Ernesto Buonaiuti - Le Origini Dell'Ascetismo Cristiano

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    BBNE8T0 BUONAIUTI

    LE ORIGINIDELLASCETISMO

    CRISTIANO

    PINEROLO

    CASA SOCIALE EDITRICE

    1928

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    PROPRIET RISERVATA

    S o c i e t A n o n i m a L iNiT ipo o f t Ai i cA r iMino LESE

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    Una cetra l'anima operantemossa dai comandamenti crist iani : nn'arpa la mentepura, percossa dalla conoscenzaspirituale.

    E v a g r io P o n t j c o

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    PREFAZIONE

    (( Siate perfetti, al modo del Padre vostro che neicieli . Il precetto di Ges era stato preciso e solenne. Lavita morale degli uomini non poteva e non doveva avereche un modello ed una norma : la bont longanime eduniversale del Padre, che diffonde sugli uomini, generosamente e indiscriminatamente, i tesori della sua assistenza e del suo perdono. Esulava pertanto dalle prospettive del Cristo la concezione di una duplice forma diesistenza, luna riservata ai perfetti e ai privilegiati, laltraconcessa alia massa dei credenti. Consumata nella visionedi una vita associata tutta pervasa dai sentimenti dellacarit e della mitezza; dominata dallaspettativa insonnedel veniente Regno della giustizia e della pace; la predicazione neotestamentaria vagheggia la costituzione di unacomunit religiosa, tutta improntata al programma dellapi profonda solidariet nella grazia, che non abbassigiammai laltezza dei suoi ideali, per quanto vasto possadivenire il girone delle sue conquiste. La piccola comu

    nit formatasi intorno al Cristo, vivente del suo entusiasmo e della sua fede, nutre cos fervida in cuore la sicurezza del prossimo trionfo e nel medesimo tempo attuacon cos spontaneo automatismo le leggi della perfettarinuncia e del completo disinteresse, che non ha alcunbisogno di affidare alla ostentata eccentricit delle consue

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    tudini esteriori la purezza del suo ideale e la incontaminata severit del suo programma. I seguaci del Battistapossono aver cercato nella solitudine, intorno allaspra

    ascesi del severo e duro predicatore del castigo divino, ladifesa e la rivendicazione dal verdetto implacabile, lanciato contro il mondo dellipocrisia ufficiale circostante.Ges porta con s i suoi fedeli per le vie della Galilea,della Samaria, della Giudea : ma li vuole con le vestisuccinte e la lampada accesa, sempre in procinto di rice

    vere il Signore che viene. Egli anzi ricava dalla difformit di atteggiamenti fra il precursore e il prean-nunciato una comparazione tagliente, contro linguaribileapatia e il neghittoso indifferentismo della massa. Il popolo come una schiera di ragazzi che ha giuocato sulla piazzaalla gioia ed al lutto. Prima hanno cominciato alcuni a

    darsi alle deplorazioni e alle nenie, come negli accompagnamenti funebri. Ma gli altri non hanno corrisposto colpianto. Allora si son messi a intonare su i loro piccoliflauti motivi di letizia. Ma gli altri non hanno rispostocol ballo. N la fosca predicazione del Battista, n lalimpida e sorridente propaganda del Cristo hanno scossoIsraele. La gente ha sussurrato del primo: indemoniato; del secondo: un beone. Ed passata oltre. Mala giustizia avrebbe saputo ricavare la propria giustificazione dalle opere di tutti i figli suoi !

    Propagandosi in una societ ostile e refrattaria, il messaggio della salvezza nel Cristo e delleredit al Regno,mediante linserzione nellorganismo mistico della sua sopravvivenza e dei suoi carismi, non ha avuto bisogno diadottare i postulati e la pedagogia delle organizzazioniascetiche largamente diffuse nel mondo ellenistico, permantenere alla sua iniziale altezza il livello della morale

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    e rintensit del religioso fervore. La persecuzione ha rappresentato la forma ideale del tirocinio ascetico per lareligione nascente.

    Ma quando la disseminazione fortunata deirannuncioevangelico, la sua penetrazione nei ceti pi elevati dellasociet, il suo arricchimento concettuale, la sua familiaredimestichezza con le classi dirigenti, hanno automatica-mente affievolito il fuoco del primitivo ardore escatologico e, di rimbalzo, abbassato il tenore della vita morale

    collettiva, nei gruppi rimasti fedeli alla interpretazioneletterale deirinsegnaniento di Ges invalsa una rinnovata consapevolezza della incompatibilit di questo conle forme consuete e le abitudini quotidiane del mondo.Cos si sono delineate le correnti ascetiche teoriche prima,pratiche poi.

    Ma anche quando la logica immanente del grande sviluppo cristiano ha portato la societ ecclesiastica allaconsacrazione di una duplice foggia di praticare leticadeirevangelo, Tuna acconciata allimmensa massa dei credenti, laltra riservata ai nuclei aspiranti alla perfezione,lascesi cristiana non ha mai prodotto le forme e i tipi

    deirascetismo filosofico : stata sempre animata dal proposito, pi o meno cosciente, di risollevare in gremboalla societ cristiana mondanizzatasi lentusiasmo e lardore del primitivo cristianesimo.

    Studiare la genesi e lo sviluppo dellorganizzazioneascetica nel cristianesimo antico, significa cogliere nelvivo lattuazione di quella legge costante, in virt dellaquale il Vangelo opera nel mondo, rovesciandone le idealit e capovolgendone i valori; salva gli uomini, inducendoli al rinnegamento e alla rinuncia. La salvezzadellanima nel suo sbaraglio .

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    I.

    LE ORIGINI EXTRA-CRISTIANE

    DELLASCETISMO ORGANIZZATO

    LEgitto antico stato la terra classica del misticismo,cos individuale come associato. I templi delle divinitegiziane sono stati palestre, nelle quali gli spiriti si sonopazientemente addestrati allesercizio dellascesi e al conseguimento della beatifica contemplazione. I sapienti

    dellEgitto ritenevano che la sola forma di adorazioneappropriata alla sacra maest divina fosse quel culto interno dello spirito che si esplica nel silenzio e si celebranellocclto. Un senso profondo dellintima familiaritcol mondo delle realt soprannaturali accompagna lesplicazione della vita religiosa nella valle del Nilo. Giam-

    blico, trattando dei misteri egiziani, descri\e con minutoprecisione i caratteri differenziali che distinguono le epifanie degli dei da quelle degli angeli, dei demoni, degliarconti, delle anime. La misteriosofa egiziana ha impregnato di s, nelle sue forme pi raffinate, la speculazioneneoplatonica. Plotino allude molto spesso alle consuetu

    dini liturgiche proprie dei templi della sua patria. Eglicolma di vituperi coloro che nelle solennit religiose sidanno alla gozzoviglia, reputando simile godimentoquasi pi certo che la visione del dio e che, non avendopraticato lastinenza necessaria, sono incapaci di parteci

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    pare ix misteri. E poich nelle cerimonie rituali il dionon discopre ad essi il suo volto, essi lasciano di crederealla sua esistenza, a Duro invece il sentiero del pos

    sesso divino. Per giungervi, occorre, secondo Plotino, cheTuonio si affranchi da ogni sensazione, si spogli di ognidesiderio, si liberi da ogni passione, pronto a rimaneresolo a solo con lUno . La Monade infatti non pu rivelarsi e comunicarsi ad una Diade, quale sarebbe la ragione,espressa attraverso la parola : ama bens V adorazione

    silenziosa. Nel segreto di questo culto ineffabile si raggiunge in qualche modo unanticipazione della immortalit beata* Il mista che ha gustato nellepoptea il piaceredel divino possesso, ha avuto Tarra di quella che sar lafelicit eteina nel regno dei morti, quando egli vivrin una interniinabile contemplazione della divinit, che

    laveva antecedentemente ammesso, attraverso la gnosi,alla sua dimestichezza (i).

    Sulla terra che aveva visto sbocciare forme cos elevatedi religiosit mistica, Tascetismo e il cenobitismo cristianogettavano nel quarto secolo le pi profonde e salde lororadici. Corrono fra i due movimenti spirituali delle pure

    analogie astratte e dei semplici avvicinamenti e parallelismi esteriori, o non pi tosto dei vincoli concreti disuccessione cronologica e di dipendenza causale?

    H. Weingarten, docente alPUniversit di Breslavia,con un saggio sensazionale intorno alle origini del monachiSmo, sosteneva nel 1876 (2) che non si riscontrano

    --IO --

    (1) V. F r a n z C u m o n t , Le citile cgypten et le v.iysicisme dePrtn t. XXV dei Monuments et Mmoires deH*Accademia deUeInscrizioni. Paris, L,eroux, 1922.

    (2) Ursprung des Monditmns. Il saggio inaugurava la Zeit-schrift fiir Kirchengeschichte (I, 1-35; 545-574)* Lo studio era ri-pubblicato a parte Tanno successivo con lievi modificazioni (Gotha,

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    II

    monaci cristiani prima del 340; che la vita di Antonioattribuita a santAtanasio non appartiene affatto allinsigne rappresentante della ortodossia nicena; e che se la

    figura di Antonio non va relegata, come quelle di Paololeremita e di Ilarione nel novero delle leggende, nullaper riusciamo a sapere con sicurezza di lui, al di l dellasua esistenza storica. Il monachiSmo del resto, secondo ilWeingarten, non va reputato affatto come un fenomenotipicamente cristiano. Esso aveva avuto dei precedenti

    perfettamente analoghi e consanguinei nelle forme pratiche della religione egiziana, e precisamente nel recintodel Serapeo, nell ambito cio di quell insieme di edificiche la piet e le esigenze dei servizi liturgici avevanoinnalzato, ad ovest di Menfi, lungo la pianura che difronte al Nilo costeggia la montagna libica, sulle sepol

    ture ospitanti le spoglie dei tori sacri.Un insieme di una certa importanza di testi su papiro,

    tra cui la corrispondenza strana di un tal Tolomeo figliodi Glaukias, vissuto nel Serapeo fra il diciannovesimo etrentesimo anno di regno di Toiomeo Filometore, fra il164 cio e il 153 av. Cr., permette di gettare lo sguardo

    nella vita che si menava nel sacro recinto. I testi, inverit, non sono molto perspicui, e le rapide e vaghe indicazioni che essi racchiudono, non appaiono facilmente ecoerentemente comprensibili. Ma il Weingarten e altridopo di lui (3) han creduto di poter da quei testi ar-

    Perthes). Il Weingarten tornava siiirargomento neirarticolo MUi chti im nella Realeucyklopdie fir protestantische Theologie . Leopinioni negative del Weingarten erano divulgate e portate alleestreme conseguenze in Inghilterra dal Farrar (TFa^ there a reai St.

    Antony th Herm it? nella Contemporary Review , 1887, nov. edal Gwatkin {Stndies of Ariansm, pp. 9S-103).

