ECONOMIA AZIENDALE - Mauro Paoloni - Lezione... · Il corso di Economia Aziendale ha come scopo...
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ECONOMIA AZIENDALE
PROF. MAURO PAOLONI
PROF. FABIO GIULIO GRANDIS
Materiale didattico disponibile sul sito: www.mauropaoloni.it
L’ECONOMIA AZIENDALE
1. Presentazione del corso
2. Dalla Ragioneria all’economia aziendale
3. L’azienda
L’ECONOMIA AZIENDALE
1. Presentazione del corso
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Obiettivi e/o temi del corso:
Il corso di Economia Aziendale ha come scopo principale quello di fornire le conoscenze di base in termini di analisi
contabile dei fatti di gestione e rilevazione degli aspetti economici e finanziari derivanti dai vari tipi di aziende con
particolare riferimento alle imprese.
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1) L’Azienda come Istituto Economico.
Caratteri Generali: oggetto dell’azienda. – Soggetti dell’Azienda:“soggetto giuridico” e “soggetto economico”. Vari tipi di azienda.
2)L’impresa nei suoi più generali caratteri economici.
L’impresa e l’iniziativa individuale in campo economico:Imprese private ed Imprese pubbliche. I fini dell’impresa.L’equilibrio economico come fondamentale condizione di vitadell’impresa. L’equilibrio economico e l’economicità. Lepossibili modalità di remunerazione dei fattori produttiviutilizzati dall’impresa. Il rischio d’impresa. Reddito e profitto.
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3) Il finanziamento dell’impresa
Il fabbisogno di capitale e la sua determinazione. Il finanziamentodell’impresa: “capitale proprio” e “capitale di credito” nelle loro varieforme; l’Autofinanziamento d’impresa; la scelta delle convenienti forme difinanziamento; la dinamica relazione tra “capitale proprio” e “capitale dicredito”. La struttura finanziaria dell’impresa.
4) Le determinazioni e le rilevazioni quantitative d’azienda come strumentod’informazione
Momenti logici. La natura delle quantità oggetto d’indagine. I metodi. Ilsistema in senso lato formato da tutte le rilevazioni d’azienda.
5) La rilevazione contabile
Teoria del metodo della Partita Doppia. Il metodo della Partita Doppia applicatoal Sistema del Reddito nelle aziende di produzione.
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Testi consigliati:
•INTRODUZIONE ED ORIENTAMENTO ALLO STUDIO DELLE AZIENDE
M.Paoloni, P.Paoloni (a cura di), Giappichelli, 2009;
•INTRODUZIONE ALLA CONTABILITÀ GENERALE M.Paoloni, M. Celli (a cura di), CEDAM, 2012;
•SLIDE DA SCARICARE SUL SITO DEL DOCENTE:
www.mauropaoloni.it
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CORSO DI ECONOMIA AZIENDALE
Cos’è l’ECONOMIA AZIENDALE(Ragioneria)?
Cos’è l’AZIENDA?
L’ECONOMIA AZIENDALE
1. Presentazione del corso
2. Dalla Ragioneria all’economia aziendale
LA RAGIONERIA
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oggetto di studio
presente
tempo
1) rilevazione dei fatti amministrativi(acquisti, vendite, pagamenti salari, ecc.)
2) determinazione dei risultati(entrate, uscite, costi, ricavi, redditi, ecc.)
3) interpretazione dei fatti e dei risultati
profonda evoluzione nel
passato
contenuto più vasto
perché tende sempre di più verso
l’ECONOMIA AZIENDALE
3 momenti tipici della funzione di contabilità
I DUE RAMI DELLA SCIENZA ECONOMICA
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SCIENZA ECONOMICA
Studia le scelte operate dagli uomini al fine di adattare mezzi
scarsi a molteplici bisogni umani
Studia i fenomeni economici dei grandi aggregati regionali, nazionali ed internazionali
Studia i fenomeni economici a livello di aziende singole o di classi
particolari di aziende (il comportamento delle aziende)
ECONOMIA POLITICA ECONOMIA AZIENDALE
LA RAGIONERIA/ECONOMIA AZIENDALE
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1a conclusione: la Ragioneria/Economia aziendalestudia il comportamento dell’azienda
Processo di
DECISIONE
La relazione tra le diverse fasi del comportamento aziendale può essere rappresentata mediante il seguente schema:
Processo di
ESECUZIONE
Processo di
CONTROLLO
Feed-back (meccanismo di correzione)
1) il processo di DECISIONE riguarda elementi come:- l’ organizzazione- il tipo di prodotto- il nome del prodotto- il marchio- la confezione- la pubblicità- il prezzo - i canali distributivi- ecc…
In questa fase si decide anche l’obiettivo in termini di risultato economico.2) il processo di ESECUZIONE nel quale viene tradotto in pratica quantostabilito nella fase precedente. Si inizia a rilevare, gradualmente anche il risultato effettivo prodotto.
