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SPECIALE: INTERVISTA AL 103ENNE UFFICIALE DELLA X MAS UGO PASELLA Periodico dell'Associazione culturale VICO SAN LUCIF VICO SAN LUCIF VICO SAN LUCIF VICO SAN LUCIF E RO RO RO RO L L asciamo stare Montecarlo, fan- ciulle in fiore, parentele varie, affari più o meno leciti , logge, lobby e caste; gioia e delizia della stampa gossip e delle effimere comparsate della cosiddetta TV di prima serata. Così come non ci entusiasmano il cavaliere “despota”, “amico di Putin e di Gheddafi”, o Fini “iscariota, tradito- re, badogliano”, etc. Da che mondo e mondo chi detiene il potere non se lo lascia sfilare tanto fa- cilmente, né chi è delfino, o aspirante delfino, bada ai mezzi per raggiungere i propri obbiettivi. Lasciamo ai fans del detto “o tempo- ra! o mores!”, ai nostalgici de “ai miei tempi...”, ai moralisti da strapazzo con la predica pronta alla bisogna, tutto il piacere di crogiolarsi sul primato dei malanni nazionali. Parliamo, invece di politica, anzi della politica delle idee. Chi è Berlusconi? Un ricco signore, in politica dal 94, con un singolare pro- gramma: l’Italia ha tutti i numeri per diventare un paese ricco e progredito con un ruolo di primo piano nel contesto internazionale. Per conseguire questo obbiettivo necessita di una rivoluzione “liberale”. Detto e fatto. Dopo 16 anni di “berlusconismo” il sistema italiano si è trasformato da plu- ripartitico in bipolare, il presidente del consiglio viene eletto direttamente dal popolo, i comunisti non fanno più parte delle camere, mentre la destra, a pieno titolo, è presente in tutte le sedi istitu- zionali, governo compreso. Alla rivolu- zione “liberale” ha dato un contributo importante la Lega, con il federalismo e con la radicalizzazione dei temi della si- curezza, dell’immigrazione. Un altro apporto è venuto dal sociali- smo riformista dei Tremonti, Sacconi e Brunetta con una impostazione produt- tivistica e neocorporativa dei problemi del lavoro e dell’economia. Da destra invece non è venuto niente. Eppure il patrimonio ideale e cultu- rale della destra non è esiguo: la repub- blica presidenziale, i poteri del governo prioritari rispetto a quelli delle Camere, tutela della libertà economica, ma nel quadro di una regolamentazione che privilegi l’interesse della nazione, lo stato etico, una politica estera autono- ma e dinamica, difesa delle proprie ra- dici e tradizioni, segnatamente quella cattolica. Gli è che la destra di governo, nella persona del suo ex leader Fini, considerava tutto questo ciarpame ideo- logico, attentato alla costituzione e alla democrazia, robetta provinciale e re- trograda. Occorre, dice Fini, portare al- la ribalta alcune idee forza: centralità del parlamento, sacralità della Costitu- zione, del Presidente della repubblica, della Magistratura, moralismo ipocrita applicato alla politica, stato laicista e multietnico, rifiuto delle tradizioni e del passato nazionale: occorre “fare fu- turo”, appunto. Tutto questo presentato come il non plus ultra della novità, calato in un con- tenitore accattivante chiamato “destra moderna ed europea”. A noi pare invece una minestra riscaldata, roba trita e ri- trita da almeno un paio di decenni, che accompagnata alla solita tiritera antifa- scista, non è neppure, in toto, ascrivibi- le alla sinistra: nessuno a sinistra, nep- pure il più fazioso antifascista, ha mai definito il fascismo “male assoluto”. Berlusconi, Fini e la destra di Angelo Abis Sommario politica 5 Populismo, ospite scomodo della democrazia 7 Intervista all’on, Antonello Liori Varie In caso di mancato recapito reinviare alla C.M.P. di Cagliari per la restituzione al mittente previo addebito Poste Italiane S.p.A. Spedizione A.P. D.L. 24/12/2003, n.353, conv. In L.27/02/2004 n.46 Cagliari Aut.n205 dell’11/5/1968 Stampa Copygraphic - Assemini cultura 2 Brevi: Federalismo fiscale Allevatori sardi 11 Cambiamenti: Chi va… e chi viene sito web: www.vicosanlucifero.it e-mail: [email protected] Anno XIII n. 61 Settembre 2010 3 Concorso esterno in associazione mafiosa 9 Recensioni: Un uomo, un bambi- no e l’Apocalisse 11 Recensioni: Le origini della de- stra in Sardegna

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Sonia Rita Atzei

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SPECIALE: INTERVISTA AL 103ENNE UFFICIALE DELLA X MAS UGO PASELLA

Periodico dell'Associazione culturale VICO SAN LUCIFVICO SAN LUCIFVICO SAN LUCIFVICO SAN LUCIFEEEERORORORO

LL

asciamo stare Montecarlo, fan-ciulle in fiore, parentele varie, affari più o meno leciti , logge, lobby e caste; gioia e delizia

della stampa gossip e delle effimere comparsate della cosiddetta TV di prima serata. Così come non ci entusiasmano il cavaliere “despota”, “amico di Putin e di Gheddafi”, o Fini “iscariota, tradito-re, badogliano”, etc.

Da che mondo e mondo chi detiene il potere non se lo lascia sfilare tanto fa-cilmente, né chi è delfino, o aspirante delfino, bada ai mezzi per raggiungere i propri obbiettivi.

Lasciamo ai fans del detto “o tempo-ra! o mores!”, ai nostalgici de “ai miei tempi...”, ai moralisti da strapazzo con la predica pronta alla bisogna, tutto il piacere di crogiolarsi sul primato dei malanni nazionali.

Parliamo, invece di politica, anzi della politica delle idee.

Chi è Berlusconi? Un ricco signore, in politica dal 94, con un singolare pro-gramma: l’Italia ha tutti i numeri per diventare un paese ricco e progredito con un ruolo di primo piano nel contesto internazionale. Per conseguire questo obbiettivo necessita di una rivoluzione “liberale”. Detto e fatto.

