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1.66 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA passo successivo fu compiuto quando nel linguaggio legale furono in- corporati il concetto che differenzia la normalità dalla anormalità e i termini 'sanità' e 'insania'. Tuttavia, una volta che si sia accet- tatoil principio di comunicazione, secondo cui un comportamento si può studiare soltanto nel contesto^jn jnn_si[ attua, i termini sa- nità ' e ' insania ' perdono praticamente il loro slgnmcato in quanto attributi di individui. Analogamente la nozìonèTcli ' anormalità ' di- venta molto discutibile, perché ora generalmente si è concordi nel ritenere che la condizione del paziente non sia statica ma. vari al variare della situazione interpersonale e dell'ottica preconcetta del- l'osservatore. Inoltre, quando si considerano i sintomi psichiatrici come un comportamento che si adegua a una interazione in corso, emerge uno schema di riferimento che è diametralmente opposto alle teorie psichiatriche classiche. Che si sia spostato l'interesse in questa direzione ha un'importanza che non sarà mai troppo sotto- lineata. Ne consegue che la ' schizofrenia ' considerata come una malattia incurabile e progressiva della mente di un individuo e la ' schizofrenia ' considerata come l'unica reazione possibile a un con- testo di comunicazione assurdo e insostenibile (una reazione che segue, e perciò perpetua, le regole di tale contesto) sono due cose del tutto diverse, che differiscono profondamente per l'incompati- bilità delle due strutture concettuali, anche se il quadro clinico a ! cui esse si riferiscono è lo stesso in tutti e due i casi. Da modi così i diversi di affrontare il medesimo problema derivano implicazioni 1 pure assai diverse sia per l'eziologia che per la terapia; non ci i sembra quindi davvero un puro esercizio da'" tavolino esaminare e ; mettere nel dovuto rilievo l'ottica che è propria della comunicazione. Capitolo 2 TENTATIVO DI FISSARE ALCUNE ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE 2.1 Introduzione Le conclusioni a cui siamo giunti nel primo capitolo sottolineano sul piano generale l'inapplicabilità di molte nozioni psichiatriche tradizionali alla struttura da noi proposta e pertanto può sembrare che lascino una base assai limitata allo studio della pragmatica della comunicazione umana. Vogliamo subito dimostrare l'infondatezza di questa impressione. Tuttavia, per perseguire questo scopo, dobbiamo cominciare da alcune proprietà semplici della comunicazione che hanno fondamentali implicazioni interpersonali. Si vedrà che tali proprietà hanno natura di assiomi all'interno del nostro calcolo ipo- tetico della comunicazione umana. Quando le avremo definite sa- remo in grado di esaminare alcune delle loro possibili patologie nel terzo capitolo. 40 L'impossibilità di non-comunicare 2.21 Anzitutto, c'è una proprietà del comportamento che difficilmente potrebbe essere più fondamentale e proprio perché è troppo ovvia viene spesso trascurata: il comportamento non ha un suo opposto. In altre parole, non esiste un qualcosa che sia un non-comporta- mento o, per dirla anche più semplicemente, non è jpjassibile__non_, avere un comportamento. Ora, se si accetta cTienPintero comporta^ 41

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1.66 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

passo successivo fu compiuto quando nel linguaggio legale furono in-corporati il concetto che differenzia la normalità dalla anormalità e itermini 'sanità' e 'insania'. Tuttavia, una volta che si sia accet-t a t o i l principio di comunicazione, secondo cui un comportamentosi può studiare soltanto nel contesto^jn jnn_si[ attua, i termini sa-nità ' e ' insania ' perdono praticamente il loro slgnmcato in quantoattributi di individui. Analogamente la nozìonèTcli ' anormalità ' di-venta molto discutibile, perché ora generalmente si è concordi nelritenere che la condizione del paziente non sia statica ma. vari alvariare della situazione interpersonale e dell'ottica preconcetta del-l'osservatore. Inoltre, quando si considerano i sintomi psichiatricicome un comportamento che si adegua a una interazione in corso,emerge uno schema di riferimento che è diametralmente oppostoalle teorie psichiatriche classiche. Che si sia spostato l'interesse inquesta direzione ha un'importanza che non sarà mai troppo sotto-lineata. Ne consegue che la ' schizofrenia ' considerata come unamalattia incurabile e progressiva della mente di un individuo e la' schizofrenia ' considerata come l'unica reazione possibile a un con-testo di comunicazione assurdo e insostenibile (una reazione chesegue, e perciò perpetua, le regole di tale contesto) sono due cosedel tutto diverse, che differiscono profondamente per l'incompati-bilità delle due strutture concettuali, anche se il quadro clinico a

! cui esse si riferiscono è lo stesso in tutti e due i casi. Da modi cosìi diversi di affrontare il medesimo problema derivano implicazioni1 pure assai diverse sia per l'eziologia che per la terapia; non cii sembra quindi davvero un puro esercizio da'" tavolino esaminare e; mettere nel dovuto rilievo l'ottica che è propria della comunicazione.

Capitolo 2

TENTATIVO DI FISSARE ALCUNE ASSIOMIDELLA COMUNICAZIONE

2.1

Introduzione

Le conclusioni a cui siamo giunti nel primo capitolo sottolineanosul piano generale l'inapplicabilità di molte nozioni psichiatrichetradizionali alla struttura da noi proposta e pertanto può sembrareche lascino una base assai limitata allo studio della pragmatica dellacomunicazione umana. Vogliamo subito dimostrare l'infondatezza diquesta impressione. Tuttavia, per perseguire questo scopo, dobbiamocominciare da alcune proprietà semplici della comunicazione chehanno fondamentali implicazioni interpersonali. Si vedrà che taliproprietà hanno natura di assiomi all'interno del nostro calcolo ipo-tetico della comunicazione umana. Quando le avremo definite sa-remo in grado di esaminare alcune delle loro possibili patologie nelterzo capitolo.

40

L'impossibilità di non-comunicare

2.21

Anzitutto, c'è una proprietà del comportamento che difficilmentepotrebbe essere più fondamentale e proprio perché è troppo ovviaviene spesso trascurata: il comportamento non ha un suo opposto.In altre parole, non esiste un qualcosa che sia un non-comporta-mento o, per dirla anche più semplicemente, non è jpjassibile__non_,avere un comportamento. Ora, se si accetta cTienPintero comporta^

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2.21 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

mento in_una situazione di interazione l ha valore di messaggio, valeaUire è comunicazione, ne consegue che comuncjug cTjsì sfòrzi^ nonsT"pùo non comunicare. L'attività o l'inattività, le parolè"~onrsilen-zìo hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri,a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni ein tal modo comunicano anche loro. Dovrebbe essere ben chiaroche il semplice fatto che non si parli o che non ci si presti atten-zione reciproca non costituisce eccezione a quanto è stato appenaasserito. L'uomo che guarda fisso davanti a sé mentre fa colazionein una tavola calda affollata, o il passeggero d'aereo che siede congli occhi chiusi, stanno entrambi comunicando che non voglionoparlare con nessuno né vogliono che si rivolga loro la parola, e ivicini di solito ' afferrano il messaggio ' e rispondono in modo ade-guato lasciandoli in pace. Questo, ovviamente, è proprio uno scam-bio di comunicazione nella stessa misura in cui lo è una discussioneanimata.2

E neppure possiamo dire che la comunicazione ha luogo soltantoquando è intenzionale, conscia, o efficace, cioè quando si ha la com-prensione reciproca. Che il messaggio emesso eguagli o meno il mes-saggio ricevuto rientra in un ordine di analisi importante ma di-

' Si potrebbe aggiungere che nella fantasia è possibile dialogare anche da solicon le proprie allucinazioni ( 1 ) ) o con la realtà (sez. 8.3). Forse una simile ' comu-nicazione ' interna segue le medesime regole che governano la comunicazione inter-personale; questi fenomeni, però, che non è possibile osservare dall'esterno, nonrientrano nel significato che noi diamo al termine.

