Ducato4_xInternet

download Ducato4_xInternet

of 16

Transcript of Ducato4_xInternet

  • 7/28/2019 Ducato4_xInternet

    1/16

    ilDucatoP e r i o d i c o d e l l I s t i t u t o p e r l a f o r m a z i o n e a l g i o r n a l i s m o d i U r b i n o

    Mensile - 12 aprile 2013 - Anno 23 - Numero 4

    Ducato on line: ifg.uniurb.it

    alle pagine 4 e 5

    alle pagine 8 e 9

    alle pagine 10 e 11

    Fra i gioielliarchitettonicidellet doro

    I capolavori

    Guida alla cittbellissimae sconosciuta

    Tesori nascosti

    alle pagine 2 e 3

    Come diventareeurocapitaledella cultura

    Urbino

    Cos nasconoi restauratoridel futuro

    I medici del belloA spasso

    nellarteLEDITORIALE

    Per far capire la disattenzione che abbia-mo nei confronti del nostro patrimonioartistico e culturale basta un solo dato:

    il Louvre rende pi di tutti i musei italiani.Alcuni anni fa fecero una stima di quantoincassiamo in un anno per la vendita delmerchandising: molto meno di 20 milioni dieuro, ovvero il 15% di quanto introita nellostesso settore il Metropolitan museum diNew York. I nostri 20milioni sono appena il60% di quanto la francese Rmn (Runion desMuses Nationaux) ricava dalla vendita delsolo Cd-rom del Louvre.E purtroppo convinzione diffusa che la cul-tura un lusso e quindi una spesa superflua.

    E certe dichiarazioni dei nostri politici (Conla politica non si mangia) contribuiscono adalimentare questo luogo comune. Perfinonel dopoguerra, con un Paese tutto da rico-struire, destinavamo pi risorse alla cultura,

    lo 0,8% della spesapubblica, il quadru-plo di oggi.Se lo scrittore ame-ricano Dan Brown,ogni volta mette lI-talia sullo sfondodei suoi polpettoni-thriller, ci sar pure una ragione. Dopo laRoma dei Papi e il mondo esoterico di Leo-nardo (Il Codice Da Vinci), per il suo ultimolavoro ha scelto le strade di Firenze e le pagi-ne infernali di Dante. Dan Brown non sarproprio un maestro di stile, ma in quanto afatturato unautorit indiscussa. Il brand

    Italia identifica, qualifica, e fa vendere intutto il mondo. Non lItalia di oggi, soffocatadai debiti e condizionata dallo spread, maquella luminosa del passato. LAntica Roma eil Rinascimento, gli unici momenti della Sto-

    ria in cui siamo statila locomotiva dellu-manit. E allora dob-biamo porci la solita,ossessiva domanda:perch se lItaliapiace e fa venderedevono essere sem-

    pre gli altri a guadagnarci? Perch i protago-nisti del nostro passato, i mitici personaggiche hanno fatto la nostra storia, affascinanogli scrittori e i registi stranieri e non i nostri?Perch i telefilm sui Borgia li fanno gli anglo-sassoni e non i discendenti o gli eredi diMachiavelli? Ci siamo autorelegati e confina-

    ti a mediocre sobborgo dOccidente, condan-nandoci alla marginalit. Ci lasciamo tra-sportare dal vento della massificazione e del-luniformit dilagante, rinunciando a essere eapparire come gli altri ci vogliono. C quasi

    un clima di assuefazione, di stanca rassegna-zione, di pigrizia e indifferenza verso il nostroorgoglioso passato.Urbino non fa eccezione.Federico Barocci, uno dei protagonisti delManierismo e dellarte della Controriforma,sta conquistando gli inglesi con una bellissi-ma mostra alla National Gallery di Londra.Noi alcuni suoi capolavori li abbiamo esclusiperfino dai giri turistici pi tradizionali.In questo numero, il Ducato cerca di creareuna specie di atlante dei tesori nascosti percreare consapevolezza, scuotere pigrizia eindifferenza in una citt che aspira a diventa-re Capitale europea della cultura. Larte, labellezza e la memoria del nostro passato pos-

    sono ancora salvarci da un destino periferico.Serve un sogno antico e grande. Se cerchere-mo di sopravvivere in un eterno presente,non riusciremo pi a immaginare un futuro.Tantomeno un futuro migliore.

    La nostra culturaumiliata e offesa

  • 7/28/2019 Ducato4_xInternet

    2/16

    ilDucato

    2

    L

    Italia uno deiPaesi che investemeno in cultura(1,1% del Pil se-condo gli ultimidati Eurostat). Co-

    me si tutela limmensa ricchez-

    za del nostro Paese con i pochifondi a disposizione? Lo abbia-mo chiesto alla Soprintendenteper i Beni Storici, Artistici ed Et-noantropologici delle Marche,Maria Rosaria Valazzi.Non ci occupiamo solo di patri-monio artistico, ma tocchiamoun campo culturale molto pivasto, che riguarda tutta lim-mensa produzione del passato edel presente, in relazione alla ca-talogazione e alla valorizzazio-ne. Per noi, tutela ha un signifi-cato specifico:ci interessa parti-colarmente laspetto della con-servazione, che riguarda tutto ilciclo di vita dellopera darte.Come soprintendenza delleMarche, quali sono i vostricompiti?La prima azione di tutela la

    conoscenza: ricerca, ispezione,territorio. I passi successivi so-no il restauro, la manutenzionee la fruizione. La cura delloperadarte non deve essere concepi-ta come unazione sterile. unaltissimo servizio che svolgia-mo per conto della comunit,che pu essere fatto attraversocanali pi tradizionali o ina-spettati.Quali sono le mostre attual-mente in corso?Abbiamo restaurato con i no-stri fondi la Visitazione di Gio-vanni Santi, padre di Raffaello,attualmente esposta a Fano: il la-voro stato realizzato in collabo-razione con le facolt di Scienze

    Ambientali e di Restauro. E statautilizzata una tipologia dindagi-ne scientifica non distruttiva, ov-

    vero il rilevamento tramite riflet-tografia a raggi infrarossi che, su-perando il livello del colore, ha ri-portato alla luce uno dei pochis-simi disegni preparatori di que-sto artista.Progetti futuri?Stiamo preparando unesposi-zione sul Settecento marchigia-no. Lo stesso Palazzo Ducale inquesto momento un cantiereaperto, sono previsti lavori perun costo di tre milioni. La con-seguenza negativa di questagrande campagna di restaurosar la chiusura di alcune partidelledificio, specialmente nel-la facciata dei Torricini. Nonpossiamo rinunciare allagibili-t del palazzo, per cui le parti piimportanti rimarranno visibili eospiteranno piccole esposizio-

    ni. Ma, prima della chiusura, dal23 aprile fino al 5 maggio, sarpossibile visitare lapparta-mento del duca, dove abbiamoappena terminato alcuni lavori

    preliminari. Gi in questa primafase sono venute alla luce operebellissime. Il repertorio sculto-reo del Palazzo Ducale credo siail pi ricco del Rinascimento ita-liano: nel giro di qualche annorealizzeremo un volume foto-grafico su questo tema.Come vi state preparando allasfida per il titolo di capitale eu-

    ropea del 2019?Quello che abbiamo realizzatoe quello che realizzeremo a bre-ve frutto dei fondi stanziati perla mostra su Lorenzo Lotto nelleMarche, alla Venaria Reale di To-rino, ma possiamo dire che Pa-lazzo Ducale sar il fulcro arti-stico dei progetti che presente-remo per la competizione, daultimare entro il 2015. Per quan-to riguarda lo spazio musealeavremo un ampliamento dellaGalleria Nazionale e una risiste-mazione del percorso espositi-vo. Inoltre integreremo le operedarte con contenuti multime-diali e sistemi informatici alla-vanguardia.Proprio in questo numero delDucato abbiamo scoperto chegli oratori della citt necessita-

    no di essere restaurati.Abbiamo previsto a breve unintervento sulloratorio di sanGiovanni. La dottoressa Vasanoha curato il monitoraggio degliaffreschi dei Salimbeni. In que-sto caso sono le confraterniteche devono far partire i lavori,noi svolgiamo funzione di con-trollo e abbiamo una derogaspeciale per autorizzare casi ur-genti di ristrutturazioni. Ancheper San Bernardino sono previ-sti lavori, soprattutto di naturaarchitettonica.Le sembra che Urbino abbiafatto abbastanza per valorizza-re il suo patrimonio? un problema di giusta pro-mozione. Per tanto tempo Urbi-no non si resa conto, o meglio,ci si accorti tardi del patrimo-

    nio che si aveva fra le mani. Finoa dieci, quindici anni fa, non siriteneva che il Palazzo Ducalefosse una delle risorse pi im-portanti della citt. Sulla cultu-ra sinveste veramente poco e lacrisi ha fatto il resto: nel nostroterritorio, per esempio, hannochiuso molte ditte di restaurocon cui abbiamo lavorato peranni. Daltra parte, Urbino, chea livello istituzionale sta rice-vendo pi attenzione rispetto aqualche anno fa, sembra alla ri-cerca di un modo per riemerge-re. Unaltra mia impressione che la citt sia pi considerataallestero che in Italia.A testimoniarlo anche il suc-cesso della mostra di Baroccialla National Gallery di Londra.Da quando partita, i musei di

    tutto il mondo sembrano moltointeressati ad ospitare lesposi-zione, ma per il momento dob-biamo fermarci per mancanzadi fondi.

    Una nuova segnaletica dalle tonalit sgargian-ti. A breve, plance alle porte della citt concartine e indicazioni dei percorsi possibili.Da luglio un nuovo portale web di promozione turi-stica, da costruire in collaborazione tra pubblico eprivato. Duemila pullman di visitatori lanno anzi-ch milleottocento. Tutto entro il 2014. A partire daora.

    Qualcuno la fermi! Avete presente i cilindri dai qua-li i maghi tirano fuori di tutto di pi, allinfinito? Que-sta Maria Francesca Crespini, giovane come asses-sore al Turismo ( da meno di un anno in carica), mavecchia di esperienza. Dal 2007 presidente del-lassociazione Rievocazioni Storiche, da sempre falinsegnante di matematica e fisica e ormai di casaal comune di Urbino, dove ha ricoperto diversi inca-richi. Fino a giungere a questo. Per lei il pi stimo-lante. Un pozzo di idee, senza fondo. Accompagna-te da progettualit e concretezza.Il turismo unindustria, il nostro compito di co-ordinare, promuovere e fornire i servizi necessariproprio per favorire questa attivit del terziario, che una delle vere forze economiche esistenti. Ed ec-co la segnaletica, inaugurata il 24 febbraio scorso,con nove itinerari turistici contrassegnati da altret-tanti colori. Quella precedente era in auge dal 1984,andava rinnovata; anche per dare la possibilit al tu-rista di fare percorsi senza lausilio della guida. E seil turista la volesse, la guida? No problem. Stiamoformando nuove giovani leve per tutte le evenienze,

    dice la Crespini. Ma non tutto. Stiamo commis-sionando un app georeferenziata, una mappa evo-luta rispetto allaudio-guida, scaricabile e utilizzabi-le anche da smartphone. Accedendo con una pas-sword al sito del comune, al turista si aprir la map-

    pa a partire dal luogo in cui si trova, che lo guider perle vie di Urbino. Una sorta di compagno di viaggiovirtuale, insomma, discreto ma sempre al suo fian-co. Che sar presentato, terminato e pronto per lu-so, il 1 settembre prossimo. E non finisce ancora qui.Le piantine disponibili in pdf gi da fine aprile - sa-ranno anche stampate e raccolte in un libro che sa-r la nuova guida turistica di Urbino.