LA RAGIONERIA/ECONOMIA AZIENDALE
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1a conclusione: la Ragioneria/Economia aziendalestudia il comportamento dell’azienda
Il comportamento aziendale può essere suddiviso secondo alcuni momenti principali:
LA RAGIONERIA/ECONOMIA AZIENDALE
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3) il processo di CONTROLLO si svolge secondo due fasi logiche:a. confronto fra il risultato preventivato;b. analisi degli scostamenti ed individuazione
delle cause degli stessi.
4) il FEED-BACK o informazione di ritorno (meccanismo di correzione)E’ il meccanismo che consente, sulla base dell’analisi svolta e delle conclusionitratte nella precedente fase di controllo, di assumere nuove decisioni atte adeliminare lo scostamento tra risultati preventivati e risultati ottenuti.
Si tratta quindi di un flusso informativo di ritorno che “rimettein moto” il processo di decisione e, con esso, tutto il sistema diazione.
LA RAGIONERIA/ECONOMIA AZIENDALE
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la Ragioneria/Economia aziendale studia il comportamento dell’azienda e quindi studia i processi di decisione, esecuzione, controllo e feed-back.
2a conclusione:
Delle quattro fasi (decisione, esecuzione, controllo e feed-back), molto importante è la fase decisionale, in quanto è alla base di tutto il comportamento aziendale.
Il processo decisorio viene studiato secondo due fondamentali approcci:
Riferimenti: Pareto, Savage, Von Neuman Riferimenti: Simon
Protagonista: UOMO ECONOMICO Protagonista: UOMO AMMINISTRATIVO
Modello della razionalità obiettiva Modello della razionalità limitata
LA RAGIONERIA/ECONOMIA AZIENDALE
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UO
MO
E
CO
NO
MIC
O - onnisciente
- obiettivamente razionale
- in grado di sceglieresempre l’alternativa migliore
- individua il problema
- raccoglie tutte le informazioni necessarie perimpostare e definire al meglio il problema
- individua tutte le alternative di soluzione
- individua tutte le conseguenze associate aciascuna alternativa
- infine sceglie l’alternativa migliore
UO
MO
A
MM
INIS
TR
AT
IVO
- ha conoscenze limitate
- è limitatamente razionale
- sceglie alternative soddisfacenti
- non conosce tutti i problemi
- non li definisce perfettamente
- sviluppa poche alternative
- non conosce tutte le conseguenze associatead ogni alternativa
- sceglie l’alternativa che reputa migliore
COME E’ COME OPERA
Modello più realistico ed adottato dall’Economia Aziendale
Mod
ello
dell
a ra
zion
ali
tà l
imit
ata
Mo
del
lo d
ella
ra
zio
na
lità
ob
iett
iva
LA RAGIONERIA/ECONOMIA AZIENDALE
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il processo decisorio si svolge secondo le seguenti fasi:
modello della razionalità limitata
Nell’ambito del
1) individuazione del problema (calo delle vendite del 20%);2) definizione del problema (caratteristiche, vincoli, obiettivi del problema);3) sviluppo di soluzioni (investimento di 100 miliardi nei settori
auto/abbigliamento/alimentare);4) individuazione delle conseguenze (numerose e non perfettamente definibili)
associate a ciascuna soluzione;5) scelta dell’alternativa più conveniente in base ad un sistema di criteri di scelta
(funzioni di utilità del manager).
Quindi in fase di scelta finale, il manager (uomo amministrativo) non adotteràl’alternativa ottima, bensì quella che riterrà soddisfacente secondo la suapersonale funzione di utilità.
