ecoComoinformazioni · di mercato a scapito della salute dei cittadini. Un altro esempio è quello...

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Como ecoinformazioni 361| OTT |05 Ecoinformazioni da fare • Mensile • Tariffa R.O.C. : Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv . in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, DCB (Como) • Direttore responsabile Gianpaolo Rosso • Stampa Gr afica Malima

Transcript of ecoComoinformazioni · di mercato a scapito della salute dei cittadini. Un altro esempio è quello...

Comoecoinformazioni

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ECOINFORMAZIONImensile della provinciadi Como

via Anzani, 922100 Comotel 031.268425fax [email protected]

Sede legalevia Anzani, 9 22100 Como

DirezioneAntonia Barone,Gianpaolo Rosso

RedazioneBarbara Battaglia, FabioCani, Luciana Carnevale,Mara Cavalzutti, TatianaCerutti, Laura De Agazio,Patrizia Di Giuseppe,Micaela Landoni, DaniloLillia, Marco Lorenzini,Jorma Peverelli, PaoloPortoghese, Rossella Rizza,Andrea Rosso, LorenzoSanchez, ManuelaSerrentino, Micol Tummino,Laura Verga

Grafica e impaginazioneNatura e comunicazioneComo

Abbonamenti(insieme al mensile Laria)Annuale (10 numeri): 50euro. Annuale con tesseraArci - ecoinformazioni ebollino Agis: 100 euro.Versare sul ccp n.15767460 intestato aAssociazioneecoinformazioni,via Anzani 9 22100 Como

Proprietà della testataAssociazioneecoinformazioni - Arci

RegistrazioneTribunale di Comon. 15/95 del 19.07.95

DavveroANTONIA BARONE E GIANPAOLO ROSSO

La trasformazione del settimanale in mensile ha determi-nato il ripensamento del significato della nostra impresa giorna-listica e il conseguente adeguamento del progetto editoriale an-che grazie all’apporto delle idee di nuovi redattori e collaborato-ri. Guardando la provincia di Como e convinti di dovere continua-re sulla strada della libera informazione altra, ci sembra che ecoin-formazioni sarà tanto più utile quanto più sapremo renderla riccadi opinioni schierate dalla parte della Pace, della nonviolenza,della democrazia dal basso, dell’innovazione, ma senza preclusio-ne alcuna verso i dati della realtà, spesso assai poco corrispon-dente ai preconcetti da cui nessuno è immune.Partiamo in questo primo numero affrontando temi di grande com-plessità come l’abnorme sviluppo del lavoro precario o la questio-ne della reale qualità delle acque da bere per liberarsi dal mitoconsumistico di quelle minerali.Ma altrettanto importante per noi è l’attenzione agli sguardi altricon le rubriche Extravista e Noi da loro, alle opinioni non politicalcorrect di Commenti. Senza dimenticare una finestra letterariacon Campo visivo, Incroci e Beagle, l’analisi della politica cultura-le lariana, la valorizzazione di sensate esperienze e rubriche diservizio su libri, mostre e appuntamenti.Insomma questa volta ci proviamo davvero.

361 | OTTOBRE | 2005

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3Sgombriamo subito il campoda qualsiasi dubbio: l’acqua del ru-binetto in provincia di Como è con-trollata e sicura. In caso di uso ec-cessivo di cloro potrebbe essere or-ganoletticamente non gradevole, main questo caso basta un piccolo ac-corgimento: è sufficiente lasciarel’acqua attinta dal rubinetto in unabrocca per circa dieci minuti affin-ché il cloro, sostanza volatile, eva-pori.L’acqua potabile deve rispondere auna serie di normative sanitarie ein caso di superamento di anche unsolo parametro il sindaco è tenutoad emanare un’ordinanza di non

potabilità a garanzia della nostrasalute.Anche per questo è necessaria laconservazione della gestione pub-blica dell’acqua: infatti solo l’ammi-nistratore pubblico ha interesse amantenere una buona qualità delservizio offerto ai cittadini/utentia fronte di tariffe calmierate chetengano conto delle fasce sociali.Al contrario, se privatizziamo i ser-vizi idrici avremo un peggioramen-to della qualità del servizio a frontedi un sicuro aumento delle tariffe:il privato non ha alcun vantaggio aspendere soldi per mantenere in ef-ficienza gli acquedotti poiché do-

ACQUARitornare a bere acqua del rubinetto. Ecco i

motivi di una scelta che fa bene alla nostra

salute (non a quella delle multinazionali del

settore) | Più sicura,meno costosa ROBERTO FUMAGALLI*

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vrebbe rinunciare ai suoi utili e nonha alcun interesse a mantenere unabuona qualità dell’acqua distribui-ta.Se pensiamo poi che l’acquedottopotrebbe essere gestito da una mul-tinazionale dei servizi idrici nonsono da escludere “accordi” con lemultinazionali dell’imbottigliamen-to: più l’acqua del rubinetto fa schi-fo, maggiori saranno le vendite dellebottiglie d’acqua. E così il businessdell’acqua privatizzata si raddoppia.L’imbottigliamento dell’acqua rap-presenta la forma più evidente diprivatizzazione del bene demanialepubblico per eccellenza. Imbotti-gliare l’acqua e rivenderla mille vol-te il suo prezzo è semplicementeun’operazione speculativa in cui larendita è sicura. Le aziende di im-bottigliamento (il mercato è control-lato dalle multinazionali come Ne-stlè, Danone e Coca-Cola) pagano

la materia prima un’inezia (in alcu-ne regioni versano solo un canonerelazionato alla superficie della sor-gente e non in base alla quantità diacqua imbottigliata) e spendonomolto di più per le bottiglie di Pet,per il trasporto e per la pubblicità.In provincia di Como ci sono quat-tro concessioni per altrettanteaziende di imbottigliamento: Fontidi Barni, Spumador - S. Antonio aCadorago, Paraviso a Lanzo Intelvi,Chiarella a Plesio.Per queste quattro concessioni allaAmministrazione provinciale diComo spetta una somma annuale dicirca 14mila euro relativa al versa-mento del diritto annuo anticipato- canone superficiari vincolata al-l’espletamento delle funzioni rela-tive alla «difesa attiva dei baciniidrominerali, realizzata previo con-trollo delle matrici ambientali».Un’ulteriore somma di 240mila eurospetta per il versamento del dirittoposticipato proporzionale alla quan-tità di acqua imbottigliata (canonedi imbottigliamento) e può essereimpiegata per spesa corrente edeventualmente trasferita ai Comunisedi di concessione nel rispetto delcriterio di destinazione a difesa deibacini. L’entità dei canoni è stabili-ta dalla Regione con provvedimen-to di giunta.Nonostante tutto questo l’80 percento degli italiani continua a pre-ferire l’acqua minerale a quella delrubinetto e pochi sanno che que-st’ultima può contenere 5 volte laquantità di arsenico e 40 volte quel-la di manganese rispetto all’acquadel rubinetto, due sostanze dichia-rate pericolose per la salute da Faoe Organizzazione Mondiale della Sa-nità.Nel 2003 l’allora ministro della Sa-lute Girolamo Sirchia varò un decretoche, innalzando la soglia ammessaper molti degli inquinanti trovatinelle acque minerali (tensioattivi,oli minerali, antiparassitari, idrocar-buri), fece rientrare molte industrienella legalità, salvando gli interessidi mercato a scapito della salute deicittadini.Un altro esempio è quello dei nitra-ti. I produttori di acqua mineralepossono riportare in etichetta che

|Circa 11 milioni ditonnellate all'anno diacqua vengonoimbottigliate e affollano leautostrade italiane (acquedelle valli alpine vendutein Puglia, acque dellaBasilicata vendute aChivasso), accompagnateda una spesso ridicolapubblicità. Le acqueoligominerali, dice lapubblicità, sono "leggere"e fanno bene. Ma sonopovere di sali di calcio,indispensabili per adulti ebambini: compratevi, inofferta speciale, gliintegratori opportuni.Le famiglie italiane,soprattutto quelleculturalmente più fragili,pagano ogni anno unatassa di circa dieci miliardidi euro a chi tiene in motola grande speculazionedelle acque in bottiglia. Unprocesso che comportaspreco di energia per iltrasporto, spreco dibottiglie di vetro e diplastica, nuovaspeculazione sullosmaltimento dei rifiuti.

Giorgio Nebbia (daunimondo.oneworld.net)

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la loro acqua è particolarmente adat-ta per la prima infanzia se contienefino a 10 mg/l di nitrati, ma se ilvalore è superiore non è previstoalcun obbligo di indicare che puòessere nociva, specie per i più pic-coli; infatti, se presenti in dosi ele-vate, i nitrati sono molto dannosiin quanto alterano la capacità del-l’emoglobina di trasportare l’ossige-no. Lo stesso accade per altre so-stanze potenzialmente dannose allasalute.Se, per ipotesi, facessimo scorrerenell’acquedotto un’acqua minerale,potrebbe succedere che questa nonrisulti potabile. Inoltre, non esiste al-cun obbligo di elencare sull’etichet-ta delle bottiglie tutti gli elementicontenuti. Più volte si è cercato diriformare la normativa a riguardo, masempre l’industria dell’acqua minera-le è riuscita con la sua pressione abloccare questi tentativi.I controlli pubblici sono inoltre piùfrequenti per l’acqua dell’acquedot-to per cui non è detto che le acqueminerali siano più salubri. E le bot-tiglie d’acqua minerale possono ri-manere per mesi sugli scaffali delsupermercato o addirittura esposteal sole peggiorando quindi le carat-teristiche chimiche.Come fare dunque per confrontare

le due acque? È possibile conoscerei risultati delle analisi sulle acquedi acquedotto rivolgendosi al pro-prio Comune che ha l’obbligo di co-municarli entro un mese. Per quan-to riguarda le acque minerali, biso-gna inoltrare la richiesta al produt-tore, che dovrebbe inviare i risulta-ti riguardanti tutti i componenti,teoricamente anche quelli non pre-senti in etichetta.Infine il prezzo: quello della mine-rale oscilla da 20 a oltre 50 centesi-mi al litro, cioè è dalle 300 alle 1000volte più cara dell’acqua del rubinet-to. A questo bisogna poi aggiungereil costo per lo smaltimento delle bot-tiglie (la gran parte di plastica), chericade sulle tasche dei cittadini.Consumare acqua in bottiglia signi-fica infatti produrre quantitativiimmani di rifiuti. Pensiamo alla solapopolazione della città di Como eipotizziamo che l’80 per cento dellefamiglie comprino acqua in botti-glia: se mettiamo in fila, una dopol’altra, queste bottiglie di Pet in unanno riusciamo a coprire una di-stanza pari a 8316 chilometri.

* Presidente del Circolo ambiente Ilaria Alpidi Merone, segretario del Contratto mon-diale per l’acqua.

|«Nulla è più utiledell’acqua, madifficilmente essa servead acquistare qualchecosa, perché nulla oquasi si può ottenere incambio dell’acqua».

Adamo Smith, IV capitolo del Ilibro delle Ricerche sopra lanatura e le cause delle ricchezzedelle nazioni (1776)

|«In base ai principicomuni della domanda edell’offerta nulla puòessere dato per l’usodell’aria e dell’acqua o diquale si sia altro donodella natura, di cuiesiste una quantitàillimitata. Il fabbricantedi birra, il distillatore, iltintore, per laproduzione delle loromerci fanno usoincessante d’aria ed’acqua, ma queste nonhanno prezzo perchéillimitata ne è laprovvista».

David Ricardo, II capitolo deiPrincipi dell’economia politica(1817)

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Media dei valori Valore di parametro D. Lgs. 31/20012004 2005

Calcio (mg/l Ca) 26,77 27,22 /Cloruri (mg/l Cl) 4,01 3,61 250Concentrazione ioni idrogeno (unità pH) 8,22 8,16 6,5÷9,5Conducibilità elettrica (µS/cm-1) 189,28 185,73 2500Durezza totale (ºF) 8,34 8,66 /Magnesio (mg/l Mg) 5,88 4,84 /Potassio (mg/l K) 1,63 1,48 /Residuo fisso (mg/l) 112,42 108,84 /Solfati (mg/l SO4) 23,95 22,08 250Ferro (µg/l Fe) 17,86 14,15 200Nitrati (mg/l) NO3 4,13 3,79 50Sodio (mg/l) Na 8,01 7,33 200Escherichia Coli (UFC/100 ml) 0 0 0Batteri coliformi a 37°C (UFC/100 ml) 0 0 0Enterococchi (UFC/100 ml) 0 0 0

Valore di parametro = valore massimo ammissibile per il parametro in questione. Fonte Acsm 2005. Dati 2005 aggiornati al 21 giugno.

LIMITI MASSIMI CONCESSI PER LA PRESENZA DI MANGANESE E ARSENICONELL’ACQUA POTABILE E IN QUELLA MINERALE (LIMITE IN µg/LITRO)

SOSTANZA ACQUA POTABILE ACQUA MINERALEarsenico 10 50manganese 50 2000

COMO| GLI ACQUEDOTTI

ARSENICO E MANGANESE | CONFRONTO

COMO OVEST| LE ANALISI

MINERALI | LE CONCESSIONI A COMOCONCESSIONI PER IMBOTTIGLIAMENTO DI ACQUA MINERALE IN PROVINCIADI COMO

FONTE COMUNE PORTATA MEDIA(litri/anno)

Fonti di Barni Barni 82 milioniSpumador - S. Antonio Cadorago 480 milioniParaviso Lanzo Intelvi 142 milioniChiarella Plesio 150 milioni

ZONA 1COMO EST–REFRECC

ZONA 2COMO OVEST

ZONA 3COMO NORD

ZONA 4PRELIO BRECCIA REBBIO

ZONA 5CAMERLATA P.ZA S. ROCCO ZONA 6

ALBATE TRECALLO

|Acsm potabile

La qualità dell’acqua potabile distribuita aComo è continuamente monitorata: la città èsuddivisa in sei zone nelle quali sono statiidentificati circa 100 punti (rubinetti di uscitadegli impianti di trattamento dell’acquedotto,rubinetti posti all’uscita dei serbatoi diaccumulo dell’acqua potabile, che rappresentanoil primo punto rete a valle del singolo serbatoio,fontanelle pubbliche a getto continuo, cassettedi prelievo) dai quali vengono prelevaticampioni per le analisi chimiche ebatteriologiche.Attraverso il sito www.acsm.it è possibileconsultare dati aggiornati sull’acqua che scorredai nostri rubinetti: cliccando sulla cartina dellacittà in corrispondenza della zona desideratacompare infatti una tabella relativa ai parametriconsiderati, alle unità di misura e ai valorimassimi ammissibili per parametro con la mediadei valori rilevati nell’anno 2004 e nel 2005.

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|Acquasu misura

È entrato in vigore il 19luglio scorso, ma pochi losanno e nessuno ha visto incircolazione le famigerateconfezioni monodose. Ildecreto del 24 marzo 2005 delministro delle Attivitàproduttive sullasomministrazione delle acqueminerali negli esercizi pubblicisi limita infatti ad indicare lenuove gamme merceologichedelle bottigliette destinatealla vendita nei bar, ma nonvieta agli esercenti di offrire alcliente acqua di rubinetto o dabottiglie aperte in precedenza.Dopo le polemiche scatenatedal provvedimento (criticatotra gli altri anche dal Comitatoitaliano per il contrattomondiale sull’acqua) ilministero ha chiarito con unaserie di circolari che il titolaredel pubblico esercizio potràscegliere liberamente in chemodo servire la bevanda agliavventori contrariamente aquanto si era capito inprecedenza.A Como nei bar del centrodelle bottigliette da 125-250-330 ml del ministro AntonioMarzano neanche l’ombra,pochissimi gli esercenti chesono a conoscenza della nuovanormativa, così come i clientiche, ignari del nuovo decreto,continuano a chiedere ilbicchiere d’acqua dal rubinettoo la vecchia bottiglietta damezzo litro.

|La Festadell’acqua

Si svolgerà il prossimo 23e 24 settembre al parcodell’Idroscalo di Milano la“Prima festa dell’acqua benecomune” organizzata dal Cicma(Comitato italiano per ilcontratto mondiale sull’acqua)in collaborazione e con ilpatrocinio della Provincia diMilano. Sono previsti incontri,dibattiti, spettacoli e mostre ela presenza di molteassociazioni che da anni sioccupano del tema acqua neisuoi aspetti più diversi.

