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N. 3/2016 Trimestrale N. 11 anno iii Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L.353/03 70% Roma Aut C/RM/10/2014 - ISSN 2284-4333 roma RIVISTA DELL’ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMA In questo numero INCENTIVARE I FINANZIAMENTI PRIVATI DELLE OPERE PUBBLICHE daLLe COMMiSSiONi: 6 aRTiCOLi di aRea 6 CONTRibUTi SPeCiaLiSTiCi SeMiNaRi NOVeMbRe 2016 - geNNaiO 2017: La TUTeLa deL TeRRiTORiO, eSPeRieNZe e PROCedURe OPeRaTiVe

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2014

- ISSN 2284-4333 roma

RIVISTADELL’ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

In questo numero

INCENTIVARE I FINANZIAMENTI PRIVATI DELLE OPERE PUBBLICHEdalle Commissioni:

• 6 artiColi di area• 6 Contributi speCialistiCi

• seminari novembre 2016 - gennaio 2017: la tutela del territorio, esperienze e proCedure operative

roma

In copertina:Nuovo Centro Congressi - Roma - Eurarchitetto M. Fuksas

Foto di:Copyright © Moreno Maggi

RIVISTADELL’ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

GLI EDITORIALI• L’EDITORIALE: Il valore della comunità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

di Francesco Marinuzzi

• DAL PRESIDENTE: Il Partenariato Pubblico Privato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4di Carla Cappiello

• DAL CONSIGLIERE: Note dalla Commissione specifiche dell’Ordine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5di Tullio Russo

INGEGNERIA CIVILE ED AMBIENTALE• Procedura per l’immersione di sub per la ricerca di ordigni bellici in mare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6

di F. Bonamore

INGEGNERIA INDUSTRIALE• Marchi ed etichette di qualità nell’edilizia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14

di L. Di Cesare

• LCA (Life Cycle Assessment) e la Dichiarazione Ambientale di Prodotto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22di V. N. Buzzacchino

INGEGNERIA INTERSETTORIALE• La portualità internazionale nella strategia mediterranea: l’ingegneria a lavoro, tra sfide e progetti . . . . . . . . . 28

di E. Bongiorno, D. Della Santa, A. Iscaro, P. Maurelli

• Time Management: come effettuare una corretta pianificazione dei tempi di un progetto . . . . . . . . . . . . . . . . 34di L. Basset, D. Moretti

• Economia circolare: confrontarsi con i limiti della crescita economica lineare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40di Membri iscritti alla commissione “L’Ingegnere per il no profit al 11/10/2016”

I CONTRIBUTI SUL QUADERNO N° 3/2016 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46

I FOCUS• Seminari novembre 2016 - gennaio 2017: La tutela del territorio, esperienze e procedure operative . . . . . . . 50

di T. Russo

• Incentivare i finanziamenti privati delle opere pubbliche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52di C. Cappiello, F. Rubeo

AREE DEL SITO WEB DELL’ORDINE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64

SOMMARIO n. 3/2016

n. 3/2016 trimestrale n. 11 anno iii

Direttore responsabileStefano Giovenali

Direttore editorialeFrancesco Marinuzzi

Comitato di redazioneSezione ACarla Cappiello Manuel CasalboniFilippo Cascone Lucia CoticoniAlessandro Caffarelli Giuseppe CarluccioCarlo Fascinelli Francesco FulviGioacchino Giomi Maurizio LucchiniLorenzo Quaresima Tullio Russo

Sezione BGiorgio Mancurti

Amministrazione e redazionePiazza della Repubblica, 59 - 00185 RomaTel. 06 4879311 - Fax 06 487931223

Progetto grafico e impaginazioneRoberto Santecchia

Assistenza editorialeErika Terrasi, Francesca Tolozzi

Coordinamento editorialeLegislazione Tecnica s.r.l.Via dell’Architettura, 16 - 00144 Roma Tel. 06.5921743 - Fax [email protected]

StampaLitograf Todi s.r.l. - Zona industriale via Umbria 148, 06059 Todi (PG)

Iscritto al Registro della Stampa del Tribunale di Romail 22/11/2013, n. 262/2013

Ordine degli Ingegneri della Provincia di RomaPiazza della Repubblica, 59 - 00185 [email protected]

Finito di stampare: dicembre 2016

La Direzione rende noto che i contenuti, i pareri e le opinioni espresse negli articoli pubblicatirappresentano l'esclusivo pensiero degli autori, senza per questo aderire ad esse. La Direzione declina ogni qualsiasi responsabilità derivante dalle affermazioni o dai contenutiforniti dagli autori, presenti nei suddetti articoli.

romaRIVISTA DELL’ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMA

Il nostro ordine è fra i più grandi d’europa con circa 23.000 iscritti. le loro competenze spaziano daisettori più tradizionali a quelli più innovativi afferenti al terzo settore o settore dell’ingegneria dell’infor-mazione. molte applicazioni che si stanno affermando nascono proprio dalla contaminazione fra i set-tori più tradizionali dell’ingegneria e questo più recente. si pensi, ad esempio, all’internet delle cose,

alle città intelligenti, ai droni con le loro molteplici applicazioni, alle stampanti di oggetti tridimensionali oalla cosiddetta manifattura additiva (o stampa in 3d).

non è per nulla scontato riuscire a coniugare od integrare la propria formazione di base ed esperienzelavorative con le nuove competenze dei nuovi settori digitali tant’è che spesso si parla di analfabetismodigitale delle generazioni più grandi in contrapposizione ai cosiddetti nativi digitali del nuovo millennio.d’altra parte le tante opportunità di lavoro e di espansione connesse a queste nuove applicazioni di con-fine rendono critica e sfidante la capacità di ognuno di noi di riuscire ad operarvi con efficacia ed effi-cienza.

una soluzione percorribile e apprezzabile è quella di far leva sul valore della nostra estesa e rappresen-tativa comunità di ingegneri, potenzialmente capace di valorizzare le nostre peculiarità e integrare le partiscoperte. Finora non è stato così probabilmente e specialmente per due problemi principali: uno di tipoculturale e l’altro di tipo operativo.

il primo, culturale, è associato alla diffusa difficoltà a fare squadra e ad una visione astratta dell’ordinecome soggetto che si manifesta specialmente ogni anno con la tassa da pagare. invero, l’obbligo di for-mazione continua e la notevole offerta formativa di qualità prodotta e ideata valorizzando le competenzedegli stessi iscritti per il tramite delle circa 90 commissioni tematiche, ha indotto un rapporto più continuo,concreto e diretto. in prospettiva, con una struttura dotata della necessaria partita iva, questa qualitàdell’offerta formativa può essere estesa, a pagamento, a tutto il mercato esterno legato al mondo inge-gneristico, nell’ottica di abbassare fino ad azzerare i costi riservati agli iscritti, massimizzare e aumentarei momenti di incontro e di creazione di nuovi contatti qualificati.

il secondo, pratico, è legato agli aspetti operativi e logistici connessi ai numeri coinvolti. non basterebbeil nuovo auditorium se volessimo incontrarci tutti e non possiamo adottare semplicemente il passa parolaper diffondere le nostre offerte o richieste di competenze. per facilitare la conoscenza reciproca e au-mentare il senso di appartenenza e di comunità è necessario adottare soluzioni innovative che permettanodi gestire in modo efficace ed efficiente le interazioni fra soggetti aventi interessi condivisi o complementari.ed è anche in questa chiave che stiamo per varare una nuova interfaccia del sito web dell’ordine, piùfruibile ed interattiva e un nuovo spazio di interazione telematica, denominato Exedra, aperto a tutti i col-leghi interessati di supporto al raggiungimento di questo grande obiettivo di formare una grande comunitàsu roma capace di fronteggiare le nuove sfide e i tanti problemi quotidiani della nostra amata città.

Francesco marinuzziDirettore editoriale

3ordine degli ingegneridella provinCia di roma

L’EDITORIALE DELDIRETTORE

IL VALORE DELLA COMUNITÀ

IngegnereFrancesco MarinuzziDirettore editoriale

L’espressione “partenariato pubblico-privato” indica un fenomeno giuridico di cooperazione tra ilsettore pubblico e gli operatori privati nella realizzazione di un’attività diretta al perseguimento diinteressi pubblici, così da consentire alla pubblica amministrazione di accrescere le risorse adisposizione e acquisire competenze e soluzioni innovative con riguardo a progetti complessi.

il partenariato è per definizione un rapporto tra soggetti della stessa dignità formale e con le medesime ca-pacità, un rapporto, pertanto, tra pari. il privato, viene così “elevato” da destinatario dell’azione amministra-tiva a partner. tale cooperazione non si limita, come negli appalti, alla sola attività di progettazione ecostruzione dell’opera pubblica o esecuzione del servizio, ma coinvolge il privato, altresì, in tutte le fasi del-l’operazione, dalla proposizione e progettazione dell’intervento, al finanziamento e alla gestione economica.l’acquisizione delle conoscenze tecniche e scientifiche dei privati arricchisce il know-how delle ammini-strazioni pubbliche, oltre ad alleggerire gli oneri economici gravanti sulle stesse per la realizzazione del-l’opera pubblica o l’erogazione del servizio e ottenere, così, consistenti risparmi economici. la necessità di trovare modelli contrattuali alternativi, in grado di assicurare un maggiore coinvolgimentodel privato nell’esecuzione di opere o realizzazione di servizi, è da tempo avvertita nel nostro ordinamento.il fenomeno del ppp costituisce un’elaborazione innovativa d’istituti già presenti. si tratta di una categoriacontrattuale aperta, comprensiva delle ipotesi di cooperazione negoziata tra le amministrazioni pubblichee le imprese private. il nuovo Codice dei Contratti pubblici (decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50), cosìcome il codice precedente, prevede, infatti, un elenco meramente indicativo di contratti appartenenti alppp, aperto a ulteriori ipotesi. il ricorso a contratti atipici è da ritenere coerente con l’ordinamento europeoche legittima in via di principio la cooperazione, che si realizza attraverso il ppp. inoltre, attraverso il con-tratto atipico, la pubblica amministrazione e i soggetti privati, non essendo vincolati da una specifica di-sciplina normativa, trovano modelli di cooperazione adeguati alle fattispecie da regolare, così dadisciplinare in maniera flessibile l’assetto dei rispettivi interessi, rispettando il fine istituzionale dell’ente edosando i reciprochi rischi e responsabilità caso per caso. il ppp contribuisce a migliorare la qualità di realizzazione delle strutture pubbliche e della gestione deiservizi. Consente, inoltre, di realizzare economie nella misura in cui è in grado di ricomprendere tutte lefasi di un progetto, dalla sua concezione fino al suo sfruttamento. d’altro canto, s’inserisce concretamentenell’evoluzione del ruolo dello stato e della pubblica amministrazione in campo economico. un ruolo di-venuto negli ultimi anni soprattutto di organizzazione, regolazione e controllo, nel rispetto dei principi diconcorrenza e parità di trattamenti imposti dell’unione europea, sorpassando il passato ruolo di operatorediretto nel mercato.il ppp è considerato ormai uno strumento alternativo a quelli tradizionali di esecuzione degli interventipubblici al quale ricorrere non solo in caso di esigenze eccezionali legate a carenze di bilancio delle am-ministrazioni. deve tuttavia rispondere ad una logica di accurata valutazione dei costi e dei benefici de-rivanti dalla cooperazione tra soggetti pubblici e privati, così da determinare miglioramenti nell’esecuzionedi opere e nell’erogazione di servizi a favore della collettività.gli obiettivi perseguiti dall’ordine degli ingegneri della provincia di roma, tramite l’organizzazione di eventiformativi sul tema, sono quelli di: far conoscerne questi strumenti per chi li approccia per la prima volta;far conoscerne la loro varietà e la versatilità per diversi interventi: dalle grandi opere alle piccole attrezza-ture e infrastrutture per la città; far comprendere la complessità che implica il coinvolgimento di numerosee diverse professionalità; far conoscerne, però, anche i limiti e le criticità legate, proprio per la loro com-plessità, a una grandissima varietà di problematiche: procedurali, amministrative, tecniche, di scarsa for-mazione degli addetti (dai rup alle imprese), finanziarie, gestionali.

Carla CappielloPresidente Ordine degli Ingegneri

della Provincia di Roma

L’ANGOLO DELPRESIDENTE

4ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

IL PARTENARIATO PUBBLICOPRIVATO

Dott. Ing.Carla Cappiello

Presidente

Scrivo volentieri su questa esperienza di presidente della Commissione specifiche e che volgea conclusione in quanto, devo confessare, avevo considerato tale incarico una seccaturamentre si è poi rilevata una interessante occasione di dialogo con un migliaio di iscritti,pubbliche amministrazioni ed anche amministrazioni di giustizia su aspetti fondamentali della

nostra professione.

a tal proposito ricordo una sentenza del tar veneto del 13 febbraio 2014 che riconosce nell’ordine pro-fessionale l’unico organo deputato a valutare le prestazioni professionali nell’interesse degli iscritti masoprattutto della collettività.

sull’attività della Commissione e sui nuovi decreti ministeriali n. 140 del 2012, n. 143 del 2013 e recen-temente il d.m. del 17 giugno 2016 che sono ora di riferimento per i corrispettivi professionali, i colleghidella Commissione giuseppe Capilli, eleonora Cresta e edmea pierotti, coordinati da massimo babudri,vice presidente della Commissione, stanno preparando un articolo che presto sarà in pubblicazione emi auguro di ausilio ai colleghi.

Come ormai noto non si parla più di tariffe ma di corrispettivi (compensi + spese) poiché la legge sulletariffe professionali per i servizi d’ingegneria n. 143 del 1949 e successive integrazioni è stata abolita nel2012 e oggi possiamo affermare che la vecchia legge non era poi tanto male ed utile.

al momento mi limito ad alcune considerazioni più significative sul tema dei compensi professionali.

la prima, banale, è che risparmiare sui servizi d’ingegneria è la cosa meno intelligente che una stazioneappaltante o una Committenza possa fare. È come se nell’individuare il chirurgo per un delicato inter-vento, anziché informarci sulla capacità e sulla professionalità, optassimo su quello che fa il prezzo piùbasso. in questo modo parlare di qualità, invocata da leggi e codici presenti e passati, senza riconoscereil giusto compenso è chiaramente un ossimoro.

la seconda, triste, è che farsi pagare il giusto compenso per il lavoro svolto e per le responsabilità cheil professionista si è assunto, è diventata l’attività più impegnativa. avere poi, la parcella congruità dal-l’ordine non vuol dire essere pagati ma, in caso di contenzioso, avere attivato il primo passo per unaprocedura, decreto ingiuntivo, che si sa quando inizia, ma non si sa quando si termina. per esperienzapersonale ho superato i 4 anni di attesa dal primo decreto ingiuntivo emesso a mio favore ed ora sonoancora in attesa della definizione del ricorso promosso dalla Committenza.

la terza, positiva, è che il Consiglio dell’ordine su proposta, ha nel settembre di quest’anno rivisto, omeglio, ridotto la tassa di revisione delle parcelle a carico del richiedente anche se, in via teorica, in casodi giudizio favorevole per il professionista tale tassa dovrebbe essere rimborsata unitamente alle speselegali dal Committente.

tullio russoConsigliere

5ordine degli ingegneridella provinCia di roma

L’ANGOLO DELCONSIGLIERE

NOTE DALLA COMMISSIONESPECIFICHE DELL’ORDINE

IngegnereTullio RussoConsigliere

INGEGNERIACIVILE E

AMBIENTALEa cura di

Ing. F. Bonamore

commissione Sicurezza nei cantieri

temporanei

visto daIng. M. Di Pasquale

Ing. M. Cerri

6ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

L’entrata in vigore delle modifiche all’art. 28 del D. Leg.vo 81/2008 obbliga il Coordinatoredella Sicurezza in fase di progettazione, allavalutazione dei rischi derivanti dal possibilerinvenimento di ordigni bellici inesplosi neicantieri temporanei o mobili.

PROCEDURA PER L’IMMERSIONEDI SUB PER LA RICERCA DIORDIGNI BELLICI IN MARE

Il presente articolo fornisce una possibilemodalità di definizione della procedura daseguire in caso si debba intervenire con labonifica a mezzo di operatore subacqueo e

ne fornisce anche una possibile norma di valu-tazione del rischio di tale operazione, valutazioneresa obbligatoria dalle modifiche sopra citate.dall’imbarcazione dovrà essere calata una cimaabbastanza robusta e di diametro sufficiente adassicurare una buona presa manuale, alla cui estre-mità dovrà essere legato un peso di almeno 10 kgche ne assicuri la stabilità e ne eviti al massimo lo

sbandieramento. al termine dell’immersione l’ope-ratore emergerà in superficie ad una velocità nonsuperiore a 1 metro al minuto. il sommozzatore dovrà di norma emergere lungola cima calata dalla banchina. in caso d’immersioni di più operatori il programmadell’immersione è affidato al sommozzatore piùesperto.

La discesa dal momento in cui si abbandona la superficie(Bottom - Time), inizia la discesa, che dovrà esseregraduale ma non eccessivamente lenta per nonaumentare il tempo di saturazione.

La permanenza sul fondo durante la permanenza alla massima quota, il som-mozzatore dovrà porre molta attenzione alla suarespirazione, curando che sia la più tranquilla e lameno frequente possibile. dovrà altresì cercare di limitare al massimo glisforzi muscolari che, attraverso l’incremento dellafrequenza respiratoria, aumentano la sua satura-zione di azoto. È da ricordare che più bassa è latemperatura dell’acqua, più alta sarà la satura-zione di azoto, per cui, quando l’acqua sul fondoè particolarmente fredda, sarà conveniente ridurrei tempi di permanenza o, se ciò non dovesse es-sere possibile, aumentare i tempi di decompres-sione previsti. in caso di affanno conclamato, sospendendo qual-siasi attività, il sommozzatore dovrà respirare

7ordine degli ingegneridella provinCia di roma

CIVILE E AMBIENTALE

UNA POSSIBILE MODALITÀ DIDEFINIZIONE DELLA PROCEDURA DASEGUIRE IN CASO SI DEBBAINTERVENIRE CON LA BONIFICA A MEZZODI OPERATORE SUBACQUEO RIGUARDALA DISCESA: DAL MOMENTO IN CUI SIABBANDONA LA SUPERFICIE INIZIAL’IMMERSIONE CHE DOVRÀ ESSEREGRADUALE MA NON ECCESSIVAMENTELENTA PER NON AUMENTARE IL TEMPODI SATURAZIONE.

profondamente e risalire ad una profondità minore(comunque non oltre la prima tappa di decom-pressione se questa è prevista) fino al ripristinodelle normali condizioni respiratorie. in caso di per-sistenza delle difficoltà di respiro sarà necessariointerrompere l’immersione, attenendosi comunquealla decompressione prevista. il tempo di permanenza alla massima profonditàdeve essere calcolato in maniera da non dover uti-lizzare la riserva dell’aria. il ricorso alla riserva deveessere un provvedimento di emergenza a cui ri-correre solo in caso di imprevisti consumi dovutialle più diverse cause.

La risalita al termine della permanenza prevista ha inizio larisalita, che deve essere praticata ad una velocitàadeguata. la risalita deve essere effettuata il piùpossibile in verticale allo scopo di poter usufruiredella cima di segnalazione, approntata per facilitarela permanenza alle quote di decompressione, e dipoter utilizzare la zavorra e l’autorespiratore di ri-spetto che saranno stati predisposti.

Regole d’immersionenon si potranno compiere immersioni se non sidispone di un programma d’immersione. il docu-mento dovrà essere preventivamente approvatodal direttore tecnico di Cantiere.

Procedure pre-immersione tutte le immersioni devono essere pianificate te-nendo conto delle competenze del subacqueo conminore esperienza. prima di procedere ad ogni im-mersione il direttore tecnico formulerà una pianifi-cazione che deve contenere le seguenti voci:

1. le qualifiche dei subacquei; 2. piano di emergenza con le seguenti infor-

mazioni: a. nome, cognome, numero di telefono e

parentela della persona da contattare incaso di emergenza, per ogni singolo su-bacqueo;

b. indirizzo e telefono della camera iperbaricaoperativa più vicina;

c. ospedale più vicino;d. numero dei subacquei partecipanti;e. valutazione anticipata della/e profondità

e del/i tempo/i d’immersione; f. procedure di decompressione e pianifica-

zione d’immersioni ripetitive (se richiesti); g. qualsiasi condizione rischiosa prevista.

Controlli di sicurezza pre-immersione ogni operatore OTS (Operatore Tecnico Subac-queo) dovrà fare un controllo della funzionalità edefficienza della propria attrezzatura alla presenzadel compagno d’immersione. È responsabilità edovere dell’operatore rifiutare di immergersi se, asuo giudizio, le condizioni sono sfavorevoli, o senon sono compatibili con la formazione e adde-stramento ricevuti ovvero violano le disposizionicontenute nelle procedure sopra specificate. È fatto assoluto divieto di immergersi in assenzadelle condizioni ottimali per lo svolgimento dell’at-tività.

Valutazione dell’equipaggiamentoogni operatore OTS si assicurerà che il proprioequipaggiamento e l’attrezzatura siano in ordine,revisionati ed adeguati al tipo d’immersione dacompiere. ed infine dovrà controllare lo stato dipiena carica della sua bombola.

CIVILE E AMBIENTALE

8ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

TUTTE LE IMMERSIONI DEVONO ESSEREPIANIFICATE TENENDO CONTO DELLECOMPETENZE DEL SUBACQUEO CONMINORE ESPERIENZA.

Immagine © Marina Militare Italiana.

Valutazione del sito le condizioni ambientali del sito sono valutate daldirettore tecnico di cantiere. l’operatore può rifiu-tare l’immersione se ritiene che le condizioni meteomarine mettano a rischio la sua incolumità e quelladei suoi compagni.

Squadre d’immersione ogni immersione deve essere realizzata da unasquadra costituita da coppie di subacquei. ognimembro della squadra deve conoscere bene lepratiche di sicurezza. le squadre d’immersionedevono limitare le loro attività (profondità, equipag-giamento, condizioni) all’esperienza ed al tipo dibrevetto posseduti dal meno qualificato del gruppo.

Procedure d’immersione tutte le attività d’immersione devono essere effet-tuate in coppia e i due subacquei devono stare incontinuo contatto visivo. in caso di perdita di co-municazione tra la coppia, i subacquei dovrannoriemergere.