LA RAGIONERIA/ECONOMIA AZIENDALE
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la Ragioneria/Economia aziendale studia il comportamento dell’azienda e quindi studia i processi di decisione, esecuzione, controllo e feed-back in base al modello della razionalità limitata.
3a conclusione:
Uomo «Amministrativo»
L’ECONOMIA AZIENDALE
1. Presentazione del corso
2. Dalla Ragioneria all’economia aziendale
3. L’azienda
L’AZIENDA secondo ONIDA
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Complesso economico che, sotto il nome di un soggetto giuridico (titolare) ed il controllo/indirizzo di un soggetto economico, ha vita
in un sistema che si rinnova e muta continuamente a causa delle operazioni che vengono svolte e dell’organizzazione del lavoro,
atte a soddisfare i bisogni umani
Tale definizione sarà più comprensibile se si procede per gradi e andrà riletta dopo che si sarà costruito un certo schema concettuale.Attenzione!
Istituto economico duraturo volto alla produzione di beni/servizi,
per il soddisfacimento (diretto o indiretto) dei bisogni umani.
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L’AZIENDA: Definizione
Organismo composto da sistemi di elementi COORDINATI e
complementari di PERSONE (Organizzazione), BENI (Patrimonio)
ed OPERAZIONI (Gestione)
Perché in esso vengono assunte decisioni per
adattare mezzi scarsi a fini molteplici
Sopravvive oltre la vita fisica delle
persone e dei beni
Perché la sua missione è quella di creare nuova
utilità per la soddisfazione dei bisogni umani
MaslowRinvio a lezioni successive
DEFINIZIONI DI AZIENDADottrina AZIENDALE vs Disciplina GIURIDICA
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DOTTRINA AZIENDALE
(Onida)
Istituto economico duraturo, composto da
beni, persone ed operazioni e volto al soddisfacimento dei
bisogni umani.
DISCIPLINA GIURIDICA (art.2555 c.c.)
L’azienda è il complesso di beni organizzati
dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa
≠
AZIENDA E L’AMBIENTE
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L’azienda è inserita ed opera in un contesto socio-economico più vasto con il quale instaura un interscambio di beni, servizi ed informazioni.
AZIENDA e AMBIENTE si condizionano reciprocamente modificandosi secondo un processo in continua evoluzione.
AZIENDA
come
SISTEMA APERTO
Da cui la nozione di:
RELAZIONI TRA AZIENDA E MERCATI
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Mercato dei capitali
Mercato del lavoro
Mercato delle vendite
Mercato degli approvvigionamenti
Mercato della scienza e della tecnologia
Azienda
RELAZIONI TRA AZIENDA E AMBIENTE SOCIALE
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Mercato di acquisizione
Azienda
Mercati di sbocco
Ambiente socio-
culturale
Ambiente socio-
culturale
Vincoli ambientali
Vincoli ambientali
ReligioneReligione
TecnologiaTecnologia
Associazioni di categoriaAssociazioni di categoria
Sistema economico
Sistema economico
Sistema politicoSistema politico
SindacatiSindacati
LegislazioneLegislazione
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PRINCIPALI CATEGORIE DI SOGGETTI LEGATI ALL’AZIENDA
AZIENDA
Sindacati
FornitoriOrgani Politici
Dipendenti
Consumatori
Clienti
Amministrazione finanziaria
Finanziatori
AZIENDA
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Ai nostri fini, volendo definire l’azienda in modo semplice e immediato, è opportuno seguire la logica del:
Esistono molte definizioni di AZIENDA (es. Aziendale vs Giuridica).
A che cosa serve?
A COSA SERVE L’AZIENDA
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L’azienda serve a soddisfare i bisogni umani.
Infatti si può affermare che:
1.• Le persone, durante la loro vita, perseguono
fini di natura varia e di diverso grado
2.• Il perseguimento di tali fini genera in esse
dei bisogni
3.• Per soddisfare tali bisogni le persone
devono «consumare» dei beni
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Pertanto:
per soddisfare i bisogni, le persone svolgono, tra l’altro, un’attivitàeconomica (attività di produzione e consumo di beni);
l’attività economica è svolta prevalentemente in istituti aventi finieconomici e non economici.
Mentre alcuni beni sono largamente disponibili, altri non lo sono; essi devono perciò essere “prodotti” per essere resi
disponibili per il consumo.
