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Appunti di economia della qualità e della sicurezza alimentare Università degli Studi di Milano

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Appunti di economia della qualità e della sicurezza alimentare

Università degli Studi di Milano

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Alessandro Banterle

Dipartimento di Economia e Politica Agraria,Agro-alimentare e AmbientaleUniversità degli Studi di Milanovia Celoria 2 - 20133 [email protected]

02-50316482orario ricevimento: martedì dalle 15 alle 18

Milano2007

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Programma del corso

Obiettivi

• Apprendere le metodologie economiche per l’analisi del mercato agro-alimentare

• approfondire le conoscenze sull’organizzazione economica del sistema agro-alimentare in Italia e nei paesi industrializzati

• analizzare gli aspetti economici della sicurezza alimentare e della qualità e le relative politiche dell’Unione europea

• affrontare le principali problematiche economiche del mercato alimentare (globalizzazione, concentrazione, competitività, ecc.), utilizzando le metodologie economiche appropriate

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Programma del corsoArticolazione

Parte prima - l’analisi del mercato agro-alimentare nella scienza economica

• Richiami di teoria della domanda e dell’offerta• Le principali forme di mercato: libera concorrenza, monopolio,

oligopolio, concorrenza monopolistica• I fallimenti di mercato: esternalità, beni pubblici, costi di transazione• Elementi di economia del benessere e intervento pubblico• Elementi di marketing

Parte seconda – il sistema agro-alimentare• L’analisi economica del sistema agro-alimentare • Le caratteristiche strutturali dei principali settori del sistema agro-

alimentare:agricoltura, industria alimentare, distribuzione, ristorazione• L’analisi economica dei consumi alimentari• Il coordinamento verticale fra le diverse fasi delle filiere agro-

alimentari• Importanza dell’agricoltura e dell’alimentazione a livello mondiale

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Programma del corsoParte terza – l’analisi economica della sicurezza e della qualità alimentare• La percezione del consumatore della sicurezza alimentare e della qualità• L’analisi economica della sicurezza alimentare• Le politiche dell’UE per la sicurezza alimentare• L’analisi economica della qualità alimentare• Le politiche dell’UE per la qualità alimentare

Parte quarta – recenti problematiche economiche del mercato alimentare• L’internazionalizzazione e il commercio internazionale agro-alimentare• La concentrazione nell’industria e nella distribuzione alimentare• La competitività nel sistema agro-alimentare

Testi e materiale didattico

• Mariani A. e Viganò E. (a cura di) (2002): Il sistema agroalimentaredell’Unione europea, Carrocci, Roma

• Banterle A. (2007): Appunti di economia della qualità e della sicurezza alimentarie, Dipartimento di Economia e Politica Agraria, Agro-alimentare e Ambientale, Università degli Studi di Milano, Milano

• Banterle A. e Stranieri S. (2005): Coordinamento verticale e tracciabilità. Un’analisi della filiera lattiero-casearia, Aracne, Roma

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Parte prima

L’analisi del mercato agro-alimentare

nella scienza economica

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• La scienza economica si occupa del modo in cui la società umana affronta il problema della scarsità delle risorse � scelte efficienti in relazione alle scarse risorse di individui e società nel loro complesso (Begg, Fischer, Dornbusch, 2001)

• L’economia è lo studio del modo in cui le società utilizzano risorse scarse per produrre beni utili e di come tali beni vengono distribuiti tra i diversi soggetti (Samuelson, Nordhaus, 2002)

Oggetto dell’Economia

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Scienza economica ed economia agro-alimentare

economia politica

bilancioeconomia aziendale organizzazione

strategia --> marketing

teoria della domandamicroeconomia teoria dell’offerta

teoria dei mercati

macroeconomia

economia applicataagraria, agro-alimentare, industriale, ambientale, regionale, del turismo, degli intermediari finanziari, ecc.

politica economica

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Richiami di teoria della domanda e dell’offerta

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Domanda individuale

yi = f (pi, pj, R, g)doveyi = quantità domandata del bene i; pi = prezzo del bene i; pj = prezzo di beni sostituti; R = reddito del consumatore; g = preferenze qualitative

yi = f (pi)

variazione % della quantità domandata dy p• elasticità = = *

variazione % del prezzo dp y

• i prodotti alimentari sono beni di prima necessità• per i prodotti alimentari generalmente l’elasticità è bassa (<1,

domanda rigida) � alla diminuzione del prezzo la quantità aumenta in modo meno che proporzionale

• la domanda è più rigida per i prodotti prossimi al livello di saturazione

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Domanda individuale

yi = f (R)

variazione % della quantità domandata• elasticità al reddito =

variazione % del reddito

• per i prodotti alimentari (beni di prima necessità) l’elasticitàrispetto al reddito è bassa � all’aumento del reddito la quantità aumenta in modo meno che proporzionale

• all’aumento del reddito cresce la domanda di beni non alimentari� si riduce l’incidenza percentuale dei consumi alimentari sui consumi complessivi

• con lo sviluppo economico si riduce negli anni il peso percentuale dei consumi alimentari, ma cresce il valore assoluto

• la rigidità della domanda rispetto al reddito comporta una stabilità dei consumi nel medio periodo

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Domanda individualeRelazione quantità domandata di un bene - prezzo del bene

Relazione quantità domandata di un bene - reddito del consumatore

y

p

p2

p1

y1 y2

R

y

Curva di Engel

y

p

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Richiami di teoria della domanda

Domanda individuale

− yi = f (pi, pj, R, g)

− yi = f (pi) --> elasticità

− yi = f (pj)

− yi = f (R) --> R = p1 * y1 + p2 * y2

− yi = f (g) --> qualità del prodotto --> attributi del prodotto

Domanda aggregata

− domanda individuale --> Σ yi− caratteristiche socio-demografiche

y

p

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Nozione di impresa impresa

processoinput output

fattori di produzione produttivo prodotti

creazione di valore

input

• capitale fisso– macchine– impianti

• capitale circolante --> MP– cereali– latte– carne– olive– uva– ecc.

• lavoro

processo

produttivo

output

• pane, prodotti dolciari, pasta

• prodotti lattiero-caseari

• carne, salumi, conserve di carne

• olio• vino• ecc.

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Richiami di teoria dell’offerta(teoria dell’impresa)

Offerta individuale

− produzione della singola impresa

− qi = f (pi) --> elasticità

− obiettivo economico dell’impresa --> max profitto Π

ricavi RT

Π

costi CT

Offerta aggregata

− offerta individuale --> Σ qi− numero delle imprese del settore e dalla loro

dimensione

q

p

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Obiettivo economico dell'impresa

• Teoria economica ⇒ massimizzazione del profitto

max Π = RT - CT

max RT = p * q min CT = CF + CMeV * q

• p CF• q CMeV• mix produttivo

differenti strategie

• teoria aziendalistica ⇒ max valore

• teoria manageriale ⇒ max fatturato ⇒ public company

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Le principali forme di mercato

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Il mercato

Incontro tra domanda e offerta (tra consumo e produzione) nello spazio e nel tempo, reale e virtuale

− libera concorrenza o concorrenza perfetta

− monopolio

− oligopolio concorrenza

− concorrenza monopolistica imperfetta

q

p

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Libera concorrenza

• Tipo di prodotto: omogeneo o non differenziato

• numero di imprese: molto elevato

• dimensioni delle imprese: piccole

• influenza sulla quantità del mercato: no

• influenza sul prezzo: no --> price taker

• barriere all’entrata: basse

• ruolo della pubblicità: molto limitato

• condizioni di max Π --> RMa = CMa = p

• variabile di decisione --> q

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Libera concorrenza

P, CMa, CMe

q

CMa

qq

CF

CV

CTCosti

Ricavi RT

q1

p1CMeT

CMeV

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Il modello microeconomico di concorrenza perfetta

- Prodotto omogeneo- Struttura atomistica di D. e O.- Conoscenza completa e perfetta- Libertà di entrata ed uscita- Aggiustamenti in tempo trascurabile

Gli effetti distorcenti prodotti dall’applicazione di questo modello

- Si cancella la differenziazione- Il processo di concentrazione diviene inspiegabile- L’innovazione diventa un fenomeno esterno all’economia

- Non vi è spazio per la strategia d’impresa

L’impresa in concorrenza perfetta

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Monopolio

• Tipo di prodotto: omogeneo o non differenziato

• numero di imprese: una

• dimensioni delle imprese: molto grande

• influenza sulla quantità del mercato: si

• influenza sul prezzo: si --> price maker

• barriere all’entrata: molto alte

• ruolo della pubblicità: limitato

• condizioni di max Π --> RMa = CMa

• variabile di decisione --> q e p

• inefficiente --> combattuto dalle leggi antitrust

• esistono monopoli legali

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Oligopolio• Tipo di prodotto: omogeneo e differenziato

• numero di imprese: molto poche

• dimensioni delle imprese: grandi

• influenza sulla quantità del mercato: si

• influenza sul prezzo: si --> price maker

• barriere all’entrata: alte

• ruolo della pubblicità: importante

• condizioni di max Π --> RMa = CMa

• variabile di decisione --> q e p

• quota di mercato QM = qi / QT * 100

• teoria dei giochi

• oligopolio omogeneo e differenziato

• oligopolio collusivo

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Concorrenza monopolistica

• Tipo di prodotto: differenziato

• numero di imprese: elevato

• dimensioni delle imprese: piccole e grandi

• influenza sulla quantità del mercato: si

• influenza sul prezzo: si --> price maker

• barriere all’entrata: medie

• ruolo della pubblicità: molto importante

• condizioni di max Π --> RMa = CMa

• variabile di decisione --> q e p

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I fallimenti del mercato

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Il concetto di fallimento di mercatoGli assiomi del paradigma neoclassico

comportamento massimizzante degli agenti economici (consumatore e imprenditore), razionalità, informazione perfetta

centralità del mercato nel paradigma neoclassico

il mercato in concorrenza mediante il prezzo di equilibrio rappresenta il meccanismo di coordinamento fra le preferenze del consumatore e le attività produttive � consente di raggiungere la massima efficienza del sistema economico �ottima allocazione delle risorse � massimo benessere collettivo

fallimento del mercato

in alcuni casi il mercato non consente di raggiungere la massima efficienza del sistema economico es. monopolio � il prezzo non rappresenta una meccanismo efficiente �

intervento pubblico

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Alcuni fallimenti di mercatoAsimmetria informativa

- negli scambi di beni fra gli agenti economici l’informazione può essere incompleta e asimmetrica � comportamenti opportunistici- ricerca di informazioni svolta dal consumatore sulle caratteristiche qualitative di un prodotto � costi-benefici(Stigler, 1961)

esternalità- esternalità positive � benefici derivanti dall’attività di terzi a vantaggi di soggetti che non hanno sostenuto costi- esternalità negative � disutilità che un soggetto determina per i terzi con l’attività produttiva senza un’adeguata compensazione

beni pubblici- non esclusione- assenza di rivalità nel consumo

costi di transazione

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Teorie economiche del coordinamento verticale

• Teoria neoclassica

• Supply chain management

• Approccio organizzativo (New Institutional Economics) razionalità limitata, conoscenza imperfetta e comportamento opportunistico degli individui

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New Institutional Economics

• Teoria dell’informazione

• Teoria dei contratti (incompleti, impliciti e d’agenzia)

• Teoria dei diritti di proprietà

• Teoria dei costi di transazione (Transaction CostEconomics) di Williamson (1985, 1996)

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Transaction Cost Economics

Obiettivo: scegliere la forma di governo efficiente minimizzazione dei costi di transazione e di produzione

Costi di transazione: costi di informazione, di negoziazione, di monitoraggio

Caratteristiche della transazione:

• grado di frequenza

• grado di incertezza

•grado di asset specificity

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Tipologie di transazioni

N on specifico M is to Id ios incra ticoO

ccas

iona

le

A cquisto equ ipaggiam enti standard izzati

A cquisto equipaggiam enti spec ia lizza ti

C ostruz ione im pian to

Ric

orre

nte

A cquisto m ateria li standard izzati

A cquisto m ateria li spec ia lizza ti

T rasferim ento in loco d i prodotti sem ilav orati

Fre

quen

zaC a ratteris tich e d e ll'in ves tim en to

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Strutture di controllo

Non specifico Misto Idiosincratico

Occ

asio

nale

Ric

orre

nte

Controllo bilaterale

Controllo unificato

Fre

quen

za

Controllo di mercato (contratazione classica)

Controllo trilaterale (contrattazione neoclassica)

Caratteristiche dell'investimento

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Transaction Cost Economics

• Se transazione è certa mercato (buy)

• In condizioni di incertezza delle transazioni dovuta a razionalità limitata degli individui:

– basso livello di asset specificity mercato (buy)

– alto livello di asset specificity integrazione verticale (make)

• Il grado di frequenza viene interpretato in relazione del grado di specificità degli investimenti e del grado di incertezza.

