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Lucy Gordon Adesso Sei A Casa! The Millionaire's Christmas Wish © 2004 Prima edizione Harmony Pack N° 83D del 28/11/2005 Prologo Al mondo non si era mai visto un albero più bello: alto più di due metri, luccicante di gingilli, fili d'argento e lucine lampeggianti, con una grande stella d'oro sulla punta. La base era circondata da numerosi pacchi decorati con fiocchi colorati, che si allargavano generosamente sul pavimento. Tutto l'insieme costituiva un'immagine di ricchezza e di abbondanza. Era il tipico albero di una famiglia felice, destinato a stare in una casa confortevole, circondato da bambini sereni che, tutti eccitati, scartavano i pacchi per, impossessarsi dei doni a lungo desiderati. Invece se ne stava tutto solo in un angolo dell'enorme ufficio di Alex Mead. I pacchi erano finti. Un bambino che li avesse scartati non avrebbe trovato che scatole vuote sotto la carta decorata ad allegri motivi natalizi. Ma non ci sarebbe stato nessun bambino a scartarli. L'intera scenografia era stata ideata e realizzata dalla segretaria personale di Alex, Katherine, e per quanto lo riguardava, era stato un inutile spreco di tempo. In quello stesso istante, la giovane in questione entrò nella stanza reggendo delle lettere in una mano e un giornale nell'altra. Mentre passava davanti all'albero, gli lanciò uno sguardo carico di orgoglio. Alex se ne accorse. «Sei un'inguaribile romantica» disse, gratificandola di uno dei suoi più conturbanti sorrisi, di quelli che non mancavano mai di accattivargli la simpatia generale, almeno al primo incontro. Al secondo, le cose già cominciavano a cambiare: i suoi concorrenti, così come i suoi soci, non ci mettevano molto a capire che, dietro alla sua maschera di affabilità, Alex Mead celava la freddezza di un pescecane. «Be', è molto carino» disse Katherine, sulla difensiva. «Onestamente, Alex, non senti la magia del Natale?» Lucy Gordon 1 2004 - Adesso Sei A Casa!

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The Millionaire's Christmas Wish © 2004Prima edizione Harmony Pack N° 83D del 28/11/2005

Prologo

Al mondo non si era mai visto un albero più bello: alto più di due metri, luccicante di gingilli, fili d'argento e lucine lampeggianti, con una grande stella d'oro sulla punta.

La base era circondata da numerosi pacchi decorati con fiocchi colorati, che si allargavano generosamente sul pavimento.

Tutto l'insieme costituiva un'immagine di ricchezza e di abbondanza. Era il tipico albero di una famiglia felice, destinato a stare in una casa confortevole, circondato da bambini sereni che, tutti eccitati, scartavano i pacchi per, impossessarsi dei doni a lungo desiderati.

Invece se ne stava tutto solo in un angolo dell'enorme ufficio di Alex Mead.

I pacchi erano finti. Un bambino che li avesse scartati non avrebbe trovato che scatole vuote sotto la carta decorata ad allegri motivi natalizi.

Ma non ci sarebbe stato nessun bambino a scartarli. L'intera scenografia era stata ideata e realizzata dalla segretaria personale di Alex, Katherine, e per quanto lo riguardava, era stato un inutile spreco di tempo.

In quello stesso istante, la giovane in questione entrò nella stanza reggendo delle lettere in una mano e un giornale nell'altra. Mentre passava davanti all'albero, gli lanciò uno sguardo carico di orgoglio.

Alex se ne accorse.«Sei un'inguaribile romantica» disse, gratificandola di uno dei suoi più

conturbanti sorrisi, di quelli che non mancavano mai di accattivargli la simpatia generale, almeno al primo incontro. Al secondo, le cose già cominciavano a cambiare: i suoi concorrenti, così come i suoi soci, non ci mettevano molto a capire che, dietro alla sua maschera di affabilità, Alex Mead celava la freddezza di un pescecane.

«Be', è molto carino» disse Katherine, sulla difensiva. «Onestamente, Alex, non senti la magia del Natale?»

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«Certo che la sento. Prova a dare un'occhiata alla tua busta paga.»«L'ho fatto, ed è stata una bella sorpresa.»«Te la sei guadagnata, Kath. Hai lavorato quasi quanto me alla riuscita

di questa impresa.»Era molto generoso in termini di denaro. Tutti i dipendenti avevano

ricevuto una gratifica natalizia decisamente superiore alle loro aspettative. Alex sapeva come convincere il personale a lavorare fino a ore incredibili, la sera.

«Ci sono delle persone che vorrebbero venire a ringraziarti» disse Katherine.

«Di' loro che non ce n'è bisogno. Di' che me lo hai riferito e che io ho risposto come si deve... che auguro a tutti di trascorrere un buon Natale, in famiglia... Vedi tu.»

«Parli come il vecchio Scrooge di Racconto di Natale.»«Io sono Scrooge» replicò lui in tono divertito.«Bugiardo» disse Katherine, avvalendosi del privilegio di una lunga

amicizia. «Scrooge non avrebbe mai permesso ai suoi dipendenti di iniziare le ferie un giorno prima, come stai facendo tu. La maggior parte degli uffici rimane operativa fino al pomeriggio del ventiquattro.»

«Sì, e con quali risultati? Nessuno combina niente la mattina della vigilia di Natale. La metà degli impiegati ciondola per i corridoi guardando l'orologio. È una perdita di tempo per tutti.»

Katherine aprì il giornale alla pagina economica e lo posò sulla sua scrivania.

«Hai letto questo?»Era il più bel regalo di Natale che un imprenditore potesse ricevere:

un'intera pagina dedicata alla Mead Consolidated e alla sua incredibile ascesa. Al suo impatto sul mercato, al suo brillante futuro.

A rafforzare tutto ciò, c'era una foto di Alex, il sorriso smagliante, che diceva al mondo che lì c'era un uomo sicuro di sé e ricco di fascino, capace di seguire la sua rotta anche in acque infestate da pescecani. Solo a uno sguardo molto attento non sarebbe sfuggito che lui era uno di loro.

La foto lo ritraeva a mezzo busto, perciò non si vedeva il fisico allampanato, un po' troppo esile per la sua altezza. Alex Mead era magro perché si dimenticava di mangiare, sicuro com'era che la sua energia sarebbe stata sufficiente a nutrirlo. Allo stesso modo, era certo che bastasse il suo dinamismo per far colpo sulle persone.

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Il suo maggior vanto era quello di non avere nervi.La verità, come Katherine ben sapeva, era che Alex se li mangiava, i

nervi. Una pessima abitudine, che lo faceva apparire molto più vecchio dei suoi trentasette anni e che, con il trascorrere del tempo, aveva reso il suo sorriso sempre più sfuggente e imprevedibile.

Come stava cominciando a essere anche il suo carattere.Quando Katherine aveva iniziato a lavorare per Alex Mead, lui era un

giovane imprenditore ambizioso e sicuro del fatto suo.E il suo colorito era decisamente più sano.Adesso era pallido e smunto, e spesso si presentava in ufficio con le

borse sotto gli occhi. Ciononostante, era ancora un uomo attraente. Ma il suo fascino non era un mero fatto estetico. La verità era che Alex possedeva una sorta di misterioso talismano, una luce interiore indefinibile a parole.

Katherine lo aveva accompagnato in diversi viaggi di lavoro, e aveva visto le donne girarsi ad ammirarlo al suo passaggio, gli sguardi carichi di interesse. Onestamente, lui non aveva mai raccolto quegli inviti, benché lei non avesse mai capito se fosse per amore e rispetto verso sua moglie, o, molto più banalmente, perché non aveva tempo da sottrarre agli affari.

«Stiamo attenti a quest'uomo» lesse adesso ad alta voce dal giornale. «Il prossimo anno a quest'ora la Mead Consolidated rischierà di dominare il mercato... Be', è un pezzo così brillante che avresti potuto scriverlo tu stesso.»

Alex rise. «Chi ti dice che non lo abbia fatto?»«Ora che ci penso, è probabile che sia così. Sei talmente presuntuoso che

saresti capace di qualsiasi cosa.»«Così presuntuoso che, se davvero lo avessi scritto io, avrei dato il

nostro dominio sul mercato per certo. Quel rischierà mi disturba. Devo arrivare al top, e stai certa che lo farò.»

«Alex, hai iniziato solo undici anni fa, praticamente partendo da una baracca. Datti tempo.»

«Non è di tempo che ho bisogno. Quello che mi serve in questo momento è solo la firma di Craddock. Dopodiché, potrò dire veramente di aver concluso il più grosso affare della mia vita.»

«Be', in teoria lo hai già fatto.»«No, finché non avrà firmato il contratto. Dannazione! Che bisogno c'era

di andare ai Caraibi?»

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George Craddock, l'uomo la cui firma Alex era determinato a ottenere usando ogni mezzo lecito o illecito a sua disposizione, stava per firmare quando, all'improvviso, gli era saltato in mente di fissare un incontro sulla minuscola isola caraibica di sua proprietà. Aveva chiamato Alex quello stesso pomeriggio.

«E, come se non bastasse, con la scusa della firma del contratto, ha organizzato anche una grande festa alla quale, a questo punto, sono praticamente obbligato a partecipare» disse Alex.

Katherine lo guardò corrugando la fronte. «Una festa? Per quale motivo?» chiese.

«Craddock è vecchio, solo e mezzo matto, e non ha nessuno con cui passare il Natale. Perciò devo mandare all'aria tutti i miei piani e partire stasera stessa per Crab Island.»

«Sbaglio, o avresti dovuto trascorrere il Natale con la tua famiglia?»«Sarei dovuto arrivare domani e ripartire dopodomani. Adesso sarò

costretto a chiamare Corinne e spiegarle che sono stato invitato altrove. Spero solo che capisca che non è colpa mia se ho dovuto cambiare programma.»

Il buongusto impedì a Katherine di replicare, Come no, capisce così bene che ti ha chiesto il divorzio.

Quante volte, negli ultimi anni, si era dovuta mordere la lingua per trattenersi dal dire ciò che avrebbe voluto. E cioè che gli affetti familiari dovevano avere sempre la precedenza, su tutto.

Da principio, Katherine aveva invidiato Corinne. Alex Mead non era solo il suo capo, ma anche il suo idolo. O meglio, lo era stato, quand'erano entrambi più giovani. Però, con il passare degli anni, lo aveva visto cambiare, e in peggio, purtroppo. E a farne le spese non era stata solamente la sua salute, ma soprattutto la sua vita familiare.

Capitava spesso che Alex incaricasse lei personalmente di avvertire Cornine che erano sopravvenuti degli impegni che lo avrebbero costretto a rimanere fuori, quella sera, o quella settimana.

«Poi fai una corsa dal fiorista, e mandale delle rose» le diceva, sistemando frettolosamente i documenti nella sua valigetta. «O degli altri fiori, vedi tu. Io non ho tempo, sono già in ritardo.»

E correva via.Un giorno, Corinne le aveva telefonato in ufficio mentre Alex era fuori.«Katherine, volevo solo informarti che so perfettamente che sei tu a

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scegliere i fiori. D'ora in avanti, non farlo più, ti prego.» Fece una pausa prima di aggiungere: «Mi umilia».

Katherine si era sentita un verme.«Avresti dovuto mandare Craddock a quel paese» disse adesso in tono

deciso.«Scherzi? Sai quanto ho dovuto lottare per accaparrarmi questo appalto.

Non ho nessuna intenzione di farmelo scappare.»Vedendo il suo sguardo di riprovazione, scattò sulla difensiva e

aggiunse: «Kath, ci saranno altre occasioni».«Fossi in te, non ne sarei così sicura. I bambini crescono in fretta e, tutt'a

un tratto, non c'è più il Natale.»«Adesso sei davvero sentimentale.»Questo le tappò la bocca. Sapeva bene che, per Alex, essere

sentimentale significava aver toccato veramente il fondo.«Scusami» si affrettò ad aggiungere lui. «Sono di pessimo umore. Va' a

casa, Kath. Passa un buon Natale.»«E torna a casa presto l'ultimo dell'anno» lo scimmiottò lei.«È sottinteso.»Dopo che se ne fu andata, Alex si appoggiò stancamente allo schienale

della poltrona e guardò il telefono. Quello che doveva fare non poteva più essere rimandato. Se doveva infrangere una promessa, la cosa migliore era farlo in fretta e in tutta franchezza.

Si augurò che Corinne non gli creasse problemi. Sua moglie aveva imparato che per lui il lavoro veniva prima di ogni altra cosa, e che spesso lo costringeva a rimanere lontano da casa. Ma Nata le era un'occasione speciale, sulla quale Corinne non era disposta a scendere a compromessi.

Alex chiuse gli occhi, esasperato. Dannazione! Proprio adesso doveva essere Natale! Adesso che voleva dimostrarle di non essere il padre negligente che lei lo aveva accusato di essere!

Aveva programmato di raggiungere Corinne e i bambini il giorno seguente e di fermarsi con loro un giorno soltanto, perché era tutto ciò che era riuscito a scavare, fra un impegno e l'altro. Ma sarebbe arrivato carico di doni, e questo gli avrebbe meritato la loro simpatia.

Dunque, prima la chiamava, meglio era.Fa' il numero e di' semplicemente che ti dispiace, ma che c'è stato un

cambio di programma.Sollevò il ricevitore.

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«Mamma, è il più bell'albero che abbiamo mai avuto. Credo che a Babbo Natale piacerà moltissimo.»

A nove anni, Bobby era abbastanza grande da avere le sue idee riguardo a Babbo Natale e abbastanza carino da non deludere i grandi.

«È bello, vero, tesoro?» confermò Corinne, guardando suo figlio con tenerezza.

L'albero era alto quasi due metri e carico di ninnoli e fili d'argento che erano stati sistemati da manine tanto ansiose quanto inesperte. Forse la stella sulla punta era un po' sbilenca, ma nessuno pareva farci caso.

«Pensi che a papà piacerà?» chiese Bobby.«Sono sicura di sì.»Di tutta la famiglia, Bobby era forse quello che aveva maggiormente

sofferto della loro crisi matrimoniale.Aveva sempre considerato suo padre un modello irraggiungibile. Più

Alex si dimostrava disattento e assente, e più Bobby si attaccava a lui.Qualche giorno prima, la maestra aveva convocato Corinne. A quanto

pareva, durante la ricreazione, il bambino aveva litigato con un suo compagno.

«Martin gli ha chiesto se aveva un papà» spiegò la maestra. «Naturalmente Bobby ha risposto di sì, che ce l'aveva, e che era anche un uomo molto importante.»

Corinne sentì il sangue gelarlesi nelle vene.«Martin ha detto che non era vero, che in realtà lui un papà non ce

l'aveva perché, se fosse stato così, lo si sarebbe visto almeno una volta, alle recite, ai colloqui, o semplicemente fuori di scuola, quando veniva a prenderlo» continuò la maestra, torcendosi le mani, imbarazzata.

«Bobby gli ha risposto che suo padre non poteva venire a prenderlo perché era troppo impegnato con il suo lavoro, ma che avrebbe trascorso con voi tutte le feste di Natale e che gli avrebbe portato un sacco di regali. Tuttavia, Martin ha continuato imperterrito...» La maestra fece una risatina nervosa, tormentandosi le mani. «Sa come sono i bambini... "Non hai il papà! Non hai il papà!", ha cominciato a canzonarlo. Io, però, ho preferito non intervenire. Credo sia meglio che i bambini risolvano fra loro questi

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piccoli malintesi. Però, a quel punto, Bobby gli si è avventato contro come una furia e gli ha dato uno spintone, facendolo finire in un cespuglio di rovi. Per fortuna, non è successo nulla di grave, comunque, signora Mead, se posso permettermi, ho notato che Bobby sta accumulando molta rabbia dentro di sé, e mi dispiace.»

Corinne aveva la sensazione che qualcuno le avesse appoggiato un macigno sulle spalle. Guardò la maestra e, non sapendo che cosa dire, annuì.

«Suo marito è stato molto generoso con la nostra scuola, signora Mead, e non vorrei mancare di tatto, ma forse dovrebbe stare più vicino al bambino. Bobby è molto riflessivo per la sua età, però sta attraversando un momento difficile... non vorrei che questo disagio compromettesse il suo rendimento scolastico, o peggio, la sua maturazione.»

Se sapessi come fargli capire che i suoi figli hanno bisogno di lui, adesso lei e io non saremmo qui a parlare, aveva pensato Corinne con amarezza.

«Dirai a papà che l'ho fatto io, vero, mammina?» disse adesso Bobby. «Be', Mitzi mi ha aiutato un poco, ma lei è piccola e quindi non può fare molto.»

«Mitzi ha sei anni» si intromise Jimmy. «Non è passato molto tempo da quando avevi la sua età.»

«È stato un secolo fa» replicò Bobby in tono indignato.Jimmy sorrise. Era un giovanotto allegro, con la faccia rotonda, sempre

pronto al sorriso, il tipo d'uomo che la natura pareva aver progettato con il preciso scopo di essere zio.

Era in licenza dall'esercito e aveva accettato con gioia l'invito di Corinne a trascorrere il Natale da loro. Erano solo cugini di terzo grado, ma, essendo gli unici rimasti della famiglia, ci tenevano molto alla loro parentela.

«Quando eri tu ad avere sei anni, ti ritenevi già grande» gli rammentò Jimmy.

«Infatti lo ero» si affrettò a confermare il bambino. «E adesso lo sono ancora di più. Facciamo a pugni.»

Bobby strinse i pugni e si mise in posizione da boxeur, e Jimmy fece lo stesso, chinandosi per essere alla sua portata. Per qualche secondo, i due girarono uno intorno all'altro.

Poi, tutt'a un tratto, Jimmy gridò: «Aiuto! Mi ha colpito, mi ha colpito».

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E cadde a terra, tenendosi il naso.Subito, Bobby gli si inginocchiò accanto.«Non ti ho fatto male sul serio, vero, zio Jimmy?» chiese in tono

ansioso.Jimmy si strinse il naso fra le dita e parlò con voce forzatamente nasale.

«Credo che tu bi abbia rotto il daso.»Bobby sghignazzò.Cadendo, Jimmy aveva spostato inavvertitamente un paio di pacchi.

Adesso zio e nipote li misero di nuovo in pila. Corinne gli diede una mano, sforzandosi di non fare troppo caso al regalo con il cartellino con sopra scritto, Al mio papà, con amore da Bobby.

«A papà piacerà molto, vero, mammina? L'ho comprato con i soldi della mia paglietta.»

«Gli piacerà moltissimo, tesoro, qualunque cosa sia» gli assicurò Corinne. «Non vuoi dirmi che cos'è?»

Bobby scosse la testa, tutto serio. «È un segreto fra me e papà. Non sei arrabbiata, vero?»

«No, tesoro. Non sono arrabbiata.»Osservò con quanta cura Bobby risistemava il pacco sotto l'albero, e

provò una stretta al cuore. Entrambi i suoi figli adoravano il loro padre, nonostante lui li avesse delusi tante volte. E più si dimostrava assente, più loro lo amavano.

Ma questa volta Alex li avrebbe ripagati di quanto li aveva fatti soffrire, pensò.

Ti prego, fa' che non succeda alcun imprevisto. Fa' che possa venire.Quando Bobby se ne fu andato, Jimmy mormorò: «È un bambino

dolcissimo. Ha un ottimo carattere».«Sì, e questo mi terrorizza. Se Alex non dovesse tenere fede alla sua

promessa, Bobby soffrirà moltissimo.»«Ma non succederà. Alex ha dato la sua parola che arriverà la vigilia di

Natale, e lo farà.»Corinne fece una smorfia. «Sai quante volte ci ha promesso qualcosa che

poi non ha mantenuto perché era sopraggiunto qualche altro impegno?»«Non a Natale, voglio sperare» disse Jimmy, turbato.«Soprattutto a Natale, vuoi dire, perché era il momento in cui poteva

battere sul tempo tutti quegli smidollati che lo trascorrevano con i loro cari.»

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«Ma ha promesso che avrebbe trascorso il Natale con te e i bambini.»«No, ha promesso che sarebbe arrivato la vigilia e che sarebbe partito il

venticinque.»«Così poco? Allora non hai motivo di preoccuparti.»«Vorrei poterti credere. Sai, non credo che i bambini si siano ancora resi

conto che il nostro matrimonio è finito. Non è che prima lo vedessero tanto spesso. A parte il fatto che abbiamo traslocato, non è cambiato gran che. A me non importa che cosa fa o non fa, ma guai a lui se dovesse deludere un'altra volta i bambini. Non gliela perdonerei.»

«E tu hai resistito tutti questi anni?»«Sì» rispose lei in tono vagamente sorpreso. «Finché non ce l'ho fatta

più. E adesso siamo separati, e presto saremo divorziati.»Detto così, suonava semplice, ed era così che Corinne voleva rimanesse.

Non era quello il momento di parlare del dolore, della disperazione, della delusione che aveva provato quando, dopo anni e anni di lotta, si era arresa. Non aveva nulla da rimproverarsi: ce l'aveva messa davvero tutta per cercare di salvare il loro matrimonio, ma era stato come combattere contro i mulini a vento.

Il loro rapporto era durato dodici anni, ed era cominciato con un'incredibile felicità. E forse incredibile era la parola giusta, perché lei aveva creduto all'impossibile.

Aveva diciott'anni, allora, e non avrebbe mai immaginato che, sposandosi con lui, avrebbe sofferto così tanto. Era sicura che, con il tempo, Alex avrebbe messo da parte la propria ambizione, dando la precedenza a lei. Non sempre, magari, ma abbastanza spesso da farla sentire sicura del suo amore.

Quando si era resa conto che non sarebbe mai stato così, si era illusa che sarebbe cambiato una volta diventato padre. Alex sarebbe stato orgoglioso dei suoi figli, e di sicuro li avrebbe messi in cima alla lista delle sue priorità.

Ma non era andata così...«Voglio sperare che qualche volta ci sia stato» disse Jimmy.«Sì, certo. Ha trascorso con noi qualche compleanno e qualche Natale.

Ma sapevo che, se gli avessero telefonato per chiamarlo altrove, se ne sarebbe andato senza pensarci due volte.»

Jimmy la scrutò in volto, cercando di vedere oltre la sua rassegnazione, e capire che cosa provasse realmente. Ma dubitava che Corinne gli avrebbe

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mai rivelato qualcosa del suo vero io. Negli ultimi tempi, la sua maschera di serena imperscrutabilità era andata progressivamente ispessendosi.

E di questo doveva ringraziare Alex Mead.Per Jimmy, non era molto diversa dalla sposa di dodici anni prima.

L'attimo stesso in cui l'aveva vista procedere lungo la navata, nel suo abito di raso bianco, i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle, lo sguardo radioso, aveva compreso di aver perso un'occasione. Ma, a volte, le occasioni si ripresentavano a chi sapeva essere paziente.

«A proposito» disse, «c'è un posto dove posso nascondere il mio travestimento, così che i bambini non lo trovino?»

Quella sera si sarebbe vestito da Babbo Natale all'Hawksmere Hospital. Era stata Corinne, che era membro dell'associazione di volontariato Amici dell'Hawksmere Hospital, a coinvolgerlo in quell'avventura.

«Dovrai andare in giro per i reparti con il sacco dei regali sulla spalla» gli aveva spiegato. «Poi scenderai nella grotta e incontrerai quei bambini che sono in grado di alzarsi dal letto, o che sono semplicemente in visita.»

Jimmy, accomodante come sempre, aveva accondisceso solo per farla contenta.

«Puoi metterlo nel cofano della mia macchina» disse lei. «Io uscirò alle cinque: devo accompagnare Mitzi e Bobby a una festa. Alle sei passerò a prenderti e ti porterò all'ospedale. Sarai lì per le sette.»

«Signorsì, signor capitano!» Jimmy scattò sull'attenti.Corinne scoppiò a ridere. «Stupido!»«Voleva essere un complimento» si affrettò a precisare lui. «Hai

organizzato proprio tutto» disse in tono ammirato.Era vero: era una brava organizzatrice. Anni di cambiamenti di

programma all'ultimo minuto l'avevano trasformata in un'esperta del ramo.«Alle otto» continuò, «andrò a prendere i bambini e li porterò in

ospedale, dove troveranno Babbo Natale già al suo posto. Non immagineranno mai che sei tu.»

«E come faremo per il rientro?»«Facile. Porterò Bobby e Mitzi nell'ufficio dell'associazione per sbrigare

una faccenda che mi verrà in mente all'improvviso. Nel frattempo, tu ti cambierai. Uscendo dall'ufficio, ti incontreremo per caso. Diremo che sei stato a fare visita a un amico.»

«A proposito, ad Alex non darà fastidio che stia qui, vero?»«Non mi interessa se gli darà fastidio o no» replicò Corinne con

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fermezza. «Non siamo più marito e moglie, e non può dirmi niente. Senza contare che tu e io siamo parenti.»

Il che non significava nulla, perché sapeva che Jimmy era innamorato di lei praticamente da sempre. Ma era una cosa che non si sentiva ancora pronta ad affrontare.

«Saremmo potuti stare così bene insieme, se solo non ci fosse stato quel maledetto telefono» disse. «Vuoi scommettere che fra un po' chiamerà per dirmi che c'è stato un cambiamento di programma? E io mi dovrò dimostrare ancora una volta ragionevole e controllata. Alex non sopporta le scenate.»

La voce le era salita di un'ottava mentre pronunciava le ultime parole. Lanciò un'occhiata allarmata alla porta, temendo che Bobby o Mitzi l'avessero sentita.

«Ehi, tranquilla.» Jimmy le posò dolcemente le mani sulle spalle. «È tutto finito, ricordi?»

«No. Non è realmente finito.» Corinne sospirò. «E non lo sarà finché Alex e io condivideremo dei figli che possono essere feriti dal suo comportamento.»

«Alla fine lo vedranno per quello che è.»«Ma è proprio questo il punto. Io non voglio che lo vedano per quello

che è. Voglio che continuino a credere che è il padre migliore del mondo, perché è ciò di cui hanno bisogno. Bobby lo considera una specie di eroe. Pensa come rimarrebbe deluso se dovesse rendersi conto che non lo è affatto. E Mitzi...» Sorrise. «Be', quale bambina non è innamorata del proprio papà?»

«Piuttosto, cerca di non rimanere tu ferita dal suo comportamento.»«No, questo non può più accadere.»«Vorrei poterti credere.»«Credimi. Ormai sono completamente immune. Qualunque cosa ci sia

stata fra Alex e me, è finita molto tempo fa.» Gli rivolse un sorriso radioso. «Sul serio.»

«Mammina!» chiamò dal giardino una vocina eccitata. «Zio Jimmy! Venite a vedere. Nevica!»

In effetti, era in corso una fitta nevicata e il terreno era già coperto da una spessa coltre bianca. Jimmy corse subito in giardino per giocare con i bambini, mentre Corinne rimase alla finestra, a guardarli ridere e saltare. Si stava facendo buio e non c'era altra luce all'infuori di quella che usciva

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dalla casa. La neve scendeva sempre più fitta, e lei intravedeva appena le figure in movimento. Sarebbero potute appartenere a chiunque.

Ripensò a loro due freschi sposi, ebbri di felicità in occasione del loro primo Natale, che correvano sotto la neve verso lo squallido appartamentino che era stato la loro prima casa. E la più felice, si rese conto adesso. Anche quella che era venuta dopo lo era stata. Una villa con uno splendido guardino in cui Corinne trascorreva le ore più belle della giornata. Appena l'assaliva la malinconia, usciva a curare le sue piante. Il giardinaggio era la sua grande consolazione e le aiuole erano un tripudio di fiori di ogni genere e colore.

Era in quella casa che era stato concepito Bobby, in una tiepida notte di maggio. La finestra della loro camera da letto dava su una sorta di giardino segreto, in cui Corinne aveva piantato decine di profumatissimi rosai. Era la prima cosa che vedevano ogni mattina, aprendo la finestra. Ma per Alex era ancora troppo poco. «L'anno prossimo ti regalerò una reggia» le aveva promesso.