Fini Bisogni
Attività
economica (produzione e
consumo)
Schema del comportamento umano
I TERMINI UTILIZZATI NELLA DEFINIZIONE DI «AZIENDA»
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Chiariamo meglio alcuni dei “termini” utilizzati nella definizione di azienda:
BISOGNI
ATTIVITÀ ECONOMICA
ISTITUTI
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La scala gerarchica dei bisogni di Abram Maslow
A) Bisogni ragionevolmente soddisfatti
- FISIOLOGICI Tutti i bisogni relativi al fisico(mangiare, bere, dormire, sesso, …)
- SICUREZZA Bisogno di essere protetti da minacce (protezione della vita fisica, istituzioni che garantiscono la soddisfazione dei bisogni fisiologici)
- SOCIALI Relativi ai rapporti sociali (appartenenza ad un gruppo, interazione)
B) Bisogni in tensione
- STIMA DI SE’ (conoscenza, competenze, successo, indipendenza)
- STIMA DEGLI ALTRI (status, prestigio, potere, desiderio di essere riconosciuto)
- AUTOREALIZZAZIONE (capacità di svilupparsi autonomamente, realizzazione delle capacità potenziali)
BISOGNI
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Fisiologici
Sicurezza
Sociali
Stima di sé
Stima degli altri
Autorealizzazione
La scala gerarchica dei bisogni di Abram Maslow
Richiesta di bisogni di più elevato livello con l’ del reddito
BISOGNI
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BISOGNI
bisogni
L’azienda soddisfa molteplici bisogni. Oltre ai bisogni di coloro nell’interesse dei quali è posta in essere, soddisfa
Quali?
Bisogni di consumare e utilizzare i beni
Come?
Quali?
Bisogni di socialità, di stima, di sicurezza, ...
Come?
Facendoli partecipare all’attività produttiva, creando un buon clima sociale, modificando
le retribuzioni e i ruoli organizzativi ...
Dando attenzione alle loro esigenze
della clientela (soggetti esterni)
del personale (soggetti interni)
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a. L’attività economica si concretizza nella produzione e consumo di beni economici, cioè utili per il soddisfacimento dei bisogni e scarsi rispetto a bisogni suscitati dai fini perseguiti dalle persone.
b. Le due fasi fondamentali sono:- la produzione di beni e servizi, tramite la combinazione dei fattori produttivi e la trasformazione spazio-temporale, per aumentare l’utilità dei beni esistenti;
- il consumo di beni e servizi, per produrne altri o per soddisfare direttamente i bisogni.
c. Gran parte dell’attività economica si svolge all’interno di alcuni istituti.
ATTIVITÀ ECONOMICA
ATTIVITÀ ECONOMICA
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Attività economica
Attività economica
Attività economica
Gran parte dell’attività economica si svolge all’interno di 4 classi fondamentali di istituti, aventi fini economici e non economici.
Famiglie
Imprese
Enti non profit
Attività economica
Istituti pubblici territoriali e istituzionali
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L’istituto è un organismo composto da sistemi coordinati e complementari di persone (organizzazione), beni (patrimonio) ed operazioni (gestione).
Sistema di persone (organizzazione)
Sistema di beni (patrimonio/capitale)
Sistema di operazioni (gestione)
ISTITUTI
IL SISTEMA AZIENDALE
1. Il sistema delle persone (ORGANIZZAZIONE)
2. Il sistema dei beni (PATRIMONIO)
3. Il sistema delle operazioni (GESTIONE)
IL SISTEMA AZIENDALE
1. Il sistema delle persone (ORGANIZZAZIONE)
IL SISTEMA DELLE PERSONE (ORGANIZZAZIONE)
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L’organizzazione è un sistema coordinato di persone che si prefigge un più razionale impiego del lavoro umano in relazione
agli obiettivi gestionali da raggiungere
Con il PROCESSO ORGANIZZATIVO si stabiliscono dei RUOLI, e delleRELAZIONI O LINEE DI INFLUENZA
RUOLI
COMPORTAMENTIATTESI da chi ricopreuna particolareposizione
RELAZIONI
CANALI DI FLUSSOdegli ordini e delleinformazioni tra unRUOLO e l’altro
MANSIONARIO
ORGANIGRAMMA
ST
RU
TT
UR
A
OR
GA
NIZ
ZA
TIV
A
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Il processo organizzativo si svolge secondo le seguenti fasi:
1) determinazione degli obiettivi da realizzare;
2) determinazione delle funzioni da svolgere;
3) scomposizione e ricomposizione delle funzioni per creare dei ruoli da assegnare alle persone;
4) specificazione, per ogni ruolo, dei compiti e delle responsabilità (mansionario);
5) definizione delle linee di influenza per indirizzare le persone.
