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dr.ssa Lorella Gabriele

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Intenzione e comunicazione Il significato non esiste se non vi è intenzione

comunicativa. Significato è dato da:

Contenuti mentali oggetto della comunicazione; Intenzione di rendere tali contenuti manifesti ad un altro

individuo. L'essere umano è predisposto a essere intenzionale e ad

agire come dotato di intenzionalità. Senza la presenza di un comportamento intenzionale

reciproco il messaggio è soltanto informativo, e non comunicativo (es. frasi non intenzionali, stati d'incoscienza, ecc.).

Atteggiamento intenzionale Atteggiamento intenzionale (Dennett, 1987):

Presente nella specie umana; predisposizione naturale a interpretare l’azione di qualsiasi entità

(artefatti, animali, neonati, adulti) come se fosse pianificata in modo consapevole e come se fosse dotata di un’intenzione regolata da un sistema di credenze, di desideri e di scopi.

Concordanza tra condotte e intenzione degli altri e aspettative e credenze determina Prevedibilità e il flusso comunicativo (Comunicazione per default) procede in modo naturale e automatico;

Se registriamo discordanze rispetto alle aspettative, sorgono reazioni di attenzione, sorpresa, allarme, controllo, verifica.

Sorpresa anche di un bambino di pochi anni rispetto ad una biglia che non rispetta il tragitto lineare per arrivare alla buca.

Atteggiamento intenzionale In psicologia si possono distinguere due significati

diversi di intenzionalità: 1. L’intenzionalità (Brentano) è intesa come una proprietà essenziale della coscienza umana, in quanto coscienza di qualcosa.

Gli stati mentali riguardano e sono diretti verso un certo stato del mondo e riguardano una credenza (credo che pioverà), una paura (dei serpenti), un desiderio (desidero pane e nutella).

Atteggiamento intenzionale 2. Intenzionalità viene intesa come la proprietà di un’azione compiuta in modo deliberato, volontario e di proposito per raggiungere un certo scopo.

Intenzionalità intesa come atteggiamento.

a) intenzione antecedentevolontà e proposito di fare delle cose e corrisponde alla progettazione e alla pianificazione di un’azione per il conseguimento di uno scopo.

b) intenzione-in-azionecapacità di intervenire in modo intenzionale in una circostanza imprevista come ad esempio sterzare all’improvviso per evitare una buca.

Informazione e comunicazione La distanza fra parlante e ricevitore rende complessa,

interessante e intrigante il processo stesso di comunicazione; tuttavia è questa condizione che permette di distinguere fra informazione e comunicazione.

Coscienza L’intenzione richiede una condizione di coscienza, in quanto l’intenzione è un processo consapevole nel senso della direzionalità sia di azione compiuta in modo deliberato e volontario. Tre aspetti fondamentali: a) Consapevolezza delle proprie percezioni nel qui e ora

(consapevolezza percettiva) e dei propri pensieri (consapevolezza cognitiva);

b) Funzione di riflessione sui prprpri processi mentali attraverso l’introspezione (consapevolezza metacognitiva e introspettiva);

c) Condizione di vigilanza focalizzata contrapposta a uno stato di coscienza (funzione di monitoraggio e di controllo).

Intenzione e desideri Le intenzioni sono simili ai desideri in quanto entrambi sono

disposizioni anticipatorie in grado di attivare la condotta del soggetto.

Le intenzioni non sono né vere né false ma possono essere soddisfatte da certe condizioni della realtà e costituiscono il motore motivazionale dell’organismo.

Differiscono poiché: I desideri sono soddisfatti non appena è raggiunto il risultato

desiderato; Le intenzioni sono soddisfatte solo se l’intenzione produce l’azione

che conduce al risultato che si intende raggiungere. L’intenzione è autoreferenzialenon è soddisfatta dalle

condizioni esterne della realtà a meno che l’intenzione stessa metta in moto una sequenza di azioni che conduca alla sua realizzazione.

Contenuto proposizionale di una intenzione non è succede x né faccio x, ma faccio x per soddisfare la mia intenzione.

Intenzione e credenze Le intenzioni sono differenti dalle credenze. Credenzesono conoscenze idonee a rappresentare la

realtà a livello cognitivo Intenzioni caratterizzate dall’esigenza di modificare

un certo stato di cose nel mondo.

