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Economia Industriale
Giuseppe Surdi
L 1.3 – 19/09/2014
Economia di mercato e forme di capitalismo
• Ruolo dell’Impresa – Oltre black box – R. Coase: alternativa al meccanismo dello
scambio/mercato per determinare la produzione – Al crescere dell’impresa progressiva modificazione dei
soggetti (imprenditore, capitalista, società) e dei loro rapporti (separazione proprietà e gestione)
• Capitalismo Industriale/manageriale – forme diverse in sistemi diversi – caratteristiche di “sistema”
• Contendibilità controllo societario: elevata nei sistemi anglosassoni / bassa nel sistema europeo-continentale
• Formazione del risparmio e sistemi pensionistici (capitalizzazione/ripartizione)
Modelli di capitalismo 1870-1940
I modelli del CAPITALISMO INDUSTRIALE secondo A. D. Chandler nel periodo 1870-1940
“Capitalismo manageriale competitivo” (Stati Uniti)
“Capitalismo personale”
(Gran Bretagna)
“Capitalismo manageriale cooperativo” (Germania)
Modelli di capitalismo dopo il crollo del Muro
• Fine della contrapposizione fra capitalismo e socialismo, emerge la contrapposizione tra:
– modello ANGLOSASSONE
– modello RENANO o germanico-giapponese
Capitalismo anglosassone (shareholder)
• Società contendibili sul mercato azionario • Separazione tra proprietà e controllo
– rapporto principale-agente – vincoli per i manager per allineamento interessi
• interni all’impresa contratti incentivanti (stock options, ecc) / difficoltà di controllo dei risultati
• da mercato del lavoro reputazione • competizione tra imprese sopravvivenza imprese • mercato finanziario bassi corsi azionari: rischio di scalata ostile
• Problema smithiano rapporto etica-economia – capitalismo manageriale: short termism necessità azione
pubblica – crescente disuguaglianza salario medio-manager
concentrazione di reddito/ricchezza/influenza mette a rischio il self command
Capitalismo anglosassone (shareholder)
Hedge Fund Moguls’ Pay Has the 1% Looking Up
Capitalismo renano (stakeholder)
• Controllo: pochi grandi soggetti
• Cultura:
– “profitto” non determina necessariamente pubblica virtù
– massimizzazione del valore per i portatori di interessi nell’impresa (proprietari, lavoratori, finanziatori, comunità di riferimento)
– Impresa come elemento di sviluppo della comunità
• formazione
• innovazione
• reddito/benessere
Capitalismi a confronto
Anglosassone (Shareholders Capitalism)
a) Impresa come «bene sul mercato»
b) Impresa come flusso di profitti (attuali e futuri): fondamentale la quotazione del titolo in Borsa
c) Finanziamento azionario
a) Azionariato delle grandi corporations prevalentemente «anonimo», frammentato e instabile: ruolo Fondi pensione e altri investitori istituzionali
b) Ottica di breve termine nella gestione dell’impresa-società quotata (take-over ostile)
c) Obiettivo: massimizzare lo shareholder value (creazione di valore per l’azionista)
Renano (Stakeholders Capitalism)
a) L’impresa come «istituzione»
b) L’impresa come bene della “comunità” con rilevanza pubblica
c) Finanziamento bancario
d) Proprietà grandi imprese «stabile»: intreccio banche, assicurazioni, fondazioni, famiglie (es. Porsche e Volkswagen), governo nazionale e/o Lander
e) Ottica di medio-lungo termine nella gestione dell’impresa-istituzione (difficili scalate ostili)
f) Obiettivo: massimizzare lo stakeholder value (creazione di valore per tutti coloro che sono coinvolti nell’impresa clienti, fornitori, dipendenti, azionisti, finanziatori, comunità locale/nazionale).
Capitalismi a confronto: oscillazioni: meglio il “renano” o l’”anglosassone”?
• Dopo la caduta del muro, M. Albert, Capitalismo contro capitalismo, (1991): «superiorità economica e sociale del modello renano»
– “Le performances delle economie renane, da diversi anni, sono
addirittura sulle prime pagine dei nostri giornali. E la celebrazione indefessa di questo successo fa da amaro contrappunto alla accresciute difficoltà delle economie ‘anglosassoni’, prigioniere dei deficit o dell’inflazione (…) Quali sono le vere armi di questa potenza? A questo proposito si può osservare che la forza di queste economie poggia innanzitutto su una capacità industriale senza pari e su un’aggressività commerciale ostinata”. (cap. VI)
– Differenza fondamentale “dipende in larga misura dalle modalità di finanziamento delle imprese” Banca vs Borsa
• M. Albert, «Capitalismo contro capitalismo. Dieci anni dopo»
(il Mulino n. 3/2001): “BANCA CHE SI INCHINA ALLA BORSA” e
di un “MANAGER CHE SI INCHINA ALL’AZIONISTA”
• 2002: “Capitalismo renano al capolinea”
Capitalismi a confronto: oscillazioni : meglio il “renano” o l’”anglosassone”?
