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EDITORIALE..............................................13Raffaele Costa

L’INTERVENTO.........................................15Maurizio SacconiFerruccio Dardanello

PRIMO PIANOCOOPERAZIONE ...................................18Lorenzo DellaiLuis DurnwalderGünther PlatterWerner StuflesserMichaela Biancofiore

UNITÀ D’ITALIA ....................................34Renato SchifaniGiorgio NapolitanoMario Cervi

FOCUS TRENTO ...................................46Alessandro AndreattaNicola Giuliano

FOCUS BOLZANO ...............................50Luigi SpagnolliPaolo Bertolucci

RITRATTI ..............................................56Gianni Letta

L’INCONTRO..........................................60Bruno Vespa

WELFARE ...............................................64Ugo RossiWalter ViolaFranca Penasa

ECONOMIA E FINANZAVERSO I MERCATI ESTERI ..............70Umberto VattaniGiovanni CastellanetaPietro CeliStefan PanIlaria VescoviGraziano Molon

GRANDE DISTRIBUZIONE................88Thomas WidmannWalter AmortGiovanni PodiniFrancesco Montalvo

IMPRENDITORI DELL’ANNO ...........98Marisa ZeniErnesto AmenduniLuciano GiorgiGian Nicola BertiFranco Berlanda e Primaldo PaglialongaGiovanni ColettiFulvio Italo PancheriLorenz MoroderMario Dorighelli e Thomas KlotzFabio GattiRudi DalpiazBruno Gomarasca

COMPONENTI INNOVATIVE .........130Dalmec

COMPONENTI ELETTRONICI ........132Ivo Donà

POSTAZIONI DI LAVORO ................134Ruggero Stranieri

SPORTWEAR.......................................138Lorenzo Delladio

PRODOTTI TIPICI ...............................140Fabio Finco

ENOLOGIA ...........................................142Daniele SimoniFranz Haas

10 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

OSSIERTRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL

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TERRITORIOINFRASTRUTTURE............................148Pietro CiucciFrancesco Karrer

RETE STRADALE ..............................154Valentino PaganiJosef Negri

IMPRENDITORI DELL’ANNO ........162Giambattista CoradelloAlfonso VescoviEzio LuchesaIvo Malfatti

IL PORFIDO TRENTINO ..................170Sandro Cristofolini

URBANISTICA ....................................172Vittorio Gregotti

BIBLIOTECA DI TRENTO ................174Mario Botta

PROGETTAZIONE D’INTERNI .......178Mauro Vanzetta

IMMOBILI .............................................180Luigi Della Vedova

SOLUZIONI D’ARREDO ...................184Lionello Nicolussi Poiarach

TURISMO...............................................188Gianfranco BettaHans BergerArmando PederzolliAdelheid StifterTullio Zulian

TRATTAMENTI TERMALI ...............198Ivo Osti

SORVEGLIANZA ...............................202Andrea Menegazzi

AMBIENTEPOLITICHE ENERGETICHE ...........204Stefania PrestigiacomoMichelangelo Marchesi

RINNOVABILI.......................................210Mirko Bottini

IMPRENDITORI DELL’ANNO .........212Sergio Bortolotti

BONIFICHEE DECONTAMINAZIONI ...................216Arturo Bertolini

L’ACQUA CHE NON INQUINA ........218Cristiano Ferrari

PARCHI NATURALI ..........................222Cesare PatronePaul ProfanterFerruccio TomasiTiziano MellariniDario Furlanetto

GIUSTIZIARIFORME..............................................236L’agenda del GovernoMaria Elisabetta Alberti CasellatiMaurizio PanizCarolina LussanaPiero LongoGuido Alpa

SISTEMA GIUSTIZIA ........................250Sabino GiarrussoPatrizia CoronaHeinrich ZanonHeiner Nicolussi-Leck

SICUREZZA STRADALE .................260Massimo PiampianiAlberto PacherPaolo Montagner

SANITÀPOLITICHE SANITARIE...................268Ferruccio FazioEnrico Garaci

RIFORMA SANITARIA......................274Il sistema trentinoPino Morandini

APPARECCHIATURE SANITARIE ..278Antonella Marini Gritti

GENIUS LOCI .....................................282Reinhold Messner

Sommario

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 11

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COOPERAZIONE

Nessun timore per ilprosieguo dell’iter checonduce alla nascitaistituzionale dell’Eure-

gio Tirolo, Alto Adige, Trentino.«La procedura relativa alla richiestadi autorizzazione alla costituzionedel Gect, avviata il 14 ottobrescorso con l’invio della bozza diStatuto alla presidenza del Consi-glio dei Ministri, sta facendo il suocorso, checché ne dica la destrasudtirolese che vagheggia un’im-proponibile secessione dell’AltoAdige», spiega il presidente dellaProvincia Autonoma di Trento Lo-renzo Dellai, il quale ridimensionale questioni emerse - «Da Romanon è arrivata una battuta d’arrestoné un “blocco”, solo alcune richie-ste di precisazioni» - mostrandosiottimista per la risoluzione diun’intesa che, in tempi rapidi, im-primerebbe lo scatto decisivo alperseguimento di politiche condi-vise da parte dei tre territori.

Cosa significa dare una corniceistituzionale all’Euregio?«La regione europea, alla quale leProvince autonome di Trento e diBolzano e il Land Tirol intendonodare vita, servirà ai cittadini, ai ter-ritori che ne fanno parte, ma ancheall’Europa nel suo percorso di av-vicinamento ai cittadini stessi.Sotto il profilo dello sviluppo deinostri territori, avvertiamo la ne-cessità, di fronte alle incognite maanche alle opportunità della glo-balizzazione e delle relazioni eco-nomiche che non tengono conto

dei confini geografici, di essere rap-presentati in maniera adeguata aBruxelles e di fare massa critica permettere a frutto le nostre eccel-lenze. I campi nei quali potremoavere benefici, mettendo in siner-gia i nostri sistemi, sono molti: sa-nità, sistemi educativi e università,

ricerca, servizi, energia, finanza,trasporti, difesa dell’ambiente edelle economie di montagna, poli-tiche sociali e del lavoro, coopera-zione allo sviluppo e rapporti isti-tuzionali. Temi, questi, cherappresentano per molti versi il“cuore” delle nostre autonomie».

Trentino, Alto Adige e Tirolo uniti per creare e rafforzare

l’Euroregione. La coesione dei territori permetterà, come afferma

il governatore trentino Lorenzo Dellai, di «fare massa critica per

mettere a frutto le nostre eccellenze». Anche in ottica europea

Francesca Druidi

RECUPERARE UN DESTINO COMUNE

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Lorenzo Dellai

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Mentre sul fronte culturale?«Sul piano culturale e più stretta-mente motivazionale, vogliamocoltivare, attraverso la partecipa-zione delle nostre genti, il recu-pero di una storia, di un’identità edi un destino comune, in un’ot-tica di apertura e non di chiusura acavallo di due mondi, due menta-lità, due Stati che i nazionalismidel secolo scorso hanno artificiosa-

mente contrapposto. È, dunque,un disegno di ricomposizione inchiave plurilinguistica, pluri-cul-turale e binazionale, quello alquale tende l’Euregio».

Le maggiori criticità del pro-cesso di costruzione dell’Euregio?«Innanzitutto, il ritardo del go-verno italiano nel ratificare i pro-tocolli aggiuntivi alla Convenzionequadro europea sulla cooperazionetransfrontaliera delle collettività oautorità territoriali, meglio notacome Convenzione di Madrid, iquali prevedono che organismi co-muni a territori europei apparte-nenti a Stati diversi possano adot-tare decisioni amministrativeaventi valore giuridico su tutti iterritori di appartenenza. Talemancata ratifica ha senza dubbiorallentato il percorso di costru-zione dell’Euroregione alpina, manon l’ha di certo fermato. Il per-corso, infatti, è proseguito attra-verso la costituzione del Gruppoeuropeo di cooperazione tran-sfrontaliera (Gect), previsto dal re-golamento dell’Unione europea, el’insediamento nel dicembre 2009di un ufficio congiunto con sede aBolzano. Altri territori si stanno,per altro, muovendo su questastrada, interpretando in una piùampia visione lo spirito di un � �

Lorenzo Dellai,

presidente della Provincia

Autonoma di Trento.

In apertura, una veduta

di Trento. Nella pagina

seguente, l’ateneo

di Bolzano

� �È un disegno di ricomposizionequello cui tende l’Euregio

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nuovo federalismo, non solo na-zionale ma europeo, che veda leregioni protagoniste attive di unapropria, autonoma idea di sviluppoe di futuro».

Su quali principi è stato redattolo statuto del Gect?«La logica è quella di mettere inrete i nostri territori, condividerescelte e decisioni che riguardanouno spazio comune. Il Gect è lostrumento che dà personalità giu-ridica – garantita dalla Ue e chesarà successivamente recepita da-gli Stati nazionali secondo il prin-cipio del silenzio-assenso “senzaVienna e senza Roma” – a una col-laborazione tra territori dove le si-nergie, già attive in moltissimicampi, siano il motore di un co-mune progetto di futuro, un pro-getto che interpreti una nuova ideadi Europa dove proprio le regionisituate sui confini, un tempo sim-bolo di divisione, sono destinatead avere un ruolo decisivo. In que-sto non vogliamo essere un mo-dello, ma un laboratorio, utile agliStati ma anche, ripeto, alla stessaEuropa».

Quali sono gli obiettivi che nellediverse aree considerate dalla di-chiarazione congiunta con Tirolo eAlto Adige ritiene prioritari?«A livello pratico, per fare unesempio, un’azione comune per-metterà di preservare il patrimoniodelle Alpi, un compito divenutoancora più importante dopo l’ado-zione delle Dolomiti quale patri-monio mondiale dell’umanità; dipromuovere unitariamente l’of-ferta turistica sul mercato mon-diale; di adottare una strategia co-mune per il graduale trasferimentodel traffico merci dalla strada allarotaia e di armonizzare i rispettivi

sistemi tariffari nei trasporti pub-blici, di approfondire la collabora-zione tra università e centri di ri-cerca e gli scambi tra studenti; diintervenire con politiche regionalisociali per la salvaguardia dell’oc-cupazione. Se c’è un “settore”, alquale è idealmente dedicata la na-scita dell’Euregione è quello deigiovani, che già oggi rappresen-tano i nuovi cittadini europei e icui orizzonti culturali non pos-sono essere costretti negli angustilimiti dei confini degli stati nazio-nali, ma nemmeno in quelli oro-grafici o linguistici».

È ottimista su una rapida ri-soluzione dei nodi che stannobloccando il decollo del pro-

getto di cooperazione?«Da Roma non è arrivata una bat-tuta d’arresto né un “blocco”, soloalcune richieste di precisazioni, incoerenza con l’iter previsto dal re-golamento dell’Unione europea del2006 e della legge comunitaria del2009, che disciplinano appunto lacostituzione dei gruppi europei dicooperazione territoriale. La bozzadi Statuto è stata accolta in largaparte, rimangono da approfondirealcune questioni tecniche e ilnome. Se “Euregio” non va bene,troveremo un altro nome. Mi pareche i rilievi sollevati dal governo at-tengano più alla forma che alla so-stanza, e credo dunque che trove-remo un’intesa in tempi brevi».

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COOPERAZIONE

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Luis Durnwalder

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Trentino, Alto Adige eTirolo sono accomu-nati da una forma diautogoverno, nonché

da tradizioni storiche, sociali e cul-turali. Il progetto dell’Euroregioneamplia questo terreno comune, of-frendo la possibilità ai tre enti direalizzare misure e interventi con-divisi in diversi ambiti di compe-tenza: «Al momento, sono attivialcuni progetti congiunti nei set-tori cultura, formazione, istru-zione, turismo, agricoltura dimontagna, energia e mobilità –sottolinea il presidente della Pro-vincia autonoma di Bolzano, LuisDurnwalder – altri sono in fase didefinizione, ad esempio nell’am-bito della sanità, delle politiche so-ciali, della ricerca e dei giovani».

Quali sono stati i passi più si-gnificativi verso il riconoscimentodell’Euregio?«L’impegno di Alto Adige, Trentinoe Tirolo in settori di comune inte-resse ha portato le tre giunte a sot-toscrivere un anno fa a Innsbruckuna dichiarazione congiunta con � �� �

L’obiettivo è agire a favoredello sviluppo del territorio

Euregio. Non un concetto astratto, sganciato dalle

esigenze delle popolazioni, ma un valore aggiunto

per Alto Adige, Trentino e Tirolo. Un’opportunità

che, secondo il governatore bolzanino Luis

Durnwalder, potrebbe consentire una maggiore

promozione degli interessi dei territori nei confronti

di Stati nazionali e Unione europea

Francesca Druidi

OBIETTIVO COOPERAZIONE

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l’impegno di realizzare azioni con-divise. Successivamente, l’Assembleadei tre consigli provinciali ha ap-provato una mozione che sollecitavagli esecutivi a elaborare una propo-sta attuativa di realizzazione di unGruppo europeo per la coopera-zione territoriale (Gect), come pre-visto dal regolamento Ue1082/2006 costituito per facilitare epromuovere la cooperazione tran-sfrontaliera, transnazionale e inter-regionale tra i suoi membri e dallalegge comunitaria del 2009».

In che modo l’Euregio rafforzerài legami di collaborazione tra i ter-ritori?«Il Gect rappresenta, da un lato, la

cornice istituzionale nella quale infuturo ci presenteremo come Eu-roregione e, dall’altro, si proponeanche come il suo braccio opera-tivo, in quanto questo nuovo ente,dotato di propria personalità giu-ridica, sarà lo strumento per raf-forzare la collaborazione in settoridi interesse comune quali trasporti,tutela dell’ambiente, formazione,cultura, ricerca scientifica, coope-razione economica e turismo».

Dal suo punto di vista di gover-natore dell’Alto Adige, quali le fi-nalità particolarmente strategicheper la crescita del territorio?«Il principale obiettivo è quello diagire a favore dello sviluppo del

territorio con un’attenzione parti-colare alla cooperazione nei settoridella formazione, istruzione, cul-tura, energia, viabilità sostenibile,sanità, ricerca e innovazione, eco-nomia e ambiente di montagna.Inoltre, vogliamo rappresentare gliinteressi del Gect nelle sedi comu-nitarie e nazionali, attuare ulterioriazioni specifiche di cooperazioneterritoriale negli ambiti di collabo-razione comune, che possono av-valersi di un contributo finanziariocomunitario».

Come si sta coinvolgendo la po-polazione in modo che costituiscaparte attiva del processo?«Organizziamo di frequente con-vegni, workshop, conferenzestampa, momenti di formazione eoccasioni di incontro per scambisull’Euregio, sui nostri rapporticon la Comunità europea e sulleesperienze degli altri Gect costi-

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2001 Il Manifesto delle Alpi della Regione europea Trentino - Alto Adige –Tirolo: documento programmatico sottoscritto dai tre presidenti che fissaobiettivi e provvedimenti da adottare nei settori di maggiore rilevanza

2009 Firma a Innsbruck della dichiarazione congiunta che mette a fuocoun’idea più esigente di collaborazione transfrontaliera con un forte profiloistituzionale

2010 Le Province di Bolzano e Trento e il Land Tirol inviano alla Presidenza delConsiglio dei Ministri la richiesta di autorizzazione alla costituzione del Gect

Le tappe per l’Euregio

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cher

COOPERAZIONE

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Luis Durnwalder

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tuiti e costituendi. Il target di rife-rimento di questi eventi è vasto,dalla popolazione ai giovani stu-denti sino ai membri delle pubbli-che amministrazioni».

Qual è l’iter che ora attende lacostituzione del gruppo europeodi cooperazione territoriale fraTrentino, Alto Adige e Tirolo dopolo stop del governo?«Le strutture amministrative dei treterritori insieme all’Ufficio comunedell’Euregio di Bolzano hanno ela-borato gli schemi di convenzione estatuto, li hanno inviati il 14 ottobre2010 alla presidenza del Consigliodei Ministri per la richiesta di auto-

rizzazione alla costituzione del Gect.Entro il termine di 90 giorni previ-sto dal regolamento Ue, il Governosi è espresso inviando alcune osser-vazioni, alle quali abbiamo rispostoinviando i documenti rielaborati eora siamo in attesa della definitivaautorizzazione».

Come l’Euregio può rappresen-tare un’importante esperienza nel-l’ambito dell’Unione europea?Qual è la logica ad ampio raggio diquesto progetto? «L’Euregio diventerà a breve Gect. InEuropa finora se ne sono costituitinon più di una quindicina, nessunodei quali con sede in Italia. Pertanto,

il nostro progetto porterà, in questosenso, un contributo alla causa diincentivazione della cooperazionetransfrontaliera, risultando - conogni probabilità - essere il primoGect con membri italiani. Oggisiamo parte della nuova piattaformadei gruppi europei di cooperazioneterritoriale, che riunirà i rappresen-tanti politici e tecnici di tutti i Gectgià formati e di quelli in via di costi-tuzione, nonché membri del gruppodi esperti del Comitato delle Re-gioni, associazioni e altri soggetti in-teressati. In futuro, il nostro Gectpotrebbe diventare il nucleo centraledi un’Euroregione alpina».

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Vogliamo rappresentare gli interessi del Gect nelle sedi comunitariee nazionali, attuare azioni specifiche di cooperazione territoriale,che possono avvalersi di un contributo finanziario comunitario

In apertura,

il presidente della Provincia

Autonoma di Bolzano

Luis Durnwalder.

A fianco, in basso, i tre

governatori di Trentino,

Tirolo e Alto Adige il 14

ottobre 2010. In alto,

ufficio di rappresentanza

comune a Bruxelles

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Il “Manifesto delle Alpi”, con-cordato dai presidenti diTrentino, Alto Adige e Ti-rolo, Dellai, Durnwalder e

Platter, in occasione dell’incontrocongiunto che si è tenuto il 26gennaio 2001 a San Michele al-l’Adige, stabiliva per l’Euroregionegli obiettivi concreti e i provvedi-menti da adottare nei settori dimaggiore rilevanza. Tenuto contodelle peculiarità del territorio al-pino e delle comuni radici storiche,questi tre territori hanno, dunque,dato vita a una fitta rete di rapportidi amicizia e di scambi culturali,economici, sociali. Quel Manifestoha costituito soprattutto uno stepdecisivo nel processo di creazionedell’Euregio che, in questi anni,sta progressivamente compiendodei passi in avanti verso la defini-zione di una cornice istituzionale alprogetto. Le ultime novità risal-gono alla storia più recente. Nel-l’ottobre scorso, le tre provincehanno lavorato alla costituzionedel gruppo europeo di coopera-zione territoriale (Gect) per facili-tare e promuovere la cooperazionetransfrontaliera, transnazionale einterregionale tra i suoi membri.

Come ricorda Günther Platter, go-vernatore del Land Tirol, «le tregiunte hanno redatto i documentinecessari e inviato la richiesta diautorizzazione al Consiglio dei Mi-nistri a Roma». Uno degli appuntimossi da Roma riguarda però pro-prio il nome, Euregio. Un ostacolo

che Platter si augura fortemente dirisolvere.

Per il Land Tirolo, cosa signi-fica sviluppare il progetto Eure-gio? Qual è il clima che si respirasul territorio attorno a questa in-tenzione di cooperazione tran-snazionale?

EUREGIO, IL NOME CONTAEconomia, cultura, sanità. Settori in cui - grazie all’Euregio -

Trentino, Alto Adige e Tirolo possono agire

congiuntamente. «Decisivo per il futuro è l’ambito della

ricerca e dello sviluppo, dove la cooperazione dovrà essere

intensificata», commenta il governatore Günther Platter

Francesca Druidi

COOPERAZIONE

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Günther Platter

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«L’Euroregione è già una realtà vis-suta, in quanto i tre territori colla-borano strettamente da tanti annie questa cooperazione è basata surapporti cresciuti dal punto di vistastorico. Questo vale per l’econo-mia e la sanità, come per gli ambitidella cultura e dell’istruzione. Oggipossiamo dire con orgoglio che ilTirolo, l’Alto Adige e il Trentinosono coinvolti in egual misura nel-l’Euroregione. Soprattutto l’annocommemorativo 2009 ha dimo-strato come l’Euroregione sia vis-suta dai suoi abitanti».

In base al suo personale punto diosservazione, quali sono gli ele-menti e i comparti che, nelle di-verse aree considerate dalla di-chiarazione congiunta conTrentino e Alto Adige, ritiene prio-ritari e maggiormente strategici?«I tre territori dell’Euroregione col-laborano in tutti i settori, dove con-

giuntamente si può far fronte inmodo migliore alle sfide. Un pro-getto centrale è la Galleria di Basedel Brennero, ambito nel quale le treprovince collaborano in maniera in-tensa per trasferire il traffico mercidalla strada alla rotaia. Ulteriori te-matiche relative alla cooperazionenell’Euroregione sono certamentel’agricoltura di montagna, l’istru-zione, la cultura e la sanità. Decisivoper il futuro dei tre territori è poitutto l’ambito della ricerca e dellosviluppo, dove la cooperazione do-vrà essere intensificata».