Intenzione e scelta Intenzione è un sottoinsieme di ciò che uno sceglie,

costituisce il risultato di una scelta. Se un soggetto sceglie di raggiungere uno stato di cose

x, sapendo con onestà che tale scelta comporterà anche gli effetti collaterali y e z, egli sceglierà tali scenari e anche gli effetti collaterali.

Tutto ciò che uno sceglie è oggetto di intenzione.

Informazione e comunicazione Si può parlare di scambio comunicativo quando il

messaggio è prodotto intenzionalmente dal parlante ed è riconosciuto ed è interpretato intenzionalmente dal destinatario.

Senza la presenza di un comportamento intenzionale reciproco il messaggio ha un valore informativo e non comunicativo.

Livelli di intenzione Quando produce un atto comunicativo, il soggetto ha

l’intenzione globale di comunicare qualcosa a un destinatario in modo più o meno unitario e coerente.

Grice (1975) ha introdotto la distinzione fra: “Ciò che è detto”, coperto dall’intenzione informativa; “Ciò che è significato, ciò che si intende dire”, realizzato

dall’intenzione comunicativa, inteso come volere rendere il destinatario consapevole di qualcosa di cui prima non era consapevole.

Livelli di intenzione Principio dell’intenzione primaria (Jaszcolt,

1999)intenzione referenziale, ossia intenzione di fare riferimento a determinati aspetti della realtà oggetto dello scambio comunicativo. Intenzione di riferirsi a ciò che il parlante descrive.

Intenzione globaleintenzione unitaria di voler comunicare qualcosa da parte di un comunicatore ad un destinatario.

È una sintesi tra ciò che il soggetto intende dire all’interlocutore (mondo interno), la realtà di cui si parla e che viene manifestata (mondo esterno) e il messaggio prodotto.

Gradualità intenzionale La gradualità intenzionale consente di mettere

regolarmente a fuoco e calibrare i diversi atti comunicativi nel corso delle interazioni della vita quotidiana.

Da atti comunicativi semplici e ordinari nei quali il processo comunicativo è quasi automatico, si passa ad atti comunicativi in cui il parlante deve essere molto attento e mettere a fuoco la sua intenzione comunicativa da trasmettere al destinatario (esempio, comunicazione ironica, seduttiva, ingannevole).

Gradualità intenzionale A tal proposito si può parlare di forza

dell’intenzione: Consiste nel processo di messa a fuoco, di

puntualizzazione e di precisione del messaggio prodotto;

è direttamente proporzionale sia all’importanza dei contenuti e delle informazioni trasmesse, sia alla rilevanza dell’interlocutore, sia alla natura del contesto.

Gerarchia delle intenzioni Ciascun atto comunicativo può essere governato da una

pluralità di intenzioni, disposte in modo gerarchico. È il caso della menzogna dove sono presenti differenti livelli intenzionali:

a) intenzione nascosta; b) intenzione manifesta. Questo secondo livello di intenzione è articolato in modo duplice

b1) intenzione informativa (il soggetto desidera dare al destinatario delle informazioni falsa come se fossero vere);

b2) intenzione di sincerità (desidero che tu creda che io credo in ciò che sto dicendo).

Intenzione e attenzione Esiste una stretta interdipendenza tra intenzione

comunicativa e attenzione, in quanto quest’ultima consente da una parte di selezionare le intenzioni più salienti per l’elaborazione di un determinato atto comunicativo;

dall’altro sostiene il processo di messa a fuoco di una data intenzione comunicativa.

Intenzione e attenzione L’attenzione presiede all’elaborazione delle informazioni

attraverso due tipi di processo: Processamento automatico (rapido e coinvolge la

memoria a breve termine, consente lo svolgimento in parallelo di più processi);

Processamento controllato (lento e richiede una notevole mole di risorse attentive)

Comunicazione per default e focalizzata

Il soggetto non ha intenzione comunicativa

Informativo Comunicativo Meta- intenzione

Sintonia semantica e ipotesi del processore comunicativo centrale Il processo di sintonia semantica coordina in modo

convergente i diversi sistemi di significazione e di segnalazione.