IL SISTEMA DELLE PERSONE (ORGANIZZAZIONE)
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Scomposizione e ricomposizione delle funzioni:
IL SISTEMA DELLE PERSONE (ORGANIZZAZIONE)
A B C D
Produzione(da scomporre e da ricomporre
tra 4 ruoli)
Vendita (da scomporre e da ricomporre
tra 2 ruoli)
Acquisti(da ricomporre
in modo da avere 1 ruolo)
Amministra_zione
(da ricomporre in modo da
avere 1 ruolo)
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Esempio di organigramma
IL SISTEMA DELLE PERSONE (ORGANIZZAZIONE)
A A
MANAGER
A A BB C+D
K SInfluenza autoritaria
Influenza non autoritaria
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L’organizzazione e la direzione del personale
La RAZIONALIZZAZIONE del comportamento dei dipendenti richiede l’uso di vari strumenti quali:
1) la determinazione dei ruoli organizzativi e delle linee di influenza(autoritarie e non autoritarie);
2) la determinazione degli obiettivi da conseguire e delle norme di funzionamento (politiche e procedure);
3) la creazione di un sistema informativo;
4) la selezione e addestramento del personale;
5) la leadership.
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autorità formale
Per raggiungere questo obiettivo, lo strumento principale è costituito dalla
La razionalizzazione del comportamento dei dipendenti
nell’OBBLIGO imposto ai subordinati di accettare quelle decisioni come premessa per la propria condotta, senza poterle analizzare e criticare nel merito.
nel DIRITTO ufficialmente riconosciuto dall’organizzazione di COMANDARE, e cioè di elaborare decisioni rivolte ad indirizzare l’attività dei subordinati;
potere
e che può essere analizzata in relazione al
che consiste
inteso come capacità di influenzare i comportamenti altrui
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autorità formale
è variamente interpretato ed è alla base delle diverse impostazione di due TEORIE:
Il rapporto tra:
e potere
TEORIA
CLASSICA
TEORIA
MODERNA
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TEORIA CLASSICA del rapporto tra autorità formale e potere
1 2 3Autorità formale 1 2 3Potere
Stabilisce tra i due elementi un rapporto automatico e diretto sostenendo che l’aumento del livello di autorità comporta anche un aumento del livello di potere
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TEORIA MODERNA del rapporto tra autorità formale e potere
1 2 3Autorità formale 3 2 1Potere
Ritiene che in condizioni normali l’aumento del livello di autorità genera una diminuzione del livello di potere se vi è ampia soddisfazione di bisogni di ordine
inferiore. Si rifà a Likert, Mc Gregor, Tannenbaum.
Considera per contro, che la relazione di tipo diretto risulta vera solo se i dipendenti ritengono in pericolo il loro posto di lavoro.
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TEORIA MODERNA del rapporto tra autorità formale e potere
- quando è competente;
La diversa conclusione cui giunge la TEORIA MODERNA origina dalla considerazione che il livello di potere è condizionato anche dall’accettazione dell’autorità da parte dei subordinati che il superiore ottiene:
- quando agisce giustamente;
- quando si adopera per i subordinati (promovendo lo sviluppo professionale, di carriera, ecc.);
- quando rende possibile la partecipazione dei subordinati alle decisioni che riguardano i loro interessi.
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VARIANTI dell’autorità formale
Nelle organizzazioni si possono rinvenire TRE
1) AUTORITA’ GERARCHICA
2) AUTORITA’ FUNZIONALE
3) AUTORITA’ DEL GRADO
Questi tre tipi di autorità possono anche convivere nella medesima azienda.
