Lettere di Ernesto Buonaiuti ad Arturo Carlo Jemolo. 1921-1941 · 2014-02-04 · Carlo ]emolo...

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PUBBLICAZIONI DEGLI ARCHIVI DI STATO FO TI Lettere di Ernesto Buonaiuti ad Arturo Carlo J emolo 1921-1941 a cura di C ARLO F ANTAPPI È Introduzione di F RANCESCO M ARGIOA B ROGO MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIE TALI UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI 1 9 97

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PUBBLICAZIONI DEGLI ARCHIVI DI STATO

FO TI XXIV

Lettere di Ernesto Buonaiuti ad Arturo Carlo J emolo

1921-1941

a cura di CARLO F ANT APPIÈ

Introduzione di FRANCESCO MARGIOTTA BROGLIO

MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIE TALI

UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI 1 997

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UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI DIVlSIONE STUDI E PUBBLICAZIONI

Direttore generale per i beni archivistici: Salvatore Mastruzzi Direttore della divisione studi e pubblicazioni: Antonio Demoni-Litta

Comitato per le pubblicazioni: Salvatore Mastruzzi, presidente, Paola Carucci, Antonio Dentoni-Litta, Cosimo Damiano Fonseca, Romualdo Giuffrida, Lucio Lume, Enrica Ormanoi, Giuseppe Pansini, Claudio Pavone, Luigi Pro­sdocimi, Leopoldo Puncuh, Antonio Romiti, Isidoro Soffietti, Isabella Zanni Rosiello, Lucia Fauci Moro, segretaria.

© 1 997 Ministero per i beni culturali e ambientali Ufficio centrale per i beni archivistici

ISBN 88-7 1 25-1 27

Vendita: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato - Libreria dello Stato Piazza G. Verdi, 1 0 - 001 98 Roma

Stampato a cura dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato - Roma P.V.

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SOMMARIO

Buonaiuti e ]emolo, Introduzione di Francesco Margiotta Broglio 7

Nota del curatore 45

Lettere di Ernesto Buonaiuti ad Arturo Carlo ]emolo

1921 Oettere 1 -4)

1922 Oettere 5-6)

1923 Oettere 7 -8)

1924 Oettere 9-15)

1925 Oettere 1 6-20)

1 926 Oettere 21 -32)

1 927 Oettere 33-44)

1 928 Oettere 45-59)

1 929 Oettere 60-77)

1 930 Oettere 78-87)

1 931 Oettere 88-103)

1 932 Oettere 1 04-1 11 )

1 933 Oettere 1 12- 118)

1 934 Oettera 1 19)

1 938 Oettera 120)

1 941 Oettere 121- 123)

Appendici

I. Agostino Biamonti a Arturo Carlo Jemolo, Roma, 22

55

65

68

71

85

92

109

126

153

181

196

21 8

226

231

233

235

febbraio 1 921 241

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6 Sommario

I I . Testimonianze di Arturo Carlo ]emolo

Frammento autobiografico, 21 novembre 1925 Ernesto Buonaiuti (1946-4 7) lntrodu'{jone al Pellegrino di Roma (1964) L'eredità di Buonaiuti (29 aprile 1971)

Ernesto Buonaiuti a venticinque anni dalla morte (maggio­luglio 1971) Ernesto Buonaiuti (20 aprile 1976)

A F. Margiotta Broglio, Roma, 28 ottobre 1971 A p. Agostino Gemelli, Roma, 10 dicembre 1956 La morte di padre Gemelli (15 luglio 1959)

Indice dei nomi

244 248 250 271

274 277 280 282 283

287

BUONAIUTI E ]EMOLO

1. Non poche e sempre di rilievo le occasioni nelle quali Arturo Carlo ]emolo (1891-1981) scrisse di Ernesto Buonaiuti, rievocando, con affettuoso riserbo, l'amicizia che lo aveva legato alla figura centrale del Modernismo italiano, ripercorrendone le vicende ecclesiastiche nel quadro dei rapporti tra governi e Vaticano, richiamando, in vario modo, i contri­buti scientifici dello storico del cristianesimo. Basterebbe ricordare l'in­troduzione all'edizione laterziana del Pellegrino di Roma, le pagine del Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni, le rievocazioni vivissime delle tormen­tate vicende del sacerdote contenute nelle sue ricordanze pubblicate alla fine degli anni Sessanta 1• Altre testimonianze di quest'amicizia negli scritti o nelle lettere di altri allie"\ii ed amici del Buonaiuti, in particolare di Raffaello Morghen che, alla vicinanza con quello che considerò il suo «maestro spirituale», univa la parentela con ]emolo il quale aveva sposato, il 31 ottobre del 1921, la di lui sorella, Adele Morghen, incontrata alle riunioni domenicali in una casa arnica durante le quali don Ernesto spiegava le Lettere di San Paolo ad un gruppo di giovani uditori 2. Il loro matrimonio sarà officiato proprio da Buonaiuti che, sospeso a divinis nel gennaio di quell'anno, era stato reintegrato, grazie all'intervento dei cardinali Gasparri, Segretario di Stato, e Pompili, vicario di Roma, nel giugno successivo. I coniugi ]emolo pensavano che il loro fosse stato l'unico matrimonio celebrato da Buonaiuti, dalle cui mani riceverà l'ini­ziazione cristiana il figlio secondogenito Guglielmo Luigi.

Scarsi, invece, se si tolgono alcune recensioni e la citazione di alcune sue opere - su cui si tornerà -, i riferimenti a ]emolo nell�opera di

1 A. C. ]EMOLO, Anni di pro11a, Vicenza, Neri Pozza, (ristampa, Prefarjone di F. MARGIOTIA BRoGuo, Firenze, Passigli, 1 99 1) pp. 1 66- 1 67.

2 lbid., p. 1 86 ; v. anche la lettera del 1 8 novembre 1 92 1 in questo volume.

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8 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Buonaiuti e rari anche nelle corrispondenze fino ad ora pubblicate. Il carteggio che si pubblica in questo volume - 123 lettere di Buonaiuti dal gennaio 1921 al dicembre 1941 - viene, quindi, a integrare ampia­mente questa scarsità di riferimenti e a costituire, al di là del sodalizio spirituale e intellettuale dei due corrispondenti, una sorta di integrazione delle vicende rievocate nel Pellegrino di Roma ed un prezioso complemento alle porzioni di epistolari buonaiutiani pubblicati sia nei fondamentali volumi delle « Fonti e documenti» diretti da Lorenzo Bedeschi, sia in carteggi come quelli di Morghen e di Missir, sia in molti recenti impor­tanti contributi quali il fascicolo delle « Ricerche per la storia religiosa di Roma» dedicato al modernismo e al riformismo religioso a Roma 3 . Si aggiunga, peraltro, che la ormai vasta e quasi sempre pregevole storia­grafia sul modernismo italiano, si arresta, di solito, all'inizio degli anni Venti, senza valutare - con qualche importante eccezione come il volume dedicato a Buonaiuti dall'Istituto per il Medio Evo4 - l'eredità culturale del dissenso religioso e della sua produzione scientifica negli studi successivi e nel rinnovamento della ricerca storica e teologica. I protagonisti di queste lettere, come di quelle a Morghen, a Missir o a Cagnola, sono in massima parte laici, spesso intellettuali ben noti e, comunque, tutti assai lontani dagli esponenti di quella «generazione dell'esodo» - questo il sottotitolo del Pellegrino- che era stata la bestia nera degli inquisitori pontifici e l'oggetto della occhiuta sorveglianza e delle compiaciute delazioni - quando non delle calunnie - dei «servizi» anti-modernisti gestiti da mons . Benigni e dal Sodalizio Piano5. Si tratta di una generazione, essenzialmente di studiosi e docenti nelle

·1 Centro srudi per la storia del modernismo, Fonti e dommenti, Urbino 1 972-, 24 volumi pubblicati ; I s tiruto storico italiano per il Medio Evo, Lettere a Raffaello Morghm, 1917- 1983, scelte e annotate da G. BR.IGA- A. FORNI- P. VIAN, introduzione di O. CAPITANI, Roma 1 994; E. BLONAJLTI, La t•ila allo sbaraglio, Lettere a A.fissir (1926- 1946), a cura di A. DoNINI, Firenze, La Nuova Italia, 1 980 ; RicerdJf per la storia religiosa di Roma, 8, 1 990.

4 Istiruto storico italiano per il Medio Evo, Ernesto Buonaiuti storico del cristianesimo. A trent'a1mi dalla morte, premessa di R. MoRGIIE�, Roma 1 978.

s Cfr. E. PmH.IT, lntégrisme et catholicisme intégra/, Tournai-Paris, Casterman, 1 969 ; lo., Catholicisme, démocratie et socialisme. Le mOII!1emmt catholique el A.fgr. Bmigni, Tournai-Paris, Casterman, 1 977; S. PIC • . \1'\CJ, 11 fondo di moiJS. C Benigni dei/'Archi!iio segreto vaticano, lnvmtario, in Ricerche per fa storia relz�iosa di Roma .. . cit., pp. 223-300 (v. in particolare la lettera di Benigni a Merry del Val del 2 1 giugno 1 9 1 9, pp. 230-232).

lntroduifone 9

università statali (per fare qualche nome oltre a J emolo e Morghen, Lazzarini, Biamonti, Pincherle, Donini, G.M. Monti, de Vergottini, Cesare Magni, Ghisalberti) e di più giovani allievi del Buonaiuti (da Maria Fermi, sorella di Enrico, a Anna de Micca, Maria Monachesi, Maria Zappalà, Mario Niccoli), che in Buonaiuti vede sì una guida spirituale, ma anche e soprattutto un maestro negli studi, uno scrittore e pubblicista di fama, un amico vigile e affettuoso anche verso le rispettive famiglie, un parla­tore affascinante la cui presenza portava immediatamente un'onda di calore Gemolo) . Affascinati tutti dal caparbio attaccamento dello scomunicato alla Chiesa di Roma e da una coerenza che lo aveva portato prima a rinunciare al sacerdozio per non perdere la cattedra universitaria poi a rinunciare alla cattedra per non prestare il giuramento di fedeltà al regime fascista. Al di là, quindi, di quello che è stato detto - con qualche ingenerosità storica - il grande naufragio del modernismo, ciò che interessa in queste lettere è la duplice valenza testimoniale per la storia culturale del Novecento di cui, non naufraghi, ma naviganti, Buonaiuti e J emolo sono attori di primo piano, ben oltre il limitato perimetro delle dispute e delle contrapposizioni teologiche, ma ben radicati nella volontà di emancipare gli studi, e in particolare quelli connessi al fenomeno religioso, da una tutela ecclesiastica che in Italia, per diverse, successive ragioni storiche, tendeva ad essere più pesante che altrove.

Certo il Buonaiuti che ne emerge è ancora tormentato, soprattutto fino al forzato distacco dall'università, dalle inquietudini profonde di una formazione saldamente ancorata ai fondamenti della Rivelazione cristiana che si trova a fare i conti con il cattolicesimo gerarchico tutto volto, negli anni tra l'inizio del secolo a quelli della fondazione della Repubblica, a difendere i diritti di Dio contro quelli dell'uomo e a recuperare quel ruolo politico e sociale che la rivoluzione liberale e l'unificazione nazio­nale gli avevano tolto, e, quindi, a reprimere qualsiasi aspirazione al rinnovamento intellettuale che potesse mettere in discussione il centrali­smo curiale e il controllo del sapere. Anche se, con l'avvento del fascismo, il contesto inizierà a mutare profondamente e se la Chiesa di Pio XI non avrà certo nulla da temere da un Buonaiuti ormai avulso da ogni contesto ecclesiale, non cesserà, per questo, nonostante i maldestri, ripetuti tentativi di ottenere l'abiura, di perseguitare l'antico autore delle Lettere di un prete modernista, fino ad ottenere una norma sostanzialmente

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1 0 Lettere di Buonaiuti a ) emolo

ad hoc nel Concordato lateranense per allontanarlo anche dall'università statale e ad adoperarsi con i primi governi democratici perché, a diffe­renza degli altri docenti che non avevano giurato, non gli venisse restituita la cattedra. E sarà proprio J emolo, membro della Commissione che predispose, alla fine degli anni Sessanta, il primo progetto di revisione del Concordato, a proporre e ottenere l'eliminazione di quell'art. 5 che, estromettendo dall'insegnamento i sacerdoti apostati o irretiti da censura, era stato palesemente voluto (compare infatti nello schema del dicembre 1928) per colpire lo scomunicato pro f. Buonaiuti 6•

Una disposizione di cui lo stesso ]emolo cercherà inutilmente di ottenere la dovuta non applicazione (per la sua efficacia non retroattiva che lo stesso Mussolini aveva avallato non facendola utilizzare negli anni 1929-1931 per questo caso) dagli amici e colleghi De Ruggiero, azionista, Arangio-Ruiz, liberale, Molè, demolaburista, che si succedettero alla «Minerva» dopo la Liberazione, e di cui Togliatti, sollecitato da Donini, investì direttamente De Gasperi nel dicembre 1945 attenendone, come risposta, la minaccia di riaprire la crisi di governo 7• La morte di Buonaiuti, il 20 aprile del '46, eliminerà il problema.

2. J emolo ha parlato, nel menzionato volume memorialistico Anni di prova, del « finire» del 1919 come data del proprio incontro con Buonaiuti, accennando anche alle sue affollatissime lezioni di storia del cristianesimo alla Facoltà di lettere di Roma, che aveva sede nel palazzo Carpegna, attiguo alla Sapienza, ma non ha fatto riferimento all'occasione dei primi incontri, né alle persone che poterono propiziarli. Morghen, rievocando il cognato e Buonaiuti un anno dopo la scomparsa del primo, riferisce che ]emolo sarebbe stato presentato a Buonaiuti da Giorgio La Piana, incontrato a Vienna in occasione delle riunioni della Commissione per le riparazioni di guerra di cui J emolo, allora primo segretario al

1' Cfr. G. SPADOLINI, La questione del Concordato, con documenti inediti, Firenze, Le Monnier, 1976, p. 262 ; sul caso Buonaiuti nel quadro delle trattative per la Conciliazione cfr. F. MARGIOITA

BROGLIO, Italia e Santa Sede dalla Grande Guerra alfa Concilia�one, Bari, Laterza, 1 966, pp. 1 71 e seguenti.

7 La notizia è fornita da A. Donini, in una annotazione contenuta in E. BUONAIUTJ, Lettere a Missir ... cit., p. 546; v. anche F. MARGIOTTA BROGI.Io, italia e Santa Sede . . . cit., pp. 1 7 1 - 1 80; A.C. J EMOLO, Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni, Torino, Einaudi, 1 948, p. 503.

l ntrodu'{jone 1 1

Ministero dei lavori pubblici e libero docente di diritto ecclesiastico dal 1916, era «giureconsulto»8. Ma l'ipotesi non sembra fondata. A parte il tono abbastanza formale di una lettera di La Piana del gennaio '51 che, dopo lungo tempo, lo ringrazia per l'invio del Chiesa e Stato negli ultimi cento anni9, è proprio una lettera di ]emolo e Morghen del 30 giugno del 1920, scritta da Parigi dove il mittente si trovava per una riunione della Commissione delle riparazioni (che aveva sede a Vienna) 10, a far pensare che l'amicizia precedesse l'incontro con La Piana : non a caso, infatti, vengono ringraziati Morghen e gli altri compagni del piccolo gruppo di discepoli riuniti intorno a Buonaiuti per un regalo inviatogli prima della partenza, ma, parlando di <mna cara esistenza» che non doveva «essere sciupata» (probabilmente Adele Morghen, la futura moglie) si esprime la speranza che Morghen stesso e Buonaiuti, «che .. . sarà tuo e mio alleato», avrebbero, in sua assenza, fatto il possibile in tal senso11• Non solo, ma il tono denso e familiare delle prime lettere pubblicate in questo volume, risalenti ai primi mesi del '21, e il contenuto di una lettera di Agostino Biamonti a ]emolo del febbraio di quell'anno - che fa riferimento all'incontro Buonaiuti - Gasparri della primavera successiva, cui seguì la revoca della scomunica - e quello di una lettera ancora di J emolo allo stesso Morghen del 17 gennaio '21 fanno ipotizzare un'amicizia già intensa a quell'epoca, nata, quindi, prima dell'incontro con La Piana a Vienna nel '19 o nel '20. In quest'ultimo documento, infatti, oltre ad informare su una riunione «penosa per la tristezza profonda . . . del nostro Maestro . . . per la tristezza che gravava su tutti noi» del gruppo di allievi ed amici, dopo la condanna del 14 gennaio 1921, J emolo delinea quale sarà la propria strategia per aiutare Buonaiuti a risolvere la sua difficile

8 R. MoRGHEN, A. C ]emolo storico dello Stato e della Chiesa nella crisi tra due età, in «Rivista di storia della Chiesa in Italia», 1 982, pp. 5 1 -52 ; E. BuoNAJLTI, Pellegrino di Roma. La genera�one dell'esodo, a cura di M. Niccou, introduzione di A.C. jEMOI.O, Bari, Laterza, 1 964, non fornisce alcun elemento utile; v. comunque A. C. ]EMOLO, Anni di prova ... cit., p. 1 85. -

9 ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO (d'ora in poi ACS] , Carte }emolo, b. 57, La Piana a ]emolo, Wellesley, Mass., 20 gennaio 1 95 1 .

IO ]emolo a Morghen, Parigi, 30 giugno 1 920, in Lettere a R. Morghen ... cit., pp. 1 1 - 1 2; dopo aver dato il suo recapito di Parigi, Jemolo aggiungeva: «Scrivetemi un poco rutti: mi farete cosa infinitamente grata : datemi soprattutto notizie di S. Donato ... E soprattutto non mi dimenticate: consideratemi sempre presente in ogni occasione, tenetemi sempre uno tra voi».

11 J emolo a Morghen, Parigi, 30 giugno 1 920, ibidem.

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1 2 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

situazione; una strategia che le lettere edite in questo volume conferme­ranno puntualmente : « lo confido in una riconciliazione tra anni ad un

' '

mutamento di indirizzo del pontificato religioso di Benedetto XV: occorre solo che B[uonaiuti] non allarghi l'abisso, non inasprisca i suoi persecu­tori. Occorre un relativo silenzio da parte sua, una prudenza più grande che per l'innanzi» 12• Ma il pontificato « religioso» di papa della Chiesa terminerà ben presto e seguirà quello tutto politico di Pio XI che riuscirà ad ottenere dal braccio secolare del regime fascista quello che non era riuscito a conseguire con le sue scomuniche.

Da due lettere qui pubblicate - del 6 luglio 1 929 e del 3 1 luglio 1933 - emerge, in proposito, un nuovo elemento. Nella prima Buo­naiuti domanda a ]emolo se ricorda «l 'ormai lontana negli anni ascen­sione al Rosa» e parla di I ssime, vicino a Gressoney, come del « luogo del nostro incontro » ; nella seconda, informandolo che nell 'agosto tornerà in Val d'Aosta, scrive : «Chi sa che non risalga alla capanna Gnifetti? Ricordi?» (è un rifugio a più di 3.000 metri, base per l'ascesa al Monte Rosa) . Si tratta, probabilmente della estate del '19 anche perché un riferimento a Buonaiuti contenuto in una lettera di ]emolo a Mario Falco dalla tarda primavera di quell'anno fa stato di rapporti sì, ma non ancora amichevoli 13 : sembrerebbe, comunque, che negli ultimi mesi del 1919 J emolo già frequentasse il ristretto gruppo dei discepoli di Buonaiuti dove, appunto, dichiara di avere incontrato la futura moglie e da cui, come ricordato, ricevette un dono alla partenza per Parigi nel giugno 1 920. È assai possibile, d'altro canto, che ]emolo avesse già conosciuto Buonaiuti negli incontri domenicali in casa del lontano cugino, Felice Momigliano - da lui avvicinato soprattutto tra

12 ]emolo a Morghen, Sassari, 15 gennaio 1921, in Lettere a R. Morghen ... cit., pp. 13-14; da una successiva lettera del 26 gennaio si evince che quest'ultimo era più preoccupato di una mterruzJOne degli srudi di Buonaiuti sul cristianesimo dei primi secoli, mentre Jemolo temeva che la rinuncia alla cattedra lo separasse da quei giovani nelle cui anime era in grado di accendere tanto calore (ibid., pp. 15-16).

13 ]emolo a Falco, s.d., ma databile all'inizio di giugno 1919 per il riferimento ai termini di un concorso a cattedra, in S. FERRARI, Storia di due concorsi. A. C ]emolo e V. Del Giudice, tra Pemgia e Sassari, in

.«Quaderni di diritto e politica ecclesiastica», 1994, 1, p. 269, dove si legge: «<eri sera

!l BuonamtJ, parlando di quel concorso, ed ignorando che io avessi il tupé di concorrere, si srupiva che qualcuno potesse contrastare quella cattedra al Del Giudice «unico cultore del diritto

ecclesiastico in Italia che sia ancora sprovvisto di cattedra».

lntroduifone 1 3

il 1 912 e il 191514 - professore di filosofia al Magistero di Roma, il quale dopo il 1 917, nella abitazione di via Antonio Musa, accoglieva « intorno alla sua poltrona un'infinità di personalità politiche ed accade­miche», tra cui Murri e Prezzolini, la Balabanoff e Semeria, Buonaiuti e Dante Lattes, J emolo e Attilio Momigliano, Ghisleri e Panzini, Salve­mini e Giovanni Vacca 15• Non a caso il maggiore studioso di Felice Momigliano ha parlato per lui, per Levi della Vi da e per J emolo di «modernismo ebraico» 16, con riferimento alle origini ebraiche, da parte materna, e alla parentela con i Momigliano, di quest'ultimo 17• Un profilo, questo, sul quale si è in altra sede richiamata l'attenzione, ma che resta tutto da approfondire 18•

3. Al momento del loro incontro, comunque lo si voglia fissare, Buonaiuti è personaggio di grande notorietà, ordinario di storia del cristianesimo all'Università di Roma, autore di innumerevoli scritti, fon­datore di riviste scientifiche, collaboratore di quotidiani importanti (« < l Resto del Carlino», « <l Tempo», « Il Secolo» e «li Mondo»), bersaglio delle sprezzanti polemiche anti-moderniste ispirate dall'idealismo, bestia nera dell'integralismo ecclesiastico e del Sant'Ufficio che lo tiene sotto stretto controllo - anche nelle seguitissime lezioni universitarie - fin dagli anni di «Nova et V etera» e delle Lettere di un prete modemista, quando le «aberrazioni» del «pretini ribelli di Roma» e le « conclusioni estreme della loro incredulità» ne facevano i «modernisti tra gli stessi modernisti», con il «proposito collettivo», però, di «restare nella Chiesa a tuttl 1 co­sti» 19. Estromesso da ogni incarico ecclesiastico, colpito dal divieto di

14 A.C. ]EMOLO, Nell'al!llo.ifera illuminista, in Nel 25• anniversario della morte di F Momigliano,

Mondovì [1949], pp. 24-25; sugli incontri in casa Momigliano cfr. A. CA\'A GUON, Felice Momigliano

(1866-1924). Una biografia, Bologna-Napoli, 1988, pp. 183-185. 15 Cfr. Io., Felice Momigliano ... citata. 16 Io., Per un modernismo ebraico? F Jl1.omigliano, in Fonti e documenti ... cit. , p. 13 (Studi-in onore di

L. Bedeschi, 1, Urbino, 1984, pp. 313-351 (specialmente pp. 350-351). 17 Cfr. lo., F Momigliano . .. cit., pp. 2-29; A. C. ]EMOLO, Anni di prova ... cit., pp. 77-88; ID., Gli

ebrei piemontesi e il ghetto intorno al 1835-40, in «Memorie della Accademia delle scienze di Torino», s. 3, (1952), 1, pp. 1-35 (specialmente pp. 32-33).

18 F. l\LIRGIOTrA BR oGuo, A. C ]emolo tra diritto e cultura, in Giornata lincea m/ centenario della nascita di A. C ]emolo, Roma, Accademia nazionale dei Lincei, Roma 1993, pp. 68-69 («Atti dei convegni>>, 99).

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1 4 Lettere di Buonaiuti a }emolo

tenere conferenze nel '13, Buonaiuti trovava nuovi spazi e nuova udienza ottenendo, nel '15, la cattedra di storia del cristianesimo all'Università di Roma dove succedeva a quel Baldassare Labanca, ex-sacerdote, la cui nomina, nel 1886, era stata definita dalla «Civiltà cattolica» un « nuovo sfregio al cattolicismo nella Roma dei Papi» e considerata un «grave oltraggio . . . contro il Santo Padre»20•

Ad ogni buon fine la «Suprema sacra congregazione» deliberò che il cardinale vicario retribuisse persona «di sua piena fiducia e intelligente della materia» per assistere ai corsi di Buonaiuti alla Sapienza, con il preciso incarico di « riferire in iscritto a Sua Eminenza ogni qualvolta gli sembri che il Buonaiuti abbia espresso idee che redo/eant modernismum»21• A quei corsi si incontrarono, attirati dall'uomo, alcuni studenti :

<mn piccolo gruppo ( . .. ) ascoltammo per un anno affascinati, la parola del Maestro ed, insieme all'ammirazione, un profondo vincolo di consenso e d'affetto si venne giorno per giorno costituendo tra noi e lui. Così superati gli esami, quando per gli altri professori avviene il distacco dalla scolaresca del corso, per noi si strinse in materia definitiva il legame spirituale che ci aveva raccolto intorno a lui. Così nacque la coinonia, intorno al 1917. Coinonia è la parola che indica, nella lettera di S. Paolo, la prima comunità cristiana unita nell'amore, nella fede e nella speranza».

Al primo, piccolo gruppo, così ricordato da uno dei suoi membri, Raffaello Morghen, si accostarono, negli anni successivi, <<Uomini prove­nienti dai più diversi orientamenti spirituali, attratti dalla affascinante personalità del Buonaiuti» : tra questi richiama i nomi di Adriano Tilgher, di Enrico Fermi - fratello di una delle allieve - e del futuro cognato, Arturo Carlo Jemolo22•

J emolo - figlio di un siciliano e di una piemontese di confessione ebraica che si erano uniti con il solo matrimonio civile e che sarà battezzato solo intorno agli otto anni dopo la morte della nonna materna, Marietta Momigliano - era tornato alla fine del 1911 a Roma - dov'era nato nel gennaio 1891 e da dove si era trasferito a Torino, a seguito

19 L. BEDI'.SCHI, Il processo del Sant'U..Ifhjo contro i modemisti romani, in Fonti e documenti ... cit., 7,

1978, pp. 28-29. 20 Ibid., pp. 52-53; cfr. <<La Civiltà cattolica», 1886, q. 861, p. 359. 21 L. BEDESCHI, Il processo . .. cit., p. 60. 22 R. MoRGHEN, Il modemismo e la storia del cristianesimo di E. Buonaiuti, in E. Buonaiuti storico del

cristianesimo .. . cit., pp. 11-12.

I ntrodu'(jone 1 5

della morte del padre, negli ultimi mesi del 1905 - dopo la laurea in giurisprudenza con una tesi in diritto ecclesiastico23 discussa con Francesco Ruffini. Dopo un breve passaggio all'Amministrazione del fondo per il culto, era entrato al Ministero dei lavori pubblici, dove rimarrà fino all'ottobre del '20 (con la parentesi della guerra e di una breve prigionia). Libero docente di diritto ecclesiastico nel '16, dopo aver tentato senza successo un primo concorso a cattedra per l'Università di Perugia nel 1919 (vinto da Vincenzo Del Giudice) supererà l'anno dopo quello bandito dalla Facoltà giuridica di Sassari, dove inizierà il suo insegnamento nel novembre del '20. A quella data aveva già pubblicato opere di grande importanza : oltre a numerosi articoli di storia, di diritto canonico e di diritto e politica ecclesiastica ed alla ricordata tesi di laurea stampata a sue spese in qualche copia, erano uscite due ampie monografie, una storica nel '14 (Stato e Chiesa negli scrittori politici italiani de/ Seicento e de/ Settecento, da Bocca) e una giuridica nel '15 (L'amministraifone ecclesiastica nel «Trattato completo di diritto amministrativo» diretto da V.E. Orlando, con l'UTET).

Ad esse seguiranno, tra i molti scritti degli anni 1919-1941 (quelli cui si riferiscono queste lettere), importanti ricerche di storia del diritto canonico (così quella sul carattere quasi-sacerdotale dell'imperatore o la storia del privilegio paolina), di storia delle teologia, di diritto pubblico e di diritto ecclesiastico (con particolare riguardo alla nuova legislazione di derivazione lateranense), di storia religiosa e civile (così il saggio del '32 sull'Italia religiosa del '700) , nonché i volumi delle lezioni di diritto ecclesiastico (1927, 1933 e 1934) e quelli dedicati al Crispi del '22, al giansenismo italiano (sul quale si tornerà) del '28 e al matrimonio nel diritto dello Stato del 1938 e in quello della Chiesa cattolica del '41. In totale quasi duecento pubblicazioni 24•

Si aggiunga che l'essere allievo del Ruffini - lo storico e il difensore della libertà religiosa, rettore a Torino, senatore del Regno, ministro della pubblica istruzione con Boselli, commentatore di politica ecclesiastica

23 A. C. J EMOLO, La questione della proprietà ecclesiastica nel Regno di Sardegna e nel Regno d'Italia durante il quarantennio 1848-1888, Torino 1911 (rist. a cura di F. MARGJOTTA BROGLIO, Bologna, Il Mulino, 1975).

24 La bibliografia di J emolo, 1911-1963, è in Raccolta di scritti in onore di A. C ]emolo, I, t. 1,

Milano, Giuffrè, 1963, pp. VII-XXJI.

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1 6 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

del «Corriere della sera», personaggio di punta, con Croce, de� liberalismo antifascista, che si ritroverà, con pochissimi altri colleghi e con il figlio Edoardo accanto al Buonaiuti (che continuerà sempre a chiamare «reve­rendo»!) nel rifiuto del giuramento fascista nel 1 93 1 - dava al giovane studioso una indiretta credenziale per l'accesso ai più accreditati circoli intellettuali ed accademici, che, del resto, la parentela con i Momigliano

e la collaborazione, prima della guerra, alla neutralista «<talia nostra» di Cesare de Lollis, gli avevano già dischiuso. Sarà, invece, proprio Buonaiuti ad aprirgli, nei primi anni V enti, la strada per la collaborazione ai quotidiani «<l Resto del Carlino» di Missiroli, «<l Tempo» di Naldi e «<l Mondo» di Cianca, collaborazione che avrà, con gli anni Cinquanta­Ottanta, un così grande sviluppo sulla «Stampa» di Torino da fare dell'ecclesiasticista dell'Università di Roma una delle più autorevoli voci del giornalismo culturale italiano 25.

Questo, dunque, il giovane docente di diritto ecclesiastico che, alla fine del '19, si unirà al gruppo dei più giovani allievi del Buonaiuti i quali, attraverso la periodica lettura del Nuovo Testamento nei giorni domenicali, le lezioni universitarie e i seminari accademici, avevano dato vita ad una sorta di grande famiglia spirituale 26 e che, nell'estate dell'anno successivo, seguiranno il maestro nella casa di San Donato, su un altipiano dei monti Simbruini - sovrastante i siti «fogazzariani» di Santa Scolastica e del Sacro Speco di Subiaco - affittata per le vacanze della coinonia, alla quale saliranno «colleghi universitari, stranieri di passaggio per l'Italia e ritorneranno ripetutamente elettissime anime che portarono fedelmente per anni al crescente isolamento delle sue funzioni didattiche e spirituali il conforto e l'ausilio della loro solidarietà e della loro simpatia»27• Quelli che non lo avvicinarono, sottolineerà J emolo molti anni dopo, «non potranno mai rendersi conto di quel che fu il suo fascino, il suo potere di attrazione»28• Le lettere a lui dirette, che si riproducono in questo volume, ne sono un'ulteriore, diretta e tangibile conferma.

25 Cfr. G. SPADOLINI, Per A. C }emolo e A. LEVI, }emolo giornalista in Giornata lincea . . . cit., pp. 9-17, 57-6 1 .

26 E. BL'ONAIL'TI, Pellegrino di Roma . . . cit., p . 1 59. 2' !bid., p. 1 6 1 . 2g A.C. JE�IOLO, lntrodlli}one, a E. B11onai11ti, Pellegrino a Roma . . . cit., p . V1II .

I ntrodurjone 1 7

4 . Prima di npercorrere alcuni degli spunti di maggiore interesse che queste lettere forniscono per integrare le già ricche ed importanti ricostruzioni della vicenda buonaiutiana o per chiarire aspetti della vita universitaria, scientifica e culturale degli anni Venti e Trenta, è opportuno soffermarsi su uno dei nodi centrali di questa corrispondenza e delle

ultime speranze di Buonaiuti di essere riammesso in grembo alla Chiesa. Il nodo del rapporto Buonaiuti-padre Gemelli: che diventa, per la breve permanenza di ]emolo all'Università cattolica del S. Cuore e per il suo repentino ritorno a Bologna dopo meno di due anni, un rapporto triplice che queste lettere illuminano in materia del tutto nuova perché né Buonaiuti, né ]emolo hanno mai parlato del ruolo di quest'ultimo nel dialogo, sempre difficile, ma più lungo e articolato di quanto si sapesse, tra l'irruente e dispotico francescano e il soave prete modernista. Stupisce, comunque, che né J emolo né Buonaiuti, quando Gemelli verrà nel '25 inviato a quest'ultimo come missus dominicus per imporgli l'abbandono della cattedra universitaria come condizione per un suo ritorno alla Chiesa, facciano comunque riferimento all'incredibile «necrologio» scritto da padre Gemelli per una persona cara ad entrambi, il ricordato Felice Momigliano, morto suicida il 7 aprile del 1 924. Dopo aver deplorato i «giornalisti senza spina dorsale» autori eli «necrologi piagnucolosi», il rettore della Cattolica, ricordando che qualcuno aveva definito Momi­gliano rettore dell'Università «mazziniana» e che altri aveva osservato che era «un positivista in ritardo», così concludeva:

«l\!a se insieme con il Positivismo, il Socialismo, il Libero Pensiero, e con il Momigliano morissero tutti i Giudei che continuano l'opera dei Giudei che hanno crocifisso Nostro Signore, non è vero che al mondo si starebbe meglio? Sarebbe una liberazione, ancora più completa se, prima di morire, pentiti, chiedessero l'acqua del Battesimm>29.

Della sua permanenza all'Università cattolica, del resto, ]emolo non fece menzione nelle varie occasioni in cui ebbe modo di ricordare le sue sedi universitarie e lo stesso Gemelli, la cui figura collegò sempre alle vicende buonaiutiane.

29 t\. GD!FIJ.I, in <<Vita e pensiero>>, X, 8 ( 1 924), p. 506; ma v. anche lo., !n tema di ebrei e di .. . en-ori, ibid., X, 12 (1 924), p. 723; cfr. anche G. Cos\IACINI, Padre A Gemelli, Milano, Rizzoli, 1 985, p. 222.

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1 8 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Di una chiamata di ]emolo alla Facoltà giuridica del nascente ateneo milanese del Sacro Cuore, dovette iniziare a parlarsi nella primavera del 1924, l'anno del riconoscimento giuridico, se il Ruffini, rispondendo all'antico allievo 1 '1 1 maggio, dopo aver premesso che il quesito postogli non era «di quelli che consentono delle risoluzioni immediate» e che « trattandosi ... di un caso di coscienza individuale, e non d'altro» la cosa non poteva essere decisa se non dallo stesso ]emolo - «giudice unico di quello che le sue convinzioni salde, profonde e nitide . . . e da un'altra parte, le sue necessità famigliari, sacrosante esse pure, ma di cui egli solo può essere ancora giudice, avrebbero potuto consigliargli» -, così espri­meva il suo «meditato pensiero» :

«Ella è troppo giovane, ha troppe possibilità d i ascensione scientifica nel suo ingegno, nella

sua volenterosità e nella sua forza di lavoro, per potersi legare sin d'ora a direttive spirituali, che

un giorno o l'altro potrebbero pesare terribilmente sulla sua carriera scientifica e sulla sua stessa

vita. Per cui - se ragioni di carattere famigliare non la stringono - io sarei pìù propenso

a consigliarLe di non accogliere quell'invito>>.

Per fugare, nell'allievo, ogni dubbio sull'incidenza delle sue con­vinzioni personali sull'avviso espresso, Ruffini aggiungeva : « Ella mi conosce troppo a fondo per poterlo pensare. E d'altra parte ha potuto vedere come anche da ultimo io mi sia sbilanciato molto più dalla parte del Vaticano, di guanto Ella non abbia fatto nel suo articolo », per poi, concludere : «Ad ogni modo, tanto a Bologna guanto even­tualmente a Milano, Ella rimarrà pur sempre il mio caro e valoroso J emolo» 30.

Ma sono due lettere di poco successive - di Pier Paolo Zanzucchi del 1 o giugno e dello stesso Gemelli del 5 giugno, che seguiva una visita del rettore della Cattolica a J emolo - ad informarci della ferma intenzione di padre Gemelli e degli «amici più intimi . . . , quelli che portano il contributo più attivo all'Università», di indurre l'allievo di Ruffini, allora ordinario di diritto ecclesiastico a Bologna (dove era giunto da Sassari nel '23) , a trasferirsi alla nascente Facoltà giuridica dell'Università cattolica, costretta ad attingere, per costituire il proprio

3° F. RuFFJNJ, Un ventennio di corrisponden'{fl Ruifinijemolo (1912-1932), a cura di G. Z.INFtiRlNO,

in <<Nuova antologia>>, 1 990, 2 1 76, pp. 433-34.

Introduzione 1 9

organico, alle « non numerose presenze cattoliche già inserite nel mondo accademico italiano»31•

Tra queste si possono ricordare, tra i professori di ruolo stabili, Pier Paolo e Marco Tullio Zanzucchi, Giovanni Vacchelli, Ludovico Barassi, Emilio Albertario, mentre dalla stessa Cattolica provenivano Boldrini e Vuoli che avevano da poco vinto il concorso universitario.

Dopo aver ricordato la risposta negativa di ]emolo all'offerta di una cattedra alla Cattolica fattagli attraverso Albertario, Zanzucchi lo prega, il 1 o giugno del '24, di voler riconsiderare la cosa. Pur ncono­scendo che la decisione era «ponderata e motivata», aggiunge :

<<Ma essa ha cresciuto ìn me la simpatia spirituale per lei; la profonda stima morale e quindi

anche il desiderio di non vedere privata l'Università di tanta forza, me di un così gradito collega.

Perciò ancor dopo la sua bellissima, ma chiarissima lettera io ho osato formulare il pensiero di

insistere presso di lei, ho fatto dividere questo mio pensiero agli amici e dirigenti dell'Università

e sono qui per rivolgerle la mia preghiera. Io intendo e apprezzo tutti gli scrupoli che l'hanno

trattenuta. Li sento e li valuto tanto più attentamente in quanto li so dettati non da preoccupazioni

per sé, ma da riguardo verso lo stesso sorgente Istituto, cui nessuno di noi che sente ed opera

con profonda coscienza, vorrebbe che potesse venir nocumento da opera nostra che incorresse

in censura>>32

Alla palese preoccupazione di J emolo di possibile difformità tra suo1 scritti e le direttive di un Sant'D ffizio, che nel marzo precedente

aveva ribadita la scomunica, la sospensione a divinis e la condanna di tutti i libri e gli scritti di Buonaiuti, Zanzucchi replicava :

<<Ma appunto perché sento, divido ed apprezzo questo sentimento, mi permetto di invitarla

a voler considerare se lo scrupolo che la trattenne non sia stato per avventura troppo spinto, se

esso in fondo non porti anziché alla preservazione e al giovamento futuro dell'Università Cattolica,

al suo danno certo, ora e poi>>,

dando specifiche assicurazioni :

<<Poiché quanto a Lei personalmente so bene che nessuna restrizione di nessun genere sarà

posta, se viene con noi, al suo libero operare. Ferma la credenza nel dogma cattolico, ogni

ricerca storica, ogni costruzione scientifica, ogni attività pratica ci è lasciata libera. E �e un senso

31 L. MANGONI, L'Università cattolica del Sacro Cuore. Una risposta della cultura cattolica alla laicizzaifone dell'insegnamento superiore, in La Chiesa e il potm politico dal Medioevo all'età contemporanea, a cura di G. CHrrrour--r e G. Mlccou, Torino, Einaudi, 1 986, p. 985 (Storia d'Italia. Annali 9).

32 ACS, Càrte ]emolo, b. 59, fase. Zanzucchi Piero: P. P. Zanzucchi a ]emolo, Padova, l giugno

1 924.

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20 Lettere di Buonai11ti a ]emolo

vigile di responsabilità ci deve governare, è rispettata la nostra posizione morale e intellettuale di

liberi ricercatori del vero. Lo stesso indirizzo filosofico che impera all'Università· Cattolica, e per cui anzi l'Università è sorta, potrà non piacere a qualche corrente anticattolica (per così dire), ma è arra a noi di serena indipendenza».

Dopo aver sottolineato che ]emolo era studioso dallo «spirito largo che domina con uguale forza più rami del diritto», Zanzucchi gli propo­neva di scegliere liberamente tra il diritto ecclesiastico e il costituzionale, il canonico o l'internazionale pubblico, offrendogli, comunque, un se­condo insegnamento di una di queste materie, ribadendo : « Quanto all'Università stessa, l'opera sua mi pare indispensabile», e dando signifi­cative spiegazioni :

<<lo nel procedere alla designazione dei colleghi fururi non sono stato in rutto e sempre libero. Vecchie posizioni, prese quando l'Università aveva altra forma e altro valore da quelli che vorrà si conseguino domani, e circostanze diverse, talune anche facilmente intuibili, mi hanno tolto di rivolgerrni subito o di rivolgermi affatto a quelli che avrei preferito. Così io non venni subito a Lei, che pur ponevo tra i più desiderabili. Ma non appena la via si è aperta io volli averla e la

voglio ruttora così fermamente ch'ella vorrà indulgere alla rinnovata preghiera ed ... esaudirla».

Zanzucchi forniva, quindi, una serie di assicurazioni sulla effettiva «ritrasferibilità» alle università regie, sul computo dei servizi, sulle pen­sioni, sul riscatto degli anni di insegnamento, con riferimento sull'oppor­tunità che il primo avvio alla Cattolica fosse «dato da spiriti profondi e forti e larghi» come quello di ]emolo, così concludeva la lunga lettera :

<<Mi permette di sperare che questa volta Ella dirà di sì? Lo auguro con ogni intensità. E nella speranza, che vorrei fosse certezza, dell'avverarsi dell'augurio, mi fo lecito di pregarla di

tener riservata la sua decisione e di invitare padre Gemelli a fare altrertanto» 33.

Qualche giorno dopo, al rientro da Bologna, dove si era recato per incontrare ]emolo, padre Gemelli replicava alle motivazioni addotte ed insisteva, come si è già riferito, anche a nome degli «amici più intimi, ossia ... quelli che portano il contributo più attivo all'Università», perché l'ecclesiasticista dell'Ateneo bolognese accettasse la chiamata alla Cattolica :

<<Le ragioni che Ella ha per non accettare sono senza dubbio nobilissime e fanno onore al di Lei carattere cristiano e soprattutto sono la riprova dell'alto senso che Ella ha della missione dello srudioso cristiano. Ma queste riflessioni mi fanno sentire più vivo e più pungente il

33 !bidem.

l ntroduifone 2 1

desiderio di averla tra i miei collaboratori .. . L e ripeto ciò che Le dissi. o n l a invito a far parte di un organismo morto, ma di un organismo che ha la sua vita nel futuro. E poiché non poche battaglie io penso noi dovremo combattere per fare entrare nella coscienza dei cattolici italiani la visione di problemi che oggi ignorano, io proprio per questa ragione amerei averla compagno e collaboratore in queste battaglie per la formazione di una sana e forte cultura cristiana moderna. Sono venuto da Lei ritenendo di acquistare alla Università esclusivamente un giurista e se Ella

fosse solo tale mi sarei acconciato al Suo rifiuto per rivolgermi ad altri. Sono lieto di aver trovato invece uno studioso del problema religioso e per questo insisto la mia preghiera perché

Ella mi voglia dire di sì» 34

5. Lo stesso giorno, rispondendo ad una lettera in cui ]emolo lo informava della «profferta di p. Gemelli», Buonaiuti esprimeva la propria «fervida ammirazione» per il suo atteggiamento, che comportava anche la rinuncia a «pingui vantaggi economici», dettato non da «pregiudiziale avversione», ma dalla preoccupazione di «tutelare la libera esplicazione della sua futura operosità scientifica»: un «gesto di rara nobilità» che non poteva sorprendere chi lo conosceva. Da questa lettera si apprende - ed è notizia nuova - che J emolo aveva deciso anche di non passare all'Università di Firenze, dove, infatti il 1 o dicembre successivo verrà chiamato Vincenzo Del Giudice proveniente da Pisa35. Ma l'elemento di maggior rilievo che questa lettera consegna è l'esplicito riferimento di Buonaiuti ad una «conversazione . . . avviata col Gemelli» da ]emolo in favore della sua causa, conversazione nella quale si evince che J emolo aveva «protestato» con «affezionato attaccamento» che « nessun decreto di vitando» lo avrebbe indotto a rompere i vincoli della sua amicizia con lo scomunicato sacerdote modernista. Buonaiuti non lo scoraggia, ma data la paradossale complessità della sua situazione preferisce che ]emolo, di sua iniziativa, «possa adottare la situazione che gli parrà più saggia». Lo rende edotto, però, di voci non negative nei suoi confronti «circolanti in seno al clero romano» secondo le quali non si esigerebbe più da lui l'immediato abbandono della cattedra universitaria. Del resto gli effetti di diffide e scomuniche erano stati « strani» : «gli ecclesiastici di Roma che incontro hanno verso di me il medesimo contegno di prima: la mia scuola non ha perduto un ascoltatore : il mio povero lavoro- non ha

34 !bid., b. 57, fase. 5, s .fasc. 4., Gemelli Agostino, A. Gemelli a ]emolo, 5 giugno 1924.

35 F. MARGIOTI.I BRoGuo, Del Giudice Vìncenzo, in Di'{jonario biografico degli italiani, vol. 36, pp. 613-617.

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22 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

smarrito per via alcuna capacità di suscitare simpatie», ma, soprattutto, il suo confessore - probabilmente don Brizio Casciola - lo

·aveva auto­

rizzato a celebrare in segreto la messa. Comunque teme che una eventuale riconciliazione potrebbe porre limiti « terribili» alla sua «missione» perché, dopo tante tristi esperienze, non vi sarebbero «revisori» disposti ad approvare i suoi scritti. Si apprende che ]emolo, dopo il colloquio con Gemelli, gli avrebbe suggerito di comunicare anticipatamente alle autorità ecclesiastiche i programmi dei suoi corsi, da tenere comunque fuori dal periodo delle origini cristiane : una condizione, specifica Buonaiuti, che lui stesso aveva sottoposto attraverso il gesuita Fernandez, rettore del­l'Istituto biblico, probabilmente l'anno precedente, e che era stata respinta. Ricordando, poi, certamente, le difficoltà avute alcuni anni prima 36, invita ]emolo a non trascurare i possibili attacchi degli idealisti «pronti a colpirlo per una sua presunta limitazione della sua libertà accademica.

Comunque si rimetteva con piena fiducia al «senno» di ]emolo, «fratello e collega», per le decisioni più convenienti. In una successiva lettera del marzo '25 Buonaiuti torna con ]emolo sulla mediazione che Gemelli tentava di fare - e dà atto a quest'ultimo di «una conversazione benevola e cordiale, della quale gli serberò imperitura gratitudine», conver­sazione che non sembra richiamata nelle pagine del Pellegrino di Roma - sulla base di una richiesta di aspettativa dall'insegnamento per un paio d'anni durante i quali «la vertenza si sarebbe potuta tranquillamente appianare», ma lo informa che la proposta, da lui genericamente accolta, non aveva «riscosso in alto il consenso» che Gemelli si riprometteva : secondo Mario Niccoli sarebbe stato lo stesso Pio XI a fermare il media­tore37. Buonaiuti si sentiva ormai «al più oscuro sbaraglio», con in mano una «rischiosissima carta», ma impossibilitato ormai a ritirarsi dalla partita.

Difficile dire cosa indusse J emolo, a poco più di un anno dal primo rifiuto, a mutare d'avviso e a passare dalla Cattolica di padre Gemelli come professore stabile di diritto ecclesiastico dal 1 6 dicembre del 1 925 (vi aveva tenuto però un incarico di insegnamento nel '24-'25) . Qualche elemento può dedursi da una lettera a lui del Ruffini, confortato ora da una delle lettere di Buonaiuti edite in questo volume.

36 Cfr. F. MARGIOTI 1 BROGLIO, Italia e Santa Sede ... ci t., p. 1 7 1 , nota 1 1 4. . l? E. BL"ONAICTI, Pellegrino di Roma . . . cit., p. 541 .

Introduifone 23

Anche se non conosciamo il testo della lettera di ]emolo alla quale Ruffini rispondeva, da Borgofranco d'Ivrea, il 1 6 settembre 1 925, il contenuto di quella del Ruffini è chiarissimo e può essere stato determi­nante nel vincere le ultime perplessità dello stesso ]emolo, probabilmente fondate anche sulle precedenti riserve di Buonaiuti e del suo maestro, che sembra, adesso, suggerirgli, invece, il passaggio in una università non statale. Scriveva infatti Ruffini :

<<Ora Le confermo pienamente il mio consiglio. Quella gente vuole andare a fondo.

Il Senato approverà - non con entusiasmo, come dice Lei - ma con rimorso e vergogna

(so che lo stesso Gentile disapprova) le leggi fascistissime. Ma le approverà, e questo basta al

Governo, che farà il resto. Naturalmente primi colpiti saranno i più piccoli. oi - forse - ci vorranno dare il lusso

avere le coquette rie di risparmiarci. Superfluo dirLe che se uno di loro, Lei o Falco, p.e., fossero

colpiti, io mi dimetterei per solidarietà e per assumermi in pieno la mia parte di responsabilità.

Forse lo farò, malgrado tale circostanza, perché non me la sento di !asciarmi mettere il bavaglio.

Ma io sono vecchio, non sono più necessario a nessuno, e posso permettermi il gesto.

Non, come alcuno dice, perché io sia ricco. Ho perduto lutto il fatto mio nella ( ... ) .

Sono da un anno nullatenente per atto notarile. Ma ho un figlio, che può (e vuole) mantenermi

e lo farà, sono vecchio, è l'essenziale! Lei non può. E deve cercarsi 1111 riparo. Devo poi - soprattutto - pensare che - passata la raffica - e passerà! - il passo

indietro Le sarà sempre aperto. Con il suo ingegno, con la sua forza di lavoro, con la sua

reputazione ormai accordatissima, ciò è più che possibile>)8

È Buonaiuti, inoltre in una lettera del 25 dello stesso mese, a dare atto dello stato d'animo di ]emolo «al cospetto della situazione generale degli spiriti fra noi», che aveva raggiunto «una stranissima condizione di equilibrio instabile», situazione che egli non riusciva ad «antivedere dove . . . andrà a metter capo». Meno di tre mesi dopo, i l 16 dicembre 1 925, J emolo trovava alla Cattolica il «riparo» che Ruffmi lo aveva esortato a cercarsi e vi prendeva servizio come professore di diritto ecclesiastico nella Facoltà giuridica, mentre il diritto canonico, a cui nel '27 verrà chiamato il Del Giudice, resterà aff.t..dato a mons. Bernareggi. Tra le «leggi fascistissime» (Ruffini) e il « larvato macchiavellismo» di Gemelli (Buonaiuti), ]emolo, in profonda crisi, aveva sperato di trovare all'ombra del Sacro Cuore questi spazi di libertà e autonomia di pensiero che si stavano gravemente rarefacendo negli atenei statali. Di questa crisi testi-

38 F. Ru+INI, Un ventennio di corrispondenza ... cit., p. 439 .

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24 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

moniano anche una lettera a Luigi Einaudi, e uno scritto inedito - che si è ritenuto opportuno riprodurre in questo volume39 -, ùna sorta di disperato esame di coscienza di fronte alla « irrimediabile e piena» scon­fitta «di tutte le idee e di tutte le tendenze sentimentali cui da undici anni, dal giorno in cui l'Italia è stata divisa in due schiere avverse, aveva dato la sua adesione completa» 40•

Scrivendo a Einaudi il 28 novembre del '25, per dire all'antico maestro tutta la sua solidarietà per l'estromissione dei fratelli Albertini dal « Corriere della sera», sul quale per anni l'economista piemontese aveva espresso il proprio pensiero («opera d'istruzione e di educazione del nostro popolo», la definisce) , ]emolo così manifestava il suo sconforto :

«L'ora è tristissima: più triste ancora per i pessimisti come me, che pensano siasi iniziato un periodo di dominio della forza e di soffocamento di tutti i valori sprirituali che durerà più di noi. Ma accanto alla fede in Dio ed alla voce della coscienza, mi conforta l'esempio del Maestri che sui banchi della Università hanno foggiato non soltanto la mia modesta figura di studioso ma la mia coscienza di cittadino : Ella, il Ruffini, il Mosca mostrano quale sia la via da seguire nelle ore più difficili, come bisogni saper tutto sacrificare per seguire quel che la coscienza detta. E di questo esempio luminoso io sento di dovergliene due grazie dal profondo del cuore» 4 1 .

Dialogando con sé stesso, nelle menzionate 4 notazioni del 2 1 novembre '25 redatte per « raccogliere le . . .idee e formare i proponimenti per la vita avvenire di cittadino», ]emolo ribadiva, con grande lucidità :

«li presente non potrebbe essere più nero : tutto quel che ci sembrava impossibile si verificasse, si è verificato : un assetto politico o ve alla libertà è fatto minor posto che non ne abbia mai fatto altro assetto, ove il soffocamento del cittadino è maggiore che non sia mai stato, ove non v'è posto per voci che non siano di plauso - ed al tempo stesso un perfezionamento di mezzi di lotta e di congegni polizieschi che renderebbero vano ogni tentativo di rivolta. Un popolo che s'infischia della libertà perduta; una borghesia lietissima di avere sacrificato i diritti politici pur di conservare la proprietà per la quale aveva un momento tremato. Un assetto liberale morto ignominiosamente senza trovare un sol don Chisciotte che si facesse ammazzare per lui, già ucciso nelL-1 considerazione del popolo prima di morire: e quando si cade cosi, non si risorge» 42

39 Vedi alle pp. 244-247.

411 Ibidem.

41 Carteggio inedito tra A. C ]emolo e L. Eina11di (1922- 1960), a cura di G. SrADOLINI, in «Nuova antologia>>, 1991, 2177, p. 223.

42 Cfr. pp. 244-247.

lntrodu'(jone 25

Immediata, anzi preventiva, la reazione di Buonaiuti che, in una lettera del 17 ottobre, prendeva atto della sua decisione di trasferirsi alla Cattolica ma non voleva certamente giudicare la sua scelta derivata «dalla considerazione di una quantità di elementi» molti dei quali, anche per la lontananza, sfuggivano del tutto alla sua percezione.

Non esitava, però, a dissentire radicalmente dall'amico «sul modo di giudicare la situazione in generale della nostra cultura e della nostra organizzazione accademica, e sul modo di valutare, in particolare, l'istituto cui ti vai ad aggregare e gli uomini che lo presiedono». Per Buonaiuti l'università di Gemelli di «fortemente cattolico» non aveva «che il titolo e la censura sulle pubblicazioni. Chiamare - pompare anzi a suon di valsente - dalle università dello Stato una schiera di professori e imma­tricolarli sotto l'egida del Sacro Cuore non significa davvero arrecare un apporto qualsiasi alla causa della religiosità cristiana in Italia». I legami, poi, di Gemelli con il fascismo e il governo Mussolini lo portavano a pensare che il francescanesimo era giunto «alla più grossolana conta­minazione» e che il mondo andava «dietro ai simulacri più esosi e più corrompenti». Un mese dopo, 1' 1 1 novembre, rispondendo ad una lettera nella quale ]emolo aveva posto « integramente a nudo la sua anima», Buonaiuti moderava il giudizio e si augurava che la realtà smentisse le sue «preoccupate previsioni e le sue fosche valutazioni» e che l'ambiente della Cattolica offrisse all'amico tutte le possibilità di «libero ministero» (un lapsus freudiano?) : lui lo avrebbe seguito con animo fraterno e con i voti più fervidi.

Le preoccupazioni di Buonaiuti non erano senza fondamento : solo un anno e mezzo dopo la chiamata, con decreto ministeriale del 15 giugno 1927, ]emolo è ritrasferito a Bologna, con decorrenza dell'ottobre successivo, il che farebbe pensare che la decisione di lasciare l'Università Cattolica - sia maturata nei primi mesi del '27 . Non è un caso che il 1 o gennaio fosse arrivato all'ateneo del Sacro Cuore Vincenzo Del Giudice a coprire l'insegnamento del diritto canonico (poi anche dell'ecclesiastico dopo la partenza del collega) e vi avesse tenuto il 1 4 marzo 1927 la sua prolusione. Buonaiuti ne scriverà in una lettera del 1 3 giugno di quel­l'anno lamentando un lungo silenzio di ]emolo - «insufficientemente rotto dai saluti delle sue laconiche cartoline» - e informandolo di aver già saputo del suo rientro a Bologna, di cui si compiaceva caldamente («Tu sai come non avessi mai riguardato con eccessiva simpatia il tuo

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26 Lettere di Buonaiuti a )emolo

ingresso in quell'organismo malato eli elefantiasi e eli idropisia»), anche se ne capiva le conseguenze economiche. Nessun cenno, comunque, alle ragioni dell'abbandono da parte eli ]emolo dell'ateneo eli padre Gemelli, dopo la breve e non felice esperienza degli anni accademici 1 925-26 e 1 926-27. Né si hanno elementi che consentano eli individuare le ragioni precise dell'abbandono - non ve n'é traccia negli archivi dell'ateneo - se si toglie l'accenno all'autoritarismo di padre Gemelli, nel ricordo che ne scrisse, nel '59, su «La Stampa». È assai, probabile, peraltro, che la decisione sia stata, in qualche modo, connessa al ruolo eli Gemelli nella definitiva condanna eli Buonaiuti, ruolo che J emolo così descriverà nella prefazione all'edizione del 1 964 del Pellegrino di Roma:

«Nessun dubbio che padre Gemelli fosse l'uomo meno adatto a quel passo. Sinceramente, illimitatamente devoto alla chiesa, la sua visione del bene di questa era antitetica a quella di Buonaiuti. Era un realizzatore, non pensava ad un trionfo della Chiesa che non fosse visibile, estrinsecantesi in istituti umani, non aveva ripugnanze per gli accordi ed anche le transazioni con Cesare».

Ricordava però che, a quanto Gemelli gli aveva raccontato, udito l'insuccesso del suo intervento su Buonaiuti, Pio Xl si sarebbe commosso e avrebbe auspicato un Dio più misericordioso eli guanto un papa non potesse essere43. Ad ogni modo guanto Buonaiuti riferisce a J emolo in queste lettere fornisce un quadro più articolato e meno " tassativo " eli quello offerto da Buonaiuti stesso nel Pellegrino e dagli interventi 44

e ricordi eli Donini, Pincherle, Ghisalberti, Morghen e Niccoli e eli quello dato da Gemelli 45 il quale, si apprende ora, da una lettera eli Buonaiuti a ]emolo del 26 ottobre 1 929, si sarebbe nuovamente recato da lui in quei giorni, dopo le polemiche dei mesi precedenti 46, «a fare ammenda delle sue malefatte polemiche» («per carità - aggiunge - non propalare

43 A.C. ]EMOLO, Anni di prova ... ci t., p. 195; Io., lntrodu:\fone a E. BuONAIUTI, Pellegrino di Roma . .. cit., p. XXVIII.

44 E. BL'Ol\AIUTI, Pellegrino di Roma . . . cit., pp. 241 -246; Io., Al P. Agostino Gemelli, in «Ricerche religiose>>, IV, 1 928, p. 567; M. NJCcou - A. DoNINI, Al P. Agostino Gemelli, ibid., V, 1 929, pp. 284-288; A. PrNCHERLE, Sempre Padre Gemelli, ibid., pp. 382-384; Gemelli ... e noi, ibid., pp. 479-480; la lettera di Gemelli a Buonaiuti del 23 gennaio 1 925 è riprodotta in E. BuoNAJUTI, Pellegrino di Roma .. . cit., p. 541 .

45 ibidem. 46 Cfr. nota 44.

Introdu'?fone 27

la piccante novella»!) , sostenendo che nel prete modernista vi era « uno sdoppiamento della personalità, fra il credente e il critico», uno sdoppia­mento che Buonaiuti vedeva però anche tra lo ]emolo «giurista e cano­nista» e lo ]emolo «storico e valutatore dei fatti religiosi».

In una lettera del 1 6 gennaio 1 926 si legge, infatti, che Buonaiuti aveva accompagnato Gemelli alla stazione e da lui aveva appreso eli un «pressantissimo» intervento di ]emolo perché la sua « amara vertenza potesse essere composta con dignità e soddisfazione universale» e aveva ritenuto che, nel complesso, Gemelli meritava la sua gratitudine :

« Ha consacrato molto tempo per me, in giorni che dovevano essere per lui singolarmente movimentati, e, più di una volta, ha vinto il suo carattere che deve essere straordinariamente facile alla irritazione e naturalmente portato ai gesti di imperio, per mostrarsi amabile e ra­gionevole>>

anche se, alternando «intempestivamente le minacce ai complimenti, la violenza alla lusinga» non gli era certo apparso « l'interlocutore ideale». Ad ogni modo il dissenso era ormai troppo profondo e la tenacia delle condizioni che gli venivano imposte «troppo risoluta» perché egli potesse «nutrire illusioni». Per dare, in ogni caso, un segnale, Buonaiuti aveva chiesto al Ministero l'aspettativa per ragioni eli famiglia. Da una successiva lettera del 23 gennaio si apprende che, nel riferire a J emolo, Gemelli era «lucidamente oggettivo nel riconoscere eli non aver saputo sagacemente adempiere il compito affidatogli» : secondo Buonaiuti il francescano aveva «troppo rivelato la decisione eli stravincere, eli colpo», cercando, in un certo senso, eli «estorcere una resa a discrezione eli . . . un paranoico». Alla stazione eli Roma la sera del 1 4 gennaio si erano separati abbracciandosi, ma una lettera speditagli il 1 5 e poi . . . annullata con un telegramma del 1 6, era «aspra e malevola» : «<n realtà - osserva Buonaiuti - io sono più eretico eli quanto ora Gemelli non vorrebbe far credere». li 6 febbraio informa ]emolo eli aver mandato a Gemelli la risposta sollecitata da un telegramma eli ]emolo che aveva destato in lui «nuove ansie e nuove speranze», ma ormai temeva che Gemelli, dopo aver «liquidato così in malo modo» la sua posizione ecclesiastica (il 25 gennaio il Sant'Ufficio lo aveva dichiarato scomunicato nominatamente e personalmente ed espressamente vitando) , si stesse adoperando per liquidare anche quella accademica. Un timore sul quale torna il 21 dello stesso mese e che, grazie alla convivenza del ministro Pietro Fedele, suo collega eli facoltà,

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28 Lettere di Buo11aiuti a ]emolo

si rivelerà di lì a poco, molto concreto : vane erano state le promesse fatte a Morghen da Fedele nell'aprile del '24 («lo aiuterò iri tutti i modi ad uscire dal passo doloroso») 47• Stavano per cominciare le trattative per la Conciliazione e Buonaiuti - dopo Sturzo, esiliato dal Vaticano per compiacere Mussolini - sarebbe stato sacrificato e strumentalizzato dal governo di Sua Maestà - per compiacere Pio XI - sull'altare dell'al­leanza della Chiesa cattolica con il fascismo. Ma di questo si è avuto modo di scrivere trent'anni or sono48 : ai documenti allora analizzati queste lettere portano, in ogni caso, utili complementi.

Vorremmo solo aggiungere per integrare con una voce, amica ma diversa, il quadro dell'inutile discorso apertosi tra Gemelli e Buonaiuti, che, scrivendo a quest'ultimo nella seconda metà del 1 926, Formiggini, editore di più d'uno degli scritti di Buonaiuti in quegli anni e della rassegna «L'Italia che scrive» di cui Buonaiuti fu assiduo collaboratore insieme ad alcuni dei suoi allievi (Alberto Pincherle, ad esempio), com­menta il profùo Gesù il Cristo, scritto da Buonaiuti e da lui allora appena stampato, confessando con la schiettezza e l'autenticità che solo la grande amicizia tra questi due straordinari animatori culturali poteva permettere, con queste parole :

«Mi sono letto il Profilo del Cristo e ti confesso che non mi è piaciuto e credo che non

piacerà. on è il profilo del Cristo rispetto ai farisei, ma il profilo tuo rispetto a padre Gemelli e hai fatto senza volere una apologia del fariseismo che non la meritava e hai fatto del povero

Cristo uno scocciatore e tale forse non fu. Ho rimorso di aver fatto un corno al povero mio maestro Baldassare Labanca, tu sai scrivere in modo meraviglioso, egli non sapeva scrivere, ma

nel suo ruvido libretto c'era pure qualche cosa che restava in tasca a chi lo leggeva. Insomma se vieni ti parlerò di Dio, perché mi sento di poterti dare utile consiglio. non ti sembri ciò

presunzione e vogliami bene>> 49.

47 P. Fedele a R. Morghen, Roma, 1 O aprile 1924, in Lettere a R. Morghen . . . ci t., p. 26 (v. la lettera di Gasparri al p. Tacchi Venturi del 2 ottobre 26, ibid., p. 27, che in sostanza chiedeva che Fedele anticipasse in via regolamentare i l futuro art. 5 del Concordato secondo l'espresso

desiderio di Pio Xl).

48 F. MARG IOTIA BROGLIO, italia e Santa Sede ... cit., p. 180; v. anche Io., E. Buonaiuti, in Modernismo, fascismo, comunismo, a cura di G. RossrNr, Bologna, Il Mulino, 1972, pp. 133-153; Io., Buonaiuti tra Dio e Cesare, in <<Nuova antologia>>, 1981, 2139, pp. 116-1 23.

49 Formiggini a Buonaiuti, in R. CERRATO, Buonaiuti e Fom1iggini: 1111 incontro fra storiografia religiosa e nuova editoria, in Fonti e documenti . . . ci t, 1 3 (Studi in onore di L Bedeschi, I), 1984, pp. 149-150; si vedano anche t\. Pr'<CIIERLE, Profilo di E. Buonaiuti, in <<L'Italia che scrive>>, VI, 1923, p. 98, e i contributi raccolti da

L. B \l .SAMo-R. CREMru'ITE in A. F Fom1iggini, un editore del Novecento, Bologna, R.F. Levi, 1981.

lntrodu'?fone 29

6. Singolare, ancora, quanto emerge da queste lettere a proposito di una delle più importanti opere di ]emolo. Agli inizi del '28 l'editore Laterza pubblicava Il giansenismo in Italia prima della Rivolui:Jone, uno scritto che segnerà una svolta nella storiografia in materia 50• Qualche mese dopo, in un'ampia rassegna dedicata ai Nuovi studi di dottrine religiose51 , padre Gemelli sferrava un violentissimo attacco a ]emolo che aveva da poco lasciato la Cattolica e che solo quattro anni prima egli aveva voluto, con insistente determinazione - come si è visto -, tra gli insegnanti del «suo» Ateneo. Dopo avere, appunto, ricordato che l'autore aveva fatto parte dell'Università da lui governata tra il dicembre del '25 e l'ottobre del '27, Gemelli riconosce l'ansia di ]emolo, giurista di grande valore, di uscire dal chiuso campo del diritto per «comprendere, attraverso la meditazione storica, il valore e il significato di fatti», ma sostiene che lo faccia ponendosi da un punto di vista «scientifica­mente inaccettabile, ossia quello del modernismo, che egli in fondo accetta e fa proprio». Non a caso presso lo stesso editore e nella stessa collana era apparso Il Cristianesimo nel! Africa cristiana del Buonaiuti : ci si doveva, quindi, chiedere quale «influenza» avesse avuto quest'ultimo sull'autore, e quanta «devastazione» avesse fatto «anche in quest'anima». Del resto bastava scorrere il suo manuale di diritto ecclesiastico per capire - e questa era la sorte di tutti i modernisti - «che lo avvelena il sottile e caustico ed ironico e scettico spirito del liberalismo»: non per nulla si trattava di un allievo del Ruffìni! Nell'opera sul giansenismo ricompariva, inoltre, lo ]emolo collaboratore della «Rivista trimestrale di studi filosofici e religiosi» del Bonucci, della quale era stato magna pars il Buonaiuti e che era stata condannata dalla Chiesa. Molte affermazioni dello ]emolo provavano che lo spirito animatore dell'opera era «ancora quello modernistico»: ma non c'era da stupirsi,

<do Jemolo è certo un'anima religiosa, ma è anche un'anima in pena, un'anima vittima delle

illusioni modernistiche, che egli scambia per esigenze di scienza e per penetrazione di spiritualità>>.

Egli non si è accorto che la concezione dei modernisti <<con la sua illusoria esigenza di scienza

e per la sua stessa spiritualità, non solo conduce ad un'erronea valutazione dei fatti, ma rende

sterile la ricerca scientifica, disgregando quella unità fondamentale che i fatti stessi accusanO>>.

Per questo, conclude lapidariamente, l'opera dello ]emolo «è sterile»52•

;c, Cfr. F. MARGIOlTA BROGLIO, / 1ppunti storiograjìci SI/l giansenismo italiano, in Raccolta di scritti in onore di A C }emolo . . . cit., I, t. II, pp. 789-849.

51 <<Rivista di filosofia neoscolastica>>, XX (1928), pp. 357-365.

52 lbid., p. 364.

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30 Lettere di Buonaiuti a )emolo

Il tono, la violenza e la perentorietà dell'attacco ad uno studioso quasi quarantenne, già noto ed illustre, lasciano alquanto perplessi e pon­gono interrogativi eli non facile risposta. È certo, infatti, che Gemelli ben conosceva - e li cita espressivamente - gli scritti «modernistici» pubblicati da J emolo prima del suo arrivo in Cattolica ed è certo che conosceva direttamente - come si è visto poc'anzi - gli strettissimi e forti legami col Buonaiuti, presso il quale, anzi, aveva svolto opera di meeliazione e collegamento durante il tentativo di Gemelli di riportarlo all'ortodossia. Né poteva essergli sfuggita la stretta consonanza delle sue idee con quelle del maestro, Francesco Ruffini. Eppure non aveva esitato, come si è visto, ad insistere più volte solo tre anni prima per avere in Cattolica ad insegnare diritto ecclesiastico (non . . . statistica!) , un amico dei modernisti, un parente dell'aborrito ebreo Felice Momigliano, nono­stante tutti i dubbi eli credente e le esitazioni di docente che questi aveva chiaramente manifestato al rettore e ai colleghi che lo pressavano ad accettare la cattedra milanese. Stupisce anche la particolare violenza con cui aggredisce frontalmente un docente che fino a pochi mesi prima aveva insegnato nel suo Ateneo, per la sua espressa richiesta, e che proprio in quegli anni aveva portato a termine le ricerche sul giansenismo. Le risposte vanno cercate sia nella negativa conclusione del tentativo di Gemelli eli far rinunciare Buonaiuti alla cattedra universitaria - che forse J emolo si era fino all'ultimo illuso di poter incanalare verso una rinuncia solo provvisoria, attraverso la richiesta di un paio d'anni di aspettativa, sentendosi, in certo senso, ingannato dagli spiragli che Gemelli doveva avergli fatto balenare, come si evince dalle già ricordate lettere eli Buonaiuti a ]emolo -, sia nei non chiari e non chiariti rapporti del giovane Gemelli con il modernismo e con i modernisti. Risponendo ad una lettera di Gemelli che gli aveva scritto dopo quasi vent'anni da questi avvenimenti ] emolo dichiarerà : «È quasi un quarto di secolo che non c'incontriamo. Confesso di averLa vista a qualche cerimonia, ma - lo dico a mia confessione - il ricordo eli un articolo, che io ritenni allora non buono, da lei scritto nei miei riguareli poco dopo la mia uscita dalla Cattolica, mi trattenne» 53.

53 Jemolo a padre A. Gemelli, Roma, 28 novembre 1 949 in F. MARGJOTI"A BRoGLIO, A. C )emolo e V Del Gi11dice, in «Jus, rivista eli scienze giuridiche», XXXIX ( 1 992), 3, p. 262.

lntrodu'{jone 31

Singolare, si è detto, anche quanto emerge dalle lettere che qui si pubblicano, a proposito della medesima opera dello J emolo. Buonaiuti, accusando ricevuta de Il giansenismo in un lettera del 28 febbraio 1 928, dopo essersi «gettato con avielità sulle pagine» del volume, esclama :

«Quale superba evocazione ci hai dato! ( . . . ) la realtà travalica eli gran lunga le favorevolissime previsioni. Tu hai saputo, con sguardo lucido e sicuro, individuare il nucleo sostanziale della

esperienza giansenistica, ( . . . ) tu hai individuato magistralmente i caratteri e la funzione del

giansenismo italiano>>.

E aggiunge : «rimango, sopra tutto ammirato dinanzi alla larghezza sconfinata della tua erudizione teologica. Ma rimango commosso agli accenti con i quali tu tratti della visione cristiana del giansenismo». Fin qui le reazioni, da opposta sponda, di Gemelli e Buonaiuti si spiegano vicendevolmente, ma in una successiva lettera dell'aprile, da San Donato, dopo una pacata e completa lettura dell'opera, Buonaiuti, pur senza «ritirare alcuna delle valutazioni entusiastiche» formulate «dopo la prima rapida scorsa», dichiara seccamente : «mi ha fatto una qualche sgradevole impressione una tua preoccupazione ortodossa che affiora a volte quando meno lo si spetta e lo si capisce. E sopra tutto mi ha ferito un tuo giudizio sul modernismo, che travalica largamente il senso storico e l'e­quità. Non nasconderò questa mia impressione, per lealtà, nella rassegna che sto per scrivere». In realtà già in una recensione dell'anno prima ad un saggio eli J emolo su Scipione de' Ricci - rifuso poi nel volume in questione - aveva avanzato alcune riserve, parlando adelirittura di «andatura grottesca eli una parodia», ma i brevissimi riferimenti eli ]emolo al modernismo, contenuti nel volume, non erano certo tali né da provo­care questa reazione di Buonaiuti, né da giustificare l'aggressione eli padre Gemelli. Nella sua ricerca ]emolo aveva fatto opera alta di storico, con le sue idee, certo, ma non conelizionato dalla ricorrenti controversie ecclesiali e dallo spirito conflittuale che animava da un lato (con piena giustificazione per la sua personale vicenda e per la cieca repressione antimodernista) un Buonaiuti, dall'altro (senza giustificazioni, ma -animato dall'ansia eli rivincita sul proprio passato tipica dei convertiti) padre Gemelli. J emolo era uno studioso la cui opera si poneva ormai al centro del elibattito storiografico sul Sei e Settecento religioso (come si porrà al centro di quello sull'Otto e Novecento con il volume del 1 948 su Chiesa e Stato in Italia) ed i sui punti di riferimento e di confronto dovevano

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32 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

essere le grandi tendenze sul come « fare storia» (o, per altre opere, sul «come» scrivere di diritto) , non le controversie - nellé quali, come confermano queste lettere, non fu mai troppo coinvolto, e quando lo fu ciò accadde essenzialmente per l'amicizia profonda con Buonaiuti 54 - tra gli ultimi modernisti «allo sbaraglio» e gli arroganti ecclesiastici forti del recuperato potere anche nella vita pubblica grazie all'alleanza della Chiesa con il fascismo. Lo aveva capito anche Buonaiuti quando, in una lettera successiva (1 3 aprile) - dopo averlo assicurato che mai avrebbe preteso la soppressione di «qualche inciso» per un riguardo all'amico che aveva sofferto e soffriva per alcune idee da lui « sommariamente giudicate» - lo accusa di tradire <mna diffidenza istintiva e uno scetticismo radicale al cospetto di tutti i movimenti, la cui unica responsabilità è quella di spingere le loro idealità verso limiti superiori a quelli consentiti alla media delle masse associate». E lo accusa anche di non essersi posto il «tremendo quesito» del perché la Chiesa in quel momento « soffoca in fasce ogni programma di rinnovamento». Se non intendeva sottoporre «ad un severo controllo le capacità superstiti di questa chiesa sorda e astorica», avrebbe dovuto essere «più condiscendente ai movimenti modernistici». Qualche giorno dopo, il 1 8, prendendo atto delle sagaci repliche di ]emolo («quale delizia discutere con te! ») , Buonaiuti offriva una serie di risposte - di particolare interesse per comprendere il suo stato d'animo modernista in quegli anni -, persisteva nel ritenere il modernismo «presunto morto e sepolto, vivo e vegeto come nessuno avrebbe a prima vista immaginato», forniva una serie di prove della sua

54 Significativo quanto scrive Buonaiuti i l 4 agosto 1 928, a Jemolo da San Donato: «D primo San Donato sorse come espressione di un caldo vincolo di solidarietà fra un manipolo di spiriti, decisi a realizzare fugacemente, a contatto della natura e nella contemplazione, la fraternità scaturente dagli ideali dell'Evangelo. Se questo fu il fermento delle prime estati sandonatesi, debbo pur riconoscere, con tanta pena in fondo all'anima, che abbiamo perduto dove abbiamo vinto, e che l'avere mirabili allievi in una scuola, non è la stessa cosa che avere dei sicuri fratelli nelle esperienze della religiosità>>. Ma da segnalare, in proposito, quanto scrive, con eccessiva animosità e con giudizi non giusti dato l'altissimo livello scientifico dei docenti e studiosi a cui fa riferimento, don Giuseppe de Luca a Papini il 23 giugno 1 927: «mentre il Professore si illude di creare un cenacolo di anime, e per questo li raccoglie in adunate e agapi, i professorini della nidiata han l'occhio a eventuali cattedre universitarie, in Italia o negli Stati Uniti. E han gli occhi e le gambucce buone>> (G. DE LLCil - G. PAPINI, Carteggio, l, 1922- 1929, a cura di M. PiCCHI, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1 985, p. 1 34). Sui rapporti De Luca- Buonaiuti si vedano, comunque, pp. 39-42.

Introduzione 33

vitalità e concludeva : « Mio caro Carlo : penso al tuo invadente agnostici­smo e mi domando - sit venia verbo - se l'agnosticismo non è una schematizzaifone ideologica di una invincibile indolenza spirituale . . . ». In una lettera successiva (1 O maggio) riconosce che la recensione al Gianse­nismo, apparsa su « Ricerche religiose», riletta a mente calma, gli appare «troppo forte» e si ripromette di essere «più tenero» in quella che sta preparando per la «Zeitschrift fur Kirchengeschichte» ; ma, qualche giorno dopo, di fronte al duro attacco di padre Enrico Rosa al volume di Jemolo sull'«Avvenire» del 6 maggio - dove si metteva in evidenza la «primitiva formazione modernistica» dell'autore - deve riconoscere la validità dell'interrogativo di ]emolo che gli aveva domandato a «quale categoria» (modernisti o antimodernisti?) dovesse essere assegnato, e l'an­no successivo, di fronte alla menzionata recensione di Gemelli («il Toeplitz cingolato di Milano») che ha colto l'occasione per sfogarsi contro «il . . . transfuga e il congiurato», si rende conto di avere offerto, con la sua, lo spunto, che era stato colto dal Bardi, per contrapporli l'un l'altro. Certo una piccola ombra dovette persistere se, in una lettera del marzo '29, Buonaiuti reagisce ad una frase di ]emolo che gli aveva scritto di «scegliere in lui qualcosa che gli rimane lontano ed estraneo», e in una dell'aprile esclama : «Quanto vorrei che la tua anima elettissima sacrificasse un pò del suo freddo acume alla follia della speranza! ».

7. Ripercorrendo, ora, brevemente, come ci si era proposti, questi rilevanti documenti, di cui si sono già messi in luce alcuni significativi apporti alla storia religiosa e culturale del Novecento, si vorrebbero cogliere alcune ulteriori spigolature che sollecitino l'interesse dei lettori ed offrano qualche spunto per un'analisi dei medesimi testi sotto i molti profili per i quali le lettere di un ventennio - in definitiva quasi coincidente con quello fascista - tra queste due singolari personalità, possono fornire elementi di nuovo e particolare interesse.

Innanzitutto molte sono le notizie che integrano quelle fornite da Buonaiuti nel Pellegrino di Roma sul gruppo di allievi che si raccoglieva intorno al medesimo, a Roma e a San Donato ; le stesse reazioni alle condanne e alle scomuniche sono più vive e più circostanziate, più dirette e più trepidanti di quelle riportate nell'opera memorialistica. In particolare queste lettere costituiscono un prezioso complemento a quelle di Morghen, recentemente pubblicate, che si sono già menzionate (si

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34 Lettere di Buonaiuti a )emolo

veda, in proposito e ad esempio, la lettera del 21 dicembre 1 922) . Anche i profili della cosi detta coinonia e le riflessioni sulla affinità di aspirazioni religiose che consentiva la partecipazione, escono, dalle lettere di Buo­naiuti, meglio definiti rispetto alle rimembranze di un Morghen, di un Niccoli o di un Donini55•

Inoltre molte notizie, a volte preziose, forniscono questi documenti, per integrare la biografia esistenziale, culturale e spirituale di J emolo : alcune, come quella dell'aspirazione ad andare ad insegnare in Egitto, che emerge dalle lettere degli anni alla Cattolica, del tutto sconosciute. Preziose anche le frequenti notazioni sulla vita universitaria - concorsi, chiamate, trasferimenti, anche relativi a facoltà diverse da quella dove insegnava don Ernesto - le quali non solo dimostrano che egli ebbe, ad onta della sua progressiva emarginazione, influenza non poca nel­l'ambiente accademico, ma anche forniscono utili indicazioni per la ricostruzione della vita degli atenei e delle istituzioni di ricerca (cosi l'Enciclopedia italiana) nel ventennio fascista. Gustose sempre, comunque, le ironiche allusioni agli idealisti - «portati squisitamente alla sopraffa­zione . . . intellettuale» - e la distinzione, all'indomani della marcia su Roma, tra fascismo violento per i «sanguigni» e fascismo psichico per i « linfatici», tra forme di consenso «protervo e forme di « acoscienza». Anche dal confronto con le lettere di Buonaiuti a Remo Missir, scritte tra il 1 926 e il 1 946, che pure costituiscono una eccezionale testimonianza della vicenda umana del sacerdote scomunicato quale egli la rappresentava al suo giovane corrispondente di Smirne, ci sembra che quelle, pure in numero più ridotto, indirizzate all'amico fraterno e al «collega» ]emolo, si caratterizzino non solo per la diversità della dimensione (Donini ha parlato per la prime di un «un clima di cura d'anime») , ma per lo spessore stesso del pensiero e per il livello, che mai scade, al quale il dialogo si colloca. Un livello, certo diverso da quello del rapporto psicologico, affettivo e possessivo del maestro con il giovane Missir, percorso, a tratti da sfumature contro-riformistiche, che appare di filiazione più spirituale che culturale, nel quale il richiamo profetico predomina su ogni spessore

55 Si vedano le lettere di Buonaiuti, una citata nella nota precedente e la seconda al Missir del 6 giugno del 1 927, in E. BuoNAIUTI, La vita allo sbaraglio . . . cit., pp. 26-29 ; i riferimenti alle

rievocazioni di Morghen, Niccoli e Donini si sono dati nelle note precedenti.

!ntrodu'{jone 35

ecclesiologico e dove la solidarietà della coinonia si trasforma in una sorta di direzione di coscienza. La cattedra universitaria, che considera la «palestra naturale del suo proselitismo spirituale e religioso» è, invece, al centro del sodalizio con Jemolo, tutto intento, quest'ultimo, a suggerire comportamenti e adattamenti giuridici e burocratici per aiutare l'amico a non farsi privare di quest'ultima palestra.

Ma è anche continuo il confronto intellettuale : così sul Sarpi - del quale entrambi preparavano una silloge di scritti tra il '24 e il '25 - ; sui giansenisti ; su Lutero ; sulla crisi religiosa che nasceva dalle paure e dalle timidezze di un magistero incapace di «aprire il varco, coraggiosamente, alle conclusioni più audaci della cultura moderna» ; sul profilo di San Francesco pubblicato nel '26 con Formiggini ; sulla cultura religiosa nelle università italiane ; sugli Elementi di diritto ecclesiastico editi da ]emolo nel '27 ; sul ]udaism in the First Centttries di George Foot Moore (occasione per un approfondito confronto sulla visione evangelica dell'oltre tomba) ; sul Cuccagni e sul Tamburini ; su Gioacchino da Fiore (che consente a Buonaiuti di chiedersi ancora una volta perché la Chiesa soffocava « in fasce ogni programma di rinnovamento» e di chiedere a Jemolo perché non sottoponeva «ad un severo controllo le capacità superstiti di questa Chiesa sorda e astorica») ; sul modernismo e la sua repressione (che aveva costretto il clero, ferocemente allontanato nel 1 908 da «ogni cura e interesse culturale», ad imputridire « in uno scetticismo vergognoso») ; su Gentile e la Treccani (dove veniva imposta la revisione ecclesiastica delle voci di argomento religioso, anche se gli allievi di Buonaiuti erano presentissimi : «Gentile con l'imprimatur! Non c'è male - esclama Buo­naiuti - per il panegirista di G. Bruno! ») ; sul cardinal Gasparri - di cui ancora nel '28 Buonaiuti riconosce la simpatia, la «chiaroveggenza» e !'«elasticità eccezionali», all'oscuro del ricordato trattamento che proprio negli stessi giorni gli veniva riservato nella definitiva formulazione dell'art. 5 del concordato -; sui Patti Lateranensi e la soluzione della questione romana («che prodigi di virtuosismo giuridico non hai tu compiuto» nel saggio sul nuovo Stato del Vaticano, sottolinea Buonaiuti nell'agosto '29, ma come il tutto gli appare « in antitesi irreconciliabile con la parola di Cristo») ; sulla tremenda prova del forzato abbandono dell'abito talare per non incorrere nelle sanzioni del braccio secolare concesso ai provve­dimenti ecclesiastici del Concordato (bellissima la lettera del 20 maggio 1 929 nella quale Buonaiuti rievoca, con pochi tratti di grande efficacia,

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36 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

i trentaquattro anni nei quali l'aveva indossato) ; sul matrimonio ebraico e sugli scritti del Turmel ; sui due volumi dedicati dal Rufflili alla Vtta religiosa di A. Manzoni, sui rapporti Tyrrel-Bremond e su L'imposture eli Bernanos ; sui lavori di ecclesiasticisti, come Forchielli, Savagnone, Magni e Bertola (con discordanti valutazioni) ; sul rifiuto del giuramento fascista («ho seguito la via che mi ero prefissa, ma con la dominante cura eli porre in luce le ragioni strettamente religiose del mio atto», scrive Buonaiuti nel novembre del '3 1 ), sulla tristissima necessità eli alienare buona parte della sua ricchissima biblioteca per trasferirsi in un alloggio più piccolo e più modesto dopo la perdita dello stipendio («anche i vecchi alberi possono essere qualche volta trapiantati ») ; sugli scritti rimasti inediti del Ruffini, sulla sospensione eli « Religio» ed il ritiro del passaporto (che gli verrà restituito solo per intervento personale eli Mussolini sollecitato dal rettore dell'Università eli Losanna) . Questo

' l'ultimo episodio eli rilievo nelle lettere che abbiano scorso con molta, troppa rapidità e che, comunque, vanno diradandosi dopo il ritorno eli ]emolo a Roma nel '33. La Segreteria eli Stato, infatti, non contenta eli avere ottenuto, sia pure per il mancato giuramento, l'estromissione eli Buonaiuti dagli atenei italiani, voleva assolutamente impedire che fosse chiamato ad insegnare anche in università eli paesi esteri e protestanti, ed era intervenuta attraverso il Ministero degli esteri per ottenere che gli venisse tolto il passaporto56 : una persecuzione senza soste che non cesserà con la caduta del fascismo e che otterrà, come si è ricordato, dai governanti democratici l'applicazione a Buonaiuti eli quella disposizione concordataria che Mussolini non aveva fatto eseguire 57 e che cadrà solo nel 1 985. La colpa di avere riproposto alla cultura italiana il valore e il senso della ricerca religiosa - una colpa di cui in un certo senso anche J emolo si era macchiato - non doveva in alcun modo essere cancellata.

8. Non è possibile chiudere le brevi note introduttive premesse all'edizione di questi documenti - curata con impegno, competenza e acribia da Carlo Fantappiè - senza porsi il quesito dell'atteggiamento

56 Cfr. F. MARGIOTIA B R oGLIO, Buonai11ti tra Dio e Cesare ... cit., pp. 1 1 6-1 23.

57 Io., Italia e Santa Sede . . . cit., p. 1 80 (i vi richiami bibliografici sulla questione della retroartività dell'art. 5 Cane.) e pp. 542-547.

Introduzjone 37

di J emolo verso il modernismo e nei confronti della fiducia in una permanente vitalità del movimento che Buonaiuti manifesta in più d'una occasione. Si è già visto con chiarezza che al di là del «modernismo storiografico» - di cui ]emolo, anche per la formazione col Ruffini e la prossimità con personalità come Einaudi, Orlando, Falco, Cammeo, Felice Momigliano o Giorgio Levi della Vida, è certamente partecipe nell'approc­cio critico, agnostico e libero da condizionamenti con cui affronta lo studio storico, giuridico e politico dei fatti religiosi - egli ritenga, come nota con

' dispiacere Buonaiuti nella lettera del 1 8 aprile 1 928, che il

«modernismo teologico sia morto e sepolto», mentre il mittente sostiene che esso si rivela «a tratti vivo e vegeto». Dalla stessa lettera si deduce che J emolo considerava le buonaiutiane Lettere di un prete modernista del 1 908 « una posizione di pensiero completamente tramontata» e che non condivideva l'opinione del suo corrispondente convinto che «le enuncia­zioni fondamentali delle Lettere possono ritrovarsi negli indirizzi più recenti della linea apologetico-religiosa dei singoli modernisti». Citava, in proposito, gli articoli della rivista «The Atlantic Monthly» e gli studi di uno dei suoi più giovani allievi, Ambrogio Donini, che era « tutto e sempre più, in una maniera che quasi ( . . . ) sgomenta, per il modernismo sociale-apocalittico della prima maniera». Non si rendeva conto, Buonaiuti, che, nonostante la prospettiva storiografica di ]emolo fin dallo Stato e Chiesa negli scrittori politici del Seicento e del Settecento andasse ben al eli là di quella idealistica e fosse già aperta a suggestioni che saranno quelle della storiografia economico-sociale francese degli anni Quaranta-Cinquanta 58, l'amico non era certo indifferente al pensiero eli quel Benedetto Croce, intimo del suo maestro Ruffmi, che, nelle pagine di Anni di prova, definirà «un faro per la sua generazione, che ha sciolto le nebbie che trovammo uscendo dalle nostre scuole secondarie ( . . . ), che negli anni del fascismo ci ha talvolta salvato dalla disperazione»59, l'uomo «di cui più avrebbe desiderato la stima» e con cui non ebbe, e se ne rammarica, «che rari incontri »60• Quel Croce che aveva scritto che la Chiesa cattolica «col liberarsi dei modernisti, si è liberata di gente infida,

58 lo. , Nota alla seconda edi'.(jone, in A. C. J EMOLO, Stato e Chiesa negli scrittori politici italiani del Seicento e del Settecento, Napoli, Morano, 1 9722, pp. 331 -420.

59 t\. C. jDIOI.O, Anni di prova . . . cit., p. 1 75. w Ibidem.

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38 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

e cto non indebolisce ma rafforza le istituzioni»61 , e sulle cui orme Prezzolini aveva definito la lotta tra vecchi e nuovi nella Chiesa «una lotta di ritardatari »62• Ma è in Anni di prova che ]emolo si domanda espressa­mente cosa ci fosse in quel modernismo che, grazie a Buonaiuti, aveva avuto modo di vedere da vicino. E risponde :

Coglievo anzitutto ( . . . ) un riflesso tardivo della grande fede dell'Ottocento nella scienza, che

si era mostrata anche nel metodo storico, nel credere alla parola definitiva che la critica avrebbe

potuto dire intorno al significato dei testi sacri e all'ambiente da cui erano scaturiti ( . . . ) . Sul

dogma ( . . . ) i modernisti giungevano, senza saperlo, alle conclusioni cui era pervenuto Lambruschini

settan'anni innanzi, non molto diverse da quelle dei socin.iani di oltre tre secoli prima ( . . . ) .

E come sempre non tutti avevano i l coraggio di veder chiaro di sé, di constatare il cammino

percorso dal giorno che avevano cominciato ad allontanarsi dai testi studiati nei seminari ( ... ) .

Anche tra i p iù lucidi v'era poi la scelta: dichiarare tutto i l proprio pensiero, palesare il punto

d'arrivo, e rompere con la Chiesa; od invece simulare e restare» ( . . . ) nella speranza di poter

operare dentro la Chiesa».

Constata, però, che quando lui scrive, alla fine degli anni Sessanta, dopo il Vaticano II, è ormai assodato e accettato anche da «sacerdoti e religiosi di indubbia ortodossia» che la lotta contro il modernismo «sradicò ad un tempo il grano e il laglio», e gli resta il rimpianto del non poter « scendere nello stato d'animo dei sacerdoti che rimasero nei ranghi»63. Lui, da parte sua, aveva fatto il possibile e l'impossibile perché vi rimanesse anche don Ernesto64•

61 B. CROCE, Cultura e vita morale. Intenmzif polemici, Bari, Laterza, 1 955, pp. 1 48-1 49 . 6 2 G. PREZZOI.INI, TI cattolicesimo rosso, apoli 1 908, p. 338 ; in proposito s i vedano le acute

pagine (Tutti contro il modemismo) di A. AsoR RosA, in Storia d'Italia, IV, 2, Dall'Unità ad oggi, Torino, Einaudi, 1 975, pp. 12 10- 1 224.

63 A.C. ] EMOLO, Anni di prova . . . cit., pp. 1 88- 1 9 1 . 64 Oltre alle lettere che s i pubblicano i n questo volume, cfr. le lettere d i ]emolo a Morghen

del 1 7 gennaio e del 27 aprile 1 921 (in questa definisce Buonaiuti «la più grande e pura fiamma che possegga oggi il cattolicesimo italiano») in Lettera a R. Mory,hen ... cit., pp. 1 3 e 1 9 ; da quella

di aprile si deduce che se a Buonaiuti fosse stata offerta una posizione importante (così il ventilato posto di direttore della Biblioteca vaticana), Jemolo lo avrebbe consigliato nel senso di

una rinuncia alla cattedra. Si vedano, nello stesso senso di quelle di ]emolo, le bellissime

espressioni del Loisy a proposito del vescovo di Albi, mons. Mignot - definito dal Bremond

modemista per eccellenza - che include tra le persone che <<credono e attendono senza impazienza il trionfo della verità>> (ci r. da M. GL ASCO, Modemismo. I fatti, le idee, i personaggi, Cinisello Balsamo,

Edizioni Paoline, 1 955, p. 198).

lntroduifone 39

In ultima analisi, pur restando legato di profondo affetto al Buo­naiuti e alla sua memoria (la sua ultima comparsa in pubblico, qualche mese prima della morte nel 1 98 1 , fu per presentare le ricordate lettere al Missir nella sede romana della Nuova Italia), ]emolo non accettava la schematica contrapposizione modernisti - antimodernisti come chiave di lettura della realtà del cattolicesimo italiano contemporaneo che egli coglie, nei suoi molti interventi, ben oltre le inevitabili cristallizzazioni che quella, pur così importante controversia, aveva comportato da tutte e due le parti. Colse in pieno, invece, il senso del grande scontro che, all'inizio del secolo, vide in realtà confrontarsi due diversi sistemi di pensiero, con i loro linguaggi, le loro strutture, le loro leggi (Poulat) . E fu, senza esitazioni, dalla parte degli inquisiti, dei sopraffatti - così dei ribelli che di quelli che chinarono il capo -, dei condannati, pur non accettando di tradurre i risultati della critica storica in capisaldi dottrinali . Mai un dubbio in lui - e queste lettere sono una testimo­nianza di prima mano - nell'amicizia, nella devozione, nella frequenta­zione del sacerdote scomunicato e tanto più dopo che il Sant'Ufficio aveva espressamente imposto a tutti di evitarlo. Un atteggiamento, certo, ben diverso da quello di altri intellettuali che si trovarono in analoga situazione. Si pensi solo a Giovanni Papini, che nonostante gli antichi rapporti di amicizia con Buonaiuti 65, quando, nel luglio del '29, si accinge a scrivergli per replicare ad uno articolo di quest'ultimo, Critica storica ed esperienza cristiana, apparso su «Ricerche religiose» di quel mese, si consulta con don Giuseppe De Luca per sapere se « essendo il B. condannato com'è» faceva bene o male a scrivergli . E aggiunge :

Dal punto di vista della disciplina ecclesiastica sarei, credo, in colpa, ma potrei confessarla aggiungendo il motivo che me l'ha fatta deliberatamente commettere e che non mi par condan-

65 Cosl scriveva Papini nel 1948 (Passato remoto, Firenze 1948), rievocando Buona1uti definito

« Il prete senza pace>> : <<E. Buonaiuti aveva la mia stessa data di battesimo ed era dunque assai giovane quando lo conobbi : mi sembra anzi che fosse ancora studente all'Apollinare . . . V'erano

tra noi alcune 'affinità elettive ' e in primissimo luogo l'impazienza di uscire dalle carraie rinseccolite della cultura dominante e l'appetenza perenne per le nuove correnti del pensiero, per

le teorie di fresco conio, che fossero o sembrassero originali . . . Era, al par di me, lettore infaticabile di libri d'ogni colore e tenore sicché mi trovavo bene in sua compagnia e tutte le volte che

andavo a Roma, cercavo di vederlo>> (pp. 1 78-1 79).