Le diverse componenti del significato sono fra loro organizzate in modo più o meno coerente per la sua definizione finale.

In condizioni di default qualsiasi atto comunicativo, pur essendo costituito da diverse componenti, dalle parole allo sguardo, ai gesti, alla mimica facciale, ecc., si presenta in modo armonioso e unitario.

Sintonia semantica e ipotesi del processore comunicativo centrale Si tratta di una sorta di coalizione del messaggio di

fusione delle diverse parti del messaggio le quali concordano le une con le altre.

La fusione avviene sia a livello orizzontale (fra gli elementi dello stesso sistema di segnalazione), sia a livello verticale (fra gli aspetti che appartengono ai diversi sistemi di significazione e segnalazione).

Nel processo di significazione si giunge in tal modo ad elaborare il significato modale di un dato atto comunicativo, ossia il significato prevalente e predominante che esso assume in condizione per default.

Modello olistico-funzionale di Levelt (1989) Rappresentazione schematica del parlante come elaboratore di informazione. I riquadri indicano le strutture di elaborazione, i cerchi e le ellissi indicano le conoscenze immagazzinate.

Conoscenze dichiarative e procedurali La comunicazione comporta una serie di processi mentali

quali elaborare un’intenzione, selezionare le Per elaborare mentalmente un messaggio il soggetto deve

avere accesso: alle conoscenze dichiarative o preposizionali e alle

conoscenze procedurali. Le conoscenze dichiarative stabiliscono una relazione fra

due o più idee, possono essere rappresentate da una rete semantica in cui i nodi sono gli elementi di conoscenza messi in relazione fra loro. Es. Milano è una città laboriosa.

Il loro insieme costituisce la cosiddetta «enciclopedia delle conoscenze» e sono contenute nella memoria a lungo termine.

Conoscenze dichiarative e procedurali Le conoscenze procedurali sono rappresentate dalla forma

SE X, ALLORA Y. Es. SE in auto ho intenzione di cambiare marcia, ALLORA

devo fare alcuni movimenti con le mani e con i piedi. Riguardano i modi e i procedimenti con cui sono svolti i

compiti in diversi contesti e sono attivate dalla memoria di lavoro.

È una forma di «conoscenza in azione», in quanto stabilisce un rapporto strumentale, del tipo mezzi-fine, fra i singoli elementi di conoscenza, si basa su un sistema sufficientemente preciso di regole, si traduce nelle azioni e nella costruzione delle abitudini della vita quotidiana.

Messaggio preverbale In base a questi processi, quando il soggetto si è fatto

un modello mentale di ciò deve comunicare, egli ha definito ciò che Levelt chiama messaggio preverbale.

Tale messaggio è definito secondo due fasi: Macropianificazione (consapevolezza, elaborazione e

recupero delle informazioni da manifestare); Micropianificazione (attribuisce un’adeguata forma

comunicativa a ciò che il soggetto intende dire).

Modello della gestione locale del messaggio La generazione di ogni messaggio dipende dalla capacità

di gestione locale dei pensieri e delle condizioni contestuali da parte del parlante in risposta ad una data intenzione comunicativa e in riferimento ad uno specifico destinatario.

La comunicazione è un campo organizzato di pensieri e di intenzioni ed è il risultato della scelta di certi pensieri e intenzioni, la sua elaborazione è quindi collegata al «fuoco comunicativo».

Il «fuoco comunicativo» è un processo attivo di concentrazione dell’attenzione e dell’interesse del parlante su certi aspetti della realtà condivisa dal destinatario.

Rappresentazione schematica del modello di produzione del linguaggio secondo Herman (1983)

Rappresentazione mentale della situazione

Strategia comunicativa La generazione e la pianificazione del messaggio,

guidate da intenzioni comunicative, comportano la scelta di una certa strategia comunicativa: Per essere efficace l’atto comunicativo va organizzato in

maniera strategica nella scelta dei contenuti da manifestare e delle modalità espressive da seguire.