    (3) La corrispondenza di Tolomeo comprende unottantina di numeri, disseminati attraverso i musei di Europa, da quello del

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    guire resistenza di comunit ascetiche addette al serviziodel tempio, la cui foggia di vita e la cui disciplina associata non dovevano essere sostanzialmente difiEormi da

    quelle che cinque secoli pi tardi avrebbero praticato inEgitto gli asceti cristiani, pur tradendo caratteristichepeculiari di qualche rilievo.

    Una lettera su papiro trovata a Ment e conservata oggial Museo britannico (4) ci riporta a distanza di ventiduesecoli (la lettera del 168 av. Cr.) il lamento di una sposn,

    Isiade, che il marito Efcstione ha abbandonato con unfigliuolo, per ritrarsi nella clausura del Serapeo. Le condizioni di vita della disgraziata sono disperate ed essasupplica il marito di far ritorno al suo tetto e al suo doverefamiliare (5). Non sembra che Efcstione fosse disposto a

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    Louvre, al britaiiiiico, a quelli del Vaticano, di Leida, di Dresda.Descritti e pubblicati dal Brunet de Fresie e dal Forshall, dal Pey-roii e dal Kcnyoii. dal Leeiiians e dal Wessel}- sono parzialmenteriprodotti dal Witkowski {Episiulae privatae graecae quae in papyris

    aciatis Lagdariim servantur, Lipsiae, Teubner, igir, n. 35-49).( ) ICenyon, Gveek pap. in lic Bri Mus., I, 30; Witkowski, n. 35,(5) Isiade al fratello Efestione (nelPuso egiziano la moglie

    chiama fratello il marito : l*acceuno che essa fa alla suocera, mostra

    che lappellativo non pu esser preso alla lettera, con\c pure sarebbestato possibile in Kgitto), salute. Se tu stai bene, e il rimanente va bene, sar come prego continuimente gli dei. Io sto bene e ancheil piccolo, e tutti in casa (ricordandoti incessantemente). Avendoricevuto la tua lettera da parte di Oro, nella quale mi dici desserein clausura nel Serapeo di Menf, perch tu stai bene, ho subitoreso grazie agli dei; ma del fatto che tu non torni, mentre gli altri ivi reclusi giunsero, io non posso rallegrarmi. Dappoich in tempo cos difficile a pena sono riuscita ad andare innanzi io e il tuo pic

    cino. Son giunta anzi allestremo limite della sofferenza, a causadel prezzo del grano. Ed ora che mi illudevo, tu tornando, di avereun sollievo, non pensi affatto a tornare n rifletti al nostro miserostato. Anche quando tu eri qui, mi trovavo a corto di tutto. Essendo poi trascorso tanto tempo, e tali eventi essendo corsi, nulla hai tu mandato. Ed ora che Oro, il quale ha portato la lettera, mi ha informato del tuo congedo dalla clausura (e della mancata tua partenza), io sono al colmo della disperazione. N qui tutto: ch

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    prestarle ascolto. l,e lettere ritrovate nel territorio sacromostrano che egli non ne volle sapere-di ritraversare ilrecinto. La clausura offriva evidentemente qualche comoda

    e tranquilla attrattiva.Proprio nel medesimo giorno in cui Isiade scongiu

    rava il marito chiuso nel Serapeo di tornare in seno aisuoi per alleviarne gli imbarazzi, un amico di casa, Dionisio, mandava anchegli il suo messaggio, con analogheraccomandazioni. Anche qui il linguaggio succinto e pieno

    di inafferrabili sottintesi, non ci consente di scorgere controquali rischi e quali pericoli la clausura del luogo sacrorappresentasse un rifugio e una tutela sicuri (6).

    Ma ragguagli di gran lunga pi copiosi, per quantotuttaltro che coerenti e ugualmente inintelligibili, cioffre, intorno alla vita menata dai reclusi del Serapeo,

    la abbondante corrispondenza di Tolomeo. A quanto se

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    auche tua madre in disagio. Onde farai molto bene, per tua madre e per noi, di tornartene in citt, a meno che qualcosa di pi necessario non ti trattenga .

    (6) Pap. Vat. CXXXI, n. 134 nel cat. Marucchi. Pubblicato laprima volta dal Mai, Class.Auct,; v. 601; Witkowski, 36. Dionisio

    al fratello Kfestione, saliite. Se a te, in buona salute, tutto il rimanente va bene, sar come desidero. Io stesso sto bene ed ancheKudaimonide, e i bimbi e Isiade, e il tuo piccolo e tutti di casa.Avendo ricevuta la tua lettera, nella quale annunci di esserti salvato da grandi pericoli, e di essere ora nella clausura del tuo starbene ho reso grazie agli dei, ma avrei voluto che tu fossi tornato incitt, come Conone e tutti gli altri reclusi, affinch Isiade, che ha fatto di tutto per salvare il tuo piccolo giunto airestremo, superando questi tempi calamitosi, (rivedendoti) conseguisse un po di

    conforto. Poich non per niente opportuno che ridotto alle strette tu rimanga per procacciarti faticosamente alcunch. Ma chiunque colpito da pericoli, non appena tratto a salvamento, penser atornare e a salutare la moglie, i figli, gli amici. Farai pertantomolto bene, a meno che qualche cosa non ti trattenga necessariamente, a riprendere in breve la via del ritorno, avendo superato tutte le prove . Dionisio pu essere anche fratello nel senso letterale.

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    ne arguisce, costui, figlio primogenito del macedone Glau-kias, era nato nel villaggio di Psichis, nel nomo Eracleo-polita. Alla morte del padre, durante i torbidi politici che

    funestarono il regno di Tolomeo VI Filometore (7), egliaveva dovuto assumere la cura dei suoi tre fratelli Ippalo,Sarapione, Apollonio. Dellultimo, ancor fanciullo, avevafatto una specie di piccolo suo domestico nel recinto delSerapeo, dovegli si trovava. Mano mano che Apolloniocresceva in et, il fratello maggiore gli affidava mansioni

    sempre pi notevoli, anche lontano, a tutela degli interessi familiari, messi a repentaglio da ostilit e malversazioni dogni genere. NelFambito stesso della clausurasacra non mancano i contrasti e le avventure. Non sembrache lalto patrocinio delle divinit venerate solennementenel Serapeo riuscisse a premunire gli ospiti del recinto

    religioso dalle competizioni, dalle rivalit, dalle sopraffazioni. Viveva col una folla di sacerdoti, d pastofori, disacres

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    sopravvenire di qualche incidente, egli non esitava a porrea soqquadro tutta la gerarchia amministrativa, pur di farsirendere quel chegli reputava giustizia. Egli non rifug

    giva dal rivolgersi direttamente al prefetto del nonio men-fi'tico, al re stesso, alla regina Cleopatra. Se lesito dellapetizione si faceva troppo a lungo desiderare, Tolomeotornava tenacemente alla carica. Compilava ripetute tracce])cr le sue suppliche, sollecitava, presso i gradi della gerarchia burocratica, il rispetto delle concessioni sovrane.

    I ricorsi e le lamentele, le raccomandazioni e i messaggi, che Tolomeo, avido e guardingo, petulante e irascibile, spicca con cos instancabile prolificit, contengonoincisi e allusioni che offrono il destro alle pi singolarisupposizioni sul regime di vita menato dai reclusi delSerapeo. Nelle sue domande ufficiali egli fa costante-

    niente seguire il proprio nome dalla formola rituale ; chesi trova en catoch nel grande Serapeo di Menfi da tantianni o dallaltra ; (( uno di coloro che si trovano encatoch nel grande Serapeo di Menfi . Tolomeo nonadopera mai il vocabolo cdtochos, che pure designa chi sitrova in catocJi. Per, una volta, accennando a coloro

    che conducono una vita simile alla sua, fa ricorso a untermine analogo : oi dlloi enctochoi. Nel 19 anno diTolomeo Filometore, quando da dieci anni egli si trovarinchiuso nel suo ritiro, sembra insinuare che non maiuscito dal pastoforion. Ripetutamente assevera di nonpoter abbandonare il tempio per discendere a Menfi e per

    andarsi ad occupare di persona dei suoi affari. Per duevolte consegna al re, in visita al Serapeo, le sue suppliche,attraverso una finestrella ; lo stesso fa con il governatorePosidonio. Attraverso questa finestra pi duna volta parecchi, che avevano dei conti da sistemare con Tolomeo,

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    hanno lanciato delle pietre. E pure, nonostante le angherie, i soprusi e le traversie a cui si poteva andareincontro pur nel sacro recinto delle divinit menfitiche,

    la catoch non doveva sembrare un soggiorno decisamentegravoso, se Apollonio, il giovane fratello di Tolomeo, dopoaver bramato diuturnamente di esservi regolarmente introdotto, dava cos crudamente sfogo al suo malumore peril ripudio definitivo, nel messaggio che costituisce probabilmente il testo pi enigmatico e insieme pi prezioso

    fra tutti i numeri deirepistolario del ctochos di Menfi.vScrive Apollonio (8) : giuro per Serapide, che se io nonavessi provato un po di vergogna, tu non avresti maipi veduto la mia faccia. Ch in verit tutto menzogna ;anche gli dei alla cui ombra tu vivi. Perch ci hannosospinto in una densa boscaglia, dove possiamo pure

    morire. Ed ecco quando siamo in procinto di raggiungerela salvezza, proprio allora siamo sommersi. Sappi che ilfuggitivo non permetter che noi si rimanga qui, perch,pei- colpa nostra, stato multato con quindici talenti. Ilgovernatore arriva al Serapeo domani e far due giornidi digiuno nellAnubeio. Non posso pi presentarmi a

    Tricomia {9), per la vergogna, ch noi stessi cademmoda tutte le nostre speranze, ingannati dagli dei e vanamente sperando nei sogni . Laccoramento di Apollonioappare dalla soprascritta ironica e malevola ; a quei taliche pretendono di conoscere la verit..... .

    Trattandosi di una lettera privata, non possono destarmeraviglie glincisi oscuri, le allusioni velate, gli spuntimisteriosi di questo sconcertante messaggio. La presenza

    i6

    (8) il pap. del I.ouvre 47, pubblicato la prima volta dal Le-tronne e riedito dal Witkowski, al n. 48.

    (9) Villaggio nel nomo di Atsinoe.

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    di un linguaggio tecnico emisterioso, che tradisce un convenzionalismo esoterico di iniziati, rende pi ardua laraflSgurazione della forma di esistenza, su cui la corrispon

    denza di Tolomeo apre spiragli di luce cos vaghi edincerti (io).