Interruzione dell’immersione il subacqueo deve interrompere l’immersione,quando ritiene vengano meno le condizioni di si-curezza. l’immersione dovrà obbligatoriamente considerarsiconclusa quando la bombola conterrà solo 50 atmo comunque prima che la quantità d’aria neces-saria alla risalita del subacqueo in superficie, inclusele eventuali tappe di decompressione o di sicu-rezza, non risulti adeguata.

Procedure post-immersione Controllo post immersione.È obbligatorio, al termine dell’immersione, un de-briefing all’interno del quale si analizzano le even-tuali situazioni critiche come, per esempio, l’even-tuale rilevazione di violazioni o scostamenti ovverosituazioni palesemente diverse da quelle program-mate. in caso di mancato infortunio viene presen-tata una relazione al datore di lavoro e al RSPPcontenente lo scenario di potenziale accadimentononché eventuali suggerimenti per sanare la criticitàsollevata.

Attrezzature Caratteristiche e requisiti. le attrezzature e l’equipaggiamento, uguali pertutti gli operatori, devono:

– possedere requisiti e caratteristiche tali da ga-rantire la massima funzionalità di impiego edil massimo livello di sicurezza a chi li utilizza;

– essere in buono stato di conservazione e difunzionamento;

– avere certificati di collaudo approvati e validi(quando previsti);

– venire utilizzati per lo scopo specifico per ilquale sono stati concepiti.

nelle attrezzature e nell’equipaggiamento sonocomprese tanto le dotazioni destinate alla vesti-zione, alla protezione ed alla respirazione, quantogli apparati destinati alle attività di supporto e rifor-nimento in superficie ed alle comunicazioni fra ope-ratore immerso e superficie.

Attrezzature e dispositivi di sicurezza le attrezzature ordinarie e i dispositivi di sicurezzain dotazione all’operatore subacqueo devono es-sere sempre efficienti.Quelle necessarie sono:

– sottomuta; – muta protettiva: umida (comprendente anche

cappuccio, calzari e guanti) o semistagna/sta-gna (necessaria qualora la temperatura del-l’acqua sia < a 15 °C);

– maschera; – pinne; – zavorra; – profondimetro; – orologio; – computer subacqueo; – coltello sub; – giubbetto equilibratore (gav - Giubbotto ad

Assetto Variabile); – due erogatori bistadio a stadi separati (uno

principale e uno di riserva); – manometro; – bombola con doppia rubinetteria; – sistema di segnalazione in superficie.

alle attrezzature ordinarie del tipo approvato, co-stituenti la dotazione generica del subacqueo, siaggiungono attrezzature particolari o straordinarie,specificatamente assegnate e autorizzate per par-ticolari operazioni o casi specifici, quali ad es.“Nar-ghilè”, sistema interfono di comunicazione con l’as-sistente di superficie o con l’altro operatoreimmerso, compressore, ecc. gli operatori devono immergersi utilizzando un set didoppio primo e secondo stadio e attacco din, per-tanto le bombole saranno munite di doppio attacco.

Equipaggiamento di emergenza il direttore tecnico di cantiere deve controllare la li-sta dell’equipaggiamento di emergenza che devecomprendere:

– almeno 1 bombola supplementare per ognisquadra d’immersione, provvista di un ero-gatore;

– un orologio;– un binocolo;

9ordine degli ingegneridella provinCia di roma

CIVILE E AMBIENTALE

– un kit di ossigeno di emergenza con bom-bola da almeno 3 litri x 150 atm e mascheraal 100%;

– cassetta di pronto soccorso a norma.prima di un’immersione, se qualsiasi subacqueonota una mancanza o un mal funzionamento di uncomponente del kit di emergenza, deve informareil proprio dirigente o il preposto.

Manutenzione e verifica ogni specifica attrezzatura è sottoposta a regolaremanutenzione che può essere:

– ordinaria, dopo l’impiego ed effettuata daparte dell’operatore subacqueo che l’ha indotazione;

– periodica specializzata, ad intervalli regolarida parte di una ditta specializzata:

– straordinaria, dopo impieghi particolarmenteintensi in condizioni sfavorevoli, da parte diuna ditta specializzata.

analogamente, ogni attrezzatura è sottoposta aregolari verifiche:

– ordinaria, prima dell’impiego, da parte del-l’operatore subacqueo che l’ha in dotazione;

– periodica, specializzata, ad intervalli regolari(almeno una volta l’anno) da parte di dittaspecializzata;

– straordinaria, prima di impieghi particolar-mente intensi o dopo periodi piuttosto lunghidi attività da parte di ditta specializzata.

per quanto concerne la manutenzione delle attrez-

CIVILE E AMBIENTALE

10ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

zature d’immersione, la ditta ha la responsabilità di: – sostituire, a richiesta motivata dell’operatore

subacqueo e controllata dal Capo degli ope-ratori subacquei, le mute, i calzari, i guanti,le maschere, le pinne, le cinture, i coltelli e lecinghie troppo usurate per potere ulterior-mente essere usate con sicurezza e comfort;

– sostituire ogni altra attrezzatura d’immersioneche per il lungo uso o per cause di forzamaggiore non diano più sufficienti garanziedi funzionalità e sicurezza;

– mantenere, o affidare la revisione periodica aditte specializzate e accreditate, l’attrezzaturad’immersione (orologio, profondimetro, com-puter subacqueo (decompressimetro), giub-betto idrostatico (gav), erogatori ecc.);

– provvedere, per affidamento esterno, alla re-visione delle bombole.

VALUTAZIONE DEI RISCHI AI SENSI DELD. LEG.VO 81/2008 DELL’IMMERSIONEDI SUB PER LA RICERCA DI ORDIGNIBELLICI IN MARE

l’attività esaminata differisce nettamente dalleprincipali tipologie di lavoro comunemente og-getto di processi valutativi volti ad individuare i ri-schi lavorativi.per cui le misure di prevenzione e protezione fannoriferimento alla normativa in materia di tutela della

PROBABILITÀ DELL’EVENTO

1 ImprobabileNon si ha notizia di infortuni verificatisi in analoghe condizioni di lavoro, per cui ilverificarsi dell’evento susciterebbe stupore e incredulità.

2Poco

probabile

La deficienza riscontrata potrebbe provocare un danno agli addetti soltanto inconcomitanza con altre situazioni sfavorevoli; si ha notizia che, in rarissimeoccasioni di lavoro, si sono verificati infortuni per condizioni di lavoro similari.

3 ProbabileLa deficienza riscontrata potrebbe determinare un danno agli addetti, anche se nonin maniera automatica, dalle statistiche si rileva che, in qualche caso, si sonoverificati infortuni per analoghe condizioni di lavoro.

4 Molto Probabile

Esiste una correlazione diretta tra l’anomalia rilevata e la possibilità che si verifichiun danno agli addetti; in analoghe condizioni di lavoro si sono verificati infortuninella stessa azienda, per cui il verificarsi dell’infortunio non susciterebbe alcunostupore nei vertici aziendali.

Tabella 1.

salute e della sicurezza attualmente vigente matengono conto anche di norme di buona tecnicadettate dai più autorevoli trattati in materia di attivitàsubacquee. la valutazione dei rischi è stata effettuata utiliz-zando le metodiche ed i criteri ritenuti più adeguatialle situazioni lavorative, tenendo conto dei principigenerali di tutela previsti dall’art. 15 del d. leg.vo81/2008. laddove la legislazione fornisce indica-zioni specifiche sulle modalità di valutazione, i de-scrittori di rischio sono stati individuati sulla basedi norme tecniche e/o linee guida di riferimento,avvalendosi anche delle informazioni contenute inbanche dati istituzionali, nazionali ed internazionali(es.: rumore, vibrazioni. movimentazione manualedei carichi, ecc.). in assenza di indicazioni legislative specifiche sullemodalità di valutazione, sono stati adottati criteribasati sull’esperienza e conoscenza delle effettivecondizioni lavorative e, ove disponibili, su strumentidi supporto, dati desumibili dal registro infortuni,profili di rischio, indici infortunistici, dinamiche infor-tunistiche, liste di controllo, norme tecniche, istru-zioni di uso e manutenzione, ecc. in tal caso, l’en-tità dei rischi viene ricavata assegnando unopportuno valore alla probabilità di accadimento(P) ed alla gravità del danno (D). dalla combina-zione di tali grandezze si ricava la matrice di rischiola cui entità è data dalla relazione:

R = P x D

alla probabilità di accadimento dell’evento P èassociato un indice numerico rappresentato nellatabella 1.la gravità del danno viene stimata analizzando la

tipologia di danno, le parti del corpo che possonoessere coinvolte e il numero di esposti presenti.alla gravità del danno (D) è associato un indicenumerico rappresentato nella tabella 2.

MATRICE DEI RISCHI

la matrice che scaturisce dalla combinazione diprobabilità e danno è rappresentata nella Figura 1. Le osservazioni compiute vengono confrontatecon criteri stabiliti per garantire la sicurezza e lasalute in base a:

– norme legali nazionali ed internazionali;– norme di buona tecnica;– norme e orientamenti pubblicati.

11ordine degli ingegneridella provinCia di roma

CIVILE E AMBIENTALE

GRAVITÀ DEL DANNO

1 LieveL’evento potrebbe avere conseguenze di invalidità parziale, rapidamente reversibile,per non più di un addetto.

2 Modesto L’evento potrebbe avere conseguenze di inabilità temporanea, per uno o più addetti.

3 GraveL’evento potrebbe avere conseguenze di invalidità, con postumi permanenti per unoo più addetti.

4 GravissimoL’evento potrebbe avere conseguenze di morte o di inabilità permanente, per uno opiù addetti.

Tabella 2.

Figura 1. Matrice dei rischi.

MODALITÀ OPERATIVE DIPREVENZIONE

le modalità operative di prevenzione riportate diseguito, non hanno la specificità di identificare inmodo completo ed esaustivo i comportamenti damettere in atto per prevenire le principali tipologiedi rischio, ma rappresentano un breve stralcio rias-

suntivo di norme comportamentali che dovrannoessere attuate e che sono parte integrante dellaformazione degli operatori impiegati in cantiere.

Rischi da cause chimiche – intossicazione da ossigeno (02): osservare i

limiti di profondità/tempo raccomandati dalletabelle d’immersione in uso e dal tipo di bre-

CIVILE E AMBIENTALE

12ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

Tipologia di rischio Livello di rischio (R)

Rischi da cause chimiche

Intossicazione da ossigeno (02) 3

Intossicazione da biossido di carbonio (C02) 6

Intossicazione da monossido di carbonio (C0) 6

Intossicazione da azoto (N2) 6

Rischi da cause meccaniche

Barotraumi (orecchio, seni paranasali, denti, colpo di ventosa, schiacciamento muta) 8

Embolia gassosa arteriosa (EGA) 9

Sovradistensione polmonare 6

Sovradistensione gastrointestinale 3

Vertigini alternobariche 6

Rischi da cause fisiche

Ipotermia 6

Ipertermia 2

Malattia da decompressione (MDD - Major Depressive Disorder) 6

Rischi da cause ambientali

Traumi (contusioni - ferite) 3

Infortunio per caduta con effetti fino all’annegamento 9

Lesioni da animali marini (meduse, ecc.) 3

Rischio biologico 2

Movimentazione manuale di carichi 3

TABELLA DEI RISCHI

Tabella 3.

vetto posseduto;– intossicazione da biossido di carbonio (C02):

osservare una corretta respirazione (pauseinspiratorie);

– intossicazione da azoto (N2): indipenden-temente dal tipo di brevetto posseduto leimmersioni in aria non devono superare i35 m.;

– intossicazione da monossido di carbonio(C0): controllare che la presa di aspirazionedella stazione di ricarica bombole sia lontanada possibili fonti di inquinamento e produ-zione di gas nocivi.

Rischi da cause meccaniche – barotraumi (orecchio, seni paranasali, denti,

colpo di ventosa, schiacciamento muta): ma-novre di compensazione corrette e tempe-stive, discesa lenta, arresto della discesa edeventuale risalita;

– embolia gassosa arteriosa (EGA): inspira-zione ed espirazione regolari e costanti du-rante la risalita, non trattenere mai il respirodurante la stessa, rispettare la velocità di ri-salita;

– sovradistensione polmonare: come sopra; – sovradistensione gastrointestinale: evitare

l’immersione dopo aver consumato il pasto;– vertigini alternobariche: evitare bruschi cambi

di quota, effettuare discese e risalite in posi-zione eretta, effettuare corrette e frequentimanovre di compensazione.

Rischi da cause fisiche– ipotermia: pianificare l’immersione conside-

rando la temperatura dell’acqua e la duratadel lavoro, quindi selezionare il tipo di muta

più appropriato;– ipertermia: soprattutto in estate, indossare il

cappuccio come ultima fase prima dell’im-mersione;

– malattia da decompressione (MDD): rispet-tare le tabelle di decompressione e la velocitàdi risalita. evitare lunghi sforzi fisici durante esubito dopo l’immersione, lunghe esposizionial freddo e l’ingestione di alcolici e bevandegasate prima dell’immersione.

Rischi da cause ambientali – traumi (contusioni - ferite): usare sempre i

guanti nel caso di lavori in cui è richiestol’uso di utensili taglienti, usare sempre i cal-zari a scarpetta e la muta, almeno di 3 mmanche in caso d’immersioni in acque bassee in estate;

– infortunio per caduta con effetti fino all’an-negamento: ogni operatore, sia l’operatoresubacqueo, sia l’assistente di superficie de-vono indossare il salvagente (nel caso delsub è sufficiente la muta);

– lesioni da animali marini (meduse, ecc.): ac-quisire informazioni su eventuali allergie delpersonale, verificare la presenza di animali edisporre di adeguati indumenti protettivi(muta, calzari, guanti, cappuccio).

– rischio biologico: qualora le immersioni sisvolgano in prossimità di scarichi fognari opresso foci di fiumi o torrenti veicolanti acquemalsane saranno utilizzate idonee attrezza-ture di protezione (muta stagna e mascheragran facciale per evitare il contatto direttodella bocca con l’acqua). vaccinazione anti-tifica obbligatoria. ■

13ordine degli ingegneridella provinCia di roma

CIVILE E AMBIENTALE

Immagine © Marina Militare Italiana.

INGEGNERIAINDUSTRIALE

a cura diIng. L. Di Cesare

commissione Efficienza energetica

visto daIng. L. ArgentieriIng. N. Pegoraro

14ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

Un marchio è un segno distintivo applicato su un prodotto, o eventualmente sulla suaconfezione, per il quale è stato rilasciato un certificato.

MARCHI ED ETICHETTE DI QUALITÀ NELL’EDILIZIA

Un marchio, nella maggior parte dei casi,è di natura volontaria e attesta che il pro-dotto ha caratteristiche che vanno al dilà di quanto richiesto dai regolamenti

(obbligatori) e ha funzione di testimoniare, pressogli utilizzatori, la qualità dei prodotti. esistono in campo nazionale marchi volontari emarchi obbligatori: i primi attestano la conformitàa norme tecniche di impiego volontario, mentre isecondi attestano la conformità a regole tecnichedi impiego obbligatorio. ad esempio, a livello eu-ropeo la Comunità economica europea ha istituitola marcatura CE il cui impiego è obbligatorio.la marcatura CE certifica che il prodotto marchiato

possiede i requisiti essenziali prescritti dalla legi-slazione comunitaria, ma non permette di eviden-ziare, sul piano commerciale, le qualità del prodottostesso.Questo compito è affidato ai marchi volontari diconformità alle norme tecniche, i quali fornisconoal consumatore una garanzia supplementare sullaqualità dei prodotti al di là del loro possesso dei re-quisiti essenziali previsti dalle direttive comunitarie.il valore, sul mercato, del marchio volontario di-pende dalla conoscenza che ne ha il consumatoree dalla fiducia che ispira l’organismo che lo rilascia.i marchi nazionali possono incontrare difficoltà adessere conosciuti al di là delle frontiere, ma il ri-spetto delle esigenze europee che governano illoro rilascio deve permettere agli organismi che lirilasciano di stipulare accordi di riconoscimento

15ordine degli ingegneridella provinCia di roma

INDUSTRIALE

UN MARCHIO, NELLA MAGGIOR PARTEDEI CASI, È DI NATURA VOLONTARIA EATTESTA CHE IL PRODOTTO HACARATTERISTICHE CHE VANNO AL DI LÀDI QUANTO RICHIESTO DAI REGOLAMENTIE HA FUNZIONE DI TESTIMONIARE,PRESSO GLI UTILIZZATORI, LA QUALITÀDEI PRODOTTI.

Simbolo della marcatura CE.

reciproco. in tal modo un prodotto dotato di unmarchio nazionale può automaticamente usufruiredi un marchio estero, riconosciuto nel paese didestinazione del prodotto, e viceversa. per facilitarela stipulazione di questi accordi gli organi comuni-tari hanno stipulato con CEN e CENELEC una con-venzione per la creazione di un “Organismo Euro-peo per la certificazione e le prove”.

TIPOLOGIE DI MARCHI

MARCHIO CE marchio obbligatorio, relativamente solo ai prodottiche sono contenuti in una specifica direttiva (es.Direttiva Prodotti da Costruzione) che accompagnala dichiarazione di conformità emessa da un forni-tore relativamente ai prodotti o servizi fomiti, a di-mostrazione del loro adeguamento a specifichedirettive CEE e del possesso dei requisiti minimiessenziali. esso si riferisce alle categorie di prodottidefiniti nella direttiva ed è indispensabile per con-sentirne la commercializzazione nella Comunità.per apporre il marchio sui propri prodotti il fornitoredeve seguire le procedure contenute nella direttivastessa.

MARCHIO Dl CONFORMITÀattesta che un prodotto o servizio è conforme aduna specifica. a tale proposito è stato istituito il“Benestare Tecnico Europeo” (in inglese, EuropeanTechnical Approval, in sigla ETA). Questo è emesso dall’organizzazione dellaEOTA ed è previsto dalle norme europee, deve

intendersi come: “Valutazione tecnica favorevoledell’idoneità all’uso di un prodotto da costruzioneper uno specifico impiego, basata sul soddisfaci-mento dei requisiti essenziali dell’Opera di co-struzione nella quale il prodotto deve essere  in-corporato.” ai sensi dell’articolo 10 della direttiva CPD89/106/CEE (Certificazione dei Prodotti da Costru-zione), gli stati membri sono tenuti a comunicarealla Commissione gli organismi che hanno abilitatoal rilascio degli eta. Questi, secondo l’allegato iidella CPD, devono attivare un’organizzazione peril coordinamento dei lavori, in stretta cooperazionecon la Commissione. a tale scopo, nel 1990, èstata fondata l’EOTA, European Organisation forTechnical Approvals, organismo senza fini di lucro,il cui segretariato generale ha sede a Brussels.se non esiste ancora la norma tecnica di riferi-mento per un prodotto (perché innovativo o perchédi scarso interesse collettivo) non si può rilasciarela conformità Ce.in tal caso si può ricorrere a una certificazione diconformità volontaria, dove un ente terzo controllae riporta parametri, caratteristiche tecniche e fisichee altre informazioni (montaggio).È il caso ad esempio di alcuni materiali isolanti“naturali”.

MARCHIO OBBLIGATORIO attesta che un prodotto è conforme ad una normadi applicazione obbligatoria: per esempio, il mar-chio Ce attesta la conformità alle direttive dellaCee e il rispetto dei requisiti minimi essenziali inesse contenuti.

MARCHIO VOLONTARIOdi carattere esclusivamente commerciale, servecome elemento di distinzione rispetto alla concor-renza. in genere attesta che il prodotto ha caratte-ristiche che vanno al di là di quanto richiesto dalleeventuali norme obbligatorie.

INDUSTRIALE

16ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

UN MARCHIO ECOLOGICO, DETTO ANCHEETICHETTA ECOLOGICA DALL’INGLESEECOLABEL, È UN SISTEMA DIETICHETTATURA VOLONTARIO PERPRODOTTI AL CONSUMO.

Etichetta “Ecolabel”.

MARCHI ECOLOGICI (ECOLABEL III)

la normativa di riferimento è il regolamento CE66/2010 e la Direttiva Ecodesign 2009/125/EC.un marchio ecologico, detto anche etichetta eco-logica dall’inglese ecolabel, è un sistema di eti-chettatura volontario per prodotti al consumo. ga-rantisce che il prodotto sul quale è apposto èprogettato per limitare al minimo il proprio impattoambientale in tutto il suo ciclo di vita, dalla produ-zione allo smaltimento in un’ottica di sostenibilità.i marchi ecologici sono generalmente istituiti daapposite organizzazioni, che possono essere indi-pendenti o istituzionali, che stabiliscono i requisitistandard che devono essere rispettati per ogni ca-tegoria di prodotto. generalmente il controllo di

compatibilità sul prodotto viene eseguito da ap-positi organismi certificatori riconosciuti dalle or-ganizzazioni promotrici del marchio. i marchi che

17ordine degli ingegneridella provinCia di roma

INDUSTRIALE

ECO-ETICHETTE DI TIPO I

Marchio ecologico europeo “Ecolabel”Attivo dal 1992, l’Ecolabel europeo, il marchio ecologico rappresentato da una margherita, contraddistingue prodotti di usocomune fabbricati nel rispetto di precisi criteri ambientali, concordati tra tutti i paesi membri dell’Unione Europea.

