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Sommario

03 EDITORIALELa parola del Parroco

e il saluto di Don Lionello

04 PAOLO VI SANTO Di nuovo in cammino verso il 14 ottobre

quando papa Montini sarà dichiarato santo

10 ISTITUTO ENRICO MEDIAccompagnare gli studenti nella scoperta

delle proprie potenzialità e interessi

12 VISITA DEL VESCOVOL’omelia di Mons. Tremolada nella liturgia del

30 settembre in Duomo a Salò

18 DIALOGO CON IL MONASTERO L’intervista in esclusiva per Il Duomo-Insieme

con le suore di clausura della Visitazione

15 - 10 - 2016 15 - 10 - 2018

Nel secondo anniversario della morte di

Lucia Pollonini ved. Zanardellii figli, nuora e nipoti la ricordano con infinito amore.

IL DUOMO - n°8 - Ottobre 2018• Dir. Responsabile - Antonio Fappani con decreto del

Tribunale - Autorizzazione Tribunale di Brescia n. 6/74 dell’8 - 3 - 1974

• Per pubblicità: Segreteria Parr. tel. 0365 521700 • Fax. 0365 523294• sito internet: www.parrocchiadisalo.it

Sono entrati a far parte della famiglia di Dio:

Salò

Bisceglia Leonardo di Nicholas e Passaro RobertaBortolotti Camilla di Stefano e Ferremi SilviaBraga Anita di Gianmarco e Munari IlariaDemontis Anita di Dario e Magri ElisaOrsatti Leone Giulio di Andrea e Vistali VeronicaRizza Paride di Giorgio e Panizzi TatianaTonincelli Viola di Cristian e Zanelli ChiaraTurina Andrea di Matteo e Malacarne ChiaraVerga Noemi di Matteo e Torchio Silvia

Si sono uniti nel matrimonio cristiano:

Salò

Malpeli Marco con Sanusi Omolola Ajao

Sono tornati alla casa del Padre:

Salò

Valperta Evangelisti Luigina in Dolci anni 88Cornali Ines ved. Mascher anni 94Manunta Luigia ved Cipani anni 98 Dolci Dolores anni 63

Tappe della vita

PREGHIERA A SAN PAOLO VIO san Paolo VI,figlio della nostra terra,discepolo di Cristo nella fede,pastore della Chiesa,santo dinanzi a Dio e agli uomini,invochiamo con gioia la tua protezione.

Tu, ora nella piena Luce di Dio,continua ad intercedereper la Chiesa e la sua missione.Ottieni a noi, ancora pellegrini,le grazie necessarie per seguire Gesù Cristo,unico salvatore del mondo.

Sostienici nella fiduciosa e perseverantedocilità allo Spirito Santo,perché, confortati dal tuo mirabile esempiodi vita consacrata a Cristo e alla Chiesa,resi forti dalla tua potente intercessione,giungiamo al premio dell’eterna santità.

Proteggi la Chiesa,sostieni gli uomini e le donnedel nostro travagliato tempo,accompagnaci perché l’amore a Cristosi rafforzi nutriti dalla Parola e dall’Eucaristia,che ci fa tuo mistico Corpo,germe di quel Regno che in Diosarà beatitudine eterna nella Comunione dei santi.Amen. † Pierantonio Tremolada

Vescovo di Brescia

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La Parola del Parroco a cura di Mons. Gianluigi Carminati

Un grazie a Salò

Cari amici di Salò,

è questa, cioè “GRAZIE”, la pa-rola che ho nel cuore pensando a questi due anni vissuti con voi, dove mi sono trovato benissimo, a casa; avrei tanto voluto rimanere a Salò più tempo, ma la mia malattia mi ha costretto ad annullare gradualmen-te gli impegni del mio ministero e a farmi accogliere al Cenacolo di Elisa Baldo a Gavardo per essere seguito e aiutato nella mia situazione di sa-lute. Ma le nostre comuni-tà di Salò sono sempre vive nel mio pensiero, nella mia preghiera, nel mio cuore, e sono state e sono anco-ra per me motivo di gioia, che desidero condividere con voi. Innanzitutto la gio-ia del rapporto fraterno e gioioso con i confratelli.

Mi sono sentito accolto con tanto amore da mons. Francesco e poi da mons. Gianluigi, e ringrazio di cuore entrambi: accetta-to con i miei tanti limiti, valorizzato per quello che ho potuto fare nel servizio pastorale, seguito nel cre-scere della malattia, mai lasciato solo: ho sperimen-tato con loro una vera e au-tentica fratellanza, anche con gli altri sacerdoti, don Gianluca, don Pierluigi, don Marco e don Valerio, con i quali ho potuto far crescere un rapporto per-sonale intenso ma anche comunitario.

Penso e spero che anche voi vi siate accorti di que-sto clima sereno tra noi

sacerdoti: non è bello questo? È sta-to per me motivo di gioia e di stu-pore anche il rapporto con tutti voi; anche da voi, fratelli nella fede, mi sono sentito accolto, amato e accet-tato per quello che sono: con tanti si è costruito un rapporto persona-le e profondo di amicizia, che con-tinua ancora; ho visto in tanti una disponibilità ad aiutarmi e a farmi un servizio concreto, e questo mi ha commosso; un grazie soprattutto

agli amici della Caritas, che mi hanno fatto sentire subito a casa e in fami-glia, amico e fratello, anche attraver-so una certa collaborazione e la loro testimonianza di dono e di servizio.

Ho nel cuore anche la gioia vissuta nel ministero: le confessioni e i dia-loghi in San Bernardino e in Duomo, dove ho cercato di condividere con tante persone prove, gioie e speran-ze, le gioiose visite agli ammalati, nei quali ho sempre visto tanta fede

e serenità e che mi hanno dato tanta forza, il rapporto con i vari gruppi parrocchia-li, la conoscenza e la stima per tante famiglie, anche giovani, che danno testimo-nianza di fede, di fedeltà, di presenza e servizio in orato-rio.

Sono questi e altri i motivi che mi hanno fatto amare e stimare le nostre comunità, che hanno i loro problemi ma anche tanti valori, tan-te possibilità di crescita e di maggiore presenza nella società. Ecco perché vi invi-to ad amare di più le nostre parrocchie e a servirle con più entusiasmo, passione e fantasia: siamo certi che Dio si aspetta tanto da noi, per il bene della chiesa e del mon-do!

Cari amici e fratelli di Salò, Campoverde e Villa, che dir-vi per concludere se non che vi tengo nel mio cuore e ave-te un posto importante nella mia preghiera, ma soprat-tutto che, anche a distanza, continuo a volervi bene!!!

don Lionello

La santità di Paolo VILa copertina di questo mese è dove-rosamente dedicata alla canonizzazio-ne di Paolo VI, domenica 14 ottobre.Il Papa affacciato alla finestra ricor-da l’immagine richiamata dal futuro papa, Benedetto XVI, ai funerali di Giovanni Paolo II: “Possiamo essere sicuri che il nostro amato Papa sta adesso alla finestra della casa del Padre, ci vede e ci benedice. Sì, ci be-nedica, Santo Padre”.

Ora Paolo VI, Santo, si sporge dalla finestra del cielo per benedire l’u-manità che in vita ha tanto amato e fortemente servito.

Il tema della santità della vita, che anche il nostro Vescovo ci raccoman-da nella sua lettera Pastorale, lo pos-siamo meglio gustare proprio attra-verso le parole dello stesso Paolo VI:

“E come si chiama la vita perfet-ta d’un cristiano; come si chiama? si chiama santità! Ogni cristiano

dev’essere un vero cristiano, un per-fetto cristiano, perciò ogni cristiano dev’essere santo!Ma allora, voi domanderete, che cosa è questa santità?Figliuoli carissimi: la risposta è piut-tosto difficile; ma voi forse la capite subito: occorrono due cose per fare la santità: la grazia di Dio e la buona volontà. Avete voi queste due cose? Sì? Allora siete santi!”.(Paolo VI, Udienza generale Mercoledì, 16 marzo 1966)

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La fotografia qui riportata che riprende Paolo VI nell’atto di

accendere un cero, coglie un uomo maturo, pensoso, assorto, ma se guardiamo i suoi occhi, possiamo scorgervi tutta la sua vita, una vita che ha visto un giovane ragazzo di buona famiglia, dalla quale acquisì la pietà solida, l’amore per lo studio e l’impegno nella società, scegliere con sicura volontà la via del sacer-dozio.

Intelligenza, senso del dovere e una grande fede che così descris-se…la fede è una virtù divina, meravigliosa, e se abbiamo la for-tuna di possederla, dobbiamo esercitarla, dobbiamo respirarla, dobbiamo professarla, lo porteranno poi sino al soglio di Pietro.

In questi mesi così fer-vidi di notizie e di scritti su Paolo VI che sarà canonizzato il 14 Ottobre prossimo in quella Roma nella qua-le passò gran parte della sua vita, è bene ricordarlo in tutta la sua ric-chezza interiore di giovane asseta-to di spiritualità fin dai tempi della scuola, della frequentazione dell’O-ratorio di Santa Maria della Pace a Brescia dove mosse i suoi primi passi e dove ricordò sempre di aver sco-perto la spiritualità della gioia. La salute malferma e fragile è probabile che abbia favorito in lui una ricerca interiore che sfociava nella medita-zione e nella riflessione, nella natu-rale disposizione di cogliere dagli al-tri validi messaggi per le sue scelte. Dalla madre Giuditta, donna dolce ed amabile ma determinata, imparò che per piacere a Dio non era ne-

cessario fare cose straordinarie, ma bastava attendere ai propri doveri ed abbandonarsi all’azione della Provvi-denza.

Adolescente compie alcuni ritiri spi-rituali in quel di Chiari decisivi per il maturare della sua vocazione religio-sa. Un altro incontro importante lo avrà a 10 anni, l’anno della sua prima Comunione e della Cresima, quando la sua famiglia ottenne una udienza

privata a Roma da Papa Pio X, un incontro che lo emozionò e lo fece confidare sempre di più nei consigli paterni, l’uomo che ebbe a definire …il migliore dei padri. E il padre fu sempre ad un passo da lui, sicuro protettore delle sue piccole incer-tezze, una presenza certa sulla quale poteva contare anche nei momenti più difficili come i progetti per il suo avvenire. Seguì infatti i corsi di Liceo in casa e in Seminario gli fu concesso di essere uditore esterno proprio per la sua salute cagionevole, ma lo stu-dio nella quiete delle sue stanze fu altrettanto proficuo e quando a sedi-ci anni cominciò a pensare al suo fu-turo fu ancora il padre che gli suggerì di …confidarsi con Padre Caresana per dare consistenza ai suoi propositi e un indirizzo per il suo avvenire.

Ma accanto a Padre Caresana trovò anche Padre Bevilacqua che lo aiutò a completare e a raggiungere una sua vocazione adulta, maturata dopo la Laurea in sociologia nella prestigiosa Università di Lovanio. Da quel mo-mento Montini e Bevilacqua cam-mineranno insieme, uno verso un impegno sociale che gli farà vestire l’abito di parroco in una umile e po-vera parrocchia, l’altro verso il sacer-

dozio e da li verso un Pontificato destinato a sconvolgere la Chiesa e il Mondo. Quando poi, dopo la sua Ve-stizione clericale seguì l’ordinazione a Diaco-no, il suo punto di ri-ferimento sarà sempre il padre al quale scrive …Eccomi finalmente e definitivamente fissa-to sui sentieri dell’ele-zione divina, sento la letizia di questo passo,

gusto una piena pace, sebbene abbia nel cuore l’eco delle tempeste sociali, i lamenti quotidiani e la visione triste dell’avvenire. Sento che più avremo di speranza quanto più in alto fisse-remo lo sguardo.

Ma più in alto, sempre più in alto c’è Dio e il giovane diacono ha già ma-turato la sua scelta senza tentenna-menti o ripensamenti. La sua fede si è formata e l’ha conquistato, gli ha dato speranze e luce, ha trovato forza e sostentamento nella preghiera che egli considera ….espressione di una amicizia profonda, continua e sere-na con Gesù, che già considera come …l’amico del cuore. Dirà anche, in più occasioni, che il prete deve esse-re innamorato di Gesù, deve nutrire per Lui un amore di amico all’amico, che non può che farsi con il tempo

San Paolo VI

Il cero si consuma, ma illumina.

Ha scritto mons. Leonardo Sapienza, postulatore della causa di canonizzazione:

“Negli anni del pontif icato di Paolo VI la barca della Chiesa ha dovuto navigare con-

tro vento e in un mare agitato da contrasti, contestazioni, opposizioni, inimici-

zie, persecuzioni”. Egli ha tuttavia saputo reggere con mano forte e sicura, e talvol-

ta in solitudine, il timone della barca di Pietro, salvaguardando l’unità della Chiesa”.

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a cura di Giancarlo Giacomuzzi e di Renato Cobelli

Le suore salesiane Teresina Ro-sanna e la sorella Enrica “cu-

stodiscono e ne sono mentori” della casa natale di Montini, annessa al Centro Paolo VI di Concesio. Dal colloquio sono emerse testimonian-ze che descrivono il papa ricchissi-mo di fede e di interiorità.

Suor Teresina Rosanna: “Non si può comprendere Paolo VI se non si parte dalla sua vocazione e dalla sua formazione iniziale, che si può leggere attraverso il Carteggio e tanti suoi scritti: Paolo VI riconosce “l’iniziativa di Dio” nella vocazione al sacerdozio, “un forte cristocen-trismo, ossia la consapevolezza di un incontro reale con la persona di Gesù attraverso la sua Parola”. Da vari testimoni, inoltre, è sottoline-ata la capacità di stare in preghiera e in raccoglimento. Importante il ruolo esercitato dalla famiglia, da cui “acquisì la pietà solida, l’amore allo studio e l’impegno nella socie-tà”. Suoi maestri spirituali furono san Benedetto (approfondito fre-quentando i Benedettini a Chiari) e sant’Agostino (studiato nella forma-zione e nel ministero con gli studen-ti della FUCI).