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40 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

nabile, cioè il desiderio vivissimo di ricondurre alla sua casa un fratello scacciato o fuggito. Lei

ch'è sacerdote, o conosce B. e me, mi dia un consiglio 66. -

Scontata la risposta eli De Luca che, comunque, era andato a con­sultare addirittura il cardinale Segretario del Sant'Uffizio, Merry del Val, e, in sua assenza, il Commissario, padre Lottini, («gran cacadubbi ... uomo misteriosissimo e pieno eli molte reticenze») : « Gli scomunicati vitandi, nella disciplina odierna, sono casi rarissimi e perciò molto gravi» ; lui stesso, dopo averne parlato con il cardinal vicario, Pompili, aveva deciso eli visitare Buonaiuti a proprio rischio e danno («cosicché, trepidando, e come un ladro nella notte e Cristo nella morte, ci sono andato qualche volta, per quegli stessi fini per cui vorrebbe Ella scrivere. Ma raramen­te»67. Dalla visita al Sant'Uffizio aveva dedotto che solo con il permesso della Suprema Congregazione, Papini avrebbe potuto scrivere a Buonaiuti, ma che comunque le probabilità erano minime («a privati . . . non si risponde ; al più ai vescovi») ; ma aveva anche capito che, in pratica, Papini si sarebbe potuto rivolgere al proprio vescovo 68. Ben diversamente da Jemolo a da altri amici e allievi, Papini ringraziava De Luca, ma riconosceva tutte le «difficoltà dal punto di vista disciplinare», e non potendo, in quel momento (9 agosto 1 929) conferire con il suo cardinale (cioè con Elia Dalla Costa) , « rinunciava . . . a ogni intervento» sperando in nuovi tentativi. Si sarebbe contentato eli «pregar per lui». De Luca, comunque, in una lettera successiva, ribadiva il suo parere sulla non utilità, in quel momento, eli un intervento eli Papini, sperando che il ritiro del grande nemico eli Buonaiuti, il gesuita Enrico Rosa, dalla direzione della «Civiltà cattolica» potesse «avviare la questione, dolentis­sima in quei momenti, a una détente» 69. Gli importanti documenti pubblicati dal Viscarcli sulle relazioni De Luca - Buonaiuti 70 fanno stato eli un

66 G. Dc LL CI - G. PAPI!'·<�, Carteggio . . . ci t., pp. 266-267. 67 De Luca a Papini, Roma, 2 agosto, 1 929, ibid., pp. 268-270. De Luca non ricordava che

anche Loisy era stato dichiarato espressamente vitando. 68 Ibid, p. 270. Molto interessanti tutte le lettere del carteggio che si riferiscono al Buonaiuti

soprattutto per leggere la posizione di don Giuseppe De Luca, ondeggiante e a volte eccessiva­

mente severa o ingiusta.

69 Papini a De Luca, Pieve S. Stefano (Arezzo), 9 agosto 1 929, ibid., pp. 276-277.

70 G. M. VtSCARDt, Buonaiuti, D'Elia, De Luca e il modemismo in un piccolo carteggio, in Ricercbe per

la st01ia religiosa di Roma . . . cit., pp. 301 -344.

Introduzione 4 1

progressivo deterioramento dei loro rapporti - iniziati felicemente nel '21 alla Facoltà eli lettere e intensificatisi grazie all'amicizia del professore con don Vincenzo D'Elia, già segretario del Monterisi, compagno eli studi eli Buonaiuti all'Apollinare e zio eli don Giuseppe - che si tradurrà in aperto dissidio nel 1 936, quando De Luca sarà incaricato da mons. Tarclini eli replicare ad un articolo eli Buonaiuti sul card. Gasparri che dava atto dell'atteggiamento benevolo del porporato verso eli lui in più d'una occasione. De Luca, sulla base anche di materiali del cardinale 71 , giudicava non esatta la versione dei fatti data da Buonaiuti, il quale replicava con un articolo dal titolo Ingeneroso, inviato alla «Nuova antolo­gia», ma mai pubblicato e solo recentemente edito. In esso, oltre a ri­spondere con alcune precisazioni, Buonaiuti spiegava che «i processi verbali non entrano nel suo modo eli considerare i rapporti dell'anima con Dio» e si domandava se la serie eli visite che il De Luca gli aveva fatto, con l'autorizzazione, diceva, del card. Pompili, non avessero avuto lo scopo . . . «di riempire quaderni» 72• A don Vincenzo D'Elia, che doveva averlo confortato, scriveva il giovedì santo del '37 :

<<Le postille De Luca hanno rivelato una così ca11stica valutazione delle mie vicissitudini, che

io ne sono tutto turbato e scandalizzato. Non so se domani, sul letto di morte, io potrei più

chiamare un collega nel sacerdozio a assistere e a consacrare il mio trapasso. A questo mi ha

condotto De Luca>> 73

71 l materiali sono pubblicati da G. SPADOUNI, Il cardinal Gasparri e la questione romana, Firenze, Le Monnier, 1 973. In proposito cfr. la recensione di F. �IRGIOIT!I BRoGuo, in <<Storia contem­

poranea», V (1 794), pp. 535-54 1 . Va comunque ricordato, in proposito, che era stato lo stesso De Luca a definire la scomunica contro Buonaiuti del '24 : <<Quelli che dicono di saperla intera,

dicono sì un nuovo episodio del duello Merry del Val-Gasparri, e dicono tante altre simili cose in cui c'è molto del vero, ma che insomma non risolvono né consolano nulla e nessuno» (G.

Dt· LL CA - G. P.IPtNt, Carteggio . . . ci t., l , pp. 42-43), il che implicitamente rafforza la versione di

Buonaiuti cui De Luca ha contrapposto quella suggerita, in un certo senso, da Tardini. 72 E. BuoN liUTI, lngeneroso, pubblicato in G. M. VtSC!IRDt, Buonaiuti, D'Elia, De Luca . . . ci t.,

pp. 342-344. 73 lbid., p. 334, dov'è anche riportata una lettera di Gemelli a De Luca del 5 dicembre 1 936

che approva incondizionatamente l'articolo e aggiunge : <<Mi permetto dirLe che ha fatto oper� buona, della quale Iddio La compenserà». Buonaiuti coglierà l'occasione, su <<Religio», XIII, (1 973), 6, di un articolo di De Luca sull'Avvenire contro Capitini, per definirlo <mno scriba in

sottana che fa dei sacerdozio la copertura della sua pedestre ambizione e il mezzo di inflazione delle suo modestissime capacità intellettuali» (pp. 449-450) ; in effetti già molti anni prima, in una

lettera del 27 agosto 1 925, Buonaiuti aveva scritto a De Luca : << . . . tu che ami lo spirito sacerdotale

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42 Lettere di B11onaiuti a }emolo

on è guesta la sede per affrontare il problema De Luça - Buonaiuti e De Luca - Modernismo : lo hanno, comungue, già fatto benissimo Viscardi e, soprattutto, Luisa Mangani, che ha sottolineato come De Luca « avesse provato, alla metà degli anni Venti, la tentazione del moder­nismo» 74, mentre è lo stesso De Luca a informare Papini nel '33 di aver saputo in ambienti gesuitici che per un periodo lo si era considerato appartenente al «gruppo di Buonaiuti», e di avere passato alcuni guai a causa di alcune sue lettere al Bremond, nelle guali non aveva detto eresie, ma parlato «a cuore aperto» 75•

Elementi, guesti, che si sono messi in evidenza, al di là della stretta tematica dell'epistolario, non per divagare o ostentare citazioni, ma per cercare di dare un'idea del clima che si viveva in guegli anni nella Roma tornata «Sacra» con il Concordato e che condizionava anche una perso­nalità autorevole, complessa e, in definitiva, autonoma, come guella di don Giuseppe De Luca. Il clima nel guale, ad onta di tutte le scomuni­che, si manteneva, si consolidava e riprendeva, con l'arrivo di ]emolo a Roma sulla cattedra di diritto ecclesiastico che era stata di Francesco Scaduto, la consuetudine degli incontri e dei collogui personali con Ernesto Buonaiuti, di cui gueste lettere danno certamente un guadro

sopra ogni altra cosa ti accorgi che tendi ad eliminarlo dal lavoro scientifico, quale tu l'intendi

e i tuoi amici, tipo Paschini, più prossimi, praticano? Non sono comradditori i tuoi giudizi e le

tue idealità, i tuoi apprezzamenti e la pratica del tuo lavoro? E della tua contraddizione non

è responsabile la tua sacra paura di incorrere nel ginepraio del modernismo?» (G. M. VISCARDI, Buonaiuti, D'Elia De Luca ... cit., p. 340).

74 L. MANGO 1, L'11niversità cattolica . . . cit., p. 63 .

75 De Luca a P a pini, 5 agosto 1 933, ibid., p. 1 1 2, dove dichiarava: «E io non sono solo De

Luca, sono prete ; e un prete non può essere soltanto sé stesso, ma (sempre, anche in privato)

è un ufficiale della Chiesa. Come vede, già solo in questo affiora la confessione di una mezza tragedia intima». Scrivendo su Giovanni XXIII, poco prima della propria morte e alla vigilia del

Vaticano II (in « Vita e Pensiero», aprile 1 962), De Luca metterà in evidenza «la grande apostasia

dell'Europa, giunta oggi alla marurazione tragica ... il modernismo, ieri bacilli debellati, oggi virus che non si fanno nemmeno individuare» (L. MANGONI, L'università cattolica . . . cit, p. 400) . Può essere di qualche interesse ricordare che in un appunto relativo ad un colloquio con Montini del

22 dicembre 1 948, De Luca proponga di recensire neii'«Osservatore romano>> il Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni di ]emolo, ma che debba annotare, a conclusione dell'incontro, «Niente per ]emolo». Non risulta, peraltro, una recensione di De Luca al volume in altra sede (G. Dr:

Luc 1 - G. B. MoNTit'il, Carteggio 1930- 1962, a cura di P. VIAN, Brescia-Roma 1 992, p. 1 27 («Quaderni dell'Istituto Paolo VI», 1 2) .

fntrod11�jone 43

ricco e vivace, ma che, come ha ricordato lo stesso ] emolo nella intro­duzione al Pellegrino di Roma, non consentono, come gli stessi suoi scritti, a coloro che non lo avvicinarono, «di rendersi conto di guel che fu il suo fascino, il suo potere di attrazione» 76•

Non posso chiudere questa introduzione senza ringraziare coloro che sono

alle origini della pubblicazione di queste lettere. Anzitutto la famiglia ]emolo

che volle « versare» all'Archivio centrale dello Stato le carte del professore; gli

amici dell'Archivio sempre disponibili e cordialmente accoglienti, ma soprattutto Mario Serio che, da Sovrintendente del Centrale, volle questa pubblicazione, Tullio Gregory che, con antica amicizia, ha tenuto a cedermi il privilegio di

presentare le lettere di Buonaiuti al mio maestro, il dott. Antonio Dentoni-Litta per la pazienza con cui ha seguito l'edizione di questo volume. Vorrei, infine, segnalare che nei giorni in cui scrivo cadono i cinquant'anni dalla morte di Ernesto Buonaiuti: spero che questo volume sarà un'occasione per ricordare questa grande figura della cultura italiana del Novecento.

Aggiungo che non si sono date indicazioni bibliografiche generali sul modernismo e su quello italiano in particolare. La bibliografia è ormai ricca e di notevole qualità, e gli scritti possono essere agevolmente rinvenuti attraverso le più recenti opere di Lorenzo Bedeschi, Maurilio Guasco, Annibale Zambarbieri etc., e la più volte citata serie delle « Fonti e documenti» diretta da Bedeschi. La

Bibliogrcifìa degli scritti di E. Buonaiuti, a cura di M. Ravà, è stata pubblicata dalla Nuova Italia a Firenze nel 1 95 1 . Sempre da consultare F. Parente, E. Buonaiuti, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, 1 97 1 . Non pochi gli scritti su ]emolo, anche con pubblicazione di suoi carteggi - alcuni sono stati richiamati nelle note - manca, però, una bibliografia e, comunque, uno studio completo su di

lui. Si possono peraltro vedere i citati Atti della Giornata lincea del 1 99 1 e il quaderno della «Nuova antologia», curato da G. Spadolini per il novantesimo compleanno, ]emolo testimone di un secolo, Firenze, Le Monnier, 1 99 1 .

Firenze, nel cinquantesimo anniversario della scomparsa di don Ernesto Buonaiuti (20 aprile 1946).

FRANCESCO MARGIOTIA BROGLIO

76 A. C. ]EMOLO, Tntrodu'{jone . . . cir., pp. VI I-VII I .

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NOTA DEL CURATORE *

I centoventitré autografi delle lettere e cartoline di Ernesto Buonaiuti ad Arturo Carlo J emolo 1 dal 24 gennaio 1 92 1 al 5 dicembre 1 941 , che qui vengono pubblicati, fanno parte del fondo Arturo Carlo J emolo, donato all'Archivio centrale dello Stato di Roma dai suoi eredi nel 1 981 2• Proviene dal medesimo fondo anche la missiva di Agostino Biamonti a J emolo, del 22 febbraio 1 921 , concernente le trattative tra Buonaiuti e il cardinal Pietro Gasparri, la quale, per la sua rilevanza, è stata riprodotta in Appendice l

Non è stato possibile, invece, inserire nella presente raccolta le responsive di ]emolo a Buonaiuti, le quali, con ogni verosimiglianza, sono andate distrutte, al pari della quasi totalità delle carte Buonaiuti 3.

Tutte le missive di Buonaiuti a ]emolo sono autografe, eccetto quella del 1 4 ottobre 1 938 (cfr. lettera n. 1 20) , che è dattiloscritta. Nella raccolta figurano anche quattro cartoline postali a firma di Buonaiuti e di alcuni dei discepoli (cfr. nn. 29, 32, 34, 41 ) .

• Al termine del lavoro m i è gradito ringraziare l a dott. Luisa Montevecchi, dell'Archivio centrale dello Stato, per la cortesia dimostrata nel facilitare la consultazione del fondo Jemolo, e la dott.ssa Costanza Messana, a cui si deve una prima, parziale trascrizione del carteggio.

1 Ad essere pignoli occorre precisare che le missive poste sotto i nn. 4, 32, e 121 sono indirizzate ad Armro Carlo e ad Adele Morghen ]emolo, mentre la n. 1 1 6 è rivolta ai loro figli Guglielmo Luigi e Adele Maria.

2 Fanno eccezione le missive del 21 gennaio e 22 febbraio 1 930, le quali furono� pubblicate a cura del prof. Francesco Margiotta Broglio sorto il titolo Lettere ad Arturo Carlo )emolo, in <<Nuova antologia>>, CXVI (1981) , 21 37, pp. 5 1 -52. La loro trascrizione è stata rivista ed uniformata in questa edizione sulla base delle fotocopie in possesso del suddetto.

3 Circa le disposizioni testamentarie di Buonaiuti all'allieva Fausta Zucchetti, si veda quanto riferisce A. Do INI, Un inedito di Ernesto Buonaiuti sulle eresie medievali, in <<Quaderni medievali>>, 1977, pp. 5 e seguenti ; e E. BmNAilrn, La IJita allo sbaraglio. Letterr a Missir (1926 - 1946), a cura di A. Do INI, Firenze, La uova Italia, 1 980, p. 1 8 nota 2 e p. 216 nota 4.

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46 Lettere di Buonai11ti a ]emolo

La maggior parte delle lettere sono prive di busta e quindi di indirizzo. I fogli di cui si è servito Buonaiuti sono o bianchi o varia­mente intestati : « Il Mondo - Direzione » Oettera n. 6) , « Regia Università Scuola Orientale - Il Direttore» (nn. 7-8), « Biblioteca di Critica religiosa» (nn. 9, 1 8) , «Bollettino di Letteratura Religiosa» (nn. 1 0- 1 1 , 1 4- 1 5) , «Tipografia del Senato» (n. 1 2) , « R. Università degli Studi di Roma. Scuola di studi storico-religiosi» (nn. 1 7, 2 1 , 24-26 [un foglio su due] ) . Successivamente, prevale l'intestazione « Ricerche religiose» Oettere nn. 1 6, 20, 22, 26 [un foglio su due] e sgg.), con alcune eccezioni (ad esempio : « Edizioni di " Religio "» (n. 1 20) , « Associazione cristiana dei giovani (Y.M.C.A.) » (n. 1 2 1) .

Nella trascrizione delle lettere autografe sono stati seguiti i seguenti criteri. È stata fedelmente rispettata la grafia, il carattere tondo o sottoli­neato, la punteggiatura e la divisione dei capoversi di Buonaiuti. Si è comunque creduto opportuno uniformare alcune maiuscole o minuscole secondo l'uso comune, e si è anche provveduto ad eliminare - laddove non servivano alla comprensione del testo - i numerosi trattini posti come segni di pausa o di chiusa tra un periodo e l'altro. Cancellazioni, riscritture, espunzioni sono state segnalate solamente nei casi di particolare significato. Le sigle e le abbreviazioni impiegate da Buonaiuti sono state sciolte ponendo tra parentesi quadre le sillabe mancanti. Eventuali lacune del testo delle lettere, derivanti dalla dispersione dei fogli sciolti o da strappi della carta, sono state segnalate con tre punti compresi tra parentesi quadre e spiegate in nota.

Un problema tra i più spinosi per i curatori dell'epistolario del Buonaiuti è, senza dubbio, la difficoltà " paleografica" della scrittura, che costringeva i corrispondenti a una continua ginnastica cerebrale e, nel caso di J emolo, ad annotare nelle interlinee alcune parole decifrate. Al riguardo giova ricordare quanto lo stesso Buonaiuti scrisse a Guido Cagnola : « La mia ostrogotica grafia è il mio grande nemico ; non riesco mai a padroneggiare cosl la penna che trasmetta ai miei corrispondenti una espressione intellegibile dei miei pensieri e dei miei sentimenti»4 ; quanto ha premesso il Donini all'edizione delle lettere di Buonaiuti

4 Cfr. L. BEDESCI II, Buonaiuti, il Concordato e la Chiesa con un'appendice di lettere inedite, Milano, Il Saggiato re, 1 970, p. 369, le nera del 1 8 febbraio 1 928.

Nota del mratore 47

a Missir: «La sua calligrafia, nervosa, svolazzante, di difficilissima inter­pretazione, anche a causa di uno stile spesso imprevedibile, carico di aggettivazione inconsueta, non priva di enfasi, aveva sollevato non pochi problemi di trascrizione» 5 ; infine, quanto ha notato il Pincherle, che ha ricondotto la grafia al carattere dell'uomo : «Sono i difetti naturali di chi scrive di getto, come Buonaiuti era solito fare : la penna scorreva velo­cissima (e ne risentiva la scrittura, nervosa e irregolare, intelligibile a iniziati) sulla carta lucida, l'unica che tollerasse»6•

Avvertiti di queste difficoltà, abbiamo fatto seguire le parole di dubbia lettura da un punto interrogativo compreso tra parentesi angolari. Laddove, invece, non è stato possibile decifrare una parola, sono stati inseriti nel testo tre punti compresi tra parentesi angolari.

Nell'annotazione delle lettere si è cercato di fornire elementi, anche integrativi, utili per la comprensione del testo, per il riscontro dei fatti evocati nonché per l'illustrazione dei personaggi che vi sono nominati esplicitamente o in modo allusivo. In questa prospettiva si è ritenuto opportuno offrire in nota, quando necessario, il quadro degli avvenimenti utili per collocare la vicenda biografica di Buonaiuti e di J emolo ; le indicazioni bibliografiche di opere, saggi e articoli richiamati da Buonaiuti in forma diretta o indiretta ; le notizie biografiche essenziali sui personaggi menzionati (in proporzione inversa alla loro notorietà, in stretto rapporto con Buonaiuti e con ]emolo, e con un'attenzione particolare alla loro " vita accademica").

La mancanza delle responsive di ]emolo a Buonaiuti ci priva, pur­troppo, del pendant dello scambio epistorale e rende talvolta di più difficile comprensione le missive. Nell'atto di scorrerie siamo puntualmente obbligati a tentare di ricostruire, con l'immaginazione guidata dalla ragione, le affermazioni, le proposte e le prese di posizione di J emolo. Per cercare di supplire, nei limiti del possibile, a tale irrirnediabile lacuna, è sembrato opportuno raccogliere in Appendice Il un dossier di testimonianze varie di Arturo Carlo ]emolo sullo stesso Buonaiuti e su alcune figure che ebbero a che fare con il suo «caso», peraltro richiamate nella lntrodu�one.

5 A. DoNJNI, Nota introduttù•a, in E. BuoNAIL TI, La vita allo sbarat,lio . . . ci t., p. VI.

6 .t\. PJNUIFRLE, Recensione, a E. BcoN \!L'TI, Pellet,rino di Roma . . . cit., in <<Rivista di storia e letteratura religiosa», l ( 1 965), p. 1 75.

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48 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Si tratta di una silloge comprendente tre blocchi documentari : anzitutto un prezioso frammento autobiografico sul «Che· fare?» dello J emolo di fronte al " regime fascista" datato 21 novembre 1 925 e ricol­legabile ad alcune lettere ; secondariamente, alcune ricostruzioni della figura di Buonaiuti scritte in diversi tempi (dal necrologio redatto poco dopo la morte per la rivista « ll diritto ecclesiastico», al profilo premesso al Pellegrino di Roma del 1 964, a due significativi articoli su «La Stampa» del 1 97 1 e del 1 976, alla breve rievocazione «a venticinque anni dalla morte» dello stesso anno, alle osservazioni ad uno scritto su Buonaiuti contenuto in una lettera del 1 971 a Margiotta Broglio) . Infine una piccola sezione dedicata a padre Agostino Gemelli, figura importante sia nell'iti­nerario di Buonaiuti (come emissario della Curia romana nelle trattative per la sua reintegrazione ecclesiastica) , sia in quello di ] emolo (come suo Rettore nel breve periodo d'insegnamento presso l'Università cattolica del Sacro Cuore) . Quale testimonianza delle relazioni col Gemelli è stata inclusa un'importante lettera di ]emolo del 1 0 dicembre 1 956 nonché il necrologio del francescano scritto da ]emolo per «La Stampa» nel 1 959.

Per concludere, qualche cenno sul valore della fonte qui riprodotta. Se l'importanza storica rivestita dalle lettere di Ernesto Buonaiuti ad Arturo Carlo ]emolo nel panorama della cultura italiana della prima metà del Novecento appare quasi scontata anche ai non specialisti - e ciò in considerazione del fatto che ambedue, nei loro rispettivi ambiti, sono senza dubbio da annoverare tra i principali esponenti del modernismo e delle scienze religiose l'uno 7, delle scienze s toriche

7 Per la rara penetrazione che mostra dell'opera del Buonaiuti è opportuno riprodurre il giudizio espresso dall'«ecclesiasticista» Cesare Magni - ripetutamente ricordato nell'epistolario

qui edito - in una lettera a Jemolo dell'Epifania 1 949 : «Sul valore della Sua opera io credo sia presto per dire che fu quella di un uomo che ha scritto il Suo Nome nell'acqua. Sarebbe come dire che siccome oggi anche in Italia il partito liberale è, come partito, una sparuta schiera così la sua opera non lascia traccia. lo credo che lo scopo e la funzione di Buonaiuti fu essenzialmente culturale : cultura del clero italiano: questo era il programma. Che poi fosse legato ad atteggiamenti nuovi anche in materia di dogma ciò deriva dal fatto che l'amore della verità, il senso storico

non incidono mai sul valore edificante della mistica religiosa: per Buonaiuti il caldo affetto per la

Vergine Maria, il dogma (non il simbolo) della Sua presenza rimane misticamente intatto, indipendentemente dalle vicende storiche della famiglia di Gesù. Ora Buonaiuti è in altri vivo se a questo duplice insegnamento culturale e mistico qualcuno ripensa quando scrive o medita

o prega e riconosce da Lui una chiarificazione in quel senso. Che poi quel qualcuno siano molti

4

Nota del curatore 49

e giuridiche l'altro 8 -, assai meno evidente - e quindi bisognevole di qualche parola di chiarimento - appare invece la loro funzione euri­stica in relazione alla complessità del « caso Buonaiuti ». Occorre infatti osservare che per colui che intenda ricostruire le sue vicende - le quali occupano quasi sempre una posizione di rilievo nel dibattito non solo religioso e culturale ma anche politico e istituzionale degli anni Venti e Trenta 9 - la pubblicazione di questi carteggi si rivela uno strumento davvero indispensabile. Rispetto al complesso genere lette­rario costituito dal Pellegrino di Roma - dove la narrazione autobiografica si intreccia sistematicamente con una ben determinata concezione del Cristianesimo 10 - le lettere di Buonaiuti permettono - com'è s tato rilevato con riferimento ad altro corrispondente - «di rideterminare la datazione di episodi a volte spostati di anni, fanno conoscere personaggi e ambienti in essa tralasciati, appena abbozzati o ricordati confusamente, perché a distanza dimenticati dall'autore nei loro termini esatti o ritenuti contraddittori rispetto alla propria intenzione apologetica» 1 1 •

o pochi non importa ; importa che siano gente di valore e gente che lo pensa in sede culturale

e mistica. E penso anche che lo stimolo di Buonaiuti sia stato duplice : verso il clero, che in fatto di dogma esorcizza ancora oggi il Suo nome, ma che polemicamente vuole dimostrarsi

culturalmente aggiornato per sfuggire alla verità dei Suoi rimproveri : verso i non cattolici,

i quali sono per merito di Lui portati verso un cristianesimo puro, che però è molto meno lontano d'ogni forma protestante proprio alla dogmatica del cattolicesimo. Buonaiuti è colui che fa

sentire meno di ogni altro dichiarato eretico la necessità di rifiutare la struttura sacramentale della Chiesa cattolica anche se dà di quei determinati sacramenti un'interpretazione poetica,

che scandalizza i timorati e gli osservanti e ha provocato la scomunica>> (cfr. «Pregiatissimo Professore. Ritratto di una carriera universitaria nella corrispondenza di Cesare Magni con Mario Falco e Arturo Carlo ]emolo, a cura di M . VISMARA MISSIROLI, in «Quaderni di diritto e politica ecclesiastica>>, 1 995, 1 , pp. 300-30 1 . L'originale è conservato in ACS, Fondo ]emolo, b. 58).

8 Su alcuni dei più preziosi e consistenti contributi del carteggio che qui si pubblica, si rinvia in questo volume a F. MARGIOTIA BROGLIO, Buonaiuti e ]emolo.

9 Uno degli apporti più preziosi che si ricava dalla lettura di quest'epistolario consiste nell'allargare notevolmente oltre i termini già noti la sfera d'azione e la capacità d'intervento

culturale del Buonaiuti in modo da aprire nuove piste d'indagine, individuare altri filoni docu­mentari e favorire ulteriori ricerche.

1° Cfr. A.C. JEMOLO, lntrodu:?Jone, a E. BLONAHJTI, Pellegrino di Roma. La genera:?Jone dell'esodo, a cura di M. N1ccou, Bari, Laterza, 1 9642, p. VII (testo riprodotto in Appendice I I C, p. 250) .

1 1 G.L. PoTESTA, Riso'l,imento e tomismo nelle lettere di Buonaiuti a Carolina Pironti, in «Rivista di storia e letteratura religiosa>>, XXII (1 986), p. 271 .

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50 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

D'altro canto, sempre rimanendo sul piano della critica delle fonti, anche i carteggi buonaiutiani vanno analizzati criticamente, à causa delle spiccate differenze di tono e di contenuto che è dato riscontrare dal­l'incrocio di missive anche coeve a destinatari diversi. Gli è che Buo­naiuti si adattava, quasi inconsapevolmente, all'uditore, al visitatore o al corrispondente facendo ricorso ad una «duttilità di modi» che - come ha rilevato uno dei suoi allievi, Alberto Pincherle - sorgeva da « una sempre desta curiosità umana» e da «un interesse mai stanco

_per tutto

ciò che riguardasse una persona» 1 2• Da questo punto di vista si potrebbe anche affermare, un po' paradossalmente, che ad ogni " destinatario" delle sue missive Buonaiuti riservava un registro particolare ed un pe­culiare genere letterario, prestando un'attenzione privilegiata alle sue specifiche problematiche.

Le lettere a J emolo, che qui pubblichiamo, costituiscono, in questO senso, un'ulteriore e qualificata prova del gtado di " personalizzazione" a cui sapeva giungere il Buonaiuti 13. La precoce intuizione dell'eccezionale levatura del corrispondente - che, oltretutto, dalla posizione di allievo spirituale e di confidente passa, nel giro di pochi anni, ad indossare i panni del collega accademico e del consigliere - costringe, in certo qual modo, Buonaiuti ad autolimitare progtessivamente la tendenza ad assumere la funzione di guida preminente (che gli veniva dalla auctoritas di maestro) e ad instaurare con ]emolo un confronto sostanzialmente paritario - talora un arricchente scambio di proposte - non solo su tematiche ideali o su singole questioni scientifiche, ma anche su gli scopi e le prospettive della koinonia, sui gtavissimi dilemmi esistenziali e religiosi in cui viene a trovarsi il suo duplice sacerdozio - ecclesiastico ed universitario -, sugli atteggiamenti da assumere nei riguardi del potere politico fascista e della cultura dominante.

Sembra tuttavia necessario richiamare l'attenzione sul fatto che l'insorgere, tra i due protagonisti, di talune disparità di vedute o di divergenze nella stessa concezione fùosofica e religiosa - queste ultime

1 2 A. PlNCHERLE, Recensione . . . cit., p. 1 73. 13 Sui caratteri differenziali di queste missive rispetto, ad esempio, a quelle indirizzate al

Missir, si vedano le osservazioni di F. MARGIOTIA BRocuo, Buonaiuti e ]emolo, § 7, pp. 33-35.

Nota del curatore 5 1

palesatesi fin dalle prime lettere -, oppure l'instaurarsi d i brevi periodi di un qualche raffreddamento dei rapporti 1\ possa sì aver provocato, in alcune stagioni di questa grande amicizia, una qualche rarefazione dei loro incontri, ma mai abbia comunque messo in crisi un radicato sodalizio spirituale 1 s .

CARLO FANTAPPIÈ

1 4 Assumendo la periodicità e la continuità del carteggio conservato - che peraltro non appare completo - come indici significativi degli 'alti' e 'bassi' dei rapporti tra Buonaiuti e J emolo si evidenzia un 'crescendo' dal 1 92 1 al 1 925, un momento culminante tra il 1 926 e il 1 93 1 , una fase calante dal 1 932 al 1 934, un vero e proprio vuoto dal 1 935 al 1 940 interrotto solo da una lettera dell'ottobre 1 938, una significativa ripresa nel 1 94 1 . Va ruttavia rilevato che dal 1 933 ]emolo era tornato ad insegnare e ad abitare a Roma.

15 Bisogna del resto ricordare che - come ha messo in evidenza Margiotta Broglio nell'lntro­dtii}one -, al di là della reciproca stima tra i due corrispondenti, un tale legame si fondava su una vera e propria filiazione spiriruale della famiglia J emolo al sacerdote Buonaiuti : una filiazione nata con l'incontro tra Arturo Carlo e Adele Morghen in occasione delle lezioni domestiche di Buonaiuti, rinsaldata dalla benedizione delle loro nozze, consacrata dal battesimo del figlio Guglielmo Luigi, vivificata dagli auguri per la prima comunione di quest'ultimo e di Adele Maria.

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LETTERE DI BUONAIUTI A ]EMOLO

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1

Mio canssuno,

Roma, Vicolo Alberoni, 7 24 gennaio 1 921

Nell'angoscia ineffabile, in cui mi ha gettato e rru uene tuttora il provvedimento amarissimo che così bruscamente mi ha reciso dalle carni vive della società cristiana 1, io debbo dire che il conforto più squisito mi è venuto dal piccolo gruppo di fratelli 2, il cui affetto solidale ha trionfato così nettamente della prova pericolosissima. Questa atmosfera di reciproco e caldo affetto che abbiamo sentito e sentiamo alitare nel recinto della nostra vita associata, dà veramente a sperare che la tempesta scatenatasi su di me non riuscirà a schiantare l'opera di bene, cui abbiamo, volenterosamente, posto le nostre mani.

Non è per lusingarti che ti dico come, nelle manifestazioni affettuose che mi son venute dalla k. [oinonia] 3 in questi giorni amarissimi, la tua e quella di Raffaello 4 sono state le più vibranti, le più nette, le più lungimiranti 5• Te ne porto la più fervida gratitudine. Ho la sensazione vaga che in voi e per voi solamente la mia opera bistrattata potrà avere la sua reale giustificazione 6• E il constatare che anche in voi è la consapevolezza piena delle nuove responsabilità che il permanere della k. [oinonia] impone alla vostra coscienza e ai vostri propositi, mi infonde un fervido gaudio.

Tu, con raro senso di praticità, sei immediatamente sceso alla pratica, e hai formulato la proposta di escogitare il modo onde tradurre in atto quel vincolo di profonda solidarietà che ci ha preso ormai in maniera cui non possiamo più contrastare. Io sottoscrivo a due mani alla tua proposta 7. Posso dirti anzi che, con essa, tu hai prevenuto un mio vecchio e persistente ideale. Ieri mattina, nella nostra riunione domenicale, io ho comunicato ai fratelli il tratto della lettera che si riferiva alla tua proposta cara e nobile. Tutti ne hanno di primo intuito riconosciuto la bellezza e il valore. Qualcuno ha mostrato qualche esitazione : special­mente - ed era naturale - quelli per i quali, l'attuarlo, potrebbe

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56 Lettere di Buonaiuti a )emolo

rappresentare il più risoluto strappo alle consuetudini ordinarie. L'amico Pincherle 8 ha osservato molto sagacemente che, venendo la proposta da uno spirito limpido e disciplinato come il tuo, essa doveva già aver assunto nella tua mente e nei tuoi piani un contenuto e uno schema più circostanziati e più definiti di quanto non apparisse dal tuo laconico accenno epistolare. Ha suggerito pertanto di chiederti come, in concreto, intenderesti realizzare questa altissima intenzione, che ci trova tutti o quasi tutti concordi nella necessità di livellare le divergenze materiali della k. [oinonia] , e che tutti o quasi brameremmo veder incarnata nei fatti al più presto. Eccomi a chiederti queste delucidazioni e indicazioni : siamo ansiosi di conoscere il tuo completo pensiero sull'argomento e riteniamo opportuno che tu ce lo manifesti anche prima di ritornare fra noi, per i giorni, desideratissimi, del nuovo periodo di vacanze, nei quali contiamo in parecchi di salire a S. Donato 9, a ritemprare nella solitudine il nostro animo amareggiato.

Nell'attesa, io ti assicuro, con tutta la schietta espansione dello spirito che ha trovato nella solidarietà della k. [oinonia] il suo più intimo conforto e le sue più fiduciose speranze, che le tue proposte, nel senso da te rapidamente tratteggiato, mi troveranno sempre consenziente, e che all'espressione del tuo ardente affetto, risponde, nel rruo cuore, un attaccamento altrettanto vivo ed altrettanto tenace.

Il Signore, nel cui nome abbiamo intrapreso il nostro lavoro, c1 guidi là dove vanno le nostre aspirazioni e i nostri ideali.

Ti abbraccio. Ernesto B.

1 Si tratta del decreto del Sant'Ufficio 14 gennaio 1 92 1 , con cui al Buonaiuti era irrogata la scomunica minore, <<a iure», per essersi sottratto alla proibizione espressa dalla Santa Sede di insegnare e propugnare <<proposizioni teologiche erronee, ed anche manifestamente eretiche» (cfr. i l testo del decreto in <<Acta Apostolicae Sedis», XIII [ 1 921 ) , p. 42, e in E. BcoNAIUTI, Pellegrino di Roma. Lo gmerai}one dell'esodo, a cura di M. N1ccou, introduzione di A.C. ]EMOLO, Bari, Laterza, 1 9642 [da ora in poi citato senza l'indicazione dell'autore] , p. 1 74, e pp. 1 74-1 79 sulle reazioni del Buonaiuti). Con la scomunica semplice Buonaiuti era escluso dalla comunione dei fedeli e, a tenore del diritto canonico, annoverato tra i fedeli <<tollerati», escluso dagli atti e dagli uffici ecclesiastici, privato del diritto di assistere agli uffici divini (ad eccezione dell'assistenza alla predica), impedito di amministrare in modo lecito i sacramenti e di partecipare ai suffragi spirituali. Conseguentemente, il Buonaiuti, in quanto ecclesiastico, era anche sospeso << a divinis», ossia privato dell'esercizio dei poteri inerenti alla potestà d'ordine. In seguito ad una <<dichiarazione di fede» pubblicata sull'<<Osservatore romano» dell'8 aprile 1 92 1 , Buonaiuti otterrà la revoca del provvedimento del S. Uffizio.

192 1 57

2 La piccola comunità di amici formatasi intorno all'insegnamento del Buonaiuti e a cui egli darà il nome di <<koinonia>>. Per la sua sede e composizione cfr. nota seguente.

3 Riprendendo la terminologia paolina, Buonaiuti usava chiamare koinonia il piccolo gruppo di amici, costiruitosi <<tra la fine dell'anno 1 9 1 7 e i primi del 1 9 1 8», che si riuniva attorno a lui ogni domenica mattina prima in casa di Carolina Pironti, presso il Palazzo Antici Mattei (piazza Costaguti, n. 14) , e, dall'ottobre 1 9 1 9, in casa dei coniugi Guadagnini (via Lucullo, n. 14). Cfr. R. MoRGIIEN, Critica neo-testamentaria e storia del cristianesimo in uno scritto inedito di Ernesto Buonaiuti mila datazione dei .Sinottici, in <<Cristianesimo nella storia», IV (1 983), p. 205, ma si vedano anche le pp. 205-208; e G . L. PoTF TA, Risotgimento e tomismo nelle lettere di Buonaiuti a Carolina Pironti, in « Rivista di storia e letteratura religiosa», XXII ( 1 986), pp. 277-280. Durante le vacanze estive la koinonia si trasferiva nell'eremo di San Donato nei pressi del Sacro Speco di Subiaco (v. più avanti nota 9). Come osserva il Donini tale voce del greco neotestamentario implicava tanto <do stare insieme in comunità», quanto la partecipazione di tutti al sostenta­mento comune (E. BuoNt\lL'TI, Lo vita allo sbaraglio. Lettere a Missir [1926 - 1946} cura di A. DoNINI, Firenze, La Nuova Italia 1 980, p. 248 nota 3, da ora in avanti citato senza l'indicazione dell'autore). Merita rileggere le parole con cui ]emolo ha rievocato, a lunga distanza di anni, quell'esperienza di comunione di vita attorno a Buonaiuti : <<Aveva intorno a sé una cerchia di giovani cui era affezionatissimo ; ma quel che desiderava per gli eletti era il celibato, la vita povera - una cattedra di scuola secondaria, preferibilmente -, con sole gioie qualche gita in montagna, qualche concerto, e lo studio : lo studio del cristianesimo dei primi secoli ; alla società attuale non era dato tornarvi, ma certi valori, in particolare l'aspettativa del regno, occorreva averli sempre presenti. Chiamava coinonia questa cerchia di cui era maestro e la guida» (A. C. jEMOLO, Introduzione a Pellegrino di Roma ... cir., p. I X) . Sulla storia del termine e sul modello di chiesa da esso prefigurato, cfr. P. C. BoRJ, Koinonia. L'idea della comuniom nell'ecclesiologia recente e nel Nuot•o Testamento, Brescia, Paidea, 1 972.

4 Raffaello Morghen (Roma 1 896 - 1 983), storico dell'età medievale. Si era laureato in lettere nell'Università di Roma, dove era stato allievo di Pietro Fedele e di Buonaiuti. Il Morghen aveva conosciuto Buonaiuti nel novembre 1 9 1 6 nelle aule universitarie di palazzo Carpegna, dove aveva seguito il corso di storia del cristianesimo. <<Un piccolo gruppo, fra compagni e compagne di studio, ascoltammo per un anno affascinati la parola del Maestro ed, insieme all'ammirazione, un profondo vincolo di consenso e d'affetto si venne, giorno per giorno, costituendo tra noi e lui. Così che, superati gli esami, quando per gli altri professori avviene il distacco dalla scolaresca del corso, per noi si strinse in maniera definitiva il legame spirituale che ci aveva raccolto intorno a Lui. Così nacque la coinonia, intorno al 1 9 1 7» (R. MoRGHEN, Il modemismo e la storia del cristianesimo di Ernesto Buonaiuti, ora in /:;mesto Buonaiuti storico del cristianesimo a trent'anni dalla morle, Roma, Istituto Storico I taliano per il Medio Evo, 1 978, p. 1 1). Il Morghen fu insegnante nelle scuole secondarie a Arezzo, Reggio Calabria e al Liceo Ginnasio <<Visconti» di Roma; alunno della Scuola storica nazionale presso l'Istituto storico italiano dal 1 924 al 1 930; dal 1 927 direttore della Segreteria dell'Accademia nazionale dei lincei ; dal 1 930 al l 033 redattore dell'Enciclopedia italiana. Incaricato di storia moderna nell'Università di Roma dal 1 933 al 1 937, docente di storia medievale nell'Università di Palermo (1938 - 1 940), di Perugia e, -dal 1 948, a Roma. Dal 1 952 sarà anche presidente dell'Istituto storico italiano per il medioevo e direttore della Scuola storica nazionale. La sua bibliografia fino al 1 974 è contenuta in .Studi sul Medioevo cristiano offirli a Raffaello Motghen per il 90' dell'Istituto storico italiano, I , Roma 1 974, pp. XI-XXI. Su di lui cfr. ora il volume Lettere a Raffaello Motgben 1917- 1983 scelte e annotate da G. BRAGA, A. FoRNI e P. VI \i'., Roma, Istituto storico italiano per il Medio Evo, 1 994 (dove alle pp. LIX-LX nota l si troverà anche un elenco degli scritti commemorativi). Sul rapporto, culturalmente complesso, del Morghen col Buonaiuti, cfr. i cenni di R. MANsELLI, Raffaello Motghen, maestro di

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58 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

storia e di vita, in «Clio», XX ( 1 984), pp. 5-1 5, e la densa analisi di O. CAPITANI, lntrodu�one a Lettere a Raffaello Morghen . . . cit., pp. VI-XXVII .

5 Scrivendo sei anni più tardi a Remo Missir, Buonaiuti opererà una distinzione, non solo

cronologica, tra il «primo nucleo>> di suoi allievi, costituito da Jemolo, Raffaello Morghen, Gennaro

Maria Monti, Giovanni De Vergottini, e la «seconda generazione>>, formata da Alberto Pincherle

e da Ambrogio Donini (cfr. La vita allo sbaraglio . . . cit., pp. 26-27). 6 Sulla valutazione dei rapporti tra Buonaiuti e la Chiesa, e sui sentimenti verso il maestro

spirituale, all'indomani della scomunica minore, si legga quanto ]emolo scriveva a Morghen il

17 gennaio 1 92 1 : «lo confido in una riconciliazione, tra anni, ad un mutamento d'indirizzo

del pontificato di Benedetto h.'V: occorre solo che B. non allarghi l'abisso, non inasprisca

i suoi persecutori. Occorre un relativo silenzio da parte sua, una prudenza più grande che per l'innanzi. Le tentazioni che hanno trascinato alla rivolta tanti altri che si trovarono nelle

sue condizioni non possono nulla su di lui [ . . . ]. Quel che solo può indurmi a temere per lui

è quel suo così fervido desiderio di bene, desiderio di creare opere forti e vitali, di verità

e di luce, quel suo amore per la verità scientifica. Occorre che noi gli mostriamo sempre, ad

ogni ora, che nei discepoli ha già creato un'opera vitale, che in essi ed attraverso essi si

perpetuaerà la buona semente ch'egli ha così largamente gettata, che non deve preoccuparsi

di creare altre opere per trasmettere ad altri tutta la luce ch'è in lui >> (Lettere a Raffaello Morghen . . . cit., pp. 1 3- 1 4) . E, ancora, il 26 gennaio seguente : « È l'opera personale di B. che bisogna salvare : la sua cattedra, non tanto per quanto può appurare e porre in luce nella

storia dei primi secoli del cristianesimo, come per il modo che gli dà di vivere in mezzo ai

giovani, di accostarli, di accendere un po' di calore nelle loro anime, di far rivivere la fede

in cuori ov'era morta>> (ibid., p. 1 6) . 7 I l progetto di ]emolo per l a koinonia, a cui allude i l Buonaiuti, c i viene trasmesso d a una

missiva a Morghen datata Sassari, 26 gennaio 1 92 1 : <<Intanto si sarebbe pensato alla istituzione

di una cassa comune - affatto distinta da quella gerita dalla Guadagnini - avente ad effetto di

dare un contenuto tangibile e materiale alla nostra fratellanza. È cosa molto delicata: ma che

a modo di vedere di B. e mio si dovrebbe pur attuare. Come primo avviamento si tratterebbe

solo di affermare il principio che ognuno di noi deve poter disporre degli stessi mezzi per

quanto si attiene alla soddisfazione di bisogni intellettuali, di gioie di questa categoria. Non lo so

se la cosa sarà attuabile>> (Lettere a Raffaello Morghen . . . cit., p. 1 6) . 8 Alberto Pincherle (Milano 1 894 - Roma 1 979), studioso d i storia religiosa. Dopo la laurea in

giurisprudenza e in lettere divenne allievo del Buonaiuci all'Università di Roma e, successivamente,

di G.F. Moore alla Harvard University. Insegnante nel Liceo N azareno di Roma e dal 1 928 impiegato all'Enciclopedia italiana. Incaricato di storia del cristianesimo nell'Università di Roma nel

1 93 1 , sei anni dopo fu titolare della cattedra di storia delle religioni nell'Università di Cagliari.

A motivo delle persecuzioni razziali sarà costretto a lasciare l'Italia e a rifugiarsi in America

Latina dopo una breve sosta in Svizzera. Tra il 1 939 e il 1 942 insegnò latino e greco nell'Univer­

sità di Lima, dal 1 940 al 1 946 filosofia antica e storia della cultura nella Pontificia università

cattolica di quella medesima città. Reintegrato nei ruoli universitari dell'Italia, fu, dal 1 948, titolare

di storia del cristianesimo nell'Università di Roma (la cattedra che era stata del Buonaiuti). I suoi

studi verterono principalmente sull'epoca intertestamentaria - nel 1 922 pubblicò a Milano Detti di Gesù e a Roma Gli oracoli sibilfini giudaici -, sui primi secoli del cristianesimo - l'ultima sintesi

è 1'/ntrodu�one al cristianesimo antico (Bari, Laterza, 1 97 1) - sulla figura di Sant'Agostino - San­t'Agostino d'lppona vescovo e teologo (Bari, Laterza, 1 930), La jom1a�one teologica di Sant'Agostino (Roma,

Edizioni Italiane, 1 947), Vìta di SanfAgostino (Roma- Bari, Laterza, 1 980) - e sulla figura di

Lutero. Su di lui : P. SJNISCALCO, Alberto Pincherle (1894-1979), in << Rivista di storia e letteratura

religiosa>>, XVII (1 981), pp. 7 e seguenti.

192 1 59

9 San Donato era un antico eremo benedettino da tempo abbandonata, posto su un altopiano

dei monti Sirnbruini, a 927 metri di altezza, a circa un'ora e mezzo da Subiaco e un po' meno

dal <<Sacro Speca>>. Il romitorio era stato preso in affitto nella tarda primavera del 1 920 da

Buonaiuti e da un gruppo di allievi e di amici come luogo di ritrovo e di tirocinio spirituale

durante le vacanze estive (cfr. Pellegrino di Roma . . . cit., pp. 1 61 , 1 65 ; La vita allo sbaraglio . . . cit., p.

17 nota 1 e p. 248 nota 3).

2

3 1 maggio 1 92 1

Mio canssuno,

Sono a mia volta commosso dalla candida e fiduciosa schiettezza con la quale mi apri la squisita anima tua dopo il decisivo scambio di idee che c'è stato in k. [oinonia] domenica mattina 1 .

I tuoi discreti e sottili rilievi, presi alla lettera, porterebbero, s e non mi inganno, a una revisione dei titoli che consentono l'appartenenza alla k. [ oinonia] .

Innanzi tutto, prendendo lo spunto dalle osservazioni generiche della Fermi 2, tu poni dei quesiti che, date le condizioni attuali del nostro gruppo, possono apparire realmente imbarazzanti. Ci si può raccogliere, tu domandi, sul terreno di affini aspirazioni religiose, non avendo ancora ottenuto il consenso di tutti su un problema così cardinale, come la fede nella divinità del Cristo? E, forse senza rendertene conto, sembri insinuare dopo ciò : non è una delle principali debolezze della k. [oinonia] il non avere chiarito in anticipo questo punto?

Ecco, caro ]emolo. Gli elementi della k. [oinonia] sono stati reclutati così alla buona, mano mano che ci si è trovati insieme concordi nel desiderio di più profonda formazione religiosa. Io non ho badato per il sottile alla provenienza confessionale di ciascuno, sicuro com'ero che la vita comune avrebbe in definitiva amalgamati quelli che fossero spiri­tualmente suscettibili di pedagogia cristiana. Non mi pento del mio metodo. Quando sono riuscito a ottenere il consenso di uno

-spirito

retto e franco come quello di Israel 3 sul postulato che il cristianesimo rappresenta l'assoluta religiosità, non posso dichiararmi soddisfatto? Dico di più : non ho già portato il nostro fratello ad un implicito riconosci­mento del carattere soprannaturale dell'apparizione del Cristo sulla terra e del suo insegnamento? Simile risultato, guanto mai confortevole, mi

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60 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

incoraggia a persistere nel medesimo metodo e a tentare la formazione cristiana anche di chi viene da lontano e non ha, come noi, succhiato i primi elementi della tradizione cattolica dall'infanzia.

Ma tu, al problema generale, e per questo stesso tratteggiato con così garbata discrezione, un altro ne accoppi, tutto tuo, strettamente personale. E dopo avere ancora una volta ribadito il tuo dissenso dalla maggior parte di noi sulla maniera di interpretare l'esperienza escatologica del cristianesimo primitivo, domandi se tale dissenso non ti pone nella impossibilità di appartenere al nostro gruppo. Naturalmente non mi passa né pure per il capo di pensare che simile interrogativo nasconda un disagio che tu provi a trovarti con noi. Se così fosse, tu sei troppo perspicace per non leggere integralmente nel tuo spirito e nell'altrui. Ciò posto io ti rispondo senza esitazione che proprio non conta nulla andare o no d'accordo sulla interpretazione da dare all'aspettativa della parusia nel grembo delle prime comunità cristiane, quando ci si trova concordi nella calorosa aspirazione a rivivere le esperienze mistiche del loro entusiasmo e della loro limpida gioia. Sul terreno di tale aspirazione siamo solidali : il rimanente non è capace di dividerci.

Ma nella finale della tua lettera tu formuli un accorato rimpianto, che è pure, un leggero rimprovero. La k. [oinonia] , tu dici, non doveva essere un'accolta di guadagnati agli ideali della perfetta rinuncia ed io non ho la colpa di avere tollerato che da simili ideali ci si allontanasse senza rimpianto? Non ti nascondo, che, se non proprio ai primissimi inizi, ad un certo momento della nostra vita associata mi è parso che per essere veramente quale automaticamente la k. [oinonia] veniva di­sponendosi ad essere, gruppo di fratelli aspiranti a rivivere alcune forme primitive di esperienza cristiana, sarebbe stato necessario praticare la consegna della rinuncia e dell'ascesi. Ma, veramente, non ho mai pen­sato che tutti dovessero essere costretti a così ardua consegna e ho sempre pensato che la k. [oinonia] non avrebbe tralignato, se un giorno, sui suoi margini, alcuni dei koinonoi avessero acceso altri focolai familiari, in cui avrebbero portato l'alimento della loro purificazione e del loro idealismo. In questo pensiero permango tuttora. E con la massima e più schietta simpatia io accompagno fin d'ora voi che, tra poco, vi accingerete a fare l'esperimento dell'azione koinonica nella vita matrimoniale. Chi sa che un giorno non debba io trovare vicino a voi il mio riposo e il mio ritiro .. . ?

1921 61

In conclusione : alle leali tue interrogazioni, io debbo rispondere, con altrettanta lealtà, che i nostri piccoli dissensi teorico-storici non riescono né pure a scalfire la salda consistenza del nostro vincolo d'affetto e la robusta solidarietà del nostro desiderio di ascensione cristiana. Tu sei nella k. [oinonia] un elemento di eccezionale valore. Piangerei, il giorno in cui ti perdessi . . .

E Adele 4? Ho tanto desiderio di rivederla. Potrei andarla a trovare? O è, quod est in votis, perfettamente guarita?

Ti parlerò a voce della combinazione Zanichelli. Tuo

E. Buonaiuti

1 Sul dibattito interno al gruppo buonaiutiano nel corso della primavera del 1 92 1 offre un interessante resoconto il diario di Isabella Grassi in parte pubblicato da F. T ARICONE, Isabella Grassi e la <<koinonia» di Emesto Buonaiuti, in « Rivista di storia e letteratura religiosa», XXVI (1 990), pp. 167- 1 77, in particolare p. 1 76.

2 Maria Fermi, allieva del Buonaiuti nell'Università di Roma e frequentatrice abituale del romitorio di S. Donato (qualche volta era accompagnata anche dal fratello Enrico). Si era laureata nel 1 921 con una tesi su «S. Paolo negli apologisti greci del II secolo» (cfr. lettere di Buonaiuti del 14 giugno e dell'8 settembre 1 921 edite da E. CioccA, L'esperienza modemistica di Alessandro Bonucci, in « Fonti e documenti>>, Centro studi per la storia del modernismo, n. 1 8- 1 9, 1 989-90, pp. 402-403). Per la Libreria di cultura curò Taifano. Discorso ai Greci (Roma 1924). Nelle «Ricerche religiose>> pubblicò alcuni articoli su L'apologia di Anstide e la Lettera a Diogneto (I, 1 925, pp. 541 -547) e su La morale degli apologisti (II, 1 926, pp. 2 1 8-235). Sempre nel 1 925 collaborò, insieme con Agostino Biamonti, Anna De Micca, Ambrogio Donini, Maria Monachesi, Alberto Pincherle e Maria Zappalà, al Manuale introduttivo alla storia del Cristianesimo, I, Il Cristianesimo antico: i primi tre secoli, edito a Foligno dal Campitelli. La Ferrni morirà in un incidente aereo alcuni anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale.

3 Saul Israel, di Salonicco, trasferitosi a Roma per compiere gli studi liceali e universitari, amico di Alarico e di Ernesto Buonaiuti fin dal 1 9 1 6, socio fondatore del Circolo universitario di studi storico-religiosi e collaboratore di « Ricerche religiose>>, dove pubblicherà, tra l'altro, una testimonianza dal titolo Ricordando Buonaiuti, XVIII (1 947), pp. 252-259. Nel 1 946 sarà tra i promotori dell'Associazione internazionale di cultura. Scrisse diversi articoli di cultura e spiri­tualità ebraica in riviste italiane e francesi.

4 Adele Morghen, figlia di Guglielmo e di Matilde Cecchini, nata a Poppi il 14 luglio 1 899, insegnante elementare a Nepi, futura moglie di Jemolo. Questi l'aveva incontrata in una riunione domenicale della koinonia a Roma, presso i <<coniugi piemontesi>> Guadagnini, durante la quale Buonaiuti commentava le lettere di S. Paolo (A. C. ]EMOLO, Anni di prova, rist., Firenze, Passigli, 1 99 1 , p. 1 86 ; F. MARGIOTIA BRoGuo, Arturo Carlo ]emolo tra diritto e cultura, in Giomata Lincea nel centenario della nascita di Arturo Carlo ]emolo (Roma, 18 dicembre 1991), Roma, Accademia azionale dei Lincei, 1 993, p. 68. Centocinquantaquattro lettere di Adele Morghen e cinque del marito sono pubblicate da G. MERJANA, Lettere da casa ]emolo. Storia di un'amiciifa, prefazione di F. MARGIOTIA BROGLIO, Genova, Marietti, 1 99 1 .

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62

3

Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Mio carissimo J emolo,

Subiaco (San Donato) 1 5 agosto 1 92 1

Monti 1 mi ha portato, con la notizia del felice trasporto del malato, la tua affettuosa lettera. Ti sono profondamente riconoscente dell'impegno assunto di andare ogni giorno a trovare Bruno 2 nella clinica, finché tu rimanga a Roma. Poco dopo il 20 io ritornerò costi, e ci avvicenderemo così nell'assistenza amichevole all'infermo, che tanto ci ha fatto trepidare. Sono lieto che nonostante tutto, San Donato abbia lasciato un ricordo non sgradevole nel tuo spirito, e che viva in te il desiderio di ritornare quassù. Se un'altra volta saremo compagni di solitudine e di contempla­zione in quest'eremo incantevole, l'approfondimento reciproco delle nostre anime potrà essere più ricco e più comprensivo.

Nulla io ho da perdonare a te. Venuto a San Donato principalmente per sperimentarne la salutare efficacia sulle forze assottigliate della tua Adele, tu non potevi comportarti diversamente da come hai fatto. Si debbon forse invertire le parti, e sono io che debbo chiedere scusa a te, e ad Adele e alla signora Matilde 3, se non sono meglio intervenuto a smussare angoli e ad appianare divergenze, generati automaticamente dalla vita associata. Ma il nostro esperimento è ancora così immaturo e così delicato che, se ci pensi, anche alcune mie titubanze e alcune mie esitazioni possono apparire giustificate alla luce delle nostre finalità e del nostro programma.

Sono felice che tu abbia visto più a dentro nelle mie idee e nel miei atteggiamenti. Non chiedo mai per essi l'assenso, chiedo la com­prensione, avvivata da un po' di simpatia.

Grazie di cuore di guanto hai fatto per me al Tempo. Spero ti sia avvalso a riscuotere anche il compenso del tuo articolo. Se tu non avessi ottenuto questo, io avrei veramente scrupolo di averti così audacemente disturbato. Mi hanno effettivamente scritto da casa di aver ricevuto l'assegno bancario e io ho già chiesto che me lo facciano recapitare qui.

Come stai ora di salute? Scrivimi. Trasmetti i miei più cordiali saluti ad Adele, alla signora Matilde.

Quanto le avrei volute più a lungo e più soddisfatte quassù!

Tuo E. Buonaiuti

1921 63

1 Gennaro Maria Monti (Napoli 1 896 - Colletorto, in provincia di Campobasso, 1 943), allievo romano di Buonaiuti. Lavorò come funzionario presso l'Archivio di Stato di a poli, prima d'insegnare storia del diritto nelle Università di Sassari, di Bari (dove, nel febbraio 1 930, fu confermato «Stabile») e di Napoli. Qui tenne anche corsi di storia delle dottrine politiche. A lui si deve la costituzione della Deputazione pugliese di storia patria. Collaborò con una certa assiduità alle « Ricerche religiose». I suoi primi interessi furono di carattere letterario (si ricordano gli studi sui canti popolari napoletani e sulle «laudi») . Passato al campo storico-giuridico si occupò di Cino da Pistoia, delle confraternite medievali, della storia delle corporazioni dall'età romana fino all'alto Medioevo. Seguì una numerosissima serie di studi particolari di vario argomento, frutto di ricerche d'archivio sull'età angioina e sullo Stato normanno. Cfr. P. S. LFICHT, Cmnaro Maria Monti, in <<Rivista di storia del diritto italiano>>, XVII-XX ( 1 944-47), pp. 200-201 . Su alcune sue teorie cfr. quanto scrive F. C\LASso, lntroduifone al diritto comune, rist., Milano, Giuffré, 1 970, pp. 235 sgg., e E. CORTESE, Storia del diritto italiano, in Cinquant'anni di espenimza giuridica in Italia, Messina- Taomtina 3-8 novembre 1981, Milano, Giuffrè, 1 982, p. 845. I l volume Le confraternite medievali dell'alta e media Italia, Venezia 1 927, fu recensito da )emolo in «La Cultura», VII (1 928), pp. 420-421 .

2 on si è in grado d'identificare questa persona. 3 Matilde Cecchini, la madre di Adele e futura suocera di ]emolo. Per qualche notizia su di

lei, cfr. R. MoRGHEN, Cronache dell'Italia provinciale, a cura di G. BRAGA e P. VtAN, in « Bollettino dell ' Istituto storico italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano», 92, 1 985-86, pp. 3 1 -32.

4

Miei canss1m1,

Roma, Via G. Alberoni 7 1 8 novembre 1 92 1

Non so dirvi quale intimo compiacimento abbia suscitato in me la vostra lettera, la prima giuntami dall'istante in cui, dall'altare di Dio, benedissi in nome della chiesa il vincolo della vostra unione per la vita e per l'eternità 1 •

Così le tue belle e candide frasi, o Adele, come i tuoi rapidi ma vibranti periodi, o Carlo, traboccano di così limpida gioia e di così luminosa fiducia, che io veramente lodo il Signore per così mirabile capacità di scambievole comprensione che ha posto nelle vostre anime, e per così salda solidarietà che ha foggiato nei vostri giovani cuori. Il sentiero che vi siete testé accinti a battere insieme non abbia mai e poi mai asprezze capaci di ostacolare il vostro passo sicuro o incognite capaci di turbare la vostra serena tranquillità! E io sarò ben lieto se potrò mantenere sempre la consapevolezza di aver contribuito, con l'affetto della mia amicizia per voi, ad aggiungere un raggio alla luce della vostra felicità, un elemento all'edificio della vostra imperturbabile gioia interiore, nel turbine della vita.

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64 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Qui nulla di rimarchevolmente nuovo, se non i dottorati, brillante­mente conseguiti ieri da Mario 2 e da Agostino 3. Hanno sostenuto vera­mente bene tanto l'uno che l'altro la loro prova dinanzi alla Commissione.

Vi sarò riconoscente se mi darete, a volta a volta, ragguagli della vostra vita e se mi darete la possibilità di esservi utile, ogni momento che qualcosa vi occorresse da Roma.

Con tanto affetto. Vostro

E. Buonaiuti

1 Infatti il matrimonio dello Jemolo con Adele Morghen era stato celebrato il 31 ottobre

1 921 dal Buonaiuti, il quale era stato reintegrato nel clero dopo la revoca della scomunica il

4 giugno 1 92 1 (cfr. Pellegrino di Roma ... ci t., p. 1 89). ]emolo noterà al riguardo del suo matrimonio :.

«Credo che le nostre nozze fossero le sole nozze che Buonaiuti celebrasse» (A. C. )EMOLO, Anm

di prova . . . cit., p. 1 86). . 2 Mario Niccoli (La Spezia 1 904 - Roma 1 964), uno dei più stretti allievi, amici e collabora ton

rli Buonaiuti. Niccoli riediterà, con prefazione, le Lettere di un prete modemista (Roma 1 948) e curerà,

insieme col Donini, i Saggi di storia del Cristianesimo rli E. Buonaiuti, Vicenza 1 957, nonché la

seconda erlizione del Pellegrino di Roma. Entrato nel 1 929 nell'Istituto dell'Encicloperlia Italiana,

avrà una pane rli rilievo come redattore-capo (1947) e coordinatore di diverse iniziative erlitoriali,

tra cui l'Enciclopedia italiana e il Dii}onario enciclopedico italiano) . Sua la traduzione e il commento

a Gli scritti di San Francesco (Roma, Tumminelli, 1 967).

3 Agostino Biamonti (Caprarola 1 897 - Roma 1 924), probabilmente il primo allievo .rli Buo­

naiuti, col quale si laureò nell'ottobre 1 92 1 con una dissertazione sul teologo anuongetuano

dell'epoca diocleziana Metorlio di Olimpo. Collaboratore della «Rivista trimestrale di studi filosofici

e religiosi», di <<Ricerche religiose», e de <<L'Italia che scrive», autore di una traduzione e annota­

zione delle Lettere di San Paolo ad uso degli istituti magistrali (Roma, Libreria rli Cultura, 1 924)

e d'uno studio sul Nuovo Testamento nel Manuale introduttivo alla storia del cristianesimo, curato dal

Buonaiuti nel 1 925. Questi definirà il Biamonti, prematuramente scomparso in seguito a malattia

di guerra, «un'anima d'eccezione>> (Pellegrino di Roma ... cit., pp. 1 59- 1 64, 2 14, 344). Sul Biamonti,

cfr. anche: A. DoNtNI, Agostino Biamonti, in <<Ricerche religiose>>, I (1 925), pp. 203-204, e le

notizie date dal iccoli in Pellegrino di Roma ... cit., p. 531 nota 102. Una sua lettera a Morghen in

Lettere a Raffaello Mory,hen... cit., pp. 24-26.

1922

5

Mio carissimo Carlo,

65

Subiaco (San Donato) 6 agosto 1 922

Grazie della simpatica voce di affettuoso ricordo che tu ed Adele ci avete fatto pervenire quassù.

Le nostre giornate trascorrono in una deliziosa atmosfera di pace e di serenità. Discussioni animate e appassionate non sono mancate ai nostri pomeriggi. Il buon Lazzarini 1 mi . . . tenta in tutte le fogge e su tutti i toni, e il suo rigore dialettico investe con foga, ad una a una, tutte le mie posizioni mentali. Ma la schermaglia finisce sempre nel riconosci­mento costante di una grande e profonda solidarietà.

Il nostro pensiero vola spessissimo ai lontani : a coloro che in particolare hanno già goduto con noi la pace di quest'eremo montano : a voi in maniera specialissima. L'anno scorso eravate quassù nell'attesa che si coronasse il vostro sogno. Quest'anno siete nell'aspettativa, trepi­dante e gioiosa insieme, dell'avvenimento in cui sembrerà trovare il suo palpitante sigillo l'associazione del vostro destino.

Partecipo a tutte le vostre ansie e a tutte le vostre speranze. Conoscendo così a fondo le qualità squisite delle vostre anime, so bene in anticipo che il nuovo essere umano che verrà a rallegrare tra poco l'intimità del vostro focolare, riceverà sotto le vostre cure la più fine e la più saggia delle formazioni.

Il Padre dia alla vostra fiducia e alla vostra abnegazione il corona­mento e le soddisfazioni più degni.

Dì ad Adele in mio nome che ho molto gradito le sue care e buone parole. Dille come i miei più fervidi voti vanno all'epilogo più propizio e più felice di questo periodo di attesa, che la consacra alle sue nuove, nobili, altissime mansioni.

Vi sono vicino con lo spirito, invocando per vo1 dal Padre le più pure benedizioni.

Vostro

E. Buonaiuti

1 Renato Lazzarini (Este 1 89 1 - Lugo di Romagna 1 974), filosofo. Entrato fin dall'agosto 1 921 nel gruppo di Buonaiuti (cfr. la lettera di questi ad Alessandro Bonucci, dell'8 settembre 1 92 1 , edita da E. CioccA, L'Psperimza modemista di Almandro Bonucci . . . ci t., pp. 406-407), divenne collaboratore della prima ora di <<Ricerche religiose>>. Fu orrlinario di filosofia teoretica nelle

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66 Lettere di B11onaiuti a ]emolo

Università di Cagliari dal 1 949 al 1 955, di Bari dal 1 956 al 1 957, poi di sroria della filosofia medievale nella facoltà filosofica di Bologna (1 957 - 1 961) . Sul suo pensiero filosofico, cfr. A.M. MosCIIFlTI, sub 1'0ce, in Enciclopedia filosofica, rist. aggiornata della I I ed., N, Roma, Edipem, 1 979, coll. 1 105- 1 1 06 (con ampia bibliografia) .

6 Roma, 21 dicembre l 922

Carissimo, La mattina stessa in cui ti incontrai a San Silvestro, ad un'ora di

distanza dall'averti salutato, appresi che la Facoltà giuridica di Bologna ti aveva chiamato a trasferire colà il tuo insegnamento 1 • Perché tu non me ne facesti motto? Comunque, me ne rallegrai vivissimamente, e dell'ono­rifico appello ti invio ora le più calde congratulazioni.

Malinconica . . . linfatica, anzi che no, la tua ultima, grata ad ogni modo e scintillante come sempre. Sei proprio ben sicuro che la concezione violenta della vita sia retaggio esclusivo dei sanguigni e che non ci sia una tentazione insidiosissima al. . . fascismo psichico, anche per i linfatici? Io, a mo' d'esempio, conosco degli idealisti portati squisitamente alla sopraffa­zione e alla violenza intellettuale, che debbono essere più anemici di me e di te. Questo, tanto per non permetterti di cullarti nella dolce e piacevole illusione che il temperamento che Dio ti dié ti premunisca, funzionalmente, da tutte le possibili forme di acoscienza, che secondo la tua brillante dicotomia, dovrebbero costituire la caratteristica esclusiva della protervia . . . dei sanguigni.

Sì, avrei anch'io parlato. . . o meglio riparlato volentieri con te di Raffaello 2• Dico riparlato : perché ne discutemmo un po' insieme or è parecchio tempo, in una conversazione che, a dirti schietto il mio sentimento, non fu di completa mia soddisfazione. Tu dici che la mia efficacia su di lui non può più essere oggi qual'era, ad esempio, due anni fa. Ne sono molto, ma molto spiacente. Ma non credo, in coscienza, di poter fare a me stesso alcun rimprovero. Io ho creduto di dover fare per Raffaello quel che non ho fatto per nessuno di k. [oinonia] . Franca­mente, e sotto ogni punto di vista, non credo di averne ricevuto, in opere e in disposizioni, il contraccambio che mi ripromettevo. Sarebbe troppo lungo e tedioso e sconveniente annoverare qui tutte le ragioni che potrei accampare a dimostrazione della giustezza della mia dimostra­zione : fino agli ultimi episodi di questi giorni. Ma io credo, carissimo, di poter dire senza iattanza, che non sono uno spirito esigente e meticoloso,

1922 67

che tiene in mano la bilancia dell'orafo per constatare se quel che dà, gli è reso. Ma pure ci sono rallontanamenti spirituali e rinnegamenti impliciti, di cui sento tutta l'amara gravità. E perché abituato a non attardarmi a contare chi, lungo l'aspra via, ammaliato dalle sirene del successo immediato, si raffredda nel cammino, sento di dover ogni giorno ripren­dere su altre glebe il mio lavoro di dissodamento, non posso prendere a tu per tu i singoli, per chiedere loro ragione del loro quotidiano operato. Del resto, è per tutti meglio che sia cosl.

Tu saprai forse che Raffaello ha avuto al Mondo 3 gli arretrati, nella misura che io avevo detto a te sarebbe stata la quota a cui mi sarei impegnato : lire 2500. Da quel giorno, non l'ho più visto che in k. [oinonia] - che non è un vederlo -.

A fine mese avrai il compenso dell'articolo che ti ho pubblicato 4• A giorni, darò il saggio di Pincherle sul tuo Crispi 5• Saluti cordiali. Tuo

E. Buonaiuti

1 Jemolo aveva già ottenuto la libera docenza in diritto ecclesiastico a Torino nel 1 9 1 6

(decreto ministeriale 30 giugno 1 9 1 6) e , congedato dal servizio militare (sugli anni d i guerra, cfr.

A. GALANTI· GARROr--E, Appunti sulla giovinezza di ]emolo, in A. GJ\L\.NTE GARRONE-M. C. A vALLE,

Arturo Gufo )e111olo. Da lettere inedite 19 13-8!, Torino, Ed. La Stampa, 1 994, pp. 1 62- 1 93), aveva

cominciato ad esercitarla presso l'Università di Roma. Dopo un fallito concorso per l'Università

di Perugia, il 1 6 novembre 1 920 era stato nominatO straordinario per tale disciplina nella Facoltà

di giurisprudenza dell'Università di Sassari con decreto ministeriale del 1 5 settembre 1 920 (si

veda in propositO la ricostruzione di S. FERRARI, Storia di due concorsi. Arturo Carlo )emolo e Vincenzo

Del Giudice Ira Pen�gia e Sassari, in «Quaderni di diritto e politica ecclesiastica», 1 994, l , pp.

269-279). La chiamata ufficiale nella Facoltà giuridica di Bologna avverrà il 24 marzo 1 923 (cfr.

F. M IRGIOTT 1 BRoGuo, Prefa:;;jone a Anni di prol'O . . . ci t., pp. 10- 1 1 ) . 2 Morghen (v. lettera n. l nota 4).

3 Buonaiuti aveva accolta nel gennaio 1922 l'invito di Andrea Torre e Alberto Cianca di

collaborare al quotidiano romano « D Mondo>> «con un compito compositO di mansioni politiche

e culturali>>, tra cui quella di responsabile della terza pagina (cfr. Pellegrino di Roma ... cit., pp. 1 99

e 537 nota 1 29). Da questa posizione direttiva il Buonaiuti poté chiamare a collaborare anche

alcuni suoi allievi e amici.

4 Sulla collaborazione del giovane Jemolo ai giornali - dall'«Italia nostra» al « Resto del

Carlino», dal <<Tempo>> al «Mondo>> - cfr. M. C. A v \LLE, Una coscienza: Arturo Carlo ]emolo, in A.

G \LINTI. G IRRONE-M. C. A\',\LLE, .rlrturo Carlo ]emolo . . . ci t., pp. 63-71 .

5 Cfr. A.C. ]F\IOLO, Crispi, Firenze, Vallecchi, 1 922; Firenze, Le Monnier, 1 9702. Un'anticipa­

zione del volume era stata pubblicata da ]emolo nella « Nuova antologia» del 1° ottobre 1 922 col

saggio Crispi e il papato.

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68

7

Lettere di Buonaiuti a )emolo

Mio carissimo ] emolo, Grazie della tua lettera affettuosa.

Roma, Via G. Alberoni, 7 7 marzo 1 923

Ho già passato in tipografia il tuo nuovo articolo 1 • Sarpi, probabil­

mente, non potrò darlo. È giunto un po' troppo in ritardo sulla ricorrenza del centenario. Ma l'altro articolo che avevi annunciato sul Pio XI del Malvezzi? 2

Ti avrei già spedito il compenso dovutoti per l'articolo pubblicato

in febbraio, se l'amministrazione del giornale non fosse caduta in uno

stato di collasso, molto preoccupante. Il governo, in questo italo paese che tanto soffrì per guadagnare le libertà elementari, sta menando una campagna di isolamento e di accerchiamento intorno al nostro Mondo, da

cui non riesco a vedere come ci salveremo. Tu non ti preoccupare ad ogni modo. Riceverai il compenso dei tuoi articoli fino all'ultimo cente­

simo, e io sarò sempre felice di assicurare la pubblicazione dei tuoi saggi, sempre così acuti e così limpidi, qualunque cosa stia qui per succedere.

Senza dubbio i tempi sono pessimi. Ma io debbo dirti in tutta schiettezza che non ne sono sorpreso e non ne sono sgomento. La

civiltà moderna, nata dalla disgregazione inarrestabile delle grandi idealità universali, segue, con logica spietata, la traiettoria del suo progressivo frantumarsi, attraverso lo scatenamento di tutti gli odi e di tutte le

cupidigie. In momenti di così miseranda dissipazione, la speranza non può

venire da organismi consunti e da istituzioni anacronistiche. Le grandi e salutari fedi devono riprendere il cammino aspro e difficile della loro

anonima e sotterranea disseminazione. « Ma quando il Figliuolo dell'uomo verrà sulla terra troverà ancora dei credenti?» 3

Per mio conto, nulla più spero dagli uomini ; nulla più attendo da

questo vano anfanare della politica immorale e della cultura senz'anima: « il mio sguardo è sulle alture, donde verrà a noi i l soccorso . . . » 4•

Con tanto affetto.

Tuo E. Buonaiuti

1923 69

1 Si tratta probabilmente dell'articolo Essmza della latinità, apparso sul <<Mondo» del 16 marzo 1 923, ampia recensione del libro di Maurice Mignon, Les affinités intellectuelles de fltalie et de la France (Paris, Hachette, 1 923). Il 7 aprile 1 923 Jemolo pubblicherà sullo stesso quotidiano un articolo su Tolstoi (// ritomo di 1m emle) .

2 Buonaiuti si riferisce all'opera del senatore erio Malvezzi, Pio Xl nei moi scritti, Milano, Treves, 1 923 (rist. Milano, Garzanti, 1 952).

1 Luca, XVIII, 8. 4 Salmi, CXXl, 1 .

8 Roma, 1 7 aprile 1 923

Mio carissimo ] emolo,

Sono stato dolentissimo anch'io di non avervi riveduto, prima del vostro esodo per Bologna. Avremmo avuto tante cose da dirci, e sarei stato tanto lieto di ribaciare il piccolo Guglielmo 1 , che ha ricevuto dalle

mie mani l'iniziazione cristiana, e della cui splendida floridezza - che Dio la conservi e l'accresca! - sento dire tanto bene! Ma io nutro la fiducia

che non passerà molto tempo che ci ritroveremo insieme : e ho, sempre, la

sensazione, che Bologna non sarà nella tua vita che una parentesi.

Fra gli argomenti di cui avrei voluto parlarti a voce, uno ve n'è che mi sta particolarmente a cuore e del quale quindi ti informo subito per lettera.

L'editore Campitelli 2 di Foligno mi ha offerto la direzione di una «Biblioteca

di critica religiosa» per la quale mette a mia disposizione i sussidi imponenti della sua azienda tipografica. Ho accettato. La «Biblioteca», che avrà un numero determinato di volumi, miranti a illustrare lo sviluppo storico della

religiosità e a costituire quindi una specie di enciclopedia religiosa, si ripartirà in due branche : l 'una dedicata alle religioni extrabibliche, l'altra alle religioni

bibliche 3. Poiché il numero dei volumi è fissato in anticipo, io ho dovuto

concepire un piano di trattazioni molto sintetiche, in ciascuna delle quali larghi periodi di storia spirituale siano evocati con acutezza d'intuito

e rapidità d'esposizione. I volumi saranno di 350-400 pagine, del consueto formato delle pubblicazioni del Campitelli (modello, il volume der Pasquali

sulla riforma universitaria 4) . Naturalmente ho pensato a te come a uno dei miei primi collaboratori 5.

Un volume della storia cristiana dovrebbe esser consacrato allo

sviluppo del cattolicismo dal Concilio di Trento (la Contro Riforma avrà un volume a parte) al Concilio Vaticano. Compito cotesto [ . . . ] 6•

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70 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

1 Guglielmo Luigi, nato a Roma il 1 7 senembre 1 922. 2 Franco Campitelli titolare della omonima casa editrice presso la quale Buona:iuti pubblicherà

alcuni saggi di polemica e di storia religiosa, quali Verso la luce (1 924) e il ricordato Manuale introduttivo alla storia dei cristianesimo.

3 «< volumi che entreranno a far pane della Biblioteca [di critica relzgiosa] non saranno ispirati a criteri e a propositi di raffinata erudizione ftlologica e letteraria. Mireranno più tosto ad offrire al mondo colto, le cui lacune e le cui deficienze nell'ambito della conoscenza religiosa sono ogni giorno più nitidamente e più penosamente avvertite, trattazioni sobrie, chiare, ben vagliate, delle principali manifestazioni storiche del fatto religioso, sl che dal loro organico complesso sia agevole intuire l'orientamento, verso cui si polarizzeranno le correnti più sane delle generazioni viventi in quest'ora, indubbiamente grave, della civiltà occidentale» (dal programma editoriale della collana). Di questa iniziativa editoriale Buonaiuti parlerà ad Angelo Fortunato Formiggini in una lettera (s.d.) conservata presso la BIBLIOTECA ESTENSE DI MoDENA,

Archivio editoriale Formiggini, n. 1 7. 4 Cfr. G. PASQUALI- P. C.u.AMANDREI, L'Università di domani, Foligno, Campitelli, 1 923. 5 In effetti ]emolo figura tra i collaboratori della collana, insieme ai professori Ambrogio

Ballini, Alessandra Bonucci, Umberto Cassuto, Giovanni Costa, Ubaldo Faldati, Giulio Farina, Maria Fermi, Carlo Forrnichi, Umberto Fracassini, Giuseppe Furlani, Ignazio Guidi, Giorgio La Piana, Giorgio Levi della Vida, Filippo Millosevich, Maria Monachesi, Gennaro Maria Monti, Raffaello Morghen, Giorgio Pasquali, Alberto Pincherle, Luigi Salvatorelli, Giuseppe Tucci, Nicola Turchi, Giovanni Vacca, Maria Zappalà (dal programma editoriale della collana).

6 Manca il seguito della lettera.

9

1924 7 1

Roma, 9 aprile 1 924

Mio canssuno J emolo, Grazie, proprio eli cuore, del tuo messaggio cristianamente fraterno. La crisi che si è nuovamente abbattuta sul mio capo proprio quando

nulla avrebbe potuto !asciarla supporre, è senza dubbio molto più grave e molto più oscura eli tutte le precedenti 1 . Sono tutto intento a cercar la via per superarla, in armonia così con i miei doveri eli sacerdote cattolico come con quelli eli studioso e eli insegnante. Ma non mi dissimulo in nulla le enormi difficoltà dell'impresa e non mi cullo in illusioni. Il bivio che mi si apre dinanzi è tremendo : diserzione o ribellione. Sono al cospetto della mia coscienza, e le voci che essa mi manda sono ancora contrastanti e indecise. Non so ancora che cosa uscirà da questo terribile periodo eli ansia e eli incertezza. I miei più vicini sono stati mirabili per compattezza e abnegazione. Dai lontani ho ricevuto messaggi veramente sublimi.

Il Signore mi assista. « Fortitudo simplicis, via Domini» 2. Ma quale tale via in questo momento? Può un ufficiale abbandonare il suo posto eli battaglia - anche se superiori mal ragguagliati glie lo comandano -quando sa che, ritirandosi, il nemico irromperà sulla pos1z10ne più ambita . . . ?

Aiutami, o amico, con la preghiera e la simpatia. Tante cose alla tua Adele. Tuo

E. Buonaiuti

1 Buonaiuti si riferisce al secondo decreto di scomunica irrogato dalla Congregazione del Santo Ufficio il 28 marzo 1 924 e pubblicato dall'«Osservatore romano» il 31 marzo successivo. Non potendosi «in verun modo tollerare più a lungo senza grave scandalo e danno dei fedeli»

. !'«opera subdola e continua di demolizione della Fede da parte di un sacerdote cattolico, che si ostina a voler apparire tale, nella sede stessa del Supremo Pontificato», si dichiara il Buonaiuti <<nuovamente» «incorso nella scomunica a termini di diritto, e, conseguentemente, anche nella sospensione a divinis; condanna e proscrive tutti i suoi libri e scritti ordinandone l'inserzione nell'Indice dei libri proibiti, e gli proibisce di più scrivere, tenere conferenze ed insegnare nelle pubbliche scuole in materia attinente alla Religione» (cfr. la narrazione dei precedenti immediati il decreto e il testo integrale di questo in Pellegrino di Roma . . . cit., rispettivamente pp. 204-209, e pp. 538-539). Per la ricostruzione dell'attività del Buonaiuti negli anni 1 92 1 - 1 924, cfr. L. BEDESCHI, Buonaiuti, il Concordato e la Chiesa . . . ci t., pp. 78-9 1 , e F. P \RLr-.TI , E mesto Buonaiuti, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1 97 1 , pp. 5 1 -62.

2 Proverbi, X, 29.

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72 Lettere di Buonaiuti a }emolo

1 0 Frascati, 20 aprile 1 924

Mio cansstmo, La tua buona lettera mi viene recapitata quassù, nella solitudine di

quest'angolo ignorato della villa Rasponi 1, dove son venuto a cercare dopo le emozioni dei giorni scorsi e in vista delle emozioni dei giorni futuri, raccoglimento e quiete per le mie supreme decisioni.

Grazie del tuo augurio pasquale. Come [è] triste per me questa Risurrezione che mi vede tagliato fuori dal corpo vivo dei fedeli, in balia a tutte le mie trepidazioni e a tutte le mie angoscie! Sì, cerco di confor­tarmi pensando alle parole di san Paolo, che ammonisce di festeggiare il sacrificio del nuovissimo agnello, non più nel lievito della superata malizia, ma con gli azimi della sincerità e della verità 2• Ma in fondo alla mia coscienza è un tormentoso sgomento di fronte all'incognita delle riper­cussioni possibili, per me e per gli altri, del mio gesto imminente.

Tu prospetti la mia situazione nei suoi veri termini. Io debbo soprattutto pensare oggi, nell ' [ . . . ] 3 determinazione, a non contrarre oneri e a non impegnarmi a rinuncie, cui poi non sia più in grado di mantener fede. Le condizioni quali sono state formulate nel decreto di condanna, e quali a tutt'oggi sono ancora ostinatamente ribadite dai miei superiori, nonostante tutte le mie invocazioni, implicano, né più né meno, il completo annullamento della mia attività. Potrei mai acconciarmi all'ina­zione completa del mio cervello, dopo più che un ventennio di ininter­rotta e intensissima attività, senza correre rischio di divenire folle? Aggiungi che per un caso tipico di inconsapevolezza delle condizioni generali della cultura spirituale in I talia, i miei superiori non sospettano che il giorno stesso in cui io abbandonassi la cattedra, vi salirebbe Omodeo 4, a proclamare il contenuto mitico della tradizione cristiana. La mia uscita dall'Università non sarebbe una diserzione? E non sarebbe la totale dispersione del mio decennale sforzo per creare una scuola?

O disertore o ribelle, dunque, è il dilemma di fronte a cui mi pone, implacabilmente, il Santo Ufficio. Il dilemma non può essere convalidato dalle coscienze illuminate. Il mio restare sulla cattedra - che mi costerà un martirio ineffabile, sopra tutto in casa) nei rapporti con mia mamma) inflessibile

- spero non apparirà una ribellione. Ho lasciato di far lezioni due giorni prima delle vacanze pasquali,

per condurre innanzi le mie trattative con i miei giudici 5. Poiché essi

1924 73

non si muovono di un apice dalle primitive loro posizioni, io riprendo il rmo proposito di non abbandonare il mio insegnamento universitario.

È terribile la vita che mi attende. Mi assista la preghiera al Padre e la simpatia affettuosa delle anime

che comprendono insieme la missione della scienza e il bisogno della fede.

Ti abbraccio. Tuo

E. Buonaiuti

1 Probabilmente la villa d'una seguace e ammiratrice del Buonaiuti, la contessa Rasponi, che,

alcuni anni più tardi, metterà a disposizione anche la sua residenza romana per un ciclo di

conferenze ristrette (cfr. La vita allo sbaraglio . . . cit., pp. 1 89- 190). 2 Cfr. Prima lettera ai Corinti, V, 8. 3 Manca una parola per strappo del foglio. 4 Adolfo Omodeo (Palermo 1 889 - Napoli 1 946), storico. Già straordinario di storia antica

nell'Università di Catania, era stato chiamato a ricoprire la cattedra di storia della Chiesa nella facoltà napoletana su nomina di Giovanni Gentile «per meriti eccezionali», con decreto 14 giugno 1 923 (cfr. G. DE MARZI, Adolfo Omodeo: itinerario di uno storico, Urbino 1 988, p. 1 1 nota 4). Frequenti le critiche reciproche tra Buonaiuti e Omodeo, almeno fino al 1 927 (cfr. Bibliografia degli scritti di Emesto Buonaiuti, a cura di M. RAvA, con prefazione di L. SALVATORELU, Firenze

1 95 1 , all'indice dei soggetti ; e A. 0MODEO, Lettere 1910- 1946, Torino, Einaudi, 1 963, pp. 390, 392, 399, 401 -402, 404, 43 1) . Un esplicito accenno alla successione dell'Omodeo alla cattedra del Buonaiuti si trova comunque documentato solo nel 1 929 in una lettera a Luigi Russo (ibid. , p.

448). Cfr. anche G. DE MARZ1, Idealismo storicistico e cristianesimo trascmdmte: A. Omodeo e E. Buonaiuti, in <<Fonti e documenti», Centro studi per la storia del modernismo, 1986, 1 3, pp. 97- 1 1 8.

5 Nell'imminenza della celebrazione pasquale, Buonaiuti aveva rivolto un appello al Vicariato

di Roma e al Sant'Ufficio perché gli venisse revocata, almeno temporaneamente, la censura ecclesiastica. Ma proprio nei giorni seguenti a questa lettera a Jemolo, !'<<Osservatore romano»

pubblicherà due articoli del gesuita Mario Barbera di dura critica del pensiero e dell'operato del

Buonaiuti (cfr. Pellegn'no di Roma . . . ci t., p. 539, nota 1 36). Sul ruolo del Barbera ( 1 877 - 1947, redattore della <<Civiltà cattolica» dal 1 9 1 0) nell'ambiente cattolico romano, cfr. L. 11.\NGONI, << In partibus inftdeliunJ». Don Giuseppe De Luca: il mondo cattolico e la CII/tura italiana del Novecento, Torino, Einaudi, 1 989, ad indicem e, in rapporto al Buonaiuti, p. 60.

1 1 Roma, 1 1 maggio 1 924

Mio canssuno Carlo, Sempre saggio e lungimirante nei tuoi suggerimenti ; sempre pronto

a corroborarli con dei parallelismi felici.

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74 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Anch'io avevo pensato che una possibile via d'uscita avrebbe potuto essere rappresentata dal cambiamento e dalla limitazione della zona del mio insegnamento. Ma tu comprendi perfettamente che una soluzione di questo genere avrebbe dovuto essere condizionata da due imprescindibili circostanze di fatto : dalla natura della mia disciplina, quale figura nel ruolo delle materie universitarie a Roma e quale mi è imposta ; dai confini stessi delle mie capacità. Io ho fatto esplicita­mente delle proposte concrete ai miei superiori, dichiarandomi disposto ad esempio a circoscrivere il mio insegnamento alla letteratura cristiana medioevale o al greco neotestamentario. Ma la mia proposta ha solle­vato un ostinato ripudio. Si vorrebbe che io cambiassi radicalmente materia di insegnamento. Con una concezione veramente strana di quelle che possono essere le versatilità e le attitudini di un insegnante, son venuti a dirmi, con comica serietà, che io potrei insegnare mate­matica o fùosofia greca. Con gente che ragiona con questo po' po' di semplicismo, tu lo comprendi, è impossibile un'intesa. Siamo dunque tuttora in alto mare. Io continuo le mie lezioni : ma ho fatto sapere al Santo Padre che questo assolvere un preciso dovere accademico non può costituire un atto di ribellione 1 •

Ed ora sono nelle mani di Dio. Tutto intento per mio conto a far si che la difficoltà della situazione non riesca a farmi decampare di un pollice da tutti i doveri ideali e pratici del mio sacerdozio, che intendo non sia avvilito in me dallo sbaraglio in cui mi ha gettato l'amarissima lacerazione della scomunica.

Perché l'aspro mio cammino sia meno arduo, io ho bisogno dell'as­sistenza di tutte le anime che, come la tua, comprendono la molteplicità di doveri di chi fa professione insieme di studi e di Cristianesimo.

Ti abbraccio. Tuo

Saluti affezionati alla tua Adele.

E. Buonaiuti

1 Con lettera del 28 agosto 1 924, in cui Buonaiuti affermava di considerare l'insegnamento e la sua attività scientifica <<parte integrante» del suo <<ministero sacerdotale» (cfr. Pellegrino di Roma . . . cir., p. 539 nota 1 36).

1924 75

1 2

Roma, 29 maggio 1 924

Mio canssuno Carlo, La mia situazione - per quanto la cosa possa sembrare para­

dossale - si è stabilizzata nella sua instabilità. Ormai tutti hanno capito molto bene che non intendo in alcuna

maniera rinunciare a qualsiasi forma di attività intellettuale : che sopra tutto non intendo abbandonare una cattedra, che rappresenta la palestra naturale del mio proselitismo spirituale e religioso. Ma che, continuando, nel dolore, le forme di lavoro cui il Signore mi ha chiamato non intendo in nessunissima maniera costituirmi ribelle. Mi si era fatta balenare in anticipo la evenienza che, persistendo io ad impartire le mie lezioni, sarei stato colpito da qualche provvedimento più grave ancora dei prece­denti. Nulla invece è venuto. Circola la voce negli ambienti ecclesiastici che mi si lascerà tranquillamente chiudere il ciclo delle mie lezioni e che mi si chiederà nuovamente la rinuncia all'insegnamento a vacanze inol­trate. Qualcuno mi dice che, data l'accoglienza fatta dal pubblico al primo decreto, non c'è alcuna voglia di lanciarne un secondo. Non lo credo. Mi par cosi difficile che mi lascino in questa singolare posizione di incertezza, nella quale un decreto di scomunica sembra non avermi tolto un alunno, e, sopra tutto, non avermi tolto un amico o un simpa­tizzante nelle fùe stesse del clero.

Comunque, io penso con ininterrotta trepidazione alle mie non lievi responsabilità. Se fino a ieri io ero tenuto al rispetto gelosissimo della mia vocazione sacerdotale e potevo contare, nell'adempimento delle mie mansioni, sul pingue viatico di quelle che i teologi chiamano le grazie dello stato, oggi, imperiosamente, il mio dovere presbiterale grava più formidabilmente sulle mie spalle e io sono abbandonato alle risorse uniche della mia personale coscienza di fronte a Dio. Questa condizione mi dà a volte un senso di sgomento. Ma risollevo il mio capo, dalle momentanee crisi di smarrimento, per guardare più fiducioso in Cielo e per attendere dal Padre la forza di superare un imbarazzo, che so in coscienza avermi colpito, me nolente.

Il conforto della solidarietà unanime ed infrangibile delle persone care mi è certamente di validissimo sussidio.

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76 Lettere di Buonaiuti a }emolo

So quanto mi resta da fare. Guardo non disperando_

l'avvenire. Ricorda temi.

1 3

Che farai tu durante l'estate? Dove porterete il vostro Guglielmina? Io auguro ogni più serena gioia alla intimità della tua vita familiare. Saluti ad Adele. A te un abbraccio fraterno.

Ernesto

Roma, 5 giugno 1 924

Mio canssuno, La tua lettera esige una immediata risposta, la quale ti rechi senza

indugio l'espressione della mia fervida ammirazione per la tua attitudine dinanzi alla profferta di p. Gemelli 1 • Questo tuo rinunciare a pingui vantaggi economici, non già sotto il pungolo di una pregiudiziale avver­sione all'Università milanese, ma unicamente per tutelare la libera espli­cazione della tua futura operosità scientifica è gesto di rara nobiltà che, se non può sorprendere chi ti conosce, desta il più vivo compiacimento 2.

Non altrettanto mi piace la tua rinuncia a Firenze 3. Ma può darsi che anche a tal proposito tu non abbia, istintivamente, mal provveduto alle tue sorti. Io ti vedo qui a Roma in un giorno non lontano, primo ecclesiasticista delle nostre facoltà giuridiche.

Questa mia risposta ti deve portare anche, subito, l'espressione della mia fraterna riconoscenza per lo zelo mostrato in favore della mia causa e per l'affezionato attaccamento con cui hai protestato che nessun decreto di vitando potrà indurti a lacerare i vincoli della nostra ormai vecchia anuctzta.

Ma sulla via da seguire per continuare ed eventualmente portare a risultati concreti la conversazione da te avviata col Gemelli io non ho - pur dopo avere ieri sera lungamente riflettuto - da trasmetterti una parola netta e precisa. La mia situazione attuale è così paradossalmente complessa, che io, anziché comunicarti una decisione da riferire a p. Gemelli per le tue eventuali mosse, preferisco descrivertene i dati più tipici e più appariscenti, onde tu di tua iniziativa - conto, illimitatamente, sul tuo senno e la tua discrezione - possa adottare la conclusione che ti parrà più saggia.

1924 77

Mi risultava già, attraverso le voci circolanti in seno al clero romano, - e della cosa il frammento di conversazione del Gemelli con Perosi 4 mi è netta conferma - che l'aver io continuato le lezioni non costituisca più, nel giudizio del Santo Ufficio, una rottura definitiva di scambievoli rapporti. Prima circostanza da mettere in luce : c'è qui una piccola resipiscenza, ché nel primo momento si esigeva l'immediato abbandono della cattedra.

L'ultima lettera stessa fattami inviare dal Santo Padre in replica alle mie reiterate istanze con cui supplicavo mi si lasciasse all'insegnamento a cui ero tenuto per doveri professionali «specie in questo scorcio di anno accademico» si chiudeva con una brusca diffida : a non cercare « sempre nuovi pretesti (testuale!) per non fare subito ciò» che avrei dovuto «per evitare tanto scandalo già troppo a lungo durato» 5. Fu anzi questa inesorabile diffida, che mi umiliò e mi addolorò quanto lo stesso decreto di scomunica, che mi indusse a rinunciare - da un mese - ad ogni insistenza.

Ma la stranezza della mia situazione nasce ora proprio. Gli ecclesia­stici di Roma che incontro hanno verso di me il medesimo contegno di prima : la mia scuola non ha perduto un ascoltatore : il mio povero lavoro non ha smarrito per via alcuna capacità di suscitare simpatie.

C'è infinitamente di più (e la cosa va mormorata al tuo orecchio come una confessione) : il mio confessore 6, un santo prete, emulo del Cottolengo, mi dice, con aria ispirata, che, data la tranquillità della mia coscienza, io posso, se voglio, celebrare in segreto la Messa. Tale pro­spettiva è balsamo sulla mia anima esacerbata. Non ho per ora raccolto l'autorizzazione. Ma non posso dire se non la raccoglierò in avvenire, in particolari circostanze di vita.

In casa la situazione è di una serenità che non avrei potuto mai sperare. Può darsi che il vedere come la mia yita procede inalterata e inalterabile : che il constatare come l'allontanamento violento dall'altare ha intensificato il mio bisogno di preghiera intorno all'icona domestica, e che ogni sera io e la mamma c'inginocchiamo insieme per la celebra­zione della nostra semplice liturgia - il Rosario - ; abbia determinato nella mia povera vecchietta un capovolgimento completo di sentimenti. È tenera, tollerante, comprensiva per me. Ma è furibonda contro il S. Ufficio. Debbo io frenare le sue esplosioni di collera.

Aggiungi a tutto questo il mio particolarissimo stato d'animo. Dopo le prime settimane di angoscia e di smarrimento, una grande pace si

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78 Lettere di Buonaiuti a }emolo

è fatta nel mio cuore. Io curo di trarre norma per la mia linea di condotta unicamente dagli interessi della edificazione collettiva, i quali non è detto non possano essere tutelati anche attraverso un momentaneo scandalo e un provvisorio turbamento. In questo momento mi sento come invasato da un bisogno intensissimo di lavoro. Una qualsiasi riconciliazione non porrebbe dei limiti terribili a questa mia missione, cui mi sento chiamato ogni giorno con più imperiosa urgenza? Quale revisore domani vorrà assumersi il compito di approvare le mie cose dopo tanto triste esperienza!

Ma io non vorrei che tu intravedessi attraverso queste mie trepide esitazioni un qualsiasi acconciamento a questa mia penosa situazione di esule. Solo mi sforzo di valutare il pro e il contra di tutte le eventualità.

Quel che tu ora mi suggerisci - comunicazione anticipata dei corsi, sempre fuori del periodo delle origini - costituisce una riproduzione delle condizioni che io sottoposi al primo momento delle trattative al p. Fernandez 7 dell'Istituto Biblico. Non furono accettate. Lo potrebbero essere oggi?

on va trascurato il fatto che gli idealisti in agguato sarebbero ben pronti a colpirmi per una presunta limitazione della mia libertà accade­mica 8. E allora?

Infine non posso nasconderti che dopo due mesi dalla scomunica le mie esigenze sono cresciute : unicamente in seguito ad una pm speri­mentata valutazione delle mie possibilità, che mi sforzo costantemente di ragguagliare ai bisogni dei miei fratelli.

Questo, in linee schematiche, il quadro della situazione. Tanta è la fiducia che nutro in te - fratello e collega - che mi

rimetto al tuo senno per le decisioni che ti paiano più convenienti. Il Signore dia prosperità e forza al vostro angioletto. Tante cose belle ad Adele. A te un abbraccio riconoscente.

Ernesto B .

1 I l francescano Agostino Gemelli (Milano 1 878 - 1 959), fondatore, nel 1 92 1 , dell'Università

cattolica del Sacro Cuore, di cui fu rettore fino alla mone. Cfr. G. Ru�u, Padre Gemelli e l'Università Cattolica, in ivfodemismo, fascismo, cormmismo. Aspetti e figure della cultura e della politica dei cattolici nel '900, a cura di G. Ross1 1, Bologna, 11 Mulino 1 972, pp. 1 51 - 1 79. La biografia più recente sul

Gemelli è quella di G. Cos�IACINI, Ge111elli. Il Machiavelli di Dio, Milano, Rizzoli, 1 985. Le « profferte>>

a cui allude Buonaiuti riguardavano il trasferimento di Jemolo dalla facoltà giuridica di Bologna

1924 79

all'Università cattolica di i\lilano in qualità di docente di diritto ecclesiastico. Sulla vicenda si

veda in questo volume F. MARGIOTr l BRoGuo, Buonaù1ti e ]emolo, § 4. 2 Per le analoghe considerazioni rivolte in proposito allo Jemolo dal suo maestro F. Ruffini,

cfr. Cn t•mtennio di corrispondmi(l Ru.ffìni-)emolo (19 12- 1932), a cura di G. Z.INFARI!\0, in « N uova

antologia>>, C X X V (1 990), 2 1 76, pp. 433-434. 3 Evidentemente Jemolo aveva rinunciato al bando di concorso di dirittO ecclesiastico

nell'ateneo fiorentino.

