E adesso voliamo alto - Madonna del Pilastrello

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E adesso voliamo alto Anno XCI Numero 6 - Giugno 2020 IN QUESTO NUMERO Ripartire, ma verso dove? Intervista al sindaco Virus, famiglie e anziani

Transcript of E adesso voliamo alto - Madonna del Pilastrello

E adessovol iamo alto

Anno XCI Numero 6 - Giugno 2020

IN QUESTO NUMERO

Ripartire, ma verso dove?

Intervista al sindaco

Virus, famiglie e anziani

TRA LE GUGLIE2

Da Facebook Da TwitterADDIO AL CARDINALERENATO CORTIScomparso a 84 anni «l’amatissimo cardi-nale Corti: un apostolo capace di dire pa-role preziose e di profezia». Fu Vicario ge-nerale durante l’episcopato del cardinaleMartini, poi Vescovo di Novara. Ricevette laporpora da Papa Francesco nel 2016 https://www.chiesadimilano.it

10:30 AM – 28 Mag 20 @Delpini «Celebriamo la MessaCrismale come una grazia per rinnovare la nostra fede, perrinnovare la nostra risposta alla vocazione che chiama aessere pietre vive»09:40 AM – 24 Mag 20 #Delpini «Siamo qui diversi per ori-gine, per genere, per età, ma solo fratelli e sorelle» Veglia InTraditione Symboli con giovani e catecumeni in Duomo9:30 PM – 15 Mag 20 Riprendono le S. Messe #Delpini:«Ripartiamo con determinazione, gradualità e prudenza»

Scene di vita diocesana

La photogallery

In seguito al recente comunicato dei Vescovi lombardi sul-l’estate, il coordinamento di ODIELLE (Oratori Diocesi Lom-barde) approfondisce e chiarifica alcuni punti sulle condizioni

attuali, le possibili riaperture, la formazioneI Vescovi della Regione Lombardia hanno confermato a tuttele famiglie del territorio il desiderio della comunità cristiana dioffrire ai ragazzi e agli adolescenti una proposta educativa perl’estate 2020, coniata con il bel nome “Summerlife”.Il coordinamento degli Oratori lombardi ha sottolineato che laripresa delle attività lavorative e la possibilità di vivere alcuneinterazioni con le altre persone portano anche le nostre par-rocchie a rimettere a fuoco alcune dinamiche proprie della co-munità cristiana, sostenute dalla celebrazione dell’Eucaristia.Anche in questa realtà il Signore sta bussando. Ascoltare quel“tocco” alla porta significa essere pronti a vivere, con tuttal’attenzione e la prudenza, una nuova possibilità di ritrovarsi.La pastorale giovanile lombarda accompagna questa ripresacon alcuni passi che richiedono la gradualità necessaria, per-ché ogni cosa sia fatta secondo le norme vigenti.

Il periodo che si apre avrà bisogno ancor più di intelligenza eprudenza. Questi i punti del piano formativo Summerlife:- la formazione operativa, in cui saranno approfondite le re-gole del gioco dell’attività educativa;- la formazione sanitaria, in collaborazione con le ATS locali,per consentire a tutti gli operatori dell’Oratorio di servire in si-curezza la proposta educativa;- la formazione tematica, per presentare il progetto educativodell’Estate ragazzi Summerlife;- la formazione psico-pedagogica, per consentire agli educa-tori e operatori dell’Oratorio di mettersi in ascolto attivo deiragazzi, adolescenti e giovani e provare con loro a rielaborarel’esperienza faticosa che hanno vissuto.«Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la miavoce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed eglicon me». Prepariamoci a questa apertura, non solo di am-bienti, ma anche di un modo nuovo di vivere la nostra pasto-rale.

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Sto alla porta e busso: l’Oratorio in vista dell’estate

3LA PAROLA DEL PARROCO

Ripartire, certo: ma verso dove?

Mai come prima

Ripartire. Certo. Eccome. Con pru-denza e grinta. L’abbiamo fatto an-che in chiesa, con le Messe. E conle attività estive dell’oratorio. Spe-

riamo vivamente che questo tempo dell’ira siaalle sue battute finali.Ripartire: ma verso dove? Perché non mi con-vince proprio tutta questa frenesia di torna-re a una “vita normale” se ciò significa “unavita come prima”. In questi tempi durissimil’aria era profumata, il traffico scorrevole, ci sia-mo aiutati gli uni con gli altri, siamo stati piùsobri, abbiamo sprigionato una creativitàche ha mostrato modelli interessanti (vedi te-lelavoro): ecco qualche esempio positivo. Ripartire, dunque: ma verso dove? Una vita“normale” chiede di essere impostata daquanto, pur amaramente, abbiamo impara-to. Chi mi ripete i soliti ritornelli di “prima” ionon li ascolto. Non mi lascio incantare dallecipolle d’Egitto del “come prima”: le cipollefanno piangere. Occorre sognare e disegna-re l’“oltre” questo deserto che stiamo attra-

versando. No, una vita“come prima”, no. Una vita“oltre” sì.Il Concilio Vaticano II -“bus-sola del nostro tempo” di-ceva san Giovanni Paolo II-ci ha insegnato a scrutare isegni dei tempi. Ebbenequesta epidemia è un segnodei tempi da discernere pertrovarne la grazia: “Temosolo che Dio passi e io nonme ne accorga” diceva san-t’Agostino. E Dio è passato.Occorre attrezzarci a rico-noscerlo. In questa ora oc-

corre l’occhio del sapiente che interroga la sto-ria, l’occhio dell’innamorato lieto e grato, l’oc-chio del profeta che intravvede il futuro di Dio. 1 L’occhio del sapiente che interroga la sto-ria: dobbiamo leggere questo tempo dell’iravisitato da Dio per raccogliere l’oro che que-sta piena ha portato alla luce, liberandoci daillusioni, ipoteche ideologiche e schemi chehanno mostrato la loro inefficacia se non di-sumanità. Abbiamo imparato molto da que-sto tempo: che siamo fragili, che il ritornello“io-io-io” non funziona, che sul pianeta siamotutti interconnessi gli uni con gli altri, che ognilavoro (anche il più umile) è preziosissimo perla società, che più giusti diritti per tutti vuol direpiù sicurezza e benessere per tutti, che le ri-sorse del pianeta non si saccheggiano, cheimpostare la società (e la sanità) sul far soldiè fallimentare, che i governi democratici sen-za nessuna sorta di “conducador” sono piùefficaci e attendibili di quelli autoritari o con talipropensioni, e quindi che «una popolazionefortemente motivata e ben informata è ge-

4LA PAROLA DEL PARROCO

neralmente molto più potente ed efficace diuna sorvegliata e ignorante» (Yuval Noah Ha-rari) E soprattutto che un pugnetto di lievitodi fede, un granello di senape d’amore fan-no fermentare tutta la pasta, fanno crescerealberi fruttiferi nell’orto del mondo. L’oro che ci è stato donato (quanto!) va rin-tracciato, chiamato per nome e tradotto inquella “civiltà dell’amore” insegnataci da sanPaolo VI, che Papa Francesco ci ha indica-to tante e tante volte, anche nelle sue Mes-se mattutine di questo periodo. La Chiesa, in-sieme a ogni uomo di buona volontà, deve far-si “maestra di umanità” in questo tempo: ab-biamo le risorse per farlo.2 L’occhio dell’innamorato lieto e grato: in que-sto tempo, forse per i nervi provati, non èmancato il rumore fastidioso di rozze ideolo-gie e teologie, divisive ostinazioni retrò, spu-doratezza spacciata per verità, pretese e mor-morazioni. Anche nella Chiesa. “I giusti inve-ce si rallegrano, esultano davanti a Dio e can-tano di gioia” dice un salmo: chi ha contem-plato quanto Dio ci ha donato in questa pan-demia, e ne è stato consolato e rafforzato, sifa capace di lode, benevolenza, gratitudine,ragionevolezza, capacità di passi magariinediti, ma praticabili, e sa vedere il bene, esa vedere lontano... un innamorato è così: èla virtù forte della mitezza appassionata.Certi che la pazienza non è tirare in lungo: ècontinuare a tirare dritto. Dobbiamo esserneportatori negli sguardi, nei linguaggi e negli stilifamiliari, culturali e sociali; e anche nellaChiesa. Il ritornello dell’insistenza sulla moralee i comportamenti, sulle ortodossie e le tra-dizioni, sui giudizi e i valori più o meno ne-goziabili, sulle regole e la rigidità che non sadiscernere, è un disco rotto. Da tempo.Papa Francesco ce lo dice chiaro in “Evan-gelii gaudium”: è ora di impararlo e di appli-carlo. L’amore cambia gli sguardi sulla vita.Senza imprudenze, ci occorrerà forse un pas-so indietro perché si possano fare cento pas-si in avanti.

