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Lo sviluppo cognitivo (epistemologia genetica di Jean Piaget) Jean Piaget (1896 – 1980), biologo svizzero, creò la scuola epistemologica genetica. Epistemologia = studio della conoscenza Genetica = sviluppo Epistemologia genetica = studio di come si sviluppa la conoscenza Fino a Piaget, due erano le ipotesi che tentavano di spiegare l’origine delle strutture cognitive: una sosteneva che le strutture cognitive avevano un’origine esclusivamente interna (innatisti) e l’altra esclusivamente esterna (ambientalista). Piaget le respinge entrambe, sostenendo che l’individuo non è un passivo recettore di influenze ambientali, né un veicolo di idee innate, ma un attivo costruttore delle proprie conoscenze. Piaget ipotizzò che le funzioni mentali, intese come adattamento e risoluzione di problemi, non fossero presenti alla nascita, ma che si sviluppassero gradualmente con la crescita evolutiva e con la maturazione del sistema nervoso, attraverso una serie di stadi. Le strutture cognitive cambiano attraverso il processo di crescita e di adattamento all’ambiente: assimilazione ed accomodamento sono i due elementi di base di tale processo. L’assimilazione è il processo attraverso il quale il bambino incorpora nei propri schemi i dati dell’esperienza (ha una funzione di Conservazione); l’accomodamento è il processo attraverso il quale il bambino modifica i propri schemi per adattarli ai nuovi dati (ha funzione di Novità). La teoria di Piaget identifica quattro stadi dello sviluppo dei processi mentali dei bambini. Gli stadi hanno 4 proprietà: 1) Totalità: Ciascuno stadio prevede una particolare forma di organizzazione psicologica; 2) Universalità: La sequenza degli stadi è universale 3) Integrazione gerarchica: le acquisizioni di uno stadio non si perdono con il passaggio allo stadio successivo, ma vengono integrate in strutture più evolute 4) Sequenza invariante: Il passaggio da uno stadio al successivo può essere graduale e l’età può variare da un bambino all’altro, ma non varia mai. LO STADIO SENSOMOTORIO (fino ai 24 mesi) Il bambino interagisce con l’ambiente solo mediante azioni e percezioni: l’intelligenza consiste di schemi di azione che gradualmente si coordinano per dar luogo a sequenze comportamentali più ampie a) la risposta del bambino alla realtà è di tipo sensoriale e motorio b) il bambino reagisce al presente immediato no progetti, no scopi c) il bambino non ha una rappresentazione interna degli oggetti (no parole, no immagini mentali) Sottostadi: Esercizio dei riflessi (0-1 mese) il neonato si limita a esercitare gli schemi riflessi, alcuni dei quali rimangono immutati nel corso della vita, altri scompaiono, altri si modificano (suzione, prensione, visione, fonazione, audizione); applica le reazioni innate a situazioni sempre più numerose (es. suzione

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Lo sviluppo cognitivo (epistemologia genetica di Jean Piaget)

Jean Piaget (1896 – 1980), biologo svizzero, creò la scuola epistemologica genetica.

Epistemologia = studio della conoscenza

Genetica = sviluppo

Epistemologia genetica = studio di come si sviluppa la conoscenza

Fino a Piaget, due erano le ipotesi che tentavano di spiegare l’origine delle strutture cognitive: una sosteneva

che le strutture cognitive avevano un’origine esclusivamente interna (innatisti) e l’altra esclusivamente

esterna (ambientalista). Piaget le respinge entrambe, sostenendo che l’individuo non è un passivo recettore di

influenze ambientali, né un veicolo di idee innate, ma un attivo costruttore delle proprie conoscenze.

Piaget ipotizzò che le funzioni mentali, intese come adattamento e risoluzione di problemi, non fossero

presenti alla nascita, ma che si sviluppassero gradualmente con la crescita evolutiva e con la maturazione del

sistema nervoso, attraverso una serie di stadi.

Le strutture cognitive cambiano attraverso il processo di crescita e di adattamento all’ambiente:

assimilazione ed accomodamento sono i due elementi di base di tale processo.