Ma a lei non interessava una reggia. Tutto quello che chiedeva era di essere felice accanto a lui, per sempre. Invece erano iniziate le prime incomprensioni.

Ma, all'epoca, Corinne non si era ancora resa conto di avere una rivale, un'amante appassionata dal nome Mead Consolidated. E, con il passare degli anni, la rivale era diventata un mostro insaziabile. E le telefonate con cui Alex l'avvertiva che era sopraggiunto un imprevisto erano diventate all'ordine del giorno.

Quest'anno non sarebbe successo, pensò sull'orlo della disperazione.Non è per me... solo che non voglio che deluda un'altra volta i bambini.Squillò il telefono.Per qualche secondo, Corinne rimase paralizzata. Poi, in preda a

un'incontenibile rabbia, sollevò il ricevitore.«Alex, sei tu?»«Sì, sono io. Ascolta, Corinne, c'è stato un cambiamento di

programma...»

Verso la fine del viaggio, la nevicata si infittì. Alex imprecò sottovoce e fece andare più veloce il tergicristallo.

Era stata una brutta giornata in cui era stato costretto a cambiare i suoi piani all'ultimo momento, cosa che gli aveva sempre dato un enorme

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fastidio. Era pronto per partire per i Caraibi. Poi, proprio quando stava per chiamare Corinne per avvertirla che non si sarebbero potuti vedere, il telefono aveva squillato.

Era la segretaria di Craddock, e lo avvertiva che il vecchio era stato portato d'urgenza all'ospedale per una sospetta appendicite. Il viaggio era rimandato. La firma del contratto avrebbe avuto luogo più avanti.

Il lato positivo della faccenda era che avrebbe potuto chiamare Corinne e dirle che sarebbe arrivato un giorno prima del previsto, cosa che fece prontamente.

«Oh, Alex, è meraviglioso. I bambini sono impazienti di vederti.»«Ottimo. Sarò lì stasera, ma non so dirti a che ora di preciso. C'è molto

traffico.»«Noi dobbiamo uscire, però ti lascerò le chiavi in una scatolina sulla

veranda. È possibile che arrivi prima di noi.»«D'accordo. A presto.»Stava nevicando sempre più forte e la sua macchina cominciò a slittare

sulla carreggiata. Rallentò, ma, a quell'andatura, il parabrezza si riempiva di neve.

Perché diavolo Corinne aveva insistito per trasferirsi fuori Londra anziché rimanere nella villa che le aveva regalato? Era una casa splendida, attrezzata di tutto ciò che una donna poteva desiderare, ma lei l'aveva lasciata senza un'ombra di rimpianto.

E che cosa aveva scelto al suo posto? Una topaia. Un misero cottage.Alex sapeva di stare esagerando perché, in realtà, si trattava di una villa

indipendente con cinque stanze da letto, incredibilmente più bella della casa in cui erano andati a stare subito dopo essersi sposati, ma niente era paragonabile a ciò che le aveva offerto dopo.

Gli faceva male pensare alla casa che le aveva regalato. Il prezzo era esorbitante, ma lui lo aveva pagato volentieri, convinto di farle un grosso regalo.

Era fornita di tutto, compreso un galoppatoio per il pony che aveva intenzione di comprare non appena Bobby avesse imparato a cavalcare. Quelle lezioni di equitazione rappresentavano una specie di Eldorado, per lui. Che cosa avrebbe dato per poterle seguire quand'era ragazzino! E com'era stata diversa la sua realtà!

Ma Bobby avrebbe avuto tutto ciò che a lui era mancato.Alex era stato un bambino molto infelice. I suoi genitori avevano smesso

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di amarsi quando lui era ancora troppo piccolo per capire.Suo padre, Hugo Mead, era un uomo mediocre e frustrato, che era solito

sfogare tutta la sua insoddisfazione sulla moglie Martha. A suo dire - ma da adulto Alex aveva capito che era solo una squallida scusa dietro la quale Hugo celava la propria inettitudine - era colpa sua se non era riuscito a realizzarsi come avrebbe voluto nella vita e nel lavoro. La cosa buffa di quella situazione era che Martha diceva più o meno la stessa cosa riferita al marito.

La verità era che suo padre e sua madre erano cresciuti entrambi nello stesso orfanotrofio e si erano sposati giovanissimi, più che altro per sfuggire a un'esistenza priva di affetti e di calore umano. A legarli, dunque, era stato - più che un sentimento d'amore - un'intollerabile sensazione di mancanza.

Una base troppo esile su cui costruire un matrimonio.Appena si erano sposati, Martha aveva insistito per avere subito un figlio

e Hugo, troppo debole per opporsi, l'aveva accontentata, anche se avrebbe preferito sistemarsi prima di diventare genitore. Dopo la nascita di Alex, Martha, troppo fragile e immatura per essere una buona madre, aveva ben presto riversato su di lui tutta la sua amarezza. Ripensando alla propria infanzia, Alex aveva la sensazione che non ci fosse stato un solo giorno in cui sua madre non fosse stata in un profondo stato di prostrazione. Ricordava che lo prendeva fra le braccia, e iniziava a piangere, una cosa che lo spaventava da morire. Non ci mise molto a capire che Martha non sarebbe mai stata una madre sulla quale poter fare affidamento.

Lui voleva bene a entrambi, e soffriva atrocemente a vedere Martha perennemente depressa e Hugo uscire per recarsi nel suo squallido ufficio con le spalle ogni giorno più curve.

In casa, una costruzione in pietra grigia all'estrema periferia di Londra, regnava un'atmosfera a dir poco deprimente. I Mead non avevano amici né parenti con cui trascorrere le feste, e i soldi non bastavano mai.

Quando Alex aveva sedici anni, Hugo era diventato un alcolista e sua madre stava già scivolando lungo la stessa china. Ben presto, l'alcol diventò il loro unico punto di incontro.

Per poter completare gli studi, per cinque anni, Alex aveva lavorato tutte le sere come banconiere in un pub. Studiare di giorno e lavorare di sera gli era costato un'enorme fatica, ma già allora era un ragazzo determinato, pronto a tutto pur di riuscire a concludere qualcosa nella vita.

Lucy Gordon 14 2004 - Adesso Sei A Casa!

Il giorno del diploma, Hugo e Martha non erano ad applaudirlo come i genitori dei suoi compagni di corso. Erano così ubriachi che, probabilmente, non sapevano nemmeno che giorno fosse. Quand'era tornato a casa, quella sera, li aveva trovati entrambi che russavano rumorosamente sul divano, le teste rovesciate all'indietro, la bocca aperta, il pavimento cosparso di cicche e di lattine di birra vuote.

Quel giorno, Alex aveva giurato a se stesso che si sarebbe riscattato da quel degrado fisico e morale a costo di rimetterci la vita. Si sarebbe laureato, si sarebbe fatto una posizione e, quando avesse avuto una moglie e dei figli, avrebbe dato loro tutto ciò che a lui era mancato: affetto, dedizione, ma anche stabilità, sicurezza del domani, e denaro, tanto denaro.

Quando, l'ultimo anno di università, aveva conosciuto Corinne, aveva subito capito che era la ragazza giusta con la quale costruire un futuro radioso. E, in effetti, all'inizio fra loro aveva funzionato tutto alla perfezione.

Finché l'ansia di affermarsi non gli aveva preso la mano, facendogli perdere di vista i suoi più grandi ideali.

Era una sorta di nemesi storica: suo padre accusava sua madre di avergli tarpato le ali. Lui era riuscito a realizzare ciò che suo padre non aveva mai realizzato, ma, nonostante i suoi buoni propositi, per farlo non aveva esitato a calpestare quelli che erano i bisogni più profondi di Corinne e dei suoi bambini.

Troppo tardi si era reso conto che coprirli di regali e soddisfare ogni loro desiderio materiale non era stato sufficiente a mantenere saldo il legame familiare, e a farne le spese erano stati soprattutto Bobby e Mitzi.

Come sempre, al pensiero dei suoi figli, sentì qualcosa che gli si scioglieva dentro. Mitzi, occhi sgranati e sorprendentemente sfacciata, e Bobby, tranquillo, sicuro di sé nonostante avesse solo nove anni, che voleva crescere in fretta per diventare come il suo papà.

Un giorno era tornato a casa e l'aveva trovata vuota. Corinne se n'era andata portando i bambini con sé.

Quando si erano rivisti, lei gli aveva parlato di divorzio. Alex non riusciva a capacitarsi. Non c'erano altre persone di mezzo, perciò che bisogno c'era di divorziare? Si era rifiutato anche solo di prendere in considerazione quella possibilità.

Si era illuso che la sua fermezza sarebbe bastata a fare tornare Corinne

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in sé, e a casa, ma lei era stata irremovibile. Non aveva importanza se lui non voleva divorziare.

Non gli aveva detto che la cosa importante era stargli lontana, ma l'implicazione era rimasta sospesa nell'aria.

Alex sapeva di piacere alle donne e che non avrebbe avuto grossa difficoltà a trovarne un'altra, o tante altre, se solo lo avesse voluto. Ma, da quando si erano conosciuti, dodici anni prima, per lui c'era stata sempre e soltanto Corinne.

Lei rappresentava tutto ciò che aveva sempre desiderato in una donna. Era d'animo gentile, misurata, e non le piaceva civettare come facevano le altre ragazze con la speranza di attirare la sua attenzione.

Si erano conosciuti a casa di amici comuni, a una festa di compleanno. Lui era arrivato in compagnia di una bionda mozzafiato, e se n'era andato con Corinne. Da allora non si erano più lasciati... fino a sei mesi prima quando, tornando dell'ennesimo viaggio, aveva trovato la casa deserta.

Non avrebbe mai immaginato che lei potesse abbandonarlo, ma, evidentemente, aveva sopravvalutato la sua capacità di sopportazione. Doveva riconoscere che aveva tirato un po' troppo la corda. Ultimamente era stato molto assente da casa. Il fatto era che finiva di lavorare così tardi che spesso preferiva rimanere a dormire sul divano dell'ufficio, piuttosto che mettersi in macchina e guidare fino a casa.

Che cosa aveva provato Corinne, addormentandosi nel loro grande letto vuoto? Rabbia, delusione, paura? Possibile che non se lo fosse mai chiesto prima? Come aveva potuto essere così egoista, così superficiale, da dimenticare che una moglie fedele non andava mai trascurata, per nessuna ragione al mondo?

Ora sapeva bene che cosa si provava ad addormentarsi da soli nel loro freddo letto matrimoniale, e doveva ammettere che non era una sensazione affatto gradevole. Non c'era notte che non rimpiangeva la presenza del caldo corpo di Corinne. E le risate dei bambini. Gli mancava la loro allegria, gli mancavano i capricci della piccola Mitzi, la testardaggine di Bobby... Gli mancava la sua famiglia. Adesso si stava avvicinando alla sua destinazione. Non c'era mai stato prima, e la neve e l'oscurità gli rendevano difficile trovare la strada. Era questa... no, la prossima! Sollevato, imboccò il vialetto d'accesso alla villa, e subito gli si parò davanti un uomo.

Poi successe tutto troppo in fretta per potersene rendere conto, anche se

Lucy Gordon 16 2004 - Adesso Sei A Casa!

più tardi rivisse mentalmente tutta la scena al rallentatore.L'uomo lo vide e iniziò a correre, e in quel preciso istante lui pigiò sul

freno, e la macchina cominciò a slittare sul ghiaccio.Fu per pura combinazione che non andò nella stessa direzione

dell'uomo. In seguito, nessuno sarebbe stato in grado di affermare con certezza se fosse scivolato, o se la macchina lo avesse effettivamente urtato.

L'unica cosa certa era che adesso Jimmy era steso a terra, gemente.Alex fermò la macchina e smontò. Intanto una donna era uscita dalla

casa ed era corsa verso la vittima. Ora era china sull'uomo steso a terra. Era avvolta in un largo giaccone e aveva un cappuccio in testa che le nascondeva la faccia.

«Jimmy? Oh, santo cielo, Jimmy, che cosa è successo?»«Quell'idiota stava andando troppo veloce. Maledizione, la mia povera

spalla!»Fu scosso da un brivido e si toccò il collo, annaspando per il dolore.«Corinne, riesci ad alzarmi?»«Corinne?»Alex fece per abbassarle il cappuccio e lei si girò di scatto, indignata.«Ehi, che sta...? Alex! Sei stato tu?»«È scivolato sul ghiaccio» disse Alex.«Non lo avrei fatto» precisò Jimmy, «se non mi fosse venuto incontro a

tutta velocità.»«Stavo semplicemente...»«Smettetela tutti e due» disse Corinne in tono deciso. «Non è questo il

momento.»«Giusto. Chiamo un'ambulanza.»«Non ce n'è bisogno» gemette Jimmy, «stavamo giusto andando

all'ospedale. Corinne, lascia perdere, ti prego. Sono sicuro che è solo una slogatura. Mi faranno una fasciatura e starò subito bene.»

Si mise lentamente in piedi, aggrappandosi a Corinne e rifiutando ogni offerta di aiuto da parte di Alex. Ma, quando lei gli toccò il braccio, urlò di dolore.

«Sii ragionevole» disse Alex a denti stretti. «Se non vuoi che chiami l'ambulanza, lascia almeno che ti porti io. Aspetta qui.»

Si incamminò verso la macchina.Jimmy era appeso al braccio di Corinne.

Lucy Gordon 17 2004 - Adesso Sei A Casa!

«Corinne, ti supplico, mandami con chiunque, ma non con Alex.»«Bene. Andremo con la mia macchina. È qui.»Gli aprì la portiera e l'aiutò a salire al posto del passeggero. Stava per

avviare il motore, quando Alex le si era accostato.«Avevo detto che lo avrei portato io» gridò.«Non conosci la strada. Aspettaci a casa, Alex.» Corinne partì senza

aspettare la sua risposta. Imprecando fra i denti, Alex fece un'inversione a U e la seguì.

Alex aveva visto Jimmy una sola volta, al loro matrimonio. Poiché era l'unico parente di Corinne, aveva preferito lasciar correre, ma dai suoi sguardi languidi aveva capito che quel giorno il cuginetto avrebbe dato qualunque cosa pur di essere al suo posto.

Presto giunsero in vista dell'entrata dell'ospedale. Alex fermò la macchina dietro a quella di Corinne, mentre lei apriva la portiera per far scendere il suo dolorante passeggero.

Dal modo in cui si muoveva, era evidente che si era fatto più male di quanto non gli fosse parso da principio. Alex varcò la soglia dell'ospedale e si diresse con passo deciso verso il banco dell'accettazione per uscirne qualche secondo più tardi con un portantino e una sedia a rotelle.

«Che esagerazione!» sbottò Jimmy.«No. Ha ragione, Jimmy» disse Corinne. «È meglio che non ti sforzi.»Jimmy bofonchiò qualcosa che Alex non afferrò, e Corinne esclamò:

«Ma chi se ne importa di Babbo Natale! Dobbiamo pensare a te, adesso!».La piccola processione entrò in ospedale. Il portantino spingeva la

carrozzella di Jimmy, Corinne camminava al loro fianco e Alex in coda.Una volta dentro, Jimmy fu portato subito al pronto soccorso e Corinne

insistette per entrare assieme a lui. Perciò ad Alex non rimase che mettersi seduto ad aspettare, cosa difficilissima per lui.

Era lì da una decina di minuti quando, come un turbine, era arrivata una signora sulla sessantina, dall'aspetto militaresco e dai modi alquanto sbrigativi.

«Dov'è? Mi hanno detto che era arrivato. Lo stiamo aspettando.»«Chi?» chiese Alex, visibilmente sollevato da quel diversivo.«Babbo Natale. Jimmy. Corinne mi aveva assicurato che lo avrebbe fatto

lui, ma dov'è?»«Al pronto soccorso» rispose Alex. «Ha avuto un incidente.» «Oh, santo

cielo! Mi auguro non sia niente di grave. Sarebbe estremamente seccante.»

Lucy Gordon 18 2004 - Adesso Sei A Casa!

«Credo che per lui lo sarà comunque» disse Alex in tono sarcastico. La donna si girò verso di lui come una furia.

I«È facile per lei starsene seduto lì, a fare lo spiritoso. Le assicuro che le passerebbe la voglia di scherzare se dovesse spiegare a dei bambini malati che Babbo Natale questa sera non verrà a trovarli, e che perciò non riceveranno i doni che aspettavano.» Con grande sollievo di Alex, in quello stesso istante arrivò Corinne. «Signora Brandon, mi dispiace tanto» disse subito. «Jimmy ha una clavicola e una costola fratturate. Temo che non potrà vestirsi da Babbo Natale.»

«Perché? Può capitare a tutti di avere un incidente, anche a Babbo Natale» replicò la signora Brandon. «I bambini non ci faranno caso.»

«Lo hanno fasciato. Gli fa molto male» spiegò Corinne.«Be' possono dargli qualcosa.»«Gli stanno già dando qualcosa, signora Brandon, e sta per

addormentarsi.»«Oh, santo paradiso. Questa proprio non ci voleva!»Ad Alex scappava da ridere. La cieca determinazione della signora

Brandon sarebbe stata ammirevole in un consiglio di amministrazione, ma nella situazione in cui si trovavano adesso era decisamente fuori luogo.

«C'è un modo per risolvere il problema» disse. «E come?» Corinne si girò verso di lui con gli occhi lampeggianti d'ira. «È colpa tua. Sei stato tu a investirlo. Correvi come un pazzo.»

«Stavo andando a dieci all'ora, se è per questo. Jimmy è scivolato sul ghiaccio. È sempre stato lento di riflessi.»

«Be', comunque sia, non potrà fare Babbo Natale, e la macchina era la tua.»

Alex rimase senza fiato davanti a una così palese ingiustizia.«Che importanza ha di chi era la macchina, dal momento che non l'ho

urtato?» «Jimmy dice che lo hai fatto.» «E io dico di no.»«Volete smetterla di fare tanto chiasso per delle sciocchezze?» li

rimproverò la signora Brandon in tono indignato. «Forse non lo avete capito, ma qui abbiamo un grosso problema da risolvere.»

«Ma quale problema?» sbottò Alex, esasperato. «Che cosa ci vuole a fare Babbo Natale? Può farlo chiunque.»

«Ottimo!» intervenne Corinne. «Vuol dire che lo farai tu!» «Non intendevo...»

«Che magnifica idea!» La signora Brandon gli si piazzò davanti. «Lei e

Lucy Gordon 19 2004 - Adesso Sei A Casa!

Jimmy avete più o meno la stessa altezza, dunque il costume le andrà a pennello.» Si girò verso Corinne. «Lo ha portato?» le chiese.

«Sì, è in macchina. Ha ragione: è della sua taglia.»«Sono certo che ve la caverete anche senza di me» disse Alex sulla

difensiva. «Questo è un ospedale. Troverete decine di uomini disposti a...»«Un centinaio, circa» disse la signora Brandon in tono fermo. «Ma si

tratta di medici, infermieri, portantini. Chi di loro, pensa, dovrebbe trascurare il suo dovere per risparmiarle la fatica di fare il suo?»

«Non è affatto mio...»«Ci ha privato del nostro Babbo Natale» continuò implacabile la signora

Brandon. «Tocca a lei prendere il suo posto!»«Sentite, signore...»Alex incrociò lo sguardo di Corinne. Ma lei lo stava guardando con

occhi colmi di riprovazione.«Dopotutto, che cosa ci vuole?» gli fece il verso lei. «Chiunque può

farlo.»«Va bene, va bene.»«Splendido!» esclamò la signora Brandon in tono trionfante. «Le

conviene mettersi subito al lavoro. Corinne le mostrerà che cosa fare. Si sbrighi!»

E con ciò, girò sui tacchi e se ne andò.

«Lo trovi molto divertente, non è vero?» chiese Alex.«Abbastanza, direi. Quand'è l'ultima volta che qualcuno ti ha parlato

così, senza che tu lo stendessi?»«Non ricordo» ammise Alex.«Vado a prendere il costume.»«Corinne, aspetta.» La trattenne, posandole una mano sul braccio.

«Devo proprio farlo? Di sicuro...»«Ah-ah! Ti stai tirando indietro. Di' la verità: hai paura di non essere

all'altezza. È la prima volta che ti sento ammettere che c'è qualcosa che non sai fare meglio di chiunque altro.»

«Non volevo dire questo.»«No, volevi dire che non ti saresti mai abbassato a fare una cosa simile.»«Deve pur esserci un altro modo.»«Certo che c'è. Basta che trovi qualcuno che sia pronto a sostituirti fra

esattamente dieci minuti.»

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Alex digrignò i denti.«Va bene. Va' a prendere il costume e facciamola finita.»«Preferisco che mi accompagni fino alla macchina. Non vorrei che

approfittassi della mia assenza per dartela a gambe.»«Dannazione, Corinne!» esclamò Alex, furioso. «Perché devi reagire

così a qualsiasi cosa? Ho detto che lo farò, e lo farò. Dopotutto, che cosa ci vuole?»

Lei prese il costume e lo condusse nel cucinotto dove si sarebbe dovuto cambiare Jimmy. Mentre Alex si vestiva, gli spiegò che cosa avrebbe dovuto fare.

«Devi girare per i reparti pediatrici con il tuo sacco sulle spalle, e distribuire i regali.»

«Come farò sapere a chi dare cosa?»«Ti aiuterò io. Sarò lì con te. Ti dirò il nome di ogni bambino e ti

consegnerò il pacco giusto. Dopodiché, andrai a sederti vicino all'albero dell'ingresso. Abbiamo allestito una specie di grotta dove incontrerai i bimbi che sono qui in visita. Poi dovrò lasciarti da solo per qualche minuto per andare a prendere Bobby e Mitzi.»

«A proposito: li hai avvertiti che ho chiamato e che sarei arrivato un giorno prima?»

«No, ho pensato che sarebbe stato carino far loro una sorpresa.»«Pensavi che non sarei venuto, non è così?» le chiese lui, asciutto.«Be', se l'ho fatto, mi sono sbagliata» gli concesse Corinne. «Forse sono

stata ingiusta con te. Quando ho sentito la tua voce, ho pensato che avevi cambiato un'altra volta programma. Invece non lo hai fatto, ed è meraviglioso. Sarà un bellissimo Natale per tutti.»

Ricordando quanto vicino era andato a mandare tutto all'aria, Alex fu colto da un vago senso di colpa e distolse lo sguardo.

«Ecco qua» disse lei, ridendo. «Lascia che ti aiuti.»«Devo indossare un sacco di roba» osservò Alex. «Credevo sarebbe

bastata una barba bianca.»«Be', qui c'è la barba, ma anche la colla per fissarla, altrimenti potrebbe

spostarsi. Jimmy è un perfezionista. Si è fatto dare il costume da un costumista teatrale. E ha scelto le cose migliori.»

«Jimmy?»«Trascorrerà il Natale con noi, o meglio, così avevamo programmato

prima che fosse investito da un automobilista che credeva di essere a Le

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Mans.»«Non l'ho investito» precisò Alex a denti stretti. «È caduto.»«Non ha importanza. Ha scelto questo costume, ed è molto bello.»Alex doveva ammettere che era perfetto. La barba era morbida come la

seta, di un bianco candido, con degli enormi mustacchi, più lunghi della stessa barba. Quando finalmente la ebbe fissata, gli copriva quasi completamente la bocca.

Ma non finiva lì.«Una parrucca?» chiese, inorridito.«Naturalmente. Non saresti molto convincente con la barba bianca e i

capelli castani.»«Credevo che mi sarei dovuto mettere il cappuccio in testa.»«Non basta a nasconderli. Oggigiorno i bambini notano tutto. Vedono

degli splendidi effetti speciali al cinema e alla TV e, quando si confrontano con la realtà, si aspettano che sia altrettanto convincente.»

Alex bofonchiò qualcosa, ma, dopo che ebbe indossato la parrucca, dovette, riconoscere che era qualcosa di veramente speciale. Lunga, folta e morbida, scendeva fin oltre le spalle, mescolandosi alla barba, anch'essa morbida e lunga.

Così conciato non pareva più lui, e questa era una consolazione, pensò. Almeno nessuno lo avrebbe riconosciuto.

Stava cominciando a entrare nella parte, spinto dall'istinto che governava tutta la sua vita: essere il migliore qualunque cosa facesse. Che gusto c'era a fare una cosa, se poi non eri il migliore?

Per certi versi, aveva il fisico adatto al ruolo, essendo alto più di un metro e novanta. Ma c'era un particolare che non quadrava.

«Sono troppo magro» obiettò. «Il costume non è della mia taglia.»«Ci dovrebbe essere una pancia finta da qualche parte» disse Corinne,

frugando nel borsone.Dopo che l'ebbe indossata, era perfetto.«Che te ne pare?» chiese.«Sei troppo pallido. Devi avere le guance più rosee.»«Non toccarmi! Che stai facendo?»«Ti applico un po' di fard, per renderti più convincente.»«Non voglio neanche sapere che cosa mi hai messo in faccia.» Gemette.

«Non voglio sapere.»«Sei magnifico. Assolutamente perfetto. Adesso, però, prova a fare oh-

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oh-oh, come fa Babbo Natale.»«Oh-oh-oh!» intonò lui.«No, deve suonare più rotondo... più pieno. Prova di nuovo, con

maggior convinzione questa volta.»«Oh-oh-oh!»Con sommo stupore di Corinne, questa volta lo fece proprio bene.«Ottimo» disse. «Davvero convincente.»«Pensavi forse che non lo sarei stato?»«A Jimmy non riesce tanto bene. Ci prova, però la voce gli esce

stridula.»«Che mi dici delle sopracciglia?» chiese Alex. «Non ti sembrano un po'

troppo scure?»Aveva ragione. Le sue sopracciglia castane adesso risultavano troppo

evidenti contro il bianco dei capelli e della barba.«Non ci sono delle sopracciglia finte» disse Corinne, frugando di nuovo

nella borsa. «Dobbiamo accontentarci.»«Neanche per sogno. Dev'essere tutto perfetto. Questa è una cucina, no?

Ci sarà della farina, da qualche parte.»«La cucina serve solo per fare il tè» obiettò Corinne, aprendo

l'armadietto.Invece, contro ogni previsione, trovò un piccolo pacco di farina.«Come ti è venuto in mente di usare la farina?» chiese Corinne, mentre

applicava la polvere bianca alle sopracciglia di Alex.«Quand'ero bambino, volevo fare l'attore» le spiegò lui.«Non me lo avevi mai detto.»«Me n'ero dimenticato.»Corinne indietreggiò di un passo e l'osservò con aria critica per qualche

secondo.«Magnifico» sentenziò alla fine. «Ecco qua il tuo sacco di giocattoli,

sono tutti etichettati. Sei pronto?»«Andiamo!»

2

Che cosa avrebbe dato, da bambino, per incontrare Babbo Natale, o anche solo perché gli fosse accordata quel tanto di fiducia e spensieratezza

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necessarie per poter credere nella sua esistenza.Non gli avrebbe chiesto doni, ma solo un po' di serenità... no, di

normalità, per sé e per i suoi genitori. Un giorno di sfrenata allegria, non avrebbe domandato di più.

Quando veniva invitato a casa di qualche suo compagno di scuola, restava sempre dolorosamente colpito dal clima che si respirava nelle case degli altri, dove regnava un'atmosfera fatta di gesti, odori e colori che la sua casa non aveva mai conosciuto.

A Natale, le altre mamme preparavano torte e pasticcini che profumavano la casa di zenzero e cannella, e i papà tornavano dal lavoro con il sorriso sulle labbra. Appena entrati, posavano la valigetta, si chinavano e allargavano le braccia per accogliere i figlioletti festanti. Suo padre non lo aveva mai fatto. Rincasava cupo e depresso, le spalle curve, lo sguardo basso. Si chiudeva la porta alle spalle con un tonfo e salutava appena.