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    ( i o ) Paiivre Ptolme, fils de Glaukias, quand il rdigeait Mempliis ses grimoires incorrects, il ne prvoyait gure quel cas- sette il allait infliger aiix rudits de lavenir! . Cosi Ph. Gobillot, che a Les origines du monachisme chrtien et Vancienne relgion

    d*gypte ha dedicato una serie di studi in Recherches de sciencereligieuse fra il 1920 e il 1922, nei quali se l informazione letteraria e bibliografica ampia e minuta, la sagacia critica probabilmente, nella valutazione dei testi pi significativi, non altrettantoaccorta. In realt la fantasia degli studiosi si d?ta libero corso nella delineazione della clausura menfitica. Le opinioni del Wein-garten, riprese e svolte abbondantemente dal Flinders Petrie {Rel-gon and con science in early Egyp, 1S9S) e dal Revillout special-mente (nel saggio Le rcclns dn Srapeiivi, in Revue gyptolo-gique 1890), raccolsero in breve numerosi suffragi (segnaliamo, frai pi notevoli, quelli del Kenyon, del Wilamowitz, del Beloch, del Bouch-Leclercy, e, parzialmente, del Grtitzmacher). Non sono permancate le impugnazioni decise. K. Sethe ha tentato di dimostrareche la a clausura non assume affatto nei papiri menfitici il valore spirituale ed ascetico che le s vuole attribuire, ma che vi conserva, integro, il significato onessa rivela nelle fonti cosi letterarie comepopolari : quello di prigione. {Sarapis tind die sogenannten dxoxoides Sarapis. Berlin, 1913). U. Wilcken ha scelto una via di mezzo

    fra il Weingarten e il Setlic, distinguendo la clausura di TolomeoneirAstarteion dairinternamento temporaneo nel pastoforion {Zuden xaTO^oi des Scrapeums, neir Archiv fr Papyrusforchung,VI). E. Preuschen, dal canto suo, aveva fatto del suo meglio perdimostrare che la clausura di cui s parla nella corrispondenza tolemaica, ha il valore di possesso divino, accompagnato da fenomenidi incubazione {Mdnchtum und Sarapisknlt. Giessen, 1903). InfineR. Reitzenstein, sempre personale nelle sue congetture, intende per clausura il periodo di prova e di tirocinio, che precede l'inizia

    zione rituale ai misteri di una determinata divinit. Il noviziato trascorso infatti dal postulante nel recinto del tempio rispettivo,dove egli appare schiavo e prigioniero del dio {Die li cileni-stischen Mysterienreligionen. Leipzig, 1910).

    Che la xaroX'H abbia a vedere con il m o n a c h i S m o la conclusione deirultima indagine speciale suirarj;:oTriento, quella diFriedrich Woess, Dass Asylwesen Aegyhfcns in dcr Ptolcmaerzetund die spdtere Entwicklung (Bine Einf. in d. Rechtsleben Aegyp-

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    Sta di fatto che i vocaboli derivati da caUchein,dal lorosignificato primigenio di impadronirsi e di tener beni inproprio possesso, erano gi passati a designare, oltre che

    la custodia materiale nella prigione, la presa di possessodi un^anima umana da parte della divinit, sia attraversorispirazione profetica, sia attraverso lesaltazione del-Torgia dionisiaca. Luso dei papiri egiziani rivelerebbeunapplicazione nuova del termine e indicherebbe precisamente la prigione spirituale nella quale dei vincolati

    da un voto trascorrerebbero la loro esistenza di asceti e dicontemplati.

    Il Reuvens, il Peyron, il Brunet de Presle ^avevanogi pensato, prima che il Weingarten, pur attraversodeduzioni paradossali ed applicazioni arbitrarie, desseairipotesi la consistenza di una ricostruzione storica organica ed esauriente. Sfrondandola delle sue appendici leggermente avventate, essa pu essere accolta con sufficiente fiducia. Nel recinto del Serapeo, i ctochoicostituivano effettivamente un'organizzazione ascetica. La loroclausura non era a vita : ma era rigida e perfettamente,sebbene solo materialmente, isolata. Stretti da un vincolodi fraternit, che non impediva i conflitti inevitabili do-

    iS

    lens, bes. cl. rtolomaerzeit. Mit e. Be:trag v. Dz. E. Schwartz, Dcr Baadiocg v iog jr,50Gcpe\JYvTCOV v Miinchen,Beck, 1923 : Mtiiichener Beitrage zur Papjansforschiiii" iiiid antikeiiReclitsgeschiclitc 5). Nel terzo capitolo del suo libro (Die einzeliien aegyptischen Asyle, das Serapeum zu Memphis, die %xo%oq Frage)

    come nellaggiunta finale a p. 237 e ss. (Die Lehre Wilckens von derocaTO/Tjals Gottesliaft) il Woess sostiene che la soluzione deirenigmadeve ricercarsi, nella conclusione che i y.xoy oi sono costautementedei transfughi e dei fuggiaschi, i quali si sono votati come l^xai a Serapide; che quindi sono divenuti dei protetti del dio per untempo pi o meno lungo, spesso per tutta la vita, in virt del loroingresso nella xaTOXi|* ^ nella sicurezza delPasilo nel j s-piPoXog del dio.

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    vunque sono gruppi associati, attendevano al ministerodel culto e coltivavano le comunicazioni magiche con ledivinit venerate nel recinto sacro.

    Della loro forma di vita che pu dirsi, senza grossaimpropriet, cenobitica, non ci dan testimonianza soltanto i papiri di Menfi, bens anche documenti letteraridi incontestabile valore.

    Uno degli oroscopi contenuti negli Apotelesmaticaattribuiti a Manetone, ma in realt appartenenti ad

    un^epoca non anteriore a Settimio Severo, e rispecchianti%quasi sicuramente consuetudini religiose egiziane, spiega : Quando Venere si trovi fra Saturno e Marte, e guardinola Luna e Mercurio a ino di tetragono, fanno nascereprofeti e indovini, e quei che giacenti nei templi, vivonointerpretando sogni : dei quali alcuni legati per sempre

    alle catochai degli dei, con vincolo indissolubili han vincolato il loro corpo; dalle vesti sordide, dai capelli sulcapo simili a code di cavalli, rappresi ed impiastricciaticon la cera; altri con asce ferrigne affilate da amboi lati, pervasi da una divina follia, insanguinano il lorocorpo (il).

    E uno stoico, Chercmone, di cui Porfirio ha riprodottola preziosa testimonianza (12), racconta che nei templiegiziani i sacerdoti vivono in una disciplinata clausura,attendono alla contemplazione religiosa, alladdestramentoastrologico, allo studio dellaritmetica e della geometria,allo spiegamento della liturgia e del canto sacro. La loro

    condotta austera, il loro contegno esterno improntatoa seriet. Parchi nel cibo, si astengono dalle bevande

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    (11) Ed. Didot, I. 235-244-(12) Nel de abstinentia, IV, 6-8.

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    alcooliche e da alimenti ricercati. Il loro giaciglio duroe le loro veglie prolungate.

    Dinanzi ad una documentazione storica cos ampia e

    cos varia, appare veramente arrischiata la negazione dellaesistenza di genuine forme di ascesi organizzata nelle filedei sacerdozi egiziani. Di queste forme, quella costituitanel Serapeo di M'enfi ci si oflFre, a distanza di secoli,merc la grafomane suscettibilit di Tolomeo figlio diGlaukia, nelle sue manifestazioni esteriori salienti. Senza

    dubbio , andato troppo oltre il Weingarten quando, tuttopreso dalla sua mana di stabilire un parallelismo perfettoc circostanziato fra le organizzazioni cenobitiche cristianedel quarto secolo e la disciplina dei cdtochoi, attribuisce aquesti un ideale di perfezione etica e una pratica disciplinata ben superiori a quelli che lepistolario di Tolomeo

    autorizza a supporre. Parlare di piet, di apiaxise di apa-theiaa proposito dei reclusi nel Serapeo unanacronisticadeformazione del significato che questi vocaboli hannoteaiicamente acquistato nell elaborazione concreta dellascetismo cristiano, ed un troppo generoso creditoaperto a vantaggio dei cdiochoi, di cui appaiono ben aper

    tamente i superstiti vincoli di interessi col mondo. Ma altrettanto arbitrario disconoscere qualsiasi analogia frale due manifestazioni nella identica tendenza, squisitamente umana, alla purificazione attraverso il sequestrodal mondo e il servizio liturgico della divinit. Sar dastudiare a suo tempo pi tosto in virt di quali caratteri

    e di quali tipiche connotazioni, lascetismo organizzato delcristianesimo post-costantiniano assume un posto ben individuato nello sviluppo della moralit associata.

    Il giudaismo dellepoca ellenistica conosce anchesso,cos in Palestina come nella Dispersione, forme costituite

    20

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    di esperienza ascetica, a cui si fatto appello, come amodelli precostituiti del cenobitismo cristiano. Il pitiabbondante tstinione della loro esistenza e delle loro

    pratiche , lo si comprende, quellinterprete sottile e raffinato della tradizione storica del giudaismo, il quale,posto cronologicamente a cavallo fra leconomia religiosadel Vecchio T^estamento e il messaggio del Nuovo, haelaborato della prima interpretazioni allegoriche cos elevate e ha offerto, inconsapevolmente, alla propagazione

    del secondo, motivi ideali cos appropriati e cos fecondi :Filone di Alessandria. La vita di questo esegeta misticoimpareggiabile dellinsegnamento biblico ci frammentariamente nota. Solo un episodio della sua carriera pubblica ci da lui stesso narrato per disteso (13). Nel 40d. Cr., gi avanti negli anni, Filone veniva a Roma a

    capo di una missione giudaica, inviata dalla comunitalessandrina, per portare a Caligola la protesta degli israeliti del grande emporio egiziano, contro le ostilit implacabili delle autorit cittadine e della popolazione pagana.Linviato ci racconta graficamente lintervista con limperatore; le male accoglienze romane; il viaggio a Pozzuoli,

    per raggiungere col, affrontando dileggi ed aft'ronti, ilcrudele e lunatico sovrano.

    Gli antichi scrittori cristiani hanno circondato la memoria di Filone di un alone di schietta ammirazione. SanGirolamo nel de viris inlustrbus lo colloca allundicesimoposto dei personaggi insigni che egli menziona, facendo

    cos a lui come a Seneca lonore di inserirlo, sebbene noncristiano, fra le figure degne di essere ritenute illustri

    i

    (13) Nella Legazione a Caio. La vecchfa edizione filoniana delMangey (1734) stata ormai soppiantata dalla grande edizione berlinese curata da I.. Cohn e P. Wendland.

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    dalla grande comunit cristiana. Prima di Giroanio, Eusebio di Cesarea lo aveva menzionato nel secondo librodella sua storia ecclesiastica, dicendolo di famiglia ele

    vata (14), vissuto ad Alessandria ai tempi di Claudio edi Caligola, versatissimo anche nella cultura extra-biblica,esperto in particolar modo nelle dottrine di Platone e diPitagora. Veramente il vescovo palestinese intercala ai suoiragguagli intorno a Filone particolari di appariscentenatura leggendaria. Cos egli racconta con molta seriet

    che egli sarebbe stato a Roma proprio nellepoca nellaquale vi fu anche lapostolo Pietro : che anzi avrebbeavuto con lui rapporti amichevoli. Eusebio ha ad ognimodo la buona avvertenza di darci un catalogo, non completo e non sempre sicuro, ma ad ogni modo prezioso,degli scritti filoniani. Viene al primo posto la grande

    opera : Problemi e soluzioni Ztmata cai liiseis nella quale lesegeta alessandrino ha affrontato in pieno,nei suoi molteplici aspetti, la questione centrale dellapropaganda giudaica in territorio ellenistico: la conciliabilit cio della tradizione mosaica con la coltura grecae con la speculazione profana. Segue una corona nutrita

    di trattati morali, nei quali Filone si propone di indagaree di illustrare, con grandi preoccupazioni di apologeticaarmonistica, gli aspetti sotto cui si presenta il problemavivo e quotidiano della coabitazione della esperienza religiosa dIsraele nel mondo della vita greco-romana.