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Elementi di economia del benessere e l’intervento

pubblico

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L‘ottimo paretiano e la frontiera del benessere

• Ipotesi dell’analisi paretiana --> individui autocentrati, libera concorrenza, determinata quantità di risorse, determinato livello di tecnologia, no esternalità, no economie di scala, determinata distribuzione della ricchezza

• obiettivo dell’analisi paretiana --> max benessere sociale in termini di efficienza

• condizioni:

– max efficienza nella produzione --> ottima allocazione delle risorse (fattori di produzione)

– max efficienza nello scambio di beni fra individui

– max efficienza congiunta nella produzione e nello scambio

• ottimo paretiano --> frontiera del benessere --> libera concorrenza

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L’economia del benessere e il principio di compensazione

• Problematiche dei concetti di:

– efficienza

– equità --> redistribuzione della ricchezza

• ruolo della politica economica

• per raggiungere la frontiera del benessere --> max efficienza --> libera concorrenza --> centralità del mercato --> politiche per correggere i fallimenti del mercato (interventi Paretoefficienti)

• per raggiungere una maggiore equità nella distribuzione della ricchezza --> politiche redistributive (interventi Paretoefficienti o non ?)

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L’economia del benessere e il principio di compensazione

• valutazione degli effetti della politica economica

– variazioni compensative di Hicks

– principio di compensazione di Kaldor

• la nuova politica economica --> public choice

– la funzione di utilità dei policy makers

– i gruppi di pressione (lobbies)

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Elementi di marketing

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Definizione di Marketing

• insieme di attività che contribuiscono a migliorare l’economicità dei processi aziendali nel rapporto con il mercato di riferimento

analisi della concorrenza

definizione del sistema di offerta� marketing mix

• prodotto• prezzo• Distribuzione• comunicazione

segmentazione -focalizzazione

analisi delle preferenze del consumatore

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Analisi del mercato - Marketing analitico

• analisi della domanda– segmentazione del mercato– andamento dei consumi pro-capite– caratteristiche socio-demografiche – caratteristiche territoriali– stima della domanda potenziale

• analisi dell’offerta– segmentazione del mercato– andamento della produzione– caratteristiche dei flussi di import-export– caratteristiche dei prodotti concorrenti– principali imprese

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Marketing mix

Le quattro variabili del marketing operativo ����marketing mix ���� le quattro P

– prodotto (product)

– prezzo (price)

– distribuzione (place)

– promozione (promotion)

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• caratteristiche intrinseche � attributi qualitativi del prodotto• caratteristiche estrinseche � etichetta, certificazione, ecc.• marchio

industriale• marchio inviduale

commerciale (private label)• marchio collettivo (DOP, IGP, DOC, DOCG, ecc.)

• pubblicità

fedeltà del consumatorepremium price

Qualità ���� concetto di difficile definizione univoca poiché basato sulla ‘percezione’ soggettiva � considera sia attributi intrinseci(nutrizionali, sicurezza, organolettici, di processo) che estrinseci

Sicurezza alimentare � è un importate attributo del prodotto legato all’assenza di componenti intrinseche cui è associato un

rischio di danno alla salute

Differenziazione del prodotto

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Ciclo di vita del prodotto

t

vendite

A B C D

A = introduzioneB = espansioneC = stabilizzazioneD = declino

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Elementi del marketing mix

• prezzo– caratteristiche qualitative– costi di produzione ⇒ CMeT– prezzo dei prodotti concorrenti– disponibilità a pagare del consumatore

• distribuzione– scelta dei canali ⇒ GDO, dettaglio tradizionale, HORECA, door to door, e-commerce, ecc.

– scelta delle rete di vendita

• promozione– scelta dei canali pubblicitari– scelta delle tipologie promozionali

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Break even pointQuantità minima di produzione

RT = p * q CT = CF + CMeV * q

Π = RT - CT = p * q - (CF + CMeV * q)

nel punto di pareggio (break even point, BEP) ⇒ Π = 0 ⇒ RT = CT

p * qbe - CF - (CMeV * qbe) = 0 qbe * (p - CMeV) - CF = 0

CFqbe =

p - CMeV BEP

q

RT,CT

RT

CT

CF

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Parte seconda

Il sistema agro-alimentare

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L’analisi economica del sistema agro-alimentare

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Attività del sistema agro-alimentare• agricoltura ⇒ attività rivolta alla coltivazione del suolo e

all’allevamento degli animali

• settore primario ⇒ agricoltura, pesca, foreste

• industria alimentare ⇒ attività rivolta alla trasformazione di materie prime agricole e naturali in prodotti finiti destinati all’alimentazione umana

• distribuzione ⇒ attività di servizio rivolta al trasferimento dei prodotti alimentari dal produttore al consumatore, in modo da renderli disponibili nei luoghi e nei tempi desiderati dal consumatore

– funzione logistica e informativa

– distribuzione all’ingrosso e al dettaglio

• ristorazione ⇒ attività rivolta alla preparazione dei pasti per il consumatore

– ristorazione commerciale (canale HORECA)

– ristorazione collettiva

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Definizione di sistema agro-alimentare

• Sistema agro-alimentare (SAA): insieme delle attività di produzione e distribuzione dei prodotti agro-alimentari fino al consumatore finale. E’ composto da: le industrie di mezzi tecnici (input) per l’agricoltura, il settore agricolo, l’industria alimentare, il settore distributivo, la ristorazione, il consumofinale

• Il legame fra le diverse componenti del SAA è dato da flussi

– di materie prime e di prodotti finiti

– finanziari

– informativi

• Sistema agribusiness: appare più generale rispetto al SAA comprendendo non solo le attività destinate alla produzione di alimenti (food system) ma anche quelle che utilizzano materie prime agricole per produzioni non alimentari (fiber system) (Davis e Goldberg, 1957)

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Inputchimici, biologici, meccanici

agricoltura

industria alimentare

distribuzione distribuzioneal dettaglio all’ingrosso

ristorazione

consumi domestici consumi extra-domestici

prodottifreschi

Il sistema agro-alimentare

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farming

processing

distribution

food fiber

Il sistema agri-business

farm supplies

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Definizione di filiera agro-alimentare

• Filiera agro-alimentare: individua gli itinerari seguiti dai prodotti agro-alimentari nell'apparato di produzione, trasformazione, distribuzione e i differenti flussi che vi sono

legati (Malassis e Ghersi, 1995)

• Rappresenta una scomposizione del SAA in senso verticale, per per categorie di prodotto. Esempi di filiere sono costituiti da quelle dei cereali, del latte, della carne, del vino, ecc.

• Settore: insieme di imprese che svolgono attività e processi di produzione simili. Rappresenta una scomposizione del SAA in senso orizzontale. Esempi: settore agricolo, industria alimentare, distribuzione, ecc.

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agricoltura

industriaalimentare

distribuzione

Filiera 1

Sistemaagro-alimentare

Filiera 2

Settori

cereali latte

panepasta

formaggioburro

Sistema agro-alimentare,filiere e settori produttivi

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Un esempio di filiera:La filiera del frumento

FRUMENTO TENERO FRUMENTO DURO

INDUSTRIA MOLITORIA

INDUSTRIA DOLCIARIA

INDUSTRIA PANIFICAZIONEINDUSTRIA PASTARIA

ESPORTAZIONI

IMPORTAZIONI

ESPORTAZIONE

DISTRIBUZIONE

CONSUMATORE

AGRICOLTURA

IND.MANGIMISTICA

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Definizione di distretto agro-industriale

• Distretto industriale marshalliano (DIM): considera la variabile spaziale nei sistemi produttivi e le piccole-medie imprese specializzate in un determinato prodotto. Marshall(1927) parla di “concentramento di industrie specializzate in località particolari”. Becattini (1989) parla di “un’entità socio-economica caratterizzata dalla compresenza attiva in un’area territoriale circoscritta, naturalisticamente e storicamente determinata, di una comunità di persone e di una popolazione di imprese industriali”.

• Distretto agro-industriale (DAI): deriva dal DIM e considera la variabile spaziale nel sistema agro-alimentare, esaminando sistemi territoriali locali specializzati in un determinato prodotto agro-alimentare.

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Definizione di distretto agro-industriale

•Elementi fondamentali del distretto agro-industriale:– area territoriale delimitata e specializzata in una produzione agro-alimentare

– concentrazione territoriale di imprese di piccole e medie dimensioni operanti nelle diverse fasi della filiera

– scomposizione del processo produttivo e forti relazioni fra imprese operanti nelle diverse fasi della filiera

– significativa quota produttiva dell’area nel mercato nazionale o internazionale (competitività) e importanza dell’area nell’economia locale

– particolare atmosfera sociale e disponibilità all’innovazione

•Esempi di DAI: parmigiano-reggiano, carni suine in provincia di Modena, riso, ecc.

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Input Agricoltura Industriaalimentare

Distribuzione

funzione fornire input

produrrematerieprime e

prodotti finiti

trasformare lematerie primeagricole in

prodotti finiti

offrire un serviziologistico einformativo

tipo diprodotto

differenziato omogeneo differenziato differenziato

numerositàdelle imprese

bassa alta media media

dimensionidelle imprese

grandi piccole piccole egrandi

piccole e grandi

influenzasulla

quantità dimercato

si no si si

influenza sulprezzo

si price maker

no price taker

si price maker

si price maker

barriereall’entrata

alte basse medie medie

importanzadella

pubblicità

si no si si

forma dimercato

oligopolio liberaconcorrenza

concorrenzamonopolistica

concorrenzamonopolistica

Caratteristiche sintetichedei settori del SAA

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Importanza del sistema agro-alimentare

• Variabili per valutare l’incidenza del SAA nel sistema economico nazionale: valore aggiunto, occupazione, consumi

• Valore aggiunto del SAAVASAA = VA input+VAagr + VAia + VAdistr+ VAristor

VASAA

IVASAA = *100PIL

• Occupati del SAAOCSAA = OCinput+ OCagr + OCia + OCdistr+ OCristor

OCSAA

IOCSAA = *100OC TOTALI

• Consumi alimentari

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Importanza del sistema agro-alimentare

Valore aggiunto ai prezzi di base del SAA italianonel 2003

mio euro %consumi intermedi agricoli 15.602 7,7%investimenti agro-industriali 16.440 8,1%contributi alla produzione (1) 1.185 0,6%imposte indirette settori agro-ind. 10.716 5,3%VA agricoltura (2) 30.882 15,2%VA industria alimentare (3) 26.631 13,1%VA commercio e distribuzione 69.924 34,5%VA servizi di ristorazione 31.561 15,6%

totale 202.941 100,0%

PIL 1.300.926 15,6%Fonte: elaborazioni su dati INEA(1) Solo altri contributi (calamità, ecc.) ed extra agricoli(2) Agricoltura, silvicoltura e pesca(3) Compreso il tabacco

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Le caratteristiche dell’agricoltura

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Caratteristiche specifiche dell’agricoltura

• Attività destinata alla produzione di alimenti

⇒ bisogno primario

• attività più tradizionale e antica

• attività legata ai cicli biologici

• attività legata alle condizioni climatiche e pedologiche

• attività legata al territorio

• attività legata all’ambiente

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Funzioni dell’agricoltura

agricolturagestione delterritorio

produzionedi input

produzione di materie prime

no food

produzionedi alimenti

industria alimentare

serviziambientali

servizituristici

industria tessile

industria del legno

industriedegli input

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Agricoltura multifunzionale

prodotti

multifunzionalità

esternalità / beni pubblici

– quantità– qualità

– ambiente– territorio– paesaggio– benessere animale

servizi

– turismo

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Le caratteristiche dell’industria alimentare

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Produzione e occupati nell'industria alimentare dell'UE, per paese