L’ assimilazione è il processo attraverso il quale il bambino incorpora nei propri schemi i dati dell’esperienza

(ha una funzione di Conservazione); l’accomodamento è il processo attraverso il quale il bambino modifica i

propri schemi per adattarli ai nuovi dati (ha funzione di Novità).

La teoria di Piaget identifica quattro stadi dello sviluppo dei processi mentali dei bambini.

Gli stadi hanno 4 proprietà:

1) Totalità: Ciascuno stadio prevede una particolare forma di organizzazione psicologica;

2) Universalità: La sequenza degli stadi è universale

3) Integrazione gerarchica: le acquisizioni di uno stadio non si perdono con il passaggio allo stadio

successivo, ma vengono integrate in strutture più evolute

4) Sequenza invariante: Il passaggio da uno stadio al successivo può essere graduale e l’età può variare da un

bambino all’altro, ma non varia mai.

LO STADIO SENSOMOTORIO (fino ai 24 mesi)

Il bambino interagisce con l’ambiente solo mediante azioni e percezioni: l’intelligenza consiste di schemi di

azione che gradualmente si coordinano per dar luogo a sequenze comportamentali più ampie

a) la risposta del bambino alla realtà è di tipo sensoriale e motorio

b) il bambino reagisce al presente immediato no progetti, no scopi

c) il bambino non ha una rappresentazione interna degli oggetti (no parole, no immagini mentali)

Sottostadi:

Esercizio dei riflessi (0-1 mese) il neonato si limita a esercitare gli schemi riflessi, alcuni dei quali

rimangono immutati nel corso della vita, altri scompaiono, altri si modificano (suzione, prensione,

visione, fonazione, audizione); applica le reazioni innate a situazioni sempre più numerose (es. suzione

– dalla tetta a qualsiasi cosa). Vi è nel bambino un egocentrismo radicale: né consapevolezze di sé, né

del mondo esterno

“considera l’immagine che osserva come l’estensione, se non il prodotto, del suo sforzo di vedere”

Reazioni circolari primarie (1-4 mesi) l’attività sensomotoria si trasforma in funzione

dell’esperienza vie è una ripetizione di azioni (centrate sul proprio corpo) che portano a “risultati

interessanti”; si costruiscono schemi nuovi (le prime abitudini); inizia la coordinazione di più schemi

(es. suzione, che da fatto occasionale si trasforma in condotta sistematica attraverso la coordinazione

tra lo schema di suzione e i movimenti della mano). Rispetto agli oggetti esterni, non vi è alcun

comportamento di ricerca; l’oggetto cessa di esistere una volta perso il contatto visivo con esso.

Reazioni circolari secondarie (4-8 mesi) il bambino sviluppa un interesse per la realtà esterna la cui

esistenza è ancora legata alle sue azioni; si formano gli schemi secondari che consentono di produrre

effetti sul mondo esterno (ad es. visivi o sonori scuotendo un oggetto) che portano ad una migliore

conoscenza degli oggetti; il bambino non comprende ancora i nessi causali, quindi utilizza dei

procedimenti anche inadeguati “per far durare gli spettacoli interessanti”; compare la reazione

circolare differita: il bambino riprende l’azione su un oggetto dopo averla momentaneamente

interrotta; si sviluppa la coordinazione degli schemi della visione e della prensione. Rispetto agli

oggetti esterni, il bambino cerca di recuperare l’oggetto solo se è parzialmente visibile; interrompe il

proprio comportamento se l’oggetto viene improvvisamente coperto mentre sta per afferrarlo.

Coordinazione di schemi secondari e loro applicazione a situazioni nuove (8-12 mesi) compare

una differenziazione tra mezzi e fini (intelligenza sensomotoria): gli schemi secondari sono coordinati

in modo che uno funga da fine e l’altro da mezzo per cui il comportamento si può dire intenzionale. Il

bambino utilizza gli schemi che già possiede per scopi diversi, in questo periodo vi è un aumento delle

condotte esplorative: il bambino inizia a cercare un oggetto quando qualcuno lo ha nascosto davanti ai

suoi occhi, però commette l’errore “A non B”.