Quali sono le prospettive pros-sime future per l’Euregio, consi-derando il momentaneo stop datodal governo italiano?«Nell’anno hoferiano le tre assem-blee legislative del Tirolo, dell’AltoAdige e del Trentino hanno ap-provato all’unanimità, nella sedutacongiunta “Dreierlandtag” a Mez-

zocorona, il progetto in base alquale i tre territori costituirannocongiuntamente un Gect per farcrescere a un livello superiore latradizionale, stretta, cooperazione.Le tre Giunte hanno redatto i do-cumenti necessari e inviato la ri-chiesta di autorizzazione al Consi-glio dei Ministri a Roma. Non ècorretto parlare di un blocco daparte del governo italiano. Per il99% non esistono problemi, sem-plicemente Roma solleva obiezionisul fatto che il Gect sia chiamatoEuroregione. In realtà, però, le po-polazioni locali identificano pro-prio questa definizione con la no-stra cooperazione. In una letteraindirizzata al ministro degli Affariesteri Franco Frattini, ho segna-lato l’importanza della denomina-zione Euroregione e confido chequest’ultimo ostacolo potrà esseresuperato».

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I tre territori dell’Euroregione collaboranoin tutti i settori, dove congiuntamente sipuò far fronte in modo migliore alle sfide

In apertura, Günther Platter, governatore del Land Tirol.

A fianco e sotto, la città di Inssbruck

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La vocazione transfrontalieraappartiene profondamenteal dna di Eurac, (Accade-mia europea di Bolzano),

innovativo centro di ricerca e di for-mazione impegnato in diverse areescientifiche tra cui management ecultura d’impresa, sviluppo sosteni-bile, minoranze e autonomie. Perquesti motivi, non è certo un casoche la struttura ospiti organizzazioniinternazionali, in primis l’ufficio co-mune dell’Euregio, oltre alla sede di-staccata della Convenzione delleAlpi. «Questa vicinanza anche fisica– commenta Werner Stuflesser, pre-

sidente dell’Eurac – facilita e inten-sifica i rapporti di scambio e colla-borazione, permettendo di fornireun contributo concreto allo sviluppodell’Euroregione».

In che misura Eurac si ponecome punto di riferimento per laformazione di una base culturale edi studio per lo sviluppo della coo-perazione transfrontaliera, tema-tica fondamentale per il TrentinoAlto Adige soprattutto nell’otticadell’Euregio? In che modo le vo-stre attività forniscono un con-creto contributo all’Euroregione?«Sin dalla sua nascita l’Accademia

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Una base culturale tra le regioniIl tema della cooperazione transfrontaliera e il caso specifico dell’Euregio sono tra le materie

trattate dall’Eurac che, come rileva il suo presidente Werner Stuflesser, si presenta come

«un’istituzione di collegamento tra il mondo germanofono e quello italiano»

Francesca Druidi

COOPERAZIONE

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Werner Stuflesser

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 27

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In apertura, la sede

del centro Eurac a Bolzano

A fianco, Werner Stuflesser,

presidente dell’Istituto.

Nella pagina successiva,

il governatore Durnwalder

durante una tavola rotonda

organizzata dall’Eurac

europea di Bolzano è stata pensatacome istituzione di collegamento trail mondo germanofono e quello ita-liano, come piattaforma di discus-sione e di confronto tra tutti queisoggetti che rivestono un ruolo deci-sivo quando si parla di scienza e dicultura della scienza. La cooperazionetransfrontaliera si rispecchia in moltielementi: siamo impegnati in 36 pro-getti europei, abbiamo collaboratorida 20 diversi paesi, le nostre lingue dilavoro sono inglese, italiano e tede-sco. Insieme a Tirolo e Trentino, por-tiamo avanti progetti comuni in am-bito linguistico e di monitoraggio deifenomeni migratori; siamo impegnatiin studi sulla mobilità lungo l’assedel Brennero e sullo sviluppo soste-nibile dell’ambiente alpino. Cer-chiamo di presentarci in manieraunitaria anche al grande pubblico.Con i nostri partner, abbiamo orga-nizzato diverse attività di comunica-zione scientifica rivolte soprattuttoai ragazzi, come il concorso “Gio-vani ricercatori cercansi” e la “Lunganotte della ricerca”».

La “Winter School on compara-tive federalism and governance”nel 2011 si occuperà nello speci-fico proprio di cooperazione tran-

sfrontaliera. A chi si rivolge questoprogetto di formazione?«La Winter School è stata lanciatanel 2010 e ogni anno, all’internodella macroarea “federalismo e go-vernance”, ci indirizziamo verso unospecifico tema di studio: nel 2011 ilfocus è, appunto, sulla cooperazionetransfrontaliera. La scuola identificaun progetto sviluppato dall’Istitutoper lo studio del federalismo e del re-gionalismo dell’Eurac insieme allefacoltà di Giurisprudenza e diScienze politiche e sociali dell’Uni-versità di Innsbruck. L’iniziativa si ri-volge ad accademici e amministra-tori a livello locale, regionale,nazionale e sovranazionale che in-tendono approfondire le tematichelegate ai processi federali e di gover-nance multilivello».

E quali obiettivi si prefigge?«Si tratta di un percorso formativo inlingua inglese di due settimane, unapresso l’Università di Innsbruck e l’al-tra qui all’Eurac, che coniuga teoria eprassi. Oltre a seguire le relazioni de-gli esperti, i partecipanti analizzanoconcreti casi di studio e vengono esor-tati a condividere esperienze e com-petenze. Scopo della Winter School èsoprattutto quello di mettere in rete

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persone con esperienza accademica eprofessionale che affrontano questionianaloghe in luoghi diversi. Dalloscambio di idee possono nascere so-luzioni innovative e rapporti di colla-borazione duraturi».

Come si articola la collabora-zione tra Eurac e l’Università diInnsbruck?«Abbiamo con entrambe le univer-sità, Leopold Franzens Universität eMedizinische Universität Innsbruck,convenzioni che permettono unastretta collaborazione a tutti i livellisenza ostacoli burocratici. Diversi col-laboratori dell’Eurac sono stati invitatia tenere dei corsi universitari a In-nsbruck e professori dell’ateneo au-striaco fanno parte dei comitati scien-tifici, che indirizzano e valutanol’attività di ricerca degli undici istitutidel nostro centro. Con l’Università diInnsbruck portiamo avanti progettidi ricerca nel campo della medicina di

emergenza in montagna, della medi-cina genetica e del management pub-blico. C’è poi un elemento in più».

Quale?«Essendo accomunati dal fatto di vi-vere in un’area montana, abbiamo in-teresse a sviluppare attività congiunteper preservare l’ambiente in cui vi-viamo e pensare a uno sviluppo so-stenibile delle nostre province. Con inostri partner tirolesi, stiamo por-tando avanti numerosi progetti perstudiare i cambiamenti climatici: va-lutiamo quali strategie di adattamentopossono essere adottate e in che modoi cambiamenti climatici incidono sulturismo, monitoriamo la coperturanevosa e l’estensione dei ghiacciai».

La formazione, con ricerca e svi-luppo, individuano alcuni degliimportanti settori nei quali è pre-vista la collaborazione tra Tirolo,Alto Adige e Trentino. Quali sono,a suo avviso, le prospettive per una

efficace gestione coordinata e con-divisa di queste tematiche?«Nel campo della formazione, si stapensando alla creazione di una “me-dical school” a livello Euregio incooperazione tra le varie istituzioni.L’idea prevede che lo studente com-pia il suo percorso di studi in tre di-verse sedi e in tre lingue, italiano, te-desco e inglese. Il titolo di studioconseguito verrà poi riconosciuto siain Italia che in Austria. Altri futuripercorsi di formazione interessano ilsettore delle energie rinnovabili edella Information & Communica-tion Technology. Alto Adige, Tren-tino e Tirolo devono mettersi as-sieme per fare massa critica, metterein rete competenze diverse e attivarecollaborazioni di alto livello».

Tenendo conto anche dell’attivitàdi ricerca effettuata da Eurac, qualisono i fattori e le problematichepiù importanti oggi da considerarenell’affrontare la cooperazione tran-sfrontaliera, in particolar modoquella che riguarda Trentino, AltoAdige e Tirolo?«Un tema delicato riguarda il finan-ziamento delle attività di ricerca, chesegue procedure specifiche in base alpaese di riferimento. Sarebbe mag-giormente pratico poter attingere afondi comuni sottoposti a un’unicaregolamentazione, come accade nelcaso dei progetti finanziati dallaCommissione europea. Un’altra diffi-coltà è legata al fatto che si tratta co-munque di due sistemi statali diversi.Oltre alla questione dei finanzia-menti, penso ad esempio al sistemauniversitario, alle carriere accademi-che. Non bisogna poi trascurare lequestioni culturali: la diversità lin-guistica può essere un ostacolo nellacomunicazione, soprattutto tra Ti-rolo e Trentino».

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Ogni anno la Winter School si indirizza versouno specifico tema di studio: nel 2011 il focusè sulla cooperazione transfrontaliera

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COOPERAZIONE

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COOPERAZIONE

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L’approvazione della ri-chiesta ufficiale di costi-tuire un gruppo europeodi cooperazione territo-

riale, presentata lo scorso ottobre algoverno italiano da Alto Adige,Trentino e Tirolo, attribuirebbepersonalità giuridica all’Euregio,rinforzando i legami di coopera-zione già attivi tra le tre province indiversi settori. A commentare loscenario è la deputata MichaelaBiancofiore, segretario della IIIcommissione Affari esteri e comu-nitari e coordinatrice del Popolodella Libertà per l’Alto Adige.

Ritiene che l’Euregio potràconsentire la promozione degliinteressi dei territori e delle ri-spettive popolazioni nei con-fronti degli Stati nazionali e del-l’Unione europea?«Il progetto dell’Euregio, perquanto riguarda la Provincia auto-noma di Bolzano, è un progettoche travalica il senso delle eurore-gioni volute dall’Unione europea.In questo caso, si configura un po’come il sogno retrogrado del ri-torno al grande Tirolo storico.Non si fermerebbe alla realizza-zione di un semplice rapportotransfrontaliero e non sarebbe fi-

nalizzato in misura prevalente -come per la Carinzia, il Veneto e ilFriuli Venezia Giulia - al rafforza-mento di legami di tipo economiconell’ambito di terre confinanti. Nelnostro territorio, la questione sipresenta più delicata».

In che senso?«Ancora persistono diversi revan-scismi storici e la creazione del-l’Euregio, così come posta in esseredai vertici delle istituzioni locali,guarda al sogno di ritornare alla si-tuazione politica-istituzionale ante1918. Su questo punto non pos-siamo trovarci d’accordo. Altracosa sarebbe se si trattasse di un

rafforzamento prevalentemente distampo economico, ma in ognicaso il progetto dovrebbe coinvol-gere la comunità italiana dell’AltoAdige, una comunità che pur-troppo si ritrova in minoranza al-l’interno dell’Euregio. Occorre,dunque, prestare molta attenzione

Euroregione, ma solo per unireServe un moto rivoluzionario sul piano economico e istituzionale

nelle province autonome di Trento e Bolzano per assicurare un nuovo assetto

futuro alla regione. Lo evidenzia la deputata Michaela Biancofiore,

coordinatrice del Pdl per l’Alto Adige

Francesca Druidi

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affinché non siano escluse comu-nità dotate di valenza socio-poli-tica, identitaria ed economica.Sono d’accordo sul fatto che le eu-roregioni contribuiscano a favorireil potere di questi territori nellaUe, ma è anche vero che l’Europanella quale ci riconosciamo è so-prattutto l’Europa dei popoli».

Nella geografia europea del fu-turo, che ruolo potrebbero rive-stire le euroregioni?«L’Europa deve essere quella deipopoli e non delle singole nazionio come vengono definite, “sacchedi privilegio positivo”. Certo, esi-stono aree indubbiamente omoge-nee e quindi le Euroregioni,quando non hanno come scopo ladivisione ma bensì il consolida-mento economico, sono impor-tanti nell’ottica soprattutto di fa-vorire lo sviluppo degli Stati di cuifanno parte. Altrimenti si diventa

quello che l’Europa non vuole:l’Europa delle piccole patrie».

Quali sono, in generale, le pro-spettive dello scenario politico inTrentino Alto Adige?«Per il prossimo futuro, il TrentinoAlto Adige dovrebbe innanzituttoaprirsi a logiche economiche e dimercato: nelle Province autonomedi Trento e Bolzano, la Provincia inquanto ente istituzionale costitui-sce la prima impresa del territorio,con grande lamentela da parte de-gli imprenditori e del tessuto pro-duttivo. Bisognerebbe tornare inqueste zone a un’economia di mer-cato, liberandola dai gangli buro-cratici che istituzioni così forti pos-sono generare, e soprattuttoapplicare il principio cardine nel-l’economia e nelle istituzioni inEuropa e in Italia: il principio disussidiarietà, ossia quello di dele-gare in senso verticale, dalla Pro-

vincia al Comune, dal pubblico alprivato, cosa che adesso non ac-cade in Trentino Alto Adige».

Con quali conseguenze?«Basti pensare che in Alto Adigesono occupati 44mila dipendentipubblici su 400mila abitanti, mentrein una grande Regione come laLombardia lavorano 3.000 dipen-denti, al massimo 5.000 quando ar-rivò Formigoni. Questo aspetto nonpuò durare in eterno, nessuno vuoletoccare le regioni a Statuto speciale,però in questo contesto oggi serve un“moto rivoluzionario”, almeno sulpiano economico oltre che su quelloistituzionale. Per il momento l’eco-nomia va bene, perché ancora forag-giata dai fondi pubblici, ma fino aquando saranno disponibili questerisorse pubbliche, considerando lacrisi economica che attanaglia tuttal’Europa? Bisogna essere pronti pernon subire smottamenti».

Michaela Biancofiore

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 31

Le euroregioni,quando nonhanno comescopo la divisionema bensì ilconsolidamentoeconomico, sonoimportanti

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FOCUS TRENTO

46 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Hanno lasciato il se-gno le polemicheinnescate dal presi-dente della Re-

gione, Luis Durnwalder, cheaveva annunciato che la suagiunta non avrebbe partecipatoalle celebrazioni del 150esimo an-niversario dell’Unità d’Italia. Dopola pronta replica del presidentedella Repubblica, Giorgio Napoli-tano, che ha espresso «sorpresa erammarico», la discussione si è spo-stata a livello locale, dove molti am-ministratori si sono detti in disac-cordo con le posizioni diDurnwalder. Alessandro Andre-atta, sindaco di Trento, preferisceperò non scendere in polemiche,sottolineando piuttosto il ruolodella sua città nella storia del Paese.«Trento – spiega – è stata per lungotempo il simbolo dell’unità incom-piuta. Qui è nato l’irredentismo,quel movimento di matrice risorgi-mentale che rivendicava il passag-gio all’Italia di territori come il

Trentino e il Friuli Venezia Giulia,rimasti sotto il dominio dell’Au-stria anche dopo la Terza guerrad’indipendenza. Ma il Trentino èanche la patria di Cesare Battisti,Fabio Filzi e Damiano Chiesa, chefurono giustiziati dagli austriaciperché, durante la Prima guerramondiale, avevano scelto di com-battere con l’Italia: Filzi, Chiesa eancor più Battisti sono diventatidunque il simbolo dell’aspirazioneall’Unità nazionale, i martiri percui bisogna portare a compimentogli ideali del Risorgimento. Trento,da questo punto di vista, è dunqueun luogo importante».

Come testimoniano peraltro isuoi monumenti.«Certo, penso alla statua di Dante

che domina l’omonima piazza,inaugurata nel 1896 – e dunquesotto il dominio austriaco – pro-prio per testimoniare l’italianità diTrento. Inserito nei “Luoghi dellamemoria” di questo 150esimo an-niversario, il monumento, operadello scultore fiorentino CesareZocchi, sarà presto sottoposto adalcuni interventi di manutenzionee consolidamento grazie a un fi-nanziamento statale. I cultori dellastoria dovrebbero inoltre visitare lafossa dei martiri, al Castello delBuonconsiglio, dove nel 1916 fugiustiziato Cesare Battisti. Oppurespostarsi a Bezzecca, da dove Ga-ribaldi spedì il famoso telegrammarecante la scritta “Obbedisco”».

In che modo allora Trento sta

Il sindaco di Trento,

Alessandro Andreatta,

si smarca dalle polemiche

sui festeggiamenti e ricorda

il contributo della città

all’Unità italiana: «Qui sono nati

l’irredentismo e anche martiri

come Filzi, Chiesa

e Cesare Battisti»

Riccardo Casini

Sotto il segno di Dante

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Alessandro Andreatta

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 47

celebrando i 150 anni dell’Unitàd’Italia?«L’evento è stato ricordato in cittàcon solenni manifestazioni uffi-ciali e innumerevoli iniziative cul-turali, tra le quali la “Notte trico-lore” che ha coinvolto i musei e ipalazzi simbolo della città: palazzoGeremia, sede del Comune, maanche il Castello del Buonconsi-glio, il Museo diocesano, il MuseoTridentino di Scienze naturali, ilteatro sociale e le Gallerie di Pie-dicastello».

Sono state coinvolte anche lescuole?«In occasione del 150esimo anni-versario dell’Unità d’Italia, la Fon-dazione Museo storico del Tren-tino e l’Esercito italiano offrono atutte le scuole superiori della Pro-vincia autonoma di Trento la pos-sibilità di approfondire le ragionistoriche dell’Unità nazionale at-traverso lo studio delle vicendebelliche che interessarono il Tren-tino nel 1866, in occasione dellaTerza guerra d’indipendenza. L’at-tività consiste nell’esposizione,della durata di due ore scolastichee con l’ausilio di supporti multi-mediali, delle vicende militari chesi svolsero sul territorio trentino

nel 1866. Un operatore didatticodella Fondazione Museo storicodel Trentino esporrà il contestostorico e le ragioni del conflitto edell’intera vicenda risorgimentale;un ufficiale dell’Esercito italiano sioccuperà invece di illustrare losvolgimento degli scontri, alcunipunti salienti dell’arte bellica delperiodo storico preso in esame, ol-tre che l’apporto dell’esercito allacostruzione di un’effettiva unitànazionale».

Come giudica invece le posizioniespresse su questa ricorrenza dalpresidente della Regione, LuisDurnwalder?«Mi limito a fare un’osservazionestrettamente legata alle vicendestoriche che riguardano la miacittà: ha ben poca importanza ilfatto che Trento sia diventata ita-liana non nel 1861, ma oltremezzo secolo dopo. Perché la sto-ria della nostra città era parte dellastoria nazionale da ben prima: chidi noi non si riconosce nella cul-tura di Dante, Giotto, Leonardo,Michelangelo, Galilei? È questo ilnostro orizzonte, quale che sial’anno in cui questo comune re-troterra culturale si è tradotto inunità politica e istituzionale».

La statua di Danteè stata inauguratasotto il dominio austriacoproprio per testimoniarel’italianità di Trento

In apertura, da sinistra, il sindaco di Trento Alessandro

Andreatta e una veduta della città.

Sopra, la statua di Dante nell’omonima piazza

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48 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

«Uno sbaglio»: nonha dubbi NicolaGiuliano, capo-gruppo Pdl in

consiglio comunale a Trento,quando gli si chiede un commentosulle recenti dichiarazioni del pre-sidente della Provincia di Bolzano(e oggi presidente della Regione),Luis Durnwalder, in merito alle ce-lebrazioni dei 150 anni dell’Unitàd’Italia.«Nonostante le sofferte vicendestoriche dell’Alto Adige/Sudtirol,chi oggi come Durnwalder hagrandi responsabilità istituzionali eamministra un territorio con500mila abitanti con un bilanciodi oltre 400 milioni di euro sbagliaa essere ostile alla nazione che gliconsente, al netto degli accordi in-ternazionali, una condizione di au-tonomia unica nel suo genere. Si

potevano rimarcare ledifferenze, ancheimportanti e chenon vanno di-menticate, e par-tecipare ugual-

mente allec e l e b r a -zioni».

A pro-posito diautono-

mia, qual è invece la vostra valu-tazione sulle linee guida del Bi-lancio di previsione 2011 delComune?«Le forze politiche di centrosini-stra che governano il Comune e laProvincia di Trento sono i piùgrandi nemici dell’autonomia, aldi là della demagogia imperante.L’autonomia, quando genera spre-chi e diventa un sistema chiuso,autoreferenziale, protezionistico eclientelare si avvia al declino e creainvidia, specie nei territori circo-stanti. È quello che accade qui.Da anni il centrosinistra governacon l’unico obiettivo di coltivare ilconsenso con politiche di con-trollo sociale ed economico; di-stribuisce consulenze e incarichiagli amici, affida appalti e forni-ture per lo più senza fare gare pub-bliche e spesso senza nemmenofare un confronto concorrenziale egestisce i servizi pubblici con uninterventismo del pubblico nelprivato senza paragoni nemmenoin Emilia Romagna».

