Epistemologia della ricerca: l’esperienza sul contesto ...

12
283 Preistoria Alpina, 46 I (2012): 283-293 1. INTRODUZIONE Se la ricerca dei significati è l’obbiettivo centrale di ogni vera indagine, l’ “arte” rupestre è al riguardo un magnifico terreno e lo è per la natura stessa della sua ma- nifestazione e per quanto, potenzialmente, può offrire alla comprensione storico-archeologica; lo è nonostante sia soggetto “anomalo”, complesso, niente affatto esplicito nelle valenze anche dove sembra più semplice o ovvio. Se un vaso od un’arma decorati abbinano alla funzionalità una ISSN 0393-0157 © Museo delle Scienze, Trento 2012 Epistemologia della ricerca: l’esperienza sul contesto rupestre alpino Umberto SANSONI Centro Camuno di Studi Preistorici - Dipartimento Valcamonica e Lombardia, Via Sommavilla 12, 25050 Niardo (BS), Italia E-mail dell’Autore per la corrispondenza: [email protected] “La scienza, che cominciò come ricerca della verità, sta divenendo incompatibile con la veridicità, poiché la completa veridicità tende sempre al più completo scetticismo scientifico. (…) Così, solo in quanto noi rinunciamo al mondo come amanti, possiamo conquistarlo da tecnici. Ma questa divisione dell’anima è fatale a ciò che vi è di meglio nell’uomo.” (B. Russell, La visione scientifica del mondo, cap. XVII, 1931) RIASSUNTO - Epistemologia della ricerca: l’esperienza sul contesto rupestre alpino - Se la ricerca dei significati è l’obbiettivo centrale di ogni vera indagine, l’ “arte” rupestre è al riguardo un magnifico terreno e lo è per la natura stessa della sua manifestazione: essa è pura espressione ideografica, immagine, segno convenzionale o simbolo, un fossile concettuale, che, come tale, va coerentemente approcciato. La metodologia archeologica convenzionale non può affrontare da sola la complessità della materia, la quale vede un potenziale primario coinvolgimento di discipline come la fenomenologia simbolico-religiosa, la semiotica, l’etnologia comparata, la storia dell’arte ed altre d’ambito antropologico. Vi è una scarsa coscienza e convinzione di tale necessità integrativa, nel quadro di quella malattia contempo- ranea che è la settorializzazione eccessiva della ricerca. La tendenza al raccordo gnoseologico è comunque un carattere distintivo delle scienze umane e, nel nostro settore, solo nel rigore delle proprie specificità, ma fruendo delle prospettive incrociate dei diversi ambiti si può realmente progredire. Tale indirizzo è d’altronde imposto dalla complessità ed enigmaticità della materia rupestre: se si vuole andare oltre la definizione cronologica, tipologica, dei sensi elementari, bisogna chiedersi cosa può essere fatto per intendere qualcosa dell’es- senziale contenuto, cioè cosa per approssimare la traduzione dei segni. La relazione illustra il possibile iter esemplificando sulla figura della capanna-granaio camuna, istoriata in 1624 casi e con molti confronti nel continente. Si dibatte la valenza sacrale dell’arte rupestre, i possibili rimandi mitico simbolici, secondo fondamenti metodologici di storia e fenomenologia religiosa, sino alle implicazioni d’ambito psicologico. Tale metodo integrativo, che ha punti di convergenza con recenti ricerche sui contesti italici dell’età del Ferro, ha dato risultati apprezzabili per lo studio dell’arte rupestre alpina come quello di altri ambiti, specie extraeuropei. SUMMARY - Epistemology of research: experience on alpine rock art context - If the search of meanings is the central object of any true investigation, rock “art” is in and of itself a wonderfully rich field. Its manifestations range from pure ideographic expression to image, conventional sign or symbol, a conceptual fossil that must be approached coherently for what it is. Conventional archaeological methodol- ogy cannot face by itself the complexity of the matter, for it includes potentially and primarily other disciplines such as symbolic-religious phenomenology, semiotics, comparative ethnology, art history and others in the anthropological sphere. Awareness and opinion are scarce in such interdisciplinary approaches, in the frame of the contemporary malady that is extreme specialization in research. The movement towards gnoseological connectedness is however a distinguishing mark of humanistic sciences and, in our field, progress is really possible only with precise and specific pursuits benefiting from cross-references from different fields and perspectives. Such direction is in fact commanded by the complexity and by the riddles posed by rock art subjects: if one wants to step beyond mere chronologic definition, typology and elementary perceptions, one must inquire into what can be done to grasp the essential content, or to draw near to a translation of the signs. This report illustrates the possible course to follow, offering by way of example the figure of the Camunian hut or granary, of which 1624 instances are known, with many comparisons from the continent. The sacral value of rock art is discussed, with possible references to myths and symbols, in keeping with religious phenomenology and the methodological fundamentals of history, all the way to psychological implications. This integrative method, which is proving coherent with the current researches on Iron Age Italic contexts, has brought forth appreciable results in the study of Alpine rock art as well as in other areas, notably overseas. Parola chiave: arte protostorica, metodologia, epistemologia, simbolismo, mito, ricerca, analisi , rituali Key words: protohistoric art, methodology, epistemology, symbolism, myth, research, analysis, rituals XLII Riunione scientifica dell’I.I.P.P. L’arte preistorica in Italia. Trento, Riva del Garda, Val Camonica, 9-13 ottobre 2007

Transcript of Epistemologia della ricerca: l’esperienza sul contesto ...

Page 1: Epistemologia della ricerca: l’esperienza sul contesto ...