A contatto con padre Giulio Bevilac-qua e padre Caresana, dell’oratorio di S. Maria della Pace, Montini sco-prì la spiritualità della gioia. Nomi-nato arcivescovo di Milano, prese come modello Sant’Ambrogio e si ispirò al santo vescovo Francesco di Sales, che fin da bambino si era onorato in famiglia. Condivise con Jacques Maritain la “ricerca della soluzione al problema del rapporto tra fede e modernità”. È importante conoscere la sua vita di fede letta da persone che l’hanno conosciuto e avvicinato in vari momenti della sua esistenza.

Mons. Ferdinando Maggioni, ve-scovo di Alessandria: “Penso che la maggior forza che alimentava la sua fede è stato l’amore a Gesù Cristo. Un amore di amico all’amico, che si fa col tempo sempre più forte ed esigente di testimonianza. Il mezzo adoperato abitualmente dal Servo di Dio per alimentare lo spirito di Fede è stato la preghiera, espressione di un’amicizia profonda, continua, se-rena con il Signore. Un giorno avevo chiesto.quale fosse, secondo lui, la

cosa più importante per una valida formazione degli alunni seminaristi. Mi rispose immediatamente: “Edu-carli a trattare Gesù come l’amico del cuore; il prete deve essere inna-morato di Gesù”. Ottima conferma la troviamo nel suo testamento”.

Andrea Riccardi: “Chiave del mini-stero di Paolo VI è una fede di con-vinzione, testimoniata nell’impegno per la faticosa attuazione del Con-cilio Vaticano II, quando “si sentì solo”, senza mai venir meno al suo impegno al servizio della fede e del-la Chiesa (Milano, 18 maggio 2018).

Paolo VI: “La fede è una virtù divi-na, meravigliosa: e se noi abbiamo la fortuna di possederla, dobbiamo esercitarla, dobbiamo respirarla, dobbiamo possederla”.

Benedetto XVI: “Ho potuto speri-mentare in modo diretto la straordi-naria metamorfosi della fede, la sua forza trasfigurante. Si poteva vedere quanto l’uomo, che per sua natura era un intellettuale, si consegnava giorno dopo giorno a Cristo (Ome-lia, 10 agosto 1978).

Margherita Guarducci, archeologa: “Posso in coscienza attestare che la fede del Servo di Dio era ferma e salda. Essa traspariva dai suoi di-scorsi, dai suoi consigli sacerdotali e dal suo comportamento nella cele-brazione della S. Messa. Nell’inco-raggiamento a superare le difficol-tà, mi diceva che dovevo avere una grande fiducia in Dio, che proprio in vista delle difficoltà che avrei do-vuto affrontare nella vita il Signore l’aveva preordinata in tal senso. Mi ripeteva che Dio probabilmente de-siderava da me qualcosa d’impor-tante. Credo che il Servo di Dio pre-cedesse le grandi lotte che avrei do-vuto sostenere per la gloria di Dio e l’amore della verità. Era un uomo di preghiera; l’ho visto pregare più di una volta ed ho potuto notare il suo raccoglimento e la sua spiritualità”.

Adele Pignatelli, medico missiona-rio: “ Penso che il Servo di Dio abbia esercitato in sommo grado la virtù teologale della fede. Mi ha insegna-to a “vivere di fede”, ad interpretare con fede tutti gli eventi della vita, vedendo in essi una manifestazione della volontà di Dio

Fede e spiritualità di Paolo VIsempre più forte ed esigente di te-stimonianze. Fede in Dio e fiducia in Dio saranno i cardini di quella porta varcata dal ragazzo che diventerà, at-traverso un percorso anche doloro-so, da Parroco a Vescovo e Cardinale.

È stato sempre un uomo instanca-bile annunciatore e propositore di pace, di bene e di preghiera e dopo la preghiera, dopo quel suo perso-nale colloquio a tu per tu col Cristo nel quale immergeva i suoi occhi, ne usciva confortato e come ingigan-tito di quella forza morale che era sicuro lo avrebbe sostenuto. Instan-cabile sempre e disponibile a farsi prossimo per aiutare e consolare, per l’intera sua vita anche gli impe-gni più gravi non gli ruberanno mai il tempo per seguire questo suo per-corso giornaliero di meditazione e di fede, una fede sostenuta ed alimen-tata dalla preghiera, una fede che dopo la Santa Messa gli faceva dare un ultimo sguardo pieno d’amore al Tabernacolo e alzando ancora il viso incontrare lo sguardo del Cristo crocifisso, certo che in quello sguar-do c’era una intesa che gli infondeva amore e fiducia.

Noi sappiamo che la Fede è un dono di Dio e Dio la dona a chi la merita, a chi ha seguito il messaggio del Van-gelo, ha ascoltato le sue parole, ha meditato su di esse, ne ha fatte par-te del suo pensare, del suo sentire e del suo agire. Fu questa la sua forza, una forza che gli richiese però lungo l’arco della sua vita, tutte le energie che poteva avere e che egli profuse a piene mani per il bene della sua Chiesa, perché quando si esprimeva e lo faceva con la massima umiltà (fu il primo Papa a togliere tanti privilegi ai suoi prelati, a deporre definitiva-mente la tiara e ad avvicinarsi alla gente semplice) anche in conses-si internazionali, vedeva tutto con una visione superiore a quella degli altri. Il parroco Montini, qui sibi no-men imposuit Paulum VI, praticò e professò sempre la sua fede in ogni momento della sua vita, da mattina a sera, in ogni passo che faceva, in ogni parola che pronunciava, dimo-strando di vivere sempre quell’atmo-sfera di essere alla presenza di Dio e si sforzò perché la sua fede fosse piena, libera, certa, forte, gioiosa, operosa e umile. Nell’intero arco della sua vita spese tutte le sue forze fino a consumarsi, ma come il cero illuminò tutte le genti.

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Ho incontrato in questi giorni alcuni giovani di Campoverde.

Dalla conversazione che ne è scatu-rita ho tratto spunti interessanti per parlare di questa comunità in ordine alle aspettative e agli sviluppi che essa potrà avere per un suo futuro di crescita.

Vi posso assicurare che hanno idee chiare e non le manifestano solo a parole ma soprattutto attraverso l’impegno personale che ciascuno di loro mette in atto. È pertanto do-veroso che attraverso il notiziario parrocchiale questi loro desideri e questi loro progetti vengano fatti conoscere perché a tutti quelli che gravitano attorno a quella porzione di chiesa salodiana sia data l’oppor-tunità di un personale contributo per rendere attuati gli stimoli che essi hanno evidenziato.

Nella comunità di Campoverde il volontariato tra i nostri giovani esi-ste ed è molto disponibile. Esso si è reso e si rende visibile attraverso le molteplici iniziative che sono state attuate. Esso però, e i giovani che ho incontrato lo hanno rimarcato con insistenza, ha bisogno di essere maggiormente responsabilizzato. In questo modo coloro che lo compon-gono impareranno dal vivo e da una esperienza concreta il modo di assu-mersi delle responsabilità in proprio.

Le occasioni di aggregazione sono il modo concreto per agganciare mol-teplici persone e farle sentire parte attiva della comunità di cui fanno parte. È evidente, e i giovani lo rico-noscono, che Campoverde è in gran parte un borgo popolato da anziani. Ma essi hanno sottolineato con forza che in esso sono presenti molti nu-

clei familiari con figli, che, con alcu-ne iniziative realizzate e di cui dire-mo, sono stati avvicinati . C’è pure la presenza di giovani e di adolescenti che dispongono di molte potenziali-tà che hanno bisogno solo di essere conosciute e valorizzate.

Il 27 luglio, festa di S. Anna, come è tradizione da molti anni, nella chie-setta dedicata alla santa, collocata tra l’altro in un luogo storico perché affiancata da un ponte che risale all’epoca della presenza romana a Salò, è stata celebrata una solenne S. Messa, presieduta dal nostro Arci-prete. Ha fatto seguito un simpatico rinfresco che ha coinvolto molte per-sone. L’iniziativa ha visto la fattiva collaborazione di alcune donne della frazione che hanno reso gioiosa la festa, tanto cara a tutti coloro che vi partecipano.

La sera dell’11 agosto ha visto, per la prima volta, il vecchio borgo medio-evale animarsi in modo sorprenden-te. Nella antica via del Ponte Vecchio sono state collocate panche e tavole sulle quali sono state predisposte le stoviglie per una cena a lume di lam-pione. Le vivande sono state, con ge-

nerosità ed abbondanza, fornite da tutti coloro che avevano dato l’ade-sione all’iniziativa. Il menù è risulta-to molto variegato ed abbondante a dimostrazione che la proposta aveva trovato la generosa e convinta ade-sione di molte persone. La numerosa presenza di anziani, giovani famiglie con i loro piccoli, di adolescenti e di giovani ha reso la serata vivace e quanto mai piacevole per la gioia e la felicità di tutti quelli che hanno gustato e gradito il menù. Si è notata la presenza di nuclei familiari finora mai incontrati e anche di persone non appartenenti alla frazione. Que-sta cena, come peraltro dicasi per le altre iniziative che qui vengono illu-strate, sono aperte a tutti coloro che hanno voglia di esserci. Campoverde insomma non è una comunità chiusa in se stessa. Ma proprio la presenza di persone finora mai incrociate ha dato lo spunto per sperare che que-ste iniziative riescano a coinvolgere sempre più persone disposte a cre-are comunità e condivisione. Tutti sono convinti che la cena del borgo, visto l’esito altamente positivo del suo esordio, debba avere continuità di realizzazione.

Domenica 9 settembre, portando avanti una tradizione che dura da anni, è stato organizzato lo spiedo di solidarietà nello spazio adiacente alla chiesa di S. Firmina. Numerosa

Oratorio di Campoverde - Villa

Una comunità che guarda al futuro

La via Ponte Vecchio animata dai partecipanti alla cena del borgo

Un incontro stimolante

Le iniziative a CampoverdeLa chiesa di S. Anna

Prospettive di crescita per Campoverde

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a cura di Gualtiero Comini e di Attilio Moretti

come sempre l’adesione all’iniziativa che evidenzia il suo carattere caritati-vo anche perché il ricavato della ma-nifestazione viene devoluto a suor Ketty, originaria di Campoverde, la suora della Congregazione delle Po-verelle di Bergamo da anni impegna-ta in terra di missione in Brasile e alle necessità della parrocchia.

Anche questa bella occasione di condivisione viene realizzata, con professionalità ed entusiasmo dal gruppo dei volontari. I giovani mi hanno confermato che la comunità, anche in occasioni come questa, ri-trova il senso di essere chiesa viva sul territorio. Quindi Campoverde si conferma, e lo ribadisco, essere più che una comunità che conta sulle sue strutture una comunità che vive sulle occasioni di aggregazione che essa sa porre in essere.

Lo spiedo della domenica è stato preceduto nella serata del sabato e nello stesso ambiente da un “green fest” che ha visto momenti dedicati prima alle famiglie con i loro figli e successivamente ai giovani: gli in-

gredienti di successo di questa festa sono stai il menù di piatti bresciani e brasiliani e la musica dal vivo. Que-sto momento avrà senz’altro un se-guito.

I giovani incontrati sono convin-ti che se ci sarà più attenzione alle loro proposte, ancora una maggiore adesione, condivisione e fattiva par-tecipazione alle stesse, la comunità di Campoverde saprà essere un cor-po vivo della Chiesa e il compito di evangelizzazione sarà reso più attua-le. D’altronde questi giovani hanno preso sul serio lo stimolo dato da Papa Francesco per una maggio-re corresponsabilizzazione dei laici all’interno del corpo ecclesiale.

Va detto, e i giovani con franchezza questo concetto lo hanno espresso, che sembra esserci scarsa conside-razione per le frazioni e questo si-gnifica organizzazione non sempre efficiente.

Concerto per Villa in Festa

Sabato 8 settembre a conclusio-ne delle manifestazioni estive

della 14 edizione di ”A Villa si Balla” di agosto abbiamo ospitato nella piazzetta della fontana il concerto della banda cittadina di Salò che da anni ci delizia con la sua brillante e più volte applaudita esibizione.

Il concerto, diretto dal maestro Ste-fano Giacomelli, ha avuto un’impor-tanza maggiore in quanto la banda festeggia i suoi 200 anni di storia, in-fatti i brani eseguiti sono stati scelti per dare lustro all’evento.

L’atmosfera creata e l’ambito della collocazione nella nostra piazzetta ha dato al pubblico numeroso una percezione come degli spettacoli di altri tempi quando si andava ad ascoltare la banda con concentra-zione e trasporto nel silenzio per poi applaudire con gioia.

Il gruppo musicale della banda an-novera tra i suoi componenti anche giovani della nostra frazione dei quali ne vanno orgogliosi i fami-gliari e conoscenti.L’impegno che si presta per riuscire è molto serio ed implica dedizione e passione che gli insegnanti sanno trasmettere con grande costanza, dai giovani viene il futuro di un’associazione che van-ta 200 anni di vita.

Ringraziamo a nome del gruppo vo-lontari dell’oratorio Paolo VI il Pre-sidente Sig. Andrea Piana che con una certa emozione ci ha illustrato quale sia l’amore per la musica che ispira tutti i componenti dell’orche-stra, è evidente che i risultati danno ragione di mesi di prove per ese-guire brani così importanti, molto applauditi dal pubblico presente.