Produzione Valore aggiunto Occupati Impresemld euro mld euro migliaia numero

Europa 15 626 144 2.737 29.635 Francia 115 (2) 21 392 (2) 3.604 Germania 110 27 597 6.035 Regno Unito 98 (1) 30 506 (1) 2.319 Italia 98 24 268 (3) 6.800 (3)Spagna 67 14 371 (1) 3.040 Olanda 39 (1) 6 147 (1) 855 Belgio 24 (1) 5 62 723 Danimarca 17 (1) 4 87 (1) 450 Irlanda 15 4 47 687 Svezia 13 3 53 344 Austria 11 (1) 2 79 (1) 1.264 (1)Portogallo 10 (1) 2 104 (1) 1.916 (3)Finlandia 8 2 34 336 Grecia 5 1 43 1.036 (1)Lussemburgo 1 - 4 226 (1) Imprese con più di 1 addetto(2) Imprese con più di 2 addetti(3) Imprese con più di 9 addettiFonte: elaborazioni CIAA su dati Eurostat

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Imprese per classi di addetti nell'industria alimentare italianaClasse di addetti var % 91-01

< 10 55.161 89,1% 60.026 89,7% 8,8%10--19 3.850 6,2% 4.224 6,3% 9,7%20--49 1.938 3,1% 1.825 2,7% -5,8%50--99 493 0,8% 445 0,7% -9,7%

100--499 393 0,6% 365 0,5% -7,1%> 500 68 0,1% 51 0,1% -25,0%Totale 61.903 100,0% 66.936 100,0% 8,1%

Fonte: elaborazioni su dati Istat

20011991

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Imprese per classi di addetti nell’industria alimentare italiana

89,1%

6,2%3,1% 0,8% 0,6% 0,1% 0,1%0,5%0,7%2,7%

6,3%

89,7%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

< 10 10--19 20--49 50--99 100--499 > 500

classe di addetti

1991 2001

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Addetti per classi di addetti nell'industria alimentare italianaClasse di addetti var % 91-01

<10 171.979 36,9% 168.464 37,7% -2,0%10--19 51.089 11,0% 56.233 12,6% 10,1%20 -- 49 57.222 12,3% 53.845 12,1% -5,9%50 -- 99 33.700 7,2% 30.520 6,8% -9,4%100--499 75.369 16,2% 69.997 15,7% -7,1%> 500 76.787 16,5% 67.726 15,2% -11,8%Totale 466.146 100,0% 446.785 100,0% -4,2%

Fonte: elaborazioni su dati Istat

20011991

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Addetti per classi di addetti nell’industria alimentare italiana

36,9%

12,3%

7,2%

16,2% 16,5%

11,0%

15,2%15,7%

6,8%

12,1%12,6%

37,7%

0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

<10 10--19 20 -- 49 50 -- 99 100--499 > 500

classe di addetti

1991 2001

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Imprese e addetti nell'industria alimentare italiana per comparti

15.1 Carne 3.672 5,5% 57.769 12,9%15.2 Pesce 415 0,6% 6.640 1,5%15.3 Frutta e ortaggi 1.933 2,9% 30.317 6,8%15.4 Oli e grassi 4.416 6,6% 16.216 3,6%15.5 Lattiero-caseario 3.927 5,9% 54.936 12,3%15.6 Molitorio 1.966 2,9% 12.310 2,8%15.7 Mangimi 607 0,9% 9.097 2,0%15.81 Panett. e pasticc. fresca 36.269 54,2% 130.422 29,2%15.82 Biscotti e pasticc. cons. 1.207 1,8% 23.914 5,4%15.83 Zucchero 14 0,0% 4.360 1,0%15.84 Cacao 471 0,7% 14.544 3,3%15.85 Pasta 5.250 7,8% 22.407 5,0%15.86 Te e caffè 936 1,4% 7.787 1,7%15.87 Condimenti e spezie 119 0,2% 1.150 0,3%15.88 Omogeneiz. e dietetici 59 0,1% 1.474 0,3%15.89 Altri prod. alim.n.c.a. 2.670 4,0% 15.584 3,5%15.9 Bevande 3.005 4,5% 37.858 8,5%Totale industria alimentare 66.936 100,0% 446.785 100,0%Fonte: elaborazioni su dati Istat

Imprese Addetti2001

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Imprese e addetti nell’industria alimentare italiana per comparti

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

CarnePesce

Frutta e orta

ggi

Oli e grassi

Lattiero-caseario

Molitorio

Mangimi

Panett. e pasticc. fr

esca

Biscotti e pasticc. cons.

ZuccheroCacao

Pasta

Te e caffè

Condimenti e spezie

Omogeneiz. e dietetici

Altri prod. alim

.n.c.a.

Bevande

Imprese

Addetti

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Imprese, unità locali e addetti nell’industria alimentare italiana per regioni - 2001

02468

1012141618

Pie

mon

te

Val

le d

'Aos

ta

Lom

bard

ia

Tre

ntin

o-A

lto A

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Ven

eto

Friu

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iulia

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Rom

agna

Tos

cana

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bria

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uzzo

Mol

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Cam

pani

a

Pug

lia

Bas

ilica

ta

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abria

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a

%impreseunità localiaddetti

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Modello del bipolarismo strutturale

struttura dell’industria alimentare italiana

modello bipolarecoesistenza - equilibrio

piccole e medie imprese• mercati locali (opportunità interstiziali)

• elevata qualità (processi artigianali)

• private label• distretti industriali

grandi imprese e gruppi industriali

• economie di scala• differenziazione dei prodotti

• processi di concentrazione

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Le caratteristiche della distribuzione alimentare

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Tipologie distributive• Dettaglianti tradizionali (normal trade)

– superficie < 200 mq– specializzati– basso numero di referenze– vendita assistita– area geografica del vicinato

• Minimarket o superettes– superficie fra 200 e 400 mq– despecializzati– vendita self-service– area geografica del quartiere

• Supermercati– superficie fra 400 e 2500 mq– despecializzati– alto numero di referenze– vendita self-service– area geografica del quartiere

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Tipologie distributive• Ipermercati

– superficie > 2500 mq– despecializzati– altissimo numero di referenze– vendita self-service– area geografica della città

• Discount – superficie di 400-500 mq– despecializzati– basso numero di referenze– politiche di prezzo aggressive– vendita self-service– basso livello di servizio– area geografica del quartiere

• Centri commerciali• Convenience store• Cash and carry

• E-commerce• Door to door

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Distinzione in base allaforma societaria

• Imprese a succursali

• Cooperative di consumo

• Unioni volontarie

– rappresentano una forma di integrazione verticale tra 1 o piùgrossisti e dettaglianti. Il grossista fornisce la propriacapacità di centralizzare gli acquisti, a lui fanno capo le attività comuni dei pdv (A&O Selex, Despar, ..)

• Gruppi d’acquisto (o cooperative di dettaglianti)

– sono associazioni tra grossisti o tra dettaglianti. La strutturaserve per centralizzare gli acquisti, sviluppare e promuoverel’insegna comune, gestire le proprie marche ecc. (Végé, Conad, Crai, ..)

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Evoluzione della distribuzione

• La fase storica – diffusione dei dettaglianti tradizionali– porzionatura e confezionamento dei prodotti effettuati

dal dettagliante– qualità garantita dal dettagliante

• la fase di despecializzazione– diffusione dei supermercati– diffusione di prodotti alimentari confezionati– competizione di prezzo intra-tipo e inter-tipo

• la fase di differenziazione del servizio e di fidelizzazionedel consumatore

– introduzione nel supermercato di aree a vendita assistita– introduzione delle private labels (prodotti a marchio del

distributore

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Evoluzione della distribuzione• la fase delle alleanze e dell’informatizzazione

– creazione delle centrali di acquisto– gestione informatica degli ordini– gestione delle informazioni sul consumatore (EPOS,

Electronic Point of Sale)– Supply Chain Management: vengono analizzate tutte le

attività associate con la trasformazione ed il trasferimento dei beni, dalla materia prima fino al consumatore finale. E’ una forma di integrazione, basata sulla collaborazione lungo la catena.

• L’obiettivo è riorganizzare l’insieme delle attività così che vengano svolte in modo complementare e collaborativo, eliminando quelle che non creano valore per il consumatore --> creare un vantaggio competitivo

• Il progetto ECR (Efficient Consumer Response)

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Il progetto ECR

• Aziende della distribuzione e della produzione condividono esperienze e conoscenze dei mercati e dei consumatori e migliorano i processi --> si migliora la soddisfazione del consumatore e si minimizzano i costi

• La gestione delle attività avviene:– dal lato dell’offerta (ottimizzazione del

processo di rifornimento dei pdv)– dal lato della domanda (category

management, promozione di prodotti, introduzione di nuovi prodotti)

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Evoluzione dei punti vendita in Italia

0

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

300.000

350.000

400.000

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

Numero di esercizialimentari

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Evoluzione dei supermercati in Italia

Da 609 nel 1971 i supermercati divengono 7.209 nel 2003Le superfici medie passano da 690 a 862 mq

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000

8000

1971

1973

1975

1977

1979

1981

1983

1985

1987

1989

1991

1993

1995

1997

1999

2001

2003

0

100

200

300

400

500

600

700

800

900

1000numero punti di vendita

superficie media (mq)

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Presenza di supermercatinelle regioni italiane

0

200

400

600

800

1.000

1.200

1.400

Pie

mon

te

Val

le d

'Aos

ta

Lom

bard

ia

Ligu

ria

Tre

ntin

o A

.A.

Friu

li V

.G.

Ven

eto

Em

ilia

Rom

agna

Tos

cana

Um

bria

Mar

che

Lazi

o

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uzzo

Mol

ise

Cam

pani

a

Pug

lia

Bas

ilica

ta

Cal

abria

Sic

ilia

Sar

degn

a

0

200

400

600

800

1000

1200numero punti di vendita

superficie media (mq)

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Evoluzione del numero di addetti neisupermercati in Italia

0

20.000

40.000

60.000

80.000

100.000

120.000

140.000

160.000

1981

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

addetti

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Evoluzione degli ipermercati in Italia

- Gli ipermercati passano da 182 a 388 dal 1991 al 2003- Il numero di ipermercati nei paesi UE è molto più elevato:Francia: 1.200 - Gran Bretagna: 1.100 - Germania: 1.600

0

50

100

150

200

250

300

350

400

450

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000numero punti di vendita

superficie media (mq)

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Presenza degli ipermercatinelle regioni italiane

2003

0

20

40

60

80

100

120

Pie

mon

te

Val

le d

'Aos

ta

Lom

bard

ia

Ligu

ria

Tre

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Friu

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Rom

agna

Tos

cana

Um

bria

Mar

che

Lazi

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uzzo

Mol

ise

Cam

pani

a

Pug

lia

Bas

ilica

ta

Cal

abria

Sic

ilia

Sar

degn

a

-1.0002.0003.0004.0005.0006.0007.0008.0009.00010.000

numero unità di vendita

superficie media (mq)

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Evoluzione del numero di addetti negliipermercati in Italia

0

10.000

20.000

30.000

40.000

50.000

60.000

70.000

80.000

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

addetti

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Evoluzione dei discount in Italia

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

380

390

400

410

420

430

440

450

460

470numero

Superficiemedia (mq)

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Le caratteristiche della ristorazione

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Tipologie della ristorazione

consumi non organizzati in una comunità

ristorazione veloce(es. bar, fast food, ecc.)

ristorazione tradizionale(es. ristoranti, trattorie, ecc.)

commerciale

collettiva

ristorazione

ristorazione commerciale

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ristorazione collettiva

consumi organizzati in comunita’

autoproduzione produzione esterna

fornitura indiretta

(impresa “rete” buoni pasto)fornitura diretta

cucina tradizionale

(es. mense “fresche”, cucine “centralizzate”, ecc.)

pasti precucinati

(es. surgelati, refrigerati, ecc.)

