EDILIZIA E TERRITORIO 29 NOV. - 4 DIC. 2010 EDILIZIA IN PIAZZA … Articolo Edilizia... · 2019....

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Case pronte che nessuno compra, pagamenti in ritardo dalla Pa e dai privati, banche sempre meno Cresce il nero, è più dura per I l settore delle costruzio- ni si sfoga ai microfoni di «Edilizia e Territo- rio», a pochi giorni dalla ma- nifestazione che vedrà in piazza, insieme, imprese An- ce, artigiani, sindacati, proget- tisti. La redazione e sette dei nostri migliori cronisti free- lance sono stati sguinzagliati in giro per l’Italia per racco- gliere storie sulla crisi delle costruzioni. E inaspettatamen- te, a differenza di altre occa- sioni, il settore si è racconta- to a cuore aperto. A strangolare le imprese – questo lo sfogo principale – è anzitutto un mercato dei pic- coli lavori che va scomparen- do e che oggi è caratterizzato da ribassi sempre più spinti. E poi i ritardi nei pagamenti, degli enti pubblici ma anche dei grandi committenti priva- ti, molto spesso causa diretta del fallimento delle imprese. Poi naturalmente il residen- ziale privato in caduta libera. Per gli artigiani la crisi del- l’impresa significa la crisi dell’impegno di una vita, la crisi del bilancio familiare, l’esaurimento dei risparmi. In tutto questo cresce l’ille- galità, il lavoro grigio e quel- lo nero, le pratiche elusive. A rimetterci sono in primis i la- voratori, ma anche le imprese corrette e strutturate, e gli ar- tigiani che rispettano le rego- le e pagano le tasse. © RIPRODUZIONE RISERVATA La Silcei di Lodi Boni, Fillea Torino Il piccolo artigiano Ritardi Pa e Iva Impresa fallita Pmi di Venezia EDILIZIA IN PIAZZA Le storie Dopo un anno invendute 29 case su 30 In crescita lavoro nero e «grigio» Il telefono ha smesso di suonare Campana: giro d’affari dimezzato Torno, il tribunale dice stop Banche, l’anticipo è una beffa Chi è: Vera Lambri, titolare della Silcei di Codoægno (Lo), 15 dipend., ricavi 2-3 milioni La crisi: l’impresa si è buttata sull’immobiliare 5 anni fa, ora non riesce a vendere S ul territorio provincia- le – spiega Dario Bo- ni, segretario della Fillea di Torino – è aumentata l’incidenza dei contratti part-time. Su un totale di 16mila iscritti in cassa edi- le, circa 2.400 in meno ri- spetto al 2008, ben 1.100 sono in part time. In cre- scita sono le ditte indivi- duali, segno che le impre- se si destrutturano per affi- dare lavoro agli operai in partita Iva. In ultimo, in controtendenza, spicca la crescita dei Durc emessi, sia regolari che irregolari. Non sembra plausibile, a fronte di un aumento dei cantieri censiti, una dimi- nuzione della massa lavo- ro e del numero di ore dichiarate. La comparazio- ne fra i due dati potrebbe infatti significare presen- za di lavoro nero e grigio ed evasione fiscale e con- tributiva». M.C.V. © RIPRODUZIONE RISERVATA I l Comune di Venezia quest’anno ha bloccato i pagamenti già a maggio e l’accordo con le banche per anticipare le fatture, sul modello di quello fatto dalla Regione si è trasformato in una beffa». Titolare di una Srl a Venezia, che fattura attorno ai due milioni di euro l’anno con 15 dipenden- ti, accetta di raccontarci la situazione ma preferisce non comparire: «Con le banche devo continuare a lavorare: il fatto è che intendono l’accordo non come l’anticipo di crediti che si aggiunge alle normali linee di finanziamento, ma all’interno di queste. E poi guardano il rating delle aziende, mentre dovrebbero guardare eventualmente quello del Comune. Il risultato è che non ci anticipano tutta la somma, ma magari il 60 o l’80 per cento. L’altro giorno una mi ha detto che mi anticipa il 20 per cento. Una follia!». E così non c’è più la liquidità per far funzionare l’azienda. «È come stare in equilibrio su un filo. E ho dovuto dire ai miei dipendenti che se continua così dal prossimo anno per la prima volta devo pensare alla cassa integrazione». F.Tan. © RIPRODUZIONE RISERVATA F ar fronte all’invendu- to quando non basta una certificazione energe- tica tra A e B e non funzio- na il patto di futura vendi- ta. Dei 30 appartamenti dell’operazione ultimata un anno fa nel comune di Codogno (Lodi) da parte della Silcei (azienda del lodigiano guidata da Vera Lambri) solo uno è stato venduto. La Silcei, nata nel 1952 e con 15 dipendenti, si è sempre occupata di opere pubbliche. All’incirca cin- que anni fa ha preferito oc- cuparsi di edilizia abitati- va e anche di terziario. Ora l’80-90% del fatturato che nel 2009 era di tre mi- lioni di euro (e nel 2010 calerà di un terzo rispetto all’anno passato) arriva dal residenziale. «Quando ci siamo orientati sul priva- to – ha commentato Vera Lambri – il settore anda- va benissimo. E in realtà anche adesso le richieste ci sarebbero, ma spesso si tratta di persone che non hanno accesso al credito. C’è tanto invenduto dalle mie parti, una situazione resa ancora più pesante perché comunque dobbia- mo pagare l’Iva sui mate- riali e sulle case. So di col- leghi che si intestano ap- partamenti facendo finte vendite». Per cercare di li- mitare i danni la Silcei ha provato con il patto di futu- ra vendita (dopo due anni), ma è una strada che non sembra ottenere risultati: «Dall’estate – ha aggiunto – si è tutto fermato». Per fronteggiare la situazione, a rotazione i dipendenti sfruttano la cassa integra- zione, ma è un palliativo. E anche dal pubblico arri- vano problemi: «Sto lavo- rando con la Provincia di Lodi per un appalto sotto i 200mila euro relativo a una pista ciclabile e loro nel giro di quattro-cinque mesi pagano. Almeno fino a ottobre quando il Sal si è bloccato». M.Car. © RIPRODUZIONE RISERVATA I l factoring non è una solu- zione al blocco dei paga- menti da parte delle ammini- strazioni pubbliche. Almeno per Giuliano Campana pre- sidente dell’omonima impre- sa di costruzioni bresciana, ma anche dell’Ance Brescia. Anzi rappresenta un ulteriore aggravio. Con 30 dipendenti e una storia di 65 anni, l’im- presa lombarda si divide tra gli appalti pubblici e il resi- denziale. Ma il 2010 che si sta per chiudere sarà uno dei più dolorosi per questa azien- da che ha visto il suo fattura- to dimezzarsi rispetto ai 20 milioni di euro del 2009. Per Campana lavorare per la Pa si sta rivelando una ve- ra beffa: opera sia con il Co- O ramai passo le mie giornate davanti al computer a scorrere i 20 preventivi che ho preparato, ma il telefo- no non suona più». Sessant’anni ben portati, piccolo impren- ditore artigiano del veneziano ci racconta la crisi del suo lavoro a patto di rimanere anonimo. «Ho vari fratelli, i figli vanno a scuola, preferisco così...». Già, la famiglia come si tira avanti? «Non capisco, o io non so fare più i preventivi o veramente non c’è più lavoro... se va bene farò in tutto 35mila euro di fatturato quest’anno... Per fortuna ho messo qualcosa da parte negli anni scorsi, mia moglie lavora ma ho due figli uno al liceo e uno all’università, è dura. Ho pensato di andare in pensione ma mi mancano ancora almeno un paio d’anni di contributi. In questo momento ho da fare solo un paio di lavoretti uno da tremila euro, l’altro da cinquemi- la. Dall’anno scorso in poi si è fermato tutto». Nelle parole non c’è rabbia, solo tanta amarezza e preoccupazione per il futuro «Speravo nel piano casa ma fino a oggi almeno per me è una delusione, e adesso con il 55% spalmato in 10 anni ho già sentito che c’è chi preferisce rinunciare del tutto». A far crescere l’amarezza la consapevolezza che in questo momento di crisi pesa anche la concorrenza di chi lavora in nero. «Queste cose ci sono sempre state, ma finché c’era lavoro si sorvolava, adesso ci sono operai in Cig che vanno a lavorare in nero nei cantieri, manodopera clandestina, e io che quando avevo dei dipendenti tremavo ogni volta che temevo qualcosa di irregolare. Capisco la crisi, ma danneg- giano sia gli imprenditori onesti che i lavoratori senza impie- go». Una sola nota positiva: «Devo dire che le banche non mi hanno abbandonato: sarà perché con me non hanno mai avuto difficoltà, sarà perché ho un’azienda con dei beni solidi, capannone, terreno, macchinari». F.Tan. © RIPRODUZIONE RISERVATA Giuliano Campana, presidente Ance Brescia: passerà da 20 a 10 milioni Chi è: un piccolo artigiano edile sessantenne della provincia di Venezia La crisi: ho mandato 20 preventivi, ma il telefono non suona più. Ho solo piccoli lavori, prevedo un fatturato di 35mila euro La delusione: il piano casa non produce effetti, speravo molto meglio Una piccola impresa di Venezia racconta, ma anonima DI ALESSANDRO ARONA S e ne va un altro marchio storico, la Torno di Milano. Il suo fallimento è stato decretato dal tribunale di Milano per un’espo- sizione bancaria di 103 milioni, un debito (sca- duto) con i fornitori per 30 a fronte di un attivo di 496. Stupisce che a questo si giunga poco dopo l’ingresso nel capitale di Giovan- ni Melioli e Antonio Muzzioli («Edilizia e Territorio» n. 43). Che però non hanno rassicu- rato il tribunale sulla lo- ro solvenza né capacità di approvare il piano di risanamento entro il 30 novembre. A.N. © RIPRODUZIONE RISERVATA 2 EDILIZIA E TERRITORIO 29 NOV. - 4 DIC. 2010

