Esperienze di sociodramma nei centri dell'impiego della Provincia di Pisa | di Chiara de Marino e...

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  • 8/8/2019 Esperienze di sociodramma nei centri dell'impiego della Provincia di Pisa | di Chiara de Marino e Anna Rita Panetta

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    PUBBLICAZIONE: QUADERNI DELLASSOCIAZIONE ITALIANA PSICODRAMMATISTI MORENIANIANNO X- NUMERO - NOV 2008(RUBRICA: FORMAZIONE)

    ESPERIENZE DI SOCIODRAMMA NEICENTRI PER LIMPIEGO DELLA PROVINCIADI PISACreare azione sociale nella ricerca di un lavoroCHIARA DE MARINO, ANNA RITA PANETTA

    SommarioLe Autrici, nel solco della tradizione moreniana classica, riportano in premessa i riferimenti dellaletteratura contemporanea, soprattutto di matrice sudamericana, sul sociodramma e sul suo usoquale strumento di intervento sociale. Viene fornita cos una cornice teorica allesperienza diquattro sociodrammi commissionati dallAmministrazione Provinciale di Pisa a favore di gruppidi donne di et compresa fra i 30 e 50 anni in cerca di occupazione. Lapproccio metodologico edi contesto dei sociodrammi, oltre alla sintesi di quello tenuto a Pontedera, vengono qui illustratidettagliatamente. I risultati ottenuti, analizzati dagli Autori, sono stati apprezzati quale base perla realizzazione di ulteriori interventi futuri.

    THE USE OF SOCIODRAMA IN EMPLOYMENT CENTRES OF THE PROVINCE

    OF PISACreating social action while looking for a job

    In the introduction the Authors mention the contemporary literature (mainly from South Americaand within the classic Morenian approach) on sociodrama and its use as a tool of socialintervention. This provides a theoretic framework for the four sociodramas supported andfinanced by the Provincial Administration of Pisa. The project involved groups of unemployedwomen between 30 and 50 years of age. Methodology and content of the sociodramas, plus thesummary of the one held in Pontedera, are fully detailed. The final results of the sociodramas,analysed by the Authors, have formed the basis for further projects.

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    M a t e r a l i d i s t u d i o e r i f l e s s i o n e i n o c c a s i o n e d e l l i n c o n t r o

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    Quando nasce il sociodramma? Siamo in grado di dire quando nato il termine che indica questo metodo diintervento attivo e profondo, sulle relazioni che si formano tra i gruppi e sulle ideologie collettive (Moreno, ed.it. 2007), ma forse prima ancora della parola venuta, come psicodrammaticamente accade, lazione. Ilteatro greco, per esempio, o ancora pi indietro, perch no?, i nostri progenitori pi antichi.

    Una suggestione fantastica: il primo sociodramma in una caverna, un gruppo d'irsuti ominidi seduti incerchio davanti al fuoco, un protagonista che rappresenta scenicamente luccisione di una preda, magari conlaiuto di ego-ausiliari, i compagni che condividono, in uno sharing grugnito, privo di parole, ma che giesprime un ruolo sociale, quello di cacciatori di una lontana era preistorica.

    E questa poco pi di una fantasia provocatoria, ma ci che vogliamo sottolineare proprio laspettoontologico di un essere e un fare che precedono il sapere formalizzato di una definizione. Sapere che comunque in costante divenire, come testimoniato dalla ricerca di sempre pi complete e raffinatespecificazioni di quella esperienza ancestrale.

    A Moreno va riconosciuto il merito di un'intuizione fondante lepistemologia sociodrammatica, arricchita inseguito da altri Autori di cui molti latino-americani - che ne hanno seguito, ciascuno con lapporto delproprio originale contributo, il cammino iniziale.

    Moreno (op. cit.) indica nel gruppo il vero soggetto di un sociodramma, ed proprio il gruppo, nel suoinsieme, che deve occupare la scena per rivelare i propri problemi legati a quei ruoli sociali e culturalicondivisi che ne governano il comportamento.

    Peraltro, come opportunamente specificato da Bustos, chiaro che comunque gli aspetti privati di unindividuo si riflettono nelle azioni comunicatorie. Per il focus di attenzione si rivolge non alle motivazioniindividuali di determinate condotte, ma ai suoi correlati sociali (Bustos, 2005).

