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  • 7/30/2019 Ducato Numero Speciale

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    ilDucatoP e r i o d i c o d e l l I s t i t u t o p e r l a f o r m a z i o n e a l g i o r n a l i s m o d i U r b i n o

    Mensile - 26 aprile 2013 - Anno 23 - Numero 5

    Ducato on line: ifg.uniurb.it

    a pagina 2

    a pagina 3

    a pagina 4

    Piero Dorflese il Jaccuseal giornalismo

    La lectio

    Libri e autoriprotagonistiallestero

    Europa

    La paginaculturaleai tempi del 2.0

    Web

    Dalla terz@al Web

    GIORNALISMO CULTURALEGIUSEPPINA AVOLA

    Speciale Festival

    Storia di un decesso apparenteIl 9 dicembre del 1901 Eleonora Duse cal-ca le scene della capitale recitando laFrancesca da Rimini, scritta per lei da Ga-

    briele Dannunzio. Per quella occasione Al-berto Bergamini, direttore de Il GiornaledItalia, sguinzaglia ben quattro redattori. Ilgiorno dopo, il 10 dicembre, nasce una pa-gina interamente dedicata alla cultura, laterza pagina, con una recensione della tra-gedia, la critica musicale, un pezzo sullascenografia e uno spazio per la cronacamondana. Lesperimento di Bergamini seguito anche dallo storico Corriere: dal1905 sotto la supervisione del direttore, Lui-gi Albertini, penne affilate di letterati illustri

    riempiono gli elzeviri del quotidiano mila-nese.La terza pagina si connota per una forte let-terariet, per il prestigio delle firme e per lastruttura fissa con pezzi dedicati a recen-

    questa la cifra stilistica tutta italiana.Ridotto invece lo spazio per la criticamili-tante e per le recensioni tout-court che tro-vano ampio spazio in rete. E il caso di blogindividuali o collettivi come Nazione India-na. Se da una parte la rete rappresenta unarisorsa per questi giovani letterati spiegaZanchini dallaltra rischia di essere ap-pannaggio di fasce moltoselezionate di let-tori in qualche modo gi informati.Ma delle potenzialit della rete sono benconsci anche i veterani del cartaceo: La let-tura, linserto domenicale del Corriere del-la Sera, molto attenta alla relazione tra icontenuti delle pagine culturali e linterat-

    tivit con i lettori attraverso Twitter. La ter-za pagina come luogo speciale della cultu-ra sar pure scomparso ma nel giornalismoliquido 2.0 i contenuti trovano una colloca-zione senza recinti e forme codificate.

    sioni, reportage di viaggio e riflessioni suicostumi. Tutto rimane cos pi o meno finoa met anni 50 quando a Milano Il Giornoesce senza lo spazio destinato abitualmen-te alla cultura. In realt la terza pagina co-me settore del giornale non tramonta mai spiega Giorgio Zanchini, direttore del Festi-val del Giornalismo culturale, in program-ma a Urbino per il prossimo fine settimana al massimo conosce una graduale deca-denza come spazio fisico nellimpaginazio-ne delle testate. Pensiamo alla nascita di Re-

    pubblica nel 76: la pagina spostata pi alcentro sia perch aumenta la foliazione siaper il tentativo di modernizzare il giornale.Non entra in crisi la pagina culturale, quan-to alcuni elementi di questa come lelzeviro

    espressione di una cultura alta e atempora-le. Dagli anni 80 le pagine di cultura di tut-te le maggiori testate giornalistiche del Pae-se si addentrano sempre pi nel giornalema non smettono mai di essere lelementoche contraddistingue il giornalismo italia-no. Si moltiplicano gli inserti culturali, neiquali recensioni e articoli di approfondi-mento si mescolano, garantendo unoffertadiversificata. Le pagine culturali nei quoti-diani e negli inserti, dagli anni 80 a oggi, so-no diventate spazi in cui intenso il rappor-

    to tra cultura e societ. Non un caso con-tinua Zanchini che sia prediletta la tratta-zione di saggi: si prestano infatti, pi che iromanzi, a essere strumento di dibattito e didiscussione sullattualit. E senza dubbio