    Si sta muovendo anche sul versante dellofferta turi-stica, la Crespini. Creando o potenziando percorsi epacchetti turistici a tema o a seconda del target. Dal24 aprile a fine maggio abbiamo gi una trentina discuole che faranno visita a Urbino. Per loro, lasses-sore al turismo, ha pensato percorsi ad hoc e tappeinnovative, come quella alla Fortezza Albornoz do-ve stanno allestendo un laboratorio di alchimia eastronomia: I ragazzi potranno vedere con i loro oc-chi comera il cielo nel 400, prima di Galilei. Stia-mo entrando nel turismo religioso in collaborazio-ne con lArcidiocesi continua lassessore e ci stia-mo aprendo al territorio circostante . Il comune diUrbino sta lavorando con tutti i sindaci del Monte-feltro per trovare elementi di comunanza e percorsicondivisi perch tempo che la citt si apra al terri-torio. Se ne parlato anche al primo appuntamen-to di Urbino2020, il progetto di alcuni giovani urbi-nati mirante al rilancio della citt a partire dalle buo-ne pratiche e dalla partecipazione dei cittadini allescelte amministrative. Certo, la candidatura dellacitt ducale a capitale europea del 2019 ha dato una

    spinta a questimpeto di rinnovamento e del faretutto e subito, neppure la Crespini lo nega. Ma an-che vero che per fare le cose per bene ci voglionotempo, progettazione e pianificazione. E una sfida,i risultati si vedranno nel 2014. (E.T.)

    SILVIA COLANGELI

    Virgilio virtuale per il visitatore

    Nella foto

    La citt ideale

    contenuta allinterno

    di una sfera riproduceFedora,

    la citt del desiderio

    di Italo Calvino.

    Dietro i progetti non

    realizzati

    degli archistar

    per Urbino,

    allinterno

    del Museo della Citt.

    Parla la Soprintendente Maria Rosaria Valazzi

    Si fa presto a parlare

    di cultura: su noi pesanoil passato e il futuro

  • 7/28/2019 Ducato4_xInternet

    3/16

  • 7/28/2019 Ducato4_xInternet

    4/16

    ilDucato

    4

    Idolci pendii dellAppen-nino marchigiano, ricchidi una suggestiva vegeta-zione che cattura lo sguar-do sino al mare, continua-no a svolgere nei secoli

    una preziosa funzione: la con-servazione dei numerosi tesoristorico-artistici del nostro terri-torio. Un patrimonio unico, va-rio, distinto di citt in citt, comeun grande mosaico fatto di in-numerevoli tasselli. La compo-sizione di questo affascinantequadro prende il via sin dalle erepi remote, passando per le an-

    tiche civilt e il medioevo, conun sensibile incremento nel pe-riodo rinascimentale. Ad esserecontagiata dal risveglio dellescienze e della cultura, caratteri-stico dellepoca, fu tutta la regio-ne, raggiungendo un livello diassoluta eccellenza nel territo-rio del Montefeltro ed in partico-lare ad Urbino. Lantica dimoradei Montefeltro divenne in pocotempo capitaleindiscussa dellediverse formedarte, proponen-do capolavori pit-torici e architet-tonici che ancoraoggi le conferi-scono un fascinodel tutto partico-lare a livello mon-

    diale.A dominare la cit-t innanzitutto ilmaestoso e impo-nente PalazzoDucale eretto nel XV secolo dalduca Federico da Montefeltroper celebrare il proprio prestigiopolitico e sociale. Ledificio, cheil critico inglese Sir KennethClark ha definito come la cosapi bella di tutto il Rinascimen-to, fu eretto grazie al contributodei maggiori architetti dellepo-ca, tra i quali il fiorentino Masodi Bartolomeo, il dalmata Lucia-no Laurana e il senese Francescodi Giorgio Martini e si componedi diversi ambienti.Innanzitutto il cortile donore,cuore del Palazzo ed ex centrodelle attivit della corte, che ac-

    coglie il visitatore con una strut-tura equilibrata, composta dinumerosi archi frontali e sim-metrici. La sua particolarit quella di presentare una caratte-ristica colorazione rosso-avo-rio, dovuta allaccostamento tramattoni e pietre. Nel loggiato delcortile, sulla sinistra, si trova laBiblioteca del Duca. Luogo delloSpirito per eccellenza, essa ac-colse i manoscritti acquisiti ocomposti personalmente da Fe-derico dai Montefeltro. Al primopiano della struttura si accedeattraverso lo scalone donoreche presenta decorazioni delBarocci e uno stemma araldicodel Duca.Si arriva cos al primo edificiodenominato Appartamentodelle Jole composto da 7 stanze.

    Il nome deriva da un caminopresente nella prima stanza adopera di Michele di Giovanni daFiesole detto il Greco. Per tutto ilpercorso si incontrano opere a

    sfondo religioso dei maestri ca-merti Girolamo di Giovanni daCamerino e Giovanni Boccati, eaffreschi di Antonio Alberti daFerrara. Si arriva poi allapparta-mento dei Melaranci (tre stan-ze), cos denominato dal tipo dipiante allora conservate nellelogge. Gli ambienti sono domi-nati da polittici di Giovanni Ba-ronzio e Puccio di Simone, da untrittico di Nicola di Maestro An-tonio da Ancona. Segue lAppar-tamento degli ospiti che tra lesue stanze, annovera anche laSala del re dInghilterra con ilsoffitto ornato dagli stucchi diFederico Randagi e dove sonoesposte il tesoro delle 103 mone-

    te doro.Infine, lAppartamento del Du-ca, composto dalla sala delleUdienze, dallo Studiolo, dallaCamera del Duca e confinantecon le Sale di Rappresentanza.Questi ambienti ospitano capo-lavori come La Flagellazione ela Madonna di Senigallia diPiero della Francesca, il Ritrat-to di Federico e Guidobaldo di

    Montefeltro diPedro Barrugue-te e gli UominiIllustri. Di parti-colare rilievo La Citt Idealeopera di Pierodella Francesca,tra le pi famosedel Rinascimen-to. Concludono

    la visita, oltre alpiano superiore,il Salone delTrono destinatoalle feste con alle

    pareti una serie di arazzi raffael-leschi degli Atti degli Apostoli elappartamento della Duchessacon 4 ambienti impreziositi dalRitratto di Gentildonna(LaMuta) di Raffaello Sanzio.Ed proprio lo stesso pittore asuggerire una vista alla sua casaNatale situata nellomonimavia. Si tratta di una antica resi-denza dove, oltre ad un graziosocortile, si possono ammirareopere di Giovanni Santi (padredi Raffaello), oggettistica dome-stica e ceramiche del Montefel-tro. Il pezzo forte della casa laStanza dellAffresco raffigu-

    rante un Vergine con il bambinoche una tradizione popolana at-tribuisce a Giovanni Santi che viavrebbe raffigurato la mogliecon il piccolo Raffaello. In realtsi tratta della primissima com-posizione raffaelliana.Del corredo urbinate fanno par-te a pieno titolo anche il Duomo,la chiesa di S. Francesco con an-nesso convento dei Cappuccinie i numerosi oratori, tra i qualispiccano splendidi affreschi inquello di S.Giovanni e S.Giusep-pe.Ricchissimi di capolavori, an-che il Museo Diocesano Albani,costituito di 4 cappelline ed ilMuseo della citt. A regalare ul-teriori emozioni concorrono al-tre due strutture: Il Mausoleodei Duchi nella chiesa di S.Ber-

    nardino e la Fortezza Albornozche dallalto del cosiddetto Piandel Monte d al visitatore la con-creta sensazione di dominarelincantevole citt ducale.

    LORENZO NICOLETTI

    Il Palazzo pi bello del mondoItinerari ragionati (e possibili) per conoscere Urbino e subirne il fascino

    Cos esclam il critico darte Kenneth Clark davanti alla facciata e ai torricini di Luciano Laurana

    Il Duca volle

    una residenza

    splendida

    E chiam

    i migliori

    architetti delsuo tempo

    CATTEDRALE

  • 7/28/2019 Ducato4_xInternet

    5/16

    5

    URBINO IN MOSTRA

    Tra lerba fresca ches t a s p u n t a n d oignara del gelo edelle stagioni, sem-bra risuonare lan-tico e lento calpe-

    stio dei carmelitani scalzi, cheun tempo venivano qui per pre-gare e per meditare. Immersinel silenzio e nella suggestivavisione della citt ducale, nobi-

    le e triste, allora come oggi.Al mattino presto Urbino vuo-ta. La fortezza Albornoz fredda,la luce ancora tiepida. Qualcheraggio di sole cerca invano dipenetrare il grigiore del cielo,segno di una primavera che fa-tica a farsi spazio tra le rigidetemperature di questi giornidaprile. Non ce la fa.Urbino, la bella addormentatadel Montefeltro,gi patrimoniod e l l u m a n i t Unesco, gi can-didata a capitalee u rop e a de l2019. Bella e ine-splorata.Di qui non pas-sa quasi mainessuno, si con-

    centrano tutti aPalazzo Ducale enella casa nataledi Raffaello San-zio confida consconsolato realismo il custodedelloratorio di San Giovanni,in fondo a via Federico Barocci,una delle infinite stradine chesi intrecciano sotto lombra deiplessi monumentali della citt.I turisti sono di passaggio a Ur-bino, non vi sostano e cos nonhanno modo e tempo per guar-darla pi da vicino. Fuori, sul-la sinistra, in prossimit delportone daccesso allanticasede della confraternita, unacassetta postale con su scrittolettere, ben evidente, come laloro assenza.Partendo dalla fortezza Albor-

    noz, nella zona nord occiden-tale della citt, e imboccandovia dei Maceri, si arriva a viaMargherita e poi a una delle suetre traversine, Piola Santa Mar-gherita. Stradine, vicoli, scali-nate e sottopassi. Questa lUr-bino nascosta. Fatta di salite ediscese ripidissime e improvvi-se, dove bastano un po di umi-dit e di rugiada mattutina perritrovarsi in un istante a valle.Un modo per andare piano, persoffermarsi sui mille particola-ri che altrimenti passerebberoinosservati. Come i tanti altari-ni in onore di questo o quel san-to, di questa o quellaltra Ma-donna, posizionati ovunque enei punti meno scontati. Sottoalcuni di essi, piccole bocchesu pietra con su inciso elemo-

    sina.Tra lodore del muschio cheprepotente continua a nasceredal suolo, le prime persone chesi incontrano sono i ragazzi del

    Centro Francesca che stannouscendo di casa. Una di lorosaluta insistentemente, con ilsorriso sulle labbra. Poi ringra-zia e se ne va insieme agli altri.Grazie. In lontananza unagiovane coppia cammina len-ta, mano nella mano, guardan-dosi negli occhi.

    Via Barocci, gli oratori e gi, perle scalette di via San Giovanni.

    Prima di ritrovarsi in mezzo alfrastuono di via Mazzini, sulladestra una vecchia bici riposasulle mura dingresso di Via sot-to il Carmine.Oltre porta Valbona, linfinitascalinata che porta al TeatroSanzio. Sulla sinistra, salendo,la piccola bottega di un rilega-tore di libri antichi. Gi a lavo-ro. Di tanto in tanto un murales,

    colori che strido-no con i tonisbiaditi dei torri-cini che si intra-vedono da lonta-no e che poi, aman a mano, sifanno semprepi vicini.Eccoli che domi-nano sulla citt,

    ormai brulicantedi persone chevanno a lavoro,di autobus cheportano gli stu-

    denti a destinazione, di anzianiche passeggiano tranquilli sot-to i porticati di via Garibaldi.C anche una scolaresca difronte al Teatro Sanzio. Unin-segnante cerca di carpire lat-tenzione dei ragazzi, deliranti.Racconta al microfono di Fede-rico da Montefeltro che untempo percorreva queste stra-de, a piedi, o a cavallo. Ma giuna navetta che passa fonte didistrazione. Tutti a correrle die-tro, verso Piazza della Repub-blica.Continuando a salire, un po diverde, ben curato. E ai lati del-

    la passeggiata Carlo Bo primae del viale Ferdinando Salvalaisubito dopo. Sullo sfondo lecolline del Montefeltro domi-nano il panorama.Prima di ritrovarsi in Piazza Ri-nascimento, altri vicoletti siimpongono allattenzione. Ilgiro dei torricini e poi, oltre viaSaffi, via Piave e via San Girola-mo che conducono dallaltraparte della citt. Allex mona-stero di Santa Chiara e ancora,oltre la chiesa di San Domeni-co, a Piazza Rinascimento, do-minata dal Palazzo Ducale edalla Cattedrale. Se a questopunto venisse voglia di esplo-rare sentieri pi classici o difar visita a qualche monumen-to, giovani donne del punto IAT(Informazione e Accoglienza

    Turistica) sono l, a disposizio-ne. Insieme ai tanti spunti pre-senti sul sito www.urbinocul-turaturismo.it. Privi di magia,ma pregni di storia.