Reazioni circolari terziarie e scoperta di mezzi nuovi mediante sperimentazione attiva (12-18

mesi)

il bambino si impegna attivamente nella ricerca di nuovi mezzi e cerca di scoprire nuovi aspetti delle

azioni tramite le reazioni circolari terziarie: affina la comprensione dei rapporti spaziali e causali; la

causalità diventa obiettiva e esteriorizzata; il bambino non commette più l’errore “A non B”, ma non

sa rappresentare gli spostamenti che non vede: cerca l’oggetto nella posizione in cui lo ha visto

scomparire.

Invenzione di mezzi nuovi mediante sperimentazione mentale (18-24 mesi) compare la funzione

simbolica (o rappresentativa): il bambino può evocare mentalmente oggetti o situazioninon presenti ed

effettuare azioni non solo corporee, ma anche mentali. I bambini, posti di fronte a una situazione

nuova, risolvono il problema mentalmente, immaginandosi diverse azioni e i loro esiti, per poi

realizzare solo quella che ha successo. Rispetto agli oggetti, il bambino cerca l’oggetto anche quando è

sottoposto a spostamenti non visibili.

LO STADIO PREOPERATORIO (2-6 ANNI)

In questo stadio il bambino conquista la funzione rappresentativa – simbolica: è in grado di evocare oggetti

ed eventi non presenti, attraverso il gioco di finzione, l’imitazione differita, il linguaggio. Tutti questi

comportamenti evocano una realtà non percepita ma conosciuta in precedenza. Dalla coordinazione degli

schemi sensomotori sono derivati gli schemi mentali (azioni interiorizzate) che rappresentano oggetti e

azioni che possono essere manipolati mentalmente (limite: sono isolate, possono essere pensate una per

volta). In questo stadio abbiamo quello che viene definito “Egocentrismo intellettuale”, ossia la tendenza a

percepire, capire ed interpretare il mondo dal proprio punto di vista. Il bambino non può adottare il punto di

vista percettivo e concettuale di un’altra persona.

L’egocentrismo intellettuale si articola in quello che viene definito “linguaggio egocentrico”: egli non è

capace di adattare il proprio discorso alle caratteristiche dell’ascoltatore e viene data per scontata una

conoscenza comune con l’interlocutore nella descrizione di eventi e oggetti.

“…non sente il bisogno di agire sull’interlocutore, di comunicargli veramente qualche cosa: un po’ come

nella conversazione di certi salotti, in cui tutti parlano e nessuno ascolta” Piaget (1923). Il linguaggio e il

pensiero del fanciullo.

Rispetto alla visione del mondo fisico, il bambino presenta una confusione (o mancanza di distinzione) tra il

mondo interiore e il mondo fisico: le cose del mondo vengono assimilate alla propria esperienza soggettiva.

In questo stadio il bambino attraversa la fase dell’animismo, cioè la tendenza a considerare le cose come

viventi e dotate di intenzionalità (vita attribuita a: qualunque cosa dotata di attività, poi solo a oggetti mobili,

poi solo a oggetti dotati di moto proprio). Esempio di animismo:

Hub (6;6)

“Che cosa fa il sole quando ci sono le nuvole e piove?”

“Va via perché c’è brutto tempo”

“Perché?”

“Perché non vuole bagnarsi”

(Piaget, 1926)

Sempre nello stadio preoperatorio, il bambino considera le cose come il prodotto della costruzione umana o

di un’attività divina che opera secondo le regole della costruzione umana (artificialismo)

Esempio

Hub (6;6)

“La luna è sempre tonda?”

“No”

“Com’è?”

“A mezzaluna. E’ molto consumata.”

“Perché?”

“Perché ha illuminato”

“Come ridiventa tonda?”

“Perché la rifanno”

(Piaget, 1926)

Nello stadio preoperatorio il bambino ha una forma di pensiero prelogico o intuitivo: la soluzione a problemi

pratici viene raggiunta attraverso un meccanismo di rappresentazione di immagini relative a percezioni e

movimenti caratterizzati dall’irreversibilità. L’irreversibilità è l’esempio più chiaro di rigidità del pensiero di

tipo preoperatorio (focalizzato sugli stati più che sulle trasformazioni). Le azioni interiorizzate conservano

diverse caratteristiche delle azioni reali fra cui quella di essere legate alla sequenzialità spazio-temporale.

