Tesi Specialistica - Alessio Coppi
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Universit degli studi di Roma
La Sapienza
Facolt di Ingegneria
Corso di Laurea Specialistica in Ingegneria Civile
Indirizzo Strutture
Tesi di Laurea:
Analisi non lineare
per lo studio delle prestazioni
di una struttura ospedaliera soggetta a sisma
Relatore: Laureando:
Prof. Ing. F. Bontempi Alessio Coppi
Correlatore: Matricola:
Ing. F. Petrini 799139
ANNO ACCADEMICO 2010 - 2011
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Universit degli Studi di Roma La Sapienza Facolt di Ingegneria Civile
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INTRODUZIONE 1
INTRODUZIONE
Tra gli edifici pubblici, gli ospedali rivestono un ruolo strategico in caso di calamit, in
quanto sono chiamati a svolgere unimportantissima funzione di soccorso alla popolazione,
garantendo lefficace continuazione delle prime operazioni di pronto intervento sanitario
avviate sul campo.
Allospedale, sede tra le pi esposte e sensibili in quanto affollata da migliaia di persone
aventi capacit reattive diversissime, viene quindi richiesto non solo di resistere senza danni
eccessivi alla forza durto del sisma, ma anche di continuare a offrire sufficienti livelli di
assistenza sanitaria. Ci significa che si deve porre una particolare attenzione non solo agli
elementi portanti, ma anche a quelli non strutturali e impiantistici, oltre che alla
distribuzione delle funzioni e ai flussi. In Italia, per quello che risulta da unindagine
effettuata sulla base di dati del Ministero della Salute, molti Comuni sono stati classificati
sismici dopo la costruzione o lampliamento degli ospedali, che non sono quindi stati
realizzati secondo delle specifiche norme sismiche.
Il tema di particolare attualit grazie a disposizioni legislative (Ordinanza del Presidente
del Consiglio dei Ministri n3274/2003 ) che, per la prima volta nel nostro paese, hanno
imposto agli enti proprietari la verifica di sicurezza sismica di tutte le opere di interesse
strategico ai fini della protezione civile, tra le quali si annoverano anche le strutture
ospedaliere. Le passate esperienze di eventi sismici intensi hanno mostrato una elevata
vulnerabilit delle strutture ospedaliere. Ci certamente dovuto a fattori intrinseci,
come la complessit delle funzioni ospitate, lelevato tasso di occupazione, ed
allimpreparazione allevento; pur tuttavia, linadeguatezza di molti edifici ospedalieri
stata la principale causa della scadente prestazione risultata. Il rischio sismico di una
struttura funzione delleffetto combinato della pericolosit del sito dove lopera sorge e
della vulnerabilit al terremoto dellopera stessa. La pericolosit di sito oggi disponibile ad
un accurato livello di precisione per tutto il territorio nazionale. La vulnerabilit
delledificio deve essere invece valutata caso per caso.
Le disposizioni normative vigenti (Norme Tecniche per le Costruzioni, Decreto Ministeriale
14/1/2008) necessitano di integrazioni in pi ambiti al fine di eseguire la valutazione di
sicurezza di strutture ospedaliere. Gli aspetti di maggior rilievo riguardano la definizione
degli obiettivi di sicurezza, che non sono comuni a quelli propri dei normali edifici, e la
valutazione della risposta e le tecniche di adeguamento dei componenti non strutturali
(arredi, impianti, attrezzature mediche, etc. ), essenziali al mantenimento delle funzioni
operative dellospedale anche a seguito di un evento sismico.
Sorge quindi la necessit di uno studio approfondito della struttura capace di descrivere il
comportamento non lineare, le prestazioni ai vari stati limite e i possibili meccanismi di
collasso. Lo strumento pi completo ed affidabile costituito dallanalisi dinamica non
lineare (Time History Analysis), che valuta la risposta tramite lintegrazione al passo delle
equazioni del moto. Questo metodo presenta, per, dei forti limiti di utilizzo legati alla
necessit di una modellazione agli elementi finiti piuttosto complessa e di una potenza di
calcolo tali da confinarne attualmente luso al solo ambito della ricerca. Daltro canto
lanalisi lineare, pur essendo caratterizzata da una complessit notevolmente inferiore sia in
termini di basi teoriche che di impegno di calcolo, risulta inadeguata e troppo carente nella
previsione della risposta sismica delle strutture, specie di quelle in cui gli effetti della non
linearit hanno un ruolo determinante.
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INTRODUZIONE 2
Unalternativa attraente luso di procedure di analisi statiche non lineari (analisi di
pushover) che, pur conservando la notevole semplicit duso e di interpretazione dei risultati
tipica delle analisi statiche lineari, consentono stime pi realistiche ed affidabili della
risposta strutturale anche in campo non lineare. Lanalisi di pushover risolve, tramite una
procedura iterativa incrementale, le equazioni di equilibrio statico corrispondenti ad un
modello strutturale non lineare, soggetto ad un sistema di forze laterali di forma costante
che riproduce gli effetti di un sisma, la cui intensit viene gradualmente e monotonicamente
aumentata fino al raggiungimento delle condizioni ultime.
Il lavoro svolto in questa tesi si basato su unanalisi statica non-lineare di una struttura in
acciaio non regolare in altezza adibita ad uso ospedaliero dove:
1. le non linearit geometriche sono state considerate tramite gli effetti P-; 2. le non linearit di materiale sono state considerate mediante lintroduzione di
cerniere plastiche definite secondo la FEMA 356 (Federal Emergency Management
Agency-356):
a. cerniere assiali per i controventi; b. cerniere flessionali per le travi; c. cerniere presso-flessionali per le colonne.
3. sono stati svolti tre casi di analisi diversi con e senza effetti P-: a. CASO 1: analisi con distribuzione di forze uniforme da intendersi come
derivata da una distribuzione uniforme di accelerazioni lungo laltezza della
costruzione;
b. CASO 2: analisi con distribuzione di forze corrispondente ad una distribuzione di accelerazioni proporzionale alla forma del modo di vibrare
fondamentale;
c. CASO 3: MPA (Modal Pushover Analysis, Chopra A.K. e Goel R.K. [2001]) la quale consiste essenzialmente nelleseguire tante analisi statiche non lineari
quanti sono i modi di vibrare significativi, ognuna con una distribuzione di
forze orizzontali proporzionale alla deformata del modo considerato e
successivamente si determina la risposta globale combinando i singoli effetti
ottenuti da ciascuna analisi.
Sono risultati molto utili, per la modellazione e lanalisi dellospedale con il software di
calcolo agli elementi finiti SAP2000, una serie di esempi raccolti nelle due appendici
perch hanno permesso di comprendere meglio gli aspetti legati alla modellazione delle
cerniere plastiche e al metodo di analisi statica non lineare.