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    SPECIALE FESTIVAL

    Alla conquista dei lettori forti

    Per la lezione che terr al festivaldi Urbino ha preparato un Jac-cuse al giornalismo culturale.Io non voglio accusare il giornali-smo culturale e basta. Punto il ditocontro il modo di vivere la culturain questo Paese. Aggiungo che nu-merosi giornalisti si occupano dicultura privilegiando innanzitut-to i rapporti di amicizia, le case edi-trici e i giri di potere legati a gruppidi pressione. Credo che il mondodel giornalismo culturale sia pro-fondamente viziato. Malgradostia progressivamente diminuen-do lo spazio che fino a qualchetempo fa era riservato alla cultura,non ho sentito alzarsi un solo gri-do di dolore da parte di chi do-vrebbe essere custode e rappre-sentante della qualit dellinfor-mazione culturale.In che modo i giornali possonorestituire centralit alla cultura?Il giornalista onesto non dovreb-be utilizzare il ruolo che ha allin-terno delle redazioni per otteneree distribuire favori, per mantenerebuoni rapporti o ancora per crear-si occasioni di carriera. Questo sa-rebbe un modo per cambiare inprofondit la vita delle pagine cul-turali dei nostri quotidiani. Se poii giornali e la comunicazione ra-dio-televisiva tornassero ad esse-re al servizio dei lettori e non dei lo-ro interessi personali, potremmosfiorare la perfezione.La cultura pu essere ancora unfiltro attraverso cui analizzare e

    vedere il mondo?

    La cultura non un filtro ma unostrumento. Anzi lo strumento .Senza cultura il mondo non lo sivede e tutto ci che ci circonda fi-nisce o per essere troppo vicino ainostri occhi o addirittura pu ap-parire talmente piccolo e insigni-ficante da non essere considera-to.

    ANTONELLA FERRARA

    I vizi del giornalismo culturalePiero Dorfles il 4 maggio al Festival di Urbino con un pungente Jaccuse

    Il critico letterario racconta lItalia smarrita: Senza cultura vaghiamo come ciechi per le vie del mondo

    La nuova primavera degli inserti culturali italiani

    esistito un tempo incui scorrendo le pagi-ne di un quotidiano cisi poteva appassiona-re alla lettura di unapuntata de la Giara

    di Luigi Pirandello o essere travoltidalla violenza rigeneratrice delManifesto del futurismo. Oggi lacultura, eclissata da una crisi pro-gressiva del sapere, si affaccia timi-damente sulle pagine dei giornali.Il critico letterario Piero Dorfles,che terr una lectio a Urbino il 4Maggio, ripercorre le tappe delgiornalismo culturale italiano epunta il dito contro un Paese che hasmarrito il senso profondo del ter-mine cultura.Perch le pagine dei giornali sioccupano sempre meno di cul-tura?Il problema non riguarda solo ilgiornalismo ma la diffusione delvalore della cultura e della cono-scenza in tutta la societ. Il ruolofondamentale del sapere venutomeno e il mercato, il valore econo-mico, sono diventati centrali an-che nella diffusione della cono-scenza. Ecco perch cambiatocos profondamente il ruolo delgiornalismo culturale: una voltaera un giornalismo di servizio chemetteva a disposizione della so-ciet gli strumenti per orientarsinel mondo della cultura e della let-teratura; oggi diventato uno stru-

    mento che serve a far vendere dipi una parte del giornale.Esiste una specularit tra calodei lettori e crisi del giornalismoculturale?Il problema il mancato aumen-to dei lettori . Malgrado negli ulti-mi anni il nostro Paese abbia vis-suto una stagione di grande scola-rizzazione non si avuto un con-sequenziale incremento di co-scienza critica. Il tipo di giornali-smo che deriva da questa perditadi cultura e di conoscenza non puche basarsi sul marketing. qui ar-riviamo al nodo della questione: ilmercato e lautorevolezza cultura-le hanno cominciato a percorrerestrade diverse. chiaro che qual-cosa non funziona.Cosa ne pensa del boom degli in-serti culturali registrato in que-