Marchio ecologico tedesco “Blaue Engel”

Marchio ecologico dei Paesi scandinavi “Nordic Swan”

Marchio ecologico austriaco “Umweltzeichen”

Marchio ecologico dei Paesi Bassi “Miliekeur”

Marchio ecologico spagnolo “Aenor- Medio Ambiente”

Marchio ecologico catalano “Distintiu de Garantia de Qualitat Ambiental”

Marchio ecologico francese “NF Environment”

Marchio svedese “Good Environmental Choice”

ECO-ETICHETTE DI TIPO II

Etichetta internazionale “Pannello Ecologico”Nato dal crescente bisogno di rispettare il patrimonio forestale, il pannello ecologico riunisce in sè i più elevati standard di:solidità, compattezza, indeformabilità, resistenza nel tempo. Grazie al riciclo il Consorzio salva più di 10 000 alberi al giorno

Marchio internazionale per i materiali riciclabiliHa un duplice significato: è utilizzato per indicare che l’imballaggio o il prodotto è fatto di materiale riciclato ma anche chel’imballaggio o il prodotto è riciclabile. I requisiti di uso e applicabilità sono descritti negli standard internazionali ISO 14021

Il Punto VerdeNon è un marchio ecologico, ma attesta che il prodotto è soggetto a recupero

ALCUNI DEI MARCHI ECOLOGICI PIÙ DIFFUSI

Etichetta “Pannelloecologico”.

vengono apposti dai singoli prodotti in base all’au-tocertificazione non appartengono propriamentealla categoria.i marchi ecologici sono uno strumento selettivo evolontario. Selettivo perché gli standard da rispet-tare sono tali per cui possano accedervi solo i pro-dotti che hanno il più basso impatto ambientaledella propria categoria pur mantenendosi compe-titivi sia dal punto di vista economico che qualita-tivo. gli standard vengono adeguati alla miglioretecnologia disponibile in un’ottica di continuo mi-glioramento. Volontario in quanto, poiché il marchioimpone degli standard ambientali che sono supe-riori a quelli di legge, i produttori sono liberi di sce-gliere di certificare i propri prodotti nell’ambito della

INDUSTRIALE

18ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

propria strategia di mercato. in questo senso sidistingue da altri sistemi di etichettatura (come ilmarchio Ce per l’unione europea o l’etichetta ener-getica degli elettrodomestici) che, invece, sono ob-bligatori ed indicano la conformità a degli standardstabiliti per legge.i prodotti che espongono il marchio rientrano nellacategoria dei prodotti ecologici. il fine di un marchioecologico è quello di rendere facilmente riconosci-bile al consumatore un prodotto ecologico per-mettendo di effettuare la propria scelta di acquistoconsapevole, tenendo conto del principio di so-stenibilità.un marchio ecologico può essere generico, cioèessere posto sulla maggioranza delle categorie

ECO-ETICHETTE DI TIPO III

Dichiarazione Ambientale di ProdottoLa Dichiarazione Ambientale di Prodotto (DAP o EPD - Environment Product Declaration) è un documento che permette dicomunicare informazioni oggettive, confrontabili e credibili relative alla prestazione ambientale di prodotti e servizi. Taliinformazioni hanno carattere esclusivamente informativo, la dichiarazione non contiene criteri di valutazione, preferibilità o livelliminimi che la prestazione ambientale debba rispettare. La EPD deve essere sviluppata utilizzando la Valutazione del Ciclo di Vita(LCA) come metodologia per l’identificazione e la quantificazione degli impatti ambientali. La EPD è applicabile a tutti i prodotti oservizi indipendentemente dal loro uso o posizionamento nella catena produttiva, classificati in gruppi ben definiti. Laclassificazione in gruppi permette di effettuare confronti tra prodotti o servizi funzionalmente equivalenti. L’etichetta vieneverificata e convalidata da un organismo accreditato indipendente che garantisce la credibilità e veridicità delle informazionicontenute nello studio LCA e nella dichiarazione.

ObiettiviL’obiettivo di un EPD è di fornire le basi per un giusto confronto tra i prodotti e i servizi attraverso informazioni attendibili sulleprestazioni ambientali, così da: attivare meccanismi competitivi tra le aziende che perseguono lo sviluppo sostenibile; indirizzarele scelte delle PA in termini di acquisto fornendo l’informazione necessaria ad avviare il Green Public Procurement; indirizzare lescelte delle società, per esempio legate alla gestione del fine vita dei prodotti rendendo disponibili le informazioni necessarie acapire l’entità dei problemi apportati da singole categorie di prodotto.

Metodi e applicazioniQuesta tipologia di etichettatura ambientale è ancora allo studio a livello internazionale, non si è, infatti, raggiunta lapubblicazione di una norma condivisa dalle diverse parti interessate. In genere comunque una EPD contiene le seguentiinformazioni:Questa tipologia di etichettatura ambientale è ancora allo studio a livello internazionale, non si è, infatti, raggiunta lapubblicazione di una norma condivisa dalle diverse parti interessate. In genere comunque una EPD contiene le seguentiinformazioni:

– descrizione dell’azienda e del prodotto o servizio oggetto della EPD: in questa sede l’azienda può comunicare altreeventuali iniziative (oltre la EPD), completate o in corso, in campo ambientale come ad esempio l’ottenimento dellacertificazione ISO 14020 o EMAS;

– dichiarazione della presentazione ambientale del prodotto o servizio: questo è il cuore di una EPD ed è qui infatti chel’azienda comunica al pubblico, attraverso una serie di parametri ambientali standardizzati, il profilo ambientale delprodotto o servizio; l’oggettività dei risultati presentati in questa parte è garantita dal rispetto delle norme ISO serie 14020per la metodologia di studio applicata, ovvero l’LCA;

– informazioni aggiuntive provenienti dall’azienda: in questa parte, l’azienda comunica una serie d’informazioni aggiuntivecome ad esempio indicazioni per un uso ecologicamente corretto del prodotto o per il suo appropriato smaltimento;

– informazioni provenienti dall’ente di certificazione: l’ente che certifica la EPD, ed in particolare lo studio di LCA che ne è labase, comunica in questa parte informazioni riguardanti l’organismo di certificazione stesso ed il periodo di validità dellaEPD.

merceologiche, oppure essere specifico di alcunetipologie di prodotti (ad esempio i marchi FSC -Forest Stewardship Council e PEFC - Programmefor Endorsement of Forest Certification Schemes,per i prodotti derivati dal legno).le etichette volontarie possono essere distinte inbase alle definizioni date dalle norme internazionalidella serie 14020:1999. le pa possono riconoscere i prodotti a impattoambientale ridotto grazie alla presenza di marchiecologici. inoltre, gli stessi criteri ecologici che un

prodotto deve rispettare per ottenere un determi-nato marchio, possono essere inseriti all’internodei bandi di gara pubblici, come requisiti ambientaliche un prodotto o servizio deve possedere.l’Etichetta Ecologica di Tipo I (norma ISO 14024),è riconosciuta a livello europeo, è l’Eco-Label; taleetichetta è sottoposta a certificazione esterna eviene attribuita da un organismo competente sullabase di specifici criteri di riconoscimento dell’ec-cellenza ambientale, diversi per ogni categoria diprodotti. l’Eco-Label è un’etichetta ambientale de-finita B2C “Business to Consumer”, viene attribuitaad un prodotto o servizio indirizzati all’utilizzatorefinale ed è rappresentata dal simbolo della mar-gherita.l’Etichetta Ecologica di Tipo II riporta “autodichia-razioni” circa le caratteristiche ecologiche del pro-dotto (self-declared environmental claims); lanorma iso 14021 specifica le caratteristiche deicosiddetti “claims”. Questi devono contenere infor-mazioni accurate, verificabili, rilevanti e non ingan-nevoli. a tale scopo si richiede l’utilizzo di meto-dologie verificate e provate su basi scientifiche checonsentano di ottenere risultati attendibili e ripro-ducibili (es. LCA). tutta la documentazione deveessere resa disponibile (a richiesta). l’etichettaecologica di tipo ii è autodichiarata pertanto laresponsabilità relativa al suo impiego è tutta dicolui che la utilizza.

19ordine degli ingegneridella provinCia di roma

INDUSTRIALE

LE ETICHETTE ECOLOGICHE DEL TIPO IISONO DEL TIPO B2C “BUSINESS TOCONSUMER” MA POSSONO ANCHEESSERE B2B “BUSINESS TO BUSINESS”.ESSE IDENTIFICANO PRODOTTI CHE SIBASANO SU UN’AUTODICHIARAZIONE DELPRODUTTORE NON CONVALIDATA NÉCERTIFICATA.

CHE COS’È L’ANALISI DEL CICLO DI VITA (LCA)

È uno strumento utilizzato per valutare il potenzialeimpatto ambientale di un prodotto, di un processoo di un’attività durante tutto il suo ciclo di vita,tramite la quantificazione dell’utilizzo delle risorse(“immissioni” come energia, materie prime, acqua)e delle emissioni nell’ambiente (“emissioni” nell’aria,nell’acqua e nel suolo) associate con il sistema og-getto della valutazione.L’Analisi del Ciclo di Vita è un’analisi sistematicache valuta i flussi di materia ed energia durantetutta la vita di un prodotto: dall’estrazione dellematerie prime, alla produzione, all’utilizzo, fino al-l’eliminazione del prodotto stesso una volta divenutorifiuto.L’obiettivo generale di un LCA è valutare gli impattiambientali associati alle varie fasi del ciclo di vitadi un prodotto, nella prospettiva di un miglioramentoambientale di processi e prodotti.

le etichette ecologiche del tipo ii, con riferimentoal ciclo di vita dei materiali, si riferiscono ad un sin-golo aspetto, con un unico criterio di giudizio (riuso,riciclaggio) tuttavia è necessario effettuare l’esamedell’intero ciclo di vita per verificare ed attestareche un impatto ambientale non è stato ridotto aspese di un altro. le etichette ecologiche del tipoii sono del tipo b2C “Business to Consumer” mapossono anche essere B2B “Business to Busi-ness”. esse identificano prodotti che si basano suun’autodichiarazione del produttore non convali-data né certificata. includono tutte le dichiarazioni,etichette, simboli di valenza ambientale presentisulle confezioni dei prodotti, sugli imballaggi, onelle pubblicità utilizzati dagli stessi produttori comestrumento di informazione ambientale. sono rela-tive a singole caratteristiche del prodotto, ad es.: ilcontenuto di materiale riciclato, la riciclabilità o labiodegradabilità del prodotto, l’assenza di sostanzedannose per l’ambiente, l’atossicità o la naturalitàdei trattamenti di finitura, ecc.l’Etichetta Ecologica di Tipo III (ISO/TR 14025):EPD: ”Dichiarazione Ambientale di Prodotto” (o

ecoprofile), riporta informazioni ambientali su unprodotto in base a parametri prestabiliti ed è sot-toposta ad un controllo indipendente. l’EPD è in-dicata per prodotti e servizi lungo la filiera produttivae, riferendosi a norme iso, è riconosciuta su tuttoil mercato internazionale. l’EPD consiste in unascheda di prodotto, relativa ai potenziali impattiambientali associati all’intero arco del ciclo di vita,valutato con metodologia normata iso. viene ve-rificata e convalidata da un organismo accreditatoindipendente che garantisce la veridicità delle infor-mazioni contenute nello studio di LCA e nella di-chiarazione ambientale di prodotto; la sua regi-strazione viene effettuata dallo SwedishEnvironmental Management Council. l’EPD ha ca-rattere puramente informativo, è il consuma-tore/cliente industriale che effettua il confronto traEPD differenti; la comparazione è resa possibilesolo all’interno di gruppi di prodotti equivalenti.l’EPD è applicabile a tutti i prodotti classificati ingruppi e con definiti Requisiti Specifici di Prodotto(PSR) o meglio PCR (Product Category Rules) sta-biliti al fine di rendere i prodotti comparabili tra diloro. attualmente sono stati approvati 95 PCR,pertanto esistono le regole per l’EPD di 95 prodotti(o servizi), e 31 sono in preparazione.

ETICHETTATURE IN EDILIZIA

Il pericolo “Greenwashing”Con Greenwashing s’identifica la tendenza ad unaingiustificata appropriazione di virtù ambientalisteda parte di aziende, industrie o organizzazioni, percreare un’immagine positiva delle proprie attività eprodotti. per soddisfare una simile dichiarazione,ovviamente, non basta utilizzare immagini di fore-ste, cascate e animali nelle campagne pubblicitarie.

INDUSTRIALE

20ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

The Energy label per lavatrici.

L’ETICHETTA ECOLOGICA DI TIPO III EPD:“DICHIARAZIONE AMBIENTALE DIPRODOTTO” È INDICATA PER PRODOTTI ESERVIZI LUNGO LA FILIERA PRODUTTIVAE, RIFERENDOSI A NORME ISO, ÈRICONOSCIUTA SU TUTTO IL MERCATOINTERNAZIONALE.

dovrebbero essere soddisfatti numerosi requisitidi sostenibilità, ad esempio il prodotto:

– dovrebbe contenere materiali riciclati, circo-stanza che minimizza l’uso di materie primevergini;

– dovrebbe essere realizzato con energia rin-novabile, o con un processo produttivo cheprevede l’efficienza energetica di se stesso,minimizzando progressivamente sprechi econsumi;

– dovrebbe essere riciclabile e progettato inmodo che gli scarti post utilizzo siano altret-tanto riciclabili;

– dovrebbero essere valutati, il suo impattosull’ambiente, il ciclo di utilizzo dell’acquaper la produzione e se il processo ha emis-sioni nocive nell’aria.

in italia la verifica e convalida delle dichiarazioniambientali di prodotto (EPD) avvengono a cura diorganismi di certificazioni accreditato da Accredia,l’ente unico nazionale di accreditamento, ricono-sciuto dallo stato il 22 dicembre 2009, nato comeassociazione senza scopo di lucro, dalla fusionedi SINAL e SINCERT.l’accreditamento garantisce che i rapporti di provae d’ispezione e le certificazioni (di sistema, prodottoe personale) che riportano il marchio Accrediasiano rilasciate nel rispetto dei più stringenti requisitiinternazionali in materia di valutazione della confor-mità, e dietro una costante e rigorosa azione disorveglianza sul comportamento degli operatoriresponsabili (laboratori e organismi).nel settore della bioedilizia, per esempio, un pro-getto realizzato secondo criteri di sostenibilità haposto la dovuta attenzione anche ai materiali uti-lizzati per la sua realizzazione, prediligendo queiprodotti per l’edilizia (legno, cementi, calcestruzzo,acciaio, intonaci, vernici, pavimenti, isolanti, rive-stimenti ecc...) realmente eco-sostenibili.la sostenibilità delle costruzioni rappresenta, infatti,uno dei sei mercati considerati strategici dalla LeadMarket Initiative (LMI) for europe, che definiscecentrale la valutazione delle caratteristiche di pro-dotti ed edifici nel loro ciclo di vita.un progetto realizzato secondo criteri di sosteni-bilità può, infatti, ridurre o eliminare del tutto gli im-patti negativi dei fabbricati sull’ambiente, attraversola scelta di pratiche costruttive e di esercizio mi-gliorativo rispetto a quelle in uso.per raggiungere quest’obiettivo sono nati negli anninumerosi schemi di sostenibilità degli edifici, cherichiedono prestazioni ambientali dei prodotti. i piùdiffusi in italia sono: LEED (The Leadership inEnergy and Environmental Design) ed ITACA (Isti-tuto per l’Innovazione e Trasparenza degli Appaltie la Compatibilità Ambientale), protocolli che riser-

vano particolare attenzione ai requisiti delle risorseimpiegate.

Altri Marchi di Qualità da menzionare infine i marchi volontari di sosteni-bilità per prodotti in settori specifici quali la bioedi-lizia. l’Associazione Nazionale per l’Architettura Bioe-cologica (anab), è un ente che ha sviluppato unostandard, con la creazione del marchio di qualitàbioecologica ANAB-IBO-IBN. dopo un iniziale con-tributo da parte degli istituti IBO (austria) e IBN(germania), oggi il marchio porta soltanto il logoANAB.Questo marchio identifica quei prodotti che otten-gono la certificazione secondo i metodi di valuta-zioni messe a punto dall’ANAB e l’attività di su-pervisione di ICEA, Istituto per la CertificazioneEtica e Ambientale. attraverso questo marchio sipuò ottenere una comparazione tra prodotti utilenei confronti di produttori, utilizzatori, progettisti eutenti.diversa è la certificazione proposta dell’INBAR(Istituto Nazionale di Bioarchitettura), volta, infatti,a verificare le fasi realizzative e progettuali dell’e-dificio, fino al collaudo. una certificazione più vi-cina a quelle di sostenibilità classiche quali leede itaCa ■

21ordine degli ingegneridella provinCia di roma

INDUSTRIALE

I criteri di sostenibilità piùdiffusi per ridurre l’impattonegativo dei fabbricatisull’ambiente in Italia sonorappresentati dai protocolliLEED ed ITACA.

INGEGNERIAINDUSTRIALE

a cura diIng. V. N. Buzzacchino

commissione Efficienza energetica

visto daIng. L. ArgentieriIng. N. Pegoraro

22ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

Conosciuta anche con l’acronimoanglosassone EPD (Environmental ProductDeclarations).

LCA (LIFE CYCLE ASSESSMENT) E LA DICHIARAZIONE AMBIENTALEDI PRODOTTO

La lavorazione delle materieprime è un processo cherientra nella DichiarazioneAmbientale di Prodotto.

L’interesse di molte aziende si sta indiriz-zando ultimamente verso la cosiddetta“Dichiarazione Ambientale di Prodotto”(DAP) o altrimenti conosciuta con l’acro-

nimo anglosassone EPD (Environmental ProductDeclarations).la DAP (d’ora in avanti EPD) è uno strumento dipolitica ambientale che ha lo scopo di comunicareal mercato le caratteristiche e le prestazioni am-bientali di un prodotto. tale strumento permette aiproduttori di dimostrare la loro attenzione alle pro-blematiche ambientali analizzando e descrivendoil proprio prodotto dal punto di vista degli impattiambientali, e permette ai consumatori di avere det-tagliate informazioni riguardo alle caratteristicheambientali del prodotto stesso. l’obiettivo princi-

pale delle Dichiarazioni Ambientali è di favorire, at-traverso la comparabilità tra prodotti analoghi e lacapacità di scelta dell’acquirente, un miglioramentocostante dei prodotti da un punto di vista ambien-tale.la EDP, prevista dalle politiche ambientali comuni-tarie, e derivante dalle norme della serie iso 14020,è fondata sull’esplicito utilizzo della metodologiaLCA (Life Cycle Assessment), cardine attorno a cuiruota la dichiarazione e fondamento metodologicoda cui scaturisce l’oggettività delle informazioni for-nite. pur mantenendo l’attenzione al prodotto, siaesso merce o servizio, le aziende hanno la possibi-lità di comunicare le proprie strategie e l’impegnoad orientare la produzione nel rispetto dell’ambientevalorizzando il prodotto stesso.secondo la classificazione e descrizione delle eti-chette e delle dichiarazioni ambientali di prodottodella norma iso 14020, si possono distinguere tretipologie di etichettature/dichiarazioni ecologiche:• 1º tipo (ISO 14024). in questa categoria tro-

viamo le etichette ecologiche volontarie sot-toposte a certificazione esterna (o di parteterza). sono basate su un sistema multicri-teria che considera l’intero ciclo di vita delprodotto. i criteri fissano dei valori soglia, darispettare per ottenere il rilascio del marchio.l’organismo Competente per l’assegnazionedel marchio può essere pubblico o privato. esempi di etichettatura di 1º tipo sono: - Ecolabel, creato nel 1992 con l’adozione

del regolamento europeo n. 880/92; - Nordic White Swan, (svezia, norvegia,

Finlandia e islanda) creato nel 1989; - Blaue Engel, marchio tedesco creato nel

1977; - NF Environnement, marchio francese

creato nel 1992; - Stichting Milieukeur, è il marchio dei paesi

bassi creato nel 1992;

23ordine degli ingegneridella provinCia di roma

INDUSTRIALE

LA EPD (ENVIRONMENTAL PRODUCTDECLARATIONS) È UNO STRUMENTO DIPOLITICA AMBIENTALE CHE HA LO SCOPODI COMUNICARE AL MERCATO LECARATTERISTICHE E LE PRESTAZIONIAMBIENTALI DI UN PRODOTTO.

- Umweltzeichen Baume, marchio austriacocreato nel 1991;

- Aenor-Medio Ambiente, è il marchio spa-gnolo creato nel 1993;

- Canada Environmental Choice, etichettacanadese creata nel 1988;

- Eco Mark, sistema di etichettatura giap-ponese creato nel 1989.

• 2º tipo (ISO 14021). in questa categoria rien-trano le etichette e dichiarazioni ecologicheche riportano informazioni ambientali dichia-rate da parte di produttori, importatori o di-stributori di prodotti, senza che vi sia l’inter-vento di un organismo indipendente dicertificazione. la norma prevede comunqueuna serie di vincoli da rispettare sulle modalitàdi diffusione e i requisiti sui contenuti del-l’informazione.

• 3º tipo (IS0 14025). in questa categoria rien-trano le dichiarazioni ecologiche che ripor-tano informazioni basate su parametri stabilitiche contengono una quantificazione degliimpatti ambientali associati al ciclo di vita delprodotto calcolati attraverso un sistema lCa.sono sottoposte a un controllo indipendentee presentate in forma chiara e confrontabile.tra di esse rientrano le dichiarazioni ambien-tali di prodotto “EPD”.

Premesso quanto sopra si deduce che solo l’eti-chettatura del 3° tipo rappresenta una Dichiara-zione Ambientale di Prodotto che utilizza una me-todologia standard e riconosciuta a livellointernazionale (la LCA) e certificata da un ente in-dipendente.È utile ricordare al lettore che la valutazione delciclo di vita (Life Cycle Assessment o valutazionedel ciclo di vita introdotta nel 1999 dal SETAC (So-ciety of Environmental Toxicology and Chemestry))è uno strumento metodologico che consente dianalizzare gli impatti ambientali di un prodotto-ser-vizio-processo in una prospettiva di ciclo di vita. ilciclo di vita di un prodotto è costituito da diversefasi: estrazione delle materie prime, produzione deimateriali e dei componenti, utilizzo del prodotto,riciclo o smaltimento finale di alcune sue parti co-stituenti; attività quali, trasporto, immagazzina-mento, vendita, vengono incluse nella valutazionedel ciclo di vita se il loro impatto è considerato ri-levante. dunque, la valutazione del ciclo di vita di un pro-dotto include tutti i processi produttivi e i serviziassociati al prodotto durante tutto il suo ciclo divita, “dalla culla alla tomba” (From cradle to grave).identificando un’unita funzionale è inoltre possibilequantificare la prestazione ambientale della fun-zione che quel prodotto svolge (Figura 1).