283Preistoria Alpina, 46 I (2012): 283-293

1. INTRODUZIONE

Se la ricerca dei significati è l’obbiettivo centrale di ogni vera indagine, l’ “arte” rupestre è al riguardo un magnifico terreno e lo è per la natura stessa della sua ma-

nifestazione e per quanto, potenzialmente, può offrire alla comprensione storico-archeologica; lo è nonostante sia soggetto “anomalo”, complesso, niente affatto esplicito nelle valenze anche dove sembra più semplice o ovvio. Se un vaso od un’arma decorati abbinano alla funzionalità una

ISSN 0393-0157© Museo delle Scienze, Trento 2012

Epistemologia della ricerca: l’esperienza sul contesto rupestre alpino

Umberto SaNSONI

Centro Camuno di Studi Preistorici - Dipartimento Valcamonica e Lombardia, Via Sommavilla 12, 25050 Niardo (BS), ItaliaE-mail dell’Autore per la corrispondenza: [email protected]

“La scienza, che cominciò come ricerca della verità, sta divenendo incompatibile con la veridicità, poiché la completa veridicità tende sempre al più completo scetticismo scientifico. (…) Così, solo in quanto noi rinunciamo al mondo come amanti, possiamo conquistarlo da tecnici. Ma questa divisione dell’anima è fatale a ciò che vi è di meglio nell’uomo.” (B. Russell, La visione scientifica del mondo, cap. XVII, 1931)

RIaSSUNTO - Epistemologia della ricerca: l’esperienza sul contesto rupestre alpino - Se la ricerca dei significati è l’obbiettivo centrale di ogni vera indagine, l’ “arte” rupestre è al riguardo un magnifico terreno e lo è per la natura stessa della sua manifestazione: essa è pura espressione ideografica, immagine, segno convenzionale o simbolo, un fossile concettuale, che, come tale, va coerentemente approcciato. La metodologia archeologica convenzionale non può affrontare da sola la complessità della materia, la quale vede un potenziale primario coinvolgimento di discipline come la fenomenologia simbolico-religiosa, la semiotica, l’etnologia comparata, la storia dell’arte ed altre d’ambito antropologico. Vi è una scarsa coscienza e convinzione di tale necessità integrativa, nel quadro di quella malattia contempo-ranea che è la settorializzazione eccessiva della ricerca. La tendenza al raccordo gnoseologico è comunque un carattere distintivo delle scienze umane e, nel nostro settore, solo nel rigore delle proprie specificità, ma fruendo delle prospettive incrociate dei diversi ambiti si può realmente progredire. Tale indirizzo è d’altronde imposto dalla complessità ed enigmaticità della materia rupestre: se si vuole andare oltre la definizione cronologica, tipologica, dei sensi elementari, bisogna chiedersi cosa può essere fatto per intendere qualcosa dell’es-senziale contenuto, cioè cosa per approssimare la traduzione dei segni. La relazione illustra il possibile iter esemplificando sulla figura della capanna-granaio camuna, istoriata in 1624 casi e con molti confronti nel continente. Si dibatte la valenza sacrale dell’arte rupestre, i possibili rimandi mitico simbolici, secondo fondamenti metodologici di storia e fenomenologia religiosa, sino alle implicazioni d’ambito psicologico. Tale metodo integrativo, che ha punti di convergenza con recenti ricerche sui contesti italici dell’età del Ferro, ha dato risultati apprezzabili per lo studio dell’arte rupestre alpina come quello di altri ambiti, specie extraeuropei.

SUMMaRY - Epistemology of research: experience on alpine rock art context - If the search of meanings is the central object of any true investigation, rock “art” is in and of itself a wonderfully rich field. Its manifestations range from pure ideographic expression to image, conventional sign or symbol, a conceptual fossil that must be approached coherently for what it is. Conventional archaeological methodol-ogy cannot face by itself the complexity of the matter, for it includes potentially and primarily other disciplines such as symbolic-religious phenomenology, semiotics, comparative ethnology, art history and others in the anthropological sphere. Awareness and opinion are scarce in such interdisciplinary approaches, in the frame of the contemporary malady that is extreme specialization in research. The movement towards gnoseological connectedness is however a distinguishing mark of humanistic sciences and, in our field, progress is really possible only with precise and specific pursuits benefiting from cross-references from different fields and perspectives. Such direction is in fact commanded by the complexity and by the riddles posed by rock art subjects: if one wants to step beyond mere chronologic definition, typology and elementary perceptions, one must inquire into what can be done to grasp the essential content, or to draw near to a translation of the signs. This report illustrates the possible course to follow, offering by way of example the figure of the Camunian hut or granary, of which 1624 instances are known, with many comparisons from the continent. The sacral value of rock art is discussed, with possible references to myths and symbols, in keeping with religious phenomenology and the methodological fundamentals of history, all the way to psychological implications. This integrative method, which is proving coherent with the current researches on Iron Age Italic contexts, has brought forth appreciable results in the study of Alpine rock art as well as in other areas, notably overseas.

Parola chiave: arte protostorica, metodologia, epistemologia, simbolismo, mito, ricerca, analisi , ritualiKey words: protohistoric art, methodology, epistemology, symbolism, myth, research, analysis, rituals

XLII Riunione scientifica dell’I.I.P.P. L’arte preistorica in Italia. Trento, Riva del Garda, Val Camonica, 9-13 ottobre 2007

Page 2: Epistemologia della ricerca: l’esperienza sul contesto ...

284 Sansoni Epistemologia della ricerca

valenza estetica e simbolica o cerimoniale, una figura rupe-stre ha solo questo secondo aspetto: è un’immagine, segno convenzionale o simbolo, è pura espressione ideografica, un fossile concettuale e come tale va coerentemente ap-procciato. In nuce, anche quando vogliamo o crediamo di poterne ricavare solo i sensi più superficiali (tipologia, cro-nologia, significato apparente, contesto), dobbiamo averne coscienza e direi rispetto. Così la ricerca può stazionare su tale superficie, ma poi o rinuncia a proseguire o non può che puntare al cuore del documento, tentarne le strade pos-sibili, cioè quelle più adeguate, senza chiusure preconcet-te, senza timore di essere poco ortodossi, senza soprattutto credere che la metodologia archeologica convenzionale possa affrontare da sola la complessità della materia.