A cosa si riferisce?«La moda sono le cosiddette “so-cietà di sistema” a partecipazionepubblica (o pubblico privato): neipiù importanti settori dell’econo-mia locale, dai trasporti all’ener-gia, dai rifiuti al patrimonio im-

mobiliare pubblico, dal turismo al-l’informatica, si creano condizionidi monopolio in favore di questesocietà per poter gestire i servizipubblici locali sottraendosi allaconcorrenza europea, gestendoconsigli di amministrazione, as-sunzioni, forniture. In questa so-vietizzazione, in cui si lavora nonper rendere più competitivo il ter-ritorio ma per difenderlo, il tes-suto imprenditoriale si impoveriscesempre di più e i giovani crescononella convinzione che l’obiettivosia il posto pubblico, parapubblicoo di professionista o imprenditoreche lavora con l’ente pubblico.Non vedo un futuro affatto roseo:una volta che dovesse aprirsi la diga

Nicola Giuliano, capogruppo Pdl in consiglio comunale a Trento, critica la giunta Andreatta su

bilancio e pianificazione. E sui festeggiamenti dell’Unità d’Italia dice: «Durnwalder sbaglia a essere

ostile alla nazione che gli consente una condizione unica»

Riccardo Casini

Uscire dall’autoreferenzialità

FOCUS TRENTO

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Nicola Giuliano

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 49

sarà un disastro, anche per le cassedella provincia che potrebbero re-stare improvvisamente a secco vistoche le entrate sono commisurateal gettito prodotto dalle impresecon sede in provincia».

L’artigianato costituisce oggi ilsettore produttivo trainante del-l’economia locale, come sottoli-neato da diverse indagini. Qualimisure a suo sostegno andreb-bero introdotte?«Anziché intervenire nell’econo-mia direttamente, l’ente locale do-vrebbe creare condizioni di com-petitività per le nostre aziende:infrastrutture, accesso al credito,formazione, competitività. Invece aTrento si è varato un Piano urbanodella mobilità che parte dal pre-supposto che l’artigiano, l’impren-ditrice madre di famiglia dovrebbemuoversi solo con l’autobus e inbicicletta, con una scelta ideolo-gica e irrealizzabile che avrà l’unicaconseguenza di ostacolare il dirittoe la necessità a una mobilità effi-ciente e funzionale».

Non solo mobilità: l’architettoVittorio Gregotti ha presentatoun nuovo progetto per l’areaTrento Nord. I vincoli sull’areaimposti dalla variante possonocostituire un ostacolo per una

sua rapida realizzazione?«I vincoli, e in particolare l’unita-rietà della bonifica, sono stati pen-sati come logica contropartita peri volumi edilizi concessi con il Prg,che non erano un atto dovuto: ladestinazione industriale poteva an-che essere trasformata in area verdepubblico, in realtà la soluzione mi-gliore per il recupero ambientaledelle aree terribilmente inquinateda Sloi e Carbochimica. Quindi leattuali spinte a superare i vincolisono il frutto di errori tecnici del-l’amministrazione e di spinte chenon hanno attinenza con gli inte-ressi pubblici».

Come valuta invece il progettodi Mario Botta per la nuova bi-blioteca universitaria? «La nuova biblioteca è senza dub-bio una proposta affascinante.L’idea della forma a libro e la vici-nanza con le facoltà di Lettere,Economia e Giurisprudenza, cosìcome l’affacciarsi sul fiume Adigeper un recupero dello stesso, purguardando verso il Duomo, sonoaspetti assolutamente positivi.Certo i costi, anche di gestione,sono una grande incognita. Tutta-via nel complesso considero posi-tivo il progetto, utile non solo perl’Ateneo ma per tutta la città».

In sintesi, è necessario il ri-corso alle cosiddette “archistar”per la riqualificazione del tessutourbano?«Occorre distinguere. A parte ilmodo poco corretto e trasparentecon cui sono state acquisiste le areeex Michelin con la regia dell’allorasindaco Dellai, credo che ora ilprogetto di Renzo Piano sia unvanto per la città, una straordina-ria occasione di crescita, semprechénaturalmente non intervenga l’Iteaa risolvere i problemi di stagna-zione del mercato immobiliare: sa-rebbe una scorrettezza ma soprat-tutto un’occasione persa per lacittà. Invece il problema è moltoserio per quanto attiene alla pro-gettazione di Busquets: questonome credo sia stato ingaggiato perfar digerire alla città volumi edilizispropositati, da destinare in granparte ad edilizia popolare pubblica.Penso al progetto di Canova diGardolo, una mega lottizzazioneche porterà circa 5mila nuovi abi-tanti (per lo più extracomunitari)in un quartiere che in tutto ne ha10mila (su 100mila abitanti dellacittà). Uno stravolgimento urba-nistico, sociale, culturale inaccet-tabile, al quale ci opporremo du-ramente».

Nella pagina a fianco, Nicola Giuliano, capogruppo Pdl in consiglio

comunale a Trento. Sotto, l’architetto Joan Busquets

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50 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Votati naturalmenteall’incontro

«Durnwalder hausato espres-sioni e toni sba-gliati, ma ha

detto cose vere, perché una cosa èla cittadinanza e un’altra la nazio-nalità»: così Luigi Spagnolli, sin-daco di Bolzano, interviene sul ve-spaio suscitato dal presidente dellaProvincia in merito ai festeggia-menti del 150esimo anniversariodell’Unità d’Italia. «L’Alto Adige econ esso la nostra città – precisa –fa parte dello Stato italiano dal1919. Ora, a seguito dell’italianiz-zazione forzata voluta dal fascismo,Bolzano ha una maggioranza diabitanti di lingua italiana in unaprovincia a larga maggioranza “te-desca”, nel senso di nazione e nondi cittadinanza, che è e resta ita-liana».

Veniamo al 2011. L’Unità d’Ita-lia va celebrata?«Bolzano ha deciso di partecipareagli eventi di celebrazione, po-nendo l’accento sull’approfondi-mento storico. Si intende stimo-lare la riflessione sull’incontro delleculture che oggi convivono con

grande profitto sull’intero territo-rio provinciale, con il privilegio dipotervi volgere uno sguardo che èattore e spettatore al tempo stesso.Collaboriamo con il commissa-riato del Governo nel predisporree nel dare attuazione al calendariodegli eventi, cui deve comunquesovrintendere lo Stato, che è l’entecompetente in tal senso».

Ma come giudica le posizioniespresse sulla ricorrenza dal presi-dente della Provincia, Luis Dur-

Tra bilancio di previsione e Masterplan, il sindaco

Luigi Spagnolli disegna il futuro di Bolzano. E sulle recenti

polemiche dice: «Durnwalder ha usato espressioni

e toni sbagliati, ma ha detto cose vere»

Riccardo Casini

FOCUS BOLZANO

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Luigi Spagnolli

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 51

nwalder?«Durnwalder ha usato espressioni etoni sbagliati, ma ha detto cosevere, perché una cosa è la cittadi-nanza e un’altra la nazionalità: glialtoatesini sono cittadini italiani,ma non hanno in comune con gliabitanti dello Stivale quell’insiemedi aspetti di lingua, di storia e dicultura che consentano loro di sen-tirsi parte della nazione nel suocomplesso. Se poi rispettiamo leposizioni di ampie parti dell’at-tuale maggioranza di Governocontrarie ai festeggiamenti, pos-siamo anche cercare di capire comel’esponente di spicco di una mi-noranza linguistica, all’epoca del-l’unità fieramente parte di un’altranazione, non senta un particolaretrasporto. Detto ciò sono convintoche anche tanti altoatesini di ma-drelingua tedesca parteciperannoalle celebrazioni e che il presidentedella Provincia, e quindi anche de-gli abitanti di lingua italiana, abbiaperso un’occasione per un atto dicoraggio utile anche all’autonomia,che oggi è patrimonio di tutta lapopolazione».

Tornando a Bolzano, il Bilanciodi previsione 2011 ammonta a 229milioni di euro. Quali sono le suepriorità?

«Premesso che i bilanci degli entilocali si stanno pian pianino assot-tigliando (quello del 2010 era di243 milioni) il nostro impegnoprimario è volto a mantenere sem-pre alto il livello dei nostri servizi,che secondo tutti i rilevamentisono ai vertici del paese, aumen-tando l’efficienza e riducendo spesenon fondamentali laddove possi-bile. Per quanto riguarda investi-menti infrastrutturali è arrivatal’ora di percorrere nuove strade, apartire da nuove forme di partner-ship pubblico-privato e di colla-borazioni sovraterritoriali e comu-nitarie. Per fortuna la mia cittàparte da una base molto solida,con un indebitamento oculata-mente ridotto negli ultimi anni euna partecipazione della cittadi-nanza alla cosa pubblica esem-plare».

L’ultimo rapporto mensile del-l’Istituto di ricerca economicadella Camera di commercio diBolzano ha mostrato come il nu-mero d’imprese (agricolturaesclusa) a fine 2010 risulti supe-riore (+1,7%) all’anno precedente.Come spiega questo incremento?Quali vantaggi offre il territorioall’insediamento di nuove attività?«In questo caso parliamo soprattutto

Nella pagina a fianco, il sindaco di Bolzano, Luigi

Spagnolli. Sopra, una veduta aerea della città � �

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La posizione di collegamento fra l’Italiae la Mitteleuropa è un grande vantaggioper l’insediamento di nuove attività

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52 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

di politiche di sostegno a livello pro-vinciale e di un tessuto economico ge-neralmente molto sano, che ha messoa maggior riparo rispetto ad altre re-gioni le imprese qui ubicate dagli ef-fetti della crisi. Non è da trascurarepoi il fatto che una zona plurilingue,naturalmente votata all’incontro e allacomprensione delle diversità, intempi di globalizzazione accelerataoffra argomenti particolarmente va-lidi per imporsi sul mercato. La posi-zione di collegamento fra l’Italia e laMitteleuropa è un grande vantaggio».

Il Masterplan di Bolzano ap-provato a inizio 2010 ha ricevutodiverse attenzioni per le sue lineeguida innovative: tra queste, il“nuovo patto tra città e campa-gna” e la volontà di “costruire sulcostruito”. In che modo le statemettendo in pratica? Quali sa-ranno le sue possibili tempistichedi attuazione?

«La città di Bolzano si trova in unaconca, che rappresenta quindi limitifisici invalicabili, ed è circondata dauna cintura di verde agricolo di parti-colare pregio economico, paesaggi-stico ed ecologico, che rappresenta ilpolmone per un microclima pesante-mente influenzato dal passaggio dellapiù importante arteria stradale tra ilNord e il Sud Europa, e dove si pro-ducono tra i migliori vini della peni-sola e vi si può trovare ristoro a pochipassi dalla città. Per questo ci teniamostretta la nostra città, puntando sullariconversione ecologica degli edificiesistenti, valorizzando la sostanza im-mobile fatiscente e implementandoforme di stimolo all’assunzione di re-sponsabilità dei privati, come il bonuscubatura, già previste dal masterplane dal piano Co2 del Comune. Questopiano sarà avviato nei prossimi mesi,ma ha un orizzonte temporale che vaben oltre il decennio».

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Ci teniamo strettala nostra città,puntando sullariconversioneecologica degliedifici esistentie valorizzando gliimmobili fatiscenti

FOCUS BOLZANO

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Paolo Bertolucci

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 53

Una giunta senza idee

Mentre l’Italia celebra i150 anni di Unitànazionale, c’è unasua parte che non si

accoda al clima di festa. Le recentidichiarazioni del presidente LuisDurnwalder hanno infatti dato vocea un sentimento, quello antitaliano,diffuso in una fetta della popola-zione altoatesina. E pensare che, trale concessioni del Governo nazio-nale e un’ormai storica autonomiadi manovra, l’Alto Adige è una dellezone dove, già ben prima della pos-sibile approvazione della riforma fe-deralista, il benessere percepito (intermini di servizi pubblici e wel-fare, ma anche di occupazione la-vorativa) è maggiore, come dimo-strano rilevazioni recenti. PaoloBertolucci, che a Bolzano è capo-gruppo del Pdl in consiglio comu-nale, smentisce però in parte l’ideadi “isola felice”, riservando unastoccata finale a Durnwalder.

Qual è la vostra valutazionesulle linee guida del bilancio diprevisione 2011 del Comune?«È difficile dare una valutazione

sulle linee guida del bilancio 2011,visto che manca completamente unprogramma di giunta per il man-dato in corso (2010-2015), mal-grado siano già passati nove mesidall'insediamento di questa giunta.C’è il vuoto assoluto in termini diprogetto per la Bolzano del futuro».

Intanto, secondo l’Ire della Ca-mera di commercio di Bolzano, il2010 si è chiuso con una crescitanel numero di imprese. Comespiega questo incremento?«Il dato in se è da accogliere positi-vamente. C’è però da dire che l’eco-nomia altoatesina è fortemente as-sistita da contributi pubblici dellaProvincia, e che anche qui si è sen-tita fortemente la crisi occupazio-

nale nel mercato del la-voro; è quindi probabileche il mix di questi duefattori abbia spinto moltepersone a “mettersi in pro-prio”».

Il masterplan di Bol-zano ha ricevuto diverseattenzioni per le sue li-nee guida innovative. Sista procedendo nella giu-sta direzione? Quale de-

v’essere a vostro avviso il futurodella città sotto il profilo urbani-stico?«Le attenzioni ricevute sono dovuteprincipalmente all’effetto novità.Non credo però che questa sia ladirezione giusta per dare una pro-spettiva alla città. Il masterplan nonè altro che un libro dei sogni, conprogetti faraonici del tutto irrealiz-zabili: faccio l’esempio dei parchifluviali con molti nuovi edifici a usopubblico, che però presuppongonolo spostamento dell’autostrada, spo-stamento che non avverrà prima ditrent’anni, come dichiarato pubbli-camente dai vertici dell’A22. Bol-zano deve invece pensare a uno svi-luppo urbanistico, conl’individuazione di nuove aree nelpiù breve tempo possibile a favore

Per Paolo Bertolucci, capogruppo Pdl in consiglio comunale

a Bolzano, c’è un «vuoto assoluto» di progetti per il futuro,

dalla crisi occupazionale alla pianificazione urbanistica

Riccardo Casini

Paolo Bertolucci,

capogruppo Pdl in consiglio

comunale a Bolzano

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54 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

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Bolzano deve pensare a uno sviluppourbanistico, con l’individuazione di nuovearee a favore dell’economia e della residenza

� � dell’economia e della residenza. Deltutto assente inoltre è il tema dellaviabilità sia interna alla città cheesterna: non si offre nessuna solu-zione concreta al traffico che moltospesso risulta congestionato».

Recentemente ha dichiaratoche “non è possibile andareavanti con il masterplan e le va-rianti stralcio”, sottolineando alcontempo la necessità di avere unPuc. Perché?«Come detto, il masterplan è soloun libro dei sogni e non attiva nes-sun diritto a costruire e nessun pro-getto concreto. Le varianti stralciosono spesso dannose se si vuole darealla città uno sviluppo armonico eorganico. Ora come ora non visono certezze per chiunque vogliaottenere una licenza edilizia: deveinvece piatire un incontro con l’as-

sessore competente, senza nessunaevidenza pubblica. Il Puc è indi-spensabile per individuare con cer-tezza giuridica - certezza che il ma-sterplan non ha - le aree di sviluppoper industria, artigianato, terziarioe residenza. Il vecchio Puc è sca-duto nel 2005: oggi è della massimaurgenza elaborare un nuovo docu-mento di pianificazione urbanisticacomunale insieme alle categorieeconomiche, all’Istituto per l’edili-zia sociale e all’edilizia privata,coinvolgendo anche i Comuni con-finanti soprattutto per quanto ri-guarda la viabilità e il trasportopubblico».

Da esponente politico ma an-che da bolzanino, come ha va-lutato la posizione sulle cele-brazioni del 150esimoanniversario dell’Unità d’Italia

assunta da Durnwalder?«Reputo gravissime le affermazionidi Durnwalder. Stranamente unpolitico esperto e pragmatico comelui ha sottovalutato le reazioni cheavrebbero provocato quelle dichia-razioni nell’opinione pubblica lo-cale e anche al di fuori dei confiniprovinciali. Inoltre si tratta di pa-role pronunciate in un momentodelicato, considerato che alcunitemi locali sono oggetto di con-fronto e scontro tra i gruppi lin-guistici dell’Alto Adige: prendo adesempio la manifesta volontà dellaSvp (partito al quale tra l’altro ap-partiene Durnwalder) di cancellareattraverso una legge provinciale mi-gliaia di toponimi italiani. Pensoche quanto accaduto abbia sicura-mente fatto crollare l’indice di gra-dimento di Durnwalder».

FOCUS BOLZANO

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64 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

«L’assegno unico darà notevole spinta al principio

di sussidiarietà che coinvolgerà il pubblico e il privato

attraverso l’associazionismo familiare». Ecco i passaggi

chiave della legge nel commento di Ugo Rossi

Elisa Fiocchi

«Per parlare di legge bi-partisan occorre nonarroccarsi sulle ideo-logie della famiglia,

accendendo dibattiti ormai già af-frontati a livello nazionale e localeche vertono principalmente sull’arti-colo 1» spiega Ugo Rossi, assessorealla salute e politiche sociali della pro-vincia di Trento. «È necessario invecefare un passo indietro e attuare normeche possano offrire risposte pragma-tiche attraverso politiche per i figlicome il problema sul tasso di natalitànazionale in Italia che va affrontatocon provvedimenti specifici».

Quali sono gli elementi più al-l’avanguardia contenuti nella nor-mativa? «Si comincia dalle politiche struttu-rali con l’ambizione di incidere sulleaspettative della famiglia nella rea-lizzazione dei loro sogni e con dellepolitiche integrate che si suddivi-dono in politica sul reddito e sullacasa con 3 mila appartamenti desti-nati alle famiglie nel corso di diecianni. Poi un altro aspetto innovativoconsiste nel lavorare sui tempi delleaziende e sulle responsabilità che

pubblico e privato hannoverso il territorio».

Un unico assegno fami-liare per tutti gli interventie l’istituzione di uno spor-tello unico per il cittadino ela famiglia. Obiettivo: sem-plificare e integrare i tempidel territorio con i tempi divita. Come cambieranno leabitudini delle famiglie?«Saranno completamente ri-baltate: non sarà più infatti la famigliaa recarsi agli sportelli per eseguire lepratiche ma il sistema stesso a rivol-gersi alla famiglia per offrire i suoiservizi. Questo nuovo meccanismoaiuterà anche quei nuclei familiariche in molti casi non sono al cor-rente di tutte le attività e le risorse di-sponibili, accelerando così i processidi conoscenza. L’assegno unico darànotevole spinta anche al principio disussidiarietà che coinvolgerà il pub-blico e il privato attraverso l’associa-zionismo familiare»

Uno dei provvedimenti riguardail soddisfacimento della domandadi conciliazione riguardo ai serviziper i figli da 0 a 3 anni. E per i figli

più grandi quali tutele sono previ-ste dalla norma?«Prima di parlare dei figli più grandici tengo a sottolineare che la fascia0-3 anni raccoglie i servizi più co-stosi, dunque lavorare e prendereprovvedimenti significa compiereun passo strategico non solo a so-stegno delle famiglie ma anche delleimprese. I nostri interventi favori-ranno quelle donne che in molticasi erano costrette a lasciare il la-voro, diminuendo così il tasso didisoccupazione femminile moltoalto in Italia. E in parallelo sarà at-tuata una politica di sostegno delleimprese per agevolare l’occupazione.Sulle fasce di età prese in esame nella

Ugo Rossi, assessore alla salute e politiche sociali

della Provincia autonoma di Trento

Trentino, approvata la leggesulle politiche familiari

WELFARE

Page 37: Dossier Ta

Walter Viola

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 65

legge della famiglia è bene specifi-care che quella 3-6 anni era già co-perta al 100% oltre alle altre politi-che di sostegno per i giovani. Ciòche mancava erano normative in fa-vore dei 0-3 anni che andranno asostenere il tasso di natalità»

Se si ragiona in termini di “di-stretto famiglia”, diventa crucialeil ruolo svolto dal datore di lavoronell’agevolare le esigenze dei di-pendenti con figli a carico. Qualigaranzie chiedete?«Per parlare di distretto famiglia,occorrono tanti attori sul territoriocapaci di orientare il proprio servi-zio alla famiglia. Le iniziative in pro-gramma hanno suscitato molto en-

tusiasmo e spinto alla necessità dicertificare quelle che saranno defi-nite le aziende amiche della famigliaattraverso un processo di valuta-zione denominato “family audit”.Il punto chiave è far capire al-l’azienda che ci concilia sarà piùproduttiva rispetto a quelle che si ri-fiuteranno. Mentre per quanto ri-guarda il sistema pubblico si proce-derà all’assegnazione di punteggi alleorganizzazioni aderenti al progetto.Il nostro metodo si rifà a uno stan-dard tedesco proposto da AngelaMerkel che ha chiesto agli impren-ditori di essere creativi altrimenticostringeranno i leader politici a es-sere creativi per tutti».

Ma come si traducono le tutele digaranzia offerte dalle imprese?«Si tratta di un piano strategico, te-stato su una ventina di organizza-zioni, in cui particolare attenzione èrivolta agli orari di lavoro. Ad esem-pio, chi ha stabilito che bisogna ob-bligatoriamente entrare in aziendaattorno alle otto del mattino? È in-vece possibile puntare su progettiinnovativi come la “banca delle ore”che favorirà la solidarietà e la culturaaziendale. Esiste già un protocollonazionale in cui hanno aderito 50aziende e una quarantina a livellolocale. L’auspicio è che al progettopossano aderire sempre più impresein tutto il territorio».

Ugo Rossi

�Il nostro metodo si rifà a unostandard tedesco proposto daAngela Merkel che ha chiestoagli imprenditori di essere creativi

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WELFARE

66 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

La legge sulla famiglia, ap-provata quasi all’unanimitàdal consiglio provinciale diTrento è il frutto della fu-

sione di cinque disegni di legge aiquali hanno lavorato congiunta-mente maggioranza e opposizione.«I contenuti qualificanti della nuovalegge comprendono anche le propo-ste del Pdl, in particolare le mie e delcollega Morandini», sostiene il con-sigliere regionale del Pdl WalterViola.