INDUSTRIALE

24ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

Figura 1.

in uno studio LCA, per ogni singolo processo ven-gono documentati come “Input” l’uso di risorse,materie prime, parti di prodotto, vettori energetici,elettricità, ecc. le emissioni in aria, acqua, terra, irifiuti e i sotto-prodotti sono invece registrati come“Output”. per gli input provenienti dalla “tecno-sfera”, va inclusa nei calcoli la loro storia ambientale(flussi indiretti a monte). per i rifiuti devono inveceessere inclusi i processi di trattamento successivi.la somma totale degli input e output è la base perla valutazione degli impatti ambientali del prodottoo processo: le singole risorse utilizzate e le emis-sioni vengono aggregate secondo determinate ca-tegorie di impatto.a supporto dell’analisi LCA viene incontro al pro-gettista/certificatore una serie di tool e databaseinformatici che partendo da una modellazione delprocesso di produzione del bene/servizio fornisceun output di impatto ambientale per esempio quan-tificando l’impronta di Co2 nell’intero ciclo di vitadel bene servizio.si elencano a tal proposito un elenco dei principalitool e le loro caratteristiche principali:1. SimaPro: è il software più diffuso per la

lCa dato che ha molte caratteristiche checonsentono di condurre facilmente uno stu-dio. Creatore: Pre Product Ecology Con-sultants, Amersfoort, Paesi Bassi;

2. OpenLCA: è un software con una interfac-cia freeware ed alcuni data base scaricabiligratuitamente;

3. Umberto: è uno strumento software moltopotente e flessibile per eseguire studi dilCa e analisi sui flussi di energia e materiaattraverso i confini del sistema. Creatori: ifu- Institute for Environmental it Hamburg,Germania, e ifeu - Institute for Energy and

Environmental Research Heidelberg, Ger-mania;

4. ECO-it: è un software di eco-design facileda utilizzare. Creatore: Pre Product EcologyConsultants, Amersfoort, Paesi Bassi;

5. ECO-edit: permette di preparare o crearebanche dati utilizzabili per ECO-it.  Crea-tore: Pre Product Ecology Consultants,Amersfoort, Paesi Bassi;

6. EcoScan 3.0: è un software che consentein modo semplice di calcolare gli impattiambientali ed i costi di un prodotto. Crea-tore: TNO Industrial Technology, Eidhoven,Paesi Bassi;

7. TEAM™: è un software molto potente eflessibile della Ecobilan. Creatore: EcobilanGroup, Arundel, Regno Unito;

8. EcoLab: è un potente software per ese-guire studi di LCA. Creatore: Nordic Port,GöTeborg, Svezia;

9. ATHENA Model: è uno strumento di sup-porto pratico e facile da utilizzare; forniscedati di buon livello e assiste durante la fasedi valutazione necessaria per fare scelteambientali corrette. Creatore: Athena Su-stainable Materials Institute, Ottawa, Ca-nada;

25ordine degli ingegneridella provinCia di roma

INDUSTRIALE

LA VALUTAZIONE DEL CICLO DI VITA (LIFECYCLE ASSESSMENT) INTRODOTTA NEL1999 DAL SETAC (SOCIETY OFENVIRONMENTAL TOXICOLOGY ANDCHEMESTRY) È UNO STRUMENTOMETODOLOGICO CHE CONSENTE DIANALIZZARE GLI IMPATTI AMBIENTALI DIUN PRODOTTO-SERVIZIO-PROCESSO INUNA PROSPETTIVA DI CICLO DI VITA.

Il riciclo rientra tra i passaggidi una LCA.

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10. KCL-ECO 3.01: strumento software pereseguire studi di LCA.  Creatore: Oy Ke-skuslaboratorio – Centrallaboratorium Ab(KLC). Espoo, Finlandia;

11. Design System 4.0: è uno strumentosoftware per valutare gli impatti ambientalial fine di sviluppare prodotti sostenibili. Crea-tore: Assess Ecostrategy Scandinavia AB,Göteborg, Svezia;

12. GaBi 4: è uno strumento software per l’in-gegnerizzazione del ciclo divita. Creatori: Institute for Polymer Testingand Polymer Science (IKP), Università diStoccarda in cooperazione con PE EuropeGmbH (PE), Dettingen/Teck;

13. LCAiT - CIT Ekologik: è uno strumentosoftware per la LCA con un’interfaccia gra-fica Creatore: Chalmers Science park, Gö-teborg, Svezia;

14. PTLaserTM: è uno strumento utilizzato pervalutare sia gli aspetti economici che gli im-patti ambientali in un processo decisio-nale. Creatore: Sylvatica, North Berwick.

l’elenco di software e relativi database in prece-denza elencati non è certamente esaustivo e sicu-ramente il professionista che si approccia all’argo-

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26ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

mento LCA può trovare in internet lo strumentopiù indicato alle sue esigenze di modellazione delservizio prodotto in funzione anche del budget adisposizione poiché interfacce e database possonorichiedere un costo di licenza di utilizzo.tra i vari software elencati, ne è stato testato uno,sul quale di seguito descriverò le mie impressioni.lo strumento prevede un tool dove è possibile

A SUPPORTO DELL’ANALISI LCA VIENEINCONTRO AL PROGETTISTA OCERTIFICATORE UNA SERIE DI TOOL EDATABASE INFORMATICI CHE PARTENDODA UNA MODELLAZIONE DEL PROCESSODI PRODUZIONE DEL BENE/SERVIZIOFORNISCE UN OUTPUT DI IMPATTOAMBIENTALE.

Il trasporto delle materieprime al processo pruduttivoè un altro dei passaggi che

rientrano nell’LCA.

modellare un servizio/prodotto e importare i da-tabase necessari e funzionali alla modellazionedi impatto ambientale della singole fasi di pro-cesso analizzate. la versione demo da me utiliz-zata non permette di visualizzare nel dettaglio idata base e tutte le funzionalità descritte nellapresentazione del prodotto tuttavia offre la pos-sibilità di effettuare un tour del software doveviene analizzata la realizzazione di un prodotto(una caffettiera) con una significativa presenza dimaterie plastiche nel prodotto. dopo la modellazione dei processi che permettedi sezionare il prodotto in quattro principali com-ponenti (involucro, piccoli componenti, materialeelettrico, bollitore) il software esegue la quantifica-zione delle materie prime necessarie per la realiz-zazione del prodotto; per il caso in questione sonostati individuati 566 elementi utilizzati dall’inizio afine vita del prodotto.l’analisi fin qui svolta consente quindi di costituiredegli “indicatori aggregati di impatto” in modo dapoter costruire un profilo ambientale del prodotto. Considerando che l’obiettivo ultimo dell’EDP èquello di poter porre a paragone i profili ambientalidi prodotti diversi, in modo da poter individuarequale sia il più eco-compatibile, il software in que-stione permette tale confronto e nella demo pro-posta esegue un paragone tra la Caffettiera pre-cedentemente analizzata, e una diversa versionedel prodotto, realizzata con materiali e processiproduttivi differenti dal primo.anche in questo caso il software propone tuttauna serie di reportistica di impatto ambientale spe-cifica del prodotto ma soprattutto permette di con-frontare i vari indicatori ambientali tra i due pro-dotti.gli altri prodotti software elencati sono abbastanzaomogenei nelle funzionalità di modellazione deiprocessi e della gestione degli input ed output dicarattere ambientale; pertanto la scelta di uno odell’altro deve essere rivolta alla tipologia e qualitàdei data base di prodotto messi a disposizione

oltre ovviamente ai costi, tutt’altro che economici.schematizzando e concludendo quindi la DAP:

- utilizza la valutazione del Ciclo di vita (LCA -Life Cycle Assessment) come metodologiaper l’identificazione e la quantificazione degliimpatti ambientali. l’applicazione della LCAdeve essere in accordo con quanto previstodalle norme della serie iso 14040, in mododa garantire l’oggettività delle informazionicontenute nella dichiarazione;

- è applicabile a tutti i prodotti o servizi, indi-pendentemente dal loro uso o posiziona-mento nella catena produttiva; inoltre, vieneeffettuata una classificazione in gruppi bendefiniti in modo da poter effettuare confrontitra prodotti o servizi funzionalmente equiva-lenti;

- viene verificata e convalidata da un organi-smo indipendente che garantisce la credibi-lità e veridicità delle informazioni contenutenello studio LCA e nella dichiarazione.

Oggettività, confrontabilità e credibilità sono, per-tanto, le caratteristiche principali sulle quali si ba-sano tali dichiarazioni. ■

27ordine degli ingegneridella provinCia di roma

INDUSTRIALE

BIBLIOGRAFIA

http://it.wikipedia.org/wiki/Dichiarazione_ambientale_di_prodottohttp://www.isprambiente.gov.it/it/temi/sviluppo-sostenibile/strumenti-per-lo-sviluppo-sostenibile/dichiarazio-ne-ambientale-di-prodotto-daphttp://www.dnvba.com/it/Certificazione/I-sistemi-di-gestione/Ambiente/Pages/Servizi-EPD.aspxhttp://www.aresfvg.it/index.php?q=it/node/12http://www.csqa.it/Sostenibilita/Overview/LCA-labelling-(EPD)http://www.qualityi.it/dichiarazione-ambientale-di-prodotto.html

Processo produttivo.

INGEGNERIAINTERSETTORIALE

a cura diIng. E. Bongiorno

Ing. D. Della SantaIng. A. Iscaro

Ing. P. Maurelli

commissione Progetti Internazionali

visto daIng. P. Nardocci

28ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

Un’indagine sinottica della tematica portuale e delle sfide ingegneristiche nella cornice del Mediterraneo.

LA PORTUALITÀ INTERNAZIONALE NELLA STRATEGIA MEDITERRANEA:

L’INGEGNERIA A LAVORO, TRA SFIDE E PROGETTI

INTRODUZIONE

l’area portuale è definita1 come “uno spazio dimare più o meno ampio e protetto, dove le navipossono accedere con ogni tempo e sostare intutta sicurezza, sia per trovare ricovero durante letempeste o per effettuare urgenti riparazioni diavarie sofferte, sia per compiere le operazionicommerciali inerenti allo svolgimento dei trafficimarittimi”.se si considera il porto come “sistema complesso”,gestionale, tecnologico e trasportistico, gli aspettiche concorrono alla definizione dell’area portualecostituiscono un insieme complesso di variabiliche riguardano le sfere di azione più diverse. sispazia dall’ingegneria alla coesione sociale e terri-

toriale, dalla normativa sulle autorità deputate allagestione dei porti alle strategie geopolitiche deicommerci internazionali, dall’energia e dalla piani-ficazione alla finanza e al business, senza dimenticarei temi afferenti alla “circular economy” e alla soste-nibilità ambientale. lo scopo di questo articolo consiste nel fornireun’indagine sinottica della tematica portuale edelle sfide ingegneristiche che la portualità italiana,europea ed internazionale è chiamata ad affrontarenella cornice del mediterraneo.Questo mare è storicamente un crocevia di com-merci, costituisce un volano per le rotte strategichee la nascita di nuove sinergie. il bacino del medi-terraneo è un’area di confine e di contatto deipaesi che vi si affacciano, mettendo a confronto espesso condividendo aspetti culturali. in tale con-testo gli scenari di sviluppo dei porti possonocondividere esperienze e perfezionare tecniche in-gegneristiche di avanguardia.

STRATEGIA MEDITERRANEA: VIAGGIO TRA ITALIA, EUROPA E PAESI INTERNAZIONALI DEL MEDITERRANEO

tra i principali porti mediterranei per il traffico con-tainer si possono annoverare quelli di Valencia,Barcellona, Marsiglia, La Spezia, Algeri, Tangeri,Venezia, Haifa, Damietta, Alessandria, Taranto,Novorossijsk, Odessa, senza considerare quelliattualmente in via di sviluppo.si cita non a caso il traffico container poiché, percomprendere la centralità che il mediterraneo haacquisito a livello internazionale, non si può pre-

29ordine degli ingegneridella provinCia di roma

INTERSETTORIALE

SE SI CONSIDERA IL PORTO COME“SISTEMA COMPLESSO”, GESTIONALE,TECNOLOGICO E TRASPORTISTICO, GLIASPETTI CHE CONCORRONO ALLADEFINIZIONE DELL’AREA PORTUALECOSTITUISCONO UN INSIEMECOMPLESSO DI VARIABILI CHERIGUARDANO LE SFERE DI AZIONE PIÙDIVERSE.

1 Definizione di area portuale.Fonte: Enciclopedia Treccanihttps://goo.gl/Pei4RH.

scindere del traffico marittimo di merci e dai trenddei volumi in transito via Suez (il Canale infatti rap-presenta uno degli accessi principi all’area medi-terranea per le rotte provenienti da est). Fino aglianni ’70 il mediterraneo non era fulcro di granditraffici marittimi internazionali ma il baricentro hasubito una significativa traslazione conseguente-mente alla globalizzazione e alla forte crescita re-gistrata nell’area asiatica e pacifica.È un dato particolarmente interessante che il marmediterraneo accolga circa il 19% del trafficomondiale (dati statistici 2016 - fonti specialistichedi settore) e che, in uno scenario di grandi poten-zialità e sviluppi, siano in corso pianificazioni infra-strutturali e strategiche tali da offrire “sponde” perlo sviluppo di moderni Hub2 e ai sistemi di scambie di interconnessioni commerciali, culturali e turi-stiche, la cui complessità rende indispensabileuna elevata e competente progettazione ingegne-ristica di avanguardia.una serie di dati, numeri e proiezioni, forniti dafonti ufficiali, evidenziano come i nuovi equilibri in-ternazionali, delineatisi a livello globale in diversisegmenti del mercato in esame, siano influenzatidall’andamento del mercato delle rinfuse liquide,come petrolio e derivati che costituiscono il 92,1%del totale dei carichi liquidi traghettati via mare;circa il 6,4% è relativo al trasporto di LNG -Liquefied Natural Gas (gas naturale liquefatto),con percentuali esigue di LPG - Liquefied PetroleumGas (gas da petrolio liquefatto), individuandol’asia occidentale e le Economie in transizione3

come principali produttori di petrolio seguite dalnord america e dall’africa. per contro, tra i principali importatori di greggio epetrolio ci sono le regioni dell’area asia-pacifica,nord america ed europa. la domanda maggiore,pertanto, si colloca nei paesi dell’asia-pacifico edi altre aree con economia avanzata, mentrel’offerta proviene principalmente dalle aree dei

nuovi giacimenti della costa africana e del sud-estasiatico. tale aspetto del mercato, unitamente al riassettorapido a livello geopolitico dei paesi interessati,nonché l’evoluzione del traffico marittimo dellerinfuse secche4 e la definizione di nuove rotte perle merci containerizzate, concorrono a delineare lestrategie di sviluppo dei porti del mediterraneo. a fronte di questa rapida analisi introduttiva, sideve necessariamente riferire dell’importanza chericopre il progetto Ten-T5 (Trans European Network- Transport) nella strategia del sistema intermodaledi connessione (ingegneria delle strade, dei porti,degli aeroporti, delle ferrovie, degli interporti, e altriscali) che coinvolge italia, europa, estero, previstodalla Commissione europea; una serie di pilastrifondanti e di indirizzi contemplano lo “spazioeuropeo senza barriere” (amministrative, gestionali,documentali e normative), un livello di maggioreefficienza prestazionale e di performance dei serviziportuali, la riduzione di congestioni portuali in areein cui andrà prevista la messa in atto di ammoder-namenti e potenziamenti, lo snellimento dei pro-cedimenti amministrativi in tema di valutazioni am-bientali nonché il focus su attrazione di investimentie massimizzazione di uso corretto dei fondi europeirelativi alle reti trans-europee, in cui il ruolo dellaprogettazione ingegneristica è elemento impre-scindibile nelle diverse discipline e aree di attività.uno degli obiettivi principali è, dunque, il potenzia-mento e l’efficientamento degli Hub portuali, anchenell’area mediterranea, con azioni mirate a realizzareentro il 2030, una rete che funga da spina dorsaleal trasporto multimodale del mercato interno eu-ropeo, con conseguenti attese positive riguardoalla circolazione di merci, di persone, di occupazioneladdove possibile e nei limiti imposti da carenzenormative o difficoltà geopolitiche, potenziando lacoesione sociale, il libero scambio, la competitività,le performance dell’alta ingegneria e il confrontosulle best practices tecniche realizzate dai soggettiattuatori. in questo scenario internazionale così dinamico,che ha visto il rafforzamento del ruolo del mediter-raneo nelle principali rotte del traffico marittimo,l’italia gioca un ruolo leader poiché costituisce unvero e proprio asse strategico nell’area di interesse,grazie all’elevato interscambio via mare con l’areamediterranea (29 mld di euro circa, sia in importche export), al considerevole potenziale nella coo-perazione industriale, nei rapporti finanziari, nellacondivisione del know-how tecnologico. gli aspettieconomici che coinvolgono l’italia nel mediterraneoriguardano non solo le commodities6 materiali maanche di quelle cosiddette “immateriali” che spazianodalle tecnologie, alle risorse naturali, energetiche,

INTERSETTORIALE

30ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

2 Punto centrale per laraccolta, lo smistamento e la

distribuzione per unaparticolare regione o area

geografica.

3 Espressione che indica leeconomie di natura sovieticadi quei Paesi che, a partiredalla fine degli anni Ottantadel secolo scorso, si sonoimpegnati nella progressiva

adozione di istituzioni propriedelle economie di mercato.

4 Merci trasportate senzasistemazione all’interno di

contenitori, prive diimballaggio (secche o

liquide).

5 Le reti di trasporto trans-europee (in acronimo TEN-T,dall’inglese Trans-European

Networks - Transport),pongono la loro basegiuridica sul Trattato diAmsterdam siglato il 2

ottobre 1997. Tuttavia il lorosviluppo in fase avanzata è

dovuto al Trattato diMaastricht. Da non

dimenticare il libro bianco suiTrasporti, lo sviluppo futurodella politica comune deitrasporti, pubblicato nel

dicembre del 1992.

ambientali e alle competenze tecnico/ingegneristicheinnovative. l’attuazione di un’efficace strategia, prevede unarilettura e rivisitazione in chiave di futuro ed oppor-tunità, della Governance dei porti; basti pensarealla recente approvazione del Piano StrategicoNazionale della Portualità e della Logistica, articolatoin dieci obiettivi/azioni (Fonte ufficiale – Ministerodelle Infrastrutture e Trasporti) che fornisce gliindirizzi e le linee di azione per lo sviluppo dellaportualità, in stretta attinenza con gli obiettivi disviluppo portuale ed intermodale definiti in sedeeuropea.in questo scenario, un ruolo sempre più importantestanno giocando i porti del nord africa il cuisviluppo è stato incentivato da interventi di naturaingegneristico/infrastrutturale e anche dalle riformeattuate per produrre come effetto virtuoso unosnellimento di procedure amministrative e ambientali,anche al fine di incrementare l’attrattività degli in-vestimenti esteri, pur peccando in alcuni casi diefficienza rispetto ai competitors europei. l’italia, icui confini sono per la quasi totalità bagnati dalmare mediterraneo, si pone al centro di un potenzialeasse cardine dei traffici dell’area mediterranea,con presupposti di natura non solo geografica maprimariamente commerciale.

L’INGEGNERIA DELL’AMBIENTE EDELL’ENERGIA NEI PORTI: QUALISCENARI POSSIBILI PER L’ITALIA E PERI PAESI EUROPEI IN AMBITO DICOOPERAZIONE INTERNAZIONALE E DISVILUPPO?

da un recente comunicato stampa di associazionidi esperti del settore, relativo alle attività dei porti

mediterranei si può evincere quanto segue:“[…] con 50,7 miliardi di euro l’Italia presenta ilvalore più elevato degli scambi marittimi con l’areaMED”;“[…] l’Italia è prima in Europa anche per quantitàdi merci trasportate nell’area: circa 60 milioni ditonnellate”;“[…] Italia al 15.mo posto nel ranking mondiale deltraffico container con oltre 11 milioni di TEU”;“[…] Il 76,2 % dell’interscambio commerciale fraItalia e paesi del Mediterraneo avviene via mare”.e così via a seguire. si comprende da pochi “colpid’occhio” quanto cruciale sia la collocazionenell’area mediterranea del nostro paese e qualipotenzialità si possano sviluppare per la competi-zione portuale e marittima, tenendo conto del fe-nomeno delle grandi navi, dell’apertura del nuovoCanale di Suez e dell’inaugurazione del Canale diPanama, con neo-flussi e neo-attività in ballo, de-clinati in differenti settori dell’ingegneria: ambiente,energia, logistica. l’unione europea ha programmato una serie diazioni nell’ottica di sostegno verso politiche dellasostenibilità e degli effetti transfrontalieri di fenomeniche toccano la scala locale per poi amplificarsi inquella internazionale. in questo scenario il concettodi rete assume un ruolo centrale. per rete siintende la rete elettrica, adeguata e affidabile, i si-stemi di accumulo dell’energia, modalità di gestionedel sistema portuale elettrico efficace ed efficiente,ragionando nell’ottica di una Super Smart Grid alivello pan-europeo che si sappia interfacciare inarea mediterranea affrontando le sfide ingegneri-stiche internazionali.si afferma, così, un indirizzo che interessa areevaste e macro regionali, incentivando l’uso dellefonti energetiche rinnovabili (es. energia dalle mareee dal vento, impianti fotovoltaici ubicati in areeportuali, ecc.) in quel connubio bilanciato e con-sapevole, laddove possibile, che preveda anchel’uso di LNG (Liquefied Natural Gas) small scaleand large scale, che si sta affermando, grazie apolitiche di sostegno di alcuni paesi, in nuovi seg-menti di mercato.a supporto di tale indirizzo, sono stati elaboratialcuni studi sistemici e progetti pilota relativi agliaccumuli, al forecasting (previsione di producibilitàenergetica, limiti della rete elettrica, smistamentodei flussi di rete), ai collegamenti energetici con icorridoi nord-africani come italia-algeria, tunisia-italia, libia-italia ecc. al fine di creare e modulare iflussi elettrici attraverso vere e proprie “autostradeenergetiche” che sfruttino l’energia prodotta davento, sole, biomasse, gas naturale liquefatto supiccola e larga scala.rispetto a quest’ultimo ambito, l’italia sta lavorando

31ordine degli ingegneridella provinCia di roma

INTERSETTORIALE

UNA SERIE DI DATI, NUMERI EPROIEZIONI FORNITI DA FONTI UFFICIALI,EVIDENZIANO COME I NUOVI EQUILIBRIINTERNAZIONALI, DELINEATISI A LIVELLOGLOBALE IN DIVERSI SEGMENTI DELMERCATO IN ESAME, SIANO INFLUENZATIDALL’ANDAMENTO DEL MERCATO DELLERINFUSE LIQUIDE COME PETROLIO EDERIVATI.