    Quanto costa vistare le meraviglie di

    Urbino? Iniziando dal Palazzo Ducale, il

    prezzo intero di 5 euro, che scende a2,50 per docenti e ragazzi dai 18 a 25

    anni. Entrate gratis per chi non abbia

    compiuto 18 anni e per gli over 65. A

    casa Raffaello si entra invece con 3,50

    euro, previsto uno sconto per le comi-

    tive (2,50 euro) e unagevolazione alle

    scolaresche (1.00 euro). Pi economico

    lingresso agli oratori: quello di S.Gio-

    vanni si visita con 2,50, mentre laltro di

    S.Giuseppe richiede ancora meno

    (2.00). In entrambi le comitive pagano

    1,50. Diversi i prezzi ai musei: si va dai

    3,50 euro (ridotto a 2,50 per le comitive

    e a 1,50 per le scolaresche) per il Dio-

    cesano Albani a 1,00 per il Museo della

    Citt e quello dei Gessi. Ingresso gratui-to al Duomo, alla Chiesa di S. Francesco

    e al Mausoleo dei Duchi.

    CINQUE EURO PER LA VISITA

    Le cartoline ingialliscono sugli scaffali

    dei negozi di souvenir, le guide turistiche

    e le mappe di carta sono ormai date perdisperse. Al loro posto, il turista moder-

    no porta nello zaino uno smartphone e

    un tablet con i quali fotografa, naviga su

    internet, sfoglia guide illustrate sullo

    schermo touch usando applicazioni

    (app) dalle funzioni pi disparate, molto

    spesso realizzate ad hoc per il luogo

    che sta visitando.

    Il centro storico della citt Ducale gode

    della copertura del segnale wifi gratuito

    con il sistema Uwic grazie al quale si

    pu scaricare MyCicero, la app per iOs e

    Android promossa dallassessorato al

    Turismo comunale e basata in particola-

    re sulla scansione dei Qr Code, quei

    misteriosi codici a barre quadrettatiapplicati sulle targhe messe davanti ai

    principali punti di interesse.

    UN TABLET PER AMICO

    ELISA TOMASSO

    Nella pagina a fianco in

    basso il Palazzo Ducale.

    Nella mappa, alcuni tra i

    monumenti pi importan-

    ti, come la Cattedrale, e

    luoghi da visitare, come

    la Casa di Raffaello e lafortezza Albornoz. Infine,

    itinerari insoliti: loratorio

    di s. Giovanni e il sugge-

    stivo vicolo Piola S. Mar-

    gherita

    Urbino can-

    didata a capi-

    tale europea

    della cultura

    Ma in parte

    rimane ancorasconosciuta

    FORTEZZA ALBORNOZ

    CASA DI RAFFAELLO

    VIA BAROCCI

    SANTA MARGHERITA

    Dalla Fortezzaper dominare

    citt e campagna

    Passeggiare fuori dal centro

  • 7/28/2019 Ducato4_xInternet

    6/16

    ilDucato

    6

    Una Urbino picco-la piccola, quantobasta per osser-vare la valle intor-no ed essere ine-spugnabile: Urvi-

    num Mataurense la citt dentroe sotto la citt, soffocata dallosplendore rinascimentale; il fan-tasma di unet romana che ebberadici nellet del ferro e che si av-vi a partire dal terzo secolo dopoCristo.Restano sprazzi, piccole appari-zioni: a guardarla nelle carte, ilcuore di tutto, il fulcro di unur-banizzazione che si ramificatanel tempo attorno a due stradeprincipali e perpendicolari, ilcardo maximus e il decumanusmaximus.Il forum, il centro della vita socia-le, si trovava nel punto di unionedi queste due direttrici e corri-spondeva allattuale piazza DucaFederico. Si sa che per andare ateatro bisognava percorrere viaSan Domenico, arrivare in quelpunto dove ora ci sono due pan-nelli a coprirne i resti, mai messia disposizione dei turisti daglianni settanta: Sarebbe statomolto utile spiega il professoredi archeologia dellUniversit diUrbino, Mario Luni- inserire unprogetto di copertura adeguatanel piano regolatore e creareunaerea museale che interagi-sca con lUrbino artistica e rina-scimentale del centro.La distanza dalle mura meridio-nali breve: proseguendo lungovia Santa Chiara si pu immagi-nare di attraversare una zona re-sidenziale, con domus, cisterneper la raccolta dellacqua e forseanche zone termali. Qualche an-no fa, da uno scavo comunale,sono affiorati tre muri di una do-mus di et Repubblicana e super-fici di pavimentazione in mosai-co. Al momento, sono sepoltesotto la terra del cantiere, ma ilcomune di Urbino e la Sovrinten-denza hanno gi inoltrato unprogetto che preveda lo smon-taggio dei ritrovamenti e la lororicomposizione. In questo mo-do continua il professor Luni si riesce a offrire alla collettivit la

    visione del documento storico ar-cheologico senza estirparlo dallasua naturale collocazione.Si immerge nei ricordi il professo-re, quando racconta di comeGiancarlo De Carlo avesse defini-to il muro pi brutto mai visto iltratto di mura affiorate durante lacostruzione di unaula di palazzoBattiferri, sede della facolt dieconomia: Era un pezzo costrui-to con materiale di risulta, capi-telli e cornicioni provenienti dal-la citt romana. Risaliva al sestosecolo d.C. e fu probabilmenteeretto durante lassedio del 540da parte di Belisario, contro i due-mila Goti che avevano occupatola citt. E ora, il muro integratonel cortile della facolt, copertoda un telone in plastica per con-servarlo.In via Saffi, inglobato in un muro,c il rilievo di un pilastro, dellan-tica porta meridionale mentreuna cantina di palazzo Virgili An-taldi ospita un mosaico apparte-nuto a un edificio pubblico delterzo secolo. Un teatro, comun-que, non basta a fare di Urbinouna citt darte e cultura: Urvi-num spiega Luni - era per lo piun avamposto militare, ideale perla presenza dacqua e per la posi-zione di dominio della via Flami-nia. Le mura seguivano il perime-tro naturale del poggio, quella for-ma curvilinea che d il nome allacitt (Urvus significa curvo, comeil poggio su cui nacque loppi-dum). Lungo le strade esterne, ver-so lospedale, nella zona del Con-sorzio sono state trovate un centi-naio di tombe che hanno permes-so di stabilire let media degli abi-tanti del tempo attorno ai 28 anni(il 60% delle tombe accoglievanobambini al di sotto dei 12 anni).Scavare a Urbino un incontrocol passato che richiede la co-stante supervisione della Soprin-tendenza ai beni archeologici: inalcuni casi, come per le mura ro-mane inglobate in palazzo Bona-ventura (sede del Museo della Cit-t) c chi ben contento di con-servare e innestare antico e mo-derno. Altri, come Carlo Bo chetrov un mosaico davanti casasua, maledicono il momento incui vecchi relitti bloccano il pro-gresso, lingresso e lo sviluppo ur-banistico.

    Cera una volta UrvinumDietro e dentro il borgo medievale si nasconde lantico avamposto romano

    Cinta muraria, torri di guardia, strade, necropoli e le tracce degli assedi dei Goti: qui passata la storiaVIRGINIA DELLA SALA

    Nella foto grande lAquedotto di

    Santa Lucia, che ha rifornito la

    citt per secoli e ormai in disuso.

    In basso, le antiche mura romane

    che sono rimaste

    inglobate allinterno del Museo

    della Citt. In alto, busto acefalo

    di una statua romana di et

    imperiale.

  • 7/28/2019 Ducato4_xInternet

    7/16

    7

    URBINO SOTTERRANEA

    Cunicoli, pozzi, incisioni, cisterne e perfino capelli dangelo

    Gi, nella ragnatela sotterranea

    Si dice che laggi in fondo ci sono an-cora le armi dei partigiani raccon-ta il custode del Museo della Citt,

    mentre ci sporgiamo su un antico pozzo na-scosto tra le mura di palazzo Odasi. Forse legettavano l per nasconderle. Nel pavimen-to del cortile c la grata di una vecchia ci-sterna, e un altro pozzo per recuperare lac-qua piovana che la cisterna raccoglie: un ele-mentare sistema idraulico costruito pi di500 anni fa. Ora il pozzo stato chiuso, ma sevenisse svuotato sarebbe ancora funzionan-te. Secondo il Gruppo speleologico urbina-te, che dal 1999 esplora i sotterranei della cit-t, nel centro storico di Urbino ci sono alme-no 250 pozzi e 39 cisterne. Lopera idraulicapi affascinante lacquedotto di Santa Lu-cia: un cunicolo che si snoda a una profon-dit di dieci metri sotto le suole dei passanti,

    e si estende dalla fonte omonima fino allachiesa degli Scalzi. Le date scolpite sullare-naria delle pareti raccontano una storia cheinizia nel 1516 questa la pi antica epi-grafe rinvenuta e prosegue fino al 1904. Tra

    le incisioni si riescono ancora a leggere i no-mi dei muratori e degli ingegneri che lo per-corsero negli anni, e lavviso vendita vino,nel luogo dove probabilmente gli operai an-davano a ristorarsi. C anche un bicchiere divetro, ormai incrostato di calcare, che i mu-ratori usavano per bere lacqua della sorgen-te spiraglio, una delle cinque che alimentalacquedotto. Dal soffitto, nei punti in cuinon ci sono le volte a botte in muratura,scendono i capelli dangelo: stalattiti bian-che e sottili, lunghe dai dieci ai trenta centi-metri.

    Anche lacquedotto di Santa Lucia, come lamaggior parte dei pozzi e delle cisterne diUrbino, ancora funzionante: il Gsu sipreoccupa di aprire le paratie per far deflui-re lacqua quando la condotta piena. Sipu bere, acqua pura spiega larcheologoFilippo Venturini, che collabora al progettodal 2010. Lopera di studio da parte degli spe-leologi va avanti da oltre dieci anni e c an-

    cora tanto da scoprire, a iniziare dalla data dicreazione dellacquedotto: in un primo mo-mento si pensava fosse di epoca Rinasci-mentale, ma la pavimentazione tipica-mente romana.

    Tra le altre scoperte del gruppo di Urbino cisono le cisterne del Monte: due vasche ret-tangolari costruite nei primi anni del 900 inoccasione del nuovo acquedotto comunale,che sostitu quello di Santa Lucia. Si trovanosotto il monumento di Raffaello e fino a po-chi anni fa venivano ancora utilizzate.Sotto la scuola Pascoli c la condotta di viadei Morti: serviva, insieme al pozzo degli Al-bani, a raccogliere le acque del Santa Lucia.C poi la condotta dellIstrice, fuori dallemura di Urbino: un cunicolo di un centinaiodi metri che serviva a drenare le acque chepotevano danneggiare le cinte della citt. Equella di Evagine, di una cinquantina di me-tri, per rifornire la fonte omonima, ricostrui-ta in stile neoclassico nel 1800 dal Cardinale

    Albani. Il Gruppo speleologico di Urbino uno dei pi attivi dItalia nello studio dellecavit artificiali. Lavora in modo totalmentevolontario, perch il rilievo dei sotterraneinon rientra in nessun progetto finanziabile

    dal Comune. Lo fanno per divertimento eper passione: la passione di ritrovarsi di sera,dopo una giornata di lavoro, a percorrere cu-nicoli scavati migliaia di anni fa, nascostisotto i piedi degli urbinati.

    DIANA OREFICE

    Visitare i sotterranei

    di Urbino non cos

    semplice. Il Gruppo

    Speleologico Urbinate

    disponibile ad

    accompagnare chi nefa richiesta, ma per

    strisciare nei cunicoli

    della citt ci vorreb-

    be, oltre a un po di

    coraggio e di espe-

    rienza, unassicura-

    zione per infortunio.

    Per questo fino ad

    oggi le visite sono

    soprattutto dedicate

    ai colleghi che par-

    tecipano al convegno

    regionale di speleolo-

    gia. Se volete cimen-

    tarvi in questa avven-

    tura, mettete in conto

    di tornare a casa

    coperti di fango.