Dopo 16 anni di “berlusconismo” il sistema italiano si è trasformato da plu-ripartitico in bipolare, il presidente del consiglio viene eletto direttamente dal popolo, i comunisti non fanno più parte delle camere, mentre la destra, a pieno titolo, è presente in tutte le sedi istitu-zionali, governo compreso. Alla rivolu-zione “liberale” ha dato un contributo importante la Lega, con il federalismo e con la radicalizzazione dei temi della si-

curezza, dell’immigrazione. Un altro apporto è venuto dal sociali-

smo riformista dei Tremonti, Sacconi e Brunetta con una impostazione produt-tivistica e neocorporativa dei problemi del lavoro e dell’economia. Da destra invece non è venuto niente.

Eppure il patrimonio ideale e cultu-rale della destra non è esiguo: la repub-blica presidenziale, i poteri del governo prioritari rispetto a quelli delle Camere, tutela della libertà economica, ma nel quadro di una regolamentazione che privilegi l’interesse della nazione, lo stato etico, una politica estera autono-ma e dinamica, difesa delle proprie ra-dici e tradizioni, segnatamente quella cattolica. Gli è che la destra di governo, nella persona del suo ex leader Fini, considerava tutto questo ciarpame ideo-logico, attentato alla costituzione e alla democrazia, robetta provinciale e re-trograda. Occorre, dice Fini, portare al-la ribalta alcune idee forza: centralità del parlamento, sacralità della Costitu-zione, del Presidente della repubblica, della Magistratura, moralismo ipocrita applicato alla politica, stato laicista e multietnico, rifiuto delle tradizioni e del passato nazionale: occorre “fare fu-turo”, appunto.

Tutto questo presentato come il non plus ultra della novità, calato in un con-tenitore accattivante chiamato “destra moderna ed europea”. A noi pare invece una minestra riscaldata, roba trita e ri-trita da almeno un paio di decenni, che accompagnata alla solita tiritera antifa-scista, non è neppure, in toto, ascrivibi-le alla sinistra: nessuno a sinistra, nep-pure il più fazioso antifascista, ha mai definito il fascismo “male assoluto”.

Berlusconi, Fini e la destra di Angelo Abis

Sommario politica

5 Populismo, ospite scomodo della democrazia

7 Intervista all’on, Antonello Liori

Varie

In caso di mancato recapito reinviare alla C.M.P. di Cagliari per la restituzione al mittente previo addebito

Poste Italiane S.p.A. – Spedizione A.P. D.L. 24/12/2003, n.353, conv. In L.27/02/2004 n.46 – Cagliari Aut.n205 dell’11/5/1968 – Stampa Copygraphic - Assemini

cultura

2 Brevi: Federalismo fiscale Allevatori sardi

11 Cambiamenti: Chi va… e chi viene

sito web: www.vicosanlucifero.it

e-mail: [email protected]

Anno XIII – n. 61

Settembre 2010

3 Concorso esterno in associazione mafiosa

9 Recensioni: Un uomo, un bambi-no e l’Apocalisse

11 Recensioni: Le origini della de-

stra in Sardegna

Page 2: Exalibur sonia rita atzei

EXEXEXEXCALIBURCALIBURCALIBURCALIBUR (tiratura: 1000 copie)

Direzione e redazione: Via Monfalcone 58, 09122 Cagliari (presso Angelo Abis) Direttore responsabile: Efisio Agus ([email protected]) Direttore di redazione: Angelo Abis ([email protected]) Redattori: Roberto Aledda ([email protected]), Fausto Caboni ([email protected]), Beppe Caredda, Ernesto Curreli ([email protected]), Donatella D’Addante ([email protected]), Attilio D'Atri, Vincenzo Maxia, Toto Sirigu

FEDERALISMO FISCALE: PIU’ TIMORI CHE SPERANZE

Sembra che l’imminente applicazione del

federalismo fiscale susciti timori, più che spe-ranze. E’ il risultato di un sondaggio pubblica-to in questi giorni da “Mister Fisco”, una rivi-sta specializzata in tematiche economico-fiscali. Le preoccupazioni riguardano la possi-bilità che le Regioni introducano nuove tasse e balzelli, vanificando l’uguaglianza contribu-tiva dei cittadini sancita dalla Costituzione. Col solo risultato di appesantire il carico fisca-le, senza che le comunità locali ne traggano un concreto beneficio.

Il sondaggio è interessante perché acco-glie le risposte di oltre 150 professionisti d’impresa revisori, ecc.), abituati a cogliere le sfumature e le insidie nascoste nelle larghe maglie della normativa. Il 25% ritiene che por-terebbe molti vantaggi, il 33% pensa che non risolverebbe i problemi e un 32% afferma sec-camente che porterebbe molti svantaggi. Si rifugia dietro un “dovrei approfondire” l’11% degli intervistati. Insomma, le aspettative non sono buone, contrariamente a quanto afferma la Lega.

GLI ALLEVATORI SARDI SCENDONO ANCORA IN PIAZZA.

Nuove giornate di passione per gli alleva-

tori sardi: sono di nuovo in piazza dopo aver bloccato le principali arterie stradali del ca-poluogo sardo. Protestano, giustamente, per-ché il prezzo delle carni e del latte, in Sarde-gna, è bloccato da oltre trent’anni. I loro e-sponenti rilevano che nell’isola il latte è pa-gato 60 centesimi al litro, mentre nelle altre regioni il prezzo si è intorno ad un euro al li-tro. Questo divario viene interpretato come il tentativo di far uscire dal mercato nazionale le produzioni sarde, migliori per qualità ma caratterizzate dalle ridotte dimensioni azien-dali, in genere a conduzione familiare, prive di capitali e più fragili ed esposte alla con-correnza. Un ostacolo è rappresentato dal “cartello” dei caseifici, che impongono il prezzo agendo quasi come “monopolisti” della domanda. Nella recente discussione dedicata dal Consiglio regionale al problema degli alle-vatori, il centrodestra, pur rifiutando di ap-provare l’ordine del giorno presentato dal centrosinistra, ha preferito abbandonare l’aula per evitare una votazione contraria

pagina 2 Excalibur

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Concorso esterno in associazione mafiosa Analisi di un reato controverso

di Sonia Atzei

L a configurabilità del concorso e-

sterno nei reati associativi ha da sempre rappresentato terreno di ampi e complessi dibattiti dottrinali

e giurisprudenziali, nel corso dei quali so-no emerse posizioni talvolta diametral-mente opposte. Nelle loro accezioni più estreme gli orientamenti espressi dagli studiosi e dagli operatori del diritto sono arrivati a negare la possibilità di ammet-tere il concorso eventuale nei reati asso-ciativi – assimilando le condotte dei con-correnti esterni a quelle degli “affiliati”, interni all’associazione - ovvero ad am-metterlo entro confini piuttosto ampi, che avvicinano, sotto il profilo dell’elemento soggettivo, i soggetti in-terni alla societas sceleris a quelli che apportano un interven-to adesivo esterno.