Il programma del concerto

Di Gioacchino Rossini Una Marcia per il sultano - Tancredi

Charles Gounod Festive dance from Faust

George Gershwin The Symphonic Gershwin – Girl Crasy

Leonard Bernstein Candide suite – West side story selection

Attilio Moretti

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L’allegra brigata dello spiedo della solidarietà

Prospettive di crescita per Campoverde

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Eccoci all'inizio di un nuovo anno di fede! Anche per i ragazzi del-

le medie stiamo imbastendo un iti-nerario che ci permetta di vivere un vero incontro con Gesù Cristo. Come educatori ci siamo posti la domanda che Gesù ha fatto ai suoi amici: “di cosa discutete lungo la strada?” La strada, lo sappiamo, non è solo il luogo fisico. Essa rappresenta la vita. Spesso, osservando i nostri ragazzi, li vediamo gioiosi e spensierati; a vol-te invece chiusi ed introversi. Cosa ci sarà nel loro cuore? Cosa desiderano

veramente? Cosa li fa sobbalzare dal “divano”? L'anno scorso abbiamo concluso l'itinerario di fede ricono-scendo quelle amicizie che hanno cambiato la nostra vita. Alcuni ragaz-zi hanno esplicitato ai loro coetanei che è possibile essere felici e che la possibilità della felicità stava nell'a-micizia con Gesù presente e vivo tra noi. Quest'anno desideriamo partire proprio da qui. È bello e grande il dono dell'amicizia.

Lo è di più se riusciamo a riconoscere

l'altro come un dono di Dio per me. Oseremo anche di più: cercheremo di carpire i sogni che sono nel nostro cuore, questi sogni che appartengo-no a Dio e che spesso nell'amicizia già condividiamo. Parleremo inoltre della santità che, come dice il nostro Vescovo, è il nome religioso della bellezza. Il cuore umano ha sete di questa bellezza, quindi anche il cuo-re dei nostri ragazzi!

Senza paura, solo ammettendo che è possibile anche per ciascuno di noi!

Oratorio di Salò

FILIALE DI CUNETTONE DI SALÒVia Zette, 31 - tel. 0365 438058

Tu sei un dono di Dio per me!

Itinerario di Fede duemila 18|19 per i bambini del catechismo

Con questa domanda inizia la lettera pastorale “Vorrei che

camminassimo nella santità” scritta dal nostro Vescovo. La santità è il tema che anima le parole del nostro Pastore. Ed è il tema da cui ci siamo lasciati ispirare per tracciare le linee guida del nostro cammino del cate-chismo. Ma come rendere la Santità una realtà efficace e comprensibile ai bambini dell’ICRFR?

Il cammino di Fede si caratterizza nell’andare incontro a Gesù per cono-scere e vivere un’amicizia particolare con Lui. I bambini portano nel cuore tante domande sul senso della loro vita e di ciò che accade attorno a loro.

Sono inoltre curiosi, desiderosi di conoscere e di fare esperienze con persone significative che li aiutano a crescere. I bambini hanno bisogno di testimoni che rispondano con serietà proprio a quelle domande grandi che si portano nel cuore. Ed esigono da noi adulti risposte concrete e credi-bili. Ecco allora l’intuizione: mettersi alla ricerca di colui che già ci ha tro-

vati. Siamo tutti in cammino verso la fe-licità, siamo attratti dalla bellezza perché quel “seme” è ripo-sto in noi da sempre. Felice allora l’uomo che vive così. Da qui il titolo un pò ‘gioco-so’ della nostra espe-rienza: “Beato chi cerca Gesù perché trova il suo tesoro!”. Diventare Suoi amici è la strada per essere felici. Eh sì, beato, cioè felice, quel fan-ciullo o quell’uomo che trova in Gesù la sua ricchezza.

I santi, bambini e uomini come noi, lo hanno capito e vissuto. La loro vita di persone ordinarie come noi è diventata straordina-ria perché hanno cercato e trovato in Gesù Cristo la risposta a tutti i loro bisogni di bellezza, di bene, di giustizia e di felicità. Il loro cuore

era animato dallo stesso desiderio grande che abita nel nostro cuore. I Santi sono i nostri testimoni cre-dibili. Hanno trovato in Gesù Cristo l’Amico che dà significato al loro es-sere e senso al loro fare. Noi, guar-dando loro, speriamo di trovare la stessa risposta.

Che cosa ti sta veramente a cuore?

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Donazioni 2017 /2018

€ 500 Suore Clausura - Visitazione, Salò€ 500 Suore Elisabettine - Talì - Sud Sudan€ 500 Don Renato Abeni - Lituania€ 500 Centro Patorale S. Angela Merici - Amazzonia - Brasile€ 500 Sostegno per un seminarista comboniano - Portogallo€ 500 Emergenza Rifugiati Sud Sudan€ 500 Carcerati Kitega - Burundi€ 500 Suor Générosa - Ngozi - Burundi€ 500 Suore Elisabettine Buzago - Argentina€ 500 CMB per acqua potabile e assistenza medica - Kenya€ 300 CMB assistenza ciechi - Kenya€ 300 Adozione Cuore Amico - Bereina - Nuova Guinea

€ 1.000 Suor Ketty - Paranaguá - Brasile€ 1.000 Carcerati Sud Sudan - Arcidiocesi di Gitega€ 1.000 Don Battista Poli - Nairobi

Gruppo Missionario

Carissimi amici del Gruppo Missio-nario di Salò,

scrivo per ringraziarvi di cuore del-la generosa offerta che ancora una volta avete mandato alla nostra mis-sione di Tali.

Non so spiegare quanto è impor-tante l’aiuto che ci date ... non solo per quello che possiamo realizzare con i soldi delle vostre offerte, ed è veramente tanto per una realtà po-vera come questa, ma soprattutto per l’incoraggiamento e il sostegno che riceviamo dal vostro pensiero, dalle vostre preghiere, dal fatto che il vostro cuore e la vostra generosità sono con noi.

Quando hai di fronte agli occhi ogni giorno la povertà, la fame, la man-canza di cure sanitarie, la corruzione che rende spesso inutili tanti sforzi, la mancanza di istruzione che ren-de ottuse le menti, il prevalere del tribalismo che rende difficile ogni cambiamento e fa prevalere l’inte-resse personale su quello collettivo, la guerra che semina disperazione e toglie il futuro ... bè, tante volte vi confesso che è davvero difficile mantenere viva la speranza.

Ma ci sono due stelle che continua-no a brillare in questa oscurità: una sono i poveri, la loro sofferenza non può farci chiudere gli occhi, di fron-te a loro non possiamo arrenderci e dire che è tutto inutile, perché loro resterebbero soli e potrebbero pen-sare che il Signore li ha dimenticati... questo non possiamo permetterlo. E l’altra stella siete tutti voi che in modo concreto e puntuale ci dite che davvero non siamo soli, che il cuore di tante persone è vicino a questi fratelli così provati dalla vita, che il Signore è vicino, non con i miracoli che risolvono all’istante ogni problema, ma con il miraco-lo più grande, quello che alimenta l’amore nei nostri cuori e ci rende

suoi strumenti, sua Provvidenza, suo cuore, che fa crescere la fraternità universale che, voglia Dio, un giorno potrà veramente salvare il mondo.

Il nostro grazie allora si trasforma su-bito in preghiera di ringraziamento al Padre: lui saprà ricompensare effica-cemente la vostra generosità. Per voi è quel “Venite, benedetti del Padre

mio...” che il vangelo di Matteo as-sicura a chiunque si sia preso cura delle sofferenze dei suoi fratelli più piccoli, anche solo con un bicchie-re d’acqua. A questo dono prezioso uniamo tutta la nostra stima e rico-noscenza,

con affetto

Sr Vittoria e sorelle

Nei tre appuntamenti dell’anno, Natale, Domenica delle Palme e Cena Povera, il Gruppo riceve dalla nostra comunità generose dona-zioni che sono inviate alle orga-nizzazioni missionarie con le quali siamo in contatto. Qui riportiamo l’elenco delle somme distribuite e due tra le tante lettere di ringrazia-mento ricevute: dalle suore Elisa-bettine di Talì e da Suor Générosa di Ngozi

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Scuola paritaria cattolica

Non solo istruzione, ma soprat-tutto educazione, intesa come

apprendimento di principi e valori intellettuali e morali - fratellanza, so-lidarietà, giustizia - in accordo con le esigenze dell’individuo e della socie-tà.

L’Istituto Paritario Cattolico «Enrico Medi» non si pone come una scuo-la che semplicemente avvia i ragaz-zi alla conoscenza del sapere e alla preparazione per lo svolgimento di una professione, ma come luogo significativo che permetta allo stu-dente di scoprire e sviluppare le pro-prie potenzialità e i propri interessi, cercando all’interno della comunità scolastica la condivisione dei valori e una costante attenzione alla specifi-cità delle proposte educative.

Una proposta didattica articolata, costruita sulla centralità dell’alunno, moderna, carica di novità interes-santi, al passo con i tempi complessi dei giorni nostri, che in questo servi-zio proviamo a presentare ai lettori del bollettino parrocchiale.

Un po’ di storia

L’Istituto «Enrico Medi» nasce come Media Cattolica per iniziativa di un gruppo di genitori propensi a creare una scuola di ispirazione cristiana, gestita dalla Parrocchia S. Maria An-nunziata di Salò. Erano 12 gli studen-ti seduti ai banchi della prima classe in quel lontano settembre 1982, che vide la costituzione di una Coopera-tiva con responsabile l’allora parroco mons. Paolo Zanetti e l’intitolazione dell’Istituto allo scienziato Enrico Medi, uomo di fede, insegnante, fi-losofo e scienziato.

«Tutto – ricorda Giancarlo Giaco-muzzi, amministratore della Cooperativa Sociale oggi presieduta da Pierluigi Casella – nacque da un lascito destinato alla parrocchia da parte del dott. Valdini, medico radiologo in Salò, e della moglie Antonia Caldirola, per la realizzazio-ne di un edificio che ospitasse una struttura scolastica su un terreno nella zona del “Lugone”, appena fuori la vecchia cinta muraria».

Oggi l’Istituto ospita 3 sezioni di Scuola media (con 9 classi) e 3 se-zioni di Liceo (Linguistico, Scientifico Scienze Applicate e Scienze Umane, con 15 classi).

Dal 2004 l’Istituto ha assunto la sua forma giuridica con la denominazio-ne «Enrico Medi –Società Coopera-tiva Sociale Onlus» ed ha un proprio Consiglio di amministrazione com-posto da 7 membri, con un presi-dente laico e due rappresentanti della Parrocchia. Oggi l’istituto è una realtà radicata che offre istruzione a oltre 400 ragazzi e un posto di lavoro a 55 docenti.

La mission della qualità

Negli ultimi anni l’Istituto Medi ha profuso uno sforzo consistente per rendere più proficua la preparazione dei docenti e l’ambiente più idoneo alle moderne esigenze, affinché il processo di insegnamento-appren-dimento si concretizzi in proposte ricche e aderenti ai tempi per ogni ordine e grado di scuola.

«Nella convinzione che lo studente sia il cardine irrinunciabile dell’istruzione – spiega la direttrice scolastica, la prof.ssa Luisa Madure-ri – costruiamo attorno all’alunno il nostro intervento didattico». All’ora-rio scolastico di base, con le attività didattiche che si svolgono dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 16, si affianca-no corsi opzionali di vario indirizzo - sportivo, artistico, culturale - nell’o-rario facoltativo 16-17. «Facoltati-vo, si, ma apprezzato – continua la prof.ssa Madureri - visto che tutti si fermano fino alle 17. Come in un college proponiamo la possibilità di svolgere attività che sono parte inte-grante del mondo reale dei giovani, dalla musica allo sport».

Le ore pomeridiane sono dedicate in particolare allo svolgimento delle esercitazioni scritte, con la presenza dei docenti. Questo permette all’a-lunno di svolgere tutti i lavori scritti a scuola e concentrarsi a casa solo sullo studio.

Il concetto di «studente al centro» presuppone anche percorsi perso-nalizzati, nel rispetto delle attitudini di ogni ragazzo, così come interventi da parte di docenti specializzati per seguire alunni che manifestano un bisogno educativo speciale, con di-sabilità o Disturbi Specifici dell’Ap-prendimento (DSA).

«Nelle classi delle medie e in quelle del primo biennio del Liceo

Istituto «Enrico Medi», lo studente al centro

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a cura della Scuola “E. Medi”

– aggiunge la prof.ssa Madureri – cerchiamo di consolidare il metodo di studio, proponiamo ore di appro-fondimento e recupero delle materie curricolari, per le classi 4° e 5° supe-riore organizziamo tirocini formativi in aziende ed enti del territorio per consentire agli allievi di prendere contatto con la realtà economico-so-ciale che li circonda e con il mondo del lavoro, come da indicazioni mini-steriali».

E ancora: l’Istituto offre preparazio-ne, tramite corsi opzionali pomeri-diani, agli esami degli enti certifica-tori «Goethe Institute», «Alliance Francaise», «Cervantes» e «Cam-bridge» rispettivamente per la lin-gua tedesca, francese, spagnola e inglese che rilasciano certificazioni riconosciute a livello europeo. L’I-stituto propone inoltre agli studenti un corso opzionale di lingua russa e corsi pomeridiani di rafforzamento dell’inglese con insegnanti madrelin-gua, cui possono accedere gli inse-gnanti stessi.

I docenti non sono semplici «tra-smettitori di sapere», ma si specia-lizzano nel formare ed educare gli studenti: «Da qualche anno – dice la direttrice - ai nuovi assunti chiedia-mo determinate certificazioni sulla conoscenza della lingua inglese per-ché, indipendentemente dalla ma-teria insegnata, devono poter fare lezione in lingua».

La «Classe Europa», innovativa of-ferta formativa linguistica

Dall’anno scolastico 2015-2016 è atti-vata una classe «Europa» nella scuola media (la sezione C). Questa propo-sta innovativa per un apprendimento rafforzato delle lingue straniere pre-vede, nel proprio piano orario, che alcuni argomenti e discipline vengano affrontati in lingua straniera con un docente che, oltre alla competenza disciplinare, è in possesso delle ne-cessarie competenze linguistiche.