    VISITE OFF LIMITS

    Nel segnodi Calvino

    Urbino e le Citt Invisibili

    Talvolta citt diverse si succedono so-pra lo stesso suolo e sotto lo stessonome, nascono e muoiono senza es-

    sersi conosciute, incomunicabili tra loro. Alle

    volte anche i nomi degli abitanti restano ugua-li, e laccento delle voci, e perfino i lineamentidelle facce. E Italo Calvino che lo scrive, de-scrivendo una delle cinquantacinque citt checompongono il suo Le citt invisibili. Eppurechiudendo gli occhi e lasciando risuonare co-me uneco le parole dellautore - citt diverseche si succedono, incomunicabili tra loro -non si pu non pensare che queste immaginisiano pennellate decise dei tanti ritratti dellacitt di Urbino. Perch arrampicata sulla cimadi una rocca, questa citt-palazzo custodiscese stessa e le sue tante anime che convivono esi sovrappongono luna sullaltra, dimentichedi s e aliene dal resto del mondo.Urbino una citt sospesa che somiglia in ma-niera sorprendente alle tante citt che MarcoPolo e Kublai Khan, protagonisti delloperacalviniana, descrivono disegnandone la for-ma con i pezzi degli scacchi sui tasselli di eba-no e avorio. Come uno scrigno la citt ducaleconserva gelosamente le sue origini romane emedievali che riaffiorano in superficie, porta-te su dai cestelli che raccolgono lacqua in fon-do ai pozzi e alle cisterne. E la Zaira di Calvino una fotografia della Urbino custode del suopassato: ma la citt non dice il suo passato, locontiene come le linee di una mano scritto ne-gli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre,negli scorrimano delle scale, nelle antenne deiparafulmini, nelle aste delle bandiere.I vicoletti stretti, tutti in salita si intrecciano lu-no con laltro come fossero un groviglio di fili,una ragnatela sapientemente tessuta, raggo-mitolata allinterno delle mura che fanno dascudo alla citt e ai suoi abitanti. La forza visio-naria di Calvino non solo descrive le tante cit-t nascoste, sovrapposte ed evidenti ma anchequelle possibili e irrealizzate, le citt del desi-derio, rimaste impigliate negli ostacoli delli-nattuabilit. E anche quando parla di Fedora,Calvino sembra sfiorare il profilo dei torricinidi Palazzo Ducale: In ogni epoca qualcunoguardando Fedora qual era, aveva immagina-to il modo di farne la citt ideale, ma mentre co-struiva il suo modello in miniatura, gi Fedoranon era pi la stessa di prima e quello che finoa ieri era stato un suo possibile futuro ormai erasolo un giocattolo in una sfera di cristallo.ForseLe citt invisibilinon solo una pregiataopera letteraria. E anche un filtro con cui in-dagare e attraverso il quale amare questa citt.

    (G.A.)

  • 7/28/2019 Ducato4_xInternet

    8/16

    ilDucato

    8

    Radiografia della citt visibileDal medioevo alla Controriforma, un giro per 29 chiese: molte sono chiuse

    La Urbino laica cresciuta su conventi, case generalizie e oratori, spodestando quella religiosa

    Il convento di San Girola-mo stato sede del carce-re urbinate e oggi ospita lascuola di restauro dellaCarlo Bo. La facolt diEconomia si insediata

    dove prima dei docenti arriva-rono i Benedettini e quella digiurisprudenza nel vecchioconvento degli Agostiniani.Perch Urbino una di quellecitt in cui il profumo della sto-ria si respira in ogni angolo. Quelprofumo che nasce dallinterse-zione di epoche e vicende diver-se, dallaccavallarsi di tracce

    eterogenee che sanno fondersiin unico mattone, in ununicaidentit.Nellarco dei secoli Urbino sta-ta accarezzata da quasi tutte lecongregazioni religiose, che l-hanno scelta per poi doverla ab-bandonare. Dopo lunit dIta-lia, i due decreti di Lorenzo Vale-rio ordinarono la soppressionedi tali ordini, in modo da desti-narne gli edifici a un uso pubbli-co. Le Clarisse dovettero vagaretra varie strutture della citt,mentre le Agostiniane furono leuniche a sfuggire alla soppres-sione.Un processo di secolarizzazionedi una Urbino troppo ecclesia-stica, la modernit che si infilatra i vicoli e che, come ogni for-ma di riciclaggio, non d vita atutto quello che tocca. Urbino,centro storico e non solo, unacostellazione di 29 chiese, mamolte di queste erbose hanno lesoglie. Con questa espressione

    Anna Fucili (responsabile dellabiblioteca dellAccademia diBelle Arti di Urbino) e TizianoMancini (responsabile per le re-lazioni pubbliche della CarloBo) hanno sottotitolato il loro te-sto dedicato alle chiese fuori lemura della citt ducale.Ma per imbattersi nelle erbosesoglie non necessario oltre-passare i confini del centro sto-rico; si incontrano anche da viaRaffaello a piazza della Repub-blica, proseguendo verso via Bu-dassi o via Saffi. Sono le sogliecostruite dal tempo e dalloblio,delle chiese ormai chiuse e di-menticate, che sfuggono ai pas-santi e spesso anche ai residenti.Sono chiese svuotate, spogliatedella loro identit per trasferirleal caldo dei musei, soprattuttodel Palazzo Ducale.SpolverareUrbino da tutta la sua cristiani-t, non per eliminarla ma piutto-sto per nasconderla, ha impostoa molte opere darte una desti-nazione museale per cui nonerano state progettate. A rimet-terci sono state quelle chiesenon pi aperte al pubblico, ca-dute nel vortice del dimentica-toio o destinate a funzioni com-pletamente diverse da quelleoriginarie.Solo in via Saffi, tra lodore dei li-bri universitari e dei pranzi ar-rangiati nei piccoli bar, ce ne so-no due, a pochi metri di distan-za luna dallaltra. La chiesa diSantAgostino si estende subitodopo il vicolo omonimo ed chiusa da circa trenta anni. Nonsconsacrata, ma neanche dedi-

    cata alla celebrazione delleu-carestia. Piuttosto utilizzatacome deposito delle opere dellaDiocesi ed un vero peccato,perch custodisce un tesoroscientifico. Si tratta di una delledue uniche meridiane a cameraoscura (ossia da interno) delleMarche, un patrimonio difficileda scoprire e impossibile da vi-sitare.Risalendo via Saffi e fermandosidi fronte alla facolt di Econo-mia della Carlo Bo, si trova lachiesa di San Paolo, ormai scon-sacrata e diventata sede di un re-stauratore.Il percorso volto alla ricerca del-le chiese chiuse della citt ha co-

    me tappa successiva Porta La-vagine, da cui inizia via CesareBattisti che arriva fino a Piazzadella Repubblica.Lavagine una delle quattroporte incastonate nelle muradella citt, ma lunica ad avereuna chiesa appollaiata sulla suastruttura. Santa Maria degli

    Angeli, un edificio a unica aulasemplice e delicato, che ospitaun dipinto della Madonna dellatte. Da Lavagine, passandoper una delle traverse di via Ce-sare Battisti che sboccano in viaNuova, si raggiunge via Budassi,dove si trova la chiesa di SantaMaria della Torre. Un arcobale-no di colori provenienti dalle ve-trate che decoravano il portaledel 500. Furono realizzate da Ti-moteo Viti e oggi accendono lestanze del Palazzo Ducale. Nelfrattempo la chiesa delle Agosti-niane continua a ospitare operedi pittori epigoni e allievi di Fe-derico Barocci.Prossima tappa: la chiesa di SanBartolomeo, o San Bartolo, pres-so il baluardo sporgente dallemura roveresche. Questa chiesadel XIV secolo ospitava il grandetrittico raffigurante la Madonnadel latte e alcuni episodi della vi-ta di San Bartolomeo, che fu for-se realizzato da Antonio Albertida Ferrara.Proseguire verso la fine di questoviaggio vuol dire arrivare a viaRaffaello, nella chiesa di San Ser-gio e in quella dellAnnunziata.San Sergio, oggi caratterizzata dauniconostasi bizantina, statala prima cattedrale di Urbino e daqualche anno, ogni domenicamattina, vi sono celebrate messeortodosse. La chiesa dellAn-nunziata, invece, pass dallacongregazione dei Servi di Mariaa quella dei Carmelitani scalzi efu ristrutturata nel XVII secolo daGiovan Battista Bartoli. Apertasaltuariamente, custodiva la pa-la daltare di Raffaellino del Col-le, raffigurante la Madonna delsoccorso e oggi esposta al Palaz-zo Ducale.Questo percorso verosimile staper diventare realt. Il primo fi-ne settimana di giugno il Comu-ne di Urbino organizzer quat-tro percorsi tematici per risve-gliare 20 chiese del centro stori-co. una conquista soprattuttoper quelle sette chiese dalle er-bose soglie che saranno riaper-te al pubblico. Il circuito cerche-r di riproporre liconografiadelle principali opere conserva-te, dando vita a fiori e strumentimusicali presenti nelle tele.

    Finiti i giorni dei percorsi di Daverio e Sgarbi

    Ilturista abbandonato

    AGNESE FIORETTI

    Le vie della citt erano quelle in cui essi an-davano al lavoro tutti i giorni, senza pinessun rapporto con linseguimento so-gnato. Che del resto era gi dimenticato da tempo.Sono le vie di Zobeide, una delle Citt invisibili diCalvino. Ma potrebbero essere anche quelle arros-sate dai mattoni di Urbino. La citt ducale e ideale.Un sogno, una nuvola da cui atterrare per scoprireche lutopia nella realt, che si rende visibile senzaper questo perdere valore. Perch Urbino va guarda-ta da pi prospettive, o meglio da pi livelli di pro-fondit. In superficie ci sono i mattoni, il gatto del ci-nema ducale in posa tra i vicoli, gli universitari chetrascinano valigie nelle ripide salite. Ma ci sono an-che quegli spazi che comunemente non si vedono,relegati in un nascondino forzato.Sono indignata per lassoluta mancanza di atten-zione verso queste strutture da parte del Governo,ha dichiarato lassessore alla Cultura Lucia Pretelli.Si definita sul piede di guerra, di fronte a quei ta-gli alla cultura abbattutisi come una mannaia sulpatrimonio urbinate. Valorizzare finch si pu, e neldimenticatoio finiscono pezzi di arte, letteratura earchitettura. Quelli a cui lassessorato di Lella Maz-zoli - ma erano tempi pi ricchi - aveva restituito del-

    la linfa vitale.Passeggiate e parole, attori e personaggi di rilievo peraccompagnare alla scoperta di luoghi ignoti urbina-ti e turisti. Scoprire Palazzo Corboli, lOratorio dellaMorte e quello della Santa Croce, il Torrione in fon-do a Via Saffi leggendo le Cantonate di Urbino diPaolo Volponi. Farsi guidare da Tommaso Ragno cherecita il romanzo di Rabelais Gargantua e Panta-gruel, il cui protagonista un giovane principe ere-ditario del regno di Utopia, o seguire Philippe Dave-rio dal Palazzo Ducale fino allOratorio di San Giu-seppe per scoprirne il presepe a grandezza naturale.Il progetto con cui lex assessore Mazzoli volle far ri-vivere gli interni e gli esterni dellUrbino pi nasco-sta stato un viaggio da Pifferaio magico, sempregratuito e aperto al pubblico.Ogni anno i percorsi erano organizzati soprattuttodurante la primavera, a Pasqua e a Natale. Venne an-che Vittorio Sgarbi, si leggevano Pascoli e Tasso e il 31ottobre 2008 i partecipanti poterono ottenere lan-

    nullo di un neonato francobollo raffigurante il cen-tro storico della citt. Sono passati cinque anni e lecasse si sono impoverite. Anche passeggiare di-ventato un lusso.

    (A.F.)

