Dret e Ledros Aprile 2013

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APRILE 2013 Anno X numero 4 Pag.ina 1 dret e ledrôs Scomençant di chi IGA ora ASP La QuieteAprile dolce dormire! Ai cinque d’aprile il cuccù deve venire: se non vien ai sette o agli otto o che è perso o che è morto; se non vien ai dieci si è perso per le siepi; se non vien ai venti si è perso fra i frumenti se non vien ai trenta, l’han mangià con la polenta! Aprile fa il fiore e maggio dà l’odore. Aprile freddolino, molto pane e molto vino. A V R Î L C U N GR A N D I S P LO I A D I S Prin di Avrîl pastanâ cocis cul badîl Avrîl bagnât, contadin fortunât. Avrîl al va discolç pal curtîl. La prime joibe di Avrîl, si semene il basili zentîl. La prime ploie di Avrîl, il cai al salte fûr dal co- vîl. Sant Marc e Sant Zo- rç,

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Dret e Ledros Aprile 2013

Transcript of Dret e Ledros Aprile 2013

APRILE 2013 Anno X numero 4

Pag.ina 1

dret e ledrôs Scomençant di chi

IGA ora ASP “La Quiete”

Aprile dolce dormire!

Ai cinque d’aprile il cuccù deve venire:

se non vien ai sette o agli otto o che è perso o che è morto;

se non vien ai dieci si è perso per le siepi; se non vien ai venti

si è perso fra i frumenti se non vien ai trenta,

l’han mangià con la polenta!

Aprile fa il fiore e maggio dà l’odore.

Aprile freddolino,

molto pane e molto vino.

A V R Î L C U N GR A N D I S P LO I A D I S

Prin di Avrîl

pastanâ cocis cul badîl

Avrîl bagnât, contadin fortunât.

Avrîl

al va discolç pal curtîl.

La prime joibe di Avrîl, si semene il basili zentîl.

La prime ploie di Avrîl, il cai al salte fûr dal co-

vîl.

Sant Marc e Sant Zo-

rç,

Una di quelle di Bertoldo

Era nato con problemi Bertoldo e dirgli sciocco, era poco… In paese tutti gli volevano bene e Luigia, sua madre, aveva sempre un sacco dipazienza con lui. Un giorno la donna, dovendo andare a Udine per pratiche della pensione di guerra del marito, disse al figliolo: “Stammi a sentire, figlio mio, devo andare all’Inps e ritorno a casa con la corriera di mezzogiorno. Tu, intanto, condisci a dovere le verze che, così, diventano più buone. Mi raccomando! E non farti male, sta attento! Mandi, Bertoldo!” “Sì, Sì, mamma, ci penso io, non preoccuparti. Ciao!” Il ragazzo va in cantina, prende un pezzo di lardo e lo taglia a fette sottilissime. Poi va nell’orto e mette, tra una foglia e l’altra delle verze, una fetta di lardo. A mezzogiorno Luigia ritorna a casa e dice al figlio: “Hai fatto ciò che ti ho detto?” E il giovane, tutto orgoglioso, le risponde: “Sì, sì, mamma, vieni a vedere nell’orto come sono stato bravo!” E ancora una volta, la povera Luigia, si mette le mani tra i capelli… Raccontata anni fa dal sig. Bepi del Diurno de”La Quiete”

Une di chês di Bertolt

Al jere nassût segnât dal Signôr Bertolt, e dîi stupidel al jere pôc… In paîs, però, ducj i volevin ben e Vigje, sô mari, cun lui e veve tante, ma tante pazience. Une dì la femine, che e scugnive lâ a Udin par vie di documents de pension di vuere dal so om, e dîs al fi: “Stâmi a sintî, frut, jo o voi al Inps e o torni cu la coriere di misdì. Tu, intant, tu mi cuincis ben li verzis che, cussì, a deventin plui buinis. Mi racomandi! E no stâ fâti mal, stâ atent! Mandi, Toldo!” “Sì sì, mame, i pensi jo, stâ trancuile! Maman!” Il zovin al va in cantine, al cjol un toc di ardiel e lu taie a fetutis finis finis. Po dopo al va tal ort e al met une fete di ardiel tra une fuee e chê altre des verzis. A misdì Vigje e rive cjase e i dîs al fi: “Âstu fat chel che ti ai dit?” E il frutat dut braurôs,al rispuint: "Sì sì, mame, ven a viodi intal ort come che o ai fat ben!"