Ma quali sono i provvedimenticruciali che hanno garantito la coe-sione d’intenti?«Consistono innanzitutto nell’impe-gnare la Provincia e gli altri enti localia sostegno dei progetti di vita deinubendi, delle giovani coppie e dellefamiglie con figli nel settore dell’edi-lizia abitativa. Viene poi concreta-mente affermato il valore sociale dellavoro del genitore quando, rinun-ciando temporaneamente all’impiegofuori della famiglia, decide di dedi-carsi alla cura del figlio nel primoanno di vita, ma anche la scelta dellemadri di non lavorare fuori casa, at-traverso interventi nel primo anno divita del figlio stesso in entrambi icasi. Inoltre vengono fortemente va-lorizzate e coinvolte le associazioni fa-

miliari e il terzo settore che favorisceil mutuo aiuto nel lavoro domestico,di cura familiare e delle persone an-ziane. Con altri interventi si favori-scono le attività formative rivolte allecoppie e ai genitori e per sostenerel’esercizio consapevole dalla mater-nità e paternità, vedrà la luce unaconsulta provinciale per la famiglia».

Quali cambiamenti concreti siattendono per i servizi socioedu-cativi, i contributi e le agevolazionialle famiglie numerose?«Tra gli aspetti più innovativi da noiintrodotti nella legge vi è la normache considera “famiglie numerose” inuclei con 3 o più figli, compreso ilconcepito. È riconosciuto a caricodella famiglia anche il figlio che nel-l’anno di riferimento percepisce unreddito personale inferiore a 6 milaeuro. Per abbattere i costi, a partiredal terzo figlio, queste famiglie go-dranno di particolari agevolazioninell’accesso ai servizi di mensa scola-stica e di trasporto scolastico, ma an-che di prolungamento d’orario nellescuole dell’infanzia. Gli aiuti copronoanche le spese per l’educazione dei fi-gli, mediche, sanitarie e socio-sanita-rie non rientranti nelle prestazionidel servizio sanitario provinciale. Ol-tre a prevedere un “ticket sanitario fa-

miliare” agevolato per tener contodei carichi familiari, la provincia po-trà concedere un contributo alle fa-miglie numerose per ridurre i costiconnessi agli oneri tariffari derivantidagli usi domestici».

Quali altri interventi in tema dipolitiche sociali sono necessari alterritorio? «Sottolineo la rilevanza della valuta-zione d’impatto familiare trasferitadalla legge sul welfare a questa nuovanormativa. Questa misura da me for-temente voluta e proposta ha loscopo di favorire una maggioreequità anche fiscale nei confrontidelle famiglie residenti in Trentino,

La legge approvata in Trentino accontenta anche il Pdl:

«Proposte recepite» afferma il consigliere regionale

Walter Viola. «Ora però serve una vera riforma della provincia»

Elisa Fiocchi

Sostegno bipartisana famiglie e natalità

Page 39: Dossier Ta

Ugo Rossi

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 67

pur entro i limiti delle competenzetributarie riconosciute alla Provin-cia. Il dispositivo ha un valore tra-sversale rispetto a tutte le politicheprovinciali, che non potranno piùtrascurare né un’attenzione preven-tiva alla famiglia quando si tratterà dipredisporre interventi legislativi eamministrativi, né una verifica expost che consenta di stimare i bene-fici o i danni causati alle famiglie dadeterminati provvedimenti. Questopermetterà di correggere le iniziativeperché rispondano realmente all’esi-genza di favorire e non diminuire ilbenessere delle famiglie».

Quali passi sono stati compiuti

finora per attuare concretamenteil principio di sussidiarietà?«Segnalo in particolare la riforma delwelfare, introdotta anche in questocaso con il nostro contributo deter-minante dalla legge 13 del 2007, lacui applicazione non è ancora opera-tiva perché i regolamenti di attua-zione delle norme, attesi nei pros-simi mesi, devono tener conto deltrasferimento delle competenze dallaprovincia alle comunità di valle inmateria di politiche sociali. In ognicaso la legge punta a realizzare neifatti il principio di sussidiarietà, cre-ando un sistema integrato di inter-venti a servizio delle persone e delle

famiglie realmente bisognose diaiuto. Si favoriscono anche con l’ero-gazione di contributi, le autonomeiniziative progettuali e concreta-mente realizzate in campo sociale daisoggetti del terzo settore con cuil’ente pubblico sottoscriverà appo-siti accordi di collaborazione e di co-ordinamento delle attività, indivi-duando tempi, modalità eresponsabilità nell'attuazione dei ri-spettivi compiti».

Porre fine all’invadenza soffo-cante della provincia nella vita so-ciale, culturale ed economica èparte del suo impegno politico.Quali sono le sue proposte per darevera centralità ai comuni e allevalli?«Da sempre il Pdl si batte in Trentinoper una vera riforma dell’ente pro-vinciale, che negli ultimi anni hamoltiplicato anziché ridurre la pro-pria sfera di influenza attraverso lacontinua proliferazione di enti e so-cietà il cui totale controllo è in manoalla giunta di centrosinistra alloscopo di consolidare ed estendere ilconsenso politico. I costi e la scarsatrasparenza democratica di questo si-stema vengono sempre più alla lucee rimangono il principale bersagliodelle nostre critiche che hanno finitoper incrinare anche i rapporti internialla maggioranza. Insisteremo,quindi, per superare l’attuale impo-stazione centralistica e autoreferen-ziale della provincia affinché avvengaun trasferimento effettivo (e non soloburocratico) di poteri e risorse ai ter-ritori formati però non solo dai co-muni e dalle comunità di valle, bensìanche dai privati e dai corpi socialiintermedi».

Walter Viola,

consigliere regionale

del Popolo della Libertà

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Proliferano enti e società il cui totalecontrollo è in mano alla giunta dicentrosinistra allo scopo di consolidareed estendere il consenso politico

Walter Viola

Page 40: Dossier Ta

WELFARE

68 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

«Tante buone intenzioni ma nessun riscontro concreto

per i grandi problemi come casa, lavoro, assistenza».

Franca Penasa commenta la legge sulla famiglia

approvata in Trentino

Elisa Fiocchi

La Lega Nord denuncia lamancanza di un coordina-mento reale all’interno dellalegge sulla famiglia che com-

porterebbe un rialzo dei possibili be-neficiari di contribuzioni. «È l’enne-simo manifesto elettorale di una giuntadi centrosinistra autonomista che, con-trollando tutta l’informazione, riesce afar passare ogni giorno messaggi tran-quillizzanti» sostiene Franca Penasa,consigliere della Lega Nord Trentino.«Anche le nostre famiglie, contraria-mente a quelle del vicino Alto Adige,stanno vivendo la crisi in maniera dav-vero preoccupante».

Quali sono dunque i rischi con-creti che si troveranno ad affrontarele famiglie trentine realmente biso-gnose?«Nonostante tutta una serie di buoneenunciazioni, non s’individua nellalegge un puntuale riscontro risolutivoper i grandi problemi delle famiglieche, come nel resto del paese, sonoquelli del lavoro, della casa, dell’assi-stenza dei bambini. Sono previste inol-tre concessioni di maggiori agevola-zioni sui servizi di mensa, trasporto eprolungamento dell’orario scolastico

per quelle famiglie che hanno più ditre figli: servizi che per quanto riguardala Lega Nord Trentino dovrebberoessere riconosciuti come misure com-pensative e quindi gratuite. Altri pas-saggi, come i sostegni economici per ilgenitore che si astiene dall’attività la-vorativa, non sono ancora definiti esono rinviati alla fissazione di criteripuntuali da parte della giunta provin-ciale. Anche in questo caso, il nostro ti-more è che questi criteri siano tali darendere inefficace il provvedimentoper le famiglie trentine».

Tra i punti discordanti c’è il bud-get stanziato dalla giunta per l’at-tuazione della legge.«La cifra del 2011 corrisponde a 5 mi-lioni di euro che a nostro parere sonodel tutto insufficienti per portare quelreale sollievo alle famiglie bisognose.Con i 5 milioni sarebbe stato megliocostruire qualche asilo nido in più etogliere il sistema Icef come elementovalutativo per la definizione della ta-riffa di accesso a tutti i servizi sociali escolastici».

L’innalzamento dell’indice Icefquanto graverà sull’economia dellefamiglie?

«Il sistema Icef ha praticamentetolto a moltissime famiglie tren-tine la possibilità di accedere, informa agevolata, a gran parte deiservizi in campo scolastico, sociale,della casa, dello studio e così via:proprio tutti quei servizi di cui ap-punto fruiscono le famiglie. Dettosistema però si è dimostrato unavera manna sia per chi l’ha inven-tato (trattasi di un complesso algo-ritmo matematico), sia per chi logestisce mediante lo sviluppo di ap-positi prodotti informatici (cheguarda caso, sono soci delle stessesocietà costruite con il sistema dellescatole cinesi) e non da ultimo peri patronati che fruiscono dell’istrut-toria delle domande di notevoli con-tributi pubblici. Con questo sistemasi è costruito un elemento di inge-gneria finanziaria del sistema delwelfare dove tutti questi soggetti cheerogano servizi sottraggono di fattoimportanti risorse pubbliche alla fi-nalità principale, ovvero quella dierogare servizi nel campo del socialeai singoli come alle famiglie, al mi-nor costo possibile, utilizzando almeglio i soldi delle nostre tasse».

Cinque milioni? Insufficientiper risollevare le famiglie

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cevendo il testimone dalla collega Ilaria Vescovi,oggi a capo di Confindustria Trento. Il cambiodi presidenza ci ha anche dato la possibilità diconfrontarci sulle tematiche di interesse co-mune. Innovazione, esportazioni e raggiungi-bilità sono i tre temi su cui AssoimprenditoriAlto Adige e Confindustria Trento intendono

78 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

VERSO I MERCATI ESTERI

Sinergie utiliallo sviluppoPer sostenere la crescita delle imprese del Trentino

Alto Adige occorre snellire la burocrazia e ridurre

la pressione fiscale. A sostenerlo è Stefan Pan

che illustra la situazione economica del territorio

Nicolò Mulas Marcello

Sviluppare progetti per il bene comunedelle imprese trentine e altoatesine è laformula che intende adottare StefanPan, neo presidente della Federazione

regionale degli industriali del Trentino AltoAdige per incentivare la crescita delle aziende delterritorio. «È importante – sostiene Stefan Pan– trovare proficue sinergie e proporre soluzionicongiunte per raggiungere gli obiettivi chestanno a cuore agli imprenditori sia dell’AltoAdige che del Trentino. Tra questi ricoprono si-curamente un posto rilevante lo snellimentoburocratico e la riduzione della pressione fi-scale per i cittadini e le aziende. Uno studio ela-borato di recente dalla Banca Mondiale in col-laborazione Life e la società di consulenza PriceWaterhouse Coopers dimostra che in Italia laquota di tasse e oneri sociali sugli utili si attestasul 68,6%. Questa percentuale estremamentealta è fortemente condizionata soprattutto dalleimposte e dalle tasse che gravano sul fattore la-voro. Ciò assegna all’Italia la posizione 167 a li-vello mondiale. Il valore medio europeo si aggirasul 44,2%, a livello mondiale la media è sul47,8%, in Germania sul 48,2%».

Qual è lo stato di salute delle imprese delTrentino Alto Adige e quali sono i principalifabbisogni per le imprese delle due provincedi Trento e Bolzano? «Da poche settimane ho assunto la presidenzadella Federazione regionale degli industriali, ri-

Stefan Pan, presidente

di Assoimprenditori Alto

Adige e della

Federazione

degli industriali

del Trentino Alto Adige

Page 43: Dossier Ta

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 79

Stefan Pan

focalizzare l’attenzione comune in quanto sonodi importanza strategica per le aziende delledue province».

Per quanto riguarda l’internazionalizza-zione qual è il grado di propensione versol’estero da parte delle imprese regionali?«Soprattutto le imprese medie hanno ancoraun grande potenziale da sfruttare: attualmentemeno di un terzo di queste aziende opera nel-l’export. È importante offrire supporti alle im-prese in modo tale che possano riuscire ad ac-cedere anche a mercati extraprovinciali.Esportare con successo è una grande sfida perun’impresa e richiede sicuramente una certa or-ganizzazione interna. Attualmente buona partedelle grandi aziende (con 50 e più addetti) ope-rano su mercati stranieri. Tra le piccolissimeimprese (con meno di 5 addetti), invece, laquota delle aziende che esportano raggiunge -

almeno in Alto Adige - appena il 5%. Anche trale imprese medie (da 5 a 49 addetti) si registragrande potenziale per aumentare le esporta-zioni. È necessario, quindi, offrire alle aziende,in particolare a quelle medio-piccole, il sostegnoe la collaborazione per affrontare anche i mer-cati esteri. A tale proposito è di importanzastrategica e fondamentale l’attività che l’Orga-nizzazione Export Alto Adige sta svolgendo perle aziende altoatesine. A livello regionale negliultimi anni il volume delle esportazioni rispettoal Pil si attesta sia in provincia di Trento che inquella di Bolzano su circa il 20%. Dobbiamofare tutto il possibile per aumentare tale per-centuale».

Ricerca e innovazione. Le aziende hannoinvestito su questi fronti nonostante la crisieconomica? «Ricerca e innovazione sono di fondamentaleimportanza per il futuro sviluppo economicodel Trentino Alto Adige. Sicuramente le aziendelocali hanno investito e fatto molto in questianni per non farsi trovare impreparate dalla finedella crisi, nella nostra regione c’è però ancoramolto da recuperare nel campo della ricerca edello sviluppo (R&S) e dell’innovazione azien-dale. Il rafforzamento delle attività di R&S e diinnovazione nelle aziende è un punto chiave de-terminante per assicurare la futura competitivitàdell’economia. È innanzitutto necessario creareun ambiente favorevole all’innovazione. Ciòpresuppone una forte cultura dell’innovazione,specialisti e incentivi da parte dell’ente pub-blico. Soprattutto, occorrono imprese che fac-ciano innovazione, sviluppando nuovi prodottida introdurre sul mercato, nuovi sistemi pro-duttivi e nuovi processi».

La giunta provinciale di Bolzano ha de-ciso di riservare ai progetti di ricerca e inno-vazione una dotazione finanziaria di 19 mi-lioni di euro. Come verranno distribuitiquesti fondi? «Assoimprenditori Alto Adige ha indubbia-mente accolto con favore la decisione dellagiunta altoatesina di riservare ai progetti di ri-cerca e innovazione tale dotazione finanziaria.L’incentivazione di ricerca e sviluppo è di im-portanza strategica e a tale proposito il sostegno

Il volume di esportazionirispetto al Pil

sia per le impresedella provincia di Bolzano che

per quella di Trento

EXPORT20%

TASSE 68%

La quota di tasse e oneri sociali

sugli utili in Italiasecondo uno studio

della Banca Mondiale

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80 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

nell’erogazione dei contributi».Parliamo di viabilità. Re-

centemente lei ha affermatoche l’arginale necessita inter-venti. Cosa occorre fare permigliorare le infrastruttureviarie della regione?«L’accessibilità è un bene pub-blico, un importantissimo fat-

tore competitivo e di localizzazione per l’eco-nomia ed una condizione fondamentale per lagaranzia e la qualificazione dei posti di lavoro.L’accessibilità dell’Alto Adige, però, è relativa-mente carente sia per quanto riguarda i tra-sporti stradali, sia per quelli ferroviari e soprat-tutto aerei Tale carenza è confermatarecentemente anche da uno studio dell’Istitutodi ricerca svizzero “BAK Basel Economics“, chein merito all’accessibilità pone l’Alto Adige al-l’ultimo posto a confronto delle regioni e pro-vince confinanti. Per questo motivo Assoim-prenditori Alto Adige collabora al cosiddetto“Tavolo di lavoro sull’accessibilità“ attivato loscorso anno dalla Camera di commercio di Bol-zano per migliorare l’accessibilità dell’AltoAdige. Questo gruppo di lavoro ha elaborato unpiano a lungo termine per affrontare le sfide delfuturo che la nostra Associazione condividecompletamente. Per quanto concerne il tra-sporto di persone, deve essere sistematicamenteincrementato l’utilizzo dei mezzi pubblici, qualiautobus, ferrovia e aereo».

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Occorrono imprese che facciano innovazione,sviluppando nuovi prodotti da introdurre sul mercato

� � diretto alle aziende è particolarmente significa-tivo. Lo ha anche confermato un recente studiodella Camera di commercio di Bolzano. Proprioin periodi segnati dalla riduzione dei bilancipubblici bisogna investire in quei campi chepossono dare il maggiore valore aggiunto. L’ef-fetto moltiplicatore del sostegno all’innovazioneè enorme, come tra l’altro è emerso da una ri-cerca dell’Istituto Kmu Forschung Austria sul-l’impatto dei progetti finanziati dalla “Societàaustriaca per la promozione della ricerca” (For-schungsförderungsgesellschaft – FFG): 1 Euroinvestito in ricerca e sviluppo genera 19 Euro difatturato aggiuntivo e ben 17 Euro di fatturatorelativo all’export. Lo stanziamento della Giuntaprovinciale è rivolto a sostenere progetti speci-fici legati all’innovazione e promossi sia da entidi ricerca che da imprese da erogare in parte conil tradizionale sistema dei contributi e in partecon i bandi. In tale contesto attendiamo con fi-ducia l’approvazione della nuova legge sull’in-novazione che dovrebbe snellire la burocrazianell’iter delle domande e introdurre tempi certi

VERSO I MERCATI ESTERI

Page 45: Dossier Ta

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 81

Ilaria Vescovi

Un terzo del fatturato totale delle imprese trentine è rappresentato dall’export.

A sostenerlo è Ilaria Vescovi, presidente di Confindustria Trento, che illustra tutti i progetti

che l’associazione ha in cantiere

Nicolò Mulas Marcello

Uno sguardo all’esteroper la crescita delle imprese

A sinistra Ilaria Vescovi,

presidente di

Confindustria Trento

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Sono circa 800 gli asso-ciati di ConfindustriaTrento. L’associazionedegli industriali mette

in atto iniziative per promuo-vere la loro presenza sui mer-cati esteri. «Attraverso Con-findustria – spiega IlariaVescovi, presidente di Confin-dustria Trento – abbiamo isti-tuito un consorzio che sichiama Trentino Export, chesegue tutte le tematiche legateall’internazionalizzazione. Inquesti ultimi due anni questoconsorzio ha raggiunto già ri-sultati molto incoraggianti».

Qual è il grado di interna-zionalizzazione delle imprese

di Confindustria Trento?«Le aziende trentine espor-tano circa un terzo del fat-turato totale, quindi, se ilfatturato totale è di circa10 miliardi, le esporta-zioni delle nostre associatevalgono circa 3 miliardi,

prevalentemente sulmercato tede-sco e statuni-tense. Uno deidati miglioridel 2010 ri-

spetto al 2009 è proprio la percentuale di cre-scita dell’export che è stata intorno al 18%.Stanno migliorando anche le esportazioni neipaesi emergenti come Cina, Russia, Brasile, gra-zie anche a molte nostre iniziative».

Innovazione ed export sono due punticardine dello sviluppo delle imprese. Suquesto fronte come si sta muovendo Con-findustria?«Oltre a essere due punti cardine dello sviluppodelle imprese sono stati proprio due punti fon-damentali del mio mandato. Abbiamo lavoratomoltissimo su questi due temi e anche sull’in-ternazionalizzazione, con il potenziamento delleiniziative del nostro consorzio e con una azioneforte nei confronti del governo provinciale in

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«Come un po’ in tutto il restodell’Italia, il problema del cre-dito è uno dei più pressanti.Devo dire che noi in Trentinoabbiamo avuto Confidi Im-presa che si è mosso bene ed èstato molto presente. Inoltreabbiamo siglato, con il nostrocomitato Piccola industria, ac-cordi di collaborazione impor-tanti con i principali istituti dicredito. I fabbisogni credosiano un po’ quelli di tutti:procedere con investimenti suinnovazione e anche su l’orga-nizzazione interna».

Per quanto riguarda l’oc-cupazione qual è la situa-zione per la provincia diTrento?«Qui, per fortuna, la situazionea quasi due anni dalla crisi èsotto controllo. Abbiamo an-che noi usufruito di molte oredi cassa integrazione: circa 3milioni di ore sia nel 2009, incui quella ordinaria è statamaggiore, che nel 2010, anno

in cui quellastraordinaria èstata più utilizzata. Però non ci sono state si-tuazioni di perdita permanente di posti di la-voro, siamo quindi riusciti a mantenere presso-ché inalterata l’occupazione in provincia diTrento nel comparto industriale. Anche perquesto va dato atto agli imprenditori che hannodimostrato un grande senso di responsabilità,perchè per noi il patrimonio umano è quello piùimportante. E poi c’è stata un’attenzione daparte del governo provinciale che ha messo incampo strumenti per riuscire, e mi riferisco allamanovra anticrisi del 2009, a mantenere questasituazione occupazionale stabile. Così come ilsindacato ha agito in modo molto responsa-bile, per cui si è creato un grande lavoro disquadra sul territorio che ha permesso e per-mette a oggi di essere ancora in una situazionedi stabilità».