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8 L’ adesione al Forum diAgenda 21 mi ha offerto la possibi-lità di sperimentare direttamente lapartecipazione ai processi decisio-nali che incidono sulla trasformazio-ne degli spazi urbani e sulla qualitàdella vita, uno dei punti cardine del-l’associazione che rappresento.Agenda 21 è infatti l’occasione isti-tuzionale ideale, parte da lontano(Conferenza Mondiale dell’Onu su

AGENDA 21Piste ciclabili, moderazione del traffico,

rafforzamento del trasporto pubblico,

diffusione di carburanti alternativi e stili

di vita più sobri, ma anche la

metrotranvia e una funivia per la Spina

Verde nelle ventuno schede elaborate dal

gruppo comasco che ha sperimentato per

alcuni mesi il meccanismo della

democrazia partecipata con la speranza

che qualcuno ascolti… |Agenda21 Como.Un’esperienza nelGruppo mobilità etrasporti ALBERTO BRACCHI*

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Che cos’è?Agenda 21 è un documento di intenti edobiettivi programmatici su ambiente, economia esocietà sottoscritto da oltre 170 paesi di tutto ilmondo durante la Conferenza delle Nazioni Unite suAmbiente e Sviluppo (Unced) svoltasi a Rio de Janeironel giugno 1992.Tale documento è formato da 40 capitoli e suddivisoin 4 sezioni: dimensioni economiche e sociali,conservazione e gestione delle risorse per lo sviluppo,rafforzamento del ruolo delle forze sociali e strumentidi attuazione.In particolare, il capitolo 28 “Iniziative delleamministrazioni locali di supporto all’Agenda 21"riconosce un ruolo decisivo alle comunità localinell’attuare le politiche di sviluppo sostenibile.L’Agenda 21 locale può essere definita come unprocesso, condiviso da tutti gli attori presenti sulterritorio, per definire un piano di azione locale.L’obiettivo per il prossimo decennio è di passaredall’Agenda 21 all’Azione 21 e di adottare Pianid’azione “concreti e realistici”.

E in Italia?Nell’ambito della Conferenza di Aalborg del 1994 è nata la Campagna europea città sostenibili. LaConferenza di Lisbona del 1996 e quella di Hannover del 2000 hanno rappresentato un momento diconfronto importante per i paesi che hanno raccolto questa sfida.Oggi in Italia sono numerose le amministrazioni che, firmando la Carta di Aalborg e aderendo allaCampagna europea città sostenibili, stanno promovendo processi di Agenda 21 locale sul proprioterritorio. Un impulso decisivo in questa direzione è venuto dalla nascita del Coordinamento nazionaleAgende 21 locali nel 1999 a Ferrara poi trasformato in Associazione. L’Associazione riveste un ruolo diprimo piano nel diffondere, valorizzare e monitorare le esperienze di Agenda 21 locale in corso e nelfavorire la partnership e lo scambio di informazioni tra gli enti locali.Inoltre nel 2000 l’Anpa ha pubblicato un Manuale tecnico-operativo per lo sviluppo dei processi diAgenda 21 locale.Il Ministero dell’ambiente con il Bando 2000 per il cofinanziamento di progetti di Agenda 21 locale hamesso a disposizione delle amministrazioni locali e degli enti parco 12,9 milioni di euro e stasostenendo l’attuazione di 110 progetti.

salto di qualità, La Città Possibileha fatto parte con le proprie com-petenze ed esperienze ai gruppiAcque, Mobilità e Trasporti, Naturae biodiversità.Il lavoro ha avuto inizio nel settem-bre 2004 ed è terminato nel maggio2005 dopo undici incontri con lapartecipazione complessiva di unatrentina di persone rappresentantil’Amministrazione pubblica, Enti rap-

Ambiente e sviluppo, Rio de Janei-ro 1992), coinvolge più di 180 na-zioni, si basa su di un metodo alta-mente democratico: «Ogni autoritàlocale dovrebbe dialogare con i cit-tadini, le organizzazioni locali e leimprese private e adottare una pro-pria Agenda 21 locale. Attraverso laconsultazione e la costruzione delconsenso, le autorità locali dovreb-bero apprendere e acquisire dalla

comunità locale e dal settore indu-striale le informazioni necessarie performulare le migliori strategie»(Agenda 21, cap. 28, 1992).Dopo aver visto come in molte altrerealtà italiane Agenda 21 sia statoun percorso serio di partecipazionee nella speranza che anche qui danoi (ricordo l’adesione del sindacoAlberto Botta nel maggio 2001 allacarta di Aalborg) si possa fare un

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presentanti di interessi specifici(Aci, Alsea, Spt, Cna Trasporti), sin-dacati (Cgil), associazioni (oltre allaCittà Possibile, Legambiente, Avc,Wwf), ordini professionali (Architet-ti e Ingegneri). Grandi assenti l’Am-ministrazione Provinciale, la Cameradi Commercio, la Scuola, l’Universi-tà. Alcune presenze costanti e inte-ressanti sono state quelle di alcunigiovani neolaureati del settore.L’ampiezza del gruppo ha permessoil confronto fra diversi punti di vi-sta e competenze, ma il metodo dilavoro è stato unico e ha avuto comepunto qualificante e strategicamen-te interessante per chi rappresen-tava interessi deboli la scelta di pre-sentare le schede d’azione come ilfrutto del lavoro del gruppo interoa prescindere dall’estensore del pro-getto specifico.Con questa impostazione i referentidelle varie realtà associative sonoriusciti a mettere in evidenza, rac-cogliendo totale consenso, temi fon-damentali come mobilità dolce, ci-clabilità, moderazione del traffico,trasporto pubblico. Delle ventunoschede d’azione elaborate (quasi unterzo dell’intero Piano d’azione) lametà riguardano questi temi.Nel complesso le proposte, cosìcome sintetizzato nella relazione diCarolina Pacchi che ha coordinatoil lavoro, si possono riassumere intre ambiti:1. l’adeguamento degli strumenti dipianificazione e programmazione indirezioni più vicine allo svilupposostenibile del territorio;2. la realizzazione di interventi con-creti capaci di mostrare i cambia-menti in atto nei diversi ambiti(mobilità dolce, ciclabilità, diffusio-ne di carburanti alternativi);3. la comunicazione e l’informazio-ne su larga scala per sviluppare unacultura basata su stili di vita piùsobri e consapevoli.La proposta complessiva appare benstrutturata partendo dall’istituzionedi appositi uffici all’interno dellastruttura comunale, attraverso lamessa a punto di progetti di caratte-re gestionale per arrivare a una seriedi progetti concreti in ambito locale.Alle amministrazioni locali si pro-pongono l’istituzione della figura del

Mobility manager, l’apertura di ap-positi sportelli integrati d’informa-zione, l’Ufficio tecnico del trafficoe l’Ufficio biciclette.I progetti che assumono caratteregestionale riguardano la ValutazioneStrategica Ambientale, il Regolamen-to per la distribuzione delle merci,un progetto riguardante i tempi del-la città, la gestione e il potenziamen-to del sistema dei parcheggi, soprat-tutto d’interscambio. Due schede de-scrivono grandi infrastrutture comela Metrotranvia (riprendendo temi dalungo dibattuti) e la Funivia per l’ac-cesso alla Spina Verde.Seguono le molte proposte di ambi-to locale su ciclabilità di quartiere,

piccole infrastrutture per il sistemaciclabile, percorsi ciclabili e pedo-nali sicuri in zona stadio, interven-ti di moderazione del traffico per levie Giussani, Turati e Muggiò.In conclusione si può parlare diun’esperienza positiva (ben gestitada Punto Energia e da Avanzi), cheha prodotto proposte serie e in granparte realizzabili. Ma è solo l’inizio:la palla ora passa agli Enti incarica-ti di dare attuazione al Piano d’azio-ne che dovranno dimostrare la loroeffettiva volontà di portarli a com-pimento.

*Associazione La Città Possibile al Forumdi Agenda 21 di Como.

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Vincenzo Vela, Spartaco, 1847-49, Museo Vela, Ligornetto

GLIOCCHIDELLALIBERTÀFABIO CANI

Lo sguardo davanti a sé, di-retto, ma non lineare, poiché il cor-po è una molla, compressa nelloscendere i gradini, ma già pronta ascattare, e lo sguardo asseconda ilmovimento. Spartaco è così: acci-gliato, teso, ribelle.L’immagine è quella della sculturadi Vincenzo Vela, esposta fino al 2ottobre al Museo Vela di Ligornetto(a pochi chilometri dalla frontieraitalosvizzera di Chiasso) nelle sue

due eccezionali versioni: il gesso eil marmo finito. Oggi, dunque, l’iti-nerario dello sguardo è fatto di lampiincrociati, di rimandi vibranti tral’una e l’altra figura. Ma è una con-dizione eccezionale, poiché lo sguar-do ovviamente deve guardare difronte a sé, fissare il mondo e ilpubblico, e non il suo gemello. Guar-dò certo i primi stupefatti astantinello studio dello scultore a Mila-no, tra 1847 e 1849, quando venne

concepito, ignaro profeta della sol-levazione risorgimentale che di lì apoco avrebbe avuto vita. Guardòcerto quel David d’Angers, che, in-dispettito, volse il suo, di sguardo,e bollò l’effige come quella di “unorribile galeotto che potrebbe as-sassinare il primo che si troverà da-vanti”. E guardò poi i compìti visi-tatori della mostra di Brera del 1851dove venne esposto, ormai tradottoin marmo. E poi ancora le tappe di

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Opere dei writer Giovanni e Giuseppe,in via del Lavoro a Camerlata

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oun lungo itinerario: l’eccentrico Ca-stello di Trevano poco fuori Lugano(dove forse fu interpretato comemetafora della libertà elvetica),Sanpietroburgo, Berna, Ginevra, enuovamente Lugano, dove, dal 1945,è nell’atrio del Municipio, a sancirela promozione degli ideali di liber-tà. Il ribelle Spartaco, insomma,nelle sua più che centenaria vicen-da, si vide in una certa misura esor-cizzato, nonostante che nel frattem-po avesse dato il nome, negli occhie nelle opere di Rosa Luxemburg eKarl Liebneckt, a una delle più radi-cali esperienze politiche europee. Mail suo sguardo no, non poté essereesorcizzato. E continua a guardare,senza attenuanti, oggi, come ieri,chiunque gli si avvicini per compren-derne la forza e lo slancio.Che lo sguardo sia sempre stato,nell’opera di Vincenzo Vela, un ele-mento centrale, lo si capisce per-correndo la distanza che separa Li-gornetto da Como, fino a fermarsiai piedi della grande statua di Gari-baldi. La potenza antiretorica diquesto “eroe” sta proprio nellosguardo non arrogante, rivolto pen-sosamente al percorso compiuto(originariamente alle alture di SanFermo). Uno sguardo così diverso daquello, pure rivolto verso il basso(verso i fanciulli su cui esercita lasua carità) ma quasi strabuzzato, delcardinale Tolomeo Gallio nella sta-tua di Giuseppe Bayer in Duomo. Enon è detto che uno sguardo atto-nito sia inespressivo: basta vederegli occhi spalancati, coloratissimi,che si affacciano dalle opere (ce nesono alcune nella zona di via delLavoro a Camerlata) di due giovaniwriter comaschi, Giovanni e Giusep-pe. Anche questi, così diversi daglisguardi penetranti di Spartaco, par-lano il linguaggio della libertà.

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Diceva Lorenzo Milani «adasfaltare le strade son buoni anchei fascisti». A Como siamo propriosfortunati.Ma non si illuda chi pensa che Ber-lusconi (o Bruni) «si sconfiggono dasoli, basta lasciarli governare». Nonè vero. E non è vero che tanto peg-gio di così non può andare. Nonpasserà da sola la nottata. Il fattoè che si è depositata una separazio-ne fra istituzioni e paese, ma anchetra partiti e cittadini, che permettealla “politica” di disinteressarsi sfac-

ciatamente della polis. E forse oc-corre accettare che i tempi della “li-berazione” e del cambiamento pos-sano essere lenti: che occorra co-struire dal basso, orizzontalmente,un’altra cultura politica.La destra si indirizza a consumatoriatomizzati dello spettacolo politi-co, si rivolge a un popolo-plebe diproprietari che chiede alle istituzionidi offrire servizi che aumentino nonla qualità della vita, ma la sua faci-lità privata. La cancellazione dellospazio pubblico della politica è il

POLISÈ in crisi l’idea di una dimensione pubblica dell’esistenza e

della felicità; l’idea che abbia a che fare con la polis, che

esista una dimensione interpersonale oltre la propria

persona, la propria famiglia, le strade dei propri negozi,

una dimensione non personalizzata quanto personale.

Intanto, a Como, è stato avviato un percorso verso le

elezioni amministrative né trasparente, né condiviso. Si

riuniscono tavoli distanti dalla realtà che fanno proposte

di candidati sindaco del centro sinistra, confidando che

tutti, tutte, ancora una volta li voteremo senza averli

scelti | La politica senza polisCELESTE GROSSI

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segno della forza della destra, oggi,e della sua pervasività (anche neicuori e nelle menti di donne e uo-mini insospettabili). C’è molto dalavorare nella sinistra per ridefinireil tessuto e la grammatica della po-lis: luoghi di vita e relazioni; nonbisogni da rappresentare attraversotessere o deleghe, ma desideri e pra-tiche con le quali stare, cercando diabitarne le istituzioni diffuse; nonricerca di ingegnerie e tatticismi giàvisti (e sofferti), ma rivendicazionedi una città laica e aperta alle di-versità, per non ridursi a rincorrerele destre sul loro terreno, mutuan-do la forma del loro discorso, senzapensare che il cuore della politicasia ancora mettere insieme piatta-forme e cartelli elettorali attraver-so negoziazioni fra sigle.Certo è più facile indicare le deriveda evitare che il percorso per pen-sare la città e la sua trasformazione(necessaria sia chiaro) e per cerca-re di prefigurare nelle iniziative enelle lotte la direzione in cui modi-ficarla. E infatti il percorso resta dacercare. Insieme.

Ma qui, proprio nella nostra città,ci sono donne e uomini che intrec-ciano esistenze e resistenze (e solonell’intreccio di esistenza e resisten-za a me sembra stia la possibilità di“durare”, non solo sacrificando ilproprio tempo in nome dell’emer-genza del conflitto politico, ma fa-cendo conflitto e politica nel pro-prio tempo di vita) non per elabo-rare un moderato progetto politico,una linea di mediazione al ribasso,ma per un desiderio: nel grande di-sastro di questi tempi di miseriapolitica istituzionale e di guerra, ildesiderio di avere una casa comu-ne, un luogo politico intimo (anchenei conflitti); uno spazio di discor-si e relazioni in mezzo a tante bom-be su deserti di città e di parole.

Per far questo c’è bisogno di unaprofonda trasformazione culturale edi una azione che parta dal basso esia capace di rimettere in gioco - inun gioco diverso, un altro modo difare politica (di essere politica) - isoggetti dell’agire politico per pro-porre un’idea di città come spazioin cui la socializzazione non sia sol-tanto lo spensierato incontro del“divertimentificio” del sabato, maanche assunzione di responsabilitàattraverso processi di decisione edeliberazione collettiva. Uno spazio,un laboratorio politico-culturale diricerca e confronto fra identità di-verse però in dialogo e anche inconflitto; non un lavoro intorno aneutre conoscenze strumentali chelascino la vita personale fuori, sem-pre altrove, insieme alle passioni.Uno spazio collettivo, in continuaridefinizione, non polverizzato e nonburocratico, in grado di contenerele diversità e le domande senza ne-garle o esserne solo contenitore.Uno spazio per crescere e per discu-tere, un’agorà dove le cittadine e icittadini acquistino identità anchenel coinvolgimento collettivo. E perfarlo sarebbe bello avere altri ap-puntamenti (dopo Per un Comunefuori dal comune, l’incontro di Ar-cinfesta del 10 settembre), magaricostanti: una specie di assembleacittadina permanente, dove incon-trarsi e raccontarsi faccia a faccia.Uno spazio dove manifestare pub-

blicamente l’idea di città che voglia-mo, ora qui, in questo momento incui in nome di una logica mercanti-le e familistica, autoritaria e mise-rabile, di appartenenza ed esclusio-ne la destra la vorrebbe ridisegnaredalle fondamenta.Nella nostra città ci sono piazze d’in-contri e di culture, che costruisco-no polis. Queste piazze sono retico-lo di incroci, di codici simbolici edesistenze, scambi (gratuiti) di sa-peri, competenze e desideri, attra-verso i quali tessere lo spazio pub-blico nel quale occorre stare pubbli-camente, senza rassegnarsi a viveredavanti alla tivù, nelle proprie case,o nelle strade-supermercato.Non possiamo ripartire che da noi,dal nostro agire e dalla nostra vita,tenendo strettamente intrecciatequestioni locali e internazionali.Perché le donne e gli uomini cheabitano Como sono cittadine e cit-tadini del mondo. “Cittadini delmondo” può sembrare un ossimoro– civis rimanda allo spazio definitodal legame sociale di chi fa politicainsieme (polis) –, ma è proprio po-nendosi in interazione oltre ogniconfine che la rete delle relazionipuò dare senso concreto all’agirepolitico.La nostra città di frontiera può an-cora essere senza confini, se riusci-rà a esprimere il rifiuto di ogni con-notazione militare e violenta dellapolitica, anzi ad affermare il suosenso come discorso pubblico, dia-logo fra diversi e diverse, conflittosimbolico e festa collettiva che co-struisce un altro modo di abitareComo e il mondo. Senza solitudini,paure, egoismi.