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INDICE i
INDICE
INTRODUZIONE .................................................................................................................. 1
1 - RISCHIO SISMICO E APPROCCIO PRESTAZIONALE ......................................... 3
1.1 - RISCHIO SISMICO ........................................................................................................ 3
1.2 - VULNERABILITA SISMICA ....................................................................................... 4
1.2.1 - Metodi per la valutazione della vulnerabilit ............................................................ 4
1.3 - DOMANDA SISMICA ................................................................................................... 5
1.4 - LIVELLI DI PRESTAZIONE ......................................................................................... 7
1.4.1 - Livelli di prestazione secondo FEMA 356................................................................ 7
1.4.1.1 - Struttura .............................................................................................................. 8
1.4.1.2 - Componenti non strutturali ................................................................................ 9
1.4.1.3 - Combinazione delle prestazioni ....................................................................... 10
1.4.2 - Livelli di prestazione secondo DM 2008 ................................................................ 12
1.4.3 - Livello prestazionale per gli ospedali ..................................................................... 13
1.5 - BIBLIOGRAFIA ........................................................................................................... 14
2 - STRUTTURA OSPEDALIERA .................................................................................... 15
2.1 - ANALISI DEL SISTEMA OSPEDALIERO ................................................................ 15
2.2 - RISPOSTA DEL SISTEMA OSPEDALIERO AD UN EVENTO SISMICO ............. 17
2.3 - ADEGUAMENTO ........................................................................................................ 19
2.3.1 - Strategia di adeguamento ........................................................................................ 19
2.3.2 - Processo di adeguamento ........................................................................................ 19
2.3.3 Confronto tra strategie alternative di adeguamento................................................ 20
2.3.4 - Scelta tra strategie alternative di adeguamento ....................................................... 21
2.4 - VULNERABILITA DELLA STRUTTURA OSPEDALIERA ................................... 22
2.4.1 - Cause di vulnerabilit in ospedale ........................................................................... 22
2.4.2 - Valutazione della vulnerabilit strutturale .............................................................. 23
2.4.3 - Valutazione della vulnerabilit non strutturale ....................................................... 25
2.4.3.1 - Elementi non strutturali .................................................................................... 25
2.4.3.2 - Valutazione della vulnerabilit non strutturale ............................................... 27
2.4.3.3 - Rapida visuale delle referenze selezionate ....................................................... 29
2.4.3.4 - Riduzione della vulnerabilit non strutturale ................................................. 34
2.5 BIBLIOGRAFIA ........................................................................................................... 41
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INDICE ii
3 - COMPORTAMENTO NON LINEARE DEI TELAI IN ACCIAIO ......................... 42
3.1 INTRODUZIONE ......................................................................................................... 42
3.2 - LE NON LINEARIT GEOMETRICHE ..................................................................... 43
3.2.1 - Leffetto P ........................................................................................................... 44
3.2.2 - Leffetto P ........................................................................................................... 45
3.2.3 - P- ed effetti dei grandi spostamenti nel SAP 2000 ............................................... 46
3.2.3.1 - P- vs. True Large Displacements ................................................................... 46
3.2.4 - Effetto P- nel SAP 2000 ........................................................................................ 48
3.2.4.1 - Necessit di considerare gli effetti P- ............................................................. 50
3.2.5 - Effetto sulla resistenza della colonna ...................................................................... 50
3.2.6 - Opzioni del SAP 2000 ............................................................................................. 50
3.2.6.1 - Effetti P- .......................................................................................................... 50
3.2.6.2 - Effetti P del secondo ordine ........................................................................ 50
3.3 - LE NON LINEARIT DI MATERIALE ..................................................................... 52
3.3.1 - Modellazione a plasticit concentrata ..................................................................... 52
3.3.2 - Il concetto di cerniera plastica ................................................................................. 53
3.3.2.1 - La definizione di momento limite ultimo .......................................................... 54
3.3.3 Cerniere plastiche secondo FEMA 356 applicate nel SAP 2000 ........................... 58
3.3.3.1 - Controvento: cerniera assiale con legame rigido plastico incrudente
asimmetrico secondo FEMA 356 .................................................................................... 58
3.3.3.1.1 - Definizione del legame della cerniera ........................................................... 58
3.3.3.2 - Trave: cerniera flessionale con legame rigido plastico incrudente secondo
FEMA356 ........................................................................................................................ 63
3.3.3.2.1 - Definizione del legame della cerniera ........................................................... 63
3.3.3.3 - Colonna: cerniera presso/tenso-flessionale con legame rigido plastico
incrudente secondo FEMA 356 ....................................................................................... 68
3.3.3.3.1 - Dominio di interazione .................................................................................. 68
3.3.3.3.2 - Definizione del legame della cerniera ........................................................... 70
3.4 - PROCEDURE DI SOLUZIONE DI PROBLEMI NON LINEARI .............................. 77
3.5 BIBLIOGRAFIA ........................................................................................................... 80
4 - ANALISI NON LINEARE STATICA .......................................................................... 81
4.1 - INTRODUZIONE .......................................................................................................... 81
4.2 - SISTEMI SDOF ............................................................................................................. 82
4.3 - SISTEMI MDOF ........................................................................................................... 83
4.4 - CURVA DI CAPACITA .............................................................................................. 84
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INDICE iii
4.4.1 - Individuazione degli stati limite sulla curva di capacit ......................................... 86
4.5 - ANALISI NON LINEARE STATICA SECONDO LA NORMATIVA ITALIANA .. 87
4.5.1 - Lanalisi non lineare statica secondo NTC 2008 .................................................... 87
4.5.2 - Risposta alle diverse componenti dellazione sismica ed alla variabilit spaziale
del moto .............................................................................................................................. 88
4.5.3 - Analisi non lineare statica secondo la bozza esplicativa del 07/03/2008 ............... 88
4.6 - ANALISI DI PUSHOVER CON DISTRIBUZIONE DI FORZE LATERALI
CONVENZIONALI ............................................................................................................... 90
4.6.1 - Analisi di Pushover con distribuzione di forze uniforme ....................................... 91
4.6.2 - Analisi di Pushover con distribuzione di forze proporzionale al modo
fondamentale di vibrare ...................................................................................................... 92
4.7 - ANALISI DI PUSHOVER CON DISTRIBUZIONE DI FORZE LATERALI
MULTIMODALE .................................................................................................................. 93
4.7.1 - Analisi Modale Pushover (MPA) ............................................................................ 94
4.7.1.1 - Determinazione della domanda sismica totale ................................................ 96
4.7.1.2 - Rapporto FEMA-440 sul metodo MPA ............................................................ 97
4.8 - ANALISI DI PUSHOVER DELLA STRUTTURA SPAZIALE ................................. 98
4.9 - ANALISI DI PUSHOVER NEL SAP 2000 .................................................................. 99
4.9.1 - In/Output step nel SAP 2000 ................................................................................... 99
4.9.1.1 - Salvataggio di pi steps .................................................................................... 99
4.9.1.2 - Minimo e massimo numero di steps salvati ...................................................... 99