  • 7/28/2019 Ducato4_xInternet

    9/16

  • 7/28/2019 Ducato4_xInternet

    10/16

    ilDucato

    10

    URBINO DISPERSA

    I libri del Duca si leggono a Roma

    scimento. E in corso alla Natio-nal Gallery di Londra una mostraBarocci: Brilliance and Grace -pi di 20 mila visitatori in pocopi di un meseche raccoglie mol-te delle opere del pittore rinasci-mentale che oper alla corte diFrancesco Maria II della Rovere:le pale daltare provenienti da Se-nigallia, La Sepoltura di Cristo elultima cena, dipinta per la cat-tedrale di Urbino. E stato fonda-mentale per la nostra equipe spiega Carol Plazzotta, curatricedella mostra venuta a Urbino aprelevare le opere conoscere erespirare le atmosfere che hannogenerato questi capolavori. Ba-rocci stato un pittore poco co-nosciuto, forse perch le sue ope-re sono rimaste nella citt di ori-gine, non troppo facile da rag-giungere.Proprio a Londra campeggiano ilRitratto di Giulio II di Raffaello e ilSogno del Cavaliere di Barocci.

    Anche il Museo del Prado di Ma-drid arricchito da opere dellin-gegno marchigiano: l che si tro-vano il Cristo Spirante in Croce delBarocci e la Sacra Famiglia con

    Agnello di Raffaello. Che questeopere siano in Spagna normale commenta Ceccarelli perch ful che si form lultimo duca di Ur-bino ed presumibile che lui stes-so abbia donato alla citt proprio icapolavori del Prado. Confine ul-timo dellespansione dellurbina-riet artistica nel mondo sarebbe

    Washington dove allinterno della

    National Gallery possibile am-mirare una delle innumerevoliMadonne con Bambino del genioraffaellesco.E forse non un caso che le ampiestanze del Palazzo che ha ospira-to la gloria dei della Rovere con-servi del pittore urbinate La Mu-ta: unimmagine di compita bel-lezza, di un enigmatico silenzio,che sembra trattenere a forza ilmomento in cui esploder permostrarsi al mondo.

    GIUSEPPINA AVOLA

    La diaspora del nostro genioPrima i Papi, poi Napoleone: nel 1631 inizia il saccheggio delle grandi opere

    Con lultimo Della Rovere, la devoluzione spogli il Palazzo dei Raffaello, Barocci, Piero della Francesca

    Fu Urbano VIII a trasferire la biblioteca del grande Federico

    il 1631, lanno del-la fine del ducato,lanno in cui Urbi-no seppellisce ilsuo ultimo ducaFrancesco Maria

    II Della Rovere. Le porte e le fine-stre di Palazzo ducale vengonosbarrate in attesa dei nuovi pa-droni, lenzuola bianche copronosof e suppellettili. Senza eredemaschio la dinastia non pu per-petuarsi ed per questo motivoche tutti gli stati Rovereschi devo-no passare allo Stato Pontificio. Ela devoluzione. Mura, scale, por-te rimangono a testimoniare lagrandezza che fu, mentre vengo-no chiusi nei bauli della piccolaprincipessa Vittoria della Rovere,figlia orfana del duca FedericoUbaldo, i grandi capolavori deimaestri del Rinascimento. Raf-faello, Piero della Francesca, Ti-ziano lasciano le bianche paretidel palazzo coi torricini e seguo-no lultima dei della Rovere nelsuo trasloco a Firenze dagli ziimaterni.Per chi vuole inebriarsi del coloredi Tiziano o ammirare il genio del-lanima di Urbino, Raffaello San-zio, non baster percorrere le vietortuose che conducono a questacitt sospesa: le opere di questi ar-tisti sono disseminati in tutto ilmondo. Firenze ne custode dasecoli: Galleria Palatina e Uffizi so-

    no i luoghi pi affollati di capola-vori urbinati. E l che possibileapprezzare, oltre al famoso auto-ritratto di Raffaello col capo leg-germente inclinato e il berrettonero sulla testa, i ritratti dei duchidi Montefeltro, Federico e BattistaSforza si guardano oltre al nasoaquilino del porporato regnante.Ma non a Firenze che si fermalonda dei capolavori di Urbino.Se in Toscana Raffaello, Pierodella Francesca, Barocci finironolegittimamente spiega LucianoCeccarelli, segretario dellAcca-demia di Raffaello in quantoeredit della principessa Vittoria,lattivit razziatrice di Napoleo-ne port molte di queste opere al-trove. E non solo a Parigi ad ador-nare i bei corridoi del Louvre, do-ve pure si conserva tra gli altri il

    San Michele e il drago dellartistaurbinate, figlio di Giovanni Santima anche a Brera, deposito deicapolavori dei maestri italianiprima di valicare la frontiera. Estato il prezzo da pagare per la Li-bert, galit, Fraternit conti-nua Ceccarelli ma per fortunaalcuni non fecero in tempo a por-tarli via e rimasero in Italia. A Bre-ra sono cos tante le opere degliartisti ispirati da Urbino che mol-te di queste sono state donate al-le chiese del circondario per ab-bellire altari che non rappresen-tano il reale contesto in cui sononate.Ma mentre spesso nel luogo cheli ha prodotti - forse per lisola-mento di Urbino o forse per las-suefazione a tanta bellezza - ri-mangono rintanati negli oratoriper cui sono stati realizzati, comeil Crocifisso di Federico Baroccicustodito allinterno dellOrato-rio della morte di Urbino, alle-stero acquistano fama e ricono-

    Forse usurpata, forse salvata: di sicuro c so-lo che la Biblioteca del Duca Federico se nandata. Nel 1657, seicento latini, centoses-santotto greci, ottantadue ebraici e due arabi(codici manoscritti e miniati) hanno preso lastrada verso Roma, in Vaticano, si dice sul dorsodi muli instabili che pi volte ne hanno messo adura prova la sopravvivenza. Gli urbinati nonerano daccordo, rimpiangevano il grandesplendore dei tempi di Federico da Montefeltroe non volevano lasciare andare via un patrimo-nio abbandonato da anni, da quando i Della Ro-vere erano scomparsi e la citt era diventata le-gazione romana sotto Urbano VIII.Ma al capo bisogna sottostare e il Papa masche-r lappropriazione con un accordo di indenniz-zo, un pagamento insomma. Prese lui ci che poiavrebbe potuto prendere Napoleone.Ora tutto custodito nella Biblioteca Apostolica

    Vaticana ed con sultabi le attra verso internet ecomputer nella sala di palazzo Ducale, un temposede della biblioteca.Stessa sorte tocc alle stampe di Castel Durante,oggi Urbania in onore di Urbano VIII: la ricca bi-

    blioteca a stampa di Francesco Maria II DellaRovere vive tra le mura della Sapienza di Roma,nucleo portante della biblioteca universitaria

    Alessan drina. Il duca laveva aff idata allordin emonastico dei Caracciolini: a loro arriv lobbli-go di inviarla a Roma, nel 1666, dove papa Ales-sandro VII stava realizzando il nuovo progetto.Cosa resta? Di pregevole, il fondo antico dellU-niversit a cui Clemente XI, papa Albani, destinla biblioteca personale nel 1720 convincendo al-tre personalit di Roma a fare lo stesso Nel tem-po, la biblioteca si arricchita del fondo comu-nale e di q uello della Congregazione della Cari-t. Oggi, nelle sale superiori e in q uelle sotterra-nee della Biblioteca Umanistica ci sono pi di1422 pergamene (la pi antica del 1213) e ma-noscritti, stampe e incunaboli che vanno dal1472 al 1830. Visitarla possibile : basta prende-re appuntamento con il responsabile FedericoMarcucci, comunicare ci che si vorrebbe vede-re e prepararsi ad affrontare un viaggio tra i pez-zi pi preziosi della storia di Urbino. Partendodallatto di esposizione del piccolo Pasqualino,poi diventato Ippolito De Medici. (V.D.S.)

    La Sacra Famiglia con lAgnello. Lopera di Raffaello nella pinacoteca del Prado di Madrid

  • 7/28/2019 Ducato4_xInternet

    11/16

    11

    LA SFIDA DEL RESTAURO

    Larte di guarire i preziosi malati

    C una clinicaspeciale a Urbi-no dove i pa-zienti sonoopere darte di-menticate. Le

    ferite di questi pazienti speciali,tele scolorite e ingiallite, legnograffiato e consunto e altri manu-fatti, sono curate pazientementein questa clinica della bellezza,dove ritrovano tutta la loro graziaoriginaria. Alla Scuola di restaurodi Urbino si usa il bisturi, ma an-che i graffietti, i tamponi e i coltel-li e il camice bianco solo prima dimettersi al lavoro. A fine giornatadiventa grigio, marrone o pezzatoperdendosi tra la segatura, la pol-vere e le vernici dei corpi straziatidelle opere, recuperate da impol-verati e umidi depositi di provin-cia. I giovani medici dellartepassano le giornate tra il laborato-rio di Palazzo Albani e le aule delConvento di San Girolamo. Aper-ta la porta del laboratorio li si putrovare chini sui corpi feriti e qual-che volta moribondi dei loro pa-

    zienti, poi si inginocchiano, quasideferenti, gli occhi attenti e fissi suun millimetro quadro di una cor-nice del cinquecento, una voltaplaccata in oro. Quelloro, graziealle loro mani callose e sporche,protette dai guanti, torner a bril-lare.

    AllOratorio della Grotta della Cat-tedrale sono esposte le opere chedalloblio delle chiese di SantAn-gelo in Vado, i ragazzi della Scuolahanno riportato alla luce. Dipintisu tela, sculture di legno e manu-fatti assemblati, restituiti alla co-munit. Tra le colonne scanalatedi marmo bianco della Cappella

    Valadier si alternano dipinti esculture lignee del 500 e 600.Opere come La Lavanda dei pie-di e Il passaggio di Mos torna-no a respirare la fresca aria da mu-

    seo: i loro colori, ora, sono moltodiversi da quelli della polvere. Allafine di un ombroso corridoio, cheun tempo ospitava le preghieredei frati, gli occhi di una Madonnabrillano di nuovo mentre scruta-no attenti il bambin Ges.Per diventare restauratori biso-gna superare una dura selezione,racconta Laura Baratin, direttricedellIstituto. Tre prove: una di di-segno, una di percezione del colo-re e delle forme un po pi tecnicae un orale che spazia dalla chimi-ca alla biologia passando per lastoria dellarte. Bisogna essere unpo scienziati, un poumanisti e unpoartigiani insomma. Ogni annovengono ammessi dieci allievi. Lascuola di restauro di Urbino nascenel 2011-2012 dopo il decreto leg-ge del 2011 che stabilisce lobbligodi una formazione universitariaanche per i restauratori. Il corsodura cinque anni dopo i quali sipu sostenere lesame per lacces-so allalbo dei restauratori, intro-

    MARIO MARCISdotto a dicembre 2012.Urbino una delle cinque scuoledi restauro in Italia. Le altre sono aTorino, Napoli, Palermo e Tor Ver-gata, tutte accreditate al Ministe-ro dei beni culturali per ogni spe-cifica attivit svolta. Listituto ur-binate pu operare su dipinti sutela, sculture di legno e manufattiassemblati darte contempora-

    nea. La riforma del 2011 ha rivolu-zionato il mondo del restauro. Pri-ma la formazione dei restauratoriera disseminata tra le scuole di al-ta formazione e le accademie del-le belle arti.La collaborazione con gli enti

    pubblici molto buona - spiegaLaura Baratin - la Scuola di restau-ro lavora a stretto contatto con laSoprintendenza e il comune diUrbino, lArcidiocesi di Urbino-Urbania-SantAngelo in Vado e al-tri comuni come quello di San-tAngelo inVado, da cui vengono leopere della mostra. La scuola ri-ceve un compenso dagli enti pub-blici, sufficiente a coprire le spesedei lavori e ad assicurare la didat-tica. Con lintervento dei privati,come avvenuto per la mostra,co-finanziata dal Consorzio dellaCasciotta di Urbino, i costi dei re-stauri diventano minimi per gli

    enti pubblici.Quello che manca alla scuola non la qualit, ma le strutture. Ade-guarle potrebbe trasformare listi-tuto in un volano internazionaledi cultura. Presto partir una col-laborazione con lAmerican Uni-versity of Beirut dove si vuole atti-vare un corso in parallelo a quellodella citt Ducale.Urbino deve prendere coscienzache la Scuola una risorsa insistela coordinatrice della Scuola - an-che se un corso di studi un poanomalo, con pochi studenti emolto costoso. Adeguando lestrutture, che sono un po carenti,

    lIstituto potrebbe diventare unvolano anche per altre attiviteconomiche. La richiesta interna-zionale dalla Cina, dal Vietnam eda altri paesi emergenti, sta arri-vando ma non riusciamo a dareuna risposta esaustiva perch nonsi possono presentare allesterodelle carenze che conosciamo be-ne e che i nostri studenti bilancia-no con la tanta qualit.Se gli occhi dei giovani medici del-larte potessero guardare il loro fu-turo con gli stessi occhi con cuiguardano le opere da guarire, lar-te, forse, potrebbe diventare la pri-ma realt economica della citt.