Tipologie della ristorazione

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DATORE DILAVORO

DIPENDENTE PUBBLICIESERCIZI

IMPRESA DI RISTORAZIONECOLLETTIVA

buoni pasto

1buoni pasto

2

Rete dei buoni pasto

Fornitura indiretta del pasto

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Tecniche di preparazione del pasto

• massimo di lavoro nelle ore di erogazione del pasto• possibilità di distribuire i carichi di lavoro

1. cucina tradizionale - pasto erogato in loco- pasto veicolato

2. pasto precucinato- tecniche di refrigerazione- tecniche di surgelazione- tecniche di sterilizzazione- tecniche del sottovuoto

Fornitura diretta del pasto

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• ristorazione aziendale- settore industriale e settore terziari- segmento saturo, variabile prezzo

• ristorazione scolastica- variabile prezzo, qualità, tecnologia del veicolato

• ristorazione ospedaliera- cucina tradizionale

• ristorazione in altre comunità• caserme, istituti di prevenzione, istituti religiosi,

colonie, congressi, banqueting

Segmentazione della ristorazione collettiva

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Imprese nella ristorazione commerciale in Italia

0

20

40

60

80

100

120

140

Ristoranti,trattorie,pizzerie,ecc. Bar, caffè,gelaterie,ecc. Alberghi con ristorante

n. im

pres

e (1

000)

19912001

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Addetti nella ristorazione commerciale in Italia

0

50

100

150

200

250

300

350

Ristoranti,trattorie,pizzerie,ecc. Bar, caffè,gelaterie,ecc. Alberghi con ristorante

n. a

ddet

ti (1

000)

19912001

Page 108: economia qualità e sicurezza alimentare2users.unimi.it/banterle/pdf/economia qualita.pdf-Struttura atomistica di D.e O.-Conoscenza completa e perfetta-Libertà di entrata ed uscita-Aggiustamenti

Imprese nella ristorazione collettiva in Italia

0

200

400

600

800

1000

1200

1400

Mense Fornitura di pasti preparati

n. im

pres

e

19912001

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Addetti nella ristorazione collettiva in Italia

0

5000

10000

15000

20000

25000

30000

35000

40000

45000

Mense Fornitura di pasti preparati

n. a

ddet

ti

19912001

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• Settore poco concentrato � ristorazione organizzata 10% del totale

• settore con diversi gruppi strategici � multinazionali, cooperative, gruppi nazionali, piccole imprese

• committenti pubblici � capitolato di appalto � concorso per assegnazione fornitura � variabile critica è il prezzo (soprattutto se capitolato molto dettagliato)

• committenti privati � offerta con politiche di prodotto-servizio

• costi � lavoro è quello principale (fino al 60% del costo totale) seguito dal costo degli approvvigionamenti dei prodotti alimentari e dai trasporti

Caratteristiche strutturali della ristorazione collettiva

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L’analisi economica dei consumi alimentari

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Domanda aggregata• Domanda individuale --> Σ yi• incremento demografico

• distribuzione del reddito nella popolazione

• distribuzione della popolazione per classi di età

domanda di beni alimentari

consumi extra domestici• risorazione commerciale -->

canale Horeca• ristorazione collettiva

consumi domestici• acquisto di prodotti alimentari

per uso domestico

caratteristiche• molto dinamici• in aumento rispetto al

totale dei consumi• elevata elasticità al reddito

caratteristiche• stabili in termini fisici• in calo rispetto al totale

dei consumi• ridotta elasticità al reddito

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La dinamica dei consumi alimentariLa dinamica dei consumi alimentari

Dinamica dei consumi alimentari a prezzi correnti2003=178.622 Meuro

-

20.000

40.000

60.000

80.000

100.000

120.000

140.000

160.000

180.000

200.000

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Milioni di euro

Servizi di ristorazione

Bevande alcoliche

Bevande non alcoliche

Alimentari

Consumidomestici121.14868%

Consumiextra

domestici57.47332%

Fonte: Elaborazioni DEPAAA su dati Istat

La spesa media delle famiglie italiane per consumi fuoricasa è un terzo della spesa alimentare complessiva

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La dinamica reale dei consumiLa dinamica reale dei consumi

Dinamica dei consumi alimentari a prezzi 1995

-

20.000

40.000

60.000

80.000

100.000

120.000

140.000

160.000

1970

1972

1974

1976

1978

1980

1982

1984

1986

1988

1990

1992

1994

1996

1998

2000

2002

Milioni di euro

Servizi di ristorazione

Bevande alcoliche

Bevande non alcoliche

Alimentari

Fonte: Elaborazioni DEPAAA su dati Istat

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Spesa delle famiglie per prodotti alimentari e tabacco dal 1970 al 2000 (in miliardi di lire)

Fonte: Istat, Conti economici nazionali

-

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

1970

1972

1974

1976

1978

1980

1982

1984

1986

1988

1990

1992

1994

1996

1998

2000

a prezzi correnti a prezzi 1995

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La dinamica relativa dei consumiLa dinamica relativa dei consumi

% di spesa delle famiglie per alimentazione

0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

197019

7219

7419

7619

7819

8019

8219

8419

8619

8819

9019

9219

9419

9619

9820

0020

02

% sulla spesa delle famiglie

% Servizi di ristorazione

% Bevande

% Alimentari

45% -

40% -

35% -

30% -

25% -

20% -

15% -

10% -

5% -

Fonte: Elaborazioni DEPAAA su dati Istat

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CONSUMI ITALIANI DEI PRINCIPALI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI (Kg/anno per persona)

1951 1961 1971 1981 1990 2000

Frumento 161,2 159,6 174,2 168,7 160 162,3Risone 7,8 8 6 6,8 7,2 8,8Frutta fresca 56,7 90,3 119,3 110,7 132,1 152,7Ortaggi 106,6 169 192,6 204 218,4 215,3Carni 16,5 30,7 66,8 74 83,3 79,8 -bovine 6,6 14 25,2 25,2 26,2 - -suine 4,4 6,4 11,9 21,2 26,9 -Latte 48,1 61,6 69,5 83,5 79,4 82,9Formaggi 6,4 9 10,6 14,5 16,1 18,6Grassi vegetali 7 13,2 21,5 21,1 25,6 27Olio d'oliva 5 9 11,2 10,6 12,1 -Olio di semi 2 4,2 10,3 10,5 13,5 -Vino (000 hl) 141,6 108,2 112,4 92,5 60,5 55,1Birra (000 hl) 3 6,1 12,1 17,6 23,5 25fonte: Istat, Annuario Statistico

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Le relazioni verticali fra i settori del sistemaagro-alimentare

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Strutture di mercato

Borsa merci (agricoltura - industria alimentare)

- prodotti non deperibili

- prodotto non è fisicamente presente

- contrattazione - quotazioni

- futures markets

Mercato ortofrutticolo (agricoltura - distribuzione)

- prodotto deperibile

- fisicamente presente

- contrattazione - quotazioni

- trasferimento del prodotto

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Contratti• Accordo tra due parti (produttore agricolo e produttore industriale) per l'acquisto del bene agricolo, viene stipulato prima che il prodotto sia realizzato e spesso prima che inizi ilprocesso produttivo

• i comparti in cui sono diffusi i contratti sono:

- lattiero-caseario

- barbabietole da zucchero

- pomodori per inscatolati

- ortaggi surgelati

- soia

• il contratto prevede una serie di condizioni --> prezzo, quantità, caratteristiche qualitative, tempi e modalità di consegna, costi del trasporto, tempi di pagamento, penali

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Accordi interprofessionali

• Accordi non vengono effettuati tra singoli imprenditori, ma tra le diverse organizzazioni dei produttori agricoli e degli industriali alimentari

• non sono obbligatori

• sono diffusi in diversi comparti e in particolare nel comparto del latte e dei semi oleosi

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Soccida

• Riguarda il comparto zootecnico

• una parte cede il bestiame, mentre l’altra parte svolge la funzione di allevatore, fornendo i fabbricati e le strutture per l'allevamento; la parte che ha fornito il bestiame si impegna a riacquistare il bestiame, pagandolo in funzione dell'incremento ponderale raggiunto

• stretto contatto tra agricoltura e industria

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Cooperative agro-alimentari

• Le cooperative di trasformazione hanno la funzione di valorizzare le materie prime conferite dai soci

• i comparti in cui le cooperative sono maggiormente diffuse risultano essere quelli in cui si ha un maggiore collegamento fra agricoltura e industria, come: viti-vinicolo (cantine sociali), lattiero-caseario (caseifici sociali), oleario, ortofrutticolo, carni

• giudizio di convenienza per la trasformazione dei prodotti --> Valore di trasformazione

Vt = Rv – Ct

Vtu = put = Vt / qu

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Associazioni di produttori

• Obiettivo di concentrare l’offerta --> migliorare potere contrattuale dei piccoli produttori

• in Italia le associazioni dei produttori non risultano particolarmente diffuse, anche se vi sono alcune importanti realtà come ad esempio nel comparto ortofrutticolo

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• L’integrazione verticale in senso stretto si ha quando un’impresa opera in diverse fasi della filiera produttiva. Pertanto sia la fase agricola che la fase di trasformazione industriale vengono compiute all’interno della stessa impresa

• esempi più significativi: comparto viti-vinicolo, lattiero-caseario

Integrazione verticale

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strutture di mercato

(contratti, accordi,ecc.)

cooperative

integrazione verticale

Coordinamento verticale

-

+

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L’importanza dell’agricoltura e dell’alimentazione a livello

mondiale

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Il problema della fame nel mondo

• 840 milioni di persone sottonutrite

• India e Cina rappresentano il 40% della popolazionemondiale sottoalimentata ma stanno rapidamenteriducendo questi numeri, mediante politiche di:

– aumento della produzione di alimenti

– disincentivi alla procreazione (Cina) e forte controllodelle nascite (India)

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Undernourished Population (2000 - 2002)

Popolazione sottonutrita

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Il problema della fame nel mondo

• La disponibilità di alimenti pro capite è cresciuta nel tempo, nonostante il fortissimo aumento della popolazione nei PVS

• Ciò si è verificato perché la produzione agricola mondiale ècresciuta ad una velocità maggiore di quella alla quale ècresciuta la popolazione

• Ancora oggi il 15% della popolazione dei PVS è cronicamente malnutrito: il problema sta nei vincoli che impediscono l’accesso agli alimenti

• Il problema è prevalentemente un problema di povertà– il 20% della popolazione mondiale vive con meno di 1 dollaro al

giorno

– più della metà vive con meno di 2 dollari al giorno

– nel 1960 il reddito medio pro-capite nei paesi industrializzati era pari a 9 volte quello medio dei paesi dell’Africa Sub-Sahariana. Oggi è 18 volte!!

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Principali cause di emergenza alimentare• Siccità e fenomeni naturali in genere rappresentano ancora la

principale causa di emergenza alimentare

• Cresce la responsabilità dei conflitti (in numerosi paesi africani le guerre civili in atto rendono difficile sia la produzione che l’accessoal cibo)

• Nei PVS l’agricoltura rappresenta mediamente il 9% del GDP e piùdel 50% degli occupati totali

• I paesi in cui la popolazione sottonutrita supera il 35%, il valoredella produzione agricola costituisce più del 30% del GDP

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Parte terza

L’analisi economica della sicurezza e della qualità

alimentare

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La percezione del consumatore della sicurezza alimentare e della qualità

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Qualità esicurezza alimentare

Qualità: concetto di difficile definizione univoca poiché basato sulla ‘percezione’ soggettiva. Considera sia attributi intrinseci (nutrizionali, sicurezza, organolettici, di processo) che estrinseci

Sicurezza alimentare: è un importate attributo del prodotto legato all’assenza di componenti intrinseche cui è associato un rischio di danno alla salute

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Attributi del prodotto alimentare

Sicurezza alimentarePatogeniMetalli pesanti e tossinePesticidi e residui di medicinaliContaminanti di acque e terreniAdditivi e conservantiBotulismo e altre sporeIrradiazioni e fumigazioniGeni di altra specie

Attributi nutrizionaliCalorieGrassi e colesteroloSodio e altri mineraliCarboidrati e fibreProteineVitamine

Attributi intrinseci di qualitàAttributi organolettici/sensoriali

GustoColoreFreschezzaMorbidezzaOdore/aroma

Attributi di funzioneIntegrità della confezioneDimensioneStileFacilità di preparazioneMateriali di confezionamentoConservabilità

Attributi di processoBenessere degli animaliAutenticità del processo/origine del prodottoRintracciabilitàBiotecnologie/biochimiciImpatto ambientale/biologicoSicurezza dei lavoratori

Fonte: Caswell, Noelke, Mojduszka (2002)

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Attributi del prodotto alimentareAttributi estrinseci di qualitàIndicatori

Sistemi di gestione di qualitàCertificazioneEtichettaturaStandard minimi

SegnaliPrezzoMarcaNome del produttore Nome del distributoreConfezionamentoPubblicitàPaese di origineAssortimentoGaranzie ReputazioneEsperienze di acquisto passateAltre informazioni disponibiliFonte: Caswell, Noelke,

Mojduszka (2002)

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Attributi del prodotto

asimmetria informativa --> ricerca di informazioni svolta dal consumatore sulle caratteristiche qualitative di un prodotto --> costo-beneficio (Stigler, 1961)

classificazione degli attributi del prodotto sulla base della ricerca di informazioni e delle caratteristiche qualitative:

− attributi search/ricerca --> si possono rilevare prima dell’acquisto

− attributi experience/esperienza --> si possono rilevare dopo il consumo

− attributi credeance/fiducia --> non si possono rilevare anche dopo il consumo

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Attributi del prodottoProdotti ‘ricerca’

Le caratteristiche del prodotto sono note ai consumatori prima della decisione di acquisto (simmetria informativa): i consumatori, dati i prezzi, scelgono la qualità che preferiscono -> non esiste alcun problema.