4.9.1.3 - Salva solo gli incrementi positivi ................................................................... 101
4.9.1.4 - Influenza della scelta degli steps sullaspetto numerico ................................ 101
4.9.1.5 - Massimo numero di iterazioni per step .......................................................... 104
4.9.1.6 - Tolleranza di convergenza delliterazione ..................................................... 104
4.9.1.7 - Controllo delliterazione event to event ..................................................... 104
4.9.2 - Metodo di scarico della cerniera plastica nel SAP 2000 ....................................... 104
4.9.2.1 - Scarico dellintera struttura ........................................................................... 105
4.9.2.2 - Applicare la ridistribuzione locale ................................................................. 105
4.9.2.3 Ripartire usando la rigidezza secante ........................................................... 106
4.10 BIBLIOGRAFIA ....................................................................................................... 107
5 - DESCRIZIONE DELLA STRUTTURA .................................................................... 108
5.1 - DESCRIZIONE DELLOPERA .................................................................................. 108
5.1.1 - Collocamento geografico ...................................................................................... 108
5.1.2 - Caratterizzazione Architettonica ........................................................................... 108
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INDICE iv
5.1.3 - Caratterizzazione Strutturale ................................................................................. 109
5.1.3.1 Solaio ............................................................................................................. 110
5.1.3.2 Colonne .......................................................................................................... 111
5.1.3.3 Controventi .................................................................................................... 111
5.1.3.4 - Vano Scala e Ascensore .................................................................................. 112
5.1.3.5 Fondazioni ..................................................................................................... 113
5.1.4 Materiali ................................................................................................................ 113
5.1.4.1 - Acciaio da carpenteria metallica ................................................................... 113
5.1.4.2 - Acciaio per bulloni e connessioni................................................................... 114
5.1.4.3 - Acciai speciali................................................................................................. 114
5.1.4.4 - Acciaio per cemento armato ........................................................................... 114
5.1.4.5 - Acciaio per cemento armato precompresso ................................................... 115
5.1.4.6 Calcestruzzo ................................................................................................... 115
5.1.4.7 - Prodotti per uso strutturale ............................................................................ 116
5.2 AZIONI ....................................................................................................................... 116
5.2.1 - Carichi verticali ..................................................................................................... 116
5.2.1.1 - Carichi permanenti strutturali e non strutturali ............................................ 117
5.2.1.2 - Carico Antropico ............................................................................................ 118
5.2.2 Azione sismica ...................................................................................................... 118
5.2.2.1 Combinazione delle azioni ............................................................................. 120
5.3 - SCELTE PROGETTUALI .......................................................................................... 121
5.3.1 - Scelte progettuali globali ....................................................................................... 121
5.3.2 - Scelte progettuali locali ......................................................................................... 121
5.4 - MODELLAZIONE DEGLI ELEMENTI STRUTTURALI........................................ 125
5.4.1 - Modellazione del solaio ........................................................................................ 125
5.4.2 - Modellazione delle travi ........................................................................................ 127
5.4.3 - Modellazione delle colonne .................................................................................. 130
5.4.4 - Posizionamento e modellazione dei controventi ................................................... 130
5.5 - MODELLAZIONE DELLA STRUTTURA ............................................................... 131
5.5.1 - Modellazione delle cerniere plastiche ................................................................... 132
5.5.1.1 - Cerniere plastiche assiali ............................................................................... 132
5.5.1.1.1 - Cerniere plastiche assiali nel piano XZ (lato lungo) .................................. 133
5.5.1.1.2 - Cerniere plastiche assiali nel piano YZ (lato corto) ................................... 137
5.5.1.2 - Cerniere plastiche flessionali ......................................................................... 143
5.5.1.3 - Cerniere plastiche presso-flessionali ............................................................. 144
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INDICE v
5.6 BIBLIOGRAFIA ......................................................................................................... 147
6 - ANALISI NON LINEARE STATICA DELLOSPEDALE ..................................... 148
6.1 IMPOSTAZIONE DEI SCENARI DI CARICO ........................................................ 148
6.2 - ANALISI PUSHOVER E RELATIVE DISTRIBUZIONI DI FORZE ...................... 150
6.2.1 - CASO 1: Distribuzione proporzionale alle masse ................................................ 161
6.2.1.1 - Stima della domanda allo SLC ....................................................................... 161
6.2.1.1.1 - Distribuzione nella direzione X ................................................................... 161
6.2.1.1.2 - Distribuzione nella direzione Y ................................................................... 166
6.2.1.2 - Stima della domanda allo SLV ....................................................................... 170
6.2.1.2.1 - Distribuzione nella direzione X ................................................................... 170
6.2.1.2.2 - Distribuzione nella direzione Y ................................................................... 173
6.2.1.3 - Stima della domanda allo SLD ....................................................................... 176
6.2.1.3.1 - Distribuzione nella direzione X ................................................................... 176
6.2.1.3.2 - Distribuzione nella direzione Y ................................................................... 179
6.2.1.4 - Stima della domanda allo SLO ....................................................................... 181
6.2.1.4.1 - Distribuzione nella direzione X ................................................................... 181
6.2.1.4.2 - Distribuzione nella direzione Y ................................................................... 183
6.2.2 - CASO 2: con distribuzione proporzionale al prodotto delle masse per la deformata
modo di vibrare principale ................................................................................................ 185
6.2.2.1 - Stima della domanda allo SLC ....................................................................... 185
6.2.2.1.1 - Distribuzione nella direzione X ................................................................... 185
6.2.2.1.2 - Distribuzione nella direzione Y ................................................................... 186
6.2.2.2 - Stima della domanda allo SLV ....................................................................... 187
6.2.2.2.1 - Distribuzione nella direzione X ................................................................... 187
6.2.2.2.2 - Distribuzione nella direzione Y ................................................................... 188
6.2.2.3 - Stima della domanda allo SLD ....................................................................... 189
6.2.2.3.1 - Distribuzione nella direzione X ................................................................... 189
6.2.2.3.2 - Distribuzione nella direzione Y ................................................................... 190
6.2.2.4 - Stima della domanda allo SLO ....................................................................... 191
6.2.2.4.1 - Distribuzione nella direzione X ................................................................... 191
6.2.2.4.2 - Distribuzione nella direzione Y ................................................................... 192
6.2.3 - CASO 3: con distribuzione proporzionale al prodotto delle masse per la deformata
dei modi di vibrare principali (MPA) ............................................................................... 193
6.2.3.1 - Stima della domanda allo SLC ....................................................................... 193
6.2.3.1.1 - Distribuzione nella direzione X ................................................................... 193
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INDICE vi
6.2.3.1.2 - Distribuzione nella direzione Y ................................................................... 194