82 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

VERSO I MERCATI ESTERI

quanto abbiamo una legge unica sull’economiache prevede incentivi e agevolazioni a sostegnodell’internazionalizzazione. In particolare que-ste sono rivolte alla partecipazione alle fiere enoi abbiamo chiesto che queste agevolazionifossero particolarmente importanti per le fiereinternazionali, che sono quelle più difficili. Leimprese che non esportano fanno un po’ più fa-tica a sostenere queste spese, anche perché lefiere sono molto costose. Per quanto riguardal’innovazione invece, con un accordo che io hodefinito storico, siamo riusciti con uno dei no-stri centri più importanti qui in Trentino, cheè la fondazione Bruno Kessler - di cui è vice-presidente uno dei nostri componenti digiunta, Giulia Bonazzi - a siglare una intesa dicollaborazione dei ricercatori della fondazione.Questi ricercatori sono presenti stabilmente aPalazzo Stella, presso la nostra sede, proprio persoddisfare in presa diretta le esigenze e le do-mande poste dalle nostre aziende. Anche suquesto in pochissimi mesi siamo arrivati già apiù di una sessantina di collaborazioni avviate,con grandissima soddisfazione da parte no-stra».

La crisi non ha risparmiato neanche le im-prese trentine. Quali sono i principali fab-bisogni delle aziende nel territorio?

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Stanno migliorando le esportazioninei paesi emergenti come Cina,Russia, Brasile

Page 47: Dossier Ta

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 83

Ilaria Vescovi

L’incremento dell’exportper le imprese trentine

nel 2010 rispettoall’anno precedente

EXPORT18%

OREmnl

Il numero di ore di cassa integrazione di cui hanno usufruito

le imprese trentine sia nel 2009 che nel 2010

Su quali progetti sta lavorando attual-mente Confindustria Trento?«Proprio ieri abbiamo organizzato un semi-nario molto importante qui a Trento conospite il vicepresidente di Confindustria AldoBonomi sul tema delle reti d’impresa. Stiamo,da qualche mese, puntando molto su questanuova forma contrattuale. Io stessa sto fa-cendo un giro di riunioni comprensoriali -noi in Trentino siamo divisi in 11 compren-sori - per spiegare questa forma di alleanza,di congregazione. Abbiamo istituito in asso-ciazione un servizio apposito proprio dedicatoal tema delle rete e inoltre anche qui, nellalegge unica dell’economia, siamo riusciti conl’assessorato a destinare delle risorse specificheal tema delle reti d’impresa che credo a giorni,

o in settimana, dovrebbe essere oggetto divalutazione da parte del governo provinciale».

Il suo mandato come presidente dellaconfederazione che si è appena conclusopossiamo stilare un bilancio?«Da sempre la collaborazione con gli im-prenditori altoatesini è molto buona, fre-quente, continua. Per cui i temi su cui gene-ralmente ci concentriamo sono leinfrastrutture, l’innovazione, l’internaziona-lizzazione. Abbiamo, su entrambi i territori,strutture molto qualificate per cui cerchiamodi razionalizzarle, di metterle insieme. Adessoper quanto riguarda i servizi delle associa-zioni stiamo cercando, se è possibile, di met-tere in campo collaborazioni che vadano poia vantaggio degli associati».

��Nel comparto industriale siamo

riusciti a mantenere pressochéinalterati i posti di lavoro in provincia di Trento

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84 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

VERSO I MERCATI ESTERI

Le piccole imprese trentine, a fronte della crisi economica, hanno mostrato maggiore

interesse per i mercati internazionali. Graziano Molon, direttore di Trentino Sprint,

spiega le difficoltà ma anche le opportunità che offre l’internazionalizzazione

Nicolò Mulas Marcello

sapevolezza di una necessità di approcciarsi aimercati esteri per compensare quelle che sono lecapacità nazionali. Ci sono però anche diffi-coltà oggettive rispetto alle dimensioni».

Lei ha affermato che «la struttura impren-ditoriale trentina presenta alcune peculiaritàche rendono più complesso l’approccio aimercati internazionali». In cosa consistono?«Di fatto sicuramente le dimensioni aziendaliche sono prevalentemente piccole. Non esi-stono veri e propri distretti o cluster di impresasul classico modello del Nordest con l’ecce-zione forse di due realtà grandi che sonol’agroalimentare con i due poli importanti delvino e delle mele che sono le due più grandiproduzioni regionali e dall’altra il polo del la-pideo in particolare per quanto riguarda la la-vorazione del porfido e delle pietre trentine.Tutto il resto è parcellizzato in piccolissimequote e suddiviso tra i vari settori merceologiciper cui Ict, meccanica e altre realtà. Un datoche fa riflettere è che oltre il 50% dell’exporttrentino è concentrato principalmente su circauna decina di imprese, il resto ancora unavolta è suddiviso in piccole quote. Per cui tro-viamo una grossa polarizzazione delle impresepiù grandi e una parcellizzazione del resto.Queste caratteristiche oggettive del Trentinodanno, rispetto a quella fascia che ha poten-zialità, più problematiche rispetto a un ap-proccio organico all’internazionalizzazione».

Tra gli strumenti e i servizi avanzati offertialle imprese da parte di Trentino Sprint per

Il quadro dell’economia trentina può con-tare su diverse aziende o società che pro-muovono, attraverso le loro iniziative,l’internazionalizzazione delle imprese del

territorio. Tra queste c’è Trentino Sprint, aziendaspeciale della Camera di Commercio di Trento.«L’internazionalizzazione – sostiene GrazianoMolon, direttore di Trentino Sprint – è fonda-mentale e deve essere una forma mentis, quindiun approccio mentale con il quale l’imprendi-tore stesso si pone l’obiettivo di considerarel’internazionalizzazione non una quota aggiun-tiva del suo lavoro ma una quota costitutiva e

cioè una dimensione che deve essere co-stitutiva della sua azienda».

In uno scenario economicoglobale difficile come quello chestiamo vivendo, sempre di più an-che le piccole imprese stanno pen-sando a politiche di internaziona-lizzazione. Qual è la situazione per

quanto riguarda il Trentino?«Dopo la crisi anche le imprese più

piccole si sono orientate versoi mercati internazionali.

Per il Trentino la pre-valenza è delle piccoleimprese che hanno unalimitata esperienza in-ternazionale. C’è sicu-ramente da parte loropiù interesse, inten-zione e maggiore con-

Occasioni di sviluppoper l’economia trentina

Graziano Molon,

direttore di Trentino

Sprint

Page 49: Dossier Ta

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 85

Graziano Molon

affrontare le sfide dei mercati globali c’èanche la formazione. Come si concretizzaquesto aspetto? «La formazione è un aspetto basilare proprioperché l’alfabetizzazione del concetto di in-ternazionalizzazione e quindi di comunicarealle imprese quanto sia necessario farlo è fon-damentale. Abbiamo la fortuna, come aziendaspeciale, di avere i colleghi dell’altra aziendaspeciale della Camera di Commercio diTrento, Accademia d’Impresa, che si occupa

prevalentemente di formazione. Con loro or-ganizziamo per le imprese trentine i corsi dibasi che riguardano i contratti internazionali,le controversie internazionali, le partecipazionialle fiere, i rapporti del credit con l’export e letematiche finanziarie dell’internazionalizza-zione. Quindi tutto ciò che riguarda gli ap-procci tecnici ma sempre a un livello di base.Poi abbiamo anche quelle che possono esserele rappresentazioni paese ovvero quelle inizia-tive che avvicinano la distanza tra i paesi. Perquesto facciamo anche attività di “countrypresentation”».

Quali sono i principali progetti e attivitàin corso e quelli in programma per il futuroda parte di Trentino Sprint? «Ci sarà sicuramente un’intensa attività fieri-stica che vede la presenza a tutti i più grandiappuntamenti internazionali dell’agroalimen-tare, del lapideo e dei comparti dell’edilizia edel legno. Poi abbiamo un’attività di missioneche ci vedrà in Polonia con la provincia auto-noma di Trento per un’importante iniziativa dipromozione del sistema trentino. Saremo inol-tre presenti al Vinitaly e parteciperemo allafiera Pro Wine di Dusseldorf. Siamo appenastati a gennaio alla fiera Stone Expo di Las Ve-gas in collaborazione con Verona Fiere perpromuovere le pietre trentine. Ci sarà unanuova missione che ci vedrà a Taiwan e a dal16 al 22 marzo ci sarà la fiera internazionaledell’artigianato a Monaco con 9 aziende delterritorio».

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Oltre il 50% dell’exporttrentino è concentratoprincipalmente su circa una decina di imprese

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88 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

GRANDE DISTRIBUZIONE

mento di strutture commerciali già esistenti.Oggi però la paura di molti è quella di una suarevisione, una possibilità in effetti originaria-mente prevista dopo due anni. Ma ThomasWidmann, assessore all’Economia e al com-mercio della Provincia di Bolzano, rassicura chiteme uno squilibrio a svantaggio dei piccoliesercenti.«La rete commerciale dellaProvincia di Bolzano – spiega– si compone di piccole, me-die e grandi strutture di ven-dita. È molto importantemantenere un costante equili-brio tra queste tipologie di negozi. Questo sirende possibile attraverso una mirata e pun-tuale programmazione della grande struttura divendita, e quindi della grande distribuzione, in

La recente aperturadel centro commer-ciale “Twenty” aBolzano ha rinfoco-

lato la polemica sullo sviluppodella grande distribuzione inAlto Adige. Il piano provin-ciale per le grandi strutture divendita, approvato nel 2009 evalido per 5 anni, prevedevain totale 42.737 metri quadriulteriori di superficie per lavendita, di cui 29.916 desti-nati alla grande distribuzione(di questi 20mila erano riser-vati proprio al nuovo centrocommerciale di Bolzano) e irestanti 12.821 all’amplia-

L’assessore Thomas Widmann interviene sullo sviluppo della grande distribuzione

nel Bolzanino: «Il negozio di vicinato offre un prezioso servizio, ma il commercio

è il settore più dinamico dell’economia e un certo sviluppo è necessario»

Riccardo Casini

Megastore, serve equilibrio

A sinistra, Thomas Widmann,

assessore all’Economia

della Provincia di Bolzano.

In alto e nella pagina

a fianco, due immagini

del centro commerciale

“Twenty”

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TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 89

Thomas Widmann

modo che questa non vada aincidere negativamente sulprezioso servizio che offre ilnegozio di vicinato. È quindimia intenzione mantenereinalterato, anche in futuro,questo equilibrio attraverso lalegge urbanistica e l’applica-zione del Piano provinciale perle grandi strutture di vendita,cioè di quelle strutture chehanno una superficie di ven-dita superiore a 500 metri qua-dri».

Ma come risponde alle ac-cuse e alle preoccupazioni dichi parla di un loro aumentoindiscriminato negli ultimi anni?«In totale abbiamo circa 7mila punti venditacon circa 750mila metri quadri di superficie e,nonostante ci sia stato un incremento dellegrandi strutture di vendita, è rimasto invariatol’equilibrio tra queste ultime e quelle piccole emedie. La preoccupazione è infondata, inquanto posso assicurare che il sostegno alle pic-cole strutture di vendita e al commercio di vi-cinato sarà tra gli obiettivi principali dellagiunta provinciale. Attraverso l’applicazionedel piano commerciale abbiamo il completocontrollo dell’andamento delle superfici di ven-dita. Devo aggiungere che il commercio è cer-tamente il settore più dinamico dell’economiae un certo sviluppo è necessario per soddisfarele richieste da parte del cliente».

A questo proposito, il piano provincialevarato nel 2009 prevedeva 42.737 metri qua-dri ulteriori di superficie per la vendita. Ilpiano ha validità di cinque anni, ma è pre-vista la possibilità di revisioni dopo due.Pensate sia necessario apportarvi qualchemodifica alla luce dello sviluppo del settorenell’ultimo periodo?«Il piano provinciale per le grandi strutture divendita prevede fin dall’inizio una sua valuta-

zione nel corso della sua validità anche per po-ter apportare eventuali correttivi. Quindi, sesarà necessario, si potrà prevedere qualche mo-difica pur rimanendo entro i limiti previsti nelpiano».

In che modo è possibile preservare unequilibrio tra grande distribuzione e piccolinegozi nei centri abitati?«Come ho già detto, è possibile solo grazie auna rigida disciplina urbanistica e attraverso laprogrammazione, avvalendosi del Piano pro-vinciale per le grandi strutture di vendita».

Il “Twenty” è l’ultimo nato. Quale ap-porto potrà dare questa struttura al com-mercio della Provincia?«Si tratta di una struttura nuova, con un’offertadiversa per la città con nuovi negozi. Alla lucedel grande afflusso di gente, sono dell’opinioneche questa struttura contribuirà sicuramente afar crescere i consumi evitando che certi flussicommerciali migrino all’estero, soddisfando inloco la domanda dei clienti».

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Con l’applicazione del piano provincialeabbiamo il completo controllodell’andamento delle superfici di vendita

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90 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

«Nonostante la pressione fi-scale, la burocrazia e l’au-mento dei servizi online,nel 2010 il commercio al

dettaglio in Alto Adige si è mantenuto sta-bile». Lo dice Walter Amort, presidente del-l’Unione commercio turismo servizi, impe-gnato da diversi mesi in una battaglia perpreservare «un equilibrio» (per usare le sue pa-role) tra grande distribuzione e negozi piccolie medi. «Le strutture di vendita – spiega –sono equamente differenziate e hanno rag-giunto un equilibrio che ancora regge conefficacia. È comunque necessario analizzare lasituazione nel dettaglio, perché molto di-pende dalla capacità di attrazione della zonae della località specifica. Abbiamo situazionidi calo netto e situazioni di incremento. Nelcomplesso, quindi, il giudizio è positivo manon in relazione a tutto il territorio».

Quali segnali stanno arrivando dai saldidi fine stagione?

«Bisogna innanzitutto premettereche, rispetto a cinque anni, fa laloro importanza è calata, per-ché sono aumentate le possibi-lità di effettuare vendite stra-ordinarie. Ciononostante isaldi continuano a rappresen-

tare un’importante occasione didare fondo al proprio magaz-

zino. In Alto Adige siamoparticolarmente sod-disfatti di essere riu-sciti a mantenere unadata fissa, perché ciò

rappresenta un eccellente segnale di marke-ting specialmente per i piccoli che non pos-sono permettersi grandi campagne pubblici-tarie».

Che ruolo ricopre oggi la grande distri-buzione all’interno del comparto del com-mercio provinciale?«La grande distribuzione è già ampiamentepresente, e cerca di conquistare ulteriore po-sto con la forza. È invece fondamentale riu-scire a mantenere l’equilibrio con le medie epiccole strutture: in caso contrario sarà diffi-cile soddisfare tutte le esigenze di consumodella nostra provincia, che presenta una strut-tura assai varia. Crediamo che sia giunto ilmomento di dire basta all’espansione scrite-riata della grande distribuzione che, sul no-stro territorio, ha sicuramente raggiunto il li-vello massimo di sopportazione».

Qual è il vostro timore?«I rischi sono principalmente due: da un latoquello di perdere la vivacità e la varietà delcommercio al dettaglio, e dall’altro quello didanneggiare il commercio di vicinato, nonsolo dei paesi ma anche dei rioni cittadini.Con il proliferare delle grandi strutture siperdono i piccoli e le vie si trasformano in de-serti».

Secondo l’Istituto di ricerca economicadella Camera di commercio, il clima di fi-ducia dei consumatori registrato a gennaionon è aumentato rispetto a ottobre 2010.Come si concilia questa sorta di “pru-denza” con l’aumento di strutture di ven-dita?«Questo è un punto nevralgico: viviamo in

Walter Amort, presidente dell’Unione commercio Alto Adige, è da tempo

impegnato in difesa di un equilibrio tra grande distribuzione e piccoli negozi:

«in un mondo di profondi cambiamenti il servizio sotto casa diventa

sempre più importante»

Riccardo Casini

GRANDE DISTRIBUZIONE

Walter Amort,

presidente dell’Unione

commercio turismo

servizi Alto Adige

Attrattività al centro

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TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 91

un mondo di profondi cambiamenti, au-mentano le vendite online, i prezzi sono con-frontabili, i clienti si informano prima di ac-quistare e, in conseguenza di tutto ciò, laprossimità dell’esercizio diventa un argo-mento di grande forza, perché il servizio sottocasa diventa sempre più importante. Il climadi fiducia dei consumatori ha naturalmenteanche a che fare con le insicurezze della fi-nanza e delle guerre che viviamo da vicino. Equesti sono problemi che crediamo non sipossano risolvere con la grande distribuzione,ma con un’attenta politica di strutturazionedel commercio al dettaglio finalizzata a man-tenere il servizio vicino alla gente».

In che modo possono competere i nego-zianti dei centri storici con la grande di-stribuzione? In quali direzioni dovrebberosvilupparsi le loro attività? «È importante che non ci siano eccessivi svi-luppi all’esterno delle città, perché in casocontrario la frequenza dei clienti si riduce afavore delle periferie. I centri non possono vi-vere soltanto con i turisti, ma devono man-tenere un mix interessante per riuscire ad at-tirare anche il cliente abituale locale. Servononaturalmente delle azioni mirate di marke-ting, e ci vorrebbe anche una maggiore sen-sibilità dei comuni sull’importanza di ammi-nistrare un centro abitato vivo e attivo. ComeUnione commercio stiamo portando avantiprogetti che puntano alla costruzione di cen-tri vitali e, in questo, la Provincia ci sostiene.Ribadisco però che, se non sarà posto unfreno al proliferare delle grandi strutture,tutte le azioni a favore della vivacità dei cen-tri risulteranno inutili. Questo è il principioin cui crediamo e a favore del quale organiz-zeremo il maggior numero possibile di azionidi sensibilizzazione per far sentire al citta-dino l’importanza delle strutture di commer-cio al dettaglio nei nostri centri».

Walter Amort

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La grande distribuzione è già ampiamentepresente, ma è fondamentale mantenerel’equilibrio con le medie e piccole strutture

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GRANDE DISTRIBUZIONE

Ha rappresentato il pomo della di-scordia, tra gli altri, tra ammini-strazione provinciale e associazionidi categoria. Alla fine il centro

commerciale “Twenty” ha aperto i battenti in viaGalilei a Bolzano, anche se una serie di polemi-che (da quella sui numeri civici ai ricorsi controla concessione delle licenze) ne hanno accom-pagnato le fasi di gestazione. Oggi, a qualchemese dalla sua inaugurazione, facciamo il puntodella situazione con l’imprenditore GiovanniPodini, a capo della Podini Holding che ne hacurato la realizzazione e oggi sta gestendo le li-cenze di vendita al suo interno.

A pieno regime “Twenty” dovrebbe ospitare20 esercizi. Come procede l’assegnazione de-gli spazi di vendita? Quando è auspicabileprevedere il loro riempimento?«Procede bene. In base alle sentenze del Consi-glio di Stato abbiamo le licenze necessarie e abreve apriremo quattro ristoranti e alcuni nuovinegozi».

In che modo stanno influendo sull’asse-gnazione i ricorsi presentati da alcuni marchicome Trony?«Siamo fiduciosi per quanto riguarda i ricorsi, econfidiamo di ottenere la ragione. I casi Trony eil nostro non sono assolutamente paragonabili alivello legale».

Quale indotto in termini occupazionali e di

giro d’affari può creare questo centro com-merciale una volta a pieno regime?«A regime prevediamo oltre 400 persone impie-gate, a fronte di un investimento complessivo in-torno ai 70 milioni di euro. Sono già alcunianni che stiamo lavorando con circa 200 per-sone. E ci teniamo a specificare che abbiamo ap-paltato i lavori solo ad aziende locali».

Recentemente in provincia di Bolzano si èaccesa una polemica sull’aumento delle su-perfici di vendita per la grande distribuzione.Unione di commercio e Confesercenti hannoparlato di uno sviluppo incontrollato chemette a rischio le attività dùli esercenti deicentri storici. Come si può conciliare que-st’ultima con la presenza dei grandi centricommerciali nelle periferie? Perché nel Bol-zanino l’edificazione di megastore ha sempresuscitato polemiche?«Il centro commerciale va incontro alle esigenzedelle persone, è quanto da loro richiesto: bastavedere quanti bolzanini vanno nei centri com-merciali di Innsbruck, Affi o altri. L’offerta delcentro commerciale è un’integrazione all’offertagià esistente e non, come paventato da certe as-sociazioni, una sostituzione di tale offerta. Èchiaro e comprensibile che una famiglia preferi-sca andare a comprare dove ha a disposizione unparcheggio comodo e dove può trovare più pro-dotti nello stesso complesso».

Tra licenze e nuove apertureTwenty si consolidaIl centro commerciale di via Galilei a Bolzano

ha inaugurato da alcuni mesi ma non è ancora

riuscito a riempire tutti gli spazi di vendita,

a causa anche di qualche ricorso. Il suo promotore,

l’imprenditore Giovanni Podini, guarda

però al futuro con fiducia

Riccardo Casini

Giovanni Podini,

imprenditore a capo

della Podini Holding

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Oltre 1.600 occupati, 53 filiali ecirca 150 dettaglianti associati:sono questi i numeri di Despar inTrentino Alto Adige, presenza che

rende Aspiag Service (l’azienda facente parte delconsorzio e che si occupa dell’area Nordest)«uno dei principali datori di lavoro privati dellaregione», come sottolinea il suo direttore mar-keting, Francesco Montalvo.