Ci sono a Como donne e uomini chevogliono contribuire a tessere unarete ed essere un luogo in cui an-nodare i percorsi diversi di chi nonvuole semplicemente ripetere le vec-chie forme della militanza politica,del riformismo istituzionale o della“professionalità”, e cerca qualcosadi nuovo in quella specie di autori-forma della società e della politica(gentile, relazionale, non militare)che è forma e pratica di una polispossibile nella quale trovare senso.Ed essere felici.

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l’efficacia di processi di integrazione, che appaiono incrisi in tutti quei paesi che, in modi diversi, li hannotentati, dalla Francia all’Olanda e all’Inghilterra.In secondo luogo perché l’Islam radicale rappresentaoggi un pericolo che non è possibile ignorare. Prendia-mo con assoluto sospetto le cifre che vengono dall’In-ghilterra, che parlano di un 13 per cento di islamiciinglesi che guarda con simpatia la “lotta armata” conun 1 per cento che è disponibile ad un attentato suici-da. Rifiutiamole e diciamo che sono sbagliate di dieci(dieci!) volte (un errore gigantesco): passiamo all’1,3per cento e allo 0,1 per cento. Dunque, ci sono in In-ghilterra ventimila persone che guardano con simpatiala lotta armata e 1600 inglesi islamici disposti a farsisaltare in aria. Difficile scrollare le spalle.Eppure con questo bisogna imparare a convivere perchéda questa situazione non è possibile uscire in pochi annio anche pochi decenni, ma non sarà facile convincere diquesto le “vaste masse” ed evitare che forze politichespeculino su questa situazione drammatica.A maggior ragione bisogna aprire le moschee, in modoche la presenza delle comunità musulmane sia, per cosìdire, alla luce del sole, ma trattando (con forza, e concultura, con atteggiamento critico su noi e su loro, senzapregiudizi ideologici ne “anti” né “pro”) con le comuni-tà islamiche perché si facciano carico del problema del-la convivenza di diversi dentro un quadro comune eunitario.

commenti Mentre il

centrodestra a Como cerca e trova cavilli

urbanistici per chiudere il Centro islamico di via

Pino, occorre ribadire il diritto alla libertà di culto

ma senza rinunciare ad un atteggiamento critico

su noi e su loro, senza pregiudizi ideologici né

“anti” né “pro” Aprire lemoschee MAURIZIO MIGLIORI

Partiamo dalla questione elementare: è giustoche i credenti di una fede abbiano un loro luogo dipreghiera? La risposta è sì e su questo non ci possonoessere discussioni.I problemi sorgono altrove, sono molti e non possonoessere ignorati. Ne accenno alcuni.Il primo è di carattere generale: abbiamo vissuto nellaconvinzione che fosse possibile ricondurre la sfera reli-giosa alla pura coscienza dell’individuo, in una dimen-sione priva di effetti socio-politici. Questo si sta rive-lando illusorio e sbagliato. In effetti non è credibileche le convinzioni profonde di un essere umano, aggre-gato ad altri esseri umani che le condividono, possanon avere alcun effetto sul piano socio-politico, inol-tre abbiamo ragionato sempre sulla base delle religionicristiane che, volenti o nolenti, hanno attraversato lamodernità, che hanno l’impianto razionale di originegreca e quello legale di origine romana. Sono un pezzodel “nostro” mondo e del “nostro” modo di pensare. Orain una dimensione mondializzata, a confronto con altrereligioni che non hanno affatto questo background, iproblemi sono del tutto diversi.In particolare, una moschea non è solo luogo di culto,ma anche di identità e di formazione per cui è necessa-rio evitare che in quei luoghi vengano veicolate le conce-zioni tipiche dell’Islam radicale. Questo per due ragioni.In primo luogo perché, almeno sul medio periodo, quellodelle prossime generazioni, non possiamo illuderci sul-

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Negli ultimi anni spesso mi sono ritrovata a considerarmi fortunata del mix culturaleche mi ha permesso di diventare la persona che sono oggi.Sono una donna di trentatré anni di origine indiana, cresciuta e vissuta dal 1973 a Como congenitori olandesi migrati in Italia circa quaranta anni fa.In questi anni ho potuto osservare grandi cambiamenti nella società comasca dovuti princi-palmente all’arrivo di migranti da altre nazioni, in particolar modo dall’Africa e parte dall’Euro-pa dell’est.Nel nostro territorio stiamo vivendo adesso quello che in Olanda era già in costruzione neglianni ‘80, ovvero lo sviluppo di una società multietnica.Ricordo che quando ero piccola per strada la gente mi osservava e sono stata per molti mieiamici la prima persona di colore diverso con la quale entravano in contatto e con la qualeavevano rapporti. Quando invece andavo in Olanda a trovare dei parenti, mi ritrovavo a giocarecon bambini di altre nazionalità e il colore della pelle o i tratti somatici differenti non eranomotivo di curiosità o di discriminazione.Sono cresciuta in una famiglia dove temi quali eutanasia, aborto, sessualità e diversità direligione (mio padre protestante e mia madre atea) erano argomenti trattati a tavola, durantei pasti e ciò mi ha permesso di avere una visione più laica e ampia rispetto ai miei coetanei.Attraverso la mia esperienza di volontariato al Dormitorio dei senza fissa dimora di Como misono potuta rendere conto dei fattori che spingono molti stranieri giunti in Italia a lasciare ilproprio paese d’origine: guerre, povertà, corruzione sono solo alcune delle purtroppo innume-revoli piaghe che affliggono numerosi paesi nel mondo.Durante i miei viaggi in Europa, America, Africa, India e Thailandia ho potuto conoscereesempi di come differenti culture possano fondersi e divenire la grande risorsa per la costru-zione di una società che riconosce e rispetta ogni singolo individuo.<O

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SGUARDI DI STRANIERI SULLA CITTÀPRIYA AGTERBERG

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Leith è seduto conil qanun appoggiato sulleginocchia e controlla l’ac-cordatura avvicinandol’orecchio alle corde emuovendo i piroli avantie indietro. Intanto dondo-la nervoso anche gambe epiedi. Afaf seduta al suofianco lo guarda pazientee prova e riprova sul suooud un frammento del bra-no che stanno per esegui-re. Sono in quattro: c’èMahir al violino e Samirancora allo ud. Tutti i ve-nerdì alle sei di pomerig-gio la sede di Betlemmedel conservatorio EdwardSaid ospita un concertotenuto da studenti e in-segnanti. Aspetto atten-tissima che il gruppo dimusica araba cominci asuonare, ma anche questavolta... non ho capito: ilbrano è già cominciato,

siamo già nel cuore dellamelodia e io ho perso lenote iniziali, ho credutoche ancora stessero into-nando e provando. Forse c’èqualcosa che non va nelmio ascolto. D’altra partea pranzo a casa di Bisan èsuccesso lo stesso: la zia ela sorella stavano già finen-do il loro piatto di maklu-be, uno sformato di riso epollo, quando io sono arri-vata, poi la mamma ha

servito un piatto a Bisan,a me e all’altro ospite e pois’è aggiunto il fratelloquando noi quasi avevamofinito. Non c’è inizio, nonc’è soluzione di continuitàtra le diverse esperienze,ogni momento è quellogiusto per accogliere qual-cosa di nuovo. La musicasi inserisce morbida nel-l’esperienza del sedersi vi-cini e del preparare gli stru-menti per l’esecuzione.

_`ZUR]`c`Attimi e volti catturati dall’obiettivo di una comasca che

ha abitato a Betlemme da settembre 2004 a luglio 2005

per insegnare Pianoforte e Teoria musicale al

Conservatorio nazionale palestinese di musica Edward

Said | Flash dalla Palestina ADRIANA MASCOLI

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Mentre cammino per StarStreet i miei occhi incro-ciano lo sguardo di unadonna forse di pochi annipiù vecchia di me sedutadavanti alla porta di casa.Ho la sensazione di cono-scerla anche se non mipare di averla incontrataqui a Betlemme. «Tfadda-li (prego accomodati)» emi invita ad entrare. «Areyou from Italy?». Fatico acapire quali segni lascinoidentificare la mia appar-tenenza geografica primaancora del mio accentoitalo-inglese.Anche questa volta l’acco-glienza è calda e amicale.Incontro il marito che,scoperta la mia nazionali-tà, tra una zucchina ripie-na e un involtino di fo-glia di vite mi mostra or-goglioso una moneta dadieci lire del Regno d’Ita-lia. È però lei, Maria, chevuole parlarmi. Mi raccon-ta la gratitudine della suafamiglia verso l’Italia: ledue figlie hanno potutoterminare gli studi univer-sitari grazie al progettoitaliano “Salaam, ragazziper l’ulivo”, che all’iniziodegli anni Novanta ha so-stenuto tanti studenti pa-lestinesi.

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Le infinite gradazioni dicolore della pietra e le sfu-mature di grigio, quellochiaro delle cisterne di ac-qua sui tetti, quello scuro

dei sacchetti di plasticache ogni palestinese usain grande quantità e, piùdi tutti, il grigio del muro,mi lasciano orfana di ver-de. Arrivo a Betlemme disettembre, quando il soledell’estate ha bruciato i

pochi cespugli della WestBank meridionale. Gli uli-vi ci sono, ma impiegosettimane per riuscire avederli. Le nuove case incostruzione di Beit Jalastanno ricoprendo tutto ildorso orientale della col-

lina. Io vedo Har Homa,la colonia israeliana ar-roccata sulla collina all’in-gresso di Betlemme, vedoil monte Erodion e vedole colline dietro Artas:tutto è giallo, bianco egrigio.

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7,5microgrammi per metrocubo è stata la media dibenzene nell’aria aCamerlata da ottobre 2003a dicembre 2004 secondoi rilevamenti periodicidella Arpa. (Corriere diComo 05/07/05)

900euro mensili per affittareun appartamento incentro con aumenti fino al9,3 per cento dal 2004secondo l’ufficio studiTecnocasa. (La Provincia06/07/05)

300i minori nella provincia diComo in cerca di unafamiglia per l’affidamentocome rilevato dallaFondazione provincialedella Comunità comasca.(La Provincia 07/07/05)546 le ditte con titolareun cittadinoextracomunitarioproveniente da uno deipaesi del Mediterraneo,nel 2000 erano 159,secondo i dati elaboratidalla Camera di commerciodi Milano. (Corriere diComo 13/07/05)

96lavoratori da ricollocaredopo la decisione di Postespa di chiudere il centrodi smistamento di Como.(La Provincia 14/07/05)

50centimetri ogni 100 anniè la misura dellosprofondamento dellacittà di Como a causa delfenomeno dellasubsidenza. (La Provincia19/7/2005)

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200.000euro è il costodell’impianto di ariacondizionata installatonell’aula del consigliocomunale di Como apalazzo Cernezzi. (LaProvincia 20/7/2005)

8è il numero di automobiliogni dieci abitanti diComo. (La Provincia 20/7/2005)

10,77anni è l’età media degliautobus pubblicicircolanti sulle stradedella provincia di Como.(La Provincia 20/7/2005)

0gli interventi deirappresentati leghistiGiulio Enrico Frigerio,Armando Valli e CarloAlfieri in diciotto mesi disedute del Consiglioprovinciale. (La Provincia21/7/2005)

41,1per cento delle impresecomasche è costituito dapiccole aziende, lapercentuale più alta inLombardia secondo laCamera di commercio diMilano. (Il Giorno 21/07/05)

1769,61euro è la somma versatada ogni comasco nel 2003per tasse, tributi eaddizionali comunali,provinciali e regionalisecondo uno studiocondotto dal Cgia diMestre. (Ansa 23/07/2005)

45,60euro è il costo mediominimo giornaliero nellecinquanta case di riposoper anziani accreditate inprovincia di Como.(osservatorio Fnp Cisl edipartimentocomunicazione Cisl Como)

327le domande per larichiesta di porto di armiper la difesa personale nel2004 contro le 307 del2003 come si legge neidati pubblicati dallaquestura di Como. (IlGiorno 27/07/05)

14phone center per stranieriin città nel 2005, nel2004 erano 7. (LaProvincia 01/08/05)

129.000chili di rifiuti raccolti aComo nella giornata dilunedì 1 agosto secondoAcsm ambiente. (LaProvincia 2/8/2005)

309nuovi residenti a Cantùnegli ultimi sei mesi, diquesti 184 sono stranieri,secondo l’ufficio anagrafe.(La Provincia 03/08/05 )

625gli animali abbandonatinei primi sette mesi del2005 contro i 682 dellostesso periodo del 2004secondo il servizioveterinario dell’ Asl. (LaProvincia 03/08/05)

289.491turisti in visita nelComasco dal primogennaio al 30 giugno2005 secondol’Amministrazioneprovinciale. (La Provincia4/8/2005)

3i blocchi del trafficoprevisti dalla RegioneLombardia per il periodotra l’autunno e l’inverno apartire da domenica 13novembre. (La Provincia06/08/05)

82le imprese attive nelsettore sicurezza,aumentate del 134 percento negli ultimi cinqueanni, secondo un’indaginedella Camera di commerciodi Milano. (Corriere diComo 09/08/05)

20euro per ogni passaggiocon il rosso rilevato daitre nuovi semaforifotografi installati in cittàche il Comune di Comoverserà alla ditta TecService srl di FrancavillaFontana. (Notiziario delComune di Como n°780del 10 agosto 2005)

54,24è la percentuale relativaalla raccolta differenziatadei rifiuti tra gennaio egiugno 2005 a Cantùsecondo l’Assessoratoall’ambiente. (La Provincia10/08/05)

260.000sacchetti biodegradabili e2.500 pattumiere sarannodistribuiti dal Comune diRovellasca per la raccoltadell’umido. (La Provincia11/08/05)

21i centenari residenti incittà. (La Provincia 12/8/2005)

2.394i posteggi in più cheservirebbero in centrocittà per soddisfare larichiesta quotidianasecondo il Piano deltraffico redatto dalComune di Como. (Corrieredi Como 13/08/2005)

50per cento di iscrittiall’asilo di via Varesina aComo è figlio di stranieri.(La Provincia 19/08/05)

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TEMA | Il lavoro precario a Como

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Negli anni Settanta il modellodella grande fabbrica fordista haperso capacità propulsiva disperden-dosi dapprima nei mille rivoli dellafabbrica diffusa, poi nell’oceano deinuovi lavori. Vi è stato, già allora,chi ha letto questi passaggi comeuna possibile liberazione dalla co-strizione a un lavoro uguale e ripe-titivo.Nel corso degli anni Novanta vi èstata una crescita esponenziale dellepartite Iva e dei lavori atipici.Si tratta di una nuova divisione dellavoro, che richiede flessibilità eadattabilità. In questo mondo tro-vano posto i lavoratori ad elevataqualificazione professionale, i lavo-ratori autonomi di tipo tradiziona-le, i lavoratori formalmente indipen-denti, ma sostanzialmente dipen-denti, a bassa qualificazione.Nell’Unione Europea, nel 2000, se-condo Eurostat questo tipo di atti-vità riguardava il 31,3 per centodell’occupazione totale in Grecia, il23,6 per cento in Italia, il 20,2 percento in Portogallo, il 18 per centoin Spagna. Viceversa aveva un’inci-denza del 10,9 per cento nel Regno

Unito, del 10 per cento in Francia enei Paesi Bassi, del 9,7 per cento inGermania.In Italia le due tipologie più diffu-se sono state le partite Iva e le col-laborazioni coordinate continuative,diventate ora, con la legge n. 30/2003, lavori a progetto.Un’indagine condotta dall’Isfol nel2002 su un campione di 45milaaziende rivela che soltanto l’8,7 percento delle imprese utilizzava lecollaborazioni coordinate e conti-nuative come periodo di prova perun’eventuale assunzione; più di unquarto delle imprese dichiarava in-vece di farvi ricorso per avere unamaggiore flessibilità nell’organizza-zione del lavoro e il 13,1 per centoper avere una semplice contrazionedei costi.Un altro aspetto importante riguar-da le donne: sono mediamente piùgiovani degli uomini. La loro etàmedia è di 36 anni, quella degliuomini di 43 anni. Il 35,9 per cen-to oscilla tra i 30 e i 39 anni.Dunque, lavoro prevalentementesubordinato e con una forte presen-za femminile.