2 Una ricerca molto interessante in questo campo è stata compiuta da Luft (98)che ha studiato ' lo stimolo sociale di privazione ', per usare la sua definizione.Luft ha riunito in una stanza due estranei, li ha fatti sedere uno di fronte all'altroe ha ordinato loro ' di non parlare né di comunicare in alcun modo '. Le intervisteraccolte subito dopo hanno rivelato la natura altamente ansiosa di questa situa-zione. Citiamo l'autore:

. . . il soggetto ha di fronte a sé l'altro individuo con il suo com-portamento che — per quanto possa essere controllato — è sempreun comportamento in corso. A questo punto viene postulato che siverifichi un vero esperimento interpersonale e che solo parzialmentesi possa effettuarlo in modo consapevole. Per esempio: come reagiscel'altro al soggetto in questione e ai piccoli segni non verbali che ilsoggetto emette? L'altro tenta di capire lo sguardo indagatore del sog-getto, oppure lo sguardo viene freddamente ignorato? Manifestasegni posturali di tensione che denotano una certa ansia nell'affrontareil soggetto? Il soggetto mostra di essere sempre più a suo agio (ilche denoterebbe una certa accettazione della situazione) oppure l'altrolo tratterà come se fosse una cosa che non esiste? Sembra che siverifichino questi tipi di comportamento e molti altri ancora tuttifacilmente discernibili . . .

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ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE 2.22

verso, in quanto in definitiva deve basarsi su valutazioni di datispecifici, introspettivi, riferiti dal soggetto, cosa che abbiamo decisodi trascurare nell'esposizione della teoria comportamentistica dellacomunicazione. Sul problema della comunicazione fraintesa il no-stro interesse, date certe proprietà formali della comunicazione, èrivolto allo sviluppo delle patologie attinenti, indipendentementedalle motivazioni o dalle intenzioni dei comunicanti (anzi, malgradoesse).

2.22

Abbiamo usato sopra il termine 'comunicazione' in due modi:come titolo generico del nostro studio e come unità di comporta-mento genericamente definita. Cerchiamo ora di essere più precisi.Naturalmente, riferendoci all'aspetto pragmatico della teoria dellacomunicazione umana continueremo a chiamarla semplicemente ' co-municazione '. Per le varie unità della comunicazione (comporta-mento), abbiamo cercato di selezionare alcuni termini che sono giàdi comprensione comune. JtJna^ singola unità di comunicazione saràchiamata messa^tOj oppure, dove non _si presentano possibilità dicon^lisione> UHa c°ISSJ£ÌFl?i°5S.- Una serie di messaggi scambiati trapersone sarà dormita .interazione. (K coloro che insistono a chie-dere una quantificazione più precisa, possiamo dire soltanto che lasequenza cui ci riferiamo col termine ' interazione ' è maggiore diun singolo messaggio ma non è infinita). Infine, ai capitoli 4-7, ag-giungeremo modelli di interazione, cioè una unità della comunica-zione umana di livello ancor più elevato.

Inoltre, riguardo anche all'unità più semplice possibile, è evi-dente che una volta che abbiamo accettato l'intero comportamentocome comunicazione, non ci occuperemo dell'unità del messaggiomonofonico, ma di un composto fluido e poliedrico di molti mo-duli comportamentali — verbali, timbrici, posturali, contestuali, ec-cetera — che qualificano, tutti, il significato di tutti gli altri. I varielementi di tale composto (considerato come un tutto) sono suscet-tibili di permutazioni assai variate e complesse, che vanno dal con-gruente all'incongruente e al paradossale. Sotto questo aspetto ciinteresserà l'effetto pragmatico di tali combinazioni nelle situazioniinterpersonali.

2.23

L'impossibilità di non-comunicare è un fenomeno che riveste uninteresse più che teorico. Ad esempio, è parte integrante del ' di-

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2.24 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

lemma' schizofrenico.__Se il comportamento schizofrenÌQg_è_^psservatolasciando in sospeso ogni considerazione eziologica^ sembra che ìo

>""-- ~T 1 . 1 . . " * * " _ , _ _ ; _1_ £ _„ —^_ — 1 „ numi

WtijU^L-..^^, „ ^^ ^ ^ „,.---_.„„._.,„_- _ _^ __

àltra~7prma di diniego sono essi stessi comumcazione^Tc) schizofre-nico si trova di fronte al compito impossibil(^i_jiegare.che_egli.stacomunicando e aT tempo stesso dilaigiJS^Jhs^L. 1E°,_-4inìfi8Q è co-munTcazTone. Il prendere atto di questo dilemma fondamentale dellaschizofrenia offre una chiave per molti aspetti della comunicazioneschizofrenica che altrimenti resterebbero oscuri. JPoiché ogni cornu-nicazione, come vedremo, implica^un impegno^ e^iHnaT deijnilceil modo in cui il trasmettitore consictera la_^ua_jrelazione col rice-vitore^ *^T* può ipotizzare che Tó~ schSofrenico si^_cornpor^.;corae, sevolesse evitare l'impegno mediante la non-cómunicazion.e.___Se__^iaquest6"H~"suo"scòpo, in senso causale, npffTjpoisIblIe"plOMrlo; ^chesi tratti dell'effetto "del Tómporfaménto schizofrenico lp^ considere-

"remo più dettagliatamente nella sez. 3.2.

2.24

_JPer_ riassumere, si può postulare un assioma ' metacomunicazip-nale ' della pragmatica della comunicazione: non si può non co-municare.

2.3

Livelli comunicativi di contenuto e di relazione

2.31

Un altro assioma era sopra implicito quando si è accennato cheogni comunicazione implica un impegno e perciò definisce la rela-zione. E' un altro modo per dire che una comunicazione non sol-tanto trasmette informazione, ma al tempo stesso impone un com-portamento. Accettando l'impostazione di Bateson (132, p. 179-81),si è giunti a considerare queste due operazioni come l'aspetto di' notizia ' (report) e di ' comando ' (command) di ogni comunica-zione. Bateson esemplifica i due aspetti con una analogia fisiolo-gica: consideriamo che A, B e C rappresentino una catena lineare

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ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE 2.32

di neuroni. Allora lo scatto del neurone B costituisce sia la ' no-tizia ' che il neurone A è scattato sia il ' comando ' per il neuroneC di scattare a sua volta.