L’arte rupestre è uno di quegli speciali documenti archeologici che vedono un potenziale primario coinvol-gimento di discipline come la fenomenologia simbolico-religiosa, la semiotica, l’etnologia comparata, la storia dell’arte ed altre d’ambito antropologico. Nulla di nuovo nella storia della nostra disciplina, che ha spesso mutuato tecniche e indirizzi d’analisi da altre scienze, nuovo se si considera comunque la scarsa coscienza e convinzione del-la necessità integrativa, nel quadro di quella malattia con-temporanea che è la settorializzazione eccessiva della ricer-

ca. Credo che solo nel rigore delle proprie specificità, ma fruendo delle prospettive incrociate e criticamente vagliate dei diversi ambiti si possa realmente progredire, sbagliando e correggendosi, approssimando comunque mete conosci-tive per ora lontane. La tendenza al raccordo gnoseologico è un carattere distintivo delle scienze umane e nonostante il suo limite d’imperfezione, un pregio, non un difetto; per-tanto quel che più conta è che il progresso possa essere vivo e valido nel dialogo complessivo dello sviluppo culturale ed il ricercatore dovrebbe farsene carico senza affidare a tuttologi o divulgatori di professione tale compito.

2. L’ESEMPIo DELLA VALCAMoNICA

In certo modo la Valcamonica, con i suoi infini-ti segni rupestri, è una sorta di Pompei iconografica della preistoria: come Pompei ha intatta, in situ, un’ampia fascia della sua vicenda storica e lungo le sue “strade”, nel bo-sco, leggiamo una particolare proiezione del tempo che fu; come Pompei per il mondo romano, la Valcamonica ci dà un accesso speciale a millenni di preistoria del continente o meglio potrebbe darci tale accesso, molto più di qualsiasi altro contesto rupestre europeo (in genere limitato ad una,

Fig. 1 - Valcamonica, Campanine, R. 49. Rilievo del sett. C, con alta densità di figurazioni. Si distinguono 19 capanne fra guerrieri a ca-vallo e appiedati, cani, equidi, uccelli, impronte di piede, dischi, un’ascia ed altri segni (varie fasi dell’età del Ferro, con poche figure del Bronzo tardo-finale base ca. 3 m).Fig. 1 - Camonica Valley, Campanine area , R. 49. Tracing of sector C, with high density of figures. 19 huts stand out among warriors on horseback and on foot, dogs, horses, birds, footprints, disks, an ax and other signs (different phases of Iron Age, with few figures of the late-final Bronze Age, base about 3 m).

Page 3: Epistemologia della ricerca: l’esperienza sul contesto ...

285Preistoria Alpina, 46 I (2012): 283-293

non a tutte le grandi fasi); potrebbe, se meglio decifrassimo il suo linguaggio, se meglio sapessimo entrare in questo mondo quasi virtuale, tutto in immagini, su un supporto di rocce non artefatte: evidentemente un residuo di qualcosa di più complesso e organico, ma miracolosamente intatto, completo nel suo genere, come Pompei, solo più enigma-tico, squisitamente concettuale se è vero che, lo ripeto, il segno, simbolico o descrittivo che sia, traduce essenzial-mente un mix di idee, ritualità, credenze o valori o bisogni.

ora questo è il punto: si può intendere qualcosa di quest’essenziale contenuto? Si può approssimare la tra-duzione dei segni? Il problema è epistemologico e niente affatto pacifico: i più, specie se poco addentro alla pro-blematica rupestre, sono scettici nel credere che si possa andare oltre la definizione cronologica, tipologica, tutto al più l’elementare contestualizzazione ideologica, i meno, e noi fra questi, sono convinti che il cerchio possa esse-re stretto, difficile dire fin dove, ma che si possa stringere almeno sull’essenziale dei valori espressi. Come? Innan-zitutto non fossilizzandosi su strade già percorse e su lo-giche disciplinari inadeguate. Chi ha una preparazione e un’abitudine settoriale (un po’ tutti noi) tende a risolvere solo alcuni problemi secondo le specifiche ottiche della di-sciplina: l’archeologo, in quanto tale, è in genere soddisfat-

to dei traguardi tecnici, cioè dell’incasellamento dei dati e di definire quanto questi possono esplicitamente rivelare; l’archeologo è un tecnico del recupero quindi un po’ ra-gioniere, un po’ architetto, cioè un ricostruttore sulla base delle evidenze. Se però egli entra in un complesso labirin-to iconografico, e lo fa in genere per elezione, soddisfatte, anche parzialmente, le suddette esigenze primarie, sente in progressione di essere in un ambiente alieno o in mezzo a nebbia fitta. E tuttavia il documento iconografico lo spinge oltre, di sua natura, a ricercare con più attenzione motiva-zioni e significati. Con i suoi strumenti, direi con la sua forma mentis, si sente ed è inadeguato a proseguire: qui o crede di doversi fermare, perché nulla appare “scientifi-camente” sicuro, o da qui riparte, mutando forma mentis, adeguandola al soggetto.