Uno dei curatori del Rapporto sui diritti globali 2005[Associazione SocietàINformazione, Ediesse, maggio2005, 1390 pp., euro 30] delinea i tratti fondamentalidelle trasformazioni del lavoro in Italia | Le formeantiche dei nuovi lavori CECCO BELLOSI

Secondo l’Istituto nazionale di sta-tistica, nel quarto trimestre del 2004i collaboratori coordinati e conti-nuativi erano 407mila su circa duemilioni e mezzo di lavoratori atipicie oltre la metà aveva un solo com-mittente, caratteristica che spessoallude a un rapporto di lavoro su-bordinato. Il 38° Rapporto Censisstimava invece per il 2003 oltre unmilione di collaboratori, quasi duemilioni di lavoratori part time, oltre200mila avviamenti al lavoro inte-rinale, un milione e mezzo di dipen-denti a tempo determinato.Tra il 2001 e il 2004 il lavoro dipen-dente atipico è cresciuto del 4,8 percento, a fronte di un aumento del2,1 per cento del lavoro standard.Vi è poi il capitolo riguardante ilpopolo delle partite Iva, calcolatoda Unioncamere in tre milioni emezzo di unità e spesso decantatocome il nuovo lavoro autonomo.Imprenditori di se stessi o, per dir-la con Aldo Bonomi, capitalisti per-sonali. Un’inchiesta condotta daDario di Vico nel 2004 per il Corrieredella Sera rivela una realtà sorpren-dente: le ditte individuali sono più

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diffuse al Sud che al Nord, riguarda-no prevalentemente piccoli esercizicommerciali e, mentre in Venetodenunciano un reddito medio di17mila euro all’anno, in Puglia e inCampania oscillano tra gli 8000 e i9000 euro.Anche nel caso delle collaborazionile cifre sono sconfortanti: il redditomedio lordo era nel 1999 di 11.589euro, ma solo il 41,1 per cento su-perava i 7500 euro. Mediamente ledonne avevano un reddito lordomedio inferiore della metà degliuomini: 6900 euro contro 14.700euro.La situazione dice quindi di una re-altà ben lontana per la maggior par-te dei collaboratori coordinati e con-tinuativi dalle progressive sorti dellavoro autonomo liberato. Sono la-voratori flessibili e precari, con red-diti bassi, molto spesso vicini e, invari casi, al di sotto della linea dipovertà. Sono situati perlopiù nelsettore terziario e, all’interno diquesto, nel settore dei servizi allapersona e il sostantivo servizio hauna forte assonanza con l’attributoservile. Spesso infatti le collabora-zioni coordinate e continuative nonsono lavoro dipendente, non hannonulla di autonomo, ma hanno tantodi una nuova forma del lavoro ser-vile.La legge n. 30/2003 prevede anchenuove figure di lavoro subordinato,o la loro formalizzazione, come lasomministrazione di lavoro (staffleasing), il lavoro intermittente e illavoro ripartito, i contratti di ap-prendistato e di inserimento. Glispazi di rappresentanza sono ridot-ti dalla individualizzazione dei rap-porti di lavoro atipici, che hannoormai raggiunto le 50 forme possi-

bili. Il sindacato cerca di contrastarel’irruzione di queste figure nel mon-do del lavoro a tempo indetermina-to (in particolare la Cgil chiede lariduzione delle figure del lavoro ati-pico a otto, il movimento dei pre-cari a quattro), il NidiL (Nuove Iden-tità di Lavoro della Cgil) ha supera-to nel 2004 i 18mila iscritti, l’AlaiCisl i 24mila e cercano di ampliaregli angusti spazi dei diritti nei luo-ghi di maggiore diffusione del lavo-

GLOSSARIO

Chainworkers: termine con cui si sono autodefiniti i lavoratori atipici dellacatene commerciali a segnalare il passaggio dal lavoro degli schiavi in cateneal lavoro per una catena commerciale.

Flessibilità: esterna riguarda il numero dei lavoratori, interna il tempo dellavoro, funzionale l’organizzazione delle mansioni e salariale il costo del lavo-ro.

Job on call: lavoro a chiamata o intermittente per coprire le esigenze tempo-ranee di lavoro di un’impresa. Se il lavoratore offre la propria disponibilità adessere utilizzato in modo discontinuo, nelle fasi di non lavoro riceve un piccoloriconoscimento economico.

Job sharing: lavoro ripartito tra due o più persone che svolgono un’unica ob-bligazione lavorativa.

Lavoro interinale: contratto di fornitura di lavoro temporaneo da parte diun’agenzia ad un’impresa che utilizza il lavoratore per un periodo di tempodeterminato.

Outsourcing: forme di esternalizzazione delle funzioni ritenute internamentenon essenziali da parte di imprese private, ma anche dalle amministrazionipubbliche attuate per ridurre i costi.

Staff leasing: possibilità di essere dipendenti a tempo indeterminato di unasocietà che fornisce forza lavoro ad altre imprese. Non ha limiti temporali eviene riconosciuta un’indennità nei periodi di mancata utilizzazione.

[da Rapporto sui diritti globali 2005]

ro atipico come i call center, mentrei movimenti spontanei danno vita amomenti di autoorganizzazione e dilotta creativa. Il possibile trattocomune sta nell’obiettivo della flexi-curity, che cerca di sganciare la fles-sibilità dalla precarietà riempiendoladi garanzie e tutele come il ricono-scimento dei periodi di non lavoro,un salario decente, l’acquisizionepiena dei diritti sociali.

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Nel libro Precariopoli si inda-gano diverse esperienze di lotta svi-luppatesi in Italia nel mondo del la-voro tra la fine del 2003 e l’iniziodel 2004: dagli operai di Melfi airicercatori nelle università, dai la-voratori di Fiumicino alla stagionedei pre-contratti Fiom fino ad arri-vare agli autoferrotranvieri. Unaspetto che accomuna queste espe-rienze è la condizione di precarietàche caratterizza sia il lavoro che lavita dei protagonisti.La precarietà investe gli autoferro-tranvieri in diversi modi: dal peg-gioramento delle condizioni di la-voro (con la riduzione delle pause,il tentativo di smantellare dirittiacquisiti, la compressione dei tem-pi di lavoro) all’introduzione di nuo-ve forme contrattuali atipiche chele aziende applicano per risparmia-re sui costi e massimizzare i profit-ti.«Negli ultimi anni come in tutti iposti le forme contrattuali si sonodiversificate. Lavoriamo su turni diguida di 5 ore e 24 al giorno, conturni che arrivano fino a sette ore emezza, però su sei giorni su sette»dice Antonio di Brescia.«La situazione è peggiorata duran-te gli anni, i ritmi sono stati di vol-ta in volta compressi» sottolineaAlberto di Brescia.Una condizione e una percezione di

precarietà che investe anche chi haun contratto a tempo indetermina-to con la minaccia costante da par-te dell’azienda di “un esubero delpersonale”.Indagare e affermare la condizionecomune di precarietà dei protago-nisti di quelle mobilitazioni, com-presi gli autoferrotranvieri, non in-tende dimostrare che il precariato èparagonabile a ciò che è stata laclasse operaia novecentesca, né cheessere precari implica identiche con-dizioni di lavoro perché non va maidimenticata la differenza tra la quo-tidianità lavorativa di un autofer-rotranviere e quella di un ricercato-re dell’università, per esempio. Iltentativo, però, è quello di compren-dere come oggi la precarietà sia unacondizione non più transitoria e ati-pica, ma generalizzata e comune incui le molteplici figure del lavorovivo possono cominciare a ricono-scersi non solo nella difficoltà, maanche nella potenzialità del conflit-to e della cooperazione.Come sottolineano gli intervistati,queste lotte sono state importanti,nonostante i limiti, anche per il ten-tativo di trovare terreni comuni trasoggetti con condizioni di vita elavoro diversi, ma comunque preca-ri, spazi comuni magari temporanei,però efficaci e incisivi dove potersperimentare pratiche di lotta inno-

vative in un mondo del lavoro pro-fondamente mutato.«La forza della lotta è stata nel re-stare uniti, tutti i colleghi hannopartecipato agli scioperi. Questalotta ci ha dato anche la consape-volezza di avere una forza data pro-prio dall’unità. […] L’azienda nellasua politica di gestione tende a di-videre i lavoratori, anche attraver-so i contratti, in modo che se c’èuno sciopero non tutti partecipano,questa volta non è successo» affer-ma Andrea di Milano.«Per quanto riguarda la mia perce-zione, questa mobilitazione è stataimportante proprio per il caratteredi unità, perché siamo rimasti com-patti» conferma Fabio di Brescia.«In quel periodo all’interno del-l’azienda tra i lavoratori c’è stato unclima eccezionale, sia a livello de-cisionale che a livello di partecipa-zione è stato totale » sottolineaStefano di Milano.«È stata un’esperienza emotiva for-te, non si lascia facilmente tradurrea parole» conclude Alberto di Bre-scia.

Francesco Brancaccio, Salvatore Cominu,Anna Curcio, Elisabetta Della Corte, France-sca Pozzi, Gigi Roggero, Cristina Tajani, Pre-cariopoli. Parole e pratiche delle nuove lottesul lavoro, Manifestolibri, pp. 172, euro 15.

In un’inchiesta le testimonianze dei ricercatori dell’università, deglioperai di Melfi, dei dipendenti dell’aeroporto di Fiumicino e degliautoferrotranviari in lotta contro lo smantellamento dei diritti| Precariopoli FRANCESCA POZZI

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Lavoro precario e agenzie interinali sono nelnostro immaginario ormai due concetti indissolu-bili dopo che negli ultimi anni questi centri han-no fatto la loro comparsa e si sono moltiplicatianche nella nostra città.Ma a comporre il complesso mosaico del precaria-to concorrono anche l’insieme eterogeneo dei nuovilavoratori autonomi che costituiscono il “popolodelle partite Iva”, i soggetti con contratti di col-laborazione coordinata continuativa (i famosico.co.co), ora sostituiti dai nuovi contratti di col-laborazione a progetto (co.co.pro), le associazio-ni in partecipazione, le forme di collaborazionetramite presunte cooperative di lavoratori.Questa multiforme tipologia di contratti stipulatisia dall’industria privata che dalla pubblica ammi-nistrazione in realtà è spesso utilizzata per ma-scherare un rapporto di lavoro dipendente dietrola dicitura di lavoro autonomo.E questo mondo in costante crescita rappresentaormai in Italia una fetta di circa sette - otto mi-lioni di persone.

I lavoratori atipici (co.co.co. - co.co.pro.)

Attitudine, indipendenza, autonomia e vocazioneimprenditoriale sono le qualità che dovrebbero ca-ratterizzare i lavoratori autonomi di nuova gene-razione, ma secondo i dati Inps gli iscritti al31.12.2004 alla gestione separata, ossia il totaledei lavoratori atipici, erano 3.400.000 e spaziava-no dal telefonista Telecom agli amministratori disocietà a tanti collaboratori nella pubblica ammi-nistrazione. A Como sono stimati circa 3000 lavo-ratori di questo genere a quella data.

Chi sono i nuovi precari? Che tipo di contratti regola la loro attività? Troppo spesso leprofessioni autonome nascondono dietro flessibilità e atipicità rapporti di lavorodipendente mascherato su cui ricadono tutti i costi sociali e di impresa | Traautoimprenditorialità e sfruttamento DANILO LILLIA

TOTALE % MASCHI FEMMINENORD 1.847.326 55% 56% 44%CENTRO 800.723 24% 53% 47%SUD E ISOLE 725.326 21% 46% 54%ITALIA 3.373.339 100% 53% 47%

Banca Dati Inps.

LAVORATORI ATIPICI

ISCRITTI AL 31.12.2004 AL FONDO GESTIONE SEPARATA

TOTALE

ISCRITTE CESSATE SALDO FINE ANNO3.685 2.901 784 48.818

DI CUI MOVIMENTO DITTE NELL’ALBO IMPRESE ARTIGIANE

ISCRITTE CESSATE SALDO FINE ANNO1.566 1.302 284 17.613

Banca Dati Inps.

MOVIMENTO DITTE ANNO 2004

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Il popolo delle partite Iva

È un’opportunità nata nel 1972 con l’approvazione delDpr 633/72 e diventata operativa di fatto dal 1974. Inprima istanza hanno scelto la partita Iva i commercian-ti, gli artigiani, i liberi professionisti iscritti agli albiprofessionali: caratteristica comune il lavoro autono-mo.Negli ultimi anni i lavoratori che vi ricorrono sono au-mentati a dismisura tanto da diventare un “popolo”che a livello nazionale ha superato di molto la soglia di4.000.000 di unità.In molti casi e soprattutto in certi settori come l’edili-zia, però, il limite tra lavoro dipendente e lavoro auto-nomo è diventato estremamente labile.Significativa a questo proposito anche la situazione nelnostro territorio come rivela il movimento di ditte iscrit-te alla Camera di commercio di Como al 31.12.2004(sono escluse le iscrizioni e cessazioni dei liberi pro-fessionisti).

Associazione in partecipazione

È una possibilità di lavoro autonomo prevista dal codi-ce civile, ma è ancora poco utilizzata nelle provincelombarde. Dopo la sua regolamentazione con la legge40 ha assunto una carattere diverso cominciando a de-stare i primi interessi. In che cosa consiste? A fronte diuna prestazione di lavoro la persona percepisce unapartecipazione agli utili, ma il lavoro dell’associato deveessere autonomo e non limitarsi ad una semplice ese-cuzione delle direttive dell’associante, cioè il titolaredell’impresa.

Cooperative

Quello della cooperazione è un settore importantissimonello sviluppo del lavoro e dei diritti dei lavoratori.Sempre più spesso però si incontrano, soprattutto nel-l’ambito della pubblica amministrazione, cooperative chesi propongono per svolgere le più svariate prestazionidi servizi a costi sicuramente accessibili a chi richiedeil lavoro, ma evidentemente insufficienti per chi lo pre-sta. Queste pseudocooperative aggirano di fatto il con-

cetto di mutualità e garanzia per i propri soci e spessoutilizzano personale anche non socio.Per questo motivo occorre vigilare e laddove si accerta-no gare pubbliche vinte a prezzi decisamente al di sot-to del costo minimo del lavoro i committenti hanno ildovere di indagare su come siano possibili ribassi cosìconsistenti a loro tutela per le responsabilità che po-trebbero avere verso i lavoratori o verso il servizio stes-so che potrebbe non essere prestato o risultare di qua-lità scadente.

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Nidil-Cgil (Nuove Identità DiLavoro) non è nato come sindaca-to, ma lo è diventato nel ’98, con ilpassare del tempo, l’aumentare del-le adesioni e dei servizi incentratisulla difesa dei diritti del lavorato-re atipico, troppo spesso esclusodelle comuni forme di tutela.Con la legge 30 molte forme di la-voro nero preesistenti sono stateregolarizzate, ma sono anche appar-se realtà poco positive come nuoveforme contrattuali «dietro alle qua-li è facile e frequente trovare na-scosta poca chiarezza con tratta-menti e condizioni spesso decisa-mente peggiori di quelle dichiara-te» spiega Rosa Maria Mezen, segre-taria della sede di via Italia Libera aComo, che può contare su quasi 200iscritti.