A titolo di esempio, i ragazzi seguo-no lezioni di tecnologia, geografia, scienze e arte tenute in lingua in-glese, o lezioni di musica e storia in tedesco. L’orario prevede anche la presenza di due ore settimanali con madrelingua.

«Si tratta – ci dice la direttrice scola-stica - di una proposta didattica che piace molto, apprezzata dai genitori che ne colgono la grande valenza dal

punto di vista formativo. Riceviamo una media di 40 richieste ogni anno, a fronte di 25 posti disponibili». Gli effettivi partecipanti sono scelti sul-la base di un test attitudinale. Non è un corso per piccoli geni, ma è chia-ro che gli alunni devono dimostrare particolari attitudini.

«Ovviamente – precisa il prof. Emiliano Buggio, preside delle Me-die – le altre due sezioni non sono trascurate dal punto di vista linguisti-co. Anzi, direi che la costituzione del-la sezione Europa ha fatto in certo senso da traino, innalzando il livello dell’apprendimento delle lingue an-che nelle altre classi. Infatti, anche nelle sezioni A e B abbiamo intro-dotto alcune ore di varie materie in-segnate in lingua e, nel pomeriggio, diamo la possibilità di seguire i corsi per le certificazioni europee».

Questo particolare progetto di for-mazione linguistica è un percorso che parte dalla prima media e può arrivare fino alla quinta superiore. È una proposta didattica che sta dan-do ottimi risultati.

Il liceo linguistico diventa quadrien-nale per essere moderno

Il Ministero dell’Istruzione ha auto-rizzato l’Istituto Medi ad attivare, già a partire dall’anno scolastico appe-na iniziato, il Liceo Linguistico qua-driennale. È uno dei 192 istituti che in Italia ha ottenuto, tramite bando, questa opportunità. Evidentemente il ministero ha apprezzato il progetto didattico dell’Istituto. Le sperimen-tazioni quadriennali non sono state attribuite a tutte le scuole che ne hanno fatto richiesta, ma alle propo-ste che hanno evidenziato qualità e innovazione nei percorsi didattici.

Si tratta, come dice il nome, di un nuovo modello di scuola superiore con un corso che dura 4 anni, anzi-

ché 5. «Un modello di respiro eu-ropeo – spiega la prof.ssa Madureri - che presuppone una rivoluzione didattica. È una sfida che abbiamo colto assecondando una necessità di innovazione».

«Già da mesi – spiega il preside del Liceo, il prof. Silvio Poli – gli insegnan-ti hanno avviato un percorso di pre-parazione per questo nuovo modello di didattica, che costringe a rivedere il sistema di insegnamento, oltre che quello di studio da parte de ragaz-zi. Non è, ovviamente, un modello in riduzione, visto che i programmi ministeriali e l’esame di Stato sono gli stessi dei corsi quinquennali». Il liceo quadriennale garantisce il rag-giungimento delle competenze e de-gli obiettivi specifici di apprendimen-to previsti per il quinquennale. Ma al contempo riduce le distanze tra scuola, università e lavoro, consen-tendo agli allievi di allinearsi agli altri studenti dell’Europa e del resto del mondo, che si diplomano un anno prima rispetto agli studenti italiani.

Il quadriennale prevede lo studio di inglese, tedesco, spagnolo e, a scel-ta, russo o francese. «È un percorso – conclude il prof. Poli – che peraltro si innesta sul nostro progetto Euro-pa, che avevamo già introdotto al Liceo Linguistico, così come al Liceo Scientifico».

Ricordiamo, infine, che anche per le famiglie che scelgono questa scuola la Regione Lombardia eroga l’asse-gno «Dote Scuola», attribuito in base al reddito ISEE. È inoltre possibile avvalersi di borse di studio messe a disposizione dalla Diocesi di Brescia.

Per altre informazioni, o per i recapi-ti di contatto con l’istituto, vi riman-diamo al sito internet della scuola, all’indirizzo: www.istitutoenricomedi.it.

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Visita del Vescovo

Vorrei che ci mettessimo insie-me in ascolto di questa parola

che abbiamo udito e che è stata pro-clamata. Quando celebriamo l’euca-restia noi ci mettiamo anzitutto in ascolto.

Riceviamo, prima della presenza del Signore, misteriosa, quel pane che diventa il suo corpo, quel vino che diventa il suo sangue, prima di ricevere in dono la sua presenza noi riceviamo in dono la sua Parola, at-traverso quelle letture che vengono proclamate e che anche quest’oggi sono state proclamate.

E questo diventa allora un appunta-mento con qualcuno che ha qualco-sa da dirci. Quando noi partecipiamo all’eucarestia, ecco succede anche questo. È come se il Signore ci dices-se: “Ti aspettavo”, “hai fatto bene a venire”, “ecco cosa voglio dirti oggi”.

Ogni domenica ci raggiunge una pa-rola del Signore un po’ confidenziale. È bello sentirla così: “Cosa hai da dir-ci oggi, Signore, in questa circostanza particolare, per noi così solenne, per me che incontro per la prima volta questa comunità qui. “Che cosa hai da dirci?”.

La parola del Signore che abbiamo ascoltato ha come due risvolti, se non vedo male. È una parola, ed e questo è il primo risvolto, piuttosto severa che dobbiamo prendere così com’è con molta serietà.

Mi riferisco in particolare, alla par-te conclusiva del brano del Vangelo, dove Gesù usa parole molto, mol-to dure. Cita un’indicazione molto precisa sulla vigilanza che deve ac-compagnare la nostra vita. Dice “Chi scandalizza uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via”

Gli scandali. Chiediamo al Signore la grazia di essere persone che non danno mai scandalo, per nessuna ragione, ognuno di noi è chiamato nella vita e nella chiesa a dare una testimonianza di rettitudine, di giu-stizia, di limpidità. Siamo chiamati ad essere persone che fanno del bene, sempre, che non lasciamo spazio al male, mai. Siamo chiamati a testi-

moniare la grandezza e la bellezza dell’amore di Dio verso ogni persona. Chiediamo al Signore questa grazia.

E l’altra parola piuttosto severa la ascoltiamo dalla seconda lettura, dalla lettera di S. Giacomo. Anche qui i toni sono molto forti “Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono diventate mar-ce, i vostri vestiti sono stati mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggi-ne, la ruggine si alzerà ad accusarvi. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida.”

Di nuovo l’ingiustizia di nuovo qual-cosa che non deve accadere mai e la brama di possedere, questa esage-rata tensione ad avere piu possibile poi ci pone nella condizione di fare del male agli altri e chiudere gli occhi sulla loro dignità.

Ecco anche su questo il Signore ci raccomanda di essere molto, mol-to severi con noi stessi. Eccoci, è un esame di coscienza quello che oggi il Signore ci invita a fare. Questa è la parola che ci viene offerta e non è giusto sfuggirla, non è giusto annac-quarla.

Questo Signore, anzitutto quello che ci dici , è un invito ad una conversio-ne costante, seria, ad un esame pro-fondo e non superficiale della nostra vita, una lotta continua contro ciò che la può investire, la può ferire, la può vendere; la vita nostra e la vita degli altri .

Poi c’è un altro insegnamento, que-sto invece ci allarga il cuore. Certo non va separato dal primo, questo ci allarga il cuore perchè parla della profezia di ciò che ognuno di noi può fare nel nome di Dio, delle capacità che ognuno di noi ha perchè il Signo-re gliele ha donate e contemporane-amente la raccomandazione a non

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essere gelosi gli uni degli altri. Più precisamente a non essere gelosi del bene che le persone possono fare.

Perché può succedere che gli altri facciano del bene meglio di noi. E questo purtroppo, in qualche caso, potrebbe farci nascere delle gelosie. È incredibile, ma è così anche il bene può rendere gelosi. Dal male dob-biamo guardarci ma anche quando compiamo del bene e lo vediamo compiuto dagli altri dobbiamo es-sere molto attenti perché il bene domanda rispetto e libertà di cuore. Ma è bello anzitutto constatare che noi possiamo fare del bene e que-sto bene assume tante forme. Una di queste, dice la Parola di Dio, è la profezia. Suona abbastanza astratta questa frase, ma è molta bella. Ve-diamo allora di capire perché sia nel brano tratto dal libro dei Numeri, la prima lettura, sia nel brano del Van-gelo si parla della profezia, cioè di quella forma di bene che l’uomo ha potuto compiere.

“In quei giorni il Signore scese nel-la nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose so-pra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posa-to su di loro, questi profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito.” Mosè ha il dono della profezia. Il Signore rende par-tecipi anche altri di questo dono.

Qualcosa di simi-le avviene anche nel vangelo perché abbiamo ascoltato l’evangelista Mar-co che ci ha riferi-to di Giovanni, uno dei discepoli, disse a Gesù: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava de-moni nel tuo nome e volevamo impedir-glielo”, perché non ci seguiva, cioè non era dei nostri. Non è con noi, non ti sta seguendo.... eppure scacciava i demoni, non dovrebbe farlo.

E Gesù dice “non glielo impedite, non c’è nessuno che faccia un mira-colo nel mio nome e che poi possa parlare male di me.” Se sta facendo un’opera buona, sta facendo un’a-zione potente, perché dobbiamo im-pedirglielo? Anche questa è profezia anche questa è profezia.

Quello è il profeta: il profeta è l’uo-mo di Dio, la donna di Dio. È quella la persona la cui parola e le cui azioni rivelano Dio. È la persona attraverso la quale, guardando la quale e ascol-tando la quale, vedendo vivere la quale, noi capiamo meglio chi è Dio.Perché vedete, Dio non è un argo-mento di cui parlare nelle discussio-ni, ma è qualcosa che si trasforma in una sorta di discorso che pian piano si approfondisce.

Chi sia Dio non lo si impara su un banco ma dentro la vita. Dio si rive-la soprattutto attraverso la testimo-nianza degli uomini, non lo si vedrà mai direttamente, lo si vedrè sem-pre indirettamente; e attraverso che cosa? Attraverso ciò che gli uomini sono e fanno. E quando delle perso-ne manifestano davvero Dio nel loro modo di parlare, nel loro modo di agire, diciamo di loro che sono Pro-feti.

E hanno questa caratteristica in ge-nere: che grazie alla comunione con Dio che coltivano, riescono a dare anche un’interpretazione molto vera, molto profonda di ciò che ac-cade. Hanno occhi in grado di coglie-re la verità della vita cosi come si sta svolgendo. E questa profondità che apre al futuro. Intravedono, intuisco-no processi che si stanno avviando e che delineeranno il futuro. Non sono degli indovini i profeti. Sono uomini di Dio che leggono così profonda-mente il presente da coglierne le ri-sonanze future, ma questo perché? Perché sono una cosa sola con Dio.

Ecco, e chiudo, tutti noi siamo chia-mati ed essere profeti, a rivelare agli altri il mistero buono e santo di Dio, attraverso le parole che diciamo, at-traverso le riflessioni che compiamo, attraverso le azioni che compiamo.

Tutto quello che noi diciamo e faccia-mo può avere un risvolto particolare e diventare testimonianza per gli al-tri. Tutti possono dire una parola che fa del bene. Pensate a una parola di consolazione, una parola di consi-glio. Quanto c’è bisogno di queste parole in un mondo dove le chiac-

chere sono tante dove girano parole in continuazione che possono anche ferire, possono anche fare male, ti colpiscono come delle pietre.

Ma è importante avere delle perso-ne le cui parole fanno sentire l’amo-re di Dio: la sua bontà, la sua pazien-za, il suo affetto, il suo perdono. E poi le azioni, i gesti che si compiono magari con coraggio, magari contro corrente, gesti dettati dall’amore sin-cero per il prossimo, gesti che costa-no perché attraverso questi gesti tu sacrifichi qualcosa o ti sacrifichi ad-dirittura per gli altri; come fanno ige-nitori che per il loro figli darebbero la loro stessa vita. Ecco questo significa essere profeti.

Questo significa che il Signore ci ha messo nella posizione di fare quel bene di cui il mondo ha bisogno. Vi auguro che sia così, vi auguro di es-ser persone che contrastano in tutti i modi il male, vi auguro di essere persone che attraverso cio che dico-no, cio che fanno rendono presente l’amore misericordioso di Dio capace di trasformare il mondo

Mons. Pierantonio Tremolada

trascrizione della Omelia alla Liturgia del 30 settembre 2018

Domenica ho partecipato con la mia famiglia alla Santa Messa pre-sieduta dal Vescovo. Mi sono com-mossa alla sua omelia. Semplice e diretta. In particolare quando ha detto che “siamo tutti collegati, in comunione: che il bene dell’u-no è il bene di tutti. Dio non è un concetto astratto ma lo si trova nei piccoli gesti quotidiani, una gentilezza, una parola buona, una carezza”. Ci ha spronati come co-munità cristiana a cercare di fare sempre il nostro meglio nel bene, essere di esempio, soprattutto in famiglia. Questo è Dio. Essere profetici. E chi è un profeta? “Non è altro che qualcuno che ha una visione talmente profonda del-la realtà quotidiana da riuscire a percepire gli effetti delle azioni di oggi nel futuro. Perché essere profetici è proprio questo. Se fac-ciamo il bene ogni nostra azione avrà una ripercussione, una riso-nanza futura”. Sono concetti sem-plici e forse nulla di nuovo ma mi è piaciuto come li ha espressi.

È stato concreto e diretto, come piace a me.

Una mamma dell’Oratorio

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In ascolto della Parola a cura di Oswald

La Valle, il suo lavoro,la sua gente,la sua Banca.

