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Emoflash Emoflash Spedizione in abbonamento postale comma 20/c legge 622/96 - filiale di Milano N O T I Z I A R I O • ANNO XIII - N. 12 - DICEMBRE 2010 800 591147 ORGANO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE “PROGETTO EMO-CASA” - ONLUS O N L U S “Il Natale è per sempre, non soltanto per un giorno, l’amare, il condividere, il dare, non sono da mettere da parte come i campanelli, le luci e fili d’argento in qualche scatola su uno scaffale. Il bene che fai per gli altri è bene che fai a te stesso”. Norman Brooks Buone Feste! 12 Emo dic 2010 21-11-2010 13:22 Pagina 1

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EmoflashEmoflashSpedizione in abbonamento postale comma 20/c legge 622/96 - filiale di Milano

N O T I Z I A R I O • ANNO XIII - N. 12 - DICEMBRE 2010

800 591147

ORGANO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE “PROGETTO EMO-CASA” - ONLUS

ONLUS

“Il Natale è per sempre, non soltanto per un giorno,l’amare, il condividere, il dare, non sono da mettereda parte come i campanelli, le luci e fili d’argentoin qualche scatola su uno scaffale. Il bene che faiper gli altri è bene che fai a te stesso”.

Norman Brooks

Buone Feste!

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FFino a pochi anni fa era opinione comune che lachemioterapia di preparazione al trapianto allo-genico, il cosiddetto regime di condizionamen-

to, fosse un presupposto indispensabile per distrug-gere le cellule tumorali dell’ospite e per fare spaziofisicamente al nuovo midollo che veniva trapiantato.

Questa visione relativamente semplicistica nonteneva conto del ruolo fondamentale che riveste ilsistema immunitario del donatore; infatti la dimo-strazione dell’attività svolta dalle cellule immuno-competenti del donatore, infuse con il trapianto, peril controllo e l’eradicazione delle cellule tumorali re-sidue dell’ospite, ha portato in questi ultimi anni adun nuovo e affascinante concetto di allotrapiantocon riduzione di intensità dei protocolli di condizio-namento, il cosiddetto allotrapianto a ridotta inten-sità. È un particolare tipo di trapianto caratterizzatodalla somministrazione di farmaci ad attività preva-lentemente immunosoppressiva e con una tossicitàd’organo trascurabile, o comunque ridotta rispettoai regimi di condizionamento convenzionali. Loscopo è quello di permettere ugualmente un buonattecchimento delle cellule staminali allogeniche deldonatore, con un duplice risultato:1. ridurre i rischi di tossicità e quindi di mortalità

associata al trapianto;

2. mantenere una buona efficacia terapeutica sullapatologia tumorale.I dati più recenti mostrano come il trapianto di

midollo osseo allogenico non mieloablativo abbiasostanzialmente raggiunto questi obiettivi ed il suoimpiego sta entrando nella routine di numerosi cen-tri ematologici di avanguardia. In effetti in questi ul-timi anni la procedura di allotrapianto a ridotta in-tensità è stata sempre più utilizzata, soprattutto inconsiderazione dei minori effetti collaterali rispettoal trapianto allogenico convenzionale; riducendo lecomplicanze legate alla procedura trapiantologicapuò quindi essere offerta una possibilità di curaanche a pazienti anziani e pazienti più giovani conpatologie concomitanti (co-morbidità) per i quali iltrapianto allogenico convenzionale può risultare for-temente controindicato.

Il breve periodo di osservazione non ci consentedi affermare che questa procedura darà a lungo ter-mine i risultati del trapianto allogenico convenzio-nale; al momento comunque rappresenta un’opzio-ne promettente per il trattamento di alcune neopla-sie ematologiche come la Leucemia LinfaticaCronica, i linfomi e il mieloma multiplo.

Tratto da istitutotumori.mi.it

Il trapianto di midollo osseo allogenico a ridotta intensità

Le nuove terapie ( L LC )

RRecentemente la terapia della Leucemia LinfaticaCronica (LLC) ha avuto un ulteriore impulso dal-l’introduzione degli anticorpi monoclonali; l’an-

ticorpo che ha avuto finora maggior risalto èl’Alemtuzumab, una proteina diretta contro l’antige-ne CD52, che è espresso ad alta densità su tutti ilinfociti. Viene somministrato per via endovenosadella durata di 2 ore, a dosi crescenti; non presentagli effetti collaterali della chemioterapia e questo èun grosso vantaggio per il paziente, che pertantonon si ritrova a combattere quotidianamente con lanausea, l’inappetenza, la stanchezza, la neutrope-nia, l’aspetto esteriore modificato dalla perdita deicapelli. Essendo però un’immunoglobulina, può ren-dersi responsabile delle reazioni avverse caratteri-stiche delle somministrazioni di proteine eterologhe,le più comuni delle quali sono il rialzo termico ac-compagnato da brividi di freddo e una reazione or-ticarioide caratterizzata da rash cutaneo; questereazioni solitamente scompaiono dopo le prime in-fusioni, per cui la somministrazione dell’anticorpopuò essere effettuata in regime di Day-Hospital.

Recentemente uno studio clinico internazionale neha anche dimostrato la sicurezza nella somministra-zione domiciliare per via sottocutanea, con ulteriorivantaggi per il paziente, che pertanto non viene ob-bligato a ripetuti accessi ospedalieri durante il trat-tamento con l’Alemtuzumab.

Per quanto riguarda gli effetti terapeutici, dopouna serie di studi pilota, volti a stabilire la dose otti-male e la tossicità, sono stati condotti trials cliniciper valutare l’efficacia dell’Alemtuzumab, inizial-mente in pazienti a cattiva prognosi, in recidiva oresistenti a trattamenti con la Fludarabina; il tratta-mento ha evidenziato una risposta obiettiva in piùdel 30% dei pazienti e ha contribuito a prolungarela durata della sopravvivenza.