Esse non sono ancora coordinate in sistemi d’insieme che consentano di eseguire più azioni mentali in rapida

successione o simultaneamente: non è possibile annullare, invertire o compensare l’effetto di una di esse

mediante l’azione opposta.

Esempio: Rapporti parte-tutto

DOMANDA: “Sono di più le perle di legno o le perle nere?”

RISPOSTA: “le perle nere, perché le bianche sono solo tre”

I bambini, dopo aver compiuto l’azione mentale di dissociare le perle nere da tutte le altre per isolarle e fare

il confronto richiesto, non sono più in grado di annullarla mediante l’azione di ricongiungerle mentalmente

alle altre per ricostruire la fila delle perle di legno. Quindi il confronto viene fatto fra le perle nere e quelle

che rimangono dopo la dissociazione iniziale, cioè le perle bianche. “Vince” un giudizio basato sulla

percezione.

Acquisizioni che preparano il passaggio allo stadio successivo

Identità: gli oggetti e le persone conservano la propria qualitativa identità pur subendo delle trasformazioni

che ne alterano l’aspetto.

Esempio di Conservazione del numero

Acquisizione delle funzioni

A bambini dai 3 ai 7 anni vengono mostrati tre pesci giocattolo di grandezza:

A = 5 cm B = 10 cm C = 15 cm

Vengono dati loro dei chicchi di grano con la richiesta di dare a B il doppio del cibo dato ad A ed a C il triplo

I bambini più piccoli distribuiscono il cibo a caso; quelli “intermedi” differenziano le quantità in base alla

grandezza dei pesci; i più grandi risolvono il compito.

LO STADIO OPERATORIO CONCRETO (7-12 ANNI)

Le azioni mentali isolate si coordinano tra loro e si raggruppano per dar luogo a delle strutture d’insieme: le

operazioni intellettuali.

Operazioni: hanno il carattere della reversibilità, cioè ad ogni operazione corrisponde un’operazione inversa.

Segna la nascita del pensiero logico in quanto permette la coordinazione dei diversi punti di vista tra loro (sia

che originino da individui diversi, sia che consistano in percezioni e intuizioni diverse dello stesso

individuo).

In questo stadio i bambini sono in grado di eseguire raggruppamenti (logici, che riguardano operazioni che

si compiono sugli oggetti e sulle relazioni tra gli oggetti - di classe, di relazione – e infra/logici, che

riguardano operazioni sulle relazioni spaziotemporali tra oggetti e sulle relazioni parte-tutto negli oggetti).

Le operazioni di classificazione, Piaget ha studiato lo sviluppo delle operazioni di classificazione riguardo

alla capacità:

1. di individuare una proprietà sulla cui base costruire una classe (es. sagome geometriche di diverse

forme e colori)

2. di compiere operazioni di addizione e moltiplicazione logica –e le loro inverse- sulle classi (es. perle

di legno; classe foglie verdi)

Le operazioni di seriazione: si possono sommare o moltiplicare anche relazioni asimmetriche, cioè serie.

Piaget ha studiato lo sviluppo delle operazioni di:

1. seriazione additiva (es. insieme di bastoncini di diversa lunghezza)

2. seriazione moltiplicativa (es. foglie di diversa grandezza e di diverso colore -più o meno chiare-)

Operazioni infralogiche a) conservazione della distanza; b) conservazione della lunghezza/della superficie; c)

conservazione ordine temporale

Esempio: 3 palline di diverso colore, ABC, attraversate da un pezzetto di filo di ferro, vengono fatte entrare

da DX a SX in un tubo non trasparente; con che ordine usciranno dall’estremità sinistra del tubo?

E dopo una rotazione di 180°? - E dopo 16 rotazioni di 180°? - E dopo 25 rotazioni di 180°?