    sti anni?Credo che il boom degli insertisia gi finito. Oggi si legge moltopi sul web e la lettura online, ol-tre a essere rapida, privilegia leprime pagine dei giornali e alcu-ni articoli ritenuti significativi daun punto di vista politico-socia-le.

    Alcuni analisti ritengono che latransizione dellinformazionesul web potrebbe aprire nuoviorizzonti per linformazioneculturale.Se i fruitori diminuiscono (perchsi legge meno) impossibile pen-sare che il passaggio al web possarisolvere la situazione. Le pagineculturali sono lette proporzional-mente al numero di libri letti nelpaese e all impegno culturale e in-tellettuale da parte della collettivi-t. La rete crea ampi spazi ma noncredo che possa essere utilizzataper incrementare linteresse algiornalismo culturale. Temo chesia una grande illusione.

    Lo si pu trovare di domenica, da alcuni considerato un po snob, ma gli stimoli chepropone sono sempre nuovi e interessanti e

    le sue quotazioni in ri alzo. linserto culturale, il supplemento settimana-le dei quotidiani che tratta di letteratura, arte,scienza, filosofia e che in questo periodo resistemeglio degli altri alla crisi che investe i tradizio-nali mezzi di comunicazione.Questa resistenza maggiore, secondo ArmandoMassarenti, direttore della Domenica de Il Sole24 Ore, deriva proprio dalla particolarit dellin-serto di essere stampato su carta e di essere ca-ratterizzato da una gerarchia nelle modalit diesposizione e di fruizione dei temi trattati.Laltro elemento chiave di questa primavera cul-turale la tendenza a fidelizzare il lettore con unappuntamento, stabilizzando lidea di poter tro-vare ogni settimana un luogo in cui leggere dicultura vera e propria.Il punto di forza di un inserto culturale e ci checontinua ad appassionare i lettori continuaMassarenti- il fatto di trovare uno spazio in cuisi parla di cultura con un t ono che rimane alto emai banale ma ugualmente comprensibile. Bi-sogna dare lidea che la cultura fatica e svago,ma lo nello stesso modo in cui lo pu essere un

    gioco molto impegnativo. Limportante posi-zionarsi su un livello di alta cultura selezionan-do i migliori esperti di storia, di letteratura o ilmeglio della filosofia contemporanea.Il pubblico degli inserti culturali sono i cosiddet-ti lettori forti, cio c oloro che non si accontenta-no di letture superficiali, ma cercano una saggi-stica pi profonda, dettagliata e agguerrita. InItalia i lettori forti spiega Massarenti- sono unaminoranza, ma una minoranza fondamentaleperch costituiscono unarea di resistenza. Se sidovesse estinguere anche questa minoranza lanostra cultura subirebbe un colpo mortale.In futuro questi inserti p otrebbero emigrare sul

    web, modificando forse lesse nza di quest i fasci-coli con una storia tutta a s. Se gli inserti cultu-rali fossero riprodotti anche in rete- spiega Mas-sarenti- limportante sarebbe salvaguardare e ri-creare esattamente la sensazione di trovarsi inun luogo autorevole dove laffidabilit dei con-tenuti e degli interventi un dato certo per il let-tore. Un luogo in cui si incontra la cultura, si im-

    para ad avere una mentalit aperta, ad appren-dere cose nuove, a essere critici verso se stessi ele proprie idee, a confrontarsi con le posizioni al-trui e a sviluppare un pensiero critico. Il regnodel gioco e della seriet.