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1) AUTORITA’ GERARCHICA
E’ un modello molto diffuso nelle organizzazioni private che:
• si basa sul concetto dell’unità di comando (esiste un solo «capo» diretto);
• prevede che gli organi si muovano nell’ambito di una stessa linea di comando ed in direzione discendente, e senza possibilità di critica da parte di chi riceve gli ordini;
• suppone quindi che un organo di grado superiore non possa impartire ordini ad uno di grado inferiore ma appartenente ad una diversa linea di comando (Es: il direttore delle vendite non può avere autorità su un capo di stabilimento del settore produzione);
• considera l’autorità formale generale, perché riguarda tutti gli aspetti del compito del subordinato e presuppone che chi ha il potere di comando sia competente su ogni materia;
• ritiene di poter influenzare i subordinati con un meccanismo di sanzioni e ricompense.
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Consiglio di amministrazione
Direttore generale
Direttore Produzione
Direttore Vendite
Direttore Approv.ti
Direttore Finanziario
Direttore Personale
Capo Stab.
1
Capo Stab.
2
Capo Fil. 1
Capo Fil. 2
Addetto Addestr.
Addetto Selezione
Addetto Servizi Sociali
Addetto Servizi Sociali
1) AUTORITA’ GERARCHICA
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2) AUTORITA’ FUNZIONALE
E’ un modello che:
• prevede la possibilità per un subalterno di ricevere ordini da superiori appartenenti a diverse linee di comando;
• suppone che, non essendo possibile una competenza generale, occorra impiegare nei processi produttivi e decisionali competenze specializzate;
• considera l’autorità formale particolare, perché si limita a pochi aspetti (quelli di competenza) del compito del subordinato e perché è limitata nel tempo;
• ritiene che si possano applicare meccanismi di sanzioni e ricompense, eventualmente proposte dal capo funzionale, ma irrogate e dispensate dal capo gerarchico.
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Consiglio di amministrazione
Direttore generale
Direttore Produzione
Direttore Vendite
Direttore Approv.ti
Direttore Finanziario
Direttore Personale
Capo Stab.
1
Capo Stab.
2
Capo Fil. 1
Capo Fil. 2
Addetto Addestr.
Addetto Selezione
Addetto Servizi Sociali
Addetto Servizi Sociali
2) AUTORITA’ FUNZIONALE
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E’ un modello tipico delle organizzazioni militari, ma presente a volte anche nelle aziende, che:
• prevede la possibilità per chi ha un grado superiore di dare ordini a chiunque abbia un grado inferiore, con il grave inconveniente che un subordinato potrebbe trovarsi a ricevere ordini contrastanti da parte di più superiori.
3) AUTORITA’ DEL GRADO
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Rapporti organizzativi
All’interno delle diverse strutture organizzative si hanno diversi tipi di rapporti tra i soggetti posti a differenti livelli gerarchici.
In particolare si possono distinguere i seguenti rapporti organizzativi:
RAPPORTI
GERARCHICI
FUNZIONALI
AUTORITARI
DI SERVIZIO
CONSULTIVI
DI CONTROLLO
ASSISTENT TO
GENERAL STAFF
DI ASSISTENZA
Autorità gerarchica
Autorità funzionale
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Rapporti organizzativi
GERARCHICI
FUNZIONALI
AUTORITARI
DI SERVIZIO
CONSULTIVI
DI CONTROLLO
ASSISTENT TO
GENERAL STAFF
DI ASSISTENZA
Quando il superiore influenza il subordinato diretto
Quando il superiore influenza anche un subordinato non diretto
Quando in un rapporto gerarchico viene inserita una linea di influenza dal basso verso l’alto
Il subordinato non diretto deve obbedire
Fornire dei consigli ad un altro ruolo
Svolge un’attività al posto di un altro ruolo
Effettua dei controlli al posto del capo
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Direttore generale
Direttore Produzione
Direttore Vendite
Direttore Approv.ti
Direttore Finanziario
Direttore Personale
Assistant/to (un solo assistente) e General staff (un gruppo coordinato di esperti)
Assistant/to
Capo
Esperto 1
Esperto 1
Esperto 1
General Staff
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LINE E STAFF
ORGANO DI LINEORGANO DI
STAFF
- comanda
- è essenziale
- ha l’autorità
- ha la priorità nelle decisioni
- assiste e consiglia
- è secondario
- ha solo influenze non autoritarie
- è in posizione subordinata
Tuttavia, recentemente, vi è una tendenza degli organi di staff ad assumere un potere superiore a quello degli organi di line
All’interno dell’azienda esistono organi di Line e di Staff.