Quali sono i rischi di un lavoratoreatipico?«Il contratto fa spesso solo da fac-ciata al rapporto di lavoro – raccontaRosa Maria Mezen – nel quale gliorari e i pagamenti possono esseresoggetti a dei veri e propri ricatti acui molti dipendenti cedono per lapaura di non trovare altre occasionidi impiego». Altri problemi, solo all’apparenzameno pesanti, sono legati alla dif-ficile comprensione della bustapaga, che necessita di una letturaparticolarmente attenta e compe-tente; alla malattia (se non si vieneaddirittura ricoverati, infatti, e peralmeno cinque giorni non si ha di-ritto alla retribuzione per la relati-va degenza); alla pensione, un mi-raggio lontano per il precario il quale

si trova a pagare contributi senzaavere la protezione dei propri dirit-ti.«Il lavoratore atipico è poco infor-mato a causa dell’isolamento in cuiè lasciato dai colleghi a contrattoindeterminato che lo percepisconocome un intruso e una minaccia allapropria sicurezza contrattuale – con-tinua Rosa Maria Mezen – e i fre-quenti infortuni sono anche legatial fatto che il temporaneo datore dilavoro poco si occupa di fornirgli unaadeguata formazione professionale».Poca comunicazione, poca crescitaprofessionale, maggiori rischi, scarsacoscienza di quelli che sono i pro-pri diritti e i mezzi utili a difender-li: questa è l’attuale situazione an-che a Como, una situazione difficileda migliorare in quanto i diretti pro-

Difficoltà di comunicazione, poca crescita professionale, maggioririschi, scarsa coscienza dei propri diritti e dei mezzi utili a difenderli.Lo stato dei precari nella nostra provincia dopo la legge 30 per RosaMaria Mezen, segretaria Nidil Cgil Como | Sventure atipicheROSSELLA RIZZA

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tagonisti del lavoro atipico si dimo-strano spesso restii a denunciare leproprie storie pensando di essere deicasi isolati e sfortunati. Quello del-la chiusura è un vero e proprio muroda abbattere.Ma chi ricorre al lavoro temporaneoa Como?«Le agenzie interinali, le cui sedi sisono ultimamente moltiplicate nelcapoluogo lariano e nella sua pro-vincia, sembrano un po’ troppe ri-spetto a quella che risulta essere lareale offerta esistente sul territo-rio: già nel 2003 esse potevano con-tare, solo nel comasco, su 28640iscritti (dato comprendente anchepensionati), una cifra ad oggi sicu-ramente aumentata, la cui maggio-ranza è composta da persone tra i30 e i 40 anni, una fascia d’età incui si è ancora pienamente attivi alivello lavorativo».La segretaria di Nidil racconta diuna categoria ultimamente moltosoggetta ai rischi del lavoro preca-rio: quella dei promoter, che inte-ressa circa duecento persone in cit-tà. Solitamente i loro contratti sonodi collaborazione occasionale, conil 20 per cento di ritenuta d’accon-to e retribuzione ad ore che giun-ge in tempi decisamente troppo lun-ghi, spesso si parla di mesi. Inoltrele aziende per cui lavorano si tro-vano a grande distanza e la comu-nicazione avviene perlopiù via faxe con grosse difficoltà.Altro terreno fertile per le irregola-rità lo offrono le cooperative, am-bito nel quale è più difficoltoso in-dagare e raccogliere informazionirispetto alle agenzie di lavoro in-terinale la cui contrattazione è piùfacilmente esaminabile perché mag-giormente regolata.A tutte le nuove forme di contrattosi aggiunge anche il boom dellapartita Iva, che porta non pochiguai soprattutto agli stranieri e achi non ha nessuna esperienza dicontabilità. «Anche nella nostrazona molte aziende soprattuttoappartenenti al settore dell’ediliziahanno iniziato a richiederne l’aper-tura alle persone da assumere po-nendo come alternativa il nulla –riferisce Rosa Maria Mezen. In que-sto modo i datori di lavoro posso-

no scaricare ogni responsabilità espesa sul dipendente, il quale si tro-va a far fronte ad una serie di pro-blemi e procedure a lui sconosciu-te andando incontro a rischi note-voli».Contratti deboli o fasulli li si scovain tutti i settori, privati e pubblici,ecco perché Nidil cerca continua-mente la collaborazione con tuttigli altri sindacati e il frequente con-fronto con dirigenti e dipendenti diaziende operanti in qualsiasi cam-po ed effettua indagini che inte-ressano ambiti diversi.A Como, ad esempio, il sindacatoeffettua verifiche anche su enticome il Comune, la Provincia o l’Uni-versità dell’Insubria, i quali utiliz-zano frequentemente contratti ati-pici, soprattutto la collaborazionea progetto.Chi chiede aiuto al Nidil di Como?«Nella maggior parte dei casi chi si

rivolge a noi è già arrivato ad unasituazione limite che non riesce piùa sopportare e a cui non è capacedi far fronte da solo – risponde lasegretaria. Sono persone di ognigenere per età, sesso, campo lavo-rativo e provenienza anche se i mi-granti compongono la percentualepiù bassa. Sono lavoratori interina-li, collaboratori occasionali e laure-ati che lavorano come ricercatori».Dopo la prima fase di conoscenza,si passa a quella successiva, chevede il sindacalista rendersi mezzodi comunicazione e diffusione diquelli che sono i diritti dell’interes-sato. Spesso i primi contatti ven-gono avviati via mail attraverso ilsito dell’organizzazione che offreinformazioni e chiarimenti e solo inseguito i precari trovano il corag-gio di recarsi al Nidil di persona eavviare consulenze a cui seguonodenunce vere e proprie.

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Il lavoro non manca. Non per leagenzie interinali, che negli ultimianni a Como e in provincia sono let-teralmente esplose.«Da noi – spiega un responsabiledelle selezioni della filiale comascadi Adecco – non esiste un clientetipo. Gli utenti presentano richie-ste e necessità molto diversificate,dai neo diplomati e gli universitariin cerca di un part time fino allepersone con nessuna esperienza dilavoro, passando per i tanti lavora-tori che hanno maturato diversi annidi impiego».Le aziende richiedono soprattuttostampatori nel tessile, impiegati dilivello e venditori e il settore com-merciale aumenta soprattutto neimomenti di flessione economica.Perché un cinquantenne si rivolgealle agenzie interinali? «Ci capita-no molti lavoratori, soprattutto deltessile, che cercano un lavoro a tem-po determinato per evitare mobili-tà e cassa integrazione magari dopoaverne già subite più volte nei mo-menti di crisi dell’azienda dove la-vorano da tempo. Per le donne del-la stessa età la situazione è, se pos-sibile, peggiore perché il reinseri-mento è difficile se hanno smesso

di lavorare per qualche tempo» di-chiara il responsabile.Tra le categorie deboli i migrantirappresentano «circa il trenta percento» con «difficoltà di tutti i tipidall’integrazione alla lingua, ele-mento sul quale le aziende non tran-sigono».Di fatto, però, l’agenzia di via Mila-no lavora eccome: «Facciamo due-cento colloqui al mese e nell’ultimoanno le richieste dei lavoratori sonoaumentate».Fare una stima di quanti mesi pas-sino dal momento in cui si entra inun’agenzia interinale all’inizio delprimo contratto a tempo determi-nato è impossibile, dipende dal set-tore ma pure dalle referenze «chehanno un peso importante nella se-lezione poiché permettono di capi-re chi si ha di fronte».Comunque a nessuno, secondo Ro-berto Ciceri, direttore della filialeAdecco di Cantù, viene sbattuta laporta in faccia: «La prassi è la com-pilazione di una scheda e un collo-quio (gratuiti, ndr). Il selezionato-re inserisce a margine del dossierun suo commento. E si passa diret-tamente all’azienda, che si fida del-l’agenzia. Se non ci sono problemi

Sempre più punto di riferimento per chicerca lavoro (il primo o quello che haperso) le agenzie interinali in provincia simoltiplicano e non conoscono crisi. E ilrituale è sempre lo stesso: il colloquio, lascheda, le referenze e la pazienza peraspettare che qualcuno li scelga…| Braccia (e cervelli)offresi BARBARA BATTAGLIA

il lavoratore viene assunto dall’agen-zia con il contratto di riferimentodell’azienda utilizzatrice, che poipaga ai reclutatori una fattura sullavoratore stesso». Quanto ad even-tuali richieste inconfessabili da par-te delle ditte, per il direttore del-l’agenzia canturina, «le aziende silimitano a chiedere dati requisiticome l’età dai 20 ai 35 anni. Si com-portano generalmente in modo cor-retto né è mai capitata alcuna di-scriminazione verso le donne». E incaso di malattia? «Il lavoratore ètutelato come se fosse un dipenden-te con contratto a tempo indeter-minato anche se è in prova».A Cantù il legno rappresenta ancoral’ambito lavorativo con più doman-da, mentre a Como i settori con mag-giori possibilità sono la grande di-stribuzione, il chimico, il metalmec-canico e gli studi professionali.Quindi il percorso di un aspirantelavoratore precario parte da un pri-mo contratto a tempo determinato(o dall’apprendistato per i neo di-plomati) anche nelle forme della so-stituzione per maternità e del lavo-ro stagionale oppure da un contrat-to dello stesso tipo, ma con possi-bilità di assunzione a tempo inde-

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terminato, «due modalità presentinella stessa quantità» come speci-fica il responsabile dell’agenzia la-riana.Impossibile, ancora una volta, defi-nire la durata media del rapporto dilavoro: va da pochi mesi all’ambitotempo indeterminato. Con una ter-za possibilità: lo staff leasing, ov-vero la formula con la quale si di-venta dipendenti a tempo indeter-minato dell’agenzia interinale, cheapplica i contratti collettivi del set-tore in cui viene impiegato il lavo-ratore. E l’offerta non viene maimeno, anzi...«Siamo aperti dal 2001 – dichiara ilreferente dell’ufficio comasco diGénérale Industrielle – e posso direche c’è sempre stata una costantecrescita. Abbiamo un’utenza varie-gata, qualsiasi lavoratore in cercadi un’occupazione si rivolge a noi,così come qualsiasi tipo di aziendacon qualche differenza a seconda deiperiodi. Ma anche la stagionalitànon è più un elemento saliente del-la ricerca e della domanda di lavo-ro» continua l’impiegato. Tutte lesettimane qui passano circa centopersone, tra le quali almeno il cin-quanta per cento di origine extra-comunitaria. Di questi cento lavo-ratori inoccupati il 10 per cento tro-va un posto di lavoro. E di questidieci valorosi il 60 per cento vieneassunto a tempo indeterminato. Sela matematica non inganna, dunque,la stima è di sei lavoratori su centoassunti con contratti a tempo inde-terminato secondo il responsabile diGénérale Industrielle cittadina.La passeggiata tra le agenzie conti-nua, ma il risultato non cambia.«Nonostante il periodo economicosfavorevole a noi va piuttosto bene– affermano i responsabili della fi-liale comasca di Creyf’s – e da quan-do siamo aperti abbiamo registratouna certa crescita». L’universo in-terinale sembra omologato: «Faccia-mo tra i venti e i cinquanta colloquial giorno dei quali il trenta per cen-to con extracomunitari e uno stes-so numero con donne». Ma anchein questo caso «purtroppo pochis-simi vanno a buon fine e di questiquasi la metà ottiene un contrattoa tempo indeterminato».

CV RXV_kZVSfogliando le Pagine gialle inprovincia di Como si trovano ben 33indirizzi di Società di lavorotemporaneo, delle quali 15 a Como,tutte in centro città in posizionestrategica, 8 a Erba, 3 a MarianoComense, 2 a Cantù e Fino Mornascoe 1 rispettivamente a Canzo,Lomazzo e Villa Guardia. La societàpiù presente è la multinazionaleAdecco con ben 6 filiali

Riz service soc.coop. r.l., via DomenicoVandelli 20, 22100 Como.Worknet Spa, via Cadorna 7, 22100Como.Clm soc. coop., via del Lavoro 8, 22100Como.Adecco Società di fornitura di lavorotemporaneo Spa, via Milano 32/34,22100 Como.Creyf’S Spa società di fornitura lavoro,via Milano 280, 22100 Como.Generale Industrielle Italia Spa Societàdi lavoro temporaneo, via Milano 70,22100 Como.Kelly Services Società di fornitura dilavoro temporaneo Spa, via ArmandoDiaz 37, 22100 Como.Metis Società di fornitura di lavorotemporaneo per azioni, via Rezzonico 4,22100 Como.Obiettivo Lavoro Società di lavorotemporaneo per azioni, via Milano 277,22100 Como.Quanta Spa Società di fornitura di lavorotemporaneo, piazza Alessandro Volta 31,22100 Como.Randstad Italia Società di fornitura dilavoro temporaneo Spa, via GiorgioGiulini 23, 22100 Como.Risorse Società per la fornitura di lavorotemporaneo Spa, via Morazzone 14,22100 Como.Start Società di fornitura di lavorotemporaneo Srl, via Paolo Giovio 5,22100 Como.Temporary Società di fornitura di lavorotemporaneo Spa, via Bernardino Luini13, 22100 Como.Vedior Lavoro Temporaneo Spa, viaArmando Diaz 36, 22100 Como.

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Che ripercussioni sta avendo suidocenti precari di Como e provinciail decreto legge ministeriale delloscorso giugno?Sono stati coperti poco meno dellametà dei posti vacanti d’organico equesto significa che un’altra grossafascia di personale non sarà immes-sa in ruolo pur essendoci le dispo-nibilità.

Dai dati del Ministero per la provin-cia di Como per l’anno scolastico2004-05 risulta che i contratti a tem-po determinato annuale sono stati270, mentre quelli a tempo determi-nato fino al termine delle attivitàscolastiche 979. Ciò significa che traquelli che usufruiscono di contrattia tempo determinato, escludendo lesupplenze brevi, più del 78 per cen-to lavora solo fino al termine dellelezioni.Questi posti sono dati su assegna-zioni provvisorie e utilizzazioni, sutitolari che magari cambiano pro-

vincia e liberano quindi dei posti.Sono nomine fino al 30 di giugno enon fino al 31 di agosto perché ilMinistero paga i mesi estivi solo alpersonale di ruolo. Ci sono poi tuttii posti di sostegno in deroga e tut-te le cattedre richieste dall’organi-co di fatto. La stragrande maggio-ranza dei precari è quindi nominatasu questi 900 posti e oltre.

È dunque questa la sostanziale dif-ferenza tra organico di diritto ed or-ganico di fatto...L’organico di diritto comprende iposti autorizzati dal Ministero perl’anno scolastico: la distinzione èimportante perché è sull’organico didiritto che si calcolano le immissioniin ruolo possibili.Una delle nostre proposte, che disicuro non passerà perché portereb-be ad un aumento di spesa, è quel-la di nominare i precari anche sul-l’organico di fatto. In questo modosaremmo in grado di aumentare, o

perlomeno di equilibrare, le immis-sioni in ruolo.Utilizzando l’organico di diritto, inoccasione delle ultime immissioni inruolo è stata premiata la scuola pri-maria a svantaggio degli altri ordi-ni. Nella scuola media di primo esecondo grado sono invece stateeffettuate grosse riduzioni. E le ci-fre lo dimostrano: nelle elementarici sono state 122 assunzioni più 23di sostegno, cioè 145 posti, met-tendo insieme le immissioni nellasecondaria di primo e di secondogrado non si arriva a quella cifra.

Ma questo tipo di precariato come siripercuote sulla carriera del docen-te?Se il docente riesce ad entrare inruolo, c’è un meccanismo che gliconsente di avere l’adeguamentostipendiale in rapporto agli anni diservizio prestati e il riscatto dalpunto di vista pensionistico. La que-stione è quando, come e perché pas-

In provincia di Como nell’annoscolastico 2004-2005 i precari sonostati 1249, più del 19 per cento deltotale dei docenti. La stragrandemaggioranza di questi, ben il 78,38per cento, ha lavorato con contrattifino al termine delle lezioni, per laprecisione al 30 giugno 2005. Unaparte di loro ha “beneficiato” deldecreto legge del 24 giugno con cuisono stati immessi in ruolo 35 miladocenti. Angelo Cassani, segretarioprovinciale dello Snals (SindacatoNazionale Autonomo LavoratoriScuola) di Como, commenta lasituazione dopo le immissioni in ruolodell’estate | Supplenti persempre TATIANA CERUTI

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sa di ruolo. Per alcune discipline lasperanza è minima: ci sono gradua-torie molto affollate come quella dieducazione artistica o di educazio-ne fisica nelle quali in prima fasciavi sono docenti che hanno già qua-si cinquant’anni e ancora aspetta-no l’immissione in ruolo.

Ma i giovani che escono dalla scuo-la di specializzazione che futuro han-no?Si iscrivono in coda agli altri, peresempio nella terza fascia di edu-cazione fisica dove ci sono già 125persone quindi, in teoria, per as-sorbire queste persone si dovreb-bero avere 250 posti disponibili,metà per il concorso, metà per lagraduatoria permanente.

Cosa succederebbe nel caso non riu-scissero ad entrare in ruolo?Hanno comunque la possibilità diottenere il pensionamento puravendo contratti a tempo determi-nato, però è chiaro che sono svan-taggiati perché la pensione vienecalcolata sullo stipendio da sup-plente.

Lo scorso 17 marzo insieme a FlcCgil, Cisl Scuola e Uil Scuola dellaRegione Lombardia avevate denun-

ciato i pesanti tagli agli organicidella scuola lombarda per l’anno sco-lastico 2005-2006, in particolarenella scuola primaria, chiedendo unaumento dei posti. La situazione siè risolta?No, non si è risolto assolutamenteniente. Abbiamo recuperato unaparte minima che è andata sul so-stegno, ottenendo forse una picco-la parte di posti come progetti perl’integrazione degli alunni stranie-ri, ma sulle cattedre non bbiamorecuperato niente.

L’uscita di personale dalla scuolapotrà risolvere in parte il problema?L’unica speranza è che i pensiona-menti che si potrebbero verificaretra il 2006 e il 2007 consentano unanuova assunzione di personale, maoggi non si è in grado di ipotizzarecifre. Le cattedre lasciate libere daidocenti che se ne andranno in pen-sione rientrano in organico di di-ritto, ma a condizione che l’ammi-nistrazione non le cancelli di voltain volta e l’anno scorso è successoproprio questo. La logica è quelladel contenimento in vista di unariforma che secondo il Ministero do-vrebbe mettere la situazione inequilibrio. Ma attualmente i datisono solo questi.