4 Mons. Carlo Perosi, fratello del famoso musicista, assessore al Sant'Ufficio, con cui Buonaiuti

aveva avuto un incontro nel 1 924, poco prima della seconda censura ecclesiastica. 5 Lettera di mons. Camillo Caccia Dominioni, maestro di camera di Sua Santità, al Buonaiuti,

in parte riprodotta dal Niccoli, in Pellegrino di Roma . . . cit., p. 539 nota 1 36. 1' Dovrebbe trattarsi di don Brizio Casciola (notizia gentilmente comunicatami dal prof.

Lorenzo Bedeschi). Sul Casciola (Montefalco 1 87 1 - Napoli 1 957), figura singolarissima di sacer­

dote, cfr. L. B 1 DESCHI, Lettere ai cardinali di don Bri'{jo, Bologna 1 970; ID., Sllb l'Oce, in Di'{jonmio storico del motù11ento cattolico in Ttalia 1860 - 1980, diretto da F. TRANIEU.O e da G . Cl \lP ININI, II, l prota.�onisti, Casale MonferratO, Marietti, 1 982, pp. 95-97. Un ritratto umano di Buonaiuti da

parte di Casciola è contenuto in un'interessante lettera di quest'ultimo a don Giuseppe De Luca

dell'8 giugno 1 946, pubblicata e commentata da L. BEDESCHI , Il Vangelo secondo l'eretico, in

«A \'Venire>>, l o marzo 1 995, p. 20. 7 11 gesuita Andrés Fermindez (1 870 - 1 960), noto biblista, dal 1 9 14 al 1 91 7 vice-rettore e dal

1 9 18 al 1924 rettore del Pontificio I stituto Biblico: cfr. Miscelanea biblica Andrés 1-"Fmcindez preparada

por J. S \cl Es - S. B IRT!\1 1 - J\f. QL LR.I (num. spec. eli <<Estudios eclesiasticos>>, 1 34- 1 35, 1960). Tra

il 1 923 e il 1924 il Fermindez aveva mostrato - osserva il Niccoli - « singolare benevolenza

e spirito di comprensione>> nei riguardi di Buonaiuti (cfr. Pe//egn/10 di Roma . . . cit., p. 539 nota 1 36). 8 Sui termini della proposta di mediazione Gemelli - J emolo a favore di Buonaiuti, si rinvia in

questo volume a F. ì\L\RGIOlT 1 BRoc. uo, Buonaiuti e }emolo, § 5.

1 4

Roma, 24 luglio 1 924

Mio carissimo J emolo, Ti sono schiettamente riconoscente per le osservazioni che con

nobile e fraterna lealtà muovi al mio proposito di non far mancare alla vita associata di San Donato il conforto e il cemento della celebrazione quotidiana. A dirti il vero non condivido la tua valutazione del gesto eventuale. Che cosa mai potrebbe nascondere esso di potenzialmente scismatico? Anche a norma di diritto canonico io, tranquillo in coscienza sulla radicale ingiustizia del decreto che mi ha colpito, potrei normal­mente, nel segreto della mia cappellina privata, esercitare il mio potere di consacratore del mistero eucaristico 1 • Ma a San Donato ci sarebbero ragioni eccezionali per salire l'altare, per lo meno nei giorni del Signore.

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80 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Sono, lassù, escluso dal mondo, e le rrue condizioni fisiche non rru consentono di scendere a Santa Scolastica, per mescolarmi al popolo fedele 2. Dovrò restare per un mese senza messa? Precedenti storici potrebbero aiutarmi a mostrare che tenere momentaneamente in non cale una condanna e una censura inficiate d'intrinseca invalidità non equivale in nessuna maniera a gettare il seme di uno scisma. Nacque forse uno scisma dall'attitudine di Sarpi di fronte all'interdetto di Paolo V? Al contrario, non valse la sua resistenza a far sì che interdetti così intempestivi non se ne lanciassero più?

Ma, prescindendo da tutte queste considerazioni teoriche, io non so essere sordo ad apprensioni amichevoli e affettuose come le tue. È quasi sicuro ormai che mi asterrò scrupolosamente - con più acuta pena lassù - dal celebrare : e di questa mia decisione le tue parole sono state senza dubbio la ragione più forte.

Curioso che ci siamo incontrati a fare, per Paolo Sarpi, un lavoro così affine! 3 Tutto il mio materiale è già presso l'Ojetti 4. Ma io non sono un deprezzatore come te della mente dell'inflessibile servita. Che fosse uno spirito prevalentemente cerebrale, arido e freddo, mi sembra non possa revocarsi in dubbio. Ma che non possedesse capacità ftlosofi­che e raziocinative eminentissime non mi acconcerei ad ammetterlo. Del resto, ci leggeremo .. . e ci criticheremo a vicenda amabilmente!

Da Casati 5 non mi attendo nulla di meglio di quel che non mi sia potuto attendere dal suo predecessore. Anzi, a rigore, potrei temere di essere incappato in un . . . disciplinatore anche più ostile. Non è causa, di solito, di postumi bistrattamenti il cadere sotto le grinfie di chi condivise con noi, in altri tempi, speranze ed ideali, che poi abbandonò, perché, forse inconsciamente, valutò tutta la loro radicale incapacità di condurre in alto? Ma ormai tutto il male che l'idealismo poteva fare a me, ai miei studi, alle mie aspirazioni, è stato fatto. Casati, in fondo, non è che un provvisorio riparatore.

Può darsi che Bardi 6 venga a San Donato. Come forse sai, egli ha sposato, e già mi ha detto che condurrà la sua Signora a Subiaco. Di là a San Donato è inevitabile il tragitto.

Turchi . . . 7 è commissario per la q1aturità classica in un liceo di Roma.

n «Bollettino» per ora non uscirà. Esso aveva una ragione di esistere di contro alla «Rivista trimestrale» del nostro amico Bonucci 8 quando

1924 81

essa aveva probabilità di raggiungere, mercé l'approvazione ecclesiastica, un pubblico ortodosso cui il periodico condannato di Perugia non sarebbe mai giunto. Ora che tale possibilità è svanita, fare ancora uscire il nuovo « Bollettino» sarebbe proprio un voler fare la concorrenza all'iniziativa del Bonucci. E la cosa sarebbe tanto più indelicata ora che il Bonucci, sofferente e malandato, non riesce a far uscire regolarmente i suoi fascicoli. Attendo quindi momento più acconcio 9.

Mi fa piacere di saperti costassù, con la tua Adele e il tuo piccolo, che, auguro, sarà ora perfettamente riavuto dall'impressione provata al primo saluto della montagna.

La quale, è vero?, è un po' arcigna al primo incontro ; ma si rivela p01, qual'è, madre amorevolissima.

Ricordi la nostra . . . traversata del Terminillo? 1 0

Ti desidero ogni bene e ogni gioia. Saluti devoti alla tua Adele. Ti abbraccio con affetto. Tuo

Io sarò a San Donato il 1 o di agosto. E. Buonaiuti

1 Circa il problema della validità e degli effetti della scomunica ingiusta, si veda l'autorevole parere del canonista F.X. WERNZ, lus decretalium, VII, !IIJ poenale, Prati, Giachetti, 1 9 1 3, p. 1 74: «Censura manifeste sive notoria iniusta et invalida neque in foro externo neque in foro interno ullum producit effectum. Quare huiusmodi censura, cum non existat neque obligationem inducat, \>iolari potest, quin poenae violatoribus statutae incurrantun>. Per le posizioni post-codicistiche, cfr. F .X. \X'ERNZ - P. VJD \L, Ius canonicum, VII , lt1s poenale ecclesiasticum, Romae 1 937, p. 231 .

2 I l monastero di Santa Scolastica di Subiaco, appartenente alla congregazione cassinese della primitiva osservanza, distava infatti circa un'ora di cammino dal romitorio di San Donato.

3 ]emolo stava preparando sul Sarpi un volume di Pagine scelte, che uscirà presso Vallecchi, a Firenze, nel 1 925. Buonaiuti, dal canto suo, lavorava ad un'antologia sarpiana che, con una sintetica introduzione, vedrà la luce a Milano nel 1 926 presso la casa editrice Treves col titolo Le pùì belle pagine di Paolo Sarpi.

4 Ugo Ojetti (Roma 1 87 1 - Firenze 1 946), noto saggista e giornalista. Probabilmente viene chiamato in causa dal Buonaiuti quale consulente della casa editrice Treves.

5 Alessandro Casati (Milano 1 881 - 1 955), studioso e uomo politico. Aveva partecipato arriva­mente al movimento modernista italiano con la fondazione, nel 1 907, della ri\>ista « Il Rinnova­mento», insieme con Antonio Ajace Alfieri e Tommaso Gallarati Scotti. Successivamente si era avvicinato intellettualmente al Croce; subito dopo la prima guerra mondiale, aveva aderito al fascismo ed era stato eletto senatore del Regno il 1 o marzo 1 923. Dal 30 giugno 1 924 al 3 gennaio 1 925 sostirui Gentile al Ministero della istruzione. L'antica e comune militanza

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82 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

modernista aveva fatto sperare a )emolo in un intervento teso a sbloccare la situazione accademica di Buonaiuti. Questi, oltre che nella lettera, esprimerà un severo giudizio sul Casati in Pellegrino di Roma . . . cit., pp. 70-71 . Per le valutazioni di Jemolo su questa figura di « modernista», cfr. A.C. J F\10LO, Introduzione, a T re cattolici liberali. Alessandro Casati, Tommaso Gal/arati Scotti, Stefano ]acini, a cura di A. Pr.t.LtGRit-.1, Milano, Adelphi, 1 972, pp. 37-60, in particolare pp. 45-46.

6 Giovanni Bardi (Roma 1 884 - 1 954), proprietario della tipografia del Senato ed editore. Aveva patrocinato la pubblicazione di due periodici del Buonaiuti : il « Bollettino di letteratura critico-religiosa» 0uglio 1 9 1 4 - giugno 1 9 1 5) e la «Rivista di scienze delle religioni», dal gennaio 1 9 1 6 (cfr. Pellegrino di Roma ... cit., pp. 1 42, 145, 530 nota 84). Alla sua casa editrice, fondata nel 1 9 1 9 con la denominazione « Libreria di scienze e lettere», collaborarono, tra gli altri, Adriano Tilgher, Giovan Battista Grassi, Giuseppe Lugli e Alessandro D'Ancona.

7 i cola Turchi (Roma 1 882 - 1 958), sacerdote e studioso di storia delle religioni. Sarà il

compagno inseparabile di Buonaiuti in molte sue vicende, dagli anni del Seminario Romano fmo alla sua morte. Professore nel collegio di Propaganda Fide, nel luglio 1 9 1 0 fu costretto a dimettersi per sospetti di modernismo. Tradusse la Storia antica della Chiesa di Duchesne e scrisse le prime due f..ettere di un prete modemista. Fu uno degli iniziatori della scienza religionista in I talia (Manuale di storia delle religioni, Torino 1 9 1 2) . Per la sua collaborazione redazionale alla rivista « Rivista di scienze delle religioni» diretta da Buonaiuti, il 1 2 aprile 1 9 1 6 venne sospeso <<a divinis» con decreto del Sant'Ufficio. Libero docente di storia delle religioni presso l'Università di Roma dal 1 9 1 6 al 1 935, ebbe l'incarico per questa medesima disciplina dal 1 935 al 1 940 presso l'Università di Firenze e per l'anno accademico 1 937 - 1 938 anche a Pisa. Cfr. Pellegrino di Roma ... ci t., pp. 1 45- 146, 5 1 3, 521 ; Il gmppo radicale romano, 6. Carteggio Turchi - Ho11tin, a cura di L. BEDESCHI, in <<Fonti e documenti», Centro studi per la storia del modernismo, l , 1 972, pp. 298-31 7 ; L.

FioR lt-.I, Modemismo romano, 1900 - 1922, in <<Ricerche per la storia religiosa di Roma», 8, 1 990, pp. 1 27- 1 28, 1 42- 143.

H 1\Jessandro Bonucci (Ponte Felci no, presso Perugia, 1 883 - 1 925), filosofo del diritto e studioso di filosofia e religione. Laureatosi a Roma in giurisprudenza (con una tesi su Lo legge comune nel pensiero greco pubblicata a Perugia nel 1 903) e poi in filosofia , rra il 1 91 O e il 19 15 pubblicò tre opere filosofiche : Verità e realtà (Modena 19 1 1) , Lo derogabilità del diritto nal11rale nella scolastica (Perugia 1906) e Il fine dello Sta/o (Roma 1 91 5). Docente di fllosofia del diritto a Camerino, nel 1 9 1 O a Perugia, nel 1 9 1 1 a Cagliari, come ordinario, dal 1 9 1 2 al 1 922 all'Università di Siena. Nel 1 922 aveva chiesto e ottenuto il trasferimento nell'ateneo di Palermo ma, a causa del suo stato di salute, vi si poté recare solamente per pronunciare la prolusione. Bonucci fondò e diresse dal 1920 a tutto il 1 923 la <<Rivista di studi filosofici e religiosi». Su di lui, cfr. G. QL IDRJ, sub voce, in Enciclopedia

filosofica . . . ci t., l , Roma 1 979, col. l 01 3 ; P. CILWERI - F. PARE!"TE, sub t•oce, in Diifonario biografico degli italiani, Xll, Roma, I stituto dell'Enciclopedia italiana, 1 970, pp. 450-452, e, per i suoi rapporti col Buonaiuti : E. CJoccA, L'esperienza modemistica di Alessandro Bonucci . . . ci t., pp. 319-426.

9 Già nell'aprile 1 924 Buonaiuti aveva germinato l'idea di dare vita a una nuova rivista di studi religiosi - un " nuovo Bollettino" - che potesse servire di sbocco immediato ai suoi scritti e a quelli della sua scuola (cfr. ibid., pp. 420-428). Tale proposito si rafforzò nel corso dell'estate seguente con l'assenso dei suoi allievi (cfr. Peflegrino di Roma ... cit., pp. 220-221) . Sennonché l a cessazione della rivista del Bonucci e l e cattive condizioni della sua salute, spinsero Buonaiuti a rinviare la decisione.

10 Non si conosce l'occasione e la data dell'escursione sul Terminillo (m. 221 3) , compiuta da Buonaiuti e da Jemolo. ll proposito di ripetere tale esperienza ritornerà in altre tre lettere a quest'ultimo (1 3 e 29 giugno 1 927, 4 agosto 1 928). Quattro mesi prima Buonaiuti aveva scritto a Remo Missir: << Amo la montagna fmo alla mania ... >> (cfr. lA vita allo sbaraglio ... cit., p. 1 8) .

1924 83

1 5

Roma, l settembre 1 924

Mio carissimo J emolo, Eccomi, da ieri l'altro, reduce dall'eremo montano che tu conosci,

tornato alla mia vita uniforme di lavoro e di raccoglimento, qui nella mia silenziosa stanza nomentana. Sono molto soddisfatto del mio San Donato, quest'anno. Ho avuto intorno a me pochi compagni, ma fervidi, volente­rosi, profondamente affiatati. Sono in particolar modo felice dell'inquieto e tormentato Lazzarini 1 , che sale ogni anno la nostra montagna e que­st'anno, mi ha confessato, ha sentito come dischiudersi nuovi orizzonti dinanzi ai suoi occhi irrequieti e insoddisfatti. Spero molto da lui.

Non ti so fare più le lodi adeguate dei due più giovani miei allievi : il Donini 2 e il Giannelli 3. Ad una intelligenza tempratissima accoppiano entrambi una rara finezza di psicologia. Sono, oggi, le mie principali ragioni di fiducia.

Ed ora son qui nuovamente al mio vecchio scrittoio. Un anno ben burrascoso mi si para dinanzi. Non sono proclive a previsioni pessimi­stiche, ma mi par eli scorgere all'orizzonte troppi sintomi allarmanti, perché' non debba risentirne in cuore una fonte di trepidazione, e, dirò la parola, eli sgomento. Ma allora, domanderai tu, perché inasprire la situazione già tanto minacciosa con atteggiamenti o gesti eli risoluta polemica? Hai astrattamente ragione. Ma ormai, si confermerà, c'è una logica nel mio operato che mi trae imperiosamente e a cui mi par vano reagire. Il Signore mi aiuti ché la mia azione, momentaneamente «scan­dalosa», riesca alla fine eli edificazione spirituale.

Le mie condizioni eli salute sono ora ottime. Son tornato da San Donato irrobustito e . . . purtroppo, più pesante eli quando son partito. Ma avrò tanti modi eli perdere i vantaggi del riposo e della cura ricostituente!

Qui mi son rimesso subito alacremente al mio Lutero. Ma non sarà pronto, il manoscritto, prima del tramonto dell'anno 4•

Hai ragione di osservare che il vol. XX della Collezione 5 non ha bisogno eli -essere preparato d'urgenza, quando non si vede ancora il primo. Ma ti avverto che il Manuale è ormai, veramente, alfine, eli imminente pubblicazione 6 e che sarebbe eli molto buon gusto pubblicare a breve distanza eli tempo il primo e il ventesimo volume di una raccolta. E a chi può piacere più che a te eli fare cosa eli buon gusto?

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84 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

A pena tornato a Roma ho colto intorno, nei manifesti, nei giornali, nelle chiese, direi quasi nei volti, gli indizi della orribile

. situazione

spirituale in cui tutti versiamo. Che sarà fra due mesi? Mistero : e mistero poco rassicurante . . . 7

Salutami cordialmente la tua Adele. Auguri della massima floridezza al vostro piccolo. A te un abbraccio.

Ernesto B.

Ti vedrò veramente a Roma nel Natale? Quanto lo bramerei!

1 Su di lui v. lettera n. 5 nota 1 . 2 Ambrogio Donini (Lanzo, presso Torino, 1 903 - Rignano Flaminio 1 99 1) , storico delle

religioni e uomo politico. Uno degli allievi prediletti di Buonaiuti, da lui frequentemente ricordato in Pellegrino di Roma (ad indicem). Militante politico nel Partito comunista italiano, svolse un'intensa attività pubblicistica antifascista dal 1 928 al 1 945 sia in Francia che negli negli Stati Uniti. Rientrato in Italia ricoprì diversi incarichi politici, tra cui quello di ambasciatore in Polonia dal

• 1946 al 1 948 e quello di senatore nella Il e I I I legislatura. Fu incaricato di storia del cristianesimo nell'Università di Roma per un decennio e, dal 1 960 al 1 97 1 , titolare della stessa disciplina a Bari. Per i suoi rapporti col Buonaiuti cfr. le diverse annotazioni in La vita allo sbaraglio . . . cit., e in specie p. 27 nota 2 e p. 333, nota 1 .

3 1 1 riferimento è, probabilmente, al romano Ciro Giannelli (1 905 - 1 959), in seguito «scrittore» della Biblioteca apostolica vaticana, autore di alcuni studi di carattere erudito sulla letteratura greca e slava nonché curatore della descrizione dei Codices Vaticani graeci (2 voli., Città del Vaticano, 1950 e, postumo, 1 961) .

4 Cfr. lettera n . 3 1 nota 4. 5 Buonaiuti alludeva ad un volume che avrebbe dovuto essere scritto da ]emolo sulla storia

della Chiesa dalla Controriforma al Vaticano I per la «Biblioteca di critica religiosa>> dell'editore Campitelli di Foligno. Cfr. in questo volume la lettera del 1 7 aprile 1 923.

6 Si tratta del più volte ricordato Manuale introduttivo alla storia del Cristianesimo (l, il Cristianesimo primitiiJO, parre I, l primi tre secoli) che, ideato dal Buonaiuti e dai suoi allievi nei mesi estivi del 1 922 nel ritrovo di San Donato, uscirà a Foligno nel 1 925 come I volume della I I sezione dedicata alle religioni bibliche.

7 Probabile riferimento alla drammatica situazione politica italiana, che il 10 giugno precedente aveva visto proprio a Roma l'assassinio di Giacomo Marreotti e il 27 giugno il ritiro sull'Aventino dei partiti di opposizione al fascismo.

1925 85

1 6

Roma, li 1 9 marzo 1 925

Mio canssuno, Comprendo perfettamente come l'ultima mia ti abbia dato la sensa­

zione di uno stato eli malessere e eli inquietudine in cui verserebbe l'anima mia.

Per quanto io cerchi con tutte le forze eli affrontare le terribili responsabilità che nascono dalla paradossale mia situazione avvivando la mia condotta eli serenità e di fiducia, il conflitto profondo che è alla radice della mia vita spirituale oggi non può non trapelare, più o meno distinto, attraverso tutte le mie enunciazioni e tutti i miei atteggiamenti.

Questi eminentissimi « Padri» della Suprema 1 che mi hanno posto, con tanta precipitazione e tanta disinvoltura, al più drammatico bivio che possa offrirsi ad anima eli sacerdote cattolico, non sapranno mai - per loro fortuna - eli quali angoscie e di quali incertezze abbiano disseminato il mio cammino 2.

Non è che io non veda, nitidamente implacabile dinanzi a me, la meta cui debbo tendere con l'arco teso eli tutte le mie volontà e eli tutte le m1e nsorse.

Ma ci sono doveri che costano lacrime e sangue. E il mio, oggi, è di tal genere.

Di qui un'intima pena quotidiana che abbrucia le g�me del mio proselitismo e insidia irrimediabilmente il sonno della mia giornata.

Il p. Gemelli non mi sembra ti abbia detto tutta la verità quando ti ha dichiarato che con un paio d'anni di aspettativa la vertenza si sarebbe potuta tranquillamente appianare. Questa fu la proposta che il Gemelli stesso formulò a me, in una conversazione benevola e cordiale, della quale gli serberò imperitura gratitudine 3.

Ma egli stesso, dopo aver ottenuto una mia generica adesione, mi fece sapere per lettera che la proposta non aveva riscosso in alto il consenso che si riprometteva. Del resto del colloquio del Gemelli col Papa a mio riguardo io non ho avuto mai chiara contezza 4•

Ora eccomi al più oscuro sbaraglio.

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86 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Mi si vocifera da varie parti che la scomunica suprema è per scivolare sul mio capo. L'esilio sarà da quel momento completo e pro­babilmente irrimediabile.

Sono preparato all'estremo affronto. Ormai sento, che, qualunque cosa sia per accadere, non altererà i caratteri che la mia esistenza ha assunto dinanzi all'ideale cui mi sono votato e alle responsabilità che mi sono addossato di fronte alle anime che mi seguono.

Giuoco una rischiosissima carta. Ma non posso più ritirarmi dalla partita.

L'avvenire, se Dio mi aiuta, sarà la riprova della coerenza delle mie intenzioni.

Sono molto meravigliato di sapere che Una fede 5 non ti è pervenuta. Te l'avevo spedita senza indugio. Fanne ricerca. Altrimenti te ne manderò un altro esemplare.

Saluti cordiali alla tua Adele. Abbracci affezionati. Tuo

E. Buonaiuti

1 l membri della Suprema Congregazione del Sant'Ufficio, allora composta dai cardinali Raffaele Merry del Val, segretario, Gaetano De Lai, Basilio Pompili, Pietro Gasparri, Guglielmo Van Rossum, Andrea Fruhwirth, Donato Sbarretti, Oreste Giorgi, Ludovico Billot, Michele Lega (Annuario pontificio per l'anno 1924, Roma, tip. Poliglotta Vaticana, 1 924, p. 396).

2 Con decreto del 28 gennaio 1 925 il Sant'Ufficio aveva privato il Buonaiuti del diritto di vestire l'abito ecclesiastico, «in pena della sua pertinace disobbedienza», condannate le sue nuove pubblicazioni nonché la rivista «Ricerche religiose» da lui diretta (cfr. «Acta Apostolicae Sedis>>, XV1 1 , 1 925, p. 69).

3 Sui contatti di padre Gemelli - «missus dominicus>> - col Buonaiuti alla fine del 1 924, si veda Pellegrino di Roma. .. cit., pp. 240 e seguenti. Il iccoli, nella preziosa annotazione di quest'opera, riferisce d'un primo scambio epistolare aperto dal Gemelli il 29 ottobre 1 924 e di colloqui a Roma nel corso del novembre successivo (ibid., p. 540 nota 1 60) . A risvegliare le preoccupazioni della gerarchia ecclesiastica era stato l'annuncio della pubblicazione delle «Ricerche religiose>>. Cfr. anche L. BEDI·:SCI II, B11onaiuti, il concordato . . . cit., p. 90.

4 Scrive in proposito il Niccoli : «il padre Gemelli parlò con il Santo Padre ; ma nulla poté farsi di fronte alla richiesta avanzata a Buonaiuti di abbandono alla sua attività didattica>> (cfr. Pellegrino di Roma . . . cit., p. 541 nota 1 60) .

5 E. Bn) All'TI, Una fede e 1111a disciplina, Foligno, Campitelli, 1 925 (ma, in realtà, novembre 1 924). Si trattava di una documentata autodifesa del Buonaiuti scritta durante l'estate precedente nell'eremo di San Donato (cfr. La t'Ìta allo sbaraglio . . . cit., p. 30 nota 5). Vi erano ripercorse le tappe salienti dei suoi rapporti con la gerarchia ecclesiastica dal 1 92 1 al 1 924.

1925 87

1 7

Roma, 7 luglio 1 925

Mio canss1mo, Comprendo come siano state prese le tue giornate in questo scorcio

di anno accademico, fra le tue cure familiari e i tuoi oneri accademici. Godo tanto nel sapere che Adele va riacquistando ormai rapida­

mente le sue forze e che nell'intima calma della vostra casa va ritem­prando magnificamente i suoi nervi. Che il Padre di tutte le gioie non cessi un giorno solo di ricolmare di serenità e di letizia le vostre mura e che i giovani virgulti, nativi intorno, crescano prosperi e rigogliosi, sotto l'alito del vostro amore e della vostra tenerezza! 1

Anch'io ripenso con emozione al giorno in cui ebbi la gaudiosa ventura di benedire le vostre nozze e nnnovo voti, che, con tanto fervore, quel dì formulai per voi.

Non ti lamentare del tuo isolamento. È ancora la più bella dote che possa toccare in questo mondo amarissimo e moralmente miserabi­lissimo in cui ci è toccato di vivere.

Sono anch'io pessimista. L'accademia verbale copre intorno una immensa povertà di spiriti e di ideali. Ogni giorno più spregevole ci appare tutto ciò che non investe quella «civitas aeterna» per la quale solamente val la pena di vivere.

Sì, Donini è per me, una superba speranza. Il suo dottorato è stato un genuino successo 2• Ora si porrà all'opera, ché gli operai son pochini veramente e il lavoro è tanto. Suppliamo alla scarsezza del numero con l'entusiasmo della fiducia. Il Signore ci aiuterà.

Quando penserai al volume per Campitelli? Bada bene che non rinuncio alla tua collaborazione per la Biblioteca 3.

Io non andrò a San Donato prima dell'agosto incipiente. Ho molte cose da compiere ancora qui prima di muovermi.

Ho consegnato le ultime [ . . . ] 4

1 La famiglia ]emolo si era accresciuta con la nascita della secondogenita Adele Maria il 26 maggio 1 925.

2 Cfr. Pellegrino di Roma. . . cit., p. 344. La dissertazione di laurea del Donini fu stampata a Roma nel 1 925 presso la Libreria di cultura col titolo Ippolito di Roma. Polemiche teologiche e confrot•ersie disciplinan· nella Chiesa di Roma agli inizi del III secolo.

3 Cfr. lettera n. 8. 4 Manca il seguito della lettera.

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88 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

1 8 Roma, 25 settembre 1 925

Mio canssuno, Anch'io dirigo la mia lettera a Bologna nella suppos1z10ne che tu

sia disceso dall'Appennino e abbia ripreso la tua vita cittadina. Auguro con tutto il fervore dell'anima che la villeggiatura montana abbia arrecato il massimo vantaggio alla tua Adele e ai tuoi piccoli. Tu ti accingi ormai a riprendere il tuo lavoro intensissimo, che ti auspico denso di soddisfa­zioni e di lieti successi.

Bravo che hai rimesso mano al tuo Giansenismo 1• Ed ora tornerai a !asciarlo dormire? Non sarebbe davvero degno di te. Perché non ci attendi fino a ultimarlo? Ah, se potessi dare presto io il tuo volume della Biblioteca! Ma, lo so : tu fai appello al carico gravoso del tuo insegnamento. Ed io non oso replicare. Penso sempre che col duplice insegnamento 2, con l'esercizio della professione 3, con le tue mille in­combenze marginali, tu hai sottoposto le tue energie - così belle e così vigili - a un duro sforzo. Non abusare, però, delle tue possibilità.

n tuo stato d'animo, al cospetto della situazione generale degli spiriti fra noi, ha raggiunto, a quanto vedo, una stranissima condizione di equilibrio instabile. Non riesco ad antivedere dove essa andrà a metter capo. Per mio conto, ho preso ormai dinanzi a me stesso formale impegno di non dedicare più, alla politica, un secondo solo del mio tempo. In quarantacinque giorni di dimora sandonatese non ho fatto pervenire in montagna un solo giornale. Qui mi propongo di seguire la stessa consegna dell'astinenza.

In compenso lavorerò di più. Ti invito a riguardare sulla terza pagina della copertina dell'ultimo fascicolo di «Ricerche Religiose» che a quest'ora deve esserti pervenuto, il novero delle pubblicazioni imminenti cui sono interessato 4• Ti paiono sufficienti e proporzionate alle forze di cui disponiamo?

Il Signore mi aiuti nell'attuazione del programma cm cerco da vent'anni di mantenere fede.

Saluti cari ad Adele. E baci ai tuoi piccoli. A te un abbraccio.

Ernesto B.

1925 89

1 Allusione agli srudi di Jemolo sul giansenismo, che erano cominciati con la monografia .\ialo e Chiesa negli scrittori politici italiani del Seicento e Settecento, edito a Torino nel 1 9 14 e ristampato a Napoli nel 1 972 a cura di F. MARGIOTI \ BRoGuo (su cui si veda J. GAL'DF.MFT, Le premier livre d'tm grand I!Jailre, in Ciomata Linrea nel centenario della nascita . . . cir., pp. 3 1 -36), e continuati negli anni 1 920- 1 923 con diverse recensioni e due saggi : Dottrine teologiche dei giansenisti italiani dell'ultimo .lèttecenlo, in « Rivista trimestrale di studi filosofici e religiosi>>, 1 920, pp. 431 sgg., e con la rassegna storiografica !l Giansenismo italiano, in <<Rivista storica italiana», XL (1 923), pp. 268-284.

2 Oltre all'insegnamento di diritto ecclesiastico, a Jemolo venne affidato, dietro nulla osta del rettore della stessa e su proposta della Facoltà di giurisprudenza di Bologna, anche l'incarico dell'insegnamento di diritto amministrativo e di istituzioni di diritto pubblico presso quest'ultimo ateneo Oerrera del Ministero della pubblica istruzione del 12 gennaio 1 926 al rettore dell'Università di Bologna).

3 Com'è noto, fin dagli anni giovanili Jemolo affiancò all'attività didattica e scientifica, l'esercizio della professione forense e un costante impegno giornalistico. Su questi diversi aspetti della personalità di Jemolo si vedano i saggi di A. LF.vl, }emolo giomalista, e di E. BIM!ONT!, Arturo Carlo )emolo m•t•ocato, contenuti rispettivamente alle pp. 57-61 e 95- 10 1 del ricordato volume commemorativo promosso dall'Accademia dei Lincei. Cfr. anche M. BERRJ, L'"Avvocato>> Arturo Carlo }emolo, in « 11 diritto ecclesiastico>>, XCII I (1 982), pp. 1 2- 1 6. Giova infine ricordare che diversi casi legali a lui sottoposti diventeranno, diversi decenni più tardi, l'oggetto della rubrica Cii occhiali del giurista da lui tenuta nella << Rivista di diritto civile>> e formeranno, con lo stesso titolo, due volumi editi a Padova nel 1 980 e nel 1 985.

4 L'elenco delle <<pubblicazioni imminenti>> di Buonaiuti stampato nella terza pagina del numero di settembre 1 925 delle <<Ricerche religiose>> comprendeva il volume antologico Paolo Sarpi nella collana <<Le più belle pagine degli scrittori italiani>> della casa editrice Treves e il profilo San Francesco per l'editore Forrniggini. Tra le pubblicazioni <<in preparazione e sotto stampa>> figuravano poi il profilo Cwì di Nazyreth, sempre nella collana di Formiggini, il volume Lutero e la Rifom;a in Germania, presso lo Zanichelli, l ..e 01igini dell'ascetismo cristiano, per il Campitelli di Foligno, e Le modemisme, per l'editore parigino Rieder e C.

1 9 Roma, 1 7 ottobre 1 925

Mio carissimo J emolo, Come già ti ho preliminarmente dichiarato, non intendo affatto

giudicare il tuo operato. Ho troppo alta stima di te per consentirmi un apprezzamento su una decisione, la quale deve essere sgorgata dalla considerazione di una quantità di elementi, molti dei quali probabil­mente sfuggono del tutto alla mia percezione . . . a distanza. E appunto perché pongo così in alto la tua rettitudine e la tua nobiltà di propositi, son sicuro che l 'approvazione e l'assistenza di Dio non mancherà né pure in avvenire alle forme del tuo lavoro e alla esplicazione della tua illuminata attività.

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90 Lettere di Buonaiuti a }emolo

Io elissento da te, raelicalmente, però, sul modo eli giuelicare la situazione in generale della nostra cultura e della nostra organizzazione accademica, e sul modo eli valutare, in particolare, l'istituto cui ti vai ad aggregare e gli uomini che lo presiedono.

Se questo istituto 1 fosse nato a rincalzo e a riprova eli una lucida e consapevole idea cristiana, io capirei anche quel poco larvato machia­

vellismo che il suo supremo organizzatore sta su larga scala applicando. Ma l'università eli tipicamente, fortemente cattolico non ha che il

titolo e la censura sulle pubblicazioni. Chiamare - pompare anzi a suon eli valsente - dalle università dello Stato una schiera eli professori e immatricolarli sotto l'egida del Sacro Cuore non significa davvero recare un apporto qualsiasi alla causa della religiosità cristiana in Italia.

Che se pur penso che questo medesimo uomo 2 ha legato la sua iniziativa alla fortuna effimera eli un partito e eli un governo che sappiamo quali sono - e la raccomanda al patrocinio complice eli un rappresen­tante s facciato delle forme più anticristiane eli pensiero che la modernità conosca - penso con angoscia che il francescanesimo è giunto alla più grossolana contaminazione e che il mondo va elietro ai simulacri più esosi e più corrompenti 3.

aturalmente contando sulla semplice ingenuità eli molti ben inten­zionati.

Fra cui tu sei senza dubbio quegli che doveva fare, a Milano, maggior gola.

Ho molto desiderio di vederti qui, col tuo Guglielmo. Telefonami.

Ernesto B.

1 L'Università cattolica del Sacro Cuore, presso la quale Jemolo non senza esitazioni aveva deciso - raccogliendo l'invito del rettore Gemelli - di andare ad insegnare diritto ecclesiastico. A chiarire i motivi della decisione di Jemolo di trovare riparo alla <<Cattolica>>, concorrono due recenti contributi : il carreggio col suo maestro Francesco Ruffìni, edito col titolo Un ventennio di conispondenza Ruffini - ]emolo (19 12- 1932).. . ci t., e altri documenti utilizzati da F. MARGlOTTA

BROGLIO, Arturo Carlo ]emolo e Vincenzo Del Giudice, in <<]us>>, XXXIX (1 992), pp. 228-234. 2 Padre Agostino Gemelli. Sull'Università cattolica di Milano negli anni Venti, ci si limita

a segnalare, tra gli studi più recenti : L. MANGONl, L'Università cattolica del Sacro Cuore. Una risposta della cultura cattolica alla laiciz'?flzione dell'insegnamento superiore, in La Chiesa e il potere politico dal iltedioei'O all'età contemporanea, a cura di G. CIHTIOI.lt'-.1 e G. MICcou, Torino, Einaudi, 1 986, pp. 975- 1014 (Storia d'Italia. Annali 9).

1 Echi di questa polemica contro il <<francescanesimo>> di Gemelli in Pellegrino di Roma. .. cit., p. 243.

1925 9 1

20 Roma, 1 1 novembre 1 925

Mio canssuno Carlo, Ti sono vivamente grato della bella pagina che mi hai scritto, ponendo

così integralmente a nudo la tua anima nel momento in cui ti accingi a trapiantare altrove la tenda del tuo lavoro e delle tue idealità 1 .

Non esito a dirti schiettamente che auguro l a realtà debba apporre una

smentita inoppugnabile alle mie preoccupate previsioni e alle mie fosche

valutazioni, e l'ambiente da te preferito ti offra realmente quelle possibilità di libero ministero, le quali consentano alla tua intelligenza e al tuo cuore di espandersi proficuamente.

Senza dubbio, le mie amare esperienze sono pur qualcosa nei giudizi che ho formulato e nelle preferenze che ho dimostrato. Ma potresti tu dire

che io abbia affrontato le mie prove con animo prevenuto o con tendenza all'esagerazione? E le mie dolorose iatture non sono, anch'esse, una rivela­

zione abbastanza eloquente di un altro dei lati preoccupanti della nostra vita spirituale e non è ragionevole trarne motivo eli apprezzamento per uomini e cose?

Comunque, tu vai, e il Signore ti accompagni! Con animo fraterno, ti seguo con i voti più fervidi.

Fammi aver notizie, sempre, eli tutto ciò che fai. Perché, probabilmente,

in fondo a tutte le mie recriminazioni e a tutte le mie paure, c'è la stima altissima dei tuoi doni e la preoccupazione assillante eli saperli in pericolo di

essere sepolti.

Saluti devoti ad Adele. Un bacio al tuo piccolo, eli cw rivedo l'immagine, così graztosa.

A te un abbraccio.

Ernesto

1 Jemolo insegnerà diritto ecclesiastico alla Facoltà di Giurisprudenza della <<Cattolica>> dal 16 dicembre 1925 al 1 6 ottobre 1 927 (cfr. F. MARG101TA BROGLio, Arturo Carlo ]emolo e Vinceni'P Del Giudice,. . . cit., pp. 234-239). Sui docenti e sugli indirizzi di questa Facoltà in quegli anni, cfr. G. BoGNfTn, La m/tura giundica e le Facoltà di Giurispmden'?fl a Mi/ono nel secol!i ventesimo. Abbozzo di una storia, Milano, Giuffré, 199 1 , pp. 76-93.

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92 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

21

Roma, 1 6 gennaio 1 926

Mio carissimo, Ieri l'altro sera, a] momento eli salutare p. Gemelli alla stazione 1 ,

h o saputo d a lui che tu gli avevi scritto una pressantissima lettera, scongiurandolo eli fare il possibile affinché la mia amara vertenza potesse essere composta con dignità e con soddisfazione universale.

Ti ringrazio dal profondo del cuore per la premura assuntati in mio favore.

Purtroppo non mi pare che ci sia molto da sperare. P. Gemelli, in complesso, merita la mia gratitudine. Ha consacrato molto tempo per me, in giorni che dovevano essere per lui singolarmente movimentati, e, più eli una volta, ha vinto il suo carattere, che deve essere straordinaria­mente facile alla irritazione e naturalmente portato ai gesti eli imperio, per mostrarsi amabile e ragionevole.

Ma è inutile : il dissenso è troppo profondo e la tenacia nelle condizioni richiestemi fin dal primo momento troppo risoluta perché sia consentito nutrire illusioni 2.

D'altro canto, non potrei dire, ora, a conversazioni interrotte, che il p. Gemelli fosse l'interlocutore ideale. V'è qualcosa eli impetuoso in lui ­e nel medesimo tempo qualcosa eli presuntuoso Oa potenza morale e finanziaria mi sembra abbia inoculato nelle sue vene un po' eli megalo­mania), per cui mescola intempestivamente le minacce ai complimenti, la violenza alla lusinga.

Non s'è peritato ad esempio eli dire ad altri e eli fare intendere anche a me, che il mio modo eli comportarmi lascia in alcuni il sospetto che io sia o fingitore o malato. Egli, per suo conto, mi ha dichiarato che pencolava per questa seconda alternativa.

Preambolo, come capisci, niente affatto incoraggiante e niente affatto coerente in una discussione mirante ad una conciliazione.

Ma non potevano frasi malcaute e giudizi offensivi (mai ho assapo­rato la perfetta letizia come in questi giorni) pesare per qualcosa sul mio atteggiamento. Questo è unicamente determinato dalla impossibilità ma­teriale e morale eli sottostare ormai alla condizione più dura impostami

quella eli recidere ogni mia attività pubblica Ho pertanto resistito ancora.

1926 93

Ma a dimostrazione delle mie intime disposizioni ho chiesto ieri l'altro mattina al Ministero eli essere posto in aspettativa, per ragioni eli famiglia 3 •

Ed ora attendo, con rassegnazione, gli eventi, sicuro eli aver fatto in coscienza quel che mi era consentito.

Non so come tu mi giudicherai. Ma, nel tuo giudizio, so che porterai la consapevolezza lucida della tremenda crisi eli cui la mia anima è la scena da un ventennio ormai e che invece eli placarsi si va ogni giorno più esasperando.

Ti abbraccio. Ernesto

Ho ricevuto regolarmente la tua lettera e il tuo pronto abbonamento. Grazie.

1 li Gemelli era stato invitato dalla Segreteria di Stato a recarsi a Roma per concertare col Buonaiuti le condizioni d'una possibile sua reintegrazione nella Chiesa, dopo che questi, nei giorni di Natale, si era rivolto a Pio XI per chiedere la revisione dei procedimenti ecclesiastici (cfr. Pelleg!ÙJo di Roma ... cit., pp. 240-242).

2 Le condizioni imposte a Buonaiuti dalla Santa Sede erano l'abbandono della cattedra universitaria, la sospensione della rivista <<Ricerche religiose», la cessazione di ogni attività extra-accademica.

3 Il 14 gennaio 1 926 Buonaiuti chiese al rettore dell'Università di Roma il collocamento in aspettativa, domanda che quattro giorni dopo volle cambiare in quella di un congedo ordinario di un mese (cfr. l'annotazione di Niccoli in Pellegrino di Roma . . . cit., p. 541 , nota 1 63).

22 Roma, 23 gennaio 1 926

Mio canssrmo, Sento tutta la difficoltà eli una risposta precisa al tuo espresso. P. Gemelli - mi sembra - è lucidamente oggettivo nel riconoscere

eli non aver saputo sagacemente adempiere il compito affidatogli. N on sono solamente alcune delle sue frasi incaute che hanno rivelato scarsezza eli tatto e semplicismo eli soluzioni. Sono, più tosto, le attitudini pregiu­cliziali a parecchi dei giudizi pronunciati, che hanno ingenerato in me, automaticamente, uno stato d'animo eli accorato avvilimento, fatto appo-

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94 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

sta per indurmi ai proponimenti disperati. G. [emelli] ha troppo rivelato la decisione di stravincere, di colpo. E non avrebbe mai do�to lasciarsi

andare a dire che molti inclinano a pensare che il sottoscritto è un

bugiardo o un malato. È bastato che io avessi il sentore di un simile atroce dilemma, perché mi sentissi insidiato e paralizzato. Per amor

proprio soltanto? Forse no. Per il ridicolo, più tosto, che si è profilato

in questa volontà di estorcere una resa a discrezione di . . . un paranoico.

Non intendo più trattare attraverso il p. Gemelli. Tanto più che gli

ultimi suoi atti - a parte questa conversazione con te che può veramente

nobilitarlo - sono stati stranamente incomprensibili. Io vado a salutarlo il 1 4 a sera alla stazione, passando sopra ogni

possibile e ragionevole risentimento. Ci separiamo abbracciandoci.

Il 1 6 a mezzodi ricevo un telegramma da Milano in cui mi si dice di «ritenere per annullata lettera spedita prima ultimo colloquio».

Un'ora dopo ricevo questa lettera. Ma essa appariva spedita da Milano

il 1 5 nel pomeriggio, vale a dire quasi 24 ore dopo il colloquio della stazione. E la lettera era aspra e malevola.

Come spiegare questo enigmatico modo di procedere?

Io ho sospeso ora le lezioni. Sono qui a riflettere ai miei casi. In realtà, io sono più eretico di quanto ora G. (emelli] non vorrebbe

far credere.

Si aggiunga che io sono uno attaccato tanto al mio lavoro pubblico, quanto consapevole della gravità onerosa degli impegni contratti, non

tanto con editori, quanto con i miei compagni di lavoro! Che cosa importa a me un po' di silenzio? Importa più tosto la

mia lealtà verso di tutti. E pensare che presso Zanichelli sta per uscire il mio Lutero 1, che,

spero, apparirà come la più terribile condanna cattolica del luteranesimo, dopo Denifle! 2

Ti terrò informato dell'ulteriore sviluppo degli eventi.

Ringrazia Gemelli per me. A te, comunque volgano i miei casi, conserverò per quel che hai

fatto in questa evenienza una riconoscenza· calorosissima. Ti abbraccio.

Ernesto

Auguri affettuosi ad Adele.

1926 95

1 Cfr. lettera n. 31 nota 4. 2 Henri Denifle ( 1 844 - 1 905), teologo domenicano e storico medi evi sta. La sua opera Luther

tmd Lutherlllt!l del 1 903 (trad. i tal. del I vol., 1 905) soUevò vivaci discussioni per i toni fortemente polemici. Sull'interpretazione buonaiutiana del cristianesimo in senso antiprotestante si vedano le osservazioni del Parente, E mesto Buonaiuti ... ci t., pp. 70-7 1 , e, più diffusamente, B. UuANICII, Buonaiuti storico della Riforma, in Emesto Buonaiuti storico del ctistianesimo . . . cit., pp. 77-1 58.

23 Roma, 6 febbraio 1 926

Mio canssuno, Stavo per rispondere alla tua cara lettera, nella quale hai formulato

giudizi così incisivi e così sagaci su uomini o situazioni, quando il tuo inatteso telegramma ha destato in me nuove ansie e nuove speranze.

Ho rimandato la risposta, nell'attesa. Ma p. G. [emelli] non si è an­nunciato a me in nessuna maniera.

In cambio, da varie parti mi si è detto che è stato visto, in compa­gnia di Gentile, all'Università e per le vie di Roma.

Se non dovessi resistere con tutte le mie energie ad ogni tentazione di giudizio temerario, dovrei pensare che non a tentare l'ultimo mezzo per una conciliazione sia tornato quaggiù, ma solamente a liquidare la

mia posizione accademica, dopo aver liquidato in così malo modo quella

ecclesiastica 1 • Perché, appunto, ora è l a volta della mia cattedra, che subisce

l'insidia e l'attacco. Ieri, dopo sei anni di reciproca . . . scomunica vitando,

io mi sono ritrovato con Gentile, il quale, con mossa che non posso non riconoscere per molto nobile, ha voluto ora come non mai che alla

sua Enciclopedia non mancasse la cooperazione mia e della mia scuola 2. Non mi ha detto, s'intende, di aver visto p. G. [emelli] . Ma dai discorsi che mi ha fatto ho potuto agevolmente arguire che l'argomento della

mia posizione accademica dopo la scomunica maggiore è all'ordine del

giorno. Non mi par credibile, almeno qui per qui, che si giunga-ad una

destituzione sommaria, pura e semplice. Ma ho la vaga sensazione che si pensi di escogitare un mezzo termine che dando ugualmente partita vinta a coloro che mi vogliono fuori dall'insegnamento, toglierebbe al

provvedimento ogni carattere odioso. Può darsi, anzi, che Fedele 3 sia indotto a fare appello a qualche articolo meno invocato del codice penale

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96 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

per chiederrrù che, se voglio rimanere insegnante e funzionario, smetta il rrùo abito. È quasi certo che se si giungerà ad un dilemrrìa di questo genere, io preporrò la mia divisa sacerdotale al rrùo stipenclio. E farò scuola privatamente.

Oggi, io, non ho che un dovere, duro, martoriante, logorante - ma forte e imperioso, come la ragione stessa della rrùa vita - : approfondire quanto più e meglio rrù sarà possibile la rrùa spiritualità e il rrùo senso religioso, cui manca, purtroppo, il sussidio di tutta la vita carismatica.

La rrùa consegna è tutta in alcune parole di sant'Agostino : «Spiritales autem si ve ad hoc ipsum pio studio proficientes non e un t foras ; quia et cum aliqua vel perversitate vel necessitate hominum videntur expelli, ibi magis probantur, guam si intus permaneant, cum adversus Ecclesiam nullatenus eriguntur, sed in solida unitatis petra, fortissimo caritatis robore radican­tur. Ad hoc enim pertinet quod in ilio Abrahae sacrificio dicitur: aves autem non divisit» (De Baptismo, I. 1 7) 4.

Tante cose ad Adele. A te un abbraccio riconoscente.

Ernesto

1 Dopo l'ultimo colloquio del 14 gennaio 1 926 con Buonaiuti, Gemelli aveva spedito il 23 seguente una lettera in cui, a tenore delle disposizioni vaticane, lo invitava a far pervenire entro

i due giorni successivi al cardinal segretario di Stato una dichiarazione scritta di accettazione di tutte le condizioni imposte dal Sant'Ufficio. U 25 gennaio quest'ultimo irrogava contro Buonaiuti la scomunica maggiore (cfr. Pellegrino di Roma . . . cit., p. 541 , nota 1 63).

2 In realtà non solo Buonaiuti ma diversi suoi allievi furono chiamati a collaborare. Tra questi si ricordano Alberto Maria Ghisalberti per la storia del Risorgimento, Gennaro Maria Monti per la letteratura italiana e per la storia del diritto, Mario iccoli per la storia del cristianesimo, la storia ecclesiastica e politica, Alberto Pincherle per la storia del cristianesimo e per la storia delle religioni. Per uno sguardo complessivo sulla costruzione dell'enciclopedia nazionale, si rinvia al contenuto e alla bibliografia della " voce" di G. NISTICò, Enciclopedia italiana, Istituto della, in Enciclopedia italiana, Appendice V, 1979-1992, Roma, lEI, 1 992, pp. 1 08-109.

.� Pietro Fedele (Traetto, oggi Minturno, 1 87 3 - Roma 1 943), storico e uomo politico. Professore di storia medievale nell'Università di Torino e poi in quella di Roma. Deputato nel 1 924, fu ministro della pubblica istruzione dal 6 gennaio 1 925 al 9 luglio 1 928 (cfr. L. ARTIOI.I, Pietro Fedele, in TI Parlamento italiano 1861 - 1988, Milano, Nuova CEI, 1 990, XI, pp. 1 97-1 98 ; F.M. BISCIONE, Fedele, Pietro, in Dii}onario biogrtifìco degli italiani, XLV, 1 995, pp. 572 - 575) . Osserverà Jemolo sul conto del Fedele: «deciso artefice della conciliazione, pronto a tutto concedere alla Santa Sede : lui ministro, viene allontanato dall'insegnamento Ernesto Buonaiuti>> (A.C. J r.MOLO, Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni, n. ed., Torino, Einaudi, 1 963, p. 465). Ma sull'<< uomo>> e sul <<professore>> Fedele si vedano anche i giudizi di R. Morghen in Miscellanea storica in memoria di Pietro Fedele, in <<Archivio della R. Deputazione

1926 97

romana di Storia Patria», LXV I I , 1 944, pp. 7-25, e di G . Levi della Vida in Lettere a Raffaello 1Vforghm . . . cit., p. 75 e nota 2.

4 Cfr. S. ALREU AL'GL'STfNI, De Baptismo libri septem contra Donatistas, lib. I , c. XVII . I corsivi sono di Buonaiuti, che ha seguito l'edizione della Patrologia latina del Migne, anziché quella dotata di apparato critico inserita nel «Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum>> (Scripta contra Donatistas, pars I , recensuit M. Petschenig, Vindobonae - Lipsiae 1 908).

24

Mio cansstmo, [ . . . ] ho già sentenziato chiuse e fallite le trattative! È un'anima angosciata la rrùa! Ma spero di essere all'epilogo. Che pavento, naturalmente, negativo. Saluti cari ad Adele. A te un abbraccio.

Ernesto

1 Frammento di lettera che, in considerazione del contenuto, si può ascnvere attorno al febbraio 1 926.

25 Roma, 2 1 febbraio 1 926

Mio canssrmo, Veramente non so come dirti la gioia intima che rrù danno, ogni

volta più, le tue lettere. Vi spira per entro così sottile penetrazione della mia crisi e del rrùo programma; vi traspaiono così vive e pungenti le preoccupazioni per una più profonda intelligenza dei valori religiosi ; che io ne traggo, sempre, commozione e ammaestramento. Grazie;-

Quest'ultima tua è la più stimolante di quante tu non me ne abbia mai scritto. Non rrù lusingo di poter rispondere esaurientemente ai tuoi suggestivi quesiti, e di poter dare assicurazioni adeguate ai tuoi stimolanti incitamenti. Non riuscirei probabilmente a farlo a voce : molto meno potrei riuscirei per lettera.

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98 Lettere di Buonaiuti a }emolo

Sento tutto il valore delle tue osservazioni. La critica storica, come l'ho concepita e mi sono sforzato di attuarla, non è che una propedeutica. Sbarazza l'orizzonte della cultura dai residui di un apriorismo dogmatico, incapace di resistere al controllo della documentazione e dei fatti, non vi fa risplendere la luce di una sicura e vivificante prospettiva. Se io dico e ripeto che il nostro contrasto con le autorità ecclesiastiche costituite sgorga essenzialmente da una diversa valutazione dei compiti oggi imposti alla apologetica religiosa dall'indirizzo positivo delle discipline morali, io non voglio dire con questo che un'accettazione irriflessa di tale indirizzo possa condurre ad un placamento della crisi da cui siamo afflitti. No. Al contrario, sarà i l modo cotesto di esasperare la crisi.

Ma la tradizione del cattolicismo ha in sé la salvaguardia indefettibile del proprio futuro terreno, sol che alla prova della critica sottoponga l'insieme dei suoi valori etici e il patrimonio della sua esperienza cari­smatica. La crisi religiosa odierna nasce tutta dalla timidezza vile e dalla paura ingiustificata degli organi supremi del magistero visibile.

Io non ho dinanzi agli occhi che un miraggio : quello di riuscire a mostrare con la mia parola e, mercé l'aiuto di Dio, con la mia esistenza, che non è pericoloso per il messaggio centrale della soprannaturale moralità cristiana, aprire il varco, coraggiosamente, alle conclusioni più audaci della cultura moderna.

Per attuare questo miraggio io non so se sia necessario perentoria­mente scendere sul terreno dei contrasti politici, e prendere un interesse vivo e diretto al caleidoscopio delle passioni che si contendono il dominio del secolo. Io sono completamente disingannato al riguardo. So molto bene di quale putrida immoralità sia alimentata la vita pubblica. Ma contribuire a sanarla non si può, che rinnegandola.

Questo, detto molto sommariamente e schematicamente. Per il resto, siamo nelle mani di Dio. Io non so che cosa potrà

uscire dal nostro contrasto. Ma io so solo che ho un dovere strettissimo : quello di mantener fede alla mia vocazione.

Non ho visto Gemelli. Mi si dice che, nelle sue nuove mansioni alla Minerva 1, già ha adoperato il suo dente contro di me. Sembrando ormai arduo scalzarrni di cattedra, pensa di girare la posizione, facendomi imporre, d'accordo con Fedele, di deporre la divisa. Riusciranno così, ipocritamente, al medesimo intento. Perché, posto al bivio fra la cattedra e l'insegna del mio sacerdozio, mi atterrei alla seconda. Ma potranno?

1926 99

Dì ad Adele che il suo consenso al rruo profilo francescano rru è giunto singolarmente preztoso.

Ti abbraccio.

Ernesto B.

1 Agostino Gemelli era stato nominato membro del Consiglio superiore deUa pubblica

istruzione iJ 1 5 febbraio 1 926 e vi resterà a tutto il 1928 cfr. ARCHIVIO CENT�\Lb DEU.O STATO,

Fonti per la storia della smola, II, Il Consiglio superiore della pubblica istntifone 1847- 1928, a cura di G. CI '"'IPI e C. S INT INGEU, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per

i beni arcruvistici, 1 994, p. 283 (Pubblicazioni degli Arcruvi di Stato, Fonti XVIII).

26 Roma, l i 9 marzo 1 926

Mio canssrmo Carlo, Innanzi tutto devi trasmettere alla tua Adele l'espressione delle mie

schiette felicitazioni e del mio vivissimo compiacimento per la lusinghie­rissima relazione che ho letto sul Bollettino a proposito del suo testo scolastico1 • Vi ho scorto una nuova prova delle squisite capacità educative che l'Adele possiede. Ne faran tesoro i tuoi piccoli in casa! E dirai anche ad Adele che accetto con commossa riconoscenza il vostro ama­bilissimo invito di trascorrere qualche ora con voi, in occasione della mia andata a Milano per il congresso. Non so se verrò all'andata o al ritorno. Ma a Via San Donato scenderò infallantemente.

Sono felice che il mio profilo francescano 2 abbia destato in te l'impressione che mi comunichi. Parleremo del problema psicologico che ti ha lasciato esitante.

Circa la mia attuale posizione accademica, ti dirò che effettivamente io avevo ripreso le mie lezioni, e ne avevo tenute due, al cospetto di un'udienza foltissima e composti ssima. Ma, con probabilità, proprio questa mia ripresa dignitosa e ordinata ha suggerito ai pp. gesuiti, e al loro petulante esponente presso il governo, p. Tacchi -Venturi 3, di tentare nuove pressioni presso il Ministero, ai miei danni. Fedele mi ha invitato così ad una conversazione, di cui potrò narrarti, costì, quando ci vedremo, i singolari particolari 4• Conclusione : io sono temporaneamente (fino al luglio) esonerato dall'onere delle lezioni, pur conservando integri i miei

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1 00 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

diritti accademici, per attendere alla revisione del catalogo dei . manoscritti della V allicelliana 5•

Non so se sia il prodromo di un provvedimento più grave ; non so se sia la maniera più efficace per superare un angolo morto.

Credo di fatto che il tuo Rettore abbia parlato al Ministero nel senso che tu accenni. Ma certo non posso vivere molto sicuro. Del resto, ho esitato, nella mia linea di condotta, quando i miei interlocutori erano i rappresentanti dell'autorità religiosa. Ora, non ho ragione di esitare in checchessia!

Quanto tu mi dici sullo svolgimento della tua attività, tu sai come non sia fatto per piacermi completamente. Il tuo parziale sottratti al lavoro scientifico rappresenta per me una vera iattura culturale. Tu hai doti così eccelse (quando penso al tuo Crispi 6, rifletto sempre che nessun momento storico nella politica italiana recente ha avuto un illustratore così sagace e sottile come te) che ogni libro da te non dato alla scienza è una sottrazione irreparabile. È ormai questo un leit-motiv delle mie corrispondenze con te. A Bologna, intendo di rendermi conto più ade­guatamente delle occupazioni che ti assorbono così tirannicamente. L'at­tività professionale deve averti preso un po' troppo. È vero?

Saluti cordialissimi all'Adele. Con acutissimo desiderio di rivedervi. Tuo

E. Buonaiuti

on conosciamo i l <<testo scolastico>> di Adele Morghen a cui allude Buonaiuti. 2 E. BL'oN \ILTI, Francesco d'Assisi, Roma, Formiggini, 1 926, pp. 88. Sulle reazioni del mondo

culturale italiano a quest'operetta, si veda F. DE GIORGI, Tommaso Gal/arati Scotti e gli studi su jacopone da Todi, in Rinnovamento n:ligioso e impegno civile in Tommaso Gal/arati Scotti, a cura di F . DE GIORGI e . RAPoNI, Milano, Vita e Pensiero, 1 994, pp. 381 -383.

3 Pietro Tacchi Venturi (S. Severino Marche 1 961 - Roma 1 956), gesuita, storico ufficiale della Compagnia di Gesù in I talia. Fu direttore della sezione storia delle religioni della Enciclopedia italiana; svolse, com'è noto, una notevole azione nelle trattative per la <<conciliazione» tra Mussolini e la S. Sede (cfr. A. GIANNINI, Padn: Tacchi in flm'{jone diplomatica, in «Doctor Communis», 1 956, pp. 226 e seguenti) . Per la bio-bigliografia più aggiornata, cfr. S. T�\IONTIN, Sllb voce, in Di'{jonario storico del movimmto cattolico . . . cit., I I , pp. 631 -633. Circa le sue iniziative contro il Buonaiuti, cfr. F. MARGIOTTI BRoGuo, Italia e Santa Sede dalla Grande Guerra alla Concilia'{jone. Aspetti politici e giuridici, Bari, Laterza, 1 966, pp. 1 7 1 - 1 80; In., E mesto Buonaiuti, in Modemismo, fascismo, comtmismo . . . ci t., pp. 90-91 ; L. BLDESCIII, Buonaiuti, il Concordato . . . cit., pp. 1 10-1 1 6 ; Lettm a Raffaello Morghen .. . cit., pp 26-27 nota 2.

4 Sull'incontro con Fedele, si veda Pellegrino a Roma . . . cit., pp. 253-254.

1926 1 0 1

5 Con decreto del ministro Fedele, datato 20 febbraio 1 926, fu affidato al Buonaiuti l'incarico extra-accademico «di attendere al catalogo dei manoscritti agiografici nella Biblioteca vallicelliana di Roma con decorrenza dal 23 febbraio 1 926 sino a non oltre il 23 febbraio 1 927» (ibid. , p. 542 nota 1 68 di M. iccoli).

6 Cfr. lettera n. 6 nota 5.

27

Mio canss1mo,

Roma, l i 9 aprile 1 926

Ho ancora viva in cuore l'impressione dell'amabilità con cui mi accoglieste sotto il vostro tetto. Di così squisita manifestazione di affetto tenace serberò un ricordo incancellabile.

Vi ho ricordato a San Donato, dove ho voluto trascorrere la mia Pasqua, spoglio del più ambito conforto carismatico. Avete ricevuto la rrua cartolina da lassù?

Spiacemi molto sapere che le estreme tracce dell'influenza non siano ancora scomparse dalla vostra casa. Auguro siano le ultimissime.

Mi piace molto il tuo proposito di dedicare uno studio alla sop­pressione delle facoltà teologiche. È argomento intorno al quale ho molto desiderato di veder chiaro, non riuscendo però a trovar cosa che mi appagasse. Conosco certamente l'articolo del Vannuzzi sulla Cultura contemporanea 1 - cosa molto modesta - e i lavori inglesi dello J ordan 2 - di importanza in ragione inversa della loro mole.

A Milano ho visto molte persone : ma la sospensione dei lavori ha lasciato molta delusione 3•

Gran parlare si è fatto anche là dell'incidente Del Vecchio 4. Ma quella circolare, che ho trovato al mio ritorno, è di una grossolanità ributtante 5. Son sicuro che Formiggini ne è innocente.

Ho appreso della morte di Amendola 6 con molta pena. Quale epilogo tragico! Ma ancora quanta pena da sopportare!

Ricordami con tanti auguri devoti alla tua Adele. E bacia per me tuoi magnifici bimbi.

Con affettuosissima gratitudine. Tuo

E. Buonaiuti

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102 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

1 Cfr. A. V ANNUZZI, Per la m/tura religiosa superiore in Italia. l . l preliminari della soppressione, in «La Cultura contemporanea», I II ( 19 1 1 ) , IX, pp. 108- 12 1 (senza continuazione): Questa rivista, che alle origini aveva nel comitato di redazione Giovanni Amendola, lvanoe Bonomi, Emidio Carpani, Giovanni Costa, Silvio D'Amico, Giulio Farina e Bernardino Varisco, e per segretario Gugliemo Quadrotta, aveva in più occasioni ospitato e alimentato il dibattito sul problema dell'istruzione religiosa superiore. Nell'articolo in questione Aldo Vannuzzi prendeva spunto dall'intervento di S. MINOCCI II, La scienza delle religioni nelle università italiane (apparso nel fascicolo del gennaio 1 9 1 1 della medesima rivista), per analizzare lo stato degli studi teologici in Italia al momento dell'Unità e per ricostruire le innovazioni legislative in materia. E concludeva : «La coltura religiosa superiore fu una delle tante cose che servi ingiustamente a pagare l'acquisto della libertà politica, che si poteva in verità comprare a un prezzo molto minore».

2 Cfr. L. H. JoRD\ , Tbe Study of Religion in tbe ltalian Universities, Oxford, University Press, 1 909, recensito da Buonaiuti in « Rivista storico-critica delle scienze teologiche», V (1 909), pp. 894-896.

3 Alla fine del marzo 1 926 avrebbe dovuto tenersi a Milano il VI congresso nazionale di filosofia promosso dalla Società filosofica italiana. Presieduto dall'antifascista Pietro Martinetti, l'incontro si apriva sotto la minaccia dei professori cattolici di non partecipare a motivo della presenza del Buonaiuti, il quale avrebbe dovuto svolgere una relazione sul tema «La religione nella vita dello spirito». Sennonché il rettore dell'Università di Milano nel pomeriggio del 30 marzo fece sospendere i lavori congressuali dopo gli interventi « politici>> di Francesco De Sarlo e di Armando Carlini (cfr. UI\1\'ERSITA DEGLI STUDI DI ROMA, LA SAPIENZA, Filosofi Università Regime. La Smola di Filosofia di Roma negli anni Trenta. Mostra storico-dommentaria, a cura di T. GREGORY, M. F \TTORI, N. S1c1LI 1 DE Cuus, Roma - apoli, Istituto di filosofia della Sapienza - I stituto italiano per gli studi ftlosofici, 1 985, pp. 241, 244-252). Buonaiuti pubblicherà la sua relazione - incentrata sull'opera da lui tradotta Il Sacro di Rudolf Otto - in « Ricerche religiose», I I (1 926), pp. 1 93-21 7.

4 Giorgio Del Vecchio (Bologna 1 878 - Genova 1 970), filosofo del diritto. I nsegnò nelle U niversità di Ferrara, Sassari, Messina, Bologna e Roma, dove fu anche rettore dal 1 925 al 1 927 e preside della Facoltà di giurisprudenza (1 930-38). Fondò la « Rivista internazionale di fllosofia del diritto» e la Società italiana di filosofia del diritto. In questi anni pubblica La giusti'{ia (Roma, 1 923), Le'{ioni di filosofia del diritto (Roma, 1 924). Sulle sue teorie giusfilosofiche, cfr. E. VIDAL, La

filosofia giuridica di Giorgio Del Veccbio, Milano, Giuffrè, 1 95 1 ; G. 1LIRlNI, Il giumaturalismo nella cultura Jìlosofica italiana del Novecento, in La filosofia del diritto in Italia nel secolo XX Atti del XI congresso 1/a'{jOIIale di filosofia giuridica e politica, l , Milano, Giuffrè, 1 976, pp. 40 sgg. ; S. CorrA, Filosofia del diritto, in Cinquant'anni di esperienza giuridica . . . cit., pp. 630-643; V. FROSINI, Sllb voce, in Di'{ionario biografico degli Italiani, XXXVIII , Roma, I stituto dell'Enciclopedia Italiana, 1 990, pp. 391 -396.

5 Buonaiuti allude verosimilmente alle reazioni provocate dalla circolare del rettore dell'Uni­versità di Roma Del Vecchio datata 1 6 marzo 1 926, nella quale si dava notizia della riapertura al culto della chiesa di S. Ivo, annessa all'Università, e si invitavano tutti i professori di quell'ateneo ad intervenire alla cerimonia il giorno 21 « atteso che la funzione stessa ha un ideale significato, che ognuno deve sentire, qualunque sia la propria fede religiosa». Uno dei professori, Giorgio Levi della Vida, amico di Buonaiuti, fu censurato dal rettore Del Vecchio per aver dichiarato anticipatamente di non poter accogliere tale invito. Il provvedimento disciplinare, tuttavia, suscitò un'interrogazione parlamentare del senatore Gentile in difesa di Levi della Vida nonché una qualche eco sulla stampa (cfr. Filosofi Unù,ersità Regime. La Scuola di Filosofia di Romct... cit., pp. 1 43-1 52).

5 Com'è noto, Giovanni Amendola era deceduto in una clinica di Cannes il 7 aprile in seguito ai postumi d'una bastonatura dei fascisti.

1926 1 03

28

Roma, 21 aprile 1 926

Mio canssrmo Carlo, Che fastidioso strascico l'influenza ha voluto avere fra i tuoi! A que­

st'ora, però, lo spero fervidissimamente, siete tutti tornati alla floridezza consueta. Penso tanto spesso ai vostri amorini, che crescono in una così calda atmosfera eli serenità e eli dolcezza!

Reduce dal congresso disgraziatissimo l, io ho cominciato, come eli dovere, la mia esplorazione fra i codici agiografici della Vallicelliana. li lavoro non è straordinariamente grato, ma non manca né pure eli qualche attrattiva. Veramente i perspicaci padri bollanclisti ne hanno già coscien­ziosamente redatto il catalogo. Su questo terreno anzi poco hanno lasciato ancora da fare. Ma v'è un'indagine che mi tenta, ma che non so però fino a qual punto potrò condurre innanzi. Il fondo agiografico della Vallicelliana, come tu sai, rappresenta il materiale adoperato dal Baronia per i suoi Annali 2• E poiché questo laboriosissimo uomo non si cura mai eli additare le fonti manoscritte del suo racconto agiografico, varrebbe veramente la pena eli rintracciare su quali codici e su quale loro valuta­zione egli ha dettato alcune delle sue ricostruzioni. Non so però se riuscirò nell'intento.

Frattanto vengo allestendo anche la stampa del rruo corso uruverst­tario sul Cristianesimo nell'Africa romana 3•

E i tuoi lavori? E a Milano? Se l'entusiasmo nella indagine cntJ.ca e nella fraternità del nostro

piccolo gruppo non viene meno, tutto il resto diviene sempre più lontano ed estraneo alle mie preoccupazioni.

Per gli uomini della mia generazione, il sogno e la speranza sono spariti. Non c'è ormai che una vocazione doverosa da seguire, con in cuore, profonda e amarissima, la certezza, che le circostanze migliori sono sfuggite e che la chiesa, per la quale lottammo, ha smarrito [ . . . ] 4

1 Cfr. lettera precedente e nota 3. 2 Cfr. E. Pll'TO, Storia della Biblioteca t•allicelliana, Roma, Società romana di storia patria, 1 932,

pp. 1 0- 1 1 , 1 7, 20-29, 44, 54, 69, 87-88, 1 07, 1 1 4. 3 Buonaiuti aveva succintamente affrontata tale argomento in occasione dell'inaugurazione

del corso di Storia del Cristianesimo all' niversità di Roma nel 1 9 1 5 (Bibliografia degli scritti di

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104 Lettere di Buonaiuti a )emolo

Emesto Buonaiuti . . . cit., p. 27 n. 459). li testo della prolusione era stato messo all'Indice 1'8 novembre 1 9 1 6. La ripresa tematica a cui allude Buonaiuti sfociò nella pubblicaziòne de L'Africa cristiana. I , Le origini, Roma, Libreria cp cultura, 1 926, di cui però - avverte la Ravà nella Bibliografia - apparvero solo i primi fogli di stampa (ibid, p. 51 n. 940).

29

4 Manca il seguito della lettera.

Ricordandoti cordialmente.

E. Buonaiuti Alberto. Pincherle M. [aria] P. [ia] D'Ormea Maria Monachesi 3

Subiaco 1 , 26 agosto 1 926

G. de Vergottini Maria Zappalà 2

1 Cartolina postale. La data è quella del timbro postale. Sul recto fotografia di «San Donato di Subiaco - Corridoio>>.

2 Aderente alla koinonfa buonaiutiana; aveva pubblicato La Didachè. Dottrina dei dodici apostoli (Roma, Libreria di cultura, 1 924) e collaborato al già ricordato Manuale introduttivo alla Storia del cristianesimo, vol. I .

3 Allieva d i Buonaiuti; aveva collaborato alla collana <<Scrittori cristiani antichi>> della Libreria di cultura con Il Pastore di En11a (1 923) e con L'epistolario di lgna�o (1 925).

30 Roma, li 3 novembre 1 926

Mio carissimo Carlo, Innanzi tutto, ti giungano i miei più caldi auguri per il tuo onoma­

stico. Avevo già deciso di scriverti per questa data, onde dirti con quanto fervida schiettezza formulo per te, per la tua Adele, per i tuoi piccoli, i voti più luminosi.

La tua cara lettera, nella quale evochi in termini così toccanti il giorno nel quale, potendo accoppiare al mio sentimento di amicizia l'esercizio delle mie mansioni sacerdotali, fui il testimone della chiesa alla realizzazione del sacramento della vostra unione, mi ha fatto sentire,

1926 1 05

anche più intensamente, le profonde ragioni sentimentali che mi legano a voi e mi fanno essere presente in mezzo a voi in ogni saliente occasione della vostra vita.

Mio fratello 1 mi scrive da Alessandria che ormai la tua andata al Cairo è data per sicura 2. Ed io ne provo vivo compiacimento. Penso ritrarrai dalla tua missione colà imponenti vantaggi.

Le mie sorti hanno volto al peggio. Né ho da lodarmi del contegno mantenuto a mio riguardo da quell'anima pavida e oscillante che è Fede­le 3. Mentre a quattr'occhi egli ha continuato ad assicurarmi che, se pur non poteva concedermi di riprendere il mio insegnamento, mi poteva però garantire fino al febbraio dell'anno prossimo, il mantenimento delle condizioni alle quali era in vigore il precedente incarico, dietro le mie spalle ha lasciato che la sua burocrazia compisse lo spogliamento delle mansioni accademiche a cui mi ha condannato 4.

Sono così condannato a riscuotere lo stipendio ma ad astenermi da ogni manifestazione della vita universitaria.

Per una strana coincidenza, lo stato mi vuoi fare la stessa condizione che, a un certo punto della mia odissea ecclesiastica, volle farmi il Santo Ufficio : la posizione di un pensionato, di cui non si vuole il lavoro.

Ma se la coincidenza deve essere di qualche ammaestramento, io debbo arguire che si tratta di una condizione precaria e transeunte. Andremo al peggio, specialmente se quel cervello vuoto e vanesio di Fedele si incaponirà, senza nessuna consapevolezza, a perseguire una sua politica conciliatoristica, per la quale non ha, proprio, nessuno dei requisiti necessan.

Tollererò ancora quest'anno l'iniqua situazione impostami. Poi, vedrò. Tu hai ragione di prospettare l'inutilità di un sacrificio

avventato : ma io non ho meno ragione nel sentirmi avvilito da una posizione che mi paralizza in quella che è l'attività inerente alla mia vocazione e al mio destino.

Quest'anno lavorerò con più intensa lena alla mia storia del pensiero cristiano 5. Sarà l'unico modo per sentirmi in coscienza affrancato dal­l'avvilimento in cui l'inerzia mi tiene.

Con rinnovati auguri per te ; con i saluti più cordiali ad Adele. Baci ai tuoi piccoli.

Ernesto B .

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106 Lettere di Buonaiuti a )emolo

1 t\Jarico Buonaiuti ( 1 877 - 1 929), il fratello più caro di Ernesto, allora preside delle scuole

italiane ad Alessandria d'Egitto. Cultore di studi danteschi - suo un fortunato volumetto Dante

spiegato al popolo (Milano, Treves, 1 921) - e apprezzata figura d'insegnante e di educatore. Un libro di lettura per le scuole elementari italiane all'estero - Italia lontana (2 voli., Firenze,

Bemporad, 1 925) - era stato premiato dal Ministero degli affari esteri (cfr. Pellegrino di Roma . . . cit., p. 452 ; La vita allo sbaraglio . . . cit., pp. 1 2, 1 20, 364) .

2 Null'altro sappiamo dell'intenzione di Jemolo di recarsi ad insegnare al Cairo, dove, dopo

l'avvenuta indipendenza dell'Egitto (1 922), si stava organizzando una Università di tipo occidentale.

3 Sulle forti pressioni a cui fu sottoposto Fedele da parte vaticana e da Pio XI medesimo sul caso Buonaiuti, si veda la lettera del Segretario di Stato card. Gasparri del 2 ottobre 1 926 in

Lettere a Raffaello 11--fory,hen . . . cit., p. 27 nota 2. 4 Facendo seguito ai chiarimenti ministeriali del 1 8 marzo 1 926 sullo stato giuridico del

professore Buonaiuti, una «nota» del ministro Fedele al rettore Del Vecchio del 1 8 settembre 1 926, precisava che Buonaiuti doveva considerarsi «esonerato da ogni attività accademica» (cfr.

i riscontri di Niccoli in Pellegrino di Roma . . . cit., p. 542 nota 1 68). Buonaiuti scrisse una lettera a Fedele per protestare della <<lesione» dei suoi diritti accademici Oa minuta è edita da L. GiORGI,

Il ((Caso BuonaiutiJ> e il Concordato, in << Il Ponte>>, XXXV [ 1 979], nn. 2-3, pp. 320-321 ) . 5 Come osserva Donini, non è agevole individuare il progetto editoriale a cui alludeva

Buonaiuti con tale espressione. Potrebbe trattarsi della sua opera maggiore, la Storia del Cristianesimo, che però incomincerà a dettare solo un decennio più tardi ed apparirà solamente nel 1 942-43, oppure del saggio sulla Chiesa Romana, edito nel 1 933 (La vita allo sbaraglio . . . cit., p. 1 6 nota 3).

3 1

Roma, 1 o dicembre 1 926

Carissimo, La Piana 1 è stato contento delle tue franche e precise dichiarazioni 2•

Credo ti abbia risposto in maniera per te soddisfacente. Son sorpreso di sapere che nulla vi è ancora di definito per la tua

andata al Cairo. Qui a Roma ne ho inteso parlare come di cosa che non ammetteva più dubbi. Ma molto probabilmente, mentre scrivo, la . . . pratica è già chiusa e tu stai facendo i tuoi bauli. A dirti schietta, schietta la verità, non so come giudicare la cosa. Vedo e so valutare tutti i vantaggi che ti garantisce questa temporanea trasmigrazione. Ma ho un po' di apprensione sul pensiero che il tuo lavoro scientifico ne risenta. E tanto invece ci attendiamo da esso!

Sono stato felice per l'esito trionfale della libera docenza di Raffael­lo 3. Sapevamo tutti in anticipo che così sarebbe stato : la nostra soddi­sfazione non è stata minore per questo. Ora mi attendo ch'egli 1ntz1 praticamente la sua carnera accademica, inagurata sotto auspici così promettenti.

1926 1 07

ulla di nuovo a mio riguardo. È uscito il mio Lutero - alfine! presso lo Zanichelli 4• Ora uscirà un piccolo Pascal presso l'Athena 5•

E poi sarà la volta di un volume sul misticismo medioevale, che pubbli­cherà Campitelli 6.

Quest'anno poi approfitterò delle rrue « ferie» per attendere alla storia del pensiero cristiano 7•

Ma la lontananza dalla cattedra è una spma che non cessa un istante dal lacerare il mio spirito.

Tienimi informato se andrai e quando al Cairo. Passerai di certo di qui. Ossequi cordiali alla tua Adele. A te un abbraccio.

Ernesto B.

1 Giorgio La Piana ( 1 878 - 1947), ex-sacerdote cattolico di Palermo, modernista, srudioso di

storia della Chiesa. Aveva srudiato teologia nel seminario di Monreale. Amico di Antonino De

Stefano e di Ernesto Buonaiuti, si laureò in lettere a Ginevra nel 1 908. Emigrato negli Stati

Uniti nel 1 9 1 3, ottenne una cattedra nella Facoltà teologica unitariana dell'Università di Harvard

nel 1 926. lei 1 920, facendo parte della missione americana della Commissione per le riparazioni di guerra, aveva conosciuto ]emolo a Vienna, che aveva un incarico simile per il governo

italiano. Ad avviso di Morghen sarebbe stato il La Piana a presentare per la prima volta Buonaiuti

a Jemolo (cfr. R. MoRGHEN, Arturo Carlo )emolo storico dello Stato e della Chiesa nella crisi tra due età, in <<Rivista di storia della Chiesa», XXX:Vl [ 1 982], pp. 5 1 -52). Ma, in proposito, s i veda ora in

questo volume F. MARGIOTit\ BROGLIO, Buonaiuti e )emolo, § 2. Il La Piana collaborò a varie

riviste, tra cui le <<Ricerche religiose», e alla casa editrice Libreria di Culrura. Tradusse di G. FonT MooRE, Origine e sPiluppo della religione per Laterza nel 1 925. Scrisse anche una prefazione al

volume postumo di Buonaiuti, La vita dello spirito (Roma, De Carlo, 1 948). Su di lui : Pellegrino di Roma . . . ci t., pp. 1 32, 344, 5 1 8 nota 9 ; La vita allo sbaraglio . . . cit., p. 58 nota 3 ; G. H. WtWMtS,

Professor Geory,e La Piana (1878 - 1941), Catholic Modemist al Han1ard (1915- 1947), in << Harvard Library Bulletin», XXI (1 973), pp. 1 1 7- 1 43.

2 Così scriveva J emolo al La Piana da Bologna il 26 novembre 1 926, a proposito del suo

impiego nell'Università Cattolica di Milano e del suo prossimo volume sul giansenismo italiano: « Illustre Professore, Le sono oltremodo grato della cortesissima e paifente risposta. Spero Ella si

sarà reso conto delle ragioni del mio riserbo, fondato su un equivoco. Ho indossata una uniforme; posso non approvare la disciplina che vige in quella milizia ma finché vi appartengo desidero

osservarla. Naruralmente, chiarito l'equivoco, non ho la minima difficoltà a promettere il lavoro al Laterza, editore tanto benemerito della cultura italiana. Credo che in ogni modo per l'autunno

'27 i l lavoro sarà pronto. Ma il Laterza che condizioni fa? È pur questo un punto che bisogna

determinare. Avrei avuto molto caro di poter parlare un po' a lungo con Lei: sia perché molte cose avrei desiderato chiederLe ed apprendere, sia perché avrei anche voluto parlarLe un po' di

questo nostro mondo cattolico italiano, che deve averLe fatta una così penosa impressione, ma

che contiene in sé qualche piccolo filone di metallo prezioso, gli stessi che conteneva ottannt'anni

or sono, seppur oggi non levino il capo né un Lambruschini né un Aporti, e neppure un

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1 08 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Taparelli! Alla Cattolica vedo una generazione di giovani non di altissima levatura intellettuale, ma dalle anime pure; e credo buono seguirli, anche nelle loro tacite sofferenze: Voglia gradire con i miei ringraziamenti i miei più rispettosi saluti». La missiva è conservata a Cambridge (Massachusetts) presso l'ANDOVER-HARVARD THEOLOGICAL LIBRARY, bMs 1 04/34 ( 17) . Ringrazio l'archivista Timothy Driscoll per avermi inviato la fotocopia.

3 Il Morghen era stato promosso libero docente di storia medievale. 4 E. BuoNAIUTI, Lutero e la Riforma in Gemwnia, Bologna, Zanichelli, 1 926, pp. XXIV, 467. 5 Io., Pasca4 Milano, Athena 1 927, pp. 86. 6 li volume sul Misticismo medioevale apparirà nel 1 928, ma pre so la casa sociale editrice di

Pinerolo (cfr. Bibliografia degli scritti di Emesto Buonaiuti . . . , cit., p. 57 n. 1 038).

32

7 Cfr. lettera n. 30 nota S.

Auguri.

E. [rnesto] B. [uonaiuti] Maria Pia [D'Ormea] Carolina P. [ironti] Maria M. [onachesi] Alberto P. [incherle] Giulio Raffaello M. [orghen] G. La Piana

Maria Zappalà Raffaele 2

Roma 1 , 25 dicembre 1 926

Fausta Z. [ucchetti] 3 Ginestrelli Anna D. [e] M. [icco] Mario Niccoli

1 Cartolina postale. La data è quella del timbro postale. Sul rccto fotografia di «San Donato di Subiaco - Veduta dei Tigli». La cartolina è indirizzata a «C.A. ]emolo e Signora».

2 Forse Raffaele Niccoli, socio fondatore del Circolo universitario di studi storico-religiosi di Roma, nel cui Statuto appare studente in ingegneria ( 192 1) .

3 Proveniente da Avellino, la Zucchetti si laureò nella Facoltà di lettere e filosofia di Roma. Diventerà «l'allieva più vicina a Buonaiuti» e sua erede universale (La vita allo sbaraglio . . . cit., p. 1 28 nota 2, p. 2 1 6 nota 4).

1927 1 09

33

Roma, li 1 5 gennaio 1 927

Mio cansstmo Carlo, Domani sera, quasi certamente, vedrò N allino 1 e gli parlerò nel

senso che tu mi indichi. Lo vedrò, ad una riunione di facoltà che deve discutere proprio di

me e della mia cattedra 2• Mi par di vedere, sul tuo volto, l'impressione della sorpresa a questa

nuova. Non è stata minore la sorpresa mia quando, or sono otto giorni,

mi giunse il primo invito, dall'alto, a fare intervenire la Facoltà nelle cose nue.

Sei stato presago nella tua lettera. I brutti giorni stan per giungere sulla testa di . . . Pio XI e la mia situazione ne è il barometro registratore.

Nella settimana che comincia domani io riprenderò le mie lezioni all'Università.

Il retroscena che ha portato bruscamente a questo epilogo deve essere stato complicato e movimentato. Io ne intuisco alcune battute : non ne conosco tutto lo spiegamento. E né pure voglio conoscerlo. Considero questa mia inattesa reintegrazione sulla cattedra (cui verrà cambiato il titolo, per volontà di S. E. Fedele) come una restituzione del mal tolto, senza almanaccare sui motivi concreti e contingenti che l'hanno ispirata 3.

Ma che sulla mia linea di condotta - passata, presente, futura -sul mio pensiero e sulla mia rettitudine al cospetto dei valori supremi del cattolicismo non possa e non debba cadere equivoco, dovrà apparire dalle mie future pubblicazioni.

Per ora, io sono straordinariamente lieto della risoluzione propizia di una condizione che mi era penosa oltre ogni dire. La scuola è il mio respiro : riprenderla è rivivere.

Tratterò del secolo sesto : da papa Simmaco a Gregorio Magno. Sai che Donini ha iniziato in modo molto brillante il suo corso? 4 Cose affettuosissime a te e ad Adele. Baci ai tuoi bambini.

Ernesto

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1 1 0 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

1 Carlo Alfonso allino (Torino 1 872 - Roma 1 938), islamista, professore di arabo nell'Istituto orientale di Napoli dal 1 894 al 1 902, nell'Università di Palermo dal 1 902 al 1 9 1 3, quindi di Storia e istituzioni musulmane nell' niversità di Roma dal 1 9 1 4 (e quindi collega di Buonaiuti). Membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione dal 1 923 al 1 928, accademico d'Italia nel 1 932. Fondatore della rivista «Oriente moderno». Su di lui : G. LEVI DEIJ.A V mA, Carlo Alfonso Nallino (1872 - 1938), in «Oriente moderno>>, 1 938, pp. 459-478; E. Ross1, Come il Nallino dirigem !'<,Oriente modemo», ibid, pp. 483-486. L'amicizia del allino col Buonaiuti datava almeno dal 1 921 , quando avrebbe dovuto tenere una conferenza nell'ambito del Circolo universitario di studi storico-religiosi creato a Roma da Buonaiuti e dai discepoli (cfr. R. MORGHEN, Critica neo-testamentaria e storia del cristianesimo . . . cit., p. 220).

2 Di un interessamento della Facoltà di lettere di Roma al «caso>> Buonaiuti ai primi del gennaio 1 927 si aveva finora solo un qualche riscontro dalla lettera di Fedele a Mussolini del 22 luglio 1 927, pubblicata da F. M IRGIO"ITA BROGLIO, Italia e Santa Sede . . . ci t., pp. 504-505.

3 Circa il progetto di trasformazione della cattedra di Storia del Cristianesimo in quella di Letteratura cristiana medievale e le opposizioni del Vaticano, cfr. ibid, 1 75-1 76, e, per la dura reazione del papa, P. ScoPPOLI, La Chiesa e il .foscismo. Documenti e interpreta{joni, Bari, Laterza, 1 973, p. 1 57.

4 Si trattava del corso di Storia del cristianesimo presso l'Università di Roma, affidato al Donini e al Pincherle in sostituzione del professore titolare Buonaiuti. Donini teneva un corso monografico su Le origini della Chiesa romana, il Pincherle sul Quarto secolo cristiano (cfr. « Ricerche religiose>>, I l ( 1 926], p. 577).

34 Roma 1, 2 febbraio 1 927

Sì, puoi pretendere di pm. Zanichelli e Campitelli danno fino il 1 5 % del prezzo di copertina. Il 1 0 è troppo poco per te 2.

Cordialmente E. B.

1 Cartolina postale. La data è quella del timbro postale. Sul recto l a foro «San Donato di Subiaco. el sole».

2 Probabile riferimento alla richiesta da presentare a Vallecchi per la cessione dei diritti d'autore del manuale di diritto ecclesiastico che ]emolo aveva pubblicato in quei giorni (cfr. lettera n. 36 nota 1 ) .

35 Roma, 2 febbraio 1 927

Mio canssuno, on avrei mancato di darti con sollecitudine ragguagli miei diretti

sugli avvenimenti caleidoscopici degli ultimi giorni se fossi riuscito io

1927 1 1 1

stesso a capacitarmi della loro logica successione e del loro concatena­mento causale. I nvece, non mi ci sono raccapezzato e tuttora non mi ci raccapezzo. Fedele si impegna formalmente con me a !asciarmi riprendere il mio insegnamento, non a pena io abbia chiesto alla Facoltà il cambiamento del titolo della mia cattedra e la Facoltà abbia accolto la mia domanda. Mi uniformo a questa condizione, di per sé non molto gradevole, e la Facoltà, dichiarando esplicitamente di farlo onde riavere il mio insegnamento, delibera il camb�amento desiderato. L'or­dine del giorno della Facoltà, presentato . . . - horribile dictu! - dal sen. Gentile 1 prende la via del Ministero. Il tragitto mi appare esagera­tamente lungo e io mi rivolgo a Fedele chiedendo spiegazioni. oto nella risposta dell'impaccio e delle tergiversazioni. E qui comincia il bello. A distanza di poche ore dalla mia conversazione con lui mi informano dalla sala stampa che un'agenzia semiclandestina di cui però sono risapute le interferenze con il Ministero della Pubblica Istruzione, dirama un comunicato in cui si favoleggia di una mia imminente riconciliazione ecclesiastica. Io cado dalle nuvole e con me ne cadono quanti han familiarità con i procedimenti ecclesiastici, specie con quelli del Santo Ufficio. Giunge rapida la smentita del « Corriere d'Italia» ma intanto la panzana fa il giro della stampa, e io ricevo plausi, felicitazioni o rimbrotti, secondo i gusti, dai quattro punti cardinali. Ecco il comico innestato sul drammatico.

Dà tu, se ti riesce, una spiegazione verosimile di questo pasticcio. I ntanto io vivo in attesa. Il mio incarico annuale scade il 20

febbraio. Per quella data Fedele dovrà pure aver risolto in qualche modo la difficoltà che egli stes o ha creato col suo primo impegno.

Tu sei troppo acuto ed esperto per non i ntuire qualcuno dei retroscena di questa singolarissima istoria. Ma più d'uno ne rimarrà inesplicabile anche a te. E tu? Quando passi da Roma?

Ricordami alla tua Adele. Ti abbraccio.

Ernesto B.

1 Anche questo particolare dell'intervento d i Gentile non era finora noto.

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1 1 2 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

36 Roma, 1 0 febbraio 1 927

Mio canssrmo, Avevo ricevuto da Vallecchi i tuoi Elementi' e, ad una rapida scorsa,

avevo potuto subito ammirare la solidissima struttura, la impeccabilità scientifica, l'amplissima informazione, la forma eccellente. Ho poi avuto la recensione da te mandatamene. Credo che se avessi io parlato del tuo libro, non avrei parlato diversamente : anche in quella riserva che . . . il tuo amico ha creduto conveniente e ragionevole formulare 2• Pubblicherò quindi senz'altro la spigliata rassegna, salvo che qualche esperto in diritto di quelli che capitano in casa mia, e ai quali il tuo libro ha fatto già molta gola, non proponga di stendere una recensione ultra tecnica 3• Cosa, del resto, tutt'altro che probabile.

Sì, il provvedimento promesso per il mio ritorno alla cattedra è miseramente arenato. E ne sono rammaricatissimo. È umiliante e pe­noso servire da pedina in un complicato e variabile giuoco di scacchi.

Nallino 4 è da parecchio in Egitto. N on avevi risolto la questione della tua andata al Cairo prima della sua partenza?

La notizia tendenziosa di una mia eventuale riconciliazione ecclesia­stica mi ha fatto piovere addosso una fiumana di messaggi, dei più vari e dei più contraddittori. Strani i giudizi degli uomini su atteggiamenti che pure non dovrebbero avere altri valutatori competenti che le co­scienze dei protagonisti e Dio!

Tante cose devote ad Adele. A te un abbraccio.

Ernesto

1 A.C. J E�toLO, Elementi di diritto ecclesiastico, Firenze, Vallecchi, 1 927, pp. 480. Su quest'opera cfr. S. FERRAR!, Ideologia e dogmatica . . . cit., pp. 1 27- 128.

2 L'amico di J emolo, autore d'una recensione al suo libro, a cui il Buonaiuti allude, potrebbe essere identificato in Mario Falco o in Giuseppe Forchielli. Il Falco dedicò agli Elemmti l'articolo Intorno a un f/Uf!t/O manuale di diritto ecclesiastico in <<Archivio giuridico>>, XCIX (1 928), 2, pp. 13 dell'estratto. Sotto i l profilo metodologico, Falco osservava come, <<a differenza di quasi tutti gli scrittori italiani >>, J emolo trattasse separatameme il diritto della Chiesa dal diritto dello Stato - allineandosi in ciò con il saggio sulla Kircbliche Rechtsgeschichte (1 905) dello Stutz e affiancando lo stesso Falco delle Leziofli di diritto ecclesiastico (Padova, tvlilani, 1 926, pp. 10 e seguenti), mentre, pur volendo evitare ogni miscuglio della storia con

1927 1 1 3

il diritto ,·igente, avesse conservato, per ragioni di opportunità didattica, l'introduzione storica alla trattazione dogmatica dei singoli istituti. Posto a confronto con gli altri trattati italiani, il manuale dello ]emolo presentava «una più completa esposizione del diritto della Chiesa, dove è notevole il cenno sulla scienza canonistica fino ai nostri giorni, una esposizione completa del diritto ecclesiastico statale, dm·e per la prima volta le fonti, i controlli e la tutela dei

diritti sono inquadrati nel sistema, un cenno affatto nuovo sulla struttura interna della con­fessione israelitica». Dopo queste notazioni positive, il Falco sviluppava, tuttavia, una nutrita

serie di critiche - concernenti la sistemazione della materia, il mancato sviluppo di certi contenuti, alcuni errori giuridici -, ed esprimeva gravi riserve sulla maniera di trattare la

«questione fondamentale» dell'autonomia della Chiesa secondo il diritto italiano e sul giudizio <<politico>> delle trattative per la <<conciliazione>> tra lo Stato italiano e la S. Sede negli anni 1 9 1 9-21 . Più favorevole la recensione agli Elementi stesa da Giuseppe Forchielli per gli <<Studi urbinati >>, l (1 927), pp. 74-78. Questi lodava il <<metodo nuovo>> della separazione tra l'esposi­zione del diritto della Chiesa da quella del diritto dello Stato - metodo che in Italia non era stato seguito neppure da chi, come il Romano, aveva dimostrato l'impossibilità di fondere in un unico concetto i due diritti -, ed inquadrava il manuale di ]emolo nell'indirizzo della

scuola di Ruffini tendente a studiare il diritto ecclesiastico alla luce delle teorie generali del diritto pubblico, anche per affermarne l'autonomia scientifica rispetto all'invadenza della politica ecclesiastica. Forchielli avrebbe comumque preferito dallo ] emolo una maggiore attenzione e un maggiore spazio alla storia del diritto e degli istituti canonistici in Italia, in considerazione

del fatto che essa <<non avrebbe soltanto ad offrire un contributo retrospettivo, ma anche attuale e contemporanea>>. <<Si può legiferare in materia ecclesiastica da parte dello Stato - egli si chiedeva - senza conoscere l'essenza, la natura, la struttura degli istituti della Chiesa in Italia? E si può ricostruire il piano di questi rapporti senza un'indagine storica? E la questione si complica ancor più se si considerano le stratificazioni storiche dei varii diritti laicali vigenti prima di quello italiano>>.

3 In realtà la recensione verrà redatta dal Buonaiuti stesso sotto lo pseudonimo P. B . , in <<Ricerche religiose>>, I I I (1 927), pp. 277-278. Dopo aver lodato la padronanza dell'argomento da parte di Jemolo, Buonaiuti osservava : <<Nessuna disonestà, mai: nulla di essenziale taciuto, neanche

di ciò che il vivo senso cattolico dello J emolo potrebbe essere tentato di tacere, nulla di alterato. Però tutto esposto in modo da dare al lettore le impressioni più favorevoli alla Chiesa che da una onesta esposizione dei fatti sia possibile far scaturire>>.

4 Il professar Nallino era solito effettuare periodiche missioni al Cairo, dove teneva corsi di

arabo (cfr. E11ciclopedia italia11a, sub voce Nallino).

37 San Donato, 13 giugno 1 927

Mio cansstmo, Sì, veramente : da molto tempo durava il tuo silenzio, insufficiente­

mente rotto dai saluti delle tue laconiche cartoline. Qualcosa mi era giunto del tuo ritorno all'ateneo bolognese 1• Ma non ho voluto indagare, attendendo da te le comunicazioni che infatti son giunte ampie e schiette come le attendevo. Grazie.

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1 1 4 Lettere di B11onai11ti a ]emolo

on ho fatto a tempo a rispondere subito, perché da quattro giorni

manco da casa. Tu conosci il mio fervido attaccamento al pèllegrinaggio

annuale al Santuario della SS.ma Trinità al Monte Autore. Questo attac­

camento, vecchio ormai di un decennio, si è acuito in questi ultimi

anni 2. Ormai il pellegrinaggio rappresenta per la mia anima la somma di

365 messe che mi è vietato di celebrare. Anche questa volta dunque,

mescolato con i ciociari di Porciano ho percorso, forse per la settima

volta, il noto i tinerario dal Piglio a Vallepietra e al Santuario, cantando il meraviglioso motivo. E ancora una volta, pernottando all'aperto sotto la sgomentante roccia tagliata a picco che sovrasta il minuscolo santuario, ho provato il brivido della più profonda emozione religiosa. Poi sono sceso, naturalmente, a San Donato. Domani, ritemprato, tornerò a Roma,

« famosissimo carceri». Del tuo ritorno all'università bolognese mi compiaccio caldamente.