Esemplificando diamo ipoteticamente per consegui-te le coordinate archeologiche, fingiamo soprattutto di aver colmato quella pesante lacuna data dalla estrema scarsità di dati di scavo (non condotti) nei siti rupestri: una capan-na è datata al Ferro Antico, ha struttura a “palafitta”, di-schi sugli spioventi, un uccello ed un guerriero al fianco. Cos’è? L’immagine di un’abitazione? Visti i ritrovamenti nell’area centro-alpina, no. Un magazzino-granaio? Vi-ste altre tracce, è molto più probabile. Un modello pura-

Fig. 2 - Valcamonica, Dos del Pater, R. 6. Coppia di capanne dell’Antica età del Ferro, affiancate da un disco a doppio cerchio concentrico, un disco raggiato, un’ascia ed un antropomorfo (rilievo fotografato a cielo; base 80 cm).Fig. 2 - Camonica Valley, Dos of Pater area, R. 6. A pair of huts dated back to ancient Iron Age, accompanied by a double concentric circle disc, a radial disc, an axe and an anthropomorphic figure (tracing photographed under the sky, base 80 cm).

Page 4: Epistemologia della ricerca: l’esperienza sul contesto ...

286 Sansoni Epistemologia della ricerca

mente simbolico? Sembra un’ipotesi alquanto azzarda-ta. Ma perché è raffigurato con tanta insistenza, finora in 1624 casi catalogati e nessuno identico all’altro? E perché si evidenziano tante tipicità, anche marcate, tipologiche e d’area? Quali paralleli abbiamo nelle altre culture protosto-riche? Un’indagine attenta sulla tipologia, le disposizioni, le associazioni sceniche, le collocazioni, i confronti esterni, apporta una lunga serie di indizi, permette una radiografia del soggetto sino alla formulazione di ipotesi plausibili: in sintesi la capanna appare alfine come un simbolo tipico e qui caratterizzante dell’età del Ferro, molto “personalizza-to”, con identificativi probabilmente clanici o di status e indiziata nel quadro funerario, al pari di altri simboli con cui relaziona. Ma sfugge ancora l’essenziale: è come cono-scere a fondo ogni dettaglio dell’opera di un artista e intu-irne appena, senza intenderne veramente le motivazioni, lo scopo ed il quadro di riferimento in cui si esprime. Bisogna fare un passo indietro e comprendere almeno in che macro ambito ci muoviamo.

3. LE CooRDINATE DEL SACRo

Basilarmente siamo nel mondo del sacro? Già que-sta domanda è un po’ troppo per un archeologo puro, anche se il termine è da lui continuamente presupposto. Cos’è il sacro e che ruolo può aver avuto? Per provare a rispondere bisogna entrare in questo mondo, nella storia e nella feno-menologia simbolico-religiosa, con l’occhio puntato sulle

manifestazioni più affini e contigue. Emerge, in primis, che si tratta di una disciplina con i suoi metodi ed esigenze, che vanno assimilati nei tratti utili; emerge che rischiamo la falsificazione proiettando il nostro sentire, il nostro confine fra sacro e profano nel mondo antico, che i documenti lette-rari, simbolici ed archeologi parlano in una direzione che ci siamo dati cura di annotare, ma non di intendere: possiamo così appurare che l’area alpina protostorica è dentro una macroarea culturale che tutto testimonia vivere la sacralità in un modo difficile da definire, ma certamente fondamen-tale. Emerge che l’escludere tale centralità del sacro è una follia logica. Forse che i piissimi Etruschi, Celti e Romani delle fonti nascono religiosamente da un pensiero sofistico? oppure il loro mondo mitico-religioso, con i molti tratti in comune, discende da simili visioni o matrici della proto-storia e queste da simili precedenti? E cosa dicono le innu-merevoli deposizioni votive alpine, i siti con stele o i roghi votivi o le cerimonialità funerarie del tempo? E cosa quindi la mastodontica arte rupestre che proprio ora, nel Ferro, esprime il suo maximum quantitativo? Il sacro appare logi-camente come la chiave di volta, l’animo dell’intera mani-festazione, cui forse nessun segno sfugge. Non è questo il luogo per dissertarne e credo sia anche un po’ ozioso farlo, perché negare o essere agnostici su questa evidenza, come alcuni fanno, è come negare in modo pretestuoso la mole dei testimoni, fonti e documenti, che parlano in tal senso. Peggio ancora è condannarci alla stasi di fronte ad un bivio fondamentale e farlo per scetticismo ideologico o per un malinteso senso di scetticismo scientifico applicato ad una

Fig. 3 - Valcamonica, Zurla, R. 31. Coppia di capanne in tipica associazione con un uccello acquatico (Ferro Antico, rilievo a cielo; base 60 cm).Fig. 3 - Camonica Valley, Zurla area, R. 31. A pair of huts engraved with the typical association with an aquatic bird (late Iron Age, tracing under the sky, base 60 cm).

Fig. 4 - Valcamonica, Zurla, R.15. Gruppo di tre capanne, in cui la centrale, molto affusolata, sembra poggiare su una sagoma di barchetta a doppia proto-me ornitomorfa, a sua volta “sostenuta” da un uccello (fase avanzata del Ferro Antico; base 60 cm).Fig. 4 - Camonica Valley, Zurla area, R.15. A group of three huts, where the middle one is very tapering and looks to lean against a shape of a small boat with double bird-shaped protome which is “supported” by a bird (towards the end of ancient Iron age, base 60 cm).

Page 5: Epistemologia della ricerca: l’esperienza sul contesto ...

287Preistoria Alpina, 46 I (2012): 283-293

Fig. 5 - Valcamonica, Foppe di Nadro, R 42. Figura di guerriero con elmo a calotta (inizio del Tardo Ferro) la cui testa è posta volutamente al centro di una più antica, piccola capanna (fase avanzata del Ferro Antico); nello stesso spazio un’impronta di piede (rilievo, base 30 cm).Fig. 5 - Camonica Valley, Foppe di Nadro, R 42. Figure of a warrior with a covering helmet (beginning of the late Iron Age), whose head is intentionally placed in the middle of an older, small hut (towards the end of the late Iron Age); in the same space there is a footprint (tracing, base 30 cm).