La tema-tica del concorso e-sterno nel reato asso-ciativo rive-ste partico-lare impor-tanza in ri-ferimento al concorso esterno in associa-zione di stampo mafioso, vista la partico-lare vastità e rilevanza de l fenomeno ai nostri tempi.

La norma di riferimento in tema di rea-ti associativi è rappresentata dall’art. 416 c.p. (associazione per delinquere), che delinea una tipologia delittuosa necessa-riamente plurisoggettiva, richiedendosi, ai fini dell’integrazione della fattispecie, la presenza di un vincolo associativo tra tre o più soggetti finalizzato alla commis-sione di più delitti.

La dottrina maggioritaria, alla luce del dato testuale emergente dall’art. 416 c.p., ha sempre ritenuto che a qualificare una determinata condotta come “parteci-pativa interna e necessaria”, distinta da quella “concorrente esterna ed eventua-le”, contribuissero due elementi qualifi-canti: il primo, oggettivo, individuabile nel requisito della permanenza nella illi-cita societas, ossia nello stabile inqua-

dramento del soggetto agente nell’organizzazione criminale, circostanza desumibile da indici fattuali esteriori e oggettivamente accertabili; il secondo, meno agevole a verificarsi, ravvisabile nell’elemento psichico che sorregge la condotta del soggetto partecipe dell’associazione.

Ad una definizione positiva delle con-dotte in correità esterna ha contribuito in gran parte la produzione giurisprudenzia-le, che attraverso una complessa evolu-zione, ha effettuato pregevoli tentativi dogmatici di inquadramento della figura del concorrente esterno, sia sotto il profi-lo oggettivo che soggettivo.

Una parte del-la dottri-na non ha

mancato di rileva-re, infat-ti, che il tentativo

dogmatico effettuato dalla Cor-te di Cas-

sazione, contra-

riamente agli inten-ti chiarifi-catori, ha

sortito ulteriori profili di incertezza intor-no alla figura del concorrente esterno, soprattutto in relazione alla figura dell’affiliato interno.

Proprio sul versante del dolo diretto delineato dai giudici di Piazza Cavour sembrano affiorare le maggiori perplessi-tà, legate, ancora una volta, alla vexata quaestio della distinzione tra soggetti in-tranei e soggetti extranei all’associazione criminosa: i contorni dell’elemento sog-gettivo richiesto ai fini della chiamata in correità esterna, invece di contribuire a tracciare un contegno psichico liminare a quello del partecipe interno, si intreccia-no con quest’ultimo, creando una sorta di sovrapposizione tra la rappresentazione e volizione del “concorrente interno neces-sario” e quella del “concorrente esterno eventuale”.

Si vuol dire, in altre parole, che l’aver elevato la condivisione psicologica della realizzazione (anche parziale) de l pro-

Excalibur pagina 3

“… il tentativo dogmatico

effettuato dalla Corte di

Cassazione… ha sortito ul-

teriori elementi di incer-

tezza intorno alla figura

del concorrente esterno…”

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gramma criminoso a requisito essenziale della condotta del concorrente esterno, non ha fatto altro che confondere i due piani, quello della partecipazione interna, anch’essa sorretta dalla condivisione del programma criminoso, e quello del con-corso esterno.

La tendenziale elisione delle differen-ze tra affiliati e concorrenti, sul piano rappresentativo e volitivo della condotta penalmente rilevante, inferisce una mag-giore importanza alla valutazione

dell’elemento oggettivo, che sembra es-ser rimasto unico discrimen tra associati e correi esterni.

Chiara la differenza, sotto il profilo oggettivo, tra partecipe necessario e con-corrente eventuale: “si definisce parteci-pe colui che, risultando inserito stabil-mente e organicamente nella struttura organizzativa dell’associazione mafiosa, non solo “è” ma “fa parte” della stessa” . Sul piano probatorio, poi, rilevano, ai fi-ni della partecipazione, “tutti gli indica-tori fattuali dai quali, sulla base di at-tendibili regole di esperienza attinenti propriamente al fenomeno della crimina-lità di stampo mafioso, possa logicamente inferirsi il nucleo essenziale della condot-ta partecipativa, e cioè la stabile compe-netrazione del soggetto nel tessuto orga-nizzativo del sodalizio. Deve dunque trat-tarsi di indizi gravi e precisi , oltre a molteplici, variegati e però significativi “facta concludentia”.

Queste, invece le conclusioni sull’accertamento dell’elemento soggetti-vo del concorrente esterno:

“La particolare struttura della fatti-specie concorsuale comporta infine, quale essenziale requisito, che il dolo del con-corrente esterno investa, nei momenti della rappresentazione e della volizione,

sia tutti gli elementi essenziali della fi-gura criminosa tipica sia il contributo causale recato dal proprio comportamen-to alla realizzazione del fatto concreto, con la consapevolezza e la volontà di in-teragire, sinergicamente, con le condotte altrui nella produzione dell’evento lesivo del “medesimo reato”.

In dottrina è stato esattamente osser-vato che l’apporto esterno, per potere acquistare la dimensione del concorso nell’associazione di tipo mafioso, deve

essere tale da influire sulla realtà asso-ciativa contribuendo al mantenimento della sua esistenza o al suo consolidamen-to. Pertanto non ogni aiuto prestato ai singoli associati o alla stessa associazione può qualificarsi come concorso nel reato associativo.

Sul piano dell’elemento soggettivo, occorre quindi che il soggetto agisca con la coscienza e la volontà (almeno in ter-mini di dolo eventuale) di apportare all’associazione di tipo mafioso un contri-buto causalmente rilevante per la conser-vazione o il rafforzamento della sua orga-nizzazione.