    Monet legge il giornale, opera di Pierre-Auguste Renoir. Sotto: Caratteri Liberi di Mario Agostinelli

    LUCIA LAMANTEA

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    SPECIALE FESTIVAL

    Cucinare scrivere un libro...

    John Lanchester un gior-nalista inglese che si occu-pa di cultura. Scrive per laLondon review of books, unquindicinale che si occupadi recensioni di libri ma an-

    che di altro. Non solo una bellalettura della domenica, com-menta Alberto Notarbartolo, vicedirettore di Internazionale, men-tre descrive il lavoro di Lanchestere della sua rivista.Recensioni di libri, videogiochi,vini, letteratura sacra. Non c li-mite agli argomenti che pu trat-tare John Lanchester. E difficiletrovare in Italia un giornalista chesi occupi di cultura a questi livelli.I suoi articoli culturali non sonoentertainment, spiega Notar-bartolo.Sui giornali italiani, secondo il vi-ce-direttore di Internazionale, lenotizie culturali sono molte menoe sparse in mezzo a cose che rien-trano pi nel giornalismo di co-stume.Quello che manca la fiducia, daparte di chi fa i giornali, in una pre-

    senza regolare del giornalismoculturale nei quotidiani. Si cercadi renderlo pi leggero, pi pop,non lo si tratta in maniera seria co-me fa, per esempio, John Lanche-ster.In Italia, negli ultimi anni, esplo-so il fenomeno degli inserti setti-manali di cultura. Ogni domenicail lettore pu immergersi in pagi-ne e pagine dei pi svariati argo-menti. Il fenomeno, che gi esiste-va da anni (basti pensare a Dome-nica de Il Sole24 ore) stato adot-tato anche da altri quotidiani, co-me La Lettura del Corriere dellaSera, oOrwelldiPubblico che, an-che se ormai non esiste pi, avevaavuto un buon successo.

    Anche in altri paesi esiste questo.Rispetto al 2007 - dice Notarbar-tolo - il numero di pagine dellin-

    serto culturale di recensioni di li-bri delNew York Timesdomenica-le un terzo oggi, ma comunqueun qualcosa che non ha un possi-bile termine di paragone in Italia.Sono solo critiche di libri, recen-sioni argomentate non intervisti-ne o commenti su quello che hadetto lautore in televisione. Nel-le pagine culturali delNewYork Ti-mesc spazio solo per i libri, perquello che dicono e per quello chelautore vuole trasmettere. Le re-censioni non sono scritte dallog-gi al domani, non si pu chiama-re un collega e dirgli scrivi una re-censione per domani. Leggere epensare prima di scrivere ha uncosto economico importante e,secondo Notarbartolo, in Italianon sono costi necessari.In Spagna molti quotidiani si so-no dotati di un inserto culturalecome El Pas, con Babelia eAbccon El Cultural che escono en-trambi di sabato. Una grande dif-ferenza tra Italia e Spagna, rac-

    MARIO MARCISconta Lucia Magi, lattenzioneverso quello che succede al di fuo-ri dei confini nazionali.Una mostra di Vittorio De Sica aRoma o il racconto degli scavi diPompei - spiega la giornalista, checollabora conEl Pase con La Ter-cera, quotidiano cileno - sonotrattati, nei giornali spagnoli, congrande attenzione e cura.

    Quando un prete di provincia spa-gnolo commission a una suaparrocchiana il restauro di unapreziosa opera del XIX secolo, ilCristo de Borja, che fu un colossa-le disastro, la notizia fu al centrodel dibattito nazionale. Tutti i

    quotidiani nazionali si sono chie-sti quanto fosse importante adot-tare politiche per migliorare laconservazione dei beni e patri-moni artistici nazionali.