Non era un clima che invitava a credere a Babbo Natale. Infatti, Alex aveva smesso di farlo prima ancora di cominciare la scuola. Non aveva mai ricevuto un vero regalo. Sì, quando andava bene c'erano i biscotti al cioccolato, o un libricino, ma più spesso l'unico segno di Natale era un paio di calzoni, un maglione o una giacca di seconda mano, passatigli da un cugino più grande.

Era stato con Corinne che aveva iniziato a vivere veramente lo spirito del Natale. Per qualche anno, le feste avevano rappresentato qualcosa di sacro per lui. Lo coinvolgevano completamente, immergendolo in un mondo morbido e incantato, fatto di pace e serenità. Corinne riusciva con pochi soldi a trasformare il loro appartamentino in una specie di presepio vivente, ricompensandolo dei suoi tanti Natali mancati. Ormai era troppo tardi per recuperare la fede in Babbo Natale, ma Alex aveva insegnato ai suoi figli a credere e a sperare nel vecchio con la barba bianca con sulle spalle la gerla dei regali.

I suoi figli.Da quant'era che non parlava veramente con loro?Tutt'a un tratto, si rese conto che non sapeva nemmeno se credevano

ancora in Babbo Natale.

Il reparto Elefantini era stato progettato per accogliere bambini. Le pareti erano decorate da una fila interminabile di elefanti di cartone che

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giocavano con dei tronchi d'albero.Alex varcò la soglia e intonò: «Oh-Oh-oh!». Gli risposero i gridolini

deliziati dei piccoli pazienti costretti a letto.«Primo letto a destra» gli sussurrò Corinne, quando si furono calmati.

«Tommy Arkright, bacino fratturato. Affascinato dai fantasmi.»Chiunque avesse organizzato quella messinscena, lo aveva fatto bene, si

rese conto Alex non appena cominciò a chiacchierare con il piccolo Tommy. Il nome, la diagnosi e i suoi gusti erano corretti e, quando aprì il suo regalo, un libro di storie di fantasmi, fu un gran momento.

Fu così anche per il secondo bambino, e per il terzo. Alex cominciò a rilassarsi e perfino a divertirsi. In parte perché sapeva di essere irriconoscibile. Lì non lo avrebbero riconosciuto in ogni caso, ma l'anonimato totale lo faceva sentire più a suo agio.

Era di ottimo umore quando arrivò alla fine della fila di lettini e si voltò a salutare con la mano, dicendo: «Arrivederci a tutti».

«Arrivederci, Babbo Natale!» risposero i bambini in coro.«Devo riconoscere che la signora Brandon ha fatto proprio un ottimo

lavoro» disse Alex, mentre si dirigevano verso il reparto Farfalline.«Che cosa vuoi dire?»«Tutte le informazioni erano corrette. Se vuoi che una cosa riesca bene,

è fondamentale che la prepari con la massima cura, fin nei minimi dettagli.»

«Sono d'accordo. Ma che c'entra la signora Brandon?»«Non è stata lei a organizzare tutto?»«No. Sono stata io, brutto ingrato» replicò Corinne, indignata. «Sono

andata personalmente da ogni bambino, e gli ho chiesto come si chiamava, perché era qui e qual era il suo passatempo preferito.»

«Tu?» Tanto stupore non era affatto lusinghiero, ma Corinne si disse che Alex non poteva più ferirla con il suo sarcasmo.

«Sì, io» rispose con leggerezza. «Quella sciocchina di Corinne, che riesce a malapena a compilare la lista della spesa, ricordi? Ho sondato il terreno, ho ottimizzato le risorse, verificato le prospettive future e...» Si strinse la fronte mentre cercava di ricordare altre espressioni tipiche del gergo manageriale.

«Soppesato la situazione?» le suggerì lui. «Hai fatto un ottimo lavoro.»«Anche tu.»«Non te lo aspettavi, vero?» chiese Alex con un sorriso che non riuscì a

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nascondere dietro la folta barba.Corinne ignorò la domanda. «Vedi laggiù...» disse, «l'albero di Natale

nell'angolo?»«Sì.»«Quando avrai finito al reparto Farfalline, andrai a sederti lì sotto. Io

vado a prendere Bobby e Mitzi. Tornerò prima possibile.»«Gli dirai che sono io?»«No. Vediamo se lo indovinano.»«Indovineranno di sicuro. Sono il loro papà.»Corinne non fece commenti.Babbo Natale consegnò i regali alle bimbe ricoverate nel reparto

Farfalline. Adesso era sicuro di sé e padrone della parte.Corinne rimase con lui finché non si fu sistemato accanto all'albero. Solo

allora, gli sussurrò: «Adesso vado, ma torno subito».La casa in cui si svolgeva la festa era a soli cinque minuti di macchina

dall'ospedale. Bobby e Mitzi se ne andarono con le braccia colme di regali e i capellini ancora in testa.

«Non c'è bisogno di chiedervi se vi siete divertiti» disse Corinne.«E adesso incontreremo Babbo Natale» cinguettò Mitzi, tutta eccitata.Bobby toccò il braccio di Corinne e le chiese sottovoce: «Papà pensa

ancora di poter venire?».«Sì, tesoro, lo pensa ancora.»«Non ha cambiato idea mentre eravamo alla festa?»«No, non lo ha fatto.»La scrutò in volto.«Sei sicura?»Fino a quel momento, Corinne si era sentita in debito nei confronti di

Alex, ma, davanti all'espressione dipinta sul volto di Bobby, si rese conto che riusciva ancora a odiarlo. Il faccino del bimbo esprimeva un misto di ansia e dolore che le spezzò il cuore. Nessun uomo aveva il diritto di far soffrire così un bambino, di distruggere la fiducia che aveva nei suoi genitori, cosicché ogni momento di spensieratezza era offuscato dalla paura di perdere quella felicità passeggera.

«Tesoro, ti do la mia parola. Papà non ha cambiato idea né la cambierà.»Bobby si appoggiò allo schienale, apparentemente soddisfatto.«A proposito» disse Corinne, mentre si dirigevano verso l'ospedale, «lo

zio Jimmy ha avuto un piccolo incidente. È scivolato sul ghiaccio e si è

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rotto la clavicola.»Entrambi i bimbi esplosero in esclamazioni di orrore.«Zio Jimmy trascorrerà il Natale all'ospedale?» chiese Bobby.«Non lo so. Lo stanno ingessando proprio adesso. Dopo che vi avrò

consegnato a Babbo Natale, salirò a vedere come sta.»Una volta in ospedale, li portò dritti dritti da Alex.Alex, ormai, era entrato perfettamente nella parte di Babbo Natale.

Teneva un bambino sulle ginocchia, mentre un altro era in piedi accanto a lui. La madre li stava guardando con il sorriso sulle labbra. Altri tre bambini stavano aspettando in fila che arrivasse il loro turno.

Cornine avanzò lentamente, senza staccare gli occhi da Bobby e Mitzi, in attesa del momento in cui lo avrebbero riconosciuto.

Non lo riconobbero.Colpa della barba e della parrucca, si disse. Il travestimento era

magnifico. Ma, da vicino, lo avrebbero riconosciuto di sicuro.In quello stesso istante, Alex sollevò gli occhi. Guardò Cornine, poi i

bambini, poi di nuovo Cornine con espressione interrogativa. Lei scosse la testa in modo quasi impercettibile.

Portò i bimbi alla fine di una breve fila, disse loro qualcosa e si allontanò.

Alex fu orgoglioso di sé quando sentì un bambino mormorare: «Mamma, guarda. Sembra proprio un vero Babbo Natale».

Finalmente si trovò ad affrontare i suoi due figli. Bobby era davanti e, un po' più indietro, c'era Mitzi. Erano trascorse diverse settimane dall'ultima volta che l'aveva vista, e si era dimenticato di quanto in fretta crescevano i bambini. Se la ricordava con i capelli corti, mentre adesso li portava raccolti in due buffi codini. Così pettinata, pareva un elfo dispettoso. Alex le sorrise, ma la bambina aveva un'aria solenne e non pareva particolarmente ansiosa di farsi avanti.

«Forza, andiamo» la incoraggiò Bobby.Lei fece no con la testa.«Ha un po' di paura» confidò Bobby a Babbo Natale.«Ma sono...» Alex si bloccò e disse: «Ma io sono Babbo Natale.

Nessuno ha paura di me».Aspettò che uno dei due esclamasse: «Papà!», ma non lo fece nessuno

dei due.È ovvio, pensò. Fingono di non sapere, per stare allo scherzo.

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Si sporse verso Mitzi. «Non mi vuoi dire che cosa desideri per Natale?»Fu un grosso errore. Mitzi lo guardò con gli occhi sgranati.«Ma te l'ho già detto. L'ho scritto nella mia letterina. Non l'hai

ricevuta?»«Certo che sì» improvvisò Alex.Cercò lo sguardo di Bobby e il bambino sillabò la casa della Barbie.Poiché non ne aveva mai sentito parlare, Alex guardò di nuovo Bobby

con aria smarrita, e il bambino sillabò un'altra volta la Barbie, questa volta con maggior enfasi, e finalmente capì.

«Ah, ora ricordo. Tu vuoi la Barbie» disse, e vide il volto di sua figlia illuminarsi di gioia.

«Quella vestita da cavallerizza» precisò Bobby.«Quella vestita da cavallerizza» ripeté Alex.Il sorriso radioso di Mitzi gli disse che aveva capito bene.«E basta?» le chiese. «Non ti è venuto in mente nient'altro, nel

frattempo?»Mitzi esitò finché suo fratello la sospinse dolcemente in avanti e le

sussurrò: «Va'».Imbaldanzita, la bambina sollevò lo sguardo su Babbo Natale.«Potrei avere anche una collana?»«Certo» rispose Alex.Improvvisamente, Mitzi lo abbracciò. Alex si irrigidì, temendo che gli si

staccasse la barba. Invece tenne, e lui ebbe la consapevolezza delle sue braccine intorno al collo.

Naturalmente lo aveva abbracciato altre volte, ma mai con tale trasporto. Tutt'a un tratto comprese che cosa era stato a frenarla: la prudenza. Ma non c'era traccia di prudenza nel suo abbraccio, adesso.

La bambina si staccò da lui e si fece da parte per lasciare spazio al fratello.

Prima di rivolgersi a Babbo Natale, Bobby le puntò un dito contro.«Non ti allontanare» le disse in tono severo.Lei gli mostrò la lingua.«Ti dà molte preoccupazioni?» chiese Alex con un sorriso.«Di solito è brava» rispose Bobby, tutto serio. «Però, a volte, non mi

ubbidisce perché non sono molto più grande di lei.»Avevano tre anni di differenza, ma Alex ebbe un'ispirazione e disse:

«Cinque anni, più o meno?».

Lucy Gordon 28 2004 - Adesso Sei A Casa!

Bobby parve compiaciuto. «Di meno» ammise.«Ma quasi. Ed è una grande responsabilità essere l'uomo di casa.»«L'uomo di...? Non hai un papà?»Bobby fece una smorfia. «Una specie.»Alex si sentì pervadere da una strana calma.«Che cosa intendi per una specie?»«Be', non lo conosco molto bene» rispose Bobby. «Viene di rado.»«Immagino che sia molto occupato.»«Oh, sì, è sempre molto occupato. Troppo occupato per noi. Lui e la

mamma non stanno più insieme.»«Sai perché?» chiese Alex con cautela.Bobby si strinse nelle spalle.«Litigavano sempre, e la mamma piangeva tanto.»Una strana sensazione si impossessò di Alex. Corinne non aveva mai

pianto di fronte a lui.«Ti ha detto perché piangeva?»Bobby scosse la testa.«Lei non sa che l'ho vista e io devo fare finta che non sia così, perché

non le piace che si sappia in giro.»«Dunque non conosci il motivo?»Bobby fece no con la testa.«Forse le manca il tuo papà?» azzardò Alex.«Non credo. È stato cattivo con lei.»«Come?» chiese Alex, la voce un tono più alto di quanto avrebbe voluto.«Non lo so, però, quando parlano al telefono, piange sempre dopo che

ha riattaccato. Ma lui non vuole essere cattivo» si affrettò a precisare Bobby. «Solo che non capisce che certe persone sono più sensibili di altre.»

Alex esitò un istante prima di dire: «Allora, forse è meglio che non stiano più insieme?».

«Oh, no» disse Bobby, scuotendo vigorosamente la testa. «Verrà a trovarci per Natale, e sarà fantastico. Cioè, sempre che venga.»

«Ha detto che lo farà?»«Sì, ma...» Bobby si strinse nelle spalle, e fu un gesto più eloquente di

mille parole.Alex non riusciva a parlare. Mille pensieri gli affollavano la mente, e

tutti troppo difficili da affrontare. Il massimo che poteva fare era posare un

Lucy Gordon 29 2004 - Adesso Sei A Casa!

braccio sulle spalle di Bobby e stringerlo forte a sé.«Hai paura che faccia marcia indietro?» gli chiese alla fine.«Continuo a ripetermi che verrà» disse Bobby. «Non si fermerà a lungo.

Solo dalla sera della vigilia fino al giorno di Natale. Non dovrebbe riuscirgli troppo difficile dedicarci qualche ora fra un impegno e l'altro.»

«Penso che dovrebbe dedicarvi qualcosa di più» riuscì a dire Alex con voce tremante.

«Potresti occupartene tu?» chiese Bobby, speranzoso.«Vuoi che faccia in modo che rimanga più a lungo con voi?»«Oh, no!» si affrettò a precisare Bobby, come per dire che a nessuno

poteva essere chiesto di fare l'impossibile. «Mi basta che non cambi idea, e che venga a trovarci come ci ha promesso.»

«D'accordo. Ci penso io.»Bobby lo scrutò ansiosamente in volto.«Dici sul serio?»«Pensi che non possa farlo?»Bobby scosse la testa, lo sguardo fiero, gli occhi puntati su Babbo

Natale.«Tu puoi fare tutto» disse, «se vuoi.»Quelle parole suonarono come musica alle orecchie di Alex. Si chiese se

il bambino le avesse realmente pronunciate con un'enfasi particolare, o se fosse solo frutto della sua immaginazione.

«Allora te lo giuro» disse.«Sinceramente? Papà starà con noi fino al giorno di Natale, e non dovrà

partire prima?»Alex si lasciò trasportare dall'entusiasmo. «Posso fare di più» rispose.

«Posso fare in modo che arrivi prima del previsto. E che si fermi più a lungo di quanto ha detto.»

Si aspettava un'esplosione di gioia, invece Bobby non si scompose.«Sul serio? Saresti pronto a giurarlo?»«Certamente. Quando do la mia parola, la mantengo.»«È quello che dice lui» insistette Bobby. E, tutt'a un tratto, la sua voce

tornò a essere quella di un bambino sconsolato sull'orlo del pianto.Alex gli posò entrambe le mani sulle spalle.«Arriverà stasera» disse. «Te lo giuro solennemente. Parola di Babbo

Natale.»Bobby annuì, apparentemente soddisfatto.

Lucy Gordon 30 2004 - Adesso Sei A Casa!

«E adesso» continuò Alex, «dimmi che cosa desideri per Natale.»«Ma l'ho appena fatto» rispose Bobby.«Tutto qua? Nient'altro?»«È la cosa a cui tengo di più, e tu hai detto che posso averla. Hai

giurato.»«Sì, è vero. Perciò va' a casa e sta' a vedere che cosa succede.»Bobby sorrise e finalmente fu il sorriso spontaneo e radioso di un

bambino. Ma per Alex fu un pugno allo stomaco.«Tutto bene, voi due?» Corinne apparve dal nulla. «Spostatevi. Ci sono

altri bambini che aspettano di parlare con Babbo Natale.»In effetti, altri tre bimbi si erano aggiunti alla fila. Bobby e Mitzi

seguirono la loro mamma.«Come sta lo zio Jimmy?» chiese Bobby. «Viene a casa con noi o deve

rimanere qui?»«Forse potrà tornare a casa domani. Dobbiamo aspettare e vedere.

Coraggio, andiamo, adesso. Arrivederci, Babbo Natale.»«Arrivederci, Babbo Natale» fecero i bimbi in coro.Alex li salutò con la mano e si rivolse con riluttanza al suo prossimo

cliente.Ma la sua mente era altrove, con Corinne e i bambini. Li immaginò

uscire dall'ospedale e dirigersi verso la macchina. Chissà di che cosa stavano parlando, adesso. Bobby stava forse raccontando a sua madre che cosa aveva chiesto a Babbo Natale?

Finalmente fu libero di andarsene. La signora Brandon lo raggiunse in cucina mentre finiva di cambiarsi.

«Dove metto il costume?» le chiese.«Lo porti pure con sé. Corinne saprà che farne.»Infilò il vestito nella borsa, che lanciò sul sedile posteriore dell'auto.

Avviò il motore e partì.Giunto a destinazione, spense il motore e rimase qualche minuto seduto

in macchina, in silenzio, a studiare la sua prossima mossa.Sarebbe dovuto essere il suo grande momento. Sarebbe entrato

trionfalmente in casa, tenendo fede alla parola di Babbo Natale. I bambini avrebbero esultato di gioia.

Tutt'a un tratto, e contro ogni previsione, perse il coraggio. Non sapeva perché. Bobby si era espresso come un bambino che amava suo padre, e che non vedeva l'ora di vederlo. Però aveva detto: «Non si fermerà a

Lucy Gordon 31 2004 - Adesso Sei A Casa!

lungo. Solo dalla sera della vigilia fino al giorno di Natale. Penso che non dovrebbe riuscirgli troppo difficile dedicarci qualche ora fra un impegno e l'altro».

C'era qualcosa in quelle parole di suo figlio che lo avevano profondamente turbato.

Non dovrebbe riuscirgli troppo difficile dedicarci qualche ora fra un impegno e l'altro.

Era così che Bobby vedeva suo padre? Un uomo che si concedeva ai propri figli a piccole dosi?

Non voleva entrare in casa.Un vigliacco, ecco cos'era.Che schifo!Smontò dalla macchina. Sulla veranda, cercò le chiavi che Corinne gli

aveva lasciato, mentre da dentro casa gli arrivava il suono delle voci dei suoi cari.

La voce di Corinne.«Bobby, che fai in ingresso?»«Niente, mammina.»«Vieni a mangiare il gelato.»Questa era la voce della piccola Mitzi, più sottile e distante.«Arrivo fra un minuto» rispose Bobby dall'ingresso.Poi di nuovo la voce di Corinne.«Tesoro, perché fissi la porta?»Tutt'a un tratto ebbe la sensazione che una luce gli si fosse accesa

dentro. Vide il faccino di suo figlio, intento a fissare la porta d'entrata con dolorosa intensità.

Non sapeva da dove venisse quella luce, ma era sicuro che c'entrava in qualche modo con la chiacchierata che aveva fatto con Bobby. Illuminava tutto il mondo da una nuova angolazione, mostrandogli quello che era sempre stato lì, ma che lui non aveva mai notato.

Girò la chiave nella toppa.«Papà!»Fu Mitzi a gridare. Corinne lo accolse con un sorriso. Solo Bobby non

ebbe alcuna reazione. Rimase perfettamente immobile, un'espressione incredula dipinta in volto.

Alex avrebbe voluto gridargli, Ma te lo avevo promesso, sapevi che sarei venuto.

Lucy Gordon 32 2004 - Adesso Sei A Casa!

Invece si concentrò su sua figlia, che lo stava quasi soffocando con l'esuberanza del suo abbraccio.

«Ciao, tesorino.»«Papà, papà!» cinguettò la bambina.«Ehi, così mi soffochi» disse Alex, ridendo. «Come sta la mia

signorina?»Padre e figlia si baciarono, poi Alex si girò verso suo figlio.Bobby era stranamente pallido. «Ciao, papà» disse.«Ciao, figliolo.»Con suo sommo stupore, il bambino gli tese educatamente la mano,

come se fosse un estraneo. O un fantasma.«Ben arrivato, papà.»Poi, all'improvviso, si rese conto che l'arrivo anticipato di suo padre non

era un sogno, ma la realtà. Allora cedette e gli si gettò fra le braccia, affondando il volto nel suo giaccone.

Alex lo strinse in un caldo abbraccio. Gli pareva di sentire la tempesta di emozioni che lo stava attraversando. Non sapeva che cosa fare eccetto rimanere dov'era, cercando di comprendere, ma consapevole della propria impotenza.

Sollevò lo sguardo e subito incontrò quello di Corinne.Lei stava osservando la scena, un'espressione dolce sul volto. Ma Alex

aveva la sensazione che gli stesse lanciando un avvertimento.Bobby indietreggiò di quel tanto necessario per poter guardare suo padre

negli occhi. Aveva il volto inondato di lacrime, che asciugò frettolosamente con il dorso della mano. Alex gli fece una carezza.

«Va tutto bene, figliolo» gli disse in tono pacato. «Sono qui con voi, adesso.»

Bobby tirò su con il naso. «Ciao, papà.»«Ehi, è questo il modo di accogliere il tuo vecchio papà? Piangendo?

Vuoi che me ne vada?»Era una battuta infelice, decisamente fuori luogo in un simile momento.Bobby si aggrappò a lui, terrorizzato, e Alex trasalì. Stava sbagliando

tutto.Cercò un modo per rimediare e disse la prima cosa che gli saltò in

mente. «Non ti libererai di me tanto facilmente, figliolo. Adesso sono qui e non ho nessuna intenzione di andarmene. Mi dovrai sopportare per qualche giorno.»

Lucy Gordon 33 2004 - Adesso Sei A Casa!

Mitzi cominciò a saltargli intorno gridando: «Yuhuuu! Yuhuuu!». Bobby, sempre riflessivo, si limitò a sorridere.

«Coraggio, bambini» disse Corinne. «Lasciate entrare papà e fategli riprendere fiato.»

Alex si raddrizzò e le diede un bacio sulla guancia. Corinne fece lo stesso con un sorriso cordiale sulle labbra, convinta che fosse importante far capire ai bambini che mamma e papà avevano un rapporto amichevole e si volevano ancora bene nonostante non stessero più insieme.

«Avevi detto che saresti arrivato domani» gli rammentò Mitzi.«Be', sono riuscito a liberarmi prima del previsto e ho pensato che

sarebbe stato bello stare insieme un po' di più.» Le arruffò i capelli. «Non ti dispiace, vero?»

La piccola scosse la testa, estasiata, e indicò la propria bocca. «Ho perso un dentino» annunciò con orgoglio.

Alex studiò lo spazio vuoto con molto interesse. «Grandioso. Quand'è successo?»

«La settimana scorsa.»«Me lo sono perso. Mi dispiace.»«L'ho conservato apposta per mostrartelo» lo rassicurò la bambina.«Davvero? Fammelo vedere, allora.»Mitzi prese prontamente il dentino dalla tasca dei calzoni. Alex sentì

Corinne ridere piano.«Me lo venderesti?» chiese Alex. «Ti offro una sterlina, in cambio.»Mitzi fece una smorfia.«Una sterlina e mezza?»La bambina fece no con la testa.«Due. Prendere o lasciare.»«Affare fatto.»Mitzi gli porse il dente e intascò le due sterline. Poi corse con il fratello

nella stanza dei giochi.«Tale padre, tale figlia» disse Corinne, quando Alex la raggiunse in

cucina.«Lei è peggio di me. Alla sua età io mi sarei accontentato di molto

meno.»«Non dimenticare l'inflazione» replicò lei in tono scherzoso. «Devo

riconoscere che sei stato molto bravo. Pensavo che ti avrebbe spiazzato, con la storia del dente.»

Lucy Gordon 34 2004 - Adesso Sei A Casa!

«Ricordati che io non mi faccio spiazzare da nulla» replicò Alex. Poi guardò il dente nel palmo della mano. «Che cosa dovrei farne?»

«Conservarlo come un tesoro.» Corinne rise. «Hai pagato per averlo. Ti va un boccone?»

«Non ricordo quand'è stata l'ultima volta che ho mangiato» ammise Alex.

«Te lo dico io» disse Corinne con un sorriso. «Per colazione hai buttato giù una tazza di caffè nero. Pensavi che saresti riuscito a mangiare qualcosa a pranzo, invece non ne hai avuto il tempo, perciò ti sei fatto bastare un tramezzino.»

«Sono così prevedibile?»«Sì.»«Ho mangiato un panino lungo la strada.»«Oh, bene. Allora non mangerai la bistecca che ti ho preparato.»Lui le sorrise, malizioso. «Cos'è? Una sfida?»Lei gli versò del tè, molto forte e molto zuccherato, come piaceva a lui,

e lui entrò nella stanza accanto. Come il resto della casa, era decorata con addobbi natalizi.

Era una vecchia casa e conservava ancora intatto il fascino delle cose antiche. Corinne l'aveva trovata attraverso un annuncio sul giornale. Villa vittoriana a due piani con facciata interamente ricoperta da edera rampicante, immersa nel verde, molto particolare, Vendesi amanti atmosfere d'altri tempi, c'era scritto.

Era esattamente ciò che cercava per sé e i suoi bambini: una dimora calda e confortevole in cui ritrovare se stessa oltre ai ritmi, ai sapori, agli odori di una vita più semplice e più serena. La grande villa superaccessoriata in cui aveva vissuto con Alex era troppo fredda, troppo bianca e troppo tecnologica per i suoi gusti. Con la sua grande piscina rettangolare e l'ampio ingresso in marmo bianco, pareva una dimora uscita da un serial televisivo americano, mentre lei adorava le vecchie, romantiche case inglesi, sicuramente meno all'avanguardia, ma decisamente molto più accoglienti.

Alex si guardò intorno. Accanto al caminetto, sopra il quale faceva mostra di sé soltanto un grande vaso di porcellana con dentro dei fiori di seta, c'era l'albero di Natale. Era più piccolo e meno appariscente di quello nel suo ufficio, e la fatina sulla punta era sbilenca e sembrava che stesse per cadere da un momento all'altro. Ma i pacchi colorati intorno alla base

Lucy Gordon 35 2004 - Adesso Sei A Casa!

recavano ognuno un bigliettino con scritto sopra il nome del destinatario, e se li si scuoteva, suonavano in modo rassicurante.

Non come quelli nel suo ufficio, che erano tutti vuoti.Mentre Alex osservava la scena, quella luce gli si riaccese dentro e lui

capì che quello era un vero albero di Natale, con regali veri, per gente vera.

Lesse alcuni dei cartellini. C'erano regali da parte di Corinne per i bambini e viceversa, regali da Jimmy a tutti quanto loro, e da tutti quanti loro a Jimmy. Si stupì notando quante volte appariva il nome di Jimmy.

«È ora di andare a dormire, bambini» annunciò Corinne. «Domani vi aspetta una giornata impegnativa.»

«Voglio che mi metta a letto papà» disse subito Mitzi.«Va bene» acconsentì Alex. Poi si rivolse a Bobby. «E tu, che cosa

vuoi?»«Io sono grande, faccio da solo» rispose il bambino in tono sgarbato.

«Ma se vuoi, più tardi puoi venire a darmi la buonanotte.»«Ottimo.»Sua figlia gli saltò in groppa e si fece portare così fino nella sua

cameretta, che era interamente decorata con motivi equestri. Alle pareti erano appesi disegni raffiguranti cavalli, altri galoppavano sul piumino steso sul letto, gli scaffali erano zeppi di libri sull'equitazione.

Alex parlò senza pensare. «Adesso capisco.»Si riferiva alla bambola vestita da cavallerizza che Mitzi aveva chiesto

qualche ora prima a Babbo Natale. Di fronte all'espressione perplessa della sua bambina, si ricordò, troppo tardi, che, in teoria, non avrebbe dovuto saperne nulla.

«Avremo molte cose da raccontarci, domani. Buonanotte, angioletto.»Le diede un bacio e se ne andò frettolosamente, prima di commettere

qualche altra gaffe.La cameretta di Bobby era stranamente anonima. Non c'erano disegni

alle pareti, né libri sugli scaffali, a parte quelli di scuola, naturalmente. Alex sfogliò i suoi quaderni.