Tu sai come non avessi mai riguardato con eccessiva simpatia il tuo ingresso in quell'organismo malato di elefantiasi e di idropisia, che è la « Cattolica» gemelliana. Capisco il tuo danno economico. Ma la tua prodigiosa capacità di lavoro, il tuo solerte esercizio professionale lo compenseranno ad usura. E tu avrai quella assoluta libertà di lavoro, senza cui veramente la scienza è pianta di serra. Mi atterrò alla tua consegna e serberò con tutti, sulla cosa, il più discreto silenzio. Ma tu non sei personalità che possa sottrarsi al commento del mondo accade­mico, e il tuo caso desterà certamente scalpore.

Attendiamo, tutti, con ansia il tuo Giansenio 3• Quando lo leggeremo? Io ritornerò quassù, col consueto stuolo di amici, verso i primi di

agosto. E tu dove passerai le tue vacanze? Se anche quest'anno ci si

potesse vedere a Roma, ti garantisco che, questa volta, al Terminillo non mancherei.

Con mia schietta soddisfazione ho constatato che le mie capacità podistiche sono in piena efficienza. Ieri mattina, per venire dal San­tuario a San Donato, ho impiegato quattro ore e mezzo. Solo, partito alle 4 dal Santuario, ho traversato il giogo centrale dei Simbruini, fra i motivi dei merli e il richiamo sarcastico del cuculo. Una passeggiata indimenticabile.

Potessi con altrettanta libertà esercitare le mie capacità didattiche, certamente inferiori a quelle podistiche, ma indubbiamente più meri-

1927 1 1 5

torie e più impellenti al cospetto di Dio, nonostante il parere contrario della S. Inquisizione!

Ricordatevi come 10 v1 ho ricordato, specialmente m questi due giorni quassù!

Ti abbraccio. Ernesto

1 Al termine dell'anno accademico 1 926-27, J emolo aveva deciso di lasciare l'insegnamento

di diritto ecclesiastico alla Università cattolica per tornare nella facoltà giuridica bolognese. I l

relativo decreto ministeriale, del 1 5 giugno 1 927, indicava la nuova presa d i servizio al 16 ottobre successivo. S u i rapporti tra Gemelli e Jemolo alla Cattolica, cfr. F. �LIRGIOTIA BROGuo,

Art11ro Carlo }emolo e Vìncenzo Del Gi11dice . . . cit., pp. 239-242. 2 Intorno a questo pellegrinaggio Buonaiuti aveva scritto alcune pagine in Voci cristiane,

Roma, Libreria di cultura, 1 923, e nel volume Tra i monti del Lazio e deii'Abmzzo, a cura della

sezione di Roma del Club Alpino Italiano, Roma, C.A.I . , 1 924, pp. 33-40. C fr. anche La vita allo sbaraglio . . . cir., p. 28.

3 In realtà J emolo stava preparando un volume sul giansenismo italiano (cfr. lettera n. 40 nota 1). Può darsi che quest'imprecisione di Buonaiuti sia s tata voluta, per porre in relazione il volume di ]emolo col suo Giansenio, edito a Milano nel 1 928.

38 Roma, 29 giugno 1 927

Mio canss1mo Carlo, Voglio dirti subito la g1o1a che mi ha procurato la tua di ieri

l'altro. Data la valutazione, altissima, che faccio del tuo acume e della tua chiaroveggenza critica, il giudizio che tu vi hai pronunciato intorno al mio Lutero è il più prezioso e il più gradito di quanti me ne potevo ripromettere. Ne sono intimamente soddis fatto.

Non ho veduto la recensione del « Popolo d'Itali a » cui alludi e me ne spiace. Data l'indole del giornale, mi sarebbe piaciuto constatare se avesse compreso e come aveva giudicato il profondo orientamento del mio lioro 1 • A tuo comodo, saresti in grado di dirmi, a un di presso, in qual torno di tempo è apparso l'articolo? H o un pessimo servizio stampa e non faccio nulla per averlo migliore.

È molto nobile - degno di te - il sentimento che ispira la tua accoglienza ai commenti sollevati nel «pettegolare» universitario dal

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1 1 6 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

tuo ritorno a Bologna. E per mio conto, saret, 10 linea di princ1p10,

disposto a darti ragione, in quanto dici a proposito della sèuola libera

e della sua funzione in Italia. Ma quando rifletto alle condizioni generali

della cultura pubblica fra noi ; quando penso agli indirizzi concreti cui

la scuola libera finisce con l'esser asservita ; il mio ottimismo teorico

riceve un urto villano. Comunque, lasciamo le disquisizioni astratte. Ormai tu sei di nuovo

alla Regia. Te ne prenderai maggiore scioltezza di movimenti nel tuo lavoro scientifico? Potrei per avventura concepire la speranza di avere un capitolo del tuo « Giansenismo » per «Ricerche Religiose»? Me ne riterrei ben avventurato!

Saliremo a San Donato verso il 20 dell'imminente luglio. Saranno con me Ambrogio, Alberto, Mario, Vergottini, Magni, Trafelli 2, un vecchio professore russo che forse conosci, l'Ivanov 3 : una buona compagnia in complesso. In un secondo momento seguirà il nucleo femminile. Voi altri avevate promesso altra volta di risalire lassù, a rinnovare i ricordi e a rinsaldare le amicizie. Perché non avete mai mantenuto la promessa? E al mio desiderio di riparare la defezione dell'ottobre scorso e di salire una buona volta con voi al Terminillo, non volete quest'anno dare il modo di realizzarsi?

La vostra limpida unione è spettacolo veramente che intenerisce. Noi vi pensiamo tante volte, con gioia e auguri. Il Padre di ogni bontà le arrida sempre con la sua benedicente assistenza!

Buone vacanze! Ti abbraccio con tanto affetto. Tuo

Ernesto

1 Non è stato possibile rintracciare la recensione al Lutero di Buonaiuti sul « Popolo d'Italia>>. Circa la polemica saldatura tra protestantesimo e idealismo operata dal Buonaiuti, si vedano B. UuANICII, Bttonaiuti storico della RifomJa . . . cit., e L. GIORGJ, Su tre lettere di Ermsto Buonaittti a Giovanni Miegge riguardanti l'interpretazione di Lutero, in «Rivista di storia e letteratura religiosa>>, xx (1 984), pp. 1 42- 1 5 1 .

2 L a cerchia degli amici e allievi di Buonaiuti che intendeva ritrovarsi con lui a San Donato nelle vacanze estive del 1 927 : Ambrogio [Donini], Alberto [Maria Ghisalberti], Mario [Niccoli] , [Giovanni De] Vergottini, [Cesare] Magni, [Luigi] Trafelli, collaboratore di <<Ricer­che religiose».

3 Venceslao Ivanov (Mosca 1 886 - Roma 1949), poeta e filosofo russo. Discepolo di Mommsen a Berlino, divenne docente di filologia classica nell'Università di Baku dal 1 920 al '24, anno in

1927 1 1 7

cui si trasferì in Italia. Insegnò prima nell'Università di Pavia e poi al Pontificio Istituto degli Studi Orientali di Roma. Nel 1 926 si converù al cattolicesimo. Studioso di Dostojevskij, intorno al quale pubblicherà a Friburgo in Brisgovia Tragedia, mito e mistica nella poesia di Dostojevskij, un capitolo del quale comparirà in «Ricerche religiose», IV (1 928). icola Berdiaev lo defmì «per cultura l'uomo più raffinato di tutta la Russia>>.

39 San Donato, 28 luglio 1 927

Carissimo Carlo, Sì, eccomi già quassù, con il consueto manipolo di compagni. È più

di un settennio ormai che io salgo regolarmente al vecchio eremo, con una compagnia che varia e nel medesimo tempo conserva pure invaria­bilmente tanto del primitivo proposito. E vi salgo col medesimo spirito, per quanto, purtroppo, la mia primitiva condizione spirituale abbia subito così penoso rivolgimento. Son con me Ambrogio e Alberto, Mario e Vergottini, Maria ed Anna 1 • E poi i nuovi, fra cui un giovane studente di lettere, tal Villa 2, nipote dell'ex avvocato erariale, nella cui anima mi par di scorgere quelle medesime magnifiche qualità che mi han reso così caro, ad esempio, Ambrogio. Son tre anni che viene regolarmente quassù per tutto l'agosto una signorina olandese, insegnante ad Hilversum 3. E altri olandesi, due professori uno ad Amsterdam uno a Dordrecht avrò quest'anno ospiti 4•

Le nostre riunioni e le nostre discussioni non si tengono più sotto il noce, bensì nel boschetto che copre i fianchi del colle che abbiamo battezzato col qualificativo di «pitagorico» e sotto i tre grandi tigli che dominano la costa montana elevantesi a levante della casa. Nostra lettura fondamentale, s'intende, il N uovo Testamento e il Messale - quest'ulti­mo perché si alimenti in noi il rimpianto nostalgico di quel che la scomunica ci ha fatto perdere. Letture minori, Maestro Eckart, Dante e Dostojevskij 5•

Le giornate trascorrono in una serena pace, fatta di intimità e di contatto con la natura. Ieri l'altro sono stato nuovamente al pellegrinaggio della Trinità, al quale mi affeziono sempre più fortemente.

Quanto vi vorrei con noi! E non rimandare l'appagamento di un tal mio desiderio all'epoca troppo lontana nella quale i piccoli « tirannelli» vi potranno essere compagni di ascensione quassù! Se, ripeto l'invito,

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1 1 8 Lettere di Buonaiuli a )emolo

nel settembre verrete a Roma, come vi auguro e mi auguro, non dovrete mancare di fare una capatina a S. Donato.

Molto, molti, ci ripromettiamo, a breve scadenza, dal tuo lavoro. Auguri pieni di affezione ad Adele. A te un abbraccio

da Ernesto e saluti da tutti i presenti.

1 Oltre ad alcuni uomini sopra ricordati (nota 2 alla lettera precedente), era salito a San Donato il <<nucleo femminile», stavolta composto solo da Maria Oa Monachesi, la Fermi o la Zappalà?] e Anna (De Micco], allieva e collaboratrice del Buonaiuti sino dal 1 920, la quale era particolarmente conosciuta a San Donato ed ha lasciato una testimonianza di quell'esperienza in «ALI. Organo dell'Unione cristiana delle giovani», 1 957, pp. 37-41 (cfr. anche La vita allo sbaraglio . . . ci t., pp. 3 nota 1, 2 1 nota 1, 33 nota 1 e 128 nota 2).

2 Agostino Villa, nato a Roma nel 1 906, studente di lettere nel 1 927, narratore di un certo prestigio e traduttore di autori russi. Una lettera di Buonaiuti al Villa del 23 agosto 1 943, di commento al suo romanzo Paludi e montagne (forino, Einaudi, 1 943), è conservata in copia nel fondo Ravà-Buonaiuti presso l'Accademia toscana di scienze e lettere «La Colombaria>>. Ringrazio il prof. Francesco Adorno per avermi segnalato l'esistenza di tale fondo documentario.

3 Dovrebbe trattarsi di Maria Fermin (L'Aia 1 897 - 1 980), insegnante di lingue e cultrice di filologia romanza, dal 1 955 lettrice di lingua e letteratura italiana nell'Università di Utrecht. La Fermin era entrata in contatto col Buonaiuti e col gruppo di San Donato tramite l'amico Pau! Hendrix (cfr. La t•ita allo sbaraglio . . . cir., p. 1 28 nota 1 ) .

4 Da una missiva del Buonaiuti a Missir del 23 agosto 1 927 e dalle annotazioni del Donini si viene a conoscere che i due olandesi giunti a San Donato in quell'estate erano Pau! Hendrix, allora professore di liceo a Dordrecht e in seguito titolare di bizantinologia nell'Università di Leyda e, forse, un certo van uerop o Leonardo van Liempt (ibid, p. 35 nota 1 e 2).

5 Si veda quanto Buonaiuti aveva precisato per lettera al Missir il 24 giugno 1 927, prima di salire a San Donato: « elle nostre riunioni quotidiane lassù noi leggeremo, oltre il Nuovo Testammto, che è la nostra lettura preferita, i Sem1oni di Maestro Eckhart, il Paradiso di Dante, i Fratelli Karamazof di Dostojewskij>> (ibid , pp. 29-30). Altri suggestivi particolari sulla modalità di queste <<letture>> vengono ora offerti dai ricordi personali del Donini posti in calce alla suddetta lettera.

40 San Donato, 12 luglio 1 927

Carissimo, Sei stato finissimo e felicissimo scrivendo nel dl sacro a San

Donato. Sì, anche quest'anno abbiamo acceso nella cappellina mutila e disadorna i nostri due piccoli candelabri e abbiamo letto, prostrati

1927 1 1 9

dinanzi all'altare, la liturgia che commemora il vescovo e martire venuto dal chiostro 1 •

È diminuito il nostro numero, dal giorno in cui quest'anno siamo venuti quassù. Ma non è diminuito l'affiatamento, non si è affievolito il fervore della nostra contemplazione e delle nostre discussioni.

Il ritmo regolare delle nostre giornate è stato gradevolmente rotto dalla visita di amici e colleghi, fra i quali l'ospite più piacevole e più entusiasta è stato il sagacissimo De Lollis 2, che ha ammirato illimitata­mente il luogo, la forma eli vita, soprattutto la vegetazione circostante, dominata dai due tigli giganteschi - li ricordate? - alla cui ombra si svolgono le nostre migliori conversazioni.

V ed o bene che leggi scrupolosamente le pagine delle Ricerche Religiose. Tu devi aver intuito nella mia rapida rassegna perimodernistica, il proposito, in me sempre più pungente, eli ridurre il modernismo a quella esperienza del male e del riscatto, intorno a cui gravita l'essenza del cristianesimo3.

Il Consiglio Superiore ha approvato il cambiamento del titolo della mia cattedra e il mio passaggio. Ma equivale ciò alla sicurezza della mia ripresa didattica? Giudicane tu. Il mio incarico scade il 1 7 ottobre e il 7 novembre io mi presenterò certamente a fare scuola. E poi? Mistero!

Che ne dici dell'articolo eli O restano sulla questione Romana 4 apparso sulla «Nuova Antologia»? Mi diceva Gabrielli 5, salito a San Donato con De Lollis, che esso ha avuto l'approvazione preventiva della Segreteria eli Stato.

Vergottini, al quale ho trasmesso il tuo messaggio, è partito ieri per Parenzo. È stato chiamato a Siena ed egli è felice del trasferimento 6•

Mi compiaccio moltissimo del tuo lavoro. Sei in piena efficienza 7. Qui, ogni volta che è stato fatto il tuo nome, è stato un coro eli ammirazione e eli affezione.

Il Vici, che tu incontri spesso costì, è stato, nientemeno, mio allievo all'Apollinare, quand'egli era seminarista al Seminario Pio.

State lieti. Questa mia lettera vi faccia sentire l'amicizia di tutti no1 e V1 porti il ricordo dei primi riposi nostri sandonatesi.

Saluti devoti ad Adele. A te un abbraccio.

Ernesto B.

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1 20 Lettere di Bllot�aiuti a ]emolo

1 Cfr. in proposito E. Buonaiuti, Lo leggenda di San Donato, in « Il Tempo», 1 6 agosto 1 920, e in «Corriere padano», 23 agosto 1 928.

·

2 Cesare De Lollis (Casalincontrada, presso Chieti, 1 863 - Roma 1 928), filologo e storico della letteratura italiana, francese e spagnola. Docente nell'Università di Roma dal 1 905. Fece parte di quel cenacolo di studiosi - tra cui Giuseppe Chiovenda, Antonio Ravà, Luigi Salvatorelli, Buonaiuti, Adriano Tilgher, Mario Vinciguerra e lo stesso Jemolo - raggruppati intorno al settimanale romano neutralista « Italia nostra» (cfr. al riguardo, G.F. LAMI, Introdu�om a Adriano Tilgher. L'idealismo critico e l'uomo integrale del XX secolo, Milano, Giuffrè, 1 990, pp. 6-7 ; G. SAsso, Varia�oni sulla storia di una rivista italiana: <<Lo Cultura)) {1882- 1935], Bologna, U Mulino, 1 992; M.C. A VALLE, Una coscienza: Arturo Carlo ]emolo, in A. GALANTE GARRONE - M.C. A vALLE, Arturo Carlo ]emolo . . . ci t., pp. 65 e seguenti). I l De Lollis fondò nel 1 920 la <<Rivista di cultura>> e nel 1 92 1 fece riapparire <<La Cultura» sotto la sua esclusiva direzione. Ad essa collaborarono anche Buon aiuti e diversi suoi allievi o amici strerti come Ghisalberti, ]emolo, La Piana, Monti, Pincherle (cfr. Lo Cultura [1921 - 1928). Presentazione di U. Bosco. Introduzione di A. Luz1, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1 971 ) .

1 Probabile riferimento a l breve scritto Discussioni. Tipi di « modemismOJ) cristiano, apparso in <<Ricerche religiose», I I I (1 927), pp. 356-361 .

4 Cfr. F . 0RESTANO, Lo Chiesa cattolica nello Stato italiano e nel mondo, i n <<Nuova antologia», vol. CCCXXXI I (1 927), 16 luglio 1 927, pp. 1 37-1 49. Questa la conclusione dell'articolo dell'Orestano : << . . . oggi come non mai, lo Stato Italiano e la Chiesa debbono sentire, oltre l'attuale loro generica propensione, tutto l'interesse, reciproco, di compiere francamente una totale revisione delle rispettive posizioni».

5 In realtà Francesco Gabrieli, (Roma 1 904-1 996), altrove definito dal Buonaiuti <<giovane arabista e orientalista di grandissimo valore» (cfr. Lo vita allo sbaraglio . . . cit., p. 269). Era allora giovane professore di liceo, redattore dell'Enciclopedia italiana e collaboratore assiduo alle <<Ricerche religiose». Sarà professore di arabo nell'Istituto arabo orientale di Napoli e, dal 1 938, di lingua e letteratura araba all'Università di Roma. Si è occupato della maggiore letteratura islarnica, oltre che di quella persiana, di storia dell'antico Islam, e in generale della civiltà musulrnana medievale nonché di taluni aspetti della storia dei popoli arabi moderni. Socio nazionale dell'Accademia dei lincei. Ha collaborato anche a diversi quotidiani. A dieci anni dalla morte di Buonaiuti, Gabrieli ne scriverà un breve profilo in cui si legge, tra l'altro : <<Chi scrive queste righe non è stato diretto discepolo di lui, non si seme competenza bastante a giudicarne le più discusse affermazioni, non ne approva [ . . . ) talune incertezze ed ambiguità di atteggiamenti. Ma ricorda di aver sentito e cercato in giovinezza la luce e il calore che promanavano da quell'uomo, l'insuperato fascino pedagogico (che è forse proprio ciò che più i suoi nemici temevano), lo slancio umano e cristiano, d'un cristianesimo superiore a qualsiasi determinazione confessionale, che irradiava in ogni suo contatto» (F. G,\BRJEU, Buonaiuti, in Abbozzi e profili, Sapri 1 960, p. 87).

6 Giovanni De Vergortini (Parenzo 1 900 - Bologna 1 973), laureato in giurisprudenza all'Uni­versità di Roma sotto la guida di Francesco Brandileone nel 1 923, professore incaricato di storia del diritto italiano e di diritto ecclesiastico nell'Università di Sassari nel febbraio 1 924, libero docente nel novembre 1 925, vincitore di concorso per la cattedra di storia del diritto italiano dell'Università di Cagliari nel novembre 1 926, fu chiamato a Siena il 20 giugno 1 927. Sarà nominato preside della facoltà di giurisprudenza di quest'ateneo per gli anni accademici 1 93 1 -33. Si trasferirà nell' niversità di Modena nell'ottobre 1 935, in quella di Pisa nel dicembre 1 935, in quella di Bologna nel novembre 1 949. Di questa facoltà di giurisprudenza diverrà preside dal 1 950-51 al 1 960-6 1 . Presidente della Deputazione di storia patria per le province di Romagna dal 1 952 al 1 970. l suoi primi interessi scientifici furono rivolti a collegare la storia giuridica istriana, particolarmente nel campo del diritto pubblico, con la culmra italiana ; successivamente si dedicherà

1927 1 21

alla <<comunalistica», a ricerche sulla legislazione imperiale federiciana e sullo Smdio di Bologna. Opere principali : Limamenti storici della costitu�one politica delflstria durante il medioevo, Roma 1 924-25 ; Origini e s1•iluppo storico della comitatinanza, Siena 1 929 ; Il "popolo)) nella costit11�one del comune di Modma sino alla metà del secolo Xl!!, Siena 1 93 1 ; Ricerche sulle origini del vicariato apostolico, Milano 1 939; Leifoni di storia del diritto italiano. il diritto pubblico italiano nei secoli XII-XV, Bologna 1950-51 (rist., con prefazione di C. DoLCir-.:1, Milano, Giuffrè, 1 993) ; Studi sulla legisla�one di Federico il in Italia. Le leggi del 1220, Milano 1 952; Scritti di storia del diritto italiano, a cura di G. RoSSI, 3 voll., ]\filano 1 977. Su di lui, cfr. P. Cou.ll' 1, Ricordo di Giovanni De Vergottini, in << Rivista di storia del diritto italiano», XLVI (1973), pp. 2 1 5-234 (con bibliografia alle pp. 225-234) ; F. CROSARA, in ricordo di C De I 'ergottini, Jlfl maestro tra le due guem, in <<Atti e memorie della Società istriana di archeologia e storia patria», LXXV ( 1 975), pp. 1 -27 ; G. SANTIN I, Ricordo di C De Vergottini, in <<Archivio giuridico», CXC (1 976), pp. 9 1 - 103 ; C.G. MoR, Gio11anni De Vergottini, in <<Arti dell'Accademia delle scienze dell'lstimto di Bologna», Classe di scienze morali, Rendiconti, LXVIII (1 979-80), pp. 303-3 1 4 ; E. CoRn,SE, Storia del diritto italiano . . . ci t . , pp. 819 e 83 1 , nonché i vari contributi raccolti nel volume Bologna e la sua Università nel contributo di Giovanni De Vergottini. Atti del seminario di studi nel r•entennale della scomparsa, Milano, Giuffrè, 1 995.

7 Oltre ai sopra ricordati Elementi di diritto ecclesiastico, ]emolo pubblicò nel 1 927 tre articoli di carattere tecnico nella <<Rivista di diritto pubblico» e altri due nella rivista <<Temi emiliana», nonché una recensione nell'<<Archivio giuridico».

41 Roma 1 , l novembre 1 927

Auguri cordialissimi. E. Buonaiuti.

1 Cartolina postale. La data è quella del timbro postale. Sul ree/o fotografia di <<San Donato di Subiaco - Nel sole».

42 Roma, 5 novembre 1 927

Carissimo, Sì, hai ragione. Tu avresti dovuto essere informato per primo

dell'andamento laborioso delle mie conversazioni con F. [edele] a propo­sito della mia posizione accademica 1 1 • Eravamo rimasti, quella mattina che la visita di quel sacerdote venne ad interrompere il nostro colloquio, alla lettera da me mandata al ministro, e alla domanda di chiarimenti inviata a Milano. Tu fosti tanto gentile da spiccarmi, prima di partire da Roma, un messaggio, nel quale mi desti un opportuno suggerimento a proposito dell'intervento milanese. L'accolsi a volo, e telegrafai. Ma da

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1 22 uttere di Buonaiuti a }emolo

Milano non è venuta mai nessuna risposta. Frattanto F. [edele] mi mandò pressantemente a chiamare e io gli dissi a voce tutto quello che mi ero proposto di dirgli per iscritto. Mi rispose che, d'accordo col capo del governo, mi doveva chiedere perentoriamente di astenermi dal far lezione. Contrapposi il mio deciso proposito di risalire la cattedra e chiesi quali sanzioni sarebbero state adottate contro di me, qualora avessi tradotto in atto il mio proposito. F. [edele] mi dichiarò che non mi avrebbe esonerato, perché il capo del governo non voleva simile provvedimento, ma mi avrebbe d'ufficio trasferito nel ruolo delle biblioteche. Biblioteca per biblioteca, risposi che preferisco la mia. E allora ci siamo concertati su un nuovo incarico - quello di avviare i lavori preparatori per la illustrazione di Gioacchino da Fiore, - da durare fino al giugno '28. Ma finora questo accordo puramente verbale non è stato consacrato da alcun decreto ufficiale e io dubito che F. [edele] mantenga la sua parola 2.

Nel frattempo ho voluto assodare per altra via se il capo del governo è veramente ed in tutto d'accordo con F. [edele] a mio riguardo. Mi son dovuto persuadere che sì. E la mia situazione non ne ha guadagnato in chiarezza ai miei [ . . .p

1 Sull'incontro con Fedele, avvenuto il 17 ottobre 1 927, si veda l'altra lettera di Buonaiuti a Guido Cagnola del 29 ottobre 1 927 in L. BEDESCHJ, Buonaiuti, il Concordato . . . ci t., pp. 360-36 1 , e F . P IRENTE, B11onaiuti . . . c i t., pp. 67-69.

2 Tale nuovo incarico era ufficialmente così formulato : <<ricerche sulla storia della civiltà e della letteratuta cristiana nel Medioevo in preparazione della edizione delle opere di Gioacchino da Fiore da farsi a cura dell'Istituto storico italiano>> (cfr. la ricostruzione di Niccoli in Pellegrino di Roma . . . cit., p. 542 nota 1 68, e A FoRNI, L'Istituto Storico Italiano, in Specul11m tmmdi. Roma centro intemaifonale di ricerche umanistiche, introduzione di M. P.\LLOTTINO, a cura di P. VIAN, Roma, 1st. Poligrafico e Zecca dello Stato [ 1 992], pp. 636-638) .

.l Manca il seguito della lettera.

43 Roma, 1 9 novembre 1 927

Mio canssrmo, Il ritardo delle tue lettere non fa che renderne in me più pungente

iJ desiderio. Di quest'ultima tua, così premurosa e così schietta, ti sono partico­

larmente riconoscente.

1927 1 23

Son deciso, sempre più fermamente, a non abbandonare il mio posto di attesa. Ho la sensazione vaga, ma la fiducia sicura, che prima o poi rioccuperò la mia cattedra romana. E chi ha fatto scopo della sua vita l'introduzione della critica religiosa in Italia e la divulgazione fra noi di preoccupazioni spirituali nascenti appunto dalla applicazione del me­todo storico alla tradizione cristiana, non può, a nessun patto, abbando­nare il suo posto di combattimento. Mai.

Sono molto gentili le tue proposte per una migliore sistemazione delle mie condizioni editoriali . Per Laterza è già cosa fatta. Pubblicherà ora la mia Africa cristiana ' . Che, se mal non mi appongo, avrà l'onore di far seguito, nella medesima collezione, al tuo Giansenismo. Del quale è, in me e in molti altri intorno a me, vivissima l'attesa. Sap­piamo tutti in anticipo quale lusinghiera accoglienza si dovrà fare al tuo lavoro, che sarà la tua più bella e poderosa affermazione finora. Quando il libro sarà uscito, tutti i miei corrispondenti all'estero sa­ranno mobilitati, perché il libro abbia la più vasta e propizia riper­cussione possibile .

Hai perfettamente ragione di pensare che alla radice della fede nella sopravvivenza c'è il bisogno istintivo di raffigurarsi un'economia che vendichi la giustizia conculcata e ristabilisca un equilibrio di valori che la vita associata quotidianamente sconvolge.

Ma hai riflettuto bene in quale foggia di credenze simile pregiudiziale postulazione trova il suo migliore soddisfacimento, la sua più adeguata tutela?

È quello che mi domando anch'io da parecchio tempo. E dal punto di vista pragmatistico devo riconoscere che la migliore soluzione al quesito l'ha data la speculazione greca con la sua dottrina dei semidei e degli dei e la fede del cristianesimo primitivo, con la sua visione della immortalità condizionata. La partecipazione al regno è riservata agli iniziati e ai santi. Per il rimanente degli uomini, v'è la geenna, cioè il nulla.

Questo, è vero, sembra in aperto contrasto con quel che tu osservi a proposito dell'accettante e passivo desiderio del nulla, che potrebbe essere complice dell'inerzia più assoluta. Ma tant'è. Nei periodi della sua più intensa inquietudine, la spiritualità umana ha invece fatto assegna­mento su una speranza di sopravvivenza, che doveva essere il retaggio di una operosità più intensa e più alta.

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1 24 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

E a simile speranza ha corrisposto una particolare. concezione antropologica, secondo la quale l'uomo, se è corpo ed anima, può anche essere « spirito» - qualora si trasfiguri nell'idealità e nella fede.

N ulla mai di quelle vecchie concezioni risorgerà in noi . . . ? Saluti cari a d Adele. A te un abbraccio di cuore.

Ernesto B.

1 Il titolo esatto sarà // cristianesimo nell'Africa romana, Bari, Laterza, 1 928, pp. XXN-454, la serie editoriale <<CoUezione storica>>.

44 Roma, 8 dicembre 1 927

Mio carissimo Carlo, Non ti so dire quanto bramerei anch'io di poter riprendere presto

qui a Roma con voi quella consuetudine di comunicazioni amichevoli che han lasciato rapporti affettuosi così vittoriosi del tempo e della distanza. Ho la sensazione che il vostro ritorno debba essere più vicirio di quanto non si pensi.

Senza dubbio non potrebbero mancare mai argomenti alle nostre discussioni. Questo dellla sopravvivenza personale che abbiamo toccato fugacemente nel nostro ultimo incontro romano e che abbiamo molto ' sommariamente, ripreso per lettera, è dei più ardui e più scabrosi.

Ti ha, a quanto pare, straordinariamente meravigliato il mio accenno alla fede, in proposito, del cristianesimo primitivo, che però definisci una fede nella immortalità condizionata. E mi hai contrapposto la mi­naccia evangelica della pena nel fuoco e nello zolfo. Ma è appunto quella minaccia, che va interpretata e illustrata alla luce della escatologia contenuta dalla letteratura apocalittica, che mi convince - o meglio convince una massa ormai di studiosi del mondo neotestamentario -a circoscrivere l'ambito spaziale e temporale della visione evangelica dell'oltre tomba. Se tu fossi a Roma, ti farei leggere le pagine decisive al riguardo che ha dettato testé il Moore nell'ultima parte del suo judaisml , cui h o consacrato una rassegna sul fascicolo d i R. [icerche] R. [eligiose] , che parte oggi da Roma 2. Non potendo qui offrirti una documentazione

1927 1 25

esauriente del mio asserto, mi limiterò a domandarti se hai riflettuto che l'escatologia del giudaismo nell'epoca neotestamentaria è sempre un'e­scatologia di « privilegio etnico», la quale lascia completamente fuori di prospettiva il destino di tutta l'umanità che non è, per sangue o per elezione, israelita. Il cristianesimo primitivo, mercé sopra tutto la predi­cazione di Paolo, ha trasformato il privilegio etnico in un privilegio carismatico : ma privilegio ha lasciato la immortalità. In questo simile del resto a tutte le religioni di mistica.

Ma tu ampli singolarmente l'ambito della nostra controversia, ac­cennando al destino dell'anima ... animale. Ahi, ahi! Ma vuoi flnire nella teosofia . . . ?

Avevo saputo di Silva3. Ma non ne sono rimasto sorpreso. Prima che il tuo volume sia posto da Laterza in circolazione, tu

avrai avuto da me il novero delle persone e dei periodici cui reputo opportuno tu ne mandi esemplari.

In settimana, i miei due liberi docenti daranno inizio ai loro corsi. Frattanto io vado organizzando il mio lavoro su Gioacchino. Sarà

cosa lunga e laboriosa. Ma spero far qualcosa di buono. Abbiamo ripreso le nostre riunioni domenicali, ricordando i lontani. E mi pare uno spirito più profondo del solito aleggi fra noi. Cose affettuosissime ad Adele. A te un abbraccio.

Ernesto

1 Buonaiuti fa riferimento aU'opera Judaism in the First Centuries of the Christian Era, Cambridge, Mass. 1 927-31 , di George Foot Moore (1 85 1 - 1931), il massimo studioso americano di semitistica.

2 E. Bl'ot-.\ILTI, 11 giudaismo normativo, in <<Ricerche religiose», I I I (1 927), pp. 5 1 5-520. 3 Pietro Silva (Parma 1 887 - Bologna 1 954), storico. Aveva partecipato col Salvemini aUa

battaglia deU'interventismo democratico. Nel 1 923 aveva vinto la cattedra di storia aU'Istituto superiore di magistero deU'Università di Roma. L'accenno di Buonaiuti, in risposta ad una segnalazione di ]emolo, potrebbe riferirsi aUe contrarietà accademiche incontrate dal Silva per ragioni politiche o a qualche forma di denuncia e misura di controUo nei suoi confronti da parte di gerarchi fascisti (cfr. W. MATLRI, Pietro Si/va, in <<Rivista storica italiana», LXVI (1954), pp. 603-604; G. VoLPE, Storici e maestri, Firenze, Sansoni, 1 967, p. 100).

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1 26 Lettere di Buonaiuti a }emolo

45

Roma, 20 gennaio 1 928

Mio canss1mo Carlo, Sì, mi rammaricavo più tosto in cuor mio del tuo prolungato

silenzio. Sono proprio contento tu l'abbia rotto. Grazie del tuo messag­gio : grazie del tuo fedele e sollecito abbonamento.

Come avrai constatato, il periodico va assumendo un'andatura un po' più movimentata e più polemica 1• Lo ritengo indispensabile al consolidamento finanziario del periodico: lo ritengo molto meglio ri­spondente alle mie attitudini e al mio dovere. Ormai il mio destino è segnato. Dopo avere per lunghissimi anni sognato e sospirato di potere strappare ai metodi e alle conclusioni della nostra disciplina la sanzione ufficiale dell'ortodossia o quanto meno il diritto di libera circolazione, mi sono dovuto, mio malgrado e con mia lacerante pena, convincere che questo era un vano e irraggiungibile miraggio. n mio attaccamento alla disciplina, valutato come si conveniva, avrebbe potuto indurmi ad una attenuazione, laboriosa e ardua, della mia visuale e del mio proposito. Poiché questo mio schietto e appassionato attaccamento è stato tenuto, pertinacemente, in non cale, io ho oggi il dovere tassativo di dire tutto quello che penso e prevedo. E compirò il mio dovere.

Non mi hai detto più nulla del tuo Giansenismo. Lo attendiamo tutti con impaziente ansietà. Quando ti debbo mandare quell'elenco di studiosi e periodici stranieri a cui il volume sarà mandato con vantaggio?

Tutti, nel nostro piccolo manipolo, lavorano fiduciosi e concordi. E tutti vi ricordano sempre con amicizia inalterabile.

Immagino il tuo lavoro. Non dimenticare mai di mandarmi gli estratti dei tuoi studi, che tu trovi sempre il modo di intercalare alla tua attività professionale e all'insegnamento.

Ricordami, con tanta devota affezione, ad Adele. A te il più affettuoso abbraccio.

Ernesto

1 Nell'ultima parte dell'annata 1 927 le «Ricerche religiose» avevano ospitato un articolo polemico di Buonaiuti contro i gesuiti (Ai "buoni padri)), pp. 479-480).

1928 1 27

46

Roma, 28 febbraio 1 928

Carissimo Carlo, Ho ricevuto ieri contemporaneamente la tua amabilissima lettera e il

tuo attesissimo volume 1• Ho letto col più vivo compiacimento le tue care parole nella prima. Mi sono gettato con avidità sulle pagine del secondo. Quale superba evocazione ci hai dato! La conoscenza, credo veramente adeguata, che ho delle tue esimie qualità di storico, il giudizio che mi ero già formato in base alle primizie già apparse del tuo lavoro, mi ponevano bene in grado di raffigurarmi in anticipo quella che sarebbe stata la tua ricostruzione del movimento giansenista in Italia. Ma la realtà travalica di gran lunga le favorevolissime previsioni. Tu hai saputo, con sguardo lucido e sicuro, individuare il nucleo sostanziale della esperienza giansenistica. Hai saputo scoprire così la molla animatrice di tutto il movimento, al di là come al di qua delle Alpi. E sullo sfondo grandioso di questo formidabile problema della grazia che il giansenismo ha agitato, tu hai individuato magistralmente i caratteri e la funzione del giansenismo italiano.

Io rimango ammirato, sopra tutto, dinanzi alla larghezza sconfinata della tua erudizione teologica. Ma rimango commosso agli accenti con i quali tu tratti della visione cristiana nel giansenismo.

Tutto questo è detto subito dopo una scorsa al tuo massiccio volume, che è una semplice dilectatio. Ora seguirà una lettura attenta e minuta, che mi darà indubbiamente le più grate sorprese.

Chi vuoi tu che parli del tuo lavoro su «Ricerche religiose»? L'ideale sarebbe che Rota 2 ne facesse lui un'ampia rassegna sulle nostre pagine. Ne nascerebbe sicuramente una discussione di grande interesse e di indubbia opportunità. Ma dove è ora il Rota? E accetterà di scrivere sulla mia rivista? Va da sé che io sono, loto corde, dalla tua parte contro la sua irreale interpretazione.

Ho molto gustato il tuo capitolo sul Tamburini 3. H ai ragione a notare come sia oscura la genesi del suo giansenismo. Sulla sua azione a Roma, come ripetitore al Collegio Irlandese, e sulla origine del suo rapporto col Cuccagni 4, mi pare ti sia sfuggita la storia, non molto notevole in verità, ma né pure insignificante, di un rettore del Collegio morto pochi anni or sono - Michele O'Riordan 5 - : The Abba te Luigi Cuccagni - sulla rivista «The Seven Hills Magazine» giugno 1 9086.

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1 28 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Dimmi subito qualcosa per la recensione. Vorrei comparisse al più presto.

Perché, se sono stato tra i primi a ricevere il tuo magnifico volume, voglio essere fra i primi a dire pubblicamente quanta ammirazione, quanta gratitudine ti debbono quanti in Italia seguono il fiorire degli studi religiosi.

A te, alla tua Adele, tutte le mie più calde felicitazioni. Ti abbraccio.

Ernesto

1 A.C. JE�IOLO, Il Giansenismo in Italia prima della Rivolu�one, Bari, Laterza, 1 928. 2 Ettore Rota (Milano 1 883 - Cannobio 1 958), storico, dal 1 925 docente di storia moderna

nell'ateneo pavese. Aveva aperto la strada agli studi sul giansenismo italiano (cfr. Il Giansenismo in Lombardia e i prodromi del Risorgimento italiano, 1 907), ma la sua interpretazione «risorgimentalista» era criticata sia dallo Jemolo che dal Buonaiuti. Sulle tesi del Rota, cfr. C. FANTAPPIÈ, Riforme ecclesiastiche e resistmze sociali. La sperimmta�one istitu�onale nella diocesi di Prato alla fine dell'antico regime, Bologna, Il Mulino, 1 986, pp. 1 6- 19, con bibliografia).

3 Pietro Tamburini (1737 - 1 827), il più importante teologo del giansenismo italiano. ]emolo gli dedicava un lungo capitolo del suo libro (I ribelli. Tamburini e il gruppo pavese, pp. 263-347).

4 Luigi Cuccagni (17 40 - 1 798), rettore del collegio Irlandese di Roma, direttore del Giomale ecclesiastico di Roma, periodico antigiansenista.

s Mons. O'Riordan, morto nell'estate 1 9 1 9, era stato rettore del Collegio Irlandese negli anni in cui Nicola Turchi e Luigi Chiesa erano stati estromessi da esso per idee moderniste (cfr. L. BEDESCII I, Il processo del Sant'U.flì�o contro i modemisti romani, in «Fonti e documenti», Centro per la storia del modernismo, 1 978, 7, p. 41 nota).

6 Sulla rivista «The Seven Hills Magazine» edita a cura del Collegio Irlandese di Roma e sui rapporti di Buonaiuti con questo istituto, cfr. A. ZAMBARBlERI, Il cattolicesimo tra crisi e rinnovamento. Ernesto Buonauiti ed Enrico Rosa nella prima fase della polemica modernista, Brescia, Morcelliana, 1 979, p. 327 nota 36.

47 San Donato, 9 aprile 1 928

Carissimo Carlo, Eccomi quassù, anche quest'anno, a trascorrere nel vecchio eremo,

nella maniera meno penosa, la solennità dell'Exultet, lungi, purtroppo, dalla celebrazione liturgica che era quella più ricca di significato per il mio spirito.

Non è agevole né pur per me, ignorando le personali attitudini dello studente cui accenni, suggerire un argomento di laurea acconcio.

1928 1 29

Ma trovo che le origini dell'episcopato sarebbe un tema su cui si potrebbe lavorare con larghezza e con lucidezza di risultati. Tema cotesto indub­biamente trito e vasto, che può portare lo studioso che lo affronti molto lontano, in un mare magnum di ricerche in cui è possibile far naufragio. Ma tema, anche per questo, più adatto di molti altri ad una trattazione di un laureando in giurisprudenza.

Ho finito di leggere, pacatamente, quassù, il tuo Giansenismo italia­no. Non ho da ritirare alcuna delle valutazioni entusiastiche che formulai dopo la prima rapida scorsa. Rimarrà sopra tutto tuo merito insignissimo aver portato l'indagine - speriamo una volta [per] 1 sempre - su quel terreno teologico, ove è possibile, solamente, comprendere il movimento suscitato dall'Augustinus2• La tua vastissima erudizione e la tua lucidezza espositiva compaiono, ad un esame anche più ponderato, degni di maggior lode.

Ma mi ha fatto una qualche sgradevole impressione una tua preoc­cupazione ortodossa che affiora a volte quando meno lo si aspetta e lo si capisce3. E sopra tutto mi ha ferito un tuo giudizio sul modernismo, che travalica lungamente il senso storico e l'equità 4• N on nasconderò questa mia impressione, per lealtà, nella rassegna che sto per scrivere.

La vertenza Civ. [iltà] Catt. [oli ca] - Benigni non credo sia attutita 5. Benigni non è tipo da darsi facilmente per vinto 6• E non è innaturale il pensare ch'egli lavorerà sott'acqua per prendersi comunque una rivincita. Se già non se l'è presa.

Auguri e saluti cordialissimi a te e alla tua Adele.

Ernesto B.

1 Saltato da Buonaiuti. 2 L'opera maggiore di Giansenio, a cui Buonaiuti aveva dedicato una breve monografia

(Milano, Athena, 1 928), per porre in risalto le radici agostiniane del movimento giansenista. 3 Buonaiuti aveva già espresso una simile critica in occasione della recensione del saggio di

J emolo sul vescovo Ricci pubblicato in anteprima nella raccolta di Studi in memoria di- Pier Paolo Zan'{Jtcchi (i'vlilano, Vita e Pensiero, 1 927. Dopo aver sottolineato le «preoccupazioni confessionali>> che avrebbero ispirato un contributo di Melchiorre Roberti su Le associa�oni funerarie cristiane e la proprietà ecclesiastica nei primi tre secoli, passava ad analizzare lo scritto di ]emolo in questi termini: «Temiamo forte che preoccupazioni analoghe, per quanto molto più signorilmente contenute, abbiano impresso all'altro saggio della raccolta attinente ai nostri studi, quello di Arturo Carlo Jemolo, ora ex-professore statale alla Cattolica, su .\'cipione de' Ricci, l'andatura grottesca di una parodia. on già che la figura, l'opera, l'ambiente, le vicende del megalomane vescovo pistoiese

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1 30 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

non si prestino all'esercizio dell'ironia. Ma abbiamo la spontanea impressione che il profilo, disegnatone, del resto, come sempre, con mano maestra, dallo J emolo, ecceda nel colorire di ridicolo il tentativo folle del piccolo vescovo toscano, in atteggiamento di patriarca ecumenico. Quanto, forse, lo )emolo avrebbe più proficuamente provveduto alla soluzione dei quesiti che la strana vicenda del sinodo pistoiese solleva, illustrando, come egli solo avrebbe saputo, la progressiva inftltrazione di motivi politici in un movimento per natura e per origini portato a inscriversi in falso contro ogni corrente politica» (<<Ricerche religiose», l ll, 1 927, pp. 477-478). Questi pungenti rilievi del Buonaiuti non lasciarono indifferente lo Jemolo, il quale, sul punto di

rifondere il saggio sul Ricci nel volume sul giansenismo italiano, avvertirà in calce al capitolo : «So che [questo capitolo] ha incontrato non poche critiche, e che mi si è accusato di aver volontariamente dipinto in nero S. de' Ricci. Non è mancato chi ha voluto vedere in esso l'eco delle preoccupazioni che avrebbero gravato su di me per il fatto di appartenere mentre scrivevo alia Università Cattolica di Milano. Oggi che più non sono nei ruoli di quell'istituto (del quale conservo del resto grato ricordo) il capitolo riappare immutato: frutto com'era (e quanti mi stimano non avrebbero dovuto dubitarne) del mio convincimento sincero. Le critiche d'altronde non mi srupiscono. Tre quarti di secolo di storiografia dominante volta ad esaltare senza passarli al vaglio tutti i ribelli alia Chiesa, hanno eretto dei piedistalli e consolidato delle fame, ch'é arduo abbattere. Chi va contro il giudizio corrente, deve rassegnarsi ad essere sempre accusato per lo meno di esagerazione» (A.C. jEMOLO, Il Giansenismo in Italia ... cit., p. 382 nota 2). Sulla questione, cfr. C. F \NT!IPPIÈ, Rifom;e ecclesiasticbe e resistenze sociali . . . ci t., pp. 1 9-22.

4 Due osservazioni di Jemolo nella Conclusione del volume potrebbero aver << ferito» Buonaiuti : il fatto che i modernisti fossero ritenuti <<più o meno imbevuti, pur se non volessero confessarlo, di subiertivismo idealistico - della fede che diviene realtà e sola realtà per ciò, ch'è vissuta nel nostro spirito -, incapaci ad assimilare e parlare il linguaggio della scolastica, che appariva loro come una vuota spoglia priva di ogni contenuto vitale . . . », la constatazione che il cemento dei diversi tipi di modernisti (ft!osofi, esegeti e uomini di azione) fosse costituito dalia impregnazione nella cultura positivistica ed evoluzionistica: <<Tutte le tre schiere vivevano nell'ottocento, erano radicare nell'ottocento: accomunate dalle fedi che irradiavano il declinare del secolo : la fede nel progresso, nella definitività delle conquiste ch'esso aveva compiute : unite nella certezza che non si sarebbe ritornati indietro, dalia filosofia moderna verso la scolastica, dalla critica verso l'aopologetica, dalla democrazia verso il legittimismo» (ibid. , pp. 404-405). In proposito, si veda ora in questo volume F. MARGIOTTA BROGLIO, Buonaiuti e ]emolo, § 6.

5 Cfr. Risposta ad « Una polemica senza onestà e senza legge>>, in <<La Civiltà cattolica>>, 1 928, III , quad. 1 874, pp. 1 58-1 67. Il p. Rosa se la prendeva contro gli opposti estremismi : l'articolo del Buonaiuti ricordato nella nota 1 alia lettera n. 45, e alcuni opuscoli di Umberto Benigni. Sulla polemica antigesuitica di quest'ultimo, cfr. E. PoLTL\T, Intégrisme et catbolicisme intégraL Un risea11 secret intemational antimodemiste: la «Sapinièm>, Paris - Tournai, Casterman, 1 969 ; Io., Catbolicisme, démocratie et socialisme. Le moul!ement catbolique et Jl1gr. Benigni, de la naissance du socialisme à la victoire du Jascisme, Paris - Tournai, Casterman, 1 977; S. PAGANO, Documenti sul modemismo romano dal Fondo Benigni, in <<Ricerche per la storia religiosa di Roma>>, 1 990, 8, p. 249.

6 Per la biografia di Umberto Benigni, oltre ai contributi menzionati nella nota precedente, si rinvia alle <<voci>> di P. Scorrot.A, in Di�onario biografico degli italiani, Vlil , Roma, lstiruto dell'Enci­clopedia Italiana, 1966, pp. 506-508, e di E. PouLAT, in Di�onario storico del movimento cattolico in Italia . . . cit., I, pp. 35-37. Nuove conoscenze su questo esponente dell'integrismo cattolico e sulla sua attività antirnodernista si aprono ora con la consultazione dei suoi archivi : cfr. S. PAGM.O, Il Fondo di il1ons. Umbe1to Benigni de/I'ArchiPio Segreto Vaticano. Inventario, in <<Ricerche per la storia religiosa di Roma>>, 8, 1 990, pp. 347-402, e L. FIORM.I, Modemismo romano, 1900- 1922 . . . cit., pp. 1 59- 1 68 ; M. BETTINI PROSPERJ, Le carte di Umberto Benigni, in <<Clio>>, xxvm (1 992), pp. 289-300.

1928 1 3 1

48

Roma, 1 3 aprile 1 928

No, mio carissimo Carlo, io non ho mai pensato che tu avresti dovuto sopprimere qualche inciso spiacevole del tuo densissimo e saga­cissimo volume, per un riguardo all'amico, che per alcune idee da te sommariamente giudicate ha sofferto e soffre. Dio mi guardi dal posporre i doveri dell'«onestà professionale» alle suscettibilità dell'amicizia. Ma è proprio in nome della « onestà professionale» che io mi domando, seriamente, se tu non avresti dovuto, scrupolosamente, evitare qualsiasi comparazione valutativa con un movimento che, all'occhio dello storico puro, non può apparire come definitivamente morto e sepolto. Di grazia, qual'è il ciclo cronologico che tu credi, scientificamente, di dover asse­gnare ad una corrente di idee e di aspirazioni, perché sia consentito di pronunciare su di essa un verdetto storicamente corretto? Per quanto tu voglia essere di facile contentatura nella assegnazione di simili confini temporali, non credo che vent'anni possano apparirti sufficienti. Vuoi esporti a qualche sorpresa?

Nella fattispecie, a me pare di cogliere nella tua posizione spirituale un'intima e stridente contraddizione. Tu riassumi la tua fede ortodossa nell'enunciazione che, pur com'è, la chiesa rappresenti tuttora un istituto valido a guidare gli uomini verso forme di vita meno bestiali. E d'altro canto tradisci una diffidenza istintiva e uno scetticismo radicale al co­spetto di tutti i movimenti, la cui unica responsabilità è quella di spingere le loro idealità verso limiti superiori a quelli consentiti alla media delle masse associate. Ora, non ti pare che in tanto la chiesa riesce ad assolvere le sue mansioni morali di istituto chiamato ad innalzare in una misura qualsiasi il tenore della vita associata in quanto concede diritto di cittadi­nanza nel proprio grembo a quelle minoranze che, anche se ricolme di tutte le debolezze della natura umana, sentono il fascino dell'assoluto ideale evangelico e vagheggiano trasformazioni concettuali e palingenesi apocalittiche che ringiovaniscano e rafforzino i motivi pedagogici della grande famiglia cui appartengono?

Io sto ora studiando Gioacchino da Fiore, e vado constatando che la storia del cristianesimo non conosce in due millenni di storia un eretico più radicale e più assoluto di lui. E pure la chiesa lo ha rispettato e quando è venuta la condanna del suo pensiero e del suo sogno egli

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1 32 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

era da cinquant'anni, venerato, nel suo sepolcro. Perché la �hiesa, oggi, soffoca in fasce ogni programma di rinnovamento? Ecco il tremendo quesito. E, proprio in nome della tua fede nelle capacità pedagogiche della chiesa, tu dovresti nettamente portelo, o pur essere più condiscen­dente ai movimenti modernistici, o pur sottoporre ad un severo controllo le capacità superstiti di questa chiesa sorda e astorica.

Ma tutto ciò sarebbe suscettibile di larghi svolgimenti ed io penso che verrà un giorno in cui potremo conversare insieme di queste cose. N o n lo desideri anche tu?

Comunque, al di là dei dissensi, il nostro vincolo di affettuosa amicizia dispone di ben altre risorse.

E queste sono inesauribili. Infiniti auguri cordialissimi a te e alla tua Adele.

Ernesto B .

49 Roma, 18 aprile 1 928

Mio canssnno Carlo, Ti posso assicurare in linea pregiudiziale che la constatazione e la

discussione di questi punti di dissenso fra noi non ottundono, nella più esigua misura, il mio affetto fervido e la mia amicizia reale per te. Anzi, la mia sensibilità ad ogni tua più generica valutazione che abbia l'aria di toccare qualcosa delle mie preoccupazioni spirituali, ti deve essere argo­mento per indurne la profondità della mia affezione e della mia stima.

Tra i punti che tu poni così sagacemente (qual delizia discutere con te!) in rilievo, ve n'è qualcuno suscettibile di rettifica. A queste rettifiche mi limito, avendoti io rimproverato appunto un procedimento storicamente indebito nell'apprezzamento sommario del modernismo e della sua funzione.

1 . Solo l'esperienza lenta e il successo normativa possono, molto postumamente, permettere di contraddistinguere gli stadi di un'evoluzione dalle svolte di una rivoluzione. Anche movimenti che a prima vista possono apparire tali da scardinare completamente e bruscamente il passato, possono essere assorbiti e ricomposti in modo da lasciare ai posteri l'impressione di una continuità non lacerata.

1928 1 33

2. Persisto a reputare che sia prematura una valutazione sintetica del movimento, la cui repressione, e soltanto essa, ebbe l'ora culminante nella divulgazione della Pascendi1 • Tu mi ricordi - sei pienamente in diritto di farlo ed è logicissimo che tu lo faccia - le Lettere2, per additare una posizione di pensiero completamente tramontata. Sarebbe molto lungo e ad ogni modo non sarebbe più una correzione di dati di fatto, indagare in quale maniera le enunciazioni fondamentali delle Lettere possano ritrovarsi negli indirizzi più recenti della linea apologetico - re­ligiosa dei singoli modernisti. Ma il dato di fatto contrastante con le tue asserzioni, su cui mi pare opportuno richiamare la tua attenzione è che il presunto morto e sepolto si rivela a tratti vivo e vegeto come nessuno avrebbe a prima vista immaginato. È proprio il modernismo delle Lettere che riaffiora improvvisamente e violentemente negli articoli dell'Atlantic Month!J 3 e il preferito e il più puro fra i giovani che mi son cresciuti a fianco, Donini, è tutto e sempre più, in una maniera che quasi mi sgomenta, per il modernismo sociale - apocalittico della prima maniera 4•

Quali altre sorprese potrà darci l'imminente avvenire? Ed è consentito ipotecare l'avvenire, sotto l'apparenza di giudicare il passato?

3. Un'osservazione tua è giustissima, e, come al solito, acutissima. L'ultima della tua lettera. Che nell'anima mia, come in quella dei pochis­simi superstiti della vecchia compagnia modernistica, palpiti sopra tutto la fedeltà istintiva al primo amore delle idealità giovanili. Ma anche qui qualche rettifica va presa in considerazione. Come va che simile fedeltà non abbia vinto nell'anima di alcuni veterani, come il Loisy? E d'altro canto, una simile supposizione esplicativa, di cui non mi vorrai negare il semplicismo sbrigativo, non viene inf1rmata in radice da due constatazioni, impressionanti e sconcertanti, cui tu non presti la sufficiente attenzione? La prima è questa : il clero, ferocemente allontanato nel 1 908 da ogni cura e da ogni interesse culturale, sta imputridendo in uno scetticismo vergognoso. Tu di questo non puoi avere la riprova che ne ho io. La seconda è questa : il modernismo va investendo in maniera travolgente tutte le denominazioni cristiane. Proprio ieri leggevo in una rivista anglicana, l'Outfine, queste parole : « Obviously Modernism in the broad sense is sweeping aver ali the Reformed Churches. Its progress in the last twenty years has been astonishingly rapid. It has already gane far towards bridging the gulf between science and religion. It is making

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1 34 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

large progress towards the reunion of non-Roman Christe.ndom. It is developing a new and compelling type of Evangelism. It attracts the allegiance of many who have hitherto stood aloof from the Churches, and of vast numbers of students in the U niversities of the world. Thuxley, some fifty years ago, predicted the N ew Reformation : that crucial change is already in sight of its accomplishment, and Modernism, as we in this country ali it, is the Christianity of the new world».

È questo l'epicedio di un morto? O è concesso pronunciare la prognosi su tutto un intiero organismo

sulla base di una momentanea paralisi di una sua parte? Mio caro Carlo : penso al tuo invadente agnosticismo, e mi domando

- sit venia verbo - se l'agnosticismo non è una « schematizzazione» ideologica di una invincibile indolenza spirituale . . .

Scusami il giudizio temerario e voglimi sempre ugualmente bene. Tuo

Ernesto

1 L'enciclica di Pio X Pascmdi dominici gregis dell'8 settembre 1 907, con cui veniva condannato

il modernismo.

2 Lettere di un prete modemista, Roma, Libreria editrice Romana, 1 908. Su cui : P. ScorroLA,

Crisi modemista e rinnovamento cattolico in Italia, Bologna, Il Mulino, 1 96 1 , pp. 273 e seguenti.

3 Probabile riferimento agli articoli di ]. HEARLEY, The Catholic Church and the modem Mind, in

«The Atlantic Monthly. A magazine of literature, Science, Art and Politics>>, CXLI (1 928), pp.

1 2-2 1, 1 58-1 66, 539-549, 664-675, e di M. WILLIAMS, ibid. , pp. 385-394, a cui segui una nota

dell'editore dal titolo What is Catholic Opinion? (pp. 395-402), che riportava alcune lettere inviate

alla redazione della rivista.

4 Un riflesso dell'interpretazione del cristianesimo che il Donini stava maturando in quel periodo,

è costituito dal suo saggio Escatologia e penitenza nel Cristianesimo primitivo, pubblicato nel fascicolo del novembre 1 927 delle <<Ricerche religiose». In questo studio si trovavano - ammette Donini - «i

primi palesi accenni all'ideologia marxista» (cfr. La vita allo sbaraglio ... cit., p. 43 nota 2).

50 Roma, 1 O maggio 1 928

Carissimo, Torno in questo momento dal Gargano - che ho voluto salire

a piedi con i pellegrini accorsi per la commemorazione annuale dell'appari­zione dell'Arcangelo 1 • Quale brivido mi danno queste manifestazioni di

1928 1 35

una pietà primitiva, in cui è tanto di magico certamente, ma è tanto anche di sincerità e di umano 2! Ti ho mandato di là una cartolina. L'hai ricevuta?

Trovo qui la tua gradita del 6. Ma né pure da essa riesco ad arguire con sicurezza se ti pervenne o no la lettera che mandai in fretta a casa dei Morghen dopo che mi accorsi della pessima parte che mi aveva fatto fare la mia domestica, il giorno che tu venisti, con tanta amabilità, quassù, due volte.

Comunque, il tono del tuo messaggio mi fa comprendere che tu mi hai perdonato e te ne sono riconoscente. Ho portato, per quel contrat­tempo, come una spina nel cuore.

Mi perdonerai con pari generosità la recensione del tuo libro, la quale compare nel fascicolo che viene spedito oggi agli abbonati? Rileg­gendola ora a mente calma mi pare troppo forte 3. E sono in ansia per l'impressione che essa potrà destare in te.

Sarò infinitamente più tenero nella recensione che dovrò dettare, per invito del Bornkamm \ nella « Zeitschrift fur Kirchengeschichte».

Nulla di vero, a quanto mi si assicura, nelle voci di ritiro del Gasparri 5.

Del mio lavoro su Gioacchino si vedrà presto qualche primo saggio6• Donini andrà in America nel prossimo settembre, con una molto

discreta borsa di studio, all'Harvard 7. Credo che per lui, in questo momento, sia il più utile partito.

Alberto si è invece magnificamente collocato all'Enciclopedia Trec­cani e ne è felice8.

Per me anche, sono tentato di aprire l'animo alla speranza. Mi illudo ancora una volta?

Tanti cari saluti alla tua Adele. A te un abbraccio sempre e nonostante tutto affettuosissimo.

1 Cfr. La vita allo sbaraglio . . . cit., p. 50. 2 Lettura incerta.

Ernesto

3 C fr. « Ricerche religiose», IV (1 928), pp. 270-274. Il Buonaiuti osservava sul libro di ]emolo

che, nonostante un «esteriore spettacolo di "impassibilità" scientifica», « taluni incisi rompono il mascheramento delle sue ideali batterie» (come la «professione di fede» di pp. 421 -422, la

«patente di lealtà ai polemisti cattolici» di p. 243, la «riposta male avvertita preoccupazione

confessionale» di p. 264).

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1 36 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

4 Buonaiuti, nella fretta, scrive qui Borknamm e nella lettera seguente Bornkmamm. Per la recensione cfr. la nota 1 alla lettera n. 55.

5 Pietro Gasparri (Ussita 1 852 - Roma 1 934), l'artefice della codificazione canonica latina e uno dei protagonisti della Chiesa nel primo trentennio del Novecento, era dal 1 907 cardinale e dal 1 9 1 4 Segretario di Stato nella cui carica rimarrà fino al 1 93 1 . Su di lui manca una biografia scientifica dopo quella, un po' romanzata, di F. M. Taliani (Milano, Mondadori, 1 938) e dopo la parziale pubblicazione delle sue memorie a cura di G. Spadolini (Il cardinal Gasparri e la questione romana, con brani delle memorie inedite, Firenze, Le Monnier, 1 972). Per un profilo sufficientemente aggiornato sull'opera del Gasparri e per la bibliografia più recente, cfr. la relativa «voce» di R. Aubert in Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastique, XIX, Paris, Letouzey et Ané, 1 98 1 , coli. 1 365- 1 375. Per i rapporti Gasparri - Buonaiuti, cfr. la nota 2 alla lettera n. 59.

6 I primi saggi scientifici sull'argomento furono i Prolegomeni alla storia di Gioacchino da Fiore, in « Ricerche religiose», IV (1 928), pp. 385-4 1 9, seguiti da Il testamento di Gioacchino da Fiore, ibid. , pp. 497-5 14, e infine Il misticismo di Gioacchino da Fiore, ibid. , V (1 929), pp. 392-41 1 . Per una collocazione di questi studi nella storiografia, cfr. R. MANSELLJ, Ernesto Buonaiuti e il cristianesimo medievale, in Ernesto Buonaiuti storico del cristianesimo . . . cit., pp. 62-80. I l Morghen ha osservatO che dagli studi sul «gioacchinismo» « ha avuto origine quel nuovo corso dell'attività storica del Buonaiuti che poneva come fatti essenziali del Cristianesimo le dimensioni escato­logica ed ecclesiologica» (intervento in Romolo Murri nella storia politica e religiosa del suo tempo. Atti del Convegno di studio Fenno, 9- 1 1 ottobre 1970, a cura di G. RossJNJ, Roma, Edizioni Cinque lune, 1 972, p. 1 44).

7 Cfr. quanto scrive al riguardo Donini stesso in La vita allo sbaraglio ... cit., p. 58 nota 3. 8 Alberto Pincherle, nominato direttore dell'Ufficio schedario, « il luogo di equilibratura

degli spazi assegnati alle varie discipline e il cuore organizzativo dell'Enciclopedia» (G. N lSTJCò, Oggetto e progetto: /'<<Enciclopedia Italiana» e il mo archivio, in <<Rassegna degli archivi di Stato», LlV [ 1 994], 2, p. 369 nota 44) . 11 Pincherle illustrerà l'organizzazione redazionale di tale impresa editoriale : Nella fucina dell'Enciclopedia Italiana, in <<Esercito e Nazione», IX ( 1 934), 3, pp. 1 95-20 1 .

51 Roma, 1 6 maggio 1 928

Carissimo Carlo, Hai avuto veramente felicissimo gioco. E hai ragione eli domandar­

mi, ironicamente, a quale categoria tu debba essere assegnato, fra le rassegne contrastanti eli « Ricerche Religiose» e dell'«A vvenire» 1

• Ma devi riconoscere che anch'io ho buon gioco, e che è una singolare ed elo­quente coincidenza, questa, che mentre io ti faccio avvertito di aver troppo severamente giudicato il tenore delle polemiche ecclesiastiche in questa prima metà di secolo, la « Civiltà Cattolica» (v. fascicolo del 5 maggio) esce con un attacco contro di me che supera in malvagia slealtà tutti i precedenti, eli cui non si potrebbe immaginare un altro più

1928 1 37

insolente e più calunnioso, e che mi provoca ad una replica eli cw probabilmente non avranno a compiacersi in Segreteria eli Stato 2

Ad ogni modo, tutte le riserve e tutte le incertezze con cui ho dovuto accompagnare le mie lodi in una rassegna italiana, dove non avrei potuto non dolermi di qualche tua posizione, sono scomparse nella rassegna che ho scritto per la « Zeitschrift fiir Kirchengeschi­chte», il cui direttore, il Bornkamm ha voluto che io mi occupassi della cosa 3.

Ti ho spedito il fascicolo con l'articolo dell'O'Riordan e un estratto della recensione 4•

Adesso voglio vedere eli fare apparire una recensione del volume in qualche giornale romano.

Verissima la notizia concernente Max Ascoli, incaricato eli fùosofia del diritto all'Università di Camerino 5. Ma non è il solo nell'avventura. Con lui, sono stati trasferiti a Milano Santina Caramella 6, professore eli fùosofia in Roma ed ora a Genova, Mario Vinciguerra 7, Enzo Alfieri 8, Pino Albertelli 9, ecc. ecc.

Tornando alla rassegna del tuo libro apparsa in « R. [icerche] R. [eligiose] », è apparsa un po' dura - e me ne sono rammaricato ­anche a qualche amico di qui, come il Magni, che tu pure dovrai presto giudicare come candidato alla libera docenza in diritto ecclesia­stico, con un lavoro, che reputo eccellente, sulle elezioni vescovili nell'alto medio evo 1 0•

Mi domandi del lavoro delle ragazze 1 1 • N o n è più quello eli un tempo. È ben arduo alimentare per lunghi anni il medesimo entusiasmo e la medesima abnegazione ad alta tensione. D'altra parte le difficoltà della vita son tali che si comprendono tutti i ripiegamenti, tutte le depressioni spirituali.

Io ho assoluto bisogno eli riprendere il mio insegnamento per rinnovare gli elementi della mia scuola e ringiovanire le mie speranze. Non mi faccio illusioni e il tuo prognostico rru pare pienamente vensl­mile. Ma non so cosa sperare . . . !

Saluti cari ad Adele. A te un abbraccio.

Ernesto

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1 38 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

1 Sul quotidiano «Avvenire>> del 6 maggio 1 928, p. 3, il padre Enrico Rosa aveva pubblicato un articolo-recensione al volume di ]emolo sul giansenismo italiano. Oltre al giuèlizio d'esordio sulla «incompetenza ftlosofica e più ancora teologica dell'aurore» a trattare il tema, il gesuita osservava: « li ]emolo, quanrunque lodevole per lo sforzo che fa e lo studio che pone a bene intendere e chiarire il vero punto delle questioni, non vi riesce, né si può rendere esatto conto della estrema difficoltà di riuscirvi, massime per un laico naturalmente imprenato ancora della sua primitiva formazione modernistica». Cfr. in questo volume F. MARGIOTIA BRoGuo, Buonaiuti e )emolo, § 6.

2 La «Civiltà cattolica» aveva accusato Buonaiuti di aver ampiamente utilizzato, senza farne menzione, «autori cattolici» ed in particolare il volume Africa cristiana del Morcelli per redigere l 'opera Il Cristianesimo nell'Africa romana. Al che il Buonaiuti aveva sfidato il direttore della rivista, p. Enrico Rosa, ad addurre una sola prova di quanto aveva asserito, pena, «senza possibilità di smentita, l'epiteto di calunniatore» (cfr. Una polemica senza onestà e senza legge. Lettera aperta al P. Enrico Rosa S. J, in « Ricerche religiose», IV [ 1 928], pp. 329-338) .

.l La rivista in questione era allora diretta da Leopold Zscharnack e da Heinrich Bornkamm. Per la recensione di Buonaiuti, cfr. lettera n. 55 nota 1 .

4 Cfr. lettera n . 46. 5 Max Ascoli (Ferrara 1 898 - New York 1 978), avvocato e docente universitario. Negli anni

1 9 1 6-20 frequentò la Facoltà di Giurisprudenza di Ferrara. Segul dapprima l'insegnamento di Alessandro Levi, per poi distaccarsene subito, attratto dal pensiero di Croce. Incaricato di ftlosofia del diritto nell'Università di Camerino dal 1 926 al 1 928, e di Cagliari dal 1 928 al 1 930. Antifascista convinto, nel 1 93 1 decide di espatriare negli Stati Uniti grazie ad una borsa di srudio della Fondazione Rockefeller, dove svolgerà un'intensa attività propagandistica con scritti e conferenze. Dal 1 933 al 1 958 farà pane della << Graduate Faculty» della « ew School for Social Research». Tra il 1 940 e il 1 943 presidente della «Mazzini Society» (cfr. A. VARSOR J , Max Ascoli oppositore del fascismo. La «MaiJ:ini Society», in «Nuova antologia», 1 980, 2 136, pp. 1 06-1 24). Dopo la seconda guerra mondiale diventerà membro del Council on Foreign Relations e, nel 1 949, fondatore della rivista «The Reponen> (cfr. S. RoG,\RI, Max Ascoli e " The Reporter", in «La Critica politica», n.s., Vl , 1 980, pp. 1 1 2-1 23). L'Ascoli è autore di un articolo su Buonaiuti in «La Rivoluzione liberale», 1 2 (1 925), pp. 49-50, e della testimonianza Ernesto Buonaiuti (Napoli, Arte Tipografica, 1 975). Donini lo definisce «assiduo frequentatore di Buonaiuti» (Una vita allo sbaraglio . . . cit., p.21 O nota 1 ) . Per il suo contributo in campo giuridico, cfr. R . OREccHJ,I, La filosofia del diritto nelle Università italiane 1900- 1965. Saggio di bibliografia, Milano, Giuffré, 1 967, pp. 8-9 ; M. Ascou, La interpreta<jone delle leggi. Saggio di filosofia del din'tto ( 1 928]. Presentazione e postfazione di R. TREVES, a cura di F. RlccoBONO, rist. Milano, Giuffré, 1 991) .

6 Naro a Genova nel 1 902 e morto a Palermo nel 1 972, i l Caramella fu ftlosofo, storico e pedagogista. Abbandonato l'orientamento crociano, pervenne ad uno spirirualismo critico. Fu professore universitario a Messina, Catania e Palermo. Cfr. F. CAFARO, Santino Caramella, in Enciclopedia pedagogica diretta da M. LIENG, I I, Brescia, La Scuola, 1 989, coll. 2230-2233 (con ampia bibliografia) .

7 Noto pubblicista, naro a Napoli nel 1 887, morto a Roma nel 1 972. Collaboratore nel 1 920 del « Resto del Carlino», passò al «Mondo» nel 1 925-26. In quegli anni scrisse frequentemente anche per riviste di argomento religioso e storico come « Bilychnis» e la « Nuova Rivista Storica». Panecipò con Amendola alla battaglie antifasciste per le quali, nel 1 930, sarà condannato a quindici anni di reclusione come membro dell'«Alleanza Nazionale della Libenà». Cfr. M. Mi SIROU,

Ricordo di Mario T 1nciguerra. Un consm•atore antifascista, in <<La Stampa», 1 5 novembre 1 972; E. CI\ILR IN!, La repubblica presiden<jale nelle lettere di Einaudi a Vìnciguerra (con un Contributo alla bibliografia di Vìnciguerra), in «Annali della Fondazione Luigi Einaudi», Xll , 1 978, pp. 529-553; A.

1928 1 39

C\S.ILI, Storici italiani fra le due guem. La «Nuova Rivista StoricaJ> 1917- 1943, apoli, Guida, 1 980, ad

indicer11. 8 Vittorio Enzo Alfieri (Parma 1 906), attivo nella «Giovane Italia» e nella rivista « Pietre»,

subì fermi e perquisizioni dal 1 925. Dopo un nuovo arresto, nel luglio 1 928 fu diffidato dalle

autorità politiche. Il 31 marzo 1 936 sarà esonerato dall'insegnamento presso l'Istiruto Magistrale

di l\1odena e COStretto a trasferirsi a Milano (cfr. AssOCIAZIONE NAZIONALE PERSEGUITATI POUTICI

IT ILI IN l ANTIFASCISTI, Antifascisti nel casellario politico centrale, Roma 1 988, p. 1 24 (Quaderno n. 1) .

Aveva collaborato alle prime annate delle «Ricerche religiose» con alcuni articoli sulla ftlosofia

della religione. In seguito pubblicherà traduzioni e diversi saggi di storia della ftlosofia e di

critica letteraria. Professore straordinario di storia della filosofia nell'Università di Pavia nel 1 957,

ordinario nel 1 960, tenne in quel medesimo ateneo anche l'incarico di pedagogia dall'anno

accademico 1 958-59 al 1 967-68. 9 In realtà Pilo Albertelli (Parma 1 907 - 1 944), appartenente alla «Giovane Italia» quand'era

ancora srudente, condannato a cinque anni di confmo nel giugno 1 928, provvedimento commutato in ammonizione (ibid., p. 98, sotto nome errato). Docente di filosofia nei licei, pubblicherà alcuni volumi di storia della filosofia, tra cui, presso Laterza, Gli Eleati, recensito da Angelo Brelich in « Religio», XV (1 939), fase. 5-6. Tra i capi della Resistenza romana, sarà torrurato e assassinato dai tedeschi alle Fosse Ardeatine (Una 11ita allo sbaraglio ... ci t., p. 445 nota 3).

1 0 C. M .IGNI, Ricerche sopra lP elezioni episcopali in Italia durante l'alto Medioevo, I , Roma, Sampaolesi, 1 928. Buonaiuti lo recensiva in «Ricerche religiose», IV (1 928), pp. 47 1 -472. Il Il volume dell'opera uscirà, sempre a Roma, nel 1 930.

1 1 Probabile riferimento al <<nucleo femminile» di S. Donato e al loro impegno domestico in occasione dei ritrovi del gruppo.

52 Roma, 7 giugno 1 928

Carissimo, Reduce dal m1o consueto pellegrinaggio annuale al santuario della

Santissima Trinità al Monte Autore 1 che mi è parso quest'anno più

imponente, più impressionante, più « massiccio» del solito (credo che sia

la quinelicesima volta che salgo colà) , ho trovato qui la tua fin troppo

amabile lettera. Troppo, troppo lusinghiero il tuo verdetto sulla mia lettera aperta

al p. Rosa 2. Ne so tutta la povertà concettuale, elipendente, del resto, - e la riflessione riconforta un po' il mio amor proprio -_ dalla incapacità, ormai constatata, eli insti tuire un qualsiasi elibattito intellettuale con i padri italiani della Compagnia. Non san fare che dei personalismi gretti, < • . . >, capziosi.

E a proposito eli gesuiti, hai letto il romanzo dell'Estaunié : L'emprein­te? 3 Te lo raccomando. È una pittura efficacissima della pedagogia gesuitica.

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1 40 Lettere di Bt10naiuti a ]emolo

Grazie della tua cartolina da Firenze. Bravo! Fa sempre bene un tuffo in quel tesoro di cose belle. Altro se conosco e ricordo il San Francesco di Fiesole! Anch'io ho trascorso lassù, ora sono molti anni, un pomeriggio indimenticabile.

A mezzo luglio saliremo a San Donato. Saranno con noi V ergottini e Magni - l'ecclesiasticista di cui farai certamente presto la conoscenza. Un giovane di primissimo valore 4•

Tante cose affettuose ad Adele. A te un abbraccio.

Ernesto

1 Cfr. lettera n. 37 nota 1 . 2 Cfr. lettera n . 45 nota 1 . Sul padre Rosa, cfr. A . M . FIOCCHI, P . Enrico Rosa S. j. Scrittore della

Civiltà Cattolica, Roma, La Civiltà Cattolica, 1 957 (apologetico) ; A. Zfu\fBARBIERI, Il cattolicesimo tra crisi e rinnovamento . . . cit., in specie pp. 5 1 e seguenti. Ma si vedano anche, da altro punto prospettico, le notazioni del De Luca in L. MAl--GONI, <<in partibus infide/iunm . . . cit., ad indicem, in specie p. 1 1 5 nota 64.

1 Cfr. E. EsTAL'NIÈ, L'Empreinte, Paris, Perrin et C.ie, 1 896. Buonaiuti con molta probabilità si richiama ad una della ristampe di questo romanzo (Paris, Henri Cyral, 1 924 o Ferenczi, 1 925). Edouard Estaunié (1 862 - 1 942) era stato allievo dei gesuiti e, dopo aver frequentato l'Ecole Polytechnique, aveva lavorato, come ingegnere capo, presso l'amministrazione dei telegrafi.

4 Cesare Magni (La Spezia 1 901 - Milano 1 982), storico del diritto e giurista. Laurea tosi in storia del diritto italiano col Brandileone nel 1 923, libero docente in diritto ecclesiastico nel 1 929, dopo essere stato incaricato annuale per tale disciplina nell'Università di Parma. In quello stesso anno accademico sarà incaricato, per la stessa materia, nell'Università di Sassari. Confermato di diritto ecclesiastico nel 1 929-30 e straordinario dal dicembre 1931 al novembre 1 934 nell'Uni­versità di Parma. Negli anni 1 934-36 tenne corsi a Bologna, in sostituzione di ]emolo, trasferitosi a Roma. Dal 1 939, infine, insegnerà nella facoltà statale di giurisprudenza di Milano frno al 1 966, quando chiederà l'anticipata collocazione fuori ruolo e si stabilirà in Svizzera. Ritornerà in Italia poco prima della morte. Su di lui, cfr. E. VITAU, Cesare Magni: suggerimenti dal profondo ieri, in C. J\IAGNI, Teoria e interpretaifone del diritto ecclesiastico civile, rist. a cura di E. VITALI, Bologna, Il Mulino, 1 994, pp. 1 1 -27 ; Io., Cesare Magni, in <<Quaderni di diritto e politica ecclesiastica», 1 995, 1, pp. 245-268 ; F. FINOCCIIIARO, Mario Falco e Cesare Magni: ecclesiasticisti a Milano, ibid, pp. 205-21 4; <<Fregiatissimo Professore. Ritratto di una carriera universitaria nella corrispondenza di Cesare Magni con Mario Falco e Arturo Carlo ]emolo, a cura di M. VISMARA MISSIROLI, ibid., pp. 279-306 : G. CATALANO,

Attualità della dogmatica di Cesare Magni, ibid, pp. 269-277; Io., Il contributo teorico di Cesare Magni allo studio de/ diritto ecclesiastico, in lS11TUTO ITALIANO PER Gl.l STUDI FILOSOFICI, Dottrine genera/i de/ diritto e diritto ecclesiastico. Atti del Convegno organizzato dall'Istituto di Diritto Ecclesiastico e Canonico dell'Università di Napoli, dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e dall'Istituto Universitario di Magistero << Suor Orso/a Benincasa", Napoli, 19-22 novembre 1986, Napoli 1 988, pp. 95-1 1 2. U legame del Magni con Buonaiuti - testimoniato dalle lettere di quest'ultimo a ]emolo - era rinsaldato, durante gli anni romani, dall'essere il Magni pigionante di Buonaiuti (cfr. lettera del 10 giugno 1 932).

1928 1 4 1

53

Roma, 18 luglio 1 928

Carissimo, Se ti dico che questa mia è, immediatamente, ispirata dal desiderio

di invocare un tuo intervento, penserai di primo acchito che voglia raccomandare alla tua benevolenza di giudice la domanda di libera docenza in ecclesiastico presentata dal mio amico Cesare Magni 1 . E pure mal ti apporresti. Non perché il Magni non abbia bisogno del tuo valido sostegno. Egli viene dalla scuola del Brandileone 2 : è uno storico molto più che un giurista : e teme, non so quanto a cagion veduta, l'arcigno sapere dello Scaduto 3 e le pregiudiziali . . . amministrativistiche del Falco 4• Ma io presuppongo, credo a ottimo buon diritto, che tu sarai automati­camente indotto a schierarti dalla parte del Magni dalla tua stessa orien­tazione scientifica e dalla tua conformazione intellettuale. Il volume del Magni mi pare eccellente 5.

Io vengo a invocare il tuo intervento per un'altra ragione. Un collega, che anche tu certamente conosci, l'Ascoli, incaricato di fùosofia del diritto a Camerino, è incorso in una spiacevolissima avventura. Coinvolto, per indizi pienamente occasionali, in quella grave faccenda della « Giovane Italia» si è visto infliggere, dalla commissione di Macerata, un'ammonizione che minaccia di pesare sinistramente sulla sua posizione accademica. Ma poiché tale ammonizione è stata inflitta in modo assolu­tamente contrario alle disposizioni procedurali (nulla gli è stato comuni­cato del procedimento in corso e si è dimenticato che avendo la sua residenza a Roma la commissione legittima era solo quella della capitale), l'Ascoli chiede l'annullamento della sentenza maceratese e il deferimento della procedura alla commissione romana 6.

Si domanda alla tua benevolenza un intervento, puramente presen­tativo, al sottosegretario Leicht 7, col quale tu devi avere dei cordiali rapporti di colleganza. È cosa fattibile?

Se sì, tu potresti fare una presentazione diretta dell'Ascoli al Leicht, al quale l'Ascoli si presenterebbe poi personalmente a spiegar meglio il suo caso e i suoi desiderata 8. Se fai la presentazione, puoi avvertirmene, ché io stesso comunicherò all'Ascoli (Roma - Via F.lli De Rossi, 35) di poter andare a interpellare il Leicht.

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1 42 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

I o parto venercli per San Donato : puoi scriverrni là. Oh, se fosse possibile avervi con noi nel vecchio eremo,

·che ricorda

tante comuni esperienze!

Tuo E. Buonaiuti

Saluti ad Adele.

1 Sulla libera docenza di Magni si veda la nota precedente. 2 Francesco Brandileone (Buonabitacolo, presso Salerno, 1 858 - Napoli 1 929), storico del

diritto italiano. Fu professore di questa disciplina a Macerata, Sassari, Parma, Bologna (ove insegnò per alcuni anni diritto canonico) e infine a Roma, ove succedette al maestro Schupfer nel 1 92 1 . La sua impostazione della storia del diritto italiano fu rivolta a contemperare l'elemento romano e germanico con quello canonico. Per potenziare tali studi fondò, nel 1 928, la <<Rivista di storia del diritto italiano». Tra le sue opere: Il diritto bizantino nell'Italia meridionale (Bologna 1 886), Saggi sulla storia della celebra�one del matrimonio in Italia (Milano, Hoepli, 1 906), Le�oni di storia del dùitto italiano (Roma, Athenaeum, 1 92 1 ; Roma, Sampaolesi [ 1 929-1 930]) e la raccolta postuma di Scritti di storia del diritto privato italiano (2 voli., a cura di G. ER!.IlNI, Bologna, Zanichelli, 1 93 1 ) . Sul Brandileone, cfr. F. CALASSO, Francesco Brandi/eone, in Io., Storicità del diritto, Milano, Giuffrè, 1 966, pp. 25-39; B. P \RADISI, Gli studi di storia del diritto italiano, in Cinquant'anni di vita intellettuale italiana 1896 · 1946. Scritti in onore di Benedetto Croce per il suo ottantesimo anniversario, a cura di C. ANTONI e R. M llTIOLI, apoli, Edizioni scientifiche italiane, 1 9662, pp. 428-432; C.G. MoR, st1b l'Oce, in Di�onario biografico degli italiani, XIV, Roma, Istituto dell'Enciclopedia I taliana, 1 972, pp. 1 9-2 1 ; l. GALLO, Francesco Brandi/eone. Un giurista fra filologia e storia, Salerno, Lweglia, 1 989; gli atti delle giornate di studio tenutesi su di lui a Buonabitacolo dal 30 settembre al 1 ° ottobre 1 989 (sulle quali, cfr. la sintesi di A. Cernigliaro in <<Rivista di storia del diritto italiano», LXJII [1 990], pp. 476-479).

3 Francesco Scaduto (Bagheria, presso Palermo, 1 858 - Favara, presso Agrigento, 1 942), è considerato il fondatore del diritto ecclesiastico italiano, avendo riorganizzato, nei suoi manuali, le disposizioni legislative degli Stati preunitari e quelle dei primi decenni dello Stato italiano. Insegnò tale disciplina nelle Università di Palermo, Napoli e Roma. Tra le sue opere dottrinali si segnalano : Il concetto moderno del diritto ecclesiastico (Palermo 1 885), Diritto ecclesiastico vigente in Italia (2 voli., Torino, Bocca, 1 889- 1 89 1 ; Cortona, Francioni, 1 923- 19244), Gìtarentigie pontificie e rela�oni

fra Stato e Cbiesa (forino, Loescher, 1 884). Sulle sue tendenze ideologiche cfr. quanto, da ultimo, scrisse Jemolo nella Introduzione alla riedizione di Stato e Cbiesa nel regno delle due Sicilie ( 1 887), Ed. della Regione siciliana, 1 969, pp. 9-2 1 ; G. CATi\L\NO, L'apporto di Francesco Scaduto al <(ni/OVOJJ diritto ecclesiastico, in La tradi�one dottrinale . . . cit., pp. 1 1 1 - 1 36 ; C. FANTAPPIÈ, Francesco Scaduto e il Concordato Lateranense. Dalla polemica di "Ignotus" sul monopolio nella Jorma�one dei giovani alle le�oni universitarie inedite del 1930-31, in <<Quaderni di diritto e politica ecclesiastica>>, 1 995, 1 , pp. 307-34 1 .

4 Mario Falco (forino 1 884 - Albero ne d i Ro 1 943), allievo d i Francesco Ruffini, docente di diritto ecclesiastico a Macerata ( 1 9 1 1 ) , Parma ( 1 9 1 2) , Milano ( 1 924). Nel 1 938 fu <<dispensatO>> dall'insegnamento in applicazione delle leggi razziali. Scriverà di lui Jemolo : <<Note dominanti del suo indirizzo: separazione della storia dalla costruzione giuridica, separata esposizione del diritto della Chiesa e di quello dello Stato, per entrambi costruzione sistematica non mescolata di elementi politici. Si avverte in lui la formazione crociana; quelli giuridici sono pseudo-concetti . . . » (Nuovissimo Digesto Italiano, VI, p. 1 1 23). Per un profilo biografico, cfr. F. MARGIOTrA BROGLIO,

1928 1 43

1\Jario Falco tra esperienza giuridica e impegno religioso, in <<Quaderni di diritto e politica ecclesiastica», 1 993, 1 , pp. 295-303 e l'introduzione di M. YIS\IAR.I MISSIROU in Caro Falco ... ci t., pp. 229-234. Per un inquadramento della sua opera si vedano i seguenti saggi : G. FEI.ICIANI, Mario Falco e la cod

ifica�ollf del diritto canonico, in M. F11 .CO, lntrodw{jom allo studio del (( Codex iuris canonici", Bologna,

Il Mulino, 1 9922, pp. 1 3-50 ; R. AsTORRl, L'dntrodu�jone» del Falco nel dibattito Stilla codificazione, ibid., pp. 5 1 -79; F. M IRGIOTrA BROGLIO, Mario ralco e la cultura italiana del SI/O tempo, in <<Quaderni di diritto e politica ecclesiastica>>, 1 995, 1 , pp. 2 1 5-233; G. FELICIANI, Mario Falco e lo studio del (011101'0» diritto canonico, ibid., pp. 235-242; F. FINOCCII ItiRO, Man·o Falco e Cesare Magni . . . citato.

5 Cfr. lettera n. 5 1 nota 1 O. 6 l\[ax Ascoli (sul quale cfr. lettera n. 51 nota 5) aveva aderito alla <<Giovane Italia>> nel 1 928

e nel giugno era stato ammonito dalle autorità politiche (cfr. AssoCJ,\ZIO�I �.IZIONALI PERSEGLITATI rounc1 IT \1 .1 \N l \NTIF\SCISTI, Antifasristi nel casellario politico . . . ci t. p. 3 1 3) . Per questo motivo non poté conseguire la libera docenza.

- Pier SiJverio Leicht (Venezia 1 874 - Roma 1 956), storico del diritto italiano. Nel 1 897 si recò a Jjpsia per perfezionare gli studi alla scuola di Dernburg e di Friedberg, quindi passò a Roma sotto la guida dello Schupfer. Dal 1 899 al 1 902 fu direttore della Biblioteca civica di Udine, quindi fu chiamato ad insegnare, come incaricato, storia del diritto italiano nelle università di Camerino, Siena e Cagliari. Promosso ordinario, insegnò a Cagliari ( 1906-1 908), a Siena ( 1 908-1 3), a Modena (1 9 1 3-21 ), a Bologna ( 1921 -35) e a Roma ( 1 935-44) . Fu anche preside delle Facoltà giuridiche di Modena, Bologna e Roma. Deputato al Parlamento nel 1 924, sottosegretario di Stato al Ministero della pubblica istruzione nel 1 928-29, senatore nel 1 934, fu membro dell'Accademia dei lincei. Il suo nome resta legato al manuale di Storia del diritto italiano (5 voli., Milano, Giuffrè, 1 943 - 1 9 56). Sulla sua opera, cfr. CG. J\1oR, Pier Silt•erio l.eicbt, in <<Rivista di storia del diritto italiano>>, XXIX

(1956), pp. 5-24, con bibliografia alle pp. 1 9-24; B. P \R.\DISI, Gli studi di storia del diritto italiano . . . cit., pp. 424-426 ; E. CoRTESE, Storia del diritto italiano . . . ci t., pp. 797 e 822.

H In effetti una minuta di Jemolo al Leicht si trova scritta sulla busta di questa missiva di Buonaiuti. ln essa Jemolo pregava il Leicht <<di ricevere ed ascoltare benevolmente il prof. Max Ascoli, docente di filosofia del diritto a Camerino>>, presentandolo come <<un vecchio amico, ed uno degli spiriti più vivaci, più altamente appassionati per quella disciplina cui sono così profano, ch'io abbia mai conosciuto>>. Ed aggiungeva: <<poiché trattasi di cosa di vitale importanza per tutto il suo avvenire, egli spera che alla Minerva vogliate ricordarvi di essere i papà di tutto il corpo insegnante». A testimonianza delle relazioni dell'Ascoli con lo Jemolo si può ricordare la dedica <<A Carlo Arturo Jemolo, con stima e gratitudine profonda. Max Ascoli, Roma - Xl - [ 1 9]28» vergata sulla copia de La interpreta�one delle le!J!,i conservata nel fondo librario AC Jemolo della Facoltà di scienze politiche di Firenze.

54 San Donato, 23 luglio 1 928

Carissimo Carlo, Sei stato nobilissimo nel soddisfare la mia domanda, arrischiata anziché

no, e squisitissimo nel modo in cui l'hai fatto. Te ne ringrazio come di cosa mia. Ho trasmesso senza indugio la tua presentazione ad Ascoli, comunicandogli in pari tempo i tuoi suggerimenti e le tue raccomandazioni 1 •

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1 44 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Non meno soddisfatto sono per quanto mi dici a proposito del tuo atteggiamento nel prossimo esame della domanda Magni p

.er la libera

docenza in ecclesiastico. Vedrai che il candidato ti riuscirà simpatico sotto ogni punto eli vista, anche come dissertatore sul diritto vigente.

La tua premurosa e sollecita amicizia ha pensato a me alla futura nuova del cambiamento ministeriale. Lo intuisco : te ne ringrazio. Pur non nutrendo eccessive illusioni (il giorno in cui risalirò sulla cattedra sarà una levata di scudi contro eli me più violenta che mai) , ho l'im­pressione che la mia situazione ne sia avvantaggiata. Intanto penso che l'esodo di Fedele è capitato in buon punto 2• L'ultimo, rinnovato inca­rico è scaduto il 1 6 giugno scorso e io non ho ricevuto alcuna comu­nicazione complementare. A fil eli logica, mi debbo considerare rientrato nella pienezza dei miei normali diritti accademici ; e se non fossimo in vacanze, già sarei risalito sulla cattedra. Mi giungerà qualche comunica­zione prima del novembre? Sono indotto a pensare che no. Sicché riprenderò le lezioni . Una, due, forse. E poi . . . Poi, ne ho il sentore, i gesuiti faranno uno s forzo disperato contro eli me. E allora vedrò Belluzzo 3 alla prova.

Quassù sono veramente in ottima compagnia e altri compagni ugualmente ottimi attendo eli giorno in giorno. Ma quali variazioni nella compagine del gruppo e quali sensibili alterazioni all'atmosfera che respiriamo! Ma i primi anni furono qualcosa eli incomparabile ed impa­reggiabile! Anche per questo, quanto vorrei risalissero più spesso quassù o risalissero una volta i compagni eli allora!

Io recensirò il tuo Giansenismo anche in una rivista americana eli storia moderna, che incomincia ora le sue pubblicazioni a Chicago, e che rru ha invitato a collaborare 4•

Spero che il tuo piccolo sia completamente ristabilito. Auguro tanta gioia e tanta felicità a te e alla tua Adele. Ti abbraccio riconoscente.

E. Buonaiuti

1 Sulla questione Ascoli, si veda la lettera precedente di Buonaiuti del 1 8 luglio 1 928. 2 Il 9 luglio 1 928 il ministro Fedele era stato sostituito alla pubblica istruzione da Giuseppe

Belluzzo (vedi nota seguente). Cfr. le ottimistiche considerazioni del Buonaiuti al Cagnola del 1 4 e del 21 luglio, nonché al Bierri del 2 1 agosto seguente i n L BEDESCHJ, Buonai11ti, il Concordato . . . cit., pp. 1 2 1 - 1 22.

1928 1 45

3 Giuseppe Belluzzo, ingegnere e uomo politico (Verona 1 876 - Roma 1 952). Professore nel 1 9 1 1 al Politecnico di Milano e dal 1 929 nella Scuola d'ingegneria di Roma. Depurato nel 1 924, fu nominato ministro dell'economia nazionale (1 O luglio 1 925 - 9 luglio 1 928), poi dell'istruzione pubblica (9 luglio 1 928 - 12 settembre 1 929). Ministro di Stato nel novembre 1 929, senatore del Regno il l o marzo 1 934.

4 La recensione di Buonaiuti era destinata alla prima annata (1 928) de «The Journal of Modern History».

55 Subiaco (San Donato), 4 agosto 1 928

Carissimo Carlo, Fra la prima generazione sandonatese e le successive corrono vera­

mente differenze sostanziali. Ogni anno lo vado constatando con vivezza sempre più precisa e più stringente. Senza dubbio, dal punto eli vista della preparazione scientifica e della completezza tecnica nessuno ha toccato l'apice cui è pervenuto il Donini o a cui è pervenuto il Pincherle. Ma San Donato non è nato come una succursale all'università o come un seminario accademico, buono per mostrare, attraverso la discussione, la perfezione del tirocinio scolastico. Il primo San Donato sorse come l'espressione eli un caldo vincolo eli solidarietà fra un manipolo di spiriti, decisi a realizzare fugacemente, a contatto della natura e nella contem­plazione, la fraternità scaturente dagli ideali dell'Evangelo. Se questo fu il fermento delle prime estati sandonatesi, debbo pur riconoscere, con tanta pena in fondo all'anima, che abbiamo perduto dove abbiamo vinto, e che l'avere dei mirabili allievi in una scuola, non è la stessa cosa che avere dei sicuri fratelli nelle esperienze della religiosità. Pazienza ad ogni modo : l'eterogeneità dei fini è la legge eli ogni manifestazione della vita.

La « Zeitschrift fili Kirchengeschichte» nell'ultimo suo fascicolo ha pubblicato la mia rassegna del tuo Giansenismo 1 . Hai occasione eli vederla? Se sì, bene : se no, potrò mandartela io, se proprio avrai vaghezza eli vederla.

Sapevo delle nuove voci assegnateci alla Treccani 2. Il lungimirante Tacchi-Venturi ha lasciato andare con molta larghezza, la assegnazione delle voci, ma tende, a quanto mi si elice, a rifarsi in maniera vittoriosa, imponendo la revisione ecclesiastica delle voci attinenti ad argomenti religiosi 3• Gentile con l'imprimatur! Non c'è male per il panegirista eli Giordano Bruno!

IO

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1 46 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Come sono ansioso di leggere il lavoro di Adele, di cui mi parlasti una volta così fugacemente! 4

Io, quassù, mi san portato tutti libri relativi a Gioacchino da Fiore. Ho preso uno straordinario interesse all'argomento, e spero proprio di allestire un lavoro suggestivo sul pochissimo conosciuto profeta. Purtroppo da varie parti mi giunge la nuova di lavori ana­loghi che si preparano, e dovrò lavorare di lena per non farmi strap­pare la precedenza.

Duchesne è sempre all' Indice. Solamente il IV volume, uscito postumo per cura del p. Wilmart O.S.B . , reca l'approvazione eccle­siastica 5.

Quanto rimarrai a Cattolica? 6 E poi, tornerai subito a Bologna, senza fare una capatina a Roma? - E il vecchio progetto di risalire insieme al Terminillo? A me par sempre di essere in debito, per questo!

Saluti cordialissimi ad Adele. A te un abbraccio di tutto cuore. Tuo

Ernesto B.

1 Cfr. «Zeitschrift fiir Kirchengeschichte», Band XL VII, 1 928, pp. 1 35- 136. Nella recensione Buonaiuti riprendeva in forma sintetica quanto scritto nelle <<Ricerche religiose>> ma provvedeva anche a smussare i giudizi polemici.

2 ]emolo fu chiamato a collaborare all'Enciclopedia italiana per le sezioni diritto ecclesiastico e canonico, storia della Chiesa e diritto pubblico. Le "voci" da lui redatte si possono suddividere tra quelle di indole storico-religiosa (<<Alfonso de' Liguori, santO>>; <<Assolutismo>>; «Basilea : I l concilio d i Basilea>>; « Benedetto X l i i papa>> ; <<Benedetto XIV papa>>; «Casistica>>; «Controrifor­ma>>; <<D'Annibale, Giuseppe>>; <<GallicanesimO>> ; << Giansenio, Cornelio>> ; <<Giurisdizionalismo>>; <<Molinos, Miguel de) e quelle di carattere dichiaratamente storico-giuridico (<<Apostolico : Apo­stolici regirninis>> ; <<Asse ecclesiastico>>; <<Beneficio: Diritto dello Stato>>; <<Bolla>>; <<Bollario>>; «Cappellania>>; <<Chiesa: Diritto canonico>> ; «Commenda>> ; <<Decime>>; «Diritto : Diritto ecclesia­stico>>; <<Ecclesiastici : beni>>; «Economato dei benefici vacanti >>; «Exequatur>> ; <<Fondo per il culto>>; «Galante, Andrea>> ; <<Matrimonio>> ; « Patrimonio : Patrimonio sacro>>; «Patronato : Diritto canonico ed ecclesiastico>>; « Parrocchia e parroco>>; «Prirnicerio>>; <<Quota di concorsa>>; «Re­scritto>> ; <<Ricettizie, chiese>>; « Rivendicazione: Diritto moderno>> ; <<Riversibilità e Devoluzione>>; «Scaduto, Francesco>>).

3 Sui rapporti tra Tacchi-Venturi e l'Enciclopedia italiana, cfr. G. TuRI, Il fascismo e il consenso degli intellettuali, Bologna, Il Mulino, 1 980, pp. 64-72; Filosofi Università Regime. La Jèuola di Filosofia di Ro111a . . . ci t., pp. 269-327; G. NlSTJcù, Mate1iali pet· una storia dell'o'l,aiJizza�one disciplinare deii'EIICi­clopedia Italiana, in «<l Veltro>>, XXXV ( 1991), pp. 1 1 7- 1 23 ; Io., Oggetto e progetto: l'Enciclopedia Italiana e il suo archivio . . . cit., pp. 362-375; C. FIRNETTJ, Teologia trinitaria e cenmra. Un passo inedito di Guido Calogero, in <<La Cultura>>, XXX.ll (1 994), pp. 323-33 1 .