    Cinque anni difficili

    per i medici del bello

    Urbino tra le pi importanti scuole di restauro

    Parla Laura Baratin: Lintesa con gli enti pubblici buona

    Tecniche sofisticate, pazienza, esperienza e tanto amore

    La Madonna e il bambino che appaio-no nella Sacra famiglia con tre anime

    purganti prima del restauro, sono gliunici volti lasciati intatti dal peso del tem-po, che ha avuto un occhio di riguardo so-lo per loro. I tre peccatori, che dal bassoscrutano la scena, svaniscono nella telaconsumata, San Giuseppe ferito da unosquarcio verticale che ne divide il volto indue. Funghi, muffe, polvere, umidit: que-sti i cattivi che negano limmortalit ter-rena a unopera darte. Paola Alba, studen-tessa barese al quarto anno della Scuola direstauro di Urbino, li conosce e sa come sipossono combattere. Ci sono voluti quasicinque mesi a rendere il dipinto visitabilee ci vorr un altro mese per cancellare lemacchie bianche che ancora lo deturpa-no. Dai depositi impolverati della diocesidi Urbino, il quadro ora, troneggia in unasala dellOratorio della Grotta della Catte-drale, al Museo diocesano Albani. Paola e isuoi colleghi hanno studiato e analizzatolopera per settimane. Si fa sempre cos.

    Prima di mettere mano sulle ferite apertedelle opere bisogna capire come sono sta-te inferte, i materiali usati e se ci sono statistati altri restauri.Ogni elemento del quadro stato lavoratoa parte: il telaio (una struttura in legno), ilsupporto (una tela vegetale), gli strati pre-paratori (gesso e colla il pi delle volte), lapellicola pittorica (colori a olio) e gli stratidi finitura (vernice).La tela, una volta rimossa dal telaio, vienerestaurata partendo dalla parte posteriore.Prima di questo per si deve fare la velina-tura, un processo che consiste nel creareuno strato protettivo della pellicola pittori-ca, cos da poter lavorare senza ansie sul re-tro. Come dei veri chirurghi, i restauratoriafferrano il bisturi e rimuovono le tracce diprecedenti restauri, poi riprendono in ma-no il pennello e procedono al consolida-mento della tela. A questo punto, dove ilquadro presentava delle lacerazioni signi-ficative, come quella sul volto di San Giu-seppe, vengono applicate delle toppe ditessuto simile alloriginale, ritagliate a ma-no in modo da aderire in modo perfetto alresto della tela. Con la foderatura, e quindi

    con lapplicazione sul retro della tela di untessuto di supporto, si pu passare alla la-vorazione della parte frontale.Neanche il pennello pi abile pu cancel-lare le macchie di polvere che da secoli ri-posano sulla tela. Per questo si inizia dallapulitura ovvero la rimozione, attraversoalcuni agenti chimici, degli strati pi resi-stenti di sporco. Con la stuccatura delle la-cune maggiori presenti nella tela, il qua-dro pronto per la reintegrazione pittori-ca, il ritocco a pennello delle parti dove lapellicola pittorica non cera pi o era pra-ticamente perduta. Le parti bianche pre-senti ora nellopera verranno restauratecon una reintegrazione distinguibile dal-

    loriginale, almeno nelle lacune maggiori,perch - spiega Paola Alba - secondo la teo-ria del luminare dellIstituto superiore perla conservazione ed il restauro CesareBrandi - il restauro deve essere visibile e

    non mimetico per rispettare lintento ori-ginale dellartista senza il rischio di pla-giarlo. Nei tratti pi rovinati verr uti lizza-ta la tecnica del tratteggio. Delle linee ver-ticali vicinissime tra loro, invisibili da lon-tano ma percepibili da vicino, come i pixeldi uno schermo, provvederanno a riempi-re queste mancanze restituendo lideaoriginale dellopera.Grazie a questa combinazione di processichimici, manualit, pazienza e amore perlarte che Paola Alba e i suoi colleghi inve-stono ogni giorno, gli occhi di San Giusep-pe possono di nuovo riempirsi damorenella contemplazione di Ges bambino edella Madonna, mentre i tre fantasmi del-

    la parte inferiore, dal Purgatorio, hannouna nuova occasione di redenzione. Unmomento che rimane quasi eterno, solograzie a loro, i restauratori di domani.

    (M.M)

    La Beata Vergine della Consolazione prima e dopo il restauro

  • 7/28/2019 Ducato4_xInternet

    12/16

    ilDucato

    12

    AFossombrone cunintera citt ro-mana sepolta dai se-coli e dalloblio, ri-portata alla luce percaso quarantanni fa

    durante i lavori di costruzione diun distretto artigianale. Oggi Fo-rum Sempronii un parco ar-cheologico conosciuto da una ri-stretta cerchia di esperti, cheprende vita solo durante le cam-pagne di scavo estive e per le visi-te scolastiche. Turisti? Pratica-mente nessuno.Fondata nel II secolo avanti Cristosul percorso della Via Flaminia e

    abbandonata settecento anni pitardi a causa delle invasioni bar-bariche, la citt romana stata ri-scoperta nel 1974 in localit SanMartino del Piano durante unoscavo: dopo pochi colpi di benna,la terra ha restituito tracce di anti-che mura.Nel corso degli anni gli archeolo-gi dellUniversit di Urbino han-no scoperto le antiche terme e al-cune domus, mentre le foto aereescattate nel 2009 hanno svelato lasagoma di un anfiteatro.In zona c anche un museo, il Ver-narecci, che espone i reperti di Fo-rum Sempronii, ma anche questospazio chiuso per gran parte del-lanno.Daltronde, chi volesse conoscerei resti dellantenata di Fossom-brone pu visitare il parco ar-

    cheologico, lunico della provin-cia di Pesaro-Urbino, solo su pre-notazione tra fine aprile e settem-bre.Ma leredit romana non soloForum Sempronii: altri resti sonoemersi a Cagli (Vicus ad Calem) eben pi importanti sono le testi-monianze del vecchio tracciatodella Flaminia, dai ponti di Cagli eCantiano ai tratti di galleria sca-vati nella Gola del Furlo.C chi, in passato, ha proposto diriunire tutto questo patrimonioin un percorso turistico, un mu-seo distribuito sul territorio contanto di bed and breakfast e agri-turismo.Un intero indotto economico po-teva nascere intorno alla valoriz-zazione della Flaminia e di Forum

    FEDERICO CAPEZZASempronii, rendendo pi ricca lagi notevole offerta culturale delMontefeltro. Ma cos non stato.Abbiamo tirato fuori dallerba edalla terra ponti e gallerie spiegaMario Luni, professore di Archeo-logia dellUniversit di Urbino ma rimasto un patrimonio pococonosciuto. mancato il balzodalla cultura accademica alla cul-tura locale.Per Luni c un modello ben pre-ciso da seguire: Il Vallo Adriano racconta lesempio di ci cheandrebbe fatto qui: sono 200 chi-lometri di muro con tracce di in-sediamenti e due grandi musei al-le estremit. In Inghilterra riesco-no a ottenere tanto da poco, noiabbiamo anche troppo ma non lo

    pubblicizziamo.Sfiorati dal flusso di turisti attrat-ti dal carisma di Raffaello e delDuca Federico, gli archeologi cer-cano intanto di portare in super-ficie edifici e monumenti, ma laricerca rischia di rimanere senzafinanziamenti: Siamo alla qua-rantesima campagna di scavo ricorda il professor Luni ma sia-mo rimasti praticamente senzafondi. Fino allanno scorso rice-vevamo tramite lUniversit un fi-nanziamento di 20 mila euro del-la Fondazione della Cassa di ri-sparmio di Pesaro, ma con i nuo-vi criteri di riparto, i fondi sonostati assegnati solo alle ricerchedelle facolt scientifiche.Lunico sostegno arriva dal Co-mune di Fossombrone, tremilaeuro da spendere per tagliare ler-

    ba nellarea archeologica.Questanno non abbiamo nien-te, ma manteniamo il periodo diquattro settimane di scavi tra lu-glio e agosto. Non molliamo.Se le cose non cambiano, ForumSempronii rischia di rimanere so-lo la palestra dei giovani archeo-logi: Abbiamo convenzioni conla Sorbona di Parigi e la Complu-tense di Madrid conclude Luni qui viene a scavare un gruppo ar-cheologico di Entraigues, la cittfrancese gemellata con Fossom-brone, per rimane una realttutta accademica. Sta alla politicafarla diventare una realt turisti-ca, ma serve anche qualche im-prenditore illuminato, qualchepersonalit genialoide che mettain piedi un progetto valido.

    Quei poveri scavi part timeParco archeologico e museo di Fossombrone aperti solo durante lestate

    I lavori affidati ai volontari: Abbiamo appena 3000 euro per tagliare lerba si sfoga il professor Luni

    La

    Vittoria di

    Fossom-brone

    potrebbe

    tornare a

    casa per

    LA VITTORIA

    Riportatialla luce

    la Domus

    e le terme

    del secon-

    do secolo

    a.C.

    Sotto terra

    ancora un

    intero anfi-

    teatro

    qualche settimana. La

    statua romana in

    bronzo e argento del II

    secolo a.C.fa parte

    della collezione del

    Museo di Kassel ed

    previsto che venga

    data in prestito al

    Museo Civico A.

    Vernerecci.

  • 7/28/2019 Ducato4_xInternet

    13/16

    13

    GIOIELLI DEL MONTEFELTRO

    La torre medievale delle Milizie a Fermignano chiusa, inaccessibile, impossibile da visita-re se non su esplicita richiesta. Un turista che

    arriva nella piccola cittadina di origine romana evoglia salire sullantica torre che sovrasta il Metau-ro trova la porta sbarrata. Eppure allinterno della

    struttura sono custoditi i modellini in legno e le ri-produzioni fotografiche delle opere di uno deimaggiori pittori e architetti del Rinascimento, ilBramante. Quattro piani in cui sono esposti ilCristo alla colonna, lEraclito e Democrito, ilmodellino della cupola di San Pietro e il tempiettodi San Pietro in Montorio realizzati dallartista na-to a Fermignano nel 1444.Una volta arrivati in cima, poi, si pu ammirarelintero centro storico di Fermignano: il ponte ro-mano a tre arcate che attraversa la cascata del fiu-me, la chiesa di Santa Veneranda e tutti i suggesti-vi vicoli della citt.Nei secoli la torre quattrocentesca stata cartiera,setificio e lanificio. Il Comune di Fermignano lhaacquistata nel 1995 e cinque anni dopo, nel 2000,sono iniziati i lavori, costati 500 milioni delle vec-chie lire, per riparare i danni causati del terremotodel 1997.Un gioiello artistico che per rimane chiuso. O me-glio per chi desiderasse entrare nella torre, una so-luzione ci sarebbe. Basta bussare alla porta della

    Pro Loco, che anche punto Iat (informazione eaccoglienza turistica) e chiedere di visitarla. Il pro-blema che non c nessun cartello che indichi dirivolgersi a loro. Sul muro della torre , per, ap-posto un QR code, una specie di codice a barre che

    attraverso una applicazione per smartphone per-mette di scaricare una scheda nella quale, oltre al-le informazione sul monumento, sono riportate leindicazioni per raggiungere la Pro Loco. Risultato:al turista che arriva a Fermignano e non ha a dis-posizione uno smartphone non rimane che chie-dere ai passanti e sperare che gli diano le informa-zioni giuste.Il Comune non ha fondi. Siamo noi che volonta-

    riamente facciamo visitare la torre ai turisti, diceil presidente della Pro Loco, Alessandro Pesaresi.Lassociazione riceve dal Comune di Fermignanopoco pi di 2.000 euro allanno: Con questa cifra,continua Pesaresi, non riusciamo a tenere apertala torre per tutto lanno. Eppure basterebbero solo6.000 euro per riuscirci.La visita su prenotazione ci sembra la scelta mi-gliore per una piccola realt come Fermignano, ri-sponde il dirigente generale e segretario comuna-le Pietro Pistelli. Daltronde non riusciamo a pa-gare neanche le ditte per gli appalti, non abbiamoaltri soldi da investire nella torre. Metteremo al pipresto un cartello per i turisti, ma pi di questo nonpossiamo fare. Il monumento viene aperto ognivolta che organizziamo mostre e eventi come il Pa-lio della Rana, continua il dirigente.Ma non solo la torre a restare chiusa. Anche lexmattatoio costruito nel 1875, ora Museo dellAr-chitettura, e il vecchio lavatoio sono visitabili solosu richiesta alla Pro Loco. Nel museo vengono or-ganizzate mostre ed eventi, ma per la maggior par-

    te dellanno chiuso. Il lavatoio, due grandi vaschecostruite nella roccia davanti al fiume Metauro, ri-sale al diciannovesimo secolo e fino agli anni 90 stato utilizzato dalle donne di Fermignano. Ungioiello di archeologia moderna.