«Hai dei bei voti» osservò. «Lavori sodo, eh?»Bobby annuì.«Molto bene.» Non sapeva che altro dire. «Stai bene, figliolo? Voglio

dire, ti trovi bene qui?»«Sì, è carino.»

Lucy Gordon 36 2004 - Adesso Sei A Casa!

«Non ti manca la tua vecchia casa?»Bobby dovette fare uno sforzo per trovare le parole giuste. «I luoghi non

hanno importanza.»«No. Sono le persone a contare, giusto?»«Giusto.»«Be', adesso sono qui.»«Sì.»Alex lo guardò negli occhi. «Sei contento, vero?»«Sì, certo.»Non ne sarebbe stato tanto sicuro se non fosse stato per la loro

precedente conversazione. Perché Bobby era così diverso, adesso?Perché adesso sa che sono io.«Domani sarà un gran giorno» disse in tono allegro.«Sì.»La serata si stava rivelando un vero disastro. Alex aveva programmato di

agire in base a ciò che aveva appreso da Bobby quella sera, e di usarlo in modo da trasformare quella sua visita in un trionfo. Era quella la chiave del successo: raccogliere informazioni e usarle con intelligenza. Ma la verità era che gli stava sfuggendo di mano la situazione.

«Papà...»«Che c'è?»La voce di Alex tradiva tutta la sua angoscia.«Domani mattina ricordati di chiedere a Mitzi com'è andata la sua recita

scolastica. È stata bravissima.»La recita scolastica? La recita scolastica? Quand'era stata? Perché non

lo aveva saputo?«Era una pantomima...» gli spiegò Bobby, come se gli avesse letto nel

pensiero. «E Mitzi recitava la parte di un elfo.»«Mmh...»«È andata in scena la settimana scorsa. Tu eri via.»«Sì... certo... sì, altrimenti sarei...»«Sì, come no. Ti ricorderai di chiederglielo?»«Sicuramente. Buonanotte, figliolo.»Poi toccò a Corinne salutare i bambini. Mentre uscivano nel corridoio,

lei si rivolse ad Alex.«Ti ho sistemato nella camera in fondo al corridoio» disse. «Le tue cose

sono già lì.»

Lucy Gordon 37 2004 - Adesso Sei A Casa!

Alex guardò dentro prima di scendere le scale. Era una piccola stanza, linda e ordinata, con un letto singolo.

Presumibilmente la camera di Corinne era quella grande, d'angolo, ma... dove dormiva Jimmy?, si chiese.

3

Alex scese le scale tanto silenziosamente che Corinne non lo udì, cosicché ebbe qualche istante per osservarla mentre cucinava le bistecche.

Tutt'a un tratto, l'aroma della carne sul fuoco lo riportò ai primi tempi del loro matrimonio, quando anche una bistecca era un lusso. Ma, in qualche modo, Corinne riusciva sempre a mettere da parte il denaro necessario per comprare qualche leccornia.

Erano stati complici. Avevano riso della loro povertà, si erano scambiati baci e carezze, ognuno pronto a togliersi il pane di bocca per sfamare l'altro. Ma era successo tanto tempo prima.

Gli anni non avevano scalfito la sua bellezza, pensò Alex. Dopo due gravidanze, Corinne conservava ancora la stessa figura sottile e aggraziata di un tempo.

A diciott'anni era uno schianto. Bella, sexy, spiritosa. Sapeva di avere potere sugli uomini, però non ne approfittava. Erano tutti innamorati di lei. Ma solo Alex era riuscito a conquistare il suo cuore.

Anche il suo viso non era molto cambiato. Forse con gli anni si era fatto più scavato, e gli occhi avevano perso un po' della loro lucentezza. Erano ancora bellissimi, ma erano velati di tristezza, adesso.

«È pronto» disse Corinne quando lo vide.Era sempre stata un'ottima cuoca e anche quella sera preparò una cena

eccellente. La carne era cotta a puntino, il vino era quello giusto, l'insalata condita alla perfezione.

Il loro ultimo incontro risaliva a tre mesi prima ed era finito in baruffa.Alex aveva cercato inutilmente di farla ragionare e di convincerla a fare

ritorno a casa. Non riusciva a capacitarsi che Corinne se ne fosse andata per sempre, ma c'era dell'altro: Alex Mead non accettava l'idea di essere un perdente.

«No, Alex, non tornerò.» Corinne aveva fatto un piccolo sospiro, prima di aggiungere: «Ormai ho deciso».

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Lui si era passato una mano fra i capelli. «Ma non pensi ai bambini?» le aveva chiesto con un tono di voce che tradiva un misto di incredulità e disperazione.

«Ci penso, eccome» aveva replicato lei, secca. «Ormai sono abituati ad avere un padre part time. Il divorzio non cambierà nulla. Non sei mai stato presente nella loro vita.»

«E noi? Che ne sarà di noi?» le aveva chiesto Alex, angosciato.«Io me la caverò. Del resto, sono anni che vivo praticamente da sola. In

fondo, anche per me non farà una gran differenza.»«Ma io non voglio divorziare» aveva subito messo in chiaro Alex.«Allora non divorzieremo. Comunque, io non intendo tornare a casa»

aveva replicato Corinne, lapidaria.Da allora si erano parlati soltanto attraverso gli avvocati.Com'era possibile che due persone che si erano tanto amate, che avevano

condiviso tante gioie e tante difficoltà... la passione, la povertà, l'ascesa al successo, la nascita di due figli, tante notti passate in bianco, a cullarli... arrivassero al punto da non riuscire più nemmeno a parlarsi?

Corinne gli aveva fatto recapitare il suo invito per Natale attraverso la sua segretaria.

«Grazie per avermi permesso di venire» le disse adesso Alex in tono pacato.

«Non credevo avresti accettato il mio invito. Mi ha stupito moltissimo che sei arrivato con un giorno di anticipo. Che cosa è successo? Di' la verità: è saltato qualche impegno più importante?»

Alex rabbrividì.«Scusami» disse subito. «Forse mi sono espressa male.»«Non c'è niente di più importante che stare con la mia famiglia» replicò

lui con enfasi.«Significa molto per i bambini.»«E per te, Corinne?»«Io non c'entro. Devi pensare a loro, adesso.»«C'entriamo tutti quanti, Corinne, non credi?»«Be', prendiamola come un'occasione per comportarci da persone civili.

Non lo siamo stati gran che, ultimamente.»«Nient'altro?»«No, nient'altro. Non sono più tua moglie...»«Sì che lo sei!» replicò lui con rabbia, perdendo il controllo come gli

Lucy Gordon 39 2004 - Adesso Sei A Casa!

accadeva sempre più spesso negli ultimi giorni. «Non siamo ancora divorziati, e forse non lo saremo mai.»

Lei lo guardò con un sorrisetto.«Devi uscire vincente da ogni discussione, vero? Be', questa volta non

andrà così, Alex. Dunque, perché non lasciamo perdere? Non voglio rovinare questa vacanza.»

«C'è qualcun altro?»La domanda gli uscì di bocca all'improvviso, senza eleganza, senza tatto,

senza finezza.Lei rimase seduta in silenzio.«Dimmi» insistette lui.«No, non c'è nessun altro. Non voglio nessun altro. Non è per questo che

ti ho lasciato.»Corinne sapeva bene che Jimmy non aspettava che un suo cenno per

dichiararsi. Era innamorato di lei praticamente da sempre e ci sapeva fare con i bambini. Bobby e Mitzi lo adoravano, ma come uno zio. Non avrebbero mai accettato che prendesse il posto del loro papà. Soprattutto Bobby. E neanche lei. Non era pronta a concedere il suo cuore a un altro uomo, e ancora meno il suo corpo. Quelli sarebbero appartenuti per sempre ad Alex... Non lo aveva lasciato perché non lo amava più, al contrario. La verità era che l'amava così tanto che non sopportava più di vivere un matrimonio part time.

Prima di andarsene, lo aveva posto davanti a un aut aut: o tutto, o niente, gli aveva detto. Ma lui non aveva dato peso alla cosa. Probabilmente credeva fosse solo un bluff.

Invece, Corinne era maledettamente seria. Così seria che qualche giorno dopo aveva fatto i bagagli e se n'era andata portando i bambini con sé.

«Lo hai fatto soltanto per liberarti di me, giusto?»«Se vuoi metterla così, sì. Ma perché dobbiamo fare questi discorsi? È

Natale, Alex. Rilassati.»«Come preferisci.»Corinne gli versò il caffè.«E tu?»«Scusa?»«Tu hai un'altra?»«Ti interessa?»«Se tu puoi chiederlo a me, io posso chiedertelo a te» rispose Corinne in

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tono leggero.«Solo che sei stata tu ad andartene e a parlare di divorzio, non io. Il che

significa che non dovrebbe interessarti se ho un'altra donna o no.»Lei si strinse nelle spalle. «Hai ragione. Ti va una goccia di brandy nel

caffè?»«Sì, grazie.»Mentre gli versava il liquore, lui le rispose. «Comunque, la risposta è

no.»Corinne prese le loro tazze e le portò in soggiorno, dove c'era l'albero.«Siediti e rilassati» disse. «Sembri uno zombie.»Lui si sedette nella poltrona e chiuse gli occhi. Era esausto, ma la sua

stanchezza non era dovuta al lavoro. Grazie al cielo, sentiva che la tensione si stava allentando, lasciandolo rilassato come non lo era da tempo.

Una cosa era rientrare stanco da un viaggio di lavoro o dall'ufficio, e trovare una famiglia, seppur rumorosa, ad aspettarti. Un'altra era tornare in una casa deserta e silenziosa. C'erano delle sere in cui il silenzio gli gravava addosso pesante come una coperta bagnata. Certo, sarebbe potuto uscire, avrebbe potuto cercare compagnia, degli amici, una donna. Un'avventura, forse. Ma non erano quelle le cose di cui aveva bisogno.

La cosa più brutta era rendersi conto che la colpa di tutto quel malessere era soltanto sua. Per quanto si sforzasse di trovare qualche difetto a Corinne, non ci riusciva. Con il senno di poi, doveva riconoscere che sua moglie ce l'aveva messa davvero tutta per salvare il loro matrimonio. E lui l'aveva lasciata sola a lottare.

Se solo fosse potuto tornare indietro di un anno...La voce di Corinne lo riportò bruscamente alla realtà.«Com'è andata dopo che ti ho lasciato all'ospedale?» gli chiese. «I

bambini ti hanno riconosciuto, poi?»«No» rispose Alex. «Almeno, se anche lo hanno fatto, non lo hanno dato

a vedere.»«Mitzi non sarebbe riuscita a bluffare» disse subito Corinne. «È di

un'impudenza... il suo maestro di equitazione dice che non ha paura di niente e di nessuno.»

«Il suo maestro di equitazione?» chiese Alex. «Sta imparando anche lei ad andare a cavallo?»

Corinne scosse la testa. «Solo lei. Bobby ha smesso.»

Lucy Gordon 41 2004 - Adesso Sei A Casa!

«Non dirmi che aveva paura» replicò Alex, la voce un po' più alta di quanto avrebbe voluto.

«No, non aveva paura. Semplicemente non gli piaceva e preferiva fare altre cose. Mizti, invece, ha una vera passione per i cavalli.»

Lui rimase in silenzio, a digerire la propria delusione. Corinne gli sorrise, comprensiva.

«Non siamo più nel diciannovesimo secolo» gli rammentò.«Che cosa vuoi dire?»«A quell'epoca avresti potuto obbligare Bobby a fare certe cose anche se

a lui non piacevano. Oggi no. Nostro figlio non deve andare a cavallo solo perché tu avresti voluto farlo e non hai potuto.»

Da bambino, Alex era affascinato dai cavalli.«Dev'essere per forza tuo figlio a realizzare i tuoi sogni, non è così?»

proseguì Corinne. «Una figlia non è lo stesso per te. Sei indietro di due secoli, Alex.»

«Stai dicendo un sacco di sciocchezze» obiettò lui.«No, non è vero. È così che ragioni. Invece, dovresti andare a vedere

come cavalca Mitzi. E complimentarti con lei per quanto è brava.»«D'accordo. Lo farò.»«Dovresti essere orgoglioso di lei. È un vero talento naturale. Perché

non prendi qualche lezione anche tu?»«Io? Prendere lezioni di equitazione, alla mia età?»«Perché no? Mi dicevi sempre che era il tuo più grande desiderio,

quando eri bambino. Che senso ha fare tanti soldi se non ne spendi un po' per realizzare i tuoi sogni, Alex?»

Corinne aveva ragione: era così impegnato a fare soldi che non aveva il tempo di spenderli.

«Certo, con mia figlia di cinque anni che mi gira intorno!»«Be', sarà inevitabile, all'inizio, perché lei ha già un po' di pratica mentre

tu sei un principiante» disse Corinne. «Ma sono sicura che Mitzi ne terrà conto.»

Alex sorrise, riluttante. Poi, tutt'a un tratto, si ricordò della conversazione che aveva avuto con sua figlia all'ospedale.

«Ha detto che vuole una Barbie vestita da cavallerizza. Dove credi che posso trovarla?»

Con suo stupore, Corinne scoppiò a ridere.«Non penserai sul serio che abbia lasciato tutto all'ultimo momento.

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Domani è la vigilia di Natale. Sono due mesi che la gente saccheggia i negozi di giocattoli. Non ti preoccupare, gliel'ho già comprata io. Ma gliela puoi regalare tu, se vuoi.»

«Credi che non le abbia ancora comprato un regalo?»«No, ma immagino che le avrai comprato qualcosa di molto costoso,

mentre lei desidera una bambola. E se gliela regalerai, sarai il suo eroe.»«Grazie» rispose lui, burbero. «Mi piacerebbe. E desidera anche una

collana.»«Ho anche quella» lo rassicurò Corinne.«Hai proprio tutto sotto controllo. Mi ci vorrebbe un paio di persone

come te, in ditta.»«Buffo. È quello che dice Jimmy» replicò Corinne, ridendo. «Solo che

lui sostiene che sarei molto utile nell'esercito. Mi chiedo come il paese abbia tirato avanti così a lungo senza di me.»

Alex si rabbuiò. Non voleva parlare di Jimmy.«A ogni modo, capire Mitzi è semplice» continuò Corinne. «Invece

Bobby è piuttosto introverso e non si capisce mai a che cosa sta pensando. Credi che ti abbia riconosciuto?»

«Non lo so» rispose Alex. «Onestamente, non lo so. Non ha detto niente, ma... Corinne, era a pochi centimetri da me. Com'è possibile che non abbia riconosciuto suo padre?»

«Ricordati che indossavi la parrucca, la barba e una pancia finta. Inoltre non immaginava che saresti arrivato oggi.»

Ed è passato più di un mese dall'ultima volta che ti ha visto.Corinne non lo disse, ma la frase era come sospesa nell'aria.«Ti ha detto che cosa desidera?» chiese lei.Certo, pensò Alex, mio figlio mi ha detto che il più bel regalo sarebbe

stato avermi a casa per Natale, come se fosse un sogno irrealizzabile. Mi considera "una specie di papà" e vive sempre sul chi va là, con il terrore che possa cambiare idea da un momento all'altro.

«Ehilà!» Corinne gli sventolò una mano davanti alla faccia. «C'è qualcuno in casa?»

«Scusami!» disse lui con un sorriso forzato. «No, non ne so niente. Dovrai dirmelo tu. Che cosa gli piace?»

«Disegnare, colorare... qualunque cosa che abbia a che fare con l'arte.»«Non ama il calcio o qualche altro sport?»«Guarda lo sport alla televisione, ma i suoi interessi sono altri.»

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«Corinne, sei sicura? Non mi ha mai detto che gli piace disegnare.»«Ovvio. Sa che non lo apprezzeresti. Ma si dedica molto al disegno da

quando ha scoperto di possedere un certo talento. Ha imparato da poco a usare gli acquerelli. Se gli regalerai qualcosa di inerente, lo farai felice. Ma scommetto che gli hai già comprato un paio di stivali da cavallerizzo.»

«Fra le altre cose» bofonchiò Alex. «Immagino che preferisci che non glieli dia.»

«Decidi tu.»«Certo!» replicò lui in tono aspro. «Ti piacerebbe, vero, che gli regalassi

qualcosa che non vuole? Così almeno dimostrerei di essere il padre inutile che sostieni io sia!»

Succedeva di rado che Corinne perdesse la pazienza. La perse adesso.«Non essere sciocco, Alex! Mi rendo conto che è dura, ma cerca di non

renderti ridicolo, almeno. Se era questo che volevo, non ti avrei avvertito, non credi?»

«Sì, hai ragione» rispose lui un po' troppo frettolosamente. «Scusami. Io non... Solo che ultimamente scatto come una molla. Non so neanch'io perché. Comunque, non avrei dovuto dire quello che ho detto.»

«Non importa. Quello che conta sono i bambini. Cerca di vedere Bobby per quello che è, e non come il figlio di Alex Mead. Non hai idea di quanto io lo detesti, il figlio di Alex Mead!»

«Ma cosa diavolo stai farneticando?»«Il figlio di Alex Mead è una sorta di bambino immaginario che gira per

casa fin da quando è nato Bobby. Ha un sacco di interessi maschili. Gli piacciono gli sport maschili e tutto quanto comporta sporcarsi. Non ha tempo per l'arte né per la musica, è irruente e affatto riflessivo... giusto l'opposto di Bobby. Fino adesso Bobby ha vissuto fingendo che gli piacessero delle cose che, in realtà, lo annoiavano a morte, solo perché, così facendo, sperava di attirare la tua attenzione. Sa perfettamente di non incarnare l'immagine del tuo figlio ideale. In effetti, chi la incarna è Mitzi.»

Alex, troppo scioccato per parlare, rimase zitto.Corinne si alzò e gli portò un altro brandy.«Grazie. Ne ho proprio bisogno» disse Alex.Mentre rifletteva, buttò giù una lunga sorsata del liquido ambrato.«Se mi detesta tanto, perché si preoccupa di fingere?»«Perché ti adora» rispose Corinne. «Sei il suo idolo. Si getterebbe nel

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fuoco e nell'acqua per te. Riesci a fartelo entrare in quella testa dura?»Esasperata, Corinne trasse un profondo sospiro. «Stiamo litigando di

nuovo.»«Sì, be'...» Alex si strinse nelle spalle.In quello stesso istante, squillò il cellulare che aveva lasciato in

anticamera. Alex rispose, sollevato da quel diversivo.Era Mark Dunsford, il suo assistente. Mark era preciso e zelante quanto

Alex, ed era geloso di Kath, che era con lui da più tempo e che godeva della sua piena fiducia. Per cercare di ingraziarsi il capo, Mark si dedicava al lavoro anima e corpo, ventiquattr'ore su ventiquattro e, naturalmente, faceva in modo che Alex ne fosse al corrente.

«Mi stavo giusto chiedendo se avesse da darmi delle altre istruzioni» gli disse adesso.

«Assolutamente no. È Natale. Va' a casa, dalla tua famiglia.» «Non ho una famiglia.»

«Va' a casa comunque, Mark. O dove altro devi andare.»«Ovunque sarò, sappia che avrò il controllo della situazione. Sono sicuro

che lei farebbe lo stesso.»«Mark, rilassati. È Natale. Non c'è nessuna situazione da tenere sotto

controllo.»«Va bene, ma forse farebbe meglio a lasciarmi un suo recapito, nel caso

in cui dovessi mettermi in contatto con lei. So che posso chiamarla sul cellulare, però è sempre utile avere un numero di riserva. Non si può mai sapere...»

Alex esitò qualche istante. Con ogni probabilità non sarebbe successo nulla, ma era bene essere preparati.

«D'accordo. Potrai trovarmi al...»Si interruppe. Corinne lo stava guardando, la testa leggermente piegata

di lato.«No» disse Alex. «Questo è un numero privato, non te lo posso dare e

preferirei che non mi chiamassi affatto. In caso di emergenza, usa pure il cellulare, però dev'essere questione di vita o di morte. Ti chiamerò io.»

«Ma...»«A risentirci, Mark.»Chiuse la comunicazione e guardò Corinne con aria quasi di sfida.«Grazie» disse lei, riconoscente.Lui le porse una mano e Corinne la prese fra le sue. «Mi fa piacere che

Lucy Gordon 45 2004 - Adesso Sei A Casa!

sei venuto» disse. «Sarà un bellissimo Natale.»Il suo sguardo era caldo come la sua voce, ma fu questione di un attimo.Quando Alex le strinse più forte la mano, lei avvertì una strana

sensazione e si ritrasse bruscamente, dicendo: «È ora di andare a dormire. Ci vediamo domattina. Buonanotte».

Il mattino seguente, nevicava fitto mentre facevano la prima colazione.«Andiamo a trovare lo zio Jimmy, mammina?» chiese Mitzi.«Non ce n'è bisogno» rispose Corinne. «Ho già chiamato l'ospedale: lo

dimettono oggi. Andrò a prenderlo più tardi. Voi tre potete andare a fare spese.»

I bambini esultarono, ma, qualche minuto più tardi, Alex la prese da parte.

«È un po' presto perché torni a casa dall'ospedale, non ti pare?» disse sottovoce.

«Gli ospedali tendono a dimettere i pazienti per Natale, e poi è solo una clavicola. Posso prendermi cura io di lui. Jimmy è stato molto gentile con me» rispose Corinne.

Vide Alex rabbuiarsi e continuò in tono risoluto: «Alex, non lascerò quel pover'uomo in ospedale il giorno di Natale solo per fare piacere a te. Inoltre, per te sarà un vantaggio».

«In che senso?»«Nel senso che passerò molto tempo con lui, lasciandoti con i bambini.

Perciò ti conviene.»Per un uomo che desiderava stare con i propri figli, era una gran bella

cosa. Ma ad Alex l'idea che Corinne trascorresse molto tempo con lui proprio non andava giù. Per quanto si sforzasse di considerarla la sua ex moglie, non ci riusciva. Corinne gli apparteneva, come lui apparteneva a lei, e non sopportava che un altro uomo potesse godere del suo tempo e delle sue attenzioni.

Si rese conto che Bobby gli stava facendo segno e ricordò.«Allora, raccontami com'è andata la recita» disse rivolto a Mitzi.

«Voglio sapere tutto.»«Aspetta! Torno subito.»La bambina corse a prendere il suo album di fotografie e padre e figlia

cominciarono a sfogliarlo. La prima foto la ritraeva che esibiva al mondo il suo sorriso sdentato con in testa un cappello verde e un costume da elfo pieno di campanellini.

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Tutt'a un tratto, Alex fu sopraffatto dal senso di colpa: si stava perdendo gli anni più belli dei suoi figli.

Nel tentativo di recuperare, dimostrò un entusiasmo che Mitzi, ancora troppo piccola e superficiale per intuire il turbamento del padre, accettò senza riserve. Quando fu tornata nella sua stanza con l'album sotto il braccio, Alex cercò lo sguardo di Bobby e gli chiese con gli occhi se si era comportato bene. E suo figlio di nove anni gli fece sì con la testa.

Più tardi, Corinne partì diretta all'ospedale, mentre Mitzi e Bobby montarono nella macchina di Alex e gli diedero le indicazioni necessarie per raggiungere il centro commerciale.

Era meno affollato di quanto avesse immaginato. Evidentemente la maggioranza delle persone aveva terminato di fare acquisti il giorno prima. Accanto all'ingresso, un complesso amatoriale di fiati attorniato da una piccola folla stava suonando delle canzoncine di Natale.

Bobby e Mitzi cantarono While Sheperds Watched Their Floks (Mentre i pastori guardavano le loro greggi), mentre Alex, preso da un'improvvisa ispirazione, cantò While Sheperds Washed Their Socks (Mentre i pastori lavavano i loro calzini), finché le occhiatacce di una donna grassa con in mano la scatola delle offerte non lo costrinsero a smettere.

Sotto il suo sguardo di riprovazione, devolse una somma piuttosto consistente e si allontanò in tutta fretta tenendo per mano i bambini che si piegavano in due dalle risate.

«Che ridere, papà!» disse Mitzi.«La cantavo a scuola» raccontò Alex. «E anche allora non era molto

apprezzata.»Più tardi, mentre passeggiavano, Mitzi notò qualcosa che la fece esultare

di gioia.«Papà, guarda! Babbo Natale!»Il Babbo Natale del centro commerciale stava iniziando il suo ultimo

turno di lavoro. Mitzi guardò ansiosa suo padre, ma Bobby le toccò il braccio facendo no con la testa.

«Abbiamo già visto Babbo Natale» le ricordò. «Ieri.»«Se è per questo, lo abbiamo visto anche la settimana scorsa»

puntualizzò, «e quella prima ancora.»«Quelli erano Babbi finti» replicò Bobby. «Invece, quello che abbiamo

visto ieri sera era il vero Babbo Natale.»«Come lo sai?» domandò Mitzi, tutta arrabbiata.

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«Lo so e basta.»«Come?»«Lo so.»Mitzi si arrese, apparentemente soddisfatta. Bobby guardò suo padre e

questi gli strizzò l'occhio.«Perché non entriamo lì?» disse Alex, indicando un negozio di libri e

CD.Neanche a farlo apposta, appena fu entrato, lo sguardo gli cadde su un

album di disegni da colorare che aveva come protagonista nientemeno che... la Barbie! E il disegno sulla copertina la ritraeva vestita da cavallerizza!

«Ce l'ha questo?» chiese sottovoce a Bobby.«No.»«Tieni.» Gli ficcò in mano alcune banconote. «Compralo mentre io la

distraggo.»L'operazione filò liscia. Un paio di minuti più tardi, Bobby era di ritorno

con un pacco avvolto in un'anonima carta marrone.«Cos'è quello?» domandò Mitzi.«Cosa?» chiese Bobby, guardandosi intorno con aria innocente.«Quello!»«Io non vedo niente. E tu, papà?»«Assolutamente niente.»Comprare qualcosa di nascosto da Bobby, invece, fu un'impresa molto

più ardua, perché non poteva usare Mitzi come agente. Ma fu fortunato, perché, mentre giravano fra gli scaffali, notò una serie di videocassette intitolate Dipingere ad acquerello. Catturò lo sguardo della commessa e le sillabò, Quanto costa?, indicando Bobby per spiegare il motivo del suo silenzio.

Lei gli indicò il prezzo e Alex esibì la sua carta di credito. Le cassette svanirono e riapparvero debitamente incartate.

Per fortuna Bobby stava bisticciando con Mitzi e non si era accorto di nulla.

«Che ne dite di mangiare un boccone?» propose Alex. Tutto quel fare e brigare era stressante.

Trovarono un bar e Alex studiò il menu, ma gli altri due sapevano già che cosa volevano.

«Coca e cornetti alla crema» disse Mitzi, tutta eccitata.

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«Anch'io» le fece eco Bobby.«Ma è quasi ora di pranzo» obiettò Alex. «Se vi porto a casa già sazi,

vostra madre mi ucciderà. La mamma vi permette di mangiare dei cornetti alla crema prima di pranzo?»

I bambini ci pensarono su qualche secondo.«No» rispose mestamente Bobby alla fine.«No» confermò Mitzi.«E allora!»Bobby lo guardò con aria innocente. «Ma la mamma non c'è.»Alex commise l'errore di coinvolgerlo in una discussione.«Ma non dovete attenervi ugualmente alle sue regole anche quando non

c'è?»«No» spiegò Bobby. «Perché è Natale, perciò potrebbe fare eccezione,

per una volta. Non possiamo saperlo, vero?»«Suppongo di no» disse Alex, guardando suo figlio con rispetto. «Sta'

attento, ho il cellulare. Potremmo chiamarla e chiederglielo.»«Non sarebbe corretto» obiettò Bobby. «La mamma è molto impegnata,

questa mattina, deve sbrigare le commissioni dell'ultimo minuto. Non dovremmo disturbarla.»

«Ah!» Alex considerò attentamente questa ipotesi. «Dunque tu pensi che dovremmo semplicemente dare il suo consenso per scontato... così da non disturbarla.»

