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Emoflash Emoflash Spedizione in abbonamento postale comma 20/c legge 622/96 - filiale di Milano N O T I Z I A R I O • ANNO XVI - N. 5 - mAggIO 2013 800 591147 ORGANO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE “PROGETTO EMO-CASA” - ONLUS O N L U S D D e e l l e e g g a a z z i i o o n n e e d d i i P P a a d d o o v v a a stato consegnato ufficialmente sabato 06 aprile 2013 alle ore 11 “Lo scooter di Massi un veicolo attrezzato per i malati ematologici del- l’Associazione Progetto Emo-Casa Onlus, Dele- gazione di Padova. L’iniziativa, nata da una idea di Michela Rampazzo, moglie di Massimiliano mancato nell’Agosto del 2010 per un linfoma mali- gno, con lo scopo di aiutare le persone che ogni mattina devono recarsi in ospedale per fare un ciclo di chemioterapia. L’idea ha potuto concretiz- zarsi grazie all’aiuto determinante della Asso- ciazione Valentina Penello e il patrocinio della Provincia e del Comune di Padova, nonché grazie a un sostanzioso contributo economico della Regione Veneto. Dopo i saluti delle autorità presenti, c’è stato il taglio del nastro al quale è seguita la consegna uf- ficiale del mezzo da parte di Michela Rampazzo. All’inaugurazione era presente il Prof. Giam- pietro Semenzato, Prof. Ordinario di Emato- logia, Direttore Ematologia e Immunologia Clinica, Dipartimento di Medicina, Università di Padova. È “Lo scooter di Massi” Un veicolo attrezzato per i malati ematologici consegnato a Progetto Emo-Casa Onlus 05-Maggio-2013_Aprile 2013 16/04/13 16.50 Pagina 1

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N O T I Z I A R I O • ANNO XVI - N. 5 - mAggIO 2013

800 591147

ORGANO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE “PROGETTO EMO-CASA” - ONLUS

ONLUS

DDeelleeggaazziioonnee ddii PPaaddoovvaa

stato consegnato ufficialmente sabato 06aprile 2013 alle ore 11 “Lo scooter di Massi”

un veicolo attrezzato per i malati ematologici del -l’Associazione Progetto Emo-Casa Onlus, Dele -gazione di Padova. L’iniziativa, nata da una ideadi Michela Rampazzo, moglie di Massimilianomancato nell’Agosto del 2010 per un linfoma mali-gno, con lo scopo di aiutare le persone che ogni

mattina devono recarsi in ospedale per fare unciclo di chemioterapia. L’idea ha potuto concretiz-zarsi grazie all’aiuto determinante della Asso -ciazione Valentina Penello e il patrocinio dellaProvincia e del Comune di Padova, nonché graziea un sostanzioso contributo economico dellaRegione Veneto.

Dopo i saluti delle autorità presenti, c’è stato iltaglio del nastro al quale è seguita la consegna uf-ficiale del mezzo da parte di Michela Rampazzo.

All’inaugurazione era presente il Prof. Giam -pietro Semenzato, Prof. Ordinario di Emato -logia, Direttore Ematologia e Immu nologiaClinica, Dipartimento di Medicina, Università diPadova.

È

“Lo scooter di Massi”

Un veicolo attrezzato per i malati ematologiciconsegnato a Progetto Emo-Casa Onlus

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Trapianto di midollo osseo per curare i linfomi

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ra le “armi” a disposizionedegli specialisti in emato-logia per la cura del linfo-

ma c’è anche il trapianto di midolloosseo; Alessandro Rambaldi, Di -rettore U.S.C. Ema tologia e Tra -pianto di Midollo Osseo del -l’Azienda Ospedaliera Papa Gio -vanni XXIII di Bergamo, ci spiega quando e secon-do quali modalità è consigliabile adottare tali tera-pie per il linfoma.

Il trapianto di midollo osseo è una delle opzioniche l’ematologo può valutare nel trattamento dellemalattie del sangue: quando viene utilizzato e cheimportanza ha in presenza di una diagnosi di linfo-ma?