L'aspetto di ' notizia ' di un messaggio trasmette informazioneed è quindi sinonimo nella comunicazione umana del contenuto delmessaggio. Questo può riguardare qualunque cosa comunicabile senzatener conto se l'informazione particolare sia vera o falsa, valida, nonvalida, indecidibile. L'aspetto di ' comando ', d'altra parte, si ri-ferisce al tipo di messaggio che deve essere assunto e perciò, indefinitiva, alla relazione tra i comunicanti. Tutte queste forme re-lazionali riguardano una o parecchie delle seguenti asserzioni: " Eccocome mi vedo... ecco come ti vedo... ecco come ti vedo che mivedi " e così di seguito in una catena regredente teoricamente in-finita. Così, ad esempio, i messaggi: "E" importante togliere lafrizione gradatamente e dolcemente " e " Togli di colpo la frizione,rovinerai la trasmissione in un momento " recano più o meno lostesso contenuto di informazione (aspetto di ' notizia '), ma è evi-dente che definiscono relazioni molto diverse. Per evitare ogni equi-voco su quanto abbiamo esposto, vogliamo chiarire che le relazionisoltanto di rado sono definite deliberatamente o con piena consa-pevolezza. In realtà, jsembra che quanto più una relazione è sporttanca e 'sana. ' , tanto pìu~Faspetto relazionale della comunicazionerecede _sullo sfondo. Viceversa, le relazioni ' malate"1 sono caratte-rizzate da una lotta costante per definire la natura della relazione,mentre l'aspetto di contenuto della comunicazione diventa sempremenò irnportanteZ""

2.32

C'è un fatto abbastanza interessante da ricordare. Prima che glistudiosi del comportamento umano cominciassero a porsi domandesu questi aspetti della comunicazione umana, gli ingegneri dei cal-colatori si erano imbattuti nel loro lavoro nello stesso problema.Si erano resi conto che quando comunicavano con un organismo ar-tificiale, le loro comunicazioni dovevano avere sia l'aspetto di ' no-tizia ' che di ' comando '. Per esempio, se un calcolatore deve mol-tiplicare due cifre, bisogna dargli questa informazione (le due cifre)e l'informazione su tale informazione: il comando ' moltiplicale '.

\, quello che ci preme considerare è il rapporto esistente traI l'aspetto di contenuto (' notizia ') e l'aspetto di relazione (' co-

mando ') della comunicazione. Sostanzialmente lo abbiamo già de-finito nel paragrafo precedente quando si è accennato che un calco-

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2.33 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

latore ha bisogno di informazione (dati) e di informazione su taleinformazione (istruzioni). E' chiaro dunque che le istruzioni sonoinformazione v istruzioni;, jj miai.» u^^^..di un tipo logico più elevato dei dati: sono metainformazione poichésono informazione j«//'informazione e ogni confusione tra i dueporterebbe a un risultato privo di significato.

2.33Se ora passiamo a considerare la comunicazione umana, troviamo

che esiste anche qui lo stesso rapporto tra l'aspetto di ' notizia ' equello di ' comando ' : il primo trasmette i ' dati ' della comuni-cazione, il secondo il modo con cui si deve assumere tale comuni-cazione. " Questo è un ordine " oppure " Sto solo scherzando " sonoesempi verbali di comunicazioni sulla comunicazione, ma si puòesprimere la relazione anche in modo non verbale (gridando, sorri-dendo, ecc.). Il contesto in cui ha luogo la comunicazione serviràa chiarire ulteriormente la relazione: ad es., possiamo capire megliole frasi sopracitate se sappiamo che sono state pronunciate tra sol-dati in uniforme o nell'arena di un circo.

Il lettore avrà notato che l'aspetto relazionale della comunica-zione (che è comunicazione sulla comunicazione) è identico, natural-mente, al concetto di metacomunicazione che abbiamo elaborato nelprimo capitolo, contenendolo però entro i limiti della struttura con-cettuale e del linguaggio che l'analista della comunicazione deve im-piegare quando sta comunicando sulla comunicazione. Ora è evidenteche non soltanto l'analista ma tutti si trovano di fronte a questoproblema. La capacità di metacomunicare in modo adeguato nonsolo__^k_^ò»^^_'^^e.^£_«o»_della_cornuriicazione efficace, ma èanche strettamente' collegata con "iT~gross6 problèma della consape-yjòtézza di ,sé_e de&li altri. Tornerémo~^u~*questo punto con un'ana-lisi dettagliata nella sez. 3.3. Per ora vogliamo solo mostrare conqualche esempio che è possibile costruire messaggi, soprattutto nellacomunicazione scritta, che presentino segni assai ambigui di meta-comunicazione. Cherry (3.4, p. 120) fa rilevare che la frase " Doyou think that one will do? " * può avere svariati significati aseconda della parola su cui si pone l'accento (si tratta, evidente-mente, di una indicazione che la lingua scritta non ci da). Un altroesempio è l'avviso che si può leggere sulla parete di un ristorante:" I clienti che credono che i nostri camerieri siano scortesi dovreb-

* A seconda che si ponga l'accento su one o su that, il significato della frasesarà "Pensi che ne basterà uno?" o "Pensi che quello andrà bene?" [N.d.T.].

46

ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE 2.34

bero vedere il direttore " — una frase che, almeno in teoria, si puòinterpretare in due modi completamente diversi. Ambiguità di que-sto tipo non sono le sole complicazioni che possono sorgere dallastruttura di livello di ogni comunicazione. SJ_pensi, ad esempio, aun cartello su cui è scritto: "Ignorate questa Indicazione ". Comevedremo nel capitolo sulla comunicazione paradossale, le confusionie le contaminazioni tra questi due livelli — comunicazione e meta-comunicazione — possono portare in vicoli ciechi identici nellastruttura a quelli dei famosi paradossi logici.

2.34

Per il momento cerchiamo semplicemente di riassumere quantoabbiamo detto finora con un altro assioma del nostro calcolo spe-rimentale: Ogni^comuntcazione ha un aspetto di contenuto e un Iaspetto di~r~éTaziÒne di modo che 'il secondo classifica il primo ed \ quindi metacomunicazione?

2.4

La punteggiatura della sequenza di eventi

2.41

C'è un'altra caratteristica fondamentale della comunicazione chevogliamo subito esaminare: essa riguarda l'interazione — scambi dimessaggi — tra comunicanti. Un osservatore esterno può conside-rare una serie di comunicazioni come una sequenza ininterrotta discambi. Tuttavia, coloro che partecipano alla interazione introdu-cono sempre qualcosa di importante che, sulle orme di Whorf(165), Bateson e Jackson hanno definito 'la punteggiatura della se-quenza di eventi '. Riportiamo la loro argomentazione.

3 Abbiamo preferito affermare un poco arbitrariamente che la relazione clas-sifica — o include — l'aspetto di contenuto, sebbene in logica sia ugualmenteesatto dire che la classe è definita dai suoi membri (per cui si potrebbe sostenereche è l'aspetto di contenuto a definire l'aspetto di relazione). Poiché quello chemaggiormente ci interessa non è lo scambio di informazione ma la pragmatica dellacomunicazione, continueremo ad usare il tipo di approccio che abbiamo scelto.

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2.41 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

Lo psicologo che studia il processo di stimolo-rispostaconfina, tipicamente, la sua attenzione su sequenze discambio così brevi che è possibile etichettare un elemento(itetn) in ingresso come ' stimolo ' e un altro elementocome ' rinforzo ' mentre quel che il soggetto fa tra questidue eventi viene etichettato come ' risposta '. All'internodella breve sequenza così ritagliata, è possibile parlaredella ' psicologia ' del soggetto. Ma le sequenze di scam-bio di cui qui ci occupiamo sono molto più lunghe e laloro caratteristica è dunque quella che ogni elementodella sequenza è simultaneamente stimolo, risposta e rin-forzo.

Un dato elemento del comportamento di A è uno\o in quanto è seguito da un elemento fornito

da B e questo da un altro elemento fornito da A. Ma: in quanto l'elemento di • A è inserito tra due elementi

forniti da B, questo costituisce una risposta. Analoga-• mente, l'elemento di A è un rinforzo in quanto segue un

• 0; elemento fornito da B. Il succedersi degli scambi, poi,di cui qui ci occupiamo, costituisce una catena di anelli

; triadici che si sovrappongono, ciascuno dei quali è para-; gonabile alla sequenza stimolo-risposta-rinforzo. Possiamo

< prendere ciascuna triade dello scambio e considerarlai come una prova singola di un esperimento di apprendi-1 mento che studi il processo di stimolo-risposta.