1928 1 47

on siamo in grado di indicare il saggio di Adele Morghen a cui Buonaiuti intende riferirsi. La moglie di )emolo, particolarmente interessata ai problemi educativi, pubblicherà due romanzi: lA trottola e La nonna e i partigiani (Napoli 1 969 e 1 970), e una serie di racconti Vtva la tartamga, raccolta di scritti 1939-1970 (Roma 1 980).

5 L'opera maggiore di L. DL'CIIES 'E, Histoire ancienne de I'Eglise (3 voli., Paris, Fontemoing, 1 906- 1 9 1 O) fu posta all'Indice con decreto del 22 gennaio 1 9 1 2. Il quarto volume dell'opera usci a Parigi nel 1 925 col titolo L'Eglise au V!' siècle per le cure di dom H. Quentin e non di dom André Wilmart (1 876 - 1 941), a cui accenna Buonaiuti.

6 Come risulta dall'indirizzo della lettera, la famiglia ]emolo passò le vacanze estive a Cattolica, in via Dante, presso G. Del Prete.

56 Roma, 22 ottobre 1 928

Carissimo Carlo, Grazie delle amichevoli informazioni che ho trasmesso subito al­

l'interessato, il quale ancora una volta ti esprime tutta la sua riconoscenza per tanto benevolo interessamento 1 •

Le mie conversazioni con p. C . hanno avuto il loro logico e preve­dibile sviluppo 2. Una volta ristabilito il contatto, e una volta constatata l'ormai indiscutibile resipiscenza dei miei interlocutori, era facile prevedere che le conversazioni avrebbero continuato. Si capisce che io procedo con la massima cautela e con la più vigile diffidenza 3. La causa e il movente della mossa inaspettata è sempre per me cosa misteriosa. Mi pare di poter constatare sempre meglio che un certo pentimento dell'ini­quo trattamento inflittomi è alle scaturigini di questo nuovo atteggiamento verso di me 4• Tutto il mio sforzo ora è diretto a ricavare da questa paradossale situazione i vantaggi massimi per la causa che da un venti­cinquennio vado difendendo.

Ti terrò informato. Saluti cordialissimi ad Adele. Tuo

Ernesto

1 Si allude alla vicenda Ascoli, per la quale si rinvia alle precedenti lettere di Buonaiuti del 1 8 e del 2 3 luglio 1 928.

2 ella prima decade dell'ottobre 1 928 la Curia romana inviò a casa del Buonaiuti <<un nunzio - molto autorevole ecclesiasticamente ->> per annunciargli che era finita l'opposizione al suo insegnamento universitario e che la sua riconciliazione con la Chiesa sarebbe stata facilitata

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1 48 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

in ogni modo (cfr. la lettera di Buonaiuti al Cagnola del 1 8 ottobre 1 928, in L. BEDESCHJ,

Buonaiuti, il Concordato ... cit., p. 386). Per spiegare l'episodio ci soccorre, m parte, una rmss1va a Friedrich Heiler del 20 ottobre 1 928, nella quale Buonaiuti riferisce di esse;e stato contattato per telefono, poco tempo prima, da «un sacerdote di curia, un vecchio amico» che lo aveva informato del desiderio di discutere della sua reintegrazione ecclesiastica e che aveva messo a disposizione la sua casa per farlo incontrare con «un gesuita della Gregoriana, intimo del papa» (cfr. L. GioRGI, Il «caso Buonaiuti» e il Concordato ... cit., pp. 324-325). Combinando queste notizie si può dedurre che gli intermediari del Vaticano con Buonamo furono almeno due : il <<nunzio» o <<plenipotenziario della Curia», da identificare presumibilmente col docente della Gregoriana>> e il <<vecchio amico>> di Buonaiuti. Per individuare quest'ultima persona la present� lettera a J emolo ci fa sapere che era un religioso la cui iniziale del nome era la lettera C. S1 puo allora avanzare l'ipotesi che sotto tale abbreviazione si nasconda il padre Vmcenzo

. Ceres!

(1 869- 1 958), missionario del Sacro Cuore, confidente e confessore del confratello Gwvanru Genocchi. Com'è noto, Ceresi sarà vicino a Buonaiuti in diverse occasioni e anche al momento della morte (Cfr. V. CERES!, Appunti di vita intima, in Giulio Salvadori, Roma 1 929, p. 8 1 ; Buon aiuti e i missionari del Sacro Cuore - Carteggio Ceresi - Buonai11ti, a cura di F. TL'RVASI, in <<Fonti e docu­menti>>, Centro per la storia del modernismo,, 1 972, 1 , pp. 401 -410).

3 In realtà, Buonaiuti darà dimostrazione, in questa vicenda, di un atteggiamento alquanto incauto (cfr. le osservazioni del Donini in La vita allo sbaraglio ... cit., p. 82 nota 1 ) .

. . 4 Sulle motivazioni <<politiche>> che avrebbero spinto la Curia romana ad ammorbidire l'atteggiamento verso Buonaiuti in un momento critico delle trattative tra Vaticano e Quirinale per la Conciliazione, cfr. L. BEDESCHI, Buonaiutz; il Concordato ... cit., pp. 1 22-1 25 ; F. PARENTE, Buonaiuti . . . cit., p. 1 1 8 ; La vita allo sbaraglio . . . cit., pp. 82-83 nota 1 .

57 Roma, 4 novembre 1 928

Carissimo, I miei auguri per il tuo onomastico ti giungeranno con ventiquattro

ore di ritardo. Ma non avranno perduto per questo lungo la via la vivezza e il calore del sentimento con cui li formulo per te. E gli auguri per te, sono auguri di gioia e di felicità per tutti i tuoi cari.

Le mie conversazioni con il mediatore della possibile reintegrazione ecclesiastica procedono con un ritmo più tosto complicato 1• Evidente­mente le resistenze da vincere perché sia accettato quello che posso concedere e non di più si chieda, sono molte e molto bene affiatate. Suppongo che il mio patrocinatore si debba trovare spesso e volentieri a mal partito, fra la mia irremovibile volontà di mantenere la mia decorosa coerenza, e il proposito deliberato di qualcuno dall'altra parte di far leva sul mio non sradicabile attaccamento alla vita carismatica della Chiesa per strapparmi una indecorosa capitolazione.

1928 1 49

Il guaio è che ho potuto formarmi il convincimento che senza riconciliazione io continuerò ad essere tenuto lontano dalla cattedra. Ma

' io sto chiamando in soccorso tutte le mie forze per non farmi prendere la mano dal desiderio . . . folle di risalire la cattedra. D supplizio di Tantalo!

Tuo E. Buonaiuti

Saluti affettuosi ad Adele. Baci ai tuoi canss1m1, non dimenticabili bambini.

1 Cfr. quanto Buonaiuti scriverà il 7 e 1 ' 1 1 novembre seguente al Cagnola (L. BEDESCHI,

Buonaùtti, il Concordato ... cit., pp. 389-390), e al Missir (La vita allo sbaraglio . . . cit., pp. 90). Le <<conversazioni>> di Buonaiuti con il <<plenipotenziario della Curia>> si svolsero <<quotidianamente>> durante il mese di ottobre, procedettero <<ad intervalli>> nei primi dieci giorni di novembre <<in mezzo a rlifficoltà non lievi>> e si arrestarono agli inizi del rlicembre 1 928.

58 Roma, 20 novembre 1 928

Carissimo Carlo, on voglio imitare la tua pigrizia, che del resto è solamente unila­

terale, e ti rispondo con la massima sollecitudine. So quanto premurosa sia la vostra affezione e non voglio tenervi all'oscuro delle cose mie. Del resto, chi ci tiene tutti all'oscuro è l'autorità ecclesiastica che, improvvi­samente, all'indomani della consegna della mia lettera al papa, vale a dire circa venti giorni or sono, è caduta in un letargo da cui le mie ripetute sollecitazioni non riescono a destarla 1• La ragione? Arduo individuarla. Senza dubbio non deve essere agevole trovare ed escogitare una presen­tazione decente della ritirata e i mille clamori suscitati dalla prima voce della prossima mia reintegrazione debbono avere provocato un certo panico. Ma ormai il dado era tratto e io non vedo come possano ritirarsi dal gioco. Attendo quindi, non con grande fiducia, ma con relativa calma, quantunque l 'avere constatato che al Ministero continuano a presupporre, contro ogni principio di logica, di politica e di convenienza, l'abbinamento inscindibile fra la mia posizione ecclesiastica e quella accademica, mi abbia messo di cattivissimo umore 2•

Quel che mi consta in maniera inoppugnabile e che mi ha profon­damente consolato è che il card. Gasparri si occupa vivamente del mio

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1 50 Lettere di Buonaiuti a }emolo

caso, nel senso a me più propizio. La vecdùa e benevola s_impatia non è spenta 3.

Già, la commissione giudicatrice delle domande eli libera docenza in diritto ecclesiastico è stata quasi completamente cambiata. Ma tu lo hai indubbiamente saputo prima eli me e non ti sarai meravigliato della cosa. Magni è stato ugualmente chiamato a Sassari ed è partito sabato scorso 4•

Pincherle ha rifatto capolino a casa mia dopo il matrimonio. Ma la voce del cantar non è più quella!

Mi sorprende che tu mi chieda notizie eli Campitelli in rapporto al manoscritto che gli fu spedito dopo scambievole accordo. Si era rimasti d'intesa che la corrispondenza avrebbe continuato direttamente fra voi e reputavo che ormai foste già giunti ad una favorevole conclusione. Se mai, gli scriverò ancora io, sollecitando la decisione.

La Pironti, poverina, è qui, allettata ormai 5. Meravigliosamente viva e pronta, non vuol credere alla sciagura più grave. Ma lo spettro della morte compare eli frequente sul diaframma dei suoi fantasmi, solo per dare alla sua parola una spiritualità impalpabile veramente impressionante. Porterò domani i vostri saluti 6.

Quanto sarei lieto di rivederti presto qui! Ad Adele, ai tuoi piccoli, indimenticabili, l'espressione della rrua

affezione profonda. A te un abbraccio.

Ernesto

1 Come aveva scritto al Missir 1 '1 1 novembre 1 928, Buonaiuti aveva «affidato ad una lettera, consegnata al pontefice>> il 1 o del mese <d'espressione completa dei moi sentimenti e dei suoi propositi>>, ottenendo dall'intermediario della curia il preannuncio di un «epilogo risolutivo nel giro di cinque giorni>> (cfr. La vita allo sbaraglio . . . cit., pp. 90).

2 Nella sopra ricordata lettera al Missir, Buonaiuti giudicherà tale interferenza tra interessi universitari e provvedimenti curiali come una «contravvenzione in pieno alla legge delle guarenti­gie, mai abrogata>> (ibid. , p. 91) .

1 Evidentemente alla figura del «nunzio>> incaricato di trattare col Buonaiuti, si era affiancato il cardinal Segretario di Stato, il che alimentava in B uonaiuti la speranza di una soluzione positiva delle trattative, nonostante i conflitti e le lungaggini della Curia. Ma tali speranze dovevano andar presto deluse, dato che proprio in questo periodo tra Palazzo Venezia e il Vaticano si trattava l'art. 5 del Concordato lateranense (Cfr. in questo volume F. MARGIOTTA BROGLIO, Buonaiuti e )emolo, § 7).

4 Sulle vicende accademiche di Cesare Magni si veda la nota 4 alla lettera n. 52.

1928 1 5 1

Carolina Pironti, interessante figura di letterata e di femminista a poli 1 864 - Roma 1 941) , presso la cui casa romana, fm dall'ottobre 1 9 1 9, i l gruppo di amici di Buonaiuti era solito ritrovarsi la domenica per ascoltare la lettura del uovo Testamento (cfr. Pellegrino di Roma ... cit., p. 531 nota 96). Il Morghen rievocherà «il fuggevole ricordo di un'adunata [della koinonia] a palazzo Mattei, a piazza Costaguti, nell'appartamento dell'anziana contessina Pironti, figlia di uno degli ultimi ministri dei Borboni di Napoli, in un salotto dalle pareti ricoperte di vecchio damasco, folte dei quadri nei quali rivivevano le memorie di famiglia della padrona di casa>> (R. MoRGIIEN, Critica neo-testamentaria e storia dei cristianesimo ... cit., p. 208).

6 Sui rapporti tra Buonaiuti e la Pironti, si veda : G.L. PoTESTA, Riso7,immto e tomismo . . . cit., pp. 270-302.

59

Roma, 1 o dicembre 1 928

Mio canssuno Carlo, A v evi, a quanto pare dalle ultime dichiarazioni fattemi, ragione tu

nel ritenere ingiustificato qualsiasi pessimismo. Sembra effettivamente che la temporanea parentesi di arresto nel corso delle trattative sia stata determinata unicamente dal bisogno di tacitare alcuni elementi violente­mente insorti contro la prospettiva di una mia possibile reintegrazione ecclesiastica e eli trovare una formula opportuna per presentare al pub­blico una conciliazione che è la sconfessione aperta e insanabile eli chi condusse le conversazioni del '26. Ma tu hai ragione di dire che, di questi tempi, la cosa più agevole è quella di salvare, al cospetto del pubblico, le apparenze : basta tacere 1• E hai parimenti ragione nel pensare che là dove ha messo la sua opera il card. G. [asparri] non è il caso di dubitare dell'esito. Questo porporato, eli fatto, mi si rivela sempre più come un'anima di una chiaroveggenza e di una elasticità eccezionali 2• È il diritto canonico che crea di questi caratteri mirabili in acume e m

discrezione . . . ? Povero Ascoli, pur troppo, può scrivere delle magnifiche cose, ma

a Camerino non va più, e a Cagliari, dove Ascarelli 3 ha preso troppo rumorosamente il suo patrocinio, non va né pure. E vede ora pericolare anche la sua libera docenza 4• Si salverà la sua terza generazione . . . ?

Voglio sapere da Campitelli perché si è chiuso in questo inesplicabile e poco corretto silenzio. Te ne riferirò.

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1 52 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Se, come mi si garantisce, la settimana prossima ci sarà u.r:a decisione propizia sul mio caso, te ne riscriverò. Penso alla cosa con uno strano sentimento composito, di gioia mista a trepidazione, sapendo molto bene come il mio lavoro è tale da non consentire tregua alla mia odissea e pace duratura alla mia anima.

Capiterai a Roma presto? Ai tuoi piccoli tante cose affettuose. A te e ad Adele il mio più cordiale saluto.

Ernesto

1 Alla fine di novembre 1 928 le tranative tra Buonaiuti e la Curia sembravano del runo arenate <<probabilmente senza possibilità di disincaglio», tra il 1 ° e il 7 dicembre Buonaiuti ebbe però assicurazione, forse da Gasparri, della sua reintegrazione nella Chiesa Qettere a Missir del 28 novembre e del 7 dicembre 1 928 in La vita allo sbaraglio . . . cit., pp. 94, 96-97). Ma nei giorni seguenti apparve chiaro al Buonaiuti che in Curia aveva vinto il partito a lui contrario (cfr. L. BtmF CHI, Buonaiuti, il Concordato . . . cit., pp. 395-396, e La vita allo sbaraglio ... cit., p. 1 01) .

2 Complessi e ancora in parte da esplorare i rapporti del cardinal Gasparri col Buonaiuti. Questi ne parla a più riprese sia nella nota su Gasparri apparsa in << Religio», XV ( 1939), pp. 228-229, sia, e soprattutto, nel Pellegrino di Roma (si vedano i cospicui rimandi alla <<voce» dell'indice). Dal canto suo, il cardinale ha dedicato un capitolo delle sue Memorie al caso Buonaiuti (ed. cit., pp. 1 95-209) per difendersi dalle accuse di aver protetto un modernista. Un articolo di Buonaiuti su <<Politica» del febbraio 1 936 (pp. 285-303), riaprirà la questione dei legami di Gasparri e spingerà un autorevole membro della curia romana, mons. Domenico Tardini, a incaricare don Giuseppe De Luca di una replica, la quale sarà pubblicata sulla <<Nuova antologia» del 1 6 novembre 1 936 col titolo Discorrendo col Cardinal Gasparri (1930) . Su questa vicenda cfr. L. �\NGON I, < dn partibus infidelium» . . . cit . , pp. 222-223 e p. 231 note 1 2 1 - 1 24 ; L. FIOR INI, A1odemismo romano, 1900- 1922 ... cit., pp. 1 55- 1 58 ; G .M. VISCARDI, Buonaiuti, D'Elia, De Luca . . . cit., pp. 301 -344).

1 Tullio Ascarelli (Roma 1 903 - 1 959), giurista, docente di dirino commerciale nelle Università di Ferrara, Catania, Parma, Padova e Bologna. Durame il fascismo fece parte del gruppo nato intorno al giornale clandestino << on mollare>> e poi del movimento <<Giustizia e Libertà>>. Per motivi razziali sarà costretto nel 1 938 ad abbandonare l'Italia e ad insegnare nell'Università di San Paolo in Brasile. Nel 1 945 verrà reintegrato nella cattedra bolognese, da dove passerà a quella romana. I molteplici aspetti della sua opera giuridica sono analizzati in vari contributi apparsi negli Studi in memoria di Tullio Ascarelli, voli. I-V, Milano, Giuffré, 1 969 (con bibliografia nel l vol., alle pp. XVII-LIII) . Cfr. N. BoBBIO, L'itinerario di Tu/fio Ascarelli, ibid. , I, pp. LXXXVIII-CXL; S. RooOTA, Stlb I'Oce, in Diifonario biogmfico degli italiani, IV, Roma, 1 962, pp. 37 1-372; A. de GENNARO, L'emmm1tica idealistica. Filosofia politica neoidealistica italiana e interpretaifone, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1 993, pp. 1 07-1 69. Giova, infine, ricordare che Buonaiuti aveva tra i primi collaborato con Ascarelli, Pietro Bonfante, Roberto Mondolfo, Enzo Sereni, Alberto Pincherle, alla rivista d'ispirazione gobettiana <<Srudi politici>>, direna da Paolo Flores.

4 Sulle disgrazie accademiche e politiche dell'Ascoli, cfr. nota 6 alla lettera n. 53.

1929 1 53

60 Roma, 12 gennaio 1 929

Carissimo, La mia cartolina deve averti detto l'inquietudine ansiosa con la

quale desidero tue nuove e ho bisogno della tua parola amichevole, ogni volta che il tuo silenzio mi appaia protrarsi oltre il ragionevole.

Grazie del tuo messaggio e del tuo abbonamento. Come vedo, i nostri nomi e le nostre esperienze vanno, per molti,

associati, magari per ragioni di contrasto, molto più di quanto, pubblica­mente, non sarebbe lecito argomentare.

Se il Toeplitz cingolato di Milano ha trovato di buon gusto sfogare il suo malanimo in una recensione globale contro il . . . transfuga e il congiurato 1 , v'è chi, ora, ci contrappone l'uno all'altro come si contrap­pone una pecora fedele alla pecora randagia e indisciplinata. H ai visto certamente l'articolo del Bardi 2• Tu ne puoi essere più che contento. Io. . . fino a un certo punto. Come supporre che mi senta fuori della Chiesa, dal momento che per la mia sottana sacrifico l'insegnamento? Ma voler porre d'accordo i pareri degli uomini è compito . . . più ingrato e più arduo che far andare insieme degli orologi. Ci rinuncio ormai. Ma bisognerà pure che al Bardi dica una parola sul periodico 3.

Ti mando, contemporaneamente a questa mia, la recensione inglese del tuo volume 4• Me la rimanderai a tuo comodo.

Ma tu devi trarre, da questa stampa così propizia, stimolo al tuo lavoro. Tu non sei uomo da abborracciare zibaldoni. La tua lucida intelligenza imprime sempre l'orma della sua acutezza in tutto che faccia. Non sciupare o dissipare i tuoi talenti.

Oh, se qualche volta mandassi un pacchetto di manoscritti a « Ricerche Religiose»! Ma io non oso né pur chiedertelo. Chi invita all'eresia . . . ?

Tante cose care alla tua Adele. E tanti ricordi affettuosissimi ai tuoi bimbi. Ti abbraccio.

Ernesto

1 Allusione alla recensione del p. Gemelli apparsa nella <<Rivista di filosofia neo-scolastica>>, X.X (1 928), pp. 357-365, col titolo Nuot•i studi di dottrine religiose, V!!! - Lo studio dello ]emolo sul Giansmismo. In essa Gemelli collega\'a intenzionalmente l'ultimo volume di Buonaiuti sul cristia­nesimo africano <<anch'esso costrutto faticosamente specie con gli indigesti materiali forniti dalla

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1 54 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

'�eta erudizione protestantico-tedesca» con lo <<sterile» volwne di ]emolo, accusando quest'ultimo

di aver assunto il punto di vista del <<modernismo», di essere <<un'anima in ·pena, un'anima

vittima delle illusioni modernistiche>>, e della <<devastazione>> del Buonaiuti (cfr. F. MAAGIOTIA

BROGIJO, Arturo Carlo }emolo e T 1ncenzo Del Giudice . . . ci t., pp. 243-246). Buonaiuti, dal canto suo,

replicava al Gemelli in una <<spigolatura>> delle <<Ricerche religiose>>, IV (1 928), p. 567.

6 1

2 on ci è stato possibile rintracciare tale articolo.

3 Non sembra che Buonaiuti abbia replicato al Bardi nelle <<Ricerche religiose>> del 1 929. 4 Cfr. nota 4 alla lettera n. 54.

Roma, 1 7 gennaio 1 929

Carissimo, Sì, veramente, le mie condizioni fisiche hanno subito un rapido

e ricco miglioramento 1 • San tornato, pressoché al completo, alle mie occupazioni ordinarie e al mio ritmo eli lavoro quotidiano. Penso che né pure la pubblicazione del fascicolo eli gennaio della rivista subirà ritardi per la mia malattia. Sento eli attaccarmi sempre più a questo periodico in cui cerco eli tradurre, in pieno, il programma che avvivò, venticinque anni fa precisi, il mio sacerdozio. E posso constatare, con intima e grata soddisfazione, che i consensi si sono moltiplicati e il fascio delle solida­rietà si è ispessito. Vorrei tanto che la collaborazione al periodico guadagnasse sempre più in ampiezza e in omogeneità.

Non afferro completamente il significato di alcune oscure tue allu­sioni all'indirizzo futuro della tua attività. Ma, nonostante i tuoi progno­stici inclinanti al pessimismo, non so capacitarmi che il tuo posto non sia a Roma, a brevissima scadenza. E vedrai che la mia sicurezza ti sarà di ottimo auspicio. A Magni - sia detto in confidenza - la libera docenza non è andata poi, a quanto egli racconta, eccessivamente bene. Egli si lamenta - e Brandileone pare si lamenti con lui - di Checchini 2, il quale ha voluto inserire nella relazione riserve e pregiucliziali metodo­logiche che possono influire, non bene, sulla futura carriera accademica del nostro amico. Il quale ne è rimasto molto addolorato, molto più eli quanto io non avrei potuto supporre.

Mi spiace assai quanto mi dici eli Campitelli. N on era questo l'epilogo che mi ripromettevo e speravo quando la prima volta gli scrissi. Ma Campitelli è capriccioso e malsicuro : aggiungi che ritengo versi in

1929 1 55

condizioni editoriali pm tosto precarie. Forse non è male né pure non impegnarsi troppo a fondo con lui.

Hai avuto il periodico inglese? 3 Sarai stato certamente lieto dei giudizi favorevolissimi pronunciati sul tuo volume. E io ne sono stato lieto con te.

Ricordatemi come io vi ricordo, con tenerezza, vostro

E. Buonaiuti

1 Il 14 dicembre 1 928 Buonaiuti era rimasto colpito da una grave emorragia addominale,

forse anche a causa del lungo logoramento psichico (L. BEDESCHI, Buonaiun; il Concordato ... cit.,

pp. 395-396; La vita allo sbaraglio ... cit., p. 1 01) . 2 Aldo Checchini (Campodarsego, presso Padova, 1 885 - Padova 1 973), laureato in giurispru­

denza nell'Università di Padova nel 1 907, iniziò l'attività di docente di storia del diritto italiano

nella <<libera>> Università di Camerino (1 909- 1 0), vi divenne <<Straordinaria>> ( 19 10- 1 1), ordinario,

preside della Facoltà, poi rettore (1 9 1 5- 1 8). ln seguito a concorso passò all'Università di Cagliari

( 1921 -23), quindi, per chiamata, a Pisa (1 923-27), a Firenze (1 927-32), quindi a Padova (per

l'insegnamento di storia del diritto romano, 1 932-43, e di storia del diritto italiano, 1 943-55). A Padova diverrà anche preside ( 1941 -55) e prorettore (1 950-60). Cfr. C.G. MoR, L'opera scientifica di Aldo Checchini, in <<Ri�sta di storia del diritto italiana>>, XL VI (1 973), pp. 202-214 (con

bibliografia alle pp. 21 2-2 1 4) . Fu storico sensibile ai profili giuridico-dogmatici, che applicò al

diritto ecclesiastico offrendo contributi costruttivi : si veda P. BELLINI, Aldo Cbecchini e la dogmatica del diritto ecclesiastico italiano (con riferimento alla qualificaifone della posiifone del diritto dello Stato verso quello della Cbiesa) , in «11 diritto ecclesiastico >>, 1 959, pp. 393 e seguenti ; lo . , 11 contrib11to metodologico di Aldo C'beccbini e di A rturo Carlo }emolo alla scienza del diritto ecclesiastico e il significato del loro magistero, in La tradiifone dottrinale del diritto ecclesiastico, a cura di M. TEDESCHI , Napoli, Jovene,

1 994, pp. 59-84; G.R. G1 \COMAZzo, jemolo e Cbercbini nella loro prospettilla storica, ibid., pp. 29-38 ; G.

SARACENI, Profilo scientifico di Aldo Cbeccbini quale cultore del diritto ecclesiastico, ibid., pp. 1 3-28 ; F.

�IRGIUIT 1 BROGI.lo, La qualificaifone giuridica delle relaifoni fra lo Stato italiano e la Cbiesa Cattolica . . . cit., pp. 1 3- 1 9, 30-42; FERRARJ, ideologia e dogmatica . .. cit., pp. 58-60, 1 2 1 , 206. Sotto il profilo

teorico si comprendono le riserve che avrebbe opposto all'indirizzo storico del Magni.

3 Cfr. nota 4 alla lettera n. 54.

62 Roma, 23 febbraio 1 929

Carissimo Carlo, Ti debbo confessare candidamente che anche se tu non mi avessi

descritto le condizioni meteorologiche, dominando e imperversando le quali tu hai scritto la tua ultima lettera ; se anche tu non mi avessi

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1 56 Lettere di Buonaiuti a )emolo

confessato le preoccupazioni che assillavano in quel mo�ento il tuo spirito : - si sarà spostato l'asse della terra?, resisteranno i tetti al carico della neve? - io avrei potuto ugualmente argomentare le une e le altre dal tono disperato delle tue « variazioni».

Le quali si riducono a una ridda di calcoli di probabilità storiche e a una serqua di riflessioni pessimistiche, a volte pencolanti fin verso il cinismo.

Non ci voleva che meno di una bufera di neve folleggiante da tre giorni, per suggerire al tuo equanime e lungimirante buon senso, interro­gativi così agghiaccianti.

E non ci voleva che meno di quell'altra bufera che tu ti indugi meno a descrivere, ma che certamente ha pesato sul tuo spirito quanto

· quella che ha posto in pericolo i tuoi comignoli. Figurati se ha pesato su di me! Quale mago beffardo avrebbe potuto escogitare per una creatura

umana destino più paradossale e più tragico di quello capitato alla mia vita? Pensa a quest'ultimo episodio. Sei anni or sono, quando io ero

ancora nelle grazie del card. Gasparri, io ho ripetute volte, sui giornali nei quali allora scrivevo, prospettato una soluzione della questione romana territorialmente equipollente a quella cui ora si è addivenuti 1 •

M a tu capisci quali presupposti presiedevano allora ad ogni teorica trattazione della questione romana e di quali condizioni culturali e morali la si concepisse accompagnata.

Ora, in regime di conciliazione, io sarò una delle prime vittime del Concordato.

Tu hai veduto indubbiamente quelle misurate e guardinghe antici­pazioni dei giornali, le quali fanno intuire quel che sarà la manomissione operata dal S . Ufficio delle nostre attività elementari.

Le Guarentigie affrancavano lo Stato da ogni funzione di garante delle sentenze ecclesiastiche : ora lo Stato accetta in pieno le funzioni di esecutore. C'è una clausola che mi atterrisce : quella che impone allo Stato l'onere di strapparmi la divisa sacerdotale, di togliere a me, unico prete colpito per ragioni intellettuali che abbia conservato l'abito, il «visibile signum invisibilis gratiae» - una vera scarnificazione cotesta 2.

Gli avvenimenti non sconvolgono e non lacerano le mie valutazioni e le mie previsioni. Ero sicuro che ad un accordo di tal genere si sarebbe un giorno addivenuti, e che lo stato fascista sarebbe divenuto

1929 1 57

stato confessionale. Ma questo proprio perché ho della evoluzione storica del cattolicismo nell'età moderna una visione coerente e precisa che tu intuisci, anche se non condividi.

Perchè tu capisci molto bene come la mia f.ùosofia della storia religiosa è molto diversa dalla tua frammentaria e indisciplinata riduzione ad unità, che è la negazione di ogni finalità e di ogni Provvidenza. < . . .>

che verrà non sono altro che una disparità termometrica. Ma tutto ciò è molto teorico e molto lontano dalla realtà. In concreto, io ho dinanzi agli occhi : la sicura perdita della cattedra :

ancora poco male ; la sicura soppressione della rivista : ancora poco male ; il minacciato intervento di un qualsiasi commissario di polizia per com­piere sulla mia anima un sacrilego tentativo di profanazione : ed ecco il male che non tollererò.

L'ho detto ieri l'altro al mio cardinale vicario 3. Se il Santo Ufficio mi consegnerà al braccio secolare per compiere in me una degradazione che sarebbe la soppressione della vita della mia vita, io mi acconcerò a tutte le risoluzioni e a tutti i sacrifici e, rinunciando ad ogni attività intellettuale, resterò a San Donato trasformato in sanatorio di conforto dalle uniche due realtà che non smentiscono : la natura e la carità.

Ora, fatta questa dichiarazione, attendo tranquillo, con l'anima come sgombrata da un enorme peso.

Grazie, a te e ad Adele, dei fedeli sentimenti. Ti abbraccio.

1 Cfr. [E. BL'ONAIUTI] , Coniere z•aticano, in «TI Secolo», L VI, 3 gennaio 1 923.

E. B.

2 Buonaiuti si riferisce all'an. 29 lettera i del Concordato lateranense, il quale recitava: «L'uso

dell'abito ecclesiastico o religioso da parte di secolari o da parte di ecclesiastici e di religiosi, ai

quali sia stato interdetto con provvedimento definitivo della competente autorità ecclesiastica, che

dovrà a questo fine essere ufficialmente comunicato al Governo italiano, è vietato e punito colle stesse sanzioni e pene colle quali è vietato e punito l'uso abusivo della divisa militare» (Raccolta di crmcordati su materie ecclesiastiche tra la Santa Sede e le autorità civili, a cura di A. MERCATI, Città del Vaticano, Tip. Poliglotta Vaticana, 1 954, pp. 99- 100). Cfr. anche Pellegrino di Roma . .. cit., p. 269.

3 Basilio Pompili (Spoleto 1 850 - Roma 1 931) , cardinale vicario di Roma dal 7 aprile 1 9 1 3. Su di lui : P. ScAVIZZI, Il cardinale Basilio Pompi/i, Lucca 1 941 ; A. RJccARDI, Roma (fcittà sacra»?, Milano, Vita e Pensiero, 1 979. Per i buoni rapporti del Buonaiuti con Pompili, si veda Pellegrino di Roma . . . cir., pp. 147- 149, 1 89, 205-206. Buonaiuti ne scriverà un necrologio in «Ricerche religiose>>, VII ( 1931) , pp. 287-288. La figura di questo cardinale susciterà anche l'interesse di

Giuseppe de Luca, che traccerà diversi abbozzi d'una sua biografia (cfr. L. MANGONI, << In partibus inftdeliunm . . . cit., ad indicem) .

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1 58 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

63 Roma, 13 marzo 1 929

Carissimo Carlo, Sono in debito con te di una risposta ad una tua lettera e ad una

tua cartolina : ma anche tu sei in debito con me di una visita qui a Roma, che tu avevi preannunciato, che non hai più fatto, e che io avevo tanto intensamente desiderato in questo mio momento.

Avrai visto come, quasi non bastassero a rendere tragicomica la mia situazione a questi chiari di luna, giornalisti sfaccendati, sapientemente catechizzati dalla clandestina agenzia di p. Rosa, si son dati meravigliosa­mente a lanciare congetture tendenziose e indiscrezioni capziose, non so precisamente a quale scopo, non certo a mio vantaggio 1 .

Ho dovuto mandare al giornale che primo m i è capitato sott'occhi, la Tribuna, una rettifica, che assodasse due punti, che fissasse cioè la posizione di un uomo e la posizione di una data : ho dovuto cioè far sapere che il p. Gemelli non aveva dovuto affatto declinare l'incarico di conferire con me, incarico ch'egli aveva espletato sollecitamente fino all'epilogo cristiano della scomunica, e che la 2a mia domanda [di] reintegrazione risaliva al 23 ottobre 1 928. N on si era già detto che io mi ero precipitato ad pedes a pena nota la clausola del Concordato?

Può darsi benissimo che la mia secca ma necessaria rettifica abbia avuto sapore di agrume per alcuni. Ma non è colpa mia se la verità sulle mie cose è un'arma contro qualcuno ed è il mio destino che l'afferma­zione della verità mi debba sempre costare qualcosa.

Ora nulla di nuovo, dopo la breve scaramuccia giornalistica. Sto passivamente, musulmanamente in attesa degli avvenimenti, con una vaga sensazione in cuore che gli eventi possano pure essere meno foschi di quanto la fantasia non me li abbia dipinti al primo momento.

Intanto lavoro al mio Gioacchino e preparo il nuovo fascicolo della rivista, con una collaborazione sempre più varia 2, con una «stan­dardizzazione» di sommari che vorrei definitiva, finché il periodico sarà lasciato vivere.

E tu? E i tuoi lavori? Scrivimi, e a lungo. E trasmetti ad Adele e ai bimbi l'espressione del mio affettuosissimo

ricordo.

Ernesto

1929 1 59

ei primi giorni del marzo 1 929 diversi quotidiani italiani avevano diffuso la notizia, che circolava già da qualche mese, di una sottomissione e d'un ritorno di Buonaiuti nella Chiesa cattolica (L. BFDF.SCHI, Buonaiuti, il Concordato . . . cit., pp. 1 43 e 1 62 nora 1 6) . «L'Osservatore romano» del 1 5 marzo smentirà tale voce.

2 Nel fascicolo di « Ricerche religiose>> relativo al maggio 1 929, comparivano tre nuovi collaboratori stranieri : il protestante tedesco Ernst Benz, l'olandese Pau! Hendrix e l'austriaco Joseph Schnitzer.

64 Roma, 22 marzo 1 929

Mio canssuno Carlo, C'è un inciso nell'ultima tua canssuna e buonissima - troppo

buona, anzi! - che mi ha sorpreso e, in fondo, mi è anche dispiaciuto : là dove tu dici di scorgere in me qualcosa che ti rimane lontano ed estraneo. È possibile questo? Da tanti anni ormai la nostra amicizia e la nostra familiarità sono delle più intime e delle più trasparenti : da tanti anni ormai questa nostra regolare corrispondenza permette a ciascuno di noi due di seguire, in tutte le sue sfumature, l'evoluzione delle opinioni dell'altro, sotto la pressione degli avvenimenti. Ed ora, nel frangente in cui a me pare che vengano automaticamente a spiegarsi le aspirazioni primitive della mia anima e le volontà più naturali, tu mi annunci di trovare in me qualcosa che non avresti preveduto. In che modo, preci­samente? A me, in pratica, la situazione pare sia di una chiarezza e di una semplicità al sicuro da ogni dubbio, da ogni equivoco. Per mantenere il mio sacerdozio io sono disposto - e l'ho ripetuto su tutti i toni - a fare tutti i possibili sacrifici personali - ma non sono disposto a fare quello della mia lealtà e della mia coscienza. Chi potrebbe volere che la mia immagine sacerdotale coprisse il cadavere della mia sincerità? Non sarebbe in tal caso la mia una insurrezione contro quella grazia di cui voglio continuare ad essere ininterrottamente il depositario? Pertanto, nelle laboriosissime conversazioni che si sono svolte e si vanno, ohimé, tuttora svolgendo con i più vari tipi di personaggi cardinalizi in questi giorni, io, immancabilmente, sono costretto ad arrestarmi là dove i miei interlocutori prospettano la necessità di un'«abiura» (è la loro parola) che mi ripugna come una mostruosa incongruenza.

Si compirà, così, fatalmente, il mio destino. Ma non è perfettamente logico che lo subisca ora chi ha sempre professato che la grande origi-

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1 60 Lettere di Buonaiuti a }emolo

nalità del cnstlanesimo organizzato è nella separaz10ne netta dei valori politici e dei valori religiosi?

Ma probabilmente la cosa che ti lascia interdetto è, propriamente, la mia irriducibile riluttanza ad accettare le profferte venutemi dall'estero 1 • M a anche questa riluttanza m i pare sia perfettamente consona alle mie consuetudini e alle mie vecchie e tenaci aspirazioni. Non ho sempre cercato, innanzi tutto, un'atmosfera di raccolta spiritualità, nel cui < . . . >

mantenere, alimentare, soddisfare, le esigenze innate dell'anima mia? E come vuoi che vada a dissipare e ad inaridire il meglio di me in un ambiente arido ed essiccante, come quello di cui il mio Ambrogio mi fa, ad ogni lettera, una pittura così agghiacciante?

Eccomi dunque nell'attesa, passiva e rassegnata, degli avvenimenti. Il momento più doloroso e più lacerante sarà la metamorfosi obbli­

gata della mia divisa. Ma ormai, alla pena e all'amarezza sono accostu­mato : tanta è la angoscia del mio quotidiano contatto con la mamma . . . !

A proposito del Concordato ho letto veramente commenti esteri molto eloquenti : quelli, specialmente, di una rivista belga, Le Fiambleau e di una rivista anglicana, il Modern Churchman. Vuoi leggerli?

Tante cose ad Adele. Tuo

Ernesto B .

1 Per interessamento dell'amico Giorgio L a Piana, Buonaiuti fu invitato a trasferirsi negli Stati Uniti per insegnare in una di quelle Università (cfr. L. BEDESCIII, B11onaiuti, il Concordato . . . ci t., pp. 1 76, 428; La vita a fio sbaraglio . . . ci t., p. 1 63 nota 2).

65 Roma, 3 aprile 1 929

Carissimo Carlo, Se dovessi prendere alla lettera le enunciazioni desolate della tua

lettera (come l'hai potuta scrivere nel dì della Risurrezione, pegno della universale rinascita?) , io ti dovrei disperatamente compiangere come un IlE exov EÀm8a 1, come cioè uno spirito privo di quel che è, secondo l'aforisma <. .. >, il primo germe deposto nell'anima razionale, la speranza. Ma io ti conosco troppo bene per non sapere che sotto la patina del tuo freddo e arido pessimismo 2, è il fuoco di una fiducia di cui la tua

1929 1 6 1

intelligenza, fin troppo acuta, sembra quasi avere vergogna. M a come puoi darti l'aria di pensare che l'inquietudine insonne e tormentosa infusa nello spirito della nostra civiltà dal messaggio del Regno di Dio possa quando che sia affievolirsi, spegnersi sommersa da un'alta marea di ripullulante paganesimo? Lasciarsi trarre in inganno dalle apparenze scandalizzanti del mondo più propinquo sarebbe come un disperare della raccolta inanzi al seppellimento della semente sotto la neve invernale. Oh, so bene pur io che proprio qui, nel centro di quel cattolicismo che dell'universalità cristiana è l 'espressione più alta, il paganesimo sta com­piendo il suo massimo sforzo di imbarbarimento. Ma è angustia visiva chiudere l'orizzonte della propria speranza ai confini delle Alpi e del mare. I valori più delicati della tradizione del Vangelo stanno riprendendo, dovunque, vitalità e fervore. Non è il caso di levare, lontano, lo sguardo e < . . .> nella certezza della redenzione vicina?

Ogni giorno che passa io, pur sotto la marea della avversità più dura e della prova più aspra, io sento ingigantire nel mio cuore la fede e rafforzarsi la sicurezza. N on ho sbagliato la mia strada e non ho lavorato invano. Per quanto amaro sia l'insuccesso momentaneo, l'avve­nire, ne sono sicuro quanto del sole che in questo momento batte col primo suo raggio sul mio scrittoio, è per la nostra tormentata fede.

Quanto vorrei che la tua anima elettissima sacrificasse un po' del suo freddo acume alla follia della speranza! Ti ho mandato una cartolina da San Donato.

Come dire grazie al tuo Ti ti 3 per il suo augurio? Bacialo per me. A voi il più cordiale augurio.

Ernesto

1 Espressione greca che si avvicina a l Tessalonicesi, IV, 13 (al plurale) e a Ejesini, I I , 1 2. 2 Già nel periodo post-bellico - il 29 novembre 19 19 - ]emolo aveva confidato all'amico

Mario Falco : «Attraverso una di quelle crisi di antropofobia nelle quali debbo chiudermi nella mia rana, avendo ad odio e schifo me stesso e gli altri». Ed aveva amaramente concluso: <<Certo è una grande disgrazia soffrire così intensamente e costantemente il male di vivere, e non potere strappare da sé quel residuo di paura religiosa che impedisce di farla finita>> (cfr. S. FERRARJ, Storia di d11e roncorsi . . . cit., p. 272 nota 9). Tre anni più tardi ]emolo aveva affrontato il tema Ottimismo e pessimismo cristiano, nella buonaiutiana <<Rivista trimestrale di srudi fùosofici e religiosi>> (IV, 1 922, fase. 4). Sul «pessimismo>> esistenziale e antropologico di ]emolo, cfr. quanto scrive N . BoBBIO, Anni di prova, in Giomata lincea nel centenario della nascita di Arturo Carlo ]emolo . . . cit., pp. 24-26.

3 Guglielmo Luigi, il figlio degli Jemolo, poi medico ospedaliero, prematuramente scomparso nel 1 97 1 .

I l

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1 62 Lettere di Buonaiuti a )emolo

66 Roma, 20 maggio 1 929

Carissimo, Attendevo con desiderio la tua lettera. Quel giorno che veniste tutti

fin quassù, a portarmi il dono della vostra graditissima visita, io mi rammaricai molto che quella specie eli fobia che ora mi accompagna e che ad ogni minimo allarme mi fa temere la ripresa del mio male insanabile ed insidioso, non mi permettesse eli godere come avrei voluto della vostra cara compagnia. E da quel giorno, nulla avevo più saputo eli voi. Si è placata costi la terra o le scosse continuano a tenervi in apprensione?

Le mie condizioni fisiche sono eli molto migliorate. Ma le mie condizioni morali, lo capisci, sono ancora alla mercé dei tristi ricordi della perdita che ha schiantato il cuore della mia povera mamma, e delle amare previsioni sull'imminente avvenire.

Anche a me il destino strabiliante ha riaperto, sol per quanto concerne la posizione accademica, il cuore alla speranza. Ma altra è oggi la mia preoccupazione : quella della mia divisa. Anzi, in proposito, debbo chiederti un parere : se lo consenti.

Ti ho detto come all'indomani della prima divulgazione dei patti lateranensi, mi precipitai dal mio cardinale 1 , e gli dissi che la prospettiva del forzato abbandono dell'abito mi spaventava e che sarei stato disposto, per scongiurarla, a fare ogni sacrificio, meno quello delle mie convinzioni. E invece è proprio questo ultimo che mi pongono per condizione. E allora son costretto a pensare io al da fare.

Dal giorno in cui, quattorclicenne, indossai l'abito talare per entrare nel rifugio dei miei sogni e dei miei fervori, il seminario, son trascorsi 34 anni 2. Questa divisa si è strettamente legata a tutti i fremiti della mia vita spirituale. Lo spogliarmene, è uno strapparmi le carni vive eli dosso. E pure · dovrò sottostare alla costrizione.

Nel Concordato si elice che chi dopo una sentenza ecclesiastica eli divieto, debitamente comunicata all'autorità civile, continui ad indossare una divisa ecclesiastica, sarà equiparato ad uno che porti abusivamente una divisa militare : vale a dire incorrerà in un reato, passibile eli multa, che rovinerà il suo certificato penale 3.

Ora, non per la multa, ma per le conseguenze morali, tra cui c'è ad immediata scadenza la perdita della cattedra, per indegnità, io debbo evitare d'essere colto in fallo.

1929 1 63

Ora ti domando : credi tu che l'autorità ecclesiastica possa passare all'esecuzione la sentenza, che mi vieta il vestito, emanata tre anni fa, o dovrà ufficialmente e pubblicamente rinnovarla, sì che io ne debba avere preavviso? E, comunque, credi tu che l'autorità poliziesca, prima eli tradurre in atto e dare esecutorietà alla sentenza, possa fare a meno eli darmene comunque comunicazione, mettendomi sull'avviso?

Se sono costretto al durissimo passo - estrema umiliazione per la mia anima sacerdotale -, non debbo compierlo un istante prima del necessario. Ma non debbo né pure procrastinarlo in modo da offrire il destro ai miei nemici eli farmi cadere in un trabocchetto. Mi capisci.

Attendo il tuo parere. E ti ringrazio eli tutto cuore. Domani esce la rivista. Ti raccomando la lettura delle ultime quattro

pagine 4.

Tante cose ad Adele carissima. E baci ai tuoi adorabili bimbi. A te un abbraccio.

1 Verosimilmente il cardinal Pompili.

Ernesto

2 Buonaiuti aveva cominciato a frequentare come allievo esterno le scuole ginnasiali del Pontificio Seminario Romano il 2 novembre 1 892 (cfr. Pellegrino di Roma . . . cit., p. 1 6 e 5 1 8 nota 6 di M. Niccoli), vi era poi entrato come allievo interno solo nell'anno scolastico 1 894- 1 895 (F. PARENTE, Ernesto Buonaiuti ... cit., p. 7).

3 Cfr. nota 2 alla lettera n. 62. 4 Buonaiuti si riferisce aUa nota di Mario Niccoli e di Ambrogio Donini, Al P. Agostino

Gemelli, apparsa in <<Ricerche religiose», V (1 929), pp. 284-288, in risposta alle insinuazioni che padre Gemelli aveva fatto nell'articolo Buonaiuti e noi, nel fascicolo di gennaio della «Rivista di filosofia neo-scolastica» (pp. 99- 1 00). Gli allievi di Buonaiuti contestavano al rettore della Cattolica l'autenticità della versione del colloquio ricordato in Pellegrino di Ro!!Ia . . . cit., pp. 242-246, circa l'offerta d'indennizzo all'editore Zanichelli per il ritiro dal commercio del volume Lutero e la rifom;a in Cennania, allora in corso di stampa.

67 Roma, 26 maggio 1 929

Mio canssnno, Ho letto e ponderato le tue misurate e sagge parole. Mi atterrò

scrupolosamente ai tuoi consigli, vigilando per non essere colto in fallo e posto insidiosamente in una condizione di inabilità giuridica che

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1 64 Ltttere di Buonaiuti a ]emolo

comprometterebbe quel lavoro a cui tutto ho sacrificato, ma_ nel medesi­

mo tempo preoccupato di non anticipare di un secondo quel che rap­presenterà il mio più amaro distacco sensibile dal mio passato e dal mio proposito.

Ma frattanto quale caleidoscopico e sorprendente vanare delle si­tuazioni intorno a noi!

Prendesti atto della precipitazione con la quale Santi Romano ebbe a proclamare che noi eravamo entrati a vele spiegate nella confessionalità dello Stato, in una intervista riportata sul più diffuso quotidiano di Roma? 1 Ora il panorama è tutt'altro. E proprio ieri, sul Campidoglio, è stato ribadito il concetto della assoluta libertà in fatto di discussioni religiose 2.

Ne posso prendere atto con compiacimento, pensando alle nuove possibilità che si riaprono al mio insegnamento.

Ma non ti nascondo che l'enorme illusione di cui si sono pasciuti i negoziatori d'oltre Tevere mi fa nascere in cuore un infinito senso di commiserazione. Quanta cecità nei reggitori della Chiesa!

Figurati come ho goduto alla tua pittura del « frate»! E come mi fa lietamente sorridere sapere del compiacimento di Adele nel leggere la fiera invettiva di Mario e di Ambrogio! 3 Mi dicono che ieri mattina, al Campidoglio, mentre Gentile proclamava altamente che « nessuna bandiera culturale dovrà essere ripiegata qui in Roma», il « frate» era verde di bile. Ma c'è ancora da temer lui e i suoi compari. Chi sa che cosa saranno capaci di escogitare per non vedermi risalire la cattedra!

Sì, mio caro, il movimento per la riunione delle chiese è cosa che va guadagnando sempre più in serietà e in concretezza. Sai, ad esempio, che proprio in questa ultima settimana già tutte le denominazioni rifor­mate missionarie operanti in India e in Estremo Oriente hanno realizzato la loro fusione, e manderanno in forze loro emissari alla conferenza di Lambeth 4 a patrocinare la medesima fusione per l'Inghilterra? La verità è che tale programma conciliativo sgorga dalle viscere più profonde della esperienza «protestante» odierna. Immagini tu la portata di un simile evento, quando sia realizzato, sullo sviluppo del cristianesimo contemporaneo? Ti immagini il significato della rifusione di 365 milioni di cristiani evangelici, di fronte ai 290 cattolici?

Più considero l'attuale, apparentemente caotico, stato delle posizioni religiose confessionali odierne, e più credo di avvertire preparazioni

1929 1 65

misteriose della Provvidenza, in favore dell'unione e della pace nello Spirito!

E di questa luminosa fede vivo. Tante cose alla tua cara Adele. E baci ai tuoi piccoli deliziosi. Mi pare ancora di vedere l'occhio

candido, il sorriso buono, il rumore discreto della tua piccola! A te un grazie e un abbraccio.

Ernesto

1 L'intervista, col titolo La conciliazione mi penJiero di Santi Romano era apparsa il 1 5 febbraio 1 929 sul «Giornale d'Italia». Il Romano aveva affermato il carattere confessionale dell'Italia, «carattere che il nostro Paese, in verità, ha avuto sempre, in base all'art. 1 dello Statuto, ma che adesso assume una nuova figura giuridica». <<La Religione cattolica continuava ad essere la religione dello Stato, sebbene questo vi concorresse solo in alcuni casi ( . . . ) . Del resto le leggi fasciste avevano avuto più volte occasione rli ribadire il principio del confessionalismo. Senonché, mentre fino ad ora tale principio era stato adottato per volontà unilaterale dello Stato italiano, ora l'adesione ad esso è oggetto di un preciso impegno. Ed inoltre le sue applicazioni saranno molto più importanti e numerose». « Inoltre, se lo Stato italiano era - anche prima - uno Stato confessionista, esso tuttavia viveva in regime rli separazione dalla Chiesa. Infatti il separati­smo non è sinonimo - come altri crede - di laicità. Uno Stato confessionale resta separato dalla Chiesa tutte le volte che regola da sé i suoi rapporti con quest'ultima. Invece soltanto uno Stato concordatario - come sarà quello I taliano - è in unione con la Chiesa>>. Più in generale, cfr. F. FtNOCCI!l \RO, Santi Romano e il diritto eccluiaJtico, in « Il diritto ecclesiastico>>, LXXXVI (1 975), pp. 1 73-1 87.

2 Allusione al discorso rli Gentile in Campidoglio del 25 maggio 1 929. 3 Cfr. nota 4 alla lettera n. 66. 4 Sulle conferenze rli Lambeth, la residenza lonrlinese dell'arcivescovo di Canterbury, primate

d'Inghilterra, e sulla loro importanza per il movimento ecumenico, cfr. H. RENAUD Tt;RNER

BR,It-.DRTH, I tenlatÙ'i di riavvicinamento reciproco delle Chim nel corio del Jecolo XIX, in Storia del mot>ÙIIenlo emmenico dal 1517 al 1948, a cura di R. RoL'SE e S. C. NEII.L, II , trad. it., Bologna, Il Mulino, 1 973, pp. 99 e seguenti. Buonaiuti seguiva in quegli anni con assiduità gli sviluppi del movimento rli riunione delle Chiese: cfr. <<Ricerche religiose», IV ( 1 928), pp. 1 85-1 86 ; V (1929), pp. 277-278; VI (1 930), pp. 275-277; V l l ( 1 931) , pp. 76 e 278.

68 Roma, 6 luglio 1 929

Carissimo Carlo, Da molto desiderata ed attesa mi è giunta la tua cara lettera. Del

resto mi avevi permesso di seguire le tappe del tuo giro pre-feriale, attraverso le cartoline illustrate. Grazie di cuore. Spero ne abbiate tutti

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1 66 Lettere di Buonaiuti a )emolo

guadagnato in salute e auguro anche più restauratore nposo per la imminente stagione eli bagni.

Io salirò a San Donato il 1 8, con parecchi dei vecchi compagni, e con qualcuno nuovo, a rinnovare così la ritemprante esperienza dei rrue1 primi anni universitari.

E a pensare, più tranquillamente, al mio destino. Più penoso e in­certo e gravoso che mai. Eliminata ormai ogni più esile possibilità eli riconciliazione ecclesiastica, io sono alla mercé degli avvenimenti per quel che riguarda la mia attività esteriore. Ci sono state negli ultimi discorsi del Capo del Governo alla Camera e al Senato enunciazioni così solenni sulla libertà garantita alle discussioni in materia religiosa, che io ho reputato mio dovere, eli fronte all'ideale che professo da venticinque anni senza un giorno eli riposo e eli stanchezza, di prenderne atto egoisticamente e basare su eli esse il futuro lavoro 1 • So benissimo le difficoltà enormi che si oppongono ad una mia rioccupazione della cattedra. Ma è mio vecchio motto : sperare contro ogni speranza e nulla lasciare d'intentato eli tutto che possa aver l'aria, anche illusoria, eli avvicinarmi alla meta e di agevolarmi il compito quotidiano. Per guanto senta eli andare invecchiando, la mia volontà eli lottare per le mie idee non si estingue e non si affievolisce. E nella lotta trovo una gioia che mi ripaga eli tutte le ingenti amarezze che costituiscono il quotidiano regime della mia alimentazione spirituale. Quanto tempo ancora potrò andare innanzi cosi? A volte mi assale il pensiero della brevità del tempo superstite e ne sgorga la brama eli affrettare il passo e eli rompere qualche ostinato indugio. È così complessa la mia esperienza e tanti aspetti, ancora, ne ho lasciato nell'ombra. Per sempre? Non so . . .

Salgo a San Donato con desiderio e ansia vivissimi. Amo quell'an­golo eli montagna eli una tenerezza fino esagerata. Mano mano che le condizioni fisiche mi rendono più intensa la gioia della montagna, il mio affetto per le altezze si acuisce fino all'esasperazione. Ricordi l'ormai lontana negli anni ascensione al Rosa? In questi giorni ho avuto occasione eli ricordarla con accoramento nostalgico, perché Maria Pastorella 2, per consiglio del medico, va a trascorrere a Issime l'estate 3. Il luogo del nostro incontro. Rivedrò più i 4000 metri? Purtroppo, credo che no. E tu?

A che attenderai durante l'estate? Non posso né pur pensare che la tua mirabile attività, la tua inquieta e avida intelligenza, si condannino ad

1929 1 67

un periodo eli inazione. E mi attendo, per l'anno prossrmo, un altro

volume eli tuo pugno! Ricordatemi come vi ricordo. Baci ai tuoi carissimi bimbi.

Ernesto B.

1 Evidentemente Buonaiuti si era illuso sulla portata effettiva dei discorsi pronunciati da

Mussolini in Parlamento il 1 3 e il 23 maggio precedente circa la tutela della laicità dello Stato e l'autonomia della ricerca (cfr. B. Mt:ssoLINI, Gli accordi del Laterano. Discorsi al Parlamento, Roma, Libreria del Littorio, 1 929, pp. 1 - 1 08 (discorso alla Camera) e pp. 1 09-1 33 (discorso al Senato) ; cfr. L. BmESCHI, Buonaiuti, il Concordato . . . cit., pp. 1 54- 1 60 ; P. ScorroLA, Chiesa e Stato nella storia d'Italia, Bari, Laterza, 1 967, p. 636). Oltre che in questa lettera a Jemolo, Buonaiuti esalterà « i discorsi veramente memorandi che i l capo del Governo ha pronunciato alla Camera e al Senato>> nella nota Cattolicesimo e cultura in Italia, apparsa nel numero di luglio 1 929 di « Ricerche religiose».

2 Si tratta di suor Maria Valeria Pignetti, di nobile famiglia piemontese, morta nel 196 1 . Nel 1 9 1 8, mentre prestava servizio come religiosa in un ospedale militare di Roma, aveva incontrato Buonaiuti e da questi aveva ricevuto l'incoraggiamento per fondare un'opera di assistenza (cfr. Pellegrino di Roma . . . cit., p. 1 64). Uscita dall'ordine francescano si era ritirata nel 1 9 1 9 a Settimo Vittone e, successivamente, nell'ex-monastero benedettino di Campello sul Clitunno, dove aveva dato vita ad una comunità religiosa particolarmente sensibile alle istanze ecumeniche. Su di lei e sui suoi rapporti con Buonaiuti, cfr. L. B!:.DESCIII, Maria Pastore/la e l'eremo francescano, in Centro per la storia del modernismo, «Fonti e documenti », 1 987-88, n. 1 6- 17, pp. 1 94-268.

3 Amena località di villeggiarura (m. 953 s.l.m.) nella provincia di Aosta, sulla strada che da Pont - Saint - Martin conduce a Gressoney - La - Trinité.

69 San Donato, 25 agosto 1 929

Ma bravo, il mio Carlo Arturo! Dopo avermi fatto desiderare tanto un suo messaggio, che rompesse il lungo silenzio, mi manda una bella presa in giro, descrivendo San Donato come un albergo internazionale, scalo eli «globe trotters » provenienti dalle cinque parti del mondo. Ma no, mio carissimo. Quest'anno San Donato è stato effettivamente un eremo. Poca gente e tantissimo silenzio e raccoglimento. Proprio quello che ci voleva per i miei nervi stanchi e per la mia intima tristezza spirituale, eli cui capisci bene il donde. Anche poco lavoro, purtroppo, per lasciar posto alla riflessione e alla contemplazione. Ho tanto, sempre, da pensare ai casi miei! - In cambio, ghiribizzi violenti del tempo : temporali violenti e bufere iraconde eli vento, e tramontane improvvise, per cui sembrava e sembra anche oggi eli aver qui un anticipo dell'inverno. Chi si raccapezza più in questo mondo eli sconvolgimenti e eli stramberie?

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1 68 Lettere di Buonaiuti a }emolo

Ci vogliono solo i giuristi per vedere sempre tutto chiaro e simmetri­camente architettato, anche quando la logica del buon sensò è mandata a carte quarantotto. Che prodigi di virtuosismo giuridico non hai tu compiuto nel tuo ecletticissimo saggio sul nuovo stato del Vaticano? 1 Solo che io, leggendolo, non potevo non pensare - è la mia infausta fissazione - come tutto pare in antitesi irreconciliabile con la parola di Cristo. Povero Vangelo, in quali mani sei capitato! Per questo, non posso essere scettico e pessimista come te. Dovrà pur venire una reazione qualsiasi a questa mostruosa contraffazione di cristianesimo da un animo ammalato!

Scrivimi più spesso. Spero che i tuoi bambini stiano veramente meglio. Quando rientrate a Bologna? Tante cose care ad Adele.

Tuo E. B.

1 Cfr. A.C. J E;\loLO, Carattm dello Stato della Città del Vaticano, i n «Rivista d i diritto internazio­nale>>, 1 929, pp. 1 88 e seguenti. Jemolo aveva manifestato il proposito di dedicarsi allo studio del <<nuovo diritto>> concordatario in una lettera ad Edoardo Ruffini del luglio 1 929 (cfr. Caro Falco. Lettere di Francesco lù'.!fini . . . cit., p. 280).

70 San Donato, 5 settembre 1 929

Carissimo, Ma no, mio carissimo e apprezzatissimo. Non sono io che pungo in

te il giurista, rotto a tutte le sottigliezze e a tutte le raffinatezze dialettiche. Caso mai, non lo pungo più di quanto non lo punga tu stesso, quando dell'attività giuridica fai quel po' po' di... celebrazione a rovescio che è felicemente tratteggiata nella prima parte della tua deliziosa lettera. Con questo in più. Che tu pungi il Carlo Arturo giurista senza attenuanti e senza contropartite. Io invece quando ... ammiro il virtuosismo veramente sorprendente con cui ti muovi fra gli idola dell'«arte logica», penso al Carlo Arturo del ' Giansenismo, con la sua capacità viva e pronta di muoversi e di commuoversi fra realtà di ben altro contenuto e di ben diversa portata.

Caso mai posso rimanere interdetto al cospetto della signorile duttilità con �a] quale il tuo spirito e la tua intelligenza trascorrono, tradendo la medesima padronanza, dalla esplorazione dei più vitali problemi dell'anima religiosa a meno vitali « trascendentalità» della dialettica giuridica.

1929 1 69

Ma addentrarmi nell'esame di simile prodigiosa capacità e istituirne la valutazione sarebbe compito . . . di psichiatra. Ed io non voglio emulare Gemelli. Ohibò!

A proposito del quale, hai tu veduto la sua minacciosa dichiarazione, degna di Mannaggia la Rocca, nell'ultimo fascicolo della «Riv. [ista] di fù. [osofia] neoscol. [astica] »? 2 Edificante, davvero! L'avevi tu definito « trouveur d'affaires». Ma è un temibile baro costui. Dopo aver lanciato contro di me la più sanguinosa e malvagia ingiuria che sotto la satanica pressione dell'odium, non solamente theologicum, un uomo possa lanciare contro un altro uomo, ha il toupet di fare l'agnellino vilipeso e di prendersela con me per le legittime ritorsioni di altri da lui stesso chiamati in causa. Quasi io vada mendicando truppa a copertura. Con tutta la migliore disposizione al perdono, questa volta risponderemo come si conviene. E poi vedremo cosa farà il minaccioso frate.

Sarò a Roma di ritorno martedì prossimo, 1 0. Debbo preparare il fascicolo di settembre. Credo che i 4 testimoni delle conversazioni del '26 - Mario, Alberto, Ghisalberti 3, Donini - risponderanno insieme al francescano, veramente da parodia, che li ha dipinti come compiacenti manutengoli di un pazzo! 4

Tornando al nostro dissenso, ho l'impressione che, ridotto alle proporzioni cui tu l'hai riportato, consenta di dir qualcosa di più anche di quel che tu dici nella tua conclusione. Perché proprio non vorrei tu pensassi che io sia tanto facile all'illusione da immaginarmi che quella tale ondata di ripullulanti valori cristiani sia per sopravvenire a imminente scadenza. So anch'io quali lunghe oscillazioni esiga il ritmo della storia spirituale. Ma quel che vedo con la ragione non avverto col sentimento. E la mia vocazione mi porta ad agire come se il desiderato fosse agevole, e portata di mano. È il sentimento che si solleva e reagisce alla ragione. Qui la genesi dei miei tormenti, delle mie iatture : ma anche delle mie intime gioie. E qui la gioia «nemo tollet a me»! 5

Dissenso irrilevante sempre - sepolto del resto sotto la «nuova» del mio affetto vivissimo per te -. Saluti ad Adele. E baci ai tuoi angioletti.

Ernesto

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1 70 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

1 Buonaiuti scrive : dello. 2 Padre Gemelli, qui paragonato alla maschera del generale spaccone nei carnevali romani

dell'Ottocento, aveva replicato agli amici di Buonaiuti con una Dichiaraifone. Al Rev. Prof Buonaiuti, pubblicata nella <<Rivista di filosofia neo-scolastica», XXl (1 929), p. 383.

3 Alberto Maria Ghisalberti (Milano 1 894 - Roma 1 985), storico. Dopo aver combattuto nella prima guerra mondiale, s'iscrisse alla facoltà di lettere dell'Università di Roma, dove strinse amicizia con Bruno Migliorini e Umberto Bosco, e dove ebbe occasione di incontrare Ernesto Buonaiuti. Fu prima insegnante di storia nel Liceo Nazareno di Roma, insieme con Alberto Pincherle, e poi collaboratore, per la sezione di storia diretta da Gioacchino Volpe, dell'Enciclopedia italiana (cfr. G. TLJRJ, l/fascismo e il consenso degli intellettuali . . . cit., pp. 89, 1 1 7-1 1 9, 1 21) . Prima di maturare gli interessi per la storia del Risorgimento - disciplina che insegnerà a Roma dal 1 936 al 1 941 -, si era dedicato all'edizione della Vìta di Cola di Rienzo dell'anonimo trecentesco (Firenze 1 923). Sulla sua personalità e molteplice attività, si rinvia ai diversi articoli a lui dedicati nella «Rassegna storica del Risorgimento», LXX.Ill (1 986), pp. 41 6-523.

7 1

4 Cfr. nota 2 a questa lettera. s Cfr. Ciomnni, X, 1 8.

Carlo canssuno,

Roma, 4 ottobre 1 929

Spero che ormai, rientrati nella vostra tranquilla e sorridente casa bolognese, i bimbi abbiano ritrovato, integra, la loro consueta, fiorita floridezza e che voi altri siate perfettamente rasserenati.

Mi dispiace molto che per quest'anno abbiate rinunciato al vostro abituale viaggio autunnale romano.

Sarebbe stato così grato al mio spirito rivedervi qui e parlare un po' con te di uomini e cose!

Io non ho trovato grandi novità al mio ritorno. Gran pacchi di bozze della mia edizione gioachimita, che, spero, verrò ultimando negli ultimi mesi di quest'anno 1 • Sollecitazioni da chi vuole stampare il mio volume illustrativo di Gioacchino, del suo tempo, del suo messaggio. Ma ancora il manoscritto non è pronto ed io ne avrò ancora per qualche mese di lavoro. Dopo, se Dio vuole, di Gioacchino non mi occuperò più. E tornerò, forse, al mio vecchio sogno : un san Paolo ampio e prospettato da tutti gli angoli, come lo vado vagheggiando da un ventennio 2.

Il fascicolo di R. [icerche] R. [eligiose] che uscirà ai primi giorni della prossima settimana conterrà una breve replica a Gemelli : ero troppo

1929 1 7 1

preso di petto perché mi sembrasse conveniente esimermi da una rispo­sta 3. E poi spero di non parlarne più.

Ho ripreso la consueta vita, con i consueti cari amici. Mario è an­ch'egli all'Enciclopedia, primo ottimo rifugio per giovani non molto ricchi di chances pratiche solleticanti 4.

Nessun contatto finora con Giuliano 5• Dovrò però presto interpel­larlo sulla mia situazione. Se pur mi conviene. Quieta timere.

Tante cose affettuose alla tua Adele. A te un abbraccio.

Ernesto

1 In realtà, l'edizione del Tractatus super quatuor Evangelia di Gioacchino da Fiore, curata da

Buonaiuti sui codici di Padova e di Dresda, apparirà nei primi mesi del 1 930 nella collana «Fonti per la storia d'l tali a» dell'Istituto storico italiano per il Medio Evo.

2 Buonaiuti pubblicherà, in effetti, nel corso del 1 929, degli articoli su San Paolo (cfr. Bibliografia degli scritti di Ernesto Buonaiuti . . . cit., nn. 1235 e 1 243), ma una vera e propria sintesi monografica apparirà solo nel 1 933 col titolo Il messaggio di Paolo, Roma, C. Calzone (pp. XXXVI, 132).

3 CemPIIi ... e noz1, in «Ricerche religiose», V (1 929), pp. 479-480. 4 Il iccoli era entrato neli'«Ufficio schedario>> dell'Enciclopedia italiana (cfr. G. L\ZZARJ,

L 'Enciclopedia Treccani. Intellettuali e potere durante il fascismo, Napoli, Liguori, 1 977, pp. 46-47) . 5 Balbino Giuliano (Fossano 1 879 - Roma 1 958), professore nell'Istituto superiore di Magistero

di Firenze, nell'Università di Bologna e dal 1923 nell'ateneo di Roma (filosofia morale). Deputato dal 1 924 e senatore dal 1 934, fu chiamato a ricoprire diversi incarichi politici : nel 1 924 sottosegretario al Ministero della Pubblica Istruzione e dal 12 settembre 1 929 al 20 luglio 1 932 ministro dell'Educazione Nazionale. Cfr. G. ToGNON, stib 110ce, in Il Parlamento italiano . . . cit., XII, Milano 1 990, p. 454.

72 Roma, 17 ottobre 1 929

Mio canss1mo, Io sarei perfettamente d'avviso con te di lasciare l'edificantissimo

intonacato di Milano al suo immancabile destino se ancora non ci fosse in alto chi è disposto a concedergli un illimitato credito. D'altro canto, questa volta, la sua sfrontata provocazione esigeva una dichiarazione qualsiasi da parte mia 1• Ora, del resto, puoi stare tranquillo, non repli­cherò più. Ma il comico, tuttora, in questa faccenda è che mentre si svolge una così poco nobile polemica, il frate chiede ancora di abboccarsi

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1 72 Lettere di Bttonaiuti a ]emolo

con me e eli adoperarsi in m1o favore! Naturalmente mi sono rifiutato eli riceverlo.

Ho scritto subito al Piacentini 2 comunicandogli il tuo desiderio e indicandogli il tuo recapito. È quasi s1curo ch'egli stesso ti manderà il suo volumetto 3•

Sono curioso eli vedere quello che scriverai tu sull'argomento. A proposito, l'amico Magni, tutto ringalluzzito dalla recensione che il Ruffini ha fatto del suo volume 4, dopo aver letto il tuo opuscolo sulla figura giuridica della «città del Vaticano» ha mostrato vaghezza eli sapere se tu patrocini la inscinclibilità del Concordato dal Trattato. Sarei curioso anch'io di sapere che cosa tu pensi in argomento 5 .

Sapevo da Ruffini stesso del suo grande lavoro manzoniano 6. Quale bella e versatile attività la sua!

Il conte Guadagnini, felice del vostro incontro, mi ha tanto parlato di voi. La contessina è ancora viva e sta benino. Doveva trattarsi eli una prima diagnosi. Pare che Mor 7 sia stato chiamato a Cagliari.

Ti abbraccio eli gran cuore.

Ernesto Saluti ad Adele.

1 Buonaiuti allude alla polemica col padre Gemelli nel corso dell'anno (cfr. lettere n. 60, 70 e 7 1 ) .

2 Mario Piacentini, magistrato, valdese, partecipò attivamente alla preparazione della legge sui culti ammessi, che deftnì «la Magna Charta della libertà religiosa in Italia».

3 M. PI.\CENTINI, La legge del 24 ,giugno 1929, n. 1 159, contenente disposi�oni mll'eserci�o dei rolti ammessi nello Stato e Stll matrimonio celebralo dal'Onti ai ministri dei culti medesimi, Roma 1 929. Buonaiuti gli dedicherà una elogiativa recensione in <<Ricerche religiose», V (1 929), pp. 467-468, sofferman­dosi, non a caso, sul commento del Piacentini sul principio della libertà di discussione religiosa sancita dall'art. 5 della legge sui culti ammessi. Tale principio <<ha una portata anche più vasta di quella che aveva nella Legge delle Guarentigie, giacché nella legge stessa poteva sostenersi che la libertà di discussione fosse limitata ... allo scopo di chiarire il contenuto dell'affermazione del carattere sacro e inviolabile del Sommo Pontefice in materia religiosa; mentre ora, invece, riguarda non solo l'istituzione del Papato, ma tutta la materia religiosa. La libertà di discussione postula anche la libertà di proselitismo e di propaganda della propria fede, nonché la libertà d'insegna­mento in materia religiosa . . . ». Sulle polemiche suscitate in ambito cattolico dall'interpretazione <<estensiva» della legge n. 1 1 59 del 1 929 compiuta dal Piacentini e in specie sulle reazioni del padre Gemelli, che commissionò all'ecclesiasticista della Cattolica Vincenzo Del Giudice e poi a Orio Giacchi un'opera contraria, cfr. F. MARGIOTIA BRoGuo, Vincenzo del Giudice dall'impegno politico alla riflessione dottrinale (spunti ricostmttit•i), in Studi in memoria di Mario Petroncelli, Napoli, Jovene, 1 989, I, p. 450.

1929 1 73

4 Nel recensire il I volume delle Ricerche sopra le ele�oni episcopali . . . , Francesco Ruffini poneva anzitutto in risalto l'importanza del tema scelto dal Magni, «che rappresenta uno degli aspetti più caratteristici dello sforzo secolare della Chiesa cattolica per svincolarsi da tutti gli impacci locali, da tutte le intromissioni laiche, da tutte le partecipazioni di organi inferiori e decenttati, verso la formazione di quella costituzione autoritaria, gerarchica, accentrataa, sotto ogni riguardo rigida­mente assolutistica, che solo di questi nostri tempi le è riuscito di attuare a pieno». In questo senso la ricerca presentava « non soltanto un interesse di carattere scientifico, ma una reale importanza informativa ed orientatrice in un campo, ove flussi e riflussi delle più opposti correnti continuamente si alternano». Successivamente, Ruffini lodava il metodo e la serietà dell'opera del Magni - «le sue conclusioni si potranno accogliere o respingere, ma non vi si trova nulla di avventato, di non fondato su tutti i documenti, di non maturamente vagliato» -, anche se «alla solidità della costruzione>> non corrispondeva «la finitezza formale», soprattutto per ciò che riguardava lo stile. La recensione si concludeva con un alto elogio : «quest'opera del Magni costituisce i l contributo più serio e importante, che la nuovissima generazione dei nostri canonisti abbia recato alla disciplina del diritto ecclesiastico, e in una parte ove essa, ripeto, è più bisognosa di giovani e ben preparati lavoratori» (<< Rivista di storia del diritto italiano», II [ 1 929], pp. 337-340).

5 Più che esprimere le sue opinioni in merito, Jemolo si preoccupò, almeno in quegli anni, di far conoscere le diverse tesi in campo internazionale nelle rassegne bibliografiche di periodici stranieri pubblicate nella <<Rivista di diritto pubblico». Si veda, ad esempio, nel numero di agosto-settembre 1 930 (pp. 461 -464), la dettagliata recensione al contributo di Hans Liermann sui rapporti tra Stato e Chiesa in Italia apparso in <<r\rchiv cles offentlichen Rechts» dello stesso anno. Sul relativo dibattito tra gli ecclesiasticisti italiani, cfr. A. P io!..\, La questione romana nella storia e nel dintto. Da Cat•our al Trattato del Later0110, Padova, Cedam, 1 93 1 , pp. 245-262, Io., lmcindibilità giuridica dei Patti Lateranensi, in « ll diritto ecclesiastico», 1 937, pp. 356 e seguenti ; P.A. o't\v,\Ch., Le�oni di diritto ecclesiastico. Le fonti . . . , Milano, 1 963, pp. 1 7 1 e seguenti.

6 Buonaiuti allude alla grande opera di F. RL'FFINI, La vita religiosa di Alessandro Manzoni, voli. 2, Bari, Laterza, 1 93 1 . Sulla scia del maestro Ruffini, anche Jemolo coltiverà un notevole interesse per la figura del l\Ianzoni, sul quale pubblicherà, diversi decenni dopo, i l volumetro Il dramma di Manzoni, Firenze, Le Monnier, 1 973.

7 Carlo Guido Mor (Milano 1 903 - Cividale del Friuli 1 990). Laureato nel 1 925, nel 1 926 borsista a Parigi, nel 1 927-28 incaricato di diritto ecclesiastico presso la facoltà di Giurisprudenza di Ferrara, nel 1 929 libero docente di storia del diritto italiano, nel 1 932 incaricato della stessa disciplina presso la facoltà di Giurisprudenza di Cagliari. Straordinario nel 1 934, l'anno seguente fu chiamato ad insegnare a Modena dove - sal,·o un breve intervallo che lo vide a Trieste ( 195 1 -52) - rimase fino al 1 957, quando passò a Padova. Lasciò l'insegnamento nel 1 979. Fu anche rettore e preside della Facoltà di giurisprudenza di Modena. I suoi studi furono rivolti principalmente al diritto romano nel medioevo, all'età longobarda e ai rapporti tra Stato e Chiesa. Tra le sue numerosissime opere, tutte d'ispirazione erudita : Lex romana canonice compta, Pavia 1 927; Statuti della Valsesia, Milano 1 932; il D{�esto nell'età preimeriana e la fomJazione della Vu(gata, Pavia 1934 ; Scritti giuridici preimeriani, 2 voll., Milano 1 935-38; Storia dell'Università di Modena, Modena 1 952; I boschi patrimoniali del Paltiarca e di S Marco in Camia, 2 voll., Udine 1 962; Scritti di storia giuridica altomedievale, Pisa 1 977 (con bibliografia alle pp. XVII-XXIX). Cfr. E. CoRTESE,

Storia del diritto italiano . . . cit., pp. 830 e 854; G. ZoRDAN, Ricordo di Carlo Guido Mor, Padova, Cedam, 1991 ; G. S. PE:-JE VID.\RJ, Carlo Guido Mor (1903-1990), in «Bollettino storico - bibliografico subalpino», XC (1 992), pp. 387-390 : G. S lt-;TINI, Ricordo di Carlo Guido M or (1993- 1990), in <<Archivio giuridico Filippo Serafini», CCXI (1 991), pp. 505-5 14 ; P.G. CARON, Carlo Guido Mor, in memoria, a un anno dalla morte, in <<De Valle Sicida», 1 99 1 , pp. 9 e seguenti.

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1 74 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

73

Roma, 26 ottobre 1 929

Carissimo, Il Piacentini mi ha scritto espressamente per comunicarmi che ti

aveva mandato il suo volumetto 1, aggiungendo che il tuo nome era già, indipendentemente dal mio richiamo, nella lista di quelli cui egli stesso si proponeva di mandare la sua pubblicazione in omaggio. Spero quindi che il libro sia già ormai nelle tue mani. Del resto non credo che tu vi troverai gran che di cui giovarti. Quel che c 'è, è cosa indubbiamente per te presupposta : e quel che non v'è . . . solo tu potrai dirlo! Sarei curiosissimo di leggere qualcosa di tuo sull'argomento delicato e interessante! Sei un così fine e lucido giurista! Dicono che in me c'è uno sdoppiamento di personalità, fra il credente e il critico : me lo ha ripetuto, indovina un po'?, il p. Gemelli, venuto qui in casa a fare ammenda delle sue malefatte polemiche (per carità, non propalare la piccante novella!) . Ma in chi mai non esistono sdoppiamenti di personalità? Quale sdoppiamento più tipico di quello che esiste fra lo Jemolo giurista e canonista e lo Jemolo storico e valutatore dei fatti religiosi? Ma non voglio insistervi. Perché temo molto di scoprire un terzo J emolo, che già qualche volta ha fatto capolino nelle lettere : lo Jemolo molto geloso dello stesso suo primo sdoppiamento - per difendere il quale non è alieno dal rilevarne un altro . . . !

Figurati se anch'io non vorrei vederti un po' con calma qui. Anzi, io ci contavo esplicitamente su un tuo viaggio romano settembrino. Non era nelle vostre simpatiche consuetudini? Invece avete optato pro Venezia: e avete abbandonato i romani al loro destino. Ah, dimentichi figli di Roma . . . ! 2

Che io mi muova è ben difficile. Ho, ormai, tale maniaca paura di possibili ricadute nel mio male che sento sempre in agguato, che per evitare rischi mi attengo al mio regime, come il primo giorno dell'ultima convalescenza 3•

Risalirò pure un po' a San Donato, il prossimo novembre. Quando voi ritornerete lassù? Sareste così i bene accetti! Ti abbraccio con molta tenerezza.

Ernesto Tante cose affettuose ad Adele.

1929 1 75

1 Cfr. nota 3 alla lettera n. 72. 2 Sui legami affettivi di Buonaiuti con la città di Roma, cfr. quanto scrive il Donini in La vita

allo sbaraglio... cit., p. 1 77 nota 1 . 3 Il riferimento è al pericolo di emorragie addominali, che avevano colpito Buonaiuti nel

marzo 1 92 1 e nel dicembre 1 928.

74

Roma, 19 novembre 1 929

Mio canss1mo, Oh, quanto pessimismo nelle tue parole! Ma in compenso, quanto

ottimismo e quale magnifico esempio di laboriosità instancabile nella tua opera! 1 Dove trovare, nel mondo accademico italiano, un'altra figura come la tua, un'altra produttività, altrettanto versatile e altrettanto acuta? No, no, mio caro : non fare torto a te stesso, il tuo lavoro e la tua azione sono più alti di ogni encomio e le tue capacità, ben lungi dal poter subire un arresto, sono più alacri e deste che mai. Logico che noi ti giudichiamo molto più autorevolmente di quanto tu non possa giudi­care te stesso.

Vedi perfino la terza pagina di «Regime fascista»! Vorrei sapere che cosa mai ti può sfuggire! I volumetti dello Janni sono sempre molto bene informati e molto sagacemente ispirati 2• È uomo dalle idee lucide, dal giudizio equilibrato. Quantunque io non dovrei dirlo, visto che è, fra gli evangelici, quegli che ha più favorevolmente valutato e giustificato la mia situazione, che, come sai, non ha riscosso molti consensi da quella parte 3•

Mi metti un po' in imbarazzo chiedendomi informazioni bibliogra­fiche sul mio vecchio amico del Santo Uffizio. Non mi sono gran che occupato di lui. Ma penso che il periodo suo più brillante sia stato quello del suo segretariato di stato durante i l pontificato di Pio X - e quel pontificato - la Dio mercé! - è larghissimamente docu­mentato 4.

Ho visto Magni, in visita di congedo, parecchi giorni or sono. Tornava a Sassari. Parteciperà al prossimo concorso di storia del diritto. Ha avuto una lunga conversazione con Ruffini, che, a quanto pare, l'ha accolto con grande cordialità.

Hai ben scherzato domandandomi quando sarà bandito un concorso per la storia del cristianesimo. A questi lumi di luna?

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1 76 Lettere di Buonai11ti a }emolo

La candidatura posta dall'Omodeo alla successione di Schipa 5 è un eloquente indizio, mi sembra, dei prognostici climaterici. È vero che la candidatura è stata ritirata, per imposizione, dicono, del magno Gentile che ha dato al pavido suo allievo assicurazioni perentorie. Ma una cattedra conservata non vuol dire un concorso aperto. E il buon Pin­cherle, se non vuole rimanere tutta la vita libero docente, dovrà ripiegare sulla storia antica, che non assicura, a quanto pare, ai suoi cultori la ricetta della longevità.

Checché tu dica, io ti vedo a Roma a breve scadenza. E me ne rallegro in anticipo, con tutta l'anima.

Saluti cordialissimi ad Adele. A te un grande abbraccio.

Ernesto

1 Per gli scritti maggiori pubblicati da Jemolo nel corso del 1 929, si rinvia alla bibliografia premessa alla Raccolta di scritti in onore di Arturo Carlo ]emolo, I, t. 1 , Milano, Giuffré 1 963, p. IX.

2 Ugo Janni, ex prete vecchio-cattolico, pastore valdese di Sanremo, pioniere del movimento ecumenico in Italia (cfr. V. VINAY, Storia dei Valdesi, III , Torino, Editrice claudiana, 1 980, ad indicem, e in specie pp. 338-343). Probabilmente Buonaiuti intende richiamarsi al volume dello J anni, Un altissimo problema religioso e civile. Lo Stato la Religione la Chiesa, Sanremo, 1 929. In questo saggio lo Janni distingueva tra religione di Stato, ancorata ad una concezione teologico-confes­sionale, e religione dello Stato, fondata su motivi storici ed etici.

3 Circa i rapporti tra Buonaiuti e lo Janni si rinvia a G. M I EGGE, Problemi del rùmotJamenlo religioso. Emesto Buonaiuti e Ugo ]anni, in <<Gioventù cristiana», 1 933, pp. 65-75, e a L. BEDESClll,

Buonaiuti, il Concordato . . . cit., ad indicen1. Buonaiuti aveva del pastore valdese «un'ammirazione accompagnata a gratitudine e a devozione» (ibid., p. 331) .

4 Per quanto inaspettato, il riferimento non può che essere al cardinal Raffaele Merry Del Val (1 865 - 1 930), prosegretario dal 4 agosto 1 903 e segretario di Stato dal 9 novembre successivo fino alla morte di Pio X .

5 Michelangelo Schipa (Lecce 1 854 - Napoli 1 938), uno dei maggiori storici del Regno d i Napoli, era stato professore d i storia moderna nell'Università d i Napoli dal 1 904 a l 1 929.

75 Roma, 14 dicembre 1 929

Mio canss1mo, Riprendiamo per iscritto la troppo presto interrotta conversaz10ne

m casa di Raffaello? 1

1929 1 77

Sono stato molto lieto di rivederti cosi fresco, vivo, desto, come sempre sei stato. Tu amplifichi la mia capacità di superare, con le mie risorse intime, le amarezze, le preoccupazioni, i disinganni. Se sapessi, a volte, quale sforzo angoscioso e quale tensione logorante nasconde il mio sorriso! Mi pare che tu più tosto, con la tua operosità multiforme e inesauribile, con la tua duttilità mentale e spirituale senza limiti, meriti molto più a buon diritto quello che tu dici di me. Quando io leggo le tue memorie strettamente giuridiche cosi sottili, cosi fini, così stringenti, così impeccabili, come faccio a ricordarmi che in te c'è anche quella tale razza di storico e di psicologo che ha dato la misura della sua virtù nel magnifico volume sul Giansenismo italiano? Per questo sono molto lieto che la Enciclopedia ti offra voci dalle larghe proporzioni, di natura strettamente storico - religiosa 2• Così non abbandonerai il tirocinio in cui meglio spiccano le tue doti.

Sono stato molto soddisfatto di quel che mi hai detto sulla even­tualità di un non lontano concorso per diritto ecclesiastico. Sarà felice Magni.

Hai veduto il lavoro di un altro allievo del Brandileone, del Calasso? 3 Vergottini si prepara, faticosamente, al giudizio per una promozione

alla stabilità. Ma come è lento nel lavoro! Le condizioni fisiche non lo assistono in nessuna maniera. Invece Monti 4 galoppa. Che pena però la sua carta stampata!

Trasmetti ad Adele i miei auguri più fervidi. Quando vi saluteremo tutti a Roma per sempre? Quanto mi piace­

rebbe di vedere spesso i tuoi cari piccoli. . . Ma piccoli ancora . . . Ti abbraccio di gran cuore.

Ernesto

1 In casa Morghen si era svolto un colloquio Buonaiuti-Jemolo. 2 Per le <<voci>> di carattere storico-religioso redatte da Jemolo per l'Enciclopedia italiana cfr. nora

2 alla lettera n. 55. 3 Francesco Calasso (Lecce 1 904 - Roma 1 965), storico del diritto. Laureato a Roma in

giurisprudenza nel 1 927 sotto la guida del Brandileone, libero docente nel '29, incaricato di storia del diritto italiano a Urbino nel 1 930, titolare della medesima disciplina nel 1 932 a Catania, nel 1 933 a Modena, nel 1 934 a Pisa, nel 1 935 a Firenze, ove restò un decennio. Diresse la «Rivista italiana per le scienze giuridiche» e fondò, nel 1 957, gli <<Annali di storia del diritto». Preside della facoltà di giurisprudenza di Roma dal 1 955 alla morte. Con le sue opere ormai classiche, il Calasso si fece promotore di un rinnovamento metodologico delle ricerche di storia

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del diritto, in polemica col positivismo erudito e con la giuridicità pura, per l'affermazione della, «storicità del diritto>>. Su eli lui, cfr. B. PARADISI, Gli studi di storia del diritto italiano ... cit., pp. 449-452; P. FIORELLI, Ricordo di Francesco Ca/asso, in <<Rivista eli storia del diritto italianO>>, XL-XLI (1 967 -68), pp. 5-1 2 ; l'introduzione dello stesso a F. CALASSO, Storicità del diritto (Milano, Giuffré, 1 966) ; E. CORTESE, Storia del diritto italiano . . . ci t., pp. 798-804; il profilo, sempre del Cortese, in Di�onario biografico degli italiani, vol. XVl, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1 973, pp. 465-469; E. CoRTESE, A vent'anni dalla scomparsa di Francesco Ca/asso, in <<Rivista eli storia del diritto italianO>>, L VIII (1 985), pp. 5- 1 7 ; P. GRossi, Stile fiorentino. Gli studi giuridici nella Firenze italiana 1859- 1950, Milano, Giuffrè, 1 986, ad indicem. Il volume del Calasso a cui si riferisce Buonaiuti è La legisla�one statutaria dell'Italia meridionale. Parte 1: Le basi storiche . . . , Roma, Signorelli, 1 929 (su cui : B . PARADISI, Gli studi di storia del diritto italiano ... cit., p. 449).

4 Gennaro Maria Monti: cfr. nota l alla lettera n. 3 .

76 Roma, 29 dicembre 1 929

Carissimo, Con tutta l'anima, piena di ricordi indelebili e di speranza, insieme,

mai affievolita, ricambio, per te e la tua Adele, il saluto augurale per l'anno nuovo. Sia ricco, per voi, di tutte le gioie - sia colmo, per i vostri piccoli deliziosi, di tutte le benedizioni.

Tu sei sempre amplissimo, esageratamente, buono per me. Sento di meritare ben poco le tue parole : quasi di non meritare lo st�sso tuo tenace, nobilissimo, generosissimo affetto. Sì, le lunghe prove non hanno spento in me il fuoco della mia vocazione : ma pensi quali inflessibili, durissime pastoie sono state imposte ai miei movimenti spirituali ... ?

Tu non hai davvero ragione di abbandonarti a sentimenti di malin­conia. Sei nel pieno fervore della tua attività e della tua produzione : conservi, integra, una freschezza spirituale e un ardore scientifico, contro cui nulla può né pure il lavoro professionale, vedi crescere nei tuoi piccini il riflesso più luminoso dell'anima tua e dell'anima, così ricca di finezza e di penetrazione, della tua Adele. Benedici dunque Iddio per i doni esimi che ti ha elargito e guarda con fiducia crescente il tuo avvenire. Io non ho mai cessato un istante di ritenere che a Roma verrai e che qui il tuo merito non comune avrà il suo più solenne riconosci­mento. E chi sa non sia più presto di quanto le previsioni più nere possano prognosticare.

Ho spedito la tua lettera diretta a Magni a Spezia, perché essa mi giunse quando egli era già passato qui a salutarmi. Era più che mai

1 929 1 79

entusiasta di te e si proponeva di verure a Bologna unicamente per vederti. Ha attuato il proposito?

Mi pare che sarebbe una bella fortuna per lui divenire tuo coopera­tore 1• Ma ne hai bisogno? Sei così multiforme e così duttile e così agguerrito nella tua preparazione e nelle tue capacità!

D'accordo per Papini 2• Forma smagliante, contenuto mutilo e su­perficiale. Dovrò parlarne nel prossimo numero di R. [icerche] R. [eligiose] - ma lo farò senza entusiasmo 3.

Il mio articolo del Corriere Pad. [ano] aveva solo le mie iniziali. Ma qual povera cosa quel libro di Missiroli! 4 L'ho detto a lui stesso ben chiaro. È un libro falso, incoerente e brutale.

Quando ricapiti a Roma? Di nuovo a te, ad Adele, ai piccoli - di cui ho sempre presente il

profilino veramente dolcissimo - gli auguri più fervidi e più schietti. Tuo

Ernesto

1 In realtà Magni non diverrà collaboratore di Jemolo, ma lo sostituirà negli anni 1 934-35 e 1 935-36 nella cattedra bolognese eli diritto ecclesiastico, dopo la chiamata eli quest'ultimo a Roma.

2 Sui rapporti tra Buonaiuti e Papini si vedano i numerosi riferimenti contenuti in G. DE LucA - G. P \PINI, Carteggi, I, 1922- 1929, a cura di M. PICCHI, Roma, Ed. eli storia e letteratura, 1 985, ad indicem, e in questo volume le osservazioni eli F. MARGIOTTA BROGLIO, Buonaiuti e }emolo, § 8. Utile anche la rassegna di L. M !SS JR DJ LL'SJGNANO, Buonaiuti, Papini e Smime, in <<Nuova antologia>>, CXXX ( 1 995), 2 1 96, pp. 1 93-206.

3 Questo giudizio eli Buonaiuti dovrebbe riguardare il Sant'Agostino di Giovanni Papini, pubblicato a Firenze da Vallecchi nel 1 929. Buonaiuti lo recensirà in <<Ricerche religiose>>, VI ( 1 930), pp. 78-79.

4 Buonaiuti a1•eva scritto sul «Corriere paciano>> intorno al libro eli M. M!SSJROI.I, Date a Cesare. La politica religiosa di llifussolini, con dommenti inediti, Roma, Libreria del Littorio, 1 929, d'intonazione filofascista. Per i rapporti Buonaiuti - Missiroli, si veda La vita allo sbaraglio . . . ci t., p. 45 nota 2, 1 4 1 - 1 42.

77

Roma 1 , li . . . 1 92 . . .

[ . . . ] vocaziOne sacerdotale e al rrurustero. La mia angoscia si fa ogni giorno più tragica. Il conflitto fra le mie

tendenze più intime, che si riposerebbero tanto volentieri in una pratica

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1 80 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

di vita nascosta e silenziosa, nella pace della solitudine e del chiostro, e il compito perentorio della mia vita quotidiana, di lavoro è di lotta, si fa ogni giorno più esasperante.

Nessuno probabilmente saprà mai quanta pena mi costa mantener fede, ogni giorno, a quella che nonostante tutto sembrami la mia missione e il mio dovere.

Sento che ora e sempre, dopo la fiducia nel Padre, unico conforto rru sarà la solidale prossimità degli amici.

Ricordatemi come io vi ricordo. Tuo

1 Lettera acefala. La data topica è cronologica è a stampa.

E. Buonaiuti

1930 1 81

78 Roma, 2 1 gennaio 1930

Carissimo 1 , Ti scrissi pochi giorni dopo il nostro incontro in casa di Raffaello,

in occasione del battesimo della sua Giovannella 2• Ricevesti la mia lettera? La tua raffigurazione degli atteggiamenti reciproci della autorità

ecclesiastica e di quella civile è felicissima. E hai perfettamente ragione di domandarti alla fine se si può andare avanti per un pezzo con questa proclamazione perpetua e perpetuamente astratta di diritti, in attesa di un vantaggio finale, che potrebbe anche segnare un fallimento completo. Ma mi pare che tu ti ponga in contraddizione uri. po' con te stesso, quando poi rifletti, e anche perché è vero che la forma e la sostanza del contrasto sono da secoli uniformi e insanabili. Vuol dire allora che si può pure mantenere il gioco, falso e ipocrita, per tutta la vita, impune­mente. Può darsi che queste proteste astratte e inefficaci che il papato ormai ripete inalterate dall'epoca di Bonifacio VII I al cospetto di un mondo che segue imperturbabilmente la sua traiettoria di sviluppo senza darsene per inteso, rappresentino le manifestazioni automatiche di un organismo paralizzato, la cui agonia è lunga in ragione della sua impo­nente tradizione. Quando il suo sfruttamento sarà esaurito? Mistero.

Ma sotto le spoglie di Ignotus non ti è parso di ravvisare e l'abito mentale e il metodo di lavoro, e anche il pessimo modo di scrivere del canonista dell'Università di Roma? 3 Io almeno ho creduto di ravvisarvelo.

Con una formula preliminare che è una gustosissima presa in giro, tu mi domandi dove si trovi il cerimoniale della presa di possesso dei parroci! on c'è nel Rituale e non c'è nel Pontificale. In genere, è in fogli staccati che a Roma il Vice Gerente si porta dal Vicariato quando va a dare l'investitura. Ma quasi sicuramente si trova nel Caeremoniale Romanum4• Lo conosci?

Ti ringrazio molto, molto dell'abbonamento sostenitore che hai mandato a «Ricerche Religiose». Sei, come sempre, molto buono con me. Quando penso alla fedeltà immutabile della vostra amicizia affettuosa, mi sento commosso e infinitamente grato. Perché so quanto la vostra bontà superi quel che io merito.

Ti abbraccio con affetto intenso. Ernesto

Saluti affettuosissimi ad Adele e baci a1 tuoi bimbi canss1rru.

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1 Per il testo di questa e della lettera seguente cfr. in questo volume Nota del curatore, p. 45 nota 2.

2 Buonaiuti si riferisce alla casa Morghen e alla cerimonia del battesimo della figlia secondo­

genita Giovannella.

3 Allusione al docente di diritto ecclesiastico Francesco Scaduto quale probabile autore del volumetto lGNOTIJS, Stato Fascista Chiesa e Scuola, Roma, Libreria del Littorio, 1 929, pp. 99. Sulla questione si veda ora C. FA TAPPIF1 Francesco Scaduto e il Concordato Lateranense ... citato.

4 n Rituale, il Pontificale e il Cerimoniale romano sono, com'è noto, tre tipi di libri liturgici della Chiesa latina. Il Rituale romano contiene le cerimonie per l'amrninistraziione dei sacramenti

e i formulari delle benedizioni; fu pubblicato ufficialmente da Paolo V nel 1 6 1 4 e dichiarato obbligatorio per tutte le funzioni parrocchiali dalla S. Congregazione dei Riti nel 1 642. Nel 1 925 ne fu fatta una completa revisione da parte dello stesso organo curiale secondo le norme del Codex iuris canonici. n Pontificale romano, promulgato nel 1 596 da Clemente VIII (edizione tipica nel 1 888 per ordine di Leone Xlii) invece, raccoglie, la descrizione e le formule delle cerimonie riservate al vescovo. Infme, il complesso delle regole sacre che disciplinano le cerimonie pontificie

venne compilato nel 1 488 e pubblicato nel 1 5 1 6 col titolo Caeremoniale Romanum. I l concilio di Trento, poi, ordinò la compilazione di un unico cerimoniale dei vescovi, pubblicato da Clemente VIII nel 1 600 e reso obbligatorio per tutte le chiese cattedrali e collegiate. Per quanto riguarda la presa di possesso dei benefici comuni giova ricordare che il can. 1 444 del Codice di diritto canonico del 1 9 1 7 imponeva agli ordinari di osservare il rito che le norme o le consuetudini particolari prescrivono nei vari luoghi.

79 Roma, 22 febbraio 1 930

Carlo canss1mo, La momentanea (?) détente nei rapporti fra governo e Santa Sede ha

avuto immediatamente le sue sgradevoli ripercussioni nei miei riguardi. Venerdì scorso il comm. Giannini mi invitava d'urgenza al Mini­

stero degli Esteri 1 • E mi comunicava, a nome del capo del governo, che nelle ultime conversazioni col segretario del partito fascista 2 Sua Santità, nella sua tenerezza vigile e premurosa per me, si era benignato di fare il mio nome 3, per chiedere tassativamente che nei miei riguardi fosse senza indugio e perentoriamente applicato quell'articolo del Con­cordato, il quale affida l'esecuzione delle sentenze ecclesiastiche al braccio secolare 4• Che pertanto il capo del governo mi faceva avvertire da persona arnica della necessità che io deponessi la mia divisa eccle­siastica, prima che la deposizione medesima mi fosse imposta per misura di polizia. Il colpo era preveduto. Ho risposto che non mi rimaneva che sottostare all'ingiunzione, civile, aggiungendo che non avrei cessato di rivendicare il mio sacerdozio, di cui avrei portato

1930 1 83

qualche insegna superstite, e che la mia situazione accademica attendeva sempre una risoluzione e una sistemazione.