    A differenza di quello che avvienein Spagna per De Sica o Pompei, inItalia la notizia del Cristo de Borja,fu data solo da Repubblica.itnellacolonna destra del portale dove disolito trovano spazio argomentipi leggeri.Un altro aspetto importante, spie-ga la giornalista, che la cronacadellarte ben distinta dalla criti-ca, cosa che avvicina, in meglio, ilgiornalismo culturale spagnolo a

    quello del mondo anglosassone.A non essere daccordo IreneHernandez Velasco, corrispon-dente di El Mundo per lItalia. Lospazio che i giornali spagnoli de-dicano alla cultura pi o menouguale a quello utilizzato dai gior-nali italiani. Quello che cambia ilconcetto. Molto raramente inSpagna si pubblicano pezzi cheinvitano alla riflessione o al dibat-tito intellettuale. Un articolo co-me quello pubblicato dal Corrieredella Serail 22 aprile, sullo scritto-re yiddish Israel Joshua Singer,non sarebbe mai pubblicato inSpagna perch sarebbe conside-

    rato troppo minoritario.LItalia ancora un paese produt-tore di cultura e soprattutto ha ilpi grande patrimonio artisticodel mondo quindi normale checi sia grande attenzione da partedei quotidiani spagnoli, secondola giornalista de El Mundo.Su cosa succeda al di l delle Alpinon sono tutti daccordo cos co-me non sono daccordo su comela cultura venga trattata in Italia.Se ne parler il 4 maggio alle 15 aUrbino, durante il festival di gior-nalismo. I nuovi orizzonti del gior-nalismo culturale europeo saran-no allora meno sfumati.

    Parlare di cultura

    al di l delle Alpi

    Giornalisti da tutta Europa presenti a Urbino

    Dalla Spagna agli Stati Uniti, storie di un giornalismo meno provinciale

    Come arte e letteratura, anche il cibo espressione culturale

    Se la cultura il cibo dellanima anchei piaceri dello stomaco possono ele-

    varsi a stuzzicare lo spirito. Fermarsialla tradizionale idea di cultura sbaglia-to e fuorviante: il cibo una delle espres-sioni culturali pi importanti di un popo-lo perch ne portavoce degli usi e dei co-stumi. Cercare di comprendere la relazio-ne tra cibo e cultura uno degli obiettividellincontro di Venerd 3 maggio al Palaz-zo Ducale, alle ore19, durante il Festival delGiornalismo Culturale, nel quale interver-ranno Davide Paolini, giornalista enoga-stronomico, lo chef Marcello Leoni del Ri-storante Leoni di Bologna e la regista Pao-la Galassi che curer un insolita perfor-mance cibo/cultura-cultura/cibo.Paolini, oltre a tenere la rubrica domeni-cale di cibo e vino su Il Sole 24 Ore, dal 1999conduce suRadio24la trasmissione Il Ga-stronauta, ora anche un sito web. Ma co-me si fa a unire cibo e cultura attraverso ilgiornalismo?Esistono due tipi di giornalismo enoga-

    stronomico: uno limitato alla cronaca diun ristorante o di una ricetta spiega Pao-lini e uno pi prettamente culturale-ga-stronomico che parte da un prodotto e nefa un approfondimento, legando il cibo al-la tradizione, alla storia ma soprattutto alterritorio che lo ospita.Il cibo cultura in quanto esprime le tradi-zioni di una nazione intera attraverso lepiccole realt locali: non servono le parolese a parlare della Sicilia ci pensa la capo-nata o se nelle Marche si assaggia crescia eciauscolo.In Italia, la patria della buona cucina, siparla di cibo da tantissimo tempo conti-nua Paolini e ora in particolare la gentechiede informazioni sui prodotti e vuoleconoscere i metodi, c stato un boom delcibo.Oggi pi che mai il cibo sta prendendopossesso della dieta mediatica di ognispettatore: non c talk show o telegiorna-le che non preveda la partecipazione di unesperto di cucina o la presentazione di unaricetta. A differenza dei reality show e deiprogrammi Tv che si basano pi sulla ri-cetta, il giornalismo enogastronomico ap-