3 Infine occorre l’occhio del profeta chescruta il futuro di Dio: pensare il futuro chie-de saggezza, lungimiranza e decisioni co-raggiose. Se Dio non ci ha abbandonato al di-luvio, ci chiede di uscire dall’arca per dare unvolto nuovo alla Terra, come l’arcobaleno, tan-te volte disegnato in questo tempo, ci ram-menta. Con lo sguardo dell’innamorato e delsapiente ora bisogna osare immaginare e co-struire un mondo nuovo. E ciò vale -per in-ciso- anche per la forma della vita della no-stra Comunità, a cui spesso si domandanoservizi più che un cammino insieme, rassi-curanti conferme del “si è sempre fatto così”più che una “uscita” in spazi e relazioni ine-dite con il mondo. Ma allarghiamo lo sguardo alla vita del nostroPaese e dell’Europa, del mondo: “La situa-zione attuale del mondo esige un’azioned’insieme sulla base di una visione chiara ditutti gli aspetti economici, sociali, culturali espirituali. Ci si intenda bene: la situazione pre-sente deve essere affrontata coraggiosamentee le ingiustizie che essa comporta combat-tute e vinte. Lo sviluppo esige delle trasfor-mazioni audaci, profondamente innovatrici. Ri-forme urgenti devono essere intraprese sen-za indugio. A ciascuno di assumervi genero-samente la sua parte, soprattutto a quelli cheper la loro educazione, la loro situazione, il loropotere si trovano ad avere delle grandi pos-sibilità d’azione”: questo è san Paolo VI, 1967,Populorum Progressio n. 32. “Non è mate-ria per omelie, ma è un fatto del tutto prati-co: siamo una comunità di destino” ha det-to giustamente Angela Merkel al Parlamen-to tedesco.Sono chiamati in campo laici cristiani digrandi visioni, di sapienza e di azione, comelo furono -insieme a uomini e donne di buo-na volontà- i cristiani che impostarono l’Eu-ropa del dopoguerra. Mi piacerebbe fare qual-cosa anche nella nostra città. Ci aspetta la sto-ria. Niente di meno.

Il prevosto don Angelo

5LA NOSTRA COMUNITÀ

Sposati nel Signore------------

Rinati al fonte battesimaleCARIA Mariagiulia DE NITTIS Giulio

Defunti bressesi nel mese di maggio

Domenico Zavaglia Roberta Magnani Elio MoroAlma Poloni Alfea Zampirollo Gianfranco CerulliCristina Tucci Ines Seiti Antonio Emiddio Di LonardoRosa Salvadori Amalia Meniconi Giovanni MarchiottoMaria Capretti Anita Risi Giovanna OttoneGiuseppe Salvatore Manzo Giuseppina Papagni Giuseppina CeredaAngelina Volpi Angelo Antonio Foggetta

INTENZIONI GIÀ FISSATE PER LE S. MESSEE RICORDO DEI DEFUNTI ALLA DOMENICA

I nostri preti celebrando l’Eucaristia hanno ricordato ogni giorno feriale i defunti secondole intenzioni già fissate dai famigliari. Ora continuano a farlo.

Alla domenica ricordiamo i defunti della settimana.Nei mesi di marzo e di aprile molte famiglie non hanno potuto celebrare il funeraleper i propri cari: possono ora concordare in parrocchia una Messa di suffragio da

celebrare in giugno e luglio.Ogni parrocchia ricorda nelle s. Messe

i propri defunti del mese di marzo domenica 21 giugnoe i defunti del mese di aprile domenica 28.

LEGATI

Parrocchia ss Nazaro e CelsoGIUGNO 2020

1 MERONI Cesarina e CASSAMAGNAGHI Riccardo5 Famiglie PAROZZI, CAZZANIGA e COMI, LESMA Clemente6 LEGNANI Giuseppe, RADICE don Gianfranco, Suor Carla e Giusto8 LONGHINI Achille e CONTI Maria9 ALFIERI Maria e CONSONNI Giuseppe

10 CONTI Giovanna e Luigi11 CONSORELLE DELL SS. SACRAMENTO12 ORIANI Carla scaduto nel 201915 PAGANI Virginio23 ZECCHINATO Venerino24 COMOTTI Maria25 MEANA Adriano, Ambrogio e Carolina26 LIMONTA MARIA, MEANA Rina e Angelo30 ORIANI Vittorio scaduto nel 2019

LUGLIO 20204 REGONDI Giuseppe e GRANELLO Matilde, ANNONI Angelo

10 LOCATELLI SONIA11 TAGLIABUE Enrico e STRADA Angela

DE PONTI Antonia, STRADA Carlo, PRINA Francesco e SAVINI Agnese scaduto nel 2019

16 CHENI Ettore18 RISI Innocenta23 STRADA Alessandro e Alberto25 COMI don Giulio

AGOSTO 20204 ORIANI Erminio e Isolina

26 ORIANI Luigi e ROSSONI Carla

6NOTIZIARIO

Il fattore P: inizio e fine della Messa instreamingIl fattore P, la Pandemia, ci ha spronato amandare in streaming l’Eucaristia quoti-diana, poi solo domenicale: occorrevafarlo, per sentirci sempre parte viva di unastessa Comunità, e ciò è stato molto utile.Dobbiamo ringraziare chi l’ha realizzata.Ora un altro fattore P ci sprona a sospen-derla: è il fattore Pigrizia. Ormai ci sonotutte le condizioni per recarsi a Messa, insicurezza e dignità, grazie a Dio: e se sipuò, si deve. Per non favorire la Pandemiasi manda la Messa in streaming, per nonfavorire la Pigrizia la si toglie. Ci vediamo aMessa, allora!

Don Luigi Fumagalli prete da 50 anni!Il 27 giugno 1970, don Luigi Fumagalli èstato ordinato sacerdote dal cardinal Gio-vanni Colombo. In queste settimane,quindi, egli ricorda il 50° anniversario dellasua Prima S. Messa. La ricorrenza lo rag-giunge nella parrocchia “Madonna della Mi-sericordia”, a Bresso, dove svolge ilministero da venti anni. In precedenza erastato parroco ad Ozzero e coadiutore aMonza e a Bovisio. Le circostanze presenti impediscono diesprimere a lui, comunitariamente e neimodi tradizionali, la gioiosa vicinanza e laesplicita gratitudine. Dopo l'estate, auspi-cabilmente, sarà possibile farlo meglio.

Nulla però frena la possibilità di comunionespirituale. Da subito, chi gli vuole bene, può- ad esempio - accedere ai sacramenti epregare per lui. Quale gratificazione piùgrande, per un prete, sapere che la suaesistenza è tramite di santificazione! Poi-ché, come scriveva don Lorenzo Milani,“Noi preti abbiamo un'unica ragion di vita:contentar il Signore e mostrargli d’aver ca-pito che ogni anima è un universo di dignitàinfinita”. Auguri, don Luigi!

Ai lettori de La SquillaIn questi mesi di aprile-maggio-giugno La Squilla ha raggiunto i suoi lettori nella forma digitale: nonc’erano le condizioni né per la stampa né tantomeno per la consegna. Abbiamo voluto onorare online gli abbonamenti sottoscritti. Molti, impossibilitati a usare il PC o il cellulare, hanno fatto scari-care e stampare quei tre numeri da figli e nipoti. Col numero di luglio-agosto La Squilla usciràin forma cartacea, ma la distribuzione casa per casa è ancora sconsigliata: gli abbonati po-tranno ritirare La Squilla (o farla ritirare dai propri cari) in chiesa ss. Nazaro e Celso, e lì sipotrà acquistarla, come sempre. Si potrà trovarla anche nelle altre chiese. La Squilla continueràanche on line: a colori, più ampia, a dimensione delle tre parrocchie. Non vogliamo rinuncia-re a quanto abbiamo acquisito in questo tempo. E a partire dall’autunno prossimo, ci saranno cam-biamenti per questo piccolo, ma serio periodico che da 91 anni accompagna la storia di Bresso.

7NOTIZIARIO

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Il Pellegrinaggio in Terrasanta previsto per l’agosto prossimo è stato sospeso e rinviato al-l’estate 2021. Gli iscritti sono stati avvisati delle condizioni proposte dalla Agenzia Duo-mo Viaggi e Turismo in relazione all’annullamento del pellegrinaggio.