Prodotti ‘esperienza’Le caratteristiche del prodotto sono note ai consumatori solo dopo il consumo: se si tratta di prodotti ad acquisto ripetuto, le imprese hanno un incentivo ad offrire beni di buona qualità ad un prezzo adeguato alla qualità ed a fornire ai consumatori informazioni corrette circa le caratteristiche del prodotto -> poiché i consumatori, dopo il consumo, acquisiscono piena informazione sulle caratteristiche del prodotto, si può creare una “reputazione” del prodotto

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Attributi del prodottoProdotti ‘fiducia’

Le caratteristiche del prodotto e del processo di produzione non sono note ai consumatori neanche dopo il consumo: i produttori conoscono tutte le caratteristiche di ciò che offrono, i consumatori neanche dopo il consumo-> esempi di caratteristiche qualitative dei prodotti agro-alimentari che li rendono beni ‘fiducia’

Caratteristiche del prodotto:- prodotto a “denominazione di origine controllata o protetta”- prodotto che “non arreca danni alla salute”- prodotto che “fa bene alla salute”- prodotto che “non contiene OGM”

Caratteristiche del processo di produzione:- prodotto da “agricoltura biologica”- prodotto “rispettando la natura”- prodotto “senza impiego di bambini”- prodotto “rispettando il benessere animale”

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Attributi del prodottoProdotti ‘fiducia’Alcuni consumatori saranno disponibili a pagare di più un prodotto che abbia una o più di queste caratteristiche.

-> l’asimmetria informativa, in presenza di differenze qualitative del prodotto, nei costi di produzione e di una disponibilità a pagare dei consumatori per caratteristiche non osservabili, determina un forte incentivo per le imprese ad offrire ai consumatori prodotti di qualità inferiore come prodotti di più alta qualità

Il mercato per un prodotto ‘fiducia’ può svilupparsi:- sulla base di un atto di fiducia del consumatore (nel produttore)- grazie ad una ‘garanzia’ fornita da terzi sulle caratteristiche del prodotto o del processo che il consumatore non è in grado di verificare da sé.

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L’analisi economica della sicurezza alimentare

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Valore economico della sicurezza alimentareValore economico della sicurezza alimentare

fallimento del mercato della sicurezza alimentare» asimmetria informativa» costi “sociali” della sicurezza alimentare» divergenze fra rischio percepito e rischio reale» bene pubblico?

il prezzo e altri attributi estrinseci dei prodotti non sono un mezzo efficiente per regolare domanda e offerta

efficienza del sistema economico --> intervento pubblico --> politiche per la sicurezza alimentare

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Valore etico della sicurezzasicurezza alimentareSicurezza alimentare come attributo etico del prodotto

diritto per i consumatori

all’alimentazione all’alimentazione sicura

food security food safety

equità del sistema economico --> intervento pubblico--> politiche per- food security

- food safety

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Strumenti dell’intervento pubblico per la sicurezza alimentare

Politiche per la sicurezza alimentarePolitiche per la sicurezza alimentare(food (food safetysafety) )

informazione - etichettatura

di prodottostandard di processo

di prodotto e di processo

HACCP

rintracciabilità

Obiettivi dell’intervento pubblico:− ridurre l’asimmetria informativa tra produttori e consumatori− garantire la salubrità degli alimenti

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La politica comunitaria per la sicurezza alimentare

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L’evoluzione della politica comunitaria per la L’evoluzione della politica comunitaria per la sicurezza alimentaresicurezza alimentare

• la nascita della Comunità– la creazione di in mercato comune � area di libero scambio

�barriere tariffarie e non tariffarie– il principio di libera circolazione delle merci � concorrenza

• gli anni ’60 e ’70– le direttive di carattere verticale � standard comuni per la

composizione e le produzioni– scarsa efficacia �unanimità del voto e tipologie alimentari molto

elevate• gli anni ’80

– le sentenze della corte di giustizia �1979 il caso “Cassis de Dijon”– il principio del mutuo riconoscimento �i prodotti che rispettano i

requisiti del paese in cui sono stati fabbricati devono essere ammessi anche negli altri paesi membri

• gli anni ’90– le direttive di carattere orizzontale– la crisi BSE

• gli anni duemila ���� il nuovo approccio

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Politica comunitaria per la sicurezza alimentarePolitica comunitaria per la sicurezza alimentareBase giuridica

– Libro bianco sulla sicurezza alimentare del 2000– Regolamento 178/2002

Finalità

garantire un livello elevato di tutela della salute umana e degli interessi dei consumatori in relazione agli alimenti

Principi generali

– libera circolazione dei beni e concorrenza– principio di precauzione– strategia integrata � approccio sistemico � considerare l’intero sistema agro-alimentare (dai campi alla tavola) � i diversi operatori hanno una responsabilità primaria nella sicurezza alimentare

– analisi del rischio– autorità sulla sicurezza alimentare

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Sicurezza alimentare eanalisi del rischio

o risk assessment --> valutazione del rischio� analisi dell’informazione� Autorità alimentare

o risk management --> gestione del rischio� principio di precauzione� normativa� Commissione, Parlamento, Consiglio

o risk comunication --> informazione sul rischio� dialogo con gli interessati� etichettatura e pubblicità� Autorità alimentare

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Politica comunitaria sulla sicurezza alimentare

Misure orizzontali ���� regolamento 178/2002 ���� generalfood law

– applicazione del libro bianco– finalità: garantire un livello elevato di tutela

della salute umana in relazione agli alimenti– istituisce l’analisi del rischio– istituisce l’Autorità europea per la sicurezza

alimentare– introduce la rintracciabilità

Misure verticali o specifiche

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Politica comunitaria per la sicurezza alimentarePolitica comunitaria per la sicurezza alimentare

Etichettatura – direttive 2000/13/CE, 2001/101/CE, 2003/89/CE– regolamento 1830/2003 sugli organismi geneticamente

modificati– regolamento 1924/2006 sui nutritional claims

Standard– igiene --> regolamenti 852/2004, 853/2004, 854/2004,

882/2004– additivi --> direttiva 89/107/CEE– residui e contaminanti --> regolamento 315/93– ecc.

HACCP– Regolamenti 852/2004 e 853/2004

Rintracciabilità– Regolamenti 178/2002, 1760/2000

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La nuova disciplina comunitaria sull’igiene dei prodotti alimentari

• Regolamento 852/2004 sull’igiene dei prodotti alimentari

• regolamento 853/2004 che stabilisce norme specifiche in materia di igiene per gli alimenti di origine animale

• regolamento 854/2004 che stabilisce norme specifiche per l’organizzazione dei controlli ufficiali sui prodotti di origineanimale destinati al consumo umano

• regolamento 882/2004 relativo ai controlli ufficiali intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti e alle norme sulla salute e sul benessere degli animali

• direttiva 2004/41/CE che abroga alcune direttive recanti norme sull’igiene dei prodotti alimentari e le disposizioni sanitarie per la produzione e la commercializzazione di determinati prodotti di origine animale destinati al consumo umano e che modifica le direttive 89/662/CEE e 92/118/CEE e la decisione 95/408/CE

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La nuova disciplina comunitaria sull’igiene dei prodotti alimentari

Considerazioni sul regolamento 852/2004 sull’igiene dei prodotti alimentari

• stabilisce i principi generali in materia di igiene dei prodotti alimentari (strutture, locali, trasporti, ecc.)

• prevede l’adozione delle procedure del sistema HACCP

• è basato sulla strategia integrata per la sicurazzaalimentare, ma esclude l’applicazione dell’HACCP alla produzione primaria (agricoltura)

• sostituisce la direttiva 93/43/CEE con il regolamento --> armonizzazione delle legislazioni nazionali

• rende obbligatoria l’adozione dei requisiti di igiene e dell’HACCP nell’intero mercato comunitario allargato --> Peco

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RintracciabilitàRintracciabilità

•• Prima definizione (D. Prima definizione (D. LgsLgs. 189/1992 e 155/97). 189/1992 e 155/97)Legata alle norme di sicurezza dei prodotti alimentari

•• Seconda definizione (art. 18 del Seconda definizione (art. 18 del Reg.Reg. CE 178/2002) CE 178/2002) È disposta in tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione la rintracciabilità degli alimenti e dei mangimi destinati alla produzione alimentare e di qualsiasi altra sostanza destinata o atta ad entrare a far parte di un alimento o di un mangime

•• Terza definizione (Norma UNI 10939)Terza definizione (Norma UNI 10939)È la capacità di ricostruire la storia e di seguire l’utilizzo di un prodotto mediante identificazioni documentate, relativamente ai flussi materiali ed agli operatori di filiera;

•• altri esempi: AFNOR V01 020, BSI 85:2000, ISO 22005:2005altri esempi: AFNOR V01 020, BSI 85:2000, ISO 22005:2005

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SistemiSistemi didi traccabilitàtraccabilità nell’Uenell’Ue

Libro Bianco

(COM(719)1999)

Politica UE

tracciabilità obbligatoria

Reg. 1760/2000

Reg. 178/2002

Standards nazionali/internazionali

tracciabilità volontaria

ISOUNIBSIAFNOR

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diverse tipologie di sistemi di rintracciabilià in base a (Golan et al., 2005):• ammontare di informazioni registrate• settori e soggetti coinvolti• la dimensione dell’unità tracciata

sistemi di rintracciabilitànell’Unione europea

Tracciabilità di filiera obbligatoria

Reg. 178/2002 registra i flussimateriali lungo la filiera attraversouna specifica procedura documentale

Tracciabilità di filiera e di prodotto

ObbligatoriaReg. 1760/2000

VolontariaUNI 10939

SistemiSistemi didi traccabilitàtraccabilità nell’Uenell’Ue

Tracciabilità a livello sia degli operatori dellafiliera (supply chain traceability) e sia dellasingola impresa (product traceability) � èpossibile ricostruire la storia di un prodotto �

rintracciare le singole materie prime agricole

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Obiettivi della Obiettivi della tracciabilitàtracciabilità

• tracciabilità obbligatoria

– migliorare la sicurezza alimentare • distribuzione della responsabilità e possibilità di individuazione delle responsabilità in caso di non conformità

• aumentare il grado di informazione nella filiera• ritirare dal mercato, gli eventuali prodotti non conformi �solo per reg. 1760/2002

• tracciabilità volontaria

– migliorare la sicurezza alimentare � come visto in precedenza– migliorare la qualità del prodotto

• adozione di disciplinari di produzione– valorizzare l’immagine aziendale– differenziare il prodotto– ottenere un premium price– migliorare la chain management

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Organizzazione della Organizzazione della tracciabilitàtracciabilità

• Gestione dei lotti nei processi � lotti discontinui• Azienda leader della filiera• Adozione di una nuova governance nelle transazioni di

filiera � supply chain agreement � contratti e disciplinari di produzione

• Definizione della filiera di base• Ruolo della certificazione di parte terza

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Italian voluntary traceability

The economic effects of UNI 10939

• Food safety --> better risk management

• Food quality --> better standards management

• Vertical coordination

• Supply chain agreements • information flow• trust• liability

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Theoretical frameworkTheoretical frameworkTransaction Cost Economics (Williamson 1985, 1996)

Minimization transaction costs (information, negotiating, monitoring costs)

Governance transaction structure

Transaction structure- degree of asset specificity (bilateral dependency of agents)- degree of uncertainty (information asymmetry and opportunistic behaviour)- degree of frequency

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Theoretical frameworkTheoretical framework

Williamson contracting scheme

economic incentives (p>0)

contractual support (s>0)

The implementation of VT leads:• An increase of asset specificity• A variation of relative degree of uncertainty• A variation of transaction costs (monitoring costs)

Incentive to promote new transaction governance based on supply chain agreements

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Possibili effetti della rintracciabilità e delle Possibili effetti della rintracciabilità e delle politiche per la sicurezza alimentarepolitiche per la sicurezza alimentare

