Cristiano Coppi - Art Projects

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CRISTIANO COPPI ART PROJECTS

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Paesaggio 1 - Arte contemporanea 0 Istallazione per il Parco Pertini di Agliana. Un cartellone segna punti come quelli per le partite di baseball americane che riporta il punteggio di 1 a 0 per il paesaggio nei confronti dell’arte contemporanea. Una vittoria schiacciante se si considera poi che, come indicato sul cartellone, la partita è appena cominciata. Una testimonianza di come la natura superi di gran lunga l’arte e di come nessuna partita possa tra di loro essere giocata.Dopo l’esperienza nel parco ad Agliana, il lavoro è stato trasferito in Piazza Bartali a Firenze, davanti a centro per l’arte contemporanea EX3. In questo caso il cartellone indica Firenze 1 - Arte contemporanea 0, come ad indicare che la città rinascimentale supera a prescindere (per fortuna o purtroppo) quella contemporanea.

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Senza titolo (Progetto di una barca)Avere una visione - un presagio - e per questo costruire una barca in legno su cui caricare una libreria contenente i libri da salvare. Poi costruire una fontana e, dopo averla collegata ad un tubo dell’acqua, aprire il rubinetto e aspettare che l’intero mondo sia sommerso.Questo il pensiero dietro all’istallazione: selezionare e proteggere la cultura necessaria e adottare nei confronti dell’altra lo stesso principio che adottarono Dio e Noè nei confronti della Terra.

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Il sistema metropolitano dell’arte contemporaneaUna grande pista per macchinine radiocomandate realizzata con cartelli stradali tagliati e piegati in modo da trasformare il loro disegno bidimen-sionale in veri e propri personaggi capaci di confrontarsi con lo spazio. Il luogo dell’istallazione è l’atrio di una banca; un posto molto frequentato dove adulti e bambini hanno giocato per un mese considerando la segnaletica non più una semplice rappresentazione ma piuttosto una reale protagonista della vita cittadina.

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Mi manchi, ritornaCancelli è un paese vicino Foligno che, a causa del terremoto del 2001, è stato quasi completamente abbandonato. L’invito posto all’artista era quello di soggiornare nel paese e studiare un intervento che raccontasse questa realtà. Immaginando di riportare la vita nell’abitato ma scontran-dosi con l’impossibilità della cosa, l’intervanto è stato dunque quello di dare vita alle case stesse fornendo ad ognuna di esse due occhi e una bocca.

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Vari studi sulla segnaleticaGiocare con la segnaletica significa giocare con i simboli e i codici che regolano la nostra vita sociale. In alcuni casi i cartelli stradali sono stati assemblati in agglomerati caotici che, invece di indicare un percorso, confondono e disorientano il loro osservatore. In altri casi si è provveduto invece a cammuffare i reali cartelli nelle strade scrivendo, al posto delle reali diciture, alcune indicazioni di carattere personale che, anche se di solito non esplicite, sono comunque sempre presenti nella nostra mente. Per esempio su alcuni cartelli si è indicato i km che misurano la distanza da quel punto alla propria casa, ovvero un indicazione che chiunque incosciamente immagina sulla strada di ritorno verso casa.

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Senza titolo (Sistemi digestivi) Si tratta di mappe satellitari stampate e ritagliate a forma di maiale in modo tale che il fiume rappresentato sulla mappa finisca con il costutuire il sistema digestivo dell’animale rappresentato. Un fiume, infatti, è da sempre per la città un elemento organico attraverso il quale passa il suo svi-luppo e la sua digestione. Allo stesso tempo ogni città è un po’ come un grosso maiale che più ingrassa e più aumenta di valore. Su questi principi, osservando mappe e maiali diversi tra loro è possibile osservare come città diverse hanno sistemi digestivi diversi. (in alto, un paese della pianura padana; in basso, da sinistra a destra, la città di Roma, quella di Firenze ed infine una periferia di Beijing in Cina)

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Cactus e galeoniCactus e galeoni è un progetto che nasce dalla volontà di accostare un simbolo della staticità ad uno dell’esplorazione e del dinamismo. Il catus è una pianta che ha origini americane e le sue spine la rendono una pianta estremamente difficile da trasportare. Tuttavia con la scoperta delle amer-iche anche questa pianta inizia ad essere esportata nel vecchio continente. L’immagine cardine del progetto-mostra è perciò quella del travagliato e innaturale viaggio delle piante sui galeoni spagnoli diretti in Europa.

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Dal lego al bronzoAttraverso una complessa tecnica studiata dall’artista si è riusciti a realizzare alcune fusioni in bronzo a partire dalle costruzioni Lego. Il procedi-mento in sintesi prevede la realizzazione della forma con i mattoncini delle costruzioni in plastica e quindi il riempimento del vuoto all’interno di essi con della cera d’api. Il pezzo può così essere fuso direttamente in bronzo senza il bisogno di fare inutili calchi in gesso (una fusione a lego persa anzichè a cera persa). E’ come se un gioco destinato ad essere smontato e rimontato ad un certo punto bloccasse la sua forma in un materiale come il bronzo destinato invece a durare in eterno.