6.2.3.2 - Stima della domanda allo SLV ....................................................................... 196
6.2.3.2.1 - Distribuzione nella direzione X ................................................................... 196
6.2.3.2.2 - Distribuzione nella direzione Y ................................................................... 196
6.2.3.3 - Stima della domanda allo SLD ....................................................................... 197
6.2.3.3.1 - Distribuzione nella direzione X ................................................................... 197
6.2.3.3.2 - Distribuzione nella direzione Y ................................................................... 198
6.2.3.4 - Stima della domanda allo SLO ....................................................................... 199
6.2.3.4.1 - Distribuzione nella direzione X ................................................................... 199
6.2.3.4.2 - Distribuzione nella direzione Y ................................................................... 199
6.2.4 - CASO 1 e CASO 2 con effetti P- ....................................................................... 201
6.2.4.1 - Stima della domanda allo SLC ....................................................................... 201
6.2.4.1.1 - Distribuzione nella direzione X ................................................................... 201
6.2.4.1.2 - Distribuzione nella direzione Y ................................................................... 202
6.2.4.2 - Stima della domanda allo SLV ....................................................................... 202
6.2.4.2.1 - Distribuzione nella direzione X ................................................................... 202
6.2.4.2.2 - Distribuzione nella direzione Y ................................................................... 204
6.2.4.3 - Stima della domanda allo SLD ....................................................................... 205
6.2.4.3.1 - Distribuzione nella direzione X ................................................................... 205
6.2.4.3.2 - Distribuzione nella direzione Y ................................................................... 206
6.2.4.4 - Stima della domanda allo SLO ....................................................................... 207
6.2.4.4.1 - Distribuzione nella direzione X ................................................................... 207
6.2.4.4.2 - Distribuzione nella direzione Y ................................................................... 208
6.2.5 - CASO 3 con effetti P- ......................................................................................... 209
6.2.5.1 - Stima della domanda allo SLC ....................................................................... 209
6.2.5.1.1 - Distribuzione nella direzione X ................................................................... 209
6.2.5.1.2 - Distribuzione nella direzione Y ................................................................... 210
6.2.5.2 - Stima della domanda allo SLV ....................................................................... 211
6.2.5.2.1 - Distribuzione nella direzione X ................................................................... 211
6.2.5.2.2 - Distribuzione nella direzione Y ................................................................... 212
6.2.5.3 - Stima della domanda allo SLD ....................................................................... 213
6.2.5.3.1 - Distribuzione nella direzione X ................................................................... 213
6.2.5.3.2 - Distribuzione nella direzione Y ................................................................... 214
6.2.5.4 - Stima della domanda allo SLO ....................................................................... 215
6.2.5.4.1 - Distribuzione nella direzione X ................................................................... 215
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INDICE vii
6.2.5.4.2 - Distribuzione nella direzione Y ................................................................... 215
6.3 - CONFRONTI E COMMENTI DEI RISULTATI OTTENUTI .................................. 216
6.3.1 - Linfluenza della distribuzione di forze adottata sulla curva di capacit e quindi sul
performance point ai relativi stati limite .......................................................................... 217
6.3.2 - Studio dellevoluzione in campo non-lineare della struttura ................................ 221
6.3.3 - Curve di capacit per il CASO 1 e il CASO 2 con e senza effetti P- ................. 224
6.3.4 - Limportanza dei modi superiori in termini di spostamenti e drifts di piano ....... 226
6.3.5 - Valutazione della risposta attraverso linviluppo dei risultati ottenuti da due analisi
.......................................................................................................................................... 228
APPENDICE A - CERNIERE PLASTICHE E CURVA DI CAPACITA .................. 232
A.1 - LEGAMI CERNIERA PLASTICA ASSIALE .......................................................... 232
A.1.1 Materiale .............................................................................................................. 232
A.1.2 Cerniera plastica assiale ....................................................................................... 233
A.1.3 - Caso di analisi: PUSHOVER ............................................................................... 234
A.1.4 - MODELLO 1: legame rigido plastico simmetrico ............................................... 236
A.1.4.1 - Definizione del legame della cerniera ........................................................... 236
A.1.4.2 - Risultati dellanalisi: CURVA DI CAPACITA ............................................. 238
A.1.5 - MODELLO 2: legame rigido plastico asimmetrico ............................................. 239
A.1.5.1 - Definizione del legame della cerniera ........................................................... 239
A.1.5.2 - Risultati dellanalisi: CURVA DI CAPACITA ............................................. 242
A.1.6 - MODELLO 3: legame rigido plastico asimmetrico ( secondo EC3) ................. 244
A.1.6.1 - Calcolo del coefficiente funzione della snellezza dell'asta secondo EC3 ... 244
A.1.6.2 - Definizione del legame della cerniera ........................................................... 245
A.1.6.3 - Risultati dellanalisi: CURVA DI CAPACITA ............................................. 247
A.1.7 - MODELLO 4: legame rigido plastico incrudente asimmetrico ........................... 249
A.1.7.1 - Definizione del legame della cerniera ........................................................... 249
A.1.7.2 - Risultati dellanalisi: CURVA DI CAPACITA ............................................. 253
A.1.8 - MODELLO 5: legame secondo FEMA 356 ........................................................ 254
A.1.8.1 - Definizione del legame della cerniera ........................................................... 254
A.1.8.2 - Risultati dellanalisi: CURVA DI CAPACITA ............................................. 259
A.2 - LUNGHEZZA E POSIZIONE DELLA CERNIERA PLASTICA ASSIALE .......... 261
A.2.1 Materiale .............................................................................................................. 261
A.2.2 - Cerniera plastica assiale ....................................................................................... 261
A.2.3 Modello trave tesa ................................................................................................ 262
A.2.3.1 - Caso con unica cerniera assiale al centro (x=0,5L) con R.L.=1 .................. 262
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INDICE viii
A.2.3.2 - Caso con doppia cerniera assiale a x=0L E x=1L con R.L.=0,5 .................. 265
A.2.3.3 - Caso con doppia cerniera assiale a x=0,25L E x=0,75L con R.L.=0,5 ........ 268
A.2.3.4 - Confronto tra i 3 modelli ............................................................................... 271
A.2.3.5 Conclusioni .................................................................................................... 272
A.3 - MODELLO TRAVE ................................................................................................... 273
A.3.1 Materiale .............................................................................................................. 273
A.3.2 Cerniera plastica assiale ....................................................................................... 273
A.3.3 - Caso di analisi: PUSHOVER ............................................................................... 275
A.3.4 - Modello trave tesa ................................................................................................ 275
A.3.4.1 - Risultati dellanalisi ....................................................................................... 275
A.3.4.2 - Modelli trave tesa a confronto ....................................................................... 276
A.3.4.3 - Curva di capacit ........................................................................................... 278
A.4 - MODELLO TELAIO CONTROVENTATO 2D ....................................................... 281
A.4.1 Materiale .............................................................................................................. 281
A.4.2 Cerniera plastica assiale nei controventi ............................................................. 282
A.4.3 - Caso di analisi: PUSHOVER ............................................................................... 284
A.4.4 - Risultati dellanalisi .............................................................................................. 284
A.4.5 - Modelli a confronto .............................................................................................. 286