    Felix Kellerman (1998) identifica tre tipi di applicazione del sociodramma:sociodramma di crisi che ha il suo focus sociale nel trauma, nella teoria sociale delladattamento e

    nellideale sociale omeostatico. Questo tipo di sociodramma si propone di aiutare il gruppo a meglioaffrontare le tensioni sociopsicologiche e a trovare un nuovo equilibrio sociale;

    sociodramma politico, incentrato sulla disintegrazione, sulla teoria del conflitto, sullideale socialedelleguaglianza; volto a spingere la societ nella direzione di una maggiore giustizia ed equit sociale;

    sociodramma della diversit, che lavora con i conflitti irrigiditi negli stereotipi, nei pregiudizi, nel razzismo,nella intolleranza, nelle stigmatizzazioni e negli atteggiamenti negativi nei confronti delle minoranze; sipropone di rispettare e superare le differenze, rendendo consapevole il possibile sbocco violento deiprocessi identitari quando si stabiliscono compartimenti di gruppi mutuamente esclusivi ed isolati.

    Marra e Costa (2004) propongono il sociodramma come una epistemologia ed una pratica sociale diricerca-azione, concetto sorto dalla teoria lewiniana del campo. In questo caso il ricercatore, nella suafunzione di conduttore del sociodramma, constata il problema del gruppo in crisi, interviene affinch lacollettivit ne ampli la sua conoscenza e contribuisce alla ricerca di soluzioni.

    Barbier (2002), ancor pi radicalmente, parla di azione-ricerca in cui il ricercatore interviene in modoquasi militante nel processo, in funzione di un cambiamento i cui obiettivi definisce come strategia.

    Che si tratti di un cammino di trasformazione, concetto presente nella ricerca socio-economica del SudAmerica, laboratorio di esperienze sociali di avanguardia, ribadito anche da Zuretti (1995). Dopo l'enormeevoluzione del concetto di lavoro gruppale che si avuta negli ultimi anni, necessario comprendere ilprocesso interno di un gruppo psicodrammatico o sociodrammatico come un continuo di processi individualie gruppali che si dispiegano e si sovrappongono in una costante spirale di crescita. Spirale che consente losviluppo creativo in tutte le sue dimensioni.. Esisterebbe quindi una sorta di dialettica interattiva fralindividuo e il gruppo e nel gruppo complessivamente inteso, dialettica che pu assumere forme percepibili,ma anche non immediatamente evidenti. Pertanto, prosegue Zuretti, in questo concetto la matrice gruppale

    esprimer nella sua struttura i bisogni individuali nello stesso tempo in cui gli individui manifesterannocostantemente il qui e ora della rete gruppale. In ciascun atto apparir il co-inconscio nascosto, che illegame che mantiene lunit di un determinato gruppo. Tutti i membri che compongono questa particolarematrice in un contesto sociale presentano elementi che hanno bisogno di espressione, elementi provenientidal processo inconscio provocato dalla situazione sociale vigente che, nel suo misterioso sviluppo, hacoagulato quel gruppo..

    Il gruppo, quindi, sensore sociale di processi collettivi pi ampi e complessi gi in essere, e talvoltaancora in gestazione, diventando strumento per una nuova costruzione sociale. In proposito, Malta Neves(2005) rifacendosi ai principi psicodrammatici fondamentali, afferma: Il lavoro gruppale basato sullacreativit-spontaneit propizia l'intersoggettivit, la co-creazione e la co-esperienza dei partecipanti,attraverso il riconoscimento di s e degli altri. Consideriamo che la solidariet possibile in questa esperienzarelazionale, risultante dalla potenzialit resiliente individuale e gruppale delle reti di convivenza, unostrumento di costruzione di una nuova comunit.. Malta Neves individua fattori di resilienza su tre livelli:quello di sostegno sociale (yo tengo), di abilit (yo puedo) e di autostima/fortezza interiore (yo soy e yoestoy). Ne consegue come il sociodramma possa, per le sue caratteristiche peculiari, favorire il recupero di

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    risorse, tanto individuali quanto gruppali e/o sociali, per la trasformazione/flessibilizzazione di ruolistereotipati e cristallizzati, sulla base del principio che la trasformazione personale dipende dallaconsapevolezza del luogo che lAltro occupa nella mia esistenza (Malta Neves, op. cit.).

    In sintesi, il sociodramma si basa su un'epistemologia sociognomica e ha per scopo il superamento delladicotomia della ricerca quali/quantitativa per privilegiare la partecipazione dei soggetti nellazione.

    Il sociodramma, infatti, un metodo di ricerca interventista che cerca di comprendere i processi digruppo e si pone nelle sue situazioni-problema per mezzo dellazione/comunicazione delle persone (DaPenha Nery , Conceicao e Sudbrack , 2004).