Valutazione degli effetti in termini di rapporto costi-benefici

Mercato comunitario

effetti sui produttori alimentari

– costi di adeguamento alla nuova normativa• per i prodotti a marchio industriale e per i prodotti a

marchio del distributore (private label)• per l’intero mercato comunitario “allargato” --> nei Peco

consistenti costi di adeguamento– benefici

• maggiore protezione del mercato rispetto ai grandi competitori internazionali

• maggiore fiducia del consumatore

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effetti sul consumatore

– costi • possibile incremento “orizzontale” dei prezzi• possibile incremento della spesa pubblica per i costi dei

controlli– benefici

• maggiore food safety per l’applicazione della normativa e per controlli più efficienti

effetti sul sistema

– costi• costi per l’organizzazione dei controlli

– benefici• maggiore efficienza del sistema• maggiore integrazione nelle filiere

Possibili effetti della rintracciabilità e delle Possibili effetti della rintracciabilità e delle politiche per la sicurezza alimentarepolitiche per la sicurezza alimentare

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Mercato internazionale

• effetti sulle esportazioni dei prodotti comunitari

• effetti sulle importazioni dai paesi in via di sviluppo– difficoltà di adeguamento alle normative – barriere non tariffarie (barriere tecniche) alle importazioni

• effetti sulle importazioni comunitarie dai paesi industrializzati

Possibili effetti della rintracciabilità e delle rintracciabilità e delle politiche per la sicurezza alimentarepolitiche per la sicurezza alimentare

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– Contrapposizione fra la crescente domanda di sicurezza alimentare e di attributi di qualità e il processo di liberalizzazione dei mercati

– le nuove istanze rappresentano nuove potenziali barriere di natura non tariffaria (NTB)

Attualmente gli accordi GATT-WTO che regolamentano questa complessa materia sono:

– accordo sulle misure Sanitarie e Fitosanitarie(SPS)

– accordi sulle Barrire Tecniche (TBT)– accordo sui diritti di proprietà intellettuale legati al commercio (TRIPS, art. 22-24)

Problematiche internazionali

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Politiche per la sicurezza alimentare

Misure per il mercato interno

• informazione / etichettatura

• standard

• HACCP

• rintracciabilità

Misure per gli scambiinternazionali

import

• barriere tecniche

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Accordo SPS

Regola la legittimità di misure SPS finalizzate a tutelare la vita e la salute dell’uomo, degli animali e delle piante. Una misura è legittima quando: i) si basa su criteri scientifici (art. 2);ii) si basa su uno standard internazionale (art. 3); iii) in mancanza di questo, si basa su una valutazione scientifica del rischio (art. 5.1); ii) ha un effetto distorsivo minimo sul commercio; iii) è introdotta su base temporanea, quando le prove scientifiche rilevanti sono insufficienti (art. 5.7).

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Accordo TBT

Disciplina la regolamentazione tecnica, gli standard di qualità e le procedure di certificazione di conformità. Legittimità delle misure (art. 2): i) i prodotti importati devono subire lo stesso trattamento dei prodotti simili di origine nazionale; ii) ricorso a misure con impatto minimo sugli scambi; iii) la legittimità delle misure non è esclusivamente basata su informazioni scientifiche. In ambito agroalimentare, l’Accordo regolamenta gli standard nutrizionali, di qualità, di etichettatura e di packaging

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L’analisi economica della qualità nel sistema agro-

alimentare

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Definizione di qualitàQualità: concetto di difficile definizione univoca poiché basato sulla ‘percezione’ soggettiva. Considera sia attributi intrinseci (nutrizionali, sicurezza, organolettici, di processo) che estrinseci

Qualità --> scelta strategica --> posizionamento sul mercato

Differenziazione del prodotto− caratteristiche intrinseche (nutrizionali,

organolettiche, funzionali, ecc. ) ed estrinseche− marchio privato e marchio collettivo− certificazione− pubblicità− premium price

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strumenti per la qualità agro-alimentare

Classificazione delle politiche per la qualità agro-alimentare

regolamentati da politiche comunitarie e nazionali

regolamentati da organismi internazionali(ISO, UNI, EMAS, ecc.)

cogenti

volontari

– etichettatura– classificazione dei prodotti

con standard (es. olio di oliva, uova, ecc.)

– tutela dell’origine dei prodotti (DOP, IGP, STG, VQPRD, DOCG, DOC, IGT)

– prodotti biologici

– certificazione di processo– certificazione di prodotto– rintracciabilità– certificazione ambientale– certificazione etica

volontari

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Tutela dell’origine dei prodotti

• Tipicità di un prodotto agro-alimentare � prodotto legato ad una specifica area di produzione:– origine delle materie prime– processo produttivo tradizionale dell’area

• Regolamenti 2081/92 e 2082/92– DOP --> materie prime e processo produttivo legati all’area di origine del prodotto (Parmigiano reggiano)

– IGP --> materie prime o processo produttivo sono fatti nell’area

– STG --> fa riferimento a un processo (mozzarella)

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• Una DOP o IGP deve essere richiesta da un’associazione di produttori e/o di trasformatori interessati al prodotto specifico (l’istruttoria sulla richiesta dura al max. 6 mesi ed è condotta dallo stato membro)

• Procedura per ottenere una denominazione: – delimitazione dell’area– istituzione di un consorzio di tutela– disciplinare di produzione– pratiche inviate al ministero il quale invia la richiesta a Bruxelles– autorizzazione del marchio (DOP, ecc.)

Tutela dell’origine dei vini

Tutela dell’origine dei prodotti

normativa italiana:DOCG (VQPRD europeo)DOC (VQPRD europeo)IGT (indicazione geografica tipica)Vini da tavola (senza indicaz. geografiche)

normativa comunitaria:VQPRD (vini di qualità prodotti in regioni determinate)Vini da tavola con denominazione geograficaVini da tavola (senza indicaz. geografiche)

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Denominazione di Origine Protetta DOP

• Per poter ricevere l’appellativo di denominazione d’origine devono sussistere 3 condizioni:– Il prodotto deve essere originario di una regione, di un determinato luogo, di un paese

– La produzione e/o elaborazione delle materie prime e la loro trasformazione fino al prodotto finito devono essere effettuate nell’area delimitata

– Le particolari qualità e caratteristiche del prodotto devono derivare essenzialmente dall’ambiente geografico del luogo di origine

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Indicazione Geografica Protetta IGP

• Il legame con una specifica area geografica è garantito da almeno una delle fasi della sua preparazione. Condizioni necessarie perché ad un prodotto venga apposta la denominazione sono:– Il prodotto deve essere originario di una regione, di

un determinato luogo, o di un paese; tuttavia le materie prime possono provenire anche da un’altra regione

– Almeno una delle fasi di produzione e/o trasformazione e/o elaborazione devono essere effettuate nell’area delimitata

– Deve esistere un collegamento tra la qualità e/o la reputazione del prodotto e la regione da cui prende il nome

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Il panorama comunitario delle DOP e IGP (dic.2002)

22% 17%

66% 34%

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La produzione vinicola nell’Unione Europea

Campagna 2001/2002

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Le produzioni biologiche– Il Regolamento CEE 2092/91 definisce le condizioni da rispettare perché un prodotto agricolo o un prodotto alimentare possano essere offerti facendo riferimento al metodo di produzione biologico

– il Regolamento CEE 1804/99 considera i prodotti dell’allevamento biologico

– i regolamenti definiscono i disciplinari per la produzione biologica

– iscrizione a un pubblico registro– controlli da parte di enti accreditati dal Ministero delle politiche agricole

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Politiche per la qualità

Misure per il mercato interno

• informazione / etichettatura

• tutela dei prodotti tipici (DOP, IGP, STG, VQPRD, DOCG, DOC, IGT)

• certificazione

• tracciabilità

• agricoltura biologica

Misure per gli scambiinternazionali

import

• barriere tecniche

export

• tutela dei prodotti tipici a livello internazionale

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Parte quarta

Recenti problematiche economiche del mercato

alimentare

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L’internazionalizzazione del sistema agro-alimentare

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Definizione di

internazionalizzazione• Per internazionalizzazione delle imprese si considera

che l’ambito di azione dell’impresa non si limita a una sola realtà nazionale, ma si estende a più paesi --> la presenza dell’impresa all’estero avviene mediante i prodotti dell’impresa stessa, mediante investimenti e altre modalità --> le diverse modalità possono essere attivate nel medesimo tempo

• per internazionalizzazione del mercato ci si riferisce a un sistema economico aperto --> paese in cui si realizzano scambi internazionali (in entrata e in uscita) di beni e di capitali, con barriere commerciali nulle o molto ridotte

• la globalizzazione dei mercati rappresenta un’estensione del concetto di internazionalizzazione

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Modalità di internazionalizzazione

• commercio internazionale CI

• investimento diretto estero IDE

• accordi AC

presenza estera limitata al prodotto

flussi di import - export

filiali commerciali

filiali produttive

acquisizioni

crescita interna

crescita esterna

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Internazionalizzazione nel sistema agro-alimentare

Agricoltura Ind alim Distribuzione

• commercio internazionale si si no

filiali commerciali no si si

• IDE filiali produttive no si no

acquisizioni (si) si si

• accordi no si si

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Finalità dell’internazionalizzazione

• espandere l’area di mercato• approvvigionamenti materia prima

• espandere l’area di mercato• approvvigionamenti di materie prime• ridurre i costi del lavoro• ridurre i costi di trasporto• evitare politiche protezionistiche• evitare fluttuazioni monetarie• conoscere aspetti sociali, istituzionali, ecc

CI

IDE

AC• ridurre costi di approvvigionamento• ridurre costi distribuzione• ridurre costi di R&S, logistici, ecc.

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Ipotesi: prodotti non differenziati, mercati concorrenziali

dotazione di fattori produttivi di ciascun paese

risorse abbondanti risorse scarsefattori poco costosi fattori costosi

costo comparato

vantaggio comparato

specializzazione produttiva di un paese

export

una nazione esporta i prodotti realizzati con i fattori più abbondanti ed importa i prodotti che devono essere realizzati con i fattori più scarsi e quindi più costosi (Venturini, 1989)

Modello di Heckscher-Ohlin

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Paese importatore Paese esportatore

SD

Pw

Pi

Qs Qd

SD

Pw

Qd’ Qs’

P

Q Q

P

Pi

Modello di Heckscher-Ohlin

Qi Qi

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barriere tariffarie strumenti di protezione dei mercati

barriere non tariffarie

General Agreement on Tariff and Trade (Gatt)World Trade Organisation (Wto)

Protezione dei mercati

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Internazionalizzazione, protezionismo e politiche di sostegno dei prezzi

Paese importatore Paese esportatore

SD

Pw

Pi

Qs QdQs’ Qd’

a b dc

(-) ∆CS = area (a + b + c + d)

(+) ∆PS = area a

(+) ∆TS = area b

Perdita netta (dead weight loss) = area c + d

SD

Pw

Pi

Qd’ Qs’Qd Qs

a b dc

P

Q Q

P

(-) ∆CS = area (a + c)

(+) ∆PS = area (a + c + b)

(-) ∆TS = area (c + b + d)

Perdita netta (dead weight loss) = area c + d

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Valutazione degli scambi commerciali • Saldo assoluto Saldo normalizzatoSAi = Exporti - Importi EXPi - IMPi

SNi = dove i = prodotto o settore EXPi + IMPi

valore min -1 --> solo import

valore max +1 --> solo exp

• Incidenza dell’import e dell’export sul valore della produzioneIMP EXP

Iimp = * 100 Iexp = * 100 VdP VdP

• Quota di mercato delle esportazioni (Export Market Share)

dove i = prodotto o settore j = paese n = paesi totali

100

1

=∑

=

n

jij

ijij

EXP

EXPEMS

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Scambi commerciali agro-alimentari italiani

Fonte:Inea

2002 - Mio euro

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Scambi commerciali agro-alimentari italiani

Fonte:Inea

2002 - Mio euro

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La competitività nel sistema agro-alimentare

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Definizione di competitività

Il concetto di competitività è collegato alla capacità delle imprese e dei settoriindustriali di raggiungere e di mantenere un determinato posizionamento sui mercati nazionali e internazionali, relativamente ai competitori che operano nei medesimi mercati (Pitts e Lagnevik, 1998; Drescher e Maurer, 1999)

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Definizione di competitività