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Case pronte che nessuno compra, pagamenti in ritardo dalla Pa e dai privati, banche sempre meno

Cresce il nero, è più dura perI l settore delle costruzio-

ni si sfoga ai microfonidi «Edilizia e Territo-

rio», a pochi giorni dalla ma-nifestazione che vedrà inpiazza, insieme, imprese An-ce, artigiani, sindacati, proget-tisti.

La redazione e sette deinostri migliori cronisti free-lance sono stati sguinzagliatiin giro per l’Italia per racco-gliere storie sulla crisi dellecostruzioni. E inaspettatamen-te, a differenza di altre occa-sioni, il settore si è racconta-to a cuore aperto.

A strangolare le imprese –questo lo sfogo principale – èanzitutto un mercato dei pic-coli lavori che va scomparen-do e che oggi è caratterizzatoda ribassi sempre più spinti.E poi i ritardi nei pagamenti,degli enti pubblici ma anchedei grandi committenti priva-ti, molto spesso causa direttadel fallimento delle imprese.Poi naturalmente il residen-ziale privato in caduta libera.

Per gli artigiani la crisi del-l’impresa significa la crisidell’impegno di una vita, lacrisi del bilancio familiare,l’esaurimento dei risparmi.

In tutto questo cresce l’ille-galità, il lavoro grigio e quel-lo nero, le pratiche elusive. Arimetterci sono in primis i la-voratori, ma anche le impresecorrette e strutturate, e gli ar-tigiani che rispettano le rego-le e pagano le tasse.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La Silcei di Lodi

Boni, Fillea Torino

Il piccolo artigiano

Ritardi Pa e Iva

Impresa fallita

Pmi di Venezia

EDILIZIA IN PIAZZA Le storie

Dopo un annoinvendute29 case su 30

In crescitalavoro neroe «grigio»

Il telefonoha smessodi suonare

Campana:giro d’affaridimezzato

Torno,il tribunaledice stop

Banche,l’anticipoè una beffa

■ Chi è: Vera Lambri, titolaredella Silcei di Codoægno (Lo),15 dipend., ricavi 2-3 milioni■ La crisi: l’impresa si èbuttata sull’immobiliare 5 annifa, ora non riesce a vendere