    Il ruolo del conduttore appare cruciale per la definizione dei conseguenti passi realizzativi.Sternberg e Garcia (2006) propongono una sequenza per approssimazioni successive del lavoro

    sociodrammatico. Nella conduzione di una sessione sociodrammatica, il conduttore ascolta le differentitematiche di riferimento dei membri del gruppo (open tension systems). Al di l delle interazioni gruppali edelle affermazioni dei singoli, accade che una questione pi rilevante sembri sollecitare in misura prevalentelinteresse del gruppo (shared central issue). E la shared central issue che fornisce il focusdellesplorazione sociodrammatica, ad esempio la paura del successo.

    Il conduttore comincia anche a notare che i membri sembrano sperimentare forti spinte allazione ( acthungers) volte alla soddisfazione di bisogni e desideri, come la piena assunzione di ruolo o laffermazionedella propria autonomia. Lo scopo di ciascun sociodramma raggiunto quando il conduttore aiuta appunto ipartecipanti a soddisfare gli act hungers, attraverso, alternativamente, la catarsi (espressione disentimenti), linsight (nuova percezione) e il role training (pratica comportamentale). Sempre secondo

    Sternberg e Garcia, ci di cui c bisogno un approccio attivo di tipo olistico finalizzato ad ottenere uncambiamento completo. Il sociodramma, secondo le Autrici, pertanto uno dei pi efficienti e,contemporaneamente, pi sicuri metodi disponibili per ottenere informazioni nellarea dellesperienzaemotiva psichica, senza porre sotto pressione lesperienza reale.

    Sociodrammi nei Centri per lImpiego

    Nascita di un progetto: il desiderio in forma di azione

    Il progetto Sociodrammi nei Centri per lImpiego, finanziato dallAmministrazione Provinciale di Pisa,nasce dallanalisi di un quadro di riferimento da cui risulta come la bassa quota di occupazione femminile sultotale occupati sia, a livello nazionale e provinciale, significativamente lontana dai parametri europeiattualmente rilevati e ancora di pi da quelli auspicati dagli obiettivi di programmazione comunitaria.

    I fattori allorigine del mancato, o quanto meno vischioso, ingresso sul mercato del lavoro da parte delledonne sono molteplici: dalla presenza di stereotipi discriminanti allinsufficiente supporto nel bilanciamentotra vita professionale e familiare (in concomitanza anche con limpegno di cura di anziani e bambini quasisempre a carico della donna), alla mancanza di adeguate e/o aggiornate competenze - specialmente neisegmenti meno scolarizzati che possano rendere competitiva lofferta di lavoro femminile.

    Questi sono stati finora i punti critici principali su cui si era concentrata lattenzione degli interventipubblici volti a sostenere, in unottica di genere, la presenza delle donne nellapparato produttivo dellasociet.

    Tuttavia, il livello istituzionale locale ha preso coscienza che esiste anche un aspetto trasversale chetocca, indipendentemente dalle qualifiche possedute o dalla disponibilit di servizi alla famiglia, le persone incerca di occupazione.

    In effetti, levoluzione in atto nel mondo del lavoro con la sempre maggiore rilevanza assunta dallecapacit relazionali oltre che meramente professionali richiede ai soggetti unattiva partecipazione

    nell'espressione e valorizzazione delle proprie attitudini, ai fini di un esito positivo nella selezione perlinserimento lavorativo. Il mancato raggiungimento di quest'obiettivo, soprattutto se reiterato, unitoallincapacit di identificarne le cause non contingenti, tende a generare nel soggetto disoccupato un circolovizioso, autoalimentato, di incertezza e insicurezza.

    Sulla base quindi di questa analisi, l'Amministrazione provinciale pisana ha dato forma al desiderio di unapproccio diverso, pi attivo, che potesse accompagnare lutenza alla ricerca di un'occupazione. Ilsociodramma stato quindi ritenuto lo strumento pi adeguato allo scopo, sia per le sue caratteristiche didrama cio di azione, che di socio ovvero di esperienza di gruppo.

    Il sociodramma non si perci configurato come intervento di sostegno psicologico mirato a livelloindividuale, ma si posto come obiettivo la messa a disposizione delle partecipanti di uno spazio-tempoprivilegiato e professionalmente gestito in cui potessero emergere spontaneamente le risposte ai bisogniindividuali e collettivi legati alla propria condizione.

    Il target di riferimento scelto stato quello delle donne disoccupate immigrate e/o residenti, di etanagrafica fra i 30 e 50 anni che, rispetto ai soggetti maschi in analoghe condizioni, incontrano, come noto,maggiori e specifiche difficolt nel proprio collocamento lavorativo.

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    Elementi contestuali per un dialogo fra oggettivit e soggettivit nei Centri

    Il principio ispiratore che ha percorso questo progetto, dalle fasi preparatorie a quelle realizzative a quelledi sintesi e condivisione finali, stato per tutti i livelli interessati quello della inclusione.