6 Termine del gergoeconomico/finanziario cheindica un bene indifferenziato,fungibile sul mercato,facilmente immagazzinabile econservabile nel tempo, comemetalli o petrolio.

per il recepimento della Direttiva DAFI7, grazie allaquale, a livello nazionale, potranno essere incentivati“una serie di carburanti alternativi per il trasportostradale e marittimo con l’ottica di promuoverequelli che presentino degli aspetti ambientalmentepiù compatibili con i tradizionali benzina e gasolio”,incoraggiando peraltro “lo sviluppo di un sistemaintegrato di scarico, trasporto, logistica,reloading”(Fonte - Ministero Sviluppo Economico),senza dimenticare “il GPL (Gas di Petrolio Liquefatto,diverso dal metano compresso) che avrà un suoquadro strategico, ancorché non previsto dalla di-rettiva”.allacciandoci al precedente esempio su come im-plementare una filiera del LNG, funzionale all’e-ventuale riduzione e contenimento delle emissioniinquinanti in atmosfera (si pensi alle aree SECA8 ealle attuali perimetrazioni in corso a livello interna-zionale), si può citare il caso dell’APICE (CommonMediterranean Strategy and local practical Actionsfor the mitigation of Port, Industries and CitiesEmissions)9.il succitato Common Mediterranean strategy andlocal practical Actions for the mitigation of Port,Industries and Cities Emissions (APICE) è il progettopromosso dal Comitato di selezione del programma

INTERSETTORIALE

32ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

di Cooperazione territoriale, MED. esso ha comeobiettivo quello di stabilire misure concrete per af-frontare il problema della qualità dell’aria nelle areelimitrofe ai porti e nei siti industriali ad essi connessi,concentrandosi in particolar modo sulle aree portualidi cinque città del Mediterraneo: Barcellona,Genova, Marsiglia, Salonicco e Venezia. il progettosi pone, inoltre, l’obiettivo di proporre delle lineeguida per una pianificazione territoriale e ingegne-ristica che tenga conto della tematica dell’inquina-mento atmosferico e per piani di azione specificiper le aree costiere. si parla, in questo caso, diuna serie di città ubicate in zona euro-med, ma ilprogetto ha, tra i suoi pregi, la replicabilità deirisultati e degli approcci anche ad altre realtà in-ternazionali dell’area mediterranea.

PARAMETRI TECNICI NELLACLASSIFICAZIONE DEI PORTI:L’INGEGNERIA A SERVIZIO DELLAPIANIFICAZIONE E DELLAPROGETTUALITÀ

molteplici studi, ricerche e fonti di letteratura auto-revoli hanno fornito, nel corso degli anni, diversiapprocci e criteri sulla base dei quali classificare iporti e selezionare quelli idonei per costituire Hubportuali strategici, anche alla luce delle mutateesigenze geopolitiche, tecniche, commerciali.e in questo ambito l’ingegneria si è distinta per ilsuo apporto innovativo, e sempre rigoroso, nel-l’individuare criteri di analisi e valutazione. Quattrocriteri sono importanti per focalizzare le opzioni eindirizzare le scelte:

- ubicazione dei principali mercati di produ-zione/consumo e mappatura dei nodi origi-ne/destinazione e dei porti di scalo, in riferi-mento anche al traffico container;

- assetto fisico del porto e profondità deifondali in relazione alle diverse tipologie dinaviglio;

- caratteristiche delle aree portuali ai fini delpotenziamento degli attracchi, delle banchine,delle aree gestionali e delle aree destinate aservizi;

- possibilità ed eventuali limiti del potenziamentoed efficientamento della logistica in-land, inrapporto ad una corretta infrastrutturazione.

gli standard tecnici di riferimento riflettono la com-plessità dei moderni sistemi portuali, che com-prendono aspetti e funzioni articolate da far coesi-stere in sinergia per il corretto “funzionamento delporto”; solo per citarne alcuni, rispetto alle areemarittime si possono considerare le opere marittimeesterne e interne (tra cui canali di accesso al

7 Direttiva 2014/94/UE delParlamento Europeo e delConsiglio del 22 ottobre

2014 sulla realizzazione diun'infrastruttura per i

combustibili alternativi.

8 SOx Emission Control Area,in cui vengono applicati dei

limiti per le emissioni di solfatinell'atmosfera, e quindi per i

contenuti di zolfo deicombustibili impiegati, più

severi rispetto ai limitiapplicati globalmente.

9 APICE: strategia comune delMediterraneo per l'attuazione

di Azioni concrete a livellolocale per la mitigazione delle

Emissioni nei Porti, nelleIndustrie e nelle Città.

Fonte web: http://www.apice-project.eu/.

porto, opere di difesa esterne, canali di manovra,banchine e pontili fissi e galleggianti, e così via);con riferimento alle aree a terra, le variabili afferisconoalle aree di parcheggio, agli impianti elettrici, aiservizi igienici, alle reti fognarie e quelle per il col-lettamento delle acque piovane, alla rete antincendioe quella di illuminazione e telefonia, agli impiantiper la raccolta degli olii esausti e rifiuti.tali aspetti si possono poi estendere a casi di pro-gettazioni ingegneristiche specifiche di settore,come nuove infrastrutturazioni (ad esempio quelleper la nascita di una LNG, scale portuali di cui siaccennava nel precedente paragrafo), nuovi impiantienergetici, nuovi servizi accessori per la logistica eper la bonifica ambientale.un successivo aspetto non trascurabile dell’inge-gneria legata alla portualità riguarda il delicatotema della security, ovvero la protezione di personee beni immateriali e materiali, edifici e infrastruttureda eventuali attacchi volontari e premeditati. affrontai temi della corretta gestione della sicurezza basatasul rischio porto-correlato, sulla sicurezza dellecomunità portuali (ad esempio: operatori e loroformazione, interfaccia nave-porto, quadro rego-latorio e normativo internazionale, misure di prote-zione).

L’ATTIVITÀ PORTUALE TRAFINANZIAMENTI, FONDI EUROPEI EOPPORTUNITA’

le grandi opere portuali presuppongono specifichepolitiche di finanziamento. gli strumenti di finan-ziamento sono molteplici e in questa sede verrannopresi in considerazione solamente alcuni per fornireun ulteriore punto di vista all’analisi intrapresa.sulla base di stime condotte dalla Commissioneeuropea, relativamente alle sopracitate reti TEN-Tsono previsti, entro il 2020, investimenti per circa500 mld di euro. si tratta di progetti supportati in funzione del loroessere di “interesse comune” per gli stati membrianche in un’ottica di respiro trans-frontaliero e in-ternazionale. sono previste risorse a fondi perdutirelativi a progetti infrastrutturali e trasportistici che,in alcuni casi, possono anche essere oggetto dicofinanziamenti ricorrendo al Fondo di Coesione eal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR),al Fondo europeo per le TEN-T, o ancora ai fondimessi a disposizione dalla banca europea degliinvestimenti (tramite prestiti e garanzie di credito).al fine di limitare l’eccessiva frammentarietà e ilmosaico delle modalità di erogazione, la Commis-sione europea ha creato un nuovo strumento de-nominato CEF (Connecting Europe Facility) per

realizzare progetti prioritari come le reti trans-europee nei settori energia (TEN-E), ITC (reti digitalie banda larga/ultra larga) e trasporti (TEN-T). pensando ai porti, il target, nello specifico, è quellodi rendere operativi 54 collegamenti entro il 2020su un totale di 82, con obiettivo il 2030. in questo vastissimo scenario “mediterraneo”, cheparte dalla scala nazionale, con uno sguardo al-l’europa, ma con l’orizzonte ai più ampi confini in-ternazionali, si comprende bene quanto sia impre-scindibile l’eccellenza dell’ingegneria in ambitoportuale, declinata in tutte le sue competenzespecialistiche. sciogliendo dubbi e riserve, analiz-zando i rischi, districando i nodi della complessitàe proiettandosi con nuovi impulsi al futuro. ■

33ordine degli ingegneridella provinCia di roma

INTERSETTORIALE

FONTI BIBLIOGRAFICHE

- Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (2010), Relazione sull’attivitàdelle Autorità Portuali.

- Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Consulta Generale per l’autotrasportoe la logistica (2010), Le linee politiche del Piano Nazionale della Logistica.

- Banca d’Italia (2011), Le infrastrutture in Italia: dotazione, programmazione,realizzazione.

- Assoporti (2011), Statistiche varie.- Commissione europea (2011), Libro Bianco – Tabella di marcia verso unospazio unico europeo dei trasporti.

- Commissione europea (2011), Proposta di regolamento sugli orientamentidell’Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti (TEN-T).

- Comunicazione (2011), Proposta di regolamento che stabilisce il quadro fi-nanziario pluriennale per il periodo 2014-2020.

- Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Consulta Generale per l’autotrasportoe la logistica (2011), Piano Nazionale della Logistica 2011-2020.

- SRM (2011), Med Finance – Le rimesse degli immigrati come fattore disviluppo per il Nord Africa.

- Assoporti-SRM (2016), Mediterranean Ports.

FONTI WEB:

- http://www.mit.gov.it/mit/site.php- http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/- http://www.minambiente.it/- http://www.cdp.it/Media/Studi/Studi-Di-Settore/Porti-E-Logistica.kl- http://www.assoporti.it/- http://www.sr-m.it/assoporti-e-srm-pubblicano-la-nuova-newsletter-12016-mediterranean-ports/

- http://www.censis.it/- http://www.cnel.it/home- http://www.apice-project.eu/- http://www.sietitalia.org/siet8/papers/cazzaniga.pdf- http://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/statoambiente/FOCUS2012.pdf

INGEGNERIAINTERSETTORIALE

a cura diIng. L. Basset

Ing. D. Moretti

commissione Project Management

nell’ambito dell’informazione

visto daIng. G. Boschi

Ing. P. Mancino

34ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

La corretta gestione dei tempi è un fattorefondamentale del Project Management perchéstabilisce e segue le corrette tempistiche per larealizzazione del progetto.

TIME MANAGEMENT: COME EFFETTUARE UNACORRETTA PIANIFICAZIONE DEITEMPI DI UN PROGETTO

Uno degli errori più comuni che si commet-tono quando si pianificano i tempi di unprogetto è quello di utilizzare il software diProject Management come strumento di

pianificazione, senza sapere che si tratta di un og-getto che supporta il Project Manager ma non so-stituisce il processo di analisi e raccolta di infor-mazioni necessario per il successo del progetto.il primo passaggio, che troppo spesso viene trala-sciato, è quello di effettuare un’ulteriore suddivi-sione dei Work Package delineati nella WBS (WorkBreakdown Structure). gli oggetti di più basso li-vello ottenuti durante la fase di definizione dell’am-bito sono soltanto delle macro attività il cui risultatoè un deliverable, in questa fase quello che è ne-cessario per analizzare le tempistiche sono i pas-saggi che ci permettono di ottenere il risultato finaledel Work Package (il deliverable). gli elementi ot-tenuti da questa scomposizione sono chiamati at-tività e devono rappresentare nel dettaglio i singoli

passi necessari ad ottenere il risultato previsto dalWork Package. per fare un esempio, si considerila WBS di progetto per la costruzione di un edificio,come Work Package si otterrebbero: “realizzare lefondamenta”, “realizzare la struttura portante”, ecc.per gestire correttamente i tempi è necessario an-dare a suddividere ulteriormente i singoli oggetti.ad esempio, considerando “realizzare le fonda-menta”, i deliverables ottenuti saranno le fonda-menta costruite e pronte a sostenere il peso del-l’edificio che poi andrà edificato, per definire i tempiè però necessario capire come giungere a questorisultato. perciò le singole attività saranno: “effet-tuare lo scavo”, “preparare il terreno”, ecc. Questopassaggio è il più delicato di tutto il processo digestione dei tempi poiché tralasciare alcune attivitàin questo momento, può portare a pericolose com-plicazioni durante la realizzazione del progetto. inquesta fase è necessario impiegare molto lavoroper giungere ad un risultato sufficientemente det-tagliato, per questo se non si ha molto tempo adisposizione, si può utilizzare il metodo di pianifi-cazione a finestra mobile (Rolling wave planning),ovvero il lavoro da svolgere a breve termine vienepianificato nel dettaglio, mentre le attività più lon-tane nel tempo sono pianificate ad un livello piùalto. man mano che ci si avvicina alle attività questevengono analizzate sempre più a fondo.una volta creata la lista delle attività è necessariodefinire le dipendenze tra queste ultime, per effet-tuare questa operazione solitamente il gruppo dilavoro si riunisce ed analizza le singole lavorazionidecidendo il tipo di relazione che le lega e se que-ste dipendenze sono obbligatorie o discrezionali.da questa analisi si ottiene un grafo che collegatra loro tutte le attività, questa rappresentazionegrafica è chiamata “Metodo del Diagramma di Pre-cedenza” (PDM-Precedence Diagram Method); per

35ordine degli ingegneridella provinCia di roma

INTERSETTORIALE

IL PRIMO PASSAGGIO, CHE TROPPOSPESSO VIENE TRALASCIATO NELPROJECT MANAGEMENT, CONSISTENELL’EFFETTUARE UNA ULTERIORESUDDIVISIONE DEI WORK PACKAGEDELINEATI NELLA WBS (WORKBREAKDOWN STRUCTURE).

una spiegazione più in dettaglio si rimanda alla Fi-gura 2. in questa fase vengono anche applicati ilead e lag alle attività. Con questi termini si indicanodelle variazioni al tempo di inizio delle attività, sead esempio è stato deciso che l’attività di predi-sposizione dei locali di un ufficio deve iniziare dopoaver terminato l’acquisto degli arredamenti, si puòapplicare un lead di 2 settimane a quest’ultima at-tività per fare in modo che i lavori inizino in anticipo,dato che non è strettamente necessario che tuttoil materiale sia stato ordinato per iniziare le attivitàdi predisposizione, ma è sufficiente avere le misuredegli arredi per eseguire l’attività successiva. nelprecedente caso è stato applicato quello che vienechiamato un lead, il lag è invece un ritardo sull’inizioattività, ad esempio è possibile legare tra l’attivitàdi scrittura di un articolo e l’attività di correzionedello stesso con una dipendenza del tipo inizio-inizio (SS-Start to Start), in questo caso sarà ne-cessario applicare un lag di qualche giorno all’atti-vità di correzione per fare in modo che ci sia delmateriale prodotto dall’attività di scrittura dell’arti-colo che possa essere corretto. un’altra sceltapossibile sarebbe quella di legare le due attivitàcon un legame di tipo fine-inizio (SF-Start to Finish),in questo caso il lag non sarebbe necessario masi dovrebbe attendere che la scrittura dell’articolofosse finita prima di iniziare la correzione perdendocosì del tempo prezioso, operando in questo modosi evita sicuramente il rischio di rilavorazioni datoche si hanno a disposizione tutte le informazioninecessarie per la seconda attività. appena è statocostruito il reticolo delle attività, dobbiamo comin-ciare a stimare le risorse necessarie per portarle acompimento. in questa fase si stimano tutte le ti-pologie di risorse necessarie, quindi materiali, per-sone ed attrezzature; vengono quindi anche effet-tuate le decisioni Make or Buy, cioè si effettua unaanalisi per capire se questa attività verrà eseguitada una risorsa del progetto oppure verrà acquistatadirettamente da un fornitore esterno. È fondamentale coinvolgere elementi con compe-tenze tecniche specifiche dell’ambito del progettoper avere delle stime accurate e, nonostante tutto,potrebbe anche non essere possibile stimare le ri-sorse necessarie per la singola attività, in questocaso è utile utilizzare tecniche di stima bottom-up;cioè si scompone l’attività in parti più piccole e sistimano le risorse, è così possibile ottenere un ri-sultato più preciso sommando tutte le risorse elen-cate per le parti risultanti dalla scomposizione.a questo punto sono disponibili tutte le informazioninecessarie per stimare la durata delle singole atti-vità così da poter valutare i tempi del progetto. Èpossibile utilizzare diverse tecniche per questa ana-lisi, la più semplice è la stima per analogia in cui si

INTERSETTORIALE

36ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

GLOSSARIO

Work Package: si definisce come l’elemento basedella Work Breakdown Structure, i Work Packagesono raggruppati nei Work Element, ovvero i ramidella WBS e a loro volta sono composti dai delive-rables e dalle attività necessarie per il loro rag-giungimento.

Deliverable: sono tutti i prodotti e/o servizi checompongono un Work Package della WBS. Rap-presentano le singole attività che dovranno essereespletate per ritenere concluso positivamente ilWork Package. Un deliverable può essere di diversotipo, da un documento descrittivo dell’attività aun’attività pratica.

Lead Time: definita un’attività A predecessore diB, se B (successore) inizia mentre A è ancora incorso, il tempo “anticipato” è definito come LeadTime.

Lag Time: definite le attività A e B, con B necessa-riamente successiva ad A, si definisce come LagTime il tempo necessario da attendere tra la con-clusione di A e l’inzio dell’attività B.

Make or Buy: è la scelta di un PM o un azienda diprodurre (make) un deliverable o acquistarlo giàpronto (buy), indipendentemente che esso sia unservizio o un prodotto. Molto spesso la decisionesi basa sia sui costi totali da affrontare sia sultempo e le risorse da dedicare all’attività o al pro-dotto oggetto di una decisione make or buy.

Stima Bottom-Up: è un metodo molto utilizzatonel Project Management che prevede di stimare itempi di un progetto partendo dal livello più bassodella WBS e assegnando i tempi a ciascuna attività,risalendo poi la WBS stessa e stimando la duratadi tutti i Work Package, così da aggregare infine itempi per calcolare la stima totale del progetto.Questa tecnica è preferita nei progetti di grandidimensioni perché si basa su un’analisi molto det-tagliata data dalla scomposizione del progetto:più sarà scomposto il progetto nella WBS e piùsarà possibile stimare efficacemente i tempi delprogetto. Esiste anche una metodologia di stimaopposta a quella Bottom-Up e nota come Top-Down (o per Analogia) in cui si parte da una stimagenerale del progetto, procedendo successivamentead una scomposizione in attività.

confronta l’attività in oggetto con uno storico del-l’azienda nel caso in cui tali attività siano state giàeffettuate e si utilizzano queste informazioni perstimare la durata. simile alla stima per analogia èla stima parametrica in cui si stimano i tempi peruna singola parte dell’attività e poi si moltiplicaquesta durata per il numero di iterazioni necessariea completare l’attività. infine è anche possibile uti-lizzare la stima a tre valori che ha un approccio piùmatematico: vengono stimati 3 differenti valori, ladurata più probabile (tm), quella ottimistica (to) equella pessimistica (tp) dopo di che vengono com-binati per trovare la durata dell’attività con la se-guente formula:

si è finalmente giunti alla fase finale dell’analisi deitempi, con tutte le informazioni raccolte fino adora è possibile costruire il reticolo di schedulazione,per la spiegazione si rimanda al riquadro di ap-profondimento. al termine della stesura del reticolodi schedulazione è possibile analizzare la duratatotale del progetto e quindi applicare eventuali ag-giustamenti per ridurre i tempi totali. per effettuareuna compressione dei tempi si usano solitamentedue tecniche, la prima si chiama crashing e pre-vede l’inserimento di ulteriori risorse per accelerarei tempi di completamento delle singole attività. sieffettua quindi uno scambio aumentando i costi ediminuendo i tempi, purtroppo non tutte le attivitàpossono beneficiare di un aumento delle risorsequindi questa tecnica non è sempre applicabile.la seconda tecnica utilizzabile per comprimere i

tempi è il fast tracking, in questo caso si decide dieseguire in parallelo alcune attività che originaria-mente erano previste in sequenza, questo com-porta un aumento dei rischi dovuto alla possibilitàdi effettuare delle rilavorazioni a causa di errori do-vuti al deliverable incompleto dell’attività prece-dente. anche in questo caso la tecnica non è ap-plicabile a tutte le attività dato che la completezzadel deliverable della prima attività non deve essereindispensabile per cominciare ad eseguire la se-conda. dopo aver applicato anche le tecniche dicompressione, possiamo finalmente ammirare lanostra schedulazione, solitamente per renderla piùfruibile si utilizzano delle rappresentazioni come ildiagramma di Gantt, illustrato nella Figura 1.effettuare una schedulazione dei tempi affidabile èsolo il primo passo per decretare il successo di unprogetto, è infatti necessario prestare grande at-tenzione al rispetto della schedulazione, per questoviene solitamente utilizzato un software di ProjectManagement in grado di valutare gli scostamentidalle stime fatte in fase di progettazione. spessosi usano altre tecniche come la Tecnica dell’EarnedValue in cui si analizza lo stato di completamentodi un’attività basandosi sui costi sostenuti e sul la-voro completato.dopo la carrellata di tutti i passaggi necessari arealizzare una buona pianificazione dei tempi è si-curamente utile fare un breve riassunto dato chele attività possono sembrare tante e complicate. Èprima di tutto necessario suddividere ulteriormentegli elementi ottenuti dalla WBS così da ottenere leattività necessarie per produrre i deliverables, suc-cessivamente le attività vengono collegate tra lorostabilendone le dipendenze. ottenuto in questomodo il reticolo di schedulazione, è possibile sti-mare le risorse e successivamente la durata del-l’attività, infine con tutti i dati raccolti è possibileottenere la schedulazione del progetto.

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INTERSETTORIALE

SIMILE ALLA STIMA PER ANALOGIA È LASTIMA PARAMETRICA IN CUI SI STIMANOI TEMPI PER UNA SINGOLA PARTEDELL’ATTIVITÀ E POI SI MOLTIPLICAQUESTA DURATA PER IL NUMERO DIITERAZIONI NECESSARIE A COMPLETAREL’ATTIVITÀ.

Figura 1. Diagramma di Gantt.