S ul territorio provincia-le – spiega Dario Bo-

ni, segretario della Filleadi Torino – è aumentatal’incidenza dei contrattipart-time. Su un totale di16mila iscritti in cassa edi-le, circa 2.400 in meno ri-spetto al 2008, ben 1.100sono in part time. In cre-scita sono le ditte indivi-

duali, segno che le impre-se si destrutturano per affi-dare lavoro agli operai inpartita Iva. In ultimo, incontrotendenza, spicca lacrescita dei Durc emessi,sia regolari che irregolari.Non sembra plausibile, afronte di un aumento deicantieri censiti, una dimi-nuzione della massa lavo-ro e del numero di oredichiarate. La comparazio-ne fra i due dati potrebbeinfatti significare presen-za di lavoro nero e grigioed evasione fiscale e con-tributiva». M.C.V.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

I l Comune di Venezia quest’anno ha bloccato i pagamentigià a maggio e l’accordo con le banche per anticipare le

fatture, sul modello di quello fatto dalla Regione si ètrasformato in una beffa». Titolare di una Srl a Venezia, chefattura attorno ai due milioni di euro l’anno con 15 dipenden-ti, accetta di raccontarci la situazione ma preferisce noncomparire: «Con le banche devo continuare a lavorare: ilfatto è che intendono l’accordo non come l’anticipo dicrediti che si aggiunge alle normali linee di finanziamento,ma all’interno di queste. E poi guardano il rating delleaziende, mentre dovrebbero guardare eventualmente quellodel Comune. Il risultato è che non ci anticipano tutta lasomma, ma magari il 60 o l’80 per cento. L’altro giorno unami ha detto che mi anticipa il 20 per cento. Una follia!». Ecosì non c’è più la liquidità per far funzionare l’azienda. «Ècome stare in equilibrio su un filo. E ho dovuto dire ai mieidipendenti che se continua così dal prossimo anno per laprima volta devo pensare alla cassa integrazione». F.Tan.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

F ar fronte all’invendu-to quando non basta

una certificazione energe-tica tra A e B e non funzio-na il patto di futura vendi-ta. Dei 30 appartamentidell’operazione ultimataun anno fa nel comune diCodogno (Lodi) da partedella Silcei (azienda dellodigiano guidata da VeraLambri) solo uno è statovenduto.

La Silcei, nata nel 1952e con 15 dipendenti, si èsempre occupata di operepubbliche. All’incirca cin-que anni fa ha preferito oc-cuparsi di edilizia abitati-va e anche di terziario.

Ora l’80-90% del fatturatoche nel 2009 era di tre mi-lioni di euro (e nel 2010calerà di un terzo rispettoall’anno passato) arrivadal residenziale. «Quandoci siamo orientati sul priva-to – ha commentato VeraLambri – il settore anda-va benissimo. E in realtàanche adesso le richiesteci sarebbero, ma spesso sitratta di persone che nonhanno accesso al credito.C’è tanto invenduto dallemie parti, una situazioneresa ancora più pesanteperché comunque dobbia-mo pagare l’Iva sui mate-riali e sulle case. So di col-leghi che si intestano ap-partamenti facendo fintevendite». Per cercare di li-mitare i danni la Silcei haprovato con il patto di futu-ra vendita (dopo due anni),ma è una strada che nonsembra ottenere risultati:«Dall’estate – ha aggiunto– si è tutto fermato». Perfronteggiare la situazione,a rotazione i dipendentisfruttano la cassa integra-zione, ma è un palliativo.E anche dal pubblico arri-vano problemi: «Sto lavo-rando con la Provincia diLodi per un appalto sotto i200mila euro relativo auna pista ciclabile e loronel giro di quattro-cinquemesi pagano. Almeno finoa ottobre quando il Sal si èbloccato». M.Car.

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I l factoring non è una solu-zione al blocco dei paga-

menti da parte delle ammini-strazioni pubbliche. Almenoper Giuliano Campana pre-sidente dell’omonima impre-sa di costruzioni bresciana,ma anche dell’Ance Brescia.Anzi rappresenta un ulterioreaggravio. Con 30 dipendentie una storia di 65 anni, l’im-presa lombarda si divide tragli appalti pubblici e il resi-denziale. Ma il 2010 che sista per chiudere sarà uno deipiù dolorosi per questa azien-da che ha visto il suo fattura-to dimezzarsi rispetto ai 20milioni di euro del 2009.

Per Campana lavorare perla Pa si sta rivelando una ve-ra beffa: opera sia con il Co-

O ramai passo le mie giornate davanti al computer ascorrere i 20 preventivi che ho preparato, ma il telefo-

no non suona più». Sessant’anni ben portati, piccolo impren-ditore artigiano del veneziano ci racconta la crisi del suolavoro a patto di rimanere anonimo. «Ho vari fratelli, i figlivanno a scuola, preferisco così...». Già, la famiglia come sitira avanti? «Non capisco, o io non so fare più i preventivi overamente non c’è più lavoro... se va bene farò in tutto35mila euro di fatturato quest’anno... Per fortuna ho messoqualcosa da parte negli anni scorsi, mia moglie lavora ma hodue figli uno al liceo e uno all’università, è dura. Ho pensatodi andare in pensione ma mi mancano ancora almeno unpaio d’anni di contributi. In questo momento ho da fare soloun paio di lavoretti uno da tremila euro, l’altro da cinquemi-la. Dall’anno scorso in poi si è fermato tutto». Nelle parolenon c’è rabbia, solo tanta amarezza e preoccupazione per ilfuturo «Speravo nel piano casa ma fino a oggi almeno perme è una delusione, e adesso con il 55% spalmato in 10 anniho già sentito che c’è chi preferisce rinunciare del tutto».

A far crescere l’amarezza la consapevolezza che in questomomento di crisi pesa anche la concorrenza di chi lavora innero. «Queste cose ci sono sempre state, ma finché c’eralavoro si sorvolava, adesso ci sono operai in Cig che vanno alavorare in nero nei cantieri, manodopera clandestina, e ioche quando avevo dei dipendenti tremavo ogni volta chetemevo qualcosa di irregolare. Capisco la crisi, ma danneg-giano sia gli imprenditori onesti che i lavoratori senza impie-go». Una sola nota positiva: «Devo dire che le banche nonmi hanno abbandonato: sarà perché con me non hanno maiavuto difficoltà, sarà perché ho un’azienda con dei benisolidi, capannone, terreno, macchinari». F.Tan.

