima Nazionale,con la speranza di passarne poi allacategoria successiva almeno diciotto”.

Se lo scouting rappresenta il passaggioobbligato per lo sviluppo del calcionazionale, anche il frequente confrontocon le rappresentative straniere si rivelastrategico. Maurizio Viscidi ci regala unaemblematica fotografia di come il foot-ball, già a partire dalle squadre giovanili,sia interpretato nei paesi europei: quasiuna sorta di specchio socio-caratterialenel quale riconoscere i diversi popoli.“I tedeschi sono super organizzati,panzer affidabili e granitici; gli spagnolidispongono di abilità tecniche eccellentiche li portano a esercitare un incredibilepossesso di palla; i francesi possonocontare sulle caratteristiche fisiche deiragazzi di colore, cresciuti però con lamentalità europea (un’ottima miscela di aspetti biologici e culturali); gli slavihanno fame, ossia motivazioni primarieche li spingono ad affermarsi nella vita;perfino gli svizzeri, che non hannotradizioni calcistiche e sono pochi (laConfederazione Elvetica conta tantiabitanti quanti ne ha la Lombardia),grazie alle possibilità economiche eall’ottima organizzazione generale, stannodimostrando il loro valore in campo”.

E’ anche responsabiledello scouting, vale adire di tutte le attivitàdi ricognizione neicampi della Penisolavolte a individuare italenti emergenti.

ESSE • 37

Sopra, dall’alto verso il basso, Maurizio Viscidi nel suo ufficio di Roma e con Arrigo Sacchi (direttore tecnicodelle Nazionali Giovanili) in occasione di una conferenza stampa.ESSE • 38

E gli italiani?“I nostri ragazzi non praticano più ilcalcio spontaneo, quello che anni fa eraun passatempo normale sulle strade onegli oratori; giocano due/tre volte allasettimana, rigorosamente all’interno diqualche società. Purtroppo, per ottenererisultati significativi, oggi questo nonbasta. Mi ricordano, non vorrei sem-brare offensivo, i polli d’allevamento.Non posso fare a meno di notare comeesultano gli africani dopo la realizzazionedi un gol, animati da una gioia che liporta a compiere anche numerose caprio-le; i loro coetanei italiani, per contro,festeggiano mostrando... la maglietta!”.

Pare di capire che, nonostante il moltospazio (troppo?) dedicato al calcio daimedia, sempre pronti a magnificarlo ecelebrarlo, lo sport nazionale viva unmomento di grave difficoltà. Il patrimoniodi giocatori talentuosi è infatti modesto eil futuro non lascia ben sperare.“In trasferta i nostri ragazzi sonopreoccupati che il telefonino non prendao che l’albergo non abbia una coperturawi-fi. Scarseggia, all’opposto, la curio-sità sulla squadra da affrontare, piutto-sto che sulle qualità tecnico-tattichedegli avversari. Il calcio, come e più dialtri ambiti, è davvero lo specchio dellasocietà: uno sport nel quale è possibilericonoscere lo spirito di un popolo.Noi, in questo momento, lo giochiamo da

italiani, con poca organizzazione e conmodalità sorpassate. Ai ragazzi, che inmolti casi hanno modelli di riferimentosbagliati, cerchiamo di fornire regoleintegrando perfino l’educazione chehanno ricevuto a scuola o in famiglia.In trasferta a San Pietroburgo, ci siamo sentiti in obbligo di portarliall’Hermitage: non conoscevano Picasso(mai sentito nominare!). Ho dovuto spegare loro che stava alla pittura comeMaradona al calcio!”.

Già, le famiglie. Ma i genitori...“In non poche situazioni pensano diavere in casa il fenomeno. Chissà? Forsehanno una visione personale della realtà.Spesso, inoltre, sono diseducativi; dalletribune lanciano strali all’arbitro, agliallenatori, ai giocatori avversari e addi-rittura ai propri figli, rei di non essereabbastanza incisivi. Se poi quest’ultimirimangono in panchina, apriti cielo!Dovrebbero preoccuparsi, i genitori, di fare studiare i ragazzi; dimenticano,oppure non sanno, che solo un giocatoresu centomila approda alla serie A”.

Nei prossimi mesi, a marzo e a maggio,l’Under 17 e l’Under 19 saranno impe-gnate nel Campionato Europeo...“Negli ultimi venticinque anni solol’Under 20 ne ha vinto uno. E’ evidenteche c’è parecchio da lavorare. I clubprofessionistici, inoltre, non ci aiutanomolto: il calcio del businness acquistainfatti giocatori stranieri preferendoli a quelli nostrani. Un problema che pen-siamo di risolvere, nel tempo, con l’ap-porto prezioso dei ragazzi italiani nati da cittadini immigrati: hanno voglia diimpegnarsi e sono sempre molto motiva-ti. Chi lavora con me sa che ho una convinzione: è sempre più necessario operare con la passione del dilettante ela competenza del professionista, conquei requisiti che ci consentono cioè diaffrontare con la massima dedizioneanche qualche sacrificio; per esempiopercorrere cinque/seicento chilometri in un giorno per osservare un ragazzo o fermarsi all’estero una settimana pergiocare contro una squadra straniera(magari con il rischio di perdere per trea zero!)”.

Maurizio Viscidi e il Panathlon...“Sono entrato a far parte del sodalizionel 2004: è un ambiente che mi piace e che regala l’opportunità di conoscerel’intero universo dello sport, ancheattraverso un’angolazione territoriale.Nonostante gli attuali impegni profes-sionali mi tengano spesso lontano dallanostra città, quando mi trovo a Bassanocerco di non mancare mai alle riunioni.Anche perché il Panathlon assegna unaparticolare importanza alla civiltà dellosport: il Premio Fair Play ne è un esem-pio luminoso. Ripartito in due distintesezioni, al Gesto e alla Carriera, ricono-sce infatti il merito di chi si impegna afondo nell’onorare gli ideali sportivi.Lo scorso anno lo abbiamo assegnato allanciatore Eros Chemello per la grandelealtà dimostrata dopo una gara (haconsegnato a un altro atleta la medagliaattribuitagli per errore dalla giuria) e,alla memoria, all’indimenticabile alle-natore Bepi Bonotto, che ha consacratola sua vita all’educazione dei giovani.Personalmente mi sono adoperato, conla collaborazione di alcuni tecnici dellaFederazione, del montaggio di un videointeramente dedicato ai moltissimi casidi fair play che si spesso verificano -a ogni livello- nella pratica sportiva:mostrare ai ragazzi il buon esempio èpiù utile di molte parole”.

Maurizio Viscidi si può considerare come l’uomo della porta accanto. Tipico “prodotto”della nostra terra, sportivo a 360°, mani-festa le sue simpatie con estrema signorilità.Capace di colloquiare con ognuno, finisceogni confronto con un largo sorriso. Umiltà e onestà come compagne di viaggio.Viaggio che ha dato tante soddisfazioni e, sec’è stata qualche amarezza, è stata ampia-mente compensata da stima e considerazione. In seno al Panathlon cittadino tante sono le proposte presentate a conferma dell’attac-camento al club. Ideatore, promotore e realizzatore di una coinvolgente manifestazione,mostra tutto il suo lato umano e sociale.E’ bello averlo come amico.

Aldo Primon