VITA DELLA COMUNITÀ

Una «Lettera da Gerusalemme» inviata anche ai pellegrini

“The Sun” e il nostro pellegrinaggio in Terrasanta

di don Massimo Pavanello

In questa stagione, tanti avrebbero raggiunto la Città santa.C’è disappunto per un viaggio mancato. Ma pure amore che non temelockdown. Una canzone tiene desto il desiderio

«L’anno prossimo a Gerusa-lemme». È l’augurio che ci siscambia durante la Pasquaebraica. Può essere così pa-

rafrasato: quest’anno siamo in esilio, ma ilnostro Dio - l’anno prossimo - ci consenti-rà di essere nuovamente a casa. Perché Ge-rusalemme è un dono del Cielo. Non lo sipuò pretendere. Qualcuno chiama il voto«una promessa sconfitta». Come l’orizzon-te: più si cammina, più si allontana. In questi mesi, tanti pellegrini avrebbero go-duto della gioia di raggiungere la meta pro-grammata. La caparra era stata versata.

Mancava solo il saldo. Quasi una paraboladella libertà, mai assoluta. Il Corona-virus ha spettinato i sogni. Di nuo-vo «i nostri piedi si fermano alle tue porte,Gerusalemme!». Un déjà-vu biblico. L’ac-cesso prevede un’anticamera. Del resto,«Terra promessa» vorrà pure dire qualcosa.Il disappunto per un viaggio mancato è par-zialmente lenito da una missiva che proprioda là arriva. E che protegge, con la sua umi-dità, il seme del desiderio. In attesa del ger-moglio. Latrice, è la rock band italiana “TheSun”. L’ultimo singolo - uscito a Pasqua2020, in piena pandemia - si intitola proprio

10VITA DELLA COMUNITÀ

Lettera da Gerusalemme. Francesco Lorenzi, il fondatore del gruppo,rivela che l’epistola «nasce dall’ascolto delgrande mistero con il quale ogni persona inricerca, prima o poi, si confronta: un Dio chesi fa davvero uomo e che muore per l’uomo,scegliendo di andare fino in fondo e di ama-re come nessun altro».Il brano prende spunto dalle vicende vissu-te da Gesù proprio a Gerusalemme. Vicendeche dicono una donazione del Figlio, nonconclusa nel tempo. «Perché - assicura il ri-tornello - per te darei tutto quello cheho/L’ho fatto e lo farò».Pur scritta nell’estate del 2019 - lontano daogni immaginazione del presente - il can-tautore non fatica ad attualizzarla, affer-mando che «nei momenti di prova colletti-va, la risurrezione di Cristo ci spinge oltre.Oltre noi stessi, oltre la paura. Lettera da Ge-rusalemme canta e sussurra questo ab-braccio d’infinita tenerezza». Il sound scelto dalla band, a sorpresa, nonrimanda immediatamente alla loro tradizio-ne rock. Nello spartito, compare una chitarraacustica arpeggiata, una di accompagna-mento, una voce cantata piano e una leg-gera orchestrazione che aumenta di inten-

sità in corrispondenza della frase centrale deltesto. Rassomiglia più a un dialogo intimotra un genitore e un figlio. Il parallelo è aval-lato da un video uscito in coppia con la can-zone (cfr www.thesun.it). Realizzato e ani-mato con oltre 5.000 disegni di Lisa Pizza-to, immagina «la relazione visibile e invisibi-le tra l’Amore di Dio e una graziosa bimbache si apre alla vita e al mondo... simbolo diquel puro bambino che vive in ognuno di noie attraverso il quale possiamo lasciarciamare e stupire da Dio, trasmettendo a no-stra volta vita, colore, speranza, fraternità atutti coloro che incontriamo».L’eventuale procrastinato pellegrinaggio aGerusalemme, brucia.Ma, come afferma Francesco Lorenzi, «sela tentazione di rattristarci ci farà visita, ri-cordiamoci fraternamente gli uni gli altri cheabbiamo ragioni ben più forti per rallegrar-ci, con fiducia: Cristo è risorto e ci ripete an-cora che è valsa davvero la pena dare la vitaper noi». Tanti pellegrini, quest’anno, si ritroveranno- loro malgrado - ancora ai piedi della sali-ta per la Città santa. Ma una Lettera musi-cale sorregge la speranza di entrarci: «Solocredici, e se non riesci lo farò io per te».

11VITA DELLA COMUNITÀ

I The Sun sono una rock band italiana. All’at-tivo, oltre 800 concerti in 20 Stati di 4 Continenti.Ha rappresentato l’Italia durante le Giornatemondiali della Gioventù a Cracovia (2016) e Pa-nama (2019). TV2000 haprodotto un docufilm sul-le esperienze di pellegri-naggio in Terra Santa pro-poste dalla band, a cuihanno partecipato moltigiovani. Attraverso l’attivi-tà musicale, il gruppo so-stiene numerose iniziativesolidali in Italia e nel mon-do. Lo fa con il fan club deiThe Sun, l’Officina delSole.

TESTOCosa c’è che ti porta vialontanoNon lo vedi, io sono quiSu prendi la mia manoChiudi gli occhi e mi troveraiMi troverai qui di fronte a teIl tempo smette e non smette maiAmore oltre quello che saiMa non temere poi capiraiVerso te io volereiPer abbracciarti senza poi lasciarti mai

Ma non è tempoQuesto tempo lo vedrai, ti rialzeràE ti cambieràSolo credici, e se non riesci lo farò io per teIo con tePerché per te darei tutto quello che hoL’ho fatto e lo faròL’ho fatto e lo faròVale la pena dare la vita per teMa tu non aver pauraConfida un po’ di piùTra questa riva e quella tuaC’è un ponte vero e lo troveraiAllora cosa ti porta viaSe ciò che cerchi è accanto a teEd è reale, non è fantasiaRinascerai e scopriraiChe non l’hai perso, se è ciò che tu vorraiSe amerai, questo tempo lo vedrai, ci rialzerà

E ci cambieràSolo crediciE se non riesci lo farò io per teIo con tePerché per te darei tutto quello che hoL’ho fatto e lo faròL’ho fatto e lo faròL’ho fatto e lo faròLo rifarò

VITA DELLA COMUNITÀ12

Dopo la bufera, già a servizio

Il Centro di Ascolto Caritas e le realtà caritative di Bresso sono all’opera

dalla Redazione

La crisi del CoVid-19 non ha fermatola carità. Anzi, l’ha amplificata e l’haportata su nuovi sentieri di collabo-razione e di esperienza: il Campo dei

generi di prima necessità, che da marzo amaggio è stato installato in oratorio san Giu-seppe, ne è stato un segno evidente. In quei momenti il volontariato da prima li-nea era composto da giovani e adulti fino ai60 anni: i bocia, come dicono gli Alpini. Leleve dei veci invece erano nelle seconde li-nee: si sono rivelate preziosissime le loro co-noscenze delle famiglie, dei bisogni ine-spressi ma reali, la familiarità con i bisognosi,l’esperienza coi furbetti, e tutto il lavoro dielenchi, fatture, coordinamento, telefonateche ha lasciato i più… muscolosi a fare i pac-chi per le famiglie senza dover pensare adaltro. Ora la bufera dell’emergenza pare si sia cal-mata. E la carità operosa si è già messa al-l’opera: il ritiro dei viveri al Banco Alimenta-re, il richiamare alla distribuzione le famiglieassistite, le relazioni che si riallacciano, i nuo-vi bisogni da ascoltare.

Anche il Centro di Ascolto Caritas, in via Isim-bardi 28 ha ripreso il suo servizio, seppur an-cora limitato: ogni lunedì, fino a metà luglio,dalle 17 alle 18.30. Sono molte le famiglieche vi si recano alle prese con la cessazio-ne del lavoro, con la cassa integrazione chenon arriva o è insufficiente, con bollette e af-fitti in scadenza.La collaborazione con il Servizio di Assi-stenza Sociale del nostro Comune non è maimancata lungo gli anni, ma è stata poten-ziata alla luce dell’emergenza, perché chiun-que trovi un interlocutore e possibilmente unaiuto efficace. Anche la Commissione chegestisce il Fondo Adotta una Famiglia, chei bressesi hanno arricchito in questi mesi dialtri 80.000 euro, non ha mai smesso diascoltare, valutare ed erogare aiuti.“Non possiamo fare a meno della carità” cidicono i volontari Caritas “così come nonpossiamo fare a meno dell’Eucaristia”: ilPane eucaristico diventa pane dei poveri,perché “Dio è irresistibilmente attratto dagliultimi” aggiunge il parroco. E l’avventura con-tinua. Più di prima, meglio di prima.