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■ Giuliano Campana,presidente Ance Brescia:passerà da 20 a 10 milioni

■ Chi è: un piccoloartigiano edile sessantennedella provincia di Venezia■ La crisi: ho mandato 20preventivi, ma il telefononon suona più. Ho solopiccoli lavori, prevedo unfatturato di 35mila euro■ La delusione: il pianocasa non produce effetti,speravo molto meglio

■ Una piccola impresa diVenezia racconta, ma anonima

DI ALESSANDRO ARONA

S e ne va un altromarchio storico,

la Torno di Milano. Ilsuo fallimento è statodecretato dal tribunaledi Milano per un’espo-sizione bancaria di 103milioni, un debito (sca-duto) con i fornitoriper 30 a fronte di unattivo di 496. Stupisceche a questo si giungapoco dopo l’ingressonel capitale di Giovan-ni Melioli e AntonioMuzzioli («Edilizia eTerritorio» n. 43). Cheperò non hanno rassicu-rato il tribunale sulla lo-ro solvenza né capacitàdi approvare il piano dirisanamento entro il 30novembre. A.N.

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2 EDILIZIA E TERRITORIO 29 NOV. - 4 DIC. 2010

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comprensive: l’odissea del settore alle prese con la crisi

le imprese saneImprese ex mafiose

Concorrenza sleale ConsCoop Forlì

Artigiano, Modena

Utili azzerati

Palermo,la dura lottadella legalità

La Coop:«Lavoroda salvare»

Cisl: pochii controllisui cantieri

Edilizia giù,puntiamosul metano

UN CROLLO CHE NON SI FERMA

D ifficile essere “piccoli” al tempo del-la crisi. Lo sa bene Roberto Franchi-

ni, artigiano edile di Castelvetro di Mode-na. La sua società, composta fino a un annofa da cinque addetti, lui compreso, ha dovu-to ridurre il personale a sole due persone:«Il fatturato, che si aggirava intorno a 1,2milioni di euro l’anno – spiega Franchini –si è ora ridotto della metà. Un po’ riuscia-mo a recuperare puntando sulla parte pro-gettuale, affidata al mio collega geometra».Il segnale più chiaro della difficoltà delsettore si è palesata «quando, dopo tantianni che abbiamo sempre fatto solo lavoriin proprio – racconta – abbiamo dovutocominciare a lavorare per conto terzi, contutte le difficoltà del caso legate alla fortecompetitività e quindi ai margini semprepiù bassi a cui lavorare». Il problema nume-

ro uno dopo la crisi si chiama burocrazia:«Dovendo fare un esempio su tutti bastadire che in un cantiere io devo avere, tramoduli e documenti vari legati alla sicurez-za, 54 certificazioni. Sono assolutamented’accordo che la sicurezza sia fondamentalee io voglio averne sempre di più ma forsesarebbe meglio riuscire a sollevare gli occhidalle carte per utilizzarli di più per controlla-re gli operai sui ponteggi. Per questo abbia-mo chiesto alla Regione di ridurli a nove, esembra che questo possa essere fatto».Un’ultima nota va al piano casa: «Fino aora, visto le restrizioni imposte dalle varieamministrazioni, è servito poco ma pensoche prorogarlo potrebbe essere un modo perdare un po’ di ossigeno al settore», soprattut-to per i più “piccoli” come lui. L.Bo.

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Giù del 50%,siamo scesida 5 a due

Investimenti in costruzioni. Var. % in quantità (dati Ance)

■ Roberto Franchini,titolare di una piccolaimpresa artigiana diCastelvetro di Modena

■ Andrea Dara, amministratoregiudiziario di Ati Group (160dipendenti) , confiscataall’imprenditore Michele Aiello

■ Fiorenzo Prati,presidente Coop Camar

C i sono imprese – racconta SalvatoreFederico, segretario della Filca-Ci-

sl del Veneto – che non pagano per mesi,in tutto o in parte, le Casse edili, l’Inps el’Inail, poi chiudono (lasciando i debitiinevasi, ndr) e il giorno dopo riapronointestando la ditta al cognato o allo zio,con gli stessi mezzi e gli stessi operai. Noisindacati facciamo decine di cause per recu-perare i contributi, ma spesso gli operainon denunciano, o addirittura ci dissuado-no, per paura di perdere il lavoro».

«Questo non è che un esempio – prose-gue – con la crisi sta aumentando il lavoronero e l’illegalità, compresi i fenomeni deifinti autonomi e dei part-time fittizi. Se neinventano una al giorno, e fanno concorren-za sleale alle imprese in regola! E negliultimi anni si sono drasticamente ridotti icontrolli sui cantieri».

«E vero – ammette il capo ispettore delministero del Lavoro di un’importante cittàdel Nord – abbiamo pochi ispettori, più ditanto non riusciamo a fare».

«Nel settore – spiega Andrea Uccello,Filca-Cisl di Roma – l’ignoranza è moltodiffusa, anche nei datori di lavoro, che adesempio capita spesso non chiedano la Cigper i dipendenti anche se ne avrebbero dirit-to. E con il boom degli stranieri per noi èpiù difficile tutelare i lavoratori». A.A.

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■ Chi è: SalvatoreFederico, segretario dellaFilca-Cisl del Veneto■ La crisi: con larecessione – denuncia – èaumentata la tendenzaall’illegalità e al lavoronero da parte delle impresemeno strutturate, eparadossalmente proprioora il Ministero riduce icontrolli sui cantieri

L a scarsa chiarezza nella gestione dellegare pubbliche è uno dei freni più

grossi alla ripresa del settore, soprattuttonel Sud Italia. Secondo Mauro Pasolini,presidente di ConsCoop, consorzio forli-vese con 33 dipendenti che riunisce 160imprese in tutta Italia, è qui che si annida ilproblema che negli ultimi anni più ha svan-taggiato molte delle aziende consociate, ingran parte localizzate nel Mezzogiorno.