A.4.5.1 - Curva di capacit ........................................................................................... 290
A.5 - BIBLIOGRAFIA ........................................................................................................ 293
APPENDICE B - METODO N2 (FAJFAR) .................................................................... 294
B.1 INTRODUZIONE ...................................................................................................... 294
B.2 - MODELLO 1 .............................................................................................................. 295
B.2.1 Materiale .............................................................................................................. 296
B.2.2 - Modello telaio con cerniere secondo FEMA 356 ................................................. 297
B.2.2.1 - Trave: cerniera flessionale secondo FEMA 356 ........................................... 297
B.2.2.1.1 - Definizione del legame della cerniera ........................................................ 297
B.2.2.2 - Colonna: cerniera presso -flessionale secondo FEMA 356 .......................... 304
B.2.2.2.1 - Dominio di interazione ................................................................................ 304
B.2.2.1.2 - Definizione del legame della cerniera ........................................................ 308
B.2.3 - Analisi PUSHOVER............................................................................................. 331
B.2.3.1 - CASO 1: Distribuzione proporzionale alle masse ......................................... 333
B.2.3.2 - CASO 2: Distribuzione proporzionale al prodotto delle masse per la
deformata del primo modo di vibrare ........................................................................... 338
B.3 - MODELLO 2 .............................................................................................................. 343
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INDICE ix
B.3.1 Materiale .............................................................................................................. 343
B.3.2 - Modello telaio con cerniere secondo FEMA 356 ................................................. 344
B.3.3 - Analisi PUSHOVER............................................................................................. 344
B.3.3.1 - CASO 1: Distribuzione proporzionale alle masse ......................................... 346
B.3.3.2 - CASO 2: Distribuzione proporzionale al prodotto delle masse per la
deformata del primo modo di vibrare ........................................................................... 352
B.4 - MODELLO 3 .............................................................................................................. 358
B.4.1 Materiale .............................................................................................................. 358
B.4.2 - Modello telaio con cerniere secondo FEMA 356 ................................................. 359
B.4.3 - Analisi PUSHOVER............................................................................................. 359
B.4.3.1 - CASO 1: Distribuzione proporzionale alle masse ......................................... 361
B.4.3.2 - CASO 2: Distribuzione proporzionale al prodotto delle masse per la
deformata del primo modo di vibrare ........................................................................... 366
B.5 - MODELLO 4 .............................................................................................................. 371
B.5.1 Materiale .............................................................................................................. 371
B.5.2 - Modello telaio con cerniere secondo FEMA 356 ................................................. 372
B.5.3 - Analisi PUSHOVER............................................................................................. 372
B.5.3.1 - CASO 1: Distribuzione proporzionale alle masse ......................................... 374
B.5.3.2 - CASO 2: Distribuzione proporzionale al prodotto delle masse per la
deformata del primo modo di vibrare ........................................................................... 379
B.6 - BIBLIOGRAFIA ......................................................................................................... 384
CONCLUSIONI ................................................................................................................. 385
BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................ 387
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INDICE x
INTRODUZIONE
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INDICE xi
1 - RISCHIO SISMICO E LIVELLI DI PRESTAZIONE
1.1 - RISCHIO SISMICO
1.2 - VULNERABILITA SISMICA
1.2.1 - Metodi per la valutazione della vulnerabilit
1.3 - DOMANDA SISMICA
1.4 - LIVELLI DI PRESTAZIONE
1.4.1 - Livelli di prestazione secondo FEMA 356
1.4.1.1 - Struttura
1.4.1.2 - Componenti non strutturali
1.4.1.3 - Combinazione delle prestazioni
1.4.2 - Livelli di prestazione secondo DM 2008
1.4.1 - Livello prestazionale per gli ospedali
1.5 - BIBLIOGRAFIA
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INDICE xii
2 STRUTTURA OSPEDALIERA
2.1 - ANALISI DELLA COMPONENTE FISICA
2.2 - RISPOSTA DEL SISTEMA OSPEDALIERO AD UN EVENTO SISMICO
2.3 ADEGUAMENTO
2.3.1 - Strategia di adeguamento
2.3.2 - Processo di adeguamento
2.3.3 Confronto tra strategie alternative di adeguamento
2.3.4 - Scelta tra strategie alternative di adeguamento
2.4 - VULNERABILITA IN OSPEDALE
2.4.1 - Cause di vulnerabilit in ospedale
2.4.2 - Valutazione della vulnerabilit strutturale
2.4.3 - Valutazione della vulnerabilit non strutturale
2.4.3.1 - Elementi non strutturali
2.4.3.2 - Valutazione della vulnerabilit non strutturale
2.4.3.3 - Rapida visuale delle referenze selezionate
2.4.3.3 - Riduzione della vulnerabilit non strutturale
2.5 BIBLIOGRAFIA
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INDICE xiii
3 - ASPETTI DEL COMPORTAMENTO NON LINEARE DEI TELAI IN ACCIAIO
3.1 INTRODUZIONE
3.2 - LE NON LINEARIT GEOMETRICHE
3.2.1 - Leffetto P
3.2.2 - Leffetto P
3.2.3 - P- ed effetti dei grandi spostamenti nel SAP 2000
3.2.3.1 - P- vs. True Large Displacements
3.2.4 - Effetto P-
3.2.4.1 - Necessit di considerare gli effetti P-
3.2.5 - Effetto sulla resistenza della colonna
3.2.6 - Opzioni del SAP 2000
3.2.6.1 - Effetti P-
3.2.6.2 - Effetti P del secondo ordine
3.3 - LE NON LINEARIT DI MATERIALE
3.3.1 - Modellazione a plasticit concentrata
3.3.2 - Il concetto di cerniera plastica
3.3.2.1 - La definizione di momento limite ultimo
3.3.3 Cerniere plastiche secondo FEMA 356 applicate nel SAP 2000
3.3.3.1 - Controvento: cerniera assiale con legame rigido plastico incrudente asimmetrico secondo FEMA 356
3.3.3.1.1 - Definizione del legame della cerniera
3.3.3.2 - Trave: cerniera flessionale con legame rigido plastico incrudente secondo FEMA356
3.3.3.2.1 - Definizione del legame della cerniera
3.3.3.3 - Colonna: cerniera presso/tenso-flessionale con legame rigido plastico incrudente secondo FEMA 356
3.3.3.3.1 - Dominio di interazione
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INDICE xiv
3.3.3.3.2 - Definizione del legame della cerniera
3.4 - PROCEDURE DI SOLUZIONE DI PROBLEMI NON LINEARI
3.5 BIBLIOGRAFIA
4 - ANALISI NON LINEARE STATICA
4.1 INTRODUZIONE
4.2 - SISTEMI SDOF
4.3 - SISTEMI MDOF
4.4 CURVA DI CAPACITA
4.4.1 - Individuazione degli stati limite sulla curva di capacit
4.5 - ANALISI NON LINEARE STATICA SECONDO LA NORMATIVA ITALIANA
4.5.1 - Lanalisi non lineare statica secondo NTC 2008
4.5.2 - Risposta alle diverse componenti dellazione sismica ed alla variabilit spaziale del moto
4.5.3 - Analisi non lineare statica secondo la bozza esplicativa del 07/03/2008
4.6 - ANALISI DI PUSHOVER CON DISTRIBUZIONE DI FORZE LATERALI
CONVENZIONALI
4.6.1 - Analisi di Pushover con distribuzione di forze uniforme
4.6.2 - Analisi di Pushover con distribuzione di forze proporzionale al modo
fondamentale di vibrare 4.7 - ANALISI DI PUSHOVER CON DISTRIBUZIONE DI FORZE LATERALI
MULTIMODALE
4.7.1 - Analisi Modale Pushover (MPA)
4.7.1.1 Determinazione della domanda sismica totale
4.7.1.2 Rapporto FEMA-440 sul metodo MPA 4.8 - ANALISI DI PUSHOVER DELLA STRUTTURA SPAZIALE
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INDICE xv
4.9 - ANALISI DI PUSHOVER NEL SAP 2000
4.9.1 - In/Output step nel SAP 2000
4.9.1.1 - Salvataggio di pi steps
4.9.1.2 - Minimo e massimo numero di steps salvati
4.9.1.3 - Salva solo gli incrementi positivi
4.9.1.4 - Influenza della scelta degli steps sullaspetto numerico
4.9.1.5 - Massimo numero di iterazioni per step
4.9.1.6 - Tolleranza di convergenza delliterazione
4.9.1.7 - Controllo delliterazione event to event 4.9.2 - Metodo di scarico della cerniera plastica nel SAP 2000
4.9.2.1 - Scarico dellintera struttura
4.9.2.2 - Applicare la ridistribuzione locale
4.9.2.3 Ripartire usando la rigidezza secante 4.10 BIBLIOGRAFIA
5 - DESCRIZIONE DELLA STRUTTURA 5.1 - DESCRIZIONE DELLOPERA
5.1.1 - Collocamento geografico
5.1.2 - Caratterizzazione Architettonica
5.1.3 - Caratterizzazione Strutturale
5.1.3.1 Solaio
5.1.3.2 Colonne
5.1.3.3 Controventi
5.1.3.4 - Vano Scala e Ascensore
5.1.3.5 Fondazioni
5.1.4 Materiali
5.1.4.1 - Acciaio da carpenteria metallica
5.1.4.2 - Acciaio per bulloni e connessioni
5.1.4.3 - Acciai speciali
5.1.4.4 - Acciaio per cemento armato
5.1.4.5 - Acciaio per cemento armato precompresso
5.1.4.6 Calcestruzzo
5.1.4.7 - Prodotti per uso strutturale
5.2 AZIONI
5.2.1 - Carichi verticali
5.2.1.1 - Carichi permanenti strutturali e non strutturali
5.2.1.2 - Carico Antropico
5.2.2 Azione sismica
5.2.2.1 Combinazione delle azioni
5.3 - SCELTE PROGETTUALI
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INDICE xvi
5.3.1 - Scelte progettuali globali
5.3.2 - Scelte progettuali locali
5.4 - MODELLAZIONE DEGLI ELEMENTI STRUTTURALI
5.4.1 - Modellazione del solaio 5.4.2 - Modellazione delle travi
5.4.3 - Modellazione delle colonne