• competitività a livello di

– imprese

– settore

– filiere

– sistema agro-alimentare

– sistema economico nazionale

• posizionamento

• ambito di analisi

– mercato nazionale

– mercato internazionale

• competizione e competitività

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Strategie competitive

strategie competitive

price competition costo

non price competition

differenziazione

qualità marchio pubblicità

premium price

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price non price competition competition

libera concorrenza si no agricoltura

concorrenza monopolistica si si industr. alimentare

concorrenza monopolistica si si distribuzione

oligopolio si si comparti ind. alim.e distribuzione

Strategie competitive nel sistema agro-alimentare

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mercato

nazionale internazionale

imprese si si

settore

– agricoltura si si

– industria alimentare si si

– distribuzione no si

filiere si si

sistema agro-alimentare no si

sistema economico no si

Analisi della competitivitànel sistema agro-alimentare

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bassi costi differenziazione

efficienza qualità, marchio, pubblicità innovazione

bassi prezzi premium price

vantaggio competitivo

imprese settori sistema economico

competitività nei mercati internazionali

export investimento diretto estero

Modello di Porter

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Modello di Porter

Strategia, struttura e rivalità delle imprese

Settori correlati e di supporto

Condizioni dei fattori

Condizioni della domanda

chance

governo

Porterdiamond

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Competitività e politiche economiche generali

• politiche monetarie

• politiche fiscali

• politiche sociali e del lavoro

• aiuti di stato

• politiche per il supporto del settore agricolo

• politiche per la sicurezza alimentare

• politiche per la qualità

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Valutazione della competitività

Misure della performancecompetitiva

Misure del potenziale competitivo

Misure del processo competitivo

• EMS - quote di mercato dell’export• RCA• NEI - saldo normalizzato• Valore Aggiunto• BCG matrix• Indici adattati per IDE

• approccio del diamante di Porter

• approccio dei distretti industriali

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• quota di mercato delle esportazioni (Export Market Share)

Valutazione della performance competitiva

dove:i = settore j = paese n = paesi totali

100

1

=∑

=

n

jij

ijij

EXP

EXPEMS

( )100

1

+

+=∑

=

n

jijij

ijijij

PEEXP

PEEXPPEMS

• quota di mercato delle esportazioni adattata con IDE (P Export Market Share)

dove:PEij = produzione estera realizzata dalle imprese del paese considerato operanti nel settore i

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• Vantaggio comparato rivelato di Balassa (Revealed Comparative Advantage - RCA)

Valutazione della performance competitiva

100

/

/

1 11

1 ∗

=

∑∑∑

= ==

=

m

i

n

jij

m

iij

n

jijij

ij

EXPEXP

EXPEXP

RCA

dove:i = prodotto j = paese n = paesi totali m = prodotti totali

• Vantaggio comparato rivelato di Balassa adattato con IDE (Porter-adapted index of Revealed Comparative Advantage - PRCA)

( ) ( )

( ) ( )100

/

/

1 11

1 ∗

++

++

=

∑∑∑

= ==

=

m

i

n

jijij

m

iijij

n

jijijijij

ij

PEEXPPEEXP

PEEXPPEEXP

PRCA

dove PEij = produzione estera realizzata dalle imprese del paese considerato operanti nel settore i

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• saldo normalizzato (Net Export Index - NEI)

Valutazione della performance competitiva

dove i = settore

( )( )ii

iii IMPEXP

IMPEXPSN

+−=

• saldo normalizzato adattato con IDE (Dunning-adapted net competitive advantage index - DNCA; Adapted Net Export Index -NEI)

( ) ( )( )( )iiii

iiiii PIPEIMPEXP

PIIMPPEEXPDNCA

−+++−+=

dovePEi = produzione estera realizzata dalle imprese del paese considerato operanti nel settore iPIi rappresenta la produzione realizzata nel paese da imprese estere operanti nel settore i

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Valutazione della competitività nelmercato comunitario agro-alimentare

FN

BL

S

DK

IR

GR

G

I

UK

P

FI

A

SW

0

50

100

150

200

250

300

350

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0quote di mercato agro-alim

RC

A

Relazione fra RCA e quote di mercato agro-alimentari nei paesi UE (1997)

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat

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Valutazione della competitività nelmercato comunitario agro-alimentare

P SWA

F

N

BL

S

DK

IR

GI

UKGR

FI-0,60

-0,40

-0,20

0,00

0,20

0,40

0,60

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0

quote di mercato agro-alim

sald

o no

rmal

izza

to a

gro-

alim

Relazione fra saldo normalizzato e quote di mercatoagro-alimentari nei paesi della UE (1997)

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat

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La concentrazione nell’industria alimentare

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Definizione di concentrazione• Concentrazione di un settore: quota rilevante delle attività economiche del settore posseduta da una parte ridotta del complesso di imprese operanti nel settore.

– Numero di imprese– distribuzione delle imprese in funzione della dimensione

- libera concorrenzaconcorrenza monopolisticaoligopolio

+ monopolio

• Processi di concentrazione delle imprese: crescita delle dimensioni (scala) delle imprese

• Fattori determinanti nel settore per la concentrazione:– struttura del settore --> livello di concentrazione– ciclo di vita del prodotto --> domanda– internazionalizzazione del mercato– livello di concentrazione nei settori a monte e a valle– politiche pubbliche

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Modalità dei processi di concentrazione

• Crescita delle imprese:– interna (endogena) --> nuova capacità produttiva– esterna (esogena) --> acquisizione di unità produttive già in essere.

Fattori determinanti: tempo, costo, valutazione del rischio, opportunità di acquisizioni, valore delle imprese e disponibilità finanziaria, perdite di efficienza, perdite di immagine dei prodotti.

• Acquisizione:– impianto– quote di partecipazione al capitale

– totale– di maggioranza– di minoranza

• Fusione:– fusione per incorporazione e per concentrazione– operazioni intra-gruppo e operazioni extra-gruppo

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Finalità dei processi di concentrazione

Finalità reali --> vantaggi economico-produttivi per la dimensione crescente

1. Vantaggi collegati all’espansione nei mercati– miglioramento posizione concorrenziale --> maggiori quote di mercato ed eliminazione di concorrenti

– nuovi mercati geografici --> internazionalizzazione– diversificazione intra-settoriale ed extra-settoriale– differenziazione dei prodotti --> innovazioni– integrazione verticale– maggiore potere contrattuale con la distribuzione

2. Vantaggi collegati alla riduzione dei costi– economie di scala– economie di apprendimento– potenziamento nella R&S– potenziamento dei sistemi di approvvigionamento e di distribuzione --> sinergie logistiche e commerciali

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Modelli sui processi di concentrazione

• Modello strutturalista– approccio di impostazione neoclassica, analisi della concorrenza imperfetta– paradigma struttura-comportamento-performances (Bain, 1959)– la struttura del mercato determina il comportamento (le strategie) delle imprese e soprattutto le performances (redditività, prezzi, ecc.)– indici di concentrazione

• Modello industrialista– approccio alla concorrenza come “processo evolutivo”, possibiliinfluenze delle performances sul comportamento e del comportamento sulla struttura (Jacquemin, 1989) (nuova economia industriale)– analisi degli effetti delle acquisizioni sulla redditività delle imprese --> motivazioni legate ai vantaggi operativi e di mercato– non si verifica spesso l’incremento di redditività atteso --> altre motivazioni, teoria manageriale– metodi econometrici

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Modelli sui processi di concentrazione

• Modello evolutivo e strategico– approccio all’analisi della concorrenza basato sulle strategie delle imprese e sull’evoluzione dei rapporti impresa - ambiente – motivazione della crescita dimensionale dell’impresa basata sulvantaggio competitivo (Porter, 1987)– strategie di costo, di differenziazione e di focalizzazione– case studies

• Modello finanziario– approccio ai processi di acquisizione e fusione come creazione di valore per le imprese a seguito dei vantaggi operativi e di mercato – crescita dei valori azionari delle imprese coinvolte– mercato borsistico– metodo quantitativo “abnormal stockmarket return

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Valutazione della concentrazione • Rapporto di concentrazione

mΣ i=1 fi

CRm = * 100FT

dove fi = fatturato della i-esima impresa fra le m imprese maggiori del settoreFT = fatturato totale del settore

• Indice di Herfindahl

dove Ai / A = quota di mercato della i-esima impresa N = è il numero totale delle imprese del settorese si utilizza una distribuzione per classi di addettiAi / A = rapporto fra il numero di addetti della classe i (Ai) e il numero di addetti totali (A)N = numero delle classi e Ni = numero di imprese della classe i Valore minimo = 1 / numero di imprese, Valore max = 1 max concent.

2

1

1∑

=

=N

i

i

i A

A

NH

2

1∑

=

=N

i

i

A

AH

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Processi di concentrazione nell’industria alimentare italiana

• Intensità dei processi di concentrazione nella seconda metà degli anni ‘80 e nei primi anni ‘90 --> l’industria alimentare comunitaria ed italiana è uno dei settori più dinamici per numero di acquisizioni, dopo il chimico e il meccanico. Rallentamento e dismissioni nella seconda metà degli anni ‘90 e nei primi anni 2000• Fattori determinanti a livello di settore per i processi di concentrazione:

– internazionalizzazione dei mercati (mercato interno europeo, globalizzazione, Wto, ecc.) --> competizione orizzontale

– bassa concentrazione nell’industria alimentare italiana– stabilizzazione dei consumi alimentari e modificazioni qualitative– forte espansione della distribuzione --> potere controbilanciante;

sviluppo delle private labels --> competizione verticale.• Evoluzione delle caratteristiche competitive delle imprese e del settore --> gruppi alimentari nazionali, gruppi alimentari internazionali,gruppi cooperativi, gruppi di natura finanziaria, piccole e medie imprese.• Differenziazione delle strategie di adattamento ai cambiamenti delle caratteristiche competitive, soprattutto fra piccole imprese e grandi imprese.

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Stima del fatturato dei primi 10 gruppi operanti nell'industria alimentare italiana - 1983 (milioni di eurolire)

Gruppo N Fatturato (*) Cumulata Rapporto di1983 fatturato concentrazione

CRn

1 Ferruzzi I 1.027 1.027 3,3%2 SME-IRI I 660 1.687 5,5%3 Galbani I 483 2.170 7,0%4 Barilla I 395 2.564 8,3%5 Ferrero I 347 2.911 9,4%6 Unilever NL, UK 317 3.228 10,4%7 Parmalat I 301 3.529 11,4%8 Nestlè CH 279 3.808 12,3%9 Buitoni I 272 4.079 13,2%10 Star I 268 4.348 14,1%

(*) Il fatturato è stato stimato facendo riferimento alle attività alimentari italiane dei gruppi

Fonte: elaborazioni su dati R&S, Mediobanca e Inea

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Stima del fatturato dei primi 10 gruppi operanti nell'industria alimentare italiana - 1993 (milioni di eurolire)

Gruppo N Fatturato (*) Cumulata Rapporto di1993 fatturato concentrazione

CRn

1 Danone F 2.309 2.309 3,5%2 Eridania B.S. I 1.818 4.127 6,3%3 Barilla I 1.807 5.934 9,0%4 Ferrero I 1.299 7.232 11,0%5 Cremonini I 1.288 8.520 12,9%6 Unilever NL, UK 1.234 9.754 14,8%7 Nestlè CH 1.187 10.941 16,6%8 Parmalat I 1.035 11.977 18,2%9 Philip Morris USA 978 12.955 19,7%10 Veronesi I 840 13.795 20,9%

(*) Il fatturato è stato stimato facendo riferimento alle attività alimentari italiane dei gruppi

Fonte: elaborazioni su dati R&S, Mediobanca e Inea

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Principali imprese alimentari controllate da gruppi esteri - 1993

Gruppo Imprese principali Marchi principali

Danone (F)

Danone, Galbani, Saiwa, Star, Agnesi, Riserie Gariboldi, Italaquae, Birra Peroni

Bel Paese, Santa Lucia, Certosa, Oro Saiwa, Premium Saiwa, Tuc, Ritz, Liebig, Flora, Ferrarelle, Boario

Unilever (UK, NL)

UnilitFindus, Dante, Bertolli, San Giorgio, Maya, Friol, Calvé, Algida, Sorbetteria di Ranieri, Eldorado, Lipton

Nestlé (CH)

Nestlé, Pezzullo, Sogeam, San Pellegrino

Locatelli, Vismara, Surgela, La Valle degli Orti, Berni, Olio Sasso, Motta, La Cremeria, Perugina, Alemagna, Buitoni, Nescafé, Vera

Philip Morris (USA)

Kraft G.F., Fattorie Osella, Jacobs Suchard, Jacobs Caffè

Simmenthal, Negroni, Fini, Vallé, Invernizzi, Philadelphia, Jocca, Gim, Robiola Osella, Milka, Toblerone, Cote d'Or, Splendid

Fonte: Elaborazioni su dati R&S, Databank e altre fonti

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Principali imprese alimentari controllate da gruppi nazionali - 1993

Gruppo Imprese principali Marchi principali

Eridania B.S.