«Il quadro della crisi è aggravato dallanegligenza patologica che si annida nellaPa, in particolare al Sud. Noi lavoriamomoltissimo nel Mezzogiorno, e qui vedia-mo che spesso la scarsa chiarezza nellagestione di una gara, magari perché scrittamale o perché legata a norme non chiare,lascia spazio a contenziosi lunghi e costosi.Questo fenomeno si è accentuato negli ulti-mi anni e sommato alla già scarsa quantitàdi bandi, alla stagnazione del mercato e adaltri problemi, peggiora di molto la situazio-ne». Per compensare il calo del settore,aggiunge poi Pasolini, il consorzio ha dovu-to diversificare le attività, puntando in mo-do più incisivo «sul ruolo di concessionarie gestori di gas metano in giro per l’Italiache già esercitavamo ma ora sta diventandoimportante per compensare i mancati introi-ti provenienti dalle costruzioni, calati indue anni di circa il 50 per cento». L.Bo.

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■ Chi è: Mauro Pasolini,presidente ConsCoop Forlì,33 dipendenti e 152milioni di fatturato (2009)■ La crisi: mercato degliappalti difficile al Sud,fatturato costruzionidimezzato, cresce il settoregas (distribuzione)

mune sia con la Provincia diBrescia ma in alcuni casi ipagamenti dei Sal hanno su-perato i sei-sette mesi:«Hanno firmato accordi conle banche che anticipano ipagamenti sui lavori. Ma iopoi devo pagare il tasso agliistituti e il notaio, senza con-tare che già ho dovuto rinun-ciare a una parte di margineaccettando un forte scon-to». Sul fronte del residen-ziale non va meglio: «Hotanto invenduto – dice – madevo comunque pagarcil’Iva e se scelgo di affittarecomunque cado nel pro ratae quindi almeno un terzo diquanto percepiamo finiscein tasse». M.Car.

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A ndrea Dara, ammi-nistratore giudizia-

rio, gestisce per conto del-lo Stato numerose societàedilizie prima intestate aprestanome del boss Pro-venzano e poi sequestra-te. Un impero di decinedi milioni di euro che intotale somma circa 400dipendenti. Centosessan-ta solo alla Ati Group,una delle imprese piùgrosse, confiscata all’in-gegnere di Bagheria (Pa)Michele Aiello, ritenutoin affari proprio con i luo-gotenenti del capomafiacorleonese. Da quando hapreso in mano l’aziendanel 2004, tra alti e bassi eun periodo di cassintegra-zione, Dara è riuscito a

mantenere i livelli occupa-zionali, implementandola partecipazione alle ga-re pubbliche e chiudendocollaborazioni con gruppinazionali di peso come In-tercantieri Vittadello oCmc Ravenna. «Ma è dav-vero dura – dice – perchéda una parte il mondo deilavori pubblici è fermo, edall’altra un’impresa am-ministrata dallo Stato de-ve avere tutte le carte inregola, dai contributi peri lavoratori alle attrezzatu-re. E il costo della legali-tà non ci consente di com-petere con chi in sede digara può fare ribassi piùalti. Insomma, è una lottaimpari».

Quando è arrivato, Da-ra ha trovato dipendenticon false buste paga e uncantiere – quello della cli-nica bagherese di VillaSanta Terese di proprietàdello stesso Aiello – pie-na di abusi edilizi. Oggile situazioni contributivesono sanate così come leirregolarità. Ma il merca-to drogato resta. «In me-dia – dice – non riuscia-mo a fare ribassi superio-ri al 28% mentre gli ap-palti vengono aggiudicatiinvece al -36/40%. Ci sa-rebbe bisogno di un siste-ma virtuoso che consentadi tenere in piedi questeaziende». G.Sga.

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R esistere. Abbassare gli utili ma salvaguardare finché èpossibile l’occupazione. È la filosofia della cooperati-

va di costruzioni Camar di Reggio Emilia, che conta circa70 addetti, spiegata dallo stesso presidente Fiorenzo Prati:«In questo momento di congiuntura negativa abbiamo decisodi mantenere il livello occupazionale a scapito degli utili.Fino a quando sarà possibile continueremo su questa strada».Per ora di segnali positivi se ne vedono pochi, come si vedeanche dai dati della cassa edile regionale (11mila gli occupatiin meno nell’ultimo anno edile in Emilia Romagna): «Adifferenza degli anni passati – spiega il segretario Filca-CislEmilia Romagna, Ciro Donnarumma – in cui i dipendentiche uscivano dalle aziende diventavano partite Iva, ora inve-ce anche questo “travaso” è terminato e siamo quindi a unasituazione davvero preoccupante. Per questo abbiamo decisodi scendere in piazza il 1˚ dicembre assieme alle altreassociazioni per sensibilizzare il Governo su questo settore,importante e secondo noi non abbastanza tutelato». L.Bo.

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29 NOV. - 4 DIC. 2010 EDILIZIA E TERRITORIO 3

Page 3: EDILIZIA E TERRITORIO 29 NOV. - 4 DIC. 2010 EDILIZIA IN PIAZZA … Articolo Edilizia... · 2019. 10. 30. · Dei 30 appartamenti dell’operazione ultimata un anno fa nel comune di

L’impresa perugina in liquidazione volontaria, la trevigiana in concordato preventivo – I mancati

Marinelli e Pivato, addio a due

Marinelli (Avellino)

Andrea Vecchio, fuori dalla crisi

Operai in Cigs

Artigiano di Roma

La Elci di Napoli

EDILIZIA IN PIAZZA Le storie

Aspettadue milioniA casa in 110

C hiude ibatten-

ti CarmineMarinelli, iltitolare del-l’omonimogruppo avel-linese cheopera nelcampo dellecostruzioni.Il provvedi-mento ri-guarda tredelle cinqueSrl del grup-po, la Sice,Italsud e Se-pa, che han-no eseguitoalcuni lavori

per la costruzione del punto venditaIkea di Baronissi (Salerno) per contodella casertana Santa Francesca Srl. Adeterminare la decisione del titolare èil mancato accordo tra il gruppo Mari-

nelli e Santa Francesca. Que-st’ultima non ha ancora liqui-dato le tre aziende per i lavo-ri eseguiti e saldato il debitodi 1,750 milioni. «Attendia-mo ormai da quasi un annoche ci venga pagata l’ultimatranche dei lavori – spiegaMarinelli –. Su 10 milionispesi ne abbiamo incassati afatica poco più di otto. Sonostufo di eseguire un lavoro ebattagliare per mesi per esse-re liquidato. Ora basta, andia-mo tutti a casa». Non sonoserviti a trovare una soluzio-ne i ripetuti incontri tra ledue parti e gli sforzi messi incampo dalla Feneal-Uil, dal-la Prefettura e dalla questu-ra di Salerno. Il titolare hagià inviato le lettere di licen-ziamento a 110 dipendentitra operai, tecnici, manovra-tori, autisti e impiegati, chedal primo dicembre resteran-