IL METODO CPM

per determinare la durata di un progetto esiste unmetodo molto diffuso ed efficace denominato Cri-tical Path Method (CPM) ovvero “Metodo del Per-corso Critico”. Con tale tecnica, una volta suddivisoun progetto in attività, compreso come le diversefasi siano dipendenti tra loro e attribuita una tem-pistica per ciascuna singola attività, è possibile sti-mare il massimo tempo richiesto per il completa-mento del progetto stesso.per determinare il percorso critico e la durata diun progetto è perciò indispensabile comprenderetutte le attività necessarie per il completamentodel progetto, stabilire la tempistica necessaria percompletare ciascuna attività e definire molto ac-curatamente successori e predecessori di ciascunaattività. in altre parole, questa metodologia prevededi inquadrare le attività in sequenza com’è possibilecapire dal semplice esempio in Figura 2.in questa figura, premesso che entrambe le stradedebbano essere concluse positivamente per arrivarealla corretta realizzazione del progetto, sono stateindividuate tutte le attività e inserite nella sequenzacorretta. Ciascuna attività ha una sua tempisticaper il suo espletamento e il cammino in basso èquello di maggiore durata, ovvero il nostro percorsocritico. determinare l’effettivo cammino critico (criticalpath) è indispensabile per distinguere tutte le attivitàche non possono essere ritardate perché dalla lorodurata dipende direttamente il tempo dell’intero pro-

INTERSETTORIALE

38ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

getto. in altre parole, un ritardo dell’intero progettosarà molto probabilmente da ricercarsi nei possibilirallentamenti in una delle attività tra b, d ed F, tuttesituate lungo il percorso critico.Questo semplice metodo permette anche di indi-viduare eventuali flessibilità nella gestione tem-porale delle attività. la durata che intercorre traquando un’attività può iniziare e quando tale atti-vità deve terminare è chiamata float. si intuiscevelocemente che le attività con float non sono si-tuate sul percorso critico che, per definizione, èproprio il percorso con float nullo. ad esempio,un ritardo di un giorno nello svolgimento dell’atti-vità C non pregiudicherà la conclusione per tempodel progetto ma la stessa non dovrà concludersicon oltre 3 giorni per non superare il float totalerispetto al percorso critico.

Figura 2.

Figura 2. Esempio di reticolocostruito con il metodo PDM-Precedence Diagram Method.

IL METODO CPM PERMETTE DIINDIVIDUARE EVENTUALI FLESSIBILITÀNELLA GESTIONE TEMPORALE DELLEATTIVITÀ. LA DURATA CHE INTERCORRETRA QUANDO UN’ATTIVITÀ PUÒ INIZIAREE QUANDO TALE ATTIVITÀ DEVETERMINARE È CHIAMATA FLOAT.

le considerazioni sopra permettono di capire fa-cilmente l’importanza del Metodo del Percorso Cri-tico per la gestione del tempo in un progetto: se sivuole accelerare la conclusione del progetto, è evi-dente che si dovrà agire sulle attività situate lungoil percorso critico, qualsiasi sforzo concentrato sulleattività non situate sul percorso critico non porteràa comprimere i tempi di progetto e la data di con-segna del progetto resterà perciò immutata.per calcolare il percorso critico si eseguono dueoperazioni denominate Forward Pass e BackwardPass. per la prima, dato l’inizio del progetto, si de-terminano i float in base alla prima data utile in cuipuò iniziare un’attività e la prima data in cui puòterminare. nel Backward Pass invece si parte dalladata di conclusione del progetto e si guarda a tuttele ultime date di inizio e chiusura di ciascuna attività.la differenza tra l’ultimo e il primo giorno in cui ini-ziare l’attività coinciderà perciò con il float mentreil percorso a zero float coinciderà con il percorsocritico.

IL DIAGRAMMA DI GANTT

nella gestione di un progetto più o meno com-plesso, porre in sequenza le attività è sempre unpassaggio fondamentale per consentire la letturadell’intero piano di lavoro e del suo stato al clienteinterno o esterno. in altre parole, in seguito allapianificazione, un Project Manager deve essere ingrado di mettere in sequenza tutte le attività delprogetto deducendole dalla WBS e relazionandodurata, costo e vincoli prestazionali.il tipo più comune di rappresentazione sequenzialedelle attività è il diagramma a barre di Gantt, cheprende il nome dal suo creatore, l’ingegnere HenryGantt che per primo utilizzò questa procedura agliinizi del 1900. Questo tipo di diagramma non è uno strumento dipianificazione: l’obiettivo è tracciare tutte le attivitàdi un progetto in relazione al tempo, sotto formadi barre orizzontali tra loro legate da semplici rela-zioni logiche. sull’asse verticale del grafico perciòsono elencate le attività mentre sull’asse orizzontalesono riportati i tempi del progetto. tutte le barredel diagramma sono di lunghezza variabile, adesprimere la quantità di lavoro necessaria per pas-sare da un punto all’altro del progetto; inoltre, lebarre possono essere sovrapposte per indicareazioni da svolgere in parallelo (Figura 1). È infinepossibile collocare all’interno del grafico le mile-stone del progetto e l’allocazione delle risorse perciascuna attività. all’interno del diagramma ci sono4 tipologie di dipendenze temporali tra due gene-riche attività/barre, una vincolata e una vincolante:

Finish to Start (FS), Start to Start (SS), Start to Fi-nish (SF) e Finish to Finish (FF) (Figura 3).tutto ciò rende esplicita la lettura dell’avanzamentodi un progetto al lettore, che esso sia un cliente in-terno o esterno sarà possibile identificare intuitiva-mente le attività critiche, ad esempio in anticipo oin ritardo rispetto alla schedulazione fissata. pos-sono essere elaborati diagrammi Gantt di diversolivello o complessità, ad esempio si può ricorrerea gerarchie di schemi con un primo diagramma dialto livello in cui si aggregano nelle barre numerosesotto attività che verranno successivamente espo-ste in altri grafici più semplici. possiamo inoltre di-stinguere due tipologie di diagrammi Gantt, ovveroLoad Chart e Schedule Chart. nel primo tipo didiagramma si pone più attenzione nell’utilizzo dirisorse, umane o materiali, da allocare per ciascunaattività mentre gli Schedule Chart sono focalizzatisulla sequenza delle attività e sulla distinzione delladurata delle diverse componenti di un progetto.Con un Gantt è perciò possibile rappresentare gra-ficamente il calendario delle attività di un progetto,per questo è un diagramma utile per tracciare chia-ramente l’avanzamento, tuttavia, al contrario dellaprogrammazione reticolare, (diagrammi CPM/PERT), è carente d’informazioni circa l’interdipen-denza delle attività. ■

39ordine degli ingegneridella provinCia di roma

INTERSETTORIALE

Figura 3. Le quattro tipologiedi dipendenza diverse tra dueattività A e B, presente neldiagramma di Gantt.

INGEGNERIAINTERSETTORIALE

a cura diMembri iscritti alla

commissione “L’Ingegnere per il

no profit al 11/10/2016”

commissione L’Ingegnere per il

no profit

visto daIng. P. AndrizziIng. G. Boschi

40ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

Una strategia concreta di sviluppo economicoper le imprese che può cambiare il modo di produrre e di consumare.

ECONOMIA CIRCOLARE:

CONFRONTARSI CON I LIMITI DELLACRESCITA ECONOMICA LINEARE

Il concetto di “Economia Circolare” si è diffusoda qualche anno e recentemente ha acqui-stato un notevole impulso differenziandosi daaltri concetti simili che ruotano intorno al

mondo dello sviluppo sostenibile. va subito detto che non vi è una definizione con-divisa dell’economia circolare e non è semplicis-simo orientarsi tra altri concetti similari che pre-sentano diversi punti in comune e alcune vere eproprie sovrapposizioni, tra i quali i più noti sono:

- Sviluppo Sostenibile;- Green Economy;- Transizione Ecologica;- Economia della funzionalità;

- Life Cycle Thinking;- Ecologia Industriale;- Responsabilità estesa del produttore.

in questa sede non si vuole fare un’analisi criticadelle analogie e delle differenze1, ma presentarealcune caratteristiche salienti dell’economia circo-lare che, a parere di chi scrive, rendono questoconcetto un utile strumento sia per l’elaborazionedi politiche di sostenibilità, sia nell’elaborazionestrategica e di valore per il mondo imprenditorialedella produzione industriale.anche se ha avuto un impulso relativamente re-cente, l’economia circolare non è un concettonuovo. il termine “Circular Economy” in sé è stato usatoper la prima volta in tempi relativamente recenti:nel 1990 nel libro “Economics of Natural Resourcesand the Environment” dei due economisti britanniciDavid W. Pearce e R. Kerry Turner2. ma occorre ri-salire più indietro nel tempo per trovare le idee fon-danti che si sono poi sviluppate in tale concetto.non vi è dubbio che all’origine vi siano le primeidee della necessità di confrontarsi con la finitezzadel pianeta e delle sue risorse: sia nel saggio del1966 di Kenneth Boulding “The Economics of theComing Spaceship Earth3 sia nel lavoro pionieri-stico del Club di roma con il famoso rapporto del1972 “The Limits to Growth”4 si metteva già in ri-salto il problema che è alla base dell’idea di eco-nomia circolare: quello della limitatezza delle risorsenaturali e della capacità dell’ambiente di assorbirei rifiuti prodotti dal metabolismo industriale.dopo oltre quarant’anni da questi autorevoli primicampanelli d’allarme, rimasti sostanzialmente ina-

41ordine degli ingegneridella provinCia di roma

INTERSETTORIALE

ANCHE SE HA AVUTO UN IMPULSORELATIVAMENTE RECENTE, L’ECONOMIACIRCOLARE NON È UN CONCETTO NUOVO. IL TERMINE “CIRCULAR ECONOMY” IN SÉÈ STATO USATO PER LA PRIMA VOLTANEL 1990 NEL LIBRO “ECONOMICS OFNATURAL RESOURCES AND THEENVIRONMENT” DEI DUE ECONOMISTIBRITANNICI DAVID W. PEARCE E R. KERRYTURNER.

1 Per chi fosse interessato adapprofondire, un’analisi criticadel concetto di EconomiaCircolare si trova in “CircularEconomy: a critical literaturereview of concepts” - CIRAIG- October 2015. Ildocumento può esserescaricato qui:http://fliphtml5.com/aars/pult

2 David W. Pearce e R. KerryTurner “Economics of NaturalResources and theEnvironment”, Pearson Ed.1990

3 Kenneth Boulding “TheEconomics of the ComingSpaceship Earth”, 1966 puòessere scaricato al seguenteindirizzo:https://goo.gl/MsJdSN

4 Meadows, D. H.; Meadows,D. L.; Randers, J.; Behrens III,W. W. (1972), The Limits toGrowth: a report for the Clubof Rome’s project on thepredicament of mankind,Universe Books. Il pdf dellibro originale può adessoessere scaricato liberamentedal sito del Donella Meadows Insitute:https://goo.gl/chM7G6

scoltati, il nostro sistema economico dominante èancora fondamentalmente basato su un modellolineare (rappresentato in Figura 1).nel modello lineare oggi in uso le materie primesono estratte dalla natura e utilizzate per produrrebeni e servizi che vengono consumati e alla fineeliminati come rifiuti.in un mondo dalle risorse finite, tale modello lineare,che pure ha permesso un progresso acceleratodel benessere di una gran parte dell’umanità, sista rivelando insostenibile e prossimo al raggiun-gimento dei limiti fisici. le principali criticità con cui il modello lineare sista scontrando sono:

- scarsità delle risorse;- volatilità dei prezzi delle risorse naturali e in-

stabilità degli approvvigionamenti di materieprime;

- valore perduto di materiali e prodotti;- rifiuti generati;- degrado ambientale e cambiamento clima-

tico.negli ultimi anni, con la crescita senza precedentidella domanda di risorse naturali, si sono eviden-ziati dei significativi limiti che hanno portato a met-tere in discussione per la prima volta tale sistemaeconomico e, conseguentemente, si è iniziato asviluppare il concetto di economia circolare comerisposta alla crisi del modello lineare tradizionale. oggi, globalmente, consumiamo risorse e gene-riamo rifiuti come se avessimo a disposizione nonun solo pianeta, ma più di un pianeta e mezzo.nel 2016, l’Earth Overshoot Day (EOD), ovvero ilGiorno del Sovrasfruttamento della Terra, è statol’8 agosto (http://www.overshootday.org/). Ciò si-gnifica che, in poco più di sette mesi, l’umanità haconsumato completamente il budget di beni e ser-vizi (vegetali, frutta, carne, pesce, legna, cotone,capacità di assorbimento di Co2 e di altri inqui-nanti, ecc…) che il pianeta terra può fornire in unintero anno. inoltre, per diverse risorse non rinno-

vabili, come i combustibili fossili, le riserve sonogià fortemente intaccate. di parecchi metalli stiamoesaurendo i depositi più abbondanti e più facili dautilizzare. Questi dati sono ancora più allarmantianalizzando il trend: si è passati dal 24 dicembrenel 1971, al 25 settembre nel 2000 per avvicinarciormai quasi al mese di luglio.dai limiti del modello economico lineare emerge lanecessità di un modello economico completa-mente diverso che può tentare di dare delle rispo-ste concrete a tali limiti.l’economia circolare in sostanza propone il supe-ramento del modello lineare prendendo in conto ilflusso materiale nel ciclo di produzione e consumocon un utilizzo razionale delle risorse naturali colfine di garantire uno sviluppo sostenibile nel tempo.pur se non vi è un consenso unanime intorno alladefinizione di economia circolare, il quadro in cuisi è sviluppata e il coinvolgimento di tutti gli attoridell’attività economica ci fa capire come sia moltolimitata e sostanzialmente errata la definizione chedanno alcuni, compresi buona parte dei media,dell’economia circolare come di una sorta di sem-plice sistema di gestione e riciclo dei rifiuti.lo schema, creato dall’ADEME, l’Agenzia franceseper l’Ambente e l’Energia (l’Agence de l’environ-

INTERSETTORIALE

42ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

DAI LIMITI DEL MODELLO ECONOMICOLINEARE EMERGE LA NECESSITÀ DI UNMODELLO ECONOMICO COMPLETAMENTEDIVERSO CHE PUÒ TENTARE DI DAREDELLE RISPOSTE CONCRETE A TALILIMITI.

Figura 1. Schematizzazionedel modello di economia

lineare.

nement et de la maîtrise de l’énergie), mostra chia-ramente i tre domini di applicazione e i sette pilastridell’economia circolare e l’ambito che copre l’interociclo di vita del prodotto (Figura 2).la definizione dell’ADEME: L’economia circolare èun sistema economico di produzione e di scambioche, lungo tutti gli stadi del ciclo di vita dei prodotti,mira ad aumentare l’efficacia dell’utilizzazione dellerisorse e a diminuire l’impatto ambientale svilup-pando allo stesso tempo il benessere delle per-sone.

secondo la Ellen MacArthur Foundation5 l’econo-mia circolare è un modello di economia concepitoe progettato per essere rigenerativo. I prodottisono progettati per essere di lunga durata, facil-mente riutilizzabili, disassemblati, rifabbricati e, inultima istanza, riciclati.l’economia circolare ambisce a mantenere i pro-dotti, i componenti e i materiali al loro più alto con-tenuto di valore in ogni stadio del loro ciclo di vita.Questo concetto è ben visibile nello schema difunzionamento dell’economia circolare, il cosid-detto “diagramma farfalla” per via della sua carat-teristica forma, che è stato elaborato sempre dallaFondazione Ellen MacArthur sulla base del lavorodel chimico tedesco Michael Braungart e dell’ar-chitetto americano William McDonough che hannocreato, alla fine degli anni ’80, il concetto di Cradleto Cradle (talvolta abbreviato in C2C, in italianodalla culla alla culla (Figura 3 a pagina successiva).nel diagramma si distingue, a sinistra il ciclo biolo-gico e, a destra, il ciclo tecnico dei materiali. l’e-conomia circolare mira a ottimizzare il flusso dimateriali in entrambe i cicli. nel ciclo tecnico oc-corre prolungare la vita dei materiali, sottoporli amanutenzione, riutilizzarli/ridistribuirli, ricondizio-

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INTERSETTORIALE

L’ECONOMIA CIRCOLARE AMBISCE AMANTENERE I PRODOTTI, I COMPONENTIE I MATERIALI AL LORO PIÙ ALTOCONTENUTO DI VALORE IN OGNI STADIODEL LORO CICLO DI VITA.

5 Nel 2010 è stata creata laFondazione Ellen MacArthurche ha concentrato la suaazione per mostrare comel’economia circolare non siasoltanto un sistema capace dirispondere ai limiti ambientalima vi siano anche delleenormi opportunitàeconomiche per il mondoimprenditoriale e per gli altri“stakeholders”. Il suo sitowww.ellenmacarthurfoundation.org/circular-economy, èricchissimo di studi, nuovimodelli di business, progetti ecasi di studio intorno allosviluppo dell’economiacircolare.

Figura 2. Schemadell’economia circolaresecondo ADEME (l’Agence del’environnement et de lamaîtrise de l’énergie).

INTERSETTORIALE

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della provinCia di roma

narli/rifabbricarli e, solo in ultima istanza, riciclarlicome materie prime secondarie. È importante sot-tolineare che più “interno” è il ciclo nel diagramma,più alto è il contenuto di valore del materiale cheresta all’interno del ciclo tecnico. Quindi il valoreche si riesce a conservare è più alto nel prolunga-mento/manutenzione del prodotto e va diminuendofino al riciclo dei materiali che rappresenta, nellalogica dell’economia circolare, il processo di ultimaistanza.Come si accennava prima, l’economia circolareha l’ambizione di rivolgersi al mondo imprenditorialecon dei progetti la cui realizzazione porta del valoreaggiunto all’impresa in almeno quattro modi diversi.C’è il valore economico diretto nell’approvvigio-namento di materie prime: qui è abbastanza ovvioil vantaggio economico di mettersi al riparo dallavolatilità dei prezzi delle materie prime e diminuireanche i rischi nell’approvvigionamento. C’è il valoreambientale che, opportunamente comunicato,può far acquisire importanti vantaggi in termini difidelizzazione dei clienti. C’è il valore per il clienteche riceve un beneficio diretto: per esempio nel ri-tornare al produttore un prodotto usato riceve incambio un servizio o un prodotto nuovo o rigene-rato. C’è un valore di informazione, che è forsemeno ovvio degli altri ma altrettanto importante;quando ritornano al produttore dei prodotti usati,il produttore può ottenere da questi importantiinformazioni sull’uso e consumo che i clienti fannodei prodotti stessi; informazioni utilissime per mi-gliorare il prodotto stesso.anche la Commissione europea ha recentementeadottato (dicembre 2015) la cosiddetta “CircularEconomy Package”6 con lo scopo di stimolare latransizione dell’economia europea verso un si-stema circolare che può favorire la competitività,la crescita economica sostenibile e generare nuoviposti di lavoro. Questa breve panoramica non vuole essere esau-stiva di un argomento complesso ma non v’èdubbio che l’economia circolare avrà sempre piùun ruolo importante per tentare di raggiungerequel disaccoppiamento fra sviluppo economicoe consumo di risorse finite che è diventato inelu-dibile. ■

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INTERSETTORIALE

6 “EU action plan for theCircular Economy” puòessere consultato qui:https://goo.gl/CHTgdg.

Figura 3. Schema dell’economia circolare: il “diagramma farfalla”da Ellen MacArthur Foundation (https://goo.gl/GjHGg).

I CONTRIBUTISUL QUADERNO

Area civile ambientale

CONSIDERAZIONI SULL’ASSISTENTE DELCOORDINATORE PER L’ESECUZIONE DEI LAVORI(CSE)a cura di: Ing. L. A. Gargiulocommissione: Sicurezza nei cantieri temporaneivisto da: Ing. M. Di Pasquale, Ing. M. Cerri

Svolgere l’incarico di Coordinatore della Sicurezza infase di Esecuzione dei lavori (CSE) ai sensi dell’art. 92

(Obblighi del coordinatore per l’esecuzione dei lavori), delD.leg.vo n. 81/08 e s.m.i., risulta essere notevolmente im-pegnativo, in considerazione dei numerosi adempimentida assolvere e delle notevoli responsabilità che il ruoloimpone. Tale aspetto è notevolmente più gravoso quandotrattasi di grandi opere complesse e vaste.Alla luce di quanto detto si comprende agevolmente che ilCSE, per adempiere compiutamente ai propri compiti isti-

tuzionali, nell’interesse principe dei lavoratori nei riguardidei quali sono rivolte quasi tutte le norme di sicurezza edigiene sul lavoro, si deve avvalere inevitabilmente di colla-boratori/assistenti, a maggior ragione quando devono es-sere realizzate grandi opere...

IL LAVORO NOTTURNO IN QUOTA E NEI CANTIERISTRADALIa cura di: Ing. S. Di Maio, Ing. G. Toccicommissione: Sicurezza nei cantieri temporaneivisto da: Ing. M. Di Pasquale, Ing. M. Cerri

La legislazione vigente sulla tutela della salute e dellasicurezza dei lavoratori è il D.leg.vo 81/08 e s.m.i.. Tale

Decreto pone dei principi fondamentali di tutela.Relativamente alla verifica dell’idoneità psicofisica del la-voratore a svolgere lavoro notturno, a livello generale ilD.leg.vo 81/08 stabilisce che essa debba essere preventi-vamente e periodicamente accertata nell’ambito della sor-veglianza sanitaria di cui all’articolo 41.In caso di non idoneità rilevata nell’ambito della sorve-glianza sanitaria, sempre a livello generale, l’articolo 42del D.leg.vo 81/08 prevede che:“Il datore di lavoro [...]attua le misure indicate dal medico competente e qualorale stesse prevedano un’inidoneità alla mansione specificaadibisce il lavoratore, ove possibile, a mansioni equivalentio, in difetto, a mansioni inferiori, garantendo il trattamentocorrispondente alle mansioni di provenienza”...

46ordine degli ingegneri

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COME LEGGERE GLI ARTICOLIGli articoli qui riportati solo nell’incipit sonofruibili per intero nel Quaderno e nellerispettive aree tematiche del portale dellarivista agli indirizzi Internet:rivista.ording.roma.it/civilerivista.ording.roma.it/industrialerivista.ording.roma.it/informazionerivista.ording.roma.it/intersettorialea cui è possibile accedere anche attraverso iQR code di area.

I CONTRIBUTI SUL QUADERNO N. 3/2016

I CONTRIBUTISUL QUADERNO

OSSERVAZIONI SUL REGOLAMENTO REGIONALE 7FEBBRAIO 2012 N°2a cura di: Ing. L. Tramonti, Ing. G. Iorio, Ing. M. Curticommissione: Geotecnicavisto da: Ing. M. E. D’Effremo, Ing. A. Bozzetti

Con la D.G.R. Lazio n. 10/2012, è stato adottato il rego-lamento regionale n.2 del 7 febbraio 2012 concernente

lo “Snellimento delle procedure per l’esercizio delle funzioniregionali in materia di prevenzione del rischio sismico”.Questo articolo ha l’obiettivo di analizzare il regolamentoall’interno del complesso quadro normativo e burocraticoin cui si inserisce, e di sottolineare alcuni punti critici chericadono negli ambiti della Geologia, dell’Ingegneria Geo-tecnica e dell’Ingegneria delle Strutture. In particolare ven-gono approfonditi e analizzati i passaggi relativi alla “Re-lazione Geologica e di Modellazione Sismica”, conparticolare riferimento alla conformità al D.P.R. 380/01 eNTC2008, l’atto di asseverazione, le indagini minime e ilruolo degli enti di controllo. In alcuni casi sono propostedelle possibili modifiche al regolamento in conformità conaltri regolamenti sismici regionali...