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LINE E STAFFsecondo la teoria di DAVIS
Creare i valori richiesti dalla clientela e produrre e distribuire i beni e i servizi desiderati dalla clientela
Creare i valori che consentono la realizzazione efficiente degli obiettivi primari e collaterali
Funzioni di line
Creare i valori richiesti dai soggetti che gravitano intorno all’azienda (clienti esclusi): operai, impiegati, dirigenti. Valori realizzati con quanto pagato dai clienti
CARATTERISTICHEFunzioni proposte al
soddisfacimento degli obiettivi
PRIMARI
COLLATERALI
SECONDARI
OBIETTIVI
Funzioni di staff
Funzioni di staff
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- nelle imprese industriali:
SONO FUNZIONI
DI LINE:
le funzioni della produzione e delle vendita
- nelle imprese commerciali: le funzioni di approvvigionamento, di vendita, di finanza
- nelle imprese di trasporti: le funzioni di manutenzione, del traffico, della vendita
LINE E STAFFsecondo la teoria di DAVIS
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LINE E STAFFsecondo la teoria di DAVIS
Malgrado le funzioni di staff si trovino in una posizione subordinata, la loro importanza è notevole in quanto producono fondamentali servizi di supporto.
Inoltre si tratta di funzioni che, al crescere del corpo aziendale, possono presentare notevoli problemi in quanto si espandono in modo più che proporzionale
portando l’impresa ad un’eccessiva burocratizzazione.
“Legge di accrescimento dello Staff” secondo Davis
Al crescere dell’attività aziendale, le funzioni di line si sviluppano in progressione aritmetica, mentre quelle di staff in progressione geometrica.
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MODELLI DI DIREZIONE
I MODELLI DI DIREZIONE adottati da chi ha la leadership dell’impresa
l’EFFICIENZA e la PRODUTTIVITA’ dell’impresa
e quindi influenzano
il grado di SODDISFAZIONE dei DIPENDENTI
influenzano
MA TALI INFLUENZE SONO ANCORA SPESSO SCONOSCIUTE O SOTTOVALUTATE DAI DIRIGENTI!
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FILOSOFIA DEL DIRIGENTE
TEORIA XL’uomo medio non ama il
lavoro. L’uomo medio non ama il
lavoro.
L’uomo medio non è ambizioso, non vuole
responsabilità
L’uomo medio non è ambizioso, non vuole
responsabilità
L’uomo medio è egocentrico e poco sensibile agli interessi
dell’impresa, ecc…
L’uomo medio è egocentrico e poco sensibile agli interessi
dell’impresa, ecc…
Il buon dirigente è quello che fa fare al dipendente quello che
vuole lui
Il buon dirigente è quello che fa fare al dipendente quello che
vuole lui
Stile
AUTORITARIO
Stile
AUTORITARIO
Stile PATERNALISTICO
Stile PATERNALISTICO
TEORIA YL’uomo medio ama il lavoroL’uomo medio ama il lavoro
L’uomo medio è ambizioso e cerca responsabilizzazione e
gratificazione
L’uomo medio è ambizioso e cerca responsabilizzazione e
gratificazione
L’immaginazione e la creatività sono ampiamente diffuse tra gli
individui, ecc…
L’immaginazione e la creatività sono ampiamente diffuse tra gli
individui, ecc…
Il buon dirigente è quello che riesce a sviluppare e stimolare
il dipendente
Il buon dirigente è quello che riesce a sviluppare e stimolare
il dipendente
Stile
CONSULTIVO
Stile
CONSULTIVO
Stile PARTECIPATIVO
Stile PARTECIPATIVO
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TEORIA X
In particolare, il dirigente tradizionale di stile tayloriano ragiona secondo i seguenti principi:
L’uomo medio nell’organizzazione non ama il lavoro,
ha l’istintiva tendenza a battere il passo, manda le cose per le lunghe
L’uomo medio nell’organizzazione non ama il lavoro,
ha l’istintiva tendenza a battere il passo, manda le cose per le lunghe
Il lavoro non è gratificante
Il lavoro non è gratificante
L’uomo medio dell’organizzazione
non è ambizioso, non ricerca la responsabilità,
preferisce essere diretto e comandato
L’uomo medio dell’organizzazione
non è ambizioso, non ricerca la responsabilità,
preferisce essere diretto e comandato
L’uomo medio dell’organizzazione è egocentrico, poco
sensibile agli interessi
dell’impresa
L’uomo medio dell’organizzazione è egocentrico, poco
sensibile agli interessi
dell’impresa
Il lavoro non ama i cambiamenti
Il lavoro non ama i cambiamenti
L’intelligenza e l’immaginazione non
sono ampiamente diffuse tra gli uomini: l’uomo medio è poco
creativo, non ha fantasia, è facile
preda del demagogo e del ciarlatano
L’intelligenza e l’immaginazione non
sono ampiamente diffuse tra gli uomini: l’uomo medio è poco
creativo, non ha fantasia, è facile
preda del demagogo e del ciarlatano
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TEORIA X
Da questi assunti discende che il buon dirigente è quello che fa fare ai dipendenti quello che vuole lui.