Fuga dalla Sicilia:ora affari in Albaniacon l’ex clandestino

Liquidatala Marinellidi Perugia

Un prestitodal Tfr pertirare avanti

Nessunopaga, né Pané privati

■ Gaetano Vecchio (nella foto insieme allanostra Gioia Sgarlata) è figlio di Andrea, ilcostruttore anti-pizzo di Catania. Ha rilanciatol’azienda (25 mln di ricavi) con lavori in Albania

L a Marinelli Spa, stori-ca azienda di Peru-

gia specializzata in edifi-ci civili e industriali, èstata messa in liquidazio-ne volontaria dai soci loscorso 16 novembre. «No-nostante i tentativi di ri-strutturazione, la crisi hareso impossibile il prolun-gamento di un’azienda co-

sì complessa e struttura-ta», ha spiegato la Mari-nelli.

«È stata una sorpresa –racconta Gianni Fioruc-ci, segretario della Fil-lea-Cgil di Perugia – laMarinelli aveva 25 dipen-denti, tantissimi per l’Um-bria. Alcuni, specializza-ti, si sono ricollocati, lamaggior parte sono in Ci-gs per un anno. Il rischioè che la crisi faccia spari-re le imprese più struttura-te e lasci sul campo quel-le meno qualificate o chelavorano in nero». A.A.

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G aetano Vecchio, 35 anni, ammini-stratore delegato di Cosedil Spa,

sarà in piazza a protestare. «Perchélavorare in Sicilia e in Italia – dice – èdiventato davvero difficile». Eppurelui, figlio di Andrea Vecchio (presiden-te dell’Ance di Catania), uno tra i pri-mi imprenditori a denunciare e far arre-stare i propri estorsori, è uno dei piùfortunati. La sua azienda, 200 dipen-denti e un fatturato di circa 25 milioni,è riuscita a dare le spalle alla crisi. Maquesto è avvenuto, confessa, solo per-ché abbiamo «saputo guardarci attornoe non darci per vinti. Una grande fati-ca».

«Fino al 2000 il 70% dei nostri lavo-ri – racconta Gaetano Vecchio – eranolegati alle opere pubbliche sull’Isola.Vivevamo di gare d’appalto. La Provin-

cia di Catania bandiva continui lavoridi manutenzione. Tutti gli enti localiavevano più risorse da investire per lacollettività e mettevano in moto l’eco-nomia. Oggi, invece, non è così. Ètutto fermo e dal punto di vista degliinvestimenti nelle infrastrutture la Sici-lia è diventata per il Governo naziona-le fanalino di coda, basta vedere leultime deliberazioni del Cipe: 21 mi-liardi di finanziamento e all’Isola nean-che un centesimo». Insomma, per so-pravvivere la Cosedil si è dovuta rein-ventare. «Oggi – dice ancora Vecchio– lavoriamo soprattutto nel privato efuori dalla Sicilia: centri commerciali,ristrutturazione e realizzazione di im-mobili. E poi all’estero, soprattutto inAlbania, dove stiamo realizzando diver-se opere pubbliche finanziate dalla Co-munità europea o dalla Bei». A Tirana,la Cosedil ha trasferito anche risorseumane. Lì, quando serve vanno a lavo-rare operai catanesi e lì vive ormaistabilmente Liborio Biundo, giovaneingegnere della società originario diCastelbuono (Pa) mentre SalvatoreVecchio, il fratello di Gaetano, 31 an-ni, vola in Albania ogni mese, ferman-dosi lì per settimane.

Nel Sudest europeo, la Cosedil sichiama Italiko Srl e non è sola ma inpartnership con un altro giovane im-prenditore: Besnik Binjakaj, 44 anni.Una storia nella storia. Già perché Be-snik è uno dei ventimila clandestinialbanesi sbarcati a Bari nel 1991 abordo della nave Vlora le cui immaginidi disperazione fecero il giro del mon-do. Da allora, Besnik di strada ne hafatta tanta. Prima come manovale epoi, lentamente, come «piccolo impren-ditore specializzato nella ristrutturazio-ne delle facciate di condomini».

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F atturato quasi dimezzato e cir-ca il 30% di dipendenti in me-

no nel giro di due anni. Ecco lafotografia della crisi vissuta da unimprenditore romano, associato al-la Cna di Roma: Pasquale Arbia,geometra laureando in Architettura,amministratore unico della Gene-ral costruzioni Srl, azienda attivasul mercato capitolino da un tren-tennio. A causa della crisi, Arbia èstato costretto vendere quote azio-narie di imprese di cui è socio e autilizzare le riserve aziendali, i fon-di di investimento personali e addi-rittura parte del Tfr dei dipendentipur di rimanere a galla. «La cosapiù pesante in questa situazione dicrisi generale – si è sfogato Arbia– è che lo Stato ci ha abbandonati:doveva almeno agevolarci sulle tas-se, invece non ha fatto assolutamen-te nulla, ci ha lasciati andare alladeriva». Scoraggiato da uno scena-rio in cui gli enti locali ritardano ipagamenti e gli appalti pubblici so-no sempre di meno, Arbia è incap-pato nel problema dell’accesso alcredito. Al momento, la GeneralCostruzioni è impegnata su sei can-tieri di lavori pubblici: prevalente-mente opere di ristrutturazione edi-

lizia per conto di enti pubblici, tracui il ministero della Giustizia, intotale un milione di euro di lavoriin campo. «Ma non sappiamo piùcome finanziarli – ha raccontatoArbia – le banche non ci fanno piùcredito perché il nostro fatturato èsceso dal 1,4 milione del 2007 ai600mila euro del 2009». Alla Gene-ral Costruzioni servono 200mila eu-ro per pagare i fornitori. Arbia si èrivolto all’Unicredit, alla banca Po-polare di Sondrio e alla banca Po-polare di Roma. Ma i tre istitutihanno dato forfait. «Prima non eracosì, ho sempre avuto un ottimorapporto con tutte le banche», diceArbia. E allora che si fa? Si licen-ziano i dipendenti, che alla GeneralCostruzioni sono scesi da 15 a 10nel giro di due o tre anni. E a quelliche restano si chiede il consenso autilizzare il Tfr per mantenere invita l’azienda. «Tfr che stiamo re-stituendo mese per mese», precisaArbia. Per il resto, «ho già venduto400mila euro di beni miei e non hoaltro da vendere. Andremo avanti,chiederemo aiuto agli amici, torne-remo dalle banche: non ci arrendia-mo». G.D.R.