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“Virus, famiglie e anziani soli. Non è un caso”

Una riflessione saggia del Movimento per la Vita

di Luciano Moia

La scelta (o la non-scelta, cioè l’iner-zia) di non sostenere in modo con-vinto e sistematico le famiglie italia-ne nella diretta attività di cura delle

persone più fragili che ne fanno parte hacontribuito a rendere più pesante gli effettidella pandemia da Coronavirus. Soprattut-to tra gli anziani. Non ci sono (ancora) datidefinitivi e - grazie a Dio e alle persone checi lavorano - non tutti gli istituti e le residenzesono uguali, ma l’equazione “meno anzia-ni in residenze e istituti, meno vittime” sem-bra difficilmente contestabile. E così “ilcaso” è esploso. La ferita è meno grave che in Francia e in al-tri Paesi europei, ma c’è. Colpa di coloro chehanno “parcheggiato” i loro vecchi, comeblatera qualcuno? No. Quasi sempre l’isti-tuzionalizzazione di una parte della vecchiaiaè un passaggio faticoso e obbligato in cuinon c’entrano indifferenza o ingratitudine. Equei figli e nipoti hanno tutto il diritto di nonsentirsi colpevoli per la sorte toccata a ge-nitori e nonni. Sono soprattutto altre le persone che do-vrebbero interrogarsi. Tutti coloro che in questi decenni, ai vari li-velli dell’amministrazione pubblica centralee periferica, hanno negato alle famiglie lapossibilità di tradurre in gesti concreti il prin-cipio di sussidiarietà. Cosa significa? Se lo Stato non sostiene la famiglia e laesclude di fatto da quelle garanzie sociali ar-ticolate in modo adeguato da permettereun’inclusione più serena di anziani e disabili,compie un’invasione di campo (al contrario)che è anche una grave offesa al Dna solidaledella famiglia stessa.

Quanti avrebbe desiderato permettere a ge-nitori anziani e nonni di restare a casa? Ma sarebbero state necessarie condizionidifficili da trovare e realizzare, in parte, qua-si solo da reti solidali “dal basso”. Servonocase più accoglienti, sostegni economici mi-rati, orari di lavoro flessibili. E, sul territorio,serve un’assistenza sanitaria integrata e de-dicata alle persone non autosufficienti. Sullo sfondo, poi, altrettanto indispensabi-le, deve prendere corpo un clima sociale eculturale favorevole: attento a sostenere legiovani coppie, capace di sottolineare la bel-lezza di “resistere insieme” alle difficoltà ac-centuate dall’attuale modello socio-eco-nomico, a mettere in luce la “risorsa” rap-presentata da famiglie che svolgono il lororuolo (che è anche di consapevoli ammor-tizzatori sociali). Ma -chiacchiere a parte- chi in questi annisi è preoccupato di diffondere una simile cul-tura? Chi e dove? È questa, invece, la scel-ta vincente, per il sostegno alla denatalità eper la giusta vecchiaia di migliaia e migliaiadi noi. Un’altra lezione da non dimenticare neiduri giorni del Covid-19.Tratto da Noi Famiglia & Vita, aprile 2020

GRUPPI, ASSOCIAZIONI, MOVIMENTI

14APPROFONDIAMO

In panne i laici, avanti i cattolici

Una riflessione che è una sfida per noi

di Sandro Veronesi

Uno scrittore vede in questi mesi di epidemia la conferma di una ten-denza: dalla parte del Papa speranza e dialogo, dall’altra burocratismoipocrita

Per quanto mi riguarda la Fase 1, cioèil confinamento, ha finito di mette-re a fuoco un fenomeno sul qualeavevo cominciato a riflettere già in

precedenza, e cioè: in Italia il mondo laicoboccheggia, mentre quello cattolico è pie-no di vita. Ho ripensato agli stereotipi con cuisono cresciuto: a don Abbondio, l’ur-pretedella nostra cultura, tutto impotenza e viltà;a don Camillo, astuto e prepotente; ai car-dinali labbruti e predaci della commedia al-l’italiana; al prete con l’occhio pio di CarloVerdone che parla un italiano improponibi-le. «Neanche un prete per chiacchierar», diceuna delle canzoni italiane più amate nel mon-do, «Azzurro», per indicare la noia estremadi un solitario pomeriggio d’agosto. E nonci sono dubbi che questi stereotipi prove-nissero da un Paese vitale e in crescita - unacrescita laica. Ora non è più così.Il dibattito su ogni cosa in Italia è ancora mo-nopolizzato dalla cultura laica, che tuttavianon è più in grado di presentarsi mediantei colossi di cui si serviva in passato - politi-ci, scienziati, giornalisti, artisti, imprendito-ri, sportivi. Lascio agli analisti più preparatidi me il racconto della transizione, e mi limitoa ricordare la prima clamorosa lezione chela Chiesa ha inflitto al mondo laico, nel 2013:l’11 febbraio il Pontefice in carica, BenedettoXVI, si dimette durante il concistoro per lacanonizzazione dei martiri di Otranto, e le suedimissioni divengono effettive 17 giornidopo. Il mondo laico comincia a prefigura-re scenari apocalittici per la Chiesa cattoli-

ca, dilaniata dalle lotte intestine. Il Concla-ve che inizia il 12 marzo viene presentatocome il più drammatico della storia moder-na, con la prospettiva di uno stallo mortaleche avrebbe indebolito la Chiesa fino al pun-to di non ritorno. Invece, il giorno dopo, allaquinta votazione, il Conclave proclama il nuo-vo Papa - e che Papa. Per contro, appena un mese dopo, il Par-lamento italiano si trova ad anticipare l’ele-zione del nuovo presidente della Repubbli-ca per evitare l’ingorgo istituzionale dovutoal «semestre bianco» (notare come il lessi-co sia già invertito), e dopo un certo numerodi goffi tentativi andati letteralmente a schi-fo, tutte le principali forze politiche si rico-noscono incapaci di espletare il proprio do-vere e vanno in ginocchio da Giorgio Na-politano a supplicarlo di accettare un se-condo mandato, a 88 anni, per salvare l’Ita-lia laica e democratica dallo stallo nel qua-le è sprofondata. Già questo sarebbe dovuto bastare per far-ci capire che il vento era cambiato, ma lamaggior parte degli esponenti del mondo lai-co non l’ha capito e ha continuato a non ca-pirlo negli anni successivi, mentre Papa Fran-cesco sollevava temi fondamentali il cui pesola politica laica, via via sempre più rachiticae orfana, non riusciva più a sostenere. Il resto è storia recente. Il governo giallo-ver-de, l’asinina sudditanza mostrata da mag-gioranza e opposizione al tentativo di auto-ritarismo messo in atto da Salvini, la resi-stenza invece irriducibile del Vaticano, la cre-

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scita di giornali come Avvenire, Famiglia Cri-stiana, L’Osservatore Romano e Vita, il dia-logo, anzi i dialoghi aperti dalla Chiesa contutti i comparti della cultura laica trascuratie mortificati dalla politica e, infine, la pan-demia. Il mondo laico che produce polverosi fun-zionari tutti impegnati a snocciolare nume-ri senza senso mentre ogni prete che fa sen-tire la propria voce sembra depositario deivalori necessari per superare la prova. Nonsoltanto l’immagine blu di Francesco cheprega da solo in Piazza San Pietro vuota: ilparroco di Codogno o un giovane prete diBergamo visti per caso in TV, i sacerdoti suisocial, gli amici preti sentiti per telefono - soloda loro è venuta l’ispirazione, la compassionee la forza necessarie per affrontare lo spro-fondo in cui il fallimento della scienza, per se-coli baluardo della cultura laica, ci aveva con-dannato. Un fallimento («non sappiamonulla») condito però da un’arroganza in-sopportabile, fino a pochi giorni fa, con ilCommissario straordinario Arcuri che alla vi-gilia della Fase 2, con trentamila morti sep-pelliti senza funerale, dice in conferenzastampa: «Noi abbiamo fatto al meglio la no-stra parte, adesso tocca a voi»; con l’os-sessione compulsiva nel combattere le fe-ste e il divertimento - come se noi, idioti, non

avessimo ancora capito la pericolosità de-gli assembramenti, come se il confinamen-to di due mesi non fosse stato rispettato an-che nelle regioni con bassissimo contagio,e come se non si fosse visto che i giovanisono stati perfetti, maledizione, perfetti nelrispettare le regole. Nel frattempo il Papa continua a macinareogni mattina preghiere e a costruire ponti(come dall’etimologia della sua carica) colmondo laico, attraverso i quali possano es-sere uniti i valori comuni. E odiato da unmucchio di sovranisti, per questo, ma an-ziché farsene intimorire tira avanti con sem-pre maggior decisione. Così, mentre co-mincia la Fase 2 non si può rimandare oltrela constatazione che i valori si sono rove-sciati: speranza, dialogo e condivisione si tro-vano nei dintorni del mondo cattolico, men-tre l’ottusità e la pochezza di vedute, il con-servatorismo autoassolutorio e il burocrati-smo ipocrita e bigotto infettano la nostra no-bile tradizione laica. Finché, spero presto,essa si ribellerà, e la satira, il cinema, la let-teratura, provvederanno a cambiare i pro-pri bersagli, e il tipo rimasto da solo in cit-tà, d’agosto, lamenterà di non avere «ne-anche un Brusaferro per chiacchierar».