LO STADIO OPERATORIO FORMALE (DAI 12 ANNI)

Il pensiero diviene ipotetico-deduttivo in quanto consente di compiere operazioni logiche su premesse

puramente ipotetiche, esplicitate in modo esclusivamente verbale, senza alcun supporto materiale.

E’ ipotetico perché, una volta individuati i fattori coinvolti in un fenomeno, il fanciullo li varia in modo

sistematico per verificare quali siano la causa di quel fenomeno. E’ in grado di compiere deduzioni e

induzioni, cioè stabilire le appropriate relazioni logiche tra fatti specifici e leggi generali.

Esempio: Compito del pendolo

CRITICHE ALLA TEORIA DI PIAGET

I compiti piagetiani sono troppo difficili?

L’analisi dei compiti piagetiani ha consentito di definire in modo preciso le abilità richieste; la modalità di

presentazione del compito e il tipo di consegna verbale servono a capire quale significato il bambino

attribuisca al problema. Modificando aspetti criteriali del compito si ottengono risposte corrette da parte di

bambini che avevano fallito alle prove piagetiane standard

Il bambino riesce meglio in compiti vicini alla sua esperienza quotidiana: utilizzando materiale significativo

e situazioni familiari è possibile abbassare l’età in cui una determinata competenza si manifesta. Tuttavia

risultati come questi non minano le fondamenta della teoria piagetiana: condizioni facilitanti possono

anticipare prestazioni corrette ma ciò non toglie che l’egocentrismo e il ragionamento intuitivo (pre-logico)

siano tipici del periodo pre-operatorio.

L’esistenza degli stadi: lo stadio è inteso come fase dello sviluppo caratterizzata da una stessa struttura

cognitiva sottostante che prevede un’omogeneità nei comportamenti e nelle prestazioni cognitive del

bambino di una certa età. In realtà non esiste stabilità e sistematicità nelle risposte che uno stesso soggetto

fornisce a compiti diversi.

Il ruolo dell’esperienza e dell’apprendimento

Piaget ritiene che il normale corso dello sviluppo sia autogenerativo e che non possa subire modificazioni

sostanziali per effetto di esperienze di apprendimento: l’apprendimento non può modificare il normale

andamento evolutivo. Secondo Piaget è possibile indurre l’acquisizione di particolari nozioni solo a

condizione che le strutture disponibili al momento non siano troppo al di sotto di quelle richieste dal

concetto.

Le numerose ricerche che hanno modificato le procedure sperimentali usate da Piaget (specialmente il tipo di

consegna verbale) hanno ottenuto risultati molto diversi, soprattutto relativamente all’età (molto più precoce)

in cui i bambini riescono ad effettuare certe operazioni mentali

Lo sviluppo psicosessuale (scuola psicoanalitica)

Con Freud la nostra psiche viene divisa in zone; la prima topica afferma che il conscio (=ciò di cui noi siamo

consapevoli) è solo una piccola parte della nostra psiche (è la “punta di un iceberg”); la maggior parte della

nostra psiche è inconscio (=ciò di cui non abbiamo consapevolezza) esso è la realtà abissale primaria di cui il

conscio è solo la manifestazione visibile.

La parte a noi oscura è divisa in due zone: il pre-conscio, che è la zona immediatamente prima del conscio e

comprende i ricordi che, pur essendo momentaneamente inconsci, possono essere riportati al conscio

attraverso uno sforzo dell’attenzione (es. che maglia indossavi ieri sera). L’inconscio, propriamente detto,

comprende invece tutti gli elementi psichici stabilmente inconsci, che sono mantenuti tali da una forza

specifica (la rimozione) che può essere superata con apposite tecniche.

La struttura della psiche (seconda topica): La psiche è un’unità complessa, costituita da tre dimensioni (con

funzioni diverse) in rapporto tra loro:

Es: il polo pulsionale della personalità; è una forza impersonale e caotica (in tedesco “es” è il pronome

personale neutro (soggetto) di terza persona singolare); è affine alla volontà di Schopenhauer e Nietzsche.