    profondisce le origini di ogni prodotto e lecontestualizza nella realt locale. In Tv siparla poco di vino, ad esempio, o del terri-torio. Il giornalismo si allarga e tocca tuttigli aspetti della cultura culinaria di un luo-go.Dai saloni della dimora ducale alle cucine:lincontro con Paolini sar seguito da unoshow cooking a opera dello chef Leoni:Con il mio spettacolo voglio farmi amba-sciatore della storia emiliana e portare inscena un piatto semplice ma legato allatradizione e apprezzabile da tutti.Per lo chef la comunicazione culinaria an-drebbe rivista, perch da un lato presenta-ta in Tv dove la qualit dellinformazione sacrificata per la spettacolarizzazione,dallaltro nelle riviste specialiste troppotecnica, settoriale, fatta da esperti peresperti, ma incomprensibile al grandepubblico.Cucinare come scrivere un libro: se leparole sono troppo complicate escludonoil lettore. necessaria una comunicazionepi semplice che raggiunga pi persone.

    Chi cucina da uninterpretazione fisica alcibo, chi mangia e chi scrive una intellet-tuale: attraverso la comunicazione questedue realt devono trovare dei punti di con-tatto. Per raggiungere questo scopo con-clude Leoni - necessario che il giornali-sta conosca la storia della cucina italiana emondiale per capire le influenze e le tipi-cit di ogni tradizione.

    A chiudere lincontro sar la performancedella regista Galassi: Sar un gioco, unaperformance visivo-teatrale seria e ironi-ca allo stesso tempo nella quale la cultura rivista e riletta attraverso il cibo, che oramai parte integrante della nostra vita edelle nostre relazioni in tutti i sensi.

    Alla domanda ci si mangia con la culturaenogastronomica? la risposta della regi-sta : Sicuramente si e questo pu far so-lo del bene al nostro Paese che ha una tra-dizione culinaria come pochi altri, una ve-ra e propria ricchezza che per deve anco-ra essere valorizzata in modo adeguato.Speriamo sia finalmente arrivato il mo-mento.

    LAURA MORELLI

    Sopra: prodotti di agricoltura biologica. In alto: una copertina di Emilio Isgr per La Lettura

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    SPECIALE FESTIVAL

    ASSOCIAZIONE PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO, fondata da Carlo Bo. Presidente: STEFANO PIVATO, Rettore dell'Universit di Urbino "Carlo Bo". Con-siglieri: per l'Universit: BRUNO BRUSCIOTTI, LELLA MAZZOLI, GIUSEPPE PAIONI; per l'Ordine: NICOLA DI FRANCESCO, STEFANO FABRIZI, SIMONETTA MARFOGLIA;per la Regione Marche: JACOPO FRATTINI, PIETRO TABANELLI; per la Fnsi: GIOVANNI ROSSI, GIANCARLO TARTAGLIA.

    ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO: Direttore: LELLA MAZZOLI, Direttore emerito: ENRICO MASCILLI MIGLIORINI.SCUOLA DI GIORNALISMO: Direttore GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI

    IL DUCATO Periodico dell'Ifg di Urbino Via della Stazione, 61029 - Urbino - 0722350581 - fax 0722328336 http://ifg.uniurb.it/giornalismo; e-mail:[email protected] Direttore responsabile: GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI Stampa: Arti Grafiche Editorial i Srl - Urbino - 0722328733 Regi-strazione Tribunale Urbino n. 154 del 31 gennaio 1991

    I nuovi spazi del raccontoReportage, grandi inchieste e nonfiction novels insieme nel web 2.0

    La commistione vincente tra vecchi generi, nuove tecnologie e piattaforme per riportare in auge la cultura

    ta del giornalismo di inchiesta, del repor-tage, ma anche della novella e dei grandiracconti di cronaca americana tra le 5000e le 30.000 parole. Sul web c spazio performe di racconto pi distese rispetto al-larticolo, ma che non troverebbero pispazio nel mercato tradizionale. Lem-blema di questa riscoperta dei vecchi ge-neri sono i Kindle Singles, degli ebooksdisponibili sul portale di e-commerce