Tratto da Corriere della Sera del 9-5-2020

APPROFONDIAMO

Questa riflessione non ci fa gongolare, come cattolici. Da tempo infatti non usiamo più loschema di contrapposizione laici-cattolici: il cardinal Martini ci ha insegnato, citando il gran-de laico Norberto Bobbio, che “la differenza decisiva non è tra chi crede e chi non cre-de, ma tra chi pensa e chi non pensa”.Questa riflessione è una sfida a più livelli, per tutti. Primo: riconoscere la vitalità di ogni espres-sione umana che rimane aperta al Trascendente, al Cielo. Secondo: riconoscere che l’uma-no è ancor più vero e vitale quando trae linfa dall’incontro di Cielo e terra nella Bella No-tizia del Vangelo. Terzo: per i credenti in Gesù, è più forte che mai la responsabilità di es-serne depositari, non per pavoneggiarsi, ma per regalare al mondo questa straordinariaricchezza del Cielo che tocca la terra nel Vangelo. Una sfida che -ripetiamo- non ci fa gon-golanti, ma grati, entusiasti e inquieti insieme.

Il direttore de “La Squilla”

16OLTRE IL CAMPANILE

In Perù il Coronavirus si diffonde in miniera

Calpestare il creato è calpestare il fratello

Nel giorno in cui ricorrono i cinqueanni dalla pubblicazione dell’enci-clica «Laudato si’» dal Perù una te-stimonianza su come anche nel-

l’emergenza Covid-19 in alcune aree delmondo calpestare il creato per lo sfrutta-mento delle risorse naturali richieste per la«ripartenza» dell’economia globale resti unapriorità più importante della salute dei fratelliSe calpesti il creato, molto presto finirai an-che per calpestare il tuo fratello. Quandopenso all’enciclica «Laudato si’» – di cui oggiricorrono i cinque anni dalla pubblicazione– a me piace riassumerla così. Perché il ri-schio altrimenti è sempre quello di non ca-pire. Di fermarsi a qualche generica affer-mazione sulla necessità di «non inquinaretroppo» l’ambiente. Quando invece «Laudatosi’» è un grande testo che parla della giustizianel mondo di oggi; un documento che ci rac-conta che «tutto è collegato» e che dunquenon si può sognare davvero un Green NewDeal senza porsi la questione della sua di-mensione planetaria. Primaancora che alle nostre città, in-fatti, è ai poveri delle periferiedel mondo che dovremmopensare quando ci interro-ghiamo sulla «casa comune»che in nome della sete di ma-terie prime dell’economia glo-bale stiamo loro strappando.Proprio l’emergenza Corona-virus che stiamo vivendo inqueste settimane lo sta mo-strando in maniera chiara. Enon solo per gli studi chestanno indagando il legame tra

i livelli di presenza delle polveri sottili nell’ariache respiriamo e la diffusione dell’epidemia.La verità è che anche in questa esperienzaterribile ci sono contesti in cui – come dicePapa Francesco – è la nostra economia auccidere per mano del Covid-19. Lo si vedechiaramente in una notizia arrivata ieri dalPerù, dove un documento riservato del go-verno ha sollevato il velo sulle miniere dovenon c’è lockdown e si continua a lavorare,nonostante il Paese sia oggi tra i più colpi-ti al mondo dal Coronavirus.I dati ufficiali a ieri attribuivano al Perù111.698 casi accertati e 3.244 morti da Co-vid-19. Rapportati alla popolazione rappre-sentano il tasso più alto di contagi di tuttal’America Latina: 349 malati ogni 100 milaabitanti. Tanto per fare un raffronto: è un datomolto simile a quello dell’Italia. Solo che inPerù in questa situazione fino a ora si è con-tinuato a far lavorare normalmente i mina-tori, scendendo persino nei tunnel delle mi-niere d’oro. Solo un paio di settimane fa è

di Giorgio Bernardelli

17OLTRE IL CAMPANILE

arrivato almeno un protocollo per la loro si-curezza, sulla cui applicazione effettiva esi-stono però dubbi molto seri.Il risultato sono alcuni numeri raccolti in ma-niera riservata dal Ministero dell’Energia edelle Miniere e che sono stati pubblicati dal-la Red Muqui, una rete di organizzazioni at-tive sul fronte della difesa dei diritti delle co-munità locali interessate dalle miniere. Idati nelle mani del governo di Lima hannocensito ben 821 casi di lavoratori che han-no contratto il Coronavirus in miniera. Si am-malano per continuare a scendere nel cuo-re della terra ed estrarre oro, ferro o rame.Alcune situazioni sono particolarmente elo-quenti. Per esempio quella del distretto diParcoy, sede della miniera d’oro del Con-sorcio Minero Horizonte: tra i lavoratori chescendono nei cunicoli sono ben 320 quellicontagiati dal Covid-19. E nella regione di LaLibertad questo centro minerario di appe-na 12mila abitanti è diventato il secondo luo-go più colpito dal Coronavirus subito dopola città di Trujillo, dove vivono 900 mila per-sone.

Altrettanto grave appare la situazione nelleminiere di ferro di Marcona nella regione diIca. Qui la Red Muqui denuncia in partico-lare quanto sta avvenendo nell’impianto diproprietà del gruppo cinese Shougang: ilmancato rispetto dei protocolli di sicurezzasta mettendo a rischio l’intera comunità lo-cale che per la sua salute può contare solosu qualche container adibito a ospedale,senza nessun respiratore.La chiamano estrattivismo in America Lati-na questa corsa alle ricchezze del sottosuoloche non si ferma davanti a niente e nessu-no. Una corsa che quasi sempre ha a chefare con oggetti che – senza che nemme-no ce ne accorgiamo – finiscono nelle no-stre mani. Un altro volto del mondo globa-lizzato di oggi che il Covid-19 ci rivela in tut-ta la sua disumanità. Indicandoci l’urgenzadi quella conversione a cui la «Laudato si’»ci chiama tutti.Tratto da Mondo e Missionehttps://www.mondoemissione.it/america-latina/in-peru-il-coronavirus-si-diffonde-in-miniera

18OLTRE IL CAMPANILE

Fuori dal (nostro) mondoCi scrive dal Ciad un prete amico

Imorti per Coronavirus nel mondo sono aoggi 370.000, una cifra stimata per difettoche ci fa impressione, destinata a crescereancora. Tuttavia, mai dobbiamo dimenti-

care che il sistema nel quale stiamo spen-dendo i nostri anni ha già consentito soloquest’anno la morte per fame a 4.500.000persone. Potete cercare altri dati suhttps://www.worldometers.info/it/. Le cifrehanno un loro linguaggio e vanno sempre te-nute presenti. Mi ha scritto ieri un preteafricano, P. Vincent Djimet,un garbato messaggio diringraziamento e saluto, nelquale si legge appunto ilproblema sopra accennato:la miseria e la fame, anchesenza Coronavirus, spa-droneggiano come semprea Maro, la sua parrocchia,così come in una gran par-te del pianeta.Ecco il testo.