E’la parte più primitiva e meno accessibile della personalità; può essere paragonato a un “pentolone” pieno

di ribollenti eccitazioni; l’es non conosce giudizi di valore: per esso non esiste né il bene né il male e quindi

non si pone nessun problema di ordine morale, esso è in perenne ricerca del soddisfacimento dei suoi bisogni

senza tener conto della realtà oggettiva (quindi si pone al di là del bene e del male, non conosce né luogo né

tempo, ignora il principio di non-contraddizione). L’Es è la fonte della libido ed è costituito da componenti

psichiche ereditarie e dagli istinti. Segue il principio del piacere.

“È la parte oscura impenetrabile della nostra personalità; noi ce la rappresentiamo come sconfinante in

parte nel somatico dove vi raccoglie i bisogni pulsionali che trovano in esso la sua espressione psichica”

Super-Io: coscienza morale; si sviluppa nell’infanzia (tra i 3 e i 5 anni) attraverso l’assimilazione e

l’interiorizzazione delle regole comportamentali imposte dai genitori e dalla società di appartenenza. Esso

rappresenta ogni restrizione morale; è una sorta di codice che prescrive un ideale di perfezione rivolto all’ES,

di cui tende ad inibire il soddisfacimento e per questo motivo è spesso in conflitto con l’IO

Comprende dunque tutte le norme sociali (comandi e divieti) instillate nell’individuo con la violenza (fisica o

psicologica) fin dall’infanzia e quindi da lui interiorizzate. Esso condiziona inconsapevolmente le azioni

dell’individuo. E’ un concetto già presente in Nietzsche (“Genealogia della morale”).

Io: è la parte organizzata e cosciente della personalità, che deve fare i conti con le esigenze dell’Es, del

Super-Io e del mondo esterno. Ha origine dall’ES e comincia a svilupparsi da quando il bambino inizia a

separare sé dagli altri, è quindi connesso allo sviluppo cognitivo ed emotivo.

L’io è governato dal principio della realtà, ossia dal rendersi conto che non tutti i bisogni possono essere

soddisfatti e che il dolore non sempre può essere evitato. Viene regolato in maniera consapevole, ma in

alcuni casi anche da processi inconsci (meccanismi di difesa dell’io).

Personalità normale: riesce a padroneggiare abbastanza bene la situazione (appagare le diverse esigenze)

Personalità nevrotica: l’Io non riesce a svolgere la sua funzione di mediazione; Comportamenti asociali e

proibiti (= Super-Io troppo debole) Sintomi nevrotici (= Super-io troppo rigido).

“L'lo può quindi essere paragonato, nel suo rapporto con l'Es, al cavaliere che deve domare la prepotente

forza del cavallo, con la differenza che il cavaliere cerca di farlo con mezzi propri mentre l'lo lo fa con mezzi

presi a prestito. Si può proseguire nell'analogia. Come il cavaliere, se non vuole essere disarcionato dal suo

cavallo, è costretto spesso a ubbidirgli e a portarlo dove vuole, così anche l'Io ha l'abitudine di trasformare

in azione la volontà dell'Es come se si trattasse della volontà propria.”(“L’Io e L’Es”).

Lo sviluppo psicosessuale: Prima della psicoanalisi � sessualità = genitorialità; i bambini sono privi di

sessualità (angioletti asessuati); la sessualità si sviluppa nell’adolescenza ed è sempre diretta verso l’altro

sesso. Dopo la psicoanalisi: sessualità = libido (energia); i bambini hanno una sessualità che si sviluppa per

tappe successive; la libido po’ essere diretta verso oggetti non sessuali (sublimazione) come il lavoro,

l’arte… (perverso polimorfo = il bambino persegue il piacere indipendentemente da scopi riproduttivi –

perverso - e mediante i più diversi organi corporei –polimorfo -).

Secondo F. nel corso dello sviluppo si succedono cinque fasi, ognuna della quali è caratterizzata

dall’emergenza di un bisogno collegato con una diversa zona del corpo. Nella terminologia psicoanalitica, la

cosiddetta “relazione oggettuale” indica la forma di rapporto con le persone del mondo circostante (tra cui la

madre) che nasce dalla dinamica tra la spinta interna (pulsione) e l’oggetto che ne consente la realizzazione.