Cereol, Carapelli, Cerestar, Eridania Z.N., I.S.I., Interzuccheri

Carapelli, Eridania

Barilla

Buralli, Panem, Barilla Dolciaria, Unione Laboratori, Barilla Alimentare, Barilla Alimentare Sud, Voiello, Quinto & Manfredi

Barilla, Mulino Bianco, Pavesi, Tre Marie, Voiello, Braibanti

Ferrero FerreroKinder, Mon Chéri, Pocket Coffee, Rocher, Nutella, Tic Tac, Brioss, Fiesta, Fiesta, Duplo, Estathè

Cremonini Cafin (*)

Inalca, Europork, Icar, Ultrocchi, Montorsi Blasi, Acsal, Marr, Agape

Montana

ParmalatParmalat, Giglio, Centrale del latte di Genova, Centrale del latte Brianza, Talat, Panna Elena

Santàl, Pomì, Bonlat, Dietalat, Chef, Mister Day

VeronesiAgricola Tre Valli, La Pellegrina, Aia, Montorsi Francesco & figli, Veronesi Verona, Meridionalmangimi

Aia, Veronesi, Montorsi, La Buona Salumeria,

(*) Nel 1996 Cremonini ha ceduto le attività nel fast food (Foodservice System Italia, insegna Burghy) al gruppo McDonald's Fonte: Elaborazioni su dati R&S, Databank e altre fonti

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Stima del fatturato dei primi 10 gruppi operanti nell'industria alimentare italiana - 2000/2003 (milioni di euro)

2000 2001 2002 2003

Barilla (3) 2.104 2.202 2.475 2.512Unilever Italia (4) 1.628 1.842 1.999 2.028Nestlè italiana (2) 1.715 1.676 1.756 1.760P. Ferrero & C. (3) 1.531 1.603 1.692 *962Veronesi Finanziaria (3) 1.272 1.544 1.675 1.670Cremonini (5) 1.367 1.341 1.571 1.762Egidio Galbani (6) 1.079 1.107 781 1.133Luigi Lavazza (3) 707 741 767 766Fin. San Benedetto (9) 440 546 581 760Arena Holding (8) - 148 436 757

Parmalat (1) 1.969 1.953 - -Eridania B.S. (7) 1.634 1.709 - -Fonte: elaborazioni su dati R&S e Mediobanca(1) Sommatoria dei fatturati netti delle principali società italiane costituenti il gruppo.(2) Fatturato consolidato. Non sono comprese le partecipazioni nelle attività delle acque minerali. La San Pellegrino ha fatturato 784 milioni di euro nel 2002 e 867 milioni di euro nel 2003. (3) Fatturato consolidato. (4) Fatturato relativo ai prodotti alimentari (Sagit e Unilever Bestfoods)(5) Fatturato consolidato comprese attività distributive.(6) Nel 2002 Egidio Galbani è stata ceduta dal Groupe Danone per cui non si riporta il fatturato dell'intero gruppo(7) Sommatoria dei fatturati netti delle principali società italiane costituenti il gruppo.Nel 2002 Montedison ha ceduto tutte le attività alimentari facenti capo al Gruppo Eridania Begin-Say. (8) Fatturato consolidato. Dal 2002 consolida integralmente il gruppo Garbini, il Salumificio Marsilli e la Interfin.(9) Nel 2001 consolida integralmente Européenne d'Embouteillage e Acqua di Nepi.Dal 2002 consolida integralmente la Dasambe, la Magyarvìz, la Polska Woda e la Servizi Tecnici Avanzati.(*) Il fatturato del 2003 si riferisce ad un esercizio di 8 mesi.

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Importanti acquisizioni nell’industria alimentare italiana nel periodo 2000-2004

Il gruppo Eridania Begin-SayNel 2001 suddiviso in 4 società (Cerestar, Cereol, Begin-Say e Provimi). Nel 2002 Begin-Say ha ceduto Eridania-ISI a Finbieticola-Coprob e Sadam ed è stata a sua volta ceduta ad un consorzio di imprese francesi (Union BS e Union SDA), Cereol ha ceduto Carapelli a investitori guidato da B&S Private Equity Group e Monte dei Paschi di Siena e a sua volta è stata ceduta a Bunge Ltd., Cerestar è stata ceduta a Cargill.

Impresa acquirente

Impresa acquisita

Impresa acquirente

Impresa acquisita

Bc Partners (Uk) Galbani (Danone) GranaroloCentrale Latte Milano; Yomo

Lgr Holding Italacquae (Danone) GranMilano (Barilla) Sanson; Sinpa; Gelit

(Ferrarelle, Boario) Ilva Saronno Corvo vini

Colussi Agnesi (Danone) Campari Sella e Mosca

Colussi Riso Eurico (Cereol) Star Monini; Ponti; Paren

Besnier Locatelli (Nestlè) Chiari & FortiInvernizzi (salumi); Fini (Kraft)

Ferrarini Vismara (Nestlè) Lactalis (F) Invernizzi (Kraft)

Minerva Agricola Olio Sasso (Nestlè) VeronesiNegroni (Kraft; Chiari & Forti)

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Stima del fatturato dei primi 10 gruppi operanti nell'industria alimentare italiana - 2003 (milioni di euro)

Gruppo N Fatturato (*) Cumulata Rapporto di2003 fatturato concentrazione

CRn

1 Barilla I 2.512 2.512 2,4%2 Unilever NL, UK 2.028 4.540 4,4%3 Cremonini I 1.762 6.302 6,1%4 Nestlè (1) CH 1.760 8.062 7,8%5 Veronesi I 1.670 9.732 9,4%6 Galbani I 1.133 10.865 10,5%7 Ferrero (2) I 962 11.827 11,5%8 Lavazza I 766 12.593 12,2%9 San Benedetto I 760 13.353 13,0%10 Arena I 757 14.110 13,7%

(*) Il fatturato è stato stimato facendo riferimento alle attività alimentari italiane dei gruppi

(1) Non sono comprese le partecipazioni nelle attività delle acque minerali. La San Pellegrino

ha fatturato 867 milioni di euro nel 2003.

(2) Il fatturato corrisponde all'esercizio di 8 mesi.Fonte: elaborazioni su dati R&S e Mediobanca

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La concentrazione nella distribuzione alimentare

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Evoluzione delle tipologie distributive alimentari in Italia

0

50

100

150

200

250

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

GDO (super+iper)

dettaglio tradizionale

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La distribuzione italiananel contesto europeo

Austria 8,0 0,8 71,0Belgio 10,2 1,0 89,1Danimarca 5,3 0,6 82,3Finlandia 5,2 0,8 75,6FRANCIA 59,2 0,6 87,4Germania 82,0 0,8 79,8Gran Bretagna 59,0 0,6 88,3Grecia 10,5 1,7 67,2Irlanda 3,8 2,4 58,3ITALIA 57,6 2,5 59,5Paesi Bassi 15,7 0,3 90,0Portogallo 9,9 2,6 82,2Spagna 39,4 1,6 69,1Svezia 8,8 0,6 85,2

Quota mercato Iper e Super (%)

Nazione Abitanti (mln)Punti

vendita/1000 ab.

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Quote di mercato dei prodotti a marchio del distributore - 2002

Italia Germania Francia Spagna Gran Bretagna

Caseari - 39,2 - 17,4 61,2Surgelati 17,6 39,4 36,4 36,9 44,8Specialità alimentari 13,2 - 30,4 19,0 80,8Alimentari secchi 11,2 36,4 25,0 28,4 32,7Dolciari - 28,0 12,3 11,0 18,4Bevande calde 5,4 27,0 - 18,3 22,1Analcolici 10,3 23,9 15,7 11,4 35,2Alcolici 2,6 20,8 15,2 12,4 28,5

TOTALE 11,5 25,4 20,9 19,4 38,5Fonte: ACNielsen

Quote di mercato dei discount - 2002Italia Germania Francia Spagna Gran Bretagna

6,6 37,4 8,6 10,4 5,6

Fonte: ACNielsen

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I primi 10 gruppi della Grande Distribuzione nel mondo - 2002Paese Tipologia Vendite % vendite

(mio euro) estere1 Wal-Mart Stores USA misti 259.455 16,702 Carrefour Francia iper/super 68.729 47,503 Koninkliike Ahold Olanda iper/super 62.706 85,904 Kroger USA super 54.921 0,005 Metro Germania iper/super 51.526 46,006 Tesco Gran Bretagna iper/super 41.934 18,207 Albertson's USA super 37.801 0,008 Rewe Germania iper/super 37.430 22,709 Aldi Germania super 35.772 36,40

10 Safeway USA super 34.060 13,80

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I primi 15 gruppi della Grande Distribuzione alimentare nell'UE - 2002Paese Vendite Addetti % vendite

(mio euro) estere1 Carrefour Francia 68.729 396.662 47,52 Koninkliike Ahold Olanda 62.706 254.279 85,93 Metro Germania 51.526 245.164 46,04 Tesco Gran Bretagna 41.934 188.182 18,25 Rewe Germania 37.430 187.185 22,76 Aldi Germania 35.772 nd 36,47 Intermarché Francia 33.500 nd 29,38 Edeka Gruppe Germania 30.537 nd 8,49 Sainsbury Gran Bretagna 27.752 108.700 15,5

10 Auchan Francia 27.562 68.133 42,011 Tengelman Germania 25.903 183.396 55,212 Leclerc Francia 23.500 84.000 4,113 Schwarz (Lidl) Germania 22.971 nd 36,914 Casino Francia 22.857 115.757 41,715 Wal-Mart USA 21.271 142.345

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I primi 20 gruppi della Grande Distribuzione alimentare in Italia - 2002Vendite Addetti Tipologia Punti

(mio euro) vendita1 Coop 9.860 46.700 Cooperativa 1.2652 Interdis (Vegé, La Centrale) 6.174 nd Unione volontaria 3.3983 Auchan-La Rinascente (SMA) 6.146 30.108 A succursali 4654 Conad 6.008 24.876 Gruppo d'acquisto 2.7205 Carrefour-Gs 5.900 23.000 A succursali 1.0746 Selex (A&O, Alì, Famila, ecc.) 5.450 22.130 Unione volontaria 2.3597 Esselunga 3.727 12.744 A succursali 1148 Sisa 2.961 11.208 Unione volontaria 1.5549 Despar 2.840 13.946 Unione volontaria 1.85310 Consorzio C3 (D'Ambros,ecc.) 2.800 11.000 Unione volontaria 64011 Pam (inclusa Superal) 2.170 9.805 A succursali 42012 Metro C+C 2.100 4.500 A succursali 3913 Finiper (Iper) 1.895 6.132 A succursali 2014 Crai 1.842 11.950 Gruppo d'acquisto 2.54915 Sigma 1.780 16.000 Gruppo d'acquisto 2.66516 Lombardini (Grosmarket) 1.360 4.020 A succursali 63017 Rewe (Billa, Penny, Standa) 1.195 nd A succursali 16418 Bennet 1.145 5.558 A succursali 3919 Il Gigante 712 2.651 A succursali 2720 Lidl Italia 631 nd A succursali 300

TOTALE 66.696 256.328 22.295

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Le principali centrali di acquisto in Italia - 2003Aderenti Quota % Cumulata

Coop Italia Coop Italia 19,6in Europa con Euroski(E) e Intermarché(F)

Intermedia Auchan,Pam,Lombardini,Bennet 17,4

Esd Italia Esselunga,Selex,Agorà(Iperal,Sogegross,Seven) 15,6In Europa con EMD leader nelle centrali d'acquisto

Carrefour Carrefour,GS,Finiper,Unes,Gigante,Algro,Gdm 15,6

Mecades Metro,Sintesi,Sisa,Interdis,Aligros,Despar,Crai 14,0

Conad Conad 9,2In Europa con Leclerc(F) e SistemU

Fonte:Cermes-Bocconi

19,6

37,0

52,6

68,2

82,2

91,4