    Consapevoli di un obiettivo posto in termini di ricerca-azione, si cercato di focalizzare un'immagine diformazione percepita come un fare con, piuttosto che di un fare per come tradizionalmente intesa.

    Questo capovolgimento metodologico ha consentito di porre alcune premesse fondamentali per favorire ilpositivo esito dellintervento.

    La prima fase volta a includere la struttura e i suoi operatori ha richiesto una serie d'incontri con ireferenti della organizzazione, a livello sia centrale che periferico nei quattro Centri per lImpiego (Pisa,Pontedera, S. Croce sullArno, Volterra).

    Un approccio limitato e limitante ne avrebbe circoscritto i contenuti ad una mera presentazione delprogetto in unottica impositiva di tipo verticale (dallalto del livello decisionale al pi passivo ederesponsabilizzante livello operativo) e ad una richiesta di dati per concordare aspetti tecnici quali laselezione del campione di donne potenzialmente inseribili nei sociodrammi programmati.

    In realt, ci si posti in una pi feconda posizione di ascolto delle tematiche e problematiche connesseal ruolo vissuto dalloperatore (di solito il Responsabile del Centro Impiego o figura analoga) nel percorso diaccompagnamento delle utenti alla ricerca di un lavoro. Ci che si manifestava era un momento di altacollaborazione in cui il livello cognitivo ed emotivo veniva riconosciuto e valorizzato .

    Questo atteggiamento, che in alcuni casi ha portato a reazioni di piacevole sorpresa, ha quasiautomaticamente innescato un processo di coinvolgimento attivo (fare con i professionisti inviati dallastruttura, piuttosto che il fare per come adempimento ad un ulteriore compito in aggiunta a numerosi altri caduto dallalto).

    Sono stati perci creati uno spazio e un tempo appositamente dedicati alle voci di chi quotidianamentevive, esposto anche emotivamente ai suoi risvolti drammatici, il contatto con donne marginali ed emarginatedal mondo del lavoro a cui occorre fornire strumenti per ribaltare questa emarginazione in possibilit diinclusione.

    Ma appunto lesperienza dell'inclusione, per essere proposta, andava riscoperta e soggettivamenterecuperata nel proprio ruolo di operatore inserito in una struttura condivisa e percepita come di supporto perla realizzazione tanto degli scopi generali quanto del progetto proposto.

    Il recupero della soggettivit si concretizzato nella creazione dellhumus emotivo ottimale di partenzache ha co-generato le precondizioni ideali di azione.

    E da notare che in tutti i sociodrammi realizzati vi sempre stata la partecipazione di almeno unoperatore (in genere la Responsabile del Centro Impiego), inserito a pieno titolo nel lavoro del gruppo.Questa circostanza, oltre a rafforzare il processo d'inclusione accennato, ha anche permesso la costruzionedi una nuova modalit di incontro (garantendo preventivamente lassenza di qualsiasi aspetto valutativo ogiudicante) tra lutenza e la struttura, contribuendo cos a fluidificare il canale di comunicazione ed a chiarirela percezione reciproca di immagine nellambito gruppale (verso una nuova immagine...).

    In particolare, sia gli incontri preliminari con gli operatori che quelli sociodrammatici, hanno evidenziatouna nuova rappresentazione dellAmministrazione-struttura quale organizzazione, da un lato capace di unascolto, non solo oggettivo ma anche soggettivo, delle istanze provenienti da utenti e operatori, dallaltro latodi servizio in grado di rispondere in modo attivo a quelle stesse domande.

    A questo proposito opportuno precisare che il ruolo ricoperto dai sociodrammatisti in questo processonon stato di intermediare i canali comunicativi, compresi quelli emotivamente declinati, ma di essereagenti di comunicazione incaricati di predisporre e organizzare un terreno d'incontro comune, costituito siadalla trama di relazione intessuta con i diversi Centri per lImpiego, sia dalla messa in atto dei singoli

    sociodrammi. Questo concetto viene rappresentato nella Figura 1.

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    Fig.1 Schema di connessione comunicativa intermediata

    Con un simile schema, i sociodrammatisti si porrebbero quali intermediari/interpreti nellacomunicazione/relazione fra i soggetti, con potenziali effetti distorsivi sia in fase di produzione che di

    ricezione/trasmissione dei messaggi.

    Fig.2 Schema di connessione comunicativa sociodrammaticamente facilitata.