Qualora, invece, il soggetto non abbia la consapevolezza di sostenere, con la sua condotta, il sodalizio criminale (anche in un suo particolare settore), ed agisca e-sclusivamente con la volontà di assistere il singolo partecipante oppure di aiutarlo ad eludere le indagini o le ricerche dell’autorità, si resta fuori dell’area di operatività dell’ipotesi delittuosa del concorso eventuale in associazione di tipo mafioso, e possono trovare applicazione, se ne ricorrono gli estremi, le fattispecie incriminatrici di carattere sussidiario pre-viste dall’art. 418 c.p. (assistenza agli as-sociati) e dall’art. 378 c.p. (favoreggia-mento personale).

pagina 4 Excalibur

“…occorre quindi che il

soggetto agisca con la co-

scienza e la volontà… di

apportare all’associazione

ti tipo mafioso un contribu-

to causalmente rilevante…”

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Populismo, ospite scomodo della democrazia Il primato del potere: al popolo o alla nomenclatura?

di Donatella D’Addante

S econdo una teoria molto accredita-ta, gli sconvolgimenti ‘interni’ dei sistemi dei partiti hanno svolto un ruolo decisivo nella rinascita di partiti populisti, i quali godono di una posizione particolare a causa

delle ‘funzioni’ che si ritiene soddisfino. Andando indietro nel tempo è interes-

sante notare alla fine del 1944, una gran-de reazione di ostilità verso la politica con un interprete degli umori diffusi all'e-poca: lo scrittore di commedie Guglielmo Giannini con il giornale “l'Uomo qualun-que”. Interessante anche il suo simbolo, “l’uomo torchiato” che rappresenta la vit-tima dell'avidità di chi sta sopra di lui. In-fatti gli strali di Giannini sono indirizzati a tutti coloro che hanno fatto della politica una professione, un mezzo per assicurarsi stipendi, ap-palti, forniture ecc. La grande scia di consensi che guadagna col tempo il giornale fa si che nell'agosto del 1945 venga alla luce il Fronte del-l'Uomo Qualun-que, quale vo-ce della gente comune, quella “moltitudine di sconosciuti” che devono sopportare l'arro-ganza dei 'mestieranti' della politica. Nel movimento ci sono tutte le componenti del populismo, dai temi al linguaggio (im-mediato e scorrevole).

Dagli anni settanta si assiste poi ad un cambiamento significativo negli orienta-menti dominanti, fenomeno strettamente legato ad importanti trasformazioni delle strutture sociali e ai modi di mobilitazio-ne e di partecipazione politici. Spesso si tratta di movimenti monotematici che portano avanti temi che, per diverse ra-gioni, i concorrenti non sono in grado di approfittare (lotta contro l’immigrazione, ecologia, individualismo, rispetto delle minoranze culturali, sociali, sessuali, ecc).

In un certo modo i partiti populisti si caratterizzano per una duplice ibridazio-ne: sono nel sistema denunciandone le derive e ricordano il primato del popolo rispetto alle èlite al potere, mostrandosi

come le uniche organizzazioni ‘autenti-camente’ rappresentative. Si assiste sem-pre più ad un allentamento del rapporto tra i partiti e la loro base sociale con una riduzione della capacità dei partiti di or-ganizzare la società civile. Questa situa-zione rischia comunque di minare la legit-timità dei partiti stessi, spesso percepiti come apparati parassitari, lontani dalla società.

Ed è in questo spazio che appaiono nuove mobilitazioni e strutture di aggre-gazione il cui obiettivo è convincere o co-stringere i politici a tener conto delle loro rivendicazioni. A volte questi nuovi parti-ti, la cui parentela con i movimenti sociali è molto forte, non sono altro che il tra-sferimento di questi ultimi sulla scena e-lettorale.

Se poi si guarda con più attenzio-ne alle dina-miche appar-se all’inizio degli anni ot-tanta, si vede una crescen-te disaffezio-ne alla parte-cipazione e-lettorale, ol-

tre all’affermazi

one di valori nuovi che sfuggono alla struttura delle di-visioni tradizionali.

Gli anni novanta hanno visto poi il mol-tiplicarsi di molte formazioni politiche, superando distinzioni di classe e di gruppi sociali, create sulla base di movimenti di protesta spesso molto specifici (per e-sempio, ostilità al sistema fiscale e alle politiche redistributive).

I movimenti populisti si prestano bene a una situazione di ambiguità: non sono più semplici movimenti sociali e non sono ancora dei partiti nel senso classico della parola. I partiti populisti comunque bene-ficiano di una congiuntura favorevole in quanto sono sempre stati lontani o ai margini del potere; da questo punto di vi-sta l’entrata al governo rappresenta un test molto importante.

Appare dunque chiaro che l’insoddisfazione serpeggia in settori con-sistenti della società italiana, quale e-spressione di protesta contro il funziona-

Excalibur pagina 5

“…appaiono nuove mobilitazioni e strut-ture di aggregazione il cui compito è con-vincere o costringere i politici a tener conto delle loro rivendica-

zioni…”

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mento della politica. Finché arriviamo al ciclone giudiziario che si scatena nel feb-braio 1992, la cosiddetta “operazione Ma-ni Pulite”, che dimostra come la corruzio-ne attraversi la classe politica nella sua interezza, non limitandosi ai partiti di go-verno, ma anche coinvolgendo settori dell’opposizione. La percezione che una crisi di gravi pro-porzioni si stia abbattendo sul Paese pro-voca una reazione dell’opinione pubblica ora pronta a dar credito ai profeti del po-pulismo.

I sentimenti di sfiducia e di distacco dalla politica che covavano da decenni sotto la cenere della rassegnazione o veni-vano compensati dai benefici del clienteli-smo, salgono in super-ficie e si trasformano in esplicite manifesta-zioni di risentimento producendo leader ca-rismatici perfetta-mente a proprio agio nei salotti dei talk show televisivi. Questi ‘capi’ promettono di dar voce alla gente comune; da ciò di-scendono la celebra-zione delle virtù del popolo laborioso, op-presso dal fisco e sfruttato da un’oligarchia di burocrati. La paura della disoccupazione, il pessimismo sul futuro, il giudizio negativo sul funzio-namento della democrazia, il timore degli immigrati come concorrenti agguerriti nella ricerca del lavoro e il peso dell’isolamento sociale che deriva da que-sta condizione psicologica complessiva sembrano essere i fattori più determinanti nella spinta al voto populista.