Capitalismi a confronto: oscillazioni : meglio il “renano” o l’”anglosassone”?
• 2010: “Vita: il capitalismo renano? Ha anticipato l' Europa con le ristrutturazioni”
• 2010: “la Germania ha scelto la via anglosassone nella finanza, ha spinto nella stessa direzione il suo sistema bancario accentuandone addirittura rischi e debolezze, ma ha fortemente conservato la germanità del suo sistema produttivo.” R. Prodi
• 2013: Una formula vincente per l’Europa La metamorfosi del modello tedesco
• Ma forse non è del tutto così: – Germania-tutte-le-ombre-dei-mini-jobs – Il prezzo dei mini-job
Capitalismi a confronto
• “il mondo, alla fine, corre alla ricerca di sistemi ibridi, nei quali si mescolano i più diversi incroci e nei quali le teorie fatalmente si inquinano proprio per conservare il loro potere di indirizzo e la loro forza operativa”
R. Prodi
Anche in Italia le cose cambiano: Caso FIAT
• Termini Imerese – 26 novembre 2011 chiusura della trattativa sulla parte economica riguardante gli incentivi alla
mobilità per i lavoratori dello stabilimento; – 31 dicembre 2011 dismesso definitivamente.
• FIAT – GM – fra il 1990 ed il 2001 la quota di mercato FIAT in Italia si è ridotta da circa il 53% a circa il 35%
ed in Europa da poco più del 14% a meno del 10% – intesa con General Motors (GM): acquista il 20% della Fiat Auto pagandolo con azioni proprie
(un aumento di capitale riservato alla Fiat) che valgono in totale circa il 5% dell'intero capitale GM e la Fiat ottiene una clausola put, il diritto esercitabile in questo caso dopo due anni ed entro gli otto successivi, di cedere a GM il rimanente 80% della Fiat Auto ad un prezzo da determinarsi con certi criteri predefiniti e che GM sarà obbligata ad acquistare. Sono previste inoltre fusioni fra società costituite da stabilimenti Fiat Auto e stabilimenti Opel, la consociata europea di GM, con sede in Germania.
– L'accordo si rompe cinque anni dopo con un risultato opposto a quanto ipotizzato originariamente: non è la Fiat Auto che viene interamente ceduta a GM, bensì è GM che paga per evitare l'esercizio del diritto di cessione (clausola put) da parte Fiat, cedendo a quest'ultima anche le quote GM di Fiat Auto.
– 14 febbraio 2005 divorzio da 1,55 miliardi.
La nuova grande trasformazione
• Liberalizzazione del commercio internazionale – 1995: WTO sostituisce e amplia il GATT (General Agreement on
Tariffs and Trade) – 2001: ingresso della CINA nel WTO
• Rivoluzione dell’ICT • Possibilità di Delocalizzazione e Outsourcing di fasi del
processo produttivo (Cina) o distributivo/fornitura servizi (India) in paesi ad alta intensità di manodopera low cost
Trasformazione della “catena del valore”: idea+progettazione industriale > produzione industriale >
marketing e distribuzione
Nuova grande trasformazione - alcuni effetti: le Platform Company (Platco)
• Nuovo modello manageriale/organizzativo di imprese sempre più “transnazionali” (Tnc)
– processo produttivo meno strategico
• riduzione dei costi di produzione • riduzione del capitale investito nel processo produttivo
incremento proporzionale rendimento su equity
– controllo del marchio e delle reti distributive sempre più
estese a livello globale
– ruolo sempre più rilevante dell’idea e del design del prodotto
Nuova grande trasformazione - alcuni effetti: Platco e implicazioni
• Deindustrializzazione dei paesi di tradizione industriale – Effetti su occupazione e salari nella manifattura: USA vs Cina – Ma crescita New Industrialized Countries
• Bassa inflazione: minor costo beni prodotti, riduzione potere
contrattuale dei sindacati e minor potere di mercato imprese europee e americane
• Scarsa significatività delle statistiche del commercio internazionale
• Non necessariamente maggior stabilità, e anzi la crisi ci insegna che la riduzione della “volatilità” dei sistemi economici, la “grande moderazione” non è per forza buon segno
Alcuni dati in merito
Fonte: R.E. Scott (2013) Trading away the manufacturing advantage, EPI Briefing Paper #367
Alcuni dati
Tassi di crescita trimestrali
Fonte: L. Einaudi (2013), Dalla crisi alla crescita, CIPE-DIPE
Alcuni dati
Valore aggiunto dell’industria su PIL
20
20
Alcuni dati FORTUNE GLOBAL 500: UNA RAPPRESENTAZIONE SINTETICA
20
GRIF "Fabio Gobbo"
Global Firms 2010
Country Number Revenues
($ Millions) Profits
($ Millions) Assets
($ Millions)
Stockholder's equity
($ Millions) Employment
Brazil 7 315.933 51.127 1.496.864 344.441 601.791
China 61 2.890.604 176.092 12.121.113 1.507.549 13.897.632
France 35 2.032.787 95.631 11.670.544 1.013.863 5.338.366
Germany 34 1.929.105 85.229 8.331.241 764.000 4.721.228
India 8 302.938 17.968 602.867 110.750 475.129
Italy 10 636.039 27.729 3.553.192 363.272 1.036.914 Japan 68 4.150.885 88.155 15.273.166 1.493.732 5.615.545 Russia 7 367.741 68.261 885.605 419.034 1.197.298
United Kingdom 30 1.640.567 89.720 12.565.760 1.007.058 2.988.816
United States 133 3.833.881 273.641 8.958.462 1.795.983 9.732.434
Total 393 18.100.480 973.553 75.458.814 8.819.682 45.605.153
Font:e Fortune Global 500 July 2011.