Caro Roberto,spero che tu stia bene cosìcome i tuoi parenti e i sa-cerdoti della tua parrocchia.Io sto bene, tranne che leattività liturgiche e pastoralistanno rallentando come inogni parte del mondo. Maapprofitto di questo periododi confino per rivedere la miavita spirituale e leggere an-

che i miei libri.Qui in Ciad, le misure di difesa dal Corona-virus non sono rispettate da molti ciadiani equesto significa che il numero di contami-nazioni e decessi aumenta di giorno in gior-no soprattutto nella capitale N’Djamena, an-che se il numero è piccolo. Non è perché lepersone non vogliono rispettare o minimiz-zare le misure, ma le condizioni di vita (mi-seria e violenza) sono tali che le personesono costrette a uscire ogni giorno per po-

L’emergenza sanitaria dalla quale vogliamo faticosamente uscire ri-schia di farci dimenticare i problemi nei quali si sta dibattendo l’in-tero pianeta

di Roberto Calmi

19OLTRE IL CAMPANILE

tersi procurare da mangiare a sufficienza.Molte persone vivono nella miseria e c’è unagrave crisi nel sistema sanitario.Nella mia parrocchia per fortuna non c’è an-cora stato alcun caso di contaminazione di-chiarata o morte. Solo il mercato è chiuso e per lagente questo è un grave problema.Non ci sono celebrazioni liturgichecon i fedeli, quindi nessuna entrata.In breve, la generosità dei fedeli siè esaurita. Ciò rende la nostra vitaun po’ difficile, ma il nostro vesco-vo mons. Miguel cerca di fare delsuo meglio per essere più vicino anoi e incoraggiarci a resistere no-nostante la crisi sanitaria, perché sispera che passi.La guerra nella Repubblica Centra-fricana non è mai finita, quindi la si-tuazione per i rifugiati è diventata an-cora più complicata di prima perché

l’Alto Commissariatoper i Rifugiati non stafornendo loro cibocome dovrebbe. Moltibambini girano per iquartieri di Maro perimplorare la generositàdelle persone o perchiedere lavoro da fareper ottenere qualcosada mangiare. Di frontea tutte queste soffe-renze, provo un grandedolore, ma associo tut-to ciò alla passione di

Cristo.È solo un pensiero di te e dei tuoi pastori(vecchi e nuovi) e anche delle tue notizie.Grazie e buona domenica a te in comunio-ne di preghiera! Ciao ! Ciao ! Ciao !Père Vincent Djimet, Curé à Maro (Ciad)

20CIVICA

Il Sindaco: “Ho scoperto la concretezza della Provvidenza”

Il primo cittadino Simone Cairo sul periodo Covid-19

– Quando il primo caso a Bresso?Siamo a febbraio 2020 col caso Codognoe la prima ordinanza governativa della chiu-sura delle scuole. Da noi stiamo per entra-re nella settimana di carnevale e in accor-do con gli oratori decidiamo a tito-lo prudenziale di rinviare la sfilatacon i carri, così come anche gli al-tri spettacoli teatrali in programma.Il 28 febbraio ricevo una telefona-ta che un bar del centro storico diBresso è chiuso per malattia delpersonale. Nel corso della stessagiornata e dopo aver effettuatoaccurate indagini, ho la consape-volezza che i malati del bar, tuttiaventi contemporaneamente i me-desimi sintomi (febbre), potevanoessere stati contagiati da un indi-viduo residente nel quartiere mila-nese di Niguarda ma assiduo fre-

quentatore del bar, a sua volta giàricoverato in ospedale nel reparto in-fettivi. Subito avviso del caso tuttele autorità competenti sia locali cheprovinciali (sanitarie, civili, religiose)e predispongo un’ordinanza di chiu-sura di tale bar. Da quel momentoci si rende conto che il virus era an-che in mezzo a noi.– Due anni fa la legionella, ora il Co-vid-19: il nostro Comune è davve-ro sfortunato o c’è altro? Come mai

siamo stati tra i Comuni con la più alta in-tensità del contagio? È vero, ma solo nella fase iniziale, in quan-to poi la situazione ha visto diffondersi il con-tagio in misura minore a Bresso rispetto ad

La sussidiarietà funziona bene anche nell’emergenza

a cura di Ambrogio Giussani

21CIVICA

altri Comuni. Comunque tre sono essen-zialmente i motivi. Innanzitutto la nostra den-sità abitativa tra le più alte in Italia (7.700 abi-tanti per kmq), tanto per intenderci più di Mi-lano e di qualunque Comune limitrofo, vici-nanza che ovviamente facilita il contagio, poil’elevata età media dei nostri concittadini ri-spetto ad altre città e infine l’aver avuto inanticipo i casi di contagio rispetto ad altrerealtà. – Come avete affrontato questo periodo? Ci siamo mossi essenzialmente lungo quat-tro direttrici: costante e aggiornata infor-mazione alla cittadinanza – alcune regole piùrigide rispetto a quelle emanate dalle auto-rità governative e regionali, accompagnateanche da chiusure anticipate di talune atti-vità –, protezione del personale impegnatonell’emergenza e sinergie col volontariato lo-cale nel sostegno alla cittadinanza più bi-sognosa. In particolare, oltre ai consueticompiti istituzionali abbiamo compiuto in-dagini sia con i medici di famiglia che conATS (Agenzia di Tutela della Salute) per se-guire costantemente gli sviluppi del conta-

gio, diffuso avvisi sistematici alla popolazionemediante altoparlanti montati su auto, affissomanifesti, distribuito volantini, fatto comu-nicati sui “social media” e anticipato alcuniprovvedimenti che in seguito sono stati adot-tati anche dalle autorità governative e re-gionali, tipo la chiusura dei bar. Fin dai primi di marzo il nostro Comune hadotato gratuitamente il personale sanitarioe di emergenza del territorio di mascherineFFP3 che a sua volta il Comune aveva ri-cevuto in donazione. Infine, con la prezio-sa collaborazione di Parrocchie, ProtezioneCivile e Croce Rossa abbiamo costituito ununico centro operativo comunale e coordi-nato per fornire aiuti alle famiglie in stato dinecessità. In pratica, oltre alle persone in ca-rico alla Caritas si sono aggiunti anche gliammalati, gli anziani soli e quelli in quaran-tena. L’oratorio san Giuseppe, in via Gallia-no, è stato scelto come base operativa e ilfondo storico della Caritas “Adotta una fa-miglia” è stato incrementato e ampliato allenuove esigenze raccogliendo in cinque set-timane ulteriori 80.000 euro di offerte da pri-

vati (oltre a quelli giàesistenti) a cui poi sisono aggiunti anche i139.000 euro prove-nienti dal governo peracquisto di generi diprima necessità e danoi girati sul citato fon-do unico di assistenza.In totale si sono confe-zionati 4.300 pacchi,aiutate oltre 470 famigliebressesi, dimostrandola validità del principio disussidiarietà e che lostesso può funzionare inmodo efficace anche inemergenza, tant’è cheabbiamo potuto regi-strare anche un positivo

22CIVICA

riscontro a livello nazionale mediante l’at-tenzione mostrata per la nostra iniziativa daparte di RAI 3, LA 7, TV 2000, oltre alla vi-sita in loco da parte del Presidente della Re-gione Lombardia e del Vicario Generale del-la nostra Diocesi.– Sindaco in prima linea?Tutti gli operatori dell’emergenza sono sta-ti in prima linea 7 giorni su 7 e non solo io.Addirittura i volontari della Croce Rossa sisono persino offerti di coprire tutti i turni fe-stivi al nostro centralino comunale di assi-stenza sanitaria e informativa quando ilpersonale del Comune che già aveva co-perto i giorni feriali era giustamente assen-te per il riposo festivo. Da parte mia sono sta-to costretto a stare lontano dalla mia fami-glia per oltre un mese per paura di conta-giare i miei famigliari, visto i numerosi con-tatti quotidiani che intrattenevo. – Come vi siete coordinati con le varie au-torità? Vi sentite di ringraziare qualcuno inparticolare tra coloro che hanno collabora-to con voi? In questa fase ho sco-perto il lato bello e po-sitivo delle persone edelle istituzioni con cuiho avuto a che fare:ATS, Prefettura, tutti imedici di famiglia concui ho collaborato permonitorare la situazione(ricordo i medici già inpensione che si sonoresi disponibili in caso dinecessità), farmacisti,professionisti, commer-cianti, volontari vari. Trale persone che si sonospese per tutti indistin-tamente e senza sostavorrei citarne due: il re-sponsabile della localeProtezione Civile Clau-

dio Agostinelli e l’assistente dell’oratorio donAndrea Carrozzo per quanto hanno fattoconcretamente per la nostra Bresso. – Come è cambiata la vita dopo questaesperienza e soprattutto dopo i molti defunti?Da una parte mi ha pervaso un senso di pro-fonda tristezza per i numerosi defunti, tra cuialcuni conoscenti: a loro e ai loro famigliaririvolgo il mio sentito cordoglio. Dall’altra sonorimasto stupito e allo stesso tempo con-fortato dallo scoprire la bellezza e la con-cretezza della Provvidenza che nei momentidi difficoltà si incarna nell’incontro con per-sone, anche sconosciute, ma che costitui-scono la soluzione a quei problemi che dasolo non potevi affrontare. Esempi tra i tan-ti: le 800 mascherine chirurgiche donate alsindaco da un’azienda della zona proprio nelmomento di massima necessità e le 20 con-cittadine volontarie che si sono messe a con-fezionare mascherine con tessuti donati escoprire che in pochi giorni aziende e privatidonano così tanto per aiutare le famiglie indifficoltà. Segni di speranza per il futuro.