A fare da collante di tutte queste in-quietudini è anche lo stile populista, fra cui l’uso di un linguaggio popolare, diret-to, aggressivo. E’ anche essenziale la ca-pacità dialettica dei loro esponenti di primo piano e ancora di più la loro abilità nel controllare la macchina organizzativa del partito. Per attirare sia i “colletti blu” che non si sentono più protetti dai sinda-cati e partiti di sinistra sia i piccoli e medi imprenditori, i neopopulisti devono pro-mettere nel contempo ordine sociale, au-torità, stabilità e omogeneità culturale della società, cara ai primi, ed economia libera dai vincoli dello statalismo, come pretendono i secondi. Tutte le grandi tra-sformazioni sociali di questi ultimi tempi

hanno creato un solco tra vincenti e per-denti della società globalizzata e semina-to tra questi ultimi una condizione psico-logica complessiva impregnata di risenti-mento, delusione e disincanto sulla quale i partiti populisti fomentano la protesta. In generale, la componente populista è vi-sta da sociologi e politologi come facente parte della nostra concezione della demo-crazia e delle nostre istituzioni; la demo-crazia non può fare a meno del popolo e solo nel populismo riescono a convivere così tanti elementi mescolati, deformati, riadattati di ideologie di destra e di sini-stra. Il populismo, proprio perché mette il

popolo al centro del suo discorso, è e sarà una componente costante dei sistemi de-mocratici. Il

populismo come forza latente è, quindi, più suscettibile

di apparire nei momenti di tensione, di crisi, co-me indicato-re di disagio del corpo

sociale e politico; può essere salutare non tanto per le soluzioni che propone, quan-to per i problemi sui quali attira l’attenzione. In futuro i partiti “del si-stema” e le istituzioni dell’establishment dovranno attrezzarsi a capire meglio e a valutare le caratteristiche e i comporta-menti di questo ospite scomodo della de-mocrazia, attraverso i più asettici stru-menti della ricerca scientifica.

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“…a far da collante di

tutte queste inquietudini

è anche lo stile populi-

sta, fra cui l’uso di un

linguaggio popolare, di-

retto, aggressivo…”

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Intervista all’on. Antonello Liori Ritratto insolito dell’Assessore regionale alla Sanità

di Ernesto Curreli

P er i lettori di Excalibur e per gli ami-ci dell’Associazione Vico San Lucifero sembra quasi superfluo presentare l’on. Antonello Liori, attuale Assesso-re regionale alla Sanità, perché è co-

nosciuto da tutti. Ha militato da giovanis-simo nella Destra: è stato dirigente del Fronte della Gioventù, dell’Msi e di Alle-anza Nazionale, ricoprendo infine l’incarico di Presidente provinciale di Ca-gliari dal 2001 al 2008, anno della con-fluenza di An nel Pdl. . Tra i massimi rap-presentanti della Segreteria regionale di An, è sempre stato vicino a Maurizio Ga-sparri, che lo stima e lo considera un ami-co intelligente e di valore. Dal 1994 è Consigliere regionale, rieletto sempre con ampie vo-tazioni fino alle ultime elezioni re-gionali, ter-zo tra i più votati nell’Isola, quando si è dimesso per entrare a far parte della Giun-ta Cappel-lacci. D: Quali sono i pro-blemi della sanità sarda? Liori: Partiamo da una situazione diffici-le, a causa della pesante eredità ricevuta dalla precedente giunta di centrosinistra di Renato Soru, quando l’Assessorato alla Sanità era diretto dalla Dirindin. Per que-sto motivo siamo oggi sottoposti ad un ri-goroso “Piano di rientro” ed è bene preci-sare che in un momento di contenimento internazionale della spesa pubblica, an-che per la sanità sarda è arrivato il mo-mento di cambiare rotta. D: La Sardegna è tra le Regioni che han-no iniziato un percorso virtuoso per il contenimento dei costi della sanità? Liori: Certamente. La spessa va decisa-mente migliorata e riequilibrata. Ad e-sempio, la spesa ospedaliera è fortemen-te sbilanciata a danno di quella territo-riale, ci sono problemi con la spesa far-

maceutica e quella per il personale è su-periore rispetto agli standard. Anche l’assetto organizzativo deve essere rivisi-tato, affinché il sistema ne benefici e la qualità dell’assistenza possa migliorare. Stiamo alacremente lavorando, insieme ad alcuni esperti dell’Agenzia nazionale Sanità, al nuovo Piano socio-sanitario in-tegrando i due settori – rete distrettuale e rete ospedaliera – così da portare ad una migliore gestione delle risorse e ad una migliore qualità dell’assistenza. D: Arrivano critiche o suggerimenti da diversi ambienti, anche da settori del centrodestra, per una nuova organizza-zione sanitaria regionale. Quale sarebbe

il siste-ma mi-gliore? Liori: In

merito ad alcu-ne pro-

poste recen-

temente avanza-

te, non sono fa-vorevole all’Agenzia re-gionale

della sa-nità ed alla Asl unica regionale, perché rappresentano vecchie e superate idee organizzative smentite dai fatti. Altre Regioni che le avevano istituite stanno già provvedendo alla chiusura, non aven-do avuto alcun beneficio nella gestione della sanità. Rappresenterebbero inoltre un vero doppione dell’Assessorato ed uno spreco di risorse e di energie. Mentre condivido il suggerimento arrivato dal Ministero nel contenere in una decina le aziende sanitarie locali. D: possiamo aspettarci un miglioramento nel medio termine nell’offerta sanitaria? Liori: Noi abbiamo già una sanità regiona-le di elevato livello assistenziale, carat-terizzata da figure professionali di note-voli capacità che operano in strutture davvero funzionali. Per fare qualche e-sempio, il Brotzu, che ho visitato recen-

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temente, è già un ospedale di ottimo li-vello, che intendo proiettare sempre più nella ribalta nazionale come un ospedale ad alta specializzazione. Per fare questo serviranno ulteriori investimenti per l’innovazione tecnologica e sarà necessa-rio un ripensamento nellariorganizza-zione dei reparti. Ho visto la fase avan-zata dei lavori per il “trauma center”, dove saranno accolti i pazienti trauma-tizzati e gestiti da un’equipe medica de-dicata. Ritengo anche importante l’accorpamento del Brotzu al Microcite-mico e all’Oncologico, così da realizzare un’unica grande Azienda ospedaliera. Ve-dremo se sarà possibile realizzare questo progetto ambizioso. Dal mese di settem-bre sto visitando tutte le strutture sani-tarie, anche nelle realtà locali finora tra-scurate. Desidero riorganizzare e poten-ziare anche i presidi periferici. In tale compito sono coadiuvato da tre consulen-ti dell’Agenzia nazionale Sanità, che il Ministero ha messo a disposizione del mio Assessorato. Ho già visitato le strutture di Siniscola, Ittiri, Thiesi, Ozieri, Olbia. Quindi mi trasferirò a Sassari (Ospedale e Clinica universitaria), al San Francesco di Nuoro, a Ghilarza, solo per citare le visite più imminenti.