«Sì» rispose Bobby.Padre e figlio si scambiarono una vigorosa stretta di mano.«Quando vuoi un lavoro» disse Alex, «vieni dal tuo vecchio. Il pensiero

di te che discuti con la controparte mi fa venire la pelle d'oca. Conosci tutti i trucchi.»

«Li ho imparati dal mio papà.»«Oh, no, questo non è vero» replicò subito Alex. «Non è colpa mia se

hai una mentalità perversa!»Mangiarono tre cornetti a testa e Alex pensò che non aveva mai

assaggiato niente di più delizioso in vita sua. Poi andarono a casa, e confessarono tutto a Corinne. Lei, però, non si arrabbiò.

«Magnifico. Così non occorrerà che vi prepari il pranzo. Zio Jimmy è tornato, ragazzi.»

Al colmo della gioia, i bambini corsero in salotto, dove Jimmy, mezzo ingessato, stava disteso sul divano. Alex li seguì e fece in tempo a vederli

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che si sedevano accanto a lui, muovendosi con attenzione per non fargli male.

Mitzi gli posò un braccio sulla spalla sana.«Povero zio Jimmy» disse. «Ti fa tanto male?»«Non molto» rispose lui, in tono allegro.«Che cosa ti è successo?»«Sono scivolato sul ghiaccio» rispose. «Sono stato uno stupido.»Alex lo guardò, perplesso, mentre delle emozioni contrastanti gli si

agitavano nel petto. Jimmy era stato gentile ad addossarsi la colpa dell'accaduto. Tuttavia, non riusciva a provare simpatia nei suoi confronti, specialmente dopo che aveva visto Mitzi salutarlo con sincero affetto.

Bobby fu meno espansivo, anche perché era seduto dalla parte della spalla fratturata.

«È l'ora del tè!» annunciò Corinne, entrando con una tazza in mano.La porse gentilmente a Jimmy, il quale la prese con un sorriso mentre

Mitzi gli sprimacciava con solerzia il cuscino.Un brivido corse lungo la schiena di Alex. Era assurdo, ovviamente, ma

per un momento gli erano parsi una vera famiglia.

Corinne sorrise fra sé e sé osservando il quadretto. Jimmy era davvero una pasta d'uomo, ma non avrebbe mai potuto considerarlo come qualcosa di diverso da un amico o un parente. Sotto sotto, aveva sempre avuto un debole per gli uomini forti.

Non le era mai importato del ruolo sociale e tanto meno dei soldi. Forse perché non gli erano mai mancati. Charles Mercury, suo padre, era un affermato penalista, sua madre Victoria una dinamica docente universitaria. I suoi le avevano regalato un'infanzia dorata, lontana anni luce da quella vissuta da Alex. Quand'era piccola, Corinne non faceva in tempo a desiderare una cosa che gliel'avevano già comprata.

Ciononostante, neanche lei era stata una bambina felice.Il fatto era che i suoi genitori non avevano mai capito che l'unica cosa

che lei desiderasse veramente era la loro incondizionata attenzione. Ma Charles e Vicky Mercury conducevano una vita troppo impegnata, troppo mondana per potergliela dare.

Fino a quando Corinne non era partita per il college, era stata la sua tata a raccogliere le sue confidenze e i suoi turbamenti. Ma per una ragazzina sensibile e dotata di uno spiccato senso della famiglia come lei, ci sarebbe

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voluta la presenza costante di almeno un genitore, perciò, dal punto di vista emotivo, Corinne era cresciuta fragile ed esigente. Essendole mancati l'affetto della madre e la presenza costante del padre, aveva maturato un bisogno profondo di calore e forza che sperava di trovare nell'uomo con il quale, un giorno, avrebbe costruito il suo futuro.

Alex Mead l'aveva conquistata subito con la sua determinazione mista alla sua eccezionale carica affettiva. Era dolce e caparbio allo stesso tempo. In un certo senso riassumeva in sé quelle caratteristiche del padre e della madre che erano mancate a Corinne.

Alex voleva emergere a tutti i costi, ma non era ancora nessuno e aveva bisogno di avere accanto a sé una donna che lo sostenesse e che fosse capace di fare anche qualche sacrificio. All'inizio, effettivamente, era stata dura: erano così poveri che era un lusso anche solo mangiare la carne. Ma Corinne era bravissima ad amministrare le loro scarse finanze, e si era adattata senza problemi alle ristrettezze impostele dal suo nuovo ménage familiare. Ancora una volta, per lei a contare era solo l'amore.

E Alex, passionale la notte e affettuoso di giorno, la ricopriva d'amore. Finché l'ansia di affermarsi non gli aveva fatto perdere di vista quei valori sui quali Corinne aveva sperato che il loro matrimonio si sarebbe sempre fondato. Più Alex consolidava la propria posizione nel mondo degli affari, e più diventava sfuggente, disattento, assente.

Per un po' Corinne aveva stretto i denti, sforzandosi di fare finta di niente, ma quando si era resa conto che per lui la famiglia era diventata una specie di optional, seppure con la morte nel cuore, lo aveva lasciato.

Le calze e i calzini erano sistemati, appesi alla mensola del caminetto. Jimmy, per ridere, ne aveva scelto uno pieno di buchi, cosa che aveva fatto ridere i bambini fino alle lacrime.

«Forza, voi due» disse Corinne, «a letto.»«Mammina, non abbiamo lasciato niente per Babbo Natale» le fece

notare Mitzi. «Nel caso in cui abbia fame o sete.»«Che cosa vuoi lasciargli, tesoro?»«Delle fette biscottate, della marmellata e del latte» rispose Mitzi

prontamente.«Dei biscotti allo zenzero» si intromise Bobby. «E della birra.»«Non puoi lasciargli della birra!» obiettò Mitzi, scandalizzata.«Perché no? Non si ubriacherà con una birra» la tranquillizzò Bobby.

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«Ma non ne berrebbe solo una» precisò Mitzi. «Perché sarà già andato in tante altre case, e in ognuna avrà bevuto quello che gli hanno lasciato e...»

«Be', non gli lasceranno tutti della birra» osservò Bobby.«Sì.»«No.»«Sì.»«No.»«Sì.»«No.»Corinne le tirò un ciuffetto di capelli. «Smettetela voi, due. Pace sulla

terra a tutti gli uomini di buona volontà.»«E alle donne no?» si intromise Jimmy.«Soprattutto a loro» rispose Corinne. «Tocca a loro cucinare per il resto

della famiglia.»«Cucinerei io, se non fossi così conciato.»«Sì, come no!»«Sei una donna malvagia.»Si scambiarono un largo sorriso. Alex cercò di autoconvincersi che

erano come fratello e sorella, tuttavia la loro complicità lo turbava profondamente.

«A ogni modo, io voto per latte e fette biscottate» dichiarò Jimmy.«Io voto per biscotti allo zenzero e birra» disse Alex. «Gli lasceranno

tutti del latte. Sarà contento di bersi una birra, tanto per cambiare.»Alla fine, raggiunsero un compromesso: Bobby gli lasciò una lattina di

birra e dei biscotti, e Mitzi, che non volle saperne di cambiare idea, il latte, le fette biscottate, la marmellata e due bicchieri.

«Perché due?» le chiese Bobby.«Così non dovrà bere latte e birra dallo stesso bicchiere» rispose lei

prontamente.«Non berrà il latte.»«Sì, invece.»«No.»«Sì.»«No.»«Adesso basta!» tuonò Corinne. «Andate a letto, tutti e due.»I bambini svanirono.«Credo che andrò a dormire anch'io» annunciò Jimmy.

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«Hai l'aria stanca» disse Corinne. «Hai preso le tue pillole?»Continuò a darsi da fare per lui finché non ebbe preso le sue medicine e

finalmente, con grande sollievo di Alex, anche Jimmy si ritirò per andare a dormire.

«Ecco fatto!» Corinne si tolse i capelli dalla fronte. «Sono esausta.»«È stata una giornata molto intensa» osservò Alex.«Sì. E tu sei stato grande.»«Sul serio?»«I bambini sono così contenti. Non vedi?»Ma non era quello che avrebbe voluto sentirsi dire.«E tu?» insistette.«Io non c'entro. Quello che conta adesso siete voi. Alex, non li ho mai

visti così a loro agio con te. E Bobby... hai notato come...?»La baciò.Lo fece così rapidamente che lei non ebbe il tempo di opporsi.Cogliere l'avversario di sorpresa gli aveva sempre fatto guadagnare dei

grossi risultati nel campo degli affari, e per un momento pensò che avesse funzionato anche con Corinne.

Lei non lo respinse, ma nemmeno lo incoraggiò. Semplicemente rimase immobile.

«Corinne...»«Alex, ti prego, non farlo. È stato così bello. Non rovinare tutto.»«Rovino qualcosa se ti dico che per me sei ancora mia moglie e che non

ho mai smesso di amarti?»«Non dire così» lo implorò lei.«Corinne, che succede? Pensavo che dopo che fossimo rimasti lontani

per un po'...»«Sarei tornata in me? È questo che pensi, vero? Pensi che lasciarti sia

stato un colpo di testa, e che ora mi sia resa conto di aver commesso un errore.»

«Non è così?»«No. Non è così. Io volevo una famiglia, un marito e dei figli, e mi sono

ritrovata soltanto con dei figli. Sono la mia vita, ma voglio anche un marito.»

«Avevi me.»«Tu non c'eri mai. Non ci sei stato per anni.»Lo sguardo di Alex si addolcì. «Raccontami di quest'uomo che desideri.

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Non potrebbe chiamarsi Jimmy?»«Non essere ridicolo.»«Trovi che sia ridicolo. A me pare che Jimmy sia molte cose che io non

sono... cose che potresti desiderare.»«Sì, Jimmy ha molti pregi. È gentile e affidabile, e con lui mi trovo

perfettamente a mio agio, ma...»Corinne si interruppe. Se avesse proseguito, avrebbe aggiunto, ma non è

te.Era stato un rischio chiedere ad Alex di trascorrere con loro il Natale,

però si era detta che doveva correrlo per il bene dei suoi figli. Ora capiva che era stato un errore perché provava ancora qualcosa per lui.

Forse non era proprio amore, comunque era qualcosa che percepiva come un pericolo.

Alex la guardò intensamente negli occhi.«Ma?» le chiese. «Ma non mi hai ancora dimenticato. Non è così?»«È vero» ammise lei con riluttanza. «Non riesco a dimenticare che

siamo stati una coppia. Non rimpiango di averti sposato. Siamo stati molto felici insieme, e questo non potrò mai dimenticarlo.»

«E se tornassimo indietro... mi sposeresti di nuovo?»«Oh, sì. Pur sapendo com'è finita, lo rifarei.»«Ma non è ancora finita. E non sappiamo come finirà.»«Alex...»Lui le posò le mani sulle spalle, molto dolcemente. «È presto per dirlo»

le sussurrò. «Non abbiamo fretta di separarci, Corinne.»Lei fece un mezzo sorriso. «Pensavo che fossimo già separati. Avrei

dovuto ricordarmi che una decisione non è definitiva finché non l'hai accettata anche tu.»

«Allora dillo: di' che non mi ami più» insistette Alex.«Sei un abile negoziatore. Conosci i punti deboli dei tuoi avversari.»«Allora mi ami.»«Non lo so.» Corinne trasse un sospiro. «Mi sto sforzando di non farlo.

Però è dura.»L'attirò a sé, senza baciarla questa volta, ma prendendola dolcemente fra

le braccia, tenendola stretta mentre appoggiava teneramente la guancia sulla sua testa.

Dopo un po', sentì le braccia di Corinne avvolgersi intorno al suo corpo. Rimasero così, teneramente allacciati, per un lunghissimo momento.

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4

Steso supino sul letto, le braccia incrociate sotto la testa, Alex stava aspettando l'ora giusta per scendere dabbasso. Non aveva voglia di leggere, preferiva starsene lì a pensare.

Riandò con la mente al loro primo Natale, nel loro appartamentino di appena cinquanta metri quadrati affacciato su un piccolo parco.

Era nevicato molto, quell'anno, e dalla finestra della camera da letto il parco, tutto bianco e gelato, pareva il bosco delle fate. Corinne aveva decorato la finestra di piccole luci intermittenti, ognuna di un colore diverso. Quando, tornando dal lavoro, Alex guardava in su, sembrava che lo salutassero.

La loro casetta era troppo piccola per ospitare un albero vero, ma lei aveva rimediato all'inconveniente acquistando un grande ramo d'abete che aveva sistemato sul tavolino davanti al divano. Per risparmiare sui gingilli, li aveva fatti lei stessa. Aveva dipinto le noci d'oro e d'argento, aveva rivestito le arance di carta stagnola e realizzato delle lunghe collane di pasta colorata.

In tavola, non mancava mai una candela. Quand'era tutto pronto, Corinne spegneva il lampadario, e la stanza, illuminata solamente dalle lucine alla finestra e dalla fiamma tremolante del cero, si trasformava come per incanto in una cartolina di Natale.

La sera della vigilia, si erano scambiati i doni. Non rammentava più che cosa aveva regalato a Corinne, né che cosa aveva ricevuto da lei in occasione di quel loro primo, magico Natale. Ma ricordava che, dopo aver scartato i doni, mentre le campane delle chiese chiamavano a raccolta i fedeli, avevano fatto l'amore.

Si chiese se lo avrebbero mai fatto di nuovo. A pensarci bene, non ricordava nemmeno l'ultima volta che era successo.

Negli ultimi mesi che avevano trascorso insieme, lui l'aveva trascurata sotto tutti i punti di vista. Anche quand'era a casa, non staccava mai veramente la spina e continuava a rimanere concentrato sui suoi affari. Il lavoro era diventato la sua droga, in cui sublimava ogni impulso e tutto il suo slancio vitale.

Adesso gli pareva impossibile non essersi reso conto per tempo che,

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andando avanti in quel modo, prima o poi avrebbe finito per perderla. Corinne era stata fin troppo buona e comprensiva con lui. Un'altra donna, al suo posto, molto probabilmente sarebbe rimasta con lui per una mera questione di convenienza e si sarebbe fatta l'amante.

Ma Corinne non era tipo da scendere a simili compromessi. O tutto, o niente, gli aveva detto. Alex, però, era così preso dai suoi affari, così maledettamente concentrato sul lavoro, che aveva ignorato il grido di dolore contenuto in quell'aut aut.

«Le passerà» aveva pensato. «È solo un momento di nervosismo.»Invece non le era passato, e ora Alex avrebbe dato qualsiasi cosa per

poter rimediare ai tanti errori commessi.Chiuse gli occhi, e una lacrima rotolò dalle ciglia fino al cuscino.

Bobby aveva ubbidito a sua madre senza discutere, quando gli aveva ordinato di andare a letto. Aveva indossato il pigiama e si era infilato sotto le coperte, ma era rimasto volutamente sveglio fino a quando non aveva sentito la pendola dabbasso battere la mezzanotte.

Allora era scivolato silenziosamente giù dal letto ed era uscito dalla sua stanza.

La casa era immersa nel buio, eccetto per una debole luce proveniente dal piano di sotto.

Attento a non fare rumore, scese le scale ed entrò in soggiorno, dov'era acceso l'albero di Natale. Appena varcata la soglia, un'espressione di sollievo gli si dipinse in volto.

«Sapevo che ti avrei trovato qui» sussurrò.La figura vestita di rosso accanto all'albero si girò e gli sorrise da sotto la

sua fluente barba bianca.«Entra» disse.Bobby gli andò più vicino. Nella luce fioca, e in piedi, Babbo Natale gli

pareva enorme.«Hai avuto problemi a passare per il camino?» gli chiese Bobby.

«Avevo paura che non fosse abbastanza largo.»Babbo Natale abbassò lo sguardo sul proprio ventre prominente. «Sono

così grasso?»«Non intendevo offenderti.»Babbo Natale scoppiò a ridere. Non fu una risata sonora, ma un suono

gentile.

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«Mi è capitato di peggio» disse.«E come fai se non c'è un caminetto?» chiese Bobby. «Da dove entri?»Babbo Natale si diede un colpetto su un lato del naso e gli strizzò

l'occhio. «È un segreto» rispose.Si sedette nella poltrona, posò la lattina di birra che aveva in mano e

fece segno a Bobby di accomodarsi. Il bambino si sedette sul pavimento.«Sai perché sono diventato così grasso?» chiese Babbo Natale.Bobby scosse la testa.«La gente è così gentile con me che mi fa trovare sempre un sacco di

roba da mangiare.» Indicò il tappeto davanti al caminetto. «Che ne dici di fare a metà delle fette biscottate? Il latte puoi berlo tutto tu. Ho bevuto quasi tutta la birra: era veramente ottima. Chiunque me l'abbia lasciata, è stato un genio.»

«È stata una mia idea» disse prontamente Bobby. «Mitzi ha insistito per farti trovare anche un secondo bicchiere. Io le ho detto che non ti sarebbe servito, ma sai come sono le femmine.»

«Però Mitzi aveva ragione» gli confidò Babbo Natale, sollevando un bicchiere colmo di birra. «È complicato bere da una lattina quando si ha la barba.»

Versò il latte dal cartone in quell'altro bicchiere, e padre e figlio bevvero insieme, dividendosi le fette biscottate.

«Allora, com'è andata?» chiese a un certo punto Babbo Natale. «Tuo padre è arrivato?»

«Sì, proprio come avevi detto tu: un giorno prima del previsto. Come facevi a sapere che sarebbe venuto in anticipo?»

Babbo Natale esitò un istante. «Informazioni private.»«Tu sai sempre tutto?»«No» si affrettò a rispondere Babbo Natale.«Dunque non sai dirmi fino a quando si fermerà?»«Te l'ho già detto quando abbiamo parlato ieri. Oltre domani.»«Ma fino a quando?»«Tu che cosa vorresti?» chiese Babbo Natale.«Che rimanesse con noi il più a lungo possibile.»«Pensi che io possa fare miracoli?»Bobby scosse la testa. «No» rispose. «So che dev'essere lui a volersi

fermare, altrimenti non serve a niente.»«Giusto» confermò Babbo Natale. «Non puoi far scegliere alla gente ciò

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che tu vorresti scegliessero.»«Vuoi dire che lui non desidera veramente stare con noi?»«Oh, sì che lo desidera. Voi siete la sua famiglia, e vi ama più di

qualsiasi altra cosa al mondo, anche se non sempre lo dimostra. Ma ha passato un brutto periodo, e poi sono successe tante altre cose. Adesso sta cercando un modo per rimediare agli errori che ha commesso lungo il percorso, però non è semplice. La strada ti sembra diversa quando ti guardi indietro. Ma tu lo puoi aiutare.»

«Come?»«Questo non te lo posso dire io. Devi sentirlo tu. Ma lo sentirai. Sta'

tranquillo.»Babbo Natale gli indicò l'albero.«Hai sistemato i tuoi regali?»«Sì. Ho preso una sciarpa per la mamma e un album da colorare per

Mitzi.»«E per il tuo papà?»«Be', gli ho preso un paio di gemelli.»«Mi sembra un'ottima scelta. Allora, qual è il problema?»«Gli ho preso anche un'altra cosa, ma non so se dargliela o no.»«Se è da parte tua, gli piacerà di sicuro» disse Babbo Natale senza

esitare.«Posso mostrartela?»«Magari.»«È di sopra.» Bobby andò verso la porta, poi esitò. «Non te ne andrai,

vero?»«No. Ti do la mia parola.»Bobby sparì per riapparire un minuto più tardi con un quadretto che mise

nelle mani di Babbo Natale, accendendo la luce in modo che lui potesse vederlo.

Era il disegno di una famigliola che stava mangiando seduta sotto gli alberi, in riva a un lago. C'era un uomo con una camicia rossa, una donna con un vestito bianco e verde, un bambino di circa cinque anni e una piccina con un vestitino rosa. Era stato dipinto ad acquerello da una mano inesperta, ma piena di talento.

«Lo hai fatto tu?» chiese Babbo Natale con una strana voce.Bobby annuì, guardandolo fisso.«Penso che dovresti proprio darglielo» disse Babbo Natale alla fine.

Lucy Gordon 58 2004 - Adesso Sei A Casa!

«Credi che capirà?»«Ti sei impegnato molto, e lui penserà che è meraviglioso che tu abbia

lavorato tanto per farlo contento.»«Ma capirà?» chiese Bobby, vagamente angosciato.«Sì» rispose Babbo Natale in tono deciso. «Capirà.»«Tutto?»Babbo Natale posò una mano sulla spalla del bambino. «Capirà tutto ciò

che vuoi che capisca» disse. «Te lo prometto.»Bobby sorrise, sollevato.«È meglio che lo incarti, adesso» suggerì Babbo Natale. «Ho ancora

molte case da visitare.»«Buonanotte.»«Buonanotte.»Sulla porta, Bobby si fermò e si girò. «Quando ero piccolo, non credevo

esistessi. Ma adesso sì.»E corse via.

La luce del sole rimbalzava sull'acqua, inondando la riva del fiume del suo tepore. L'uomo e la donna seduti sotto gli alberi si stendevano sull'erba e si scambiavano un sorriso complice.

«Davvero un ottimo pranzetto» disse lui. «Il migliore che abbia mai assaggiato. Buon compleanno, cara.»

Lei non gli rispose, ma gli mandò un bacio sulla punta delle dita. Stava tenendo in braccio la loro piccolina, che dormiva beata. Ma il suo sguardo pieno d'amore era rivolto all'uomo.

«A pensarci bene, non dev'essere stato un gran compleanno, per te» disse lui. «Hai cucinato tanto.»

«Ma tu mi hai aiutato.»«Sul serio? Oh, vuoi dire quando ho fatto cadere il burro?»Risero insieme.«Non avresti preferito andare a cena fuori? Ristorante alla

moda, champagne, il meglio di ogni cosa?»Lei guardò la bambina addormentata fra le sue braccia. «Mi

hai già dato il massimo.»Lui annuì, commosso. «Sì, non potremmo volere di più dalla

vita.»Tutt'a un tratto, lei cominciò a sghignazzare.

Lucy Gordon 59 2004 - Adesso Sei A Casa!

«Che c'è?» chiese lui, guardandosi intorno. «Che c'è?»«La camicia rossa che indossi. Non è da te vestirti così. Sei

sempre così serioso. Sembri un 'altra persona.»«Al contrario, oggi sono veramente me stesso. L'abito scuro

che indosso normalmente è una specie di divisa.»«Vuoi forse dire che, sotto sotto, sei un diavoletto?» lo prese in

giro lei.Lui le strizzò l'occhio. «Nessuno lo sa meglio di te.»Fece per avvicinarlesi, ma, tutt'a un tratto, balzò in piedi.«Bobby, non così vicino all'acqua. Torna subito qui.»Corse verso la riva del fiume e prese in braccio il bambino, che

rise deliziato mentre suo padre lo riportava all'ombra degli alberi.

«Volevi fare venire un colpo al tuo vecchio papà, eh?» domandò l'uomo mentre tornava a sedersi accanto a sua moglie, sull'erba. «Che cosa sono queste scemenze?»

Mentre scherzava, affondò il volto contro il bambino, che iniziò a ridere e a gridare allo stesso tempo.

«Così gli fai paura» protestò la donna.«Non ha paura di me. È il mio bambino. Chi sei tu?»«Il tuo bambino» rispose Bobby con fermezza, stringendogli le

braccine intorno al collo.L'uomo si girò verso la donna e le sorrise.«Hai idea di quanto ti amo?» le sussurrò.Lei fece una risatina. «Assolutamente no. Dovrai spiegarmelo.»Lui si allungò verso di lei per baciarla, e lei gli andò incontro.

Era difficile perché avevano ciascuno un bambino in braccio, ma ci riuscirono ugualmente, ridacchiando felici.

E il piccolo fra le braccia di suo padre si addormentò, soddisfatto.

Alex si svegliò di soprassalto e si ritrovò già seduto. Il sogno era stato così vivido, come se fosse stato trasportato indietro di quattro anni e avesse rivissuto tutto quanto.

Aveva rivisto ogni cosa... gli alberi, l'acqua, il sole. Ma la cosa più sconvolgente era che aveva riprovato la stessa felicità di quel giorno.

La vita è meravigliosa.

Lucy Gordon 60 2004 - Adesso Sei A Casa!

Era questo che aveva pensato, allora. Credeva che fosse un ricordo solo suo e di Corinne. Non avrebbe mai immaginato che Bobby portasse quell'episodio così profondamente impresso nella mente da riprodurlo in un disegno che andava interpretato come un muto rimprovero rivolto agli adulti che si erano lasciati sfuggire quella felicità di mano.

Si rese conto di stare tremando e cercò di ricomporsi. Era stato fortunato. Aveva ricordato in tempo.

Bobby fece capolino dalla porta. «Vieni, papà. Stiamo aprendo i regali!»Finse di stare ancora dormendo. «Già? Speravo di rimanere a letto tutto

il giorno.»«Papà!»Sorrise e si lasciò trascinare dabbasso in pigiama e vestaglia. «Scusami»

disse a Corinne. «Ma non ho avuto scelta.»«Neanch'io» rispose lei, ridendo. Era riuscita a vestirsi, però aveva

dovuto fare in fretta, perciò aveva indossato i jeans e la prima maglietta che le era capitata sottomano.

«Mamma, possiamo aprire i regali adesso?» chiese Mitzi.«Ancora un momento, tesoro. Aspettiamo che scenda lo zio Jimmy.»Quando anche Jimmy fu sceso e si fu seduto sul divano, finalmente

poterono aprire i regali. I bambini cominciarono a strappare la carta colorata in cui erano avvolti i loro doni.

Alex trattenne il fiato quando Bobby aprì il pacco contenente le videocassette sulla tecnica dell'acquerello. Il bambino rimase perfettamente immobile e, per un istante, Alex temette di aver sbagliato tutto. Poi, però, Bobby gli rivolse uno sguardo così carico di affetto e di riconoscenza che sentì le lacrime pungergli gli occhi.

Con Mitzi fece centro due volte. Infatti, oltre alla Barbie, le regalò anche gli stivali da equitazione che aveva comprato per Bobby. Naturalmente erano troppo grandi per lei, ma Alex si prese subito la testa fra le mani, giurò che non aveva idea di come era potuta succedere una cosa simile e si offrì di andare a cambiarli appena finite le feste.

«Sei stato bravissimo» mormorò Corinne in tono di apprezzamento, quando furono soli per un momento.

«Sai com'è: anche noi imbecilli cronici abbiamo i nostri piccoli sprazzi di intelligenza» replicò lui.

«Oh, non vantarti.»Il suo regalo per lei consisteva in una bottiglia di un costosissimo

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profumo, uno che le aveva già comprato altre volte in passato. Aveva pensato di andare sul sicuro, ma, tutt'a un tratto, temette che lei potesse considerarlo un regalo po' troppo intimo, visti i loro rapporti. A ogni modo, Corinne lo ringraziò con un sorriso impersonale senza aggiungere altro, e Alex si sentì sollevato.

Il suo regalo per lui era impersonale quanto il suo sorriso: una sciarpa di cachemire, molto bella, ma priva di qualsiasi significato. Non gli comunicò nulla, se non che Corinne ci teneva a far vedere ai bambini che andavano d'accordo nonostante non stessero più insieme.

Alex riandò con la mente ai regali che erano soliti scambiarsi i primi anni del loro matrimonio, cose semplici e poco costose, ma che esprimevano molto di più di quanto valevano. Un Natale, il terzo che avevano trascorso insieme, gli pareva, Corinne gli aveva regalato un maglione confezionato con le sue mani. Era più lungo che largo, e di un impossibile giallo senape, ma per lui era il più bel capo di abbigliamento che avesse mai posseduto.

Perché lo aveva fatto Corinne. E lo aveva fatto pensando a lui.Anche lei avrebbe preferito qualcosa di meno costoso e di più personale,

per quanto, effettivamente, Alex avesse azzeccato il profumo giusto. Conservava ancora i bigliettini che accompagnavano i doni che si erano scambiati i primi anni del loro matrimonio. In un certo senso, quelle brevi ma sentite parole d'amore valevano più che gli stessi doni.