    Nella Figura 2 si evidenzia la funzione del sociodramma in termini di creazione di uno spazio-tempo(professionalmente condotto) che facilita lincontro tra i soggetti interessati e il riconoscimento/accettazionedella diversit emergente. La circolarit del contenitore indica la possibilit di reiterazione trasformativa cherivede, riadattandola alle contingenze, le percezioni d'identit e ruolo tra i diversi attori comunicativi (laprospettiva varia a seconda della posizione che si occupa dentro e/o lungo la circonferenza, quindi si pu

    guardare lAltro da diversi punti di vista).Un ultimo, ma non meno importante aspetto, che si avuto cura di analizzare, stato limpatto che lospazio - inteso nelle sue micro e macro accezioni (la sala disponibile per il gruppo, ledificio dove ubicato ilCentro Impiego, la citt e le sue caratteristiche, il tessuto socioeconomico di riferimento - poteva avere sulledinamiche gruppali.

    E noto in letteratura come lambiente e larchitettura condizionino/influiscano sulla vita, anche emotiva,degli abitanti di una citt o dei lavoratori in un ufficio o in una fabbrica.

    Analogamente, numerose riflessioni possono nascere dallesame dei significati, anche simbolici, che unluogo pu esprimere a nome di chi lo ha ideato, costruito, trasformato e di chi attualmente a vario titolo lofrequenta o lo abita. Questo tipo di analisi, effettuata nel corso degli incontri preliminari con i diversi Centri,ha consentito una lettura temporale di questi luoghi, posto che la Storia, e soprattutto la loro storiapeculiare, foriera di indicazioni sulle condizioni di vita attuali.

    Anche in questo caso, lascolto delle narrazioni rese dagli operatori dei vari Centri stato particolarmentericco di spunti, che sono stati utilizzati nel corso del lavoro sociodrammatico proprio di ciascun gruppo.

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    La seconda fase ha riguardato lanalisi del grado d'inclusione riferito alle partecipanti (disoccupate e nonsolo). Il primo elemento da sottolineare la disponibilit dimostrata dalle partecipanti a vivere unaesperienza nuova e per molti versi ignota nella sua forma quanto nei suoi contenuti.

    In generale, il tipo di relazione tradizionale che una donna in cerca di occupazione instaura con il Centroper lImpiego sembra possedere alcune caratteristiche di fondo:- relazione individuale, one-to-one tra utente e struttura;- relazione prevalentemente improntata allo schema della domanda dellutente (pi o meno specificata) acui segue la risposta del servizio (pi o meno adeguata perch formulata ed elaborata principalmente dalservizio stesso secondo la propria visione e le proprie valutazioni).

    La proposta del sociodramma ha avuto quindi, quali direttrici principali, lintervento su queste duedimensioni, che finora non hanno potuto trovare spazio e voce nelle modalit relazionali istituzionali.Prima dimensione: la relazione bipersonale (Il problema non solo mio).

    Se si pu affermare che verosimilmente diffusa la conoscenza razionale che ciascuna donna potevaavere circa lessere accomunata, nel proprio status di disoccupata, a tante altre donne della propria zona, anche vero che una condivisione concreta (da trovare nello sguardo delle altre donne...) ed anche perciemotiva di questa condizione costituisce un elemento trasformatore significativo della visione complessiva.

    Tuttavia, proprio per arrivare ad un livello pi profondo di condivisione di questo ruolo sociale, il grupponon si risolto in un limitato contesto espressivo di mutuo-auto-aiuto.

    Pertanto, non si teso ad una sintesi omologata ed omologante dei bisogni individuali, ma anzi si favorita lapertura di uno spazio di accoglienza per la diversit, tale da riconoscere nello stesso tempo la

    specificit dei singoli quanto la (ri)scoperta dei profili condivisi.Il tema della diversit apparso ancora pi evidente considerata l'eterogeneit dei gruppi di

    sociodramma, in cui erano rappresentate donne single (anche di ritorno quali separate, divorziate ovedove), donne sposate con figli e/o anziani a carico e, non ultime, donne immigrate con diversificati livelli diistruzione e di estrazione religiosa e socio-culturale.

    Il sociodramma ha quindi rappresentato, seppure per un'esperienza sporadica, la possibilit di spezzarelisolamento delle donne partecipanti, sia in chiave di ruolo condiviso (cio in qualit di donne alla ricerca diun'occupazione), sia rispetto ad altri ruoli determinati (es. donna immigrata), questi ultimi riconosciuti eaccolti nel gruppo.

    Non si pu dimenticare, inoltre, che questa dinamica che abbiamo denominato dello spezzarelisolamento ha investito anche il vissuto degli operatori, sia in sede d'incontri preliminari che nella fattivapartecipazione ai gruppi.Seconda dimensione: Tu mi devi trovare lavoro...

    I ruoli cristallizzati esistenti fra struttura ed utenza attribuiscono alla prima il compito di rispondere (ruoloattivo/erogante) ad una precisa domanda posta dalle persone in cerca di occupazione (ruolo passivo/ricevente).