Page 6: Epistemologia della ricerca: l’esperienza sul contesto ...

288 Sansoni Epistemologia della ricerca

disciplina storica, cioè umanistica. Posso comprendere le riserve di uno strutturalista puro, di uno scettico empirista di scuola anglosassone, di un marxista, ma qui non si tratta di ideologia né di affermare o negare la realtà teologica del divino, ma di ricerca su una manifestazione storica, auspi-cabile appunto come la più scevra possibile da ideologie contemporanee.

Diciamo quindi che il sacro sia il fondamento dell’espressione rupestre, anche se ciò resta tutt’altro che condiviso: sarebbe in sé un progresso perché la direzione in cui indagare sarebbe tracciata, un bivio sarebbe superato, insieme dall’archeologo e dallo storico-religioso; le meto-diche delle due discipline potrebbero affiancarsi. La nostra “capanna-granaio” avrebbe una prospettiva migliore e me-

Fig. 6 - Valcamonica, Zurla, R.12. Rilievo del pannello isolato con iscrizione in caratteri camuni (alfabeto di Sondrio) ed in basso una capanna anomalamente sovrapposta da un uccello stilizzato (sulla sx) e da un serpentiforme (sulla dx, base 60 cm).Fig. 6 - Camonica Valley, Zurla area, R.12. Tracing of the isolated panel with inscription in camunian characters (Sondrio alphabet) and down an hut strangely placed on top by a stylized bird (on the left) and by a snake-shaped figure (on the right, base 60 cm).

Page 7: Epistemologia della ricerca: l’esperienza sul contesto ...

289Preistoria Alpina, 46 I (2012): 283-293

Fig. 7 - Balzers (Liechtenstein). Vaso cinerario frammentario con incisa una capanna “di tipo camuno” (Fine V- inizi IV sec, Museo Retico di Coira, da Bil 1984).Fig. 7 - Balzers (Liechtenstein). A fragmented cinerary vase with the engraving of an hut of “camunian” type (late V- early IV century, Rhaetian Museum of Coira, by Bil 1984).

Fig. 8 - San Vitale (Bologna). Rilievo della stele funeraria con istoriazione di capanna (fine VIII- inizio VII sec. a.C. rilievo da P. Meller Padovani).Fig. 8 - San Vitale (Bologna). Tracing of a funeral stele with engraving of hut (late VIII-early VII century B.C. tracing by Meller Padovani P.).

Fig. 9 - Hochdorf (Ba-den-Wurttemberg). Rico-struzione di magazzino-granaio del V sec. a.C. (Keltenmuseum).Fig. 9 - Hochdorf (Baden-Wurttemberg). Reconstruc-tion of a warehouse-barn dated back to the V century B. C. (Keltenmuseum).

Page 8: Epistemologia della ricerca: l’esperienza sul contesto ...

290 Sansoni Epistemologia della ricerca

Fig. 10 - a) Guardia Perticara (Potenza). Modellino di probabile tempietto, da corredo funerario, con figure di anatrelle e trampolieri (VI sec., disegno di Stefania Sansoni). b) Stora Hammar (Scania, Svezia). Urna cineraria a capanna di tipica foggia nordica (X-IX sec. a.C., disegno di S. Sansoni). c) Necropoli dell’osteria (Vulci). Urna cineraria a capanna in bronzo laminato, con stilizzazioni di uccelli acquatici (VIII sec., disegno di S. Sansoni).Fig 10 - a) to Guardia Perticara (Potenza). Model of a probable temple, from a funeral outfit, with figures of ducks and waders (VI century, drawing by Stefania Sansoni). b) Stora Hammar (Scania, Sweden). An hut-shaped cinerary urn in typical Nordic style (X-IX century B. C., drawing by S. Sansoni). c) Necropolis of Osteria (Vulci). An hut-shaped cinerary made of rolled bronze with stylizations of waterfowl (VIII sec., drawing by S. Sansoni).

Page 9: Epistemologia della ricerca: l’esperienza sul contesto ...

291Preistoria Alpina, 46 I (2012): 283-293

glio si intenderebbe perché compaia una simile forma su un vaso cinerario di Balzers, che possibili relazioni con le urne capanna tosco-laziali o del centro Europa, con la capanna incisa su una lastra tombale villanoviana o con le stesse camere sepolcrali in foggia domestica. Siamo in ambito funerario con tutta probabilità anche in Valcamonica. Ma, se così fosse, per provare ad intendere i nessi profondi do-vremmo capire perché si è scelto un “magazzino-granaio” e non l’abitazione per un segno di ritualità funeraria. ora servono un simbolista ed un mitografo, non per spiegare il nostro caso, ma per inquadrare sul conosciuto il problema: egli ci dà un ventaglio molto ampio, e con tratti comuni, sulla simbologia della casa e del granaio e noi proviamo, sulla sua prospettiva a valutare i tanti reperti archeologici del tipo, a tutto campo; e valutiamo ad esempio la ricorren-za del legame fra il mondo degli inferi e quello agrario, in termini ellenici del perchè i defunti siano “gente di Deme-tra”, Damater che si accoppia con Iasone su un campo tre volte arato, che accoglie i corpi dei defunti e come il seme sia attestato analogicamente quale principio animico della rinascita. Ciò è valso senz’altro in Grecia dove il seme di grano era gettato a germogliare sopra le tombe. Ma vale anche in Italia, nelle Alpi o altrove per l’età del Ferro?

ogni passaggio ha le sue difficoltà: dovremmo al-meno tentare di capire quanto sia antica la costruzione mi-tico-simbolica di tipo agrario-demetriaco e che rispondenze o paralleli abbia in occidente, se e quanto lo ha influenzato

e infine che tracce abbiamo nella nostra regione al riguar-do. Lo storico simbolista ha dato una direzione comunque feconda e ci ha dato il suo metodo d’indagine, la sua pro-spettiva analogica, comparativa e relazionale.