Se consideriamo gli esperimenti d'apprendimento con-venzionali da questo punto di vista, notiamo subito chele prove ripetute equivalgono alla differenziazione dellarelazione tra i due organismi coinvolti nel rapporto — losperimentatore e il suo soggetto. La sequenza delle proveè punteggiata in modo tale che sembra che sia sempre losperimentatore a fornire gli ' stimoli ' e i ' rinforzi ', e ilsoggetto a fornire le' ' risposte '. Abbiamo messo inten-zionalmente questi termini tra virgolette perché le defi-nizioni del ruolo sono prodotte soltanto dalla propensioneche ha l'organismo ad accettare il sistema di punteggia-tura. Le definizioni del ruolo hanno la stessa ' realtà 'che ha un pipistrello di una tavola di Rorschach — sitratta di prodotti più o meno sovradeterminati del pro-cesso percettivo. Il topo che ha detto: " Ho addestratoil mio sperimentatore. Ogni.volta che premo la leva mida da mangiare " stava cortesemente rifiutando di accet-

48

ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE 2.42

tare la punteggiatura della sequenza che lo sperimentatorecercava di imporgli.

E' anche vero però che in una lunga sequenza di scam-bio, gli organismi coinvolti — soprattutto se si trattadi persone — in effetti punteggeranno la sequenza inmodo che sembrerà che l'uno o l'altro abbia iniziativa,ascendente, che si trovi in posizione di dipendenza ecosì via. In altre parole, stabiliranno tra di loro modellidi scambio (su cui possono concordare o no) e questimodelli in realtà saranno regole contingenti che concer-nono lo scambio di rinforzo. Mentre i topi sono troppobuoni per etichettare di nuovo l'analista, alcuni pazientipsichiatrici non lo sono e provocano nel terapeuta untrauma psicologico! (19, pp. 273-274)

Non si tratta qui di discutere se la punteggiatura della sequenza dicomunicazione è in genere buona o cattiva, anche se dovrebbe esseresubito evidente che la punteggiatura organizza gli eventi comporta-mentali ed è quindi vitale per le interazioni in corso. La nostracultura ci fa condividere molte convenzioni della punteggiatura che,pur non essendo più esatte né meno esatte di altri modi di con-siderare gli stessi eventi, servono a organizzare sequenze interat-tive comuni e importanti. Per esempio, diamo il nome di ' leader 'a una persona che si comporta in un certo modo in un gruppo echiamiamo ' seguace ' un'altra persona, sebbene a pensarci bene èdifficile dire quale dei due viene per primo o quale sarebbe la po-sizione dell'uno se non ci fosse l'altro.

2.42

_Si trova alla radice di innumerevoli conflitti di relazione un di-saccordo _su_come_puntèjgiàifé'Ta 's_eguenzà di eyenti_.^up^c^amoj.inà_coppia che abbia un problema coniugale di cui ciascun coniuge è re-sponsabile""àT~5i3 % : luì chiudendosi passivamente in se stesso e Teibrontolando e criticando. Quando spiegano le loro frustrazioni, l'uomo—.»-.t—y-i HÉMÉI.IU -—-* ~~f ^, ,«**,-_i ..« _ifl>i_i- •=" .o.- -— -••*• ^ --V -.-, , . . ..r ..,.,. . . . . - , . . . - - « • ' - ••

dichiara che chiudersi in se stesso e la sua unica difesa contro j\tolare della moglie, mentre lei etichetta questa spiegazione come unadistorsione grossolana e volontaria di quanto 'realmente' accade nelloro matrimonio^ vale a dire_ che_lei critica il marito a causa dellasua passività. Se li sfr6ndìamo~3ì tutti gfi elementi"eBTmerf e fortuiti,i loro litìgi si riducono allo scambio monotono dei messaggi " Io micHm3o~Ììf "me" stesso" perché tu brontoli e " Io brontolo perché tu

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2.42 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

( tLchiudi__in__tg_stessc) "._ Abbiamo già accennato brevemente a questotipo" di interazione nella sez. 1.65. Se vogliamo rappresentarla con undiagramma (partendo arbitrariamente da un punto qualsiasi) la lorointerazione presenta in qualche modo un andamento di questo tipo:

ix

3x

oX

7X

9x

11X

Marito

Moglie x2

X

4x6

x8

x10

II marito percepisce soltanto le triadi 2-3-4, 4-5-6, 6-7-8, ecc. ihcui il suo comportamento (freccia non tratteggiata) è ' semplicemente 'una risposta al comportamento della moglie (freccia tratteggiata). Lamoglie invece punteggia la sequenza di eventi nelle triadi 1-2-3, 3-4-5,5-6-7, ecc. e vede se stessa soltanto nell'atto di reagire al compor-tamento del marito (ma non di determinarlo). Nella psicoterapiacongiunta delle coppie si è spesso^ colp|ti_ dairijitenskCj3Ì "àu. ^e"

"nomeno cTié'"neT!a~ psicoterapia tradizionale si sarebbe definito ' d^storsìòne della realtà ' da parte di entrambe le persone.__E^jdifficiìe

50

ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE 2.43

convincersi come due individui possano avere opinioni così diver-genti su- tanti elementi di una esperienza .cqrnune. _Ma_ è^ un pro-blema clic si può spiegare con un argomento a cui ormai slamo ricorsifrequentemente: cioè, la }§fQ:imm^KÌt^ri^^^om]^lsf^J^,,)^séi*. JÀsPet1:ivi modelli di interazione. Questa interazione è di tipo oscil-latorio sì-no-sì-no-sì, teoricamente può continuare all'infinito e quasisempre è accompagnata, come vedremo in seguito, da tipici attacchidi cattiveria e di follia, ^

I Anche i rapporti internazionali presentano numerosi modelli diinterazione che hanno più di un'analogia con quello appena descritto;si veda, ad es., l'analisi della corsa agli armamenti di C.E.M. Joad:

... se, come dicono, il modo migliore per preservare la paceè quello di preparare la guerra, non è affatto chiaro per-ché tutte le nazioni dovrebbero considerare gli armamentidelle altre nazioni una minaccia per la pace. E tuttavia èproprio questa la loro interpretazione e di conseguenzasono stimolate a incrementare i propri armamenti persuperare quelli da cui suppongono di essere minacciate...Questa corsa agli armamenti, che è stata provocata dallanazione A (i cui armamenti sarebbero solo difensivi),viene considerata dalla nazione A una minaccia e diventaun pretesto per accumulare altri armamenti anche piùpotenti per difendersi dalla minaccia. Ma questi arma-menti più potenti sono a loro volta interpretati come" unaminaccia dalle nazioni vicine e così via... (79, p. 69)

2.43

Una volta di più la matematica ci offre una analogia descrittiva:il concetto di ' serie oscillante, infinita '. Anche se il termine fu in-trodotto molto più tardi, serie di questo tipo furono studiate per laprima volta in modo logico e coerente dal sacerdote austriaco Ber-nard Bolzano poco prima della sua morte avvenuta nel 1848, quandotutto lascia presùmere che si fosse profondamente impegnato nellostudio del significato dell'infinito. I suoi pensieri apparvero in unlibretto postumo intitolato I paradossi dell'infinito (30), che divenneun classico della letteratura matematica. Bolzano vi studia vari tipidi serie (S), di cui forse la più semplice è la seguente:

S = a — a + a — a + a — a - f - a — a + a — a + a —...