Strategia comunicativa Ogni strategia comunicativa ha un carattere di:

Contingenza – pone a confronto diverse rappresentazioni di situazioni precedenti simili e adatta alla situazione presente, il percorso ritenuto più produttivo e consono;

Novità – pur riprendendo ipotesi e soluzioni precedenti, implica l’impegno cognitivo di generare un percorso comunicativo ad hoc, ottimizzando le opportunità e riducendo i vincoli;

Creatività – anche se ripetuta, comporta variazioni e differenziazioni locali.

La strategia comunicativa implica un processo attento di calibrazione cognitiva, comunicativa e affettiva del messaggio.

Ipotesi dell’intenzionalismo Secondo tale ipotesi, il significato di un atto comunicativo

dipende dall’intenzione del parlante e compito del ricevente è quello di riconoscere l’intenzione di partenza del parlante stesso.

Grice (1975), definendo il significato come ciò che si intende dire, presuppone una condivisione consapevole dell’intenzione comunicativa del parlante. P sa che A sa che P sa che A sa che P ha una determinata

intenzione comunicativa. Il destinatario è in grado di riconoscere con successo

l’intenzione del parlante attraverso un corretto processo di inferenza.

Ipotesi dell’intenzionalismo Si stabilisce un rapporto di reciproca consapevolezza

fra parlante e interlocutore. Si genera in tal modo il rischio di trasparenza

intenzionale: La comunicazione è il risultato di un’intenzione

complessa che è soddisfatta nel momento stesso in cui è riconosciuta dal destinatario.

Reciprocità intenzionale Grice (1975,1978) ha basato la sua analisi del significato e

della conversazione sul concetto di reciprocità intenzionale.

L’obiettivo comunicativo del parlante è quello di modificare l’ambiente cognitivo del destinatario.

Quindi per avere successo lo scambio comunicativo deve essere caratterizzato non soltanto dalla manifestazione dell’intenzione comunicativa da parte del parlante, ma anche dal suo riconoscimento da parte del destinatario.

Reciprocità intenzionale Qualsiasi interpretazione dell’intenzione comunicativa del

parlante è parziale e limitata in quanto segue il principio del «totum ex parte»:

il destinatario attribuisce un’intenzione completa e coerente dell’atto comunicativo del parlante sulla base di un insieme ristretto e limitato di indizi e di elementi comunicativi. Per esempio, in campo politico l’astensione dal voto di una

mozione da parte della minoranza può essere valutata dalla maggioranza come la scelta strategica per manifestare una

precisa e consapevole linea politica. Il ricevente ha un atteggiamento mentale di attribuire una

intenzione comunicativa al messaggio dell’emittente.

Pluralità delle interpretazioni Il processo di attribuzione intenzionale garantisce

una gamma estesa di gradi di libertà a disposizione del destinatario.

Si manifesta in una pluralità di interpretazioni dell’intenzione comunicativa del parlante.

Essa va considerata come l’attività per default del destinatario. Ossia il parlante ha sempre davanti a sé diverse alternative interpretative fra le quali sceglierne una e in base alla quale fornire la sua risposta.

Pluralità delle interpretazioni Bach (1984) ha proposto il principio dell’assumere per

garantito: il destinatario propende ad accogliere il primo senso dell’atto

comunicativo che gli viene in mente e che non è immediatamente contraddetto da un altro significato.

Questo processo per default nell’attribuzione di una intenzione è radicato nella regolarità dei contesti di uso, nella routine degli scambi comunicativi, nella stabilità del significato.

In alcune circostanze , da giochi comunicativi familiari a quelli politici, imprenditoriali, istituzionali, l’attribuzione delle intenzioni comunicative rappresenta per il destinatario un compito piscologico importante:

Per quale ragione mi ha detto quella cosa? Perché ha usato quel tono? Per quale motivo ha evitato di guardarmi mentre mi stava

dicendo quelle cose?

Nel gioco di produzione, da parte del parlante, e di attribuzione, da parte del destinatario, di una determinata intenzione comunicativa, emerge che il significato appartiene all’atto comunicativo per la sua posizione intermedia fra i partecipanti: esso non è dato né dall’attività comunicativa svolta dal

parlante soltanto, né da quella messa in atto dal destinatario, ma dalla loro attività congiunta in un processo condiviso di comprensione.