    Allinterno di questa situazione, il sociodramma intervenuto con lintroduzione di un'inversione diprospettiva. In questo caso, la struttura offriva un'occasione d'incontro non per fornire una risposta specifica(una proposta di lavoro o la dotazione di competenze tecniche atte a favorire loccupabilit), ma unapossibilit di elaborazione collettiva per il recupero di abilit latenti, con una migliore consapevolezza, ancheemotiva, delle proprie risorse ed una conseguente propulsione al fare.

    E opportuno sottolineare lambito plurale preso a riferimento in questo processo: nel sociodramma,infatti, il gruppo che, opportunamente condotto, lascia emergere le proprie domande per trovare, poi, nelprosieguo del lavoro sociodrammatico, le proprie risposte.

    Narrazione di un processo applicativo: sociodramma presso il Centro di Pontedera

    Il progetto ha comportato la realizzazione di 4 sociodrammi nei Centri per lImpiego di Pisa, Pontedera, S.Miniato e Volterra. Presentiamo, a titolo esemplificativo, lesperienza di Pontedera, sottolineando che, pur inpresenza di una comune applicazione metodologica di base, ogni sociodramma ha avuto, come facilmentesi pu intuire, le sue peculiarit distintive.

    Ogni sociodramma stato condotto da una psicologa, sociodrammatista, in collaborazione con unacollega avente il ruolo di testimone-osservatore (entrambe autrici di questo resoconto). Questa scelta, voltaallinserimento di un'ulteriore dinamica attivante nel lavoro sociodrammatico, metodologicamente basatasu quanto proposto dalla letteratura (cfr ad es. Da Penha Nery, 1994), che a tale proposito affermacontrariamente al tentativo di esorcizzare la soggettivit infiltrata, nella ricerca sociodrammatica essa molto apprezzata per il suo valore euristico. Il filtro della soggettivit dellosservatore porta una ricchezza didati colorata dalla sua esperienza di essere toccato affettivamente e cognitivamente dallo scambio del co-conscio e co-inconscio gruppale.).

    La prima fase preparatoria si concretizzata nellincontro con la responsabile di struttura ed una suacollaboratrice, al fine di attivare il processo di inclusione di cui si trattato precedentemente. Questo passo stato particolarmente significativo considerato che Pontedera una unit periferica dellorganizzazione: i

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    colloqui preliminari hanno quindi riavvicinato attraverso i professionisti incaricati del sociodramma, chehanno rivestito un metaforico ruolo di messaggeri il centro e la periferia organizzativa, rendendoquestultima protagonista del percorso proposto. Filo conduttore della trama relazionale che si andatacostruendo stata la Storia, storia di vissuti soggettivi e collettivi, ma anche di luoghi e spazi condivisi. Inparticolare, risuonata lintuizione di Moreno: La collocazione primaria di una cosa il luogo dove essa nata (Moreno, 1973) . Immagine di un luogo, quindi, come base di partenza per esplorazioni del visibile edellinvisibile, del conscio e dellinconscio, nello specifico di Pontedera e del lavoro ad essa legato.

    E pensare a Pontedera e al lavoro porta ad evocare, quasi naturalmente, la sua azienda-simbolo, ovverola Piaggio. Ed il Centro per lImpiego di Pontedera non a caso dentro la Piaggio, ubicato nei pressi delMuseo che ne racconta la storia e di cui sono in mostra nel cortile prospiciente il Centro alcuni antichi egrandi manufatti meccanici.

    Piaggio quindi simbolo di mezzi di trasporto, di movimento che unisce, accorcia le distanze, ma anchedi fabbrica centripeta che attira lavoratori provenienti da lontano (e saranno proprio i migranti i protagonistidel movimento di catalizzazione emotiva del gruppo sociodrammatico).

    Lo spazio reale viene per lentamente trasformato. Gi dallaccoglienza delle partecipanti esso cominciaa perdere la rigidit ordinaria, cristallizzata. Le sedie addossate alle pareti - utilizzate per attendere insolitudine il turno di colloquio con le impiegate, vengono spostate, sistemate nel cerchio dove ognuna puincontrare lo sguardo dellaltra. Il movimento crea cambiamento nello spazio, ma anche nei vecchi ruoli(utente, struttura) che sono accantonati. E la transizione verso uno spazio e un tempo nuovi, dedicati -sebbene per un'esperienza circoscritta alle persone che sono presenti nel qui e ora, in un gioco creativo

    e spontaneo (come esplicitato dalle professioniste nel contratto iniziale con il gruppo).Il disorientamento provocato da questa fluidit innescata dal movimento (esterno, ma anche interno) pu

    ritrovare punti di riferimento nel recupero dellaffermazione identitaria, non solipsistica, ma piuttosto gi tesaalla filatura relazionale che former la matrice gruppale. Viene proposta lautopresentazione: ognipartecipante invitata ad alzarsi e ad andare verso unaltra persona per dire qualcosa di s.