E perché, per una singolare coincidenza, la domenica successiva io dovevo, per la prima volta dopo quattro anni, parlare in pubblico per illustrare la basilica pitagorica di Porta Maggiore, sono comparso nella mia nuova divisa di ecclesiastico di lingua inglese o tedesca, col mio collarino e il mio costume nero 5 . Per quanto l'ingiunzione fosse attesa e scontata in anticipo, l'amarezza non è stata per questo meno viva. Dio ha voluto che la mamma sostenesse l'ingrata nuova con serenità molto maggiore di quella che mi ero aspettata. Il suo ragionamento è, nella sua semplicità, sublime! « Ho tanto pregato perché questo non fosse! Alarico in cielo deve avere pregato per lo stesso scopo 6. Non siamo riusciti a scongiurare questa iattura. Dio vorrà ricavarne del bene! ».

Del bene! Quale? Io ho oggi innanzi a me un compito più duro e arduo che in passato, ho oneri più impellenti e rigidi. Tenderò tutte le mie forze per fronteggiarli.

o n prendere troppo sul serio quelle cotali mie collaborazioni : semplici sondaggi, in vista di un mio ritorno alla cattedra. Fallito questo scopo, non ho continuato.

Son tutto al mio lavoro, cui debbo imprimere, d'ora in poi, un'an­datura sempre più vasta e armonica.

Vi ricordo sempre con tanta tenerezza. Vostro

E. Buonaiuti

1 La convocazione di Buonaiuti da parte del ministro plenipotenziario Amedeo Giannini avvenne il 1 3 febbraio 1 930. Su quest'episodio, cfr. Pellegrino di Roma ... cit., pp. 27 1 (con alcune imprecisioni sulle date) ; L. Br.DESCHI, Buonaiuti, il Concordato.. . ci t., pp. 420-42 1 ; La vita allo sbaraglio . . . ci t., pp. 1 52-1 53. Amedeo Giannini (Napoli 1 886 - Roma 1 960), giurista e diplomatico, entrò nell'amministrazione degli interni nel 1 9 1 0, partecipò alla Conferenza della Pace di Parigi

nel 1920, divenne capo ufficio stampa del Ministero degli esteri, consigliere di Stato nel 1 923, ministro plenipotenziario, presidente di sezione del Consiglio di Stato e senatore del Regno. Fu

anche professore di storia dei trattati e di diritto aeronautico. Come consigliere di Stato aveva sostenuto la tesi d'una revisione unilaterale delle leggi ecclesiastiche ed era stato principale estensore del progetto di riforma di legislazione ecclesiastica del dicembre 1 925 (cfr. dello stesso GlAN!'<INI, Il cammino della Conciliaifone, Milano 1 946; F. MARGIOTTA BROGUO, Italia e Santa Sede . . . cit., pp. 1 24 e seguenti; G .B . VARNIFR, .Amedeo Giannini e i rapporti fra la Santa Sede e l'Italia '1922- 1926 . Consideraifoni su alcuni documenti inediti, in // movimento cattolico e la società italiana in cento anni di storia, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1 976, pp. 241 e seguenti). Nell'aprile

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1 84 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

del 1 926 e del 1 927 ]emolo aveva fatto affidare al Giannini un ciclo di lezioni straordinarie all'università Cattolica (cfr. F. MIRGIOTI,I BRoGuo, Arturo Cario )emolo e Vincenzo Del Giudice . . . ci t., p. 237). In generale : L. Mo!'<ZALI, Amedeo Giannini e la nascita della storia delle relaifoni intemaifonali in Italia, in «Storia contemporanea>>, XXV (1 994), pp. 493-525.

2 Augusto Turati, che era stato ricevuto in Vaticano da Pio Xl il 7 febbraio 1 930. 3 Si noti l'ironia con cui Buonaiuti usa espressioni tipiche del linguaggio curiale. 4 Si tratta, come si è già detto in precedenza, dell'articolo 29 lettera i del Concordato, il

quale, in relazione anche a quanto disposto dall'articolo 23 del Trattato lateranense, prescriveva la deposizione dell'abito talare agli ecclesiastici colpiti da scomunica.

5 Cfr. L. BEDESCIII, Buonaiuti, il Concordato ... cit., p. 421 , e Una vita allo sbaraglio . . . cit., pp. 1 35-1 36. Da allora Buonaiuti indosserà il clewman, come i ministri di culto evangelici.

6 Il fratello di Buonaiuti, Alarico, era immaturamente morto il 1 5 aprile 1 929.

80 Roma, 27 febbraio 1 930

Carlo carissimo, Sei stato come sempre amabilissimo per me.

La tua parola calda e sapiente è andata fino in fondo all'anima mia. Sì, la prima impressione è stata effettivamente amarissima. Mi hanno atter­rito, in particolare, le ripercussioni possibili della metamorfosi coatta sullo spirito della mia mamma, che, tra parentesi, ti è tanto grata del tuo squisito pensiero. Ma la Provvidenza è venuta in mio soccorso. La mamma ha chinato il capo all'ineluttabile con serenità molto maggiore di quella che avrei potuto sperare. Il suo ragionamento è di una semplicità sublime. «Ho tanto pregato perché ciò non accadesse. Nella sua vicinanza a Dio, Alarico nostro deve aver tanto pregato perché ci fosse risparmiato questo nuovo strazio. Se invece tutto ciò accade, vuol dire che Dio vuole far germogliare qualche bene, da questo inenarrabile male».

Manterrò, indubbiamente, la linea di condotta che tu mi addìti. Ormai sono abituato alla rinuncia e alla pazienza. Ho reso, a quella che mi è apparsa sempre come la verità religiosa, la testimonianza di cui ero capace. Il rimanente non è in mio potere. Il Padre disporrà di me e del mio lavoro come vuole. Sono, più che mai, nelle sue mani. « In silentio et in spe» 1 •

Mi preoccuperò solamente d i far s ì che la mia nuova situazione serva ad un rafforzamento dei vincoli che mi legano ormai a tutti coloro che nei più vari campi, in tutte le denominazioni, lavorano per la riconciliazione umana nel Vangelo. Vorrei specialmente che il mio perio-

1930 1 85

dico fosse il luogo di ritrovo di quante più arume attendono la nuova alba del Signore.

Ringrazia tanto tanto la tua Adele della sua viva partecipazione alle rrue traversie.

E tu abbiti un forte abbraccio dal tuo

Ernesto

Ho visto Magni, qui in vacanza di Carnevale. Ma non ha avuto la tua cartolina.

Ho visto anche V ergottini, esultante per la sua stabilità 2 • Ti salutano.

1 Isaia, XXX, 1 5. 2 De Vergottini aveva ottenuto la promozione a professore « stabile>> di storia del diritto

italiano nell'università di Siena il 1 7 febbraio 1 930 (cfr. « Bollettino ufficiale del Ministero dell'educazione nazionale>>, VIII [ 1 930], parte I l , vol. l, p. 962).

81 Roma, 2 5 marzo 1 930

Mio canssuno, Fra pochissimi giorni riceverai il nuovo fascicolo di «R. [icerche]

R. [eligiose] » - quello di marzo. Come vedrai, non ho potuto fare a meno di dedicare una rapidissima postilla alla svestizione coatta. Ma potrai constatare che ho preso le cose molto alla larga, deplorando unicamente che un autorevole ecclesiastico, per garantirsi l'applicazione forzata delle proprie sentenze, abbia supinamente sottostato ad una equiparazione fra sacerdozio e milizia che è una compromettente rinuncia alla concezione carismatica del sacerdozio e, più genericamente, a ogni concezione religiosa 1• Passo incauto il mio? Non lo credo. Del resto, so benissimo che il periodico marcia sul filo di un rasoio, ed io non ho alcun'intenzione, per farlo vivere, di fargli perdere ogni ragione di vivere. Sai che tra i nuovi abbonati di quest'anno ho S. E. l'avv. Bocchini, capo della Polizia? 2 Vedi un poco dove si può rinvenire dell'interessamento per gli studi religiosi . . . !

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1 86 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

C'è un inizio, nella tua lettera, il quale mi ha fatto intravedere, dal canto tuo, una valutazione del mio intimo sentimento non molto con­forme alla realtà. Tu t'immagini che io mi dolga, e mi rammarichi e mi affligga della mia condizione attuale molto più di quanto io non faccia in realtà. La Dio mercé, dispongo di un carattere capace, invariabilmente, di sovrapporre ai duri casi esteriori, la trionfale serenità del proprio ottimismo e della propria fiducia. Non mi mancano, non potrebbero mancare, i momenti di depressione e di scoramento. Sono i momenti nei quali mi assale più violenta l'amarezza del mio duro ostracismo dalla cattedra e nei quali mi punge più acuta la pena degli anni che trascorrono nella lontananza dalla forma di attività alla quale mi sento più imperiosa­mente votato : la parola. Ma sono momenti. E li supero, riaffermando proprio quella sicurezza nella giustizia del tempo, cui fo efficace appello.

Senza dubbio mi aiuta potentemente a vincere la malinconia la corona di amicizie in cui mi sento stretto. È cosa veramente dolce e refrigerante. Fra queste amicizie, questa vostra, tenera e illuminata, mi è carissima. Non ve ne sarò mai sufficientemente grato.

Ricordami sempre alla tua Adele. A te un abbraccio fervidissimo.

E. B.

1 Cfr. E. BuoNAlUTl, DichiaraiJone, i n «Ricerche religiose», V (1 929), pp. 369-370. 2 Su Bocchini e l'organizzazione deUa polizia, cfr. P. CARUCCI, Arturo Bocchini, in Uomini e volti

del fascismo, a cura di F. CoRDOVA, Roma, Bulzoni, 1 980.

82

Roma, 20 maggio 1 930

Carissimo, Non debbo tardare né pure un istante a darti - cosa ben gradita -

il ragguaglio che desideri. Per partecipare al pellegrinaggio 1 nella maniera più suggestiva, oc­

corre trovarsi al Piglio, la mattina del 1 4 giugno all'alba : occorre a tal fine o partire da Roma il pomeriggio del 1 3 e dormire quelle poche ore

1930 1 87

al Piglio o partire da Roma - come mi proporrei quest'anno - in automobile alla mezzanotte del venerdl.

Si marcia con la «compagnia» fino a Vallepietra. Là, purtroppo, io mi dovrò fermare, per non chiedere troppo al mio organismo. Voi altri potrete continuare per il santuario, dove potrete passare, bivaccando con qualche compagnia, la notte dal sabato alla domenica. La domenica mattina potrete scendere a San Donato. E lunedl mattina essere a Roma. Va bene?

Sarei felicissimo di fare parte del pellegrinaggio con voi e di andare poi ad aspettarvi a San Donato, dove, in quei giorni, il tiglio secolare sarà p1eno di fiori!

Tuo

Ernesto

1 Si tratta del peUegrinaggio annuale che Buonaiuti usava fare al santuario deUa SS. Trinità del Monte Autore.

83 San Donato, 13 agosto 1 930

Mio canss1mo, Sì, veramente. La tua bella e gradevolissima assiduità nello scrivermi

aveva subito una parentesi inconsueta. Spero che l'averla ripresa in maniera così scintillante sia l'argomento apodittico della scomparsa com­pleta di quelle ragioni che avevano determinato la tua momentanea depressione. Del resto la depressione di un lavoratore formidabile e ver­satile come il mio amico ]emolo è cosa molto relativa e molto diversa­mente valutabile. Mi sai tu dire quante e quanto varie cose avrai fatto nella parentesi della tua depressione? E mi sai poi dire quante altre e di quanto più varia natura ne farai ora a crisi superata? Va, che -sei una tempra mirabile e hai attitudini effettivamente eccezionali!

Io . . . son quassù per la decima volta. Un decennio : il consolo della mia penosa vita. Quante esperienze e quante emozioni : quanti sogni e quante amarezze : quante speranze e quante delusioni! E pure ecco qua, nel piccolo gruppo, che cambia e si rinnova 1 , un pegno rassicurante

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1 88 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

della non completa sterilità dell'opera mia e del non assolut<;> fallimento. Del resto, perché questa parola? Chi lavora con fiducia, non attendendo il successo esteriore, non è mai un fallito.

La permanenza quassù è sempre piena di un'intimità gioconda, fatta di semplicità e di riposo. Anche quest'anno son venuti quassù ospiti nuovi, tra cui il più insigne, probabilmente, è un nobile milanese, il Cagnola 2, vecchio amico ormai della Rivista, che ha voluto trascorrere, nonostante i suoi 70 anni, un po' di giorni con me in montagna. Vergottini è partito ieri. Può darsi che venga a salutarmi quassù il Calasso. Consideri questi tra i più promettenti allievi del povero Brandileone?

Buone vacanze a te e ad Adele, con tutta l'anima. Tuo

E. Buonaiuti

1 Come osserva il Donini, nel 1 930, «molti dei giovani che avevano costituito il nucleo iniziale dei suoi allievi o si erano allontanati da lui o avevano diradato le loro visite. Defezioni altrettanto penose si venivano verificando nel mondo accademico, tra gli amici che una volta gli erano stati più vicini» (Una vita allo sbaraglio . . . ci t., p. 1 5 1 nota 2).

2 Guido Cagnola (Milano 1861 - 1 954), figura di «gentiluomo lombardo>> (T. GALLARATI Scorri,

fnterpretaifoni e memorie, Milano, Mondadori, 1 960, p. 1 56), parlamentare e diplomatico italiano, poi sindaco del comune di Gazzada. Aveva incontrato Buonaiuti agli inizi del 1 925, e da allora aveva intrapreso un fitto carteggio, ora utilizzato e in parte pubblicato dal L. BEDESCHJ, Buonaiuti, il Concordato . . . cit. I l Cagnola aiutò Buonaiuti e la sua rivista in molte occasioni, almeno fino agli anni della seconda guerra mondiale quando, in seguito ad una crisi religiosa, diradò i rapporti con quest'ultimo. Cfr., per un profilo biografico, ibid., pp. 34-38.

84 San Donato, 23 agosto 1 930

Carlo canssuno, Tu sei sempre molto buono con me e anche questa volta, quassù,

dove mi assalgono più pungentemente i ricordi e le inquietudini, non hai voluto mi mancasse, sollecitissima, la tua benevola e ottimistica parola di conforto. Te ne ringrazio molto.

Con la tua consueta chiaroveggenza, una cosa mi dici giusta e con­solante : che, in fondo, il mio più squisito compenso spirituale è stato ed

1 930 1 89

è sempre quello del diretto contatto con anime care, e che, comunque, attraverso questo contatto son rampollate esperienze che non potranno essere cancellate. E il mio compenso è già ben prezioso e vistoso, se da contatti simili sono nate amicizie come questa tua, che mi accompagna e mi refrigera con così assidua gioia.

Mario Niccoli, che è quassù con noi, mi dice che hai preparato per la Treccani un articolo su Casisti e casistica 1 che è un gioiello, per cui egli, che è lo spietato decurtatore di tutte le voci, ha usato di tutta la sua virtù di persuasione per indurre Migliorini 2 ad accogliere quella, anche se di gran lunga superiore alle proporzioni primitivamente previste.

Su Molinos esiste ormai un'opera classica : quella del p. Dudon 3 e del resto ormai anche il Dictionnaire de théologie catholique è arrivato a quella voce, con un articolo, parmi, del Paquier che sul quietismo deve aver pubblicato, se non mi inganno, anche un volurnetto di quelli del Bloud 4•

Non credo che il mio amico Cagnola sia quello che tu reputi. Quello, che è stato quassù, è un nobile milanese che non credo abbia interessi controversi in quel di Parma. È stato deputato una breve legislatura e ora si occupa di studio, unicamente.

Dio volesse ti occupassi tu dell'insegnamento teologico in Italia! Dove metti le mani, fai cose egregie. E tanto, tanto ci attendiamo ancora da te.

Hai molte voci per la Treccani? Io attendo esca il mio volume inglese su Gioacchino 5. Sul gioachi­

mismo preparerò un volume a sé. Ricordami con devozione affettuosa ad Adele. A te un abbraccio.

Ernesto

1 Cfr. A.C. ]EMOLO, Casistica, in Enciclopedia Italiana, IX, Roma 1 93 1 , pp. 308-309. Avviandosi alla conclusione della «voce>> Jemolo notava che «non è stata fin qui compiuta una paziente ed equanime valutazione dell'opera dei casisti, sicché, ad es., è sfuggito il contributo da loro recato anche alla formazione o determinazione di nozioni e concerti giuridici . . . >>.

2 Bruno Migliorini (Rovigo 1 896 - Firenze 1 975), noto filologo e storico della lingua, era allora redattore capo dell'Enciclopedia italiana.

3 Cfr. P. DL'DON, Le quiétisme espagnol Miche/ Molinos, Paris 1 920. Pau] Dudon, teologo gesuita (1 859 - 1 941 ), autore di numerosi articoli per le Etudes, srudioso della Compagnia di Gesù e del quietismo in chiave anti-Bremond.

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1 90 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

4 Cfr. J . PAQGIER, Qu'est-ce que le quiétisme?, Paris, Bloud, 1 9 1 0. J ules Paquier, sacerdote francese (1 864 - 1 932), collaboratore del Dictionnaire de théologie catho/ique, specialmente pèr gli articoli su Lutero e Melantone. Sua la <<voce» Molinos, ibid, X, 2, coll. 2 1 87-21 92.

5 In realtà Buonaiuti non pubblicò nessun «volume inglese>> su Gioacchino da Fiore, anche se nel 1 930, dopo il conferimento del premio Rand da parte della Accademia Medievale Americana, confidava di vedere tradotta, presso un editore americano, la sintesi delle sue ricerche sul <<profeta calabrese».

85 Roma, 27 settembre 1 930

Carlo canss1mo, Ho dato una scorsa alla dissertazione del Coen 1 • Non mi è parso avesse una parte così fùosoficamente tecnica, da

meritare di essere passata a Levi Della Vida 2• Ma d'altro canto sono sicuro che, per conto mio, nulla io possa

osservare in merito, che tu non sia capace di osservare per conto tuo. Vi si coglie, così nei suoi pregi come nei suoi difetti, l'uomo dello

Zoller 3. Corretti e ben fondati i capitoli III e IV ; deficientissimi il I e il II. È più agevole per un israelita osservante studiare la codificazione del Talmud e dei Rabbini che risalire allo sviluppo di un istituto nella legislazione cosiddetta mosaica. I teologi son tali in tutte le professioni religiose, e la sensazione della formazione progressiva della parola rivelata non entra loro in testa.

I l Coen rimanda alla Bibbia senza alcuna nozione delle discussioni critiche cui i testi ch'egli cita sono stati ormai vittoriosamente sottoposti.

Il fondo storico manca anche nei capitoli dove presupposizioni dogmatiche non esercitavano il loro potere inibitorio. Da un punto di vista giuridico, è scorretto analizzare le prescrizioni relative all'isti­tuto matrimoniale nella Mishnà senza tener conto dell'apporto dei diritti con i quali l'ebraismo è venuto a contatto, molto prima dell'e­poca moderna.

E da un punto di vista storico - religioso, il Coen, oltre al trattare i testi biblici con maggiore rispetto delle ricerche intese a collocarli cronologicamente, non avrebbe dovuto anche tener conto dell'etno­grafia e della scienza comparata delle religioni, che sugli usi matrimo­niali primordiali, specialmente per opera del Frazer \ hanno condotto

1930 1 9 1

a risultati così significativi? Ma a proposito di una dissertazione stret­tamente giuridica, tutto questo, mi sembra, dovrà essere detto e os­servato di sfuggita.

A occhio e croce, ho l'impressione che parecchie lacune dovranno e potranno essere rilevate nella parte finale, dedicata al matrimonio ebraico nelle legislazioni moderne. E qui tu avrai da parlare non una, ma quattro ore . . . !

Auguri cordialissimi per il tuo onomastico imminente. Ad Adele e a te - per il primo decennio . . . ! - auguri p1eru di

tenera affezione.

E. Buonaiuti

1 Non si ha notizia che questa dissertazione del Coen sul matrimonio ebraico sia stata stampata.

2 Giorgio Levi della Vida (Venezia 1 886 - Roma 1 967), noto orientalista. Vicino a Leone Caetani, collaborò agli Annali de/1'/s/am. Docente nell'Università di Torino e di Roma, prima di ebraico e di lingue semitiche comparate, poi di islamistica, fu esonerato dall'insegnamento nel 1 93 1 per il rifiuto di giurare fedeltà al regime fascista. Per qualche anno passò a studiare e catalogare manoscritti arabi della Biblioteca Vaticana, poi si trasferì negli Stati Uniti, dove ebbe una cattedra a Filadelfia. Dopo la guerra ritornò in Italia e riebbe la cattedra romana. Aveva incontrato Buonaiuti nel 1 909 a Roma, nella casa religiosa di padre Semeria. Fu collaboratore assiduo delle <<Ricerche religiose». <<Amico di Buonaiuti per quasi quarant'anni, sono tuttavia rimasto fuori dall'alone luminoso di coloro che gli furono compagni di lotta. Peraltro gli sono stato vicino, sia pure con lunghe interruzioni, nei momenti più critici della sua vita; ed egli amava aprirsi con me . . . » (dalla commemorazione tenuta nell'Aula Magna della Facoltà di lettere di Roma il 20 giugno 1 946, edita in <<Ricerche religiose», XVIII , 1 947, pp. 1 - 1 7) . A Buonaiuti dedicherà anche alcuni dei suoi ricordi pubblicati sotto il titolo Fantasmi ritrovati (Vicenza, Neri Pozza, 1 966, pp. 1 27 - 1 54) . Cfr. Giorgio Levi della Vida. Discorsi commemorativi pronunciati dai /incei Francesco Cabrie/i, Sabotino Moscati, Alfredo Schiaffini, Luigi Salvatore/li nella seduta a classi riunite del 14 dicembre 1968, Roma, Accademia dei Lincei, 1 969.

3 Israel Zoller (Brody, nella Polonia austriaca 188 1 - Roma 1 956), ebraista ed esegeta biblico. Mutò il cognome in Zolli nel 1 934 e assunse il nome di Eugenio all'atto della sua conversione al cattolicesimo. Studiò a Roma e a Firenze, rabbino capo a Trieste poi a Roma sotto l'occupazione tedesca. Fu professore incaricato di lingua e letteratura ebraica nell'Università di Padova dal 1 926 al 1 938; dal 1 945 al 1 95 1 insegnò con tale qualifica a Roma. Collaboratore tra i più -assidui di <<Ricerche religiose» dal 1 929 al 1 943. Narrò la sua conversione in Christus (Roma 1 945), successivamente tradotto e ampliato nell'edizione spagnola e inglese.

4 Sir James George Frazer ( 1 854 - 1 941) , etnologo. Buonaiuti si riferisce forse agli studi sul folklore nell'Antico Testamento del 1 9 1 3 o ad un'antologia sull'origine della famiglia e del clan tradotta in francese nel 1 925. In una missiva a l\1issir del 25 marzo 1 937, Buonaiuti parlerà delle opere di Frazer come di <mna miniera inesauribile di dati etnografici e religiosi pieni di significato e di mistero» (Una 11ita allo sbaraglio ... ci t., p. 387).

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1 92 Lettere di Buonaiuti a )emolo

86 Roma, 1 1 novembre 1 930

Carlo cansstmo, Povero Magni, è rimasto veramente a terra. L'ha amaramente e pro­

fondamente colpito più che il fatto di essere stato escluso dalla tema, quello di non aver avuta riconosciuta la sua maturità con un verdetto unanime 1• Speriamo che sarà bandito senz'altro il concorso per ecclesia­stico e che partecipando ad esso il Magni abbia alfine quel riconosci­mento del suo merito che è la sua più pungente aspirazione - e anche, mi sembra, la più legittima.

Meno male che c'è stato un concorso i l quale ci ha dato il supremo gusto che vagheggiavamo. L'inclusione di Raffaello nella tema per la storia medioevale a Firenze è veramente un lietissimo evento 2• Ne abbiamo goduto tutti, come d i cosa intimamente nostra. Ho già veduto Raffaello un paio di volte, e ho potuto dirgli tutta la mia gioia e tutto il mio compiacimento. Speriamo ora che si faccia sollecitamente il posto per lui.

A giorni uscirà il fascicolo di novembre della rivista. Spero tu possa trovarvi le parole che, troppo buono, tu ti attendi da me 3.

Ma se conoscessi tutte le ragioni che a volte esigono un po' di polemica!

So che hai allestito per la Enciclopedia delle ottime voci. Che < • • • >

lavoratore tu sei! Capiterai a Roma di questi tempi? Scrivimi ad ogni modo. Saluti cordialissimi ad Adele. Auguri pieni di fervore ad entrambi. Tuo

E. B.

1 Cesare Magni aveva partecipato nel 1 930 a l concorso per professore non stabile alla cattedra di storia del diritto italiano dell'Università di Sassari. La commissione giudicatrice - composta dai professori Federico Patetta, presidente, Arrigo Solmi, relatore, Benvenuto Pitzomo, segretario, Giannino Ferrari e Giuseppe Castiglia -, aveva terminato i lavori il 30 ottobre 1 930, deliberando, per la suddetta cattedra, la seguente tema: 1 ° Gian Piero Bagnetti, zo Mario Viora, 3° Mario Chiudano. Al Magni era stata concessa la «maturità» a maggioranza. Questo il giudizio su di lui:

1930 1 93

«Presenta alcuni lavori, di cui due riguardano le elezioni vescovili nell'alto medio evo. La Commissione ha apprezzato in questi la,·ori, la diligenza e la completezza delle ricerche, ed anche una certa vivacità nella esposizione; ma d'altra parre ha notato che il campo delle sue indagini è ristretto alle elezioni vescovili e che non sempre i risultati a cui il candidato giunge sembrano sufficientemente giustificati e documentati. Vi sono qua e là delle mende nella trattazione e nelle conclusioni>> (cfr. « Bollettino ufficiale del 1\Iinistero dell'educazione nazionale», IX [ 1 93 1 ) , parte I I , vol. I I , pp. 923-927).

2 Morghen era stato «ternatO>> nel concorso di storia medievale dell'Università di Firenze. Dal 1 930 al 1 933 ebbe l'incarico di storia moderna nell'Università di Roma e solo nel 1 938 vincerà il concorso per la cattedra di storia medievale nell'Università di Palermo.

3 el fascicolo di novembre 1 930 di «Ricerche religiose» Buonaiuti, oltre a trattare di critica neo testamentaria, pubblicava una «spigolatura>> su l l'o/ti del cattolicismo (pp. 545 - 546), in cui, dopo averne ossen·ato le metamorfosi e le variazioni storiche, concludeva che «il cattolicismo ufficiale è una mostra e una finzione>> e che solo <da visuale del Regno ... riassume i caratteri di una speranza vitale e di un ideale tempestivo».

87

Roma, 1 8 dicembre 1 930

Carissimo Carlo, Grazie a te, alla tua Adele, degli auguri cortesi e cordiali, che

ricambio con affetto sempre fervido e riconoscente. Son sicuro che, nonostante le tue contrarie affermazioni, il tuo

lavoro procede sempre rapido, intenso, ininterrotto. Sei un lavoratore così assiduo e così fecondo!

Ho visto Magni proprio testé, reduce dal suo primo periodo acca­demico sassarese, e in procinto di partire per casa, dove va a trascorrere il atale. Anche con me si è mostrato più tosto soddisfatto di quel che egli pensa sia un semplice rinvio del concorso. Ma io condivido la tua impressione e temo assai che si tratti più tosto di una dilazione sine die. Ad ogni modo bisogna tener conto di un particolare di fatto : il Magni è rimasto profondamente scosso ed enormemente depresso dal risultato del concorso per la storia del diritto. Calasso, anche lui, è molto giù di spirito 1• Si ha un po' la sensazione che questi giovani avevano cominciato ad assuefarsi all'idea di avere la strada straordinariamente agevole.

I primi lavori del Turmel avevano un eccezionale valore scientifico. La sua storia della teologia positiva è eccellente e il suo dogma del papato è un gioiello di limpida esposizione storica. Ma poi i lavori definiti pseudonimi erano venuti mano mano copiando merce di scarto, destituita

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1 94 l Ate re di Buon aiuti a ]emolo

di qualsiasi valore duraturo 2• on ho veduto l'articolo del p. Rosa cw alludi 3. on vedo quasi più affatto la C. [iviltà] C. [attolica] . Ma se il famigerato padre ha, ancora una volta, scagliato il vilipendio contro di me a proposito di una condanna che non ha nulla di comune con la mia, ha ancora una volta agito in patente malafede. Poiché lo pseudonimo di chi, convinto di lavorare per gli ideali del catto/icismo, si sforza di rimodellare una cultura teologica anacronistica, non ha nulla da vedere con lo pseudo­nimo di chi, apertamente, si pone fuori di ogni tradizione religiosa.

Il Miglioli 4 che mi fornisce quelle noterelle giansenistiche non prive di humor è un prete della diocesi cremonese, in conflitto da sempre, per idee, con la sua autorità curiale.

Sono stato a Firenze, dove ho dette due conferenze. Ne ho goduto, come della sospirata ripresa di una attività giornalistica, la cui mancanza mi pesa come un supplizio. Le ripeto ora a Roma, in una sala privata 5• Se, come pure è probabile, le ripeterò a Milano, avrò la grandissima gioia di venirvi a trovare costì.

Amerei, in una prossima tua lettera, tu mi specificassi quel che ha detto il Pellizzola a proposito di modernismo e della Pascendi. lo debbo averlo conosciuto moltissimi anni fa, quand'egli studiava all'Apollinare con me o sotto di me. Ma non lo ricordo bene e ormai rapporti con lui non sono possibili.

Io lavoro sempre al mio argomento : Gioacchino e gioachinismo. Sono sorpreso di me stesso, nel vedermi ormai legato appassionatamente a questo tema. Ma è così ricco di novità!

Ogni benedizione sulla tua casa, ogni gioia alla vostra unione! Con affetto grande

Ernesto B.

1 Nel concorso sassarese del 1 930 Francesco Calasso era stato giudicato maturo all'unanimità con un giudizio che ne lodava <<buona preparazione agli studi ed ottimo metodo, oltreché ingegno non comune e attitudini alla sintesi», anche se alcuni commissari fecero rilevare che la sua monografia sugli statuti dell'Italia meridionale «non è ancora prova sufficiente della sua padronanza nel vasto campo della storia del diritto italiano. Parve soprattutto una eccellente promessa per l'avvenire» (cfr. «Bollettino ufficiale del Ministero dell'educazione nazionale», IX [ 1 93 1 ] , parte Il, vol. I I , p . 925).

2 Joseph Turmel ( 1 859 - 1 943), sacerdote cattolico e docente di teologia dogmatica nel seminario di Rennes, autore tra l'altro dell' Histoire de la théologie positive, 2 voli., Paris, 1 904-1906, e dell' Histoire dr1 dogme de la papauté, Paris 1 908. Continuò a pubblicare vari saggi di critica storica e religiosa, in gran parte sotto l'anonimato o lo pseudonimo. Scoperto dalle autorità ecclesiastiche,

1930 1 95

il 6 novembre 1 930 fu colpito da scomunica maggiore (cfr. F. SARTLIL X, joseph Tum1e/, pritre, historien des dogmes, Paris, 1 93 1 ) .

3 Cfr. La catastrofe del caso Tumul e i metodi del modemismo critico, in «La Civiltà cattolica», LXXXI (1 930), IV, pp. 434-445.

4 Carlo 1\liglioli, che Buonaiuti definirà «amico fedele e illuminato» (cfr. Una vita allo sbaraglio . . . cit . , pp. 204 e 207, dove il curatore Donini attribuisce a tale Miglioli il nome di Mario). Questo sacerdote cremonese aveva pubblicato Il fantasma del giansenismo, in «Ricerche religiose», IV (1 928), pp. 559-564, per invitare alla «moderazione» nel combattere «gli eretici veri o supposti».

5 Buonaiuti aveva tenuto a Firenze due conferenze, la prima su La filosofia del Sacro e la seconda su Cioaahino da Fiore e Francesco d'Assisi. L'invito gli era stato rivolto dalla locale Associazione cristiana dei Giovani (ACDG), branca italiana deU'YMCA (Young Men's Christian Association). Queste organizzazioni erano strettamente legate alle chiese evangeliche, anche se conservavano un carattere laico e rimanevano formalmente autonome. Svolgevano attività religiose, culturali, ricreative e sportive. el 1 93 1 se ne contavano in Italia una settantina (cfr. M. PLACENllNI,

l culti ammessi nello .5iato italiano, 1\ lilano, Hoepli, 1 934, pp. 349 e seguenti). Una breve sintesi delle conferenze di Buonaiuti fu pubblicata dal periodico «Fede e vita» diretto da Ugo Janni nel numero di gennaio - febbraio 1 93 1 , pp. 70-7 4 (cfr. L. BEDESCHI, Buonaiuti, il Concordato . . . ci t., pp. 1 8 1 - 1 82 ; l!na vita allo sbaraglio ... cit., p. 1 78). Pochi giorni dopo la lettera a Jemolo, Buonaiuti ripeterà a Roma, non in una sala privata ma nella sede locale dell'Associazione Cristiana dei Giovani, la seconda conferenza (cfr. Una 1•ita allo sbaraglio . . . cit., p. 1 80).

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1 96 Lettere di Buonaiuti a }emolo

88 Roma, 4 gennaio 1 93 1

Carlo cansstmo, Grazie del tuo rinnovato abbonamento 1 e della lettera amabilissima

con cui l'hai accompagnato. Come sempre, mi sono molto divertito alla tua agile e varia causerie.

Altro se ho visto i due grossi volumi del Ruffini! 2 Ma che scrittore inesauribile è il tuo vecchio maestro torinese! Lettura gradevolissima, nessuno potrebbe giammai metterlo in dubbio. Ma non pare anche a te che l'esposizione si faccia lungo il suo corso straordinariamente prolissa, sproporzionata alla tesi in discussione, quasi istintivamente tratta a com­pensare con l'ampiezza la fragilità e l'indeterminatezza delle argomentazioni? 3

Mi dispiace assai che tu non sia riuscito ad avere dal Collegio Irlandese le notizie che desideravi sul Cuccagni 4• Ma me lo spiego. Morto mons. O'Riordan, che delle vecchie memorie del Collegio era ricercatore appassionato e sagace. Morto il suo successore O'Hagan 5, non studioso di professione, ma ad ogni modo intelligentissimo e com­pitissimo. L'attuale rettore, Curren, che io ho conosciuto giovane studente quando ero ripetitore di teologia nel collegio, è un prelato di curia, molto preoccupato della sua carriera ecclesiastica. D'altro canto la mia condizione ha, purtroppo, rotto i miei rapporti assidui con quel mondo. - Credo, per rispondere alla tua prima domanda, che un atto di morte redatto nel 1 798 debba ritrovarsi nell'archivio del Laterano, dove sono stati concentrati tutti gli atti curiali e parrocchiali che si sono potuti mettere insieme. Se però tutto quel materiale archivistico non è passato, come mi dissero tempo fa che si voleva fare, al Vaticano. Ad ogni modo la persona in grado di darti tutte le più ampie informazioni al riguardo è mons. Erminio Jasoni, incaricato una volta della custodia di tutto quel materiale. E mons. Jasoni è canonico della Vaticana. Puoi scrivergli colà 6•

Del Roberti sento parlare molto bene. Ma è giustissimo quel che tu rilevi sulla differenza fra la mentalità nostra e quella dei « nostri» (!) canonisti 7•

Ho veduto parecchie volte Millosevich 8, scaraventato qw proprio nel momento in cui meno se lo aspettava e meno lo desiderava : costretto a far vita di scapolo, in camera mobiliata e solo, visto che la moglie non

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lascerà Salerno se non quando sarà trasferito anche suo padre, preside. Ecco gli infortuni che capitano ad avere di questi tempi un fratello in auge! Comico, non è vero?

Un'opera storica e specifica sulla dottrina del giudizio individuale dei trapassati non esiste. Ma a chi ti ha interpellato in proposito io consiglierei la bella opera del Turmel 9 della prima maniera (oh, se non fosse passato mai ad una seconda!) - Histoire de la théologie positive, depuis l'origine jusqu'au Conci/e de Trente - Paris, Beauchesne, 1 904 - dove, da p. 1 79 a p. 1 99, dà una indicazione sommaria, ma lucida e precisa, sulla evoluzione delle concezioni escatologiche nel cristianesimo primitivo - proprio nel ramo sul quale il tuo corrispondente desidera ragguagli.

Vedrò Raffaello 10 probabilmente domani. Quanto vorrei ci fosse per lui una sistemazione accademica definitiva!

A te, alla tua Adele, ai tuoi piccoli, i miei auguri più cari. Ti abbraccio.

Ernesto

1 L'abbonamento di ]emolo è alla rivista <<Ricerche religiose» fondata e diretta da Buonaiuti nel 1 925.

2 Cfr. F. RL'rFI�I, La t'ila religiosa di .Alessandro Manzoni . . . cit. (su cui si veda la lettera di Ruffini al Falco, 26 aprile 1 930 in Caro Falco. Lettere di Francesco Ruffini.. . cit., p. 281) . Su Francesco Ruffini (Lessolo 1 863 - Torino 1 934), uno dei più insigni maestri di diritto ecclesiastico tra Otto e Novecento, la bibl iografia è ormai molto ampia. Si segnala, anche sotto i l profilo storico-dog­matico, il contributo più recente di S. FERRARI, lntroduifone a F. RUFFI!\1, La libertà religiosa come dirillo pubblico subiettivo, rist., Bologna, Il Mulino, 1 992, pp. 1 1 -59.

3 Buonaiuti parlerà dell'opera manzoniana del Ruffini in una <<spigolatura» dal titolo Nostalgie in <<Ricerche religiose>>, VII ( 1931 ) , pp. 1 87-1 88.

4 Accogliendo un invito che Buonaiuti gli aveva formulato per lettera (vedi n. 46) e per scritto nella recensione al suo volume sul giansenismo italiano, ]emolo stava preparando un saggio dal titolo !;abate Luigi Cuccagni e due polemiche ecclesiastiche nel primo decennio del pontificato di

Pio l -'l, che verrà pubblicato nel 1 932 negli <<Atti della Reale Accademia delle scienze di Torino» (ora riprodotto in A.C. JE.\IOLO, Scritti vari di storia religiosa e citi/e, scelti ed ordinati da F. NL\RGIOTIA

BRo<.. I .IO, Milano, Giuffrè, 1 965, pp. 1 89-2 1 6) . 5 G. John Hagan (1 873 - 1 930), sacerdote irlandese. Nel 1 910 era stato rimosso dall'ufficio di

vice-rettore del Collegio Irlandese di Roma dal Sant'Ufficio. Alla morte di O'Riordan, nel 1 9 1 9, era stato tuttavia nominato rettore di quell'istituto e si era impegnato nella costruzione della nuO\'a sede (cfr. L. BFDESCHI, Il processo del Sant'Uffiifo contro i modemisti romani . . . cit., pp. 3 1 nota 7, 4 1 ; L. FIORAt-.1, 1\fodemismo romano, 1900- 1922 . . . cit., p. 1 52 nota 206).

6 Anche questo suggerimento fu seguito dallo Jemolo che, grazie allo Jasoni, riuscì a reperire nell'archivio del Vicariato di Roma l'atto di morte del Cuccagni (cfr. A.C. J F-\101.0, Scritti vari di

storia rel{�iosa e civile . . . cit., p. 1 95 nota 4).

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1 98 Lettere di Buonaiuti a }emolo

Jemolo aveva recensita di Francesco Roberti il vol. I, De p1vcessibus, Romae, apud Facultatis l uridicae ad S. t\pollinaris 1 926, in «Rivista di diritto processuale civile», V (1 928), pp. 372-373, d(JYe a'·eva anche espresso un giudizio sullo stato degli srudi canonistici compiuti da ecclesiastici : «Raramente queste pubblicazioni di diritto canonico destinate a libri di testa per seminari o università pontificie rivestono un grande valore. A essere sinceri, rare sono anche le opere di diritto canonico di ecclesiastici italiani che apportino un conrributa apprezzabile alla elaborazione della disciplina . . . il giurista tende a ridursi ad un semplice compilatore, ad un illustratore di parole e di locuzioni, ad un raffrontatore per cui la genialità sarebbe un inutile lusso». Aveva inoltre lodato la rrattazione del Roberti perché contemperava gli elementi storici con i raffronti col diritta statale, e cosi concluso: «Solo qualche giurista nato, forte costruttore, o qualche conoscitore perfetto della prassi della Chiesa, cosi interessante a porsi in conrrasto e talora in contrapposto al suo diritto, o qualche maestro sicuro di storia delle istituzioni ecclesiastiche, è riuscito a sottrarsi alla strettoia del metodo imposto [quello dell'ordine del Codex iuris canonict] e della preclusione di ogni critica>>. Fra questi ricordava il Lehrbuch del Sagmuller, l'Epitome iuris canonici del Vermeersch e del Creusen, nonché il Commentarium textus codicis iuris canonici, di Albert Blat (Romae, 1 92 1 sgg.) .

8 Filippo Millosevich, collaboratore di « Ricerche religiose>> fin dal primo anno, autore di studi su S. Bernardo di Chiaravalle, su S. Francesco e su Molinos, nonché d'un manuale scolastico di storia. Era fratello di Federico, professore di mineralogia, senatore del Regno e, dal 1 930 al 1 932 rettore dell'Università di Roma.

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9 Sul Turmel e l'opera ricordata dal Buonaiuti, cfr. lettera n. 87 nota 2. 1 l l Morghen.

Roma, 1 7 gennaio 1 9 3 1

Carissimo Carlo, Non mi dire davvero di avere trasmesso a me l'originale della

prefazione del Forchielli al suo lavoro su La pieve rurale, per competenza 1 • Per carità! Dove si va a nascondere la mia presunta competenza, a fronte alla tua, vera e reale? Tu, caso mai, devi nutrire una ben più delicata preoccupazione : quella di non impegnarti anzi tempo con un giudizio di valore che potrebbe in qualunque modo assottigliare e impegnare la tua libertà di giudice. Non è vero? Giudice desiderato e sospirato da varie parti . . . Ma di ciò, a nuovo ruolo.

Io ti rimando questo originale, che ho letto con interesse. V'è, in fondo, la sintesi del lavoro che il Forchielli ha compiuto e l'indi­cazione delle conclusioni personali precipue. Mi pare si annunci la­voro serio e sagacemente inquadrato. Ma tu capisci meglio di me come sia impossibile foggiarci un apprezzamento organico nella tua o mia prefazione.

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Come ti sono riconoscente della fraterna fiducia con la quale mi apri l'anima tua e mi fai vedere di scorcio l'evoluzione delle tue idee e delle tue aspirazioni religiose in un quindicennio! E come ti capisco!

Ma non parlare, per carità, di bilanci prematuri e ad ogni modo mal calcolati! Sei stato nell'ultimo decennio, come nel precedente, un innovatore eccellente. In tutti i campi, dal tuo intimo familiare a quello scientifico ed accademico, hai portato una versatilità e una rettitudine di cu1 ti siamo tutti ammiratori devoti.

Mi sorprende assai che tu ignorassi i rapporti intercorsi fra il compiantissimo Tyrrel e il Bremond - il celebratissimo 2• Non so se, vivendo ancora il Tyrrel, i rapporti fra i due spiriti, cosi profondamente difformi, sarebbero rimasti cordiali. Non è di Bernanos L'imposture? E come mai tu non la conosci? Ma io non garantirei che il protagonista ne sia lui 3• Non ne potrebbe essere stato il Batiffol 4?

Penso piuttosto al Bremond quando ripenso ad un altro romanzo . . . a tema gesuitico, L'impronta 5. L'hai letto?

Senza giungere a condividere il sentimento che prova il R. [osa] per il Bremond 6, provo anch'io per questi una certa antipatia. Sebbene, in altri tempi, abbia contratto rapporti di una qualche dimestichezza con lui 7•

Ricordatemi come io vi ricordo. A te mando un abbraccio pieno di fedeltà. Tuo

E. B.

1 Giuseppe Forchielli (Roma 1 885 - Bologna 1 969), storico e giurista. I nsegnante di materie giuridiche ed economiche nell'Istituto tecnico di Pesaro, ebbe il primo incarico di diritto ecclesiastico a Urbino. el 1 93 1 fu chiamato straordinario all'Università di Cagliari, da cui, l'anno seguente, passò a Macerata. Nel 1 937 giunse a Bologna come ordinario e vi restò fino al 1 960. La piet•e mrale. Ricerche sulla storia della costitui.fom della Chiesa in Italia e particolarmmte nel T /eronese (Bologna, Zanichelli, 1 938) usci con la dedica a Francesco Brandileone e senza prefazione. Quest'opera, insieme con altri srudi, è stata ripubblicata in forma anastatica col titolo Scritti di storia del diritto ecclesiastico, Bologna, Forni, 1 99 1 , con una premessa di R. Bonini, con una introduzione di G. Santini e una bibliografia a cma di M. Cavina.

2 Com'è noto, i rapporti tra Bremond e Tyrrel (1 86 1 - 1 909) furono consacrati dalla scelta del primo di presiedere i funerali dell'amico, nonostante gli fosse stata rifiutata la sepoltura cattolica. Per un parallelo tra questi due esponenti modernisti, cfr. A. Ù.liSY, George Tyml et l/emi Bremond, Paris, ourry, 1 936.

3 Cfr. G. BI R.'-' ll'OS, L'imposture, roman, Paris, Plon, 1 927. Per l'interesse di Buonaiuti verso Bernanos, cfr. «Ricerche religiose>>, VII (1931 ), pp. 464-465.

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200 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

4 Pierre Batiffol (folosa 1 861 - 1 929), rettore dell'Institut Catholique di Tolosa dal 1 898 al 1 907, fondatore del <<Bulletin de littérature ecclésiastique». Opere principali : Hùtoire dtt breviaire romain (Paris 1 893), Etudes d'histoire et de théologie positive (2 voli., Paris 1 902 - 1 905), L'Eglise naissanle et le catholicis111e (Paris 1 909). Fu prima avversario del modernismo e poi vittima della reazione curiale ad esso.

5 Cfr. lettera n. 52 nota 3. 6 Sulla polemica dei padri gesuiti con Bremond, cfr. Don Giuseppe De Luca et l'abbé Bremond,

Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1 965, pp. 70 e seguenti. 7 Sui rapporti tra Buonaiuti e Bremond si veda Pellegrino di Roma . . . cit., p. 7 1 .

90

Roma, 14 febbraio 1 93 1

Carissimo, Ma bravo, bravo il mio Carlo! Si permette di mandarmi un estratto

diretto al chiarissimo prof. Cesare Magni, candidato a divenire suo collega in ecclesiastico, senza né pure una parola di saluto per il sottoscritto! Evidentemente il sottoscritto ha mancato in qualche inconsapevole ma gravissimo modo, e l'ottimo Carlo gli infligge una penitenza proporzio­nata. È così? Non me ne adonto, quanto me ne rammarico. Mi lascerai ancora a lungo senza vostre notizie?

Ho, ad ogni modo, trasmesso, ieri sera stessa, l'estratto al Magni, che ti ringrazia molto, molto. È nel lavoro fino a1 capelli, aspettando e sperando.

Sono ancora sotto l'impressione profonda del messaggio trasmesso dalla radio da Pio XI a tutto il mondo. Non è che un florilegio di frasi scritturati, ma è ad una altezza adeguata alla solennità della circostanza. Oh, Roma, Roma, se solo le parole della grandezza paterna uscissero dalle tue labbra! 1

Hai letto il panegirico ferriniano 2 pronunciato dal tuo Del Giudice 3• Penso che per poco il compito del panegirico non è toccato a te . . . !

Hai visto la nuova raccolta berlinese dei «Texte zur Geschichte cles romischen und kanonischen Rechts im Mittelalter» iniziatasi con il Liber de vita christiana di Bonizzone? 4

E, infine, tu che hai occhio per tutto, hai scorso quello strano romanzo di J ean Cassou Comme une grande image 5?

Saluti cordialissimi. Tuo

E. B.

193 1 201

1 1 1 messaggio papale del 12 febbraio 1 931 fu trasmesso per la prima volta per radio da Marconi, in occasione dell'inaugurazione della stazione radio dello Stato Città del Vaticano. Cfr. !l messa.R.�io radiofonico papale <c-4 tutte le genti e ad ogni creatura», in <<La Civiltà cattolica», LXXXII (1931) , vol. l , pp. 453-463

2 Buonaiuti allude ad un saggio del Del Giudice in commemorazione del romanista Conrardo Ferrini, dopo che Pio Xl aveva ordinato la lettura del decreto sull'eroicità delle sue virtù 1'8 febbraio 1 93 1 . 11 Ferrini (Milano 1 859 - Suna, presso Novara, 1 902), era stato professore di diritto romano dal 1 887 a Messina, dal 1 890 a Modena e dal 1 894 a Padova. I suoi scritti giuridici furono raccolti in cinque volumi (Milano 1 929-30). Per la sua vita esemplare, dopo la morte si diffuse la fama della sua santità. Sarà beatificato nel 1 947. La commemorazione del Del Giudice non è registrata nella bibliografia stampata all'inizio del I volume degli Studi in onore di T"ìncenzo Del Giudice, Milano, Giuffrè, 1 953, p. XV. é s i trova alcun accenno ad essa nei­I'<<Annuario dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e dello Istituto di Magistero " Maria Immacolata"» degli anni accademici 1930 - 31 e 1 93 1 - 32 (Milano 1 932 e 1 933).

1 Vincenzo Del Giudice (frani 1 884 - Roma 1 970), conseguì l 'abilitazione alla libera docenza in diritto ecclesiastico nel 1 9 1 3, dal 1 9 1 4 fu incaricato di tale disciplina prima nell'Università di Catania (fino al 1 9 1 7- 1 8) , poi in quella di Macerata (1 9 1 8- 1 9) ; dall'ottobre 1 9 1 9 fu professore straordinario nell'Università di Perugia, nel 1 923-24 in quella di Pisa, dal dicembre 1 924 a Firenze come professore <<stabile». Chiamato il 1° gennaio 1 927 ad insegnare nell'Università Cattolica di Milano quale primo titolare di diritto canonico, vi rimarrà fino al 1 94 1 , quando si sposterà a Napoli, da cui, nel 1 943 verrà trasferito all'ateneo di Roma. Il suo nome resta legato, oltre ad alcune monografie ed articoli, a due fortunati Manuali di diritto ecclesiastico e canonico. Su di lui : S. Ft RR \Rt, Ideologia e dogmatica . . . cit., pp. 52-60, 1 37-1 47 ; F. J\.LIRGIOTL\ BROGLIO, Vincenzo del Giudice dall'impegno politico alla rijlessiom dottrinale . . . ci t., pp. 447 - 460 (con bibliografia a p. 457 nota l ) ; S. Ft RR IRI, Storia di due concorsi . . . cit., passim; G. Lo CISTRO, Diritto, storia, dogma in V Del Giudice, in <di diritto ecclesiastica>>, CVl , ( 1 995), pp. 1 60 - 1 83.

4 Cfr. E. Pt RFJ..S, Bonizo. Liber de vita c/mstiana, Berlin 1 930. Si tratta dell'edizione critica della collezione canonistica compilata dal vescovo di Sutri e di Piacenza Bonizzone nel clima della riforma gregoriana (cfr. A. M. STtLKJ.FR, l !ùtoria juris Canonici Latini lnstitutiones Academicae, I , Historia jontium, Roma, Las, 1 950 [rist. anast. 1 985], pp. 1 74 - 175) .

5 Nel rivol�:,>ersi a J emolo, Buonaiuti sapeva di trovare un interlocutore interessato alla letteratura francese (cfr. N. BoBBIO, Anni di prot'tl . . . ci t., p. 28; G. Pucur.sE, Gli occhiali del giurista . . . in Giornata Lincea nel centenario della nascita di Arturo Carlo }emolo... ci t., p. 1 05). I l romanzo del Cassou, edito a Parigi presso Emil-Paul Frères nel 1 93 1 , narrava la lunga odissea di un ex-prete che, dopo aver sofferto le ostilità del suo ambiente di vita, decide di farsi missionario in Africa. In una lettera a Missir di due giOrni prima, Buonaiuti vi ravviserà <<pagine dense di significato ecclesiastico», anche se <<non si può definire, veramente, un romanzo modemista» (Una z•ita allo sbaraglio . . . cit., pp. 188 - 1 89). Si veda anche la recensione di Buonaiuti in << Ricerche religiose», Vll ( 1931), pp. 1 76 - 1 77.

9 1 Roma, 1 9 febbraio 1 93 1

Carissimo, Grazie assai assai della tua gradita lettera, che mi ha compensato ad

usura di un silenzio che mi era sembrato anche troppo protratto. E grazie della consueta intimità, con cui sei solito scrivermi, e che tanto mi piace.

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202 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Ma, per carità, non ti denigrare. Sei un cosi solerte, propto, geniale lavoratore, che non hai da invidiare nulla ad alcuno. Gli altri, caso mai, hanno tutti, su vastissima scala, da invidiare a te.

Per il concorso di ecclesiastico, ho ragione di pensare che non si verificheranno le tue pessimistiche previsioni. Pare infatti che il concorso verrà bandito. E allora certamente ti vedremo fra i commissari, con grande soddisfazione di Magni. . . e mia! - Sarò cosi felice di vedere quel bravo giovane a posto!

Ho saputo della straordinaria avventura di Max Ascoli. Inaudito caso! 1 Mi compiaccio molto di sapere delle tue escursioni, come iniziatore

del tuo Tiri 2 allo sci. Io mi sono fatto indolentemente sedentario. Ma ho cinquant'anni, ormai!

A giorni uscirà il primo volume della mia monografia su Gioacchino 3. È un lavoro che mi ha dato gioia assai. Ne darà ai lettori? Quanto lo vorrei!

Saluti affezionati alla tua Adele. A te un abbraccio di gran cuore.

Ernesto B.

1 Cfr. lettere n . 5 1 e 53. 2 Cfr. nota 3 alla lettera 65. 3 Cfr. E. BLONAJL'Tl, Gioacchino da Fiore. l tempi - La vita - Il messaggio, Roma, Collezione

meridionale editrice, 1 93 1 , pp. XII - 258.

92 Roma, 28 marzo 1 931

Carissimo, Veramente mi sarebbe riuscito molto grato un nuovo incontro con

te qui durante le vacanze pasquali, con un po' più di agio di quello concessoci l'ultima volta, con la rapida conversazione serotina nel caffè di San Silvestro. Ti rivedo sempre con tanta gioia e assaporo sempre con tanta avidità la tua parola. Potrò rifarmi a non lontana scadenza?

Specialmente di Raffaello 1 mi sarebbe stato grato intrattenermi con te. Penso anch'io che ogni ritardo nella sua sistemazione accademica sia per riuscire fatale alla sua tranquillità e al suo avvenire. Mi sono intratte­nuto a lungo con lui stesso della cosa e ho dovuto constatare come

193 1 203

ormai urga una risoluzione. Penso, per fortuna, che le cose siano avviate in maniera quanto mai promettente. E spero molto.

on ho ancora potuto consegnare le due tue lettere al buon Magni, che pure attende i tuoi messaggi con cosi trepidante ansia. Non è ancora passato qui a salutarmi. Ma mi attendo di vederlo arrivare di giorno in giorno. E gli consegnerò subito le tue rnissive. Non me lo trattare male, mi raccomando.

Non salirò a San Donato per la Pasqua. Facciamo, probabilmente, un'escursione alla Verna, a Camaldoli, all' Amiata. Ho tanto pungente desiderio di solitudine e di boschi!

93

Tanti auguri fervidi ai tuoi piccoli e ad Adele, per la Pasqua imminente. A te un abbraccio di gran cuore.

Ernesto B.

1 Morghen. Cfr. nota 2 alla lettera n . 86.

Roma, 6 aprile 1 93 1

Carlo cansstmo, Grazie della tua dolcissima lettera pasquale, che ha avuto la virtù di

intenerirmi fino alle lacrime. Con quale emozione ricordo le nostre riunioni pasquali di un

decennio fa, e come benedico la Provvidenza di avermi fatto aver vicino allora anime con le quali ho potuto stringere collegamenti che costitui­scono ancora oggi il viatico più nutriente del mio duro cammino!

I decenni della vostra luminosa unione si moltiplichino nella pace, nella gioia, nella prosperità! Questo il mio augurio più caldo!

Ho ricevuto Magni. Pare che il pericolo incombente sul suo con­corso sia dissipato. Egli ti è profondamente riconoscente per quanto

ed è stato moltissimo - tu hai fatto. -

Trasmetti ad Adele il mio più ben augurante saluto. A te un fervidissimo. Mi riprometto, quanto prima, una tua telefonata.

Ernesto B.

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204 Lettere di Buonaiuti a J emolo

94 Roma, 1 6 giugno 1 93 1

Carissimo, Non sappiamo ancora quale epilogo avrà il putiferio eli queste ultime

settimane. Corrono le voci più disparate e più strane al riguardo. Ma comunque si sbocchi in un precario accomodamento, si ha in molti l'impressione che la crepa, anzi la lacerazione e la frattura, sia stata questa volta troppo larga e troppo profonda e troppo violenta per poter essere sanata con un modus vivendi duraturo. Senza dubbio il concordato, nel quale S.S. Pio XI è andato, giubilante, a imprigionarsi, offre l'adito ad una scappatoia piena eli ironica eleganza. Poiché le giunte diocesane sono disciolte e l'azione cattolica viene a dipendere direttamente dai vescovi ; e poiché d'altro canto i vescovi, giurando fedeltà nelle mani del Governo, hanno tutta la sagoma eli perfetti funzionari, un'azione cattolica dipendente dai vescovi può considerarsi perfettamente inserita e inqua­drata nel regime e può quindi essere consegnata all'autorità come un docile strumento e una fedele cooperatrice 1 •

Dal canto mio, tutti questi ondeggiamenti ecclesiastici mi suggeri­scono una quantità di riflessioni. Alcune, di natura strettamente personale. Ne coglierai, pure, l'eco, in qualche spigolatura del prossimo fascicolo della rivista 2. Altre, eli natura generale. E riguardano i concordati, che ritengo sempre più come incompatibili con la natura e i fini del magistero e della disciplina nel cattolicismo.

In quanto alle eventuali affinità fra i molteplici movimenti contem­poranei che tendono ad annegare l'individuo nella massa (i volumi eli Duhamel non mi sfuggono mai - hai visto l'ultimo sulla geografia cordiale dell'Europa?), tu sei troppo fine intenditore di fatti sociali, per non avvertire che i conflitti più acuti scoppiano proprio fra gli organismi più similari.

Hai avuto l'ultimo lavoro eli Magni 3? L'ho letto con molto interes­samento. Mi pare cosa egregia.

Dove passerete le vacanze? Io ancora non so. Ho la mamma sofferente per dolori perduranti da alcuni mes1, e non so se potrò !asciarla. Povera vecchia!

Saluti cordiali ad Adele. A te un grande abbraccio.

Ernesto B.

1931 205

1 Sui noti conflitti tta Governo fascista e Santa Sede nel 1 93 1 intorno all'Azione cattolica, cfr. t\. C. J HIOLO, Chiesa e .Sìato ... ci t., pp. 484 - 489 ; t\. M.\RTINI, Studi sulla questione romana e la Conciliazione, Roma, Edizioni Cinque Lune, 1 962; P. ScorroL\, La Chiesa e il fascismo . . . cit., pp. 255 - 280 ; S. Roe; \RI, Aifone cattolica e fascismo, in « UO\'a antologia», nn. 2 1 25 - 2 126, 1 978, in particolare pp. 392 - 444; R. Dr FELICL, Mussolini il duce, I . Gli anni del consenso 1 929 - 1 936, Torino, Einaudi, 1 974, pp. 246 sgg. ; M. CASELL\, Per t/Ila storia dei rapporti fra Aifone Cattolica e fascismo nell'età di Pio Xl, in Chiesa, Aifone Cattolica e fascismo nell'Italia settmtrionale durante il pontificato di Pio Xl (1922 - 1939). Atti del quinto com·egno di Stona della Chiesa, Torreglia 25-27 marzo 1977, a cura di P. P�COR.\RI, Milano, Vita e Pensiero, 1 979, pp. 1 1 57 - 1 263; R. MoRo, La

formaifone della classe diligente cattolica (1929- 1937), Bologna, Il Mulino, 1 979, cap. IV. Per una bibliografia esaustiva, cfr. Bibliografia orientati1•a del fascismo, a cura di R. DF F1 LICE, Roma, Bonacci, 1 99 1 ' pp. 238 - 239.

2 Nel fascicolo di luglio 1 93 1 di « Ricerche religiose>> (p. 382), Buonaiuti scriveva la <<spigola­tura>> Separatista o confessionale, in polemica con i l saggio di Jemolo, Sulla qualificaifone giuridica dello Stato italiano in ordine alle sue relaifoni con la Chiesa (apparso poco prima in <<Rivista di diritto pubblico>>, XXII J [ 1 93 1 ) , pp. 1 6 1 - 1 68). ]emolo che, a sua volta, replicava al Checchini, era dell'avviso che per determinare le «classifiche>> giuridiche occorresse tener conto anche di criteri empirici e politici. In questa prospettiva riteneva che lo Stato italiano dopo gli accordi lateranensi dovesse essere qualificato Stato confessionale, essendo tra gli Stati moderni uno di quelli che aveva accolto in maggior numero elementi che tradizionalmente sono considerati proprii dello Stato confessionale. Buonaiuti, dal canto suo, sosteneva la natura << separatista>> delle relazioni dello Stato italiano con la S. Sede. la non mancava di avvertire che tale opinione poteva apparire «eccentrica>>, <<data l'esperienza personale da lut' fatta delle conseguenze dei Trattati Lateranensi>>. La polemica sul problema della classifica dei rapporti tra Stato e Chiesa - che interesserà tutti i maestri del diritto ecclesiastico italiano - era stata aperta da un articolo del Fracassini sulla «Nuova antologia>> del 1 929, richiamato da Giovanni Gentile sul <<Corriere della sera>> del 4 settembre 1 929 (cfr. F. i\hRGIOlT \ BRoGLIO, La qualificaifone giuridica delle relaifoni fra lo Stato italiano e la C"/;iesa cattolica. Rassegna critica degli orientamenti della doti1Ù1a e spunti ricostmtivi, in «Archivio giuridico>>, CU1.'V [ 1 963] , 1 - 2, pp. 60 dell'estratto).

1 Cfr. G. DLI IA,\11-1., Géographie cordiale de I'E111vpe, 1 93 1 . George Duhamel (Paris 1 884 - Val­mandois 1 966), poeta, critico e romanziere francese. Cfr. E. BLON.\IL"TI, La palinodia di Duhamel, in <<Ricerche religiose>>, VII ( 1931 ) , p. 285.

4 Deve trattarsi dell'ampio contributO lntomo al nuo1•o dirillo dei CIII/i acattolici ammessi in Italia, apparso in <<Studi sassaresi>>, IX ( 1931 ) , I, pp. 1 43 (sulla cui impostazione si veda, S. F1 RR.ARJ,

Ideologia e dogmatica ... cit., pp. 1 1 8 e 1 25, ed ora, più diffusamente, E. V ITALI, Cesare Magni ... , cit., pp. 257 - 258).

95 Roma, 29 !tiglio 1 93 1

Carissimo, n tuo prolungatissimo, inconsueto silenzio non mi elice niente di buono. Sono costretto a supporre - e Dio sa quale amarezza mi dà la

supposizione - che tu abbia avuto qualche motivo per tenermi il broncio. Mi inganno? Dimmelo.

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206 Lettere di Buonaiuti a }emolo

Ti è forse spiaciuta assai la mia spigolatura sul tuo saggio circa il confessionismo dello stato post lateranense? Se si, dimmi anche questa. È molto meglio.

Non volevo davvero scrivere parole che avessero portata . . . separati­sta fra noi! 1

So che sarai pars magna del concorso per ecclesiastico. Duro compito, il tuo!

Ho scritto anche per annunciarti la morte della contessina Pironti. Ne ho provato un durissimo strazio. Quante memorie legate alla sua persona! 2

Ti abbraccio.

Ernesto B.

Tranquillizzami con una tua lettera.

1 Cfr. nota 2 alla lettera n. 94. 2 Cfr. nota 5 alla lettera n. 58. Buonaiuti dedicherà alla memoria della Pironti un breve

necrologio in «Ricerche religiose>> VII ( 1931) , p. 480.

96 Roma, 1 2 agosto 1 93 1

Carissimo Carlo, Cosi va bene. Sono perfettamente rassicurato sulla costante fedeltà

dei tuoi sentimenti. Scusami anzi se ho concepito, per un istante, qualche esitazione e qualche dubbio, sotto il pungolo amaro del tuo silenzio, che mi appariva esagerato (non sono ancora salito a San Donato, e le tue cartoline dalla Svizzera non mi sono state recapitate) . Del resto ringrazio Dio per questo lievissimo incidente che mi ha dato modo di udire da te parole cosi nobili e cosi calde : anche se di tanto superiori al mio merito. E son lieto che queste parole siano state scritte da te proprio nell'ora in cui la penosa scomparsa della Pironti ha risuscitato nel mio cuore cosi ardenti ricordi.

Comprendo e valuto tutta la debolezza della tua posizione come commissario principe nel concorso per ecclesiastico 1 • E comprendo

193 1 207

e valuto anche tutta la :, ·- 'Jlezza della mia posizione di amico tuo e di amico di Magni in quest• frangente. Ma ho ragione, mi pare, di pensare, che in questo caso il deside_· ;o ùell'amicizia e gli interessi della giustizia vadano perfettamente d'a .c0rdo.

Altro se ho seguito l'inacerbirsi dei rapporti fra Gemelli e i bene­dettini belgi! 2 Ma quegli uomini di lassù sanno quel che vogliono e hanno una coscienza retta e illuminata. Gemelli che cosa ha mai se non il suo grossolano fiuto di mercante di buoi?

Auguro a te, ad Adele, ai piccoli la più corroborante delle vil­leggiature.

Io mi muoverò più tardi : se mi muoverò. La mamma non sta bene e io sono il compagno della sua solitudine.

Ti abbraccio.

Ernesto

1 Jemolo era stato chiamato a far parte della commissione giudicatrice del concorso a profes­sore straordinario alla cattedra di diritto ecclesiastico della libera Università di Urbino insieme con i colleghi Pier Silverio Leicht, Arrigo Salmi, l\1attia Moresco e Guglielmo Sabatini (cfr. <<Bollettino ufficiale del l\linistero dell'educazione nazionale>>, X [ 1 932], parte I I , vol. I l , p. 1 45).

2 on conosciamo in quale sede Gemelli avesse criticato l'opera degli eruditi benedettini belgi. Nella Bibliografia di Padre Agostino Gemelli, a cura di E. PRETO, Milano, Vita e Pensiero, 1 98 1 , non viene registrato nessun articolo del 1 93 1 su tale argomento.

97 Roma, 19 agosto 1 93 1

Carlo canssuno, Avverto e misuro tutta la scabrosa delicatezza dell'argomento del

concorso, nella risoluzione del quale, checché tu dica, tu avrai indubbia­mente funzione di arbitro. Ho tale rispetto della tua probità e della tua competenza che provo, non te lo nascondo, un'istintiva ripugnanza a discuterne con te. D'altro canto conosco troppo bene la purezza dei tuoi sentimenti e la suscettibilità dei tuoi scrupoli, per non temere che, ad un certo punto, data la indiscutibile maturità di più che tre concorrenti, tu possa essere tratto a decisioni suggerite da riguardi personali per chi, oggi tuo giudicato, fu altra volta tuo compagno di prova.

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208 I..ettere di Buonaiuti a ]emolo

Tutto considerato, sarà unico partito degno della nostra arruc1z1a, che io ti parli con animo aperto e schietto, anche a co

.sto di fare,

a volte, la figura dell'indelicato. Di primo acchito, questa tua ultima non mi ha fatto una impressione

molto piacevole. Mi è parso sopra tutto preoccupante il fatto che, partendo dal presupposto, sul quale possiamo essere di accordo, che i maturi giudicandi siano più di tre, tu non mi assicurassi subito che fra i possibili esclusi non doveva computarsi il Magni. Di più mi si era profilata come un'imbarazzante mansione quella di pronunciare un giu­dizio purchessia su un'opera del Savagnone 1• Ma, a lettura compiuta di questi «Studi sul Diritto Romano ecclesiastico», penso di potermi pro­nunciare con piena oggettività, senza un'esitazione, con la coscienza di attenermi strettamente al valore oggettivo delle cose. Sai che non sono un insensibile e, nella fattispecie, sento tutta l'amarezza di pronunciare giudizi sfavorevoli su un vecchio insegnante, cui non ha arriso davvero una straordinaria fortuna accademica.

Ma tutte le predisposizioni sentimentali non riescono a soffocare la miseranda impressione di questo «penoso e gigantesco sforzo» (p. 1 0) , intrapreso con così scarsa preparazione.

on vorrei davvero pronunciare un verdetto se si trattasse di cosa estranea alle mie quotidiane incombenze di studioso. Ma, come tu stesso hai visto, la prima parte del lavoro « Il Cesarismo», è di natura strettamente storico-ecclesiastica ed è di una povertà e di una imprecisione che non avrebbero meritato il 64, se si fosse trattato di una semplice dissertazione presentata nella mia disciplina. Il Savagnone tratta l'argomento più trito della primitiva storia della società cristiana e lo fa con una superficialità e una scorrettezza così piramidali da suscitare veramente la critica più severa. Dalla grafia dei nomi nella bibliografia, all'uso inaccorto delle fonti ; dalle generalizzazioni frettolose e incompetenti alla superficialità dell'impo­stazione dei problemi ; tutto, in questa prima parte specialmente, tradisce una deficienza scandalosa di preparazione. Il problema della ortodossia e della eresia nel quarto secolo, così rilevante nella valutazione degli atteggiamenti del potere imperiale in materia religiosa, è del tutto ignorato. La seconda parte, leggermente migliore della prima, rivela parimenti defi­cienze grossolane. Cui si aggiunge a volte (v. p. 54) una presunzione più tosto grottesca, come quando il Savagnone crede di aver fatto una grande scoperta desumendo da Evagrio un ragguaglio che è di quarta mano.

193 1 209

Non mi dissimulo affatto la gravità del mio giudizio. Ma tu me lo hai chiesto. E credo trattarsi di materia che è molto più storica che giuridica. Se l'età e le disavventure non sono un titolo scientifico, la tua valutazione del Savagnone non può essere dubbia, per quanto spiacevole.

Del resto, se tu me lo consentirai, di tutto potremo riparlare con calma. Senza dubbio questo concorso è di una pesante responsabilità : ma tu non sei davvero impari al compito.

Io son qua, immancabilmente, al mio lavoro. Farò uscire molto presto il fascicolo di settembre di R. (icerche]

R. [eligiose] . Fin quando rimarrete costì? Saluti affezionatissimi alla tua Adele e baci a1 tuoi bimbi. A te un grande abbraccio.

Ernesto B.

1 Francesco Guglielmo Savagnone, libero docente di storia del diritto romano dal 1 90 1 , di diritto eccle iastico dal 1 906, incaricaro di quest'ultimo insegnamento nell'Università di Palermo dal 1 907 in avanti. Oltre all'opera duramente criticata dal Buonaiuti, edita in «Annali del Seminario giuridico della R. Università di Palermo» (XVI, 1 930, pp. 1 - 1 52), il Savagnone aveva scritto tra l'altro: Sulla re/!Oca/Jilità dell'exequatur e del piace/ (Palermo 1 905), Concili e sinodi di Sicilia. Struttura giuridico-storica, Palermo 1 9 1 O ; La pro11111/ga'{jone del IIIIOVo codice di diritto canonico e il diritto nativo di legiferare del pontefice (in «Circolo giuridico>>, Palermo 1 9 1 8, vol. II).

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Roma, 28 agosto 1 93 1

Mio canss1mo, Ma bravo, il mio Carlo! Oltre tante altre eccellenti, esimie qualità,

possiede anche quella di perfetto schermidore. Tu mi usi la più cavalle­resca amabilità, protestando di non avere alcuna difficoltà a che si parli fra noi di un tema indubbiamente scottante : il concorso 1 • Dici anzi di aver grato che se ne discuta. Ma poi con elegantissimo garbo, mi lasci in asso e mi neutralizzi con delle parole magistrali. Oh, certo, io non ti chiedo e non ti posso chiedere quale sarà l'esito della non semplice e non agevole prova! So benissimo che la riunione di cinque professori

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2 10 Lettm di Buonaiuti a ]emolo

universitari per una decisione del genere di quella a cui dovet� addivenire voi altri, è il campo dell'imprevisto e dell'incerto per eccellenza. Ma a me, sto per dire, più che l'esito definitivo del concorso, sta a cuore di sapere che la mia valutazione su qualche candidato, è d'accordo con la tua. Può darsi che istintivamente questo equivalga ad avere una certezza sulla conclusione. Ma non voglio esaminare le zone del subcosciente. E, alla superficie della coscienza, c'è soltanto il desiderio di sapere se tu ti proporrai di salvare ad ogni costo il mio M. [agni] . Fermissimamente tu mi poni dinanzi all'alternativa che M. [agni] possa essere primo o fuori di terna. Troppa grazia sant'Antonio e insieme troppo poco! Della prima eventualità non mi curo ; la seconda mi fa spavento. Ma tu prospetti la possibilità che dopo l'esame minuzioso che ti proponi di fare dei titoli, qualcuno salti su a segnalarti lacune sensibili nel Magni. No, mio caro. Solmi 2 e Leicht 3 possono fare quel che vogliono : non insegneranno nulla a ]emolo. Mai e poi mai. E quindi ho ragione di puntare molto più di quanto tu stesso ora non faccia, sul tuo apprezzamento. Detto questo, non parliamone più, se non quando tu verrai a Roma.

Io dovrò partire fra qualche giorno - non a pena avrò il passaporto - per la Svizzera. Un mio vecchio carissimo amico - un arcimilionario milanese - gravemente infermo a Berna, desidera che vada a trovarlo 4. Spero mi lasceranno passare la frontiera 5• Ma a mezzo settembre sarò certamente di ritorno. Ti vedrò, dunque, non è vero?

Purtroppo non conosco lavori, né italiani né stranieri, sul metodo di reclutamento del clero. Hai ragione di dire che è argomento delicatis­simo. Ma proprio gli argomenti più delicati sono i meno discussi dinanzi al pubblico.

Buona fine di villeggiatura a te, alla tua cara Adele, ai tuoi deliziosi piccoli.

Ti abbraccio.

Ernesto

1 Cfr. lerrera n. 96. 2 Arrigo Salmi (Finale Emilia 1 873 - Roma 1 944), storico del diritto italiano e uomo politico.

Insegnò nelle Università di Camerino, Cagliari, Siena, Parma, Pavia (dove ricoprì la carica di rerrore). Successivamente insegnò anche scienza politica a Milano e diritto comune a Roma. Depurato al parlamento nel 1 924, sorrosegretario al Ministero dell'Educazione N azionale dal 1 932 al 1 935, ministro di Grazia e Giustizia dal 1 935 al 1 939. Ebbe parte nella pubblicazione del

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nuovo codice civile del Regno d'Italia e nel progetto di codice di procedura civile. Le sue opere riguardarono la storia del diritto, la storia del Risorgimento e problemi di politica estera. Sulla sua opera scientifica, cfr. B. P.IRADISI, Gli studi di storia del diritto italiano ... ci r., pp. 436-441 ; E. RoTI, Arrigo So/mi nella sua opera di storico e di politico, in «Annali di Scienze politiche», 1 934, pp. 1 -68; G. P. BoG'JETil, L'opera storico -gimidica di Arr(go So/mi e il ptvblema dell'oggetto e del metodo della storiografia del diritto italiano, in « Rivista di sroria del dirirro italiano», XVII - XX (1 944-47), pp. 1 7 1 - 1 99 ; P. F. PALL'MBO, Arrigo So/mi, Roma, cip. del Senato, 1 947 (estrarro dal «Bulletcino dell 'Isti tuto storico italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano>>, n. 60) ; In., Scritti di storia giuridica medievale di Arrigo So/mi, in In., Studi medievali, Roma - Lecce, Ed. Europa, 1 965, pp. 463-473; L. MoNZALI, Arrigo So/mi storico delle relaifoni intemazionali, in « Il Politico», LIX ( 1 994), pp. 439-467.

3 Su di lui v. nora 7 alla lerrera n. 53. 4 L'amico da visitare a Berna era Guido Cagnola. 5 Sulle difficoltà burocratiche e politiche incontrate da Buonaiuci per ottenere il passaporto,

cfr. L. BEDESCIII, Buonaiuti, il Concordato . . . cir., pp. 1 87-1 89.

99 Roma, 7 settembre 1 93 1

Mio canss1mo, Ad una settimana di distanza dall'inizio delle pratiche per il passa­

porto, questo passaporto è ancora di là da venire. Comincio a temere che quando l'avrò, non mi servirà più. Perchè frattanto il mio malato di Berna si è sentito dire dal medico curante che la sua cura è lunga e che potrà essere praticata ugualmente bene fuori della casa di cura. Sicché potrà darsi che sul declinare del mese, il mio amico se ne torni nella sua villa di Gazzada, in quel di V arese.

Il mio viaggio pertanto d'oltre confine si fa problematico. Potrò in cambio andare a Varese. Ma quando? 1 Ci sarà tempo : se si tratta di cura lunga e di incerto esito. Temo si tratti di cosa cronica.

Comunque, fra una settimana, quando tu verrai qui, mi troverai indubbiamente . . . in sede. Sarò felicissimo di vederti. Telefonami a pena qui : ti voglio vedere subito.

Quel monsignore di cui ti parlai, a proposito del Cuccagni, si chiama Erminio Jasoni - ed è sempre al Laterano. Tipo leggermente vqyeur, è però fondamentalmente buono e servizievole. Ma potrai vederlo di persona, quando sarai qui.

Gli amici cominciano a tornare dai loro viaggi estivi : Anna 2 dall'Olanda, Mario Niccoli dal Belgio, gli altri dal loro periplo minore.

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2 12 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

E la vita riprende il suo corso normale. Non dubito che la tua piccola 3 sia perfettamente ristabilita. Saluti cari ad Adele. Ti attendo con desiderio. Tuo

E. Buonaiuti

1 In effetti Buonaiuti si recherà a visitare l'amico Cagnola nella sua villa di wzzada - Schianno nel mese di settembre (cfr. ibid. , p. 429).

2 Forse Anna De Micca, allieva di Buonaiuti (v. nota 1 alla lettera n. 39). 3 Adele Maria ]emolo.

1 00 Roma, 28 ottobre 1 93 1

Carissimo Carlo, Ti avevo atteso nei giorni di lavoro della commissione 1• E vera­

mente avrei molto amato vederti. Una conversazione con te è sempre cosa deliziosa, anche quando mi tratti da aberrante : anzi, specialmente allora.

Poi ho pensato, per un istante solo, che un nuovo mio assalto in favore dell'amico pericolante non ti sorridesse gran che. Ma ho cacciato sull'istante stesso la tentazione di sospetto temerario.

Mi sono convinto più tosto che ti riservavi di darmi la buona nuova a cose fatte : e così è stato.

In fondo, sono più che soddisfatto dell'esito 2• Anche perché mi ha dato la prova palmare della giustezza della mia previsione, che tu saresti stato il meneur dei lavori della commissione giudicatrice. E come avrebbe potuto essere diversamente?

Son rimasto, è vero, col rammarico della tua mancata visita. Ma se andrò a Milano mi rifarò ad usura. E del resto sono sicuro che a data non lontana tu ricapiterai qui per qualche incombenza cassazionalista!

Verrà a Bologna, per un breve periodo, a studiare sul posto il Creti, una signorina di Budapest, nipote della nostra cara amica Jacotta Alcsuti. Io mi sono permesso di fornirla di una lettera di presentazione per voi. È una signorina fine e graziosa, che non vi dispiacerà di

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conoscere. E l a sua famiglia è raccomandabilissima sotto ogni punto di vista. Quando tu e Adele farete un viaggio a Budapest potrete constatarlo. Vi prego di essere utili in qualche modo alla signorina, quando si presenterà con la mia lettera. Spero non vi dia fastidio e non vi appaia indiscreto questo mio intervento.

Ti ringrazio di nuovo per avere così letteralmente effettuato quel che mi avevi preannunciato a proposito del concorso nel nostro primo colloquio del settembre scorso.

E ti prego di trasmettere i miei più cordiali saluti ad Adele, che ho riveduto con gran gtOla.

Ti abbraccio.

Ernesto B.

1 Si tratta della commissione giudicatrice del concorso alla cattedra di diritto ecclesiastico dell'Università di Urbino, i cui lavori si erano svolti dal 20 al 23 ottobre 1 93 1 .

2 Buonaiuti s i riferisce all'esito del concorso urbinate. Cfr . l a nota 1 alla lettera seguente.

1 01 Roma, 1 ° novembre 1 93 1

Carissimo, La signorina ungherese che verrà a battere alla vostra porta, chie­

dendo un po' di compagnia amichevole durante la sua permanenza costì, si chiama Alcsuti, ed è nipote di quella tale signora J a cotta che è qui tra le più fedeli del mio piccolo gruppo e che supponevo ti fosse nota. Ma forse tu non eri già più qui, quando essa si avvicinò a me. La signorina viene direttamente da Budapest. Grazie per tutto che farete in suo vantaggio.

Sì, ti dirò con tutta schiettezza che Magni non è rimasto quel che si dice appagato per l'esito del concorso 1 • E - adolescente di spirito ancora com'è, abituato nella vita a non incontrare ostacoli o difficoltà - non ha forse assunto subito, dinnanzi al responso, quell'atteggiamento di corretta dignità che altri, più navigato, avrebbe certamente assunto. Ho detto a lui, con la mia spontaneità consueta, la parola che mi

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2 14 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

sembrava acconcia. E dico a te, appunto, che occorre lascia.�;e tempo al tempo. Diverrete, molto più presto di quanto non ti immagini, cordialis­simi arruCl. E tu hai fatto benissimo a incoraggiarlo in questo senso, offrendogli tu stesso il trattamento più familiare.

Certo, l'amicizia tua per il Bertola 2, manifestatasi così vittoriosa­mente, si interporrà sempre fra te e lui. Credo veramente che da questa amicizia, di cosi veneranda data, tu ti sei fatto leggermente prendere la mano. E - per essere con te sincero fino in fondo - ti dirò che avresti dovuto essere un po' più cauto. Ma non te ne faccio rimprovero. Perché io stesso reputo l'amicizia cosi alta e veneranda cosa ; ricordo io stesso in condizioni similari di aver fatto cosi rischioso omaggio ad essa ; che non oso davvero rimproverarti, anzi in cuor mio lodo il tuo contegno commendevole. Altri, naturalmente, giudica in altro modo. Ma non occorre mai indugiare a raccogliere il lustro dei commentari accademici. Per mio conto, reputo che Magni può benissimo accontentarsi di come gli sono andate le cose. E l'ho detto a lui in tutte lettere.

Sei stato molto caro nell'associare il mio nome all'anniversario gioioso che si compie in questi giorni. Quando, riandando alla mia procellosa esistenza negli anni della mia attività didattica, voglio arrestarmi su una data che mi dia conforto e giubilo, penso proprio alla benedizione della vostra unione e della vostra felicità. È tutto puro merito vostro se mi avete conservato un'affezione che non potete immaginare qual pre­zioso viatico sia per il mio incerto e duro andare!

Dio vi benedica sempre e con una pienezza ricca all'infmito! Auguri a te, in particolare, per il tuo imminente onomastico. Ad Adele le mie felicitazioni più v1ve. A te un lungo abbraccio.

Ernesto B.

1 Magni fu designato ad occupare i l terzo posto nella terna concorsuale dei vincitori per la cattedra urbinate, dopo Arnaldo Bertola e Giuseppe Forchielli. I l Magni riporrò un giudizio cosl formulato: « E' un concorrente giovane di anni, ma che ha indefessamente lavorato. Nell'ambito della storia del diritto della Chiesa egli presenta due volumi di Ricerche sopra le ele{joni episcopali, che mostrano larghissima cultura, e che sono altamente pregevoli per il completo esame delle fonti compiuto dall'autore. Senza pronunciarsi sui risultati cui perviene il Magni, e che toccano uno dei punti più dibattuti della storia del diritto della Chiesa, la Commissione apprezza molto il lavoro, anche se talun commissario debba rilevare qualche difetto di costruzione nel primo

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volume. Nella sfera del diritto positivo il Magni presenta u n volume Intorno al nuo/lo diritto dei CII/ti acattolici, che mostra larga cultura nell'ambito del diritto pubblico, e buona capacità costruttiva, sia pure suscettibile di ulteriori raffinamenti. La Commissione nota nella produzione del Magni un rapido progresso, segna al suo attivo l 'essersi occupato di punti vitali della disciplina, toccando due dei diversi campi di cui essa consta, e confida che il Magni continuerà il suo perfezionamento e la sua ascesa, e diverrà tra breve uno dei più egregi cultori del diritto ecclesiastico>> («Bollettino ufficiale del Ministero dell 'educazione nazionale>>, X ( 1 932), parte II, vol. II, p. 1 46).

2 Arnaldo Bettola (Sostegno, presso Vercelli, 1 889 - Torino 1 965), giurista. Dal 1 9 1 3 al 1 928 ricoprì incarichi nella magistratura, essendo anche presidente del tribunale di Rodi, per poi passare all'insegnamento universitario. ubero docente di diritto ecclesiastico e incaricato di diritto coloniale nell'Università di Torino, nel 1 93 1 vinse la cattedra di diritto ecclesiastico nell'Università di Urbino. Successivamente passò a Pavia e a Torino, dove insegnò anche storia e politica coloniale. Scritti principali : 11 regime dei m/ti ir1 Turchia (1 925), Le{joni di diritto coloniale (Torino 1 930), Letfoni di diritto ecclesiastico (Torino 1 934), Matrimonio religioso (Roma 1 936), Letfoni di diritto canonico (Torino 1 946), Corso di diritto ecclesiastico (Torino 1 954), 11 matrimonio (Milano 1 963). Sul suo apporto cfr. S. FERR.IRI, Ideologia e dogmatica . . . cit., pp. 1 74-1 76. Le rnissive di ]emolo al Berrola durante la prima guerra mondiale sono state edite in appendice a A. GALANTE GARRONE - M. G. A l'ALLE, Artmv Carlo ]emolo . . . cit., pp. 1 97-243.

1 02 Roma, 28 novembre 1 93 1

Mio canss1mo, Dalla signora Alcsuti ho avuto notizia delle cortesie, apprezzatissime,

che tu e Adele avete usato alla sua nipote. Ho avuto anche sentore della gratitudine che hanno concepito verso di voi i genitori della ragazza, a Budapest. Ti sono tanto grato anch'io di aver fatto cosi amabile accoglienza alla piccola storica dell'arte.

Si, ho seguito la via che mi ero prefissa, ma con la dominante cura di porre in luce le ragioni strettamente religiose che me la ispiravano, e di eliminare qualsiasi connotazione extrareligiosa del mio atto 1 • Non so ora quali saranno le sanzioni che adotteranno. I pettegolezzi sono infiniti, ma tutti, penso, destituiti di qualsiasi consistenza. Ho molto lungamente riflettuto sul consiglio che tu mi hai dato. Ma persisto nel ritenere mio dovere rimanere qui, sicuro che c'è un'azione e c'è un'effi­cacia invisibile ed infallibile in ogni fedeltà, anche ignorata, ad un ideale che si immedesima con la vita di ogni giorno 2•

Quest'anno mi pare anzi che le mie possibilità di lavoro stano sensibilmente cresciute. E guando, spero presto, ci rivedremo, te ne potrò parlare.

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2 16 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Saluti e auguri affettuosissimi alla tua Adele. A te, il sentimento più fervido della mia immutata amicizia fraterna.

Ernesto B .

1 Nella seconda decade del novembre 1 93 1 Buonaiuti aveva rifiutato - insieme con altri undici colleghi - di prestare giuramento di fedeltà al regime fascista, ai sensi dell'art. 18 del r.d.l. 28 agosto 1931 (cfr. Filosofi UnùJCrsità Regime. La Scuola di Filosofia di Roma ... cit., pp. 133- 1 58). Sulle motivazioni dell'atto di Buonaiuti si veda quanto scriveva a Cagnola in L BEDESCHJ, Buonaiuti, il Concordato... ci t., pp. 1 89-1 92 e al Missir in Una vita allo sbaraglio... ci t., pp. 227-228, oltre a Pellegrino di Roma . . . cit., pp. 277-282, 544 nota 1 99.

2 Jemolo aveva consigliato Buonaiuti di accettare qualche incarico all'estero, ma questi aveva perentoriamente rifiutato l'idea di lasciare l'Italia (cfr. quanto scriverà al Cagnola il 25 dicembre seguente, in L. BEDE CHI, Buonaiuti, il Concordato ... cit., p. 1 92).

1 03 Roma, 25 dicembre 1 931

Carlo mio carissimo, Grazie del tuo buon messaggio e del tuo sollecitissimo abbonamento

sostenitore. Sei sempre l'amico fraternamente fedele, nella buona e nel­l'avversa fortuna. La mia, non avrebbe potuto essermi più avversa di così 1 • Ma, te lo dico molto semplicemente, non me ne sgomento affatto. In fondo all'anima mia anzi è un profondo senso di compiacimento per aver avuto modo di dare così precisa testimonianza alle idee che vado perseverantemente bandendo e propagandando.

L'indispensabile alla vita non mi mancherà. Non ho che il carico della mamma e potrò ridurre a proporzioni molto più modeste il mio tenore di vita. Par che mi lasceranno una modestissima pensione - in base ai tanti anni di servizio - e farò in modo che questa sia pari al fitto della mia futura residenza 2• Per il resto, sarà facile trarmi d'impaccio. Tutta questa metamorfosi della mia vita, alla fresca età di cinquant'anni, mi dà un gaudioso senso di rinascita, di incominciamento, che può essere l'equivalente illusorio della tramontata giovinezza. Mai mi sono sentito leggero e agile come ora - di corpo e di spirito. E vado incontro, con fiduciosa serenità, all'ultimo < •. .> della mia non placida odissea.

Sono tanto felice di sapere del tuo lavoro e della efficacia del tuo insegnamento. Tutto quello che tu mi scrivi è così pieno di vita e di

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originalità, che pregusto l a gioia che tru daranno le tue osservazwru sul

problema cui alludi. Auguro al tuo lavoro, per il nuovo anno che comincia, sempre più

alacre e robusta espansione. E auguro a presto - senza fare infausti oroscopi per altri - la tua venuta a Roma.

Ad Adele carissima, ai tuoi cari ragazzi, a te voti più fervidi.

Ti abbraccio più che mai tuo affezionato

E. Buonaiuti

1 In seguito al rifiuto del giuramento fascista, con lettere del 1 2 e del 3 1 dicembre 1 93 1 il rettore dell'Università di Roma comunicò a Buonaiuti il suo <<esonero» dal servizio di professore universitario a datare dal 1 o gennaio successivo <<per incompatibilità con le generali direttive del Governo» (cfr. Pellegrino di Roma . . . ci t., p. 282 ; Filosofi Università Regime. La Scuola di Filosofia di Roma . . . cit., p. 1 35).

2 In realtà, non avendo maturato l'anzianità di servizio allora necessaria per la pensione, Buonaiuti si vide riconosciuta solo una piccola somma a titolo di liquidazione. Come rileva Donini <<sul terreno economico egli si venne cosl a trovare praticamente allo sbaraglio» (Una vita allo sbaraglio . . . cit., p. 228 nota 3).

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21 8 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

1 04 Roma, 21 gennaio 1 932

Carissimo J emolo, Grazie della tua cartolina. Ti aspetto con v1vlss1mo desiderio. Ti

porterai via con te il Corpus Juris Can.[onici] e i primi sei volumi dell'Be­fele 1 • E vedrai, nella mia biblioteca in decomposizione, se vi sia qualco­s'altro di buono che faccia al caso tuo. Non ho chiesto dei prezzi correnti in antiquariato. Ma di questo non ti dare pensiero. Avremo tempo di rendercene edotti. Io non ho tanto bisogno di incassare subito : quanto di accendere crediti per l'avvenire, che potrà essere duro. E ho bisogno sopra tutto di alleggerire il mio carico librario - e il mio carico di suppellettile domestica - per essere libero di movimenti e leggero, come la precarietà del mio destino esige. Ho tante volte proclamato beati i merli del mio abete, che non mi par vero di essere agile e sgombro come loro. Sia benedetto S. E. Balbina Giuliano! 2

Saluti carissimi ad Adele. A rivederci presto! Tuo

1 Cfr. nota 3 alla lettera n. 1 05. 2 Cfr. nora 5 alla lettera n. 7 1 .

1 05

Carlo canss1mo,

Ernesto B.

Roma, 12 marzo 1 932

Mi spiace molto, molto che la fugacità di queste tue visite a Roma e la premura delle incombenze legali che vi ti spingono, rendano impos­sibile il vederci. Mi sarebbe tanto più cara una conversazione a quat­tr'occhi, anziché la rapida e monca comunicazione telefonica con te. Non ti concederai mai, a Roma, una giornata sola di completo e assoluto riposo?

Il libraio di Bardi, al quale, in seguito al tuo consiglio, mi sono rivolto perché mi indicasse i prezzi commerciabili dei volumi che vorrei vendere a te, mi ha dato le informazioni desiderate con una sollecitudine

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esemplare. Veramente ti dirò con tutta schiettezza che mi paiono, alcuni, prezzi un po' troppo bassi. Ma io non voglio davvero stare a fare con te disquisizioni di tal natura. Ci mancherebbe altro!

Il libraio dunque mi dice che il prezzo commerciabile del Friedberg 1

- sulla cui copertina io trovo scritto a penna lire 65 : e questo per l'epoca in cui l'acquistai, vale a dire il 1 9 1 O - può essere oggi di lire 1 00. È il prezzo che mi pare più basso.

Prezzo del Gotofredo - Codex Theodosianus - lire 220 - (sono 6 volumi, come sai 2) . Histoire cles Conciles - di Hefele-Leclercq 3 - i primi 6 voli. - lire 30 a volume. Ho poi il Codex Justinianus nell'ed. Kruger 4, che potrei anche darti.

E poi, per SO lire, il volume del Maurain sulla politica religiosa del II impero s e i 3 volumi del Thomas sul Concordato del 1 5 1 6 6.

Va bene? Altra roba potrò mettere da parte per te, mano mano che vado

assottigliando questo enorme e imbarazzante carico di libri �he parali�za i miei movimenti di affittuario alla ricerca del più economlCo allogg10.

Dimmi se posso mandare senz'altro tutti i volumi in casa della signora Matilde 7 o se posso spedirteli in una cassa a Bologna.

Grazie di tutto. Con tanti tanti saluti cordialissimi alla tua Adele e ai tuoi can

figliuoli. Tuo

E. Buonaiuti

1 Si tratta dell'edizione principe del C01pm iuris canonici, curata dallo studioso Emil Albert

Friedberg (Konitz 1 837 - Lipsia 1 9 10 ) ed edita, in seconda edizione, a Lipsia nel 1 88 1 . Dotata di

un grande apparato critico e di una disposizione tipografica particolarmente elaborata.

2 Cfr. J. GoTIIOFREDI, Codex Tbeodosiatms CtlfJ/ COIJ/11/entariis, Lugduni 1 665. Il «Codex Theodo­

sianus», promulgato nel 438, interessava il canonista Jemolo per essere la pnma collez10ne

autentica di costituzioni imperiali emanate da Costantino Magno fino a Teodos10 L I . Oltre ad

essere opera rara sul mercato antiquario, l'edizione di Jacques Godefroy (1 587 � 1 652) era ricercata

per l'ampio commento ai testi (cfr. A. V,\N How·:, Prolegomena, « Commentanum Lovcaruense tn

Codicem Iuris Canonici>>, vol. l rom. l, cditio altera, Mechliniae - Romae, 1 945, p. 570).

1 Si tratta della monumenrale opera di C.J. HErELE, Histoire des Conci/es d'apris /es documents originaux, nouve//e trad jrançaise corrigée et augmentée de notes critiques et bibliograpbiques par un religieux

bénédictin l J . Leclercq ] , l, Paris, Letouzey et t\né, 1 907-... . . , ..

4 Probabilmente Buonaiuti si riferisce all'edizione del Codex justtmam1s curata da P. Kruger ed edita in un solo volume a Berlino nel 1 877. Ma potrebbe anche indicare la nuova edizione del corpo giustinianeo che era stata completata proprio due anni prima in quattro volumi curati,

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220 Lettere di Buonaiuti a }emolo

rispettivamente, dal Kriiger per le « lnstitutiones», i <<Digesta» e il <<Codex, e da R. Schoell e G. Kroll per le <<Novellae» (Berlino 1 928-29). I l Kriiger era critico ben noto ai roìnanisti per aver seri tto anche la Ceschichte der Quellen un d Literatur des rò"mischen Rechts.

5 J . MAL'RAIN, La polilique ecclésiastique du Second Enpirt de 1852 à 1869, Paris, Alcan, 1 930. 6 J . THOMAS, Le concordai de 15 16. Ses origines son histoire au )(1/Je siècle, 3 voll., Paris, A Picard,

successeur, 1 9 1 O. 7 Matilde Cecchini, la suocera di Jemolo.

1 06 Roma, 1 8 marzo 1 932

Carissimo, carissimo, Troppa grazia, sant'Antonio! Tu vuoi farmi arricchire. Per pochi

libri che ho messo a tua disposizione, tu mi mandi un assegno così rilevante! No, per carità, non mi abituare così male!

Il pacco - anzi il carico di libri destinato a te (Corpus J uris Canonici del Friedberg, Codex Theodosianus col commento del Go­thofredo, 6 volumi Hefele, Codex J ustinianus ed. Kriiger, Concordato 1 5 1 6 e 1 801 , il grosso < . . . > «Leggende del medio evo» e Harnack, pure grosso, «Tristano e Isotta») è tutto preparato all'ingresso 1 . Un'agenzia di spedizioni verrà ad imballarlo e a spedirlo per te - al tuo indirizzo di Bologna. Va bene? La partita rimane aperta, oh sì, ma con un debito mio e un credito tuo. Debito pecuniario, e debito morale. Questo secondo più ingente del primo. Sei stato e sei così caro con me. Non lo merito. Ma tu pure hai un debito : quello di farti vedere quando vieni a Roma.

Ma più io conto di averti presto qui vicino, per sempre : con i tuoi. E allora sì che non potrai scappare. Domani vado a San Donato. Quanti bei ricordi lassù! Con tante cose affettuosissime a te, ad Adele, ai tuoi. Tuo

Ernesto

1 In aggiunta ai volumi elencati nella lettera precedente, Buonaiuti indica probabilmente : L CROL'Zll., Le concorda! de 1801 . l:; tu de bistorique et juridique, Paris 1 904 ; H. A GUERBF.R, Myths an d Legends of Middle Ages, London 1 909 ; A. VoN HARNACK, Lehrbuch der Dogmengeschichte, 3 voli., Friburgo in B. 1 886 - 1 889 (rrad. it. Mendtisio 1 9 12 - 1 91 4) ; un'edizione non meglio definita del T ristano ed !solfa.