    Le dissertazioni filoniane non sono mi dettate con

    intenti aridamente speculativi e rigorosamente argomentativi. Delia filosofia, cui egli del resto in alcuni passi dellesue opere mostra di attribuire un valore tuttaltro che

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    (14) Anche Giuseppe Flavio lo presenta come fratello deWala-barches della citt.

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    assoluto, Filone si serve unicamente come di guida e dipropedeutica alla religione. Lesegeta alessandrino non un dialettico: un maestro di morale ed un mistico, che

    dissolve la rigidezza delle tradizioni ricevute nella plastica applicazione del simbolo, preparando cos il transitodalla vecchia economia della legge alla nuova ed inejffa-bile disciplina della salvezza carismatica. Filone statoveramente il pi efficace strumento di mediazione fra laspiritualit ebraica e Tintellettualit ellenica (15).

    Si comprende come sotto Tassillo predominante deisuoi intenti morali (16); avido solo di mostrare ai rappresentanti della cultura profana quale meraviglioso retaggio di idealit morali conservasse nel proprio grembola tradizione sacra di Israele; Filone non abbia tralasciatodi segnalare una sola di quelle manifestazioni di vitalit

    etica, che potevano ridondare a gloria della sua razza edella sua fede. Tanto pi scrupolosamente egli assolvequesto compito di segnalazione e di celebrazione quantopi intensamente egli avverte che in ogni insigne praticavirtuosa lo sfolgoramento di una eccezionale assistenzadi Dio (17), e che quindi il popolo, nelle cui fila il bene

    raccoglie stuolo pi copioso e pi volonteroso di gregari,non pu andare spoglio di una singolare investitura carismatica.

    23

    (15) Le opere classiche su Filone sono quelle del Drummond,(Phlo Judaens) e del Brliier (Les ides philosophiques de Philon),

    (16) a Come dagli alberi non si ricava nulla, se non danno frutto :cos Topera della cultura vana, se non conduce alla virt : unsuo aforisma.

    (17) Il trattato delle virt costruito su questi concetti : la virtsi tocca unicamente merc laiuto di Dio; a Dio solo spetta irrorarel*anima umana perch vi cresca su rigogliosa la pianta del bene; il Signore semina nello spirito la felicit, {la quale per Filone una cosa sola con la virt).

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    H

    Filone cos tratto dalle stesse esigenze logiche dellasua apologetica a maiiodurci nella conoscenza pi circo-stanziata dei movimenti ascetici della societ giudaica ai

    suoi tempi : essenismo e terapeutismo. Dellessenismo riparla nel Qiiocl ovinis probus, liber e in alcuni frammentiriportati da Eusebio nella sua Preparazione evangelica.Giuseppe Flavio (iS) e Plinio il vecchio (19) attingonomolto probabilmente da Filone i ragguagli che anchessiregistrano sulle consuetudini singolari dellascetismo esse-

    nico. Lo scrittore alessandrino si introduce, secondo il suopiano consueto, con una rapida disquisizione sulla vitavirtuosa, chegli definisce irraggiungibile, finch si vagolinel tumulto del mondo.

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    vzio reciproci. Condannano recisamente ogni personaledominio, non solamente come ingiusto, in quanto violatore della comune uguaglianza, ma anche come irrimedia

    bilmente empio, perch sovvertitore delle naturali leggi.parte della filosofia che involge i procedimenti dialet

    tici, essi lasciano ai cacciatori di parole. Quella, fisica,che investe la natura, lasciano agli oziosi ricercatori dellecose. Ma coltivano quella che implica la conoscenza diDio e del suo rapporto con luniverso. Studiano assidua

    mente letica. Il loro programma di vita tutto in questetre parole : amanti della virt, di Dio, degli uomini. Nessuno di essi possiede una casa propria : ogni loro dimora casa di tutti. Una filosofia completamente spoglia delvano lavorio per il possesso della cultura ellenica ha generato questi insigni atleti della virt. Filone conclude

    osservando che a giudizio di tutti la vita in comune degliEsseni rappresenta unimmagine luminosa della vita perfetta e della beatitudine.

    Per quanto animata da intenti visibilmente apologetici, per quanto tratta inconsapevolmente a trasformarsiin elogio, la descrizione filoniana non si rivela sostanzialmente difforme dai particolari che intorno allessenismoci offrono altri scrittori che, pur conoscendola, vi aggiungono ragguagli autonomi. Plinio, facendo una tetra pittura delle forme di esistenza della setta, lontana dagliuomini, schiva di ogni traffico, rinnovante continua-mente le sue fila sotto lo stimolo della stanchezza e deldisgusto del mondo, si mostra, da buon romano, particolarmente colpito dal fatto che gli esseni si astenganodal contrarre matrimonio. Giuseppe Flavio, pi vicinoai luoghi dove lessenismo spiegava la sua propaganda erealizzava in pieno la sua organizzazione, fa una pittura

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    pi circostanziata dei loro usi. Per entrare in un gruppoessenico occorreva superare un vero e proprio noviziato.Liniziazione completa, seguendo ad un notevole periodo

    di tirocinio e di prova, era accompagnata dai gesti simbolici di un rito canonizzato, fra cui la consegna di unavanga, di un grembiule e di una veste'bianca. Liniziatodoveva solennemente impegnarsi con giuramento a noncomunicare nulla agli estranei della vita interna dellacomunit e in pari tempo a rivelare integralmente la pro

    pria coscienza ai fratelli.Una certa atmosfera di segreto e di mistero avvolge

    la comunit essenica. Quale, ad esempio, letimologicosignificato del suo nome? Filone stabilisce unequazionefra Essaioi e sioi, i santilicati. Ma lequivaleu/'.aha tutto il sapore di una convenzione voluta. E quantopure di convenzionale e di stilizzato non entra nella raffigurazione filoniana del comuniSmo essenico? Una la cassa attesta lo scrittore alessandrino e a tuttii partecipi della comunit, appartiene. Comuni sono lespese e le vesti; comune il nutrimento. Non sarebbe possibile rinvenire presso altre genti comunanza di abitazione, di vita, di mensa, meglio effettuata che presso diloro. Quanto ogni giorno lavorando ricevono in mercede,non custodiscono come denaro proprio, ma pongono incomune, lasciano a disposizione di chi voglia usarne,provvedendo tutto ci che occorre ai singoli . La praticadello scambievole aiuto, sempre secondo Filone, cosrigidamente osservata, che ciascuno nei gruppi essenicisovviene col guadagno del proprio lavoro giornaliero aibisogni dei fratelli. Cos i vecchi come i giovanetti vivonoa carico della comunit. Filone come Giuseppe Flavio siprofondono in parole di ammirazione per laltruismo degli

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    esseni, nella cui esistenza riscontrano la perfezione delsenso umanitario.

    Lo scrittore alessandrino annovera infine le regole

    concrete della loro vita associata, da cui appare essernequeste le caratteristiche. Lessenismo non conosce schiavi.Il lavoro onere comune. Il giuramento tassativamentee severamente vietato. Tutto ci che da essi detto pi forte e valido dello stesso giuramento. E il giuramento altrettanto malvagio che lo spergiuro : poich

    gi intrinsecamente riprovevole quel che ha bisogno diessere 'corroborato da un appello alla divinit . Ogni unzione proibita; in cambio gli esseni ricorrono di frequente ad abluzioni nellacqua gelata, e indossano unacandida divisa. I loro gesti e il loro comportamento sonovigilati da un pudore pieno di suscettibilit e di riguardi.

    Il celibato di prammatica fra gli esseni. Sfuggono,attesta Filone, i piaceri sensibili come malvagi e reputano altissima virt il vivere continenti e il resistere allepassioni... Nessuno degli esseni contrae matrimonio, poich la donna un essere egoista e facilmente litigioso.l uomo che addescato dalle blandizie femminili ed

    avvolto dalle esigenze familiari, da libero divieneschiavo (20). Si astengono scrupolosamente da ogni sa-

    27

    (20) Filone condivide per conto suo la concezione della donnatradotta dagli esseni in regola di condotta. Nel Delle virt, eglienuncia una volta questo apprezzamento : I pensieri della donnanon hanno altra capacit che quella di percepire le cose sensibili .

    Come siamo lontani dall'aforisma paolino : non c pi elleno ngiudeo; n libero n schiavo; n uomo n donna. E anche dallaposizione equilibrata di un cristiano alessandrino. Clemente, le cuisimpatie per le forme delPascetismo sono pure cos promiciate. Noi sappiamo che vi una stessa virt per Tuomo come per la donna.Se infatti esiste per entrambi un solo Dio ed un solo alto educatore; unica per Tuno e per Taltro la vita associata, unica la saggezzae la modestia, comune il nutrimento... la conoscenza, la speranza,

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    crifzio cruento, preferendo dedicare a Dio pensieri eatteggiamenti spirituali intimamente armonizzati con. lecose ^ante. Prendono i pasti in comune. Se dobbiamo

    credere ad una testimonianza tardiva di san Girolamo, ilquale potrebbe pure attribuire agli Esscni gli usi ascetici del suo tempo, si sarebbero astenuti dalle carni e dalvino. Un loro uso eccentrico tradirebbe il sincretismo dellaloro pratica religiosa. Prima che il sole spunti allorizzonte, attesta Filone, non pronunciano una sola parola

    profana e nellaspettativa raccolta, recitano preghiere,quasi ad implorare il sorgere della sua luce . Cogliamoqui li manifestarsi improvviso di un influsso parsistico?Non audace il pensarlo. Non questo del resto lunicotratto che rivela la natura sincretistica della religiosit >2della disciplina dellessenismo. Gli esseni cercano nelle

    piante rimedi misteriosi per le malattie. Infine suppongono una reale antitesi fra il corpo mortale e lanima immortale e al primo assegnano la sede sulla terra, allaseconda in un luogo finale di tripudio o di pena a secondadei personali meriti.

    Un movimento come lessenico, dai caratteri cosi variamente compositi, dalla fisionomia cos evanescente ecos tendenziosamente ritratta dai suoi testimoni storici,non 3i presta agevolmente ad una valutazione esatta.Quali sono i suoi presupposti, quali le sue interferenzecol giudaismo dellepoca neotestamentaria e con la coltura ellenistica, quali i suoi possibili collegamenti idealicon le correnti rigoristiche del cristianesimo primitivo? Una risposta unilaterale sarebbe, con probabi-

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    ltibbidienza, lamore, tutto solidale. E sicuramente a coloro, lavita dei quali comune, comune anche la grazia, comuni la salvezza, lamore, la formazione spirituale (Pedag. 4),

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    lit, storicamente ingiustificabile. ly essenismo ha tuttalaria di avere raccolto in s le pi disparate tendenzespirituali, che caratterizzavano la vita morale nel mondo

    ellenistico alla vigilia del messaggio cristiano e di averleamalgamate nel programma di una perfezione associata,la quale, pur sul solco della tradizione mosaica, instaurauna purezza di prescrizioni e una larghezza di proselitismo, \n cui non sar arbitrario scoprire un segno precursore delle future forme deUascetismo cristiano (21).