5.4.4 - Posizionamento e modellazione dei controventi 5.5 - MODELLAZIONE DELLA STRUTTURA
5.5.1 - Modellazione delle cerniere plastiche
5.5.1.1 - Cerniere plastiche assiali
5.5.1.1.1 - Cerniere plastiche assiali nel piano XZ (lato lungo)
5.5.1.1.2 - Cerniere plastiche assiali nel piano YZ (lato corto)
5.5.1.2 - Cerniere plastiche flessionali
5.5.1.3 - Cerniere plastiche presso-flessionali
5.6 BIBLIOGRAFIA
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INDICE xvii
6 - ANALISI NON LINEARE STATICA DELLOSPEDALE
6.1 IMPOSTAZIONE DEI SCENARI DI CARICO
6.2 - ANALISI PUSHOVER E RELATIVE DISTRIBUZIONI DI FORZE
6.2.1 - CASO 1: Distribuzione proporzionale alle masse
6.2.1.1 - Stima della domanda allo SLC
6.2.1.1.1 - Distribuzione nella direzione X
6.2.1.1.2 - Distribuzione nella direzione Y
6.2.1.2 - Stima della domanda allo SLV
6.2.1.2.1 - Distribuzione nella direzione X
6.2.1.2.2 - Distribuzione nella direzione Y
6.2.1.3 - Stima della domanda allo SLD
6.2.1.3.1 - Distribuzione nella direzione X
6.2.1.3.2 - Distribuzione nella direzione Y
6.2.1.4 - Stima della domanda allo SLO
6.2.1.4.1 - Distribuzione nella direzione X
6.2.1.4.2 - Distribuzione nella direzione Y
6.2.2 - CASO 2: con distribuzione proporzionale al prodotto delle masse per la deformata modo di vibrare principale
6.2.2.1 - Stima della domanda allo SLC
6.2.2.1.1 - Distribuzione nella direzione X
6.2.2.1.2 - Distribuzione nella direzione Y
6.2.2.2 - Stima della domanda allo SLV
6.2.2.2.1 - Distribuzione nella direzione X
6.2.2.2.2 - Distribuzione nella direzione Y
6.2.2.3 - Stima della domanda allo SLD
6.2.2.3.1 - Distribuzione nella direzione X
6.2.2.3.2 - Distribuzione nella direzione Y
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INDICE xviii
6.2.2.4 - Stima della domanda allo SLO
6.2.2.4.1 - Distribuzione nella direzione X
6.2.2.4.2 - Distribuzione nella direzione Y
6.2.3 - CASO 3: con distribuzione proporzionale al prodotto delle masse per la deformata dei modi di vibrare principali (MPA)
6.2.3.1 - Stima della domanda allo SLC
6.2.3.1.1 - Distribuzione nella direzione X
6.2.3.1.2 - Distribuzione nella direzione Y
6.2.3.2 - Stima della domanda allo SLV
6.2.3.2.1 - Distribuzione nella direzione X
6.2.3.2.2 - Distribuzione nella direzione Y
6.2.3.3 - Stima della domanda allo SLD
6.2.3.3.1 - Distribuzione nella direzione X
6.2.3.3.2 - Distribuzione nella direzione Y
6.2.3.4 - Stima della domanda allo SLO
6.2.3.4.1 - Distribuzione nella direzione X
6.2.3.4.2 - Distribuzione nella direzione Y
6.2.4 - CASO 1 e CASO 2 con effetti P-
6.2.4.1 - Stima della domanda allo SLC
6.2.4.1.1 - Distribuzione nella direzione X
6.2.4.1.2 - Distribuzione nella direzione Y
6.2.4.2 - Stima della domanda allo SLV
6.2.4.2.1 - Distribuzione nella direzione X
6.2.4.2.2 - Distribuzione nella direzione Y
6.2.4.3 - Stima della domanda allo SLD
6.2.4.3.1 - Distribuzione nella direzione X
6.2.4.3.2 - Distribuzione nella direzione Y
6.2.4.4 - Stima della domanda allo SLO
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INDICE xix
6.2.4.4.1 - Distribuzione nella direzione X
6.2.4.4.2 - Distribuzione nella direzione Y
6.2.5 - CASO 3 con effetti P-
6.2.5.1 - Stima della domanda allo SLC
6.2.5.1.1 - Distribuzione nella direzione X
6.2.5.1.2 - Distribuzione nella direzione Y
6.2.5.2 - Stima della domanda allo SLV
6.2.5.2.1 - Distribuzione nella direzione X
6.2.5.2.2 - Distribuzione nella direzione Y
6.2.5.3 - Stima della domanda allo SLD
6.2.5.3.1 - Distribuzione nella direzione X
6.2.5.3.2 - Distribuzione nella direzione Y
6.2.5.4 - Stima della domanda allo SLO
6.2.5.4.1 - Distribuzione nella direzione X
6.2.5.4.2 - Distribuzione nella direzione Y
6.3 - CONFRONTI E COMMENTI DEI RISULTATI OTTENUTI
6.3.1 - Linfluenza della distribuzione di forze adottata sulla curva di capacit e quindi sul performance point ai relativi stati limite
6.3.2 - Studio dellevoluzione in campo non-lineare della struttura
6.3.3 - Curve di capacit per il CASO 1 e il CASO 2 con e senza effetti P-
6.3.4 - Limportanza dei modi superiori in termini di spostamenti e drifts di piano
6.3.5 - Valutazione della risposta attraverso linviluppo dei risultati ottenuti da due analisi
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INDICE xx
APPENDICE A: CERNIERE PLASTICHE E CURVA DI CAPACITA
A.1 - LEGAMI CERNIERA PLASTICA ASSIALE
A.1.1 Materiale
A.1.2 Cerniera plastica assiale
A.1.3 - Caso di analisi: PUSHOVER
A.1.4 - MODELLO 1: legame rigido plastico simmetrico
A.1.4.1 - Definizione del legame della cerniera
A.1.4.2 - Risultati dellanalisi: CURVA DI CAPACITA
A.1.5 - MODELLO 2: legame rigido plastico asimmetrico
A.1.5.1 - Definizione del legame della cerniera
A.1.5.2 - Risultati dellanalisi: CURVA DI CAPACITA
A.1.6 - MODELLO 3: legame rigido plastico asimmetrico ( secondo EC3)
A.1.6.1 - Calcolo del coefficiente funzione della snellezza dell'asta secondo EC3
A.1.6.2 - Definizione del legame della cerniera
A.1.6.3 - Risultati dellanalisi: CURVA DI CAPACITA
A.1.7 - MODELLO 4: legame rigido plastico incrudente asimmetrico secondo EC3
A.1.7.1 - Definizione del legame della cerniera
A.1.7.2 - Risultati dellanalisi: CURVA DI CAPACITA
A.1.8 - MODELLO 5: legame rigido plastico incrudente asimmetrico secondo FEMA 356
A.1.8.1 - Definizione del legame della cerniera
A.1.8.2 - Risultati dellanalisi: CURVA DI CAPACITA
A.2 - LUNGHEZZA E POSIZIONE DELLA CERNIERA PLASTICA ASSIALE
A.2.1 Materiale
A.2.2 - Cerniera plastica assiale
A.2.3 Modello trave tesa
A.2.3.1 - Caso con unica cerniera assiale al centro (x=0,5L) con R.L.=1
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INDICE xxi
A.2.3.2 - Caso con doppia cerniera assiale a x=0L E x=1L con R.L.=0,5
A.2.3.3 - Caso con doppia cerniera assiale a x=0,25L E x=0,75L con R.L.=0,5
A.2.3.4 - Confronto tra i 3 modelli
A.2.3.5 Conclusioni
A.3 - MODELLO TRAVE
A.3.1 Materiale
A.3.2 Cerniera plastica assiale
A.3.3 - Caso di analisi: PUSHOVER
A.3.4 - Modello trave tesa
A.3.4.1 - Risultati dellanalisi
A.3.4.2 - Modelli trave tesa a confronto
A.3.4.3 - Curva di capacit
A.4 - MODELLO TELAIO CONTROVENTATO 2D
A.4.1 Materiale
A.4.2 Cerniera plastica assiale nei controventi
A.4.3 - Caso di analisi: PUSHOVER
A.4.4 - Risultati dellanalisi
A.4.5 - Modelli a confronto
A.4.5.1 - Curva di capacit
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INDICE xxii
APPENDICE B - METODO N2 (FAJFAR-1999)
B.1 INTRODUZIONE
B.2 - MODELLO 1
B.2.1 Materiale
B.2.2 - Modello telaio con cerniere secondo FEMA 356
B.2.2.1 - Trave: cerniera flessionale con legame rigido plastico incrudente secondo FEMA 356
B.2.2.1.1 - Definizione del legame della cerniera
B.2.2.2 - Colonna: cerniera presso/tenso-flessionale con legame rigido plastico incrudente secondo FEMA 356
B.2.2.2.1 - Dominio di interazione
B.2.2.1.2 - Definizione del legame della cerniera
B.2.3 - Analisi PUSHOVER
B.2.3.1 - CASO 1: Distribuzione proporzionale alle masse
B.2.3.2 - CASO 2: Distribuzione proporzionale al prodotto delle masse per la deformata del primo modo di vibrare
B.3 - MODELLO 2
B.3.1 Materiale
B.3.2 - Modello telaio con cerniere secondo FEMA 356
B.3.3 - Analisi PUSHOVER
B.3.3.1 - CASO 1: Distribuzione proporzionale alle masse
B.3.3.2 - CASO 2: Distribuzione proporzionale al prodotto delle masse per la deformata del primo modo di vibrare
B.4 - MODELLO 3
B.4.1 Materiale
B.4.2 - Modello telaio con cerniere secondo FEMA 356
B.4.3 - Analisi PUSHOVER
-
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INDICE xxiii
B.4.3.1 - CASO 1: Distribuzione proporzionale alle masse
B.4.3.2 - CASO 2: Distribuzione proporzionale al prodotto delle masse per la deformata del primo modo di vibrare
B.5 - MODELLO 4
B.5.1 Materiale
B.5.2 - Modello telaio con cerniere secondo FEMA 356
B.5.3 - Analisi PUSHOVER
B.4.3.1 - CASO 1: Distribuzione proporzionale alle masse
B.4.3.2 - CASO 2: Distribuzione proporzionale al prodotto delle masse per la deformata del primo modo di vibrare
CONCLUSIONI
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CAPITOLO 1 3
1 - RISCHIO SISMICO E APPROCCIO PRESTAZIONALE
1.1 - RISCHIO SISMICO [1]
RISCHIO SISMICO ( PTd[L] )
Misura probabilistica del grado di severit degli effetti (perdite L) che possono essere
prodotti dai terremoti, in un sito prefissato, durante un intervallo di tempo prefissato Td.
VULNERABILIT SISMICA (P[D|I,T] )
Misura probabilistica del grado di severit del danno (D) che un manufatto di prefissata
tipologia T subisce per effetto di un terremoto di prefissata intensit I.
PERICOLOSIT SISMICA ( PTd[I] ) Misura probabilistica del grado di severit dei terremoti (Intensit I) che possono presentarsi
in un sito prefissato, durante un intervallo di tempo prefissato Td.
ESPOSIZIONE ( P[E|T] ) Misura probabilistica della quantit di beni e attivit (E) che si accompagnano ad una
prefissata tipologia (T).
Rischio= Vulnerabilit Pericolosit Esposizione
[] = [|, , ]
,,,
[|, ] [] [] [|]
La definizione del rischio sismico deriva dallincrocio di tre competenze:
INGEGNERE GEOLOGO ECONOMISTA ( STRUTTURISTA ) ( SISMOLOGO ) ( PIANIFICATORE )
P[D|I,T] PTd[I] P[E|T]
VULNERABILIT PERICOLOSIT ESPOSIZIONE
[1]
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CAPITOLO 1 4
1.2 - VULNERABILITA SISMICA
1.2.1 Metodi per la valutazione della vulnerabilit [2]
I metodi disponibili per la valutazione della vulnerabilit di un edificio possono essere
classificati per livelli di crescente complessit ed accuratezza:
1. I livello: procedure di natura statistica/esperienziale basate su schede sviluppate
appositamente per i complessi ospedalieri;
2. II livello: analisi numeriche di dettaglio, di differente complessit (lineari e/o non-lineari, statiche e/o dinamiche), utilizzato nella pratica professionale;
3. III livello: metodi di natura probabilistica che rappresentano lo stato dellarte in
materia dove tutte le variabili in gioco e le incertezze ad esse associate sono
considerate e quantificate.
VULNERABILIT SISMICA
Tipologia Costruttiva
Epoca di realizzazione e
qualit costruttiva
Storia e stato di
manutenzione del fabbricato
Muratura
c.a.