D: il Comitato interassessoriale, con un’azione corale come mai era accadu-to prima, ha intrapreso un inedito e de-ciso confronto con lo Stato per trovare una dignitosa soluzione ai problemi re-gionali. C’è un’attenzione positiva da parte del governo Berlusconi? Liori: Senza dubbio da parte del Governo c’è una particolare attenzione verso la Sardegna e nel mio caso lo dimostra il fatto che il Ministero abbia messo gratui-tamente a mia disposizione alcuni esperti nazionali. Certo, da noi ci sono realtà so-ciali ed economiche difficili, ma sono ot-timista sul fatto che al giro di boa di questa crisi mondiale il Governo riuscirà a reperire le risorse per rilanciare eco-nomicamente la Sardegna. D: il centrodestra, anche a livello regio-nale, è in evoluzione. Dobbiamo aspet-tarci grossi cambiamenti? Liori: Non credo che vi saranno grossi cambiamenti. La coalizione è solida e non vedo all’orizzonte motivi di preoccupa-zione. Andremo avanti per il bene di tut-ti.

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pagina 8 Excalibur

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Un uomo, un bambino e l’Apocalisse Con angoscia, fantasia e realtà possono coincidere

di Angelo Marongiu

TL

re milioni di litri di petrolio, ogni gior-no – a partire dallo scorso 20 aprile – si sono riversati nel Golfo del Messico e la tecnologia dell’uomo, capace di tri-vellare a 1.500 metri di profondità, non è stata in grado di bloccare la fuo-

riuscita di quel liquido nero che stava ucci-dendo il mare, fino al mese di agosto. “È la peggior catastrofe di tutti i tempi”, ha sussur-rato disperato Barak Obama.

Il pensiero di quella marea puzzolente e nera che stava invadendo le coste meridionali degli Stati Uniti, uccidendo economia e natu-ra, inquinando e spargendo morte tra gli ani-mali e le cose, mi ha fatto pensare alla coltre nera che oggi ricopre quelle coste e forse, un giorno, con la nostra superbia, tutto il mon-do.

Mi sono ricordato di un’altra notizia, insi-gnificante per chi non ama il cinema: un di-stributore ha avuto il coraggio di mettere in circolazione un film, “The Road”, tratto dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy.

Il motivo della sua mancata distribuzione - il film, premiato a Venezia, ha ormai qualche anno – è che esso è “troppo deprimente” per incontrare i gusti degli italiani, avezzi ormai solo a vicende a lieto fine.

La storia è di quelle in bianco e nero, anzi grigio, come buona parte del film e del libro, dove il colore, anche se esiste, non si vede.

Un uomo ed un bambino, un padre ed un figlio, spingono un carrello da supermercato, pieno di cianfrusaglie: residui di scatole di ci-bo, un telo impermeabile ed altre cose. Tutto è grigio. Un padre e un figlio, una pistola due proiettili. Una strada i cui bordi sono pieni di erba ammuffita, quasi pietrificata. Durante il giorno il cielo è grigio piombo, durante la notte è nero, senza stelle, ormai scomparse. Il mondo, quello che resta, è abitato da ban-de di disperati e da predoni e non si riesce a distinguere gli uni dagli altri Non c’è storia, se non questo camminare lungo una strada, cercando di sopravvivere, e non c’è futuro.

I due viaggiano verso sud (o verso ovest) cercando un po’ di calore. Nei dialoghi, ridot-ti all’essenziale - è lo stile della scrittura di McCarthy - il padre racconta al figlio la pro-pria vita: in rapidi flash-back appare la mo-glie, suicida per non affrontare gli orrori del mondo dopo l’Apocalisse, e quel giorno, in cui mancò la luce e niente fu come prima.

Questa solo intuita apocalisse dalle cause non definite – forse solo l’Apocalisse della co-scienza - ha raso tutto al suolo ed ha ridotto il paesaggio e l’umanità ad una uniforme ed

indistinta distesa di cenere. Questi due naufraghi attraversano un

mondo distrutto, che non ha più luce né colo-ri, lungo una strada asfaltata che attraversa un paesaggio brullo e spoglio, montagne co-perte da una neve sporca, sotto una pioggia gelida, con il vento che solleva una infinita cenere che poi ricade su tutto, eterna Au-schwitz.

Qui vagano i sopravvissuti dell’Apocalisse, spettri ricoperti di stracci, con i “buoni” che non si distinguono dai “cattivi”, che hanno il solo scopo di trovare del cibo, qualunque cosa si possa mangiare, anche altri uomini.

L’uomo ed il bambino camminano lungo la strada: la loro meta è l’oceano, verso un sud (oppure ovest) improbabile, per sfuggire all’inverno ed al freddo, per vedere il mare che il bambino non conosce e per scoprire se esiste ancora un colore.

Un uomo con troppi ricordi e pochi sogni ed un bambino che non ha ricordi e ancora tanta speranza.

Il bambino è indifeso e debole, ha fame, freddo, paura. Ma è l’unico che porta “la lu-ce”, perché riesce ancora ad avere pietà per i disperati che incontra, che offre aiuto.

Da quanto camminano padre e figlio? Forse da sempre, almeno il bambino.

Attraverso una natura senza colori, bianca e nera, nera come le tracce degli incendi, bianca come la neve che raggela le ossa e poi grigia come la pioggia; grigia, infine, come il mare che il bambino sperava fosse azzurro, quando finalmente lo raggiungono. Perché il mare è grigio e freddo e non odora più di salmastro. Anch’esso si è perduto nel buio dell’umanità.

Un libro bellissimo ed angosciante nel qua-le resta un piccolo barlume di luce in quel bambino che, novello Prometeo che porta in dono “il fuoco”, ha ancora un residuo di uma-nità e di speranza, ultima luce di vita in un mondo morto.

Quello che è successo nel Golfo del Messi-

co, la petroliera cinese incastrata nella bar-riera corallina dell’Australia, sono la coltre viscida e nera della nostra avidità che conti-nua a ricoprire tutto: sono emblemi della no-stra presunzione, novelli Faust che adorano la scienza e la antepongono a tutto, che non vo-gliono avere alcun limite alla loto bramosia di “avere”.