    Di molto maggiore interesse per la nostra analisi comparativa appare la organizzazione dei terapeuti, che Filone descrive ampiamente in uno speciale suo scritto,de vita contemplativa (22), e che tradisce i caratteridi una vera e propria societ monacale. La rassomiglianza fra i due istituti cos palmare, che fin dai suoi

    tempi Eusebio vi ha preso abbaglio e si dato ad immaginare che Filone parli precisamente di monaci cristiani, Si tramanda egli assevera che Marco, giuntoin Egitto, vi predic il Vangelo, chegli aveva gi dettato,e fond in Alessandria le prime comunit; fin dal primomomento fu cos densa la moltitudine di uomini e di

    donne che abbracciarono la fede di Cristo, che Filoneritenne opportuno ricordare nei suoi scritti le loro occupazioni, le loro adunanze, i loro banchetti, tutto il genere

    29

    (21) Il Ritschl (Die Entsteinn^ der altkathoiscle Kirchc, 170-203) vide nellessenismo un fenomeno puramente giudaico, un fariseismo spinto alVestiemo limite del suo rigidismo. LHingelfekl,

    dopo averlo giudicato come una scita a contenuto prevalentementeapocalittico, riscontr pii\ tardi nella sua prassi una influenza iranica (v. i suoi articoli della Zeifschrift filr die wis

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    s o

    di vita che essi menavano (23). Eusebio rileva che le regole di condotta, segnalate da Filone come disciplinanti lavita dei terapeuti, son le stesse osservate dagli asceti cri

    stiani ai suoi tempi. L abbaglio eusebiano ebbe lusinghiera fortuna. Il buon Epifanio di Salamina, sulle ormedi un cos autorevole testimone, non esit ad affermarenel suo Pandrion che Filone dimor per un anno intiero presso i terapeuti cristiani, assistendo, in mezzoad essi, alla celebrazione del rito pasquale. Il medioevo

    ecclesiastico ripet, senza ombi'a di contestazione, lanacronistico equivoco, finch la Riforma, preoccupata didimostrare che lascetismo fenomeno estraneo e contrastante alla primitiva predicazione cristiana, lo abbattin pieno. Non mancarono i tardivi rivendicatori dellaesattezza eusebiana. Il Baronio stesso, parlando dei tera

    peuti, confessava ancora candidamente di non poter ripudiare la testimonianza patristica che scorge in essi unacomunit cristiana.

    In realt laffinit che corre fra la organizzazione ascetica descritta da Filone nel suo trattato intorno alla vitacontemplativa e le forme dellascetismo cristiano orga

    nizzato del quarto secolo cos appariscente, che si comprende labbaglio di uno storico apologeta come Eusebio,come si comprende, in una certa misura, al polo opposto,riix)tesi lanciata da qualche studioso moderno, colpito daquesta che pu apparire come una voluta ed intenzionaleanticipazione.

    Nel t 8So il Lucius negavn la paternit filonianadel de vita contemplativa. Egli proponeva pii tostodi scorgervi unopera tendenziosa di uno scrittore cri-

    (-3) Si. Eccl., II, 16.

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    stiano del terzo secolo cadente o del quarto incipiente,bramoso di intessere lapologia deirascetismo quale andava rigogliosamente affermandosi intorno a lui e di mo

    strare che esso era una manifestazione di vita cristianacontemporanea delle origini (24). Sebbene la tesi del Lucius raccogliesse in sul principio suffragi di molta autorevolezza (25), essa non era tale da poter resistere airanalisicritica. L^opera contestata figura in lutti i codici filoniani. La sua propagazione dov essere rapida e inso

    spettata, se Eusebio, scrivendo nel 315, la giudicava autentica. Non si vede, inoltre, quale bisogno vi fosse,agli inizi del quarto secolo, di una falsificazione letterariaper aumentare il credito e la dignit di un movimentoche si propagava con un successo ed una rapidit inarrestabili. Sole le elevate autorit ecclesiastiche sembravano

    nutrire di fronte ad esso qualche ostilit c qualche diffidenza. Non era di certo ai loro occhi che sarebbe potutaapparire persuasiva e disarmante la testimonianza diFilone.

    Ma anche a prescindere dalla mole imponente degliargomenti estrinseci, nel contenuto stesso del trattatosulla vita contemplativa la prova apodittica della suapaternit filoniana. Gli ideali che vi circolano per entrosono quegli stessi che lo scrittore alessandrino celebra intutte le sue opere e di cui si studia, sempre, di scopriree di segnalare le realizzazioni pi tipiche. Anche senzail de vita contem4>lcdiva la produzione filoniana offre argomenti sicuri ed indizi eloquenti per constatarecome le aspirazioni ascetiche costituiscono nei primi secoli

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    (2 ) Die Therapeulen. Strasburgo.(25) Cucilo dello Schiirer ad esempio.

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    cristiani un tratto comune a tutta la cultura morale delmondo ellenistico, e sgorgano dal bisogno di creare, dicontro allopprimente gerarchia dei valori sociali e poli

    tici, un fascio di liberi rapporti mistici e una impalpabilefederazione di coscienze, dominate dal programma dellagioia nella rinuncia.

    Probabilmente il de vita contemplativa si deve riportare alla giovinezza di Filone, quando in questi era pivivo e desto quellentusiasmo per la pratica del solitario

    ascetismo, che pi tardi doveva andare affievolendosi.Il motivo centrale su cui Filone intesse la sua esaltazionedeirassociazione terapeutica il suo consueto: il popoloebraico personifica nel mondo civile quel che v di pialto e di pi nobile. Le manifestazioni pi varie della suapiet religiosa sono costantemente improntate ad una

    altissima concezione di Dio e della moralit. La religiosit, a norma dei presupposti consegnati alla tradizionedi Israele, implica il proposito di una ininterrotta ascensione psichica, un incessante superamento, un continuorinnovamento interiore, una genuina, una rinascente me-tdnoia. Il passaggio del Jklar Rosso pertanto il simbolo

    grafico del progresso quotidiano dellanima. Tale progresso deve automaticamente far capo alla solitudine c aldistacco. Quanti sono asceti della sapienza, greci o barbari, e vivono in maniera irreprensibile, senza colpa, nonbramosi di perpetrare ingiustizie n di ricambiarle, e sfuggono la compagnia onerosa degli uomini affacendati ed ab

    bandonano i luoghi dove si perde inutilmente il tempo,come i mercati, i tribunali, le curie, le adunanze delpopolo, i luoghi tutti dove sia moltitudine di popolo ovanit di occupazioni, costoro, altamente apprezzando lavita pacifica e lontana dai conflitti, divenuti amatori me

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    ravigliosi deUa natura e di tutto ci che in essa, vannoavidamente indagando la terra, il mare, laria, il cielo,tutte le nature contenute in questi elementi. Essi van

    circolando col loro spirit nella traiettoria della luna,del sole, degli astri, dei pianeti, delle stelle fisse. I lorocorpi poggiano sulla terra, ma le loro anime alate raggiungono lempireo, per poter misurare colass le potenzesuperiori. Divenuti benemeriti cittadini deUuniverso, essiriguardano il mondo intiero come una citt, e propri con

    cittadini gli amanti tutti della saggezza e della virt.Ripieni di virt ed abituati a disprezzare tutto ci checoncerne il corpo e le cose esteriori, evitando di attribuire importanza a tutto ci che non la merita, agguerrendo assiduamente il corpo contro i piaceri e le concupiscenze, cercano faticosamente di sollevarsi al di sopra

    delle sofferenze. La loro intelligenza nessuna cosa reputanuova di quelle che accadono : tutto ad essi appare comeuna indistinta immagine di cose antiche e passate. Naturalmente ilari nella loro virt, trascorrono la vita comeuna permanente festa. Di cotali esiguo il numero, mabastano a mantenere accesa la fiaccola della sapienza,

    affinch di mezzo alla razza degli uomini non scompaia,cancellata e spenta, la virt .

    Precorrendo motivi destinati a un vasto successo nellosviluppo dellapologetica e della sociologia cristiana. Filone distingue nettamente la zona della vita civica e politica, dalla vite religiosa e specificamente spirituale; e dirimbalzo scinde il genere umano in due categorie, gliamanti della vanit e quelli che cercano lamore del prossimo e di Dio. Mostrando questi ultimi costantementesollecitati dalla speranza inquieta di una pi alta perfezione. segnala la assidua preoccupazione loro di af

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    francarsi e di purificarsi dallinsidiosa contaminazione delcorpo, in vista di unascensione spirituale che si perdenei fastigi dellAssoluto.

    Veramente non pare che Filone si mantenesse semprefedele al sogno .giovanile della sua idealizzata solitudineascetica. Nel de fu m et inventione, opera dellasua tarda virilit, egli riconosce che solamente tardi,quando si sia esplicata una notevole attivit pubblica, 'ipu cederc allocculto desiderio della vita beata nella

    contempla/ionc. E sintetizza le qualit delluomo ideale,come egli se lo raffigura, neHappellativo di asteios, che,dalloriginario valore di cittadino, era assurto a designare le pi alte doti spirituali. L essere immune dacolt)a osserva con una di quelle sentenze vaghe e suscettibili di complesso significato che riempiono i suoiscritti solo Dio e forse luomo divino : ma che cisi converta dalla colpa degno del sapiente. Del qualeFilone stes!=io fa una una pittura completa nel De Abraham: (( Luomo compiutamente educato, divenuto amantedella vita contemplativa, esce dalla vita normale. Egli

    va in cerca della solitudine, reputando conveniente rimaner celato, non gi per misantropia, ch anzi egli il verofilantropo * ma unicamente per restare lontano da quellemalvagit che la moltitudine generalmente pratica. Eglisi rallegra e gioisce di quelle cose che negli altri ingenerano tristezza e si rattrista di quelle che gli altri ralle

    grano. Per evitare gli ambigui contatti, sta chiuso incasa, a stento oltrepassandone la soglia : oppure, abbandonata la citt e il suo tumulto, chiede ospizio alla solitudine, godendo della comunanza con i migliori del genereumano, i corpi dei quali poterono essere disfatti dal

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    tempo, ma di cui gli scrittori alimentano il ricordo, e awi-cinandos; ai quali luomo si fa migliore (26).