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Giochi di guerra e viceversaIl progetto prende spunto dall’osservazione delle immagini televisive della guerra in Iraq: a fianco delle sofisticate macchine da guerra occidentali si scorgono una quantità infinita di mezzi più rudimantali allestiti un po’ alla buona dalle popolazioni locali: veicoli per metà a motore e per metà trainati da animali, assemblati un po’ alla buona con funi o saldature, provenienti da realtà agricole o militari e portati a nuova vita in funzione dell’emergenza della guerra. Una situazione critica all’interno della quale gli uomini riscoprono l’arte di arrangiarsi progettando e provvedendo essi stessi alla costruzione dei propri strumenti. Partendo da queste riflessioni, il progetto-mostra si rivolge invece all’infanzia e immagina la cos-truzione di una serie di giocattoli per i bambini iracheni realizzati a partire da oggetti da rottamare o in disuso. Autobus ritagliati dalla lamiera, aereoplani con eliche appartenenti a vecchi ventilatori, pupazzi e macchinine assemblati con ferri vecchi e plastiche scolorite. Un occasione per riflettere sull’estetica del “giocattolo di guerra” e sulla creatività in relazione a quelle aree del mondo in cui la guerra, per i bambini, è un elemento reale e non una situazione da immaginare.

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The black one in water

Questo studio, commissionato dalla Regione Puglia che richiedeva un progetto per la valorizzazione del porto vecchio di Bari, mette in relazione i problemi dello smaltimento dei rifiuti del capoluogo con gli elementi che animano lo stesso molo della città. Ne è risultato un progetto sui coper-toni delle auto (uno dei materiali più critici da smaltire) e su quella parte del loro ciclo di vita che solitamente viene tralasciato o poco considerato. Nelle zone di mare infatti, finita la sua funzione stradale, il copertone viene usato nei porti come parabordi in modo tale che le barche, attraccando al molo, non vadano a sbattere con esso. Diventa quindi singolare che un oggetto creato per le automobili e quindi per la terra ferma, finisca con l’essere usato da piccole e grosse imbarcazioni come cuscinetto tra la terra e il mare. Il progetto, dimostrando il valore simbolico e modulare dell’elemento, ha proposto quindi una serie di grosse istallazioni sul molo Sant Antonio di Bari composte da centinaia di copertoni e allo stesso tempo estremamente mimetiche in quanto realizzate con le stesse tecniche di assemblaggio usate dai marinai per la realizzazione dei copertoni para bordi delle navi.

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L’arte contemporanea vista attraverso la Settimana enigmisticaLa “Settimana enigmistica” è una delle riviste più famose in Italia ed anche una delle più trasversali in quanto i suoi lettori compendono persone di tutti i ceti sociali e di tutte le età. Le vignete umoristiche contenute al suo interno sono perciò studiate in modo tale da rappresentare argomenti comuni a tutti e gli italiani e stimolare la loro simpatia. Un caso singolare è tuttavia il fatto che molte di queste vignette abbiano come tema quello dell’arte contemporanea. Questo si deve probabilmente al fatto che, essendo un tema poco compreso da molti italiani, si presta particolarmente bene allo scherzo e alla battuta. Una vignetta con un pittore intento a disegnare una modella (ma capace solo di fare un personaggio appena stiliz-zato), da un lato testimonia la cosapevolezza della società quanto al fatto che alcuni pittori oggi giorno stilizzino in modo estremo le proprie figure, dall’altro rivela invece il distacco che gran parte della società ha nei confronti di tale rappresentazione. La serie delle vignette sull’arte contempo-ranea prende quindi spunto da questa riflessione e si presenta come la raccolta di un centinaio di vignette ritagliate dalla settimana enigmistica e arricchite ciascuna di un cartellino che riporta il nome dell’artista contemporaneo idealmente connesso a quel modo deriso di fare arte. Una lettura della storia dell’arte auentica perchè fatta incosciamente dalla stessa società.

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Le città invisibiliLe città invisibili è un progetto realizzato a partire dall’omonimo libro di Italo Calvino in cui i concetti di città, di casa e di spazio vengono im-maginati in funzione delle varie caratteristiche del territorio e dei suoi abitanti. Su questo principio si è progettato e fatto realizzare da una tipo-grafia specializzata una scatola di cartoncino bianco a forma di casa che rappresentasse l’idea più elementare di abitazione. Nella mostra “Le città invisibili” queste scatole sono dunque state esposte e caratterizzate ognuna da un allestiemento diverso così da manifestare allo stesso tempo la loro uguaglianza e la loro unicità.

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Le porte cinesi con i cartolari IKEANella ricerca di materiali a basso costo per la realizzazione di istallazioni di grosse dimensioni, vengono in aiuto i prodotti di alcune aziende come IKEA che, utilizzati non come prodotti finiti ma come materie prime, possono costituire una valida alternativa ai materiali tradizionali utilizzati nell’arte. Nello specifico sono state progettate e realizzate alcune grosse porte ornamentali in stile orientale usando come modulo il cartolare FLYT di IKEA.

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FacebookSe a un architetto degli anni ‘50 un committene avesse chiesto la re-alizzazione di una piattaforma sociale, questo avrebbe probabilmente immaginato una grossa piattafroma in cemento armato alta una decina di metri dalla quale fosse possibile osservare il paesaggio. Il progetto Facebook consiste perciò nella progettazione di quello che sarebbe po-tuto essere, prima del web, la realizzazione di un sistema che mettesse

in relazione la vita privata e quella pubblica delle persone. At-traverso due tavole tecniche (definite al punto di costituire un reale progetto esecutivo) e la realizzazione di un plastico in elementi di PVC tagliati a laser, il progetto mostra il lato curioso e voyeuristico delle persone, aldilà della tecnologia o della moda del momento.