F. ha concepito la relazione oggettuale a partire dallo sviluppo della sessualità infantile e delle prime

esperienze e bisogni corporei, delineando una sequenza di organizzazione nel rapporto con la madre (oggetto

delle pulsioni) regolate da specifiche zone erogene. In sostanza lo sviluppo psicosessuale, le sue fasi e le

diverse forme di soddisfazione o di frustrazione dei desideri rappresentano l’impalcatura delle relazione

affettive.

Le fasi

Fase Età Fonte di piacere Significato per lo sviluppo della

personalità

Orale 0 – 1 anno Il piacere è ricavato dalla

stimolazione della bocca:

succhiare, mangiare, suzione del

pollice, mordere.

Origine della dipendenza dagli altri.

Anale 2 anno Il piacere è ricavato dalla

ritenzione ed espulsione delle

feci (controllo sfinterico)

Chi ha difficoltà a espellere (quindi

trattiene): il parsimonioso, l’ordinato,

l’avaro (nelle cose materiali e nei

sentimenti);

Chi ha difficoltà a trattenere (quindi

espelle): il distruttivo, logorroico, chi

“inonda” l’altro di sé.

Fallico –

Edipica

Dal 3° anno al

5° anno

Piacere ricavato dalla

stimolazione della zona genitale

e dalle fantasie che vi si

associano.

Conflitto edipico

Con la soluzione del conflitto edipico,

emergono le identificazioni con i

genitori. Si sviluppa il Super Io

Latenza Dal 6° anno

alla pubertà

Gli interessi sessuali sono

momentaneamente rimossi; il

Questo periodo è importante per lo

sviluppo sociale del bambino, per

piacere deriva dalla conoscenza

del mondo esterno, dalla

curiosità, dall’acquisizione di

abilità ecc., intese come

gratificazioni sostitutive.

l’acquisizione delle nozioni e delle

tecniche necessarie nella vita, sia pure

in maniera rudimentale.

Genitale Adolescenza Il piacere deriva dalle relazioni

sessuali con un partner dell’altro

sesso.

L’amore di sé (narcisismo) del periodo

pre-genitale si trasforma in amore per

gli altri e comprende in sé motivazioni

altruistiche. Si realizza

l’emancipazione dallo stato di

dipendenza dai genitori.

Il complesso di Edipo: F. a proposito del complesso di Edipo scrive: “Il caso più semplice si struttura per il

bambino di sesso maschile nel seguente modo: egli sviluppa assai precocemente un investimento oggettuale

per la madre, investimento che prende origine dal seno materno e prefigura il modello si una scelta

oggettuale del tipo per appoggio; del padre il maschietto si impossessa mediante identificazione. Le due

relazioni per un certo periodo procedono parallelamente fino a quando, per il rafforzarsi dei desideri

sessuali riferiti alla madre e per la constatazione che il padre costituisce un impedimento alla loro

realizzazione, si genera il complesso edipico. L’identificazione col padre assume ora la coloritura ostile, si

orienta verso il desiderio di toglierlo di mezzo per sostituirsi a lui presso la madre. Da questo momento in

poi il comportamento verso il padre è ambivalente; sembra quasi che l’ambivalenza, già contenuta

nell’identificazione fin da principio, si faccia manifesta. L’impostazione ambivalente verso il padre e

l’aspirazione oggettuale esclusivamente affettuosa riferita alla madre costituiscono per il maschietto il

contenuto del complesso edipico nella sua forma semplice e positiva”.

Per il bambino la madre è sin dall’inizio oggetto di investimento libidico, seppur in modo parziale. Il padre è

un oggetto di identificazione, cioè il bambino si impossessa immaginariamente di lui, anche se la relazione

con il padre non si risolve tutta nel registro immaginario.

La relazione libidica con la madre e quella di identificazione con il padre procedono in modo parallelo fino a

quando il bambino non si vede sbarrato la strada dalla figura paterna. E’ in questo momento che il complesso

edipico emerge. L’identificazione con il padre diventa ora un voler assumere il suo posto presso la madre.