Anche nel 2010 il vostro fatturato è risul-tato in crescita (+4,12% rispetto all’anno pre-cedente). Quali sono i punti di forza su cui hapuntato Despar Nordest per raggiungere questi risultati in unperiodo di crisi economica e dei consumi?«I risultati sono prima di tutto il frutto del lavoro quotidiano dei6.330 collaboratori diretti di Despar Nordest, donne e uominiche vengono dal territorio e lavorano ogni giorno per soddisfarlo.Abbiamo cercato di affrontare la difficile situazione economicarestando fedeli alla nostra voglia e capacità di innovare e ricercaresempre soluzioni per soddisfare le esigenze dei nostri clienti, senzadimenticare l’impegno di tutelare sempre e comunque il loro po-tere di acquisto. Credo che uno dei nostri punti di forza sia an-che la capacità di differenziare i format di negozio, variando lesuperfici e l’ampiezza assortimentale ma restando sempre rico-noscibili, così come il continuare a puntare sui negozi di vicinato:siamo un’azienda consapevole di essere diventata grande grazieai piccoli supermercati, ai dettaglianti associati».

Qual è il legame con il territorio trentino e altoatesino?Sono in programma nuove aperture?«In Alto Adige puntiamo molto alla riqualificazione di nostri puntivendita già esistenti nei centri storici, come avverrà a Merano sottoi portici o a Bolzano, con l’apertura del primo Eurospar. E stiamoadottando anche nuovi format come il convenience store DesparExpress, pensato proprio per contesti di questo tipo. Per quantoriguarda le nuove aperture vere e proprie, abbiamo in corso unprogetto a Merano, nel contesto del complesso commerciale e re-sidenziale che sta sorgendo nell’area dell’ex Fruma. Nel medio-lungo termine stiamo progettando poi ulteriori iniziative a Bol-zano, Laives, Bressanone, Trento e Rovereto, tutte all’interno diinsediamenti residenziali già esistenti. Per quanto riguarda il Tren-

Differenziare i formatper soddisfare il territorioFrancesco Montalvo, direttore

marketing Aspiag Service Despar

Nordest, illustra le strategie

di un’azienda con i fatturati

in crescita. «I punti di forza?

La consapevolezza di essere diventata

grande grazie ai piccoli supermercati»

Riccardo Casini

Francesco Montalvo, direttore marketing Aspiag Service Despar Nordest

GRANDE DISTRIBUZIONE

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TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 95

tino, siamo interessati a rafforzare la nostra pre-senza sul territorio, e stiamo per questo cer-cando posizioni interessanti».

Come si è modificato negli anni e come staancora cambiando il ruolo della grande di-stribuzione nei territori montani?«La nostra ormai quasi cinquantennale espe-rienza ci insegna che la grande distribuzione èfondamentale nei territori montani per garantirel’approvvigionamento e il rifornimento dei pic-coli negozi, che possono così usufruire di sem-plificazioni logistiche e di supporti commer-ciali che spesso ne consentono la sopravvivenza.Uno dei problemi maggiori riscontrati dai no-stri dettaglianti associati, per esempio, è quellodel ricambio generazionale: a volte i figli non vo-gliono o non possono continuare l’impresamessa su dai genitori, che rischia di chiudere efar così venire meno il servizio alla comunità. Lagrande distribuzione può intervenire in questicasi, e trovare una “successione” che garantiscala continuità del servizio, o lo riqualifichi».

Il legame con il territorio di Despar si attuaanche attraverso iniziative sociali, comequella di sensibilizzazione ambientale realiz-zata con il sito Footprint.bz.it. Quali altriprogetti sono in programma per il 2011?«Continueremo con progetti già avviati, come

la raccolta di alimenti prossimialla scadenza nell’ambito delprogetto “Pronto fresco”, incollaborazione con Caritas eBanco alimentare, ma ci piace-rebbe estendere al TrentinoAlto Adige anche esperienze in-novative sperimentate in FriuliVenezia Giulia e in Veneto,come la “Piramide della salute”,o progetti di educazione ali-mentare e ambientale svilup-

pati in collaborazione con il mondo della scuola,come “Le buone abitudini” a Padova».

A Bolzano si è registrata una polemica sul-l’aumento delle superfici di vendita per lagrande distribuzione. Come si può conciliarequest’ultima con l’attività dei piccoli e mediesercenti? Che ruolo hanno in proposito i co-siddetti “negozi sotto casa” Despar?«Come detto, Despar si muove nella direzionedella riqualificazione dei centri storici, attraversoil rinnovamento della nostra rete vendita. Ilruolo dei dettaglianti associati, dei “negozi sottocasa” è in questo senso fondamentale, anche seovviamente rispondono a una “vocazione” di-versa rispetto alle superfici maggiori e devonotrovare il loro punto di forza nella specializza-zione. A volte sono degli eccezionali promotoridei prodotti locali o comunque della cultura delbuon mangiare e del buon bere: ad esempio, ilmarket Despar di Campo Tures offre un assor-timento di oltre 130 tipi diversi di formaggi edè stato insignito per ben due volte da Slow Fooddel titolo di “Locale del buon formaggio”. Certo,non tutti raggiungono questi livelli di eccel-lenza, ma la creatività imprenditoriale e la capa-cità di dialogare con il territorio tipica dei det-taglianti associati è una risorsa preziosissima, acui Despar non intende rinunciare».

��La Gdo è fondamentale

nei territori montani per garantire il rifornimentodei piccoli negozi

Francesco Montalvo

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Èuna consacrazione dal carattere pret-tamente internazionale quella di Eu-rostandard. L’azienda, leader sul mer-cato della lavorazione delle materie

plastiche e della creazione di raccordi per tubi apressione, per acqua e gas, rappresenta oggi unfondamentale traino per l’economia trentina. Ildato più interessante deriva dall’export, che hacontribuito all’aumento di fatturato nel 2010,pari al 7%. «Devo dire che mai quanto negli ul-timi anni abbiamo lavorato e impiegato tutte lenostre forze all’internazionalizzazione dell’im-presa – spiega Marisa Zeni, amministratore de-legato di Eurostandard -. I risultati positivi edavvero incoraggianti si sono visti proprio nelcorso del secondo semestre del 2010 e i numeristanno crescendo a un ritmo importante anchein questi primi mesi del 2011». La crisi, dunque,pare essere finalmente acqua passata.

Nel 2008, però, si è fatta sentire.«Vero. Dall’ottobre di quell’anno tutto il nostrosettore ha subìto forti rallentamenti, molti lavoridi costruzione di reti per la distribuzione di ac-qua potabile e gas combustibile sono stati con-gelati o, meglio, sono mancati molti finanzia-menti. A questo si è aggiunto il blocco quasitotale delle costruzioni nell’edilizia. E quindianche la nostra azienda si è trovata in un mo-mento di affanno».

Qual è stata la vostra reazione?«Abbiamo sempre creduto nella nostra capacitàdi fare impresa, l’ambizione alla crescita non è

mai venuta a meno e così ci siamo allargati versonuovi mercati. Fondamentale, poi, è stato l’in-vestimento rivolto all’innovazione e alla diversi-ficazione produttiva. Abbiamo acquistato nuovimacchinari, stampi innovativi, isole automaticheper la produzione di raccordi elettrosaldabili».

A quanto ammontano i nuovi investimenti?«Il piano che abbiamo programmato per il pe-riodo 2010-2012 prevedeva investimenti com-plessivi per oltre 4 milioni di euro e sarà sicura-mente superato. L’innovazione, del resto, pernoi è sempre stata la chiave fondamentale peravere una visione positiva del futuro».

Su cosa si sta concentrando il vostro dipar-timento di ricerca e sviluppo?«Il dipartimento è costantemente coinvoltonello studio di nuovi prodotti. Negli anni

L’innovazione è il passaportoper il mercato globale

È sempre rivolto al futuro il pensiero di Marisa Zeni, numero uno di Eurostandard.

E soprattutto all’estero. L’impresa trentina ha infatti registrato una significativa

crescita di fatturato affermandosi su importanti mercati internazionali

Andrea Moscariello

Marisa Zeni,

amministratore

delegato

di Eurostandard

IMPRENDITORI DELL’ANNO

98 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Page 63: Dossier Ta

sono stati avviati vari progetti di ricerca in col-laborazione con l’Università di Trento, il Di-partimento di Ingegneria dei Materiali Plasticie l’Istituto di Ricerca FBK. Attualmente è infase di studio un importante progetto di ri-cerca per la realizzazione di un sistema di in-tercettazione delle fughe di gas da utilizzare al-l’interno dei raccordi elettrosaldabili. Lostudio prevede l’uso di soluzioni tecnologicheinnovative che consentono la produzione diquesto dispositivo in un solo pezzo. Anche leautomazioni dei processi produttivi vengonointeramente studiate all’interno di Eurostan-dard, la successiva produzione viene realiz-zata da fornitori selezionati ma sempre con lanostra supervisione interna».

Dunque la vostra gamma di produzione èdestinata ad ampliarsi?«La nostra capacità di innovare, insieme alla vo-

lontà di adeguare continuamente l’offerta persoddisfare le richieste del mercato, è alla base persviluppare nuove idee, progetti e soluzioni digrande rilievo tecnico».

Siete presenti anche con un servizio di as-sistenza tecnica?«In 25 anni di attività abbiamo sviluppato unknow how significativo sui prodotti. Per cui co-nosciamo bene le problematiche che possonosorgere durante l’installazione di nuovi im-pianti. Proprio per questo consideriamo fon-damentale l’assistenza operativa in fase di avviodei nuovi cantieri per fornire la necessaria con-sulenza agli operatori, garantire un servizioaffidabile e assicurare la perfetta funzionalitàdell’impianto. Lo stesso vale anche nella fase diesercizio delle condotte, seguendo la manu-tenzione delle strutture».

Parliamo di internazionalizzazione. Questoprocesso, però, immagino non sia stato im-mediato.«Il processo di internazionalizzazione di Euro-standard sui mercati emergenti ha significato in-nanzitutto insegnare ai progettisti, ai tecnici eagli operatori l’utilizzo della tecnologia delle tu-bazioni in polietilene in sostituzione dei mate-riali tradizionali. In aggiunta, le certificazioni diprodotto presso gli enti preposti, sia per il set-tore gas che acqua, hanno sempre richiesto e tut-tora richiedono tempi molto lunghi per l’omo-logazione. La certificazione locale costituiscequindi un elemento essenziale per l’entrata su � �

Marisa Zeni

Questa la crescitaregistrata nel 2010da Eurostandard.Un trend positivo

che proseguee che permetterà

alla societàdi incrementare

il tetto dei 4 milionidi euro per il piano

di investimentobiennale

FATTURATO+7%

La nostra capacitàdi innovare, insiemealla volontà di adeguarecontinuamente l’offerta,è la base per svilupparenuove idee, progettie soluzioni di granderilievo tecnico

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 99

photos: orlerimages.com

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L’innovazione passa attraversol’impegno formativo di ogni di-

partimento presente all’internodelle imprese. La società trentinaEurostandard, in tal senso, ha fattoda apripista proponendo un mo-dello integrato con i piani produttivie di sviluppo del gruppo, oggi tra ileader mondiali nel settore dei rac-cordi in polietilene per tubi a pres-sione. Oltre a sostenere progetti diricerca in collaborazione con l’Uni-

versità di Trento, il Dipartimento diIngegneria dei Materiali Plastici el’Istituto di Ricerca FBK, l’aziendaha costituito al suo interno un veroe proprio centro di formazione. «IlCentro di Formazione Tecnica ènato nel 1989 all’interno dellastruttura Eurostandard con loscopo di divulgare le nozioni teori-che e pratiche che riguardano lacorretta realizzazione delle reti inpolietilene – spiega l’amministra-

tore delegato Marisa Zeni -. Siamoconvinti che per mantenere co-stantemente elevati gli standardqualitativi e l’immagine del marchiosia necessario fornire agli utilizza-tori e ai tecnici tutte le informazioniutili alla corretta installazione deiprodotti». Questo centro è stato ilprimo in Italia a organizzare i corsiper il conseguimento della certifi-cazione di saldatore di materie pla-stiche secondo la norma UNI 9737

COSÌ EUROSTANDARDINVESTE IN FORMAZIONESono stati i primi, in Italia, a creare corsi per il conseguimento della certificazionedi saldatore di materie plastiche secondo la norma UNI 9737. E oggi, l’azienda trentinacontinua a puntare sulla formazione

mercati nuovi».Dunque sono quelli emergenti i vostri prin-

cipali mercati di riferimento?«Sono molto importanti sia il mercato italianoed europeo in generale. Dal 1998, però, ab-biamo costituito una joint-venture a Santiagodel Cile. Dal 2004, poi, abbiamo avviato unprogetto analogo a Kuala Lumpur in Malesia.Entrambe le consociate sono produttrici di unagamma di raccordi elettrosaldabili e distributriciper il mercato locale e per i paesi limitrofi. Ne-gli ultimi due anni abbiamo investito molto neipaesi baltici, nel Nord Africa, quindi Algeria, Li-bia, Tunisia, e nei paesi arabi come l’Arabia Sau-dita, Dubai e Abu Dhabi. In queste aree i risul-tati sono stati, finora, più che positivi, conulteriori importanti prospettive di crescita per iprossimi cinque anni».

Ci sono nuove aree che intendete conqui-stare in futuro?«Certamente, i programmi di sviluppo non pos-sono fermarsi qui. Innanzitutto sarà fonda-mentale consolidare e valorizzare ulteriormentequanto creato sui mercati appena citati. Vi sono,poi, aree ancora nuove per la nostra azienda

� �

In basso, esterno

e interno dello

stabilimento di Tesero

(Tn). Nella pagina

a fianco, il Centro

di Formazione Tecnica

IMPRENDITORI DELL’ANNO

100 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

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quali Brasile, India e Russia per citarne alcune.In questo momento stiamo valutando oppor-tunità di business con importanti partner locali».

La congiuntura dell’ultimo biennio ha mu-tato le prospettive alla base del vostro pro-cesso di internazionalizzazione?«Direi proprio di no, anzi, le ha rafforzate dan-doci ancora più stimoli per ricercare nuovi ter-ritori prima inesplorati. La nostra filosofia sibasa sul perseguimento della specializzazione esull’impegno nella qualità, nella sicurezza e nel-l’innovazione. Questi dettami sono stati il mo-tore che ci ha spinto alla riuscita di questo pro-getto di internazionalizzazione. Ed è propriograzie alla continua volontà di crescere e di mi-gliorare che Eurostandard è oggi leader in Italiae tra le protagoniste del mercato mondiale nelsettore dei raccordi in polietilene per tubi apressione».

L’attenzione all’ambiente è un altro dei temifondamentali per le industrie di oggi. Qualipolitiche ha Eurostandard relativamente allaquestione “green”?«La nostra azienda ha da sempre posto al ver-tice dei propri valori il rispetto per l’ambiente

che la circonda e la salute delle persone. Nonpossiamo dimenticarci che il nostro stabili-mento produttivo si trova in un’importantezona turistica, rispettiamo il nostro territorio esiamo consapevoli che dobbiamo preservarlo daogni possibile danno. A dimostrazione del no-stro impegno, già dal marzo del 2003, fra leprime imprese in Italia nel nostro settore, ab-biamo ottenuto la certificazione secondo lostandard ISO 14000».

Come vede l’economia trentina nei pros-simi anni?«Mi aspetto una maggiore crescita del nostro ter-ritorio legato alla capacità di esportare. Tutti inostri comparti devono, e possono, conquistarei grandi mercati internazionali».

Mi aspetto una maggiore crescita delterritorio legata alla capacità diesportare delle imprese trentine.Tutti i nostri comparti devonoconquistare i mercati internazionali

Marisa Zeni

ed è attualmente approvato dal-l’Istituto RINA di Genova. «Il conti-nuo aggiornamento di tutta lastruttura interna, in ogni suo or-dine e funzione, contribuisce a mi-gliorare il coordinamento in ogni

fase di lavorazione della catenaproduttiva. Periodicamente sonoorganizzate giornate di aggiorna-mento e training del personale an-che utilizzando formatori esterni –conclude Zeni -. Da sempre rite-

niamo che per realizzare prodottiinnovativi e stimolare una ricercacontinua serva un team impegnatoe motivato al raggiungimento del-l’eccellenza».www.eurostandard.it

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 101

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Per l’industria dell’acciaio il 2010 ha rap-presentato l’anno della ripresa. Una ri-salita dalla crisi che aveva colpito l’in-tero settore, in tutte la parti del mondo,

provocata da un vertiginoso e improvviso crollodegli ordini, verificatosi a partire dall’ottobre del2008. «Una caduta che di fatto ha poi influen-zato tutto il 2009». A parlare è uno dei perso-naggi chiave per questa industria, l’ingegner Er-nesto Amenduni, a capo delle AcciaieriaValbruna di Bolzano. Chiave, in quanto ilgruppo italiano, seppur rivolgendosi a una pro-duzione di nicchia, quello degli acciai inossida-bili cosiddetti “lunghi”, è un esempio di successoindustriale made in Italy nel mondo. Fondata nel1925, la Valbruna ha seguito le vicissitudini dimolte realtà siderurgiche nazionali. A metà de-gli anni Novanta, dopo aver strutturato e portatoavanti con successo lo stabilimento di Vicenza,il suo direttivo ha iniziato a chiedersi verso qualinuovi canali di sviluppo orientarsi. La scelta è ri-caduta su Bolzano, complice la vendita dell’exstabilimento della Falck. Le cifre rendono l’ideadell’impatto che la Valbruna ha avuto sul terri-torio bolzanino, in cui oggi risiede anche la sedelegale del gruppo gestito dalla famiglia Amen-duni. Sono oltre 85 milioni gli euro investitiper il rinnovo dello stabilimento, e sfiorano i 170milioni quelli versati nelle casse erariali della Re-gione come effetto del trasferimento della sede le-gale del gruppo. Un impatto e un indotto al paridi pochissimi altri precedenti sul territorio al-toatesino. Ma l’ingegnere non è certo pentito de-gli investimenti effettuati. «Quando siamo arri-vati a Bolzano abbiamo dovuto rinnovare il parcomacchine e ridisegnare il sistema organizzativoinserendo nuovi manager».

Dal punto di vista produttivo quali risultatiavete raccolto?«Nel 1995 a Bolzano si producevano circa100mila tonnellate all’anno di acciaio, di cuisoltanto il 14% di inossidabile della serie 400(martensitici e ferritici); il resto era dato da acciaida costruzione e cuscinetti, settori in cui la Falcknon era ormai più competitiva rispetto ad altriattori molto più efficienti. Con gli investimentieffettuati dalla Valbruna il quadro è totalmente

Ernesto Amenduni, a capo delle acciaierie Valbruna di Bolzano, osserva la ripresa

del settore dell’acciaio dopo la brusca frenata del 2009. E conferma la leadership italiana

sul mercato europeo dell’inox

Andrea Moscariello

La ripresa del settore siderurgico

IMPRENDITORI DELL’ANNO

102 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

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mutato. Oggi lo stabilimento produce acciaiinossidabili di tutti i tipi, inclusi gli austeniticidella serie 300 di più largo consumo, nonché le-ghe a base nichel e, in generale, articoli che tro-vano impiego nei più svariati settori industrialiquali alimentare, aeronautico, aerospaziale, au-tomobilistico, meccanico, chimico, petrolchi-mico energetico, medicale, navale e molti altriancora. E non è poco, considerando che l’Italia,in Europa, è la prima produttrice di lungo inox

ed è la principale consumatrice di inossidabilipiani e lunghi».

Lei ha dichiarato che il 2010 ha rappresen-tato finalmente la ripresa per l’intero settore.Il mercato dell’acciaio è uscito comunque mu-tato dalla crisi?«Con il 2010 si è registrata, di fatto, una risa-lita della domanda, a partire da Giugno e Lu-glio. Si è vista una ripresa, una risalita deiprezzi. Nei primi nove mesi dell’anno scorso laproduzione di acciai inossidabili nel mondo èstata, grosso modo, pari a 23 milioni e 370 milatonnellate, con un incremento del 29% ri-spetto all’anno precedente. L’Europa Occiden-tale, assieme all’Africa, ha avuto un incrementodel 29,6 %, l’Asia, Cina esclusa, del 28,3, laCina da sola ha registrato un aumento del26,5%. Ecco, da questi dati si evince che sì, c’èla ripresa, ma si stanno affermando i nuoviprotagonisti globali del settore».

Si riferisce all’Asia?«Sì, in particolare alla Cina. Nei primi 9 mesi del2010 questo paese ha prodotto il 36% dell’inoxmondiale e ne ha consumato il 37%, l’Asia,senza la Cina, ne ha prodotto il 27,8%. L’interocontinente asiatico, attualmente, crea circa il63,8% dell’inox mondiale, divenendo a tutti glieffetti il principale produttore. All’Italia resta unprimato importante, essendo il primo consu-matore europeo di inossidabili».

L’Inox rappresenta, però, una nicchia nelcontesto della produzione siderurgicamondiale. «Non vi è dubbio su questo. Su circa 1,4 miliardidi tonnellate di acciaio prodotto annualmente,solo 25 milioni di tonnellate sono di inossidabili.Di questi, solo 4,4 milioni di tonnellate sono ac-ciai inossidabili lunghi».