E la puare Vigje, ancjemò une volte, si met lis mans intai cjavei… Contade ains indaûr di siôr Bepi dal Diurno de”La Quiete”

5 PER MILLE Si ringraziano quanti hanno destinato il 5 ‰

dell’imposta di reddito 2010 a sostegno della nostra associazione che, anche nel 2012, è stato

usato esclusivamente per il sostegno degli ospiti in difficoltà.

Chi desidera contribuire alla realizzazione di questa nostra attività , può destinare il 5

‰ al Comitato, segnalando, al momento della compilazione della prossima denuncia dei

redditi, il codice fiscale n° 94062430304

MARZO INFORMA...

PE R RIDE RE U N PO’

APRILE

Mandâ a cirî Avrîl Mandâ a cjapâ il scuâl

Nel Friuli occidentale, dal 25 aprile, San Marco fertaiêr, si facevano scampagnate dove si mangiava sì la frittata, ma anche il salame dell’ultima produzione.Durante queste merende, però, non ci si doveva sedere sull’erba: lo si poteva fare solo quando i prati fossero stati benedetti per le Rogazioni. Queste ceri-monie di benedizione dei campi al fine di propiziarne non solo i frutti, si svolgevano in aperta campagna, in quattro giorni particolari di cui il primo, fisso, era proprio il 25 aprile. Gli altri tre giorni, mobili, precedevano il giorno dell’Ascensione.

San Marco cadeva nel periodo, iniziato a san Giuseppe, in cui abbondava il pesce azzurro e, la pesca di mare aperto a Grado, era particolarmente propizia, soprattutto per quella delle sardele: “San Marco ha le sardine sulla barba”. Un'altra attività del nostro vecchio Friuli, legata ad aprile e a san Marco, era l’importante coltura dal cavalîr, del baco da seta. Essa iniziava i primi del mese, quando le nostre nonne comperavano il seme, le minute uova del baco da seta, e lo mettevano, ben avvolto, in un panno a incubare sul petto, di giorno e, di notte, nel tepore delle coltri. Così per una ventina di giorni, fino a quando: “Per san Marco il baco è ...in processione”

SAN MARCO ERA IL GIORNO…

QUATTRO SALTI TRA I PESCI

D’APRILE

Il prin di Avrîl, lis baronadis, soprattutto quelle dei bambini, facevano la parte del leone. Scherzi innocenti, quali l’attaccare improbabili pesci alla schiena di qualcuno, cucire l’una con l’altra le gonne delle donne con gli spilli, gridare di aver visto il maçarûl che al veve dispeât lis vacjis che a jerin ladis fûr de stale o altre inverosimili bugie, davano un inizio allegro e scherzoso all’Aprile dei nostri nonni.

Tra le numerose credenze sull’origine di quest’usanza, c’è anche quella legata , e di cui non ci sono documentazioni, a Betrando di Saint- Geniès, che fu Patriarca di Aquileia dal 1334 al 1350. Si dice, infatti, che durante una Pasqua del suo apostolato, avesse invitato a pranzo il Papa (Benedetto XII o Clemente VI). Questi dovendo essere, proprio quel giorno, in viaggio per Parigi dove doveva battezzare la figlia del re, comunicò a Betrando che sarebbe arrivato ad Aquileia qualche giorno prima. Vi arrivò il Venerdì Santo che, per combinazione, era il primo di aprile. Il pranzo doveva, vista la ricorrenza, essere di magro. Durante il “magro” pasto, in cui fu mangiata una gran quantità di trote del Natisone e di anguille che, a quei tempi, vivevano nel fiume, una grossa lisca si conficcò nella gola del pontefice. Tutti i tentativi di togliergliela furono vani e, così, il santo padre dovette mettersi a letto dove, miracolosamente, si addormentò. Al suo risveglio, ancor più miraco-losamente, la lisca si trovava in bella mostra su un piatto d’argento. In seguito a quel fatto, il papa decretò che, in tutto il Patriarcato e in tutta la diocesi di Aquileia, nessun fedele avrebbe dovuto mangiar pesce il primo giorno di aprile, anche se questo fosse coinciso con il Venerdì Santo. La lisca legata a quel miracolo fu donata , secondo una leggenda, alla chiesa di Venzone dove , come vuole la tradizione, in un reliquiario di gran valore, si conserverebbe una “spina” di cui non si conosce l’origine.

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