Area industriale

LA QUALIFICAZIONE AMBIENTALE E DINAMICA DEICOMPONENTI ELETTROSTRUMENTALI RILEVANTIPER LA SICUREZZA NUCLEAREa cura di: Ing. F. Zambardicommissione: Gestione Impianti Nuclearivisto da: Ing. G. Bava, Ing. A. Taglioni

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I CONTRIBUTISUL QUADERNO

Con il termine “qualificazione”, o meglio “qualificazionenucleare”, si intende la dimostrazione della capacità dei

componenti applicati in campo nucleare, in particolare perfunzioni di sicurezza, a fornire le prestazioni richieste a frontedei requisiti di progetto dell’applicazione, tenendo conto deifattori di influenza o di degrado a cui detti componenti pos-sono essere sottoposti in fase di esercizio. Ci si riferisce inparticolare alla componentistica attiva, ossia ai componentielettrici o elettromeccanici e di strumentazione e controllo,che in virtù delle loro caratteristiche fisiche e funzionali sonomaggiormente sensibili ai fattori di influenza ambientali ri-spetto a strutture e componenti meccanici, che hanno prin-cipalmente la funzione di sostenere le sollecitazioni mecca-niche ad essi imposte e di mantenere l’integrità fisica...Per mettere a fuoco la rilevanza del tema è opportuno fareriferimento alle applicazioni più critiche in termini di rischionucleare e radiologico elevato, ossia all’impiego dei com-ponenti rilevanti per la sicurezza nelle centrali nucleari dipotenza, considerando tuttavia che tale tema si pone ingenerale anche per applicazioni con rischio più limitato...

Area intersettoriale

NORMATIVA: TRA UNIVERSITÀ E LAVORO a cura di: Ing. L. D’Oraziocommissione: Rapporti con l’Universitàvisto da: Ing. M. Mazzolini

Nell’ambito dell’esercizio dell’attività di ingegnere a tuttii livelli, dalla fase di formazione fino al periodo di con-

solidata e maturata esperienza, risulta sempre più impor-tante il perfezionamento di un metodo di approccio alla ri-

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della provinCia di roma

I CONTRIBUTISUL QUADERNO

soluzione dei problemi specialistici, tenendo conto dei limitie delle possibilità offerte dal panorama normativo vigenterelativamente alla problematica affrontata. In particolarerisulta fondamentale maturare e possedere aspetti di naturacognitiva nell’ambito dello studio della normativa di riferi-mento, quali:

a. la capacità di orientamento in termini di riconosci-mento ed identificazione degli organismi di riferi-mento e della documentazione d’interesse per losviluppo di progetti ed attività;

b. lo sviluppo di metodi corretti per l’approccio ai pro-getti e la risoluzione dei problemi affrontati, nel con-testo e nei limiti del panorama normativo di riferi-mento...

PROFESSIONE “OCCASIONALE” E PROFESSIONE“DIPENDENTE” SONO COMPATIBILI?a cura di: Ing. R. Silvi

commissione: Ingegneri dipendentivisto da: Ing. G. Genga

Se sussiste un qualche “divieto”, quali incarichi occa-sionali retribuiti sono allora eventualmente esclusi dal

“divieto”?Quella attività che nella nostra vita lavorativa viene usual-mente richiamata come “prestazione occasionale” riguardain senso più lato rapporti di lavoro salvaguardati da normevalide per tutti i lavoratori Italiani, quando vincolati da unrapporto lavorativo di subordinazione e quindi in questasede ci può riguardare soltanto in riferimento ad un oriz-zonte più generale. Ci interessa riferirsi, in particolare, alleattività professionali occasionali dell’Ingegnere, quindi adattività riservate per legge agli iscritti agli Ordini degli In-gegneri quando si sia già impegnati professionalmente inuna struttura organizzativa gerarchica in cui si svolge l’at-tività di ingegnere in veste di dipendente. Vale la pena, alriguardo, cercare innanzi tutto di compre... ■

49ordine degli ingegneridella provinCia di roma

Come sempre dopo unevento calamitoso tutti siattivano per aiutare,andare sul posto, pro-

porre rimedi, raccogliere fondi,promettere, criticare, trovareresponsabili, denunciare e via diseguito. l’ordine degli ingegneridella provincia di roma, con ilsuo presidente Carla Cappiello,si è prontamente attivato giàdalla mattina del 24 agosto perintervenire secondo le direttivedel dipartimento della protezio-ne Civile con i nostri ingegneridella sezione operativa IPE

(Associazione Nazionale Inge-gneri per la Prevenzione e leEmergenze) coordinati dalresponsabile operativo Claudioridolfi che si sono recati neicomuni colpiti dal sisma con lafunzione di “agibilitatori”.e questo è già importante per latempestività con cui si è mossol’ordine degli ingegneri della pro-vincia di roma. mi sono quindi chiesto che altrosi possa fare di utile e concretoche rientri nelle competenzedell’ordine e che non sia unsemplice spot del momento ed

avvalersi delle esperienze fatte inqueste tristi occasioni.la cosa che può sicuramentefare l’ordine, e che gli compete,è implementare la formazionedegli ingegneri sul tema della Tu-tela del territorio. gli eventi, di-ciamo calamitosi, ormai semprepiù frequenti con danni ingentiall’economia del paese e con laperdita di vite umane, richiedonosicuramente una maggiore at-tenzione e preparazione da partedegli ingegneri per un’intelligenteed efficace prevenzione. il Consiglio dell’ordine quindi, ri-

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della provinCia di roma

FOCUS

a cura diIng. T. Russo

SEMINARI NOVEMBRE 2016 - GENNAIO 2017LA TUTELA DEL TERRITORIO,ESPERIENZE E PROCEDUREOPERATIVE

cordato che con il vasto pro-gramma di Formazione Profes-sionale Obbligatoria (art.7 d.p.r.n. 137/2012) nel corso degli anni2015 e 2016 sono state tenuteoltre 3.350 ore di formazione conil rilascio di oltre 172.000 creditiformativi, ha promosso un ciclodi seminari, con il patrocinio delConsiglio superiore dei ll.pp.,su “La tutela del territorio, espe-rienze e procedure operative”.il ciclo di seminari che si terràpresso le 3 aule della nostra sededa novembre 2016 a gennaio2017 ed, eventualmente, ripro-posto a maggio/giugno 2017 eda ottobre/novembre 2017, è ar-ticolato in 4 moduli:

I MODULOValutazione del rischiosismicoCoord.: prof. ing. F. Braga Temi: la nuova normativa tecnica,le verifiche degli edifici esistenti; letecniche d’intervento strutturale diadeguamento e di miglioramento;le tecnologie di consolidamento e

la direzione dei lavori.(4 seminari di 5 lezioni ciascunodi 45 minuti per un totale di 20ore di lezione nei giorni 14,21,28novembre e 5 dicembre 2016dalle 9.30 alle 13.30);

II MODULOValutazione del rischioidrogeologicoCoord.: prof. ing. F. NapolitanoTemi: le opere di difesa idraulicadel suolo, le direttive europee ele norme in tema ambientale epiani di assetto territoriali; i mo-delli di erosione del suolo e ditrasporto a uso della progetta-zione, le aree a forte dissesto ele infrastrutture viarie.(3 seminari di 5 lezioni di 45 mi-nuti per un totale di 15 lezioni neigiorni 12 e 19 dicembre e 9 gen-naio 2017 dalle 9.30 alle 13.30);

III MODULOLa contaminazione del suolodall’industria e dai rifiutiurbani e specialiCoord.: ing. G. MininniTemi: la normativa e il ruolo del-l’ingegnere nelle diverse fasi diattuazione degli interventi, dallaprogettazione alla gestione ope-rativa e post-operativa; il quadrodelle competenze e delle re-sponsabilità. il nuovo pacchettodi proposte della Commissioneeuropea sull’economia circolarecon la previsione di emenda-mento di sei direttive.(2 seminari di 5 lezioni di 45 mi-nuti per un totale di 10 lezioni neigiorni 16 e 23 gennaio 2017dalle 9.30 alle 13.30);

IV MODULOLa prevenzione e la difesadagli incendiCoord.: ing. M. BabudriTemi: Quadro normativo in ma-teria di incendi boschivi, proce-dure operative e l’impegno dellaflotta aerea. effetti sul territorioa seguito degli incendi e peri-metrazione delle aree percorsedal fuoco sia sotto l’aspetto tec-

nico che giuridico. in questo se-minario sarà trattato anche iltema delle assicurazioni deglioperatori, professionisti e com-mittenti che operano per la tu-tela del territorio.(1 seminario di 5 lezioni di 45 mi-nuti il giorno 30gennaio 2017dalle 9.30 alle 13.30).

la partecipazione a 8/10 dei se-minari consentirà, oltre al conse-guimento dei crediti formativi, ilrilascio al discente della attesta-zione di partecipazione al corso“La tutela del territorio, espe-rienze e procedure operative”.il ciclo di seminari sarà anche re-gistrato a cura dell’ordine emesso a disposizione gratuita-mente a tutti gli ordini degli in-gegneri italiani. si informa inoltre che è stato ri-chiesto al dipartimento della pro-tezione Civile e all’IPE (Ingegneriaper la Prevenzione e l’Emergenza- associazione per la gestionedell’emergenza) di valutare lapossibilità che la frequentazioneal 2°, 3° e 4° modulo possa co-stituire titolo di Seminario For-mativo Base di primo livello aifini dell’iscrizione alle SezioniOperative dell’IPE. in considerazione della granderilevanza dei temi da trattare edanche della presenza di docentialtamente qualificati, membri edesperti del Consiglio superiore,l’iniziativa dell’ordine è stata por-tata all’attenzione dei colleghi deldipartimento della protezione Ci-vile, dell’anaC, dell’anCi, delCorpo dei vv.F, della regionelazio, del Comune di roma, diaspi, di spea engineering, dianas, di rFi, di italFerr, deiprovveditorati interregionali alleoo.pp., dell’istat ecc..Convinti che la formazione è labase di qualsiasi attività di pre-venzione riteniamo il tema deiseminari proposti di grande at-tualità ed interesse per i nostriiscritti e, soprattutto, per la col-lettività. ■

51ordine degli ingegneridella provinCia di roma

FOCUS

52ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

FOCUS

a cura diIng. C. Cappiello

Ing. F. Rubeo

INCENTIVARE I FINANZIAMENTIPRIVATI DELLE OPERE PUBBLICHEPartenariato Pubblico-Privato (PPP) nel NuovoCodice degli Appalti, criticità e prospettive.

OPERE PUBBLICHE: RIAVVIARE IL“MOTORE” ECONOMICO DEL PAESE IN PARTNERSHIP CON I PRIVATIDott. Ing. Carla Cappiello

il recente Convegno, dal titolo “Incentivare i finan-ziamenti privati delle Opere Pubbliche, PartenariatoPubblico-Privato nel Nuovo Codice degli Appalti,criticità e prospettive”, tenutosi a roma il 7 ottobrescorso, presso la Facoltà di ingegneria dell’università

sapienza, organizzato dal gruppo partenariatopubblico privato (ppp) del Cni e dall’ordine degliingegneri della provincia di roma, ha nuovamenteposto all’attenzione dei professionisti e, soprattutto,dell’intera platea, dei molteplici e multidisciplinariattori che trovano un ruolo nell’attuazione di questiimportanti strumenti, le loro centralità e potenzialità,specie in questi anni di difficoltà e di crisi economicadel paese.l’espressione “Partenariato Pubblico-Privato” (diseguito PPP) indica, anzitutto, un fenomeno giuridicodi cooperazione tra il settore pubblico e gli operatoriprivati, per la realizzazione di un’attività diretta alperseguimento di interessi pubblici, tale da con-sentire alla pubblica amministrazione di accrescerele risorse a disposizione e acquisire competenze esoluzioni innovative con riguardo a progetti com-plessi.il partenariato è per definizione un rapporto trasoggetti della stessa dignità formale e con lemedesime capacità, un rapporto tra pari. un rap-porto nel quale il privato viene “elevato” da desti-natario dell’azione amministrativa a vero e propriopartner.tale cooperazione, infatti, non si limita, come negliappalti “tradizionali”, all’affidamento di una specificaattività, di progettazione e/o costruzione dell’operapubblica, o esecuzione dell’esecuzione di unservizio, ma coinvolge il privato in tutte le fasi del-l’operazione, dalla proposizione e progettazionedell’intervento, al finanziamento e alla gestioneeconomica, attribuendo ad esso l’intero rischiodella stessa.si genera, in questo modo un rapporto, fra pubblicoe privato, che consente alle amministrazioni dipoter “disporre” delle conoscenze tecniche, creative,scientifiche, economiche e manageriali dei privati:

53ordine degli ingegneridella provinCia di roma

FOCUS

L’ESPRESSIONE “PARTENARIATOPUBBLICO-PRIVATO” (DI SEGUITO PPP)INDICA, ANZITUTTO, UN FENOMENOGIURIDICO DI COOPERAZIONE TRA ILSETTORE PUBBLICO E GLI OPERATORIPRIVATI, PER LA REALIZZAZIONE DIUN’ATTIVITÀ DIRETTA ALPERSEGUIMENTO DI INTERESSI PUBBLICI.

- arricchendo il know-how delle amministrazionipubbliche;

- alleggerendo gli oneri economici per la rea-lizzazione dell’opera pubblica o l’erogazionedel servizio che gravano sulle stesse ammi-nistrazioni e consentendo alle stesse di ot-tenere, al contempo, consistenti risparmieconomici.

la necessità di trovare modelli contrattuali alter-nativi, in grado di assicurare un maggiore coinvol-gimento del privato nell’esecuzione di opere orealizzazione di servizi, è da tempo avvertita nelnostro ordinamento.il fenomeno del ppp costituisce, infatti, un’elabo-razione innovativa di istituti già presenti ma, difatto, scarsamente o limitatamente utilizzati. si tratta di una categoria contrattuale aperta, com-prensiva delle ipotesi di cooperazione negoziatatra le amministrazioni pubbliche e le impreseprivate. il nuovo Codice dei contratti pubblici, così come ilcodice precedente, prevede, quindi, un elencomeramente indicativo di contratti appartenenti alppp, aperto perciò ad ulteriori ipotesi. il ricorso a contratti atipici è da ritenersi, poi, coe-rente con l’ordinamento europeo che legittima in

via di principio la cooperazione, che si realizza at-traverso il ppp. Inoltre, attraverso il contratto atipico, la pubblicaamministrazione e i soggetti privati, non essendovincolati da una specifica disciplina normativa,trovano modelli di cooperazione adeguati alle fat-tispecie da regolare, così da disciplinare in manieraflessibile l’assetto dei rispettivi interessi, rispettandoil fine istituzionale dell’ente e dosando, caso percaso e all’interno di una cornice ben definita i re-ciprochi rischi e le responsabilità.il ppp non può quindi che contribuire a un miglio-ramento della qualità di realizzazione delle strutturepubbliche e della gestione dei servizi, consentendo,inoltre, di realizzare economie, nella misura in cuiè in grado di ricomprendere tutte le fasi di un pro-getto, dalla sua concezione fino al suo sfrutta-mento. d’altro canto, il ppp si inserisce concretamentenell’evoluzione del ruolo dello stato e della pubblicaamministrazione in campo economico.un ruolo che negli ultimi anni è divenuto, soprat-tutto, di organizzazione, regolazione e controllo,nel rispetto dei principi di concorrenza e parità ditrattamento imposti dell’unione europea, sorpas-sando il precedente ruolo di operatore diretto nelmercato.il ppp è considerato ormai uno strumento alternativoa quelli tradizionali di esecuzione degli interventipubblici al quale ricorrere, e non solo, in caso diesigenze eccezionali legate a carenze di bilanciodelle amministrazioni. il ppp deve, tuttavia, rispondere a una logica diaccurata valutazione dei costi e dei benefici derivantidalla cooperazione tra soggetti pubblici e privati,così da determinare miglioramenti nell’esecuzionedi opere e nell’erogazione di servizi a favore dellacollettività.in questo quadro, il recepimento delle tre direttiveeuropee 23, 24 e 25 del 2014 (Direttiva 2014/24/UEsugli appalti pubblici; Direttiva 2014/25/UE sulleutilities; Direttiva 2014/23/UE sull’aggiudicazionedei contratti di concessione), in materia di aggiu-dicazione dei contratti di concessione e di appaltipubblici, ha costituito l’occasione per un riordinocomplessivo del sistema ed ha apportato importantinovità, cercando di coniugare flessibilità e rigore,semplificazione ed efficienza, trasparenza e qualità,ai fini del raggiungimento di obiettivi di chiarificazionedel quadro regolatorio.il legislatore, nella Legge delega 28 gennaio 2016,n. 11, per l’attuazione delle direttive 2014/23/UE,2014/24/UE e 2014/25/UE del Parlamento Europeo,ha indicato l’obiettivo di dettare una disciplina chefavorisca il ricorso al partenariato, in considerazionedella difficile situazione della finanza pubblica e del

54ordine degli ingegneri

della provinCia di roma

FOCUS

crescente coinvolgimento degli operatori privatinella realizzazione dell’interesse pubblico.il governo, con l’approvazione del nuovo “Codicedegli appalti e dei contratti di concessione” (d.leg.vo 18 aprile 2016, n. 50), divenuto più breve esnello rispetto al precedente (d. leg.vo 12 aprile2006, n. 163), ha operato il riordino di tutta la di-sciplina vigente, introducendo una disciplina unitariadei contratti e delle concessioni, in un’ottica disemplificazione e di snellimento della normativa invigore e dei procedimenti, questo, anche attraversol’ottimizzazione degli strumenti a disposizione deiprivati, tentando così una razionalizzazione edestensione delle forme di ppp.in particolare, la nuova direttiva europea sulle con-cessioni rappresenta una grande innovazione chesottolinea l’importanza che i contratti di partenariatopubblico-privato hanno assunto nel mercato eu-ropeo del Public Procurement (Appalti Pubblici).per la prima volta, infatti, si prevede una disciplinaunitaria e organica per le concessioni di lavori,servizi e forniture e viene disciplinato il ppp comeistituto autonomo e a sé stante, quale forma disinergia tra poteri pubblici e privati per il finanzia-mento, la realizzazione o la gestione delle infra-strutture o dei servizi, affinché l’amministrazionepossa disporre di maggiori risorse e acquisire so-luzioni innovative.si supera pertanto il sistema secondo cui nonesisteva una normativa specifica per il ppp, cosicché,di fatto, di volta in volta, venivano selezionati alcuniparticolari istituti giuridici ritenuti adatti al tipo dicooperazione che si intendeva eseguire.in tale quadro, la collaborazione tra pubblico eprivato rappresenta una delle manifestazioni piùevidenti del principio di sussidiarietà orizzontalesancito dalla nostra Carta fondamentale ed èespressione di un cambiamento nel ruolo della

pubblica amministrazione. tale principio indica un arretramento dell’interventopubblico e una contemporanea espansione deglispazi riservati ai soggetti privati nell’esplicazionedi attività di interesse generale. l’attività amministrativa è, almeno in teoria, resapiù efficiente ed efficace attraverso l’esternalizzazionedi funzioni e compiti pubblici, rimanendo tuttaviatitolare di essa la pubblica amministrazione.i modelli di cooperazione tra il settore pubblico e ilsettore privato hanno, perciò, l’obiettivo di realizzarel’interesse pubblico.Il mercato delle opere pubbliche, quindi, ha cono-sciuto una grande trasformazione. sono cambiate le regole che hanno portato all’en-trata in scena di nuove procedure di affidamento edi nuovi meccanismi di selezione delle imprese. a ciò è seguita una più ampia apertura ai privatisia sul piano della partecipazione finanziaria siaper quanto riguarda la gestione delle opererealizzate e, conseguentemente, del rischio adessi attribuito.il coinvolgimento del privato determina risparmieconomici e rende efficiente ed efficace l’eroga-zione del servizio pubblico, in particolare in situa-zioni in cui le amministrazioni non dispongono diadeguate risorse economiche. il privato trae be-neficio da un rapporto di partnership con la pubblicaamministrazione, che gli consente di investire inun rapporto pressoché paritario e di partecipare alprocedimento decisionale relativo alla cosa pubblica. la necessità di riequilibrare l’assetto della finanzapubblica, depauperata dalle profonde crisi chehanno colpito l’economia mondiale, e l’esigenzadi sopperire alla scarsezza delle risorse pubbliche,ha reso necessaria l’adozione di misure tese afrenare il moltiplicarsi dei rischi economici. ebbene, il partenariato pubblico privato puòcostituire un efficace e indispensabile strumento/ri-medio per la risoluzione delle crisi finanziarie e peril superamento di situazioni di stallo che investonoil settore economico-finanziario delle opere pub-bliche.In questo quadro gli ingegneri sono, certamenteuna delle categorie che maggiormente è pronta epreparata per affrontare le sfide date dal nuovocodice degli appalti anche e proprio in materia diPPP, in quanto figure strutturalmente preparate eformate per affrontare la complessità dei sistemi. per la natura multidisciplinare della figura dell’in-gegnere, per il suo ruolo rilevante nei processi or-ganizzativi e manageriali dell’impresa, per la capacitàdi controllo finanziario ed economico che ne ca-ratterizza la professione, l’ingegnere è in grado digestire sia il processo nel suo insieme, sia i singolisegmenti professionali di un PPP.

55ordine degli ingegneridella provinCia di roma

FOCUS

LA NECESSITÀ DI TROVARE MODELLICONTRATTUALI ALTERNATIVI, IN GRADODI ASSICURARE UN MAGGIORECOINVOLGIMENTO DEL PRIVATONELL’ESECUZIONE DI OPERE OREALIZZAZIONE DI SERVIZI, È DA TEMPOAVVERTITA NEL NOSTRO ORDINAMENTO.

infatti, oltre ai classici settori d’intervento (progetto,direzione lavori, collaudo), l’ingegnere può essereparte attiva come esecutore e realizzatore dei“progetti di fattibilità”, come direttore dell’esecu-zione (in fase di gestione), valutatore economico-finanziario, pm della gestione, rup, membro percommissioni di gara, ecc.per poter, tuttavia, ottenere risultati concreti occorreoggi creare una cultura dell’uso di questi strumentidi ppp.un piccolo passo in questa direzione è statoproprio il Convegno del 7 ottobre, che, oltre a di-vulgare esperienze concrete effettuate nel campodelle ppp attraverso specifici workshop, ha messoassieme i principali attori di questi delicati processi,pa, rup, Costruttori, Finanziatori e gestori, in undibattito che, speriamo, possa aver sollecitato egenerato una nuova sensibilità in questo settorepotenzialmente strategico per il nostro paese.