Lo scambio di regali era quasi alla fine e sotto l'albero era rimasto solo un paio di pacchettini.

Alex si trovò a studiarli, speranzoso, ma nessuno era per lui. Fu stupito dalla profondità della propria delusione. Era un uomo, santo cielo. Gli adulti non rimanevano male perché non trovavano ciò che desideravano sotto l'albero.

Eppure, per un istante, tornò a essere un bambino che lottava per trattenere le lacrime perché la mamma gli aveva comprato il libro sbagliato e non dava peso alla cosa dicendo, Oh, be', è lo stesso, no? E lui non poteva spiegare che non era affatto lo stesso perché lei aveva cose più importanti a cui pensare che ai suoi sentimenti.

Poi vide suo figlio prendere qualcosa da dietro una poltrona e si rilassò.«Questo è per te» disse Bobby, porgendogli un pacco avvolto in una

carta colorata.«Grazie, figliolo.»

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Alex lo aprì lentamente. Dentro, c'era un quadro. Ritraeva una famiglia felice seduta sull'erba, in riva a un fiume. Mentre l'osservava, sentì su di sé lo sguardo carico di tensione di suo figlio.

«È molto bello, figliolo. Lo hai fatto tu?»«Sì, l'ho fatto io.»«Ma come fai a ricordare quel giorno? Avevi solo cinque anni.»«Te lo ricordi anche tu, papà?» chiese Bobby, senza fiato.«Certo che mi ricordo. Era il compleanno della mamma, e andammo a

fare un picnic. Tu ti avvicinasti troppo all'acqua e io corsi a prenderti. Fu una giornata memorabile, vero?»

Bobby annuì. Corinne teneva gli occhi fissi su di lui.«Ti ricordi?» le chiese Alex.«Oh, sì. Ci siamo divertiti.»Quando erano giovani, amavano molto la vita all'aria aperta. Ogni

occasione era buona per andare a fare una scampagnata o semplicemente a passeggiare lungo il fiume.

«Nel verde, sento di amarti di più!» gli aveva detto un giorno Corinne con un sorriso, mentre si baciavano all'ombra di un salice.

«Perché la natura ama gli innamorati» gli aveva risposto lui.«Non hai sbagliato nemmeno un particolare» osservò adesso Alex,

tornando al quadro. «Ti sei ricordato perfino che in quell'occasione indossavo una camicia rossa.»

«La mamma la conserva ancora» disse Bobby.«Sul serio? Be', è incredibile.»Corinne si stava dando da fare intorno al tavolo e probabilmente non

aveva nemmeno seguito il discorso. Ma per Alex le ultime parole di Bobby ebbero l'effetto di un balsamo.

Corinne conserva ancora la mia camicia rossa.Questo cambiava tutto. All'improvviso, non stava più lottando contro le

tenebre. Corinne non aveva dimenticato e, come lui, aveva bisogno di rimanere ancorata al passato per non scivolare in un baratro di solitudine e rimpianti. Si sarebbe messo a urlare di gioia, ma si trattenne.

Posò una mano sulla spalla di Bobby. «Grazie» gli disse sottovoce.Il resto della giornata trascorse nel rispetto della tradizione: mangiarono

il tacchino, il budino natalizio con l'uva sultanina e la torta al cioccolato, si fecero degli scherzi stupidi, indossarono dei ridicoli cappellini e fecero scoppiare i petardi. Alex si tenne sullo sfondo, attento a non fare nulla che

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potesse rovinare l'atmosfera.Ci fu un momento imbarazzante, quando Jimmy tirò fuori dal nulla un

rametto di vischio e andò in cucina, dove Corinne stava cucinando. Alex li sentì ridacchiare, poi ci fu un silenzio che mise a dura prova il suo autocontrollo. Ma si obbligò a rimanere dov'era.

E niente avrebbe potuto rovinare lo splendido regalo che gli era stato fatto inaspettatamente quel giorno.

Corinne aveva conservato la sua camicia rossa.Adesso aveva qualcosa a cui aggrapparsi.Alex insistette per aiutarla a sparecchiare la tavola.«Non puoi chiederlo ai bambini: gli rovineresti la giornata» le spiegò.

«E il povero Jimmy non è in grado di farlo.»«Il povero Jimmy!» esclamò Corintie, indignata. «Oltre che un

presuntuoso, sei anche un ipocrita, lo sai questo?»Lui sorrise. «È quello che so fare meglio.»Lei fece una specie di risata e accettò il suo aiuto.«Laverò i piatti» annunciò Alex. «Hai un grembiulino?»«L'unico che ho» disse Cornine in tono di sfida, «è a fiori.»«Accetto la sfida.»Era così ridicolo con quel grembiule a fiori e il cappellino della festa

ancora in testa, che Corinne provò un moto di tenerezza nei suoi confronti. E fece anche un gran bel lavoro: lavò e risciacquò accuratamente i piatti e le posate, e questo le ricordò quanto fosse esperto nelle faccende domestiche. Aveva sempre fatto la sua parte quando vivevano ancora insieme.

«Cos'è stato a farti scegliere questa casa?» le chiese adesso di punto in bianco. «Ti saresti potuta permettere qualcosa di meglio.»

«Vuoi dire di più costoso? No, grazie. Ho già tutto ciò che desidero. Adoro questo posto: ha un grande giardino, è ricco di atmosfera, e i bambini ci stanno bene perché è una casa in cui gli è concesso essere disordinati.»

Bobby comparve sulla soglia della cucina.«Che c'è, tesoro?» chiese Corinne.«Niente.»«Volevi qualcosa?»Il bambino scosse la testa. Fissava Alex.Tutt'a un tratto, l'orologio della cucina batté le tre e Alex capì.

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Le tre. L'ora alla quale, originariamente, aveva intenzione di partire. Bobby continuava a fissarlo.

«Va tutto bene» disse. «Non vado da nessuna parte.»Gli si allargò il cuore, vedendo il sorriso che si dipinse sul volto di suo

figlio, ma in quello stesso istante sentì squillare il cellulare nell'ingresso. Senza una parola, Bobby andò a prenderlo e lo porse a suo padre.

Sul display era apparso il numero di Mark Dunsford.Alex ebbe un attimo di esitazione e fu tentato di chiudere senza

rispondere. Ma non lo fece.«Mark» disse nel suo tono più scoraggiante.«Ho chiamato solo per accertarmi che non avesse bisogno di me.»«Per l'amor del cielo, Mark, è Natale!»«Pensavo le avrebbe fatto piacere sapere che sono sempre in pista. Qui

stanno per servire il dolce, però, se dovesse avere bisogno di qualcosa, sappia che...»

Alex strinse i denti. «Va' a mangiare il dolce, Mark, e non chiamarmi più, a meno che non si tratti di una reale emergenza.»

E con ciò, chiuse la comunicazione.Bobby era l'immagine della felicità, ma tutto ciò che disse fu: «Quando

torni in salotto, papà? Abbiamo ancora dei petardi da far scoppiare».«Torno subito, figliolo. Ti dispiace portare questo di là?»Gli consegnò il cellulare e Bobby sparì.«Mi fa piacere che ti sia liberato di quel tipo» disse Corinne. «Non mi

piace per niente.»«Hai conosciuto Mark? Oh, sì, è venuto a casa nostra, una volta.»«Un uomo orribile.»«Probabilmente ti ricorda me» replicò Alex con un sorriso amaro.«Non direi. Tu eri sempre pieno di energia ed entusiasmo. Possedevi una

forza che ti illuminava da dentro... era eccitante starti vicino. Ricordo che una volta ti sei alzato nel cuore della notte per elaborare una delle tue brillanti idee. Gli occhi ti splendevano di gioia e parlavi con un tono concitato... come se avessi avuto una visione. Non sapevo mai che cosa aspettarmi da te. Invece, Mark Dunsford è un robot. Non credo abbia mai avuto un pensiero originale in vita sua e sta cercando di farsi un nome sfruttando la tua posizione. Dovresti stare in guardia da lui.»

Era capitato anche a lui di pensare la stessa cosa. Adesso si stupì della perspicacia dimostrata da Corinne. In fin dei conti, aveva visto Mark

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soltanto una volta, e solo per qualche minuto.Tutt'a un tratto, si rese conto di averla sempre sottovalutata e sotto più di

un punto di vista. In un certo senso, aveva sempre dato per sottinteso di essere lui il cervello pensante della famiglia, relegando Corinne a un ruolo gregario. Lui era il generale, lei un soldato semplice.

Si era sbagliato. Corinne aveva una testa sua e stava dando prova di saperla usare molto bene.

«Questa è la prima volta che ti esprimi in modo positivo riguardo al mio rapporto con il lavoro» osservò Alex, adesso.

«Ho finito per detestarlo perché tu lo facevi venire sempre per primo... anche prima di me e i bambini.»

«Non hai mai capito quanto fossi preso.»«Ti sbagli. Ho sempre saputo che eri molto preso, e, come ti ho già

detto, da principio era eccitante, ma poi ho visto l'effetto che ti faceva. All'inizio pensavo che sarebbe venuto il momento in cui ti saresti potuto rilassare, invece non è mai arrivato. Anzi, è stato sempre peggio.»

Lui fece una risatina amara.«Che buffo! E io che pensavo che stesse andando sempre meglio, perché

non ti facevo mancare nulla e ti facevo vivere come una regina. Una casa splendida, vacanze esclusive...»

«Metà delle quali ho trascorso da sola» gli rammentò lei. «Ti sembra divertente?»

«Ma perché non...»Non gli diede il tempo di terminare la frase. «Alex, va bene così. È

finita. Non ha più importanza. Lascia perdere.»Quando ebbero terminato di lavare i piatti, Alex sollevò lo sguardo sul

ramo di vischio che Jimmy aveva appeso al lampadario.«Mi dai un bacio?» le chiese in tono leggero, in modo da stemperare il

bruciore che avrebbe provato nel caso in cui Corinne gli avesse risposto di no.

«Certo» rispose lei.Gli posò le mani sulle spalle e gli diede un bacio frettoloso sulla

guancia. Lui inspirò il suo profumo, assaporò il tepore del suo fiato e, per un brevissimo istante, la sentì dolce e incredibilmente vicina.

Ma fu questione di un attimo, perché, quando fece per prenderla fra le braccia, Corinne era già lontana.

Si chiese se tutta quella freddezza di cui gli stava dando dimostrazione

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fosse una finzione, o se davvero Corinne non provasse più nulla fra le sue braccia. A lui bastava percepire il suo odore per sentirsi trasportare immediatamente indietro nel tempo, e rivivere i milioni di momenti indimenticabili che avevano trascorso uno fra le braccia dell'altro.

Possibile che per Corinne non rappresentassero più nulla?

Fu una giornata intensa sotto molti profili e la sera i bambini - e non solo loro - erano esausti. Jimmy decise di andare a dormire presto. Mitzi si addormentò sul divano e Bobby andò a letto senza protestare.

«Io vado su» annunciò Corinne, mentre Alex stava asciugando una tazza in cucina.

«Io rimango giù ancora un po'. Danno un film che vorrei vedere, in seconda serata.»

«Allora, buonanotte.»«Buonanotte.»La baciò sulla guancia e lei gli cinse dolcemente il collo con le braccia,

posando la testa sulla sua spalla. Lui la tenne stretta, dondolando avanti e indietro.

«È stata una bellissima giornata» sussurrò Corinne.«Sì» confermò Alex. «Grazie di tutto. Grazie per averla resa possibile, e

per non avermi mandato a quel paese.»«Non potrei mai fare una cosa del genere» disse lei, sollevando la testa e

guardandolo negli occhi.Era di nuovo il volto che amava, non più distorto dalla rabbia, né

trincerato dietro una maschera di odiosa freddezza, com'era successo nei giorni peggiori del loro matrimonio. Per un attimo, Corinne scorse di nuovo la vulnerabilità che Alex aveva sempre celato dietro l'arroganza, ed ebbe una stretta al cuore.

Consapevole della propria cedevolezza, si staccò bruscamente da lui, imponendosi di rimanere fredda.

«Che succede?» le chiese Alex.«Niente.»Le accarezzò le ciglia con la punta delle dita, e scoprì che erano bagnate.«Stai piangendo» disse. «A volte ho voglia di farlo anch'io.» Fu scosso

da un brivido. «Mi manchi tantissimo.»«Anche tu mi manchi. L'amore non si spegne con un semplice

interruttore.»

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«È questo che stai cercando di fare? Di spegnerlo?»«Ci sto provando» ammise lei. «Ma è dura.»Lui le posò un bacio sui capelli.«Perché lo fai?»Corinne non rispose.«Non hai più fiducia in me?» insistette Alex.Lei esitò un istante, poi scosse la testa, senza parlare.Alex ebbe la sensazione che qualcuno gli avesse tirato un pugno alla

bocca dello stomaco.«Corinne, io...» cominciò in tono accorato.Mantenendo lo sguardo basso, lei gli posò una mano sul petto. «Lascia

perdere, Alex. Non ha senso che stiamo qui a discutere, credimi. Ci facciamo solo del male... e io non voglio soffrire più di quanto sto già facendo.»

Lui fece per dire qualcosa, poi ci rinunciò. «Buonanotte» le sussurrò.Corinne andò di sopra e lui rimase un'altra volta da solo.

Mezzanotte. La pendola dell'ingresso batté dodici colpi.La stanza era immersa nel buio, eccetto per le luci dell'albero che

continuavano a lampeggiare nell'oscurità.Babbo Natale sorrise alla figuretta ritta sulla soglia.«Sei venuto a salutarmi?»«Non ero sicuro di trovarti» disse Bobby. «A quest'ora dovresti essere

già tornato al Polo Nord.»«Questo è uno dei vantaggi di essere il capo. Puoi cambiare le regole a

tuo piacimento. Ho pensato di fare un salto qui per sentire com'era andata.»

«Magnificamente. È ancora qui. Gli è piaciuto il disegno e tutto il resto. Si è perfino ricordato che cos'era.»

«Temevi che lo avesse dimenticato? Sì, be', non c'è da meravigliarsi che lo abbia pensato. Diciamo la verità: non è gran che, come papà.»

«Sì che lo è» lo corresse Bobby prontamente. «È il migliore.»«Ma non sta con te abbastanza come dovrebbe, giusto?»«È molto impegnato. Ha molte altre cose a cui pensare. Ma torna sempre

da noi, perché ci vuole bene come a nessun altro al mondo.»Per un momento, Babbo Natale sembrò senza parole. Alla fine, disse:

«Lo so».

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«Come fai a saperlo? Te lo ha detto lui?»«Lo so e basta. Vi ama tanto da stare male, però non è molto bravo a

esprimere quello che sente a parole.»«E anche noi gli vogliamo un sacco di bene» dichiarò Bobby con

profonda convinzione. «Io, Mitzi e la mamma.»«Be', non so...»«Gli vuole bene. Lo so che è così.»Babbo Natale rimase in silenzio per qualche istante, poi disse: «Lascia

perdere. Dimmi di Mitzi, piuttosto. Si è divertita?».«Oh, sì. Papà le ha regalato la Barbie vestita da cavallerizza... quella che

ti ha chiesto l'altro giorno. Devi averglielo detto tu, di comprargliela.»Babbo Natale fece un largo sorriso. «Diciamo che gli ho dato una

spintarella nella giusta direzione. Non è sempre così facile, perché tuo padre è un tipo tosto che ascolta meno di quanto dovrebbe.» Vedendo che Bobby stava per protestare, aggiunse: «Sii onesto: lo sai che è così».

«A volte» gli concesse il bambino.«Sempre» insistette Babbo Natale.«Ogni tanto.»«D'accordo, vada per ogni tanto. Sei un bravo negoziatore.»Bobby fece una risatina. «Anche papà me lo dice sempre. Dice che

vuole che vada a lavorare per lui, quando sarò grande.»«Pensavo che volessi diventare un artista.»«Non potrei essere entrambe le cose?»«Come no. Ma è sempre meglio fare ciò che veramente ci piace. La cosa

migliore è decidere con la propria testa.»«Tornerai ancora, dopo stanotte, voglio dire?»«Non lo so» rispose Babbo Natale. «Natale sta passando.»«Ma non è ancora finito Domani è una specie di Natale. Papà non

partirà, vero?»«No, non partirà. E se c'è lui, non ti servo io.»«È diverso. Con te posso parlare.»«E con lui no?»«Non di tutto. Se la prende troppo, e io non voglio che soffra.»Babbo Natale parlò in tono burbero. «E tu che ne sai che se la prende

troppo?»«Finge con tutte le sue forze che non sia così» rispose semplicemente

Bobby.

Lucy Gordon 69 2004 - Adesso Sei A Casa!

Babbo Natale distolse lo sguardo. «Buonanotte» disse con voce roca. «Va' a dormire, adesso. Sogni d'oro.»

Il bambino si diresse verso la porta. Quando fu nell'ingresso, gli parve di sentire un rumore e si fermò. Ma era tutto buio e silenzioso, e corse a letto.

Solo accanto all'albero illuminato, Babbo Natale non si mosse. Rimase a capo chino, come se fosse gravato da un grosso peso.

«Stai bene?»Si voltò di scatto. Corinne era ritta sulla soglia.«Certo.»«Mi sembri un po' stanco.»Lui si strinse nelle spalle. «È una grande responsabilità essere Babbo

Natale. Anzi, direi che mi costa un'enorme fatica.»«Immagino.» Corinne esitò un istante. «Sono felice che tu sia tornato.

Bobby aveva bisogno di parlarti ancora una volta.»«Lo sapevi che sta cercando in tutti i modi di proteggere suo padre?» le

chiese Babbo Natale di punto in bianco.«Sì. È sempre molto protettivo nei suoi confronti. Niente di ciò che fa

papà è mai sbagliato. Se dovesse perdere la fiducia che ripone in lui, ne soffrirebbe in modo atroce.»

«Fino a evitare certi argomenti per non mettere in crisi suo padre? Non dimenticare che ha nove anni.»

«Nessuno sa mai che cosa gli passa per la testa» rispose Corinne. «Eccetto tu, forse. Ti dice cose che non racconta a nessun altro.»

«Neanche a te?»«Credo che cerchi di proteggere anche me. Invece, Babbo Natale può

dargli una mano perché non è direttamente coinvolto. È mio marito...»«Tuo marito ha la testa dura, e tu sei fin troppo comprensiva con lui.»«Non esagerare.»«Non esagero. Credimi.»Corinne sorrise. «Be'. Avrà la testa dura, ma il cuore è tenero. Solo che

non lo sa.»Babbo Natale fece una specie di grugnito.«Ho la sensazione che lo stia proteggendo anche tu. Scommetto che non

sa neanche questo.»«Non credo ci abbia mai fatto caso.»«Lo hai invitato qui per Natale per far felice lui, oltre ai bambini, non è

così?»

Lucy Gordon 70 2004 - Adesso Sei A Casa!

«Sei molto perspicace.»«Be', forse un po' più di un tempo» replicò Babbo Natale in tono

burbero.«Ha già perso molto» obiettò Corintie. «Non voglio che perda più nulla,

altrimenti presto sarà troppo tardi.»Babbo Natale teneva gli occhi fissi sulle braci ardenti nel caminetto.

«Credo che questo lo sappia. Dimmi una cosa. Hai idea del perché Bobby abbia scelto di disegnare quel picnic?»

«Penso che sia stata l'ultima volta che siamo stati felici insieme. Alex era già molto impegnato con il suo lavoro, ma eravamo ancora una famiglia. Tornati a casa da quella scampagnata, mettemmo subito i bambini a letto. E poi facemmo l'amore...» La sua voce si addolcì. «... e fu meraviglioso. Lui continuava a ripetermi quanto mi amava e che avrebbe continuato ad amarmi fino al suo ultimo respiro.»

«È per questo che hai conservato la sua camicia?»«Sì» rispose lei dolcemente. «È per questo che l'ho tenuta.»«Forse avresti fatto meglio a eliminarla dalla tua vita, come hai fatto con

lui.»«Io non l'ho eliminato dalla mia vita. Non potrei mai fare una cosa del

genere. In realtà, è successo l'inverso: è stato lui a eliminare me... Il giorno seguente, infatti, Alex ricevette una telefonata che cambiò tutto. All'improvviso diventò un manager di primo livello. Fu allora che smise di essere un marito e un padre. Lo perdemmo... Per questo mi ha stupito che si ricordasse ancora di quel picnic. Credo che lo consideri come qualcosa che appartiene a un'altra vita, ormai.»

«Forse è così» disse Babbo Natale. «A una vita più serena, che in qualche modo ha perso lungo la strada.» Fece una risatina amara. «Non è un tipo molto sveglio, vero?»

«Ti sbagli. È molto più sveglio di quanto pensassi» mormorò Corinne.«Penso che dovresti andare, adesso.»«Non vuoi che rimanga? Potrei offrirti una birra e...»«Va'» disse lui in tono dolce, ma deciso. «È meglio così, credimi.»«Sì» ammise lei con un sospiro. «Lo credo anch'io.»Dopo che se ne fu andata, Babbo Natale rimase a fissare il vano della

porta con la speranza che tornasse. Ma, poiché lei non lo fece, spense le luci dell'albero e rimase a lungo seduto al buio.

Non è andato tutto perduto, si disse. Sua moglie e suo figlio non

Lucy Gordon 71 2004 - Adesso Sei A Casa!

avevano smesso di amarlo. Semplicemente si erano... arresi. E la colpa era solo sua.

Alex chiuse gli occhi e pianse in silenzio, come solo un vero uomo sapeva fare.

5

Alex ricordava ancora il loro primo Natale: il ventisei dicembre erano usciti la mattina presto, a caccia di svendite. Lei fiutava sempre qualche affare ed erano tornati a casa trionfanti con diversi articoli per la casa che avevano comprato a prezzi stracciati.

Poi erano diventati benestanti e non avevano più avuto bisogno delle svendite, e Alex, che ormai poteva comprarle tutto ciò che lei desiderava, era stupefatto dalla sua capacità di continuare a entusiasmarsi per i saldi. Perciò non si stupì che fosse pronta a ripetere il solito rito anche quell'anno.

Scese e trovò diversi giornali sul tavolo della cucina e quattro teste chine intente a leggerli.

«Lavatrice!»Jimmy stava facendo una lista.«Scarpe» aggiunse Corinne. «E un tosaerba.»Continuarono a compilare l'elenco mentre Alex rimaneva saggiamente in

disparte.Alla fine, Mitzi sollevò lo sguardo e si accorse di lui. Corse ad

abbracciarlo e si offrì di preparargli un tè.«Faccio io, tesoro» si affrettò a precisare sua madre.«'ngiorno, Jimmy» disse Alex in tono affabile. «Come ti senti, oggi?

Non mi sembri molto in forma. Ieri devi esserti stancato troppo.»«Effettivamente» ammise Jimmy. «Ma non mi perderei le svendite per

nessuna ragione al mondo. Starò male più tardi.»«Lo zio Jimmy è un militare» disse Bobby per spiegare il suo eroismo.«E un bravo soldato non si arrende mai» aggiunse Alex, serio in volto.

«Ma si vede che stai poco bene. Stai prendendo le tue pillole?»«Be', a dire il vero, ne ho saltate un paio» confessò Jimmy. «Non puoi

bere se prendi dei farmaci, ed essendo Natale...»«Certo» confermò Alex. «Ma adesso è ora che ti curi come si deve.»

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Corinne, che aveva capito perfettamente dove volesse andare a parare, si voltò e lo guardò indignata. Ma, vedendo il volto di Jimmy, rimase senza parole. Era davvero pallido ed emaciato.

«Oh, Jimmy, che sciocco sei!» disse in tono affettuoso. Poi trasse un breve sospiro. «Avresti dovuto dirlo... o io avrei dovuto vederlo. Rimani a letto, oggi.»

«A letto no. Però me ne starei volentieri in casa a guardare la TV. Davvero non vi dispiace se non esco con voi?»

«Ce la faremo» lo rassicurò Alex.Uscì dalla cucina con aria innocente. Quando fu sulla soglia, si girò e

lanciò un segnale a Bobby. Questi guardò Mitzi, e Alex annuì.Messaggio ricevuto.Due secondi più tardi, i bambini lo seguirono nell'ingresso.«State bene a sentire, ragazzi» disse Alex in tono frettoloso. «Voi volete

bene allo zio Jimmy, vero?»«Sì» rispose Mitzi.Bobby, pronto a sintonizzarsi sulla lunghezza d'onda di suo padre, fece

sì con la testa.«Non lo lascerete tutto il giorno qui da solo, vero?» chiese Alex. «Non

sarebbe una cosa carina. Perché non rimanete a fargli compagnia?»«In cambio di cosa?» chiese Bobby.«Cosa...? Sei mio figlio.»«E conosco tutti i trucchi. Lo hai detto tu.»«Ma, come ogni talento, va usato con cautela. O meglio, ci sono

momenti in cui va usato e altri in cui non va usato.»«Questo è un momento in cui va usato» replicò Bobby con fermezza.Alex lo guardò con rispetto misto a prudenza.«Voglio andare in giro per i negozi» disse Mitzi. «La mamma mi ha

promesso che mi avrebbe comprato una casa per le bambole.»«La puoi trovare nel negozio di giocattoli Bellam's» spiegò Bobby. «Ce

ne sono diverse, e il modello numero quattro costerà poco perché è appena uscito il numero cinque. Perciò la mamma le ha promesso il quattro.» I suoi occhi incontrarono quelli di Alex. «Naturalmente Mitzi preferirebbe l'ultimo modello.»

«Ma la mamma ha detto che costa troppo» replicò Mitzi con un sospiro.«Però siamo noi ad avere il coltello dalla parte del manico» le fece

notare suo fratello.

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«Proprio così» confermò Alex. «Vada per la numero cinque, a condizione che rimaniate a casa, d'accordo?»

Mitzi corse a informare Jimmy che avrebbe potuto godere della sua compagnia e che avrebbero potuto parlare, parlare e parlare.

«E tu?» chiese Alex a suo figlio. «Che cosa vuoi in cambio?»«Niente» fu la sua lapidaria risposta.«Ma hai appena detto che...»«Non avevo comunque nessuna intenzione di uscire.»Alex lo guardò con ammirazione. «Però, come hai detto, sei tu ad avere

il coltello dalla parte del manico» gli fece notare. «Avresti dovuto approfittarne. Hai perso un'occasione, figliolo.»

Bobby scosse la testa. «No, non l'ho persa. Non capisci? Non ho perso proprio niente.»

Tutt'a un tratto, Alex si fece serio. «Sì, capisco.»Prese Bobby per mano.«Buona fortuna, papà.»Aveva capito tutto, naturalmente, pensò Alex.«Farò del mio meglio» promise a suo figlio.

La strada che conduceva al centro commerciale correva in aperta campagna. Aveva smesso di nevicare da poco e il paesaggio era coperto da una spessa coltre bianca: una vera cartolina di Natale.

Andarono con la macchina di Corinne. Era più comoda della fuoriserie di Alex e, essendo progettata per ospitare bambini, era abbastanza grande per trasportare la montagna di cose che aveva in programma di acquistare.

«Non l'avevo ancora vista» osservò Alex, mentre vi saliva.«L'ho comprata un mese fa.»A giudicare dalla carrozzeria, pensò Alex, doveva essere di seconda se

non addirittura di terza mano. Si trattenne dal dirle che lui le avrebbe potuto comprare qualcosa di meglio, ma rimase turbato quando si rese conto che l'acquisto della macchina era un'altra cosa che Corinne aveva fatto senza consultarsi con lui.

Quante altre ne avrebbe fatte in futuro?Decisamente, era molto più in gamba, molto più intraprendente, molto

più autonoma di quanto aveva immaginato. Tutt'a un tratto, Alex si chiese quanto dovesse esserle costato vivere per tanti anni alla sua ombra. Eppure non aveva mai manifestato l'intenzione di andare a lavorare, o di rendersi

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in qualche modo più indipendente. Ma, forse, non lo aveva fatto perché credeva che fosse dovere di una madre dedicarsi interamente ai figli e alla famiglia.