Guardando questi dati colpisce l’in-sensibilità dei governi verso il pre-cariato della scuola.Il guaio è che il problema dei pre-cari è andato sempre più aggravan-dosi. Una volta questi costituivanouna fascia di docenti che aveva lasperanza, di volta in volta, di en-trare in ruolo. Oggi la sorte dei pre-cari viaggia su un doppio binario el’attribuzione dei posti, già limita-ta, avviene con due percorsi: da unaparte il concorso, dall’altra, la gra-duatoria permanente dei precaristorici.In alcuni casi anche il concorso èperò storico perché per esempio undocente di educazione fisica che èstato appena immesso in ruolo ap-partiene alla selezione fatta nel1990, ben quindici anni fa!E in provincia di Como ci sono gra-duatorie come quella di educazio-ne tecnica nelle quali chi è in listaha solo una minima speranza di pas-sare in ruolo dal momento che inquesta classe di concorso ci sonoancora ben venti docenti in esube-ro. Questo significa che il primo del-l’elenco sarà forse assunto fra diecianni. È una situazione critica pro-prio perché si è cristallizzata. Cosapossiamo dire noi a queste perso-ne? Onestamente non so…

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Le offerte di acquisto a rate simoltiplicano di giorno in giorno inmolti punti vendita della provincia:dalla Expert al Bennet, fino ai nego-zi di ottica o alle agenzie di viaggio.Nella maggior parte dei casi, però,per ottenere un finanziamento biso-gna presentare la busta paga e di-mostrare di avere un lavoro che co-pra almeno il tempo previsto per ilpagamento delle rate.Un precario a Como, ad esempio, puòottenere al Bennet di Montano Luci-no un pagamento dilazionato perimporti superiori ai 250 euro solo seha già sei mesi di lavoro continuati-vo con lo stesso datore di lavoro ese il contratto copre il tempo previ-sto dalle rate. Alla libreria Einaudi divia Carducci a Como va invece me-glio: è possibile avere prestiti dai 250ai 350 euro sull’acquisto dei libri sen-za che sia richiesta la busta paga oun contratto di lavoro a tempo inde-terminato. All’ottica Salmoiraghi eViganò in via Adamo del Pero è ri-chiesto il cedolino dello stipendio eun lavoratore precario può anche ot-tenere un finanziamento, dipendeperò dall’importo e dalla durata del-le rate. Per chi non ha un lavoro fis-so sarà più difficile pagare a rate allaExpert in viale Lecco perché sononecessari minimo un anno di lavorogià svolto ed un contratto a tempoindeterminato. Per fare acquisti a rateda Longoni sport a Montano Lucinoè richiesta la busta paga solo perimporti superiori a mille euro. Nelcaso in cui un lavoratore precario vo-lesse la carta di credito, alle Postegli sarà chiesto un reddito di circa10mila euro annui e possibilmenteun contratto a tempo determinato.Se poi un precario decide di compra-re casa può ottenere un mutuo dallabanca Sanpaolo solo se ha un garan-te, mentre la Banca di Roma propo-ne soluzioni specifiche per i giova-ni: possono avere un prestito se han-no un contratto di lavoro a tempodeterminato, ma devono aver lavo-rato trenta mesi, anche non conti-nuativi, negli ultimi tre anni.

Dalla lavatrice ad un nuovo paio di occhiali,dagli sci per una indimenticabile settimanabianca alla prima casa… Tra le grandi e piccoledifficoltà che rendono incerto il futuro di unlavoratore precario c’è spesso anche lamancanza di credito e dunque l’impossibilità diutilizzare finanziamenti o pagamentidilazionati | Compro anch’io? No, tu no!

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|Preghiere senza dirittiPrecario ha come sinonimi in italiano temporaneo, instabile, incerto, prov-visorio, deriva dall’aggettivo latino precarius, cioè “ottenuto in seguito a pre-ghiere e quindi non garantito da nessun diritto”, è una forma ricalcata sulsostantivo femminile della terza declinazione prex, precis, preghiera. È giuntoalla lingua italiana per via dotta e appartiene alla stessa famiglia linguistica dipreghiera, prece, pregare, della formula di cortesia prego, cioè “ti prego di nonringraziarmi perché non c’è nessun motivo per farlo” e del sostantivo di omeri-ca memoria proci, cioè “pretendenti che chiedono la mano di una donna”.Secondo il Dizionario etimologico della lingua italiana di Manlio Cortellazzo ePaolo Zolli la prima attestazione di questa voce risalirebbe al 1656-1657 inun’opera di S. Pallavicino.

|Forzati a progettoUn osservatorio privilegiato dei cambiamenti in atto nel panorama dellavoro comasco è l’Associazione Lavoratori Atipici Interinali della Cisl cheogni giorno affronta sul campo le problematiche poste dalle nuove forme dioccupazione legate alla flessibilità come spiega il presidente Gianmarco Gi-lardoni.Le agenzie di lavoro temporaneo hanno ormai assorbito la funzione preceden-temente svolta dagli uffici di collocamento pubblico. È quindi cambiato an-che il nostro compito come sindacato: nell’incontro della domanda e dellaofferta controlliamo i due passaggi contrattuali che caratterizzano il lavorosomministrato dalle agenzie. Il primo passaggio è quello del Contratto Collet-tivo Nazionale di Lavoro per la Categoria delle Imprese Fornitrici di LavoroTemporaneo, in un secondo documento stipulato col datore di lavoro vengonopoi esplicitate le richieste e le garanzie del lavoratore in particolare sullaretribuzione e gli orari.E se sono molti i giovani che fanno ricorso al lavoro precario questo significasolo che non hanno altre possibilità perché al contrario di quanto si vuolefare credere non sono certo soddisfatti di non potere neppure accedere ad unmutuo o di pensare a costruirsi un futuro sicuro.Le garanzie lavorative di una volta, quelle che esistevano prima della legge30, sono diventate un miraggio non solo per i giovani lavoratori, ma ancheper chi dopo la pensione ha deciso di continuare a lavorare non riuscendo adarrivare a fine mese: la maggior parte degli anziani oggi lavora con contrattia progetto.Queste forme di lavoro atipiche non hanno neppure ridotto la disoccupazio-ne: spesso i precari lavorano meno di sei mesi in un anno e guadagnano unacifra inferiore ai 7.500 euro annui, situazione che permette loro di rimanereiscritti al Centro per l’impiego.Per le donne le cose vanno anche peggio: una delle cause maggiori delladisoccupazione femminile è la difficoltà nell’ottenimento del part time, veraforma di lavoro flessibile che permette alle donne di occuparsi della famigliae di non abbandonare l’occupazione.Il lavoro precario infine risulta anche più rischioso: secondo i dati fornitidall’Inail crescono gli infortuni per i lavoratori atipici rispetto a quelli tradi-zionali. Le cause? Un approccio psicologico più disinvolto da parte di personepoco motivate e impegnate in lavori che percepiscono come transitori e so-prattutto la scarsa formazione praticata dai datori di lavoro in evidente viola-zione della legge 626. [M. C.]

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|Buona occasioneIl nuovo tipo di precariato come interessante opportunità di lavoro è la tesidi Giuseppe Contino, responsabile sindacale dell’Apa (Associazione Piccoli Arti-giani) di Como.«Analizzando i dati relativi al periodo successivo all’entrata in vigore dellalegge 30 si riscontrano una maggior flessibilità nei rapporti di lavoro nelleforme del part-time e del lavoro intermittente, non una precarizzazione dellavoratore» chiarisce il rappresentante dell’Apa.«Si tratta in particolare di occasioni per i giovani – continua Contino – sebbe-ne manchino ancora precise indicazioni per l’applicazione puntuale della nuovanormativa per esempio per quanto riguarda quelle che erano le collaborazionicoordinate continuative in sensibile calo nelle piccole industrie artigiane laria-ne e spesso convertite in part-time».Secondo Contino, le nuove possibilità offerte dalle norme sul lavoro atipicoporteranno anche ossigeno al tessile lariano in crisi per mezzo di contrattid’inserimento, flessibilità del part-time e sensibili agevolazioni per le imprese.E i lavoratori? «Oggi molti contratti co.co.co. sono stati tramutati in lavori aprogetto – spiega il rappresentante dell’Apa – e sono offerti a soggetti già inpossesso delle caratteristiche e dei requisiti che il datore di lavoro richiede. Icontratti a progetto sono un valore aggiunto, non si possono inscrivere nelprecariato. Inoltre si distanziano dagli apprendistati tipici delle piccole e me-die industrie in quanto non offrono formazione». [M. T.]

|Reddito socialeCon 11mila firme raccolte in tutta la Lombardia è stato depositato all’Uffi-cio di presidenza del Consiglio regionale il Progetto di legge di iniziativa popo-lare sul Diritto al reddito sociale.In otto articoli sono disposte misure per garantire la continuità del reddito edei versamenti previdenziali ai lavoratori, alle lavoratrici precari, ai disoccupa-ti e agli studenti residenti in Lombardia che non risiedono con i genitori per iquali è stabilito un reddito minimo netto individuale di 7.200 euro annui.Attraverso convenzioni con Province e Comuni sono inoltre previste agevola-zioni per l’utilizzo dei trasporti, per il diritto alla salute e alla casa, per lafruizione dei beni culturali e per l’accesso al credito.La copertura finanziaria degli interventi non graverebbe indistintamente sullafiscalità generale, ma dovrebbe avvalersi delle sanzioni a carico delle impreseche traggono profitto dalla fornitura e dall’utilizzo di lavoro precario, inadem-pienti rispetto alla legislazione vigente. Il Pdl è stato promosso da un largoschieramento di forze sociali e politiche raccolte nella Rete Regionale contro laPrecarietà e la Legge 30.

|Rapporto sui diritti globali 2005Venerdì 7 ottobre 2005 alle 20.45, nel salone della biblioteca comunaledi Como in Via Raimondi 6, si svolgerà la presentazione del volume Rapporto suidiritti globali 2005, edito da Ediesse. Saranno presenti i curatori Sergio Segio,Francesco Bellosi, Marco Lorenzini e il segretario Cgil di Como Amleto Luraghi.

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36 Senza pensarci troppo, al momento dell’apertu-ra, viene da dire: «Meglio comunque una mostra oggi,su Miró o su Picasso o su chicchessia, piuttosto cheniente». Poi, a battenti chiusi, che cosa resta? Nel casodi Picasso la risposta è facile: un buco di 600 mila euro(e non sono pochi!). Nel caso di Miró nemmeno quello.Buon ultimo nella lunga schiera degli amanti dell’effi-mero, ormai fuori tempo massimo, è arrivato anche ilComune di Como che ha deciso di puntare tutto sui

“grandi eventi” convinto di “fare audience”. Ahinoi, nonsempre i risultati sono all’altezza delle speranze, so-prattutto quando i “grandi eventi” non sono supportatida un adeguato progetto.E così, cacciata dalla porta, rientra dalla finestra unaquestione che sembra non sfiorare il Comune di Como:il problema delle strutture. Sia chiaro: proporre mostre,esposizioni, convegni o altri “eventi” circoscritti neltempo e nello spazio è un modo assodato di fare cultu-

Qualche riflessione su un problema che rischia di

penalizzare la cultura locale, proprio quando ormai tutti

sono convinti che la fruizione culturale è un buon

indicatore della qualità della vita e della ricchezza di una

popolazione | Meglio un evento ouna struttura? Cosa costa dipiù? FABIO CANI

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ra, che riesce a produrre esiti positivi e di lunga durata(un esempio significativo è nell’esperienza di Lugano,che proponiamo in un’intervista a Marco Franciolli, di-rettore del Museo Cantonale d’Arte) se si inserisce inprogetti organici e – soprattutto – se si preoccupa dilasciare dopo di sé la valorizzazione delle strutture esi-stenti, in termini di patrimonio espositivo o di abitudi-ne alla fruizione culturale o di competenze professio-nali. Niente di tutto ciò, per Como: le proposte esposi-tive non hanno mostrato fino ad ora alcun rapportocon il patrimonio cittadino (che pure non è così poverocome troppo spesso si sente ripetere), non hanno crea-to abitudine (poiché rivolte a luoghi fuori dai circuiticulturali), né hanno fatto crescere gli uffici culturalicittadini (da troppi anni abbandonati a se stessi). Peg-gio: i cosiddetti “eventi” hanno assorbito la maggiorparte delle poche risorse finanziarie disponibili, lascian-do quasi completamente sguarnite quelle istituzioni chepure in anni non troppo lontani erano considerate unfiore all’occhiello della città. I musei e – soprattutto –la biblioteca comunale rischiano di pagare duramentenei prossimi anni le falle che si aprono in questo peri-odo: personale ridotto al minimo, servizi al limite delcollasso, collezioni non più al passo con i tempi.«Le strutture non sono un problema» ha pubblicamentedichiarato l’assessore comunale alla Cultura Sergio Gaddi.Lo sono talmente poco che la soluzione potrebbe trabreve risultare semplicissima: niente più strutture.Il bilancio preventivo di Picasso assommava a 1 milio-ne 800mila euro, detratto l’ammanco finale di 600milaeuro, resta pur sempre 1 milione 200mila euro. Si pote-va forse spendere meglio.

Speriamo che risultino meglio investiti i 15 milioni800mila euro di budget dell’Aqst intitolato ai “MagistriComacini” e indirizzato al territorio del Centro lago.L’Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale, firmato il 31gennaio scorso tra una ventina di soggetti, pubblici eprivati, tra cui in prima fila Regione Lombardia, Provin-cia di Como, Unione dei Comuni della Tremezzina e Fon-dazione Cariplo, intende promuovere un turismo soste-nibile intorno al patrimonio di arte e di storia che ide-almente si ricollega all’opera degli artigiani-artisti chetra Medioevo e Novecento hanno reso famosa la regio-ne dei laghi. Da quello che si è potuto trarre dalla pre-sentazione proposta nell’ambito di Parolario il 30 ago-sto scorso le intenzioni sembrano indirizzate in modocorretto: valorizzazione del patrimonio storico, raffor-zamento delle strutture e delle competenze già esistentiin loco, rispetto dell’ambiente. La prova dei fatti si avrànei prossimi mesi: fino ad ora, nella fase di progetta-zione, il lavoro è proceduto speditamente (meno di 16mesi); da qui in avanti gli obiettivi vanno praticati e –visto che il progetto è rivolto allo sviluppo del territo-rio – anche pubblicamente giudicati.È stato giustamente ripetuto durante la presentazioneche la fruizione culturale è un buon indicatore dellaqualità della vita, purché ci si ricordi che la vita nondura solo lo spazio di una mostra o di una vacanza.

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L’attività culturale di Lugano è spesso portataad esempio di cosa e di come si potrebbe fare anche aComo: è quindi importante capire dall’interno quali sonole logiche e gli obiettivi delle istituzioni culturali d’ol-tre frontiera. Un testimone importante è Marco Fran-ciolli, direttore del Museo Cantonale d’Arte di Lugano,una istituzione fondamentale nel panorama ticinese cheda diciotto anni si occupa principalmente di arte con-temporanea. A lui abbiamo chiesto un quadro sinteticodella situazione.

Il Museo Cantonale d’Arte nasce nel 1987: dopo quasivent’anni di attività che bilancio può trarne?Sicuramente un bilancio positivo, in particolare in rela-zione alle motivazioni che hanno portato all’aperturadel museo: si trattava da un lato di garantire la conser-vazione del patrimonio artistico e la necessità di incre-mentare il suo studio, dall’altro di diffondere la culturaartistica nella nostra regione. Dopo vent’anni si puòaffermare che il museo ha svolto un’attività molto in-tensa su diversi livelli e si è saputo inserire nel circuitodei principali musei svizzeri pur mantenendo una suaidentità e una sua fisionomia definita.

Qual è il profilo del museo?È quello di un museo d’arte che focalizza principalmen-te la sua attenzione sugli sviluppi del moderno fino allacontemporaneità con una collezione incentrata preva-lentemente sul XIX e XX secolo e un corpus importanteinerente all’arte contemporanea.

Quali sono i punti di forza e come si è sviluppata la lineaculturale del museo?Un punto di forza è sicuramente legato alla scelta ini-ziale dell’impostazione museografica, incentrata sulla

scientificità dei progetti e sulla qualità dei contenutipiuttosto che sulla spettacolarizazione delle proposte.È stata una scelta forse penalizzante rispetto a chi pri-vilegia l’aspetto mediatico, ma si è rivelata adeguataper un’istituzione giovane come il Museo Cantonale esarà quindi proiettata anche verso il futuro. La lineaculturale dipende da questa scelta: ad esempio non ven-gono sviluppati progetti di esposizioni se non sussisto-no spazi per un allargamento nella ricerca rispetto adun argomento o ad un determinato artista.