Global Firms 2001
Country Number Revenue
($ Millions) Profits
($ Millions) Assets
($ Millions)
Stockholder's equity
($ Millions) Employment
Brazil 4 61.427 5.377 192.717 23.448 239.808
China 11 260.544 12.177 1.962.310 270.852 5.403.732
France 37 996.405 5.586 3.921.677 335.317 4.827.796
Germany 35 1.210.115 19.545 5.903.059 406.292 4.303.194
India 0
Italy 8 252.296 10.396 971.839 96.368 690.432
Japan 87 2.447.238 -33.316 7.557.922 715.020 4.852.592
Russia 2 32.254 2.109 69.169 39.478 436.300
United Kingdom 32 970.248 26.239 3.600.071 554.868 3.079.661
United States 195 5.835.875 212.170 15.045.012 2.354.771 18.122.562
Total 411 12.066.403 260.283 39.223.777 4.796.414 41.956.077 Fonte: Fortune Global 500 July 2002.
21
FORTUNE GLOBAL 500: IL FATTURATO 2010 - 2001
21
Country Revenues ($ Millions)
2010 2001 r% Brazil 315.933 61.427 414%
China 2.890.604 260.544 1.009%
France 2.032.787 996.405 104%
Germany 1.929.105 1.210.115 59%
India 302.938 0 -
Italy 636.039 252.296 152%
Japan 4.150.885 2.447.238 70%
Russia 367.741 32.254 1.040%
United Kingdom 1.640.567 970.248 69%
United States 3.833.881 5.835.875 -34%
Total Countries 18.100.480 12.066.403 50%
500 26.043.041 14.009.960 86% Fonte: Elaborazioni su dati Fortune Global 500, 2011 - 2002.
22
FORTUNE GLOBAL 500: Il RUOLO NELLE ECONOMIE NAZIONALI E GLOBALI – FATTURATO SU PIL
22
Country Revenues Global Firms / GDP
2010 2001
Brazil 15,1% 11,1%
China 49,2% 19,7%
France 79,3% 74,3%
Germany 58,7% 64,3%
India 18,6% -
Italy 30,9% 22,6%
Japan 76,0% 59,8%
Russia 24,9% 10,5%
United Kingdom 72,9% 65,9%
United States 26,4% 56,7%
Total Countries 43,9% 52,8%
World 28,8% 37,7% Fonte: Elaborazioni su dati Fortune Global 500 July 2011 - 2002, International Monetary Fund, World Economic Outlook, Database September 2011.
Trade in manufactures of the EU-27 by
origin and destination (Billion $ and %)
Source: WTO.
Exports Imports
Value Share Annual %
change Value Share
Annual % change
2010 2005 2010 2005-10 2010 2005 2010 2005-10 3.999 100,0 100,0 4 World 3.745 100,0 100,0 4
317 9,4 7,9 1 North America 210 6,3 5,6 2
79 1,4 2,0 11 South and Central America
26 0,7 0,7 3
36 0,5 0,9 15 Brazil 12 0,3 0,3 2 2.797 72,4 69,9 3 Europe 2.713 74,6 72,5 3 2.550 66,5 63,8 3 EU 27 2.550 70,3 68,1 3
140 2,7 3,5 10 CIS 30 0,8 0,8 4 98 1,9 2,5 10 Russian Federation 18 0,5 0,5 3
120 2,6 3,0 7 Africa 37 1,2 1,0 0 118 2,9 3,0 5 Middle East 24 0,9 0,6 -2 411 8,2 10,3 9 Asia 680 15,4 18,2 7 130 1,7 3,3 18 China 360 6,2 9,6 14
48 1,4 1,2 1 Japan 83 2,9 2,2 -2 131 2,9 3,3 6 Six East Asian traders 156 4,4 4,2 3
Ma ricordiamoci che la storia è un po’ più complessa