PIZZERIA - GELATERIA

AL MOLOdi CIFALÀ ANTONINO

Via Bolzati, 5 - SALÒ (Bs)tel. 0365 521006

Onoranze Funebri

Casa funeraria

“San Benedetto”

Tel. 0365 40162Cell. 337434380

Le sacre Scritture di domenica 14 ottobre, XXVIII del Tempo

Ordinario/B ci raccontano di un gio-vane ricco che chiede a Gesù di indi-cargli la via per avere la vita eterna. Purtroppo, a motivo dei tanti beni che possedeva, non è stato capace di rinunciare a questi per seguire il Maestro sulla via della povertà.

Gesù spiega che per ottenere la re-alizzazione di quella speranza è ne-cessario liberarsi di tutto ciò che è Mammona, cioè di tutto ciò che sembra essere garanzia e sicurezza umana. Mammona, cioè il denaro, non è uno dei tanti idoli; è l’idolo per antonomasia. Letteralmente “l’idolo di metallo fuso” (Es 34,17). Mammo-na è l’anti Dio perché crea una specie di mondo alternativo, cambia ogget-to alle virtù teologali: Fede, Speranza e Carità non vengono più riposte in Dio, ma nel denaro.

Si attua una sinistra inversione di tutti i valori: “Niente è impossibile a Dio” dice la Scrittura. Ma il mon-do dice: “Tutto è possibile a chi ha denaro”. E i fatti sembrano dare ra-gione a questa teoria. L’attaccamen-to al denaro – dice la Scrittura – è la radice di tutti i mali (1 Timoteo 6,10).

Dietro ognuno dei più gravi mali del-la nostra società (droga, mafia, se-questri di persona, corruzione politi-ca, fabbricazione e commercio delle armi, sfruttamento della prostituzio-ne), c’è il denaro! Ma vediamo, in sintesi, cosa ci dicono le sacre Scrit-ture di domenica 14 ottobre XXVIII del Tempo Ordinario/B.

Nella prima lettura, ricavata dal li-bro della Sapienza (7.7-11) ci viene ribadito che nulla vale quanto il pos-sesso della Sapienza. Ma non quella

mondana (onori, ricchezze, prestan-za fisica), ma quella che proviene da Dio e che ci illumina con la sua paro-la e la sua legge.

Il ritornello del Salmo responsoriale dice: Saziaci, Signore, con il tuo amo-re: gioiremo per sempre. E ci ricorda che tutto passa nel nostro mondo. Solo l’amore di Dio resta.

Nella seconda lettura, tratta dalla lettera agli Ebrei (4,12-13) ci viene detto che per imparare la vera Sa-pienza non c’è nessun mezzo efficace

quanto l’ascolto attento della Parola di Dio. Essa infatti è luce che rischia-ra e forza che ravviva le più nascoste energie dello Spirito.

Dal Vangelo, secondo Marco (10, 17-30), apprendiamo che per seguire Gesù non basta osservare i coman-damenti, ma occorre accogliere con generosità il suo Vangelo. Nulla va anteposto a Cristo, né i beni che pos-sediamo, né le nostre sicurezze.

Ma noi non siamo chiamati solo a denunciare l’idolo denaro e la ric-chezza iniqua. Gesù non lascia nes-suno senza una speranza, neppure il ricco. Quando i discepoli in seguito al detto sulla cruna dell’ago e il cam-mello, sgomenti, chiedono a Gesù: “Allora, chi potrà salvarsi?” Egli ri-spose: Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio”.

Gesù può salvare anche il ricco. Ai ricchi Gesù addita una via d’usci-ta dalla loro pericolosa situazione: “Accumulatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano”. Gesù consiglia ai ricchi di trasferire i loro capitali all’estero. Ma non non in Svizzera, in cielo!!!

Secondo la morale dei ben pensanti, la provvidenza benedice i virtuosi, offrendo loro l’abbondanza.

Così anche gli Ebrei al tempo di Gesù credevano che i beni e le ricchezze fossero un segno della benedizione di Dio. Ma Gesù ha vissuto povero, e ha portato gli apostoli alle mede-sime privazioni. I primi cristiani li hanno seguiti e la persecuzione li ha talora condotti ad abbandonare anche le famiglie. Ma non erano in-difesi: avevano la convinzione di es-sere entrati nella sola vita che valga la pena di essere vissuta, la loro esi-stenza quotidiana era ricca della vita di Dio. Ai ricchi di questo mondo rac-comanda di non riporre la speranza sull’incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché ne possiamo godere; di fare del bene, di arricchirsi di opere buo-ne, di essere pronti a dare, di essere generosi, mettendosi così da parte un buon capitale per il futuro, per acquistare la vita vera. E così sia.

Che cosa devo fare per avere la vita eterna?

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a cura di Gianna Caravaggi Giannetta Capire la Liturgia

Come premesso nel Notiziario di Settembre u.s., ci faremo

condurre da Paolo VI, ormai prossi-mo santo insieme al Vescovo salva-doregno, Oscar Romero, a riflettere sul significato dell’anno liturgico, sulla celebrazione dei suoi misteri e sulla sua incidenza nella vita del cristiano grazie alla rappresentazio-ne dell’evento singolare della vita di Gesù. Ispirata da Romano Guardini, teologo naturalizzato tedesco ma di origine italiana, la prospettiva liturgi-ca di Papa Paolo VI è essenzialmen-te cristocentrica: lo sguardo (nella liturgia) spontaneamente si orienta a Cristo, ai Suoi gesti e alle Sue paro-le mediante i quali avviene la divina rivelazione. Tuttavia non si tratta di una semplice narrazione di even-ti; ma si traduce“ in fatti spirituali dell’anima”, in sto-ria dell’anima, ossia nella rige-nerazione in me dell’incarnazione del Signore.

La fede si celebra attraverso lo sno-darsi della vita di Gesù dalla Sua attesa, l’Avvento, al Natale, memo-ria della nascita e dell’infanzia, all’Epifania, vista come l’adolescen-za (Paolo VI), alla Pasqua, espressio-ne della virilità, del dolore, della fatica e dell’amore di Cri-sto crocifisso fino alla Pentecoste, manifestazione della fecondità dello Spirito e a seguire, ai tanti esempi di vita vissuta, cioè l’esperienza dei Santi. In questo modo la scansione dell’anno liturgico è un invito a noi a conoscere, riconoscere e incarna-re Gesù Cristo nella vita, nelle opere e nell’amore verso i fratelli. L’attiva partecipazione alla liturgia, insom-ma, alimenta “ la nostra crescita in umanità”.

Per questo Papa Montini vede ogni ciclo liturgico come il ciclo dell’ani-ma, l’anima che, ad ogni inizio d’Av-vento, “avida di santità”, desidera

intraprendere un cammino nuovo, pur conoscendo la debolezza della carne che ne può rallentare il percor-so o interromperlo. É Paolo VI anco-ra a guidarci a dare ascolto all’anelito in noi dell’anima, al suo desiderio di rigenerare in sé l’incarnazione del Si-gnore, in un cammino di purificazio-ne e di evoluzione, di cambiamento sotto l’azione della Parola, che la Chiesa nei tre cicli consueti delle let-ture festive (A B C ) ci propone.

L’Avvento predispone e matura que-sto stato d’animo; ci prepara alla “venuta di Dio nel tempo”. Ci invita a prendere consapevolezza della no-stra natura di peccatori salvati e del-lo sguardo d’amore misericordioso di Dio, del Padre. Il tempo cronolo-gico sembra allora stemperare la sua dimensione temporale per assurge-

re a tragitto di grazia, “toccato dall’i-stante eterno”, dice Paolo VI. Utiliz-zando l’immagine del tessitore, egli definisce questo momento sublime “l’aureo filo di Dio”, cioè la grazia del tempo liturgico capace di fare della nostra vita dalla trama sfilacciata, un manto serico che rimonta sulle spal-le di Cristo.

Fuori metafora la nostra vita, vissuta alla sequela di Cristo, nello sforzo di fare dei Suoi insegnamenti un cam-mino di vita, senza lasciarci avvilire né indebolire dalle cadute, può dive-nire un piccolo capolavoro. È neces-saria la quotidiana accettazione della

croce nel vivere situazioni di disagio, di dolore, nell’incontro con il fratel-lo, con chi ci pare avverso, l’offerta di una testimonianza di vita semplice, disadorna, sfrondata del superfluo, al servizio della causa del Vangelo nel silenzio fecondo del cammino di credente.

Nella scansione delle domeniche dell’anno liturgico, la nostra vita può rigenerarsi, ricostituirsi da quella trama scomposta, in un’unica tela di cui parla il futuro Santo. La preghiera liturgica, quella sacerdotale e quella comunitaria, concorre a far crescere l’interiorità personale, l’interiorità di fedele e l’esteriorità sociale; concilia cioè la persona, corpo individuale, con la comunità, la società, corpo sociale. Un’importanza particolare

riveste il momen-to eucaristico, il cuore della cele-brazione: nella transustanziazio-ne il pane e il vino, realtà naturale, indotta dalla Pa-rola proferita dal sacerdote, cedono il posto al Corpo e al Sangue di Cristo, operando l’unità del corpo mistico che è la Chiesa, con quello sacra-mentale. Il corpo mistico di Cristo si nutre e si modella con quello reale, l’Eucarestia.

In definitiva, ogni anno liturgico, at-traverso il cammino che fa ripercor-rere i momenti della vita di Gesù, genera il desiderio di rinnovamento di un’esistenza nuova che è la vita di Gesù, per Gesù e in Gesù attraver-so le tre fasi o poemi, suggerite da Paolo VI: 1. Gesù è con noi nei mi-steri della Sua nascita, 2. Gesù è per noi nei misteri pasquali, 3. Gesù è in noi alla Pentecoste. Questi tre miste-ri sono destinati a compiersi in noi. Mentre Gesù nasce all’ordine natu-rale per divenire nostro amico, noi nasciamo all’ordine soprannaturale per giungere a Lui.

Nuovo anno liturgico alle portevita e presenza di Cristo nella Liturgia (alla luce di Paolo VI)

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Alcuni giorni fa, a causa di un guasto al depuratore di Arco,

si è riversato nel fiume Sarca un’e-norme quantità di acqua contamina-ta da fanghi di depurazione che, in un primo momento, si pensava fos-sero reflui fognari. Il tutto è finito nel lago e vi lascio immaginare la chiazza in un periodo ancora caldo, in stagio-ne turistica, nell’intorno di Riva e di Torbole. Vi lascio anche immaginare il dibattito che ne è scaturito, con un divieto di balneazione, approfondi-menti sul nuovo collettore, aprendo così un dibattito che è arrivato sino al Ministero delle Infrastrutture. In poche parole: un bel problema.

Situazioni queste che si presentano ormai troppo spesso (la chiatta di Gardone, nel 2013 lo sversamento dal torrente Brasa e quello di Paden-ghe). Ormai siamo tutti consapevoli che il lago è un organismo vivente, delicato e sensibile che probabil-mente non stiamo rispettando come si dovrebbe, e siccome tutto cambia in modo così repentino che non riu-sciamo a renderci conto del presen-te, che è già passato, voglio proporvi un’intervista ed una lettera, e anche se in apparenza possono apparire tra loro estranee, nella realtà hanno un loro logica. Veniamo all’intervista rilasciata nel 2009 a Mariachiara Al-bicocco da Angela Boggero, ricerca-trice del CNR, esperta di variazioni climatiche e delle alterazioni di ori-gine antropica in ambienti lacustri, scaricabile da www.moebiusonline.

Chiede l’intervistatrice alla dott.ssa Boggero: Vogliamo approfondire il discorso della fauna, soprattutto quegli animali che vivono sui fondali lacustri di cui poco si sa. Boggero: I fondali sono solitamente abitati da un gruppo che viene definito bento in quanto abita per l’appunto il fon-do dei laghi, sono organismi diversi,

molto diversi anche fra loro, vanno per esempio dai molluschi …. a ver-mi oligocheti, a larve acquatiche …. possono … raggiungere fin le profon-dità più elevate … voglio dire che le troviamo fino a profondità superiori ai cento metri, quindi anche in aree non toccate dalla luce del sole. Do-manda: Quindi tra le piccole dimen-sioni diciamo che possiamo fare un raffronto con quelli che sono gli ani-mali … marini … molluschi …. .

Risposta: Diciamo che rispetto alla fauna del mare sono organismi so-litamente più piccoli, visibili sempre ad occhio nudo ma comunque più piccoli … spesso i grandi laghi italia-

ni, che sono molto profondi, soffro-no di periodi di scarsa ossigenazione lungo il fondo … gli organismi che studio io, vivendo infossati nel sedi-mento riescono ad entrare in con-tatto con il poco ossigeno che resta intrappolato fra le particelle del se-dimento stesso. Domanda: abbiamo fatto riferimento ad esempio al Lago di Garda che raggiunge depressioni anche di trecento e passa metri …

Boggero: …. nelle profondità … esi-stono organismi che riescono a so-pravvivere, sia ad adattarsi alle bas-se condizioni di temperatura, alla scarsità di ossigeno … perché produ-cono delle sostanze tipo una specie di emoglobina, in modo che hanno questa colorazione fortemente rossa e … favorisce il trasporto dell’ossige-no e all’interno dell’emoglobina l’os-sigeno può venir trattenuto e conser-vato per un certo periodo di tempo, in più passano dei periodi che vengo-no definiti di dormienza, una sorta di letargo, anche se non è un vero e pro-prio letargo perché con la dormienza viene rallentato solo il metabolismo, aspettando condizioni chimico fisico

migliori e se no attuano tutta una serie di stratagemmi per riuscire a raggiungere quel sottile strato d’ac-qua leggermente più elevato rispetto al sedimento di fondo che fa si che abbia quel millesimo di grammo in più di ossigeno che permette loro di sopravvivere. Bello no?!

Veniamo ora alla lettera che è stata scritta 328 anni fa dalla duchessa

Notizie utili a cura di Giovanni Ciato

Gli equilibri delicati della natura

Filiale di Salò - Località RiveFiliale di Salò - Piazza Vittorio Emanuele

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Caritas

Nel corso del Consiglio Comu-nale di settembre è stato ap-

provata, all’unanimità, la convenzio-ne tra Comune di Salò e Parrocchia Santa Maria Annunziata di Salò per la gestione del progetto “Occupa-zioni Solidali.