    I terapeuti si sono offerti a Filone come lattuazione

    stupenda del suo ideale etico e religioso. La descrizioneche egli ci fa della loro forma di esistenza non esauriente. Dopo aver accennato alla loro uscita dal mondoc dopo aver descritto il luogo del loro rifugio pressolo stagno della Mareotide, nelle vicinanze di Alessandria,egli, premessa una dichiarazione di assoluta ed og

    gettiva imparzialit, espone gli usi che disciplinano lesistenza associata di questi transfughi del mondo. Isolatidal consorzio umano, essi vivono in piccole casette, adue a due, avendo un cenacolo comune per il raccoglimento e la lettura. Una volta alla settimana convengonoinsieme e nella solennit della Pentecoste si raccolgono

    insieme, terapeuti e terapeutidi, per leggere testi sacri esciogliere insieme canti religiosi. La vocazione caratteristica di tali filosofi spiegata dalla loro stessa denominazione tetrpeuti e terapeutidi poich praticanouna virt medica superiore a quella praticata nelle citt,in quanto questa cura solamente i corpi, quella invece

    anche le anime possedute dalle malattie crudeli e difficilmente guaribili, in cui le gettarono i piaceri, le concupiscenze, le tristezze, i timori, lavidit, la stoltezza, leingiustizie e la moltitudine sterminata di tutti gli altrimali e di tutte le sofferenze. O anche perch dalle santeleggi e dalla natura furono chiamati ad adorare lente

    che migliore del bene, pi schietto delluomo, pi antico della stessa unit .

    35

    (26) All'inizio del De praemiis et poenis Filone enuncia quevStosottile aforisma psicologico : il primo germe deposto nellanima razionale la speranza scaturigine di tutte le fogge dell'esistenza .

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    2,6

    Laliitsione al culto monoteistico dei terapeuti, inducenaturalmente Filone, senzaltro, a diffondersi in celebrareladorazione del Dio unico, contrapponendola alle forme

    religiose dellidolatria, che egli definisce come cieco estolto ossequio agli stoicheia (elementi) del mondo.

    La classe dei terapeuti, gi addestrata alla contemplazione di Dio, non si allontaner dalla meditazione del-lEssere e cercher di superare il sole sensibile e maitralascer questo eccelso esercizio, che conduce alla feli

    cit perfetta. Essi non sono giunti alla loro perfezionereligiosa sotto lo stimolo di una consuetudine, di unaesteriore esortazione o di una estranea chiamata ; ma rapiti dairamore celeste, come in preda ad un furore bacchico, vivono in un entusiasmo che non si placa se nonquando abbiano raggiunto la visione dellessere cui aspirano... Quasi reputando chiuso il ciclo della loro vitamortale, tutti dominati dalla brama della vita immortalee beata, lasciano quel clic posseggono ai figli, alle mogli,ai parenti, prescegliendoli liberamente. Quei che nonhanno parenti cedono le sostanze a compagni ed amici.Poich ben ragionevole che coloro i quali posseggonouna ricchezza eterna abbandonino la ricchezza cieca aquelli che hanno ancora lintelligenza aderente alle cosedel mondo. I greci lodano Anassagora e Democrito, perch, presi dallamore della filosofia, abbandonarono i loropoderi alle bestie vaganti. Non si pu revocare in dubbioche costoro si mostrarono superiori ai beni terreni. Madi quanto superiori non dovranno essere giudicati coloroche non vollero mandare in assoluta malora gli averi, masovvennero alla povert dei parenti e degli amici, e loroprocurarono un insperato benessere?

    Con questa premessa apologetica Filone si introduce

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    nella descrizione della quotidiana vita dei terapeuti (27).({Quando essi abbiano abbandonato i loro beni, fuggonosenza pi rivolgersi indietro abbandonando coraggiosa

    mente i fratelli, i figli, le mogli, i genitori, la parentela,le amicizie, la patria che li vide nascere e li allev. Poichla tradizione una catena durissima e lo spezzarla fatica asprissima )).

    Laforisma filoniano esprime un principio morale caroalla spiritualit ellenistica. Giamblico ammonir : quando

    tu abbandoni la tua casa, non ti volgere mai indietro,perch hai le Erinni alle calcagna . E Clemente, anchelui, accoglie il monito : fuggiamo la tradizione, perch un vincolo che tiene rigidamente stretto Tuomo e costituisce per lui un tranello, un laccio (28).

    I terapeuti che hanno rinunziato ai loro beni nonvanno rammgando di citt in citt come i servi malvagio disgraziati che implorano la vendita da coloro che lihanno acquistati, ottenendo cos soltanto di cambiare padrone; mai conseguendo la libert (29). Ogni citt, os-

    37

    (27) Nel codice par. gr. 345 Vopera di Filone reca come sottotitolo : a I supplicanti o il quarto libro intorno alle virt . Si potrebbe da ci arguire che lo scritto rappresenti un*appendice aHagrande opera sul popolo d^lsraele che lo scrittore alessandrino dedicallimperatore Caligola. Nell*introduzione lo scrittore rimanda allasua trattazione intorno agli Ksseni, alludendo probabilmente aHApo-logia, dove i rapporti fra esseni e terapeuti sono discussi.

    (28) I

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    serva Pilone, anche la meglio governata, offre il pi miserando spettacolo di sommosse, di rovine, di disordini,di modo che colui il quale sia stato preso una volta dal

    lamore della sapienza, non pu rimanervi (30).Con una mossa retorica perfettamente comprensibile

    Filone amplifica la diffusione della vita terapeutica. Sitrovano gruppi di questo tipo in molte parti deUuiiiverso,poich era conveniente che partecipassero a questa foggiadi esistenza barbari e greci; ma sopra ogni altro luogo

    fioriscono in Egitto e precisamente nelle vicinanze diAlessandria . Di questi terapeuti alessandrini, quelli cheegli doveva conoscere di persona, Filone descrive la residenza e le occupazioni. Le piccole case dove essi vivonohanno ciascuna un minuscolo sacello (setrmieion) (31),nel quale i solitari compiono i misteri. E cos vivo inessi il sentimento del divino che anche nel sogno hannola visione della bellezza e della potenza di Dio. Due volteal giorno essi sono soliti pregare : allalba e alla sera.

    - 3 8 -

    gli schiavi a chiedere la vendita ai propri padroni (Giust., Inst., I, S).Ma di un tale diritto cogliamo tracce gi in Plutarco.

    (30) In un tratto delle sue Questioni sul Genesi, Filone sembraessersi un po* allontanato da una visione cos recisamente pessimistica della vita cittadina : Il saggio ama la pace, completamenteignaro delle contese cittadine. Tutta la sua anima dedita alla divina contemplazione. Lo sregolato ama invece il turbinio cittadino elaffollamento. A questi son cari il fervore tumultuoso dei traffici,Tavida bramosia dei guadagni, la ricerca degli onori mondani, erinunciare a tutto ci ad essi par vile. L*ideale sta nel muoversi fra i due estremi, non disdegnare completamente la politica, ma nep

    pure ammirare la vita cittadina come il massimo bene, e ridurre lapartecipazione ad essa al minimo necessario, finendo col considerarecome pallida e insignificante fantasima quel che prima si reputavagran cosa .

    (31) E* chiamato anche monasteron. Il vocabolo appare qui per laprima volta ed largamente usato poi nel IV secolo : nsufRcienteragione cotesta, nonostante le sottili argomentazioni del Lucius,per pensare ad una falsificazione.

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    Al sorgere del sole per chiedere una felice giornata, perimpetrare che il loro intelletto sia illuminato daUalto :al tramonto, affinch lanima del tutto sgombra dal tu

    multo delle esperienze sensibili si raccolga nel proprioriposto sinedrio, nel segreto della impenetrabile coscienza,e segua le orme della verit. Lintervallo dalla mattinaalla sera per essi una ininterrotta ascesi. Attingendodalle Sacre Scritture, esplorano la legislazione dei padri,seguendo i metodi della ermeneutica allegoritica .

    Cos, nella dissertazione apologetica di Filone, il vocabolo dscsis guadagna una connotazione nuova euna sfumatura originale. Per Musonio e, in genere, pertutta la scuola stoica, esso indicava laddestramento oculato e paziente, mediante il quale luomo si dispone allaborioso tirocinio della lotta interiore, al dominio fati

    coso delle proprie passioni inferiori, al conseguimentodella serena e impassibile vita spirituale. Nel de vitacontemplativa viene ad implicare anche la lettura di testisacri e lindagine delle proprie tradizioni religiose.

    Secondo la descrizione di Filone, i terapeuti trascorrono sei giorni nelle loro solinghe ed esigue dimore, non

    oltrepassandone la soglia, non scorgendosi neppure dilontano. Il settimo giorno si trovano raccolti insiemenella comune adunanza, dove seggono in ordine di anzianit, in atteggiamento composto e meditabondo, tenendole mani nascoste fra le vesti, la destra fra la barba e ilpetto, la sinistra lungo il fianco. Quando tutti sono pre

    senti, il decano e il pi dotto nelle cose sacre, si fa avantia spiegare la Scrittura, dignitoso nello sguardo, con vocepiana, con riflessione e intelletto, non gi sfoggiando ricercatezza dialettica come i retori e i sofisti, ma tentandodi penetrare nel valore profondo dei concetti, trascurando

    39

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    quel che appare alla superficie, per toccare quello che,attraverso Tudito, scende neiraiiima e vi rimane bensaldo. Gli altri ascoltano in silenzio, esprimendo il loro

    intimo compiacimento col moto degli occhi.Avendo segnalato la separazione dei due recinti,

    quello destmato agli uomini e quello riservato alle donne,Filone descrive la celebrazione della Pentecoste qualpraticata dai terapeuti: (32) Essi si riuniscono doposette settimane, poich venerano non solamente la setti

    mana, bens anche la sua potenza. E infatti nel giornoprecedente la grande festa che cade appunto il cinquantesimo giorno, il pi santo dei numeri, perch nasce dalquadrato del triangolo rettangolo, che il principio dellagenerazione di tutte le cose. Quando si siano radunati tuttirecinti di candide vesti, sereni neiraspetto, pieni di di

    gnit e di copostezza, al cenno di uno degli efemereuti cos sogliono appellare coloro che sono destinati alcompito, prima di assidersi, ritti in piedi, con losguardo e le mani levati al cielo, quello perch abituatoa riguardare nel fulgore della dignit divina, le altreperch pure e monde da qualsiasi contaminazione di ap

    propriazione, pregano Dio, perch vi sia la letizia e ilconvito si svolga secondo il desiderio . Narra poi Filonelo svolgimento del banchetto, durante il quale si leggonoi testi sacri e si spiegano allegoricamente. Ai terapeuti lascrittura appare come un organismo vivo, in cui la parolasimboleggia il corpo, il significato, lo spirito. Infine vien

    intonato un inno religioso prima dagli uomini, poi (33)

    40

    (32) Il Lucius voleva scorgervi una celebrazione liturgica agapica.(33) Delle terapeutidi Filone attesta che sono tutte dedicate

    allo stato verginale, non per necessit, bens per amore della sapienza, non desiderando esse una figlitiolanza terrena .

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    dalle donne. Segue un coro in comune. Conchiuso il canto,i giovani della comunit recano il tavolo su cui imbandito lalimento santissimo, un pane fermentato con sale

    e issopo. Consumato il quale si riprejftdono i canti, i qualisi protraggono per tutta la notte.