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■ Chi è: Pasquale Arbia,amministratore unico dellaGeneral Costruzioni Srl,impresa artigiana di Roma■ La crisi: attivo nelleristrutturazioni pubbliche,Arbia è incappato nella crisidei piccoli appalti e neiritardi della Pa. Il fatturatoè sceso da 1,4 milioni a600mila euro, le banche glihanno voltato le spalle

È vittima dei ritardi dei pagamenti il gruppo Elci di Napoliche riunisce Elci Impianti, Elci Italia e Gecopra. Il grup-

po, 100 dipendenti e un fatturato di 7,5 milioni, vanta creditiper quattro milioni presso enti pubblici e privati e per nonfallire ha deciso di non prendere nuove commesse e di chiederela Cig per 20 dipendenti. «Abbiamo un’esposizione bancaria didue milioni che non possiamo più sostenere – spiega MassimoCaronte, uno dei titolari – Per questo motivo non facciamonuovi investimenti né partecipiamo a nuove gare». Il problemaprincipale è legato alla mancata liquidazione alla Elci Impiantidei lavori per i punti ecologici interrati di Casamicciola, Forio,Ischia e Apollosa, finanziati nel 2005 con 1,5 mln del PorCampania 2000-2006. «I quattro Comuni ci devono un milione– continua Caronte – a cui si aggiunge un altro milione per lavorieseguiti a Roma per Glf Spa». L’imprenditore attende anche laliquidazione per lavori da un milione da una catena di supermer-cati, mentre, per incassare un ulteriore milione da Fonditori diSalerno Scpa, è diventato socio dell’industria. B.Giu.

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■ Massimo Caronte, unodei titolari del gruppo Elci

■ Il punto vendita di Ikea aBaronissi (Salerno)

DI GIOIA SGARLATA

4 EDILIZIA E TERRITORIO 29 NOV. - 4 DIC. 2010

Page 4: EDILIZIA E TERRITORIO 29 NOV. - 4 DIC. 2010 EDILIZIA IN PIAZZA … Articolo Edilizia... · 2019. 10. 30. · Dei 30 appartamenti dell’operazione ultimata un anno fa nel comune di

pagamenti strangolano le imprese in tutta Italia

nomi storiciVertenza in corso

La Lupo di Latina Fillea di Napoli

Gara ferma a Torino

Ceduti due rami

Roma, operainon pagatisul metró C

Dipendentidimezzati,ordini addio

Aziende sanefuori, vincechi fa il nero

PERSI SECONDO L’ANCE 180MILA POSTI IN EDILIZIA

Numero operai

no senza stipendio. «SantaFrancesca – continua Mari-nelli – lamenta mancanzadi liquidità, nonostante ab-bia incassato da Ikea la ci-fra pattuita. Ci ha propostodi pagare subito 600mila eu-ro e di dilazionare ulteriori600mila euro in due anni.Mancherebbero comunqueall’appello 550mila euro.Non abbiamo margini ope-rativi che ci consentono direstare sul mercato. I nostrilegali hanno aperto un con-tenzioso con l’impresa debi-trice. Ma in Italia i tempidella giustizia sono troppolunghi, non in linea conquelli del mercato. Ora mipreme tutelare i 240 addettiche operano per le altre dueditte del gruppo, la Marinel-li Srl e EdilcalcestruzziSrl». B.Giu.

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La Borioappesa algrattacielo

■ Roberto Cellini, segretarioFillea-Cgil di Roma

Pivato pagal’invendutoe i ritardi

Ore lavorate

N oureddine è un ope-raio edile magrebi-

no, regolare in Italia daoltre dieci anni, dipenden-te fino a poco tempo fa diun’impresa di costruzionidi Roma. Che poi, da ungiorno all’altro, gli ha im-posto di licenziarsi e apri-re una partita Iva, per con-tinuare a fare la stessa co-sa da “finto” lavoratore au-tonomo: pena la perditadel lavoro. Non solo: glihanno imposto di acquista-re mezzi e macchine per100mila euro, facendoglicredito. Debiti che ora do-vrà restituire non si sa inquanti anni.

La storia la racconta Ro-berto Cellini, segretario

della Fillea-Cgil del La-zio. Poi chiama al telefonoNoureddine, ma questi cor-dialmente preferisce noncomparire né parlare diret-tamente con noi.

Un altro caso segnalatoda Cellini, su scala ben di-versa, è quello nato sullaMetro C di Roma, uno deipiù grandi cantieri in corsooggi in Italia. Trenta operaidella Edil Fer Srl di Terni eotto della Grandi LavoriSrl, tutti in distacco pressola Zenga Spa, che sta lavo-rando in subappalto sul me-tró C, non hanno ricevutolo stipendio da maggio adagosto (i primi) e da settem-bre a metà novembre i se-condi. Nell’incontro con isindacati (Fillea, Fuilca, Fe-neal) del 17 novembre EdilFer e Grandi Lavori hannoammesso l’episodio, ma loattribuiscono ai mancati pa-gamenti da parte della Zen-ga (che nega). Altri incon-tri seguiranno in questigiorni.

«C’è un eccesso di su-bappalto – denuncia Celli-ni – in questi grandi lavo-ri. Il general contractorMetro C ha 201 dipenden-ti iscritti in Cassa edile, epoi solo la Marcantonio,per fare un esempio, chelavora su un paio di stazio-ni in subappalto, ne ha180!». A.A.