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2.44 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

Questa serie ci interessa da vicino perché si può assumere per rap-presentare una sequenza di comunicazione costituita da affermazionie negazioni del messaggio a. Bolzano ha dimostrato che si può rag-gruppare — punteggiare, diremmo noi — questa sequenza in di-versi modi,4 che sono però tutti aritmeticamente corretti. Il risultatoè un limite diverso per la serie a seconda di come si sceglie di pun-teggiare la sequenza dei suoi elementi, un risultato che lasciò coster-nati molti matematici, compreso Leibniz, a cui era già noto. Pur-troppo, a quanto ci è dato di vedere, la soluzione del paradosso che allafine Bolzano propone non ci è di aiuto per risolvere l'analogo dilemmadi comunicazione. Qui il dilemma sorge dalla spuria punteggiatura dellaserie, come Bateson (17) ha indicato, cioè dalla pretesa che la serieabbia un principio (che infatti è l'errore dei partner in tale situa-zione).

2.44

Possiamo dunque aggiungere un terzo assioma di metacomunica-zione: la natura di una relazione dipende dalla punteggiatura dellesequenze di comunicazione tra_j, comunicanti^

2.5

Comunicazione numerica e analogica

2.51Nel sistema nervoso centrale le unità funzionali (neuroni) rice-

vono i cosiddetti pacchetti quantici di informazione tramite* jglementi*

4 Uno dei tre modi possibili è:S = (a — a) + (a — a) + (a — a) + (a — a) + . . .

= O + O + O -h . . .= o

Un altro modo di raggnippare ('punteggiare') gli elementi della serie sarebbe:S = a — (a — a) — (a — a) — (a — a) — (a — a) — . . .

= a — O — O — O ...= a

O ancora:S = a — (a — a + a — a + a — a + a — ...)

e poiché gli elementi racchiusi tra parentesi non sono niente altro che la seriestessa ne segue che

S = a — Sa

Di conseguenza 2S = a, e S = —. (30, pp. 49-50)2

ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE 2.5

di giunzione (sinapsi). Arrivando alle sinapsi questi ' pacchetti ' pro-ducono potenziali postsinaptici eccitatori o inibitori che il neuroneaccumula e che ne eccitano o inibiscono lo scatto. Questa parte spe-cifica dell'attività del neurone (che consiste nel verificarsi o menodel suo scatto) trasmette quindi informazione numerica binaria. D'al-tra parte, il sistema umorale non si basa sulla numerizzazione del-l'informazione: è un sistema che comunica liberando quantità discretedi sostanze specifiche nella circolazione del sangue. E' inoltre notoche i moduli di comunicazione intraorganica umorali e neuronici nonsoltanto coesistono, ma sono reciprocamente complementari e dipen-dono l'uno dall'altro in modi spesso molto complessi.

Questi due moduli fondamentali di comunicazione li troviamooperanti anche negli organismi artificiali: 5 i calcolatori numerici(così definiti in quanto fondamentalmente operano con numeri) uti-lizzano il principio tutto-o-niente delle valvole a vuoto e dei tran-sistori, mentre i calcolatori analogici (così definiti perché ciò chemanipolano sono gli analoghi dei dati) operano appunto con gran-dezze positive, discrete. Nei calcolatori numerici sia i dati che leistruzioni sono elaborati in forma di cifre: è evidente dunque chespesso, soprattutto per quanto riguarda le istruzioni, ci sia soltantouna corrispondenza arbitraria tra una particolare informazione e , lasua espressione numerica. In altre parole, questi numeri sono nomidi codice assegnati arbitrariamente e la loro somiglianzà con legrandezze reali è davvero minima, la stessa — per intenderci —che i numeri di telefono hanno con gli abbonati a cui sono statiassegnati. D'altra parte, come abbiamo già visto, il principio dianalogia è la base indispensabile per ogni computo analogico. Propriocome nel sistema umorale degli organismi naturali i veicoli d'in-formazione sono certe sostanze e il loro tasso nella circolazione

5 C'è un fatto abbastanza curioso da segnalare: sembra accertato che gli inge-gneri dei calcolatori siano giunti a questa conclusione del tutto indipendentementedalle cognizioni che a quel tempo i fisiologi già avevano in materia, un fatto chein se stesso illustra stupendamente il postulato di Bertalanffy (2?) secondo cui isistemi complessi hanno una loro legittimità intrinseca che è possibile riscontrarea tutti i diversi livelli dei sistemi, cioè dell'atomo, della molecola, della cellula,dell'organismo, dell'individuo, della società, ecc. Si racconta che durante una riu-nione interdisciplinare di scienziati interessati ai fenomeni di retroazione (probabil-mente uno degli incontri organizzati dalla Josiah Macy Foundation) mostrarono algrande istologo von Bonin il diagramma di circuito di un apparato selettivo di let-tura ed egli disse subito: " Ma questo non è che un diagramma del terzo stratodella corteccia visiva... ". Non possiamo garantire l'autenticità di questa storia,ma ci fa venire in mente un modo di dire che hanno gli italiani: " Se non èvero, è ben trovato ". (In italiano nel testo. N.d.T.).

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2.52 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

del sangue, nei calcolatori analogici i dati assumono la forma diquantità discrete e quindi sempre positive, quali possono essere, ades., l'intensità degli impulsi di corrente, il numero di rotazioni diuna ruota, il grado di dislocazione di certi componenti e cose delgenere. Un esempio di calcolatore analogico semplice è la cosiddet-ta macchina della marea (uno strumento composto di leve, ruotedentate, bilancieri che si usa per misurare le maree in un tempodato); un paradigma di calcolatore analogico è — non occorre spie-garlo — l'omeostato di Ashby, di cui abbiamo fatto cenno nelprimo capitolo, anche se è una macchina che non calcola nulla.

2.52

Nella comunicazione umana si hanno due possibilità del tuttodiverse di far riferimento agli oggetti (in senso esteso): o rappre-sentarli con una immagine (come quando si disegna) oppure dar loroun nome. E' possibile sostituire con delle immagini i nomi di unafrase scritta come, ad es., " II gatto ha preso un topo "; invecese la frase fosse orale, basterebbe indicare con un gesto il gatto eil topo. Va da sé che sarebbe un modo di comunicare insolito edifatti normalmente si usa il ' nome ' parlato o scritto, cioè laparola. Questi due modi di comunicare — quello mediante l'imma-

| gine esplicativa e quello mediante la parola — sono rispettivamen-ì te equivalenti, come è facile capire, ai concetti di analogico e di

numerico. Ogni volta che si usa una parola per nominare una cosaè evidente che il rapporto tra il nome e la cosa nominata è un rap-porto stabilito arbitrariamente. Le parole sono segni arbitrati chevengono manipolati secondo la sintassi logica della lingua. Non c'èalcuna ragione particolare per cui la parola di cinque lettere

g-a-t-t-o ' denoti un particolare animale. In ultima analisi è soltantouna convenzione semantica della lingua italiana e fuori di taleconvenzione non esiste nessun'altra correlazione tra una parola e lacosa che la parola rappresenta (le parole onomatopeiche costitui-scono una eccezione che però non è certo importante). Bateson eJackson hanno fatto rilevare che " Non c'è nulla di specificatamen-te simile a cinque nel numero cinque; non c'è nulla di specificata-mente simile a un tavolo nella parola 'tavolo'" (19, p. 271).

D'altra parte, nella comunicazione analogica c'è qualcosa che èspecificatamente 'simile alla cosa', vale a dire ciò che si usa peresprimerla. Nella comunicazione analogica si può far riferimentocon maggiore facilità alla cosa che si rappresenta. Un esempio chia-rirà meglio la differenza tra questi due moduli di comunicazione:

54

ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE 2.53

non arriveremo a capire una lingua straniera ascoltandola alla radio(per quanto si possa prolungare il tempo di ascolto), mentre è pos-sibile dedurre con una certa facilità informazioni fondamentali dal-l'osservazione del linguaggio dei segni e dei cosiddetti ' movimentidi intenzione ' anche quando li osserviamo in una persona la cuicultura è completamente diversa dalla nostra. jl,a comunicazioneanalogica, è bene_ ricordarlo, ha le sue radici in ^periodi moltò~ piùarcaìa~3éTIa evoluzióne" e Ta~ sua validità^ quindi molto più generale delmodulo "numerico della comunicazione "verbale, relativamente re-cènte "è ™aslfaì™plù astratto.