    E Filone conclude : Ebbri dunque di questa santaebbrezza, non col capo appesantito ed ubriachi, ma pivigili e desti di quando si recarono al banchetto, con gliocchi e tutto il corpo vlti al sole nascente, alzano le

    mani al cielo, e, quando lo abbiano scorto spuntare, implorano una serena giornata, la verit e la riflessione.Dopo la preghiera solenne ciascuno torna al proprio sem-neion e riprende la consueta foggia di esistenza. Tuttoci stato esposto a ijroposito dei terapeuti, i quali trascorrono la loro esistenza nella contemplazione della na

    tura e che vivono in questa, con le sole potenze dellanima.,cittadini dei cielo e del mondo, che posseggono lintimocontatto coi Padre a causa della loro pratica virtuosa, laquale ha procacciato ad essi tale amicizia e ha assicuratouna vecchiaia amante del vivere probo ed onesto, superiore

    della beatitudine .Se noi sfrondiamo la pittura filoniana degli ornamenti

    pittorici che la sua preoccupazione apologetica gli hasuggerito; se riduciamo alle ragionevoli proporzioni storiche la sua testimonianza, liberandola dalle amplificazionisgorgate dallintento proselitistico; noi abbiamo ancoratanto per pensare legittimamente che in pieno secolo neotestamentario, alle porte di Alessandria, una comunitgiudaico-sincretistica attuava quel programma della rinuncia al mondo e dellisolamento nella contemplazione,che tre secoli pi tardi, avvivato da una particolare fede

    41

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    soteriologica, costituir lespressione pi alta della esperienza cristiana.

    Tale programma del resto, agli albori dellera nostra,

    costituiva lideale caro alle pi elevate e affinate scuolefilosofiche. Lo stoicisxno, nei frammenti di Musonio, nelleprincipali lettere di Seneca, nel Manuale e nelle Disserta

    zioni di Epitteto, nelle Considerazioni di Marco Aurelioha toccato le vette della pi alta idealit morale. Essocolloca lapice della felicit (eudaimonta) in un rinne

    gamento spietato del piacere sensibile e del soddisfacimento materiale, in uno spiegamento totale della virtraffrenatrice e disciplinatrice della ragione {34). Avendodistinto nelluomo, oltre i cinque sensi, altri tre elementi,la capacit seminativa (lo sperniaticn) quella orale (il

    fnticn), quella inibitrice (Vgemonicn), gli stoici

    asseverano che mediante lesercizio di questa ultima,r uomo, abnegando il fascino della vita sensibile, concentrando lo spirito nella sua vita intima, assurge al possesso del divino. Simile esercizio non implica necessariamente r isolamento dal mondo. Ammonisce MarcoAurelio : Molti cercano ansiosamente lallontanamento

    dal mondo, la vita del mare, dei campi, dei monti. Unavolta la bramavi ardentemente anche tu. E pure nulla -ipotrebbe immaginare di pi stolto. Tu potrai, in qualunque ora, ritirarti nel tuo spirito. In nessun luogoluomo pu godere tale pace e serenit, quali trover nellanimo proprio, specialmente quando si possegga nello

    spirilo tale ricchezza, da poter rimanere pienamente ebeatamente appagati affacciandosi ad esso. Per beatitudinevoglio intendere lordine delle proprie facolt. Cerca dun-

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    (34) Voluptas dice Seneca - liumile, servile, caducum, im-becillum, cuius, status ac domicilium fornices et propinae sunt .

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    que in te stesso, costantemente, il vero allontanamentodal mondo e rinnovati)) (35). lyuomo dunque, a normadella pedagogia stoica, deve portare al massimo spiega

    mento di s quella che la caratteristica specifica dell individuo consapevole, la ratio, V gemonicn. Epit-teto sentenzia : non compiere mai alcuna azione comeun animale irragionevole. Altrimenti tu avrai distrutto latua natura di creatura umana e avrai annullato il programma inalienabile della tua costituzione spirituale .

    E per diSerenziarsi dalle bestie, luomo non ha che unmezzo: spezzare ogni vincolo materiale, e, vivendo nelforo raccolto della propria coscienza, mirare a redimeres stesso. Rivendica te a te )) questa la consegna diSeneca allamico Lucilio {36). Lo stesso criterio moraleritorna insistentemente nelle meditazioni di Marco Au

    relio. Luomo, secondo limperatore filosofo, non devepreoccuparsi delle cose esteriori. Egli come il sacerdotee il cooperatore degli dei ; vivendo assiduamente la vitadello spirito, sar libero dai piaceri, invulnerabile difronte ad ogni fatica, intatto da ogni violenza, insensibile ad ogni malvagit, operatore solo di quel che buono ;

    tale insomma da non essere colpito dalla sofferenza. Peresplicare la sua facolt raziocinatrice luomo deve cominciare con il valutare convenientemente le cose che sonoin suo potere (ephmin) da quelle che non lo sono {oucephmin).

    Questa distinzione in capo al Manuale di Epitteto :

    Le cose in nostro potere sono il giudizio, listinto, labrama, lavversione, in una parola tutto ci che sgorga e si

    43

    (35) Seneca a L,ucilio (lett- 23) dice : ad summa pervenit quiscit quo gaudeat, qui felicitatem siiani in aliena potestate non posuit, sollicitus est et incertus sui, quem opes aliqua prositat .

    {36) (( Vindica te tibi .

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    sviluppa su dal nostro organismo. Non sono invece in nostro potere listinto bestiale, la ricchezza, le opinioni, ilcomando, in una parola, tutto quello che non si sviluppa

    dal nostro organismo. L,e cose che sono in nostro poteresono per natura libere, non impedite : le altre sono deboli,schiave, impedite, straniere. Ricordati che se riterrailibere le cose che sono schiave per natm-a, e stranierele cose che ti appartengono, sarai tu stesso schiavo, triste,turbato e biasimerai gli dei e gli uomini . Dal punto di

    vista delletica strettamente individuale, una precettisticacos alta e cos pura pu apparire degna di figurare difianco alle migliori regole delletica evangelica. Ma larassomiglianza puramente esteriore. Mentre lo stoicismo invita e sollecita luomo ad affrancarsi da tutti gliimpaccianti vincoli del mondo sensibile nella limpida e

    inaccessibile ataraxta dello spirito, il cristianesimo,nellatto stesso in cui predica i medesimi ideali di rinuncia, gli addita un miraggio altissimo, che si realizzeral di sopra c indipendentemente da lui : il Regno di Dio.

    Del resto le rassomiglianze e i parallelismi esteriorisi spingono anche pi in l. Negli scrittori stoici ricorre

    di frequente limmagine della vita rafiagurata come unpellegrinaggio-: come pu accadere nella navigazione,osserva Epitteto, che ormeggiandosi la nave nel portotu venga a terra per cercare acqua e ti arresti a raccogliere una conchiglia o un pesciolino, pure avendo sempre lintenzione rivolta alla nave, nellattesa che il pilota

    ti chiami : ch se ti chiama, ti convien lasciare ognicosa, cos anche nella vita, se invece di una conchigliao di -.xn pesciolino ti accada di aver moglie o figli, pernulla mai ti trattengano. Quando il pilota chiama, corrialla nave, lasciando ogni cosa alle tue spalle, mai volgen

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    doti indietro. Se poi sei vecchio, guarda bene a non allontanarti troppo dalla nave, affinch se il pilota ti cercae non ti trova, ti debba lasciare a terra (37).

    Ma questa morale della rinuncia e dellautorinnga-mento predicata dallo stoicismo, tradisce essa mai presupposti e canoni di vera ispirazione religiosa, s da poteressere non arbitrariamente avvicinata ai criteri e ai postulati della morale evangelica e dellascetismo cristiano?Una negazione recisa e indiscriminata a questa domanda

    sarebbe fiettolosa ingiustificata. Se lispirazione e ilcontenuto religioso appaiono scarsi e lacunosi in Seneca,sono nvece profondi e vivi in Epitteto. Questi concepisce la SU2 missione di filosofo come una mansione religiosa, come una testimonianza, prestata in nome delladivinit. Un brano della sua dissertazione, che racchiude

    un iparallelismo sorprendente alla concezione evangelicadella marturia religiosa, , al riguardo, di uneloquenzadecisiva: Come dunque ti presenti ora?, dice Giove alfilosofo. Come un testimonio citato da Dio. Vieni avantied enuncia la tua deposizione, Tu meriti di essere ritenuto testimone da me... Ma quale testimonianza offri tu

    al tuo Dio? Ecco >replica il filosofo: per lui sononelle pene e sono infelice. Nessuno mi guarda, nessunomi aiuta, tutti mi bistrattano e mi biasimano. Ebbene,conclude Giove, ecco la testimonianza che deponi al cospetto di Dio. Vuoi lamentarti tu della chiamata, dopoche egli ti concesse questo onore e ti ritenne degno dipresentarti per deporre cos? Nella terza dissertazioneil filosofo esprime il suo ntimo compiacimento per ilcompito aspro e arduo affidatogli ;

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    dirc a s stesso : quel che i retori stanno a parole esaltando nelle scuole, io lo realizzo. Sedendo in cattedra,essi elogiano le virt che io pratico e che mi esaltano.

    Perci Giove volle trarre da me una prova e vedere seavesse in me un soldato e un cittadino quale si conviene,ed inviare me come testi|none al cospetto degli uomini,intorno ai fini che essi debbono raggiungere. Voi poteteconstatare che senza fondamento temete e inutilmentecercate le cose dietro cui correte. Non cercate pi il beneal di fuori di voi : ch altrimenti, non lo troverete. Pertestimoniare intorno a queste verit Dio mi ha qui mandato. Eccomi, esposto al pubblico, povero, senza potere,malato. Mi manda nellisola di Giava, mi spinge in prigione non perch mi odii non sia mai (chi puodiare il migliore dei propri servi?) n perch si siadimenticato di me, egli che non trascura alcuno dei piesili esseri, ma per esercitarmi e per adoperarmi qualetestimone eflScace al cospetto della moltitudine . Nelladissertazione successiva Epitteto torna sul medesimo concetto : Quegli genuinamente il filosofo cinico che

    stato ritenuto degno da Giove, atto ad impugnare loscettro, a cingere il diadema, il quale grida agli uomini :Sappiate, o uomini, che cercate la felicit e limpassibilit dove esse non si trovano, come io sia stato mandato .1 voi dalla divinit come un modello. Sono senzapotere, senza sostanze, senza casa, senza moglie, senza

    figli. -N'on ho n pure un giaciglio; n pure un indumentodi ricambio. E pure guardate come sto bene. Mettetemiors, a prova. Mi troverete impassibile. Apprendete qualisono le medicine con le quali mi curo. Farvele conoscere nobile indizio di filantropia. Ma sappiate bene di chi opera la guarigione : di Giove, a vantaggio di colui

    - 4 6 -

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    chegli ha stimato degno di prestare tale servizio, afiSn-ch lo riveli a molti e la cura non renda vana.