23MEMORIE BRESSESI

Giugno 1940: Bresso conosce subito la follia della guerra

Gli anni della guerra 1940-45 a Bresso (prima parte)

Il Liber Chronicus della parrocchia dei San-ti Nazaro e Celso in Bresso è una preziosafonte di storia locale: “locale” non signifi-ca minuscola, ma vuol dire “effettivamente

vissuta” seppur con gli occhi dello scriven-te, in questo caso del parroco. “Storia ef-fettivamente vissuta”; per questo ribadiamo:preziosa fonte. Ci avventuriamo nella lettu-ra dei fatti salienti di un periodo che ha an-cora testimoni viventi, quello degli anni1940-1945, e ne diamo conoscenza omet-tendo però -ove necessario- nomi e co-gnomi per salvaguardare la riservatezza

delle persone e delle famiglie, anche se re-lative a fatti accaduti più di 70 anni fa. Nonci interessa infatti curiosare, ma conoscere:due cose di ben diverso spessore.Cominciamo dunque col 1940: anno riccodi avvenimenti per la Parrocchia, con pelle-grinaggi, celebrazioni, attività caritative ededucative. Insomma la vita normale di unabella Comunità. Improvvisa cade una asciut-ta nota (5 righe) del nostro don GiuseppePozzi: “Il 10 giugno infatti l’Italia dichiaravaguerra agli alleati: Francia e Inghilterra e nel-la notte 16-17 Giugno apparecchi nemici vo-lavano su Milano lasciando cadere diversebombe di cui alcuna cadde, squarciando-ne il fabbricato, sull’Asilo infantile di Quar-to Cagnino. L’Italia si schiera a fianco dellaGermania, la quale è in guerra fino dal Set-tembre quando invase la Polonia”.Un capolavoro di chiarezza nell’ombra:quell’“infatti” fa sentire la dichiarazione diguerra quasi come un inciso. La vera sto-ria, per il pastore di un gregge, è quella del-la prima incursione degli aerei nemici su Mi-lano e il bombardamento all’asilo di Quar-to Cagnino una settimana dopo la dichia-razione di guerra del duce che convocavacon tronfia spavalderia di regime i “com-battenti di cielo, di terra e di mare”: dopo laretorica, la vita reale, e con la realtà le pri-me bombe sulla città più industrializzata

A ottanta anni dall’ingresso sciagurato dell’Italia nella seconda guerramondiale, “La Squilla” pubblicherà un mese dopo l’altro quanto scrivevasul Chronicon parrocchiale l’allora parroco. Rivivremo insieme le soffe-renze e la dignità dei nostri nonni che, usciti dalla guerra, ricostrui-rono nuova l’Italia e l’Europa di P.B.

Chronicon II volume

24MEMORIE BRESSESI

d’Italia, che si mostra così vulnerabile da su-bito. Gli storici parlano di 22 bombardieri Vic-kers Wellington inglesi, che decollaronodalla base aerea di Salon-de-Provence inFrancia con obiettivo le aziende aeronauti-che italiane. E come sempre, lo nota donPozzi, non esistono bombardamenti chi-rurgici. Inoltre la precisazione che la Ger-mania, a cui “l’Italia si schiera a fianco”, ave-va “da Settembre invaso la Polonia” mostrachiaramente cosa vuol far notare il prevostoai lettori del futuro… Ci vedeva bene quel pa-store!E pastore si mostra nel raccontare, ahimè,del primo caduto bressese nella sciagura-ta guerra:“Il 1° caduto di questa guerra e speriamo siaanche l’ultimo è il giovane Mario Brambilla,[classe 1919: ventunenne!] il quale cadevasul Monte Sautron sul confine Italia-Franciail 23 giugno colpito da una granata le cuischegge gli perforaro-no la base cranica edil torace. Raccolto, eraportato al 21° ospe-dale da campo inStroppo (Cuneo) dovemoriva alle 21.15 del28 giugno, prima chela notizia del suo feri-mento, dal cappellanodi quell’ospedale tra-smessa al Prevosto,giungesse in paese.La famiglia avvertita

partiva alla volta di Stroppo e vi giungeva alle13.30 del 30 giugno in tempo sufficiente pervedere il cadavere prima che si facessero ifunerali a cui poterono presenziare. La no-tizia del ferimento portata da una cartolinapostata in data 26 giugno era partecipata il29 alle 16. Il giovane apparteneva al 36° reg-gimento artiglieria - 1° gruppo - 3ª batteria.Frequentava il nostro oratorio. Fu sepolto nelcimitero militare di Saretto, Comune di Ac-ceglio (Cuneo). L’ufficio solenne in parroc-chia si celebrò il 7 luglio, prima domenica delmese”.Seguono poche righe (7) sull’armistizio conla Francia e, più avanti, in una nota di otto-bre, 3 righe sull’invasione italiana della Gre-cia (28 ottobre 1940). Mentre aveva dedicatoben 15 righe per la memoria del primo gio-vane bressese caduto, che “frequentaval’oratorio”. Si capisce dov’era il cuore di que-sto prete, a cui Bresso deve molto.

Saretto cartolina pre-guerra e oggi

25RECENSIONE

San Giovanni Paolo MagnoA cent’anni dalla nascita

Questo libro nasce dalle “fa-miliari conversazioni” traPapa Francesco e il teologoe scrittore Luigi Maria Epi-

coco, che nell’arco dei mesi tra il giu-gno 2019 e il gennaio 2020 hanno avu-to come tema principale la figura di sanGiovanni Paolo II, che si rivela via viapiù poliedrica col pas-sare del tempo.Papa Wojtyła apparesempre di più “Wojtyła ilGrande” e si comprendeil motivo per cui il popo-lo riunito in piazza SanPietro nel giorno del suofunerale abbia gridato:“Santo subito!”.Spesso, in queste con-fidenziali conversazioni, ildiscorso ha toccato an-che alcuni aspetti che in-teressano tutta la Chie-sa. Vi è stata pure laprovvidenziale opportu-nità di raccogliere pre-ziosi frammenti autobio-grafici di Papa Francesco. Affinché“nulla vada perduto”, raccogliamoqueste briciole, “i pezzi avanzati” (Gv6,12) del grande pane moltiplicatoper tutti dal Magistero di Papa Fran-cesco. È un insegnamento aver per-messo di frugare nel suo cuore e nel-la sua mente.Luigi Maria Epicoco, classe 1980, è ungiovane sacerdote della diocesi diL’Aquila che si è già messo in luce at-

traverso le sue apprezzate pubblica-zioni. Oggi ci regala, attraverso le pa-role di Francesco, questo nuovo con-tributo sul Papa polacco, nel centenariodalla nascita. Interpellato sulla genesidi questa nuova pubblicazione rac-conta: “Il libro è nato senza una parti-colare strategia: ero in un colloquio con

il Papa, un colloquio pri-vato, e mentre parlava-mo gli raccontavo – citroviamo nel maggio del2019 – che avevo in-tenzione per i 100 annidalla nascita di Giovan-ni Paolo II di scrivere unabiografia spirituale. Men-tre gli dicevo questo luimi ha raccontato alcuniepisodi che lo legavanoa san Giovanni Paolo II.Gli ho subito detto cheera un peccato chequeste cose rimanes-sero in privato tra di noi,che sarebbe stato belloche anche gli altri po-

tessero conoscere questi punti di vista,questi ricordi. Lui ha subito accettatoe allora ho abbandonato l’idea di scri-vere io un libro e abbiamo cominciatoi colloqui che sono raccolti in questolibro”.

Jorge Mario Bergoglio, Luigi Maria Epicoco,San Giovanni Paolo MagnoEdizioni San Paolo

di Flavio Campetti

Papa Wojtyła nelle conversazioni con Francesco

26PAROLE D’AUTORE

L’arcobaleno

Il temporale improvviso è passato.Appaiono nel cielo archi di luce luminosi: è “l’arcobaleno”!All’esterno il rosso, poi l’azzurro,il verde, l’indaco...I colori si effondono, si succedono come una pennellatasu una tavolozza.Questo arco sembra abbracciare da una parte all’altral’infinito.Il temporale è terminato, forse ha lasciato traccia di sé.La refrazione della luce attraverso le gocce d’acqua lentamente sfuma, ai nostri occhi l’arcobaleno svanisce.Ancora pochi istanti col naso in su, ammirati e gioiosi da questo fenomeno. Il sereno è tornato.Rifletto: è come la gioia o il dolore della vita. Ci sono,ma in un breve arco di tempo si dissolvono fino a scomparire.