Il trapianto di cellule staminali emopoieticheviene utilizzato solo in alcuni pazienti che presen-tano forme di linfoma particolarmente aggressive.Nella maggioranza dei casi questa modalità tera-peutica costituisce una terapia di seconda linea o“di salvataggio” dopo che si è documentata una ri-caduta della malattia oppure quando la malattia èresistente alla terapia di prima linea. Il trapiantopuò essere considerato parte della terapia di primalinea soltanto in alcuni tipi di linfoma come il linfo-ma mantellare o quello linfoblastico.

Quale tipo di trapianto viene utilizzato per il pa-ziente ematologico con diagnosi di linfoma?

Nella grande maggioranza dei casi il trapiantodi cellule staminali emopoietiche viene effettuatoutilizzando le cellule dello stesso paziente (trapian-to autologo) che sono prima raccolte e poi conge-late nel corso del programma terapeutico. Questaprocedura consente al medico di impiegare dosimolto elevate di chemioterapia, in alcuni casi com-binata alla radioterapia, in modo da vincere la resi-stenza del linfoma. A questi dosaggi terapeutici tut-tavia anche il midollo osseo normale del pazienteviene danneggiato. L’infusione delle cellule stami-nali autologhe dopo questa “megadose” di chemio-radioterapia permette al malato di superare la tos-sicità del trattamento e spesso porta ad ottenereuna guarigione definitiva della malattia. In una pic-cola frazione di pazienti che purtroppo si dimostra-no resistenti anche a questa modalità terapeutica,è possibile ricorrere al trapianto di midolloosseo allogenico. Questa tipologia di tra-pianto richiede l’individuazione di un dona-tore compatibile (reperibile tra i familiari onei registri internazionali dei donatori che

oggi raccolgono oltre 20 milioni divolontari). Rispetto al trapiantoautologo, quello allogenico ag-giunge anche un effetto immuno-logico di controllo della patologia,infatti per quanto compatibile ognidonatore resta comunque un po’diverso rispetto al paziente.

Questa minima ma fondamentale diversità permet-te al sistema immunitario del donatore di attaccaree distruggere anche le residue cellule linfomatosee consentire così la guarigione persino ai pazientipiù resistenti alla chemioterapia. Purtroppo questoeffetto immunologico può essere diretto contro lecellule sane del ricevente, evenienza che può es-sere motivo di tossicità anche molto grave gene-rando la cosiddetta “malattia del trapianto control’ospite”. È per questo che il trapianto allogenico èancora indicato solo per una piccola percentuale dipazienti di età non superiore ai 65 anni e che nonabbiano significative patologie associate.

Quali sono i risultati e le percentuali di soprav-vivenza e di guarigione?

I risultati sono diversi a seconda del tipo dilinfoma. In generale possiamo dire che il trapiantodi cellule staminali emopoietiche autologhe con-sente di ottenere una remissione completa nellamaggior parte dei pazienti con linfoma che hannoricadute della malattia dopo una precedente lineadi terapia. Questa remissione è duratura nel tempoin oltre il 50% dei casi. Per i pazienti che non ri-spondono alla terapia di salvataggio o per quei pa-zienti che ricadono dopo essere stati trattati conessa, si può porre l’indicazione al trapianto alloge-nico che permette di guarire in maniera definitivaoltre la metà di questi pazienti.

Come è organizzato il Gruppo Italiano per ilTrapianto di Midollo Osseo? Come fa ricerca ecome collabora con la REL (Rete EmatologicaLombarda)?

L’attività di trapianto è organizzata in Italia dauna Società scientif ica denominata GITMO(Gruppo Italiano Trapianto Midollo Osseo) checoordina l’attività di tutti i ricercatori italiani (medici,biologi, statistici, data manager, infermieri) che sioccupano prevalentemente di questa specifica ma-

teria. Il GITMO ha messo a punto e aggior-na continuamente gli standard delle attività(le indicazioni al trapianto, le tipologie ditrapianto indicate per singolo paziente) esoprattutto registra l’insieme dell’attività tra-