Cosa ha causato, principalmente, la crisidel precedente biennio?«Ovviamente abbiamo risentito anche noi del-l’effetto Lehman Brothers. Dall’America, chepoi per Valbruna rappresenta il mercato princi-

L’ingegnere Ernesto Amenduni, a capo delle Acciaierie Valbruna di Bolzano

www.acciaierie-valbruna.com

Ernesto Amenduni

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 103

� �

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pale, è partito il tutto. La nostra azienda risentedello scenario internazionale, esportando oltreil 70% della sua produzione. Siamo riusciticomunque a superare con successo la crisi. Lanostra strategia, fondamentalmente, è consistitanel non interrompere la produzione pur in as-senza di ordini. Abbiamo quindi lavorato peralimentare la nostra rete distributiva, forte inEuropa e nel mondo di 37 magazzini ubicati inprossimità dei nostri principali mercati disbocco. Siamo quindi in grado di fornire do-vunque, ai clienti che ne facciano richiesta,

un’amplissima gamma di prodotti inox nelgiro di pochi giorni».

Che tipologia di acciaio inossidabile pro-ducete?«Produciamo oltre 700 tipologie di acciai inos-sidabili speciali: austenitici, ferritici, martensi-tici, refrattari, indurenti per precipitazione,duplex e super duplex; leghe di nichel-rame,nichel-chromo e ferro-nichel-chromo; titanioe sue leghe».

Questo non vi rende dipendenti dalle oscil-lazioni di prezzo del nichel?«È chiaro che non è semplice dare stabilità al li-stino. Il prezzo dell’inossidabile varia di mese inmese essendo esso la somma di due addendi, os-sia un prezzo base più o meno fisso e un extra dilega. Quest’ultimo è variabile in funzione dellequotazioni che il nichel spunta di giorno ingiorno presso l’LME di londra. Di conseguenzail prezzo degli acciai inossidabili è fortemente in-fluenzato dal costo del nichel. Ad esempio, nel2008 il suo costo è crollato e poi ,via via, si è ri-dotto fino a toccare nel 2009 valori minimali,

� �

Specializzazione, verticalizza-zione, flessibilità e rapidità de-

cisionale rappresentano i caratteridistintivi delle Acciaierie Valbrunache, fondate a Vicenza nel 1925dall’ingegnere Ernesto Gresele,sono oggi leader mondiali nellaproduzione di acciai inossidabili,leghe di nichel e titanio. Inizial-mente orientata alla fabbricazionee alla trasformazione di semplicileghe al carbonio, l’azienda diedeavvio nel 1939 alla produzione diacciai speciali ma la svolta deter-minante si ebbe sul finire degli

anni Cinquanta, con l’avvento del-l’ingegnere Nicola Amenduni, at-tuale presidente del Gruppo Val-bruna, che decise di puntare allaproduzione degli acciai inossidabiliapplicando il principio, ancor oggiattivo, in ragione del quale la qua-lità deve necessariamente preva-lere sulla quantità del prodotto fi-nito. Nel 1973 il primo grandepasso, con il trasferimento delleattività produttive dalla sede ini-ziale all’attuale di Vicenza, che siestende su 300mila mq. Da quiebbe inizio la vera espansione

dell’azienda grazie a investimentimirati all’utilizzo di tecnologie eimpianti innovativi, che assicuranostandard qualitativi sempre più ele-vati. «La strategia adottata dallaproprietà non è mai mutata neglianni – spiega l’attuale Amministra-tore delegato, Ernesto Amenduni -.Consiste nel reinvestire all’internodei propri stabilimenti gli utili ge-nerati nell’esercizio, perseguendocosì un costante aggiornamentotecnologico e gestionale». La pro-duzione si estende su una gammadi prodotti tra le più variegate sul

DAL VENETO ALL’INDIANA, UN INDOTTODI 2720 DIPENDENTIDall’immediato Dopo Guerra alla Globalizzazione. Le Acciaierie Valbruna hanno vissuto inprima persona la storia industriale italiana e internazionale, conoscendo uno sviluppo chele ha rese uno dei principali esempi di successo dell’imprenditoria nazionale

Sopra, un interno dello

stabilimento di

Bolzano. In basso, nel

riquadro, le tre sedi

Valbruna di Vicenza,

Bolzano e Fort Wayne

IMPRENDITORI DELL’ANNO

104 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Page 69: Dossier Ta

trascinando con sé anche i prezzi di vendita. Daquesto il calo dei fatturati, anche del 50%, cheha colpito moltissime industrie siderurgiche.Giova ricordare il fatto che il nichel identifica ilcomponente principale degli acciai inossidabiliaustenitici della serie 300, che nel loro contestohanno, nel 2009, rappresentato il 60,6% dellaproduzione totale di inossidabili lunghi».

Come si è giunti, nel 2004, alla scelta diaprire uno stabilimento a Fort Wayne?«Valbruna, dal punto di vista commerciale, hauna delle migliori distribuzioni al mondo. Ilnostro mercato principale, ripeto, è proprioquello americano, su cui abbiamo 8 filiali ben as-sortite che distribuiscono annualmente oltre 35mila tonnellate di acciaio. L’acquisto del grandestabilimento di Fort Wayne nasce proprio permeglio servire i nostri magazzini statunitensi. Gliimpianti che abbiamo acquistato appartenevanoalle industrie Slater».

Come mai decisero di vendere?«Erano in forte perdita in quanto avevano se-guito le stesse strategie che hanno generato il fal-

limento di moltissime industrie siderurgiche delcomparto americano».

Vale a dire?«Avevano pensato quasi esclusivamente al pro-fitto, per dividere i ricavati tra gli azionisti, in-vestendo poco e nulla nel rinnovo tecnologico.In parole povere non sono rimaste al passo e laconcorrenza li ha bruciati. In realtà ancora oggici stiamo lavorando, proprio per rendere la strut-tura funzionale e all’altezza dei nostri altri stabi-limenti. Se prima a Fort Wayne, con la Slater, la-voravano 450 persone, ora riusciamo adoccuparne soltanto 100. Questo perché abbiamomantenuto in vita solo gli impianti che creavanoproduttività, perlomeno in linea con i nostristandard».

settore. L’impiego dell’acciaio edelle sue leghe in ambiti semprepiù evoluti dal punto di vista tecno-logico ha portato come conse-guenza la necessità di rispettarestandard qualitativi e limiti di tolle-ranza sempre più ristretti. Sei sonoi marchi registrati Valbruna: Maxi-val (acciai ad elevata lavorabilitàalle macchine utensili); Magival

(acciai per elettrovalvole); Reval(armature in acciaio inossidabilead aderenza migliorata per ce-mento armato, utilizzate nei settoridella nuova edilizia pubblica e pri-vata); Marinox (acciai per assi por-taelica); Aeroval (acciai specialiper applicazioni aerospaziali); Bio-val, (acciai per impieghi nel settorechirurgico e medicale). Oggi il

Gruppo Valbruna produce concirca 2.720 dipendenti tra le180mila e le 200mila tonnellate dilunghi inossidabili di cui il 70% de-stinato ai mercati internazionali.Tre sono gli stabilimenti dedicatialla gestione del prodotto. A Vi-cenza in cui lavorano 1.100 per-sone, a Bolzano, con 500 dipen-denti, e Fort Wayne, negli Usa.

��Con il 2010 si è registrato, di fatto,

un incremento della domanda,a partire da Giugno e Luglio. Si è vistauna ripresa, una risalita dei prezzi

Ernesto Amenduni

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 105

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La chiave sta nella flessibilità produttiva.Se attrezzate per modificare la produ-zione, sia nella qualità, sia nel suoquantitativo, seguendo la domanda

del mercato, le medie imprese possono certa-mente adattarsi a un’economia estremamentevolubile. Il settore dell’alluminio ne è un esem-pio incalzante. «La verità è che oggi i tempi diconsegna rappresentano il vero valore aggiuntoper le aziende come la nostra – dichiara LucianoGiorgi, imprenditore, a capo della società Me-tal Center di Trento -. Negli anni abbiamo do-vuto attrezzarci sempre di più per consegnare intempi rapidi tanto le grosse quanto le piccolequantità». L’azienda trentina, che ha ottenuto recente-mente un significativo successo grazie al suo si-stema in alluminio per sottostrutture applicabiliai pannelli fotovoltaici, osserva con interesse icambiamenti del proprio target di riferimento,seguendo le nuove esigenze degli utilizzatori dialluminio. «Manteniamo una certa elasticitàche ci permette di affiancare alla classica com-mercializzazione di semilavorati, quindi profilie laminati in alluminio, ottone, rame, bronzoe inox, anche la produzione e la vendita di si-stemi, insiemi di profili eaccessori tra loro compo-nibili – spiega Giorgi -.In pratica, abbiamo sem-pre sfruttato la nostra es-senza di commercianti dimetalli per sviluppare pa-rallelamente sistemi chesi adattassero alle esi-genze del mercato con-temporaneo».Ma lavorare i metalli nonrichiede unicamente una

Alluminio e fotovoltaico,un comparto che cresce

Ampliando la sua gamma e velocizzando

le performance di consegna, Metal Center

si conferma come un’azienda leader sul comparto

dei metalli. E grazie al fotovoltaico trova una nuova,

importante, fonte di business

Carlo Sergi

preparazione di carattere tecnico. «Esistono an-che dei dettami di stile. A seconda del com-mittente dobbiamo seguire determinate indi-cazioni di carattere estetico, che se un tempoerano più marginali, oggi possono conquistarel’interesse degli acquirenti. Occorre poi pro-porre soluzioni di facile montaggio». Finituresemplici ma gradevoli esteticamente e resistentinel tempo. «Oggi per essere competitivi non basta lavorarebene. Bisogna essere in grado di ottimizzare lerisorse e arrivare in tempo a comprendere leesigenze e i movimenti del mercato, preveden-done i trend – spiega il titolare -. Ma questiobiettivi si raggiungono solamente stimolandola crescita professionale del personale. Le per-

sone che lavorano con noivengono costantementeformate sul campo. Tuttoquello che serve è la fles-sibilità e la passione per illavoro. Il nostro personaleè attivo e pronto a evol-versi, i nostri responsabilidi settore sanno gestire ivari momenti del mercatoper trarre sempre il me-glio, questa è la nostraforza».

Luciano Giorgi,

titolare dell’azienda

Metal Center di Trento

www.metalcenter.it

IMPRENDITORI DELL’ANNO

106 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Page 71: Dossier Ta

Luciano Giorgi

L’azienda, al momento, sta lavorando su un si-stema per gli impianti fotovoltaici, composto diprofili e accessori per le sottostrutture dei pan-nelli. «Le nostre energie sono concentrate sullostudio e l’implementazione quotidiana di ac-cessori che possano agevolare il lavoro di mon-taggio, che deve essere veloce, ma anche effi-cace e sicuro».Altra peculiarità su cui l’azienda trentina si è po-sizionata come leader del set-tore, è quella della sua produ-zione di sistemi in tinta legno.«Questa soluzione è nata persoddisfare l’esigenza di chi ap-prezza il legno ma non vuoleinvestire tempo nelle doverosemanutenzioni che questo ma-teriale richiede – spiega sempre

Luciano Giorgi -. Abbiamo concepito un si-stema che ben si adatta a recinzioni, balconi, pa-rapetti, arredo urbano e frangisole». E il suc-cesso commerciale del tinta legno è statotalmente importante per l’azienda da spingerlaa creare una gamma di prodotti adattabili amolti altri complementi di arredo.Non sono mancati, al fine di permettere un si-mile sviluppo produttivo, importanti investi-menti di carattere strutturale. L’azienda, infatti,ha ottimizzato significativamente il proprio ma-gazzino, riorganizzandone la gestione, oggi piùrapida ed efficiente rispetto al passato. «Stiamoorganizzando un nuovo impianto di codice a

barre per migliorare i tempi ela gestione di magazzino –conclude Luciano Giorgi -.Non solo, si continua a inve-stire nell’aggiornamento delnostro parco macchine, sia re-lativamente ai mezzi adibitialle consegne, sia ai macchi-nari interni».

��Stiamo lavorando a un sistema per

gli impianti fotovoltaici, compostodi profili e accessori per

le sottostrutture dei pannelli

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 107

MATERIALE

Il magazzino di MetalCenter, a Gardolo,si estende su oltre5mila mq. coperti

in cui vengonostoccati più di 3mila

articoli in prontaconsegna per una

giacenza mediadi 800 tonnellate

800ton

Page 72: Dossier Ta

Sandoz Industrial Products, divisione del Gruppo Novartis è tra i

leader mondiali nella produzione e nella commercializzazione dei

farmaci generici o equivalenti. Con Gian Nicola Berti, direttore e

Ad della società parliamo degli sviluppi del settore

Giulio Conti

Processi biotecnologici

Come dimostra un recente studiocondotto dal Centro Ricerche eStudi in Management Sanitariodell’Università Cattolica del Sacro

Cuore, «il contributo delle attività di Novar-tis al Prodotto Interno Lordo in Italia si aggiraintorno allo 0,1 per cento e solo in Trentinosfiora lo 0,3. Dato significativo anche secondogli esperti per i quali risulta inconsueto cheuna singola azienda possa essere in grado di ge-nerare un simile impatto su un PIL territoriale. Indicativo anche il numero di posti di lavoro,creati dall’attività di Sandoz Rovereto sul ter-ritorio trentino: quasi 460». A commentare glieffetti generati dalle attività della Sandoz In-dustrial Products, divisione del Gruppo No-vartis, tra i leader mondiali nella produzionee nella commercializzazione dei farmaci gene-rici o equivalenti, è il dottor Gian NicolaBerti, direttore e Ad della società. I punti diforza della Sandoz sono da ricercare nel know-how biotecnologico, nella qualità dei prodotti

e nel lavoro. «Operiamo inun settore altamente com-petitivo soprattutto a causadei Paesi asiatici sempre piùpresenti nel mercato mon-diale – afferma Berti –; lecapacità di miglioramentosono infatti il fattore chiaveper riuscire a soddisfare lerichieste dei committenti,sempre alla ricerca della

qualità dei prodotti e la competitività dei co-sti». In un settore sempre più inflazionato dai mer-cati emergenti, come è possibile reggere ilpasso? «Per restare competitivi utilizziamo mo-derne biotecnologie abbinate all’esperienza chedura ormai da più di 40 anni e che di fatto èdiventata una vera e propria tradizione di ec-cellenza. Il nostro obiettivo rimane costante:impegniamo ogni risorsa disponibile per con-servare la posizione della Sandoz tra le mi-gliori aziende che forniscono medicinali diqualità a un prezzo accessibile, e mantenere lanostra presenza produttiva e commercialequale punto di riferimento per il tessuto eco-nomico trentino». Ma per meglio comprendere le tappe evolutivedella Sandoz occorre fare un passo indietro. Lostabilimento produttivo di Rovereto nasce allafine degli anni sessanta ed entra a far parte diNovartis, contestualmente alla costituzionedel Gruppo, nel 1996. Oggi, il nome di San-doz Industrial Products si fa portavoce di uncentro di eccellenza per la produzione dei prin-cipi attivi farmaceutici del Gruppo svizzero.Principi attivi che, al termine dei processi ditrasformazione, arrivano nelle farmacie e ven-gono adottati comunemente nella cura dellepatologie più diffuse. «Lo stabilimento Sandozdi Rovereto, dove operano circa 160 dipen-denti altamente qualificati, è specializzato nellaproduzione di principi attivi che si trovanonelle formulazioni di antibiotici a larga diffu-

Gian Nicola Berti

è direttore e Ad della

Sandoz Industrial

Products. Nelle altre

immagini, alcuni

ambienti dello

stabilimento

di Rovereto (Tn)

www.sandoz.it

IMPRENDITORI DELL’ANNO

108 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Page 73: Dossier Ta

sione e in farmaci antirigetto, utilizzati in te-rapie post trapianto. Farmaci quindi conside-rati “salvavita” per quei pazienti che ne hannonecessità – asserisce il dottor Berti –. I proce-dimenti utilizzati sono di natura biotecnolo-gica, attraverso impianti d’avanguardia sia dalpunto di vista dell’efficienza sia da quello dellasicurezza». Tutta la produzione di Sandoz Ro-vereto è destinata all’export e contribuisce inmaniera significativa a valorizzare l’impor-tanza del territorio trentino a livello mon-diale. «Secondo un recente calcolo, i quanti-tativi prodotti presso Sandoz raggiungonoannualmente circa 150 milioni di pazienti intutto il mondo, salvando circa 100.000 per-sone». Al centro delle politiche di sviluppo diSandoz Industrial Products fattori imprescin-dibili sono infatti, concentrati nei settori salute,sicurezza e ambiente. «A fronte di un incre-mento dei volumi produttivi, l’obiettivo è rea-lizzare performance ambien-tali e di sicurezza sempre piùefficaci – dichiara Berti –; lasocietà ha infatti ottenuto datempo, attraverso BVQi, Bu-reau Veritas, le certificazioniper la qualità, la tutela am-bientale e la sicurezza in con-formità agli standard ISO edEMAS». Ogni anno, inoltre,a seguito dell’adesione vo-lontaria al regolamentoEMAS, Sandoz Rovereto re-dige una dichiarazione am-bientale che rappresenta un

Lo stabilimento Sandoz di Roveretoè specializzato nella produzionedi principi attivi che si trovanonelle formulazioni di antibioticie in farmaci antirigetto, utilizzatiin terapie post trapianto

ulteriore passo verso una gestione sicura e tra-sparente dell’ambiente. Nel 2006, infine, lo sta-bilimento ha conseguito anche l’attestato di con-valida per l’attuazione del protocollo di Kyoto.«Sono in azienda dal 1996, ne ho assunto laguida nel 2009 e in tutti questi anni ho assistitoa una trasformazione radicale dello stabilimento– commenta l’Ad della Sandoz –. Dal 1996 aoggi vi sono stati investiti complessivamente

più di 200 milioni di euro,dei quali almeno 50 milionidestinati alla sicurezza, allaprotezione dell’ambiente ealla prevenzione degli infor-tuni». Tutte le fasi di produ-zione dello stabilimento diRovereto, che dispone delleautorizzazioni dell’Agenziaitaliana del Farmaco e del-l’americana Food and DrugAdministration, rispettano lelinee guida e le norme stabi-lite sia dall’Unione Europeasia dagli Stati Uniti.

Gian Nicola Berti

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 109

Page 74: Dossier Ta

110 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

come 3M, Henkel, Fischer e Würth - prose-gue Paglialonga, amministratore delegato diUniflex -. Per noi sono state referenze di ine-stimabile valore, che ci hanno dato fiducia,ma soprattutto ci hanno aperto ulteriori pos-

La decisione di puntare sull’acrilico e la stabilità

finanziaria che la contraddistingue hanno reso la

Uniflex azienda leader nel mercato dei sigillanti

industriali nonché partner di note aziende

internazionali. Il quadro di Franco Berlanda e

Primaldo Paglialonga

Luca Righi

Sigillare garantendo qualità, sicurezzae specializzazione. Sono questi i trevalori che guidano Uniflex, aziendacon sede a Mezzocorona, in provincia

di Trento, che da oltre 15 anni lavora nelmercato dei sigillanti industriali fornendotutte le maggiori corporation mondiali delsettore della chimica industriale, dell’auto-motive e delle costruzioni. Ad oggi l’impresarealizza 11 tipologie di prodotto, per un to-tale giornaliero di 50 tonnellate di sigillantea base acrilica, conta 30 dipendenti e ha unfatturato di 15 milioni di euro, prevalente-mente derivante dal mercato estero, e hachiuso il proprio bilancio in attivo anche ne-gli anni della crisi economica. Uniflex nasce nel 1996 per opera di FrancoBerlanda, chimico industriale, e PrimaldoPaglialonga, imprenditore, entrambi operantinel settore dei sigillanti da oltre 40 anni, conl’obiettivo di diventare leader internazionalenella produzione e nella vendita di sigillantiindustriali. L’evoluzione dell’azienda è rapidae fortemente legata al mercato business-to-business. «La qualità dei nostri prodotti -spiega Berlanda, oggi presidente della società- la decisione di puntare fortemente sul-l’acrilico e la nostra affidabilità commercialee finanziaria ci hanno messo nella condizionedi diventare partner di grandi aziende inter-nazionali fin dall’inizio dell’attività». «Abbiamo cominciato comprando materieprime da grossi gruppi industriali con i qualiavevamo già un rapporto di fiducia, qualiDow Corning e BASF, e fornendo aziende

Da sinistra

Franco Berlanda,

presidente della Uniflex

e Primaldo Paglialonga,

amministratore delegato

www.uniflexitalia.it

La chimica puntaa un businesssempre più internazionale

Page 75: Dossier Ta

sibilità di crescita tecnologica e commerciale». Le collaborazioni sono sempre state conside-rate, in Uniflex, un’arma di successo.L’azienda, infatti, realizza i suoi prodotti conla strategia del “private label”, ovvero perso-nalizzando il materiale per il cliente di riferi-mento e assecondandone ogni desiderio inmateria di prestazioni. Inoltre, l’approcciosistematico ai bisogni del cliente ha fatto cre-scere Uniflex nell’ottica di un costante mi-glioramento della tecnologia e della gammadi prodotto. La dedizione al prodotto sigillante, sia esso laclassica cartuccia di silicone, oppure materialipiù sofisticati quali i sigillanti acrilici, quelliresistenti al fuoco, oppure i poliuretanici, hapermesso all’azienda di ritagliarsi un ruolo diprimo piano nel mercato europeo, tanto datrasformarsi rapidamente in Spa ed entrare afar parte, nel 2009, del gruppo Den Braven,multinazionale olandese che conta ventottostabilimenti nel mondo e con la quale sussi-steva già dal 2006 una consolidata collabo-razione commerciale. Una scelta, quella dell’incorporazione in unarealtà multinazionale, ancora piuttosto inu-suale nel panorama delle Pmi italiane, chetendono maggiormente a conservare la loroautonomia operativa. Tuttavia, la strada in-

trapresa da Uniflex è in linea con una strate-gia di crescita aziendale che le permetterà, in-sieme con Den Braven, di ritagliarsi maggioriopportunità di business internazionale non-ché, soprattutto, la possibilità di intraprenderenuove strade di sviluppo tecnologico. A questo proposito, l’impresa trentina sembra

avere le idee piuttosto chiare, dichiarando diavere in programma interessanti investimentinel settore della ricerca. In particolare, Uni-flex sta lavorando alla realizzazione di nuoviprodotti “green”: sostenibili per l’ambiente,con meno problematiche legate al loro smal-timento, una maggiore durabilità e la possi-bilità di riciclo. Insomma, come dimostraUniflex, la crisi è sinonimo anche di oppor-tunità. Basta mettere in campo le strategiegiuste per garantire continuità e crescita allaproduzione, ai propri collaboratori e ai pro-pri clienti.