Acciaio
-
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CAPITOLO 1 5
1.3 - DOMANDA SISMICA
[3]
NO
NO
Sisma
Classificazione del
terreno
Classificazione
topografica
Tipo di
terreno
Valutazione del periodo
fondamentale
1
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CAPITOLO 1 6
SOTTOPROCEDURA ( 1. )
[3]
Spettro
Valutazione dei parametri di definizione
dellazione sismica
Valutazione del fattore di struttura q
Definizione dello spettro per lo Stato
Limite di Collasso SLC
Definizione dello spettro per lo Stato
Limite di Salvaguardia della Vita SLV
Definizione dello spettro per lo Stato
Limite di Danno SLD
Definizione dello spettro per lo Stato
Limite di Operativit SLO
Ritorna al livello
precedente
Spettri di risposta
per gli Stati Limite
Ultimi
Spettri di risposta
per gli Stati Limite
di Esercizio
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CAPITOLO 1 7
1.4 - LIVELLI DI PRESTAZIONE
1.4.1 - Livelli di prestazione secondo FEMA 356
[1]
Livelli di prestazione della FEMA 356
STRUTTURA
S-1 Occupabilit immediata
S-2 Controllo del danno
S-3 Salvaguardia della vita
S-4 Limitata sicurezza strutturale
S-5 Prevenzione del collasso
S-6 Nessuna prestazione considerata
COMPONENTI NON STRUTTURALI
N-A Operativit
N-B Occupabilit immediata
N-C Salvaguardia della vita
N-D Pericolo ridotto
N-E Nessuna prestazione considerata
Livelli di prestazione delledificio
(nel suo complesso )
-
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CAPITOLO 1 8
1.4.1.1 - Struttura [4]
S-1 Occupabilit Immediata: Lo stato di danneggiamento post-sisma garantisce la sicurezza delloccupazione delledificio. Il rischio per le persone dovuto ai danni
strutturali molto basso e, sebbene possano essere necessari alcuni limitati interventi
di riparazione, questi non sono necessari perch ledificio possa essere di nuovo
occupato.
S-2 Controllo del danno: campo di prestazioni compreso tra S-1 e S-3.
S-3 Salvaguardia della vita: Stato di danneggiamento post-sisma che include un danneggiamento degli elementi strutturali tale da mantenere un margine rispetto
allinizio di un collasso parziale o totale.
S-4 Limitata sicurezza strutturale: campo di prestazioni compreso tra S-3 e S-5.
S-5 Prevenzione del collasso: Stato di danneggiamento post-sisma che include un danneggiamento agli elementi strutturali tale da garantire ancora la portanza nei
confronti dei carichi verticali ma da non garantire alcun margine nei confronti del
collasso.
S-6 Nessuna prestazione considerata: In questo livello di prestazione non si richiede che ledificio raggiunga alcuna prestazione strutturale specificata.
Figura 1.1 - Livelli di prestazione della struttura [1]
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CAPITOLO 1 9
1.4.1.2 - Componenti non strutturali [4]
N-A Operativit: Stato post-sisma in cui i componenti non strutturali presenti nella struttura sono ancora in grado di sostenere le funzioni precedenti al sisma.
N-B Occupabilit Immediata: I danneggiamenti ai componenti non strutturali non precludono laccesso alledificio ed i sistemi di sicurezza (tra i quali si includono le
porte, le scale, gli ascensori e le luci demergenza) generalmente rimangono
operativi. Le persone che occupano ledificio possono rimanere al suo interno a patto
che la struttura sia sicura dal punto di vista strutturale. Sebbene possano non essere
disponibili lenergia, lacqua, il gas e le linee di comunicazione richieste per il
normale uso delledificio, il rischio di ferimenti dovuti a danni di componenti
strutturali molto basso.
N-C Salvaguardia della vita: Stato in cui i danni ai componenti non strutturali non comportano gravi rischi per gli occupanti delledificio. In questa situazione si
possono verificare danni significativi e costosi ma senza il crollo o la caduta dei
componenti.
N-D Pericolo ridotto: Possibilit di danni a componenti non strutturali tali da farne rischiare anche il crollo o la caduta. I componenti pi pericolosi, tuttavia, sono
ancora sicuri nei confronti del crollo o della caduta in aree aperte al pubblico.
N-E Nessuna prestazione considerata: In questo livello di prestazione non si richiede che ledificio raggiunga alcuna prestazione strutturale specificata.
Figura 1.2 - Correlazione tra i livelli di prestazione strutturale e non strutturale [1]
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CAPITOLO 1 10
1.4.1.3 - Combinazione delle prestazioni
La prestazione attesa definita dalla combinazione delle prestazioni strutturali e non-
strutturali.
Livelli e campi di prestazione strutturale
S-1 Occupabilit
immediata
S-2
Controllo
del danno
S-3
Salvaguardia
della vita
S-4
Limitata
sicurezza
strutturale
S-5
Prevenzione
del collasso
S-6
Nessuna
prestazione
considerata
Liv
elli
di
pre
staz
ion
e n
on
str
utt
ura
le N-A
Operativit
1-A
( O )
2-A NR
(Non
raccomandato)
NR NR NR
N-B
Occupabilit
immediata
1-B
( OI )
2-B 3-B NR NR NR
N-C
Salvaguardia
della vita
1-C 2-C 3-C
( SV )
4-C 5-C 6-C
N-D
Pericolo
ridotto
NR 2-D 3-D 4-D 5-D 6-D
N-E
Nessuna
prestazione
considerata
NR NR NR 4-E 5-E
( PC )
6-E
Nessuna
prestazione
Tabella 1.1 - Combinazione tra i livelli di prestazione strutturale e non strutturale [2]
Le combinazioni di interesse per la valutazione di sicurezza sismica degli ospedali sono:
Operativit ( O ): prevede un lieve danneggiamento delle strutture (S-1), tale da
consentire limmediata agibilit delledificio, come anche degli elementi
architettonici in genere ed, inoltre, il funzionamento di tutte le principali reti
impiantistiche (acqua, luce, gas, comunicazioni, ascensori, ect.) (N-A);
Occupabilit immediata ( OI ): lo stato delle strutture analogo alla condizione
precedente (S-1), mentre per quanto riguarda le componenti non-strutturali sono
garantite le condizioni di agibilit (tamponature, infissi, controsoffitti) ma NON la
funzionalit delle principali reti (N-B);
Salvaguardia della vita ( SV ): prevede un danno strutturale significativo (S-3), ma
per il quale ancora ragionevolmente garantita la sicurezza per la vita degli
occupanti. Ledificio potrebbe aver necessit di riparazioni o opere provvisionali
prima di essere riutilizzato. Analogamente, danni significativi ed estesi sono previsti
per tutti gli elementi non-strutturali (N-C);
Prevenzione del collasso ( PC ): lorganismo strutturale ai limiti del collasso,
parziale o totale, anche se complessivamente ancora in grado di sostenere la forza di
gravit (S-5); lo stato degli elementi non-strutturali non preso in considerazione,
supponendo gli stessi irreparabilmente danneggiati o distrutti (N-E).
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CAPITOLO 1 11
Figura 1.3 - Livelli di prestazione strutturale e non strutturale per edifici nel loro complesso [1]
Lassociazione tra gli stati limite definiti nelle nuove norme e i livelli di prestazione
identificati dalle norme statunitensi immediata:
Fema 356 NTC 2008
O SLO
OI SLD
SV SLV
PC SLC Tabella 1.2 Corrispondenza tra livelli di prestazione U.S.A. e stati limite italiani [2]
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CAPITOLO 1 12
1.4.2 - Livelli di prestazione secondo DM 2008 [5] Gli stati limite di esercizio sono:
Stato Limite di Operativit (SLO): a seguito del terremoto la costruzione nel suo complesso, includendo gli elementi strutturali, quelli non strutturali, le
apparecchiature rilevanti alla sua funzione, non deve subire danni ed interruzioni
duso significativi;
Stato Limite di Danno (SLD): a seguito del terremoto la costruzione nel suo complesso, includendo gli elementi strutturali, quelli non strutturali, le
apparecchiature rilevanti alla sua funzione, subisce danni tali da non mettere a
rischio gli utenti e da non compromettere significativamente la capacit di resistenza
e di rigidezza nei confronti delle azioni verticali ed orizzontali, mantenendosi
immediatamente utilizzabile pur nellinterruzione duso di parte delle
apparecchiature.
Gli stati limite ultimi sono:
Stato Limite di salvaguardia della Vita (SLV): a seguito del terremoto la costruzione subisce rotture e crolli dei componenti non strutturali ed impiantistici e
significativi danni dei componenti strutturali cui si associa una perdita significativa
di rigidezza nei confronti delle azioni orizzontali; la costruzione conserva invece una
parte della resistenza e rigidezza per azioni verticali e un margine di sicurezza nei
confronti del collasso per azioni sismiche orizzontali;
Stato Limite di prevenzione del Collasso (SLC): a seguito del terremoto la costruzione subisce gravi rotture e crolli dei componenti non strutturali ed
impiantistici e danni molto gravi dei componenti strutturali; la costruzione conserva
ancora un margine di sicurezza per azioni verticali ed un esiguo margine di sicurezza
nei confronti del collasso per azioni orizzontali.