REALIZZARE LE OPERE PUBBLICHE IN PARTENARIATO PUBBLICO-PRIVATO:UNA STRADA TUTTA DA RI-PERCORREREIng. Francesco Rubeo

la sempre più carente disponibilità di risorse pub-bliche per la realizzazione di infrastrutture e attrez-zature e per la loro gestione, in particolare neipiccoli e grandi Comuni ma, anche, a livello statale,sta seriamente mettendo in crisi il welfare e laqualità e l’offerta dei servizi ai cittadini.gli strumenti di ppp, che rappresentano l’unicaalternativa al finanziamento pubblico, sono statiintrodotti nel nostro paese, con diverse forme eapprocci, ormai da oltre 15 anni ma, stentano adivenire una prassi consolidata e realmente effi-cace.al contrario, si rileva, assieme ovviamente allepoche esperienze virtuose, un gran numero d’ini-ziative che si fermano sul nascere o che, ancorapeggio, dopo lunghe fasi di trattativa fra i soggettipubblici e privati, naufragano di fronte a infinite cri-ticità del tipo più svariato: per scarsa qualità delleproposte, per problematiche procedurali e ammi-nistrative, per errate valutazioni economico-finan-ziarie, per “ostruzioni” in parte motivate delle realtàlocali e, non da ultimo, per interventi censori, senon proprio sanzionatori della Corte dei Conti (cfr.caso sponsorizzazione Colosseo a Roma).tutto ciò è evidentemente sinonimo di una scarsa“cultura” e reale capacità tecnico-operativa, siadei soggetti pubblici sia di quelli privati, nel saper“montare” e avviare queste complesse e delicateoperazioni che, però, sempre più, sembrano essere

una delle poche alternative per mantenere le ca-pacità e il livello di “servizio” delle amministrazionipubbliche.appare evidente come, ancora, le amministrazionipubbliche non siano riuscite a sviluppare una ca-pacità tecnica tale da poter promuovere e avviaretali iniziative, per una scarsa conoscenza deglistrumenti, per la loro specificità multidisciplinare,troppo spesso demandata e tecnici competentinella “realizzazione dell’opera” ma con alcuna co-noscenza delle problematiche amministrative e,soprattutto, gestionali. Così com’è evidente che,in italia, la realizzazione di questi strumenti, specienei casi delle opere più “piccole”, di interesselocale, sia sostanzialmente coordinata e gestitadal sistema dei “costruttori”, i quali hanno evidenteinteresse alla realizzazione dell’opera ma sono, ilpiù delle volte, del tutto privi delle competenzegestionali che sono spesso molto specifiche esettoriali.a queste mancanze, si aggiunge la mancanza diuna vera e propria capacità “progettuale” delleoperazioni in ppp che devono mettere insiemeuna finanza, troppo spesso disinteressata a questitemi, con le capacità realizzative e gestionali distampo tutto imprenditoriale.in altri paesi, i cosiddetti developers studiano idiversi temi costruttivi e gestionali, mettendoassieme le compagini necessarie ad affrontarli e adare adeguate garanzie alle stazioni appaltanti.di contro, sempre in italia, le stazioni appaltantisono, troppo spesso, incapaci di poter analizzare everificare realmente la qualità e l’efficacia delle pro-poste private che pervengono loro dai proponenti.in effetti, la prassi “progettuale” di questi strumenti,

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IL PPP NON PUÒ QUINDI CHECONTRIBUIRE A UN MIGLIORAMENTODELLA QUALITÀ DI REALIZZAZIONE DELLESTRUTTURE PUBBLICHE E DELLAGESTIONE DEI SERVIZI, CONSENTENDO,INOLTRE, DI REALIZZARE ECONOMIE,NELLA MISURA IN CUI È IN GRADO DIRICOMPRENDERE TUTTE LE FASI DI UNPROGETTO, DALLA SUA CONCEZIONEFINO AL SUO SFRUTTAMENTO.

salvo alcuni specifici settori, non è stata mai con-solidata in forma diffusa tanto da creare un sistemaamministrativo, tecnico, imprenditoriale e finanziarioadeguato a poter sviluppare queste iniziative.il nuovo Codice degli appalti, assieme ad alcunedelle agevolazioni fiscali introdotte di recente per ilfinanziamento delle iniziative in ppp, può essere,tuttavia, uno stimolo per avviare una nuova “cam-pagna” che porti a un “linguaggio” e a una ”prassi”comune, capace di dare garanzie a tutti i soggetticoinvolti e, quindi, a diffonderle in maniera ampiaed efficace, nel piccolo (Enti Locali) come nelgrande (Stato).il recente Convegno del 6 ottobre svoltosi a roma,dal titolo “Incentivare i finanziamenti privati delleOpere Pubbliche, Partenariato Pubblico-Privatonel Nuovo Codice degli Appalti, criticità e prospet-tive”, è stato, come evidenziato nel proprio editorialedel presidente del Consiglio dell’Ordine degli In-gegneri della Provincia di Roma, dott. ing. CarlaCappiello, un primo piccolo passo e uno stimoloalle amministrazioni e ai diversi soggetti pubblici eprivati coinvolti in questi progetti, per avviare unprocesso di crescita di questo settore.lo sforzo principale dell’iniziativa, infatti, è statoquello di coinvolgere in una forma la più possibileallargata rappresentanza dei diversi e numerosisoggetti che vengono a essere coinvolti nella crea-zione e realizzazione di un progetto in ppp, perporli di fronte ai tanti e complessi interrogativi chesi presentano su tale tematica anche alla luce delnuovo Codice degli appalti.infatti, a una prima parte del Convegno nel qualesi sono esaminati numerosi casi di studio raggruppatisecondo tre tematiche, mobilità, patrimonio pubblicoe attrezzature per la città, è susseguita una tavolarotonda che ha raccolto rappresentanze, oltre chedegli ordini, di soggetti pubblici, come anaC,anCi, nars, meF, regione lazio, anche quelle disoggetti privati realizzatori, anCe, anas, a22 –autostrada brennero spa, finanziatori, con bancaimi, e gestori come siram spa.soggetti che rappresentano le quattro anime diun ppp: Pubblica Amministrazione (Stazione Ap-paltante), Realizzatore, Finanziatore e Gestore.in quest’ambito allargato, multidisciplinare, maanche “multi-aziendale” e “multi-amministrativo”,si è provato, allora, a individuare quali fossero lequestioni più rilevanti per dare nuova capacitàrealizzativa a questi strumenti nella consapevolezzadelle loro potenzialità espresse, solo parzialmentein italia, ma fortemente in paesi come l’inghilterrae la Francia.per dare ordine alle diverse questioni sorte anchecon la nuova stesura del Codice degli appalti, ènecessario, anzitutto, ricostruire il processo di rea-

lizzazione di un progetto in ppp, identificandone lefasi principali che sono:

- la definizione dell’iniziativa attraverso il pro-getto di fattibilità;

- il finanziamento/finanziabilità del progetto;- la gara e le procedure per l’aggiudicazione;- la realizzazione delle opere;- la gestione.

la prima fase, dunque, è quella di costruzione diquello che il nuovo Codice ha denominato, appunto,Progetto di Fattibilità (di seguito chiamato PdF),abbandonando così la vecchia definizione di studiodi fattibilità e “fondendo”, almeno apparentemente,quest’attività con quella della progettazione preli-minare.la variazione non è casuale, infatti, il progetto difattibilità diventa il documento base e fondanteper l’avvio di un ppp, sostituendo completamentesia il vecchio studio di fattibilità che, appunto, ilprogetto preliminare.Questo documento, i cui contorni e contenuti nonsono ancora stati completamente definiti, dovrebbecontenere tutti gli elementi base del vecchioStudio di Fattibilità, ovvero:

- l’individuazione degli obiettivi pubblici;- le analisi tecnico-ambientali, socio econo-

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FOCUS

miche, economico-finanziarie, giuridico am-ministrative;

- la definizione di un “quadro delle compatibi-lità”, ovvero dei margini all’interno dei qualicostruire i possibili Concept del progetto, ela conseguente individuazione degli scenarialternativi;

- la definizione dello scenario giudicato “otti-male” dall’amministrazione procedente;

- le valutazioni/impatti dello scenario “ottimale”,secondo le quattro componenti tecnico-am-bientali, socio economiche, economico-fi-nanziarie, giuridico amministrative;

- la documentazione base di output dell’ini-ziativa: Concept funzionale, prestazionale edimensionale delle opere da realizzare, valu-tazione del costo delle opere, piano econo-mico-finanziario e stima dell’eventuale tariffa/contributo pubblico, descrizione e livelli pre-stazionali del/i servizio/i connesso/i all’iniziativa,cronoprogramma in fase di realizzazione edi gestione, analisi del rischio, bozza delbando di gara e della bozza della conven-zione.

inoltre, dovrebbe arricchirsi di un livello di proget-tazione, e quindi anche di determinazione dei costi

d’intervento, pari, sembrerebbe a quello di unprogetto preliminare e, almeno nello spirito dellanorma, di tutte le approvazioni/autorizzazioni pre-ventive necessarie alla realizzazione delle opere.Queste due ultime “innovazioni” del processo difattibilità non sono irrilevanti perché presuppongonodue fattori determinanti: il progetto di fattibilità haanche l’obiettivo di “costruire” le condizioni difattibilità, il dettaglio della elaborazione progettualecontenuta nel Progetto di Fattibilità diventa rilevanteanche per ottenere preventivamente le necessarieautorizzazioni.un fattore, quello delle autorizzazioni preventive,che, se effettivamente consolidato, dovrebbe avereun effetto positivo nell’aiutare a superare le diffidenzeche i privati hanno rispetto alle tempistiche deiprocessi pubblici e, quindi, favorirne la partecipa-zione.Il Progetto di Fattibilità, dunque, diventa a pienotitolo il “cuore” di un PPP, perché non solodefinisce l’intero perimetro dell’operazione e delprocesso, dal progetto fino alla gestione, ma do-vrebbe costruire, appunto, le condizioni per la suariuscita; condizioni che non sono solo autorizzativema anche di tipo gestionale e di garanzia degliesiti.

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in realtà, però, i quesiti e le incertezze intorno atale elaborazione non sono pochi.proprio partendo dall’ultima “innovazione” relativaalle autorizzazioni preventive, infatti, ci si domandase effettivamente potrà essere così. basta, infatti,solo ricordare che a oggi le Conferenze dei serviziper l’approvazione di un’opera pubblica vengonoattivate sul Progetto Definitivo e non sul Preliminaree che, ancora, troppo spesso, le soprintendenzesi riservano valutazioni e decisioni ben oltre l’avvenutaapprovazione del progetto, foss’anche di livelloesecutivo, con tutte le conseguenze economichee tempistiche, e quindi di affidabilità per un privato,che ciò comporta.un altro aspetto, non di poco conto, riguarda ilcosto di un progetto di Fattibilità, infatti, se questoha l’obiettivo di “costruire” le condizioni per l’effettivarealizzabilità del ppp, il tipo d’indagini e analisidevono essere svolte con un dettaglio molto avan-zato. e non ci si riferisce alle sole indagini tipichedelle opere (geologiche, archeologiche, ecc.), maanche a indagini fondamentali per la sostenibilitàeconomico-finanziaria di iniziative con caratteregestionale, quali ad esempio: indagini sui flussi diutenze, livello medio prestazionale del servizio,marketing dell’iniziativa per coinvolgere/aggregareimprese del settore, coinvolgimento degli istituti diCredito per la creazione di condizioni di “credibilità”e validazione reale dell’iniziativa, ecc.un approccio, quindi, certamente dispendioso chele amministrazioni pubbliche oggi difficilmente ipo-

tizzano di preventivare lasciando così anche questainiziativa al privato, con due criticità:

- il privato tende anch’esso a risparmiaresulla fattibilità e, quindi, in fase competitiva,si rischiano gare deserte se non per il pro-motore;

- anche se predisposta dal privato, l’elabora-zione deve essere “validata” dalla pa attra-verso un rup, ma come può un singolo tec-nico esaminare uno studio articolato comequello che dovrebbe essere alla base di unppp, dove alle già complesse caratteristichetecniche delle opere, si sommano quelleancor più articolate e, spesso, del tutto,“sconosciute” ai tecnici che rivestono il ruolodi rup, della componente gestionale?

la realtà è che, per cultura e tradizione, siamoabituati e preparati per fare progetti di opere, mascarsamente pronti per elaborare progetti di Fatti-bilità. anche nei professionisti più sensibili a questosettore, c’è, infatti, chi vede il pdF solo con untaglio prevalentemente tecnico, chi con quelloesclusivamente finanziario, dimenticando che loscenario “ottimale” di un ppp deriva dalla creazionedi un equilibrio delle quattro componenti base:tecnica-ambientale, economico-finanziaria (conparticolare riguardo alla componente gestionale enon solo realizzativa), socio-economica (con spe-cifica attenzione alla realtà e alla domanda locale),giuridico amministrativa (che deve considerare nonsolo la scelta dello strumento di ppp più adeguato,ma anche segmenti giuridici completamente diversifra loro, che vanno dal percorso approvativo alladefinizione di un contratto di gestione di un serviziospecifico).È allora evidente che per avere una prima certezzasulla possibilità di riuscita di un PPP occorrecreare una vera e propria “cultura” del Progettodi Fattibilità, e questa è un’iniziativa che solo lepa, attraverso veri e propri processi pilota, anchedi tipo sperimentale, possono avviare.la seconda fase del processo di realizzazione diun ppp innanzi individuata riguarda il finan -ziamento/finanziabilità dell’iniziativa.il tema della difficoltà al finanziamento delle impresein italia è ormai più che noto, e lo è ancor di piùquello di attività che hanno gli elementi di incertezzalegati a processi pubblici come i ppp, ma le recentidisposizioni in materia fiscale agevolerebbero nonpoco gli investimenti in questo settore.si potrebbe così superare una criticità endemicadel nostro sistema finanziario, ma in realtà leulteriori innovazioni introdotte dalla norma nonsembrano “semplificare” i processi e, soprattutto,introducono fattori che, seppur evidentemente ne-cessari al recepimento delle direttive europee,

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FOCUS

TUTTO CIÒ È EVIDENTEMENTE SINONIMODI UNA SCARSA “CULTURA” E REALECAPACITÀ TECNICO-OPERATIVA, SIA DEISOGGETTI PUBBLICI SIA DI QUELLIPRIVATI, NEL SAPER “MONTARE” EAVVIARE QUESTE COMPLESSE EDELICATE OPERAZIONI CHE, PERÒ,SEMPRE PIÙ, SEMBRANO ESSERE UNADELLE POCHE ALTERNATIVE PERMANTENERE LE CAPACITÀ E IL LIVELLODI “SERVIZIO” DELLE AMMINISTRAZIONIPUBBLICHE.

possono generare ulteriori freni alle effettive con-venienze di entrambe le parti.infatti, oltre a non essere superato il problemadella validazione dei piani economico-Finanziaridei progetti di ppp, che possono essere validatisenza un conseguente impegno al finanziamentoreale dell’iniziativa, la norma prevede che i rischidel progetto in ppp vengano integralmente ribaltatisui privati, come di fatto avviene in qualunqueattività imprenditoriale.un nuovo approccio che in linea di principio è per-fettamente comprensibile poiché una pa non sipuò trovare coinvolta nel rischio d’impresa. leconseguenze, però, dell’applicazione di tale direttivanon sono irrilevanti. l’aumento del rischio nelle lo-giche finanziarie, inevitabilmente, si ripercuoteràsui saggi di remunerazione del capitale che, comenoto, crescono con lo stesso. un aumento deisaggi che, conseguentemente, si traduce in un“maggiore costo” per il pubblico (come aumentodel valore delle tariffe o della durata della conces-sione, come minor qualità dell’opera o del servizio,ecc.). un fattore ben noto in gran bretagna dove,con il PF2 (Private Finance 2), proprio per ridurre isaggi attraverso una riduzione del rischio, le pa

stanno entrando, con piccole quote minoritariema di garanzia, in compartecipazione nella newco(New company) di gestione con i privati.anche qui, pertanto, occorre lavorare preventiva-mente per creare una ”cultura” di questi strumentie costruire, preventivamente, con gli istituti diCredito reali condizioni di fattibilità.il terzo passo del processo di realizzazione di unppp riguarda la fase delle procedure di aggiudi-cazione.nella stesura della norma, le stazioni appaltantivengono strutturate e sottoposte a un processo diqualificazione. in realtà, però, in concreto, nullaviene detto sulle modalità di valutazione per affi-damento di progetti in ppp.Queste iniziative, che per la natura non possonoessere aggiudicate che con il metodo dell’OffertaEconomicamente più Vantaggiosa, comportano,però, che le Commissioni aggiudicatrici siano com-poste dalle diverse professionalità che la complessitàdello specifico progetto, di volta in volta, richiedecon un’ampiezza, anche numerica delle Commis-sioni che la norma non sembra prevedere.ancora una volta la stessa figura del rup, che do-vrebbe garantire anche nel bando, adeguati criteri

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di aggiudicazione, rischia di essere lasciata dasola ad affrontare inadeguatamente una complessitàche deve trovare, proprio fin dalla fase della defini-zione delle specifiche richieste in fase di gara,un’espressione adeguata a generare poi garanziee qualità sia in fase costruttiva che gestionale.a tali problematiche si aggiungono, in italia, quellegià accennate in precedenza, riguardante l’inesi-stenza di figure strutturate di developer e di soggettigestori specializzati in ppp. infatti, questi progettitendono a “nascere” su iniziativa delle società dicostruzione, con una conseguente inevitabile con-centrazione dell’attenzione sulla realizzazione del-l’opera, anziché sulla fase gestionale, la quale è,invece, quella che dovrebbe garantire il successodell’iniziativa attraverso la remunerazione del capitale,l’efficienza del servizio, la garanzia del credito, ecc..per quanto riguarda la fase realizzativa non si ri-scontrano nella norma particolari elementi di in-novazione rispetto ai processi di ppp mentre nellaquinta e ultima fase individuata per la costruzionedi un ppp, quella di gestione, le carenze regola-mentari sono ancora molto evidenti.i gestori, infatti, sono gli attori principali delle ppp,essi costituiscono: i soggetti di garanzia dello statodi usura dell’opera, l’interfaccia con gli utenti, igaranti operativi della qualità del servizio, i garantidel rientro dei finanziatori, ecc..le figure imprenditoriali necessarie sono tante ediverse quanti sono i servizi che devono, di volta involta, in base al tipo di progetto, essere attivati;tanto che in una singola iniziativa si può parlare divera e propria “compagine gestionale” costituita da:

- gestore principale del servizio;- gestore delle manutenzioni;- gestori dei servizi secondari connessi con il

principale;- gestori dei servizi integrativi e accessori.

già nei segmenti dei gestori servizi principali isettori industriali coinvolti nella varie realizzazioni

possibili sono completamente diversi (es. ospedali,parcheggi, scuole, infrastrutture stradali, reti tele-matiche, reti di riscaldamento e produzione ener-getica, ecc.).in questa varietà, le problematiche che riguardanoil settore sono molte. anzitutto, occorre pensare,cosa che la norma ancora non ha fatto, cheanche i gestori devono essere dotati di una loroqualificazione settoriale per definire adeguate ga-ranzie qualitative e capacità organizzative rispettoalla magnitudo del progetto.inoltre, occorre individuare una sorta di “tavolo”per l’incontro fra gestori dei servizi principali e co-struttori. la preponderanza di questi ultimi negliattuali processi, infatti, non giova alla qualità cheverrà poi espressa dal servizio e dalla durabilitàdell’opera. se i gestori non divengono realmentegli attori principali del processo, dove i costruttoririvestono il ruolo di “fornitori/investitori”, i ppp nonpotranno mai estendersi ai livelli anglosassoni coni benefici che ciò comporterebbe per la collettività.infine, occorre osservare la norma presenta ancoraalcune incongruenze quali ad esempio:

- l’introduzione fra gli strumenti di ppp delcosiddetto leasing in costruendo (una formadi finanziamento privato delle opere pubbliche)che è stato, invece, giudicato fuori dal pattodi stabilità perché il rischio operativo nonverrebbe ribaltato sul privato;

- l’esclusione dai ppp e, in generale dal Codice,degli strumenti urbanistici attuativi e dei pro-grammi Complessi, mentre alcuni di questisono di fatto dei veri e propri partenariati.

Concludendo, molte sono le problematiche e lecriticità, e solo lavorando realmente su questi stru-menti altre ancora ne potranno emergere. ma èevidente che non ci si può fermare alle attuali con-dizioni. Questi strumenti complessi devono trovarenecessariamente una strada per dare un adeguatocontributo allo sviluppo del paese.È giunto forse il momento, quindi, che le ammini-strazioni più organizzate (regioni, grandi Comuni,ministero delle infrastrutture), prendano in mano ilruolo di conduzione di questi processi che dovrebbeessere proprio della pa, creando, anche attraversospecifici finanziamenti ai Progetti di Fattibilità, unknow-how adeguato sia al proprio interno che nelsistema finanziario e imprenditoriale, realizzativoma, soprattutto, gestionale. in modo che oltre all’intera “filiera”, ammnistrativa,finanziaria, imprenditoriale, anche questi ultimi sog-getti, i gestori, possano “specializzarsi” in progettidi tale natura e dare finalmente avvio a pienoregime a una stagione più corposa, efficace e so-prattutto di elevata qualità, di realizzazione dinuove oo.pp.. ■

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IN ALTRI PAESI, I COSIDDETTIDEVELOPERS STUDIANO I DIVERSI TEMICOSTRUTTIVI E GESTIONALI, METTENDOASSIEME LE COMPAGINI NECESSARIE ADAFFRONTARLI E A DARE ADEGUATEGARANZIE ALLE STAZIONI APPALTANTI.

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