Cosa è dunque la_comunicazione analogica? La risposta è abba-stanza semplice: piticamente è ogni comunicazione jion ..verbale,.Che però è un termine ingannèvoTe~pércKé spesso se ne limita l'usoal solo movimento del corpo, al comportamento noto come cinesica.A nostro parere invece il_termine deve includere le posizioni delcorpo^^^^esti/respressione^ deT~7SÌsIZ3£r_JSS?ssÌpni_ .deTTa voce, lasequenza _il__ ritmo e la cadenza delle stesse parole, e ogni altraespressione non verbale di cui Toìgamsmo^ìa" capace, ..come pure isegni di comunicazione immancabilmente presenti in ogni contestain cui ha luogo una interazione. 6

2.53

L'uomo è il solo organismo che si conosca che usi moduli di co-municazione sia analogici che numerici. "* Tuttora non ci si rendeconto, come si dovrebbe, dell'importanza di questo fatto, che co-munque non si sottolinerà mai abbastanza. D'altro canto non c'èalcun dubbio che l'uomo comunichi con un modulo numerico. Inrealtà, se l'uomo non avesse sviluppato il linguaggio numerico, sa-rebbero impensabili molte, se non tutte, le opere di civiltà che hacompiuto. Il linguaggio numerico ha un'importanza particolare per-

I ché serve a scambiare informazione sugli oggetti e anche perchéha la funzione di trasmettere la conoscenza di epoca in epoca. jC'è

6 Quando si analizza la comunicazione umana si trascura con troppa facilità laestrema importanza che ha per la comunicazione il contesto in cui essa ha luogo;eppure chiunque si lavasse i denti in una strada affollata invece che nel propriobagno rischierebbe di essere portato in gran fretta al commissariato o in manicomio(per fare soltanto un esempio degli effetti pragmatici della comunicazione nonverbale).

7 C'è ragione di credere che anche le balene e i delfini possano usare la co-municazione numerica, ma la ricerca in questo settore non è ancora giunta a unaconclusione soddisfacente.

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2.54 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

però tutto un settore in cui facciamo assegnamento quasi esclusiva-,mente sulla comunicazione analogica,^spesso discostandoci assai poco 'ìlalla "efectrtT'che ci hanno trasmesso i nostri antenati mammiferi. E'.questo il settore della relazione. Tenendo conto delle ricerche diTinbergen (15~3), di Lorenz (96) e delle proprie, Bateson (8) hadimostrato "cKe~le ypcairzzazìorn7~r"mòvimenti d'intenzione e 7~sègnidi umore degli animali sono comunicazione analogica mediante laqJóiJe__3eRmscono la. naturjLjlelIenor^JèIazwm7'ptùTfc^lò~"^e fareasserzioni denotative sugli oggetti. Riprendiamo uno degli esempidi Bateson. Quando apriamo il frigorifero il gatto ' che subito accor-re e ~sì strofina sulle "nostre gambe miagolando non vuoi dire'rVogno"~matfe"^ (come FareBBe un_essere__umano) _ma piuttosto"PàìSmi da madre ": si appella, in altre parole! a una relazione*—~^,.„.,„,,, ».,™.m~r,~~.~—*. ^ , . :r!r^f_^> ^ ^ ,™-£L™ ..._l • • »«_sp_eciii£a;^diratti si può osservare un comportamento "simile' soltantotra un gattino" e un gatto adulto" T mai"'¥r^3^3Iffi-^]!irji^ÙIti. Percontro, gli zoofili sono convinti che gli_ammali lca£Ìgc^n.o_LJl., lorodiscorso. ^Ciò che gli animali capiscono davvero, non pcco.r_re_dirlo,non__è_ certo ìT"lignTitcato7^enF~ÌparoTe^ ma ,Ja~ iTccHgi?-2ja_-della., comu-nicazione analogica che si accojnpagna aj..,discprso_._ Infatti ogni voltacHè~Ta*~relazione è il proBlema centrale della comunicazione, il lin-guaggio numerico è pressoché privo di significato. E' un fenomenoche non si verifica soltanto tra animali e tra uomo e animale, main molte circostanze della vita umana ^(per es., quando si corteggia,quando si ama, quandos i reca soccorso^^guando _ si combatt^) eJiaturalménte^''^toftr'T^Fapporti con BàmBini molto piccoli e conpazienti che presentino gravi^IsìurBFmeTraìlr^~?"^empr^ltTrJbu"itoai Ban^TnT"ir folli e agli_jmmialì una intuizione^ particolare perquanto riguarda la sinceritT~o~T'insmcerità delle attitudini umane :p_erché è facile dichiarare guaTcpsà~^érBalmeMeJ__m.a^__dJfficile sqste-nere^wij^u^j^^T^no^Seìl'analogico.

In Breve, se si ricorda che ogni comunicazione ha un aspettodi contenuto e uno di relazione, è lecito aspettarsi che i due mo-duli di comunicazione non soltanto coesistano ma siano reciproca-mente complementari in ogni messaggio. E' pure lecito dedurre chel'aspetto di contenuto ha più proBaBilità di essere trasmesso conun modulo numerico, mentre in natura il modulo analogico avràuna netta predominanza nella trasmissione dell'aspetto di relazione.

2.54

Vogliamo ora considerare alcune differenze esistenti tra i modulidi comunicazione numerica e analogica la cui importanza pragma-

56

ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE 2.54

tica sta tutta nella correlazione che abBiamo appena indicato. Permeglio chiarire queste differenze, torniamo a esaminare i modulinumerici e analogici come si presentano nei sistemi di comunica-zione artificiali.

Il rendimento, la precisione e la versatilità dei due tipi di calco-latori — i numerici e gli analogici — sono molto diversi. I dispo-sitivi che si usano nei calcolatori analogici in luogo delle grandezzereali non possono essere che approssimazioni dei valori reali e questainevitaBile fonte d'imprecisione viene ulteriormente amplificata men-tre il calcolatore compie le operazioni. Denti di ruote dentate, in-granaggi e trasmissioni non possono mai essere costruiti in modoperfetto e anche quando le macchine analogiche impiegano soltantoimpulsi di corrente, resistenze elettriche, reostati, ecc. questi eventidiscreti sono sempre soggetti a fluttuazioni praticamente incontrol-laBili. D'altro canto si può sostenere che una macchina numericalavorereBBe con la massima precisione- se non si dovesse limitare lospazio entro cui vengono immagazzinati i numeri, il che rende ne-cessario ' arrotondare ' tutti i risultati che vengono ad avere piùnumeri di quelli che la macchina è in grado di contenere. ChiunqueaBBia usato un regolo calcolatore (un esempio eccellente di calco-latore analogico) sa che può ottenere soltanto un risultato appros-simativo, mentre da una qualunque calcolatrice da tavolo si potràavere un risultato esatto purché i numeri richiesti non superino illimite massimo di quelli che la calcolatrice è in grado di manipolare.

' Indipendentemente dalla sua assoluta precisione, il calcolatore nu-merico ha il vantaggio enorme di essere una macchina non solo arit-metica ma anche logica. McCulloch e Pitts (101) hanno dimostratoche le sedici funzioni di verità del calcolo logico si possono rap-presentare mediante comBinazioni di organi tutto-o-niente: ad esem-pio, la sommatoria di due impulsi rappresenta il connettivo logico' e ', la esclusione reciproca di due impulsi rappresenta il connet-tivo ' o ', un impulso che iniBisce lo scatto di un elemento rappre-senta la negazione, ecc. Nulla di 'simile né di lontanamente confron-taBile si può fare con i calcolatori analogici. Poiché operano conquantità discrete, positive, non possono rappresentare nessun valorenegativo (compresa la negazione stessa) o nessuna delle altre fun-zioni di verità.