    Il gruppo di lavoro, composto da donne che non si conoscono tra loro, propone subito, gi in questa fase,il tema della lotta alla solitudine del non-lavoro, solitudine che si avverte, tra laltro, anche nel confrontofamiliare con un partner che invece occupato, spesso non in grado di comprendere le ansie e il malesseredella compagna in cerca di lavoro.

    Si avverte il bisogno di creare un momento in cui il disagio non sia solo individuale, ma si soffermi in unadimensione collettiva, uscendo dallaut-aut che vede da una parte la colpevolizzazione di se stessi edallaltra quella della struttura, il Centro, che non fa, non risponde alle necessit rappresentate.

    Il gruppo, questo gruppo del qui e ora, comincia a prendere forma. Le successive consegne sono percimirate a facilitare, per approssimazione successiva, il disegno della sua geografia socio-emotiva. La sceltadei criteri passa da attributi semplici (luogo di nascita, di residenza) ad altri via via pi personali (es.situazione anagrafica: sposate, single ecc.). Il gioco sociometrico rivela la netta prevalenza (due terzi) didonne che non vivono a Pontedera, ma in zone limitrofe pi o meno distanti, riproponendo il tema delmovimento migratorio nel ruolo condiviso emergente nel sociodramma.

    Anche la consegna di disporsi in cerchio in ordine di et, arricchisce la (auto)conoscenza del gruppo erappresenta un indicatore sulla capacit delle persone di entrare in relazione sulla base di una motivazionecollaborativa.

    I criteri dinamici si chiudono con un attributo specifico sulla percezione di s (stimolata dalla consegna diposizionarsi in una linea da zero a cento secondo la capacit di arrangiarmi nel trovare lavoro) vista ancherispetto allAltro.

    Lesplorazione, con metodi attivi, delle risorse possedute per rendere efficace la ricerca di lavoro, lasciaemergere alcuni atteggiamenti dinamici: Cercare lavoro pu essere divertente, Bisogna imparare qualcosadi nuovo tutti i giorni.

    Tuttavia, questo slancio vitale pu non essere sufficiente: incombe lisolamento, il senso del Io non ciriesco.

    La fase successiva del lavoro sociodrammatico cerca di spezzare questo clich, evocando da un lato laStoria del lavoro (dai cacciatori primitivi agli artigiani rinascimentali), e dallaltro le tradizioni familiari (iovengo da una famiglia di); attivando cos uno stimolo propedeutico allemersione di abilit tralasciate. Sipassa perci dalla Storia con la esse maiuscola (portato di un livello cognitivo) alla storia gruppalecondivisa, espressione di emozioni vissute e reciprocamente riconosciute.

    La creazione di sottogruppi (di tradizione operaia, contadina, artigiana) porta inaspettatamente peranche allaggregazione di un nucleo trasversale imprevisto: quello dei migranti. Il senso identitario diquestultimo, forte e rivendicato con un certo orgoglio, assume il ruolo di traino e collante degli altrisottogruppi.

    Nella rappresentazione scenica, infatti, i migranti uniscono tutti, capaci di andare oltre una visione rigida estereotipata che sembra bloccare il movimento degli altri sottogruppi. Questi ultimi, a loro volta, siriconoscono in questo incontro in uno status collettivo (Siamo tutti migranti) non di tipo implosivo, maconsapevole della capacit/necessit propria di chi, in un luogo straniero, spinto a cercare riconoscimento

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    e visibilit (come riconoscimento e visibilit cercano le donne disoccupate, ancora pi emarginate seanagraficamente avanzate, che desiderano uscire dalla gabbia dellisolamento).

    Come indirizzare questa nuova consapevolezza? Il lavoro sociodrammatico ha quindi proposto lascoltodel desiderio e della relazione: ascoltare le voci di una possibilit positiva, vitale, dinamica, ma farlo nelcollettivo, a partire da un incontro con lAltro.

    Lattivazione di queste evocazioni pu sembrare, in prima battuta, informe ed evanescente, ma si invece concretizzata in maniera tangibile, innescata dal lavoro svolto nel e dal gruppo.