Ci ha confermato soprattutto che un simbolo non è separabile dal contesto di cui è parte e va sempre studiato in parallelo con i segni che ne accompagnano la manifesta-zione. Estendiamo quindi un’analoga ricerca a tutti i segni che con più costanza accompagnano le “capanne-granaio”: l’uccello, i dischi, le impronte, il guerriero, le iscrizioni. Per ognuna di queste immagini attuiamo lo stesso proce-dimento nei moduli dettati dalla nostra disciplina e dalla fenomenologia simbolico-religiosa; in primis nei testimoni archeologici vicini e via via nei più distanti, sino idealmen-te ad un’indagine del fenomeno in ogni contesto che pre-senti l’espressione in analisi.

Si è partiti dalle capanne per arrivare a creare ten-tacoli di ricerca in molte direzioni, solo apparentemente estranee, e queste si intrecciano fra loro, ci spingono a no-tare, a “scoprire” relazioni iconografiche che prima sfug-givano in parte o del tutto, ci fanno intravedere possibili nessi, di cui poi cerchiamo eventuali paralleli e conferme. Ci si ritrova inevitabilmente in acque alte, simbolicamente in medium labirinti, in un contesto che è lievitato enorme-mente, coscienti però di un fatto “nuovo”: i sistemi simbo-lici hanno una loro organicità strutturale ed un elemento rimanda all’altro, lo integra, lo richiama e intenderne vera-

Fig. 11 - Valcamonica, Zurla, R 31. Capanna associata a figura di cane, modificata, in un secondo tempo, in antropomorfo (rilievo a cielo, Ferro Antico base 60 cm).Fig. 11 - Camonica Valley, Zurla area, R 31. An hut associated with a dog figure, which later has been changed into an anthropo-morphic figure (tracing under the sky, old Iron age, base 60 cm).

Fig. 12 - Valcamonica, Pià d’ort, R.1. Rilievo su superficie tratta-ta con metodo neutro. Fig. 12 - Camonica Valley, Pia d’Ort area, R.1. Tracing on a sur-face which has been treated with neutral method.

Page 10: Epistemologia della ricerca: l’esperienza sul contesto ...

292 Sansoni Epistemologia della ricerca

mente uno è impossibile senza ricostruire l’insieme, senza partire dal suo centro emanatore e raccordante. Sembra così inattuabile, per un argomento preistorico, intendere vera-mente a fondo le valenze, ma in qualche misura si entra parzialmente e imperfettamente, ma si entra, su basi via via dichiarate, scientifiche se con tale termine si intende oneste e sul filo di dati controllabili e ipotesi espresse. Se manca metodo, direi rigore (il filo di Arianna?), facile scivolare su terreni instabili ed è questo il rischio maggiore: i guard-rail debbono essere costantemente i dati, di ogni natura, e dati non forzati, non scelti di comodo. E, nel nostro caso, in particolare quelli rupestri, non fosse altro che per la loro dettagliata completezza e per l’imponenza numerica: le no-stre 1624 “capanne” in oltre 1000 singoli contesti scenici e in decine di formule tipologiche, strutturali ed associative rappresentano un campo immenso, seppur alquanto ripe-titivo negli schemi e anni di lavoro danno risultati: non si è mai stati tanto vicini a comprenderne l’essenza e non si è mai avuta tanta coscienza di non poter scoprire del tut-to quanto celano. In questo campo la ricerca è sempre in progress, non concludibile se non per approssimazioni pro-gressive e investendo ambiti e contesti molto vari. Se per ipotesi miracolosa riuscissimo sino in fondo con un simbo-lo, automaticamente avvicineremmo di molto tutti gli altri che sono in relazione; ma ciò vale, in proporzione, anche per le approssimazioni. Non è poco.

4. IL METoDo INTEGRATIVo

Se dunque è fondamentale stringere sui quadri inte-grali dell’espressione di un’epoca, nel nostro caso non sulla sola capanna, ma sul contesto scenico in cui si esprime, è anche necessario conoscere l’iter fenomenologico di ogni componente: e troviamo così i modellini fittili di capan-ne e tempietti del neolitico balcanico e quelli orientali e troviamo le urne capanna etrusche e romane d’età storica; analizzando i corredi simbolici, verifichiamo ricorrenze, in macroambiti culturali, che è difficile leggere come casua-li. ora va quindi inteso se siamo, almeno in parte, lungo uno stesso filo conduttore simbolico-rituale: se sì, e mol-te indicazioni sono in tal senso, alcuni significati basilari d’età etrusco-romana sarebbero fortemente indicativi per i precedenti casi di urne capanna tosco-laziali, e questi per analoghi altri contesti in contatto. Tale inquadramento te-matico non ci dà ancora che pure indicazioni, ma prezio-se, per le nostre figure rupestri; quantomeno possiamo ora tener conto dei moduli di simbolizzazione e ritualità che appartengono allo stesso affine mondo protostorico. E se quindi tendiamo l’indagine sul piano fenomenologico, cioè in tutte le direzioni, scopriremmo cosa la capanna, il gra-naio e l’uccello abbiano significato in altre epoche ed aree, potremmo capire che alcuni aspetti basilari sono ricorrenze costanti, come basandosi su semplice e profonda analogia, quasi istintuale nel procedimento espressivo umano. Que-sta basilarità sembra plausibilmente estendibile al nostro soggetto rupestre e quantomeno ne trattiamo ora da una visuale molto più ampia e meglio precisata.