Infatti il perdurare della crisi eco-nomica, il mutare delle tipologie di persone che si rivolgono ai servizi socio-assistenziali , il sempre mag-gior impoverimento causato dal-la mancanza di lavoro rischiano di rendere estremamente difficile per molte persone/famiglie la possibili-tà di gestire anche le necessità più elementari del quotidiano.

La consapevolezza che la costruzio-ne di una società più inclusiva ne-cessita di azioni innovative ha spin-to Caritas diocesana,attraverso la Fondazione Opera Caritas S. Marti-no, a promuovere il progetto Occu-pazioni Solidali - Sostegno all’Occu-pazione per il contrasto alla pover-tà e all’esclusione sociale ricercando nuove forme di sostegno per chi si trova senza lavoro, senza prospetti-ve, senza vie di uscita.

La finalità del progetto, riguarda l’inserimento lavorativo di persone in condizioni di fragilità e a rischio di esclusione sociale e il reinserimen-to di lavoratori espulsi dal mondo del lavoro a motivo della crisi eco-nomico-finanziaria.

Nello specifico i destinatari sono le realtà economico-produttive del nostro territorio mentre i beneficia-

ri saranno individuati tra i soggetti residenti nel Comune di Salò che si trovano senza lavoro, a rischio di esclusione sociale con particolare riferimento a:

persone sole, con figli a carico

ultracinquantenni.

I soggetti così individuati dal Co-mune e dalle Caritas locali saranno inviati all’equipe del progetto “So-stegno all’Occupazione” di Caritas Diocesana di Brescia per ricercare, anche in base alle abilità dei vari soggetti, un possibile reinserimento lavorativo.

Dal punto di vista operativo è pre-vista la definizione di accordi con-venzionali con le realtà del sistema economico-produttivo oltre all’ac-compagnamento delle persone nella fase di inserimento lavorativo. È previsto inoltre, per le realtà pro-duttive convenzionate che assumo-no la persona per anno, un incenti-vo economico di 2000 euro al fine di abbattere i costi del lavoro, (50% a carico del Comune e 50% a carico della Parrocchia) .

Si tratta di un’azione che coinvolge vari attori istituzionali , sociali e del mondo produttivo affinché ognuno possa fare la propria parte deciden-do di non rimanere indifferente e di guardare in modo nuovo ai proble-mi che ci stanno intorno. Per dirla con Proust “il vero viaggio di sco-perta non è cercare terre nuove, ma avere occhi nuovi”.

Progetto occupazioni solidali sostegno all’occupazioned’Orléans a suo zio: Sono qui sedu-

ta davanti ad un grosso fuoco, ho un paravento davanti alla porta, sono barricata in casa, tanto che sono qui seduta con una pelliccia di ermellino attorno al collo e una d’orso sui piedi. Sono così infreddolita che a malape-na riesco a tenere in mano la penna per scriverti. Non ho mai visto in vita mia un inverno come questo. Erava-mo nel 1709, un inverno talmente rigido che il Lago di Garda ghiacciò completamente e le cronache dell’e-poca riportano che fu possibile la traversata da una sponda all’altra a bordo di carri trainati da cavalli. Ri-mane il fatto che noi oggi assistiamo a inverni completamente diversi.

Ma se nelle profondità del nostro lago esistono, come ci ha detto la ricercatrice del CNR, organismi così delicati di cui nemmeno conosce-vamo l’esistenza, che hanno supe-rato l’inverno del 1709 e che hanno equilibri di sopravvivenza così fragi-li, inoltre che avranno ben una loro funzione dal momento che esistono, possiamo noi permetterci di inqui-nare e distruggere a piacimento? La domanda è pleonastica in quanto conosciamo la risposta.

E se il clima è cambiato in modo così evidente, tanto che il prossimo in-verno sarà probabilmente più caldo del precedente, la natura riuscirà a sopportare altri eventi come quelli di Arco. Così ciò che è accaduto sul Sarca ha aperto un dibattito che di-verrà di grande attualità nei prossimi mesi: un unico depuratore per tutto il lago, o tanti piccoli depuratori? Attualmente vi è un unico impianto (salvo due casi), ma ora si ipotizzano tanti micro depuratori, che costano di meno ma che devono essere ge-stiti da tanti soggetti, con il rischio di gestioni poco specialistiche.

E senza entrare nel merito delle scel-te, che saranno sicuramente difficili per chi dovrà assumerle, una curio-sità più banale: ma Vivaldi, quando più o meno in quegli anni lontani compose in Fa minore l’Inverno, in particolare il momento allegro che descrive in musica l’azione del vento gelido, si ispirò all’inverno del 1709? Nel senso che la musica di questi tempi è cambiata e se il genere musi-cale è diverso a noi il compito di non far scadere l’armonia e la musicalità.

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Nel nostro contesto, vistosamente scristianizzato, la vostra è una comu-nità ancora viva e dinamica.La vocazione contemplativa è dun-que ancora attuale e proponibile?

Francesco di Sales amava definire Dio come il Dio del cuore umano e riteneva essere impossibile che qual-cuno si soffermasse a pensare a Lui senza sentirsi mosso dal desiderio di conoscerlo e di amarlo. Noi con-dividiamo questa visione, per questo siamo convinte che una vocazione come la nostra, interamente dedita alla contemplazione e offerta per la vita del mondo, sia magnifica e sem-pre attuale. Come pure siamo certe che Dio continua a chiamare su que-sta strada. Le giovani oggi non sono facilitate in questa direzione, ma è anche vero che ogni tempo ha posto i suoi ostacoli per impedire di rico-noscere e di corrispondere a questa chiamata.

Il prossimo Sinodo tratterà appunto il tema “I giovani, la fede e il discer-nimento vocazionale”.Secondo voi quale quadro si trove-ranno davanti i padri sinodali e qua-li sono le vostre aspettative?

In vista del Sinodo sono uscite ri-cerche e indagini molto interessanti

al riguardo, non sta a noi entrare in un’analisi dei dati emersi. Segnalia-mo solo alcuni punti critici, del resto sotto gli occhi di tutti. L’individuali-smo esasperato con l’annessa ricerca di un benessere “privato” a ogni co-sto e a tutti i livelli; le tante cose e il poco orizzonte, cioè una vita appiat-tita sul presente, nel segno del tutto e subito; la paura di scelte che impe-gnino “per sempre”; la solitudine e il vuoto, mascherati dietro l’illusione del “sempre connessi”, la povertà di idee e di sogni; relazioni fragili all’in-segna del “mi piace non mi piace più” ecc. e su tutto questo un chias-so costante e assordante emesso da mille fonti, fatto di parole svuotate di valore e tessuto di suoni che stor-discono il cuore. Tutto questo insi-dia pericolosamente la dimensione cristiana della vita, ma rappresenta anche una grande opportunità per ri-lanciare la buona notizia di Gesù uni-co Salvatore. Indubbiamente ci vuole coraggio per andare controcorrente, ma siamo certe che c’è ancora chi è disposto a lasciarsi affascinare da Dio tanto da giocare su di Lui tutta la propria vita. Per questo ci auguriamo che il prossimo Sinodo faccia risuo-nare forte l’appello a tornare all’es-senziale nelle nostre chiese locali, a

puntare sull’evangelizzazione fatta con il Vangelo, ad aiutare i giovani a scoprire la dimensione della vita spi-rituale autentica; auspichiamo anche che il Sinodo incoraggi sacerdoti ed educatori a rendersi disponibili all’ac-compagnamento spirituale senza il quale i semi delle vocazioni, che Dio sparge nei cuori, rischiano di restare senza frutto.

Voi vivete secondo il carisma dei vo-stri santi fondatori, Francesco di Sa-les e Giovanna Francesca di Chantal. Quali sono le caratteristiche princi-pali del vostro ordine?

San Francesco di Sales ci ha dato come modello Gesù mite e umile di cuore e ci ha lasciato le sue consegne in frasi dense e concise: la visitandina è chiamata a vivere nell’umiltà verso Dio e nella dolcezza verso il prossi-mo, in grande semplicità e libertà interiore, in amorosa obbedienza e quieta rinuncia a se stessa, in cordia-le fraternità e in spirito di servizio. Ce n’è abbastanza per tracciare il cammino verso la meta che è il con-seguimento del puro amore. Cammi-no che Francesco di Sales ci invita a percorrere seguendo le orme di Ma-ria, in corsa verso Elisabetta, al passo del Magnificat.

Veglie missionarie nei monasteriIl mese di ottobre è per tradizio-ne il mese dedicato alle missio-ni. Anche quest’anno la Diocesi propone le Veglie missionarie nei monasteri. Si incomincia lunedì 1 ottobre presso il Monastero della Visita-zione a Salò e si continua negli altri monasteri.

Abbiamo rivolto alcune domande alle suore del nostro Monastero per avvicinarci, quasi per “entrare”, e conoscere più da vicino questa singolare esperienza di vita e la loro preziosa presenza tra noi.In questa pagina riportiamo alcune risposte che verranno completate nel prossimo numero del giornalino.

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Musica e Canto a cura di Lamberto Dondio

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ULTERIORI EVENTI MUSICALI DELL’ESTATE 2018Il Teatro Cristal ed il Duomo di Salò hanno ospitato durante il periodo estivo tre eventi musicali che hanno avuto notevole rilevanza e dei quali vogliamo parlare in questo numero.

Nell’ambito della quarta edizione del Festival tra Cremona e Salò “ACQUE DOTTE”il Teatro Cristal era stato pre-visto come luogo di svolgimento al-ternativo a Piazza Vittoria per i due concerti di Venerdi 6 Luglio e Venerdi 10 agosto. In dette date erano previ-ste le esibizioni rispettivamente del-le cantanti SYRIA con il titolo “Mina e le altre” e IRENE GRANDI con il titolo “Sono come tu mi vuoi”.Le condizioni atmosferiche hanno voluto che entrambi i concerti abbia-no avuto luogo presso il Cristal.

Syria“Syria” è il nome d’arte della cantan-te Cecilia Cipressi, conosciuta anche come “Airys”. Il suo debutto risale all’anno 1995 allorquando interpre-tò “Sei bellissima” di Loredana Bertè nella manifestazione “Sanremo gio-vani”, interpretazione che le valse il primo premio. L’anno successivo, nel 1996 partecipò al Festival di Sanre-mo nella categoria giovani con “Non ci sto”. Nel 1997 partecipa nuova-mente al Festival sanremese nella categoria “grandi” e arriva terza con “Sei tu”. Da quel momento inizia una carriera ricca di successi che prose-gue a tutt’oggi.Nella serata del 6 luglio al Cristal ha svolto un concerto accompagnata dalla maestria del chitarrista Massi-mo Germini. La cantante ha svolto un personalissimo percorso atto a far rivivere i decenni della musica italiana attraverso i successi artistici delle maggiori voci femminili quali Gabriella Ferri, Patti Bravo, Mia Mar-tini, Anna Oxa, Loredana Bertè e un degno omaggio a Mina.

Irene GrandiL’immediata simpatia con la quale Irene Grandi ha conquistato il pub-blico del Cristal è stata innescata dalle sue due affermazioni che giu-stamente Sergio Zanca ha riportato sul quotidiano Bresciaoggi:“Sono già stata al Vittoriale, un’e-sperienza che mi è rimasta fotogra-fata nella mente, ma è la prima volta che canto a Salò. indimenticabile”. E quando la platea si era animata “Che calore, grazie mille. I meteo. I timori di un acquazzone. Invece siete arri-vati tutti”.Effettivamente, ed in particolare il pubblico giovanile, si era surriscalda-to, tanto che un notevole gruppo si era radunato sotto il palco e accom-pagnava i canti ritmando con le brac-cia e con il corpo.Un grande contributo al successo del concerto è stato indubbiamente apportato dalla “band” di accompa-gnamento formata da Saverio Lanza, Pietro Spitilli e Saverio Morganti.I brani eseguiti fanno parte del reper-torio che Irene Grandi presenta con il suo personalissimo stile nei concerti; così abbiamo potuto assistere a “Un motivo maledetto”, “La tua ragazza di sempre”, “Prima di partire per un lungo viaggio”, “Bruci la città”, “In vacanza da una vita”, “Un vento sen-za nome”, “Alle porte del sogno”, “La cometa di Halley” ed altri.Mina è stata ricordata con “Sono come tu mi vuoi” e ”Mi sei scoppiato dentro il cuore”

Matsue Chamber OrchestraNella serata del 14 agosto, visto che le condizioni atmosferiche non pro-mettevano nulla di buono, Piazza del Duomo ha lasciato il posto all’inter-no del Duomo per effettuare lo svol-gimento del concerto della MATSUE CHAMBER ORCHESTRA di Shimane (Giappone), con la partecipazione del Maestro GERARDO CHIMINI al pianoforte, intitolato OMAGGIO A GASPARO DA SALO’.

L’orchestra ha eseguito brani del pa-trimonio musicale giapponese quali “Fulusato. Nostalgia del mio paese” di Okano, “Hamabe na Uta. Canzone sulla spiaggia” di Tamezo, “Hamaci-dori. Pivieri di mare” di Hirota.

È passata poi all’esecuzione di due composizioni di Antonio Vivaldi “Concerto in due cori per la SS. As-sunzione di Maria Vergine” e “Sinfo-nia in Si minore. Al Santo Sepolcro”.

L’orchestra ha poi voluto rendere un particolare omaggio al maestro e compositore bresciano Giancarlo Facchinetti che è deceduto il 6 giu-gno 2018 all’età di 81 anni. Diplo-mato in pianoforte, direzione d’or-chestra, musica corale e direzione di coro è stato docente presso i Conser-vatori di Parma, Bolzano , Verona e Brescia, ove fu Direttore dal 1979 al 1981.