    Alla fine della sessione, infatti, tre partecipanti che non si conoscevano (e che quindi grazie alsociodramma si sono incontrate, non solo in senso fisico...) a partire da una abilit (rievocata dalsociodramma ed emotivamente piacevole), ovvero il saper cucinare, hanno deciso (ed il processo tuttorain corso) di collaborare insieme (creando quindi relazione) per costituire una ditta di catering (avendointeriorizzato la possibilit di realizzazione attiva di un desiderio).

    Il gruppo quindi, con laiuto del sociodramma, ha saputo attivare potenzialit latenti, prima in terminirelazionali attraverso la propria autocreazione, poi in termini di azione verso una possibilit di trasformazionepersonale e collettiva.

    Contributi ad una lettura comparata di sistema

    Tra i principali mali che affliggono la societ contemporanea viene sovente annoverata la solitudine,dimensione trasversale che diventa ancora pi dolorosa e paralizzante in situazioni di precariet e

    incertezza quale , appunto, la condizione di una donna anagraficamente in et avanzata in cerca dioccupazione.

    Contro questa mefitica staticit, questo progetto ha voluto essere opportunit d'incontro, stimolo verso lascoperta di possibilit nuove. Con il sociodramma, questa ricerca ha potuto avvalersi di uno spazioprivilegiato, ovvero il gruppo, che ha avuto il ruolo non solo di accogliente contenitore, ma anche di motorepropulsivo e creativo di nuove immagini di S e dellAltro.

    Ci che, per certi versi, risultato inaspettato stato lampliamento del prototipo di Altro coinvolto inquesto processo. Infatti, se il progetto originario prefigurava come destinataria la sola categoria delle donnein cerca di occupazione, i gruppi hanno invece consentito lincontro con ulteriori soggetti, elaborandonecollettivamente nuove rappresentazioni.

    Nuove immagini, quindi, che hanno riguardato:- le donne disoccupate, che hanno potuto godere di uno spazio-tempo in cui elaborare in gruppo (uscendodal consueto isolamento solipsistico) il proprio ruolo sociale, lasciandone emergere gli aspetti pi profondi,ma anche le potenzialit creative e propositive;- le operatrici dei Centri, con labbandono del rigido ruolo richiesto dalla normativit e con la possibilit diesprimere i propri bisogni di integrazione comunicativa nella rete di appartenenza;- la struttura, che patrocinando questo progetto ha dato un segnale di attenzione ai bisogni dellasoggettivit dellutenza, andando oltre i limiti e gli stereotipi degli adempimenti burocratici o erogativi; questaprospettiva sembra nascere da un desiderio d'incontro e riconoscimento pi generale, che tende adaffermare la struttura come organizzazione capace di ascolto e dialogo, sia con le persone che ne fannoparte, sia con chi a vario titolo entra in contatto con essa.

    Tuttavia, perch il processo potesse dirsi compiuto e generativo (come simbolicamente il senso delfemminile), occorreva un'ultima fase: le nuove immagini elaborate non potevano restare isolate, marichiedevano lattivazione di una dinamica di rinnovato collegamento e di fluida comunicazione, in grado dicreare il vero cambiamento. Grazie al lavoro del telaio sociodrammatico, queste immagini, diventate sguardidi donne reali, hanno intessuto nel gruppo trame di relazioni, unendo cos i fili delle loro storie per costruire,insieme, una rete che, come ricorda Datner (2006), la caratteristica distintiva di tutti gli organismi viventi.

    Uno sguardo al futuro

    Il progetto Sociodrammi nei Centri per lImpiego, che si svolto fra il giugno 2007 ed il febbraio 2008,ha costituito unesperienza particolarmente significativa non solo per i risultati raggiunti, ma anche per lagerminazione di risvolti ulteriori inizialmente non previsti. In effetti i gruppi hanno potuto, attraverso il lavorosociodrammatico, fungere da motore propulsivo e creativo di nuove immagini di S e dellAltro nelcomplesso sistema relazionale implicato dalla condizione di donna di et anagrafica avanzata in cerca dioccupazione.

    A partire da queste considerazioni e sulla base di specifici bisogni emersi, stata richiesta una nuova edampliata edizione del progetto precedentemente realizzato. Il sociodramma stato ritenuto lo strumentod'intervento pi indicato per costruire, allinterno della trama relazionale complessiva di utenti, operatori estruttura, una prassi condivisa di relazioni reciproche in grado di lasciare traccia duratura di una rete diriferimento e che, definita la percezione delle diverse identit coinvolte, ne migliori conseguentemente lacomunicazione e intercomunicazione. Intervenire sociodrammaticamente su questi aspetti vorr, perci,

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    significare la possibilit di liberare, per i soggetti coinvolti, nuove energie, ancor pi spontanee e creative,verso ruoli sociali e professionali condivisi adeguati e reciprocamente riconosciuti.

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