1932 221

1 07

[ . . . ] di salire quassù per rievocare insieme i vecchi indimenticabili giorni, per cogliere le differenze fra i nostri primi anni lontani, saturi di entusiasmo, e questa nostra posatezza attuale, figlia di tante prove e di tante esperienze!

Alla tua cara Adele saluti fervidissimi. A te un abbraccio di gran cuore.

Ernesto

1 Frammento di lettera. Si può collocare qui come termine ad quem in ragione del fatto che i soggiorni all'<<eremo» di San Donato da pane del Buonaiuti e del suo gruppo di discepoli e amici terminarono nel giugno 1 932 (cfr. la lettera a Missir del 14 giugno 1 932 in Una vita allo sbaraglio . . . cit., p. 248).

1 08 Roma, 1 0 luglio 1 932

Carlo canssrmo, Eh sì, veramente. Molto, troppo è durato il tuo silenzio. Ma non

mi sono adontato per questo. Del tuo lavoro intenso e indefesso non solamente mi giunge contezza da molte parti, ma, sopra tutto, ho la documentazione eloquente nella tua produzione pingue e ininterrotta. Ti sono grato di mettermi in grado di seguirla, almeno in parte. Sarebbe pertanto stolta pretesa la mia se mi attendessi da te una corrispondenza più nutrita. È sufficiente al mio sentimento sapere che mi ricordate con fedeltà e affettuosità. E quanto questo più mi risulta, molto bene. Grazie!

Dal mio itinerario genovese Bologna era troppo distante, perché mi

potessi permettere la gioia di una visita costì. Ma se andrò a Milano,

non dubitare, Bologna sarà intermezzo obbligato 1 •

I l caro Magni è qui, un piacevolissimo e discretissimo ospite. Stiamo bene insieme. La prospettiva, radiosa davvero, di Parma l'ha messo un po' in subbuglio. Sarebbe veramente, la chiamata colà, una grande fortuna e sarebbe, pure, un eccellente stimolo alle sue capacità, che apprezzo sempre più e da cui credo possa aspettarsi molto bene. Ma riuscirà?

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222 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Non parlare di sistemazione di conti, di partita. Vorrei essere tuo «creditore» (!!) per molto, molto più - e avere partita aperta all'indefinito.

A Genova ho avuto grandi soddisfazioni 2• Questo lavoro di apo­stolato randagio e saltuario mi piace immensamente.

L'anno prossimo però vorrei organizzare qui a Roma qualcosa di stabile e di continuativo : una scuola libera di studi religiosi 3. Mi sarà

. ";) consentito . . . . Auguro a te, ad Adele, ai tuoi cari piccoli, l e vacanze più prospere

e più liete. Spero di vederti prima della vostra partenza per la montagna. Ti abbraccio con fervore. Tuo

Ernesto B.

1 Come chiarisce poche righe p iù avanti, nel 1 932 Buonaiuti intraprese una discreta attività di conferenziere specialmente nei circoli culturali e nelle sedi di gruppi protestanti italiani (cfr. Pellegrino di Roma . . . cir., pp. 287 e seguenti). Una delle tappe fu Genova, dove Buonaiuti tenne nel maggio 1 932 quattro conferenze su altrettanti grandi tappe della storia del Cristianesimo : il messaggio paolina, il problema del male e il pensiero agostiniano, la formazione della Scolastica, i movimenti riformati e la Controriforma (cfr. Una vita allo sbaraglio . . . cit., p. 245).

2 Cfr. il resoconto delle conferenze genovesi datone al Cagnola in L. BEDESCHI, Buonaiuti, il Concordato . . . cit., pp. 202-203, e al Missir in Una vita allo sbaraglio . . . cit., p. 246. Sulle risonanze politiche di queste conferenze il prof. Giovanni Battista Varnier mi segnala la documentazione conservata in ARcHIVIO 01 STATO, GENOV.I, Prefettura, Archivio di gabinetto, pacco n. 223, s . fase. 9 - 14.

1 Quasi sfidando gli impedimenti che gli erano stati frapposti dalle autorità ecclesiastiche e politiche, Buonaiuti intendeva tenere, a cominciare dal novembre successivo - un regolare ciclo di lezioni di storia delle religioni, equiparato a quello universitario, a Roma, presso l'Associazione cristiana dei giovani (cfr. Pellegrino di Roma . . . ci t., pp. 288-289; L. BEDESCHI, Buonaiuti, ti Concordato . . . cit., pp. 202, 204-205). Sui rapporti tra Buonaiuti e le chiese evangeliche, cfr. G. Roe H A T, Regime fascista e chiese emngeliche. Direttive e articolaifoni del controllo e della repressione, Torino, Claudiana, 1 990, pp. 9 1 , 1 10, 1 58, 1 77, 1 92- 1 93, 207, 3 1 0.

1 09 Roma, 3 1 luglio 1 932

Carissimo mio, Non so dove e quando questa mia ti raggiungerà. Ma, comunque,

non voglio tardare un istante a darti comunicazione che ho ricevuto la tua raccomandata con il pingue assegno bancario. Hai ancora . . . il coraggio

1932 223

di formulare l'ipotesi che quando che sia io possa ancora apparire come tuo creditore? Proficua assai la tua professione, se sei così abile nel trasformare in creditore un debitore come me! Grazie, grazie!

Auguro a te, ad Adele, ai tuoi figli, vacanze placide, corroboranti, serene.

Io dopo la non lunga parentesi varesina 1 , sarò qui di nuovo al mio lavoro.

Mi proporrei di ultimare il mio secondo volume gioachimita 2 e di preparare intensamente il corso libero di storia religiosa che intendo inaugurare nel prossimo novembre.

Quando ti rivedrò qui? Ti abbraccio con vivissimo, riconoscente affetto. Tuo

E. Buonaiuti

1 Buonaiuti sarebbe partito il l o agosto per la villa di Gazzada - Schianno, sul lago di Varese, ospite dell'amico Cagnola per una 1·entina di giorni (cfr. Una 1Ùa allo sbaraglio . . . cit., p. 255).

2 Si tratta del secondo volume degli scritti inediti di Gioacchino da Fiore, De artic11lis jìdei, che sarà pubblicato a Roma dall'Istituto storico per il Medio Evo nel 1 936, con una lunga introduzione di Buonaiuti (pp. XCI I l , 1 1 7) .

1 1 0 Roma, 1 7 novembre 1 932

Carlo canss1mo, Sono in ritardo con questa mia risposta all'ultima tua, come sempre

amabilissima e gratissima. Ma tu mi scuserai. Ho avuto giornate molto occupate. Sai che ho

preso l'iniziativa di un corso libero e ho dovuto consacrare tutto il mio tempo e tutte le mie energie a far sì che la fiducia e l'aspettativa del mio buon auditorio non dovessero uscirne deluse. Sono soddisfatto 1 •

Magni è raggiante per la chiamata a Parma. Più lo conosco e più sono lieto di constatare che è un giovane dalle qualità sode e dalle capacità ricche. Questa chiamata, stimolandolo e solleticandolo, lo porterà a lavorare con molto maggiore intensità. Sono proprio lieto per lui 2•

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224 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

ll destino di Raffaello mi ha profondamente amareggiato. Non avrei mai e poi mai voluto credere a così doloroso epilogo 3. Potrà ripararsi l'accaduto? Temo tanto che no.

Non capiti mai a Roma? Tante cose affettuosissime alla tua Adele. A te un grande abbraccio.

Ernesto B.

1 Cfr. nota 3 alla lettera n. 1 08. L'uditorio di Buonaiuti si componeva di centoventi persone, a suo dire, <<rutte attentissime e costiruenti un pubblico di prim'ordine» ( Una vita allo sbaraglio . . . cit., p. 265).

2 Magni era stato nominato professore straordinario nell'Università di Parma il 1° dicembre 1 9 3 1 .

o n c i è possibile precisare cosa fosse accaduto a Morghen nel novembre 1 932. Da una responsiva di ]emolo, del 1 7 ottobre precedente, sembrerebbe potersi desumere che a Morghen si fosse presentata l'opportunità - di lì a poco s fumata - di lasciare l'insegnamento liceale per una sistemazione accademica più consona al lavoro di ricerca (cfr. Lettere a Raffaello Morghen. .. cit., p. 67).

1 1 1 Roma, 23 dicembre 1 932

Carlo canssuno, Grazie assai della tua lettera - quanto attesa! - e del tuo abbona­

mento sostenitore 1 •

L'ultima mia andata a Milano è stata un'andata turbinosa 2• Avevo il mio corso qui a Roma che mi richiamava d'urgenza, senza concedermi ventiquattro ore di respiro, e le tappe del mio itinerario erano fitte, fitte. Sono stato dolentissimo di non poter fare la progettata e desiderata fermata a Bologna. Ma è in vista un nuovo viaggio in alta Italia e allora, non dubitare, mi vedrai arrivare a Via San Donato.

Senti. Mi hanno mandato, per recensirli, due fascicoli che sono di assoluta tua competenza. « <l Card. Querini e la disputa del giansenismo bresciano» e « Relazioni fra il giansenismo pavese e il giansenismo tosca­no» 3. Ogni altra recensione di questi due saggi non fatta da te sarebbe recensione di incompetenti. Ma sei tu disposto a recensire in « Ricerche Religiose»? Me lo devi dire schiettamente, senza complimenti. Io sarei

1932 225

felicissimo di pubblicare la tua rassegna. Se accetti, ti mando subito i 2 volumetti, che probabilmente hai tu stesso ricevuto.

Attendo un tuo cenno di risposta. Saluti affezionatissimi ad Adele. Ai tuoi figliuoli baci can. Auguri fervidissimi.

E. Buonaiuti

1 Il contributo ftnanziario di Jemolo era diretto alle <<Ricerche religiose». Cfr. la lettera n. 88. 2 Tra la ftne di novembre e i primi di dicembre 1 932, Buonaiuti aveva tenuto un intenso

giro di conferenze nell'Italia settentrionale: Torino, Milano, Padova, Bergamo, Gorizia, Venezia, Torre Pellice. Nella capitale lombarda Buonaiuti aveva affrontato il tema dell'esperienza del modernismo (cfr. Una 1•ita allo sbaraglio . . . cit., pp. 266-267).

1 Si tratta di due saggi di R. Mazzetti, Il cardinale Angelo Maria Querini: uomini e idee del '700 e la nascita del giansenismo bresciano, con lettere inedite, Brescia, Vannini, 1 932, pp. 1 42, e Relai)oni fra il giansenismo pal'Cse e il giansenismo toscano, in <<Miscellanea pavese», CXXX (1 932), pp. 83-1 1 9.

1 5

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226 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

1 1 2 Roma, 1 8 gennaio '33

Carissimo, Perdonami il ritardo di questa mia. Sono stato, un'altra volta, assente

da Roma, per un nuovo ciclo di conferenze a Genova e a Torino 1 •

Ormai sono un commesso viaggiatore. Ma, finché mi rimangono possi­bilità di lavoro ed energie fisiche, non me ne lamento. Quanto prima, sarò a Bologna e allora, finalmente, potrò avere la gioia di ritrovarmi sotto il vostro tetto ospitale e potrò rivedere i vostri figliuoli, che mi aspetto di ritrovare cresciuti e grandi oltre ogni dire. Come sono grato a Tiri del suo amabile, sorridente saluto!

«La Chiesa romana» ha destato una certa impressione 2• È, indubbia-mente, la cosa più aderente alla mia intima coscienza che io abbia mai fatto.

Hai avuto i due fascicoli di cui mi attendo da te la recensione? 3 A rivederci ben presto! Tanti saluti affezionati ad Adele. A te tanti abbracci.

E. B.

1 Ad «un lungo e laborioso ciclo el i conferenze a Genova e a Torino» ed al « lusinghierissimo, eccellente, successo ottenuto>> Buonaiuti accenna a Missir i l 14 gennaio 1 933 (cfr. Una vita allo sbaraglio . . . cit., p. 273). Il testo stenografato di queste e eli altre conferenze eli Buonaiuti saranno pubblicate in Pietre miliari nella storia del Cristianesimo, Modena, Guanda, 1 935.

2 Cfr. E. BuoNAiun, La Chiesa romana, Milano, Gilarcli e Noto, 1 933, pp. XJX, 1 85 (rist. a cura eli L. BEDESCJ-U, Milano, Il Saggiatore, 1 971 ) . La prima edizione eli quest'opera con una tiratura di duemila esemplari fu rapidamente esaurita, successivamente fu fatta una ristampa (impropriamente considerata seconda edizione) e, sempre nel corso del 1 933, una terza edizione con l 'aggiunta eli una prefazione dell'autore (cfr. Bibliografia degli scritti di Emesto Buonaiuti ... cit., pp. 88-89, n. 1 864). Emblematico l'indice dei capitoli dell'operetta : I. Quel che pretende di essere - I l . Quel che è stata - I I I . Quel che è - IV. Quel che potrebbe essere - V. Quel che sarà.

3 Non risulta che Jemolo abbia accolto l'invito di Buonaiuti a preparare per «Ricerche religiose>> una recensione dei volumi indicati sopra alla nota 3 alla lettera n. 1 1 1 .

1 1 3 Roma, 1 7 febbraio 1 933

Carissimo, Sta benissimo così. Io partirò da Roma il 24 di mattina. Alle 1 5

sarò a Bologna. Avrò tutto il tempo, nel pomeriggio e la sera, pnma

1933 227

della conferenza fissata per le 2 1 , di intrattenermi con la sig.ra Dupré, che non ho più veduto dopo la perdita del babbo 1 •

I l giorno seguente, i l 25, sarà tutto per voi : o meglio, sarà tutto per me perché possa godermi la vostra compagnia - dei grandi e dei carissimi J emolini! -.

A rivederci dunque, con molta gioia!

E. Buonaiuti

1 La Signora Dupré Theseider, forse da identificare nella moglie dello storico medievale Eugenio, allievo eli Pietro Fedele e eli Buonaiuti, autore, tra l'altro, eli importanti studi sulla spiritualità e sulle correnti ereticali del medioevo.

1 1 4 Roma, 1 O marzo '33

Carissimo, Tornato qui ho trovato la tua lettera amabilissima a rinfocolarmi in

cuore, se pur ve ne fosse stato bisogno, i sentimenti di tenerezza, di gratitudine che la permanenza fra voi vi ha, più che mai, lasciato vivissimi.

Ve lo ripeto : il ricordo della vostra accoglienza mi seguirà graditis-simo. . . fino a che ritornerò fra vo1.

1 1 5

Salutami tutti gli amici. E dai ai tuoi bimbi per me un bacio affettuosissimo. Ad Adele le mie parole più grate ed amichevoli. A te un grande abbraccio. Tuo

E. Buonaiuti

Roma, 27 maggio 1 933

Carissimo, Grazie di cuore di averrru comunicato con così premurosa solleci­

tudine il vostro nuovo recapito. Figurati se sarò felice di ritrovarmi con voi nella nuova casa!

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228 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Che ogni benedizione e ogni gioia vi ci accompagni! �mmagino il tuo assorbente daffare. Sei avvocato principe oltre che principe dell'inse­gnamento e della scienza! Ma tu sai quanto sempre ci attendiamo ancora da te.

Purtroppo non ho gran che intorno alla storia recente delle chiese orientali. Me ne sarei sbarazzato volentieri. Quando ricapiterai a Roma - e io vorrei fosse domani - potrai dare una nuova < • • • > alle mie librerie, per vedere se vi sia qualcosa che si attagli ai desideri del Bettola t .

Saluti tanti tanti ad Adele e ai tuoi carissimi piccoli. E a te un fraterno abbraccio. Tuo

E. Buonaiuti

1 Arnaldo Bertola (v. nota 2 alla lettera n. 1 01) .

1 1 6 Roma, 7 luglio '33

Ai cari Guglielmo e Adele ]emolo - con l 'augurio che la gioia della loro prima Comunione li accompagni sempre come una luce che non si offusca

E. Buonaiuti

1 1 7 Roma, 1 8 luglio '33

Carlo canssuno, Come dirti la mia gioia alla nuova della tua chiamata a Roma? L'ho

sempre ritenuta sicura. Ma essa è venuta più presto di quanto non pensassimo ed è venuta, nelle tue condizioni . . . ufficiali, più lusinghiera e significativa di quanto non sarebbe stata in condizioni normali t .

Ne sono proprio felice. Può conferire alla mia soddisfazione un certo carattere egoistico il fatto di aver vicino qui a Roma amici carissimi

1933 229

come te e i tuoi. Ma il fondo della mia gtOla è nel saperti al posto meglio adeguato alle tue superiori qualità, alla tua meravigliosa prepara­zione, alle tue eccezionali capacità di lavoro.

Mi si dice che l'ecclesiasticista della Cattolica non ha lasciato inten­tata l'alea 2. Tanto meglio. È designazione più trionfale la tua.

Sei già al vertice della tua carriera. E hai innanzi a te un cammino così lungo e così luminoso!

Ti abbraccio con immutabile affetto. Saluti ad Adele. E baci a Gu­glielmo, che mi ha scritto così caramente, e alla piccola Adele.

Tuo E. Buonaiuti

1 Il 1 2 luglio 1 933 ]emolo fu chiamato a succedere per il successivo anno accademico a Francesco Scaduto nella cattedra di diritto ecclesiastico della Facoltà di giurisprudenza di Roma, preside Giorgio Del Vecchio, segretario Filippo Vassalli (cfr. F. MARGlOITA BROGLIO, Prefazione a A. C. J EMOLO, Armi di prot'a . . . ci t . , p. 1 1 ) .

2 Il riferimento è a Vincenzo Del Giudice.

1 1 8 Roma, 3 1 luglio '33

Carissimo, Non si deve né pure per un istante affacciare in cuor tuo il dubbio

se tu abbia fatto male o bene a dir di sì alla meritata ma sempre lusinghierissima chiamata. Come non avresti dovuto avere l'ombra di un'esitazione nell'accettare. Del resto eri l'universalmente prognosticato e tu sai meglio di ogni altro quale pingue falange di estimatori e di ammiratori tu annoveri qui a Roma.

Del resto la tua venuta è un ritorno : un ritorno al tuo ambiente e alle tue origini. È, senza dubbio, anche un ricominciamento. Ma esso è preparato da tutti i tuoi precedenti, e sarà cosa da nulla per te crearti le nuove e migliori condizioni di lavoro e di vita.

So benissimo che molti animi a te legatissimi hanno gioito qui a Roma alla nuova, che anche i giornali han dato con parole favorevolissime.

Ma non so quanti possono aver gioito come ho gioito io. Lo intuisci. A quando la vostra venuta? Voglio essere tra i primi a darvi il

benvenuto!

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230 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Ma immagino che prima andrete tranquillamente a trascorrere le vostre vacanze in montagna. Buona villeggiatura!

Anch'io parto da Roma una di queste sere per il mio ormai con­sueto riposo presso il Cagnola, che mi attende con impazienza fin troppo pressante.

Da Gazzada dovrò, verso il 20, essere in Svizzera per qualche conferenza 1 .

E tornerò dalla Valle d'Aosta. Chi s a che non risalga alla capanna Gnifetti! 2 Ricordi?

Tante cose alla tua Adele. E baci ai tuoi carissimi piccoli. A te un grande abbraccio.

Ernesto

1 Buonaiuti soggiornerà per una quindicina di giorrù nella villa di Gazzada - Schianno e il 2 1 agosto 1 933 terrà a d Ascona, nel Canton Ticino, una conferenza sul tema «Meditazione e con­templazione nella prassi del cattolicesimo romano>>, la quale verrà pubblicata in tedesco negli «Eranos Jahrbiichen> (I, 1 933, pp. 3 1 5-329) . La conferenza in Svizzera gli era stata richiesta dalla signora Olga Frobe Kapteyn, che orgarùzzava nella sua villa dei convegrù estivi denorrùnati «EranoS>> (cfr. Una vita allo sbaraglio . . . cit., pp. 291 nota 1 e 294 nota l , e F. MARGIOTTA BROGLIO,

Ernesto Buonaiuti . . . cit., p. 94 nota 53). 2 La capanna Grùfetti (m. 361 1 ), una delle più grandi e frequentate delle Alpi per l'ascesa al

Monte Rosa. Il ricovero fu costruito nel 1 876 e successivamente ampliato.

1934 23 1

1 1 9 Roma, 30 ottobre '34

Caro Carlo, Edoardo Ruffini 1, che ho veduto questa mattina, mi ha detto di

aver ritrovato, fra le carte del compianto suo babbo, un incartamento sui rifugiati italiani di Ginevra da cui si può ricavare senza dubbio un paio almeno di saggi, atti alla stampa.

Mi ha aggiunto che state, tu e Falco, compilando una ristampa, di scritti ruffmiani, in cui non sa se vorrete dar luogo a inediti 2.

Scusatemi la richiesta. Ma io ambirei avere la precedenza per inediti di tal genere. Vorrei in « Religio» proprio in memoria del Ruffini avere fissa una rubrica sui Riformati italiani.

Come degno iniziarla con un inedito di quel genere! Edoardo chiederà a te se sei disposto a lasciare a «Religio» una

reliquia simile. Se non sono indiscreto, vorrei pregarti di !asciarmela. Anche perché

un inedito simile mi pare più adatto a un periodico storico-religioso che a un volume di ristampe 3.

Spero la mia richiesta non suoni indiscreta. È suggerita dall'amore per l'argomento e dalla venerazione per lo scomparso. È vero che questo secondo argomento mi pone in condizione di inferiorità di fronte a te . . . !

Saluti cari a tutti in casa. Tuo

E. Buonaiuti

So che vieni a Roma lunedì. Telefonami, ché martedJ parto per la m1a tournée invernale per Pisa, Torino e Milano 4•

1 Figlio di Francesco, Edoardo Ruffirù (Torino 1 901 - 1 983), si laureò nel 1 923, nel 1 927 vinse il concorso per professore di storia del diritto italiano nell'Urùversità di Camerino, fu promosso «stabile>> nel maggio 1 93 1 . Nello stesso anno venne privato della cattedra a causa del rifiuto di prestare giuramento al regime fascista. Reintegrato nell'insegnamento nel 1 944 a Perugia, negli anrù 1 945- 1947 sarà addetto culturale del governo italiano a Londra. Le sue ricerche riguardarono soprattutto il <<Defensor pacis» di Marsi/io da Padova (Messina - Roma 1 924) e la storia dei sisterrù elettorali medievali (I sistemi di deliberai)om collettiva mi Medio Evo italiano, Torino 1 927; Il principio maggioritario. Profilo storico, Torino 1 927 ; Ricerche sulla storia del principio maggioritario, Bologna 1 977). Cfr. M.E. V!ORA, Ricordo di Edoardo &.!fini, e D. SEGOLONI, Edoardo &.!fini, in

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232 Lettere di Buonaùtti a }emolo

«Rivista di storia del diritto italianO>>, LVII I (1 985), rispettivamente pp. 327-33 1 , e pp. 333-378; Per hdoardo Ruffini, a cura di S. C\PRJOIJ e L. Ross1, Perugia, Centro srudi giu�idici e politici - Regione Umbria, 1 985.

2 Cfr. F. RL Ffl:-..1, Scritti giuridici minori, scelti e ordinati da M. FALCO, A. C jEMOJ.O, E. RL.FFJNJ, 2 voli., 1\.iilano, Giuffré, 1936.

3 Buonaiuti aveva già pubblicato a puntate nelle annate 1 932 e 1 933 delle «Ricerche religiose» un lungo saggio di F. Ruffini su Francesco Stancaro e un articolo su I problemi della Riforma («Religio», X, 1934). on risulta però che gli inediti a cui si accenna in guesta lettera siano apparsi nella rivista di Buonaiuti.

4 Nei mesi di novembre e dicembre 1 934, Buonaiuti si sottoporrà ad un vero tour de force: «ventisei conferenze in ventotto giorni, non una nella medesima città, ma facendo continuamente la spoletta tra Milano - Torino - Genova - Venezia - Padova - Pisa - La Spezia - Firenze» (Una vita allo sbaraglio . . . cit., p. 334).

1938

1 20

Carissimo Carlo,

233

Roma, 14 ottobre 1 938 Via Monte Faraone 7

Ti rispondo dalla casa nuova dove sono dall'altro ieri. Sì, allontanarsi dalla vecchia dimora così carica eli ricordi non è stato senza pena. Ero soprattutto preoccupato delle possibili conseguenze del trasloco dopo un trentennio eli permanenza nel medesimo domicilio sulla salute eli mia mamma. Ma qui il luogo è incantevole. Sono ai margini dell'abitato ed ho sotto le mie finestre una distesa immensa di prato su cui pascola gioiosamente un numerosissimo gregge. E la bellezza del posto è valsa ad alleviare alla mia mamma l'impressione dello spostamento. Mi pare che potrà affrontare felicemente la prova. Anche i vecchi alberi possono essere qualche volta trapiantati 1 •

So quanto sei occupato e non ardisco dirti eli venirmi a trovare nella casa nuova. Ma tu sai bene che ogni visita che mi vorrai fare in qualunque momento mi sarà sempre un preziosissimo dono. È difficile aggiungere qualcosa ai riferimenti bibliografici eli uno ]emolo. Ad ogni modo nella fattispecie mi pare che faresti bene ad aggiungere alla lista delle opere sul modernismo che tu hai sagacemente registrato quella cattolica appunto del Rivière, Histoire du Modernisme Catholique 2• È il medesimo autore dei grandi studi sulla storia del dogma della redenzione ed è una storia del modernismo dettata con grandi preoccupazioni eli oggettività e eli comple­tezza. Io ne feci a suo tempo la recensione in Ricerche Religiose 3•

Loisy è sempre vivo. Ha l'età eli mia mamma perché è nato nel 1 857 e scrive ancora ma i più favorevoli a lui debbono riconoscere che la facoltà ricercatrice si è annacquata e la sua sensibilità religiosa si è fatta straordinariamente bolsa 4• Minocchi è vivo anche lui. Tu ricordi che riuscì secondo nell'ultimo concorso per la storia delle religioni e poiché il concordato non gli permise di occupare la cattedra fu destinato mercé l'intervento del suo grande professore Formichi alla biblioteca eli Pisa dove suppongo esercita anche attualmente le sue mansioni 5 •

Cordialissimi saluti a te ed ai tuoi. Sempre affettuosamente tuo

E. Buonaiuti

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234 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

1 La nuova abitazione di Buonaiuti e della sua mamma era situata nel quartiere della Città giardino, a Monte Sacro, in via Monte Faraone, n. 7, come egli stesso indièa sotto la data cronica della lettera.

2 Cfr. J. fuVIÈRE, Le modemisme datu I'Eglise, Paris, Letouzey et Ané, 1 929. Segnalando quest'opera nelle «Ricerche religiose» IV ( 1 928), p. 1 92, Buonaiuti aveva argomentato che la morte del modernismo denunciata dall'autore rendeva «assai intempestive ed anacronistiche le superstiti diffidenze contro la critica storica applicata ai fatti religiosi». Alcuni anni prima di questa lettera a )emolo, Buonaiuti aveva però decisamente sconsigliato il libro del Rivière al Missir (cfr. Una vita allo sbaraglio ... cit., p. 1 62). Dal canto suo, Giuseppe de Luca trovava il volume « inesatto e incompleto per l'I talia» (cfr. L. MANGONI, <<In partibus ùifidelium» . . . cit., p. 1 29 nota 271) .

3 Cfr. J . fuVJÈRE, Le dogme de la Rédemption chez Saint-Augustin, Paris, Lecoffre - Gabalda, 1 928, ed Io., Le dogme de la Rédemption. Etude théologique, Paris, Gabalda, 1 93 P, recensiti da Buonaiuti nelle <<Ricerche religiose» rispettivamente nell'annata V (1929), pp. 73-74, e VIli ( 1 932), pp. 71 -72.

4 Sugli ultimi anni di Loisy, cfr. M. DELL'ISOLA, A!fred Loisy entretiens et souvenirs ... , Parma, Guanda, 1 957, e R. DE BoYER DE SAJNTE SuzANNE, Alfred Loisy entre fa foi et l'incroyance, Paris, Editions du Centurion, 1 968. Una suggestiva interpretazione della sua evoluzione religiosa durante la fase post-modernista è quella di Henri Bremond (cfr. E. PouLAT, Une oeuvre clandestine d'Henri Bremond, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1 972). I rapporti di Buonaiuti con Loisy dopo la visita che gli aveva reso a Ceffonds nel 1 906 si raffreddarono notevolmente (cfr. Pellegrino di Roma . . . cit., p. 62-63) . Per Buonaiuti il «padre del modernismo» aveva da anni raggiunto gli «estremi della paradossalità religiosa» (cfr. Una vita allo sbaraglio . . . cit., p. 100, lettera del 1 2 dicembre 1 928, e pp. 480-481 , lettera del 12 agosto 1 940, nonché l e «spigolature>> d i Buonaiuti nelle « Ricerche religiose», V, 1 929, p. 1 79, VII, 1 93 1 , pp. 260-263, X, 1 934, p. 1 78).

5 Sul concorso di Minocchi per la cattedra di Storia delle religioni presso l'Università di Milano nel 1 935, si veda la dettagliata relazione in S . MINOCCHI, Memorie di un modemista, a cura di A. AcNOLETTO, introduzione di M. RA CI IETTI , Firenze, Vallecchi, 1 974, pp. 1 34-1 50. Quanto scrive Buonaiuti sull'incarico del Minocchi come bibliotecario a Pisa risulta impreciso, poiché egli venne assunto nel febbraio 1 937 dal Ministero della educazione nazionale in qualità di «salariato giornaliero e temporaneo» presso la R. Soprintendenza all'arte medievale e moderna della Toscana (cfr. ibid., p. 1 51) . Infine, Carlo Formichi (1 87 1 - 1943) era docente di sanscrito prima nell'Università di Pisa e, dal 1 9 1 4, in quella di Roma.

194 1 235

1 2 1 Roma, 9 agosto 1 941

Miei carissimi, Grazie, dal profondo dell'animo, per le buone parole di comrruse­

razione e di conforto che mi avete inviato. Conoscendo quel che la convivenza con la mia mamma era nella

mia quotidiana esistenza, potete facilmente arguire quel che sia stata la sua dipartita per la mia anima : una lacerazione sanguinante 1 •

Cerco ancora, ansiosamente, i l suo sorriso e i l suo gesto, che illuminavano e riempivano tutta la casa.

E li cercherò sempre. Dio mi accompagni in questi poveri, solitari giorni superstltl.

Dopo la fede nella Sua assistenza, il senso solidale di simpatia degli

amici cari è l'unico valido mio viatico. Fedelmente vostro

E.B.

1 Luisa Costa, madre di Buonaiuti, si era spenta i l 22 luglio 1 941 a ottantacinque anni. Su di lei Buonaiuti scriverà un commosso e poetico ricordo in Pellegrino di Roma . . . cit., pp. 448-457.

1 22 Roma, 6 settembre 1 941

Mio carissimo Carlo, Voglio dirti ancora il bene che mi ha fatto la tua buona visita e il

sollievo che mi [ha] 1 apportato la conversazione con te. Quanto mi hai detto era fatto apposta, sotto ogni punto di vista,

per refrigerare questa mia povera anima esacerbata. E voglio dirti ancora grazie per il tuo estratto, che mi hai lasciato.

Ho letto subito, subito le tue due memorie 2• E ho apprezzato e gustato in maniera particolarissima la prima, che

ha una scoperta felice : quella di tutte le speculazioni sui futuribili che sono implicitamente in ogni va/utaifone storica.

A parte la correttezza con cui ti muovi in questa sottilissima zona della definizione scolastica, mi è piaciuta assai questa garbata

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236 Lettere di Buonaiuti a je111ofo

ammoruzwne che tu vieni a dare agli storici che s1 ptcqmo più di oggetti vi tà.

Raccoglierai in volume gueste tue comunicazioni accademiche nelle guali tu riveli, in maniera così incisiva, un aspetto nuovo della tua lucidamente multiforme intelligenza? Dovresti farlo.

Di nuovo, grazie a te e ad Adele, di tutto. E alla tua figliuola i miei auguri più fervidi. Un bacio al lupo! Tuo

1 Parola saltata da Buonaiuti.

E. B .

2 Si tratta di due <<memorie>> pubblicate negli <<Atti della Reale Accademia d'Italia. Rendiconti della classe di scienze morali e storiche della Accademia d'Italia» (Sez. VII, vol. II, 1 941 , pp. 1 06-1 1 8 e pp. 1 8 1 - 1 90) dedicate rispettivamente a Lo storico ed ifilluribili e a La tradio;;jone e il suo mito.

1 23

Roma, 5 dicembre '41

Mio canss1mo, Come dirti adeguatamente grazie? « Religio»? Ma guando mai mi si consentirà di riprenderne le pub­

blicazioni? 1

Non nutro illusioni al riguardo. Ma intuisco le intenzioni del tuo generoso gesto. E te ne sono

tanto riconoscente. Mi hanno inferto l'ultimo colpo : l'ultimo che restava. Così niente cattedra, niente passaporto per andare a Losanna 2,

niente rivista, niente conferenze. Non mi rimane che vegetare, a norma dei loro propositi. Almeno mi sarei ritenuto non immeritevole di un trattamento pm

leale. Dirmi a guattr'occhi che ero condannato per aver detto guesto e guesto. Invece no. Hanno diffidato i proprietari della sala dal farmi parlare ora e sempre 3.

Pazienza! Sono così accostumato ai divieti!

194 1 237

Grazie a te, ai tuoi, alla tua cara figliuola 4 m particolare, per così sentita partecipazione alla mia iattura.

Ci vedremo dungue prima di atale? Vi attendo con desiderio.

E. B.

1 La pubblicazione della rivista diretta da Buonaiuti - che a datare dal gennaio 1 934 aveva assunto la denominazione « Religio» - era stata impedita nel 1 939, subito dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, per ridurre i l consumo e l'importazione della carta (cfr. Pellegrino di Roma . . . cit., pp. 432-433), ma anche per eliminare quei periodici che non erano allineati col regime fascista (cfr. F. J\LIRGIOTIA BROGUO, Ernesto Buonaiuti . . . cit., p. 92; Filoso/t Università Regime. La Scuola di Filosofia di Roma . . . cit., pp. 1 1 6- 1 1 8). L'ultimo numero di <<Religio» era uscito alla fine dell'estate 1 939, il numero di novembre - dicembre, sebbene stampato, non poté circolare (cfr. quanto scrive Niccoli in Pellegrino di Roma . . . cit., p. 554 nota 1 49).

2 Nell 'agosto 1 939 Buonaiuti si era visto rifiutare dalla Questura di Roma il rinnovo del passaporto in seguito alle pressioni della Segreteria di Stato sul Ministero degli esteri tramite l'Ambasciata d'Italia. Buonaiuti aveva infatti ricevuto l'offerta di una cattedra ufficiale e stabile all'Università di Losanna. Nel gennaio successivo l'intervento personale di Mussolini sbloccherà la situazione, ma invano, giacché Buonaiuti non soddisferà alla condizione delle autorità elvetiche di aderire alla chiesa nazionale del Cantone di Vaud (cfr. sulla vicenda F. M IRGIOTIA BRoGLIO,

Emesto Buonaiuti . . . ci t., pp. 96-97; Filosofi Unù,ersità Regime. La Scuola di Filoso/la di Roma . . . ci t., pp. 1 1 9- 12 1 ) . Sui rapporti tra Buonaiuti e l'Università di Losanna, cominciati ne1 1 935, cfr. E. GRIN, Le professmr Ernesto Buonaiuti à Lausatme. SoiiT'mirs, in Ricordi su Ernesto Buonaiuti, Torino 1 968, pp. 33-38, e L. GIORGI, Buonaiuti e le comunità el'tlngeliche SL•izzere, in <<Revue de théologie et de philosophie», CXll l ( 1981) , pp. 376-402.

·1 Buonaiuti si vide proibito in diverse occasioni, dal 1 933 in avanti, anche l'attività di conferenziere da parte della polizia italiana (cfr. F. M \RGIOTIA BROGLIO, Ernesto Buonai11ti . . . ci t., pp. 94-95; Filosofi Università Regime. La Scuola di Filosofia di Roma . . . cit., pp. 108- 1 1 5 ; G. RoCilAT, Regime Jasàsta e chiese evat'!,eliche . . . ci t., pp. 91 nota 1 7 e 207). Non si conosce comunque l'episodio a cui egli si riferisce in questa lettera.

4 Adele Maria Jemolo.

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APPENDICI

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I

AGOSTI O BIAMONTI A ARTURO CARLO ] EMOLO

Roma 22 febbr. [aio] 1 92 1

Carissimo J emolo, Il colloquio di Ginepro 1 col card. Gasparri è avvenuto domenica

scorsa2. Il card. Gasparri, senza entrare minimamente in una discussione

d'indole generale, ha chiesto categoricamente, come condizione indi­spensabile e necessaria per la conciliazione, la rinuncia alla cattedra. Solo quando Ginepro avesse presentato le sue dimissioni, la Segreteria di Stato potrebbe procurare una conciliazione. Ginepro dopo aver dichiarato che la cosa è impossibile, ha cercato di spiegare il grave danno che potrebbe venire anche alla Chiesa, quando si fosse risaputo di questa imposizione in ambienti estranei, ha cercato anche di lu­meggiare il pericolo che al suo posto venga qualcun altro ben più pericoloso e dannoso alla Chiesa che non sia lui ; ha avuto in risposta un'alzata di spalle. Ha accennato alla eventualità di ritirarsi a S. Donato - il card. è scoppiato in una risata, e gli ha detto che già ci sono tanti ordini, e che caso mai potrebbe entrare in qualcuno di quelli che già ci sono.

Compenso per l'abbandono della cattedra gli offrivano un alto posto, forse quello di direttore, nella Biblioteca vaticana!

Ginepro ha risposto decisamente di no ; il card. [inale] nel congedarlo gli ha detto di pensar e meditar ancora sulla gravità della situazione.

Così è finita la conversazione ; e con ciò naturalmente, se non sopravv1ene qualche fatto nuovo, s 'intendono rotte definitivamente le trattative.

1 Con questo nome veniva chiamato Buonaiuti dal gruppo ristretto di amici (cfr. La vita allo sbaraglio . . . cit., p 248 nota 3).

2 l coUoqui tra il Buonaiuti e il cardinal Gasparri furono punteggiati, tra il gennaio e il marzo 1 92 1 , da uno scambio epistolare successivamente reso pubblico da Buonaiuti in Una fede e una disciplina . . . citata.

1 6

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242 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

L'impressione di tutti noi è stata concorde : il Maestro ha fatto bene a non accettare un vergognoso mercato, che astraendo dalle sue idee, tendeva unicamente a far scomparire la sua persona e a ridurre nel più completo silenzio la sua voce molesta. Non un senso di vera fede, non una preoccupazione schiettamente religiosa nelle parole del rappre­sentante del Papa, l'unica preoccupazione evitare uno scandalo. Perciò tutti noi - Clelia Cesarini 3 ha ancora qualche esitazione e spera ancora in un possibile accordo, pur escludendo che il Maestro possa lasciar la cattedra, ma credo che sarà con noi - pensiamo che egli abbia fatto bene a rifiutare.

Il tragico della situazione è che la mamma di Ginepro vorrebbe che il figlio accettasse questi patti tali e quali - e in questo senso esercita la più spietata, devo dir crudele pressione sull'animo del figlio. Ginepro d'altra parte, spirito così profondamente religioso come egli è, soffre assai e per il dolore della mamma e per la prospettiva di dover trascorrere tutta la sua vita lontano da quella intensa vita liturgica e sacramentale della Chiesa, alla quale per tanti anni la sua anima s'è abbeverata. Non ha esitazioni in fondo, crede che la sua via sia netta­mente tracciata, sente che tutto il suo essere ripugna a una sottomissione ch'egli giudicherebbe una vigliaccheria, non di fronte al mondo, ma di fronte alla sua coscienza di sacerdote, di fronte alla verità religiosa ch'egli sente e ch'egli crede obbligo suo diffonder fra i fratelli.

Soffre molto ; approfittando di una momentanea sospensione delle lezioni, dovuta ai tumulti studenteschi, domani andremo a S. Donato - e là almeno passerà qualche ora tranquilla.

Scrivigli anche tu - ha tanto bisogno di ricever parole di conforto e di incoraggiamento dagli amici!

Io ho preso la mia decisione - seguirò fino all'ultimo Ginepro ; il contegno del card. Gasparri mi ha impressionato molto sfavorevolmente. Sento che ciò mette me e gli altri di fronte a responsabilità molto precise - la nostra vita, le nostre opere devono esser tali di fronte al

3 Allieva di Buonaiuti all'Università di Roma e appartenente al gruppo della koinonia (Cfr. L. BEDESCIII, Il processo del JanfUjfi'{jo contro i modemisti romani ... cit., pp. 1 1 6-1 1 7) . Socio fondatore del Circolo universitario di studi storico-religiosi di Roma, nel cui Statuto appare dottore in lettere ( 1921) .

Agostino Biamonti a Arturo Carlo ]emolo 243

mondo da costituire una permanente giustificazione dell'opera del nostro Maestro. La nostra attività deve esser instancabile in ogni campo, contro tutti gli avversari. Credo che se saremo uniti nel lavoro, a qualche cosa riusciremo - sopra ogni altra cosa, mi pare, dobbiamo cercare di riempire col nostro affetto la vita del Maestro, di non fargli sentire mai il gelo della solitudine. Che Dio ci aiuti.

Tutta la coinonia ti saluta affettuosamente. Pace e letizia nel Signore.

Tuo Agostino4

4 Sul Biamonti, cfr. Lettere di E. Buonaiuti a A. C )emolo, nota 3 alla lettera n. 4.

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I I

TESTIMONIANZE D I ARTURO CARLO ]EMOLO

A. Frammento autobiografico 1 21 novembre 1 925

Oggi, che la sconfitta di tutte le idee e di tutte le tendenze senti­mentali cui da undici anni, dal giorno in cui l'Italia è stata divisa in due schiere avverse, aveva dato la mia adesione completa, è irrimediabile e piena, desidero raccogliere le mie idee e formare i proponimenti per la mia vita avvenire di cittadino.

Riandare al passato, rievocare undici anni di alterne vicende, conce­dermi la triste soddisfazione di ripetermi che per undici anni ho visto giorno per giorno avvicinarsi la situazione presente, che ho compreso subito quello che nessun altro vide, che le giornate di maggio erano il colpo mortale inflitto all'Italia liberale e democratica, che mai più se ne sarebbe riavuta, - tutto questo è inutile. Come è inutile recitare l'atto di contrizione per avere io pure nel 1 9 1 9-20 desiderato il dittatore, commettendo il solito infantile errore di quanti rinnegano i principi di libertà, di credere che il dittatore agognato debba essere di loro gusto, avere i loro sentimenti ed i loro propositi.

li presente non potrebbe essere più nero : tutto quel che ci sembrava impossibile si verificasse si è verificato : un assetto politico ove alla libertà è fatto minor posto che non ne abbia mai fatto altro assetto, ove il soffocamento del cittadino è maggiore che non sia mai stato, ove non v'è posto per voci che non siano di plauso - ed al tempo stesso un perfezionamento di mezzi di lotta e di congegni polizieschi che rende­rebbero vano ogni tentativo di rivolta. Un popolo che s'infischia della libertà perduta ; una borghesia lietissima di avere sacrificato i diritti politici

1 Due fogli autografi, conservati presso l'ACS, Fondo ]emolo. Questa testimonianza utile per capire l'atteggiamento «politico» di Jemolo è stata pubblicata, in forma incompleta, nel saggio Dal Carteggio )emolo-Morghen. Cii anni del fascismo (1922- 1925), a cura di C. CIIIARO"n"l, in << uova antologia», CXXIX (1 994), 2 1 9 1 , pp. 1 65-1 76.

Testimonianze di Arturo Carlo }emolo 245

pur di conservare la proprietà per la quale aveva un momento tremato. Un assetto liberale morto ignominiosamente senza trovare un sol don Chisciotte che si facesse ammazzare per lui, già ucciso nella considera­zione del popolo prima di morire : e quando si cade cosi, non si risorge.

Che fare? Quale la via da battere dai pochi onesti cui la propria tempra, il proprio abito sentimentale, legami di affetti o vincoli religiosi, vietano cosi il gesto di Bruto che quello di Catone uticense, e che non possono o non vogliono cercarsi un'altra patria.

I Imperativo. Con i dettami della legge religiosa, con quelli della legge morale, non si dà transazione possibile. Troppi morti aleggiano su questa terra d'Italia : beato chi non li sente! Beato chi può dimenticare, che mogli e figli videro i loro mariti e padri pugnalati sotto i propri occhi, e non un assassino pagò, e se qualcuno fu tratto sui banchi delle assisi, e mogli e figli sfidando minaccie vennero dinanzi ai giurati a gridare loro in faccia "Voi assassinaste" - li videro dopo qualche ora uscire da quell'aula assolti, portati in trionfo dai loro compagni. Beato chi può baciare la propria moglie ed i propri figli, e dimenticare quelle mogli e quei figli. Io non dimenticherò, io non tenderò la mano ai vincitori, non mi umilierò dinanzi a loro.

II imperativo. Non vale contro le fata dar di cozzo. Bisogna accettare quel che del mondo esterno non contrasta con supreme esigenze religiose e morali anche s'esso offenda tutto il nostro modo di vedere e di sentire. Le forme politiche in sé non sono né buone né cattive : l'assolutismo è accettabile, quando non ha uno spirito animatore anticristiano, e quando non si può operare utilmente per il suo crollo.

Nel fascismo quel che v'è d'inaccettabile è l'esaltazione dell'utile sul giusto, della forza sulla bontà, l'avversione alla fratellanza umana, l'amore per la guerra. Dubito però che tutto questo debba restare : la passione per la guerra esaltata da scrittorelli che attesero il 1 922 per sentirla e che furono assenti dalle trincee, non ha impedito a Mussolini di lasciare la politica estera nelle mani di Contarini e di fare una politica est�ra più pacifica ed assenteista che non facessero Stringer [sic] o della Torretta o Scialoja o Tittoni.

Comunque è chiaro il mio dovere : se il fascismo rimarrà anticristia­no, io cercherò di educare nell'avversione ad esso i miei figli. Se invece perderà queste che sono le caratteristiche inconciliabili con i valori fondamentali del cristianesimo, non farò dei figli miei degli isolati, lascerò

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246 Lettere di Buonaiuti a )emolo

ch'essi seguano la corrente. I peccati dei padri non pass�no ai figli : e pur i figli di Bonaccorsi e di Durnini potranno essere degli uomini buoni ed onesti, né avrò repugnanza a che siano amici dei miei figli. Non ripeterò l'errore dei legittimisti francesi, né cercherò di fare dei miei figli degli " emigrati" che neghino i fatti compiuti. N o n avvelenerò neppure i loro giovanili entusiasmi, strappando i veli che incontreranno ai loro occhi la figura del Duce e dei fondatori di questa era, e mostrando di che lagrime grondino e di che sangue le origini del regime.

III imperativo. Poiché rimango in Italia, non sarò un assente e cer­cherò di dare il mio contributo alla vita spirituale di questo popolo, di distinguere quante volte ciò sia possibile tra nazione e governo, di dare alla prima quanto ha diritto di chiedere.

IV imperativo. La situazione oggi sembra nettissima ed importerebbe per me un'astensione completa ed assoluta da tutta la vita pubblica, dalla partecipazione alle poche votazioni formali che ancora si daranno, a pub­bliche cerimonie, ecc. ecc. Non è detto che per tutto il tempo di vita che Dio vorrà ancora !asciarmi la situazione debba essere altrettanto chiara, che mai io debba trovarmi di fronte ad esitazioni e dubbi : in questi mi assisterà se mai il criterio di ogni sano rigorismo, di scegliere la soluzione che meno mi avvantaggi, che sia più in contrasto con gl'impulsi meno nobili, di ambizione o di vanità, che riscontrassi in me.

V imperativo. Nei momenti di maggior sconforto ricorderò che il mondo non si ferma, che tutto passa - e non importa se passeremo prima noi - ch'è la sciocca illusione di tutti i vincitori quella di avere dato vita a qualcosa di definitivo, che per tutti i vincitori scocca presto o tardi l'ora della sconfitta. Se sorgessero momenti in cui fossero possibili illusioni ricorderò che indietro non si torna, e che sarebbe una ingiustizia e forse un male che riacquistasse la libertà per un dono del caso un popolo che l'ha perduta senza muovere un dito per salvarla : se dovranno risorgere degl'italiani liberi, occorrerà essi conquistino la loro libertà, e non la ricevano come un dono. Se no, saremo da capo.

Non sono profeta né figlio di profeti, né mi arrischio a fare vaticini su quella che sarà l'azione del fascismo e la sua evoluzione.

Mi sembra impossibile che si avveri la speranza dei cattolici nazio­nali, il ritorno al 1 81 4, ad un regime principe di Metternich, alleanza del trono e dell'altare, tintinnio di speroni ed incenso di turiboli, il plebeo che si scappella dinanzi al nobile, il povero che cede premuroso il passo

Testimonianze di Arturo Carlo )emolo 247

al ricco. Scomparsi gli oppositori, indossata tutti una stessa coccarda, bandite le ideologie, il problema economico risorgerà in tutta la sua potenza, l'aspirazione eterna del povero ad impadronirsi degli averi del ricco cercherà trovare nel fascismo il suo strumento. Quanto a lungo dureranno gli " armonizzamenti "? Non sarà il fascismo il modo per giungere al bolschevismo, facendo frutto della esperienza russa, evitando sette anni di brancolamenti e di errori?

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248 Lettere di Buonaittti a }emolo

B. Emesto Buonaiuti (1946-47) 1

Sarebbe rimasto stupito e forse avrebbe disdegnato eli vedersi ri­cordato su una rivista giuridica, Ernesto Buonajuti, che, amico personale eli molti giuristi, per il diritto non fu tenero. Egli contrapponeva ai mistici - che nel suo pensero erano la parte eletta della umanità, i veri facitori eli storia, i seminatori nel regno dello spirito - i teologi, ossia i sillogizzanti, gli uomini del freddo, raziocinio ; ed i giuristi non pote­vano costituire che una branca dei teologi. Anche quando espone ed elogia l'opera eli Giustiniano, osserva che nel Corpus juris « sono fissati i principii essenziali eli quella struttura giuridica, che ha continuato a reggere, e sostanzialmente regge tuttora l'apparato empirico ed esteriore degli aggreggati sociali europei moderni». « Apparato empirico ed este­riore» : solo la scorza, l'involucro dell'umanità, era ai suoi occhi il do­minio del diritto.

Ma in una rivista che tratta anche i problemi eli storia, non può esere dimenticato l'autore di quella Storia del cristianesimo, in cui è com­pendiata la parte più viva della molteplice attività del Buonajuti, della sua produzione ricchissima : troppo ricca, a giudizio eli molti, che avreb­bero preferito ad una bibliografia, così densa eli articoli e eli scritti minori, una ristretta a poche opere fondamentali, sorella dell'Africa romana e eli Lutero e fa riforma in Germania.

La Storia del cristianesimo è quanto eli più diverso può pensarsi da una storia eli carattere manualistico, da un trattato-repertorio, denso eli nomi e eli date ; è una storia eli un soggettivismo sconcertante, dove sono posti in fulgida luce i tratti che all'autore appaiono salienti, una storia eli personaggi eli primo piano, che non sono però sempre quelli considerati tali dalla tradizione. Qualche volta potevano certo le predile­zioni personali - Tertulliano, Gioacchino da Fiore, salutato anche vero interprete ed ispirato cantore della riforma cistercense - ma spesso presedeva alla scelta una più penetrante visione, come quella che gli faceva dare così gran posto al cardinale Newman nella storia del cattoli­cesimo dell'ottocento.

1 Apparso in « Il diritto ecclesiastico», 1 946-47, pp. 381 -382.

Testimonianze di Arturo Carlo }emolo 249

Non è qui questione della ortodossia o della eterodossia dell'opera del Buonajuti. Per il credente, la parola decisiva è stata detta dalla Chiesa ; m a sta che lo stesso Buonajuti nei suoi ultimi anni aveva avvertito questo suo estraniarsi dalla Chiesa, non aveva più quell'assillo, quella nostalgia profonda del sacerdozio, che così avevano pesato su eli lui nei primi tempi dopo la scomunica. La porta chiusa che veramente lo angosciava con la sua impenetrabilità, era in questi ultimi anni quella della Università.

Molti contrasti mai superati erano in lui. A v eva contribuito a por­tarlo verso il modernismo, l'amore per il metodo storico, la fiducia negli strumenti della critica, ch'erano gli aspetti con cui il mondo con­temporaneo si era presentato al giovane sacerdote. Ma nel suo fondo restò sempre dominante l'amore per il medioevo - un medioevo un pò falsato, io temo, dove non erano in luce che i grandi spiriti -, e dalla Chiesa lo allontanò quel suo spirito antiteologico, il convinci­mento che ragione e fede non possono scorgersi che come due energie in atteggiamento eli permanente rivalità e d'irreducibile contrasto, ed altresì l'altra convinzione (che a prima vista potrebbe parere eli schietta impronta chiesastica, ma che guardata più nel profondo tale non è) che «uno degli errori più mostruosi della cultura moderna, uno dei sintomi più palesi della nostra degenerazione spirituale», sia «l'aver fatto dell'at­teggiamento della fede e della speranza soprannaturali un affare indivi­duale». Le pagine eli altissima poesia, con rintocchi eli una fede così profonda qual'è raro riscontrare ai nostri giorni, che chiudono la Storia, non sono tipicamente cattoliche : esse raccolgono anche quello che è il retaggio comune a tutte le frazioni della cristianità ed altresì ai molti che credono in un Dio personale - un Dio ignoto - e venerano in Cristo il più alto legislatore morale.

Ma la Storia resta opera fondamentale : il solo capitolo « li cattolice­simo nel Risorgimento» è più ricco eli pensiero, ed in non molte pagine coglie più nel profondo, distingue meglio l'essenza dall'episodio, che non faccia la più gran parte delle trattazioni sui rapporti tra Chiesa e Stato in quel periodo. Si potrà non accettare le conclusioni del Buona­juti ; ma non sarà lecito in avvenire prescindere dall'opera eli lui.

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250 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

C. lntrodu:done al Pellegrino di Roma (1 964) 1

Pellegrino di Roma, pubblicato nel 1 945 con il sottotitolo La genera:done dell'esodo, è ad un tempo il racconto della vita di Buonaiuti, la sua confessione, l'illustrazione della visione del cristianesimo e della missione di questo nel mondo contemporaneo ch'egli ebbe ; il libro ci dice lo sviluppo e gli approfondimenti del suo pensiero intorno a tale missione, a tale rinnovamento del mondo, assillo costante della sua vita, il modo con cui gli apparivano società civile e società religiosa.

C'è dentro tutto il pensiero di Buonaiuti ; solo l'opera dello storico del cristianesimo resta appena accennata.

Il libro contiene anche un quadro - ritratto da un particolare punto di vista, ma da un uomo che sapeva sempre riconoscere la buona fede degli avversari, di quelli che operavano mossi da una concezione del bene della Chiesa antitetica alla sua - del mondo ecclesiastico romano dagli ultimissimi anni del secolo scorso al primo periodo del pontificato di Pio XII.

Libro quindi di somma importanza per chiunque nel tracciare la storia degli ultimi settant'anni non si attenga al deprecato schema che esclude quanto è movimento religioso, non menziona la Chiesa se non per la affermazioni politiche della S. Sede, i suoi contrasti con gli Stati ; mentre quanto costituisce controversie religiose, graecum est, non legitur.

Ernesto Buonaiuti fu la figura saliente del modernismo italiano. Ma chi conobbe Buonaiuti sa l'impossibilità di contenerlo entro

1 confini di un movimento, di una tendenza, di una scuola. Sa anche come quanti non lo avvicinarono non potranno mai rendersi conto di quel che fu il suo fascino, il suo potere di attrazione.

L'alta persona slanciata, magra ma non scarna, la nobilissima testa - sarebbe stato ottimo modello per un busto del pensatore -, gli occhi vivissimi, la voce calda, gradevole ad udire, suasiva. E mai un cenno di pesantezza, di stanchezza su quel volto, mai una sonnolenza,

1 A. C. JE�IOLO, lntrodu�one, in E. BuoNAIUTI, Pellegrino di Roma . . . cit., pp. VII-XXIX.

Testimonianze di Arturo Carlo ]emolo 251

neppure nella devastazione della malattia. L'affabilità estrema, l'interesse che mostrava per le vicende, le preoccupazioni dell'interlocutore, trovando la parola più capace di giungere al suo cuore Qa domanda sui tratti, sul peso del bambino, al neo-padre).

Rispetto al danaro aveva il disinteresse assoluto ; quando ne possedeva, lo !argiva con estrema generosità, fino all'esaurimento ; ma non conosceva l'orgoglio - non cristiano - di rifiutare l'aiuto di ricchi amici se in stato di bisogno. Era uomo che dovunque, nel palazzo di un principe o nella capanna di un carbonaio, si trovava a suo agio e metteva gli altri all'unisono. A v eva vita semplicissima, ed anche alla tavola del gran signore non indulgeva ai piaceri della gola : frugalissimo sempre.

Seri ttore efficacissimo - molte pagine della Storia del cristianesimo sono tra le più belle, le più dense, scritte nell'ultimo cinquantennio -, cultore profondo di quella storia, con approfondimenti ed intuizioni felici, era altresì un oratore unico, sulle cui labbra nessun tema era arido ; non teneva un appunto dinanzi a sé, oltreppassava sempre la misura consueta dei conferenzieri, ma gli ascoltatori non avvertivano lo scorrere del tempo. Ed anche i più umili cercavano di comprenderlo, erano presi dal suo fascino ; particolare quasi comico : negli anni del fascismo un agente di P.S. assisteva a tutte le sue conferenze; ed alla fine si avvicinava umile, dimentico del suo compito, a chiedere al pro­fessore qualche spiegazione ; e le domande erano tali da escludere a priori ogni interesse poliziesco ; dimostravano che quella evocazione del divino, dei lati profondi dell'animo umano, aveva trovato le vie del cuore anche nell'umile agente.

La personalità di Buonaiuti era d'incredibile ricchezza ; sensibile come pochi al fascino della natura, della montagna, del bosco, delle sere trascorse in un rifugio alpino ; appassionato di musica, aperto alla com­prensione di ogni forma d'arte ; attento ad ogni ramo del sapere. Ma soprattutto c'era in lui una straordinaria capacità di contatti umani ; durante una gita in montagna sostava talora con un pecoraio ed intrec­ciava con lui una conversazione, ricca d'interesse per entrambi ; poteva conquistare l'affetto di un bambino.

Quest'uomo così complesso e multiforme poteva tuttavia pur dirsi un semplice : nella vita familiare, nei rapporti con la madre, di cui restò sempre il figlio affettuosissimo, obbediente e devoto - ma la madre era

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donna eli rara comprensione e delicatezza -; nella modestia çlelle abitu­dini, della casa, nei pochi bisogni, malgrado la malferma salute.

Restò sempre prete nell'intimo ; non solo nella virtù - ebbe violenti ed acri oppositori, il padre Rosa della «Civiltà cattolica» non gli diede requie ; nessuno poté però mai gettare dubbi sulla continenza serbata dal sacerdote -, ma anche nell'evitare nelle conversazioni temi audaci, pur se gl'interlocutori li trattassero nei termini più corretti. Palesemente certe questioni lo infastidivano, soprattutto se fossero presenti dei giovani ; poteva discuterne solo con un amico sicuro, esperto della vita, a quat­tr'occhi. Serbò legami vivi con quelli tra i sacerdoti travolti dalla bufera antimodernista che, sottomettendosi o meno, avevano però rispettato gli obblighi del sacerdozio ; anche per questo gli rimase sempre carissimo il devoto Nicola Turchi, egregio studioso eli storia delle religioni (il terreno più prossimo per chi non poteva arrischiarsi a scrivere eli storia del cristianesimo) e con lui don Brizio Casciola.

Aveva intorno a sé una cerchia eli giovani cui era affezionatissimo; ma quel che desiderava per gli eletti era il celibato, la vita povera - una cattedra eli scuola secondaria, preferibilmente -, con sole gioie qualche gita in montagna, qualche concerto, e lo studio : lo studio del cristianesi­mo dei primi secoli ; alla società attuale non era dato tornarvi, ma certi valori, in particolare l'aspettativa del regno, occorreva averli sempre presenti. Chiamava coinonia questa cerchia eli cui era il maestro e la guida. Agostino Biamonti, che ricorda nel Pellegrino, era appunto quegli pronto a realizzare questo ideale eli vita ; più tardi qualche donna, così l'insegnante fedele cui morendo affidò le sue carte, gli parvero realizzare quella che per lui era la vita migliore.

Il modernismo è nome che copre movimenti diversi, con scars1 legami tra loro.

Molto approssimativamente si possono indicare tre fùoni. Un modernismo dottrinale o teologico, eli cui il più noto campione,

carissimo a Buonaiuti (vedasi come parla del loro incontro a Brighton nell'estate del 1 907) , fu Giorgio Tyrrell, e che si riconnette alla grande personalità del cardinale Newman; mira a scuotere la teologia tradizio­nale, o meglio la sua cristallizzazione. L'evolversi della umanità, i pro­gressi dell'uomo, le sue conquiste, portano ad una sempre nuova com­prensione della rivelazione, a scorgere in essa nuovi significati (la buona novella matura in seno alla umanità) . I dogmi devono rispondere ad

Testimonianze di Arturo Carlo )emolo 253

esigenze, inquietudini dello spmto umano, diverse da quelle dei secoli 1n cui furono definiti.

Nelle Lettere di un prete modernista, pubblicate nel 1 908, Buonaiuti aveva scritto : «la dogmatica e la disciplina cattolica rappresentano uno svolgimento posteriore nell'ordine teorico della primitiva esperienza cri­stiana, la quale le conteneva solo potenzialmente . . . Il cristianesimo pri­mitivo, sorto fra i primi seguaci eli Gesù all'annuncio della buona novella, ha fatto a meno eli ogni speculazione riflessa . . . Quando la forte religiosità cristiana, guadagnando in diffusione, ha perduto eli intensità, allora e solo allora, la formulazione dommatica è intervenuta per garantire la soprav­vivenza del sentimento cristiano. La dogmatica, nel suo complesso, rappresenta appunto lo sforzo eli tradurre in termini cosmologici e teo­logici gli elementi razionali capaci eli guidare e alimentare l'esperienza religiosa dell'anima collettiva. Il dogma trinitario, quello cristologico e quello ecclesiastico costituiscono l'espressione intellettualistica eli alcuni postulati religiosi racchiusi in germe nella prima esperienza cristiana». La nuova esperienza religiosa può abbandonare «i sostegni della vecchia mentalità cattolica» : «la nuova esperienza contiene eminentemente tutte le esperienze che l'hanno preceduta» : il principio informatore unitario della prima esperienza cristiana racchiuso in quei dogmi è riconosciuto, pure negandosi dalla nuova esperienza eli applicargli «nel senso tradizio­nale, la nozione astratta e antropomorfica della personalità».

Direi che da queste posizioni Buonaiuti non si sia sostanzialmente mai mosso, che sia sempre rimasto riluttante al concetto tradizionale eli dogma.

Egli scrive che per l'antichità cristiana tra la ragione e la verità eli Dio c'è un abisso, colmabile solo dalla grazia ; mentre per la cristianità post-scolastica quell'abisso è colmabile da una quantità eli ponti eli passaggio costituiti dal materiale fragile delle nostre argomentazione e deduzioni. Paolo raffigurava Cristo in atto eli distruggere tutti i dogmi delle prescrizioni politiche e scolastiche, per fare del suo corpo trafitto sulla croce l'unico dogma vero e palpitante, simbolo eli riconciliazione e eli fraternità fra gli uomini. Nella Lettera di Barnaba (I, 6) , tre sono dogmi del Signore, la speranza della vita, la giustizia, l'amore nella gioia e la letizia ; non è eretico tornare a questi dogmi.

Altrove, pare peraltro giustificare l'esigenza eli tali formulazioni : «l'uomo è sollecitato sempre dal bisogno eli raggiungere il divino attra-

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verso le vie misteriose della sua capacità di comunicazione subcosciente con l'universo, e dal bisogno di tradurre in formule razionali le intuizioni del suo senso sacrale delle cose e le percezioni supervisive delle sue pupille interiori ». Ci sono momenti in cui l'equilibrio tra questi due gruppi di forze innate pare spezzarsi a vantaggio delle formulazioni concettuali e della disciplina burocratica ; occorre allora avere l'audacia di «spezzare l'involucro delle formule, per ridare ritmo circolatorio alle virtù subcoscienti dell'istinto che l'uomo si porta verso la visione religiosa del mondo e della vita associata».

Egli aveva considerato sua prima consegna questa : « svecchiare tutti gli abiti mentali dell'insegnamento cattolico ufficiale ; riportare le anime ad un recupero direto dei valori genuini della primitiva predicazione cristiana, tutta accentrata negli assiomi dell'universale fraternità umana nella coscienza di un unico Padre, Dio». E nelle Lettere aveva scritto : « la funzione vera della religione è di nutrire lo spirito umano con i sentimenti della speranza e dell'amore fraterno».

In Buonaiuti c'è sempre, col vivo senso della Chiesa, che è vera­mente caratteristica saliente del suo pensiero, la tentazione del ritorno alle origini, corretta dalla riflessione che non si può rifarsi alle posizioni elementari da cui mossero la predicazione e la diffusione dei Vangeli, prescindendo dall'apparato di tutta la successiva esperienza associata cristiana.

In questo atteggiamento di fronte al concetto del dogma, al peso del dogma nella fede del cristiano, il modernismo aveva avuto precursori : ci sono pagine di Lambruschini e Capponi che paiono anticipazioni. Ed altre se ne potrebbero trovare.

Gli è che si dà un punto di arrivo quasi obbligato per chi non vuole rinunciare al dogma come elemenlo strutturale della religione, non vuole ridurre questa ad una serie di precetti morali, e d'altronde non crede legittimo il gettare dei ponti tra il razionale ed il numinoso (Buo­naiuti nelle Lettere aveva parlato di «mania mostruosa di spiegare i misteri della vita divina e della spiritualità religiosa con la medesima disinvoltura con cui si definiscono gli elementi costituivi di un corpo»), e pensa che dove non si dà il prosternarsi dinanzi alla luce di Dio, tacendo allora la ragione, questa debba poter comprendere appieno. Dove l'uomo non può intendere, non c'è posto per la formulazione del dogma; allora viene naturale pensare al dogma come adeguamento di verità religiose

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alla religione ; è strettamente legata alle esperienze, al sentire, agli stati d'animo di una civiltà e di un secolo ; nell'adeguamento di un elemento costante, la verità religiosa, ad uno variabile, starebbe la evoluzione dei dogmi.

Si dà poi un modernismo storico, revisione della storia ecclesiastica, ricerca di quelle che furono la fede, le aspettative delle prime generazioni cristiane ; analisi dei testi condotta spassionatamente, senza paura d'indi­care interpolazioni nei libri sacri, di posticipare di qualche secolo la datazione di qualche parte del Vecchio Testamento, d'insegnare che qualche parte di questo, anziché essere dell'autore indicato dalla tradizio­ne, risulterebbe fusione di due testi di epoche diverse.

Ricerca spassionata di storico, per alcuni ; per altri, ricerca mossa da quel desiderio di ritorno alle origini, che è una delle vene del moderni­smo, in contrasto con l'altra, la preoccupazione di concedere ai bisogni di ogni generazione, di dare risposta alle sempre nuove esigenze.

Di questo modernismo storico la figura di maggior fama fu Loisy, che deluse Buonaiuti per la sua aridità (della delusione non è alcun indizio nelle Lettere, ma probabilmente c'era lì un intento apologetico, esaltare una grande figura del modernismo) : un'aridità, una intellettualità, che contrastavano con il fervore, l'empito di vita del giovane sacerdote romano. Non si può non sorridere leggendo nelle memorie di Loisy che quando Buonaiuti venne a visitarlo nel 1 906 a Garnay ebbe il torto di non ammirare le sue galline nere (Buonaiuti nelle Lettere dice che le trovò bruttissime) ; s'immagina il giovane prete entusiasta ed il gelo che l'invade quando quegli in cui si attendeva di trovare il fratello maggiore, il sostegno, gli fa ammirare la proprietà ed il pollaio.

Non sembra che quest'opera del modernismo, volta a ricostruire le origini cristiane prescindendo dalla tradizione, passando sopra alle defi­nizioni della Commissione biblica, si proponesse come scopo anche quello di purificare da superstizioni la religione delle masse, partisse in guerra contro le pie pratiche, le fedi religiose basate sui miracoli, sulle apparizioni, le rivelazioni di santi. Direi anzi che si disinteressasse della religione dei più, forse pensando che anche gli umili sarebbero stati attratti, aspirati, dal rinnovamento religioso, che il modernismo si propo­neva. Mons. Lanzoni, che attende - e trova egli pure amarezze e spine - a quest'opera di purificazione, appare piuttosto sulla scia di un Muratori, che dei modernisti suoi contemporanei. È vero che nelle Lettere

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di Buonaiuti si trovano parole roventi contro la superstizione che inquina la religione del popolo, e si legge anche : «oggi non è piÒ il caso di rispettare le esigenze della pietà popolare» ; ma qui l'uomo dovette mutare, passata la prima giovinezza; ché di quella pietà lo vedemmo sempre rispettosissimo (anche a prescindere dalla recitazione del Rosario con la mamma) .

A ben guardare, questi modernisti erano degli aristocratici ; il campo in cui si proponevano di seminare e mietere era l'ambito degli uomini di cultura ; la religione del popolo, se mai, sarebbe stata modificata di riflesso.

Buonaiuti, con una delle tante contraddizioni inevitabili in un tem­peramento della sua ricchezza, lo vedevamo non indignarsi neppure di forme di religiosità popolare che avessero in sé qualcosa di superstizioso, e nelle manifestazioni collettive del popolo scorgeva un lato essenziale della cristianità, il senso corale, l'unità del popolo dei credenti (non c'era per lui religione senza vita associata) . Fino all'ultimo gli fu caro parteci­pare col popolo, cantando in coro l'inno secolare, al pellegrinaggio del Monte Autore.

E si dà anche un modernismo politico, che accoglie le istanze socialiste, ma non quelle liberali.

A quest'ultimo, ch'ebbe in Italia nel Murri il suo capo, Buonaiuti restò estraneo. In Pellegrino di Roma spiega chiaramente la sua posizione : errore del Murri voler dare l'etichetta cristiana ad un partito politico ; «il cristiano non si diversifica dai suoi concittadini nel nome di una parteci­pazione qualsiasi a determinate posizioni politiche o a frammentarie organizzazioni economico-sociali. Il cristiano è l'uomo che al di sopra e al di là di tutte le specificazioni politiche correnti si sente cittadino di una città superiore e questa sua anagrafica iscrizione in una città superiore traduce in forme di bontà, di temperanza, di mitezza, di condiscendenza, di perdono, da esercitarsi a favore indistintamente di tutti i fratelli che sono suoi compagni di pellegrinaggio e di pena».

Come la predicazione di Cristo aveva infranto ad un tempo la concezione statolatra di Roma e il nazionalismo d'Israele, così occorreva risuscitare il cristianesimo delle origini e sopprimere le barriere nazionali.

Se il Programma dei modernisti guardava alla società terrena per depre­care le iatture che avrebbero recato le contese tra nazioni, il culto della forza, la politica delle democrazie atee ed epicuree, e se si augurava che

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la Chiesa potesse scongiurare queste iatture, era sempre con un'azione dal di fuori, senza mescolanze, che avrebbe dovuto agire, con un'opera di educazione evangelica. Il cittadino doveva cedere il passo al credente.

Era un nuovo modo di concepire la superiorità della Chiesa sullo Stato ; ma la contrapposizione all'idea dello Stato liberale, dello Stato etico, era nettissima.

La città terrena era al di fuori delle preoccupazioni sostanziali di Buonaiuti ; i giudizi che talora nel libro si leggono sulla politica italiana e gli uomini di questa, sono sempre dati sulla bilancia dei valori religiosi. Gli era caro ripetere il brano di Tertulliano che mostra l'inconciliabilità del cristianesimo con l'impero ; non solo ogni commistione di potere religioso e potere politico gli appariva deleteria per la Chiesa, ma il vero cristiano doveva restare distaccato ; non si servono due padroni. Nella sua interpretazione del dare a Cesare, Cristo aveva posto una nota di disprezzo per ciò ch'è la moneta, per quella ch'è la parte di Cesare.

L'aberrazione era la mescolanza della Chiesa con lo Stato ; ma Buonaiuti non era un liberale cui dispiacesse l'abbandono del canone separatista ; a lui doleva la degrazione della Chiesa in quel contatto.

Buonaiuti fu inconciliabile con Croce, Gentile, l'idealismo. Anche quando nel periodo della persecuzione fascista ebbe qualche superficiale rapporto con Croce, non riuscì mai a perdonargli l'insensibilità per il movimento modernista, quel ch'egli aveva scritto all'indomani della P ascendi.

Si può ammettere una certa opacità di Croce per quanto è vita religiosa: lo lasciavano indifferente anche gli studi dell'amico Ruffmi sul pensiero e le distinzioni teologiche di giansenisti e riformati ; e non mi consta che nella cerchia dei fidi, dei carissimi di Croce, ci fosse alcun praticante. Ma Croce non è quel che potrebbe apparire all'ignaro che lo conoscesse solo attraverso Buonaiuti. E quanto a ciò ch'egli scriveva nel 1 907 può ben dirsi ch'era sano senso realistico quello che lo

-portava

a comprendere come - trascorso da secoli il periodo delle eresie e del sorgere di chiese separate - non potesse essere incoraggiato un movi­mento ecclesiastico condannato dalla Chiesa. La ragione, fosse pure crudele, portava a dire : - chi vuole restare si sottometta, chi non può sottomettersi esca, e scriva senza preoccupazioni di censure, con la libertà

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che regna nella società civile italiana - (chi avrebbe potu�o nel 1 907 presagire il Concordato e l'iniquo art. 5?) .

Alternativa impossibile per Buonaiuti, che si paragonava talora all'uccello di Renan che non può allontanarsi dal tempio ; che anche nelle redazioni romane del «Tempo» e del «Mondo» restava sempre a sé ; che poteva avere amici cari anche tra non credenti - Tilgher e Salvatorelli -, ma che l'essenza delle sue preoccupazioni, del suo pensiero, dava ognora ai problemi religiosi, e solo attraverso lo schermo di questi poteva vedere quelli di politica mondiale od interna. Il mondo laico restava per lui quale gli era apparso al tempo della rivista « Rinno­vamento», allorché scriveva : « . . . il terrore oscuro che mi incoglieva nel cuore, alla prospettiva di un esodo ufficiale dalla Chiesa che mi avrebbe lasciato abbandonato al risucchio vertiginoso di un mondo laico, vuoto ormai di qualsiasi salda consistenza spirituale e di qualsiasi vera idealità cristiana».

Ed occorreva altresì dire che, anche se il periodo degli scismi non fosse ormai chiuso da secoli - rapida decadenza dei vecchi cattolici, pur capitanati da uomini della tempra di un Dollinger, e radicati sul saldo terreno teorico del rifiuto di un nuovo dogma - sarebbe stato ben arduo, anche in un altro secolo, far sorgere una chiesa su principii così aerei, mal definibili, che rispondevano piuttosto alla sensibilità dell'uno o dell'altro degli assertori, che ad un sentire comune, propri al modernismo.

Buonaiuti ammette che questo era allo stato fluido della sua prima espansione, ma aggiunge che sarebbe un giorno passato ad una forma schematizzata di sistema fùosofico. Ma non era forse quella forma fluida la sua essenza, ed avrebbe potuto schematizzarsi senza tradirsi?

Afferma Buonaiuti che allorché comparve la Pascendi « il problema della religiosità, del suo contenuto sostanziale, delle sue concrete espres­sioni storiche, della sua realizzazione suprema nella forma datale dalla rivelazione del Cristo e dalla disciplina della Chiesa, cominciava ad uscire dai chiusi recinti del monopolio teologale, per diventare alimento e pun­golo di ogni spirito senziente, consapevole dei compiti e delle esigenze della moralità associata».

E se davvero questo fosse stato, la Pascendi dovrebbe dirsi deleteria per la vita spirituale del nostro popolo. Ma chi ricorda l'Italia del 1 907 sa che solo ben strette cerchie sentivano intensamente i problemi della

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vita religiosa, e queste non andarono mai disperse; fuori di esse non si scorgeva che lo stretto conformismo, la religione che non dà inquietudini, perché tutto è vero quel che insegnano i pastori, e se sorge un dubbio è il confessore a risolverlo ; oppure l'indifferenza, l'avere escluso ogni problema religioso dai propri interessamenti. Anche cenacoli non con­fessionali, come Coenobium di Lugano, raccoglievano spiriti eletti, ma restavano ignoti alle masse. In seno a queste, se i più giovani comincia­vano a ribellarsi agli spunti dell'anticlericalismo becero, era piuttosto l'influenza, diretta od indiretta, della «Critica» di Croce che agiva su loro.

In Pellegrino Buonaiuti (che nelle Lettere appare violentissimo contro il neo-tomismo, camicia di Nesso imposta al pensiero moderno, e scrive che « la fùosofia comincia ad avere un nuovo concetto di se stessa, e non appare più come forma di conoscenza, la più universale fra tutte, dell'universo, bensì come una maniera particolare in cui si esplica l'atti­vità interiore dell'uomo») afferma di essere rimasto per tutta la sua esistenza «un aderente alla fùosofia tradizionale della civiltà mediterranea, edificata da Aristotile nel mondo classico, e da San Tommaso nel mondo cristiano».

Sempre sincero, Buonaiuti lo credeva fermamente ; ma è lecito pensare che più della impronta dell'Aquinate si sentisse in lui quella di Schleiermacher, di Newman, di Blondel (questi protestò sempre contro ogni sua connessione al modernismo; ma nessun maestro sa quali piante nasceranno dai semi che ha gettato) . E quel suo «principio divino che, attraverso la nostra minuscola ma indispensabile contribuzione all'opera del bene, realizza in ogni istante l'ideale del Suo Regno», quel «program­ma mistico di realizzazione divina nello sviluppo della vita umana asso­ciata», a chi guardasse da un'altra sponda, essendo negato al mistero sacrale dell'universo di cui Buonaiuti era pervaso, avrebbe anche potuto essere accomunato a postulati idealisti-storicistici.

Cosa rappresentò il movimento modernista nella storia della Chiesa? Domanda spontanea e che tuttavia è dubbio se consenta r1sposta :

giacché nessuno può sapere se il mutare dell'atteggiamento della Chiesa non sarebbe stato lo stesso senza il moto modernista, se questo abbia accelerato o ritardato Oa reazione che suole aversi al prospettarsi di un pericolo, e che suole eccedere per dimensioni il pericolo stesso) quel mutamento.

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260 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Il modernismo nasceva dalla esigenza di quella parte delle classi colte non distaccata dalla religione, di averne una meno ancorata a ri­sposte date molti molti secoli addietro, magari nel mondo degl'imperatori cristiani di Bisanzio, meno legata a problemi, a preoccupazioni scomparse dall'orizzonte dell'uomo europeo da qualche secolo ; dalla esigenza di una religione fatta per gli uomini e che non può prescindere dall'uomo storico qual è in un dato momento, né pretendere di dare agli adulti il pane degl'infanti.

Ma sorgeva altresì da una posizione particolare dell'ultimo ottocento, la grande fede nella scienza, nella risposta definitiva che questa in ogni ambito poteva dare. La storia della creazione, i libri sacri, la tradizione, andavano coordinati con la scienza ; questa non poteva errare (perché non si dubitava delle risposte definitive della scienza, né si pensava che un'altra generazione avrebbe potuto modificarle od annulllarle) .

Intorno al 1 900 nel mondo della cultura laica già cominciava la crisi di questa fede nella scienza; ma era naturale che nei seminari, tra il giovane clero, giungesse col ritardo di una generazione. E quel pro­blema della conciliazione di scienza e fede, che per le generazioni attuali non è più tale (anche per l'ampia libertà lasciata dagli ultimi Papi di opinare in tutto ciò che non è strettamente articolo di fede) , appariva assillante in anni ov'era diffusa una forma mentale per cui sembrava possibile perdere la fede se un iota di ciò che si riteneva dogma appa­risse inaccettabile. Non si può comprender questa storia pur recente senza ricordare tale diffuso sentire : se un solo punto della Rivelazione crolla (o pare crollare) , tutto si dissolve. Positivismo, mentalità scienti­fica, davano ai credenti l'assillo di una religione con stretto sistema logico, ove, rivela tosi falso un

· passaggio, perdono valore tutte le con­

clusioni successive. Per Buonaiuti era compito essenziale dei sacerdoti della sua generazione

eliminare il «contrasto fra le conclusioni delle discipline morali e storiche applicate al fatto religioso e al fatto cristiano, e le proclamazioni cosiddette infallibili degli ultimi concili ecumenici, di Trento e del Vaticano».

Sulla formazione dei modernisti influiva anche quella reazione al­l'immobilismo, quel culto dell'azione, del rinnovamento, ch'era pur esso nello spirito del tempo.

È oggi opinione pur di ecclesiastici d'indubbia ortodossia che la reazione antimodernista tagliò ad un tempo il grano ed il loglio (qualcosa

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di simile era avvenuto anche alla controriforma) . E se la naturale ripu­gnanza della Chiesa a tutto ciò che possa avere l'aspetto di una resipi­scenza fa sì che si continui ad imporre il giuramento antimodernista, sta che oggi sono tesi comunemente accolte quelle che nel decennio posteriore al 1 907 sarebbero state esposte a sicura condanna. La parte più sana del modernismo - soprattutto del filone storico e politico -è oggi accettata.

Forse la miglior giustificazione delle condanne pontificie sta in quel che la dottrina modernista aveva di vago, di suscettibile d'interpretazioni individuali : la Chiesa non può non preoccuparsi che la massa dei credenti conosca ad ogni ora concretamente ciò che deve credere, ciò che è di fede.

Quel che non si riuscirà mai a giustificare è la caccia ai modernisti sulla base di sospetti, di delazioni, di abusi di fiducia a danno di amici ; in cui emersero ambigui personaggi, non certo onore dell'abito talare. Per anni nel clero si respirò un'aria avvelenata; ogni parola, ogni riga, poteva, male interpretata, dare luogo ad un'accusa. Anche eminenti cardinali avvertirono quel malessere.

Ho sempre scorto una certa armonia di ritmo (sarebbe troppo dire parallelismo) tra la controversia fra giansenisti e gesuiti nel sec. XVII e quella tra gesuiti e modernisti all'inizio di questo secolo. I giansenisti erano per l'immobilismo; la Chiesa non doveva preoccuparsi dei nuovi atteggiamenti dello spirito europeo dopo il rinascimento, non della ripugnanza che l'uomo moderno poteva provare per certi insegnamenti : la dannazione con pena sensibile dei bambini morti senza battesimo, il diniego della grazia ai non eletti, l'umanità massa dannata con pochi salvi. Gl'insegnamenti di Sant'Agostino dovevano valere per ogni secolo ; diffidavano anche della critica storica, di Richard Simon.

La teologia gesuitica rispondeva alle esigenze del tempo, rendeva la giustizia di Dio comprensibile, comunque non ripugnante, agli occhi umani. Potevano esserci rilassamenti soverchi nella morale ; peraltro i casisti erano fini analizzatori del cuore umano, comprendevano l'im­possibilità di rinchiudere entro rigide categorie, entro poche leggi generali, l'inf.tnita varietà dei casi, le inf.tnite scelte dell'uomo.

Quest'opera di render la fede accetta all'uomo contemporaneo, da lui assimilabile, volle essere pure l'impresa dei modernisti ; e le voci di diniego e d'immobilismo, che partivano dalla «Civiltà cattolica», echeg­giavano quelle dei giansenisti.

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262 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Non si suole riflettere che in una religione immobile, _ in cui tutto sia stato detto una volta per sempre, in dommatica ed in morale, un capo infallibile, autorità suprema ed inappellabile, apparirebbe superfluo. Mentre più necessario che mai sembra là dove la religione, pure arroccata ad un certo numero di verità supreme, deve spiegare queste con parole nuove ad ogni generazione, deve rispondere alle inquietudini, agli assilli di ogni secolo, deve tener presente che nuovi dubbi sorgono, nuovi problemi morali si pongono.

I giansenisti erano logici nel ritenere che nella religione immobile da loro asserita al Papa poteva bastare un mero primato d'onore ; i modernisti avrebbero dovuto logicamente essere calorosi assertori dell'autorità pontificia.

Ma che rispondere alla domanda di ciò che abbia rappresentato nella storia della Chiesa il modernismo?

Direi sicuramente un memento di esigenze intellettuali di una parte, poco numerosa, ma qualificata intellettualmente della cattolicità. Dal punto di vista cristiano l'intellettuale non ha diritto a particolari riguardi : il perfetto cristiano si trova più sovente tra gli umili, gl'incolti. Ma nei rapporti della Chiesa con la società le classi colte non possono venire trascurate, per l'influenza ch'esercitano.

Negherei tuttavia che nel mutato indirizzo che già trapela negli ultimi anni del pontificato di Pio XII, ed appare chiaro durante quello di Giovanni XXIII e continua con Paolo VI, debba vedersi un effetto ritardato del modernismo.

L'esigenza che presiede a questo mutato indirizzo è la riconquista di una società scristianizzata in tutte le sue classi (ma la preoccupazione è soprattutto per quelle più umili, che in altri secoli si erano conservate fedeli alla religione, allorché la borghesia se ne allontanava) , e per tale riconquista occorreva la mano tesa, il colloquio, non la condanna a priori di quanto fosse fuori degli schemi della ortodossia; ed intraprendere il colloquio su un terreno piano, non su dati teologici ostici alla mentalità di quasi tutti i contemporanei.

Un superstite della generazione modernista potrebbe qui osservare che se all'indomani della seconda guerra mondiale la società appariva scristianizzata, questo era un effetto della vittoriosa offensiva condotta quarant'anni prima contro il modernismo.

Nessuno può dire ciò che sarebbe seguito se un certo evento non si fosse prodotto ; ma è difficile credere che un rinnovamento della

Testimonianze di Arturo Carlo ]emolo 263

Chiesa secondo le direttive dei modernisti avrebbe potuto sbarrare la via vuoi al comunismo, vuoi alla sete di agi, di godimenti, verme distruttore del senso religioso.

Le pagine del Pellegrino dicono cosa fosse per Buonaiuti, per cui la vita non poteva essere che vita associata, dialogo col fratello o parteci­pazione al coro dei cristiani aranti, la cattedra universitaria.

Raramente una cattedra fu tenuta in modo più degno, raramente un maestro possedette maggiori capacità formative, raramente si ebbe quell'armonia di ogni momento tra maestro e discepoli, e lo studente universitario trovò nel professore l'amico, il confidente.

Spendide lezioni ; il grande oratore non diceva mai parole vuote, mai si ripeteva ; il pensiero si sviluppava in anelli concentrici, affinandosi. Non un appunto davanti e non una divagazione.

Non il pubblico mondano di qualche professore letterato, ma ac­canto agli allievi alcuni amici ; ricordo in prima fùa, assiduo, il vecchio senatore Luigi Bodio, il creatore dell'organizzazione statistica italiana.

Togliergli la cattedra fu la prima ferita che lo colpì in modo tale da turbarlo nel profondo, da mutarlo (l'altra fu la spogliazione coattiva dell'abito sacerdotale) .

Il Concordato non aveva effetti retroattivi, come aveva dichiarato Mussolini, e tutti gli altri professori ex-preti, incorsi in censure, vennero lasciati ai loro posti. A Buonaiuti l'insegnamento effettivo era stato tolto, in forma non legale, prima del Concordato, come egli narra - e certo non era stato il suo collega di facoltà ministro Pietro Fedele, assertore della Conciliazione e desideroso di avere in essa il suo posto, a sostenere Buonaiuti -; questi, allontanato temporaneamente con un incarico di studio, restava però sempre il titolare della cattedra romana di storia del cristianesimo. Che il fascismo schiacciasse un ribelle come Buonaiuti ) senza preoccupazioni di legalità, non è a stupire. Ma fu veramente grave che i ministri della Liberazione - passarono alla Istruzione De Ruggiero, Arangio Ruiz, Malè, che ricordo poi ai funerali di Buonaiuti ....:::__ non si curassero di ridare la cattedra a Buonaiuti. Sarebbero stati in una botte di ferro sul terreno giuridico. Buonaiuti era rimasto professore di ruolo, titolare della cattedra (sia pure dispensato dall'obbligo dell'insegnamento per attendere ad incarichi di studio) fino al 1 93 1 , allorché si era rifiutato di prestare giuramento di fedeltà al regime, ed era stato dimesso, senza

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264 Lettere di Buonaiuti a )emolo

aver maturato diritto a pensione ; c'era la dichiarazione Mussolini, negli Atti parlamentari, di non retroattività del Concordato, c'era il dato positivo che tutti i professori ex-preti, quasi tutti naufraghi della crisi modernista, erano rimasti in cattedra, senza proteste della S. Sede. La tesi giuridica degli amici di Buonaiuti era inattaccabile - od il ritorno di Buonaiuti alla cattedra o le nostre dimissioni - mostra come subito all'indomani della Liberazione si entrasse nella via delle transazioni, degli accordi di partito ; già mancava il senso delle grandi questioni ideali, nel cui ambito nessun interesse pratico consente compromessi ; è un segno rivelatore di quello che fu il rapido spegnersi del roveto ardente ch'era stata la Resistenza.

Ad ogni pronuncia del S. Ufficio si discusse appassionamente tra gli amici ed allievi di Buonaiuti della giustizia di queste condanne.

Problema inesistente. Anche chi non sia cattolico e sia disposto a giudicare qualsiasi atto

della suprema autorità della Chiesa, riflette che in ogni religione gli organi che devono dirigerne l'indirizzo e mantenere la continuità hanno il potere di formare giudizi insindacabili su quello che il bene della religione esiga.

E non c'è nessuno che dal di fuori possa sovrapporre un suo giudizio.

Le opere degli uomini politici sono ancora suscettibili di venire valutate con il termometro, sia pure incerto, del successo.

Ma questo non è applicabile ai capi di una religione. Se anche certi loro atteggiamenti, certi loro atti, provocassero reazioni nelle masse ed avessero per effetto larghe diserzioni di credenti, sarebbe sempre possibile sostenere ch'essi hanno salvato la purezza delle religione, hanno saputo interpretare la parola di Dio e distinguere i veri dai falsi credenti.

Soprattutto chi si ponga dal punto di vista modernista, di dover adeguare la verità religiosa alle esperienze, alle aspettative di ogni genera­zione, si rende conto di come questo adeguamento possa essere compiuto secondo apprezzamenti discrezionali diversissimi.

Soltanto chi concepisce una religione come una serie di norme giuridiche da cui si debbono trarre i corollari, potrebbe assumersi la funzione del giudice, che sulla base degli articoli di codice conchiude se un'azione sia lecita o meno.

Può solo farsi qualche osservazione estrinseca.

Testimonianze di Arturo Carlo )emolo 265

Buonaiuti ricorda che mons. C. Perosi, segretario del S. U fficio, lo congedò, in quell'incontro del 1 924 che precedette la scomunica, dicen­dogli : « on c'è nulla da fare, avete un cervello troppo diverso dal nostro». Rammento che una volta, evocando Buonaiuti col card. G. B. Nasalli Rocca, questi mi disse : «Se parlasse i l linguaggio di tutti gli altri, guanti guai si sarebbe evitati ».

Non si trattava certamente di linguaggio, e forse neppure di cervello, ma di concezioni profondamente diverse intorno all'essenza del cristia­nesimo e, a ben vedere, intorno al modo migliore per condurre gli uomini a quel fine che certamente così Buonaiuti come mons. Perosi si volevano : renderli obbedienti alle legge cristiana.

In fondo il pessimismo che Buonaiuti ricorda espresso in modo drastico nelle parole di mons. U . Benigni - gli uomini non essere capaci di nulla di bene nel mondo, la storia essere un continuo e dispe­rato conato di vomito, occorrere per questa umanità l'Inquisizione - era ed è pure alla base dell'atteggiamento degli uomini di Chiesa che consi­derano suprema virtù l'obbedienza.

Buonaiuti era invece un ottimista ; credeva l'uomo suscettibile di salire, scaldato solo dalla legge di amore che è nella parola di Cristo.

Come ho già detto, né lui né altri modernisti combatterono le forme di devozione popolare, diedero opera a modificare la religione degli umili ; non mi consta che pensassero neppure a toccare il rito. Non so se sia immaginazione di nemico la descrizione di una messa modernista in un romanzo di P . Bourget, Le démon du midi, in Italia nessuno vide nulla di simile. E la celebrazione della messa da parte di Buonaiuti non poteva essere più edificante : spirava reverenza da ogni suo atto, da suo volto ; tutto il rito era compiuto a perfezione in un'epoca in cui purtroppo nelle chiese non di rado la messa era sbrigata in meno di venti minuti .

Tuttavia la dottrina modernista veniva a scavare un iato più grande che mai tra la religione degl'intellettuali e quella degli umili.

La Chiesa è in continuo movimento ; peraltro ha sempre evitato i passi troppo bruschi, le lacerazioni. Alcune enunciazioni potevano in effetto scandalizzare chi non riuscisse a seguire tutto l'iter mentale di Buonaiuti - un cammino tracciato piuttosto da una logica sentimentale che da una logica scolastica -, il quale le riconnetteva a proposizioni di perfetta ortodossia.

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266 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Affermazioni come quella, che per Paolo c'è «un parallelismo per­fetto, meglio una identificazione paradossalmente sublime, fra il corpo del Signore consumato nel pasto agapico e il corpo mistico del Signore medesimo rappresentato dalla comunità dei fedeli . San Paolo giungeva cosi ad immaginare e a dire, in tutte lettere, che, affinché il pane consumato fosse veramente il corpo del Signore, bisognava perentoria­mente che i partecipi al pasto, i fratelli, si sentissero e si mostrassero cosi intimamente e così integralmente fusi in unità, da avallare con la loro solidarietà mistica, che costituiva anch'essa il corpo del Signore, la prodigiosa trasformazione del pane fisico in pane divino» (riecheggiano le parole delle Lettere: «col tempo si è venuta formando la dottrina della presenza reale, e più tardi della transustanziazione. Si è smarrito, attra­verso a questa trasformazione, il valore etico primitivo del rito») : non potevano non apparire in contrasto con insegnamenti millenari, radicati nelle coscienze dei fedeli, ed insinuare dubbi tormentosi.

Ma lo storico che non entra nel merito delle condanne e si rende conto di ciò che il modernismo aveva di conturbante, deve aggiungere questo : che nella lotta antimodernista non si separò il grano dal laglio, e furono sospettati e soffrirono anche ottimi, impeccabili preti, il cui ricordo è oggi evocato con rispetto da cardinali e vescovi ; così un mons. Lanzoni che dovette restringere, soffocare la sua opera di storico. Sap­piamo oggi ch'ebbero a soffrire pure porporati della statura di Ferrari e Maffì .

Furono seguiti metodi che parevano caduti in disuso, che alcuni decenni più tardi sarebbero apparsi impossibili (vorrei dire usciti per sempre dalla vita della Chiesa: ma sono troppo ardite le affermazioni che impegnano l'avvenire) .

Non solo richiamato il dovere di denunciare l'eretico, o quegli che fosse sospetto, ma giovani preti furono fatti strumento di spionaggio, senza riguardo allo scandalo che poteva venire ai più dal vedere un tal uso dell'abito talare. L'episodio narrato in Pellegrino di Roma, del prete che a Ginevra, ottenuta l'ospitalità di Antonino De Stefano, ne fotografa la corrispondenza (e cosi una lettera di Buonaiuti) per porla a disposizione del S. Ufficio, non è che uno dei tanti del tempo.

In questa vicenda, e così non soltanto all'epoca della Pascendi, ma fino alla morte di Buonaiuti, la Chiesa si attenne alla regola ch'essa, che possiede la verità, non può scendere al colloquio, ma deve preservare

Testimonianze di Arturo Cario ]emolo 267

i fedeli dall'errore, e pertanto ricorrere ad ogni mezzo per chiudere la bocca a chi diffonda dottrine erronee.

All'indomani della morte di Buonaiuti !'«Osservatore romano», rispondendo alle deplorazioni per ciò che la S. Sede non aveva permesso ch'egli risalisse la cattedra romana, scriveva : dover la Chiesa invocare ogni salvaguardia per attingere il suo ultimo fine, «ed una di queste salvaguardie è l'impedire che chi erra, chi devia cioè dalla strada che alla mèta suprema conduce compromettendo così anche i benefici che da tal mèta derivano sullo stesso cammino temporale che ce l'assicura, possa indurre altre anime ad errare e a deviare».

Questa, del rifiuto della discussione e del bavaglio posto all'errante, era tradizione secolare ; ma venne seguito altresì il criterio, pur questo tradizionale, di condannare tutto in blocco quanto venisse dall'errante (per isolarlo dai fedeli, per timore di un veleno insito nelle sue pagine, che potesse sfuggire pure al più acuto censore, sicché furono condannati anche scritti irreprensibili, di apologetica cattolica). L'episodio di padre Gemelli, che pretende non veda la luce Lutero, senza volerne conoscere il contenuto è in linea con tutta la condotta che fu tenuta con Buonaiuti ; ) si voleva tacesse, il suo nome fosse dimenticato.

Nel mondo ecclesiastico si era riusciti a rendere quasi pauroso il nome di Buonaiuti. Occorreva il sereno coraggio, la tranquilla coscienza di Nicola Turchi, per confessare la persistente amicizia per Buonaiuti. Ho un ricordo tra doloroso e comico ; una volta che Buonaiuti era nostro ospite a Bologna, nella casa isolata, fuori porta, che abitavamo, telefonò un misterioso Timoteo che desiderava vederlo ; venne (lo rivedo col cappello duro, intabarrato) e s'intrattenne con lui. Non ho mai conosciuto il suo nome ; so ch'era un sacerdote, cappellano dei Balilla. Per una visita allo scomunicato, le precauzioni non erano mai troppe. E quanti laici che gli erano stati sinceramente amici, che gli volevano bene, stentavano a superare il diaframma dello scomunicato vitando.

È ancora nella tradizione che la Chiesa invocasse il braccio secolare ; ma l'uso di questo strumento non ripugna soltanto al cittadino che qualcosa abbia assorbito della tradizione liberale, e che creda nel principio, scritto nella costituzione del suo Paese, del diritto di ciascuno di profes­sare liberamente e di far propaganda delle sue idee, quali si siano ; ma dispiace altresì al credente. Il ricorso al braccio secolare nella coscienza d'oggi umilia la Chiesa ; e pare avvilente per questa l'episodio del ministro

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268 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Fedele che, per indurre la S. Sede a cedere nella controversia intorno agli esploratori cattolici, adopera non infruttuosamente ii mezzo di avvertire un padre gesuita che, se la controversia non verrà composta, si permetterà a Buonaiuti di riprendere le sue lezioni.

Pochi uomini resisterebbero senza esserne se non stroncati, trasfor­mati, ad una persecuzione che si prolungasse lungo tutto il corso della lora vita ; cominciando allorché hanno venticinque anni e non rallentan­dosi mai.