T Quest’opzione è riservata“in seconda battuta” alla cura dei linfomi più aggressivi e non

rispondenti alle precedenti terapie

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piantologica che viene effettuata nel nostro Paese.Per tale motivo il GITMO detiene i dati nazionaliche consentono di capire quali sono i risultati otte-nuti a lungo termine. Com’è naturale questi datisono oggetto di importanti pubblicazioni scientifi-che realizzate dal GITMO in questi anni e chehanno rappresentato lo strumento fondamentaleper il progresso della disciplina trapiantologica ita-liana. Il GITMO collabora quotidianamente con ilRegistro italiano donatori di midollo osseo (IBMDR)che conduce le ricerche per iden-tificare i donatori non familiari dicellule staminali emopoietiche ole unità di cordone ombelicalecon i quali possiamo offrire l’op-zione terapeutica del trapianto al-logenico a tanti pazienti che nondispongono di un donatore in fa-miglia. Il GITMO è responsabiledella comunicazione di questi dati

alla comunità scientifica internazionale rappresenta-ta in Europa dall’European Blood and MarrowTransplant (EBMT) e soprattutto alle autorità sanita-rie competenti rappresentate in Italia dal CentroNazionale Trapianti (CNT). Poiché in Italia l’attività èorganizzata a livello regionale, è importante che inLombardia si sia costituita una rete di coordinamen-to (REL) che consente agli specialisti in ematologiae ai pediatri che svolgono attività di trapianto di col-loquiare con le autorità regionali. Questo ci ha per-

messo di organizzare l’attività ditrapianto in Lombardia in modo dacoprire adeguatamente i bisognidei pazienti che possono trovarecentri specializzati in trapiantologiaben distribuiti sul territorio e congaranzie di qualità a seconda deltipo di trapianto che ad essi puòessere offerto.

Tratto da infosalute.info

Tumori infantili: negli ultimi 10 anni meno casi e meno decessi

uone notizie sul fronte dei tumori infantiliin Italia. Rispetto alla seconda metàdegli anni ’90 infatti, si è arrestata la cre-

scita di casi, ed è calato il numero di morti. Nel2008 il numero di bambini e ragazzi di 0-19 annimorti di tumore è stato di circa un terzo rispetto aquello dei primi anni ’70. È quanto emerge dall’ul-timo rapporto dell’Airtum, Associazione italianaregistri dei tumori, e Aieop, Associazione italianaematologia e oncologia pediatrica. Se fino al1997 l’incidenza dei tumori maligni nei bambini tra0 e 14 anni è aumentata del 3,2% l’anno, tra il1998 e 2008 è rimasta invece stazionaria, anchese dal 1995 le diagnosi di leucemia linfoblasticaacuta (l’80% di tutte le leucemie e un quarto ditutti i tumori dei bambini) sono diminuite del 2%l’anno (fino alla seconda metà degli anni ’90 neimaschi aumentavano del 5,7% l’anno). Ognianno, tra il 2003 e il 2008, in Italia sono stati dia-gnosticati mediamente 164 casi di tumore mali-gno per milione di bambini (0-14 anni) e 269 casiper milione di adolescenti (15-19 anni). La so-pravvivenza dei casi a 5 anni dalla diagnosi, inaumento fin dagli anni Settanta, è ulteriormentemigliorata ed è pari all’82% per i bambini eall’86% per gli adolescenti.

Tra gli adolescenti (15-19 anni), nello stessoperiodo, le diagnosi di tumori maligni sono au-mentate tra le ragazze (+2% l’anno), mentre inambedue i sessi si è registrato un incrementodei tumori della tiroide (+8% l’anno), dei linfomi(+2,9%), e un calo dei tumori dell’osso nelle ra-gazze. Secondo il rapporto, l’aumento di diagno-si di tumori della tiroide (a ottima prognosi) è do-vuto a un incremento della sorveglianza che vaal di là dell’esecuzione di accertamenti motivatidalla presenza di sintomi. Non è possibile stabili-re invece un legame con l’incidente nucleare diChernobyl. Attualmente i tassi di incidenza italia-ni risultano relativamente elevati se paragonati aquelli di Stati Uniti e Paesi del Nord Europa. Nonci sono spiegazioni al momento, anche se, scen-dendo nel dettaglio, si nota che, a fronte di tassidi incidenza di leucemie e linfomi più elevati inItalia, l’opposto avviene per i tumori del sistemanervoso centrale, la cui incidenza è più bassa danoi. Per il 2016-2020 si stima che saranno dia-gnosticate 7mila neoplasie tra i bambini e 4milatra gli adolescenti, in linea con il quinquennioprecedente.

Tratto da sanitanews.it

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Prof. Alessandro Rambaldi

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