L’omaggio è stato l’esecuzione di “In-termezzo elegiaco per violino ed ar-chi” che Gerardo Chimini ha voluto dirigere personalmente.

Il maestro Chimini si è poi seduto al pianoforte ed ha eseguito con l’or-chestra, sfoggiando la sua usuale abilità, “Elegia in Re maggiore per contrabbasso e pianoforte” di Gio-vanni Bottesini con Miki Nagase, una contrabbassista di grande talento e il “Concerto in Re minore per piano-forte ed archi” di Johann Sebastian Bach.

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Accade a Salò a cura di Simone BotturaAccade a Salò a cura di Simone BotturaAccade a Salò a cura di Simone BotturaAccade a Salò a cura di Simone Bottura

Un semaforo per la sicurezza all’uscita del Liceo FermiSicurezza alla fermata del liceo Fermi: arriva il semaforo. Lo posizionerà il Comune e servirà a risolvere una situazione di criticità nota da tempo. Quando suona la campa-nella, dal liceo si riversa in strada una fiumana di oltre 1000 ragazzi che scendono da via Martiri delle Foibe per raggiungere la fermata degli autobus sulla Provinciale 572, a Campoverde. Facile immaginare il caos che si crea nel giro di pochi minuti, tra stu-denti che stazionano alla fermata, auto in transito e una decina di autobus che fanno manovra. Questo ogni giorno, alle 8 e poi di nuovo alle 13. Per risolvere il problema il Comune collocherà un semaforo nei pressi della fermata dei pullman. L’impianto sarà sempre lampeggiante, ma gli autisti dei pullman potranno far scattare il rosso, tramite un apposito telecomando, così da poter effettuare manovra in sicurezza.

Progetto depurazione, 100 milioni messi nero su biancoNei giorni scorsi è giunta l’ufficialità, con la registrazione alla Corte dei Conti, del de-creto di stanziamento ministeriale dei 100 milioni per finanziare il nuovo sistema di depurazione del lago. Un’operazione sostenuta dal sindaco Giampiero Cipani nel suo ruolo di vicepresidente della ATS Garda Ambiente. Ora si attende la decisione circa l’ubicazione del depuratore in area bresciana. Che probabilmente sarà resa nota dopo l’incontro convocato a Roma il 9 ottobre dal ministro dell’ambiente con le regioni Lom-bardia e Veneto, le Ato di Brescia e Verona e ATS Garda Ambiente in rappresentanza di 35 sindaci gardesani. De 100 milioni stanziati, 40 sono impegnati per il veronese e 60 per il bresciano. Le risorse mancanti – il costo dell’operazione è stimato in 220 milio-ni – saranno trovate mediante tariffe (le bollette dell’acqua) e dai Comuni (imposta di soggiorno).

L’assessore regionale Foroni in visita ai Volontari del Garda«Una vera eccellenza. Un’organizzazione sorprendente». È rimasto colpito durante la sua visita del 18 settembre scorso, l’assessore regionale al Territorio e alla protezione Civile Pietro Foroni, dalla poderosa macchina di Protezione Civile e pronto intervento messa a punto dai Volontari del Garda. Dopo un giro sul lago a bordo della motove-detta del nucleo nautico e subacqueo, l’assessore ha colto l’occasione per una visita guidata, a cura del presidente Raffaele Frau, alla sede del gruppo salodiano, organismo polispecialistico complesso strutturato per operare nelle emergenze sanitarie e calami-tose di qualsiasi natura. «Sono qui per conoscere le esigenze e capire come possiamo aiutarvi. Questa è senza dubbio una realtà da potenziare, sostenere e incentivare», ha detto l’assessore, che ha concluso la giornata gustandosi l’ottimo spiedo preparato dai volontari.

Il 4 novembre l’inaugurazione della FossaProgrammata per domenica 4 novembre, festa del patrono, l’inaugurazione ufficiale di piazza Vittorio Emanuele II. Entro il giorno del taglio del nastro saranno realizza-te le ultime opere sull’arredo, ancora incompleto. Mancano le sedute in marmo nella zona antistante la Torre dell’Orologio, la fontana prevista nella zona bassa della piazza, un’installazione artistica che caratterizzerà la parte alta e altri dettagli. Poi, entro la fine dell’anno, seguirà un’altra inaugurazione importante per la città, quella del nuovo Palazzo della Cultura nell’ex tribunale di via Leonesio, altra importante opera pubblica che volge a conclusione.

Cimitero: durante l’inverno l’adeguamento statico delle gallerieAl via il prossimo inverno i lavori di consolidamento strutturale delle gallerie del cimite-ro. L’intervento, già approvato e in fase di esecuzione delle procedure di gara, prevede la realizzazione all’interno di entrambe le gallerie inferiori di un sistema di sostegno strutturale non invasivo, costituito da portali in acciaio satinato a rinforzo di tutte le lastre in pietra aventi funzione di trave principale, per complessivi 26 portali da rea-lizzare. In programma anche altre opere per garantire la sicurezza pubblica e il decoro dell’ambiente. In novembre, in occasione della ricorrenza per la commemorazione dei defunti, sarà inoltre attuata, come ogni anno, una sistemazione straordinaria generale del luogo sacro.

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Notizie sociali

Lega di Salò - Brescia

FONTE TAVINA SALÒtel. 0365 441511

IL PIACERE DEL BERE!

dal grande libro della natura

acqua minerale

Occorre un impegno comune nei confronti di migranti, profughi e rifugiati, che consenta di dare loro un’accoglienza dignitosa. Ciò im-plica saper coniugare il diritto di «ogni essere umano […] di immi-grare in altre comunità politiche e stabilirsi in esse» e nello stes-so tempo garantire la possibilità di un’integrazione dei migranti nei tessuti sociali in cui si inseri-scono, senza che questi sentano minacciata la propria sicurezza, la propria identità culturale e i pro-pri equilibri politico-sociali. D’al-tra parte, gli stessi migranti non devono dimenticare che hanno il dovere di rispettare le leggi, la cul-tura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti.

Un approccio prudente da par-te delle autorità pubbliche non comporta l’attuazione di politiche di chiusura verso i migranti, ma implica valutare con saggezza e lungimiranza fino a che punto il proprio Paese è in grado, senza le-dere il bene comune dei cittadini, di offrire una vita decorosa ai mi-granti, specialmente a coloro che hanno effettivo bisogno di prote-zione.

Il problema migratorio è una que-stione che non può lasciare alcu-ni Paesi indifferenti, mentre altri sostengono l’onere umanitario, non di rado con notevoli sforzi e pesanti disagi, di far fronte ad un’emergenza che non sembra aver fine. Discorso del santo padre Francesco al corpo diplomatico (9 gennaio 2017)

DOMANDA: ultimamente vi sono stati ulteriori benefici per i meno abbienti ?

Risposta: 1°- a partire dal 20 giu-gno 2018 i lavoratori ed i pensio-nati con ISEE inferiore alla soglia di euro 11.600 potranno richiedere alla propria banca di passare al con-to corrente gratis (nessuna spesa di gestione del conto compresa impo-sta di bollo). Per i soli aventi diritto a trattamenti pensionistici è possi-bile usufruire dell’agevolazione fino all’importo di reddito lordo annuo di euro I8.000. 2°- AI Bonus GAS ed ELETTRICO si è aggiunto anche il Bonus IDRICO . Possono richiederlo le famiglie con Isee non superiore a euro 8107 ( 20000 con 4 figli ). Per il C/c rivolgersi alla propria Banca con l’attestazione ISEE che si ottiene presso un CAAF ; per il Bonus idrico rivolgersi sempre a un CAAF o al pro-prio Comune ( Servizi Sociali ).

DOMANDA: quando inizia il perio-do per la presentazione all’ INPS dei modelli RED , INCIV, ICCLAV, ecc.?

Risposta: i CAAF generalmente ini-ziano la raccolta a partire dalla metà Ottobre. È necessario presentarsi con la cartella dell’anno precedente, carta d’identità e documenti relativi ai propri redditi.DOMANDA: cosa prevede il “de-creto mille proroghe” in via di pubblicazione sulla Gazzetta uffi-ciale ? Risposta: per quanto riguarda le no-vità fiscali e in materia di lavoro si tratta più che altro della riconferma o della proroga di provvedimenti presi dal precedente Governo : segnalia-

mo il rinvio dell’Isee precompilato al 2019, la riconferma del bonus cultu-ra di 500 euro e delle graduatorie per gli insegnanti all’estero. DOMANDA: il “Decreto dignità” ha reintrodotto il reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa ? Risposta: no, rimane l’indennizzo. La differenza fra “decreto dignità” e “Job-act“ per i lavoratori, consi-ste nei ritocchi sottoriportati: in un periodo di grande crisi e disoccu-pazione il “job-act” mirava soprat-tutto a favorire le assunzioni, ora, finita l’emergenza, il “decreto di-gnità” vuole limitare ulteriormen-te l’utilizzo dei contratti di lavoro a tempo determinato, favorendo i rapporti a tempo indeterminato. Si prevede quindi che, fatta salva la possibilità di libera stipulazione tra le parti del primo contratto a tempo determinato, di durata co-munque non superiore a 12 mesi di lavoro, l’eventuale rinnovo del-lo stesso sarà possibile esclusiva-mente a fronte di esigenze tem-poranee e limitate. Però , in pre-senza di una di queste condizioni, già a partire dal primo contratto , sarà possibile apporre un termi-ne comunque non superiore a 24 mesi. Il contributo aggiuntivo del-l’1,4%,istituito dalla legge 92/2012 (riforma del lavoro Fornero) e de-stinato al finanziamento della Na-spi, è aumentato dello 0,5% in oc-casione di ciascun rinnovo del con-tratto a tempo determinato, an-che in somministrazione, esclusi i contratti di lavoro domestico. L’ag-gravio è a carico del datore di la-voro. La possibilità di prorogare

il numero dei contratti a termine diminuisce da 5 a 4. Per quanto riguarda i licenziamenti selvaggi, si prevede un aumento dell’inden-nizzo per i lavoratori, pertanto, in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo, al lavo-ratore devono essere corrisposte (con decisione del Giudice) da 6 fino a 36 mensilità (in precedenza erano da 4 a 24).

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Gabriele Nissim, saggista e scrit-tore. Doveroso da parte mia

citare, brevemente, una biografia dell’autore di questo libro che indica come essere giusti nel proprio tem-po. Nissim è fondatore e presiden-te di Gariwo, la onlus che si occupa della ricerca delle figure esemplari dei Giusti. Nel 2003 ha promosso a Milano la costruzione del Giardino dei Giusti di tutto il mondo, e in se-

guito la campagna che ha portato alla proclamazione della Giornata europea dei Giusti, il 6 marzo, istitui-ta dal Parlamento europeo nel 2012, e all’approvazione da parte del Par-lamento italiano, nel dicembre del 2017, della legge che istituisce la Giornata dei Giusti dell’umanità. Già dalle prime pagine si è coinvolti dalla semplicità con cui l’autore definisce il giusto come un uomo normale, con gli stessi nostri difetti, capace di compiere atti di coraggio che sor-prendono. Ed è in questa normalità la grandezza del libro, che cita i nomi di costoro e le azioni, dei giusti, in un mondo improntato alla divisione tra buoni e cattivi. Spiega l’autore, come se ci fosse l’impossibilità di fare atti di straordinaria responsabilità e au-dacia anche da parte di chi lo ritenia-mo ancorato nel vizio e nell’egoismo e scrive: non esiste sulla faccia della terra un bene puro, ma sempre un bene fragile e contraddittorio. Non importa quello che faceva prima, ma come si è trasformato. Il momento storico in cui viviamo è carico di in-certezze e il pensiero, il sentimento sia politico che religioso vacilla sotto un peso preoccupante.

È in quest’ambiente, scrive Nissim, che nascono i guardiani dell’umanità che, indipendentemente dalla collo-cazione che occupano o dalle stesse idee politiche in cui credono, non ac-cettano l’idea che su questo mondo ci possano essere degli individui che siano considerati superflui, inutili e dannosi al genere umano. Hanno una caratteristica particolare: sono capaci di rimanere umani quando gli uomini per effetto di false convinzio-ni diventano improvvisamente disu-mani.

Questo è il libro per eccellenza che invito a leggere per il grande inse-gnamento che custodisce, e che in poche righe non può essere compre-so. Scrive ancora Nissim, che il modo migliore di garantire la sopravviven-za su questo pianeta sia quello della cooperazione tra gli uomini al fine di garantire la vita di tutti. Un Mondo senza nemici rappresenta la strada maestra per la preservazione del ge-nere umano. Il dialogo ininterrotto e una grande operazione culturale nei confronti di quanti sono tentati da ogni forma di fanatismo, insegna il libro, sono la giusta risposta.

Invito alla lettura a cura di Daniela Cavedaghi

i due libri si trovano presso la biblioteca di Salò

Il Bene Possibile

La metafisica religiosa di Simone WeilLibro difficile per chi non ha mai

affrontato i temi qui riportati, diversamente di grande conforto per coloro che si trovano a inter-rogarsi continuamente sugli stessi. L’autore Miklos Veto è ungherese ed è professore di Storia della filosofia all’Università di Poitiers in Francia. Miklos nell’introduzione traccia la splendida figura di Simone Weil che non solo ha lasciato della sua opera filosofica luminosi frammenti, ma ha vissuto una vita di forte fascino e testimonianza. Si riferisce alla lotta senza tregua che doveva condurre contro i violenti mal di testa, l’eroico anno in fabbrica, i mesi passati nei campi, l’episodio della guerra civi-le spagnola, il suo preoccuparsi dei campi profughi, il suo consumarsi in un sanatorio vicino a Londra. Tutto questo, scrive l’autore, non può es-

sere disgiunto dalla comprensione della sua opera, per chi la ignora. Non potendo riportare i concetti e le interpretazioni dei grandi temi trattati ne faccio l’elenco, cercando di introdurre il più possibile il lettore desideroso di leggerli: Il concetto di decreazione; l’attenzione e il deside-rio; L’energia, i movimenti e il vuoto; sofferenza e sventura; l’esperienza del bello; il tempo e l’Io; l’azione non-agente; e infine una esemplifi-cativa Conclusione.