Soprattutto quando il padre era latitante...Quella mattina, Corinne indossava un cappotto di montone e un paio di

jeans neri che mettevano in risalto le sue gambe slanciate. Era bellissima e pareva di ottimo umore.

«Sei stato molto cattivo con il povero Jimmy» disse in tono scherzoso.«Gli ho consigliato di rimanere a casa e di avere cura di se stesso, e lui è

stato più che felice di seguire il mio consiglio. Sta male sul serio. Che c'entro io?»

«Bella mossa! Sai, se c'è una cosa di te che mi ha sempre dato fastidio è questo modo che hai di far passare il tuo egoismo per un'azione virtuosa.»

«Ma per quale altro motivo avrei dovuto volere che Jimmy rimanesse a casa, scusa?» chiese Alex con finta ingenuità. «Stai forse insinuando che ho brigato per rimanere da solo con te?»

La guardò con la coda dell'occhio e vide che stava sorridendo.«Se non stessi guidando, ti mollerei un pugno» disse lei, stando allo

scherzo. Era dura non essere allegri in mezzo a tutto quel sole e quel bianco.

Tutt'a un tratto, Corinne realizzò che erano secoli che non era così serena. Non le capitava da tempo di svegliarsi tanto contenta, quasi felice. E la magica sensazione era perdurata, cosicché adesso le pareva di essere tornata ragazzina.

La strada era piuttosto insidiosa e la macchina era quello che era. Comunque, come Dio volle, giunsero al centro commerciale. Perlustrarono a fondo una quantità di negozi, cominciando da quello degli elettrodomestici, dove comprarono una lavatrice.

«La casa delle bambole!» esclamò Alex, passando davanti a Bellam's. «Presto, prima che esauriscano la numero cinque.»

«La numero quattro, vorrai dire» lo corresse Corinne. «Le ho promesso quella.»

«È un po' datata» osservò Alex con cautela.«Si può sapere che cosa hai combinato?»«Chi? Io?» Sotto il suo sguardo indagatore, confessò: «Mitzi e io ne

abbiamo discusso insieme e siamo giunti alla conclusione che l'ultimo modello rappresenta la scelta migliore».

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«Vuoi dire che hai comprato tua figlia?»«Comprata mi sembra un termine eccessivo.»«Ma vero.»«Affrettiamoci» replicò lui, diplomaticamente.Appena entrati nel negozio, videro un bancone pieno di ninnoli e gadget

natalizi che nessuno aveva acquistato e che dunque erano stati messi in svendita. Con sua grande sorpresa, Corinne vide Alex andare in quella direzione e osservare con attenzione gli articoli esposti. Però non fece caso se avesse comprato qualcosa o no, perché un commesso le chiese che cosa desiderava e lei si fece subito mostrare la casa delle bambole.

Alex si accaparrò l'ultima disponibile e la portò trionfante fuori dal negozio, rifiutando di farsela consegnare a domicilio.

«Il prossimo lunedì? Stiamo scherzando? Se non la porto a casa subito, muoio.»

Il pacco era così grande che gli bloccava tutta la visuale, tanto che Corinne dovette guidarlo fino a dentro l'ascensore e poi fino alla macchina.

«Un po' più a sinistra... ancora un po'... fermo.»«Corinne, non vedo niente» disse una voce smorzata da dietro il pacco.«Va tutto bene, fidati. Fa' due passi avanti. Oh, santo cielo!»«Che cosa vorrebbe dire, santo cielo?»«Niente. Ci sono degli scalini. Fa' piano. Ecco. Fa' attenzione a come

metti giù il piede.»«Non c'è bisogno che me lo dica!»«Adesso un altro... e un altro... ancora uno. Adesso, va' avanti.»«La smetti di ridere, per piacere?»«E chi sta ridendo?» rispose lei, soffocando una risata.Aprì il portellone posteriore della macchina in modo che potesse

sistemare il pacco.«Ho bisogno di mangiare qualcosa» disse Alex. «Sono esausto.»Trovarono un pub e ordinarono pesce fritto e patatine.«Così imparo a fare promesse avventate» disse Alex con un sorriso.

«Non mi aveva avvertito che era grande quasi quanto una vera casa.»«Alex, fino a quando hai deciso di fermarti?» gli chiese Corinne di

punto in bianco.«Dipende da te.»«Da me?»Lui annuì.

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Corinne esitò un istante prima di rispondere. «Fino a quando ti pare. Io devo tornare al lavoro lunedì mattina, ma non c'è motivo che tu te ne vada.»

«A lavorare?»«Sì, ho trovato un impiego.»«Non ti basta quello che ti passo? Avresti dovuto dirmelo...»«Tu mi passi molto di più di quanto mi serve. È per questo che posso

permettermi un lavoro a tempo parziale. Porto i bambini a scuola, e poi vado in ufficio. Il pomeriggio, la mia vicina va a prenderli e rimangono da lei finché non torno a casa. Non fare quella faccia. Si divertono a casa sua. Ha un cane con il quale possono giocare.»

«Dove lavori?»«Presso uno studio legale. È molto interessante. Ho pensato che potrei

fare un po' di pratica e poi riprendere a studiare.»«Per diventare avvocato, vuoi dire?»«Sì. Ma non subito. Fra cinque o sei anni, quando i bambini saranno più

indipendenti. Per il momento, mi limiterò a fare la segretaria. Ho seguito un corso di computer e il mio capo dice che sono la più brava dell'ufficio.»

«Quanto ti ci vorrà per prendere la laurea?»«Cinque anni. Calcolo che avrò finito fra una decina d'anni.»Rimase in silenzio per un tempo così lungo che Corinne pensò che stesse

per opporsi a quella sua decisione e si preparò psicologicamente a tenergli testa. Non voleva litigare con lui, ma questa volta non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa.

Invece, Alex disse: «Devi essere molto brillante per aver imparato così velocemente come usare il computer».

«Ho iniziato il corso sei mesi fa. Usavo il computer che hai comprato per Bobby.»

«Sei mesi fa? Vuoi dire quando eravamo ancora insieme?»«Già.»Era doloroso, come scoprire che Corinne aveva una seconda vita... cosa

che, per certi versi, Alex supponeva avesse.«E hai evitato accuratamente di dirmelo.»«No, Alex. Non ho evitato accuratamente di dirtelo. Te lo avrei

raccontato volentieri se solo avessi dimostrato un briciolo di interesse, o semplicemente se ci fossi stato. Ma tu eri così distante che avrei potuto commettere un omicidio e non te ne saresti accorto. Avrei potuto avere una

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mezza dozzina di amanti senza che tu nutrissi il benché minimo sospetto.»«Molto divertente.»«Non guardarmi così. Molti uomini che vivono per il lavoro sanno

perfettamente che le loro mogli gliene combinano di tutti i colori. Invece io mi incontravo di nascosto con un computer. La mia posta clandestina proveniva da un corso per corrispondenza, e tu non hai mai scoperto il mio segreto perché non ti è mai neanche passato per la testa che fossi abbastanza interessante da averne uno. Be', invece ce l'avevo. Sono passata con il massimo del punteggio. Il mio capo è molto soddisfatto di me. In ufficio sono arrivate delle macchine nuovissime e io sono l'unica a saperle usare. Non so dirti quanto...» Si interruppe di colpo.

«Quanto tutto ciò ti renda orgogliosa?» suggerì lui.«No, quanto mi renda triste. Non ho nessuno a cui raccontarlo.»Alex annuì. «E hai bisogno di avere qualcuno a cui confidare i tuoi

successi, altrimenti perdono di valore. Io ti ho sempre raccontato tutto. Non mi è mai importato tanto dell'opinione degli altri, ma della tua sì.»

«Mi sarebbe piaciuto parlartene, però sapevo che il presidente della Mead Consolidated l'avrebbe considerata una sciocchezza, una cosa da donnette.»

Dopo qualche secondo, lui le chiese: «Jimmy lo sa?».«Solo dall'altra settimana.»«E suppongo che faccia il tifo per te?»«Sì, pensa che sia un'idea fantastica.»Alex non disse nulla. Preferiva evitare di farle domande su Jimmy,

perché in qualche modo temeva le sue risposte.«Non si può dire che tu non abbia le idee chiare riguardo al futuro»

osservò alla fine.«È bello avere una meta.»«Sì, capisco. Dieci anni... santo cielo! Non conosco nessuno che faccia

progetti così a lungo termine.»«Io devo farli. Ho trent'anni, ormai. Non ho tempo da perdere.»«Per caso, hai inserito anche me nei tuoi progetti?»«Sei sempre il padre dei miei figli.»«Sono ancora tuo marito e intendo continuare a esserlo.»«Alex, non cambierà nulla. Tu sei fatto così. Che senso ha parlarne

adesso? Ho cercato di spiegartelo quando ci siamo lasciati, e anche allora non mi hai ascoltato.»

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Alex sospirò. «Sì, ti ho ascoltato. So che non sembrava così, però l'ho fatto. Mi hai detto che saresti stata meglio senza di me.»

Corinne scosse la testa. Più che un diniego, era un tentativo per schiarirsi le idee.

«Non ho mai detto questo» replicò alla fine. «E mai lo dirò, finché conserverò i nostri ricordi.»

«Che cosa ti ricordi?»«Mi ricordo di te, com'eri la prima volta che ti incontrai. Eri

semplicemente fantastico... l'uomo più fantastico, più generoso, più amabile del mondo.»

Quelle parole gli procurarono un dolore acutissimo.«Sono ancora così» disse, puntandosi un dito contro il petto, «qui

dentro.»«Non lo so» replicò lei in tono mesto. «È da molto che non so che cosa

succede, lì dentro.»«Non è cambiato nulla. Non nei tuoi riguardi. Dimmi che è così anche

per te. O non lo sai?» chiese Alex con voce roca.«Sì» sospirò Corinne. «Lo so. Ma non siamo più dei ragazzini, e non

basta.»«Sei felice?» le domandò, brusco.«Non lo so» rispose lei con amarezza. «Però non credo sia importante.»Tutt'a un tratto, Alex si rese conto di quanto Corinne fosse cambiata.

Emanava calma e serenità, come se avesse risolto qualcosa che la turbava da tempo.

«Alex» sbottò all'improvviso, «se ti faccio una domanda, mi rispondi onestamente?»

«Spara.»«Ma voglio che mi dici la verità, non un'educata bugia. Non c'è bisogno

che indori la pillola. Voglio la pura verità.»«D'accordo.»«Perché sei arrivato in anticipo e hai deciso di fermarti con noi più a

lungo del previsto?»Alex esitò un istante, consapevole che stava per confermare i suoi

peggiori sospetti. Ma Corinne gli aveva chiesto la verità e lui non poteva mentirle. Assolutamente.

«Mi è saltato un appuntamento» rispose con riluttanza. «Craddock aveva organizzato un party ai Caraibi per festeggiare la firma del contratto, ma

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poi si è ammalato.»Corinne lo guardò dritto negli occhi. «E se non si fosse ammalato?»Era la domanda che temeva di più.«Se non si fosse ammalato, non sarei venuto affatto.»Corintie non fece una piega, limitandosi ad annuire leggermente.«Però sono venuto» sbottò Alex. «E mi sono trovato a parlare con mio

figlio, il quale non aveva idea che fossi io. E ho scoperto un sacco di cose che prima non sospettavo nemmeno. Forse era colpa mia se non le sapevo, ma adesso le so. E questo cambia tutto.»

«Fra te e i bambini, forse. Non fra te e me» precisò Cornine.«Ma potrebbe avere un senso anche per noi due, se lo volessimo

veramente. Corinne, ti supplico, torna a casa. Voglio che proviamo un'altra volta. Non lo desideri anche tu, in cuor tuo?»

«Non potrei mai tornare in quel posto senz'anima, Alex. L'ho sempre odiato. La mia casa è qui, ora.»

«Allora verrò a stare qui.»«Qui? In questa casa?»«Non mi importa della casa. Io voglio solo stare con te. Se vivremo qui,

tu potrai mantenere il tuo impiego e...»«Aspetta un attimo, Alex. Ti conosco, e so che, quando ti metti in testa

una cosa, la fai senza pensare alle conseguenze. Quanto pensi che potrebbe durare, questa volta? Nel giro di un paio di mesi, anche meno, saremmo punto e a capo. Mi rendo conto che in questi ultimi giorni hai capito molte cose, ma, credimi, non basta a risolvere tutti i nostri problemi.»

«Ma se ci amiamo ancora...»«Io ti amo ancora, però...»«Però credi che io sia irrecuperabile» aggiunse lui in tono sarcastico.«Non esattamente. Credo che tu abbia bisogno di un altro tipo di

donna... una che abbia i tuoi stessi gusti, che ami la vita mondana, che si vesta all'ultima moda e che ti faccia fare sempre bella figura.»

«Ma chi se ne frega di queste sciocchezze!» sbottò lui, spazientito. «Io voglio te, e i bambini. Santo cielo!» Si stava arrabbiando sul serio. «Non hai programmato solo la tua vita, ma anche la mia. Mi troverò una moglie da esibire come un trofeo, giusto? Faresti meglio a dirmi come si chiama, perché sono sicuro che l'hai già individuata.»

«Calmati!»«Neanche per sogno. Che cosa mi consigli? Una bionda conturbante con

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un generoso décolleté, o una brunetta tutta curve che mi sposerà solo per la mia carta di credito? Credi che mi potrei accontentare di una donnetta del genere, dopo essere stato sposato con te, o pensi che non mi meriti niente di più?»

«Scusami» disse Corinne, angosciata. «Non intendevo offenderti.»Alex non disse nulla, ma le prese la mano e se la posò sulla guancia,

chiudendo gli occhi.«Alex...»«Ssh» fece lui. «Non dire niente.»Lei annuì e sollevò l'altra mano per accarezzargli dolcemente il viso.«Non ci sarà mai nessun'altra» dichiarò Alex con una voce che indicava

calma e determinazione. «Ci sei solo tu. Nessun'altra. A volte vorrei che non fosse così. Accidenti, Corinne, vorrei essere capace di dimenticarti e passare a qualcosa di nuovo con la stessa facilità con cui lo hai fatto tu. Ma non ci riesco. Se la cosa ti imbarazza, ti chiedo scusa, però sono sempre stato un tipo scomodo. Neanche in questo sono cambiato.»

Corinne avrebbe voluto dirgli che era solo una sua fantasia: non era passata a qualcosa di nuovo perché era ancora lui al centro di ogni suo pensiero, e sarebbe stato così per sempre. Ma era un rischio che non si sentiva di correre.

Tutt'a un tratto, Alex parve ritrovare la calma.«Coraggio» disse. «È ora che ci muoviamo. Dobbiamo comprare ancora

un sacco di roba.»Si alzò di scatto, obbligandola implicitamente a fare lo stesso.

L'argomento era chiuso, pensò Corinne. Alex se l'era semplicemente gettato dietro le spalle.

Ci misero due ore a terminare i loro acquisti, dopodiché montarono in macchina e si diressero verso casa.

La temperatura era scesa sensibilmente e Corinne guidò in silenzio, concentrandosi sulla strada, che, dopo l'abbondante nevicata, era diventata piuttosto pericolosa.

Quando uscirono dalla città e furono in aperta campagna, rallentò ulteriormente.

«Deve aver appena smesso di nevicare» osservò Alex. «Considerato lo scarso traffico, il fondo dev'essere ghiacciato.»

Non aveva neanche terminato la frase che il motore cominciò ad ansimare.

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«Che succede?» chiese Alex.«Niente» si affrettò a rispondere Corinne. «Lo fa spesso. Non significa

nulla. Fra un attimo tornerà normale.»Invece la macchina continuò ad arrancare faticosamente fino a fermarsi

in mezzo alla strada.«Oh, maledizione!» imprecò Corinne, angosciata. «Sta arrivando

qualcuno?»«No, per adesso, ma prima la spingiamo verso il bordo della carreggiata,

meglio è.»Appoggiarono la schiena al portellone posteriore dell'auto e la spinsero

fino ad accostarla al margine erboso dove si fermò, fuori pericolo, ma assolutamente inutilizzabile.

Alex tirò fuori il cellulare dalla tasca del giaccone e chiamò il soccorso stradale. Come aveva immaginato, erano gli ultimi di una lunga lista.

«Ci metteranno un'ora, come minimo» gemette, chiudendo la comunicazione.

«Vuoi dire che dobbiamo rimanere qui un'ora?» chiese Corinne, inorridita.

«Non è necessario che stiamo qui. Intravedo delle case oltre quegli alberi, dall'altra parte della strada. Forse troveremo un pub dove mangiare un boccone.»

«Mi presti il cellulare?»Corinne fece il numero di casa. Le rispose Bobby.«Tutto a posto, mamma. Mitzi sta sfogliando i suoi album e zio Jimmy

sta guardando la TV.»«Me lo passi?»Jimmy le confermò che era tutto a posto e che non ci sarebbe stato alcun

problema se fosse tornata tardi. Corinne chiuse la comunicazione, soddisfatta.

«Seguiamo quegli alberi e vediamo dove ci portano» disse.Alex le prese la mano e gliela tenne stretta mentre proseguivano sotto le

grandi querce. Il sole al tramonto illuminava la neve con i suoi lunghi raggi dorati. Per un po', nessuno dei due disse nulla.

Corinne pensò che era un'atmosfera da fiaba, del tipo che si assaporava meglio stando in silenzio. Ma, quando guardò Alex, vide che stava camminando a capo chino, un'espressione tesa sul volto maschio. Provò una stretta al cuore.

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«Alex...»Si fermò e lui si girò a guardarla. In quel momento, le sembrò naturale

stringerlo dolcemente fra le braccia. Al diavolo le decisioni irrevocabili, pensò. Alex stava soffrendo e lei non poteva negargli il proprio conforto, così come non poteva impedirgli di respirare.

«Corinne, ho paura» sussurrò lui, la testa sulla sua spalla.«Di cosa, amore mio?»«Di tutto. Di tornare alla mia vita vuota. Non hai idea che cosa voglia

dire rientrare dall'ufficio, o da un viaggio, e trovare la casa deserta. Non puoi immaginare che cosa significhi svegliarsi la mattina e non avere nessuno a cui augurare il buongiorno. Da quando mi hai lasciato, la mia vita è un inferno. Sto perdendo tutte le cose a cui tengo di più, e non so come fare per fermare questa spirale perversa.»

Corinne aveva il cuore gonfio di dolore. Avrebbe voluto dirgli, Vieni a casa, va tutto bene, e vedere il suo volto illuminarsi di gioia.

Ma sapeva che sarebbe stato un errore. Non era vero che andava tutto bene. In questo momento, stava provando la sua stessa sensazione di impotenza. Era ancora troppo presto per pensare a una riconciliazione.

Le cose non stavano procedendo come aveva sperato. Aveva spedito il suo invito di Natale all'uomo freddo e duro che Alex era stato negli ultimi tempi. Ma l'uomo che era arrivato era molto più simile all'Alex di un tempo: determinato, sì, ma anche dolce e vulnerabile. Corinne era la sola a conoscere le sue debolezze, e non poteva fingere di non vederle.

Aveva giurato a se stessa che non si sarebbe mai più lasciata incantare da lui, invece c'era cascata un'altra volta. Come una pera matura. E adesso era così confusa che non sapeva più dove sbattere la testa.

«Non devi aver paura» disse. «Tu sei l'uomo che non teme niente e nessuno, ricordi?»

«È solo apparenza» ammise lui. «Anche mentre lo dicevo, mi tremavano le ginocchia. Lascia che ti abbracci.»

Lei ubbidì e lui la tenne stretta come un naufrago che si aggrappa a una corda di salvataggio.

«Ti amo tanto» le disse in tono accorato.«Anch'io ti amo» rispose Corinne in tutta sincerità.Riproviamo.Ce l'aveva sulla punta della lingua, però, per qualche ragione, non

riusciva a dirlo. Sollevò il volto e chiuse gli occhi, abbandonandosi a lui.

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Alex la baciò sulla bocca.Lo aveva già fatto la sera della vigilia, ma era stato diverso. Quel bacio

non aveva avuto la sconvolgente intensità che stava avendo questo. L'ultima volta, Alex aveva dimostrato un'eccessiva sicurezza di sé, cosa che l'aveva raggelata.

Mentre adesso la stava baciando come se temesse che fosse per l'ultima volta. Con un trasporto e una disperazione tali che Corinne non riuscì a staccarsi da lui, e respingerlo.

Le sue labbra sapevano ancora eccitarla, riportandole alla mente le migliaia di altre volte in cui un bacio era stato il preludio di un incontro più intimo, dove lei, calda e nuda fra le sue forti braccia, si lasciava trasportare in un altro mondo, fatto di amore e di rovente passione. Tutt'a un tratto, fu travolta dai ricordi mentre provava un dolore quasi fisico rendendosi conto di ciò a cui aveva deciso di rinunciare.

Rispose al suo bacio. Non avrebbe voluto farlo, però non poté evitarlo, perché pensava anche lei che sarebbe potuta essere l'ultima volta, e voleva avere un ricordo tangibile a cui potersi aggrappare in futuro, nei momenti di malinconia.

Alex, il suo generoso amante, che pensava al suo piacere prima che al proprio, tanto raffinato a letto quanto grossolano nella vita di tutti i giorni... l'uomo vulnerabile, che poteva essere ferito da uno sguardo o da una parola, ma che avrebbe smosso mari e monti pur di non dare a vedere la propria sofferenza. Lui era stato suo, lei lo aveva lasciato andare, e presto lo avrebbe mandato via per sempre.

«Corinne... Corinne...»Bastò sentirlo sussurrare il suo nome per farla partire per la tangente, ma

in qualche modo sarebbe riuscita a rimanere ferma sulle sue posizioni.«Non piangere» disse Alex.Non si era resa conto di stare piangendo, ma sapeva perché lo faceva:

stava dicendo addio per sempre all'unico uomo che avrebbe mai amato e, sebbene farlo le spezzasse il cuore, era decisa a lasciarlo.

«Scusatemi!»Impiegarono qualche secondo per tornare alla realtà. Un uomo stava

cercando di attirare la loro attenzione.«È lei che ha chiamato il carro attrezzi?»«Sì» rispose Alex. «Sono io.»«So che le era stato detto un'ora, ma mi sono liberato prima» spiegò

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l'uomo. «Posso avere le chiavi?»Alex era pallido come un lenzuolo e gli tremavano le mani, ma aveva

ritrovato il controllo di sé. Si tenne in disparte mentre Corinne consegnava le chiavi della macchina all'addetto al soccorso stradale, poi si avviarono tutti e tre verso la macchina lungo il viale alberato illuminato dai raggi obliqui del sole al tramonto.

6

Alex pensò che doveva essere la reazione naturale all'entusiasmo del Natale. Altrimenti non avrebbe saputo come spiegarsi l'improvviso mutismo in cui Bobby pareva essersi chiuso da quando si era alzato, quella mattina. Era sempre stato un bambino riflessivo e piuttosto taciturno, ma adesso era più silenzioso del solito, come se avesse un grosso peso sul cuore.

«Hai idea di che cosa lo tormenti?» chiese Alex sottovoce a Corinne, la mattina del ventisette.

«No, so solo che è successo all'improvviso, ieri sera. Ho provato a chiedergli cosa c'è che non va, ma mi ha risposto che non è niente. È meglio che lo lasciamo in pace, così forse ce lo dirà.»

Alex annuì e cercò di fare come aveva suggerito Corinne, tuttavia era dura rendersi conto che il rapporto di fiducia che aveva appena cominciato a instaurare con suo figlio stava già sgretolandosi, e non riuscire a capire il perché. Ma ancora più penoso era vedere l'atteggiamento di forzata allegria che Bobby ogni tanto si ricordava di dover assumere per non insospettire mamma e papà.

Per svagarsi, uscì in giardino e cominciò una battaglia a palle di neve con Mitzi, mentre Jimmy li incitava dai bordi. Quando furono tutti bagnati, corsero a casa, si asciugarono in fretta e continuarono la lotta, lanciandosi i cuscini del divano.

Con grande sollievo di Alex, Bobby mollò gli acquerelli e si unì a loro, gridando di gioia.

Preso com'era dal gioco, Alex non sentì il campanello della porta suonare. Guardò Corinne mentre andava ad aprire, e Bobby approfittò di quel suo breve attimo di distrazione per lanciargli addosso un grande cuscino che, colpendolo, si squarciò. Una nuvola di piccole piume si

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sollevò verso il soffitto per ricadere poi lentamente sulle spalle di Alex, che si stava rotolando sul divano in preda a un eccesso di riso.

Stava soffiando via le piume, quando un uomo entrò un soggiorno.«Mark!» esclamò Alex.Mark Dunsford guardò il suo principale con un misto di sgomento e

disapprovazione.«È da ieri che cerco di mettermi in contatto con lei, capo» disse. «Si

tratta di una cosa urgentissima.»Con la coda dell'occhio, vide Corinne immobilizzarsi e così la piccola

Mitzi. Ma il più immobile di tutti era sicuramente Bobby.«Non può essere tanto urgente» disse. «Potevi chiamarmi.»«Ho provato a farlo, però il suo cellulare è spento.»«Impossibile» ribatté Alex, «non lo spengo mai.»«Le assicuro che adesso è spento.»Cupo in volto, Alex si alzò e andò nell'ingresso dov'era appeso il suo

giaccone, infilò la mano in una delle tasche e ne estrasse il cellulare.Era spento.«Ma come...?»Si bloccò. Un campanello d'allarme gli scattò nel cervello e tutt'a un

tratto capì che doveva stare molto attento a quello che diceva.«Be'» disse alla fine, «l'ho chiuso e mi sono dimenticato di riaccenderlo.

È tanto strano, a Natale?»«Quello che è strano è che è pare sia stato chiuso dopo che ho chiamato»

osservò Mark.«È impossibile. Ti sbagli.»«Ha fatto diversi squilli, abbastanza perché il mio nome apparisse sul

display. Poi è stato spento. Mi ha colpito, visto che lei non ha mai fatto una cosa del genere.»

Alex si strinse nelle spalle. «C'è sempre una prima volta. Devo essermi lasciato trasportare dallo spirito del Natale.»

«Ma farlo proprio adesso, quando è in ballo un affare così importante!» Mark sembrava inorridito al pensiero che il suo colosso potesse avere i piedi d'argilla. «Semplicemente non è da lei.»

L'attimo successivo, ebbe un altro shock.«Cosa c'era di tanto urgente da non poter essere rimandato?» gli chiese

Alex in un tono così freddo che avrebbe gelato un pinguino.«La chiamavo per informarla che c'è stato un nuovo cambio di

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programma. A quanto pare, la malattia di Craddock è stato un falso allarme, una banale indigestione, mi è parso di capire, perciò il party si terrà, come previsto. Il volo parte questo pomeriggio. È ancora in tempo.»

«In tempo per che cosa?» chiese Alex in tono piatto.«In tempo per prendere l'aereo. Sono passato nel suo ufficio, prima di

venire qui, e ho recuperato il suo passaporto e il biglietto. Fortunatamente la sua agenda era lì e sono riuscito a trovare l'indirizzo di sua moglie.»

«Ma come facevi a sapere che ero qui?» chiese Alex. «Non te lo avevo detto.»

«Era una supposizione logica, e si è rivelata corretta, grazie al cielo, altrimenti proprio non avrei saputo dove cercarla.»

«Capisco. Be', avrei preferito che non lo avessi fatto. Ricordatelo, la prossima volta.»

«Ma rendersi irreperibile quando... Be', l'importante è che l'ho trovata. Sarà meglio che si sbrighi.»