Che ruolo gioca il Museo Cantonale d’Arte nell’ambitodella politica culturale del Cantone Ticino e tra i tantimusei d’arte presenti? Esiste una sorta di coordinamen-to?Il Museo Cantonale d’Arte è l’istituto che rappresental’impegno maggiore dello Stato nel campo dell’arte.Svolge quindi da un lato il ruolo di custode del patri-monio e dall’altro quello di referente sul territorio. Nel-la nostra regione manca una politica culturale all’inter-no della quale sia possibile iscrivere in modo ragionatoed efficace le strutture culturali di base, come i musei,le università, le biblioteche e gli archivi. Negli annipassati sono stati compiuti sforzi per riunire i respon-sabili dei vari istituti e per dibattere sui problemi chepossono essere condivisi, ad esempio quelli della co-municazione e dell’informazione. Attualmente si staconsiderando l’opportunità di accentuare lo sviluppo diuna politica culturale che comprenda tutti gli istituticulturali e non solo i musei. Questo aiuterebbe anche afar fronte alle difficoltà evidenti del momento attuale.È sicuramente positivo il fatto che si stia sviluppandouna volontà politica propensa ad avviare una vera poli-tica culturale regionale. Personalmente, però, ritengoche bisognerà prestare molta attenzione per evitare una

Arte contemporanea per il grande pubblico e per gli addetti

ai lavori, senza spettacolarizzazione inutile, ma con la vo-

glia di mostrare e di farsi vedere: a Lugano si può. Ne parlia-

mo con Marco Franciolli, direttore del Museo Cantonale d’Ar-

te | Esempio museale BETTINA DELLA CASA

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strutturazione di controllo e non limitare l’indispensa-bile autonomia degli istituti.

Il Cantone Ticino dispone di un’organicità sul piano delsostegno e della promozione dell’arte e degli artisti chele città italiane confinanti come Varese e Como non pos-sono vantare. Secondo lei, la situazione ticinese può porsicome modello e può creare nuove relazioni con le cittàvicine?I modelli di politica culturale devono svilupparsi pro-prio nelle relazioni con una realtà data e, confrontandole varie situazioni, spiccano le diverse esigenze. Sicu-ramente la natura stessa della Confederazione Elveticaha prodotto effetti positivi nello sviluppo di strategiedi sostegno specifiche per l’arte e per gli artisti gene-rando strutture per la promozione delle attività artisti-che culturali. Queste rispondono attivamente ai biso-gni ed alle aspettative degli artisti nella nostra regio-ne. Si potrebbe fare di più, ma rispetto alla nostra real-tà la si può considerare una politica efficace.Certo, nella programmazione del nostro museo si tieneconto dell’Italia: siamo collocati in un punto di snodotra Svizzera e Italia e sicuramente il fatto che nelleregioni di frontiera vi siano poche strutture forti ci por-ta a godere di una maggiore attenzione da parte delpubblico italiano. Ma le relazioni sono ancora sporadi-che, si limitano ad uno scambio a livello degli artisti edel pubblico e tra gli istituti vi è una collaborazionesolo nel caso di opportunità precise.

Quali sono le prospettive per l’immediato futuro?Proseguire nel lavoro... Si sta lavorando particolarmen-te per il 2007, data simbolica per l’istituto poiché ri-corrono i venti anni dalla sua apertura. Ci stiamo impe-gnando quindi sulla collezione, un’identità in divenire,ma anche su esposizioni accessibili ad un vasto pubbli-co e al contempo in grado di rispondere alle attesedegli addetti ai lavori. Al momento sono in cantieredue proposte: L’immagine del vuoto prevista per il 2006analizza il tema dell’immateriale negli anni Sessantacon artisti quali Yves Klein, Fontana, Manzoni, Castel-lani ecc., mentre Rear Window prevista per il 2007 af-fronta il tema della finestra dell’atelier dell’artista comepunto di vista privilegiato, con opere di protagonistidel XX secolo quali Matisse, Gauguin, Magritte e moltialtri.

In presenza di una profonda crisi economica come sonomutate le priorità e le scelte del Museo?La riduzione sensibile delle risorse ha sicuramente pro-dotto degli effetti inducendo a riflettere su ogni aspet-to dell’attività per individuare dove sono possibili mar-gini di risparmio, senza tuttavia rinunciare alle esigen-ze prioritarie dell’istituto: la biblioteca o la didattica,ad esempio, sono elementi che concorrono a definire ilmuseo come macchina culturale a disposizione del pub-blico e che ribadiscono quindi il nostro ruolo d’istitutopubblico. A queste non vogliamo rinunciare. In altriaspetti si riesce a contenere la spesa e a modificare in

questo senso le priorità. Per il momento non si è volutorinunciare, proprio in considerazione della giovane etàdell’istituto, ad un impegno nell’ambito delle pubblica-zioni inerenti alle esposizioni, mentre per quanto ri-guarda le collezioni, si sta lavorando con incisività sul-l’aspetto legato a donazioni e sostegni privati. Voglia-mo anche rivedere il sistema di gestione proprio delmuseo per poter fare fronte alle acquisizioni, che ne-cessitano fondi consistenti e oggi chiedere un aumentodi fondi è improponibile per questo ci si muove piutto-sto verso una modifica di legge che permetta una ge-stione strutturata su più anni. Lo stesso discorso valeper le esposizioni. La possibilità di poter pianificare supiù anni l’alternanza di mostre di grande impegno fi-nanziario ed intellettuale con altre più facilmente rea-lizzabili è una necessità indispensabile.

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La cartelletta di AlfonsoANTONIA BARONE

Erano ormai ore che le dita di Alfonso stringevano ner-vosamente il lembo della cartelletta, in certi momenti cosìviolentemente che le nocche diventavano bianche e tra-sparenti e sulla superficie lucida della copertina rimaneva-no impresse due larghe macchie scure.Il viaggio era stato lungo, ma tutto sommato non tropposcomodo sull’appiccicoso sedile di seconda classe del rapi-do Reggio – Milano. Poi la colorata confusione della Cen-trale, i marciapiedi dove si intrecciano vacanze e lontanan-ze. E infine l’arrivo a Como San Giovanni: sensazione diessere travolto dalla montagna incombente, mentre l’alto-parlante annuncia con la sua voce opaca che si tratta del-l’ultima fermata, poi c’è il confine di stato, per proseguireè necessario preparare i documenti.Documenti, a quella parola Alfonso trasale e per la millesi-ma volta da quando ha salutato sua madre ieri pomeriggiocontrolla freneticamente se nel portafoglio ci sono cartad’identità e codice fiscale.Incontro Alfonso al termine della lunga scalinata della sta-zione: mi guarda, poi cercando rassicurazione tocca la car-telletta, mi sorride e quasi con imbarazzo mi chiede infor-mazioni su come raggiungere Lazzago, che non compareneppure sulla piantina della città.Sto già riprendendo il mio cammino quando Alfonso mirichiama, un ultimo favore: è più bella Faloppio o Cadora-go?Domani è un giorno importante, Alfonso avrà la sua catte-dra di docente di scuola primaria a tempo indeterminato.Sarà il nuovo maestro di Ponte Lambro.

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testa verso sinistra come a sfidarlo.Il ragazzo ha la testa bassa e sop-pesa le parole che il barista ha pro-nunciato. Questa è la prima e l’ulti-ma volta se capita ancora non fartipiù vedere.Seguirà lo spirito del Concilio e leorme di papa Giovanni Paolo secon-do, continua la televisione mentreil cannoncino scompare tra la lin-gua e i denti del trench di mezzaetà.Un vestitino a fiori gialli con ma-glioncino aperto nero guarda condue occhi scuri il trench color pan-na che entra nel bar pasticceria Vec-chia Milano. Tutto bagnato e senzaombrello almeno ha il cappello. Unbell’uomo con un ridicolo imperme-abile.La televisione accesa recita, Jose-ph Ratzinger, 78 anni, è il nuovoPapa con il nome di Benedetto XVI.La giovane donna presumibilmentefilippina alza con interesse lo sguar-do verso la televisione sopra il latodestro del bancone del bar mentre

una tazza cade dalle mani di un ra-gazzo nord africano. Egiziano o tu-nisino. L’uomo di mezza età dentroil trench color panna prende un can-noncino dal piatto di vetro in cen-tro al tavolo rotondo di marmo po-sto nell’angolo più lontano dalla te-levisione.Questa è la prima e l’ultima volta secapita ancora non farti più vedere,recita una voce soffusa e acida cheesce da una giacca bianca alta. Iltrench color panna non si scompo-ne, soltanto un leggero movimentodella parte destra del labbro che siarcua all’insù.Un paio di mocassini neri si muovo-no insicuri da un tavolo di marmorotondo al bancone del bar pastic-ceria Vecchia Milano.La televisione accesa recita, Jose-ph Ratzinger, 78 anni, è il nuovoPapa con il nome di Benedetto XVI.La tazza bianca prima vacilla poirovina decisamente sulla predella dilegno dietro il bancone. Meno maleche non si è rotta pensa il giovanepaio di mocassini neri mentre unavoce acida si avvicina al suo orec-chio con un tono distorto.Seguirà lo spirito del Concilio e leorme di papa Giovanni Paolo secon-do, continua la televisione mentreil cannoncino scompare tra la lin-gua e i denti del trench di mezzaetà.Il ficus beniamino osserva quella li-turgia quotidiana e pensa al relati-vismo con umana comprensione enaturale benevolenza.

9VRX]V9VRX]V9VRX]V9VRX]V9VRX]VNAVIGAZIONIDARWINIANE

Beagle è il nome di una nave illustre chenegli anni ’30 di due secoli fa intrapreseun viaggio storico. Charles Darwin stava

cominciando ad elaborare i primirudimenti della sua teoria sulla origine

della specie proprio su quella nave, che,nella pronunzia inglese, richiama non

proprio vagamente, un’espressionecolorita e dissacrante in voga alle nostre

latitudini. Questa rubrica di narrativaprende a prestito quel nome per

trasportare qualche cattiveria, svelarestonature, scoprire nuovi orizzonti,

non dimenticare.

Relativismoliturgico

MARCO LORENZINI

19 aprile 2005 ore 17.13

Un trench color panna svolaz-za tra la porta di vetro e una grossapianta di ficus beniamino posta allato dell’ingresso del bar pasticce-ria Vecchia Milano. Un uomo di mez-za età capelli corti brizzolati ten-denti al grigio occhiali rotondi ecappello borsalino marrone si muo-ve a suo agio dentro il largo trenchsenza cintura. Un the molto caldoal gelsomino tre pasticcini e un bic-chiere di acqua naturale non di fri-gorifero. Subito signore quali pastic-cini desidera.La televisione accesa recita, Jose-ph Ratzinger, 78 anni, è il nuovoPapa con il nome di Benedetto XVI.Una diplomatica un cannoncino unbignè e mi porti anche due ciocco-latini alla cannella. Il vassoio d’ar-gento si avvicina al tavolo rotondodi marmo mentre una giovane don-na sud americana, presumibilmenteperuviana, commenta il suo tempolibero di badante con un’altra gio-vane donna, presumibilmente filip-pina. Gli sguardi delle giovani don-ne e del trench color panna si in-contrano nel momento in cui il can-noncino entra nella zona d’ombradella bocca dell’uomo. Oltre il ban-cone una giacca bianca magra e altarimprovera a bassa voce un ragazzonord africano. Egiziano o tunisino.Lo sguardo di sottécchi del baristaattraversa la sala da the e si posafurtivo sulle ginocchia leggermenteaperte della giovane donna sud ame-ricana che d’istinto avvicina le gam-be e piega impercettibilmente la

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|Hard boiled di ringhieraBRUNO PERLASCA

All’ombra della libreria Punto Einaudi di Como nasce la reazione al pur-gatorio degli autori in lista d’attesa, vessati da consulenti editoriali sordi al-l’azzardo della ricerca.Strappando di mano le armi al nemico e brandendole in chiave “rivoluzionaria”,geniali eversori dell’establishment rovesciano come un calzino il pensiero unicodei neo-con librari che recita: si investe su un titolo solo se è in grado dipagarsi da solo.La sigla lettoriEditori nasconde una sorta di cooperativa in cui un gruppo diaficionados di solide affezioni “adotta” uno scrittore misconosciuto e, preno-tando un certo numero di copie della sua opera, ne consente la stampa in unaconfezione di classica e sobria eleganza.Prima “cavia” di tale esperimento, fortemente voluto da Giovanni Turano e daiconiugi Cattaneo, colti da benefico trip luxemburghiano da “nuova repubblicadelle lettere” in lotta contro le ossificate istituzioni è, non a caso, il redivivoAntonio Tettamanti, eclettico flaneur over 50, già animatore culturale di radiolibere, pirotecnico sceneggiatore di fumetti nell’epoca d’oro a cavallo tra iSettanta e gli Ottanta (in questi giorni affettuosamente citato da Oscar Cosu-lich sulle pagine dell’Espresso come sagace collaboratore del disegnatore Lo-renzo Mattotti in mitiche versioni di Mark Twain già delizia dei collezionisti),qui recuperato in veste di romanziere con un testo para-hard-boiled di circavent’anni orsono.In questo psuedo-poliziesco in salsa meneghina e atmosfere scettico-alterna-tive l’alter ego dell’autore (tra parentesi uno dei comaschi più colti della suagenerazione, capace di spaziare dai Led Zeppelin a Wagner e da Orazio a Ellroypassando per il Novecento joyciano) si muove in una prima persona di saporechandleriano attraverso una fosca Milano di ringhiera mirabilmente restituita,in cui si dipanano sordide trame legate al mondo dello spaccio di paradisiartificiali in un clima di spaesamento di destini provinciali triturati dalla spie-tata metropoli e di sogni rivoluzionari svaniti all’alba del riflusso ideologicopost ’68 e ’77.Il protagonista, disincantato e lucido vivisettore di un coté reducista ironica-mente vissuto ai margini dell’industria culturale, è chiamato controvoglia, maspinto da un senso di lealtà insopprimibile, a indagare sulla morte per over-dose di due amici, sorretto dal variopinto contorno di un vecchio compagnomedico ex katanga, di un’affascinante sorellina borghese di una delle vittimecolta da incontrollabile frisson investigativo e di un improbabile e rozzo poli-ziotto “democratico”, in un susseguirsi di colpi di scena e quadri d’ambientesorretti da un ritmo ansioso e sincopato degno del miglior Boris Vian mixatocon un goccio di Scerbanenco post-moderno che si sia impossessato di Mar-lowe.Ma al di là della vicenda, in sé fintamente complicata, ciò che sorprende è laqualità della scrittura, originalissima e anticipatoria dei più convincenti esitidella nouvelle vague del noir oggi alla moda.Un concentrato prodigioso di trovate linguistiche, similitudini folgoranti e iro-niche, immagini di elegante e dolente icasticità, dialoghi incisivi e densi dipathos, riflessioni preziose e apparentemente svagate, atmosfere dilatate ecorrusche da cui spesso spunta inaspettato anche il fiore della poesia.Un vero gioiello che meritava di essere riscattato dal silenzio. LettoriEditori hafatto centro al primo colpo e che la grande editoria si mangi le mani.

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UNLIBRO

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Tettamanti

1983LettoriEditori s.l.

2005

pp. 260

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NodoLibri 2005pp. 208, 15 euro

Carla Bisi CastellaniLa casa di viaColomboTempo di guerra aMilanoA cura di GiulioGuderzoIbis 2005pp. 94, ill., 10 euro[ISBN 88-7164-167-1]

Richard F. BurtonL’Oriente islamicoNote antropologichealle Mille e una notteA cura di GraziellaMartinaIbis 2005pp. 220, 10 euro

Cesare Marco CalcanteEufonia eOnomatopeaInterpretazionidell’iconismonell’antichità classica[Biblioteca diAthenaeum Vol. 53]NewPress 2005pp. 168, 20,5 euro

Sabrina Campolongo,Eleonora Fontolan e al.Ore contateRaccontiIbis 2005pp. 158, 10 euro

Fabio Cani, RodolfoVaccarellaNesso. Il lavorodell’acquaL’insediamentourbano e gli opifici aforza idraulicaNodoLibri 2005pp. 128, 12 euro

Luigi Conti, MarioMascettiQuaderno botanicoLa flora comense:caratteristiche, nomicomuni e dialettali,tradizioni, curiositàProvincia di Como -NodoLibri 2005, pp.128

Angelo CurtoniNudo di cittàCesarenani 2005pp. 240, 12 euro

Dialetti e ricercaTradizioni e linguedella provincia diComoProvincia di Como -NodoLibri 2005,pp. 128

Carlo FerrarioAndata e ritornoRomanzoNodoLibri 2005pp. 240, 15 euro

Stuart Hall, FriedrichA. Kittler, DavidMcDougallAntropologia e mediaTecnologie, etnografiee critica culturaleA cura di MonicaFagioli, Sara ZambottiIbis 2005pp. 256, 19,5 euro

Linda HoganLa Donna Che VegliaSul MondoA cura di Paola CariniIbis 2005pp. 240, 16 euro

Alberto Longatti eLuciano Caramel

Rosa PalumboViaggio fotograficonell’insigne borgata.Torno – Lago di ComoEditoriale Lombarda2005pp. 80, ill., 20 euro

Marco PedraglioIl pensiero nel ventos.e. 20052 voll., ill., 55 euro

Flavia Tesio RomeroDue anni nel desertodel Ramma cura di GéraldineChatelardIbis 2005pp. 158, ill., 14 euro

Antonio Tettamanti1983LettoriEditori 2005pp. 260, 15 euro

Un giorno con... Vitain cittàA cura di GiuseppeGuinLa Provincia Editoriale2005pp. 248, ill.