Riporto solo un frammento, tratto dal libro, della descrizione del con-cetto di decreazione: avendo abban-donato ogni specie di esistenza, io accetto l’esistenza, qualunque essa sia, soltanto in conformità con la volontà di Dio e per amore delle cre-ature. In occasione di questa nuova

nascita il Cristo entra, per così dire, nell’anima e vi si sostituisce.

E queste parole, ricorda Miklos, sono un’eco alle parole di San Paolo Non sono più io che vivo, ma il Cristo che vive in me.

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a cura di Giancarlo Giacomuzzi Briciole

Perché la sofferenza

Tremo al pensare che il mio Par-roco mi ha detto che il Libro di

Giobbe è il più complesso della Bib-bia, ma mi ci sono avventurato e de-sidero dare il mio contributo alla sua lettura. Per la verità troviamo già in un poema babilonese, scritto molti anni prima, un “giusto sofferente” e questo lascia pensare che un saggio ebreo abbia preso questa figura e se ne sia servito, con i dovuti accorgi-menti, per scrivere il testo biblico che conosciamo e trasmettere così un insegnamento molto importante.

Il libro, che ci racconta di Giobbe, uomo ricco e timorato di Dio ridotto in povertà e sottoposto ad ogni gene-re di sofferenze, si compone di due elementi ben distinti: una cornice co-stituita da un racconto in prosa e un corpo di poemi presentati sotto forma di discorsi: un vero e proprio contrad-ditorio per comprendere l’argomento del libro stesso, se cioè la sofferenza di Giobbe è giusta o ingiusta. Ad un iniziale discorso di Giobbe seguono prima i giudizi di tre suoi amici che per tre volte si esprimono uno dopo l’altro per dire le proprie ragioni, poi a loro si unirà anche il giudizio di un quarto, per concluder-si con le vere e proprie parole di Dio. Un testo che si pone quasi come di-scorso filosofico con fini didattici per affrontare un tema estremamente drammatico: il tormento dell’uomo innocente nel morso della sofferenza e la giustizia di Dio.

La lettura prende, assorbe e ci fa as-sistere ad una lotta immane, fra l’uo-mo che soffre ma vuole credere, spe-rare e abbandonarsi completamente alla giustizia di Dio, e la sua fede che ha bisogno di comprendere. Un dramma che ha risvolti attuali e può toccare molto da vicino ognuno di noi quando, nel caso di una ingiu-stizia di cui non comprendiamo la ragione, ci possiamo chiedere per-ché Dio permette tutto questo e se è giusto nei nostri confronti. Certamente ci è capitato e questo è il contenuto del Libro.

In campo però c’è la dottrina di allora basata sulla fede: ogni uomo riceve un giusto compenso per le sue buo-ne azioni, mentre male e sofferenza sono il compenso del peccatore.

Per venire al dibattito, troviamo da un lato gli amici che concludono che Giobbe non può essere innocente e merita le sofferenze che patisce, dall’altro Giobbe che si oppone e, da uomo giusto che sa di essere perché nulla di ingiusto ha commesso, rifiu-ta di accettare una sofferenza che lo indicherebbe come un colpevole. Giobbe non sa che è il diavolo che, accordatosi con Dio, lo vuol mettere alla prova per accertare la sua con-dotta, per sapere se cioè essa nasce dalla sua convinzione o deriva dalla sua condizione di uomo benestante, ciononostante si difende con forza: non nega affatto la giustizia divina, ma insiste nel sostenere che si pos-sono anche trovare mali misteriosi che non si spiegano con il peccato di coloro che li subiscono; per questo la sua innocenza deve essere ricono-sciuta. La sua condotta è lineare, da un lato non può e non vuole crede-re nel Dio che gli prospettano i suoi amici (sarebbe un Dio a lui nemico), dall’altro è cosciente che sono le ap-parenze e il giudizio degli uomini che si devono combattere e questo è un altro richiamo all’uomo di oggi se vuole continuare a rimanere fedele e a credere che Dio lo ama. Contesta quindi ogni affermazione dei compa-gni (….espia le tue colpe, l’uomo può essere peccatore anche senza saper-lo) e sostiene che la sua è la soffe-renza di un innocente ove il nocciolo della questione non sta nella sua sof-ferenza, ma nella sua innocenza.

Al fine, se in un primo momento desidera un giudice neutrale fra lui e Dio, poi si fa coraggio e si rivolge direttamente a Dio per conoscerne il giudizio, e Dio lo ascolta e, avvol-to da un forte vento, gli risponde per due volte. Nella prima sottolinea con forza la presenza divina in tutte le cose, contesta i ragionamenti degli amici e risponde alle domande di Giobbe con una serie di contro-do-mande sul meraviglioso corso della

Dico a Dio:non mi condannare!Fammi sapereperché mi contrasti!

C’è qualcuno che ascolta il mio grido

Spesso per tornare alla mia casaprendo una oscura via di città vecchia,giallo in qualche pozzanghera si specchiaqualche fanale, e affollata è la strada.Qui, tra la gente che viene e che va,io ritrovo, passando, l’infinito dell’umiltà.

natura e sull’ordine che in essa vi re-gna fino a convincerlo che Dio ama le sue creature. Nella seconda si volge direttamente a Giobbe per misurare la sua natura umana che nulla può contro l’eterno; e siamo, ancora una volta, al giorno d’oggi ed al rapporto dell’uomo moderno con Dio.

Grande figura Giobbe, un uomo che con la sua fede, che appare del tut-to sincera e gratuita, sa mantenersi fedele in tutti i momenti della sua vita, un uomo che nutre la sua fedel-tà con una ricerca onesta e profonda della verità, che riconosce che quel che Dio dispone è sicuramente per il nostro bene, che ci invita ad appro-fondire i problemi e ad impegnarci ad accettare che valori differenti possono coesistere senza escludersi a vicenda. Il senso di tutto ciò? Che un amore disinteressato e sincero per Dio ci chiede di affrontare le no-stre difficoltà senza fuggire e di con-tinuare il nostro cammino nonostan-te tutto, anche quando ci scontriamo con Lui o con la Chiesa o con gli uo-mini stessi. Questo è almeno quanto io ho capito dalla lettura del testo, mi si perdoni se ho errato, spesso la volontà di comprendere non è suffi-ciente alla conoscenza.

Per la musica e per toglierci un at-timo dalla sofferenza, ricordo con piacere il Valzer n° 2 di Dmitri Sho-stakovich (1906/75), una pagina di vera libertà intellettuale e al tempo stesso un invito a gioire, per la poe-sia un frammento del poeta triesti-no Umberto Saba (1883/1957) che raffiguro e ancora si può incontrare infreddolito a Trieste, all’incrocio di Via Dante con Via San Nicolò, raffigu-rato in bronzo con basco, cappotto e bastone. Consiglio assolutamente la lettura della sua poesia “ Avevo” … avevo una città bella tra i monti rocciosi e il mare luminoso (troppo lunga per essere riportata), una pa-gina di grande sofferenza contro la prepotenza, i soprusi, le ingiustizie e l’ignoranza.

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CALENDARIO PASTORALE IN EVIDENZA

Bottura SimoneCavedaghi DanielaCiato GiovanniCobelli Renato Dondio LambertoGiannetta GiannaGiacomuzzi Giancarlo Manni Anna

Marelli BrunoMadureri LuisaMonti OsvaldoOliari MarioBeretta Alfredo Pampagnin EraldoRizza Augustom. Carminati Gianluigi

NUMERI UTILIParroco - Mons. Gianluigi Carminati - Segreteria ................................... tel. 0365 521700FAX - Canonica - Vicolo Campanile, 2 ................................................................... tel. 0365 523294Curato - Don Gianluca Guana - Largo D. Alighieri ................................... cel. 349 2267166 Don Valerio Scolari (338 721 4877) - Via Gratarolo ............................. tel. 0365 40296Campoverde - Don Marco Zanotti (334 737 0838) ............................... tel. 0365 40125Villa - Mons. Francesco Andreis ................................................................................. cel. 348 0421999Chiesa di S. Bernardino - Piazza S. Bernardino .......................................... tel. 0365 43449Oratorio S. Filippo Neri - Largo D. Alighieri .................................................... tel. 0365 43646Scuola Cattolica “E. Medi” - Via S. Jago, 19 ................................................... tel. 0365 40039Convento Padri Cappuccini - Barbarano ........................................................... tel. 0365 20447Caritas Zonale - Via Canottieri, 2 ............................................................................... tel. 0365 520843Cinema Cristal - Largo D. Alighieri ............................................................................ tel. 0365 521555

HANNO COLLOBORATO

OTTOBRE 20181 lun ore 20.30 Monastero: Veglia Missionaria3 mer Incontro con il Vescovo

presentazione della Lettera Pastorale - ore 20.30: Cinema Cristal4 gio In S. Giovanni: ore 16.30 Esposizione e Adorazione

CATECHESI PER ADULTI - ore 20.30 a Roè - Ciclo Incontri biblicidon Armellini: Alla ricerca della carta d’identità di Gesù

5 ven ore 20.30: Oratorio Mariano - presso la chiesa della Visitazione in FossaInizio Corso per Fidanzati - ore 20.30 a Fasano

7 Dom Battesimi: ore 12.00 - VillaIncontro genitori ICFR 1°e 2° anno in Oratorio - 5° anno al Monastero

9 mar ore 16.00: S. Messa al cimiteroAnimatori dei Centri di Ascolto - ore 20.30 - Oratorio Salò

11 gio CATECHESI PER ADULTI - ore 20.30 a Roè - Ciclo Incontri biblicidon Armellini: Il Regno di Dio nelle parole di Gesù

12 ven ore 20.30: Oratorio Mariano - presso la chiesa della Visitazione in Fossa13 sab Adorazione per la Vita: ore 20.30 - 24.00 a Roè14 Dom CANONIZZAZIONE di San PAOLO VI

ICFR: Incontro genitori del 3° anno - Oratorio di Salò

15 lun redazione “Il Duomo Insieme” ore 20.30: in canonica a Salò16 mar Gruppo Missionario: Cena Povera - Oratorio Salò18 gio CATECHESI PER ADULTI - ore 20.30 a Roè - Ciclo Incontri biblici

don Armellini: Regno di Dio nelle opere di Gesù19 ven ore 20.30: Oratorio Mariano - presso la chiesa della Visitazione in Fossa21 Dom ICFR: Incontro zonale 4° anno a Toscolano

in Cattedrale a Brescia - ore 18.30: S. Messa di ringraziamento a Paolo VIPercorso Fidanzati: Ritiro a Montecastello

23 mar Ministri Straordinari della Comunione - ore 20.30 in Canonica25 gio CATECHESI PER ADULTI - ore 20.30 a Roè - Ciclo Incontri biblici

don Armellini: La passione e morte di Gesù26 ven ore 20.30: Oratorio Mariano - presso la chiesa della Visitazione in Fossa28 Dom Ritiro Giovani - Montecastello

NOVEMBRE 20181 gio Solennità di TUTTI I SANTI

al mattino: Ss. Messe secondo orario festivo ore 15.00: S. Messa al Cimitero2 ven Commemorazione di Tutti i Defunti

ore 7.30 e 15.00: Ss. Messa al Cimiteroore 20.30: S. Bernardino ufficio funebre per tutti i defunti dell’anno

4 Dom San Carlo Borromeo: FESTA PATRONALE DELLA CITTÀore 11.00: Solenne concelebrazione in Duomoore 21.00 in Duomo: Concerto della Banda in onore di san Carlo

7 mer Consiglio Pastorale Salò - ore 20.30 - in Canonica8 gio CATECHESI PER ADULTI - ore 20.30 a Roè - Ciclo Incontri biblici

don Armellini: La resurrezione di Gesù

Oratorio Marianodella Visitazione

Preghiera, riflessione e musica

il Rosario con Paolo VII Misteri del Rosario pregati con le parole del papa Santo

5ª edizione

MESE DEL ROSARIOottobre 2018

VENERDÌ 5 OTTOBRE - ore 20.30 Corale “Madonna della Rupe” - San Faustino (Bione) maestro: Mariangela Pelizzari interventi all’organo: Rinaldo Simoni

Cappella Musicale del Duomo “M.E. Bossi” - Salò maestro: Carlo Ragnoli interventi all’organo: Paolo Ragnoli

VENERDÌ 12 OTTOBRE - ore 20.30 Coro Parrocchiale di Campoverde e Villa - Salò maestro: Sara Don interventi all’organo: Marcella Mandanici

Corale “Santa Maria della Neve” - Raffa (Puegnago) maestro: Valerio Bertolotti

VENERDÌ 19 OTTOBRE- ore 20.30 Corale “San Michele” - Idro maestro: Marta Güscüte

Coro “Cantores Mariæ” e Pueri Cantores “I Domìni” - Salò maestro: Lidia Giussani interventi all’organo: Matteo Falloni

VENERDÌ 26 OTTOBRE - ore 20.30 Corale “San Pietro D’Agrino” - Bogliaco (Gargnano) maestro: Mirko Parolo

Coro “DonneinCanto” - Salò maestro e interventi all’organo: Alfredo Scalari

Venerdì di Ottobre

Cena Povera

Il Gruppo Missionario

in occasione dell’ottobre missionario

presso l’Oratorio, la ‘’CENA POVERA’’

Martedì 16 ottobre 2018alle ore 19.00

Banda Cittadina di Salò

Concerto di S. Carlodomenica 4 novembre

Festa Patronale

ore 21.00 - in Duomo