    Amazon. I Singles sono nati con il propo-sito di dare nuova vita ai nonfiction no-vels, reportage giornalistici che usanoforme letterarie tipiche del romanzo. Ilnome single deriva dal cd singolo checontiene una sola traccia musicale, alcontrario dellEp, pi lungo e composito.Per Zaccuri i singles hanno il merito di

    aver riscoperto forme di scrittura che so-no state progressivamente emarginatedalleditoria tradizionale. Non esistonopi riviste cartacee che pubblicano in-chieste di 30 pagine: il web ha dato la pos-sibilit di farle tornare di attualit. E con-clude dicendo che sono pi interessantiqueste forme di comunicazione, piutto-sto che quelle mordi e fuggi dei social net-

    work, in cui non esiste una divisione delflusso informativo e si rischia di confon-dere diversi tipi di linguaggio.Questo aspetto rimanda a unaltra carat-teristica del Web che ha rivoluzionato lacomunicazione culturale: la possibilitda parte degli utenti di interagire con lefonti e condividere i contenuti considera-ti migliori.Per Lella Mazzoli, direttrice del festival:Abbiamo un grosso problema di diffu-sione dei quotidiani, per questo la divul-gazione culturale deve adattarsi alla con-

    temporaneit e sfruttare i nuovi media. Econtinua dicendo: una maggiore divul-gazione non deve equivalere a una bana-lizzazione della cultura: non penso che lapagina culturale dei giornali debba esse-re sostituita, bisogna mantenere alto il li-vello. I quotidiani tradizionali hannounottima pagina culturale, ma il 52% de-gli italiani si informa solo su internet, perquesto il web pu creare partecipazione efar conoscere meglio la cultura.

    Alla fine del 2012 ilNew YorkTimes ha messo in rete unprogetto narrativo inedito:Snowfall. La vicenda di ungruppo di sciatori sorpresoda una valanga mentre si

    trovava a Tunnel Creek, sulle montagneinnevate dello Stato di Washington, haispirato un team di giornalisti a creare unracconto multimediale fatto di testo,suoni, video, ricostruzioni grafiche e im-magini reali. Il progetto Snowfall haaperto una nuova strada al giornalismoin rete, paventando nuovi modi per rac-contare storie attraverso il web. La po-tenzialit dei nuovi media sta proprio inquesto, nella commistione di suggestio-ni diverse, ma complementari; come lo

    storify, un racconto lineare il cui flussonarrativo incentrato sulla lettura, ma incui la rielaborazione del giornalista si in-terseca con tweet, immagini e video pre-si direttamente da internet. Questo mo-do di raccontare pu essere visto come lanaturale evoluzione del giornalismo sucarta perch permette di entrare dentrole dinamiche degli eventi, pur avendocome centro nevralgico la mediazionedel giornalista. Ma non tutti i nuovi mez-zi a disposizioni danno un salto di quali-t alla narrazione: per Alessandro Zaccu-ri, giornalista dellAvvenire, esperto dimedia e scrittore, La scoperta pi gros-sa degli ultimi anni sicuramente Twit-ter, ma non sempre chi bravo a usareTwitter bravo a fare sintesi di tipo cultu-rale. Non tutti i giornalisti che si sono for-mati nel mondo del giornalismo tradi-zionale sanno usare i nuovi media. Econtinua: noto che molti colleghi,

    quando intervengono su Twitter, nonusano gli hashtag e non rendono traccia-bili i propri interventi. Per Zaccuri siamoancora in una fase di passaggio perchspesso usiamo con superficialit i nuovimedia, senza saperne sfruttare appienole potenzialit. Oltre a nuove forme dilinguaggio, il web sta diventando il depo-sito di forme tradizionali di scrittura chenon trovano pi spazio nei vecchi media.Sempre per Zaccuri c stata la riscoper-

    STEFANO CIARDI