Luciano Valle, ErmannoBonazzi e al.Ri-Abitare la TerraA cura di Luciano ValleIbis 2005pp. 224, ill., 12 euro

Ville e giardini delLago di Como. Villasand Gardens by LakeComofotografie di EnzoPifferiEnzo Pifferi Editore2005pp. 190, ill., 62 euro

TReR]`X`TReR]`X`TReR]`X`TReR]`X`TReR]`X`UVZ ]ZScZUVZ ]ZScZUVZ ]ZScZUVZ ]ZScZUVZ ]ZScZVUZeZ R :`^`VUZeZ R :`^`VUZeZ R :`^`VUZeZ R :`^`VUZeZ R :`^`_V] -++0_V] -++0_V] -++0_V] -++0_V] -++0GI@D8 G8IK<

Renzo Albonico,Adriano GiudiciAndavamo in vascaDominioni 2005pp. 144, 13 euro

Gianpaolo Angelini,Giuseppe RaimondiLa Cappella delCollegio Ghislieri diPaviaArchitettura edecorazioniIbis 2005pp. 98, ill., 12 euro

Atti ticinensi discienze della terraSerie Speciale -Volume 10NewPress 2005pp. 126, ill.

Ernesto Bettinelli,Paolo Corsini, EttoreDezza, Angelo Stella,Marina TesoroZanardelli: unafamiglia ghislerianaCarte inedite diGiuseppe eFerdinando Zanardellidonate al CollegioIbis 2005pp. 160, 15 euro

Ettore BianchiProverbi, modi di dire,poesie e indovinellinel dialetto del paesedi Capiago Intimiano[Cesarenani] 2005pp. 204

Raffaella Bianchi Riva,Elisabetta D’Amico,Matteo DominioniPier Amato PerrettaUn uomo in difesadella libertà

ArchipitturaInterrelazionifra le arti a Comonell’età delrazionalismoScritti di LucianoCaramel, CristinaCasero, Elena diRaddo, Mario di Salvo,Alberto Longatti,Stefano Pirovano,Ornella SelvafoltaCesarenani 2005pp. 108, ill., 10 euro

Bruno MagattiIl Tempio voltiano aComo. GuidaA cura di AlbertoLongattiCesarenani 2005pp. 96, ill., 7 euro

Antonello MarieniFederico Barbarossae la Battaglia diCarcano-TasseraPam 2005pp. 64, ill., 20 euro

Gerardo MonizzaDi grano anticoElogio dei Pizzoccheridi Teglio(In appendice: I vinidi Valtellina - a curadi Attilio Scotti)NodoLibri 2005pp. 144, ill., 0,5,12 euro

Francesco MuranoStoriadella luministicaLa messa inscena dellaluce da Erone adAppiaNewPress 2005pp. 80, ill., 12 euro

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tempi, sicuramente lafigura più eminente inquesto ambito traSettecento ed Ottocento.Le varie sezioni in cui siarticola l’itinerarioespositivo intendonodocumentare, secondo leindicazioni dei duecuratori Enrico Colle eFernando Mazzocca, lediverse fasi della suaattività presentando iprogetti delle decorazionirealizzate, i ritratti deisuoi committenti e degliartisti (architetti, pittoried altri ornatisti) con cuiha collaborato e altretestimonianze del gustoneoclassico ricollegabili aicantieri in cui Albertolli èstato decisivo con la suapresenza.Orari: 9-12 e 14-17,lunedì chiuso.Ingresso: Fr. 7/ euro 5;ridotti Fr. 5/ euro 3,50.Per informazioni:www.ti.ch/zuest.

| La cittàdei Dogiall’epoca diCanaletto eTiepoloCapolavori dell’incisioneda una collezione privataMuseo Cantonale d’Arte aLugano

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| Il trionfodell’ornato.GiocondoAlbertolli(1742-1839)Pinacoteca cantonaleGiovanni Züst a Rancate(Canton Ticino)Dal 16 settembre al 27novembre 2005

La Pinacoteca Züst diRancate prosegue nel suoprogetto di approfondire,valorizzare e divulgare gliaspetti più significatividella cultura artistica delCantone Ticino. Questamostra su GiocondoAlbertolli (Bedano 1742 –Milano 1839), che purrimanendo molto legatoalla sua patria d’origineha conseguito nella sualunga e fortunata carrierauna fama europea,propone un significativodialogo tra materialidiversi, in particolaredisegni, incisioni edipinti, per rievocare lostraordinario percorso diuno dei grandiprotagonisti delNeoclassicismo. Albertollisi può infatti considerareuno dei maggiori inventoried esecutori didecorazioni a stucco eoggetti d’arte di tutti i

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Dal 17 settembre 2005all’8 gennaio 2006

La mostra propone 150incisioni selezionate dauna collezione privata,straordinaria per coerenzae qualità, interamenteconsacrata alla stampanella Venezia delSettecento, momento dimassimo fulgore dell’artedell’incisione. Inesposizione capolavori diartisti quali Canaletto,Tiepolo, Bellotto,Carlevarijs, Marieschi,Ricci e Longhi e di nomimeno noti di pittori,architetti e scenografiattratti dal potereevocativo dellaSerenissima e altrettantocapaci di sollecitare lanostra attenzione.L’esposizione èaccompagnata da uncatalogo in due versioni,italiana e francese, co-edito dal Cabinet cantonaldes estampes del MuséeJenisch di Vevey, dalMuseo Cantonale d’Arte diLugano e da 5 ContinentsEditions di Milano (Fr. 37,euro 25) con i testiintroduttivi di PascalGriener, Nicole Minder eMarco Franciolli e unsaggio diapprofondimento diAntonia Nessi.Orari: martedì 14-17, damercoledì a domenica 10-17, lunedì chiuso.Ingresso: Fr. 10/ euro 7,AVS, studenti, gruppi Fr.7/ euro 5.

proposta dal TeatroArtigiano diretto da SergioPorro, guiderà il pubblicoattraverso via Matteotti,piazza Garibaldi, via Dantee via Cimarosa, allaMadonnina venerdì 23settembre alle 21 per lapresentazione alla cittàdei restauri degli affreschie dell’oratorio.Orari: da martedì adomenica 9.30-12.30 e15-19, lunedì chiuso.Ingresso libero.

| Filophilo2005miniartextilcomoComo, sedi varie24 settembre – 29 ottobre2005

Miniartextil, rassegnainternazionale di artecontemporanea, giuntaalla sua quindicesimaedizione, inaugura sabato24 settembre “Filophilo”2005miniartextilcomo,con la partecipazione diartisti provenienti datutto il mondo.La rassegna, a cura diLuciano Caramel, è ideatadall’Associazione culturaleArte&Arte - NazzarenaBortolaso e Mimmo Totaro– presenta nell’ex chiesadi S. Francesco 56minitessili selezionatidalla giuria, 9installazioni dia rtisti“storici e 11 di artistilegati alla ricerca

| I restauridellaMadonninadi SanPaoloPresentazione degli affre-schi dell’oratorio della Be-ata VergineNell’ambito di CantùArteCorte San Rocco in viaMatteotti 39/A a CantùDal 23 settembre al 19ottobre 2005

La città di Cantù ritrovauno dei suoi luoghi d’artepiù significativi: l’oratoriodella Beata Vergine, notoanche con il nome diMadonnina di San Paolo.Una mostra allestita allacorte San Rocco illustra irestauri degli affreschidella chiesetta, che inalcuni periodi storici hasvolto anche la funzionedi battistero della basilicaprepositurale di SanPaolo. In occasionedell’inaugurazione èprevista anche lapresentazione del volumesulla Madonnina realizzatodall’Associazione Amici deiMusei a cura di StefanoDella Torre e con ilcoordinamento di RiccardoArbizzoni, GiancarloMontorfano e Luigi Vaghi.Quintet in resurrection,un’azione scenica in formadi sacra rappresentazione

contemporanea. Ilpercorso espositivo dioltre 100 opere si snodapoi in diverse sedi eattraversa tutta la città:chiostrino di S. Eufemia(3 installazioni), spazio ‘latessitura’ Mantero (24opere selezionate dipiccole dimensioni dellaCollezione Bortolaso-Totaro), Galleria MillyPozzi, Galleria RobertaLietti, Municipio (unainstallazione), sede dellaProvincia (unainstallazione), sedeterritoriale della RegioneLombardia (unainstallazione), UnioneIndustriali (unainstallazione), Camera diCommercio (unainstallazione) e Museodidattico della Seta(mostra di RuthGuggenheim Nivola).Anche quest’anno, comel’anno scorso, sarannoassegnati il “PremioAntonio Ratti” al migliorlavoro di piccoledimensioni e il “PremioMantero” alla miglioreopera realizzata conmateriali di recupero.Orari: da martedì adomenica 11-18; chiuso illunedì. Ingresso libero.Inaugurazione: sabato 24settembre 2005. ore 11,ex chiesa di S. FrancescoCatalogo: Cesarenani,Como

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| FamilyPicturesFotografia contemporaneae video dalla collezionedel Guggenheim Museumdi New YorkGalleria Gottardo, vialeStefano Franscini aLuganoDal 28 settembre al 23dicembre 2005

La fotografia è da semprestata utilizzata perpreservare il ricordo diun’infanzia fugace e perfissare importantimomenti familiari. Moltiartisti contemporaneiesplorano oggi il tema delritratto di famigliacercando però di catturareun’immagine più sfumatadelle dinamiche familiari edell’innocenzadell’infanzia. GalleriaGottardo, una fondazioneper la cultura della Bancadel Gottardo, presenta a

17, lunedì chiuso.Ingresso libero.Per informazioni:www.galleria-gottardo.org.

| BiennaleinternazionaledelmerlettoVII edizione, nell’ambitodi CantùArteGalleria del Design edell’Arredamento, viaBorgognone 12 e corteSan Rocco, via Matteotti39/A a CantùDal 16 al 30 ottobre 2005

Merletti e mobili come“mondi paralleli” di uncomune ambito diapplicazione, l’arredo e ladecorazione della casa. Inqualità di disciplineartistiche o espressioni diarte applicata risentonopiù o meno sensibilmentedei mutamenti del gusto,del variare delle mode, delclima sociale e culturalefondendo il delicato, macruciale rapporto tra ildisegno e il progetto, trail prodotto e il modellopassando dalla copia deglistili storici frutto di unvirtuosismo artigiano aduna dimensione piùinnovativa che si avvaledella collaborazione difigure professionali oartisti.Orari: da lunedì a venerdì10 – 18, sabato edomenica 10 - 22.

partire dal 28 settembreun’esposizione realizzatacon opere appartenentialla collezione video efotografica delGuggenheim Museum diNew York e curata daJennifer Blessingproponendo lavori diartisti contemporanei difama internazionale qualiJanine Antoni, GregoryCrewdson, Rineke Dijkstra,Anna Gaskell, Loretta Lux,Sally Mann, RobertMapplethorpe, CatherineOpie, Thomas Struth,Gillian Wearing, e altriancora.Concepita come un albumfotografico gigante, lamostra Family Picturespresenta lavori di artistiche esplorano il tema delritratto di famiglia e,soprattutto, del ritrattodell’infanzia, indagandoconcetti e luoghi comuniche ruotano intorno aquesto argomento.Orari: martedì 14 -17,damercoledì a domenica 11 -

Ingresso libero.Inaugurazione domenica16 ottobre 2005 alle10.30.

| Mostra dimerlettineri dellacollezionedi RitaBargnaVeli da sposa. Merlettineri della nostra terra edoti da sposa. Merlettidelle dame di cortenell’ambito di CantùArteConsorzio EsposizioneMobili, via Ginevrina daFossano 18 a CantùDal 16 ottobre al 7novembre 2005

Dopo l’apprezzata mostradedicata ai merlettibianchi, torna nellaprestigiosa sede del Cemla collezione di preziosetrine e di merletti di RitaBargna. Il motivoconduttore del nuovoallestimento, propostodalla Associazione Merlettid’Arte, è il tema della doteda sposa. Saranno espostipezzi rari di una raccoltamolto qualificata anche perla raffinatezza delle scelte.Orari: tutti i giorni 10 -12.30 e 14.30 - 19.Ingresso libero.Inaugurazione domenica16 ottobre 2005 alle 12.

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La rivista bimestrale, la letterabimestrale, il cd rom annuale, il sito.

L’abbonamento (5 numeri + 5 lettere diécole + cd rom) costa 35 euro

(sostenitore: 70 euro). Conto correntepostale n. 25362252 intestato a

Associazione Idee per l’educazione,via Anzani 9, 22100 Como.

Attivazione immediata:tel. 031.268425 www.ecolenet.it

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venerdì 4 novembre alle 21A come Srebrenica, monologo teatraledi e con Roberta Biagiarelli

sabato 5 novembredalle 8.30 alle 13La disgregazione dell’ex Jugoslavia, ilruolo dell’Europa durante e dopo ilconflitto, le prospettive per la regionebalcanica.

RELATORI• Tommaso Di Francesco, il manifesto• Melita Richter, sociologa, Universitàdi Trieste, autrice di Le guerrecominciano a primavera • Interventodegli allievi e delle allieve del corsomusicale della scuola media stataleUgo Foscolo di Como • Stasa Zajovic,Donne in Nero di Belgrado • LinoVeljak, Movimento di resistenza civicaalla guerra e al nazionalismo, Zagabria• Irfanka Pasagic

TESTIMONIANZE• Albino Bizzotto, Beati i costruttoridi pace • Giovane di Sarajevo

CONVEGNO INTERNAZIONALE

PACE DA TUTTII BALCANI

Tra Europa e instabilità: l’exJugoslavia e la Bosnia a dieci anni daSrebrenica e dagli Accordi di Dayton

Como 4, 5, 6 novembre 2005.Aula magna del Politecnico, viaCastelnuovo 7

Coordinamento comasco per la Pace, Acliprovinciali di Como, Arci provinciale, Donne innero, ecoinformazioni, Gruppo solidarietà e Pace,Gruppo 360° , Ipsia Como, Sprofondo, con ilpatrocinio dell’Università dell’Insubria

sabato 5 novembre dalle 15Rassegna cinematografica “balcanica”non-stop.• Prima della pioggia, di MilcoMancevski (1994) • Beautiful people diJazmin Dizdar (2000) • Il cerchioperfetto, di Ademir Kenovic (1997) •Benvenuto mr. president, di Pjer Zalica(2003).

domenica 6 novembredalle 9 alle 13SEMINARI/LABORATORIcondotti da• Nicole Janigro, Storia – guerra –pace – memoria attraverso lostrumento del diario • Stasa Zajovic,Jadranka Milicevic (Donne in nero), Laresistenza non violenta delle donne.

domenica 6 novembredalle 14.30 alle 19La Bosnia Erzegovina a dieci anni dagliAccordi di Dayton, i rapporti tra Italia eBosnia allora e oggi, le prospettive delpaese in ambito nazionale, regionale einternazionale.

RELATORI• Massimo Moratti, già funzionarioOsce, oggi direttore esecutivo dell’ongInternational Committee for HumanRights • Bozidar stanisic, scrittorebosniaco • Haris Silajdzic • GiovanniBianchi, parlamentare

TESTIMONIANZE• Renzo Scapolo, Sprofondo • KadaHotic • Zumra Sehomerovic • AgostinoZanotti, Ambasciata della Democrazialocale a Zavidovici

Durante il convegno: musica dal vivo acura di Maurizio Aliffi, FrancescoD’Auria, Simone Mauri, mostrafotografica Frammenti di undopoguerra di Giovanni Fucili,proiezioni video, libreria, banchettiinformativi.

INFO: Coordinamento comasco per laPace tel. 031.927644,[email protected], www.comopace.org.Ufficio stampa ecoinformazioni:tel. 031.268425.

PROGRAMMA

Piera Benzoni, Oreficeria Como • Via Adamo del Pero, 20 • Tel. 031/264481 • Fax 031/264016Benzonibijoux Como • Via Adamo del Pero, 23 • Tel. 031/240112