Alcune caratteristiche dei calcolatori si possono applicare anchealla comunicazione umana: il materiale del messaggio numerico haun grado di complessità, di versatilità e di astrazione molto piùelevato di quello analogico. Anzitutto occorre precisare che la co-municazione analogica non ha nulla di confrontaBile alla sintassi

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2.54 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

logica del linguaggio numerico. Il che vuoi dire che nel linguaggioanalogico non c'è nulla che equivalga agli elementi del discorso (chehanno un'importanza vitale) come ' se-allora ', ' o-o ' e molti altri,e che l'espressione di concetti astratti è difficile, se non impossi-bile, come lo era nella primitiva scrittura ideografica, dove ogniconcetto si può rappresentare soltanto con la sua immagine fisica.

i Inoltre, sia nel linguaggio analogico che nel computo analogico man-ca la semplice negazione, cioè una espressione che sostituisca il ' non '.

Proviamo a fare qualche esempio. Ci sono lacrime di dolore\ lacrime di gioia; l'atto di serrare i pugni si può interpretare come

un segno di aggressività oppure di costrizione; con un sorriso sipuò esprimere comprensione oppure disprezzo; la riservatezza può

i essere una manifestazione di indifferenza oppure di tatto. Insomma,; arriviamo a chiederci se tutti i messaggi analogici hanno questa qua-j lità curiosamente ambigua, che ci fa venire in mente il freudiano

Gegensinn der Urworte (il significato opposto delle parole primor-diali). Nella comunicazione analogica non si trovano né qualificatori chespecifichino quale dei due significati discrepanti è quello esatto, néindicatori che consentano di distinguere tra passato, presente, ofuturo,8 — qualificatori e indicatori che invece si trovano semprenella comunicazione numerica, anche se a quest'ultima manca unvocabolario adeguato agli accadimenti particolari della relazione.

L'uomo_ha l_a_ne£essjjà_dL.combinare questi due linguaggi (cometrasmettitóre ^e come ricevitore) e_deve costantemente., tradurre dal-Pun7T~alFàltro~ operazione che Ib pone TT |ronte_ a__dilemnlì assaicùrloar'ch'e""consrdereremo più dettagliatamente nel capitolo dedicatoalla comunicazione patologica (sez. 3.5). -Infatti^jiella _comunica-

8 Ormai il lettore avrà scoperto da solo quanto sia stimolante la somiglianzàtra i moduli di comunicazione analogico e numerico e, rispettivamente, i concettipsicoanalitici di processo primario .e processo secondario. Se proviamo a trasporlidallo schema di riferimento intrapsichico a quello interpersonale, la descrizione cheFreud da dell'Es diventa praticamente una definizione della comunicazione ana-logica,:

Per i processi dell'Es non valgono le leggi di pensiero della logica, ein ispecie non vi si formano contrasti. Impulsi antitetici sussistonol'uno accanto all'altro, senza annullarsi a vicenda o dettarsi recipro-camente [ . . . I.J^ett'Es non vi è nulla che si potLeJ3he,.eampqrareaUanegazione, e si apprenHFjSriiriSL sorpresa, che secondo..! Blp-sóti lo spazio e~II tempo sonò .forme, _necessarie dei nostri, ..... atti

;" corsivi nostri) '*"

* S. Freud, Introduzione allo studio della psicoanalisi, trad. it. di E. Weiss, Roma,Astrolabio-Ubaldini Editore, 1947, p. 387.

58

ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE 2.55

zione jumana in entrambi^j.jasi è difficile ' tradurre '^_non solo nonsi~ha alcuna traduzione dal modulo numerico a quello analogicosènza un¥ notévole perdita di informazione (si veda la sez. 3.55sulla formazione del sintomo isterico), _ma__anche il caso contrariopresenta enormi difficoltà (parlare sulla relazione "richiède una tra-duzione Adeguata 3aT modulo di comunicazione analogico in quellonumerico). _Infine, problemi di questo genere si presentano anchequando i due moduli^ debbono coesistere, comjs fa_, notare J|aley in'"Terapia del matrimonio~", un capitolo eccellente del suo libro:

Quando un uomo e una donna decidono di legaliz-zare la loro unione con una cerimonia matrimoniale, sipongono un problema che continuerà a presentarsi pertutta la durata del matrimonio: ora che sono sposatistanno insieme perché lo vogliono o perché lo debbo-no? (60, p. 219)

Se si tiene conto di quanto abbiamo esposto finora, diventa assaiproblematico definire in un modo che non sia ambiguo il rapportodella coppia di cui sopra quando si aggiunge una numerizzazione (ilcontratto matrimoniale) all'aspetto prevalentemente analogico dellarelazione ( il corteggiamento). 9

2.55

Per riassumere. Gli esseri umani comunicano sia_ con il modulo^numerico che con quèìjo_ a^àWgìcó7TTlMguaggìo numerico ha unafintassi ~Tògtca~~àssai complessa e__^ estrema efficàcia ma manca _dtuna semantica .gjgg«g/a_ggL Jgtfore della réla^ne~f~:mentr7~W"lM-guaggio analogico Jba^a^ejrnantica^nli^

~n'~un modo che non sia ambiguo la natura~7eue re-~lazioni.

9 Per le stesse ragioni ci pare che il divorzio sarebbe un'esperienza molto piùsentita se l'atto legale per ottenere la sentenza definitiva, di solito arido e pro-saico, fosse completato da qualche forma di rituale analogico di separazione finale.

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2.6 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

2.6

Interazione complementare e simmetrica

2.61

Nel 1935 Bateson (6) riferì di un fenomeno di interazione cheaveva osservato nella tribù latmul nella Nuova Guinea e di cuisi occupò poi diffusamente nel suo libro Naven ( 1 0 ) , pubblicatol'anno successivo. Diede al fenomeno il nome di seismo tene sì e lo

^ _ _ ^ _ _tamento individuale derivante dall' interazione cumulativa _ tra indùw2Sz J NèT""1939 Richarclson ( 1 25 ) applicò questo concetto all'ana-lisi della guerra e della politica estera; dal 1952 Bateson e altrihanno dimostrato quanto esso possa essere utile nella ricerca psichia-trica (cfr. 157, pp. 7-17; e anche 143). Riportiamo l'elaborazioneche Bateson ci ha dato di questo concetto il cui valore euristicosi estende, come si può constatare, ben oltre i confini di una singoladisciplina:

Quando definiamo la nostra disciplina nei terminidelle reazioni di un individuo alle reazioni di altri indi-vidui, è subito evidente che dobbiamo tener conto che larelazione tra due individui è soggetta a mutare di voltain volta anche senza l'intervento di qualche perturbazioneesterna. Ma non basta limitarsi a considerare le reazionidi A al comportamento di B, occorre esaminare subito dopocome queste reazioni influenzino il comportamento suc-cessivo di B e l'effetto di questo comportamento su A.