    C

    una storiadamore dietrola costruzionedella chiesa diSanta MariaMa d d a l ena ,

    nel centro storico di Fermignano.Carlo Antonio Viti Antaldi, di-strutto dal dolore per la mortedella moglie, Maria Cristina Bo-naventura, la fece costruire nel1700, come prolungamento diun oratorio del XIII secolo di cuila donna era proprietaria. Pro-gettata dallarchitetto urbinateGiuseppe Tosi, in ununica nava-ta, la chiesa evoca ancora oggi ilsentimento di lutto del Conte.Alla sinistra dellaltare maggiore,incastonata in una nicchia, c lastatua di cartapesta della Ma-donna Addolorata, mentre adadornare laltare maggiore e i duelaterali sono stati affissi tre dipin-ti raffiguranti il Cristo Morto consopra il cuore trafitto da settespade in ricordo dei sette dolori

    di Maria, il Transito di San Giu-seppe e il Cuore di Ges, questiultimi realizzati dal canonico ur-binate Alessandro Liera.La storia di Fermignano stretta-mente legata alle sue chiese. Luo-ghi di culto dove larte racconta lavita di un popolo. La Pieve di SanGiovanni Battista era la chiesapi antica del territorio, costruitasulla piana di Fermignano, ancorprima della Torre medievale del-le Milizie. Oggi non ne resta pinulla, se non un portale dingres-so in stile gotico. Cos come lachiesa di San Pietro dove, nel di-cembre del 1407, si adun la pri-ma assemblea di cittadini.Anche la chiesa di San Pietro, co-me la Pieve, oggi non esiste pi,abbattuta nel 1800 insieme allaporta dellorologio.

    Dal Medioevo ad oggi, le chieserestano le principali depositariedel patrimonio culturale dellacitt. Anche se non in tutte si of-ficia la messa, sono aperte perpermettere ai turisti di visitarle,racconta Giulio Finocchi, studio-so di storia locale, che alle chiesedella sua citt ha dedicato il volu-me Le chiese di Fermignano. Neha descritto la ricchezza degli al-tari, dei dipinti e degli stucchi,senza tralasciare aneddoti e cu-riosit.Nella chiesa di Santa Veneranda(1564), dedicata alla patrona diFermignano, Santa Venera, ver-gine e martire siciliana, si trovaun crocifisso ligneo ritenuto mi-racoloso. Dallo studio di Finoc-chi emerge che il crocifisso fu ac-quistato, per sette fiorini, nel

    1535 a Fabriano, probabilmenteda un confratello trasferitosi aFermignano per lavorare nellacartiera ducale. Solitamente co-perto da un velo, il crocifisso ve-

    niva mostrato ai fedeli per dareloro la possibilit di chiedere aiu-to o ringraziare per un voto. Ledi-ficio, completamente distruttodal terremoto del 1781, fu rico-struito dallarchitetto Tosi che,come per la chiesa di Santa MariaMaddalena trasform gli internicreando ununica navata, con un

    altare centrale, sotto il quale sonoconservate le reliquie della santapatrona e cinque absidi, abbellitidagli stucchi del decoratore e pit-tore urbinate Antonio Rondelli.In una nicchia nella parete sini-stra della navata si trova un anti-co fonte battesimale con sopraun affresco di Rondelli raffigu-rante il Battesimo di Cristo. Tra inumerosi dipinti, due risentonodi un marcato influsso neoclassi-co: la Madonna del Ponte e San-tIrene che medica le ferite di SanSebastiano, realizzati dal pittorepesarese Placido Lazzarini.Le ultime due chiese di Fermi-gnano, quella del Cristo Lavora-tore e quella di Maria Santissimasono anche le uniche dove si offi-cia la messa. Sono le pi recenti,

    perch costruite entrambi nellaseconda met del 900 per farfronte allaumento della popola-zione e del numero di fedeli.Nella chiesa di Cristo Lavoratorec un Encausto di 24 metri qua-dri. Laffresco, eseguito nel 2009da un architetto fiorentino e dauna ricercatrice russa, ritrae ilCristo risorto che benedice il po-polo lavoratore e la chiesa.La particolarit di questo di-

    pinto afferma Giulio Finocchi che rappresenta limmagine ela storia degli abitanti del rioneCalpino e la piccola chiesa dise-gnata la riproduzione della fac-ciata della parrocchia. La chiesadi Maria Santissima, consacratanel 1974, la pi grande. Svilup-pata in ununica navata e conuna cupola ottagonale, ospita

    alcune delle opere che in passa-to si trovavano nelle chiese diSan Pietro e Maria Maddalena.Sulla parete sinistra c la Croci-fissione del XVIII secolo, di Pie-tro Giangiacomi incisore e pitto-re di Urbino, e la tela seicentescadella Nativit di San GiovanniBattista, mentre sulla parete de-stra si trova il Compianto del Cri-sto morto e lImmacolata Con-cezione.Seguendo il percorso tracciatotra una chiesa e laltra, nei vicolidel centro storico di Fermigna-no si possono scoprire piccolitesori, come lantica cappellagentilizia di palazzo Calistri, conaffreschi probabilmente risa-lenti allepoca rinascimentale.Un connubio tra fede e arte for-temente sentito dai fermigna-

    nesi che, dall800 ad oggi, conti-nuano a costruire tra le case par-ticolari mastadine, edicole de-dicate prevalentemente allaMadonna con il bambino.

    MARISA LABANCA

    MARIA GABRIELLA LANZA

    Un centro storico ricco di tesori culturali

    Fermignano, una storia

    di settecento annipassa per le sue chiese

    Visitabile su richiesta, ma con la Pro Loco

    La Torre inaccessibile

    In altolaffresco

    nella chiesa

    del Cristo

    lavoratore

    e, a fianco,

    la Torre di

    Fermignano

  • 7/28/2019 Ducato4_xInternet

    14/16

    ilDucato

    14

    Quando nel palazzo

    si imparava larte(per metterla da parte)

    Senza fondi, a rischio le visite scolastiche

    U

    nantica leggen-da che narra di unocchio perso du-rante un torneo,le imprese belli-che del duca Fe-

    derico, ma anche gli enigmi dicorte, la stagione delle lettere elarte dolcissima di Raffaello.Quanto fascino intorno a unmondo passato che rischia di ve-der sempre pi sfumati i propricontorni. Eppure, dalle muradella fortezza diUrbino, sembradi sentir risuona-re lacciaio dellearmature, nellestanze di PalazzoDucale albergaancora il fruscodelle maestosevesti di BattistaSforza e i sotter-ranei sono rima-sti intrisi dal pro-fumo dei ban-chetti provenien-

    te dalle cucine.Quante volte i bambini della zo-na, nati e cresciuti in un museo acielo aperto, si saranno immagi-nati le battaglie dei cavalieri eavranno fantasticato sulla pen-nellata magica di Raffaello.Quella dei pi piccoli una fan-tasia che si ha solo a quellet,strumento unico e potente cheper ha bisogno di essere conti-nuamente alimentato.Oggi parole da grandi come tagli,fedelt ai programmi ministeria-li e problematicit dei trasportisuonano cos aride se paragonatealla voglia di imparare dei ragazzi.La posta in gioco troppo impor-tante per correre il rischio di pri-vare le nuove generazioni del gu-sto di vivere, oltre che vedere, la

    storia e larte locale.Nella classe V della scuola prima-ria di Piansevero, appendice del-lIstituto comprensivo Paolo Vol-poni, ci sono 23 giovani menti cherispondono con entusiasmo equalche incertezza alle domandesulla loro citt. Tre di loro non han-no mai messo piede a Palazzo Du-

    cale e molti dicono di averlo visita-to solo grazie ai genitori.In passato ci veniva propostaluscita con tanto di guida didat-tica racconta Angela MariaPappi, maestra di italiano e sto-ria ma questanno purtroppo

    non si presenta-to nessuno.Le scuole hannolobbligo di se-guire i program-mi stabiliti dalMinistero e gli in-segnanti devonoquindi ritagliarsiautonomamentedegli spazi per af-frontare temati-che legate al terri-torio. Tutta laclasse ricorda

    con precisione ilbuffo profilo di Federico daMontefeltro, ma su quale fosse ilsuo mestiere gi cominciano asorgere i primi dubbi.Un corounanime si leva invece alla ri-chiesta di indicare chi sia e cosafaccia Raphael Gualazzi: unmusicista jazz che abitava quaaccanto, andato gi due volte aSanremo.

    Antonio Serafini, preside delVolponi, scorge nelleccessivonumero di distaccamenti dellascuola primaria uno dei proble-mi principali. Ogni frazione hala sua sede e nessuno vuol sentirparlare di unificarle e creare unplesso unico. Purtroppo, con i ta-gli, diverse attivit sono saltate.

    Ad esempio, diventa difficile

    Ipi giovani non lo sanno ma gli anziani forse selo ricordano. Quando giocavano a calcio fioren-tino a piazza Rinascimento, chiamata per questo

    piazza gioca pallon, o quando andavano al mer-cato a Borgo Mercatale a comprare i lupini dal lu-pinar. Ora in piazza non si gioca pi e il mercato scomparso da tempo, cos come le botteghe sparsenella citt. Ma un segno di quella storia rimasto neinomi delle vie.Dai balestrieri forniti al Duca deriva Vicolo del Ba-lestriere, dai forni di Zanchi e Casanti, attivi ancoranegli anni 50, deriva via dei Fornari mentre via deiSaponari prende il nome dai fabbricanti di sapone,attivi nel quartiere. In via Posta Vecchia sono anco-ra visibili i segni delle antiche stalle dei postiglioni,coloro che svolgevano il servizio postale mentre invia dei Vasari cerano piccole fabbriche di terracot-ta e ceramiche. Si sente ancora il vento in via Quat-troventi e la fatica nel salire via Saffi, la cui cima sichiama proprio via Meta del salire. Personaggi

    storici, come Raffaello e Barocci, hanno prestato illoro nome a vie importanti. Anche chiese e castellihanno influenzato i nomi delle strade: Giro del Cas-sero, ad esempio, prende il nome proprio dal casse-ro (castello) dei Montefeltro che si trovava nelle vi-cinanze.Che dire poi di tutte quelle vie i cui nomi hanno a chefare con la morte? Via dei Morti era la via usata pertrasportare i morti dal Lazzaretto al cimitero, dopoil divieto di attraversare la citt, mentre via Volta del-la Morte, di fronte a via Balcone della vita, la voltache conduce allOratorio della Confraternita dellamorte, nata nel 500 per assistere i malati e traspor-tare i defunti e tuttora esistente. Giro dei debitoriera, invece, il giro della citt che facevano coloro cheavevano debiti per sfuggire ai loro creditori.