Quel liquido nero, indifferente ai nostri sforzi, ci ammonisce che siamo, piccoli, avidi e presuntuosi.

“La strada” di Cormac McCarthy

Einaudi (2007) Euro 16,80

Excalibur pagina 9

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Chi va…

di Angelo Abis

CL

… e chi viene

di Ernesto Curreli

CL

aro lettore, anch’io, dopo 30 numeri la-scio la direzione di Excalibur, esatta-mente come il mio predecessore Rober-to Aledda, con la differenza che Rober-to riuscì a stampare i 30 numeri in 4 an-ni, mentre il sottoscritto, in questi ul-timi 4 anni non è riuscito ad andare ol-tre la media di 5 numeri all’anno.

Sul perché ci sarebbe molto da discutere, anche in senso critico e autocritico, ma lo ri-tengo inutile a fronte di alcuni dati incontro-vertibili. Innanzitutto Excalibur è sulla piazza da 12 anni. Non mi risulta altrettanta longe-vità da parte di altre pubblicazioni “d’area” nell’Isola.

E’ l’unica pubblicazione che in qualche modo è al contempo il frutto e la coscienza critica di quella vasta area umana che per comodità definiamo, al di fuori di partiti e partitini, di destra. In questo contesto ab-biamo cercato di arricchire il patrimonio ide-ale e intellettuale dell’attuale destra, met-tendo in luce e riscoprendo uomini, fatti e idee riguardanti la “nostra” Sardegna. Riten-go che Excalibur sia stato e sia ancoraun buon giornale: e questo per merito soprattut-to dei tanti che, gratis et amore Dei, si im-pegnano a scrivere, lo predispongono per la stampa lo immettono su internet, cacciano i quattrini.

E qui veniamo alle dolenti note: di quat-trini ne entrano pochi, almeno per quello che riguarda le nostre ambizioni.

Ovviamente la colpa è solo del sottoscrit-to, che, anche per altri impegni da cui è obe-rato, non è più adatto alla bisogna. Sono cambiate tante cose in questi anni ed è nor-male che nella vita delle persone ci siano mutamenti.

Non è certo una tragedia, ma Excalibur non può più permettersi il lusso di vivere “pericolosamente”.

Basterebbe trovare, nell’ambito dell’associazione, una persona che oltre ad essere in regola con le doti intellettuali e di scrittura, avesse capacità imprenditoriali, spirito d’iniziativa, entrature nel mondo e-conomico e in quello politico tali da permet-tergli di procurare un po’ di grano.

Detto e fatto. La persona è l’amico Tino, ovvero il dott. Ernesto Curreli, commerciali-sta, sino a ieri spalla importante del giorna-le, da oggi la speranza, che per me è certez-za, che con lui Excalibur raggiungerà tra-guardi insperati.

aro Angelo, innanzi tutto desidero ringraziarti a nome dei redattori e dei lettori per il prezioso lavoro di Direttore di redazione di Excalibur che hai svolto fin dal lontano 2001. Con te il nostro periodico, “pur-

troppo l’unica rivista di destra esistente in Sardegna”, come ami ripetere per rimar-care una desolante pigrizia intellettuale che sembra colpire anche il mondo della destra, ha compiuto un salto di qualità. I temi trat-tati, migliorati anche qualitativamente, sono aumentati, è migliorata la grafica ed è stata incrementata la tiratura.

Per raggiungere questi obiettivi, con la tua tenacia hai saputo coinvolgere diversi collaboratori, che con serietà hanno profuso contributi di valore. La tua passione per la Storia ha infine fatto di Excalibur una presti-giosa rivista che ha apportato alla bistrattata “storia del Novecento” figure e tematiche spesso misconosciute. Alla tua persona sono giunti lusinghieri riconoscimenti, che tutti noi sottoscriviamo. Il tuo faticoso impegno di scrittore storico (hai già pubblicato diversi libri importanti) ti suggerisce di chiedere un cambio alla guida redazionale di Excalibur.

La scelta della redazione è caduta su me, che proprio non me l’aspettavo, consapevole come sono delle gravose responsabilità. Spe-ro che Efisio Agus, primo tra tutti, nella sua qualità di Direttore responsabile, voglia starmi vicino, al pari di Angelo Marongiu, che ha saputo dare una più razionale impostazio-ne grafica alla rivista e di Fausto Caboni, che diffonde anche in “rete” il nostro mensile. Come spero nel contributo di tutti i redattori e i collaboratori della rivista, compresi quan-ti, da tempo e per svariati motivi, hanno ri-dotto i loro interventi.

Per parte mia cercherò con prudenza di introdurre qualche modifica: grafica più snel-la, articoli più brevi, più immagini, maggiore attenzione alla realtà che ci circonda. Te-nendo sempre presente che noi non abbiamo l’ambizione di dettare la linea politica alla destra in generale: sarebbe velleitaria sup-ponenza. Possiamo soltanto “fotografare” ciò che si muove in quell’area vasta e qualche volta confusa. Tentando, quando possibile, di provocare riflessioni per mantenere coeren-te, nel tempo che muta, la radice dalla quale muoviamo.

Ancora un grazie, anche a nome dei so-ci dell’Associazione Vico San Lucifero, che sono i nostri veri editori e ai lettori che ci so-stengono.

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Le origini della destra in Sardegna Il partito dell’Uomo Qualunque (1945-1956).

di Angelo Abis

LF

e origini della destra in Sardegna” non è un volume che nasce a caso per opera del giovane e pur validis-simo studioso Giuseppe Serra, ma rappresenta un’ulteriore tappa di un cammino non breve e non facile che

ha l’ambizione di scrivere alcune pagine di storia sarda, segnatamente quelle che van-no dal 1943 al 1949, che tanti storici, so-prattutto accademici, non hanno ritenute degne di attenzione, vuoi per ignavia, vuoi per pregiudizio ideologico, vuoi per non mettere in discussione i dogmi del politi-camente corretto.

Alcuni anni fa ricevetti una e-mail di Giuseppe allora, come ora, professore di lettere in un istituto di Sassari, appassiona-to di storia, che, avendo letto nel volume di Giuseppe Parlato “Fascisti dopo Mussoli-ni”, un qualche riferimento alla mia perso-na, mi chiese candi-damente dove pote-va trovare le mie opere.