E' chiaro che molti sistemi di relazione, sia tra indi-vidui che tra gruppi di individui, tendono a un progres-sivo cambiamento. Ad esempio, se uno dei modelli delcomportamento culturale, che nell'individuo A si consi-dera appropriato, viene culturalmente classificato comeun modello di imposizione, mentre ci aspettiamo che Breplichi a questo comportamento col comportamento checulturalmente classifichiamo di sottomissione, è probabileche questa sottomissione incoraggi una ulteriore imposizionee che tale imposizione richieda ancora una ulteriore sotto-missione. Si ha quindi uno stato di cose potenzialmenteprogressivo e — a meno che non siano presenti altri

60

ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE 2.62

fattori che limitino gli eccessi del comportamento di impo-sizione e di quello sottomesso — A deve necessariamenteimporsi sempre più mentre B diventerà sempre più sot-tomesso. Va da sé che potremo assistere a tale progres-sivo cambiamento, siano A e B individui separati o membridi gruppi complementari.

Definiamo scistnos.enesi_cmplementare i cambiamentij^^-i.iij*c*iij^ ov.*ojmv^\,nv,oi ^t^/^^^^^t^ur c i laiiiuiaiUdlll

progressivi di questo tirxx^Ma c'è un altro modello direlazioni tra indTvi3uT e gruppi di individui che ha purein sé i germi del cambiamento progressivo. Ad esempio,s£_troviarQQ .che, la yj>nteria_jèjj jnqg^ellp_cultumle^icje1 convgp£tamento_di_jin_ gruppo e che l'altro gruppo replica aquesto comportamento con la vanteria, è possibile crìe* sisviluppi una situazione competitiva in cui l'atto dijvan-tarsi porta sempre più a yantars;i, e cpsT vìà"T"Questo tipo •di_ cambiamento progressivo lo definiamo sclsmogenesisimmetrica. (10, pp. 176-177). -—-—-.

2.62

Si è giunti ad usare i due modelli appena descritti senza farriferimento al processo scismogenetico e di solito ora si parla sem-plicemente di interazione simmetrie^ e complementare._Si può an-che descriverli come" reTJzTomHBasate o sùTtauguagfianza o sulladifferenza. Nel primo caso i modelli tendono a rispecchiare il com-portamento dell'altro (e quindi la loro interazione è simmetrica).Debolezza o forza, bontà o cattiveria non sono qui pertinenti:ovviamente si può mantenere l'uguaglianza in ciascuno di questisettori particolari. Nel secondo caso il comportamento del partnercompleta quello jdéfr'aTtrp e "costituisce" un tipo diverso di Gestaìtcomportamentale (crie definiamo complementare). L'mteraHone*~~sìm-«^mwJ*»™-™^<™™^^~-—-~---,.V~.. ^ .-..,,. ^ v,, ^, . i ..,.. t, H-,,.-.»,, . ,. —~v™~,~__,.^ .>-,-( ,- v..~—-«-;. .

metrica, dunque, e caratterizzata dal! uguaglianza e dalla minimiz-zaziòrié"*3eHa differenza,' méntre il processo opposto caratterizzarinterazione complementare.

Nella relazione complementare si hanno due diverse posizioni. Unpartner assume la posizione che è stata descritta in vario modo comequella superiore, primaria o one-up, mentre l'altro tiene la posi-zione corrispondente: inferiore, secondaria o one-down. Questi ter-mini sono di grande utilità finché non vengono equiparati a ' buono 'o ' cattivo ', ' forte ' o ' debole '. Le idiosincrasie dello stile direlazione di una particolare diade possono costituire una relazionecomplementare, ma può anche essere il contesto sociale e culturalea stabilire relazioni di questo tipo (si vedano ad es. i rapporti

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2.63 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

madre-figlio, medico-paziente, o insegnante-allievo). In entrambi i casi,ci preme sottolineare la natura interdipendente della relazione, in cuicomportamenti dissimili, ma che si sono adattati ai rispettivi ruoli, sirichiamano a vicenda. Un partner non impone all'altro una rela-zione complementare, ma piuttosto ciascuno si comporta in un modoche presuppone il comportamento dell'altro, mentre al tempo stessogliene fornisce le ragioni: sono quindi sempre calzanti le definizioniche essi danno della relazione.

2.63E stata avanzata l'ipotesi di un terzo tipo di relazione — ' meta-

complementare ' — in cui A consente a B di assumere la direzionedel proprio (di A) comportamento (o lo costringe a farlo); analoga-mente, si potrebbe anche aggiungere una relazione ' pseudosimmetrica 'in cui A consente a B di adottare un comportamento simmetrico (o locostringe a farlo). E' possibile evitare la regressione potenzialmente in-finita di questa catena ricorrendo alla distinzione che abbiamo giàfatto {sez. 1.4) tra le ridondanze che si osservano nel comportamentoe le spiegazioni che se ne possono dedurre in forma di mitologie;in altre parole, ci interessa come la coppia si comporta senzalasciarci distrarre dalle motivazioni che la coppia presume deter-minino il suo comportamento. Comunque, dall'uso che fanno gliindividui, coinvolti in un rapporto, dei molteplici livelli di comuni-cazione (sez. 2.22) per esprimere modelli diversi a livelli diversi,derivano risultati paradossali di notevole importanza pragmatica(sez. 5.41; 6.42, esempio 3; 7.5, esempio 2d).

2.64Ci occuperemo nel prossimo capitolo delle patologie potenziali

(escalation nel rapporto simmetrico, o rigidità in quello complemen-tare) di questi moduli di comunicazione. Per ora, ci limitiamo aenunciare il nostro ultimo assioma sperimentale. Tutti zii scambidi comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che

~ o sulla Differenza. ————— —

2.7

Sommario

Qualche considerazione generale sugli assiomi che siamo venuti enun-ciando ci induce a sottolineare ulteriormente alcune qualificazioni.

ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE 2.7

Anzitutto occorre ripetere che questi assiomi sono stati proposti in viasperimentale, che fungono da préIìmìnarTdrun6"studiò~chè non abbia-mo certo potuto esaurire, e che le definizioni che ne abbiamo datosono piuttosto approssimative. Subito dopo bisogna aggiungere chesono abbastanza eterogenei tra loro stessi in quanto li abbiamoformulati in base a una vasta gamma di osservazioni dei fenomenidi comunicazione. L'elemento che li unifica non è la loro originema la loro importanza pragmatica, che a sua volta si fonda nontanto su certe particolarità quanto sulla possibilità di riferimentiinterpersonali (anziché monadici) che offrono. Birdwhistell è arrivatoa sostenere che

un individuo non comunica: partecipa a una comuni-cazione o diventa parte di essa. Può muoversi o farrumore [...] ma non comunicare. Parallelamente, puòvedere sentire odorare gustare avere delle sensazioni —ma non comunicare. In altre parole, un individuo nonproduce comunicazione, ma vi partecipa. Non si deve con-siderare la comunicazione, in quanto sistema, sulla basedi un semplice modello di azione e reazione per quantopossa essere complesso e determinato. La comunicazione,in quanto sistema, va considerata a livello transazionale.(28, p. 104)

Dunque, l'impossibilità di non-comunicare rende comunicativetutte le situazioni impersonali che coinvolgono due o più persone;l'aspetto di relazione di tale comunicazione specifica ulteriormentequesto stesso punto. L'importanza pragmatica, interpersonale, deimoduli numerici e analogici non sta solo nell'isomorfismo (da noiipotizzato) con il contenuto e la relazione, ma anche nell'ambiguità,inevitabile e significativa, che sia il trasmettitore che il ricevitoredevono affrontare nei problemi di traduzione da un modulo all'altro.La descrizione dei problemi di punteggiatura si basa proprio sullametamorfosi sottesa al modello classico di azione-reazione. Infine,il paradigma simmetria-complementarità è quello che si avvicina forsedi più al concetto matematico di funzione, poiché le posizioni indi-viduali sono delle semplici variabili con infiniti valori possibili ilcui significato non è assoluto ma piuttosto emerge nella reciprocitàdel rapporto.

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