Lucia Porro

GIUGNO 2020

27CALENDARIO LITURGICO

LUGLIO 2020

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Attenzione nuove disposizionia cura della Farmacia Rivolta - Cormano

FARMACIE DI TURNO

Attenzione: i servizi notturni (dalle 20:00 alle 8:30) verranno effettuati solo dallefarmacie di Sesto e Cinisello; pertanto l’elenco dei turni delle farmacie diBresso-Cusano-Cormano elencati seguiranno questi orari: dalle 8:30 alle 20:00

ATTENZIONE!

Dal 1 Giugno 2020 il servizio notturno sarà svolto dalle ore 20.00 alle ore 8.30 da:

Farmacia Comunale 5 (zona Carrefour)viale Fulvio Testi Cinisello Balsamo

Farmacia del Rondo’Piazza Martiri di via Fani 7 Sesto S.G.

FARMACIE NOTTURNE

30FARMACIE DI TURNO

GIUGNO 2020 (Bresso - Cormano - Cusano)a cura della Farmacia Rivolta - Cormano

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DEI GIOVI - Cormano

COMUNALE - Cusano M.

RIVOLTA - Cormano

COMUNALE N° 5 - Bresso

PALTRINIERI - Cusano M.

SCOTTI - Bresso

SORRENTINO - Cormano

BAIO - Bresso

COMUNALE N° 5 - Bresso

COMUNALE - Cusano M.

BAIO - Bresso

TESTI - fraz. Ospitaletto

COMUNALE N° 5 - Bresso

MORETTI - Cusano M.

COMUNALE N° 5 - Bresso

BRUSUGLIO

GIUGLIANO - Cusano M.

COMUNALE N° 5 - Bresso

DEL CORSO - Cusano M.

FORNASE' - Cormano

DEL CORSO - Cusano M.

RIVOLTA - Cormano

COMUNALE N° 5 - Bresso

PALTRINIERI - Cusano M.

SCOTTI - Bresso

SORRENTINO - Cormano

BAIO - Bresso

COMUNALE N° 5 - Bresso

COMUNALE - Cusano M.

SCOTTI - Bresso

Via Cantinotti 51

Esselunga Cusano

Via Caduti della Libertà 10

Via Vittorio Veneto, 26

Via Cooperazione 20

Via A. Manzoni 14

Via Gramsci 44

Via Vittorio Veneto 5/D

Via Vittorio Veneto, 26

Esselunga Cusano

Via Vittorio Veneto 5/D

Via XXIV Maggio 21

Via Vittorio Veneto, 26

V.le Matteotti 2

Via Vittorio Veneto, 26

Via V. Veneto 27

Via C. Sormani 89

Via Vittorio Veneto, 26

P.za Trento e Trieste 4

P.zza Bernini 1/A

P.za Trento e Trieste 4

Via Caduti della Libertà 10

Via Vittorio Veneto, 26

Via Cooperazione 20

Via A. Manzoni 14

Via Gramsci 44

Via Vittorio Veneto 5/D

Via Vittorio Veneto, 26

Esselunga Cusano

Via A. Manzoni 14

I TURNI DELLE FARMACIE DI BRESSO-CUSANO-CORMANO ELENCATIVANNO DALLE 8:30 ALLE 20:00 CON ORARIO CONTINUATO

31FARMACIE DI TURNO

LUGLIO 2020 (Bresso - Cormano - Cusano)a cura della Farmacia Rivolta - Cormano

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Giovedì

Venerdì

Sabato

Domenica

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

TESTI - fraz. Ospitaletto

COMUNALE N° 5 - Bresso

MORETTI - Cusano M.

COMUNALE N° 5 - Bresso

BRUSUGLIO

GIUGLIANO - Cusano M.

COMUNALE N° 5 - Bresso

DEL CORSO - Cusano M.

FORNASE' - Cormano

DEI GIOVI - Cormano

RIVOLTA - Cormano

COMUNALE N° 5 - Bresso

PALTRINIERI - Cusano M.

SCOTTI - Bresso

TESTI - fraz. Ospitaletto

BAIO - Bresso

COMUNALE N° 5 - Bresso

COMUNALE - Cusano M.

MODERNA - Bresso

TESTI - fraz. Ospitaletto

COMUNALE N° 5 - Bresso

MORETTI - Cusano M.

COMUNALE N° 5 - Bresso

BRUSUGLIO

GIUGLIANO - Cusano M.

COMUNALE N° 5 - Bresso

DEL CORSO - Cusano M.

FORNASE' - Cormano

TESTI - fraz. Ospitaletto

RIVOLTA - Cormano

COMUNALE N° 5 - Bresso

Via XXIV Maggio 21

Via Vittorio Veneto, 26

V.le Matteotti 2

Via Vittorio Veneto, 26

Via V. Veneto 27

Via C. Sormani 89

Via Vittorio Veneto, 26

P.za Trento e Trieste 4

P.zza Bernini 1/A

Via Cantinotti 51

Via Caduti della Libertà 10

Via Vittorio Veneto, 26

Via Cooperazione 20

Via A. Manzoni 14

Via XXIV Maggio 21

Via Vittorio Veneto 5/D

Via Vittorio Veneto, 26

Esselunga Cusano

Via Vittorio Veneto 51

Via XXIV Maggio 21

Via Vittorio Veneto, 26

V.le Matteotti 2

Via Vittorio Veneto, 26

Via V. Veneto 27

Via C. Sormani 89

Via Vittorio Veneto, 26

P.za Trento e Trieste 4

P.zza Bernini 1/A

Via XXIV Maggio 21

Via Caduti della Libertà 10

Via Vittorio Veneto, 26

I TURNI DELLE FARMACIE DI BRESSO-CUSANO-CORMANO ELENCATIVANNO DALLE 8:30 ALLE 20:00 CON ORARIO CONTINUATO

32I NUMERI DELLA COMUNITÀ

Orari delle SS. Messe in BressoSS. NAZARO E CELSO - 9sabato e vigiliari: ore 17.00 in oratorio - 18.30festivi: ore 9 - 10.15 in oratorio - 11.30 - 17.00 in oratorio

Santuario della Madonna del Pilastrello-------------

SAN CARLO - feriali: ore 18.30sabato e vigiliari: ore 19festivi: ore 8.30 - 10.30 - 11.30 - 19

MADONNA DELLA MISERICORDIA - feriali: ore 17.30sabato e vigiliari: ore 17.15festivi: ore 10 - 11.30 17.30

Chiesa di San Francesco-------------

Direttore: Don Angelo Zorloni Redazione: Ambrogio Giussani - Luca BaraggiaWalter Baraggia - Flavio Campetti - Valentina Villa

Foto: Autori vari Dario Landreani - Francesco BosoCopertina: Luca Baraggia

Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 405 del 18-11-1978Grafiche Baraggia s.r.l. - Via Ornato, 14 - MILANO - Tel. 02.6425737 - Fax 02. 66104118 - e-mail: [email protected]

Direttore: ANGELO ZORLONI

Orario Confessioni Parrocchia SS. Nazaro e Celsoferiali: ore 17.30 - 18.30sabato: ore 8.30 - 9.30 e 16 - 17

Indirizzovia Roma, 12 - 20091 Bresso

www.madonnadelpilastrello.it.e-mail: [email protected]

Numeri utiliPrevosto - don Angelo ZorloniOrari segreteria parrocchiale: dal lun. al ven. 17.30 - 19don Saulo MontiOratorio - don Andrea CarrozzoCarabinieri BressoVigili del FuocoCroce RossaAmbulanzaServizio di guardia medicaComunePolizia LocaleOspedale BassiniAcliAssociazione Centro sociale anzianiAVISBiblioteca ComunaleCasa dell’AnzianoCentro della FamigliaCentro di ascolto CaritasCinema-Teatro San GiuseppeParrocchia San CarloParrocchia Madonna della Misericordia

02 610 08 82

380 49 13 98702 610 17 6802 610 89 51

11502 610 73 68

118800 193 34402 614 551

02 614 554 0002 5799.1

02 66 50 10 7202 610 72 3602 614 00 95

02 614 55 34902 66 50 30 7002 66 50 34 39

366 489234302 66 50 24 94

02 614 26 6002 610 09 96