Processi di inferenza nell’attribuzione di intenzioni comunicative Nell’attività di attribuzione di un’intenzione comunicativa

all’interlocutore, il destinatario non può non compiere una serie di processi di inferenza su quanto viene comunicato.

Ogni messaggio non è mai né completamente esplicito né completo ma esige di un lavoro di inferenza per la sua interpretazione.

Si parla di comprensione inferenzialeil destinatario è in grado di elaborare una ipotesi sul significato del messaggio a partire dagli indizi comunicativi.

Il destinatario impiega modelli mentali nel ragionamento.

Processi di inferenza nell’attribuzione di intenzioni comunicative Sperber e Wilson (1986) introducono il concetto di

inferenza non dimostrativa. Nella comunicazione l’inferenza di un’ipotesi non è

logicamente valida ma è riuscita (o meno), ed efficace (o meno).

Accanto ad ipotesi logiche entrano in gioco ipotesi fattuali, connesse alla rappresentazione di fatti e di episodi contingenti che vengono a costituire l’oggetto dello scambio.

Processi di inferenza L’inferenza non dimostrativa va ricorso a

procedimenti logici, attraverso le regole di eliminazione:

Il destinatario sarà quindi in grado di fare delle implicazioni su quanto comunicato dal parlante, cioè inferire di più di quanto venga detto.

Pierce (1878) ha posto in evidenza l’esistenza di tre forme di inferenza: Deduzione Induzione Abduzione

Esse combinano in modo differente tre aspetti: una regola, un esempio particolare (o caso) il risultato.

Deduzione La deduzione è un tipo di inferenza monotonica in

cui si passa dal ragionamento con una regola ad un caso particolare.

Induzione L’induzione è una forma di inferenza non monotonica

nella quale si passa da molti casi particolare ad una generalizzazione (legge).

Abduzione L’abduzione è un tipo di inferenza non monotonica in

cui si passa a ritroso dagli effetti alle cause nel tentativo di spiegare quello che è accaduto.

Il procedimento abduttivo è influenzato dai processi di fissazione (concentrazione attiva su aspetti parziali e limitati di quanto è stato comunicativo, assumendo tali aspetti come se fossero interezza del messaggio).

Euristiche o ragionamento Le euristiche sono forme semplificate ed economiche

di ragionamento in grado di ridurre la complessità degli elementi e fornire una spiegazione al meglio di quanto viene comunicato.

Sincronia comunicativa Nei processi di produzione dell’intenzione

comunicativa e della sua attribuzione, entrambi gli interlocutori sono condividono la medesima responsabilità nella gestione dell’interazione comunicativa.

Infatti la comunicazione consiste essenzialmente in una forma di partecipazione, poiché essa è il prodotto congiunto della collaborazione fra gli interlocutori.

Sincronia comunicativa L’azione coordinata implica che entrambe le parti siano responsabili

per sostenerla e che si impegnino in un processo di comprensione reciproca nella costruzione condivisa dei significati.

Quando le persone comunicano devono Adattare la loro condotta, i loro stili di interazione, sincronizzare i loro tempi e il loro ritmo.

Si parla di sincronia comunicativa come una proprietà globale e fondamentale della comunicazione che si sviluppa dalla nascita attraverso il sistema condiviso con l’adulto.

Nella costruzione di questo sistema assume particolare importanza la dimensione temporale nell’organizzare la sequenza degli scambi comunicativi.

Intenzioni collettive La comunicazione non è un processo che si

svolge solo ed esclusivamente fra due perone (diadica), ma spesso coinvolge più soggetti.

In tal caso si parla di intenzioni collettive, come di fenomeni elementari e primitivi, non riconducibili alla somma delle intenzioni individuali.

Intenzioni collettive Per Searle le intenzioni collettive sono espresse dalla forma “Noi

intendiamo fare l’azione A” esistente nella mente di ogni agente che agisce nel gruppo. Il contributo di ogni membro ha come fare intenzionale “Io intendo fare l’azione B come parte del nostro fare l’azione A”.

L’articolazione dell’azione collettiva è analoga a quella dell’intenzione individuale.

In questo caso, una efficace realizzazione delle intenzioni collettive comporta il senso dell’altro come soggetto partecipante a un’attività di collaborazione e di cooperazione, questo senso favorisce il senso della squadra.