    Attenti alle vie con nomi dispregiativi: il suffissoaccio contenuto in via delle Stallacce o in via del-le Voltacce altro non che un vezzeggiativo affet-tuoso. (I.B.)

    portare i ragazzi che studiano inperiferia a visitare i monumentidel centro storico. Bambini emaestre dovrebbero pagarsi ilbiglietto di tasca propria.

    Anche secondo Daniela Tittarel-li, preside dellaltro Istituto com-prensivo di Urbino, il Pascoli,questo un problema effettivo:

    Il costo c, ma Adriabus, con ilpiano Ami ama la scuola, ha dis-posto delle tariffe vantaggiose.Che in passato si facesse di pi per un dato di fatto.La preside racconta di un bellis-simo progetto di qualche anno fain cui i bambini svolgevano ilcompito di miniguide. Il lororuolo era quello di far da cicero-ni ai turisti e alle scolaresche pro-venienti da altre citt attraverso

    le mura dei musei. Questo ogginon accade pi, e anzi, dal 2010 stata chiusa laula didattica diPalazzo Ducale dedicata ai labo-ratori.Claudia Bernardini, responsabi-le della didattica alla Soprinten-denza, ammette che le vicissitu-dini degli ultimi due anni hanno

    portato a smantellare quellastanza, oggi trasformata nella bi-glietteria e bookshop del Palazzo.Non volevamo per rinunciare aun ambiente cos importante eabbiamo pensato di attivare unanuova aula, un po pi piccola diquella precedente, ma in grado diospitare, da settembre prossimo,molte altre iniziative.Se i laboratori sono fermi e le vi-site ai monumenti noti e a quelli

    pi nascosti scarseggiano, nonva meglio sul fronte dei libri.Mancano infatti strumenti di let-tura adeguati per far avvicinare ibambini alla storia locale. Ci so-no solo un paio di libri adatti aipi piccoli, entrambi su Raffael-lo e scritti da autori non urbinati rivela Catia Bertuccioli, pro-prietaria della libreria Montefel-tro Libri mi capitato moltevolte che i turisti richiedesseroguide sulla storia della citt o sul-le battaglie di Federico per i pro-pri figli, ma non avevo niente dasuggerirgli.Rimane uno straordinario volu-me a fumetti che racconta le im-prese del Duca, peccato che siapi per grandi che per piccoli eche non venga pi stampato.

    Facciamo il giro del CasseroDebitori, morte, vita: ogni strada una storia

    VALERIA STRAMBI

    I ragazzi

    rispondono

    a fatica

    su Raffaello,

    ma sanno

    tutto

    di Gualazzi

  • 7/28/2019 Ducato4_xInternet

    15/16

    15

    LARTE E I GIOVANI

    D

    al puntodi vistadellartecontem-p o r a -nea, Ur-

    bino non una citt darte. Que-sta affermazione, che stride conla tradizione della citt e con lasua candidatura a capitale euro-pea della cultura 2019, stona an-cora di pi perch a farla il di-rettore dellAccademia di bellearti Sebastiano Guerrera.Nota in tutto il mondo per il pa-trimonio artistico ereditato dalRinascimento, la citt ducale erafamosa negli anni 60 e 70 ancheper larte davanguardia tantoche, a pochi anni di distanza so-no nate due delle eccellenze ita-liane nella formazione artistica:lAccademia delle Belle Arti(1967) e lIstituto superiore per leindustrie artistiche(1974). Malentusiasmo durato poco elombra del Rinascimento haoscurato il progresso artistico.

    A quarantanni di distanza lAc-cademia e lIsia continuano asfornare nuovi talenti e a forma-re studenti che non vedono loradi emergere e di mettere in mo-stra la loro arte, ma dove?Le mostre spiega il direttoredellIsia Roberto Pieracini sonofondamentali per gli studenti siacome esperienza didattica, siaperch permettono un dialogocon lesterno fondamentale perla creativit. E proprio per lim-portanza di avere una vetrina,entrambi gli istituti si muovono eorganizzano ogni anno mostreed eventi importanti e di eco na-zionale (come il Random, il Pre-mio Nazionale degli Artisti e altreiniziative), ma possono contaresolo su se stessi.Lamministrazione presente e

    partecipa agli eventi, ma non ciaiuta concretamente dicono al-lunanimit. E con concretezzasi intendono soldi, ma soprattut-to spazi. Fino a due anni fa le sa-

    le del Castellare nel palazzo Du-cale venivano concesse gratuita-mente per lallestimento di mo-stre e istallazioni. Poi una deli-bera della giunta comunale hadecretato che tutti i locali del co-mune potevano essere concessisolo a pagamento. Non si parla dicifre esorbitanti ( per affittare la

    sala per tre settimane si spendo-no allincirca mille euro), ma pursempre significative per degliistituti che gi hanno pesantiuscite e vogliono mantenere unadidattica di qualit. Se Urbino perde di vista lartecontemporanea, perde una par-te importante del suo svilupposottolinea lassessore alla cultu-ra Lucia Pretelli e si dice indigna-ta per il ruolo secondario in cui loStato rilega la cultura. Abbiamocercato di salvaguardare unospazio allinterno del palazzoDucale continua perch unottima vetrina per gli artisticontemporanei, inoltre quandosaranno finiti i restauri, anche lescuderie ducali potrebbero esse-re adibite a spazio espositivo.Tagli a livello ministeriale, une-

    conomia limitata e la crisi rendo-no la cultura un problema eco-nomico, ma la mancanza di at-tenzione nei confronti dellanuova arte ha radici pi profon-de.Come dice Pieracini Urbino abituata a guardare solo allin-terno di se stessa. Potrebbe sfrut-tare le sue dimensioni in modopositivo, cercando di valorizzarela vitalit e la creativit degli stu-denti. Per Guerriera il problema culturale perch la spaccaturatra tradizione e contemporanei-t a Urbino ancora pi eviden-te. La parte rinascimentale dellacitt accentra tutta lattenzione egli sforzi dellamministrazione,che tralascia spesso e volentierilarte del presente. E anche las-sessore Pretelli daccordo, ma

    precisa che Urbino non anco-rata al passato, perch sono i gio-vani a proiettarla nel futuro econclude Forse manca un po dipresente.

    Come governi e poteri politici assistonoinerti e quasi indifferenti alla fuga dei cer-velli, cos nel suo piccolo anche Urbino

    resta impassibile di fronte alla fuga dei suoi arti-sti. Magari si tratta solo di promesse, ma anchequelle non si mantengono qui, ma altrove.

    Andrea Maddaloni, Luca Colagiacomo e CarloEsposito sono studenti dellAccademia delle Bel-le Arti e, come molti altri , hanno scelto Urbinoperch una delle migliori in Italia e poi unacitt piccola e universitaria, si conoscono perso-ne interessanti e capaci di stimolarti. Ma alloraperch quasi la totalit degli artisti, finiti gli stu-di, decide di andarsene?Fare arte significa fare qualcosa per migliorarela societ dice Elisabetta Rapini, studentessadellIstituto statale delle Industrie Artistiche ma a Urbino troppo difficile. Il nostro istitutoorganizza molti eventi, ma lamministrazionenon d nessuno aiuto. A stupire la maturit diquesti giovani studenti. Per loro chiaro che lar-te si nutre di esperienze e di comunicazione. Pi

    che per esporre, vorremmo spazi per incontrarci dice Andrea perch, citando Marcello Signo-rile, gli elementi hanno senso solo nelle loro rela-zioni. Hanno investito soldi e tempo, ora vor-rebbero che la citt premiasse la loro fiducia. Il

    problema anche allinterno dellUniversit di-ce Virginia Verona, pittrice lo spazio per espor-re poco e alcuni ambiti, come quello delle nuo-ve tecnologie, vengono spesso penalizzati. Econtinua Luca: un dato di fatto: larte costa.Solo per comprare una cornice si spendono pidi 50 euro. Non esistono finanziamenti neancheper meritocrazia. Il problema che, se da un la-to Urbino ti restituisce la tua singolarit, dallal-tro pesa una cultura troppo ancorata al passato.Purtroppo Urbino si fermata a Raffaello con-tinuano Andrea e Luca sarebbe bello portareUrbino nella contemporaneit. Dice Carlo: Cproprio la volont di conservare Urbino cos co-m. Basta pensare che nella Casa Raffaello negliultimi tre anni hanno ospitato solo una mostra diun esordiente!. I nuovi artisti urbinati vivonodue vite. Una allinterno degli istituti di forma-zione. Laltra invece fuori. Quando varcano laporta dellAccademia o dellIsia si trovano soli ecostretti a lottare per mantenere la loro identitdi artisti. Ma la lotta spesso contro i mulini a

    vento di una citt lontana quasi 5 secoli da loro.E non stupisce che la risposta di Andrea, Luca,Carlo, Virginia e Elisabetta alla domanda cosafarai dopo? sia sempre la stessa: Emigrare.

    (C.N.)

    Gli studenti di Belle Arti chiedono pi spazi

    Giovani, promettenti, in fuga

    Dove finita lavanguardia?Il futuro in discussione: Urbino guarda troppo alle glorie del passato

    Lassessore Lucia Petrelli: E un momento difficile, ma larte contemporanea la strada dello sviluppo

    CHIARA NARDINOCCHI

    La mostra

    Fisianomia

    allinterno

    dellIstituto

    Superiore

    per le Industrie

    Artistiche.

    Sotto, i lavori

    degli studenti

    dellAccademia

    delle Belle Arti:

    Virginia Verona,

    Carlo Esposito

    e Luca

    Colagiacomi.

    Nella pagina

    accanto,

    una scolaresca

    in visita

    al Palazzo ducale

  • 7/28/2019 Ducato4_xInternet

    16/16

    ilDucato URBINO SUL WEB

    ASSOCIAZIONE PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO, fondata da Carlo Bo. Presidente: STEFANO PIVATO, Rettore dell'Universit di Urbino "Carlo Bo". Con-siglieri: per l'Universit: BRUNO BRUSCIOTTI, LELLA MAZZOLI, GIUSEPPE PAIONI; per l'Ordine: NICOLA DI FRANCESCO, STEFANO FABRIZI, SIMONETTA MARFOGLIA;per la Regione Marche: JACOPO FRATTINI, PIETRO TABANELLI; per la Fnsi: GIOVANNI ROSSI, GIANCARLO TARTAGLIA.

    ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO: Direttore: LELLA MAZZOLI, Direttore emerito: ENRICO MASCILLI MIGLIORINI.SCUOLA DI GIORNALISMO: Direttore GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI

    IL DUCATO Periodico dell'Ifg di Urbino Via della Stazione, 61029 - Urbino - 0722350581 - fax 0722328336 http://ifg.uniurb.it/giornalismo; e-mail:[email protected] Direttore responsabile: GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI Stampa: Arti Grafiche Editorial i Srl - Urbino - 0722328733 Regi-strazione Tribunale Urbino n. 154 del 31 gennaio 1991

    Www, tutta Urbino sul webNel 2012, i contatti sul sito della citt hanno superato quota 140.000

    Non serve una grande esperienza internautica per esplorare percorsi, consigli, prezzi. Ecco la nostra guida

    controllo il numero degli utenti che acce-dono e la loro provenienza. Stessa cosaper il sito sulla casa natale di Raffaello,www.accademiaraffaello.it: solo in ita-liano e non si possono reperire i dati sugliutenti.Il sito della provincia di Pesaro Urbinowww.turismo.pesarourbino.itha una ho-mepage ricca di informazioni: non soloarte ma anche sport, prodotti tipici, itine-rari, informazioni di servizio e attivitcommerciali. Nel 2012 140.543 personehanno letto il sito: la pagina dedicata a Ur-bino nel mese di marzo ha avuto 10.749contatti. Di queste 9.226 erano italiani,principalmente romani e milanesi, 439statunitensi, 265 tedeschi e 154 francesi.E in tre lingue: oltre allinglese c unaversione in tedesco e in francese e ha an-

    che una pagina Facebook.La novit sui siti dedicati a Urbino www.terrediurbino.it, nato a ottobre dal-la passione di tre ragazzi del posto: IleniaSnidero, Laura Silvestri e Flavio Spezi.Cerchiamo di dare spazio gratuitamen-te anche ai piccoli negozi sotto casa, di es-sere aggior