I tentativi attuali sono pertanto rivolti all’introdu-zione dell’Alemtuzumab nel trattamento di primalinea della LLC, specialmente dopo aver ottenutouno stato di malattia minima residua dopo terapiacon Fludarabina. Gli obiettivi di questi studi sonoquelli di determinare se l’aggiunta del Campathalla chemioterapia possa migliorare in maniera si-

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gnificativa le percentuali di remissioni complete e ladurata complessiva della sopravvivenza.

Gli altri scopi delle sperimentazioni attuali com-prendono l’utilizzo dell’Alemtuzumab nell’ambito diprogrammi che prevedano il trapianto autologocome agente per il purging o per il trattamentodella malattia minima residua dopo autotrapianto.

Un altro farmaco attualmente utilizzato nel trat-tamento della LLC è il Rituximab, un anticorpo mo-noclonale diretto contro l’antigene CD20; sullascorta della significativa attività del Rituximab som-ministrato alla dose di 375 mg/m2 settimanalmen-te (per 4 settimane) nei linfomi a basso grado dimalignità, molti gruppi di ricerca hanno esplorato ilsuo uso nella LLC. Le risposte ottenute, come singo-lo agente terapeutico, non sono state così entusia-smanti come nei linfomi, verosimilmente per labassa espressione dell’antigene CD20 sui linfocitileucemici, mentre invece risultati favorevoli si sonoosservati in associazione alla chemioterapia; in ef-fet t i la combinazione del Ri tuximab con la

Fludarabina ha consentito di incrementare il tassodi Remissioni Complete, che attualmente si attestaintorno al 50-60%. In considerazione dei risultatipromettenti è auspicabile pertanto che il Rituximab,nonostante non possieda ancora l’indicazione mini-steriale, possa in futuro essere considerato comeparte integrante del trattamento standard della LLC.

La profonda e protratta riduzione delle contedei linfociti nel sangue periferico è invece la ragio-ne principale delle complicanze infettive precoci etardive evidenziate nei pazienti trattati con anticor-pi monoclonali. Tra gli eventi infettivi più frequentivanno segnalati quelli di natura virale, in particola-re il Citomegalovirus o da germi opportunisti qualilo Pneumocystis Carinii. La regolare profilassi deipazienti con farmaci antivirali (acyclovir) e con co-trimoxazolo ha ridotto notevomente i rischi infettivie quindi la tossicità associata alla somministrazionedegli anticorpi monoclonali.

Tratto da istitutotumori.mi.it

È stato pubblicato sulla rivista dell’Accademia ame-ricana di oncologia Journal of Clinical Oncology il risul-tato di una ricerca durata 10 anni su una variante raradi leucemia infantile, la leucemia linfobastica acutaPhiladelphia Positiva. Lo studio, condotto a livello inter-nazionale con il coinvolgimento di 14 centri onco-ema-tologici pediatrici e il coordinamento del Meyer diFirenze, ha portato a ‘raffinare’ le valutazioni clinichesull’efficacia delle diverse cure per questa rara malattia.I dati raccolti riguardavano oltre 600 bambini colpitidalla malattia.

A darne notizia è lo stesso ospedale pediatricoMeyer. Proprio la rarità della malattia in Italia si regi-strano solo 10 casi all’anno – ha reso necessario unconfronto a livello mondiale. Grazie alla collaborazio-ne dei vari centri al progetto, coordinato da MaurizioAricò, direttore del dipartimento di onco-ematologiadel Meyer, anche a nome della Associazione italiana diematologia oncologia pediatrica (Aieop), è stato possi-bile ‘’raccogliere dati su un numero davvero inusuale diquesti casi rari, così da permettere analisi statistiche so-fisticate’’, eseguite in collaborazione con la professores-sa Maria Grazia Valsecchi dell’Università di MilanoBicocca all’ospedale San Gerardo di Monza.

‘’Abbiamo potuto definire – spiega Aricò – che, al-l’interno di questo gruppo, non tutti i bambini rispondo-

no nello stesso modo alle cure. Abbiamo definito ilruolo della chemioterapia e chiarito che il trapianto dimidollo, anche da donatore da Banca, rimane per lorouna strategia vincente per prevenire il ritorno della ma-lattia, una volta ottenuta la remissione’’. La ricerca, pro-segue Aricò ‘’fa il punto su questa rara forma di leuce-mia a livello mondiale, con numeri che non si sarebbe-ro mai raggiunti senza una collaborazione tra ricercato-ri di tutto il mondo. Si tratta dello sviluppo di un lavoroiniziato molti anni fa, la cui prima parte, su 326 casi,è stata pubblicata nel 2000 su New England Journal ofMedicine. Abbiamo documentato che nell’ultima deca-de la chemioterapia ha fatto progressi ma non ci pos-siamo accontentare di quanto abbiamo ottenuto, ovveroche meno della metà dei pazienti sono guariti usandola chemioterapia attuale e il trapianto di midollo’’.

Riguardo alla prospettive per Aricò ‘’anche se, comela ricerca dimostra, queste armi terapeutiche stannodando risultati incoraggianti, il gruppo internazionaleè già impegnato in uno studio che esplora l’utilità di ag-giungere alla chemioterapia un ‘farmaco intelligente’,ovvero l’inibitore della tirosina chinasi ‘Imatinib’. I risul-tati di questo studio sono attesi per l’anno prossimo epotrebbero spingere ancora più in alto il numero dibambini che guariscono anche da questa forma rara dileucemia infantile’’.

Tratto da lanazione.it di Firenze

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La ricerca internazionale contro una rara leucemia infantile

FIRENZE, 11 OTTOBRE 2010

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