Su queste considerazioni il livello cambia ed a poco servono le semplici impressioni dilettantistiche: i processi di astrazione e simbolizzazione vanno affrontati nel loro terreno, quello psicologico. Abbiamo verificato nella prati-ca il grande interesse nell’ambiente psicologico, anch’esso

variegato e problematico, e l’utilità reciproca di uno scam-bio di informazioni, (cfr. Valcamonica Symposium 2007 e rim.), in particolare con la scuola analitica junghiana, che di sua tendenza investe il campo simbolico-ermeneutico.

I loro moduli, partendo dall’analisi documentale che noi forniamo, sono quelli ad esempio di tentare di tradurre il segno o la scena, soprattutto se ricorrenti, in contenuti psichici fondamentali, in valenze strategiche e ordinative tipiche del nostro essere; un procedimento suscettibile di acquistare un valore tanto più profondo/basilare per quanto più estesa è la manifestazione del segno, in tempi e culture anche molto diverse. A questo livello può dibattersi sulle valenze profonde di un simbolo, su quanto vi è in esso di archetipico o quanto proietti o soddisfi bisogni in sè uni-versali. La capanna, il granaio, il seme, l’uccello si osser-vano ora anche da una visuale più universale, profonda e quindi in sostanza più semplice. Ne emerge la necessaria verifica di un’istintitualità psichica nella dialettica del suo adattamento storico, un terreno comune e molto proficuo per ambedue le discipline. Siamo infine al punto oltre il quale la ricerca cambia veste o meglio si offre a riflessioni filosofiche, storico-antropologiche, volendo anche teologi-che e se questo è uno sbocco il risultato direi che è ottimo perché vi è posta una base documentale di seria ed ampia riflessione culturale.

Certo che per lunghe fasi di archeologico, in senso stretto, è rimasto poco, si è stati più fenomenologi, mito-grafi, storici, simbolisti soprattutto, consultando documenti ed esperti, ma, in buona parte, mettendosi i loro panni in prima persona. Che questa sia una ricerca archeologica è indubbio, ma è altrettanto certo che è campo altrettanto o più privilegiato per le altre discipline. Nella pratica sorge anzi il quesito di dove sia esattamente il confine fra di esse, se non si tratti in buona misura di prassi e convenzione acri-tiche, come dire che un cardiologo e uno psichiatra hanno sì la loro necessaria specializzazione, ma comprendono bene la loro interdipendenza e che, come medici, debbano saper valutare il paziente come un’unità organica. È forse diverso per noi? Noi che arriviamo al dottorato archeologico dopo un necessario corso in lettere, storia e filosofia? L’archeolo-go è qui come un anatomista che, di fronte all’arte rupestre, sente di dover integrare le sue conoscenze di medicina ge-nerale, e soprattutto le competenze di uno psichiatra.

Bisogna tenerne conto, aprirsi concependo il futuro in questo settore come una ricerca integrata, pluridiscipli-nare e d’équipe non essendo concepibile che le competenze necessarie possano coesistere in uno stesso ricercatore: la complessità della materia non permette altra strada né su-perficialità o estemporaneità in tale operazione.

La nostra disciplina, in questo quadro integrativo mantiene le sue funzioni, ma muta assumendo anche quelle di guida analitico-documentale, riferimento e raccordo per le altre; può e deve farlo perché è l’unica che contempli l’ambito rupestre in toto ed è bene che lo faccia anche per la pragmaticità e metodicità connaturata al nostro ambito.

5. CoNCLUSIoNI

Credo in realtà di aver espresso ben poco di nuo-vo, ma di aver voluto pedantemente sostenere un’imposta-zione metodologica già positivamente sperimentata e non solo nel quadro simbolico rupestre. Già il soprintendente

Page 11: Epistemologia della ricerca: l’esperienza sul contesto ...

293Preistoria Alpina, 46 I (2012): 283-293

V. Tusa, nel ’65, scrisse di dover “chiedere la collabora-zione di studiosi di altre discipline affinché facciano og-getto dei loro studi quei reperti che l’archeologo vede solo sotto certi aspetti”; Tusa indagò proficuamente Selinunte con K. Kérényi. E ben si conoscono opere recenti in cui l’iconografia del Ferro è stata indagata rigorosamente a tut-to tondo, con puntuali richiami alle fonti mitiche ed alle prospettive di discipline altre: chiamerei emblematicamen-te in causa alcune analisi di R. Peroni, di M. Torelli e su tutti di A. Carandini (2003), che tratta del “soprannaturale come presupposto”, del valore dei paralleli etnografici, del-la contaminazione fra “mito e sogno”, in senso psicologico, fra mito e realtà storica, nell’obiettivo “massimo” di tentare di “circoscrivere il più nettamente possibile ambiti di pos-sibilità e di plausibilità per gli albori di una civiltà”. Pochi accenni, sufficienti a capire che le direzioni metodologiche tendono a convergere non appena si tenti di comprendere in un solo quadro i dati archeologici e mitico-simbolici.

Se il dato è d’arte rupestre alpina vi è però un surplus di difficoltà essendo scarsi o più labili i referenti d’ogni tipo e si deve perciò impostare la ricerca su basi più profonde e più estese: l’obiettivo ermeneutico è, di regola, per noi, quello di rintracciare l’ essenziale, direi la strutturalità simbologica. Far di più è arduo, è caso eccezionale, ma è questo il terreno comune alla nostra e alle altre discipline umanistiche.