Un dirigente siffatto reputa indispensabile:
1) programmare il comportamento dei dipendenti (accentramento delle decisioni);
2) controllare il dipendente (verificare se il comando è stato eseguito);
3) rendere docile il dipendente (mediante sanzioni e ricompense).
Tutto ciò può essere da lui realizzato seguendo vari MODELLI DI DIREZIONE, i cui estremi sono:
1) Modello duro (stile autoritario)
2) Modello morbido (stile paternalistico)
Prof. Mauro Paoloni 66
TEORIA X
Entrambi tali MODELLI DI DIREZIONE sono inadeguati e contrastano con iprincipi che sono alla base della teoria delle motivazioni formulata da Maslow.
Douglas Mc Gregor osserva che l’insoddisfazione dei bisogni (di qualunqueordine) genererà un comportamento passivo, indolente, poco produttivo, allergicoalle responsabilità, arrogante.
Quindi, la TEORIA X viene sostituita dalla TEORIA Y.
I MODELLI DI ORGANIZZAZIONE E DIREZIONE adottati dai dirigenti possono determinare il superamento di queste situazioni.....
.... si disegna per il dipendente un ruolo capace di attribuirgli SUCCESSO,FIDUCIA IN SE’, COMPETENZA, INDIPENDENZA, PRESTIGIO edAUTOREALIZZAZIONE.
Prof. Mauro Paoloni 67
TEORIA Y
•l’uomo medio dell’organizzazione ama il lavoro perché lo consideraaltrettanto naturale quanto il riposo e il gioco;
•l’uomo medio è ambizioso;
•l’uomo medio tende ad assumere delle responsabilità;
•l’immaginazione e la creatività sono ampiamente diffuse tra gli individui.
Caratteristiche della TEORIA Y:
Il buon dirigente è quello che riesce a stimolare il dipendente.
…una tale ristrutturazione dei ruoli comporta necessariamente un decentramento delle decisioni e un radicale capovolgimento delle
assunzioni riguardanti i dipendenti.
Anche questa teoria prevede due MODELLI DI DIREZIONE, i cui estremi sono:
1) Modello consultivo
2) Modello paternalistico
IL SISTEMA AZIENDALE
1. Il sistema delle persone (ORGANIZZAZIONE)
2. Il sistema dei beni (PATRIMONIO)
IL SISTEMA DEI BENI (PATRIMONIO/CAPITALE)
Prof. Mauro Paoloni 69
Il sistema dei beni rappresenta l’insieme dei mezzi funzionali all’attività svolta dall’azienda e che sono organizzati secondo un rapporto di interrelazione
per il comune scopo della produzione.
Il patrimonio
può essere osservato sotto l’
1) aspetto qualitativo 2) aspetto quantitativo
«Il capitale è un complesso coordinato di beni -materiali o immateriali - e rapporti giuridici - attivi o
passivi – a disposizione dell’azienda per lo svolgimento della propria attività.»
Prof. Mauro Paoloni 70
1) Aspetto qualitativo
In questo caso l’analisi è volta ad accertare la natura degli elementi che compongono il patrimonio, i quali sono coordinati ma eterogenei.
Ciò rende impossibile un’espressione sintetica del capitale.
La rappresentazione del patrimonio dal punto di vista qualitativo avviene mediante un prospetto denominato inventario.
«Complesso di beni eterogenei espressi in quantità eterogenee»
IL SISTEMA DEI BENI (PATRIMONIO/CAPITALE)