Gli risposi “a per-donare”, perché tut-to il mio scibile era concentrato nella tesi di specializza-zione in studi sardi: “I Sardi a Salò e il Fascismo clandestino in Sardegna -1943-1946”, che nessuno aveva voluto pubbli-care.

Giuseppe mi aiutò a pubblicare la mia prima opera: “L’ultima trincea dell’onore- I sardi a Salò”, mettendomi in contatto con una straordinaria e singolare figura di edi-tore: il prof. Paolo Buzzanca, siciliano tra-piantato a Sassari, ex consigliere regionale radicale, con un debole per tutti i dannati della terra, le figure trasgressive e trasver-sali, le vittime di ogni giustizia togata e in-giustizia terrena.

Da allora è sorta tra me e Giuseppe una comunanza di idee, progetti e ricerche che hanno riguardato e riguardano il già pubbli-cato “Sardi a Salò” ed “ Il fascismo clande-stino in Sardegna” in corso di stampa, per parte mia. “Il partito dell’Uomo Qualun-que”, per parte di Giuseppe, e infine “Le origini del MSI in Sardegna”, che dovrebbe essere pubblicato nel 2011, ad opera di en-trambi.

Ma veniamo al volume di Giuseppe: per-ché parlare dell’Uomo Qualunque in Sarde-gna?

Innanzitutto perché nessuno ne ha mai parlato, se non a livello di articolo. Non è però che le cose siano andate meglio a li-vello nazionale: dobbiamo aspettare i primi anni ‘70 per vedere le prime opere “serie”, in particolare “Il Qualunquismo e l’avventura di Guglielmo Giannini” di Gino Pallotta e “L’ Uomo Qualunque 1944-1948“, di Sandro Setta.

Eppure l’Uomo Qualunque fu una novità assoluta nel panorama grigio e tragico di una Italia ancora occupata dagli alleati e gestita dai sei partiti del CLN, i cui uomini che non contavano niente e, tuttavia, o proprio per questo, si erano dati il compito di “educare” gli italiani alla democrazia, con la stessa arroganza e supponenza che,

sino a non molti mesi prima, molti di essi, pretende-vano di educare gli stessi italiana al fa-scismo. Giannini ebbe il coraggio di denunciare tutto questo con vee-menza, servendosi di un linguaggio co-lorito e popolare, al limite del turpi-loquio, avendo co-me unica arma

prima un settimanale e poi un quotidiano: “L’Uomo Qualunque”, riportante nella te-stata la figura del torchio che premeva sino all’inverosimile il corpo di un qualunque i-taliano già ridotto male dalla guerra e dalla fame. Milioni di italiani si riconobbero in lui, segnatamente la piccola e media bor-ghesia che avendo fatto la guerra con ono-re, per spirito patriottico, non accettava di essere posta sul banco degli accusati come corresponsabile delle presunte iniquità e aberrazioni del fascismo.

Sorse così, per la prima volta in Italia, una destra a-ideologica, antipartitica e po-pulista, con un leader carismatico, si da farla considerare, ormai universalmente, come antesignana degli attuali e inediti movimenti di Bossi e Berlusconi.

Per tornare alla Sardegna, Giuseppe ci descrive un movimento che in tempi bre-vissimi si sviluppò in maniera capillare, coinvolgendo, nel suo operare, fette di o-

“Le origini della destra

in Sardegna.

Il partito dell’uomo qua-

lunque (1945-1956)”

di Giuseppe Serra

Excalibur pagina 11

Page 12: Exalibur sonia rita atzei

Visita il sito dell'Associazione culturale VICO SAN LUCVICO SAN LUCVICO SAN LUCVICO SAN LUCIFEROIFEROIFEROIFERO

valori ed obiettivi attività e programmi links della destra tutti i numeri di Excalibur

Ricordiamo che nel sito dell’Associazione

www.vicosanlucifero.itwww.vicosanlucifero.itwww.vicosanlucifero.itwww.vicosanlucifero.it sono ora disponibili TUTTI i

numeri di Excalibur dal n.1 –maggio 1998

al n. 58 – febbraio 2010

EXCALIBUREXCALIBUREXCALIBUREXCALIBUR (tiratura: 1000 copie)

Direzione e redazione: Via Monfalcone 58, 09122 Cagliari (presso Angelo Abis) Direttore responsabile: Efisio Agus ([email protected]) Direttore di redazione: Angelo Abis ([email protected]) Redattori: Roberto Aledda ([email protected]), Fausto Caboni ([email protected]), Beppe Caredda, Ernesto Curreli ([email protected]), Attilio D'Atri, Vincenzo Maxia, Toto Sirigu

pinione pubblica cattolica, monarchica ed ex fascista in una dura battaglia contro E-milio Lussu e i “lussiani”, le sinistre e la re-sistenza.

Battaglia di cui fu alfiere il settimanale “Presente”, edito a Cagliari da Italo Mereu, un grande storico del diritto internaziona-le, scomparso alcuni anni fa. La classe diri-gente sarda qualunquista annoverò perso-naggi di spicco, quali, oltre il già citato Ita-lo Mereu, il prof. Antonio Spanedda,, il prof. Mauro Angioni, l’avv. Walter Angioi, Mari Tufani ed Efisio Lippi Serra a Cagliari. Ugo Puggioni e Giuseppe Abozzi a Sassari.

L’avv. Francesco Sanna Randaccio a Ori-stano. Mario Mereu e Gabriele Manca a Nuoro.

Il qualunquismo ebbe poi nell’Isola due caratteristiche che Giuseppe pone ben in evidenza: 1) La Sardegna fu la seconda re-gione d’Italia, dopo le Puglie,ove l’Uomo Qualunque raccolse la maggior messe di vo-ti nelle elezioni amministrative del 1946. 2) Che il partito, ormai estinto in tutta Ita-lia già alla fine degli anni 40, ebbe un ulti-mo guizzo in Sardegna, presentando una propria lista alle elezioni comunali di Ca-gliari nel 1956.

Librerie della Sardegna dove sono in vendita i seguenti volumi: • “L’ultima trincea dell’onore – I sardi a Salò” di Angelo Abis

• “Le origini della destra in Sardegna – Il partito dell’Uomo Qualunque (1945-1956)” di Giuseppe Serra

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Giovanni Lelle – Sassari (tel. 329.1129983 – e-mail: [email protected])

pagina 12 Excalibur