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C i sono imprenditori per i quali il peg-gio deve ancora arrivare. Si fa per

dire, ovviamente.Prendiamo il caso della Lupo Rocco

Spa, azienda associata all’Ance di Latina:il fatturato è sceso, in due anni, da 19milioni a circa 12. Il numero di dipenden-ti, dal 2007 in poi, è crollato dai 150 agli80. Ma il procuratore della società, Filip-po Lupo, teme che la vera crisi si comin-cerà a sentire nei prossimi mesi. «Finora –racconta – siamo andati avanti con il pre-gresso, appalti vinti prima della crisi».

Lavori importanti, come la ristruttura-zione del Castello Angioino di Gaeta (seimilioni di euro circa) e il restauro del Ca-stello di Carlo V a Lecce, per conto delministero dei Beni culturali (circa sei milio-ni di euro). «Ma quest’anno – prosegueLupo – a causa del costante calo degliappalti pubblici, abbiamo potuto partecipa-re a solo due grosse gare: una da cinque euna da 10 milioni e le abbiamo perse en-trambe. Come faremo quando i lavori incantiere saranno ultimati? Cosa succederàdopo gli ultimi Sal riscossi seppur in ritar-do?». Mentre si attende che la situazione sisblocchi, come altre imprese, la Lupo Roc-co sta pensando di incrementare i lavoriprivati, che finora hanno rappresentato il10% del fatturato complessivo. G.D.R.

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■ Chi è: Filippo Lupo,procuratore della LupoRocco Spa, media aziendadell’Ance Latinaspecializzata in appalti suibeni culturali■ La crisi: in due anni ilfatturato dell’azienda èsceso da 19 a 12 milioni, ei dipendenti da 150 a 80

È una crisi molto seria. I dati delle cas-se edili campane evidenziano che in

15 mesi si sono persi 17mila posti dilavoro in edilizia (-17%). Le ore di cassaintegrazione sono cresciute del 180% esono scomparse ben 1.200 aziende». Alanciare l’allarme è Giovanni Sannino,segretario regionale della Fillea-Cgil,che aggiunge: «Si è interrotto il meccani-smo di ciclicità e quindi si perdono postidi lavoro senza che se ne creino dei nuovi.A questo si accompagna la riduzione delmonte salari, mentre aumenta in modovertiginoso il lavoro nero».

Quali i motivi di questa situazione?C’è un devastante ritardo nei pagamenti

delle Pa alle imprese edili. Si stima chequeste ultime vantino crediti per oltre unmiliardo di euro. Le aziende sane sonocostrette a chiudere e sopravvivono quelleche applicano un’elusione strisciante, chenon rispettano le condizioni contrattuali eche fanno cattivo uso degli ammortizzato-ri, licenziando i lavoratori e riassumendolia nero. Mi dispiace notare che anche azien-de accreditate adottino queste tecniche.

Qualche altra peculiarità campana?I ribassi anomali che arrivano al

45-50% e la lentezza burocratica. È inac-cettabile che ci vogliano due anni dallagara all’apertura dei cantieri. B.Giu.

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■ Chi è: Giovanni Sannino,segretario regionaleCampania della Fillea-Cgil■ La crisi: hanno chiuso1.200 imprese campane –dice – e a sopravviveresono quelle menostrutturate

L’ attesa di una decisione definitiva daparte della giunta Cota sulla realizza-

zione della futura sede unica della RegionePiemonte, progettata da Fuksas, blocca damesi il mercato sia per le imprese che, in Aticon Coopsettte, si sono aggiudicate la garadi leasing in costruendo, sia per quelle chehanno vinto appalti collegati. Fra queste, c’èla Borio Giacomo di Torino che, in Ati conil Consorzio Ravennate, si è aggiudicato l’ap-palto da 36 milioni per le opere di urbanizza-zione. L’impresa, a conduzione familiare, èattiva nel settore delle infrastrutture, con cir-ca 70 dipendenti e 25-30 milioni di ricavi.«La gara è ferma da mesi – spiega ChiaraBorio, amministratore unico – compresa tut-ta la parte relativa alle urbanizzazioni. Ci èstata chiesta una riemissione della fideiussio-ne, ma il tempo passa e nulla si muove. Così

è difficile assumere decisioni sul futuro».Al di là del grattacielo, il problema più

scottante per la Borio è legato alla scarsità diinvestimenti pubblici. Tema a cui si aggiun-ge quello del sovraccarico di norme e buro-crazia. «Noi – prosegue Borio – lavoriamoal 99% con commesse della Pa. Qualcheanno fa, il nostro piano appalti, che teniamocostantemente aggiornato, occupava alme-no due pagine con la segnalazione di possi-bili gare, oggi si è ridotto a poche righe. Ilnostro portafoglio è oggi di circa 10 milio-ni. Stiamo eseguendo lavori per conto dellaSmat in vista del 150esimo anno dell’Unitàd’Italia. Poi, se non partirà la commessaregionale e non si muoverà altrimenti ilmercato, la situazione potrebbe davvero di-ventare grigia». M.C.V.

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■ La Borio di Torino (quisopra un cantiere) ha unappalto da 36 mln legatoal grattacielo della Regione,che però è bloccato

È stata accolta dal tribunale di Treviso l’8 novembre scor-so l’istanza di concordato preventivo presentata da Guer-

rino Pivato Spa di Onè di Fonte (Treviso), una delle storicheimprese venete. La crisi dell’immobiliare e il ritardato paga-mento di alcuni lavori, tra i quali un paio di lotti dellaSalerno-Reggio Calabria, hanno messo in ginocchio un’impre-sa che negli ultimi anni fatturava, in Italia e all’estero, circa100 milioni di euro. L’istanza di concordato preventivo dovràadesso essere approvata dai creditori e dalle maestranze, e sibasa sulla cessione di due rami d’azienda, composti da alcunicantieri, macchinari, materiali e dai contratti coi committenti,alla Vittadello e alla Cesi. Le due imprese assumerannociascuna fino a sette dei dipendenti della Pivato scesi intantoda 150 a 115 grazie all’esodo di alcuni che sono riusciti atrovare altra occupazione. Per i restanti si avvia la pratica dellacassa integrazione e delle liste di mobilità. Il piano prevedeora una «fase due» con la collocazione delle altre attivitàitaliane dell’azienda e di quelle all’estero. F.Tan.

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■ Guerrino Pivato

29 NOV. - 4 DIC. 2010 EDILIZIA E TERRITORIO 5