Sin qui il piano teoretico, che può sembrare astratto o idealistico, ma nella pratica diversi Istituti o singoli col-leghi sono già da decenni su questa linea ed in particolare quelli che, fuori d’Europa, studiano una rock art che ha col-legamenti con forme vive o ben documentate di tradizioni indigene. Una fortunata situazione, di cui l’arte rupestre europea non gode che per limitate e recenti fasi, ma è pro-prio nel Centro Camuno di Studi Preistorici che è maturata quest’apertura a tutto campo, da almeno venticinque anni e credo ciò sia dipeso da un contatto continuo con colleghi e realtà rupestri d’ogni angolo del mondo e grazie all’espe-rienza di chi, da altre angolazioni disciplinari, è entrato o è stato coinvolto nel nostro mondo iconografico; ne è sca-turita una ricerca di metodi adeguati per una disciplina di frontiera, coscienti che nulla di potenzialmente utile possa essere trascurato nell’indagine. Il solo scorrere i 22 Atti dei Valcamonica Symposia dà idea di quanto ed in che direzio-ni si sia operato: vi è al riguardo un merito ed un coraggio intellettuale che vanno riconosciuti ad E. Anati, mentre noi, di seconda generazione, abbiamo poi focalizzato sulla coe-renza dell’integrazione, con una particolare attenzione alla fenomenologia simbolica.

I risultati migliori invero li abbiamo raggiunti con i temi di vasta diffusione come le figure a grandi mani, il labirinto, le ierogamie, le scene agrarie od il nodo di Salo-mone, temi che travalicano ampiamente i supposti confini dell’archeologia rupestre. Le prove più difficili sono con i soggetti più circoscritti come le capanne-granaio appunto, le palette o le mappe.

Quest’impostazione tendenzialmente integrale che, soprattutto in Europa, suscita diffidenze e resistenze, altrove è dunque prassi: ovviamente è arduo negare il fondo sciama-nico o magico, o mitico-iniziatico di tanti contesti finnico-siberiani o sud africani o australiani o sud e nord americani. Qui l’archeologia rupestre è quasi una branchia dell’etnolo-gia e, non a caso, le valenze del sacro non sono affatto in discussione, neanche per le espressioni più antiche.

In Europa e dove l’occidente formatta maggior-mente le cose vanno diversamente e, lo ripeto, non solo per una maggiore distanza culturale dai contesti in analisi, ma soprattutto per una sfiducia di fondo nelle discipline umani-stiche, già malate di scarsa autostima, e quindi per una sorta di deroga ai metodi e prospettive delle scienze esatte. Al di là del vantaggio di una puntuale analisi documentale, si tratta di un’estensione indebita, di quel che uno psicologo porrebbe al livello di rimozione e proiezione, meccanismi in cui logica ed emotività hanno ruoli dialettici fondanti: le esatte misure e tutto l’oggettivo documentale di migliaia di capanne rupestri non dicono ancora nulla di sostanziale, sono solo un aiuto a rintracciare la chiave “animica” che le ha prodotte e qui è il senso ermeneutico, irrinunciabile della ricerca, il suo cuore in ambito storico-umanistico. A questo dobbiamo attrezzarci, per quanto difficili e limitati possano essere, a breve, i risultati.

BIBLIoGRAFIA

AA.VV., 2004 - Arte preistorica e tribale. Nuove scoperte, nuo-ve interpretazioni, nuovi metodi di ricerca. Pre-atti del XXI Valcamonica Symposium 2004, Capo di Ponte, 496 pp.

AA.VV., 2007 - Rock art in the frame of the Cultural Heritage of Humankind. Pre-atti del XXII Valcamonica Symposium 2007, Capo di Ponte, 576 pp.

Anati E., 1991 - L’arte rupestre delle Alpi: documenti per la sto-ria delle religioni. Atti del Congresso, Le Mont Bego, Tende, Alpes Maritimes, 5-11 Luglio 1991: 280-292.

Anati E., 1999 - Grafismo e semiotica nell’arte preistorica e triba-le. Bollettino del Centro Camuno di Studi Preistorici, 31-32: 11-32.

Anati E., 2003 - L’art préhistorique en Italie. Une synthese pre-liminare sur l’etat de la recherche. In: Anati E. (a cura di), 40.000 années d’art contemporain. Aux origines de l’Eu-rope. Capo di Ponte: 141-175.

Carandini a., 2002 - Archeologia del mito. Emozione e ragione fra primitivi e moderni. Torino, 400 pp.

Carandini a., 2003 - La nascita di Roma. Dèi, lari, eroi e uomini all’alba di una civiltà. Torino, 803 pp.

Peluffo N., 2007 - Esteriorizzazioni grafiche preistoriche e sogni attuali. In: Rock art in the frame of the Cultural Heritage of Humankind. Valcamonica Symposium 2007: 367-372.

Resnik S., 2007 - Archeologie de l’inconscient: pensee onirique et folie. In: Rock art in the frame of the Cultural Heritage of Humankind. Valcamonica Symposium 2007: 373-382.

Sansoni U., 1983 - Note sullo studio del simbolismo nell’arte ru-pestre. In: The Intellectual expressions of prehistoric man: Art and Religion. Valcamonica Symposium 1979: 439-444.

Sansoni U., 2007 - Simboli e Archetipi nell’arte rupestre. Per un’archeologia cognitiva, psichica e simbolica. In: Rock art in the frame of the Cultural Heritage of Humankind. Val-camonica Symposium 2007: 423-432.

Sansoni U. & Marretta A., 2004 - Methods of research on Val-camonica rock art: Campanine of Cimbergo. A Preliminary analysis. The Valcamonica Symposium 2001 and 2002, Rap-port från Riksantikvarieämbetet 2004, 6: 49-61.

Savardi E., 2007 - Le raffigurazioni di “capanna” nell’arte rupestre camuna. In: Rock art in the frame of the Cultural Heritage of Humankind. Valcamonica Symposium 2007: 433-450.

Torelli M., 1997 - Il rango, il rito e l’immagine. Milano, 199 pp.

Page 12: Epistemologia della ricerca: l’esperienza sul contesto ...