La norma specifica che:
Qualora la protezione nei confronti degli stati limite di esercizio sia di prioritaria
importanza, lintensit dellazione pu essere aumentata in funzione del grado di
protezione che si vuole raggiungere (NTC08, 3.2). Questo certamente il caso
degli ospedali.
Nel caso di edifici esistenti, il livello di intensit dellazione sismica per la verifica
dello Stato Limite di Operativit pu essere stabilito dal Progettista di concerto con il
Committente (NTC08, 8.3.).
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CAPITOLO 1 13
1.4.3 - Livello prestazionale per gli ospedali
Gli ospedali si differenziano rispetto alla maggior parte delle costruzioni fondamentalmente
per i seguenti aspetti:
1. la funzione sociale;
2. il ruolo strategico in caso di calamit naturali (come un evento sismico);
3. lelevato valore del contenuto (superiore rispetto al contenitore edificio);
4. lelevato tasso di occupazione, il ciclo ininterrotto dattivit, la complessit dei
sistemi e delle funzioni.
In particolare i presidi ospedalieri pi importanti devono mantenere loperativit delle
principali funzioni anche a seguito di un evento sismico intenso.
Livello
prestazionale
Operativo Agibile Stabile Collasso
Danni
strutturali
Danni non
strutturali
Danni
contenuto
Assenti
assenti
lievi
lievi
lievi
moderati
moderati
moderati / estesi
estesi
estesi
-
-
Sicurezza
Economici
Funzionali
Si
0-10%
Operativo con
minimi disagi
Si
10-30%
Operativo con
lievi disagi
( giorni )
Si
30-60%
Non operativo
necessarie
riparazioni ( mesi )
No
60-100%
Non operativo
Stato
Tabella 1.3 - Livelli di prestazione per gli ospedali [2]
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CAPITOLO 1 14
1.5 - BIBLIOGRAFIA
[1] Braga F. (2009), Dispense del corso di costruzioni in zona sismica, Dipartimento di
Ingegneria Strutturale e Geotecnica dellUniversit di Roma La Sapienza, Roma.
[2] Lupoi G., Lupoi A., Pinto P.E., Ansovini P. (2008), Documento di Supporto alle
Autorit Regionali per la redazione di Linee Guida,11 Marzo 2008.
[3] Bontempi F. (2010), Progetto e analisi di ospedali come costruzioni strategiche: visione
di sistema, norme tecniche, azione sismica, robustezza strutturale, 7 Congresso Nazionale
per Operatori degli Uffici Tecnici, Rieti, 24-25-26 Giugno 2010.
[4] FEMA (2000), Prestandard and commentary for the seismic rehabilitation of
buildings, Federal Emergency Management Agency-356, Washington D.C. (USA),
November 2000.
[5] NTC (2008), Norme Tecniche per le Costruzioni, DM 14 Gennaio 2008.
-
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CAPITOLO 2 15
2 STRUTTURA OSPEDALIERA
2.1 - ANALISI DEL SISTEMA OSPEDALIERO [6]
La componente fisica include una grande variet di elementi differenti in natura e scopi,
come strutture, installazioni, forniture e attrezzature.
SISTEMA STRUTTURALE
[6]
Le attrezzature e le funzioni mediche devono essere spazialmente distribuite: la Degenza
quasi interamente adibita alla funzione di hotel, mentre tutti i servizi medici essenziali
sono concentrati nella Piastra.
GENERICA EROGAZIONE DI BASE
[6]
GAS MEDICO
[6]
Sistema strutturale
Piastra
Degenze
Torre scala
Distribuzione
Generica Erogazione
di Base
Produzione
Normale
Emergenza
Attrezzature
Gas Medico
( fornitura fissa )
Ossigeno
Bottiglie
Bombole
Nitrogeno
Bombole
Linea di
fornitura
N.B.: Per evitare il danno sono
importanti ancoraggi adeguati e
unioni flessibili
-
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CAPITOLO 2 16
ENERGIA ELETTRICA
[6]
SISTEMA DELLACQUA
[6]
SISTEMA ASCENSORE
[6]
Energia Elettrica
Collegamenti delle
linee di Trasmissione
MV = Medio voltaggio
LV = Basso voltaggio
UPS = Sistema di Energia Ininterrotto
EPG = Generatore di Energia di Emergenza
N.B.: Per evitare il danno sono importanti
ancoraggi adeguati e unioni flessibili
Generatore di
Energia
UPS
EPG
Energia Normale
delledificio
MV/LV
Trasformatori
Nodi delle linee di
Distribuzione
Rotaie Guida
Sistema Ascensore
Motore
Energia
Macchina
Contrappesi
Porte
N.B.: Il danno allascensore interessa le componenti
meccaniche e i loro supporti e ancoraggi sono i pi
danneggiati durante un terremoto
Sistema dellacqua
N.B.: Per evitare il danno sono
importanti ancoraggi adeguati e
unioni flessibili
Attrezzature
Energia
elettrica
Pompe
elettriche
Caldaie
Fornitura
dellacqua
Acqua
della citt
Serbatoio
Tubazioni
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CAPITOLO 2 17
2.2 - RISPOSTA DEL SISTEMA OSPEDALIERO AD UN EVENTO SISMICO
I diversi fattori che influenzano la risposta di un ospedale ad un evento sismico possono
essere suddivisi in due gruppi conformemente ai loro effetti:
1. quelli che producono un aumento della domanda di cura; 2. quelli che producono una diminuzione delle risorse disponibili e quindi della capacit
di cura.
La situazione cos schematizzata [6]:
Una rappresentazione qualitativa dellevoluzione temporale della domanda e della capacit
di cura in conseguenza ad un terremoto fornita in figura 2.1, dove:
Figura 2.1 - La risposta medica di emergenza ad un evento pericoloso (terremoto) [6]
Influenza sul
sistema ospedaliero
Diminuzione della capacit
Aumento
della domanda
Aumento della domanda Diminuzione
della capacit
Diminuzione della capacit
Aumento
della domanda
Diminuzione
della capacit
Conseguenze sul
sistema ospedaliero
Limitazione o scarsit di
provviste
( componente materiale )
Aumento di pazienti
( componente organizzativa,
umana e materiale )
Aumento di pazienti
Diminuzione del personale medico
( componente organizzativa, umana e
materiale )
Inefficienza dei servizi medici
( componente materiale )
Necessit di evacuazione
( componente organizzativa )
insufficienze
della rete
perdite
perdite
insufficienza di
apparecchiatura
insufficienza
di strutture
Disastro
esterno
Disastro
interno
Sisma
Danno strutturale
e non strutturale
Linee vita
Strutture
Ospedale
Ambiente
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CAPITOLO 2 18
Per garantire una risposta sicura, efficace e competente:
NO
SI
lorganizzazione deve pre-definire le procedure in grado di ottimizzare le risorse (umane e materiali) disponibili;
gli operatori devono essere addestrati a prestare servizi di cura nelle situazioni emergenziali;
gli edifici devono garantire, oltre alla sicurezza fisica dei pazienti e degli operatori, anche la funzionalit di tutti i principali servizi necessari per lerogazione delle cure
(acqua, energia, etc.). [6]
START
C interazione tra
lorganizzazione,
gli operatori e gli
edifici?
risposta NON
sicura, efficace e
competente
risposta sicura,
efficace e
competente
END
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CAPITOLO 2 19
2.3 - ADEGUAMENTO
2.3.1 - Strategia di adeguamento
Approccio Tempo di
inagibilit
Tempo di
realizzazione
Costo Risultato
Demolizione e
costruzione
nuova struttura
Limitato se la
costruzione
altrove, alto
se la
costruzione
coincide con la
precedente
Alto Alto Struttura pienamente rispondente alle
nuove normative sia strutturali
(sisma) che impiantistiche e
funzionali
Adeguamento
con un
singolo
intervento
Medio-alto Medio Medio Struttura migliorata, ma non
pienamente rispondente alle nuove
normative
Adeguamento
per passi
Molto limitato Alto Limitato Struttura migliorata, ma non
pienamente rispondente alle nuove
normative Tabella 2.1 - Strategia di adeguamento [2]
Le Norme Sismiche del 1996 (D.M. 16/01/1996) distinguevano tra due tipi di interventi:
1. adeguamento, definito come la messa a norma delledificio; 2. miglioramento, che realizza un incremento della capacit resistente dellopera ma
non in misura tale da rendere la stessa in grado di soddisfare gli standard vigenti.
2.3.2 - Processo di adeguamento
la pianificazione ha un duplice scopo:
SI 1) minimizzare le interferenze tra attivit;