    La morale stoica, tutta saturata del concetto che la

    virt nel rinnegamento e il bene nella rinuncia, si rivelacos ispirata dal presupposto che labnegazione nelle opere una squisita testimonianza offerta al divino. Le regoleconcrete della vita ascetica organizzata del quarto secoloson gi potenzialmente in questa precettistica dura edesigente, che impone il distacco dal mondo e la gioia

    della impassibilit. La vita intima e raccolta dello spirito additata dallo stoicismo come la base prima di ogniperfezione etica; la contemplazione della morte da essoproclamata come il preliminare di ogni ascensione spirituale; la stessa vita continente e celibataria celebratacome il fastigio delle capacit psichiche delluomo (38).

    Il neoplatonismo non da meno dello stoicismo nellarivendicazione di tutti i valori della virt privata e nellacelebrazione dellallenamento interiore, mezzo e propedeutica alla felicit e alla perfezione dello spirito. Nontutti i rappresentanti noti di questa scuola, nella qualela moralit extracristiana sembr mandare i supremi suoi

    bagliori, tradiscono tendenze ascetiche ugualmente pronunciate. Plotino colloca anche lamore sensibile, Vrsfra i coefficienti capaci di manodurre al conseguimentodella thera, che non pura e astratta virt di contemplazione, ma anche energia fattiva e creatrice. Nelle

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    (38) Quintiliano nelle sue Institutones (I, 6-36), parlando delleetimologie assegnate dagli stoici ad alcuni vocaboli e avendo premesso che essi si servono anche delle etimologie per impartire insegnamenti morali, adduce ad esempio il vocabolo coelibes. Glistoici, egli attesta, lo avvicinano alPaltro, coelites, osservando cheentrambi implicano allontanamento dalla vita materiale, come anchein greco celibe connesso con Dio .

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    Enneadi (I. 31) egli afferma una volta che lamante ilquale tende ad ascendere dalla bellezza sensibile a quellaincreata, si trova gi sulla scala che conduce alla perfe

    zione. Qualcosa di altero e di sprezzante nella suapiet e nel suo senso religioso (39). ]\Ia se in Plotino lapedagogia dellascetismo non viene enucleata in tutti isuoi canoni e in tutte le sue possibili applicazioni, i suoipresupposti antropologici sono fissati in una foggia cosistringata e cos perentoria, che non pu essere trascurata da chi vada in cerca di parallelismi al grande movimento deir ascesi organizzata cristiana. La concezioneplotinica delluomo nettamente dualistica. Tra la carnee lo spirito lotta eterna ed implacabile. Lanima prigioniera nella materia e solo la contemplazione pura eintellettuale pu innalzarla al possesso del divino. Nellaprima Enneade (VI. 9) Plotino spiega come, per compiere lopera della integrale purificazione, luomo deveporsi al cospetto della propria anima come lartista sipone al cospetto della propria opera. Rientra in testesso e contmplati. Qualora tu non ti riconosca belloed ornato, fa quel che fa lo scultore dinanzi alla statua :qualcosa toglie, qualcosa aggiunge, e ne rende la superficie polita e levigata, finch non abbia raffigurato unsimulacro di perfetta bellezza. Similmente tu togli il superfluo, raddrizza ci che sinuoso, trasforma, merc iltuo assiduo lavoro, le tenebre in luce, e non tralasciaredi battere ostinatamente sulla tua statua, finch tu nonscorga in essa la pompa divina della virt e non vi riconosca la temperanza assisa su un trono di purezza .

    - 4 8 -

    (39) Mentre i discepoli di Plotino partecipano regolarmente airiti e alle cerimonie dei pubblici culti, il maestro se ne astiene, asseverando che gli dei debbono andare a lui, non lui a loro.

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    Analogamente allo stoicismo, il neoplatonismo inculca lapurificazione individuale, merc il soffocamento delle passioni, il dominio del proprio corpo, lo allontanamento dal

    mondo dei sensi e degli interessi umani, la progressivaascensione nella assoluta impassibilit. Non possibile, continua Plotino, vivere felicemente nella vita pubblica. Gi Platone ha sostenuto giustamente che il benelo si pu ricevere solamente dallalto. In alto deve dunque riguardare chiunque brama di diventare saggio c

    felice, rendendosi simile a Dio e vivendo a sua norma.Questo lunico fine della vita. Tutto il rimanente unarete di fini esteriori, dai quali non pu derivare alcunvantaggio alla vita felice dello spirito. Occorre dunquetenervi lo sguardo come su eventi passeggeri, poveri disignificato, di importanza e di efficacia. Agli occhi di

    Plotino il corpo appare come una lira. Occorre pertantoadoperarlo, come il musicista usa il suo strumento, cambiandolo quando i divenuto inservibile, gettandolo via,quando ha perduto la sua virt. Lideale dello spirito quello di sciogliere linno a Dio, senza far ricorso adorgani esteriori .

    Agli inizi delle Enneadi, Plotino si chiede come siamai accaduto che le anime si siano dimenticate delPadre e abbiano perduto di vista la loro sorte che nascedi l, e abbiano finito con lignorare il Padre e la loroorigine. E risponde riconoscendo come prima causa delmale la iattanza, e poi loscuro perturbamento provocatodallistinto sessuale, infine leterogeneit delle nature edei fini, la volont di essere qualcosa per conto proprio.La rovina delle anime fu segnata neHistante in cui essepretesero di agire per istinto autonomo ed abusarono dellaloro capacit di semovenza, traendosi per vie antitetiche

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    a quelle della verit. Le anime apostatiche si costituironocos simili a fanciulli che, allontanati dai padri e cresciutiper molto tempo lungi da loro, li hanno dimenticati e

    hanno smarrito la giusta consapevolezza di s . Avendoperduto di vista il loro padre, avendo mseramente smarrito la nozione di s, quasi sorprese e tratte in ingannodalla propria bellezza, si allontanarono dal loro tipo iniziale. Il culto delle cose esteriori, il disprezzo inconsapevole di s, generarono la dimenticanza. Mettendosi ad

    inseguire altre finalit, facendosi colpire da meravigliadinanzi al fantasma del mondo esteriore; quasi atteggiandosi ad inferiori, di fronte ad esso che nasce e muore,ritenendosi anzi pii\ frgile e peritura di tutti; lanimaha abbandonato la cognizione della potenza e della naturadivine . La purificazione {cdtiarsis) simpone a chi vo

    glia riguadagnare la dignit offuscata dellanima. K lapurificazione alla fine una lotta assidua contro il fascino delle apparenze caduche che hanno trascinato lanima alla sua perdizione e alla sua funesta dissipazione.

    La vita ed il pensiero di Plotino hanno trovato inPorfirio lillustratore sagace e fedele, linterprete sottile

    e amorevole. Nella biografia del maestro che precede laraccolta delle Enneadi, Porfirio insiste nel porre in lucelimpetuoso e fiammante senso spirituale di lui, cos compreso della bassezza ripugnante della natura, da provarvergogna del proprio abitare in un corpo . E del maestrocelebra la stupenda pittura delluomo onesto e virtuoso(spoiidaios) che ha riguadagnato, nell ascesi, l equilibrio e la tranquillit. Luomo probo linsegnamentoplotinico sempre sereno. La situazione del suo spirito limperturbabilit. I suoi ideali sono misurati. Quelche comunemente ritenuto per male non investe ed ot-

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    che ad essi non compete nella vita altro compito, se nonquello di amministrare agli altri le indispensabili cosmateriali.

    Sensibilmente pi appariscenti k affinit con lascesicristiana che rivelano gli scritti personali di Porfirio. Maalla loro valutazione esatta occorre proporre un quesitodi non agevole soluzione : quali sono stati i rapporti diretti fra Porfirio e il cristianesimo, quale la efficacia chelinsegnamento cristiano ha esercitato sul suo spirito e la

    sua cultura? Se non possibile definire con verosimileapprossimazione i rapporti corsi fra Porfirio ed Origenea Tiro e, pi in generale, tra il futuro discepolo di Piotino e le comunit cristiane della Siria, della Palestina edeHEgitto poco oltre la met del terzo secolo (41), giocoforza per riconoscere la vasta, profonda e diretta

    conoscenza che Porfirio dovette possedere della tradizionebiblica e della letteratura cristiana. I frammenti superstiti della sua grande opera contro i cristiani (42) mostrano a quale diligente lavoro di esplorazione egli si fossesobbarcato, prima di ingaggiare la polemica. Di similecircostanza deve assolutamente tenersi conto nel valutare

    lapporto di Porfirio alla formazione della tradizione ascetica che sboccher poi nel quarto secolo nelle forme disciplinate dellascetisnio monastico (43).

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    (41) Lultimo biografo e studioso di Porfirio, il Bidez (Vie dePorphyre, Gand, 1913) sottopone ad una critica scrupolosa la memoria degli scrittori ecclesiastici, che ne fanno un apostata.

    (42) Di questi frammenti A. v. Harnack lia dato un'edizione eun*analisi accurata.(43) Il rimprovero va particolarmente mosso all'opera di R.

    Reitzenstein, Historia Monachorum mid Histora Lansiaca, ]^ineStudie zur Geschichte des Mnchtums und der fruhchristlichen Be-griffe Gnostiker und Pueumatiker. Gttingen, 1915. V. la recensione di quest*opera dettata dal Butler nel Journal of TheologicalStudie? 1922, 21-35, 138-1551 222-238,

  • 7/13/2019 Ernesto Buonaiuti - Le Origini Dell'Ascetismo Cristiano

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    E specialmente nella lettera alla moglie Marcella (44), che Porfirio scrisse in et molto avanzata daHoriente, che pu considerarsi come il suo testamnto spirituale,

    che par di cogliere pi sensibile e pi trasparente la reminiscenza e la sopravvivenza di motivi cristiani. Porfirio,ad esempio, vi abbozza una schematica rafl&gurazione dellavita dello spirito e dei coefficienti che lalimentano e ladisciplinano : quattro elementi principali, egli inculcaalla :posa, siano saldi nella tua anima : fede, verit,

    amore e speranza. Poich unica genuina salvezza quellache si ottiene rivolgendosi a Dio, bisogna cercare, perquanto possibile, di nutrire giuste cognizioni intorno aLui ; conosciutolo, lo si deve amare. Amandolo, occorresaturare lnima di alte speranze intorno alla vita. E infatti in virt delle buone speranze che i buoni la vincono

    sui malvagi. Tali cardini cos importanti, siano dunqueben saldi (45). Dinanzi ad unantropologia mistica diquesto genere, il pensiero ricorre spontaneamente alla finale del canto paoIino dellamore (I. Cor. XIII. tregrandi elementi sono al mondo, fede, speranza, amore :pi grande, lamore ). Sta di fatto che la singolare teoria

    dei quattro elementi (stoicheta) necessari, come piloni, alledificazione del tempio divino dentro di noi, nonha riscontro nei precedenti della mistica plotiniana, mentre appare compiutamente spiegabile se si pensa che Porfirio sia giunto ad essa mediante una vera contaminazionedi motivi cristiani e di motivi nepplatonici. Paolo aveva

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    (.44) C. 24, neUed2one Nauck, Porphyrii philosoph platonici opusctila selecta. Leipzig, Teubner, 1886.

    (45) NellI primum Alcibiadem (ed. Cousin, Pfocli p