Ma per Buonaiuti che aveva il senso corale della vita, che non concepiva la religione se non in forma associata, ch'era nato maestro, ch'era convinto di avere una sua missione, parole di vita, un messaggio da trasmettere, il bavaglio era insopportabile.

Toltagli la cattedra, sottrattegli le sedi in cui teneva conferenze, rese da ultimo impossibili queste, negatogli il passaporto perché non potesse tenere il corso a Losanna, create difficoltà su difficoltà per le sue riviste, fino al diniego della carta, strappatogli dal braccio secolare l'abito talare.

Bisogna ricordare tutto questo per rendersi conto di alcuni giudizi non equanimi contenuti in Pellegrino di Roma.

Così nessuno può credere che ci sia una qualunque connessione tra i successi della filosofia idealista e la politica estera dell'Italia, l'asse Roma-Berlino. Non è chi non sappia che quei successi non andavano oltre la cerchia della università, e gl'indirizzi delle nostre facoltà filosofiche non hanno mai esercitato alcuna influenza sulle scelte politiche del Paese. Se le cattedre fossero ancora state occupate da allievi di Ardigò, questo non avrebbe davvero recato alcuna remora alla politica estera del fasci­smo. Del resto, forse che dopo il 1 87 1 un'Italia positivista ed anticlericale non aveva plaudito al prussianesimo trionfante, alla politica di Bismarck? in quale clima era maturata la triplice alleanza?

Del pari è difficile trovare giuste le riserve che nel libro si muovano all'accorato, commosso discorso tenuto da Pio XII il 1 2 marzo 1 944 al popolo adunato in piazza S. Pietro ; il cristiano accetta il dolore, accetta la pena ; ma non viene meno alla sua fede se prega Dio di risparmiarglieli. E troppi italiani che avevano detestato il fascismo, giudicata pazzesca la sua politica estera, non potevano sentirsi responsabili ; non certo Buo­naiuti, nemico di ogni violenza, avrebbe mai rimproverato loro di non essere insorti.

Testimonianze di Arturo Carlo ]emolo 269

Qualche riserva farei anche alla pagina che segue, dedicata agli ebrei : accanto ai pochi che « si erano dati a speculare sui cavalli e sui carri dei popoli in mezzo a cui vivevano», guanti, in Italia soprattutto, dignitosi, semplici insegnanti uomini e donne, in ogni ordine di scuole (Mondolfo, Castelnuovo, Falco, Fanno), eccellenti maestri che non avevano mai inneggiato agli idoli del tempo, guanti buoni magistrati, impiegati, ufficiali.

Una bella pagina di P.P. Trompeo nel volumetto Preti descrive la messa di suffragio per Romolo Murri celebrata da don Brizio Casciola ; e menzionando i molti presenti, quasi tutti superstiti della bufera moder­nista, scrive : era un grande ritorno.

Veramente un grande ritorno. Da molto tempo era rientrato nei ranghi Guglielmo Quadretta, vi sarebbe pure ritornato, in avanzata vecchiaia, Antonino De Stefano.

È sempre arbitrario affermare ciò che avrebbe compiuto qualcuno se il corso della sua vita si fosse protratto ; Buonaiuti, tutto preso nella sua visione di radicale rinnovamento cristiano, non giunse a vedere alcuni mutamenti - nel senso di più larga libertà concessa dalla Chiesa alla critica storica, anche in punti fondamentali - che si verificarono poco dopo la sua morte : così la lettera al card. E. C. Suhard della Commissione biblica pontificia sull'epoca del Pentateuco e sul genere letterario dei primi libri del Genesi del 1 6 gennaio 1 948 ; documento semplicemente impensabile al tempo della Pascendi.

È lecito tuttavia pensare che se fosse giunto a vedere il pontificato del suo coetaneo Angelo Roncalli, l'indizione del Concilio ecumenico, ci sarebbe stato anche per lui il ritorno.

Si legge in Pellegrino di Roma ch'egli ebbe un giorno a dire al cardinal F. Marmaggi che avrebbe compiuto la completa adesione desiderata dalla Chiesa, l'accettazione di tutte le condizioni, pur di essere agnello nel gregge di Pietro, se un uomo con1e il Marmaggi fosse stato elevato al soglio pontificio. Non penso che avrebbe rifiutato a Giovanni XXIII quel ch'era disposto a concedere al suo antico prefetto di seminario, a cui lo sospingeva il profondo senso della Chiesa, ch'è alla base di tutta la sua opera : Cristo non si dà al singolo, ma si palesa ai fratelli, la religione è vita associata, si alimenta nella comunità.

Certo Buonaiuti avrebbe allora riconosciuto la vanità di ogni giudizio che suonasse agonia del cattolicesimo, avrebbe cancellato le righe in cui

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270 Lettere di Buonaiuti a )emolo

parla dell'«alone di luce di quel pontificato di Leone XIII, c�e probabil­mente passerà nella storia come l'ultimo bagliore di un sole tramontante».

Nel libro si parla del tentativo di conciliazione compiuto da padre Agostino Gemelli dopo la lettera inviata da Buonaiuti a Pio XI.

Nessun dubbio che padre Gemelli fosse l'uomo meno adatto per quel passo. Sinceramente, illimitatamente devoto alla Chiesa, la sua visione del bene di questa era antitetica a quella di Buonaiuti. Era un realizzatore, non pensava ad un trionfo della Chiesa che non fosse visibile, estrinse­cantesi in istituti umani, non aveva ripugnanze per gli accordi ed anche le transazioni con Cesare. ·

Padre Gemelli mi raccontava un giorno di aver riferito a Pio X I dell'insuccesso della sua missione ; e soggiungeva che i l Papa s i era commosso ed aveva detto : possa Dio essere più misericordioso di quel che a Noi non è consentito di essere.

Quanti credono nella vita futura, in una forma imperscrutabile ai nostri sensi umani, e ricordano quel che Buonaiuti fu, il suo amore per gli uomini tutti, il suo desiderio di bene, l'aiuto che diede a quanti trovò sulla sua strada ed avessero bisogno di lui, il suo costante anelito alla realizzazione della parola di Cristo - confidano ch'egli sia tra gli eletti.

ARTURO CARLO J EMOLO

Testimonianze di Arturo Carlo )emolo 271

D. L'eredità di Buonaiuti (29 aprile 1 97 1 ) 1

ell'ultima decade di aprile caddero i venticinque anni dalla morte di Ernesto Buonaiuti ; e fedeli allievi, nonché un attento indagatore di documenti del movimento modernista, lo commemorarono. Non ero presente, ma so che la rievocazione di Buonaiuti non fu concorde; ciascuno dei presenti non lo riteneva appieno in quel che altri diceva di lui.

Non avrebbe potuto essere diversamente. Anche a lasciare da parte il Buonaiuti della giovinezza, degli scritti anteriori al 1 9 1 5, che costitui­scono un periodo chiuso della sua vita, e ch'egli in buona parte disco­nobbe, anche a considerare solo il Buonaiuti degli ultimi trent'anni di sua vita, il personaggio appare così a sé, non suscettibile di raffronti, che non è a stupire se ciascuno degli amici ed allievi ne abbia recepito solo un aspetto, quello a lui più congeniale.

Non si può avvicinarlo ad alcun altro del movimento modernista ; schietta e reciproca antipatia per Loisy; rispetto a Murri interessi diversi, due cerchie senza punti di contatto ; scarse relazioni con Minocchi ; amicizia vera con Nicola Turchi, lo storico delle religioni, che peraltro rimase sempre nell'ovile della Chiesa. Buonaiuti si rifaceva a Tyrrell, ed attraverso lui a Newman. Ma Newman era morto quando Buonaiuti era bambino e non credo che con Tyrrell, spentosi nel 1 909 ci fossero stati rapporti se non epistolari, comunque al più un incontro.

Impossibile poi accostare Buonaiuti ad alcuno dei cosiddetti ribelli, anteriori o posteriori a lui : non a Lambruschini, se pure alcune pagine di questo siano pagine moderniste «avant la iettre», meno che mai ai preti patrioti del Risorgimento ; non a Renan, seppure alcune immagini di Renan, quella dell'uccello che gira intorno alla cattedrale, conscio che soltanto entro quella potrebbe trovare pace?, fiorissero non di rado sulle labbra di Buonaiuti ; non a Lamennais ; assurdo poi avvicinarlo ai preti contestatori di oggi, colmi di preoccupazioni sociali.

Buonaiuti si dichiarava inconciliabile con i dogmatici (non parliamo dei canonisti) e non esaltava che i mistici. E quel che gli pareva caratte-

1 Pubblicato su «La Stampa», 29 aprile 1 97 1 .

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272 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

rizzasse questi, era, come scriveva in un volumetto sul misticismo me­dievale, la «jmvafenza fasciata ai coiffìcienti preraifonafi de/fa apperceifone e def­l'assimilaifone del numinoso» ; il mistico guarda al divino, non al tempo ed alle creature : non si può essere mistici ed occuparsi delle cose del mondo.

Peraltro, con una delle contraddizioni non rare in lui, prediligeva Gioacchino da Fiore, mistico sì, ma che aveva sempre recato un apprez­zamento ed un verdetto sugli eventi politici cui aveva assistito. Gli è che pure in Gioacchino vedeva «io sforzo ascensionale verso Dio attraverso le vie de/fa intuiifone e deff'attingimento araifonafe e il tentativo di cogliere direttamente i procedimenti misteriosi de/fa sua aifone salvifera neffe anime» ; e Gioacchino prevede la scomparsa della Chiesa visibile, la sostituzione al tessuto burocratico, così discaro a Buonaiuti, di un soprannaturale organismo carismatico.

L'avversione di Buonaiuti ai teologi non era avversione alla dogma­tica cattolica, preferenza per un diverso complesso di dogmi. Le accuse dei suoi censori non colpivano il segno ; non si trattava già dell'accettare o meno l'uno o l'altro dogma, ma del porsi in un campo diverso, di religiosità accesa che non può tradursi in enunciazioni precise, dare vita ad un sistema logico.

Il concetto che profondamente sentiva era quello del sacro, del numinoso cioè del sentimento del Numen, inteso come sentimento che , l'uomo non può essere isolato, né un primum, ma che al di sopra di lui c'è indistinto quel che siamo soliti chiamare divinità : base di tutte le , , religioni.

La Chiesa lo espulse, ma egli non sentiva profondamente, nella storia come nel presente, che la Chiesa ; l'avrebbe voluta senza un diritto, senza una gerarchia, ma, pur com'era, era pur sempre la custode del sacro. Chi conosceva gli ardimenti di pensiero di Buonaiuti, stupiva nel vederlo celebrare la messa, con una pietà, un'intima adesione, una inte­riore commozione rare a scorgersi. Era il suo comunicare con il sacro.

Lo Stato, le forze politiche, la struttura economica, lo lasciavano del tutto indifferente ; cosa contano le differenze di ceto o di fortuna per chi è immerso in Dio?

Se Buonaiuti non avesse avuto occhi che per il mistero, sarebbe stato compreso : un mistico, cattolico od eretico non importa. Ma era uno degli uomini più vivi, ricco d'interessamenti, cui nulla era indiffe-

Testimonianze di Arturo Carlo ]emolo 273

rente ; desideroso di contatti umani, prodigo di arruc1z1e anche con chi guardava soltanto alle cose terrene, con un fascino insito alla persona, al viso mobilissimo che rivelava l'intelligenza, alla voce calda, all'affetto che mostrava verso quanti andavano a lui : tutto lo rendeva ben diverso dalla immagine stereotipa del mistico. E la nostra pigrizia mentale vorrebbe proprio vedere le persone secondo immagini; Buonaiuti sconcertava, come doveva al suo tempo sconcertare Bakunin, con le abitudini, il tratto, i buoni vestiti e la fine biancheria del vecchio gentiluomo, come avevano sconcertato i giansenisti non piagnoni, ma che sapevano anche divertirsi, godere delle buone cose loro offerte.

Per questo avvenne che ciascuno dei discepoli ne colse solo un tratto, ed è ancor oggi disposto a polemizzare con gli antichi compagni, convinto che solo ciò che egli conserva realizzi il maestro. Più fedeli gli umili, che non cercarono di classificare, e le antiche allieve, che serbano il ricordo di quel ch'egli fu, così come fu, senza sceverare né distinguere.

Fu certamente una delle figure eminenti dell'inizio del secolo, e spar­se semi e fermenti sovrabbondanti, anche se eterogenei ; quanti lo abbia­mo avvicinato, gli dobbiamo qualcosa di quel che siamo ; tutti ne siamo stati arrichiti, anche chi è rimasto cattolico ortodosso, ma con una fede più viva. E se qualche allievo volgendo le spalle al numinoso ha preso le vie del comunismo, è possibile che con un'ardita trasposizione abbia scorto qui quella Chiesa (ahimè non invisibile, ahimè gerarchica e buro­cratica) che accoglierebbe tutti gli uomini cercando di sollevarli dalla condizione umana.

ARTURO CARLO J EMOLO

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274 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

E. Ernesto Buonaiuti a venticinque anni della morte (1 971) 1

Nei venticinque anni decorsi dalla sua morte, la figura di Ernesto

Buonaiuti è andata prendendo sempre maggior rilievo ; anche gli eredi

spirituali di quelli che furono i suoi avversari non cercano di sminuirla.

In effetti non fu soltanto uno degli uomini più vivi, con maggior

calore umano, maggiore vastità d'interessamenti che sia dato riscontrare,

ma quegli che più rimescolò, nel primo trentennio del secolo, le acque

di quel lato sempre piuttosto stagnante della coscienza nazionale, ch'è il lato volto agl'interessi religiosi.

Sacerdoti contestatori, che si erigessero di fronte alla S. Sede od ai

loro vescovi, l'Italia ne aveva avuto più modeste figure ; qualcuna, basti

pensare al padre Curci, di più alta taglia. Ma quasi tutti, ftno a Murri,

avevano ristretto il loro ambito all'attività politica, mentre alcuni, per lo

più poi pentitisi nell'ultima ora, erano giunti al rinnegamento di tutti

cardini della Rivelazione. L'intellettualità italiana se n'era occupata assai poco; alcuni, è vero,

erano poi saliti su cattedre universitarie, ma avevano allora segnato un

distacco dall'attività sacerdotale; pur senza vergognarsene, nulla avevano

mai fatto per collegare la nuova attività al ministero della giovinezza.

Buonaiuti non fu soltanto l'universitario, ma l'agitatore di tutto il mondo intellettuale italiano dei primi tre decenni del secolo ; ambito di

conoscenze, anche di vere amicizie, amplissimo, attività di scrittore, di

giornalista, di conferenziere, rapporti continui con l'estero, con teologi,

storici della religione, universitari, ma altresì letterati.

Può ben scorgersi nell'interesse che il mondo laico italiano, così

poco incline a problemi religiosi, ha portato alle encicliche degli ultimi

due Pontefici, ai lavori ed alle costituzioni del Concilio, un effetto anche

di quella preparazione a guardare a problemi religiosi che aveva costituito

l'attività di Buonaiuti.

Ho parlato di « rimescolar le acque» ; e rimarrei a questo termine

vago, perché non credo proprio che si possa fare di B uonaiuti l'antesi-

1 Estratto da <<La Rassegna pugliese», VI ( 1971 ), 5-7, pp. 3-4.

Testimonianze di Arturo Carlo ]emolo 275

gnano di una qualsiasi delle determinate correnti che percorrono oggi il cattolicesimo italiano.

Non certo di quella che, pure non volendo essere ribelle, desidera un mutamento della costituzione della Chiesa, il sostituire ad un potere dall'alto un potere di comunità, le quali si diano statuti, si eleggano pastori. Per Buonaiuti non era soltanto la gerarchia ad essere contraria a quella che per lui era l'essenza tutta spirituale della Chiesa, ma ogni forma di giuridicità ; una costituzione democratica era per lui altrettanto lontana di una autoritaria dallo spirito vero del Vangelo. La sua religione doveva essere tutta spirituale, ricerca di Dio, adesione a Dio. I cenacoli, le coinonie, come amava chiamarle, si costituivano spontaneamente tra uomini che sentissero Dio.

Più lontano che mai Buonaiuti sarebbe stato dai contestatori su base sociale ; non che non avvertisse le ingiustizie e non se ne sdegnass e ; m a gli sarebbe parso bestemmia l'affermare che c i s i avvicinasse anche di un passo alla realizzazione del V angelo creando una società del benessere, fosse pure assicurato a tutti, anche a quelli ch'erano i più poveri d'ieri. Pochi avevano come lui sempre presente «il mio regno non è di questo mondo» ; se il diritto gli pareva inconciliabile con il regno di Dio, ancor più l'economia. Non ho mai conosciuto uomo più distaccato di lui da ogni preoccupazione economica ; nemmeno in quel­l'aspetto negativo che è la preoccupazione di non dover mai nulla a nessuno. Sempre pronto a dare ; senza preoccuparsi di quanto fosse degno colui che riceveva - era pur sempre un altro uomo -; capace di godere più di ogni altro le gioie che si ottengono senza danaro : il pezzo di pane mangiato su un sasso dopo una lunga camminata od un'ascensione. Sentiva profondamente l'eguaglianza di tutti gli uomini ; nessuna soggezione verso chi era sulle vette della scala sociale ; non condiscenza, ma fraternità, verso chi era nei gradini più bassi : conversava da pari a pari con il pecorara incontrato in una escursione sui monti dell'Italia centrale. Non era affettazione o sforzo ; riteneva che da tutti vi fosse da apprendere ; riferiva poi quella nozione nuova che aveva avuto dall'umile non dandole minor rilievo di quanto dava alla connotazione di un luminare della critica.

Non fu un ribelle ai dogmi, fu l'assertore ed il praticante di un cristianesimo che oltrepassava i dogmi, non aveva bisogno di formulazioni dogmatiche (non devono ingannare certi suoi apprezzamenti favorevoli

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276 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

del tomismo, in un periodo avanzato della sua vita ; sul terreno della fùosofia preferiva certamente un positivismo all'idealismo che lo rendeva così avverso a Croce come a Gentile, ma l'uomo remotissimo e dai teologi, cattolici e protestanti, come da quanti a ragione possono consi­derarsi esponenti del pensiero non religioso, della intellettualità laica.

Proprio per questo aver fatto parte per se stesso, per essere stato così diverso da tutti, ha potuto incidere profondamente non solo su quanti lo hanno conosciuto di persona, ma anche su quelli che ne hanno sentito evocare il ricordo dai testimoni della sua vita, e lo hanno ritrovato nelle pagine dei suoi libri, anzitutto di quella Storia del cristianesimo, che è stato pur detto, giustamente, potersi anche considerare una storia di lui stesso, della sua vita, di quanto concorse a formarlo.

ARTURO CARLO J EMOLO

Testimonianze di Arturo Carlo ]emolo 277

F. Ernesto Buonaiuti (20 aprile 1 976) 1

Il 20 aprile 1 946 moriva sessantacinquenne Ernesto Buonaiuti, sacerdote incorso nella scomunica per le sue dottrine, professore di storia del cristianesimo alla Università di Roma dispensato dall'insegnamento per applicazione retroattiva (fatta a lui solo) della norma concordataria che allontanava dalla cattedra i sacerdoti irretiti da censure, ma decaduto poi per avere rifiutato il giuramento fascista.

In molti di noi è ancora vivo il ricordo di quel funerale civile, cui partecipavano : il Ministro della Istruzione del tempo, che peraltro non aveva avuto il potere di ridargli la cattedra ; in abito talare Nicola Turchi, l'amico di sempre, che non aveva avuto gli ardimenti teologici di Buo­naiuti, e, forse anche per naturale tendenza, si era rifugiato nell'insegna­mento della storia delle religioni, ove ha lasciato oltre ad un noto manuale, sintetiche ma ottime pagine sulla religione greca e romana ; ed il grosso stuolo di amici e di allievi.

Buonaiuti fu certo la figura più nota del modernismo italiano e la sua opera culturale resta di primo piano ; basti pensare al suo Lutero, al Cristianesimo nell'Africa romana, a Gioacchino da Fiore, figura da lui prediletta, e soprattutto ai tre volumi di Storia del cristianesimo, ove il fascino che destano molte pagine, bellissime letterariamente, fa quasi passare in seconda linea la considerazione del critico storico.

Ma quanti ricordano Buonaiuti sanno che il fascino dell'uomo era tale - e doveva esserne conscia l'autorità ecclesiastica, che temeva il parlatore, dalla cattedra od in una sala di conferenze, più che lo scrittore - che quanti non lo conobbero non possono illudersi di ritrovarlo intero negli scritti. Figura enigmatica, non per una sua volontà di celarsi, ma perché la sua vita era retta da una logica sentimentale incomunicabile ad altri, e perché, come ogni uomo nella vita, ebbe almeno due periodi diversi.

Quello delle Lettere di un prete modernista, scritte prima dei trent'anni, che per molti scolpiscono definitivamente la sua figura ed ii1 cui si ritroverebbero molti spunti oggi riemersi, quasi un inno alla creazione, alla gioia, ad una umanità in cui regnino la giustizia e l'amore ; livellamento

1 Pubblicato su <<La Stampa», 20 aprile 1 976.

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278 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

delle classi, affratellamento degli spiriti. Fortemente influenzato dall'Action di Blondel, pensava che un grande compito spettasse alla generazione cattolica cui apparteneva ; riportare le anime ad un ricupero diretto della primitiva predicazione cristiana, centrata negli assiorni della universale fraternità umana, nella coscienza di un unico Padre ; la religione, stato d'animo non vincolato alle strutture sociali, che porta ad una vita nuova

indipendente e superiore a quella dominata da qualsiasi trascrizione concet­tuale e da qualsiasi schema disciplinare ; l'evoluzione del dogma nasce dal lento maturare della buona novella in seno alla umanità ; la preclicazione eli Cristo raccolta dai Vangeli si schiude ogni giorno.

Deciso attacco quindi non solo alla Chiesa istituzione, ma ai teolgi che hanno precluso l'evoluzione dell'insegnamento cristiano serrandolo in formule dogmatiche inalterabili. A ben guardare, oltre all'avversione ai teologi (cui Buonaiuti oppose sempre i mistici) un rifiuto dello Stato, eli ogni «struttura gerarchizzata».

Questo il primo Buonaiuti, che forse è quello che ha più operato per via sotterranea - ché le Lettere di un prete modemista ed il Programma dei modemisti sono ignoti ai più dei sacerdoti - sul clero eli oggi : non ristrettezza eli formule dogmatiche, ma una azione sociale, opposizione ad ogni forma non pur eli nazionalismo, ma di distinzione di patrie terrene, eguaglianza sociale.

I contemporanei del primo periodo eli Buonaiuti sono scomparsi, e quelli che lo ricordano, pur già vecchi, lo hanno conosciuto in una seconda fase, in cui il motivo predominante in lui era quello della comunità, sì ma anche dell'attaccamento alla Chiesa : lo Stato è il dominio eli Cesare, la materia vile ; gli era estraneo ; la Chiesa, malgrado il peccato di essersi giuridicizzata ed istituzionalizzata restava sempre la vera, la grande famiglia. Offertagli una cattedra in una università protestante, la rifiutò.

Piccoli gruppi eli giovani, risalendo alle fonti, alle pure vene del cristianesimo primitivo, dovevano promuovere la trasformazione dell'uo­mo. Ed in lui era vivissimo il senso del sacro ; lo attesta la sua prefazione al libro eli Rodolfo Otto (autonomia del fenomeno religioso rispetto a tutti gli altri campi dello spirito e sua natura essenzialmente irrazionale) , e spiega il suo profondo attaccamento alle cerimonie religiose; difficil­mente si assisteva ad una celebrazione eli messa così commovente, che mostrasse una così profonda adesione del sacerdote al valore simbolico eli ogni gesto, come nella messa celebrata da Buonaiuti, fmché non

Testimonianze di Arturo Carlo ]emolo 279

intervenne la scomunica e la spogliazione imposta da braccio secolare, dell'abito sacerdotale ; ed anche dopo, per nulla avrebbe rinunciato al faticoso pellegrinaggio annuale al santuario di Monte Autore ; grande manifestazione di religiosità contadina.

Questi aspetti così svariati nella sua vita fanno comprendere come possano essere usciti da lui discepoli che ancora si ritengono tali, e che

appartengono gli uni al comunismo, gli altri al cattolicesimo romano ; e come ci siano discepoli, tutti vecchi ormai, convinti della ortodossia di Buonaiuti, della sua fede nei sacramenti così come li considera la Chiesa, l'eucarestia il pane ed il vino che si trasformano nel corpo e nel sangue di Cristo (taluno ricorda pure una predica sulla Madonna tenuta in una chiesa di villaggio e che commosse l'umile uditorio agreste) , e discepoli convinti che oltre a quel senso del sacro, oltre a quell'aspirazione ad un senso religioso che deve dominare l'uomo ed affievolire ogni altra passione umana, oltre al senso del mistero, oltre all'aspirazione alla vita evangelica, alla povertà, alla semplicità, al saper comprendere e conside­rare pari il più indotto, il più umile, anche il colpevole, non fosse rimasto altro dell'insegnamento seminaristico.

Singolare figura davvero ; e singolare sorte ; perché oltre ad avere agito profondamente su un numero relativamente piccolo di amici e di­scepoli, poté più che non si creda sulla cultura italiana, dove all'inizio del secolo dominava il materialismo, ed un idealismo che scorgeva la religione - quella del clero, delle preghiere degli umili - come una forma di poesia riuscì a far considerare il fenomeno religioso nella sua importanza anche alle correnti che più gli erano state e gli restarono ostili . E, bizzarra sorte, riportò il maggiore successo proprio in seno a quella Chiesa che lo scomunicò, e nel cui insegnamento di oggi tanto è dato rinvenire delle concezioni di Buonaiuti : nella parola dei sacerdoti, nelle omelie dei vescovi, il rinnovamento interiore dell'uomo, il suo senso di fratellanza, anteposto ai sacramenti.

ARTURO CARLO J EMOLO

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280 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

G. }emolo a Margiotta Broglio, 28 ottobre 1 97 1 1 Roma, 28 ottobre 1 971

Caro Margiotta, Non sto a dirLe come L'abbia vista volentieri, come sempre. Ottime le pagine su Buonaiuti, salvo l'opportunità di spezzare

qualche periodo. Vedo la Sua nota a matita a pg. 3 : non so se il termine di mediatore

tra la cultura laica ed ecclesiastica si convenga a Buonaiuti ; forse in fatto lo fu, ma non si proponeva certo di esserlo. Sostanzialmente, come molti modernisti, come alcuni suoi allievi, era un integralista, cui il nome di laico poco o nulla diceva; direi anzi che in fondo disprezzasse quanto fosse «laico» e non avesse una impronta di sacro. Per lui non c'era che una cultura, quella che avrebbe voluto fosse propria della Chiesa; e quella che combatteva era per lui l'ignoranza degli ecclesiastici.

Perché a pg. 6 il «don» solo a Primo Vannutelli? Mi sembra che dovrebbe fare un sia pur fuggevole accenno alla

relativa libertà lasciata da Leone XIII (il tempo del domenicano Lepidi Maestro del S. Palazzo, se ben ricordo) e del trapasso che si ebbe con Pio X. Forse la pg. 7 sarebbe il luogo opportuno.

Molto importante quel che scrive a pg. 1 3 sul discorso di Mussolini scritto da Missiroli su indicazioni di Buonaiuti ; però controlli bene, ché Bedeschi non è Vangelo ; e poi attraverso Missiroli e con l'ultima elabo­razione, il pensiero, e soprattutto l'intonazione di Buonaiuti, possono essere molto cambiati. Ad ogni modo se la cosa è - e me ne rincresce - mostra la estrema ingenuità politica di Buonaiuti, e segna anche qualche punto circa quella che poteva essere la sua ortodossia religiosa, sempre se si accetta che il Cattolicesimo ritenga come elemento essenziale il Papa Vicario di Cristo.

A pg. 1 5 riga 5 : «motivazioni di carattere strettamente religioso» ; non so. Non sono certo che non sia stata l a protesta contro il regime

1 Lettera dattiloscritta su carta intestata <<Studio ]emolo - Avv. Arturo Carlo Jemolo -Professore emerito nella Università di Roma>>. L'originale è presso il destinatario. Le osservazioni di ]emolo si riferiscono all'articolo di F. MARGJcrn·A BROGLIO, Ernesto Buonaiuti . . . cit., pp. 79-99, nella sua versione dattiloscritta predisposta per la stampa.

Testimonianze di Arturo Carlo ]emolo 281

che d'accordo con la Chiesa gli aveva tolto la cattedra ; in un primo momento aveva detto che non era il caso di parlare di giuramento per chi non potendo insegnare nulla poteva fare ; dubito che avrebbe rifiutato il giuramento se fosse stato sulla cattedra : insegnare per lui era la vita. Ripeto, era un integralista e per lui solo la Chiesa, non le forme dello Stato contavano ; se lo Stato non s'interessava dello spirituale, fosse organizzato in un qualsiasi regime.

Ignoravo del Caboara ; non se s'identifichi con un omonimo, che è stato in tempi piuttosto recenti mio cliente, ma di cui mi sono sbarazzato, perché troppo noioso. Sarebbe stato allora un giovanotto.

Comunque ripeto, ottime pagine. Mi ricordi caramente alla Signora e gradisca i più affettuosi saluti.

Al Prof. Francesco Margiotta Broglio Via Solferino, 48 431 00 Parma

Suo A.C. ]emolo

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282 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

H. ]emolo a/ p. Agostino Geme/li, 1 O dicembre 1 9 56 1

Roma, 10 dicembre 1 956

Eccellenza, Molto reverendo e caro Padre, La ringrazio assai delle parole che ha avuto la bontà eli dedicare

a quel mio articolo sulla Stampa. Ella ha pienamente ragione : non c'è che una pietà, quella cristiana,

quella che si assomma nella visione eli Dio Padre, nella fraternità degli uomini in guanto figli eli Dio. Per il cristiano non ci possono essere due pietà, si dà questa soltanto.

Ma c'è un dubbio che mi assilla, e non da oggi. Possiamo dire che i non cristiani sono negati alla pietà? non echeggiamo con ciò lo spunto giansenista, per cui non potevano esserci virtù negl'infedeli? non abbiamo mai incontrato dei natura/iter christiant? nella economia che ci governa non si dà possibilità che alcuno intraveda la pianura, cioè la fratellanza tra gli uomini, senza vedere il cielo, cioè il Dio Padre? Le confesso eli avere conosciuto tanti non credenti, per cui la pietà non era sentimento instabile, bensì conscio senso eli fratellanza tra gli uomini, che non mi sarebbe oggi facile affermare che il non cristiano non sia capace eli pietà.

Se mai, mi domanderei se sia esatto il termine natura/iter christiani, o se la pietà eli questi non credenti non provenga dall'essersi formati in seno ad una civiltà plasmata dal cristianesimo. Ma sono troppo ignorante nella materia delle religioni comparate, per essere in grado eli dire se l'amore per gli uomini, la commiserazione eli chi soffre, il desiderio eli aiutarlo, siano propri eli altre religioni storiche ; ed altresì se il paganesimo greco-romano conoscesse questa pietà estesa a tutti gli uomini, o la riservasse solo all'amico, al commilitone.

Gradisca i miei rinnovati ringraziamenti ed i sensi del mio sincero rispetto.

A Sua Eccellenza padre Agostino GEMELLI Rettore della Università Cattolica del S. Cuore Milano, piazza S. Ambrogio, 9

Suo dev. A.C. ]emolo

1 Copia dattiloscritta su foglio bianco. Si conserva presso I'ACS, Fondo ]emolo, b. 1 6, fase. 8, s .fasc. 1 .

Testimonianze di Arturo Carlo ]emolo 283

I. La morte di padre Geme/li (1 5 luglio 1 9 59) 1

on so quanti siamo a ricordare quel pomeriggio dell'inverno 1 909- ' 10 in cui nel Teatro Balbo il giovane francescano Agostino Gemelli doveva parlare eli Cesare Lombroso, spentosi nell'ottobre (il discorso sarebbe poi apparso col titolo significativo «I funerali eli un uomo e eli una dottrina».

Tempi eli anticlericalismo violento, rivedo ancora un operaio eli mezza età che, appena sul palcoscenico Gemelli accennava a parlare, gridava con voce stentorea «viva Lombroso»: certamente non né aveva mai letto una riga ; ma Lombroso era per lui il simbolo della scienza, del libero pensiero, da difendere contro l'oscurantismo.

La sera dopo, in ambiente amico, il circolo universitario cattolico Cesare Balbo, padre Gemelli poté meglio parlare. Aveva un eloquio facile, ma non ancora la sicurezza, il tono eli autorità, che avrebbe assunto qualche anno più tardi.

Edoardo Gemelli si era laureato in medicina a Pavia avendo avuto a diretto maestro il grande Golgi, ed era stato in giovinezza socialista e materialista. Conversione quasi fulminea; quella che per i credenti è la chiamata della Grazia ; vestiva l'abito francescano nel novembre 1 903 divenendo frate Agostino, ed era ordinato sacerdote nel 1 907.

Perché scegliesse l'abito francescano rimase per molti un mistero : ordine più liberale, più disinvolto, gli udii dire un giorno ; e credo che in effetto mai provinciali o generali cercassero eli contrastare all'uomo di prim'ordine, al grande servitore della Chiesa, che indub­biamente padre Gemelli fu. Ma nel religioso che teneva profonda­mente puntati i piedi nella realtà, che credeva nella inclispensabilità della organizzazione, che si compiaceva eli veder sorgere i grandi edifici della sua università, che aveva intuito sicuro in materia eli piani economici, che gradiva i riconoscimenti ufficiali, ed anche i contras­segni esteriori di questi - toghe e decorazioni -, che difende la vivisezione, occorreva scendere assai nel profondo per ritrovare tratti comuni con il Poverello di Assisi.

1 <<La Stampa», 15 luglio 1 959.

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284 Lettere di Buonaiuti a Jer110lo

A chi avesse osato obiettargli questo, padre Gemelli avrebbe pro­babilmente risposto che la Chiesa è entità vivente, che non sono buoni cattolici gli estetizzanti che vorrebbero imbalsamarla in immagini del passato, che ciò che scorgeva di essenziale nell'opera di S. Francesco era di aver fatto rispondere la Chiesa ad una esigenza del suo secolo. Polemiche di tal genere, sul modo migliore d'intendere e di servire la Chiesa, si potrebbero intessere all'infinito, senza concluderle mai.

Nella infinita varietà delle figure salienti in seno alla Chiesa non è facile formare categorie ; ma possono tuttavia distinguersi quelli che fin dalla infanzia vissero in climi di stretta ortodossia e non conobbero mai altra tradizione non solo, ma altro abito mentale, altro linguaggio, direi persino altri gesti, che quelli propri all'ambiente ecclesiastico della loro regione e del loro tempo ; e gli altri venuti tardi, dal di fuori, dopo essere stati ufficiali o professionisti. Ed ancora, tra quelli di umili origini, e gli altri, pervenuti alla Chiesa da ambienti borghesi od aristocratici. Al primo gruppo appartengono S. Giovanni Bosco e Don Orione, che ne rappresenta la prosecuzione ; ma figure eminenti, ed anche dei Santi, si sono avuti pur tra gli operai non dell'ultima ora, ma dell'avanzata mattina o del pomeriggio; e questi la Chiesa ha sempre molto utilmente usato per i contatti con la società laica e miscredente o mediocremente cre­dente, con il potere civile.

Padre Gemelli apparteneva certamente al secondo gruppo ; ed aveva la mentalità lombarda del realizzatore.

Ebbe costantemente una devozione alla Chiesa a tutta prova ; ma è dell 'affetto per gl'istituti come di quello per le persone : ciascuno vuole il loro bene, la loro grandezza, secondo una propria visione.

La visione di padre Gemelli era la Chiesa trionfante nella società ; con un trionfo palese chiaro, con riconoscimenti giuridici ; donde anche il desiderio di un tipo di struttura politico-sociale idoneo a favorire questo trionfo.

Penso fosse particolarmente prossimo a Pio XI, lombardo come lui, lontano del misticismo che era nel fondo di Pio XII.

La posizione di padre Gemelli fu espressa chiaramente nell'opuscolo, in collaborazione con mons. Olgiati, del 1 9 1 9, «<l programma del partito popolare italiano. Come non è e come dovrebbe essere» : il partito di don Sturzo gli appariva infetto da veleno liberale, non assumeva la connotazione cattolica come bandiera di differenziazione, voleva svinco­larsi dall'autorità ecclesiastica : altrettante colpe.

Testimonianze di Arturo Carlo ]emolo 285

La grande opera di padre Gemelli fu l'Università del S. Cuore inaugurata nel dicembre '21 . Alcuni cattolici non avrebbero voluto per essa riconoscimenti ufficiali dello Stato ; che splendesse di luce propria, come fucina del sapere. Un realizzatore come padre Gemelli non poteva neppur pensare ad una università non riconosciuta, che non avrebbe attratto che un piccolissimo numero di giovani, per lo più ecclesiastici ; la sua università doveva essere mezzo per creare schiere di avvocati, di commercialisti, di professori secondari, di medici (ma non è giunto a veder vivere la facoltà di medicina) cattolici.

L'Università è fiorita ; ha edifici, istituti, biblioteche importanti ; è una grande e sana università. Probabilmente la speranza di padre Gemelli era che riuscisse ad essere la prima delle Università italiane, sovrastante per fulgore tutte le consorelle. L'impianto era stato fatto così, con criteri liberali, prendendo professori di fama - Barassi, V ecchielli, Albertario, i due Zanzucchi - senza domandar loro di avere appartenuto ad organizzazioni cattoliche. Ma la stessa indole autoritaria di padre Gemelli non favorì quel suo sogno di primato.

Perché l'uomo, che sapeva conciliarsi affetti e devozioni illimitate, che sapeva suscitare profondi consensi, era autoritario. E faceva sor­ridere sentirlo al tempi del ministro Gentile sostenere esser ottimo lasciar liberi gli studenti di scegliersi i corsi che più loro piacessero, quando poi dava tirate d'orecchi ai suoi se resistessero a prendere quella o quell'altra iscrizione.

Il clima politico del fascismo non poteva dispiacergli, anche se la sua incondizionata devozione alla Chiesa lo trattenesse dall'appro­vare tutto.

Studioso appassionato (non sono in grado di valutare la sua opera di psicologia sperimentale ed i suoi studi medici, e neppure la sua attività di fùosofo neoscolastico), scrittore fecondo, polemista efficace ; grande viaggiatore, fino alla vecchiaia sempre presente in congressi scentifici ed in solennità accademiche internazionali, in corrispondenza con tutto il mondo sapiente.

Negli ultimi anni direi che dai suoi scritti, dalla sua corrispondenza, apparisse addolcito, più liberale, portato a lodare, sia pure facendo le debite riserve, pur qualche scritto di chi era su un terreno molto diverso dal suo, persino di un cattolico di mia stretta conoscenza, tenace assertore della bontà della separazione tra Chiesa e Stato.

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286 Lettere di Bt�onaiuti a ]emolo

Rimane sicuramente una delle forti figure del cattolicesim<? italiano del nostro secolo. Imprudente anticipare i giudizi di Dio ; ma cinquantasei anni di continua fedeltà alla Chiesa, senza mai uno scarto od uno scatto (e Dio sa se tentazioni di rivolta, quando qualcosa non era decisa nel suo verso, non dovessero nascere in quella tempra di combattente), di opera giornaliera per accrescere quella che a lui appariva grandezza della Chiesa, non saranno certo stati dimenticati.

ARTURO CARLO J EMOLO

INDICE DEI NOMI

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AVVERTENZA

Il presente indice comprende i nomi di persona e di luogo. Sono stati omessi, perché ricorrenti, i nomi di Ernesto Buonaiuti e di Arturo Carlo ]emolo. Non sempre è stato possibile indicare il nome della persona citata o scioglierne l'iniziale. In generale, le donne coniugate sono registrate sotto il nome da nubile, a cui è fatto seguire quello da coniugata ; è stato comunque inserito un rinvio dal cognome del marito a quello da nubile. I riferimenti sono alle pagine del volume e non alle lettere ; ove occorra è stata distinta e segnalata con una «n» la presenza della voce nelle note.

Adorno Francesco, 1 1 8n Africa, 1 03, 201 Agnoletto Attilio, 234n Agostino, santo, 58n, 96, 97n, 261 Agrigento, 1 42n Alberane eli Ro, 1 42n Alberoni G., 55, 63, 68 Albertario Emilio, 1 9, 285 Albertelli Pila, 1 37, 1 39n Albertini Alberto, 24 Albertini Luigi, 24 Albi, 38n Alcsuti Jacotta, 212-21 3, 2 1 5 Alessandria d'Egitto, 1 05, 1 06n Alfieri Antonio Ajace, 8 1 n Alfieri Vittorio Enzo, 1 37, 1 39n Alfonso Maria de' Liguori, santo, 1 46n Alpi, 1 27, 230n Amendola Giovanni, 1 0 1 , 102n, 1 38n America, v. Stati Uniti. America Latina, 58n Amiata, monte, 203 Amsterdam, 1 1 7 Antici Mattei, famiglia, 57n, 1 5 1 Antoni Carlo, 1 42n Antonio, santo, 2 10, 220 Aosta, 1 67n A porti Ferrante, 1 08n Appennino, 88 Arangio Ruiz Vincenzo, 1 O, 263 Ardigò Roberto, 268 Arezzo, 57n Aristotele, 259 Artioli L., 96n Ascarelli Tuili o, 1 5 1 , 1 52n Ascoli Max, 1 37, 1 38n, 1 4 1 e n, 1 44n,

1 47n, 1 5 1 , 202 Ascona nel Canton Ticino, 230n Asor Rosa Alberto, 38n

Astorri Romeo, 1 43n Aubert Roger, 1 36n Avalle Maria Chiara, 1 20n, 2 1 5n Avellino, 1 08 Azeglio Luigi Taparelli, d', 1 08n

Bagheria, 1 42n Baku, 1 1 6n Bakunin Michail Aleksandrovic, 273 Balabanoff Angelica, 1 3 Balbo Cesare, 283, 283 Ballini Ambrogio, 70n Balsamo Luigi, 28n Barassi Ludovico, 1 9, 285 Barbera Mario, 73n Bardi, 33, 1 53, 1 54n Bardi Giovanni, 80, 82n, 2 1 8 Bari, 63n, 84n Baroni o Cesare, l 03 Bartnia S., 79n Basilea, 146n Batiffol Pierre, 1 99, 200n Beauchesne, editore, 1 97 Bedeschi Lorenzo, 8, 43, 46n, 7 1 n, 79n,

82n, 86n, 100n, 1 28n, 1 44n, 1 48n, 1 52n, 1 55n, 1 59n, 1 67n, 1 76n, 1 83n,1 84n, 1 88n, 1 95n, 1 97n, 2 1 1 n, 21 6n, 222n, 226n, 242n, 280

Belgio, 21 1 Bellini Piero, 1 55n Belluzzo Giuseppe, 1 44 e n, 1 45n Benedetto XIII, papa, (Vincenzo 0rsini) ,

1 46n Benedetto XIV, papa, (Prospero Lamber­

tini), 1 46n Benedetto XV, papa, (Giacomo Della

Chiesa), 12, 58 Benigni Umberto, 8 e n, 1 29, 1 30n, 265 Benz Ernst, 1 59n

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290 Lettere di B11onaiuti a }emolo

Berdiaev icola, 1 1 7n Bergamo, 225n Berlino, 1 1 6n, 2 1 9n, 268 Berna, 21 O, 2 1 1 e n Bernanos George, 36, 1 99 e n Bernardo di Chiaravalle, santo, 1 98 Bernareggi Adriano, 23 Berri Mario, 89n Bertola Arnaldo, 36, 2 14 e n, 21 5n, 228 e n Bietti Luigi, 1 44n Bettini Prosperi Margherita, 1 30n Biamonti Agostino, 9, 1 1 , 45, 6 1 n, 64 e n,

241 , 243 e n, 252 Biamonti Enrico, 89n Billot Ludovico, 86nBisanzio, 260 Biscione Francesco M., 96n Bismarck Otto von, 268 Blat Albert, 1 98n Bionde! Maurice, 259, 278 Bloud, editore, 1 89 Bobbio Norberto, 1 52n, 201 n Bocchini Arturo, 1 85, 1 86n Bodio Luigi, 263 Bagnetti Gian Piero, 1 92n, 21 1 n Bagnetti Giovanni, 9 1 n Boldrini Marcello, 1 9n Bologna, 1 7- 1 8, 20, 25, 66 e n, 67n, 69,

78n, 88, 89n, 1 00, 1 02n, 107n, 1 1 6, 1 20n, 1 2 1 n, 1 40n, 1 42n, 143n, 1 46, 1 52n, 1 68, 1 7 1 , 1 79, 1 99n, 2 12, 21 9-221 , 224, 226, 267

Bonaccorsi, 246 Bonfante Pietro, 1 52n Bonifacio VIII, papa, (Benedetto Caetani),

1 8 1 Bonini Roberto, 1 99n Bonizzone, vescovo di Sutri, 200, 201 n Bonomi Ivanoe, 102n Bonucci Alessandro, 29, 65n, 70n, 80-81 ,

82n Borboni, 1 5 1 n Borgofranco d'Ivrea, 23 Bori Pier Cesare, 57n Bornkamm Heinrich, 1 35, 1 37, 1 38n Bosco Umberto, 1 20n, 1 70n Boselli Paolo, 1 5 Bourget Paul, 265 Braga Gabriella, 8n, 57n, 63n

Branclileone Francesco, 1 20n, 1 40n, 1 4 1 , 1 42n, 1 54, 1 77 e n , 1 88, 1 99n

Brasile, 1 52n Brelich Angelo, 1 39n Bremond Henri, 36, 38n, 42, 1 89n, 1 99

e n, 200n, 234n Brighton, 252 Brody, 1 9 1 n Bruno Giordano, 35, 1 45 Bruto, 245 Budapest, 21 3, 2 1 5 Buonabitacolo, 1 42n Buonaiuti Alarico, 6 1 n, 1 06n, 1 83, 1 84n Buonaiuti Costa Luisa, v. Costa Buonaiuti

Luisa

Caboara, 281 Caccia Dominioni Camillo, 79n Caetani Leone, 1 9 1 n Cafaro F., 1 38n Cagliari, 58 n, 66n, 82n, 1 20n, 1 38n, 1 4 3n,

1 5 1 , 1 55n, 1 72, 1 73n, 1 99n, 21 On Cagnola Guido, 8, 46, 1 22n, 1 44n, 1 48n,

1 49, 1 88 e n, 1 89, 2 1 2n, 21 6n, 222n, 223n, 230

Cairo, Il, 1 05, 1 06 e n, 1 07, 1 1 2, 1 13n Calamandrei Piero, 70n Calasso Francesco, 63n, 1 42n, 1 77 e n,

1 78n, 1 88, 1 93, 1 94n Camaldoli, eremo di, 203 Cambridge (Massachusetts), 108n Camerino, 82n, 1 37, 1 32n, 1 4 1 , 1 43n, 1 5 1 ,

1 55n, 2 10n, 23 1 n Cammeo Federico, 37 Campanini Giorgio, 79n Campello sul Clitunno, 1 67n Campitelli Franco, 6 1 n, 69, 70n, 84n, 87,

89n, 107, 1 1 0, 1 50- 1 5 1 , 1 54 Campobasso, 63n Campodarsego, 1 55n Camurani Ercole, 1 38n Cannes, 1 02n Cannobio, 1 28n Canterbury, 1 65n Capitani Ovidio, 8n, 58n Capi tini Aldo, 41 n Capponi Gino, 254 Caprarola, 64n

Indice dei nomi 291

Caprioli Severino, 232n Caramella Santina, 1 37, 1 38n Carlini Armando, 1 02n Caron Pier Giovanni, 1 73n Carpani Emidio, 1 02n Carpegna, famiglia, 10, 57n Carucci Paola, 1 86n Casali Antonio, 1 39n Casalincontrada, 1 20n Casati Alessandro, 80, 8 1 n, 82, 1 39n Casciola Brizio, 22, 79n, 252, 269 Casella Mario, 205n Cassou Jean, 200, 201 n Cassuto Umberto, 70n Castelnuovo, 269 Castiglia Giuseppe, 1 92n Catalano Gaetano, 1 40n, 1 42n Catania, 73n, 1 38n, 1 77n, 201 n Catone, 245 Cattolica, 1 47n Cavaglion Alberto, 1 3n Cavina Marco, 1 99n Cecchini Morghen Matilde, 6 1 n, 62, 63n,

2 1 9, 220n Ceffonds, 234n Ceresi Vincenzo, 1 48n Cernigliaro Aurelio, 1 42n Cerrato Rocco, 28 Cesarini Clelia, 242 e n Checchini Aldo, 1 54, 1 55n, 205n Chiarotti Cristina, 244n Chicago, 1 44 Chiesa Luigi, 1 28n Chieti, 1 20 Chiovenda Giuseppe, 1 20n Chittolini Giorgio, 1 9n, 90n Chiudano Mario, 1 92n Ciampi Gabriella, 99n Cianca Alberto, 1 6, 67n Cino da Pistoia, 63n Ciocca Ermanno, 61 n, 65n, 82n Cividale del Friuli, 1 73n Clemente VIII, papa, (Ippolito Aldobran-

dini), 1 82n Coen, 1 90, 1 9 1 n Colletorto, 63n Colliva Paolo, 1 2 1 n Contarini Salvatore, 245

Cordova Ferdinando, Cortese Ennio, 63n, 1 2 1 n, 1 43n, 1 73n,

1 78n Cosmacini Giorgio, 1 7n, 78n Costa Giovanni, 70n, 1 02n Costa Buonaiuti Luisa, 207, 235 e n Costaguti, piazza, 57n, 1 5 1 n Costantino Magno, 2 1 9n Cotta Sergio, 1 02n Craveri Piero, 82n Cremante Renzo, 28n Creti Donato, 2 1 2 Creusen Joseph, 1 98n Crispi Francesco, 1 5, 67, 1 00 Croce Benedetto, 1 6, 37 e n, 8 1 n, 1 38n,

257, 259, 276 Crosara Fulvio, 1 2 1 n Crouzil Lucien, 220n Cuccagni Luigi, 35, 1 27, 1 28n, 1 96, 1 97n,

21 1 Curci Carlo Maria, 274 Curren, 1 96

Dalla Costa Elia, 40 D'Amico Silvio, 1 02n D'Ancona Alessandro, 82n D'Annibale Giuseppe, 1 46n Dante Alighieri, 1 1 7, 1 1 8n d'Avack Pietro Agostino, 1 73n De Boyer de Sainte Suzanne Raymond,

234n De Felice Renzo, 205n De Gas peri Alcide, 1 O De Gennaro Antonio, 1 52n De Giorgi Fulvio, 1 OOn De Lai Gaetano, 86n D'Elia Vincenzo, 41 Della Torretta, v . Tomasi della Torretta Dell'Isola Maria, 234n De Lollis Cesare, 1 6, 1 1 9, 1 20n Del Giudice Vincenzo, 1 2n, 1 5, 2 1 , 23,

25, 1 72n, 200 201 n Del Prete G., 1 47n De Luca Giuseppe, 32n, 39, 40 e n, 41

e n, 42 e n, 79n, 1 40n, 1 52n, 1 57n, 1 79n, 234n

Del Vecchio Giorgio, 101 , 1 02n, 1 06n, 229n De Marzi Giacomo, 73n

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292 Lettere di Buonaiuti a }emolo

De Micco Anna, 9, 6 1 n, 1 08, 1 1 8 e n, 2 1 1 , 2 1 2n

Denifle Henri, 94, 95p Dentoni-Litta Antonio, 43 Dernburg Heinrich, 1 43n De Rossi, fratelli, 1 4 1 De Ruggiero Guido, 1 O, 263 De Sarlo Francesco, 1 02n De Stefano Antonino, 1 07n, 266, 269 De Vergottini Giovanni, 9, 58n, 1 04, 1 1 6

e n, 1 1 7, 1 1 9, 1 20n, 1 40, 1 77, 1 85 e n, 1 88

Dolcini Carlo, 1 2 1 n Dollinger Ignaz von, 258 Don Chisciotte, 24, Donini Ambrogio, 8n, 9, 1 0n, 26 e n, 34

e n, 37, 45n, 47n, 58n, 6 1 n, 64n, 83, 84n, 87 e n, 1 06n, 1 09, 1 1 0n, 1 1 6 e n, 1 1 7, 1 1 8 n, 1 33-1 35, 1 36n, 1 38n, 1 45, 1 48n, 1 63n, 1 64, 1 6 5n, 1 69, 1 75n, 1 88n, 1 95n, 217n

Dordrech t, 1 1 7, 1 1 8n D'Ormea Maria Pia, 1 04, 1 08n Dostoevski Fedor Michajlovic, 1 1 7 e n,

1 1 8n Dresda, 1 7 1 n Driscoll Timothy, 1 08n Duchesne Louis, 82n, 1 46, 1 47n Dudon Pau!, 1 89 e n Duhamel George, 204, 205n Dumini Amerigo, 246 Dupré Theseider Eugenio, 227 e n

Eckhart Johannes, detto Meister Eckhart, 1 1 7, 1 1 8n

Egitto, 34, 1 06n, 1 1 2 Einaudi Luigi, 24, 37, Ermini Giuseppe, Estaunié Edouard, 1 39, 1 40n, Este, 65n Europa, 42n, 204 Evagrio Pontico, 208

Falco Mario, 1 2 e n, 23, 37, 1 1 2 e n, 1 1 3n, 1 4 1 , 1 42n, 1 43n, 1 97n, 231 , 232n, 269

Faldati Ubaldo, 70n, Fanno Marco, 269 Fantappiè Carlo, 36, 1 28n, 1 30n, 1 42n, 1 82n

18

Farina Giulio, 70n, 1 02n · Farnetti Cristina, 1 46n Fattori Marta, 1 02n, Favara, 1 42n Fedele Pietro, 27, 28 e n, 57n, 95, 96n, 98,

1 00n, 1 0 1 n, 1 05, 1 06n, 1 09, 1 1 0n, 1 1 1 , 1 2 1 , 1 22 e n, 1 44, 227n, 263, 268

Feliciani Giorgio, 1 43n Fermi Enrico, 9, 1 4 Fermi Maria, 9 , 59, 6 1 n, 70n, 1 1 8n, Fermin Maria, 1 1 8n, Fernandez Andrés, 22, 78, 79n Ferrara, 1 02n, 1 38n, 1 52n, 1 73n Ferrari Andrea Carlo, 266 Ferrari Giannino, 1 92n Ferrari Silvio, 1 2n, 67n, 1 1 2n, 1 55n, 1 97n,

201 n, 205n, 2 1 5n Ferrini Contardo, 201 n Fiesole, 1 40 Filadelfia, 1 91 n Finale Emilia, 2 1 0n Finocchiaro Francesco, 1 40n, 1 43n, 1 65n Fiocchi Ambrogio Maria, 1 40n Fiorani Luigi, 82n, 1 30n, 1 52n, 1 97 n Fiorelli Piero, 1 78n Firenze, 2 1 , 76, 77n, 8 1 n, 82n, 84n, 1 40,

1 43n, 1 55n, 1 7 1 n, 1 77n, 1 79n, 1 9 1 n, 1 93n, 1 94, 1 95n, 201 n, 232n

Flores Paolo, 1 52n Foligno, 6 1 n, 69, 84n, 89n, Forchielli Giuseppe, 36, 1 1 2n, 1 1 3n, 1 98,

1 99n, 2 1 4n Formichi Carlo, 70n, 233, 234n Formiggini Angelo Fortunato, 28, 35, 70n,

89n, 1 01 Forni Alberto, 8n, 57n, 1 22n Fossano, 1 71 n Fosse Ardeatine, 1 39 Fracassini Umberto, 70n, 205n Francesco d'Assisi, santo, 35, 1 98n,

283-284 Francia, 84n, Frascati, 72 Frazer James George, 1 90, 1 9 1 n Frères Ernil-Paul, 201 n Friburgo i n Brisgovia, 1 1 7n Friedberg Ernil Albert, 1 43n, 2 1 9 e n, 220 Frobe Kapteyn Olga, 230n

Indice dei nomi 293

Frosini Vittorio, 102n Friihwirth Andrea, 86n Furlani Giuseppe, 70n

Gabrieli Francesco, 1 1 9, 1 20n Galante Andrea, 1 46n Galante Garrone Alessandro, 1 20n, 2 1 5n Gallarati Scotti Tommaso, 8 1 n, 1 88n Gallo ltalo, 1 42n Gargano, monte, 1 34 Garnay, 255 Gasparri Pietro, 7, 1 1 , 28n, 35, 41n, 45,

86n, 1 06n, 1 35, 1 36n, 1 49, 1 50n, 1 5 1 , 1 52n, 1 56, 241 e n, 242

Gaudemet Jean, 89n Gazzada-Schianno, 1 88n, 2 1 1 , 21 2n, 223n,

230 e n Gemelli Agostino, 1 7 e n, 20-23, 25, 26

e n, 27, 29, 30 e n, 3 1 , 33, 48, 76-77, 78n, 79n, 85, 86n, 90n, 92, 93 e n, 94-95, 96n, 98, 99n, 1 1 5n, 1 53n, 1 54n, 1 58, 1 63n, 1 69, 1 70 e n, 1 72 n, 1 74, 207 e n, 267, 270, 282-285

Genocchi Giovanni, 1 48n Genova, 1 02n, 1 37, 1 38n, 222 e n, 226

e n, 232n Gentile Giovanni, 23, 35, 73n, 8 1 n, 95,

1 02n, 1 1 1 e n, 1 45, 1 64, 1 65n, 1 76, 205n, 25� 276, 285

Gesù Cristo, 28, 35, 48n, 59, 1 68, 249, 253, 256, 258, 265, 269-270, 278, 280

Ghisalberti Alberto Maria, 9, 26 e n, 96n, 1 1 6 e n, 1 1 7, 1 20n, 1 69, 1 70n

Ghisleri Arcangelo, 1 3 Giacchi Orio, 1 72n Giacomazzo Giacinto Romano, 1 55n Giannelli Ciro, 83, 84n Giannini Amedeo, 1 OOn, 1 82, 1 83n, 1 84n Giansenio Cornelio, 1 1 4, 1 29n, 1 46n Ginepro [Ernesto Buonaiuti] , 241 -242 Gin es trelli, 1 08 Ginevra, 1 07n, 23 1 , 266 Gioacchino da Fiore, 35, 1 22 e n, 1 25,

1 3 1 , 135, 146n, 1 58, 1 70, 1 7 1n, 1 89, 1 90n, 1 94, 202, 223n, 248, 272

Giorgi Lorenza, 1 06n, 1 1 6n, 1 48n, 237n Giorgi Oreste, 86n Giovanni Bosco, santo, 284

19

Giovanni XXIII, papa, (Angelo Roncalli), 42n, 262, 269

Giuliano Balbina, 1 7 1 e n, 2 1 8 Giustiniano, imperatore, 248 Gnifetti, capanna sul Monte Rosa, 1 2, 230 e n Godefroy Jacques, 2 1 9 e n, 220 Gorizia, 225n Grassi Giovan Battista, 82n Grassi Isabella, 6 1 n Grossi Paolo, 1 78n Gregorio Magno, 109 Gregory Tullio, 43, 1 02n Gressoney-La-Trinité, 1 2, 1 67n Grin E., 237n Guadagnini, coniugi, 57n, 58n, 6 1 n, 172 Guasco Maurilio, 38n, 43 Guerber H.A., 220n Guidi Ignazio, 70n

Hagan G. John, 1 96, 1 97n Harnack Adolf von, 220 e n Hearley ] . , 1 34n Hefele Karl Joseph, 2 1 8, 2 1 9 e n Heiler Friedrich, 1 48n Hendrix Pau!, 1 1 8n, 1 59n Hilversum, 1 1 7

lgnotus, 1 8 1 , 1 82n India, 1 64 Inghilterra, 1 64 Israel Saul, 59, 6 1 n Israele, 256 Issime, 1 66 I talia, 24, 32n, 58n, 82n, 1 OOn, 1 02n,

1 1 3n, 1 1 6, 1 23, 1 27-1 28, 1 40n, 1 52n, 1 65n, 1 72n, 1 73n, 1 76n, 1 89, 1 9 1 n, 1 95n, 21 6n, 224, 237n, 244-246, 256, 258, 265, 268, 274

Ivanov Venceslao, 1 1 6 e n

Janni Ugo, 1 75, 1 76n, 1 95n Jasoni Erminio, 1 96, 1 97n, 2 1 1 ]emolo Adele Maria, 87n, 228-229, 237 ]emolo Guglielmo Luigi, 70n, 228-229 ; v.

anche «Tiri» )emolo Morghen Adele, v. Morghen ]e­

molo Adele. Jordan L.H., 1 02n

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294 Lettere di Buonaiuti a )emolo

Konitz, 2 1 9n Kroll G., 220n Kriiger Paul, 2 19 e n, 220 e n

L'Aia, 1 1 8n Lamennais Hugues-Félicité-Robert, de, 27 1 La Piana Giorgio, 1 0, 1 1 se n, 70n, 1 06,

1 07n, 1 08, 1 20n La Verna, convento, 203 Labanca Baldassare, 1 4, 28, Laeng Mario, 1 38n Lambruschini Raffaele, 38, 1 08n, 254, 271 Lami Gian Franco, 1 20n Lanzo, 84n Lanzoni Francesco, 107n, 1 23, 1 25, 255, 266 La Spezia, 64n, 1 40, 1 78, 232n Laterza, editore, 1 3, Lattes Dante, 1 3 Lazzari Giovanni, 1 7 1 n Lazzarini Renato, 9, 6 5 e n, 83 Lecce, 1 77n Leclercq Jean, 2 1 9 e n Lega Michele, 86n Leicht Pier Silverio, 63n, 14 1 , 1 43n, 207n,

2 10 Leone XIII, papa, (Gioacchino Pecci),

1 82n, 270, 280 Lepidi Alberto, 280 Lessolo, 1 97n Levi Alessandro, 1 38n Levi Arrigo, 89n Levi della Vida Giorgio, 1 3, 37, 70n, 97n,

1 02n, 1 1 On, 1 90 Leyda, 1 1 8n Liermann Hans, 1 73n Lima, 58n Lipsia, 1 43n, 2 1 9n Lo Castro Gaetano, 201 n Loisy Alfred, 38n, 40n, 1 33, 1 99n, 233,

234n, 255, 271 Lombroso Cesare, 283 Londra, 231 n Losanna, 36, 236, 237n, 268 Lottini Giovanni, 40 Lucullo, 57n Lugano, 259 Lugli Giuseppe, 82n Lugo di Romagna, 65n

Lutero Martin, 35, 58n, 83, 94, 1 07, 1 1 5, 1 90n

Luzi Alfredo, 1 20n

Macerata, 1 4 1 , 1 42n, 1 99n, 201 n Maffi Pietro, 266 Magni Cesare, 9, 36, 48n, 1 1 6 e n, 1 37,

1 39n, 1 40 e n, 1 41 , 1 42n, 1 44, 1 50 e n, 1 54, 1 55n, 1 72, 1 73n, 1 75, 1 77-1 7� 1 79n, 1 85, 1 92 e n, 1 93, 200, 202-204, 207, 208, 210, 2 1 3, 2 14 e n, 21 5n, 221 , 223, 224 e n

Malvezzi erio, 68, 69n Mangoni Luisa, 1 9n, 42 e n, 73n, 90n,

1 40n, 1 52n, 1 57n, 234n Manselli Raoul, 57n, 1 36n Manzoni Alessandro, 1 73n Marconi Guglielmo, 201 n Margiotta Broglio Francesco, 7n, 1 0n, 1 3n,

1 5n, 2 1 n, 22n, 28n, 29n, 30n, 36n, 4 1n, 45n, 48n, 49n, 50n, 51 n, 79n, 89n, 90n, 9 1 n, 1 00n, 1 07n, 1 1 0n, 1 1 5n, 1 30n, 1 38n, 1 42n, 1 43n, 1 50n, 1 54n, 1 55n, 1 72n, 1 79n, 1 83n, 1 84n, 201 n, 205n, 229n, 230n, 237n, 280-281

Maria Pastorella (Pignetti Maria Valeria), 1 66, 1 67n

Maria Vergine, 48n, 279 Marini Giuliano, 1 02 Marmaggi Francesco, 269 Martinetti Pietro, 1 02n Martini Angelo, 205n Matteotti Giacomo, 84n Mattioli Raffaele, 1 42n Maturi Walter, 1 25n Maurain Jean, 2 19, 220n Mazzetti Roberto, 225n Melantone Filippo, 1 90n Mercati Angelo, 1 57n Meri an a Giovanni, 6 1 n Merry del Val Raffaele, 8n, 40, 4 1 n, 86n,

1 76n Messana Costanza, 45 Messina, 1 02n, 1 38n, 201 n Metodio di Olimpo, 64n Metternich-Winneburg Klemens Wenzel

Lothar, principe di, 246 Miccoli Giovanni, 1 9n, 90n

Indice dei nomi 295

Miegge Giovanni, 1 76n Miglioli Carlo, 1 94, 1 95n Migliorini Bruno, 1 70n, 1 89 e n Migne Jacques Paul, 97n Mignon Maurice, 69n Mignot Eudoxe Irénée Edouard, 38n Milano, 1 8, 33, 58n, 78n, 79n, 8 1 n, 90n,

94, 99, 101 - 103, 107n, 1 1 5n, 12 1 - 122, 1 28n, 1 30n, 1 37, 1 39n, 1 40n, 1 42n, 1 45n, 1 53, 1 70n, 1 7 1 , 1 73n, 1 88n, 1 94, 201 n, 210n, 2 12, 22 1 , 224, 225n, 231 , 232n, 234n

Millosevich Federico, 1 98n Millosevich Filippo, 70n, 1 96, 1 98n Minocchi Salvatore, 102n, 233, 234n, 271 Minturno, 96n Missir Remo, 8, 34 e n, 39, 47, 58n, 82n,

1 1 8n, 1 49n, 1 50n, 1 52n, 1 9 1 n, 201 n, 2 1 6n, 221 n, 222n, 226n, 234n

Missir di Lusignano Livio, 1 79n Missiroli Mario, 1 6, 1 38, 1 79 e n. 280 Modena, 1 20n, 1 39n, 1 43n, 1 73n, 1 77n,

20 1n Molè Enrico, 1 O, 263 Molinos Miguel, de, 1 46n, 1 89, 1 98n Momigliano Attilio, 1 3, 1 6, Momigliano Felice, 1 2, 13 e n, 1 6-17, 30, 37, Momigliano Marietta, 1 4 Mommsen Theodor, 1 1 6n Monachesi Maria, 9, 6 1 n, 70n, 104, 108,

1 1 8n, Mondolfo Roberto, 1 52n, 269 Monreale, 107n Monte Autore, 1 1 4, 1 39, 1 87n, 256, 279 Montefalco, 79n Monterisi, 41 Monte Sacro, 234n Montevecchi Luisa, 45n Monti Gennaro Maria, 9, 58n, 62, 63n,

70n, 96n, 1 20n, Monzali L., 1 84n, 2 1 1 n Moore George Foot, 35, 58n, 1 07n, 1 24,

1 25n Mor Carlo Guido, 1 2 1 n, 1 42n, 1 43n, 1 55n,

1 72, 1 73n Morcelli Stefano Antonio, 1 38n Moresco Mattia, 207n Morghen Giovannella, 1 8 1 , 1 82n

Morghen Guglielmo, 61 n Morghen Raffaello, 7, 8 e n, 9-1 O, 1 1 e n,

1 2n, 1 4 e n, 26 e n, 28 e n, 33, 34 e n, 38n, 55, 57n, 58n, 6 1 n, 63n, 64n, 66, 67 e n, 70n, 96n, 1 06, 1 07n, 1 08 e n, 1 10n, 1 35, 1 36n, 1 5 1 n, 1 76, 1 77n, 1 8 1 , 1 82n, 1 92, 1 93n, 1 97, 1 98n, 202, 203n, 204, 224 e n

Morghen Cecchini Matilde, v. Cecchini Morghen Matilde

Morghen )emolo Adele, 7, 1 1 , 45, 51 n, 6 1 e n , 62, 63n, 64n, 65, 78, 81 , 84, 86-88, 9 1 , 94, 96-97, 99, 100n, 10 1 , 102n, 104- 1 05, 1 07, 1 1 1 -1 12, 1 1 9, 1 24, 1 25, 1 26, 1 28-1 29, 1 32, 1 35, 1 37, 1 40, 1 42, 144, 146, 1 47n, 1 49-1 50, 1 52-1 53, 1 57, 1 58, 160, 1 63-165, 1 68, 1 69, 17 1 - 172, 1 74, 176-1 78, 1 8 1 , 186, 1 88- 1 89, 1 92, 1 93, 1 97, 202-204, 207, 209-210, 212-214, 2 16-220, 222- 224, 226-230, 236

Moro Renato, 205n Mosca, 1 1 6n Mosca Gaetano, 24 Moschetti Andrea Mario, 66n Muratori Ludovico Antonio, 255 Murri Romolo, 1 3, 256, 269, 271 , 274 Musa Antonio, 1 3 Musso lini Benito, 1 O, 25, 28, 36, 1 OOn,

1 1 0n, 1 67n, 237n, 245, 263-264, 280

Naldi Filippo, 1 6 Nallino Carlo Alfonso, 1 09, 1 1 0n, 1 1 2,

1 1 3n, apoli, 63n, 73n, 79n, 1 10n, 1 20n, 1 38n, 1 42n, 1 5 1 n, 1 76n, 1 83n, 201n

Nasalli Rocca Giovanni Battista, 265 eill Stephen Charles, 1 65n

Nepi, 6 1 n New York, 1 38n Newman John Henri, 248, 252, 259, 271 Niccoli Mario, 9, 1 1 n, 22, 26 e n, 34 e n,

49n, 56n, 64 e n, 79n, 86n, 93n, 96n, 1 0 1 n, 106n, 108, 1 16 e n, 1 1 7, 1 22n, 1 63n, 1 64, 1 65n, 1 69, 1 7 1 e n, 1 89, 2 1 1 , 237n

Niccoli Raffaele, 1 08 e n Nisticò Gabriella, 96n, 1 36n, 146n

ovara, 201 n

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296 Lettere di Buonaiuti a ]emolo

Ojetti Ugo, 80, 8 1 n Olanda, 21 1 Olgiati Francesco, 284 Omodeo Adolfo, 72, 73n, 1 76 Orecchia Rinaldo, 1 38n Orestano Francesco, 1 1 9, 1 20n Orione Luigi, 284 O'Riordan Michele, 1 27, 1 28n, 1 37, 1 96,

1 97n Orlando Vittorio Emanuele, 1 5, 37 Otto Rudolf, 1 02n, 278

Padova, 1 9n, 89n, 1 52n, 1 55n, 1 7 1 n, 1 73n, 1 9 1 n, 201n, 225n, 232n

Pagano Sergio, 8n, 1 30n Palermo, 57n, 73n, 82n, 1 07n, 1 1 0n, 1 38n,

1 42n, 1 93n, 209n Pallottino Massimo, 1 22n Palumbo Pier Fausto, 2 1 1 n Panzini Alfredo, 1 3 Paolo apostolo, santo, 1 4, 6 1 n, 72, 1 25,

1 70, 1 7 1 n, 253, 266 Paolo V, papa, (Camillo Borghese), 80,

1 82n Paolo VI, papa, (Giovan Battista Montini),

42n, 262 Papini Giovanni, 32n, 39 e n, 40 e n, 42,

1 79 e n Paquier J ules, 1 89, 1 90n Paradisi Bruno, 1 42n, 1 43n, 1 78n, 21 1n Parente Fausto, 43, 7 1 n, 82n, 95n, 1 48n,

1 63n, Parenzo, 1 1 9, 1 20n Parigi, 1 1 n, 12, 1 73n, 1 83n, 1 97, 201 n Parma, 1 39n, 1 40n, 1 42n, 1 52n, 1 89, 2 10n,

221 , 223, 224n, 281 Pascal Blaise, 1 07 Paschini Pio, 42n Pasquali Giorgio, 69, 70n, Patetta Federico, 1 92n Pavia, 1 1 7n, 1 39n, 2 10n, 2 1 5n Pecorari Paolo, 205n Pellegrini Alessandro, 82n Pellizzola, 1 94 Pene Vidari Gian Savino, 1 73n Perels Ernst, 201 n P erosi Carlo, 77, 79n, 265 Perugia, 1 5, 57n, 67n, 8 1 , 82n, 201 n, 231 n

Pesaro, 1 99n Petschenig Michael, 97n Piacentini Mario, 1 72, 1 74, 1 95n Piacenza, 201 n Picchi Mario, 1 79n Pietro apostolo, santo, 269 Pieve Santo Stefano, 40n Piglio, 1 1 4, 1 86- 1 87 Pignetti Maria Valeria, v. Maria Pastorella. Pincherle Alberto, 9, 26 e n, 28 e n, 47

e n, 50 e n, 56, 58n, 6 1 n, 67, 70n, 96n, 1 04, 1 08, 1 1 0n, 1 20n, 1 35, 1 36n, 1 45, 1 50, 1 52n, 1 69, 1 70n, 1 76

Pinerolo, 1 08n Pinto E., 1 03 Pio X, papa, (Giuseppe Sarto), 1 34n, 1 75,

1 76n, 280 Pio Xl, papa, (Achille Ratti), 9, 1 2, 22, 26,

28 e n, 68, 74, 77, 85, 93n, 1 06, 1 09, 1 84n, 200, 201 n, 204, 207, 284

Pio XII, papa, (Eugenio Pacelli), 250, 262, 268, 284

Piola Andrea, 1 73n Pironti Carolina, 57n, 1 08, 1 50, 1 5 1 n, 206

e n Pisa, 2 1 , 82n, 1 20n, 1 55, 1 77n, 201 n,

231 n, 232n, 233, 234n Pitzorno Benvenuto, 1 92n Polonia, 84n, 1 9 1 n Pompili Basilio, 7, 40, 4 1 , 86n, 1 57n, 1 63n Pont-Saint-Martin, 1 67n Ponte Felcino, 82 Poppi, 6 1 n Porciano, 1 14 Potestà Gian Luca, 49n, 57n, 1 5 1 n Poulat Emile, 8n, 39, 1 30n, 234n Preto Edoardo, 207n Prezzolini Giuseppe, 1 3, 38 e n Pugliese Giovanni, 201 n

Quadri Goffredo, 82n, 269 Quadretta Guglielmo, 1 02n Quentin Henri, 1 47n Quera M., 79n Querini Angelo Maria, 224

Ranchetti Michele, 234n Rand, premio, 1 90n

Indice dei nomi 297

Raponi i cola, 1 OOn Rasponi, palazzo, 72, 73n Ravà Antonio, 1 20n Ravà Marcella, 43, 73n, 1 04n, 1 1 8n Reggio Calabria, 57n Renan Ernest, 258, 271 Renaud Turner Brandreth, Henry, 1 65n Rennes, 1 94n Riccardi Andrea, 1 57n Ricci Scipione de', 3 1 , 1 29n, 1 30n Riccobono Francesco, 1 38n Rieder, editore, 89n Rignano Flaminio, 84n Rivière Jacques, 233, 234n Roberti Francesco, 1 96, 1 98n Roberti Melchiorre, 1 29n Rochat Giorgio, 222n, 237n Rockefeller, fondazione, 1 38n Rodi, 2 1 5n Rodotà Stefano, 1 52n Rogari Sandro, 1 38n, 205n Roma, 7-8, 1 0, 1 3- 1 4, 1 6, 2 1 , 33-34, 36,

39n, 42, 46, 5 1n, 55, 57n, 58n, 6 1 n, 62-63, 64 e n, 68-69, 70n, 71 , 73 e n, 7 5-77, 79n, 80, 81 n, 82n, 83, 84 e n, 85, 87-89, 91 -93, 95, 96n, 97, 99, 1 00n, 1 0 1 e n , 1 02n, 1 03 e n , 1 04, 1 06, 1 08-109, 1 1 0 e n, 1 1 1 , 1 1 2, 1 1 5, 1 1 6, 1 1 7n, 1 1 8 e n, 1 20n, 1 2 1 - 1 22, 1 24, 1 25n, 1 26-1 27, 1 3 1 - 1 32, 1 34, 1 36 e n, 1 38n, 1 39 e n, 1 40n, 1 4 1 , 1 42n, 1 43n, 1 45n, 1 46-149, 1 5 1 e n, 1 52 e n, 1 53-1 55, 1 57n, 1 58- 1 60, 1 62-1 65, 1 67n, 1 69, 1 70 e n, 1 7 1 , 1 74, 1 75 e n, 1 76, 1 77n, 1 78-1 79, 1 8 1 - 1 82, 1 84-1 87, 1 90, 1 9 1 n, 1 92, 1 93 e n, 1 94, 1 95n, 1 96, 1 97n, 1 98 e n, 1 99n, 200-207, 209-213, 2 1 5-21 8, 220-221 , 22 e n, 223 e n, 224-228, 229 e n, 230-231 , 233, 234n, 235-236, 237n, 241 , 242n, 256, 268, 277, 280 e n, 282

Romagna, 1 20n Romano Santi, 1 1 3n, 1 64, 1 65n Rosa, monte, 1 2, 1 66, 230n Rosa Enrico, 33, 40, 1 30n, 1 38n, 1 39,

1 40n, 1 58, 1 94, 1 95n, 1 99, 252 Rossi E., 1 1 On Rossi Guido, 1 2 1 n Rossi L. , 232n

Ros ini Giuseppe, 78n, 1 36n Rota Ettore, 1 27, 1 28n, 2 1 1 n Rouse Ruth, 1 65n Rovigo, 1 89n Ruffìni Edoardo, 1 6, 23, 1 68, 231 e n,

232n Ruffìni Francesco, 1 5- 16, 18 e n, 22, 23

e n, 24, 29-30, 36-37, 79n, 90n, 1 1 3n, 1 42n, 1 72, 1 73n, 1 75, 1 96, 1 97n, 231 e n, 232n, 257

Rurni Giorgio, 78n Russia, 1 1 7n Russo Luigi, 73n

Sabatini Guglielmo, 207 Sagmuller J ohann Baptist, 1 98n Sagiies J ., 79n Salerno, 1 42n, 1 97 Salonicco, 61 n Salvatorelli Luigi, 70n, 73n, 1 20n, 258 Salvernini Gaetano, 1 3, 1 25n San Donato (Subiaco), 1 1 n, 1 6, 3 1 , 32n,

33, 56, 57 n, 59n, 61 n, 62, 65, 79-80, 8 1 e n , 83, 84n, 86n, 87, 99, 1 0 1 , 1 04, 1 08n, 1 1 O n, 1 1 4, 1 1 6, 1 1 8 e n, 12 1 n, 1 39n, 140, 1 42, 1 45, 1 57, 1 66-1 67, 1 74, 1 87, 203, 206, 220, 221 n, 224, 241 -242

San Paolo (Brasile) , 1 52n Sanremo, 1 76n San Severino Marche, 100n Santa Scolastica, monastero di (Subiaco),

1 6, 80, 8 1 n Santangeli Claudio, 99n San tini Giovanni, 1 2 1 n, 1 73n, 1 99n Saraceni Guido, 1 55n Sarpi Paolo, 35, 80 Sartiaux Félix, 1 95n Sassari, 1 2, 1 5, 1 8, 58n, 63n, 67n, 1 02n,

120n, 1 40, 1 42n, 1 50, 1 75 Sasso Gennaro, 1 20n Savagnone Francesco Guglielmo, 36, 208,

209 e n Sbarretti Donato, 86n Scaduto Francesco, 42, 1 41 , 142n, 1 46n,

1 82n, 229n Scavizzi P., 1 57n Schipa Michelangelo, 1 76 e n Schleiermacher Friedrich, 259

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298 Lettere di Buonai11ti a ]emolo

Schnitzer J oseph, 1 59n Schoell Rudolf, 220 n Schupfer Francesco, 1 42n, 1 43n Scialoja Vittorio, 245 Scoppola Pietro, 1 30n, 1 34n, 1 67n, 205n Segoloni Danilo, 23 1 n Semeria Giovanni, 1 3, 1 9 1 n Sereni Enzo, 1 52n Serio Mario, 43 Settimo Vittone 1 67n Siciliani De Curnis icola, 1 02n Siena, 82n, 1 1 9, 1 20n, 1 43n, 1 85n, 2 1 0n Silva Pietro, 1 25 e n Simbruini, monti, 1 6, 59n, 1 1 4 Simmaco, papa, 1 09 Simon Richard, 261 Siniscalco Paolo, 58n Smirne, 34 Solmi Arrigo, 1 92n, 207 n, 21 O e n Sostegno, 2 1 5n Spadolini Giovanni, 1 0n, 1 6n, 24n, 4 1 n,

43, 1 36n Spoleto, 1 57n Stati U niti d'America, 32n, 84n, 1 07n,

1 35, 1 38n, 1 9 1 n Stickler Alfonso Maria, 201 n Stringher Bonaldo, 245 Srurzo Luigi, 28, 284 Srutz Ulrich, 1 1 2n Subiaco, 1 6, 57n, 59n, 62, 65, 80, 1 45 Suhard Emmanuel, 269 Suna, 20 1 n Sutri, 201 n Svizzera, 58n, 1 40n, 206, 2 1 0, 230 e n

Tacchi Venruri Pietro, 28n, 99, 1 00n, 1 45, 1 46n

Taliani Francesco Maria, 1 36n Tamburini Pietro, 35, 1 27, 1 28n Tardini Domenico, 4 1 n, 1 52n Taricone Fiorenza, 6 1 n Tedeschi Mario, 1 55n Teodosio II, 2 1 9n Terminillo, massiccio, 8 1 , 82n, 1 1 4, 1 1 6, 1 46 Terrulliano, 248, 257 Thomas Jules, 2 1 9, 220n Tilgher Adriano, 1 4, 82n, 1 20n, 258 «Timoteo», 267

«Tiri» [Gugliemo Luigi ]emolo], 1 6 1 , 202, 226

.

Tittoni Tommaso, 245 Togli atti Palrniro, 1 O Tognon Giuseppe, 1 7 1 n Tolosa, 200n Tolstoi Lev Nikolaevic, 69n Tomasi della Torretta, 245 Tommaso d'Aquino, santo, 259 Torino, 1 4- 1 6, 67n, 84n, 96n, 1 1 0n, 1 42n,

1 9 1 n, 1 97n, 2 1 5n, 225n, 226 e n, 231 e n, 232n

Torre Pellice, 225n Torre Andrea, 67n Toscana, 234n Traetto, 96n Trafelli Luigi, 1 1 6 e n Tramontin Silvio, 1 00n Trani, 20 1 n Traniello Francesco, 79n Trento, 69, 1 82n, 260 Treves, editore, 81 n, 89n Treves Renato, 1 38n Trieste, 1 73n, 1 9 1 n Trompeo Pietro Paolo, 269 Tucci Giuseppe, 70n Turati Augusto, 1 84n Turchi Nicola, 70n, 80, 82n, 1 28n, 252,

;267, 27 1 , 277 Turi Gabriele, 1 46n, 1 70n Turmel J oseph, 36, 1 93, 1 94n, 1 97, 1 98n Turvasi Francesco, 1 48n Tyrrell George, 36, 1 99 e n, 252, 271

Udine, 1 43n Ulianich Boris, 95n, 1 1 6n Urbino, 1 77n, 1 99n, 207n, 2 1 3n, 2 1 5n Ussita, 1 36n Utrecht, 1 1 8n

Vacca Giovanni, 1 3, 70n V acchelli Giovanni, 1 9 Valle d'Aosta, 1 2, 230 V allecchi, editore, 81 n, 1 1 O n, 1 1 2, 1 79n Vallepietra, 1 1 4, 1 87 Valmandois, 205 Van Hove Alphons, 2 1 9n Van Liempt Leonardo, 1 1 8n

Indice dei nomi 299

Van Lierop, 1 1 8n Vannutelli Primo, 280 Vannuzzi Aldo, 1 0 1 , 1 02n Van Rossum Guglielmo, 86n Varese, 2 1 1 , 223 Varisco Bernardino, 1 02n Varnier Giovanni Battista, 1 83n, 222n Varsori Antonio, 1 38n Vassalli Filippo, 229n Vaticano, 7, 1 8, 28, 35, 69, 1 1 0n, 1 48n,

1 50n, 1 68, 1 84n, 201 n, 260 Vaud, 237n Vecchielli, 285 Venezia, 1 43n, 1 74n, 1 9 1 n, 225n, 232n Vermeersch Arthur, 1 98n Verona, 1 45n Vian Paolo, 8n, 42n, 57n, 63n, 1 22n Vici, 1 1 9 Vidal Enrico, 1 02n Vidal Pedro, 81 n Vienna, 1 0-1 1 , 1 07n Villa Agostino, 1 1 8 e n Vinay Valdo, 1 76n Vinciguerra Mario, 1 20, 1 37 Viora Mario, 1 92n, 23 1 n

Viscardi Giuseppe Maria, 40 e n, 4 1 n, 42 e n, 1 52n

Vismara Missiroli Maria, 49n, 1 43n Vitali Enrico, 1 40n, 205n Volpe Giacchino, 1 70n, 1 25n Vuoli Romeo, 1 9

Wellesley, 1 1 Wernz Franz Xaver, 8 1 n Williams G.H., 1 07n Williams Michael, 1 34n Wilmart André, 1 46, 1 47n

Zambarbieri Annibale, 43, 1 28n, 1 40n Zanfarino Giovanni, 1 8n, 79n Zanichelli, editore, 6 1 , 89n, 94, 1 07, 1 1 O,

1 63n Zanzucchi Marco Tullio, 1 9-20, 285 Zanzucchi Pier Paolo, 1 8- 1 9, 285 Zappalà Maria, 9, 6 1 n, 70n, 1 04, 1 08, 1 1 8n Zoller Israel, v. Zolli Eugenio. Zolli Eugenio, 1 90, 1 9 1 n Zordan G., 1 73n Zscharnack Leopold, 1 38n Zucchetti Fausta, 45n, 1 08

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Pubblica�oni degli Archivi di Stato

L'Ufficio centrale per i beni archivistici - Divisione studi e pubblicazioni cura l 'edizione di un periodico (Rassegna degli A rchivi di Stato), di cinque collane (Strumenti, Saggi, Fonti, Sussidi, Quaderni della Rassegna degli Archivi di Stato) e di volumi fuori collana. Tali pubblicazioni sono in vendita presso l 'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato.

Altre opere vengono pubblicate a proprie spese da editori privati, che ne curano anche la distribuzione.

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« RASSEGNA DEGLI ARCHIVI DI STATO»

Rivista quadrimestrale dell'Amministrazione degli Archivi di Stato. Nata nel 1 941 come « Notizie degli Archivi di Stato», ha assunto l'attuale denomina­zione nel 1 955.

STRUMENTI

CXX I . Fonti per la storia artistica romana al tempo di Paolo V, a cura di ANNA

MARIA CoRBo e �\SSIMO PoMPONI , Roma 1 99 5, pp. 286, L. 1 7.000. CXXII. l ((Documenti turchiJ> dell'Archivio di Stato di Venezia. Inventario della

miscellanea a cura di MARIA PIA PEDANI FABRIS, con l'edizione dei regesti di ALESSIO BoMBACI . Roma 1 994, pp. LXX ! l , 698, tavv. 6, L. 29.000.

CXXI II. ARCHIVIO CE TRALE DELLO STATO, Ministero per le am1i e munizioni. Contratti. Inventano a cura di FRJ CESCA ROMA A Sct\RDACCIO E. Roma 1 99 5, pp. 5 1 6, illustrazioni, L. 34.000.

CXXIV. ARCHIVIO CENTRJ\LE DELLO STATO, Volantini antifascisti nella carte della Pubblica sicurezza (1926- 194 3). Repertorio a cura di PAOLA CARUCCI,

FABRIZIO DOLCI, MARIO MISSORI, Roma 1 995, pp. 242, L. 23.000. CXXV. ARCHIVlO CENTRALE DELLO STATO, Direzione genera/e della Jrubblica sicu­

rezza. La stampa italiana nella serie F. 1 (1894- 1926). Inventario, a cura di ANTONIO FIORI, Roma 1 995, pp. 268, L. 1 8.000.

CXXVI. FONDAZIONE DI STUDI STORICI FILIPPO TURATI - UNIVERSITA DEGLI STUDI

DI MILA O, DIPARTIME TO DI FILOSOFIA, Archivio Rodo!fo Mondo!fo. Inventari, a cura di STEFA o VITALI e PIERO GIORDANETTI , Roma 1 996, pp. 750, L. 34.000.

Page 152: Lettere di Ernesto Buonaiuti ad Arturo Carlo Jemolo. 1921-1941 · 2014-02-04 · Carlo ]emolo (1891-1981) scrisse di Ernesto Buonaiuti, rievocando, con affettuoso riserbo, l'amicizia

Pubblica�oni degli Archvù'i di Stato

C:XXVll . U lO E ITALIANA DELLE CAMERE DI COMMERCIO, fNDUSTRJA, ARTIGIA­

ATO E AGRJCOLTURA, Guida agli archivi storici delle Camere d/ commercio italiane, a cura di ELISABETTA B IDISCHIN l e LEONARDO Muscr, Roma 1 996, pp. XLl l , 1 94, illustrazioni, L. 2 1 .000.

CXXVI I I . Gli Archivi Pallavicini di Genova. I I . Archivi aggregati. Inventano a cura di MARCO BOLOGNA, Roma 1 996, pp. 476, L. 37.000.

CXXIX. RoBERTO MARJNELLJ, Memoria di provincia. La formatfone dell'Archivio di Stato di Rieti e /e fonti storiche della regione sabina. Roma 1 996, pp. 3 1 6.

CXXX. ARCHIVIO DI STATO DI FtRENZE, Imperiale e rea/ corte. Inventario, a cura di CoNCETTA GtM.ffiLANCO e PIERO MARCHI, Roma 1 997, pp. VIII,

532, tavv. 22.

SAGGI

32. Italia judaica. Cii ebrei in Sicilia sino a//'espuisione dei 1492. Atti dei V convegno internatfonaie, Palermo 15- 19 giugno 1 992, Roma 1 995, pp. 500, L. 24.000.

33. Le fonti diplomatiche in età moderna e contemporanea. Atti del convegno, Lucca 20-25 gennaio 1989, Roma 1 995, pp. 632, L. 54.000.

34. Cii archivi per fa storia de//'a/imentatfone. Atti dei convegno, Potenza-Matera 5-8 ottobre 1988, Roma 1 995, tt. 3, pp. 2030, L. 1 32.000.

35. Cii archivi degli istituti e dei/e atfende di credito e /e fonti d'archivio per fa storia dei/e banche. Tutela, gestione e vaiorizzatfone. Atti dei convegno, Roma 14- 1 7 novembre 1989, Roma 1 995, pp. 702, L. 28.000.

36. Cii archivi per fa storia dei/a scienza e dei/a tecnica. Atti dei convegno internatfona/e, Desenzano dei Garda, 4-8 giugno 1991 , Roma 1 995, tt. 2, pp. 1 338, L. 97.000.

3 7 . Fonti archivistiche e ricerca demografica. Atti dei convegno internatfona/e, Trieste, 23-26 aprile 1990, Roma 1 996, pp. 1 498, L. 70.000.

38. Fonti e problemi dei/a politica coloniale italiana. Atti dei convegno Taormina-Messina, 23-29 ottobre 1989, Roma 1 996, tt. 2, pp. 1 278.

39. Cii archivi dei partiti politici. Atti dei seminari di Roma, 30 giugno 1994, e di Perugia, 25-26 ottobre 1994, Roma 1 996, pp. 420.

40. Gli standard per fa descritfone degli archivi europei. Esperienze e proposte. Atti dei seminario internatfonaie, San Miniato, 3 1 agosto-2 settembre 1994, Roma 1 996, pp. 454.

4 1 . Principi e città ai/a fine dei Medioevo, a cura di SERGIO GENS!N l , Roma 1 996, pp. x, 476, L. 65.000 1•

1 Il volume, coedito con i l Centro di studi sulla civiltà del tardo Medioevo, è in vendita presso Pacini editore, via Gherardesea - 560 1 4 OSPEDALETTO.

Pt1bblica�oni degli Archvivi di Stato

FO TI

XX. ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, Fonti per la storia della scuola. I I I . L'istru­zione classica (1860- 1910), a cura di GAETANO BONETTA e GIGLIOLA FIORA­VANTI, Roma 1 995, pp. 442, L. 3 1 .000.

XXI. ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, Fonti per la storia della scuola. IV. L'in­chiesta Sciaioja sulla istrutfone secondaria maschile e femminile (18 72- 187 5), a cura di LUISr\ MONTEVECCHT e MARJNO RAtCICH, Roma 1 995, pp. 642, L. 5 1 .000.

XXII . ARCHI\'10 DI STATO Dl F IRENZE, I Consigli dei/a Repubblica fiorentina. Libri fabarum XVI I (1338- 1340), a cura di FRA CESCA KLEIN, prefazione di RlCCARDO FUBI I. Roma 1 995, pp. XVII I , 482, L. 42.000.

XXIII . I Libri Iurium dei/a Repubblica di Genova, I/2, a cura di DINO Pu CUH,

Roma 1 996, pp. XIV, 574, L. 41 .000.

SUSSIDI

7. Legati e governatori dei/o Stato pontificio (1550- 1809), a cura di CHRISTOPH WEBER,

Roma 1 994, pp. 990, L. 76.000.

8. UFFICIO CE TRALE PER l BENI ARCHIVISTICI, Le fonti archivistiche. Catalogo dei/e fonti e degli inventari editi (1861 - 199 1), a cura di MARIA TERESA P IA o MORTARJ

e IsoTTA ScANDALlATO CrCIAN I . Introduzione e indice dei fondi di PAOLA CARUCCI, Roma 1 995, pp. 538, L. 49.000.

QUADERN I DELLA « RASSEGNA DEGLI ARCHIVI DI STATO»

77. Ii <!Sommario de' magistrati di Firenze)) di ser Giovanni Maria Cecchi (1562). Per una storia istitutfona/e dei/o Stato fiorentino, a cura di ARNALDO D'ADDARJO,

Roma 1 996, pp. 1 1 8.

78. Cii archivi economici a Roma. Fonti e ricerche. Atti dei/a giornata di studio, Roma, 14 dicembre 1993, Roma 1 997, pp. 1 44.

PUBBLICAZI O N I FUORI COLLANA

MINISTERO PER l BENI CULTU RALI E AMBIENTALI. UFFICIO CENTRALE PER I BENI

ARCl l l VlSTJCI, Guida generale degli Archivi di Stato italiani, I (A-E), Roma 1 98 1 , pp. XVI l l , 1 042, L. 1 2.500 ; I I (F-M), Roma 1 983, pp. XVI, 1 088, L. 29.200 ; I I I -R), Roma 1 986, pp. XI\', 1 302, L . 43. 1 00 ; I V (S-Z) , Roma 1 994, pp. XVI, 1 4 1 2, L. 1 1 0.000.

Page 153: Lettere di Ernesto Buonaiuti ad Arturo Carlo Jemolo. 1921-1941 · 2014-02-04 · Carlo ]emolo (1891-1981) scrisse di Ernesto Buonaiuti, rievocando, con affettuoso riserbo, l'amicizia

Pubblicazioni degli Archvivi di Stato

ARCHIVIO DI STATO DI GE OVA. Inventario dell'Archivio del Banco· di S. Giorgio (1407- 1805), sotto la direzione e a cura eli GIUSEPPE FEUO I , I I I, Banchi e tesoreria, Roma 1 990, t. 1 °, pp. 406, L. 2S.OOO ; Roma 1 99 1 , t. 2°, pp. 382, L. 23.000 ; t. 3°, pp. 382, L. 24.000 ; t. 4°, pp. 382, L. 24.000 ; Roma 1 992, t. S0, pp. 382, L. 24.000 ; Roma 1 993, t. 6°, pp. 396, L. 2S.OOO ; IV, Debito pubblico, Roma 1 989, tt. 1 °-2°, pp. 4SO, 436, L. 26.000 ; Roma 1 994, t. 3°, pp. 380, L. 27.000 ; t. 4°, pp. 376, L. 27.000 ; t. S0, pp. 378 ; L. 27.000 ; Roma 1 99S, t. 6°, pp. 380, L. 29.000; Roma 1 996, t. 7°, pp. 376, L. 27.000 ; t. 8°, pp. 406.

ARCHJVIO DI STATO DI ToRINo, Semritas et tranquillitas Europae, a cura eli ISABELLA

MASSABÒ Ricci, MARCO CARASSI, CHIARA CusAN o, con la collaborazione di BENEDETTA RADICATI DI BROZOLO, Roma 1 996, pp. 3 1 8, L. 40.000.

Administration in Ancient Societies. Proceedings rif Session rif the 1 3th lnternational Congress rif Anthropological and Ethnological Sciences, Mexico Ciry, Ju!J 29-August 5, 1993, edited by PIERA FERJOLI, E RICA PIA DRA, G IAN GIACOMO Frs­

SORE, Roma 1 996, L. 1 00.000 1•

ALTRE PUBBLICAZIONI DEGLI ARCHIVI DI STATO

I seguenti volumi sono stati pubblicati e diffusi per conto dell'Ufficio centrale per i beni archivistici da case editrici private, che ne curano, pertanto, anche la vendita.

CAMJLLO CAVOUR, Epistolario, 1857 (gennaio-luglio), a cura eli CARLO PrSCHEDDA

e RosA NA ROCCIA, Firenze, Olschki, 1 994, XIV, tt. 2, pp. V!Il , 726.

U FFICIO CENTRALE PER l BENI ARCHIVISTICI, L'Archivio di Stato di Milano, a cura eli GABRIELLA CAGLIARJ Pou, Firenze, Narclini, 1 992, pp. 2S2, tavole.

U FFICIO CE TRALE PER I BE I ARCHIVISTICI, L'Archivio di Stato di Roma, a cura eli Lucro LUME, Firenze, Narclini, 1 992, pp. 284, tavole.

U FFICJO CENTRALE PER 1 BEN I ARCHJVISTICI, Il viaggio di Enrico VII in Italia, Città eli Castello, Eclimond, 1 993, pp. XII, 328, tavv. 94.

U FFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI, L'Archivio di Stato di Torino, a cura eli ISABELLA MASSABÒ R.Jccr e MARJA GATTULLO, Firenze, Narclini, 1 994, pp. 274, tavole.

UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI, L'Archivio di Stato di Bologna, a cura eli ISABELLA ZANN I ROSIELLO, Firenze, Narclini, 1 99S, pp. 236, tavole.

1 Il volume, coedito con il Centro internazionale di ricerche archeologiche, antropologiche e storiche, è in vendita presso Scriptorium, Settore università G. B. Paravia & C. spa, via Piazzi, 1 7 - 101 29 ToRJNO.

Pubblicazioni degli Archvivi di Stato

UFFICIO CENTRALE PER l BE l ARCHIVISTICI, L'Archivio di Stato di Firenze, a cura eli RosALJA MAN o ToLU e A BELLI AZZI, Firenze, arclini, 1 99S, pp. 276, tavole.

UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI, Gentium memoria archiva. f tesori degli archivi. Catalogo della mostra, Museo nazionale eli Castel Sant'Angelo, 24 gennaio-24 aprile 1 996, Roma, ed. De Luca, 1 996, pp. 304.