Alex si fregò gli occhi.«Mi dispiace, temo di non essere sulla tua stessa lunghezza d'onda. Io

non andrò da nessuna parte, Mark.»«Lei non capisce. Il contratto...»«Capisco benissimo. Il vecchio Craddock pensa che tutti scattino

sull'attenti appena schiocca le dita.»«Sa che abbiamo bisogno di quel contratto...»«No, noi non ne abbiamo bisogno» lo interruppe Alex con

determinazione. «Lo vogliamo, ma non ne abbiamo bisogno. Craddock non troverà un'altra società disposta a fare il lavoro altrettanto bene a un prezzo così ragionevole, e lui questo lo sa. È lui ad avere bisogno di noi, e io non rinuncerò al più bel Natale della mia vita solo per fargli un piacere.»

«Ma...»«Mark, sai perché vuole farci andare dall'altra parte del mondo? Perché

ha bisogno di qualcuno che gli faccia compagnia. È vecchio e non ha nessuno. Non ha figli ed entrambe le sue mogli non vogliono più saperne di lui. Mi dispiace per lui, ma non ho la minima intenzione di fare la sua stessa fine.»

Mark era inorridito.«Ma qualcuno dovrebbe andarci, in rappresentanza della società. Se lei

non vuole farlo, lasci almeno che ci vada io.»

Lucy Gordon 87 2004 - Adesso Sei A Casa!

Alex si strinse nelle spalle. «D'accordo. Puoi farlo, se ti va. Sono sicuro che hai con te il tuo passaporto, perché c'è stato un tempo in cui io lo avevo sempre con me e ho la terribile sensazione che tu assomigli in modo spaventoso all'uomo che sono stato in quegli anni.»

«Terribile sensazione?»«Spaventosa, terrificante. Sconvolgente. Te lo leggo negli occhi. Mi

sembra di parlare con il mio fantasma.»Mark pareva indignato.«Non mi vergogno di seguire il suo esempio, capo. E se, come dice, mi

autorizza a partire...»«Puoi farlo, se ci tieni. Però, se avessi un po' di sale in zucca, non

andresti. So che non hai una famiglia, ma non ce l'hai la ragazza?»«Certo che ce l'ho, e ho passato un po' di tempo con lei, il giorno di

Natale...»«Un po' di tempo? Che Dio ti aiuti, Mark!»«Ma lei capisce che devo cogliere al volo ogni occasione per...»«Risparmiami il discorso.» Alex stava parlando a Mark, ma era

perfettamente consapevole che Corinne lo stava osservando, trattenendo il fiato. «L'ho scritto io stesso, molto tempo fa, e non lo voglio più sentire. Prendi quell'aereo, se vuoi, di' a Craddock che ho l'influenza, o qualcos'altro, e ti autorizzo a firmare per me. Altrimenti, digli che sarò di nuovo in ufficio il prossimo lunedì. Decidi tu, però cerca di non commettere i miei stessi errori.»

Mark era tremante di indignazione.«Allora, con il suo permesso, andrò ai Caraibi e salvaguarderò i suoi

interessi laggiù.»Il tono implicava che qualcuno doveva pur badare alla bottega, finché il

padrone non fosse ritornato in sé.«Ottimo. Quando torni, Vieni subito da me: cercherò di inculcarti un po'

di buonsenso.» Alex sorrise. «Faremo uno spuntino a base di Coca-Cola e cornetti alla crema.»

A quelle parole, a Mark si rizzarono i capelli in testa.«Coca-Cola e cornetti alla crema...?»«Non li hai mai assaggiati? Non sai che cosa ti sei perso! È meglio che ti

sbrighi, se vuoi prendere quell'aereo.»Dopo che Mark se ne fu andato, per qualche secondo nessuno parlò. Per

la prima volta, Alex si rese conto di essere ancora ricoperto di piume.

Lucy Gordon 88 2004 - Adesso Sei A Casa!

Nessuna meraviglia che Mark avesse pensato che era impazzito.Incontrò lo sguardo di Corinne e capì che aveva avuto il suo stesso

pensiero. Ma nei suoi occhi non lesse divertimento, bensì un calore e una tenerezza che non vi leggeva da molto tempo.

Lei gli andò incontro a braccia tese.«Lo hai fatto davvero?» chiese con ansia. «Sul serio hai spento il

cellulare quando hai visto che era il tuo assistente?»Per un attimo fu tentato di risponderle di sì, ma lei lo stava guardando

con gli occhi spalancati e lui non se la sentì di mentirle.«No, non sono stato io a spegnerlo, e non so come sia potuto accadere.

Sono contento che sia successo, però è un mistero come sia avvenuto.»«Sono stato io.»Si erano dimenticati che Bobby era lì e li stava ascoltando in silenzio,

un'espressione determinata sul volto pallido e tirato.«Sono stato io» ripeté il bambino.«Che cosa vuoi dire, figliolo?» Alex andò a sedersi sul divano e prese le

mani di Bobby nelle sue.«Sono sceso dabbasso, ieri sera, e ho sentito il tuo cellulare suonare»

spiegò Bobby. «L'ho tirato fuori dalla tasca del tuo giaccone. Stavo per portartelo, ma... poi non l'ho fatto.»

«Perché?» chiese Alex con calma.«Perché sapevo che era quell'uomo» rispose Bobby, disperato. «C'era

scritto il suo nome sul display, lo stesso dell'altra volta. Sapevo che voleva portarti via, e non volevo che te ne andassi, così l'ho spento e non ti ho detto niente.»

«Oh, tesoro!» esclamò Corinne, temendo che Alex fosse arrabbiato e volendo proteggere il bambino. «Ti capisco, ma non avresti dovuto...»

Alex sollevò subito una mano per zittirla e lei ubbidì. Stava guardando suo figlio e non pareva affatto adirato.

«Me lo avresti detto?» chiese in tono dolce.«Sì, ma solo quando sarebbe stato troppo tardi per partire» rispose

Bobby con tale determinazione che ad Alex venne quasi da ridere. «Sapevo che ti saresti arrabbiato con me, però non volevo te ne andassi. È stato un bellissimo Natale... il più bello che abbiamo trascorso insieme. Tu sei stato veramente con noi, non hai fatto finta come le altre volte, ma hai parlato e ci hai ascoltato, e ti interessava, e io non volevo che finisse. Volevo che rimanessi per sempre, invece lui ti avrebbe fatto andare via e...

Lucy Gordon 89 2004 - Adesso Sei A Casa!

e...»«Ehi, tranquillo, calmati» disse Alex sottovoce, togliendogli un ciuffo di

capelli dalla fronte. «Volevi così tanto che rimanessi?»Bobby annuì vigorosamente.«Be'...» Alex dovette fermarsi un momento perché gli stava tremando la

voce. «Non posso essere arrabbiato con te perché mi vuoi bene, giusto?»«Mi dispiace, papà.»«Di che cosa?»«Che non sei potuto partire, e che non hai firmato il contratto.»«Non volevo partire, e non ho perso il contratto. O, se l'ho perso, meglio

così, se era quello l'unico modo per poterlo ottenere.»Bobby lo guardò, incerto. «Dici sul serio?»«Lascia che ti dica una cosa, figliolo. Non occorreva che spegnessi il

cellulare. Se avessi parlato con Mark, ieri sera, gli avrei detto le stesse cose che mi hai sentito dirgli oggi.»

Bobby non replicò. Stava fissando allibito suo padre, come se desiderasse disperatamente poter credere a quello che aveva appena sentito, se solo... Alex parlò di nuovo, questa volta con voce rotta dall'emozione. «Non pensavi sul serio che volessi lasciarvi, vero?» Bobby scosse la testa.

«Bene, allora!» Alex sorrise a suo figlio. «Sai una cosa? Questo dimostra che siamo una grande squadra. Hai fatto esattamente quello che avrei fatto io, come se mi avessi letto nel pensiero.»

A quelle parole, Bobby, raggiante di felicità, fece un largo sorriso e si lanciò fra le braccia di suo padre.

Con Bobby stretto a un fianco e Mitzi avvinghiata a quell'altro, Alex sollevò lo sguardo su Corinne. Non stava sorridendo come aveva sperato, ma lo stava guardando con un'espressione che gli parve di soddisfazione, come se le avesse appena confermato qualcosa che lei, in cuor suo, aveva sempre saputo.

«Questa è l'ultima volta che ci vediamo» disse Babbo Natale. «Di solito non mi fermo mai tanto a lungo, ma questa volta l'ho fatto, soltanto per te.» Si chinò in avanti e guardò il bambino negli occhi. «Pensi di farcela?»

«Oh, sì» rispose Bobby senza esitare. «Va tutto bene, adesso. Ma tornerai il prossimo anno, vero?» aggiunse, allarmato.

«Sì, tornerò. Nel frattempo, tieni questo in mio ricordo.»

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Gli porse un piccolo oggetto che prese dalla tasca dei calzoni, un medaglione di legno, con sopra la testa di Babbo Natale in rilievo. Era una sciocchezza, di quelle che si comprano alle svendite passate le feste. Ma per Bobby rappresentava un prezioso talismano.

«Per te» disse Babbo Natale. «Alla prossima.» «Arrivederci» sussurrò Bobby. «Alla prossima.»

Dopo che il bambino se ne fu andato, il vecchio rimase lì a lungo, speranzoso. Stava per andarsene, quando un'altra figura era apparsa sulla soglia. «Sei un uomo saggio» disse. «Suggeriscimi come mi devo comportare con mio marito.»

«Dipende se vuoi pensare a lui o a te stessa» rispose Babbo Natale. «Per il tuo bene, dovresti mandarlo al diavolo e sposare Jimmy.» «È questo il tuo consiglio?» «È ciò che è meglio per te.» «Ma, sarebbe meglio anche per lui?» Babbo Natale scosse la testa. «Lo distruggerebbe. Non lo sopporterebbe. Ti ha detto che lo spaventa l'idea di fare ritorno alla sua casa fredda e vuota, ma non ti ha detto quanto gli manchi... che trova scuse per fermarsi in ufficio fino a tardi, così non deve tornare a casa e affrontare la solitudine, o come trasalisce ogni volta che il telefono squilla, e come impreca quando sente che non sei tu, ma è qualcun altro. Mi rendo conto che è un uomo difficile, però adesso capisce molte cose che prima non capiva. Non pensi che dovresti offrirgli la possibilità di dimostrartelo? Non dico che sarà semplice. È destinato a sbagliare ancora, ma ti ama e ha bisogno della sua famiglia. Senza di te, finirebbe per diventare un vecchio solo e insignificante. Intendi forse abbandonarlo al suo destino?»

«Ma mi hai appena detto che farei meglio a sposare Jimmy.»«Lui è un uomo concreto e affidabile, e non ti creerà mai fastidi. Però

devi ammettere che è anche noioso da morire.»«È vero. E, dopotutto, credo che ce la farei a reggere qualche fastidio.»Lui la guardò esitante, come se non fosse sicuro di aver capito

esattamente.«Dunque... che cosa gli dirai?» chiese con cautela.«Niente.» Corinne gli sorrise con aria complice. «Tu sei un ottimo

ambasciatore. Perché non glielo dici tu?»«Che cosa dovrei dirgli?»«Quello che ritieni voglia sentirsi dire.»Gli posò un bacio leggero sulla guancia, e se ne andò.

Lucy Gordon 91 2004 - Adesso Sei A Casa!

Il mattino seguente, Jimmy si alzò di buon'ora e cominciò a fare la valigia.

«Lascia che ti dia una mano» si offrì Corinne, correndo in suo aiuto. «Non c'è bisogno che parti così presto.»

«Non c'è problema» rispose lui in tono mesto.Quand'erano bambini, lui era solito seguirla dappertutto, fedele come un

cagnolino. Se Corinne gli avesse chiesto la luna, probabilmente non avrebbe avuto pace finché non avesse escogitato un modo per andargliela a prendere. Ma lei era una bambina dolce e senza pretese, e non aveva mai approfittato della sua dedizione.

Quand'erano diventati adulti, Jimmy aveva cercato a modo suo di farle capire quanto fosse importante per lui, però non aveva mai trovato il coraggio per dichiararle apertamente il suo amore. Perché Corinne continuava a trattarlo come un fratello, o al massimo un amico, ma mai come un potenziale innamorato.

Quando aveva annunciato il suo matrimonio con Alex Mead, Jimmy aveva capito di aver perso per sempre il treno della felicità. Dopo le nozze, era partito volontario per una pericolosa missione in Medio Oriente, per cercare di dimenticarla.

Non ci era riuscito. Aveva avuto delle relazioni, ma tutte storie passeggere, prive di significato. Per quanto si sforzasse, Corinne rimaneva l'unica ad avergli rubato il cuore.

Alex Mead non gli era mai piaciuto. Era apparso all'improvviso nella vita di Corinne e se l'era portata via. Però gli riconosceva delle doti che sapeva di non possedere e che non avrebbe mai posseduto, cose come fascino, carisma, sex appeal... Jimmy era un soldato, e amava la battaglia. Ma, davanti ad Alex Mead, si era subito arreso.

«Sono un soldato, ricordi?» disse adesso. «So riconoscere quando sono stato sconfitto.»

Corinne non gli chiese che cosa volesse dire.Alex lo accompagnò alla stazione e si salutarono cordialmente,

considerate le circostanze. Si sentiva in pace con il mondo intero, quella mattina, benché fosse ancora piuttosto agitato.

Quando fu ritornato, andò subito in cerca di Corinne. La trovò al piano di sopra, nella sua camera da letto, che stava svuotando un armadio.

«Non c'è molto spazio» gli disse. «Ma potrai sistemare le tue cose nella stanza degli ospiti, adesso che Jimmy se n'è andato.»

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«Sei sicura?» chiese. «Sei ancora in tempo per mandarmi a quel paese.»Lei sorrise. «Sul serio? Ci andresti, se ti ci manderei?»«No.» La prese fra le braccia. «È casa mia, ormai.»«Non ti dispiace trasferirti qui?»«No. È qui che siamo tornati a essere una famiglia, ed è qui che

rimarremo una famiglia.»«Com'è che tutt'a un tratto sei diventato così saggio?»«Mi sono fatto consigliare da un caro amico. È un uomo molto vecchio e

sa molte cose perché la gente si confida volentieri con lui. Dice che i problemi non svaniscono come per incanto, ma che, finché c'è l'amore, non ci si deve mai dare per vinti.»

«E l'amore c'è?»«Sì. C'è sempre stato.» Le prese il volto fra le mani. «Ti amo, Corinne,

con tutto me stesso. Promettimi che me lo ricorderai la prossima volta che mi comporto male.»

«Lo farai?»Lui annuì con un sorrisetto. «Oh, sì.»«Anch'io.»«Questo è solo il primo passo» disse lui, serio. «Non so dove ci

porteranno quelli successivi, ma se rimarrai al mio fianco, seguirò il cammino qualunque direzione esso prenderà.»

«Potrebbe condurci in posti strani» gli rammentò lei.«Tu bada solo a non mollare mai la mia mano.»L'attirò a sé e la baciò di nuovo.Se il loro ultimo bacio era stato quello dell'addio, questo era un bacio di

benvenuto, uno di quelli che di solito ci si scambia quando non ci si conosce ancora bene, ma si è felici di essere stati presentati.

Non videro la porta aprirsi e due testoline fare capolino per poi ritrarsi silenziosamente.

«Te lo avevo detto!» esclamò Bobby in tono trionfante. «Ti avevo detto che papà era tornato per sempre.»

«Hai tirato a indovinare» replicò Mitzi.«No.»«Sì.»«No.»«Sì.»«Sapevo che sarebbe tornato. Avevo ricevuto...» Bobby si guardò

Lucy Gordon 93 2004 - Adesso Sei A Casa!

intorno con fare circospetto. «... delle informazioni riservate.»«Chi te lo ha detto? Voglio saperlo!»«Babbo Natale.»Mitzi lo guardò come solo una sorella minore poteva fare. «Tu sei tutto

scemo!» sentenziò alla fine. «Babbo Natale non esiste.»«Esiste, invece.»«No.»«Sì.»«No.»«Sì. E la cosa più stupefacente è che io gli ho parlato.»«Sei tutto matto» replicò Mitzi. «Matto, matto, matto!»Corse giù dalle scale continuando a ripetere quella parola, tutta felice.Bobby non si lasciò turbare da quella reazione. Mitzi aveva solo sei anni

e aveva ancora molto da imparare della vita e delle persone. E di Babbo Natale.

«Babbo Natale» disse. «Babbo Natale, Babbo Natale, Babbo Natale.»Estrasse il suo medaglione dalla tasca dei calzoni e se lo rigirò fra le

dita, mormorando sottovoce: «Babbo Natale, Babbo Natale...».Poi sorrise fra sé e sé, tutto soddisfatto.«Babbo.»

7

La pendola nell'ingresso batté le quattro.Con un sospiro, Corinne allungò un braccio fuori dalle coperte e accese

la luce sul comodino. Poi gettò le gambe giù dal letto e si mise seduta.Erano tre ore che continuava a girarsi fra le lenzuola senza riuscire a

prendere sonno. Aveva cercato in tutti i modi di rilassarsi. Contando le pecore, concentrandosi sul respiro, sgomberando la mente da ogni pensiero...

Ma il pensiero di Alex che dormiva nella stanza accanto era troppo inquietante per essere messo semplicemente da parte.

«Dove vuoi che dorma, stasera?» le aveva chiesto lui.Corinne aveva esitato qualche istante prima di rispondere. «Nella stanza

degli ospiti» aveva detto alla fine, tutto d'un fiato. «Abbi pazienza... ho bisogno di un po' di tempo per...»

Lucy Gordon 94 2004 - Adesso Sei A Casa!

Aveva lasciato la frase incompiuta, confidando che lui avrebbe capito. La fiducia era una cosa seria.

Alex aveva giurato che sarebbe cambiato e, in effetti, in quegli ultimi giorni aveva dimostrato in più di un modo di essere sulla buona strada. L'idea di travestirsi tutte le notti da Babbo Natale era stata geniale. Grazie a quello stratagemma, erano riusciti a confessarsi cose che, per orgoglio o per timore, non sarebbero riusciti a dirsi altrimenti.

Ma c'erano cose che non si potevano raccontare a Babbo Natale... Debolezze, turbamenti, pensieri che si potevano confidare soltanto al proprio uomo. Tutt'a un tratto, Corinne si chiese se Alex era stato sincero quando le aveva detto di non aver avuto altre donne da quando lei se n'era andata. Erano passati diversi mesi, e Alex era un uomo focoso, con un'enorme carica sessuale. Com'era riuscito a trattenersi tanto a lungo? I primi anni del loro matrimonio facevano l'amore tutti i giorni, e a volte anche di più. Erano anni che Alex non viveva un così lungo periodo di astinenza. Chissà quanto ardore aveva accumulato...

In preda a una strana agitazione, si alzò e andò alla finestra. Fuori aveva smesso di nevicare e la luce dei lampioni illuminava il manto nevoso di milioni di brillantini. Corinne posò la fronte al vetro gelato, nel tentativo di raffreddare i propri pensieri.

Chiuse gli occhi e immediatamente le si pararono davanti le immagini di loro due a letto, nudi e abbracciati. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che erano stati così vicini, senza che ci fosse nulla a dividerli?

Cosa diavolo mi sta succedendo?, pensò in collera con se stessa, staccandosi bruscamente dalla finestra.

Si ravviò i capelli con un gesto impaziente, si infilò la vestaglia sopra la semplice camicia di flanella bianca e scese in cucina a bere un bicchiere di latte. L'ennesimo tentativo di prendere sonno.

Alex era troppo agitato per dormire.Dopo essersi tolto il vestito da Babbo Natale, lo aveva sistemato in un

borsone che aveva nascosto nell'armadio. Poi aveva indossato il suo pigiama di seta blu notte e si era infilato sotto il piumino. Dopo aver spento la luce, era rimasto a lungo a fissare il soffitto.

Se avesse insistito un po', probabilmente Corinne lo avrebbe accolto nel suo letto. Sapeva bene che, dietro la sua dolcezza, sua moglie celava una forte passionalità. La loro intesa sessuale era sempre stata perfetta, e

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nemmeno le incomprensioni e gli attriti degli ultimi tempi erano riusciti a incrinarla. Corinne sapeva essere una madre affettuosissima e un'amante appassionata allo stesso tempo, e insieme avevano sempre fatto faville.

Ripensò alle mille volte che si erano addormentati abbracciati, esausti dopo aver fatto l'amore, forti della loro giovinezza, entusiasti del futuro che si spalancava davanti a loro, prodigo di frutti di ogni tipo e colore.

Tutti quei mesi di astinenza erano stati duri da sopportare, ma non era stato difficile resistere alla tentazione di andare con un'altra donna. Perché era Corinne che lui desiderava e sognava tutte le notti nuda nel suo letto. Corinne e nessun'altra.

Sentì la pendola dabbasso battere le tre. I bambini, ormai, dovevano essere profondamente addormentati nei loro caldi lettini. La casa era un morbido bozzolo che li avvolgeva tutti nel suo confortante tepore. Alex assaporò quell'incredibile sensazione di pace che temeva di aver perduto per sempre insieme a Corinne e ai bambini.

Tutt'a un tratto, sentì che il suo posto era lì, accanto a loro, in quella casa priva di orpelli, ma dalle solide fondamenta. Corinne aveva ragione: solo l'amore contava veramente. Tutto il resto era accessorio. E lui si sentiva così pieno d'amore da scoppiare.

Disse addio al sonno e accese la luce sul comodino. Aveva caldo e non riusciva a stare fermo. Scalciò via le coperte e si alzò. Si infilò le pantofole e si avviò verso la porta. L'aprì, attento a non fare rumore. Scese piano le scale...

Corinne trasalì quando lui entrò in cucina e accese la luce. Si era versata il latte, lasciando aperta la porta del frigorifero, così da usufruire della lampadina interna, e adesso lo stava sorseggiando al buio, davanti alla portafinestra affacciata sul giardino gelato. La luna era uscita da dietro le nuvole e illuminava il paesaggio di riflessi argentei. Tutt'intorno regnava un silenzio sospeso, l'atmosfera era magica.

Poi Alex parlò, e ruppe quell'incantesimo.«Scusami.» Si bloccò sulla soglia. «Non potevo immaginare che fossi

qui.» Fece una piccola pausa prima di proseguire con un tono di voce più dolce. «Neanche tu riesci a dormire?»

Lei annuì e buttò giù un altro sorso di latte, girandosi di nuovo verso la finestra.

«Sono sceso per sgranchirmi le gambe» continuò Alex. «Non riesco a

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tenerle ferme. Vuoi che spenga la luce?»«Magari» rispose Corinne come in trance, senza staccare gli occhi dal

giardino.Alex la raggiunse e, rimanendo dietro a lei, le posò le mani sulle spalle.Quasi senza rendersene conto, Corinne si appoggiò a lui, la parte alta

della schiena contro il suo petto.Il calore emanato dal suo corpo gli infiammò i sensi, ricordandogli

quanto gli era mancata. Seguendo un istinto primordiale, le passò un braccio intorno ai fianchi e la strinse a sé, spingendo in avanti il bacino mentre con l'altra mano cominciava a palparle il seno. Gli parve ancora più caldo e morbido di come se lo ricordava.

«Sì... così» sussurrò quasi a se stesso.Lei sentì la sua eccitazione premerle contro le natiche, e partì per la

tangente.«Oooh... Alex, non credo sia...»«Ssh. Non dire niente.»Corinne sentì il suo fiato caldo sul collo e un brivido le corse lungo la

schiena. Alex chinò la testa e cominciò a baciarla sul collo, mentre lei chiudeva gli occhi e si abbandonava sull'onda di un piacere sempre più intenso.

«Alex... mi sei mancato tanto.» La sua voce era un soffio rovente.«Anche tu mi sei mancata» rispose lui con voce roca di desiderio. «Non

puoi immaginare quanto.»«Quanto?»Alex spinse più forte il bacino in avanti. «Tutto questo...»Era sempre stato così: sentire il suo desiderio scatenava in lei un

caleidoscopio di sensazioni, una più conturbante dell'altra. Era già così eccitata che faceva fatica a reggersi in piedi.

«Ti voglio» gli sussurrò.Alex le scoprì la spalla e cominciò a baciargliela con un tale ardore che

pareva volesse divorarla.«Dimmelo ancora» le chiese fra un bacio e l'altro, dimenando i fianchi.«Ti voglio, adesso. Subito.»La fece voltare, le passò un braccio sotto le ginocchia, l'altro dietro le

spalle e la sollevò. Corinne non oppose la minima resistenza, al contrario, si abbandonò completamente a lui, la testa rovesciata all'indietro, come se fosse svenuta.

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In effetti, era in quello stato di smarrimento che a volte precede l'estasi amorosa.

Alex la portò di sopra, nella stanza degli ospiti, la stese sul suo letto. Si sbarazzò frettolosamente della giacca del pigiama e le si stese sopra.

Tutto il resto, fu amore.

Epilogo

Un anno dopo...

«Hai visto? Ho mantenuto la promessa» disse Babbo Natale.Bobby annuì mentre entrava nella stanza e guardava il suo amico con gli

occhi scintillanti di gioia.Era cresciuto di una decina di centimetri rispetto all'anno prima e anche

la forma della faccia era leggermente diversa. Lo sguardo, forse, era un po' troppo serio per la sua età, ma quella era una questione di carattere: Bobby era fatto così. La tensione e la tristezza, invece, erano scomparse dai suoi occhi.

«Sapevo che saresti venuto.»Babbo Natale si guardò intorno.«Ci sono stati dei cambiamenti, qui dentro. Non sembra neanche la

stessa stanza dell'anno scorso.»Bobby fece sì con la testa.«L'abbiamo ridipinta. Papà ha provato a dipingerla da solo, ma si è

rivelato un vero disastro. Allora la mamma gli ha detto di lasciar perdere e ha chiamato una ditta specializzata, e comunque hanno cose più importanti a cui pensare. Sai che presto avremo un fratellino, o una sorellina?»

«Lo so.»Bobby si girò a guardare una figuretta apparsa sulla soglia.«Entra. Te lo avevo detto che sarebbe venuto.»Mitzi entrò nella stanza, guardando Babbo Natale con un certo sospetto.

Quando gli fu vicina, gli diede un pugno nello stomaco.«Oh!» si ricordò di fare lui.«Visto? Non sono matto» le disse Bobby.«Sì che lo sei» rispose Mitzi, irremovibile.«No!»

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«Sì!»«No!»«Sì!»«Basta, voi due» li riprese Corinne, entrando. «Andate a letto, adesso.

Babbo Natale ha ancora un sacco di lavoro da fare.»Il vecchio si chinò sui bambini. «È vero. Vi saluto oggi perché non

tornerò domani, come ho fatto l'anno scorso.»«E il prossimo?» chiese Bobby.«Non lo so, vedremo» rispose Babbo Natale. Quindi, si affrettò ad

aggiungere: «La maggior parte dei ragazzi della tua età non crede più in Babbo Natale».

Bobby lo guardò con un sorrisetto sulle labbra. «Io credo in te.»Mitzi annuì. Poi gli strinse le braccia intorno alla sua enorme pancia, fin

dove arrivò. Babbo Natale si chinò e lei scomparve sotto la sua fluente barba bianca.

«Buonanotte, ragazzi» disse il vecchio con voce roca.Dopo che i bambini se ne furono andati, Corinne guardò la pancia di

Babbo Natale, poi la propria: erano più o meno uguali.«Neanch'io riesco più ad abbracciarti» disse con una risatina. «Non so se

ce la faremo ad arrivare a Natale.»«Be', se dovessi partorire prima, sai di poter contare su tuo marito.»

Sotto la barba, Babbo Natale impallidì leggermente. «Non sarà di grande aiuto, ma c'è.»

«Non permetterti di parlare male di mio marito. Il dottore ha detto che è molto bravo a fare gli esercizi di respirazione. Più bravo di me.»

Lui sorrise, poi si fece improvvisamente serio. «Non avrai problemi, vero?» chiese, preoccupato.

Lei sorrise. «Non avremo problemi. Nessuno di noi ne avrà.»«Sei sicura?»«Io sono come Bobby. Credo in te. Buon Natale, babbo. Oggi e per

sempre.»

FINE

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