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 111

Franco Berlanda e Primaldo Paglialonga

�Uniflex ha in programma interessantiinvestimenti nel settore della ricerca.In particolare, sta lavorandoalla realizzazione di nuoviprodotti “green”

Uniflex Spa è una delle aziende leader in Europa nella produ-zione di sigillanti organici. L'azienda nasce nel 1996 dall'inizia-

tiva di un team di persone con lunga esperienza nella produzionedi sigillanti, colle, stucchi e schiume poliuretaniche. La presidenzaè affidata a Franco Berlanda, chimico da oltre 40 anni attivo nelsettore, coadiuvato dall’amministratore Primaldo Paglialonga, fun-zionario commerciale operante da oltre 30 anni nel campo dei pro-dotti per l'edilizia. L'insediamento produttivo di Uniflex srl si col-loca in un edificio di circa 4.300 mq sito nel comune diMezzocorona (Tn), dal 1996 ad oggi l'attività si è sviluppata in ma-niera esponenziale sia per volumi di prodotto sia per qualità. Dallaprima linea di produzione costituita da una macchina incartuccia-trice e da un miscelatore, oggi Uniflex dispone di 9 linee di incar-tucciamento e 2 linee di insacchettamento, tutte automatiche, e di8 miscelatori di grandi dimensioni; tali macchinari producono circa50 tonnellate di sigillante acrilico al giorno.

LEADER DEI SIGILLANTI

Page 76: Dossier Ta

XXXXXXXXXXXXXXXXX

112 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

La qualità dell’aria che si respira è fon-damentale per lo stato di salute e be-nessere dell’uomo. Ecco perché ilprogresso tecnologico mira anche a

migliorare l’ambiente, cercando di avere sul-l’ambiente stesso il minor impatto possibile.L’azienda trentina Tama Spa dal 1985 produceunità filtranti, componenti e sistemi per im-pianti di depurazione dell’aria. I suoi pro-dotti trovano applicazione in diversi settori:dal taglio termico, alla verniciatura, dall’ali-mentare, al chimico, al farmaceutico. L’atten-zione all’impatto ambientale è da sempre unaspetto fondamentale per l’azienda che pro-prio di recente ha messo a punto una nuovagamma di prodotti denominata “Energy Sa-ving”. «Questa linea - spiega il fondatore epresidente di Tama, il Cavalier Giovanni Co-letti - offre filtri in grado di garantire elevataefficienza a basso consumo energetico. Ilprimo prodotto della nuova serie è il filtro E-Laser, un prodotto specifico per il settore deltaglio laser». Grazie a questo prodotto, Tamaè stata scelta per la partecipazione all’iniziativa

Tecnologie a basso consumo energetico

Nella produzione di unità filtranti,

componenti e sistemi per impianti

di depurazione dell’aria, oltre alla qualità

dei prodotti, è importante l’attenzione

all’impatto ambientale. L’esperienza

del Cavalier Giovanni Coletti

Eugenia Campo di Costa

Il Cavalier Giovanni

Coletti, presidente della

Tama di Mollaro (Tn).

In alto, l’esterno

dell’azienda e un filtro

a maniche

www.tama.eu

“Italia degli innovatori” che si è tenuta al-l’Expo di Shanghai dal 24 luglio al 7 agosto2010. Un’iniziativa realizzata congiuntamentedal Ministero per la Pubblica amministrazionee Innovazione e dal Commissariato Generaledel Governo per l’Expo di Shanghai.

Quella dell’Expo di Shangai è stata senzadubbio una grande soddisfazione, ma non èl’unico riconoscimento che avete ottenutoin questi anni.«In effetti no. Nel giugno 2008 Tama si è ag-giudicata il Premio Imprese per l’Innovazioneclassificandosi tra le prime sette aziende ita-liane. L’azienda aveva preso parte al PremioImprese per l’Innovazione anche nel 2009classificandosi tra le prime sei aziende della ca-tegoria piccole-medie imprese e ottenendo ilpremio “Prize” per l’edizione 2009. Tama èstata premiata per l’innovazione e il migliora-mento continuo che, insieme alla forte par-tnership con i clienti, ha consentito all’im-presa di ottenere risultati eccellenti nei mercatinazionale e internazionale».

Che cosa significa scegliere un prodottoTama?«Significa premiare la qualità, valorizzare l’im-pegno e l’esperienza. Tama si è sviluppata fin

IMPRENDITORI DELL’ANNO

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TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 113

Giovanni Coletti

da subito a misura del cliente, realizzando suordinazione filtri speciali senza vincoli di-mensionali e di progetto. Oggi siamo in gradodi studiare progetti personalizzati per qualsiasirichiesta. Questa caratteristica ci ha consentitouna crescita molto veloce e progressiva, regi-strata soprattutto negli ultimi 5/6 anni. Oltreai prodotti realizzati appositamente in basealle specifiche esigenze del cliente, abbiamo adisposizione anche una vasta scelta di pro-dotti standard a catalogo».

A quale target vi rivolgete principal-mente?«La clientela di Tama è costituita prevalente-mente da aziende italiane ed estere, che uti-lizzano i nostri componenti per la realizza-zione di impianti completi di filtraggio edepurazione. Tipicamente gli utilizzatori finalidei prodotti Tama sono aziende operanti neisettori metalmeccanico, farmaceutico, ali-mentare, chimico, della verniciatura, della la-vorazione della lamiera, della plastica, del ce-mento e di qualsiasi altro settore produttivoavente l’esigenza di installare sistemi di ab-battimento di polveri, fumi e gas».

Le esigenze impiantistiche e i requisitiimposti dal mercato impongono un’ampia

conoscenza non solo per ciò che riguardagli aspetti di funzionalità ed efficienza deiprodotti, ma anche per ciò che riguarda laconformità alle norme vigenti. «Proprio in quest’ottica, l’azienda è in gradodi effettuare valutazioni sui propri prodottitali da verificare la conformità alla direttivaAtex e adottare le soluzioni richieste in basealle varie esigenze impiantistiche. Tali valuta-zioni vengono estese a tutti i prodotti, anchenon elettrici, individuando i requisiti essen-ziali di sicurezza (Essential Safety Require-ments ESR) che essi devono soddisfare affin-ché il loro utilizzo sia conforme alle normevigenti. Tutti i prodotti Tama sono soggettialla direttiva macchine 2006/42/CE. Dal2003 Tama ha iniziato la produzione digruppi filtranti destinati a lavorazioni in at-mosfere potenzialmente esplosive, ponendoconseguentemente in essere una serie diadempimenti procedurali, di processo e for-mativi. Questi gruppi filtranti prevedono il ri-lascio di una specifica dichiarazione di con-formità CE secondo la direttiva europea94/9/CE – Atex».

Unitamente alle competenze specifichein materia di disposizioni ambientali, avete � �

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un ulteriore incentivo per scegliere i prodottiTama e la garanzia di un prodotto realizzatonel pieno rispetto delle norme. Il nostro van-taggio sul mercato è dato ovviamente anchedalle innovazioni, dalla costanza e dall’espe-rienza. In un settore altamente specializzato ecompetitivo come quello della depurazione, ilsuccesso e l’affermazione di un’azienda come lanostra è strettamente legato alla capacità di tra-durre l’esperienza maturata negli anni in esclu-sive e innovative soluzioni tecnologiche. Aquesto scopo, abbiamo creato nel 2006 la che-mical division, una realtà che al know-howaziendale unisce la sfida verso una fetta dimercato esigente rappresentata dai settori ali-mentare e chimico-farmaceutico. La ricercaper noi è una sfida non solo al mercato ma an-che a se stessi, per consolidare l’affiatamento diun team che in sé unisce passione, conoscenzae rigore scientifico».

Quanto conta, nel vostro operato, il le-game con il territorio?«Elevato è l’impegno di Tama legato alla re-sponsabilità sociale sia verso il territorio chel’ambiente. Le aspettative in ambito socialevengono recepite attraverso le numerose ri-chieste che arrivano in azienda sotto forma disponsorizzazioni, elargizioni liberali e sostegnodi attività benefiche. Inoltre l’azienda rivesteun ruolo importante a livello economico lo-cale: nell’intera Val di Non siamo tra le primeimprese industriali come ricaduta occupazio-nale. Inoltre, grazie alla nostra politica am-bientale, da sempre operiamo con risorse eco-nomiche non indifferenti per migliorare illivello di salubrità dei processi produttivi e illoro impatto ambientale».

maturato una vasta esperienza negli ambitidi applicazione della direttiva Atex. «Questo ci permette di offrire un servizio dianalisi, consulenza e progettazione in tuttequelle situazioni in cui è necessario considerarela possibilità di formazione di atmosfere po-tenzialmente esplosive a causa di polveri com-bustibili. In virtù di una profonda conoscenzadelle metodologie progettuali nell’ambito delladirettiva Atex, Tama è in grado di fornire le so-luzioni impiantistiche che meglio coniuganogli aspetti normativi con quelli legati alla pro-duzione, adottando i sistemi di protezione piùadatti al contesto di utilizzo e fornendo al-l’utilizzatore le conoscenze necessarie per in-teragire con tali sistemi».

Quali sono i punti di forza sui qualil’azienda continuerà a puntare per il futuro?«Le numerose certificazioni e i riconoscimentiottenuti nel corso dell’attività rappresentano

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Alcuni momenti

di realizzazione

delle unità filtranti

� �

Effettuiamo valutazionisui prodotti per verificare laconformità alla direttiva Atexe adottare le soluzionirichieste in base alle varieesigenze impiantistiche

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

L’idea è quella antica e collaudata dellaleva. Trasformare un movimento erenderlo più agevole tramite unamacchina semplice. I manipolatori

pneumatici rappresentano l’evoluzione di questostadio primordiale di macchina, permettendo ilsollevamento e lo spostamento di carichi di dif-ferente peso. L’azienda Atis dal 2006 si occupadella produzione di manipolatori pneumaticiper aiutare nelle azioni più difficoltose del lavoromeccanico. Fulvio Italo Pancheri legale rappre-sentante e direttore generale della Atis, specifical’insostituibilità della precisione umana. «Vi sonomansioni nelle quali l’uomo è insostituibile. Imanipolatori Atis permettono di alleviare al-l’uomo fatica fisica e stress».

Quali sono i settori produttivi in cui ven-gono impiegati maggiormente i vostri mani-polatori?«In qualsiasi azienda dove vi sia la movimenta-

zione di un prodotto può essere utilizzato il no-stro manipolatore. Dal settore alimentare al mec-canico, dal farmaceutico alle vetrerie e ai serra-mentisti. I nostri manipolatori pneumatici sonoaltamente flessibili e riescono ad adattarsi facil-mente a qualsiasi tipo di movimentazione. Ogniazienda è generalmente già strutturata con unsuo ciclo produttivo e salvo rari casi non le con-viene modificarlo. Per questo l’inserimento delmanipolatore deve essere “veloce e indolore”. Ilmanipolatore coadiuva il singolo operatore nelleoperazioni di movimentazione di carichi da 3kga più di 600 kg diventandone fisicamente “lemani”. È l’operatore stesso che gestisce il movi-mento e il posizionamento del prodotto, propriocome se lo avesse nelle sue mani. La precisionenella movimentazione dei carichi, anche i piùfragili e preziosi, è legata a questa sensazione».

Avete un ufficio interno di ricerca o di pro-gettazione?«Nell’ufficio tecnico si progettano tutti i mani-polatori e le attrezzature. Nella realizzazione deiprogetti, i tecnici, guidati dall’esperienza si con-frontano sempre con le aziende clienti e questopermette di studiare la soluzione più precisa ecorretta per ogni esigenza. La collaborazione èimprontata principalmente sull’ascolto. Fac-ciamo nostri i problemi del cliente e cerchiamodi risolverli mantenendo un costante colloquioe aggiornamento. L’ufficio tecnico sviluppa lenuove soluzioni e le innovazioni che costante-mente sono applicate ai prodotti. Il nostro scopo

Le “mani” meccaniche degli operatori

Sopra, i soci della Atis di Mezzolombardo (Tn).Nella pagina a fianco, il presidente della Atis, Fulvio Italo Pancheri www.atismanipolatori.com

Garantire il movimento di prodottipesanti, ingombranti, pericolosio fragili. In completa autonomiae sicurezza. Ne parliamo con FulvioItalo Pancheri, legale rappresentantedella Atis di MezzolombardoNicoletta Bucciarelli

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è sempre stato quello di fornire un manipolatorepneumatico che abbia una durata elevata neltempo e che soprattutto non richieda interventidi assistenza post vendita. Ogni particolare deimanipolatori è studiato, collaudato e costante-mente aggiornato per avere un’elevata affidabi-lità nel tempo».

Collaborate con l’estero?«Con i nostri rivenditori siamo presenti sul mer-cato europeo in Germania, Spagna, Austria, Re-gno Unito, Belgio, Francia, Polonia. A marzopartecipiamo a una fiera a Chicago, il PromatShow, la più grande e conosciuta fiera americananel settore del material handling».

Qual è invece l'andamento del vostro mer-cato nel territorio del Trentino? E in quelloitaliano?«Atis è nata nel 2006; fondamentalmente è

una realtà giovane. Lavorando duramentesiamo cresciuti molto in un periodo di tempoestremamente limitato, implementando da su-bito con un sistema ISO 9001:2008. I nostriprocessi interni sono definiti e rigorosi. L’orga-nizzazione aziendale è un punto strategico efondamentale per gestire una crescita in tempicosì brevi e il mercato italiano nonostante il pe-riodo di crisi per noi è in costante crescita.Stiamo sviluppando sempre più il mercato an-che in Trentino, molte aziende che operanonel nostro territorio hanno bisogno del nostroprodotto. Noi siamo sempre presenti alle fieredi settore in Italia; imminenti sono le parteci-pazioni al Mecspe di Parma dal 24 al 26 marzonel padiglione riservato alla movimentazioneindustriale, e subito dopo a Colfert Expo aTreviso, dal 2 al 3 aprile».

Avete subito una riorganizzazione azien-dale a causa della crisi?«Nonostante poco dopo la nascita dell’aziendasia iniziata la crisi economica, siamo riusciti arealizzare il nostro obiettivo di crescita, aumen-tando l’organico e inserendo nella produzione at-trezzature tecnologicamente all’avanguardia.Inoltre nel 2010 ci siamo anche ampliati con unanuova sede produttiva e amministrativa».

Fulvio Italo Pancheri

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 117

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È l’operatore stesso che gestisceil movimento e il posizionamentodel prodotto, proprio comese lo avesse nelle sue mani

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Ogni anno nel mondo sono circa1000 i morti a causa di fulmini.Oltre a colpire le persone, moltospesso sono edifici pubblici e

privati a subire danni significativi. Ma nonsolo. Televisore, decoder, videocitofono, tele-fono ed elettrodomestici in generale sono i“punti deboli“ oggetto di danni in un’abita-zione civile. La quotidiana attività lavorativaè strettamente coordinata con questi sistemie un fuori servizio rappresenta un’insidia. La Dehn Italia promuove una tecnologia nellaprotezione dai fulmini e dalle sovratensionicon corsi di formazione, incontri tecnici, vi-site a studi di progettazione e ditte d’impiantielettrici. Dehn + Söhne, capogruppo dellaDehn, è un’impresa a conduzione familiare,innovativa ed operativa in tutto il mondo daoltre 100 anni. La protezione dalle conseguenze delle fulmi-nazioni dirette, delle sovratensioni e più in ge-

nerale il lavoro nel settore dell’energia elettricasono sempre stati al centro della filosofiaaziendale. La parola a Lorenz Moroder, di-rettore tecnico dell’azienda.

Quali sono le leggi che regolamentano laprotezione di un edificio pubblico o privato?«In Italia, diversamente da altri paesi europeicome Germania, Austria e Svizzera, le leggivengono interpretate. Si arriva quindi allaconclusione che esse prescrivono obbligato-riamente solo la necessità di eseguire il calcolodel rischio secondo la norma di protezionecontro i fulmini. Tale calcolo può anche for-nire come risultato che l'impianto di prote-zione non sia più richiesto, anche per edificiche rivestono una certa importanza econo-mica, pubblica o sociale. In altri stati si ra-giona in modo diverso, ad esempio realiz-zando l'impianto di protezione su tutte lescuole senza la necessità di ricorrere ad un cal-colo che ne giustifichi l'esecuzione o meno. Leleggi italiane che prescriverebbero la necessitàdi una protezione contro i fulmini e le sovra-tensioni sono diverse, tra le quali le più im-portanti: la legge n. 37 del 2008 che prescrivela progettazione elettrica, completa di cal-colo probabilistico per quasi tutte le strutture.La legge 81, sempre del 2008 sulla sicurezzae salute sul lavoro. La legge sull'edilizia sco-lastica, già in vigore dal 1975».

In che modo i settori di protezione da so-vratensione, da fulmini e l'antinfortuni-stica sono compatibili tra di loro?

Lorenz Moroder

è direttore tecnico

della Dehn Italia,

di Bolzano

www.dehn.it

IMPRENDITORI DELL’ANNO

118 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

L’arrivo di un temporale deve sempre

essere affrontato nel modo corretto.

Soprattutto riparandosi dai fulmini.

Ne parliamo con Lorenz Moroder,

direttore tecnico della Dehn Italia

Nicoletta Bucciarelli

Sicurezzadurante i temporali

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«La risposta sta interamente nella parola "si-curezza" su cui Dehn basa la sua filosofia daoltre 100 anni. Al centro del nostro agire sitrovano lo sviluppo, la produzione e la com-mercializzazione di apparecchi e componentifondamentali per la salvaguardia dell'uomo,degli impianti e delle apparecchiature. Ab-biamo per questo motivo un grande ufficiointerno di ricerca e molti nostri prodotti sonocoperti da brevetto in campo internazionale.Dalla più semplice staffa porta-conduttoreallo scaricatore di sovratensione più compli-cato. Il primo brevetto fu richiesto da Dehnnel lontano 1918 e aveva come oggetto uncomponente per l'impianto parafulmine. Daallora ne sono seguiti diversi altri, in ognicampo di applicazione».

Nello specifico potrebbe descrivere comeavviene la protezione dai fulmini? «La protezione dai fulmini consiste in un si-stema di impianti con compiti diversi traloro. Contro il danno derivato da una scaricadiretta, come l'incendio, la distruzione mec-canica di parti dell'edificio o la morte perpericolose differenze di potenziale, si rendenecessaria l'installazione di una "protezioneesterna". Essa è semplicemente un impiantodi captazione del fulmine che, portando lacorrente elettrica impulsiva a terra, permettepoi alla stessa di disperdersi nel terreno inmodo sicuro. La captazione avviene con ma-glie costituite da conduttori metallici appog-giati sul tetto oppure con aste di captazione.O con un sistema abbinato tra i due. Controil danno dalle sovratensioni, che si formanoad esempio per il passaggio della correnteimpulsiva del fulmine attraverso i condut-tori degli impianti parafulmini, ma anche at-traverso scariche che si abbattono fino ad ol-tre 2 Km di distanza, devono essere installatidei limitatori di sovratensione sulla linea elet-trica o telefonica».

In che modo è possibile salvaguardarsidurante un temporale quindi?«È importantissimo affrontare l'arrivo di un

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Il primo brevetto fu richiestoda Dehn nel lontano 1918 e avevacome oggetto un componenteper l'impianto parafulmine

temporale nel modo più corretto possibile. Ilpiù grande numero di morti per fulminazionesi conta purtroppo durante le attività di svagoe di tempo libero e i soggetti più a rischiosono ad esempio gli scalatori e i rocciatori, lepersone in gita, i bagnanti e le persone subarche, wind surf ecc. La protezione dellapropria casa o industria riguarda invece so-prattutto la protezione delle apparecchiatureelettriche ed elettroniche attraverso interventimirati, relativamente semplici e poco costosi.Essi devono però essere progettati da personecompetenti e installati da aziende con espe-rienza nel settore».

Lorenz Moroder

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 119

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Investire nella ricerca. Brevettando pro-dotti innovativi, con applicazioni finoraimpensabili. È la strada seguita dallaFein Elast Italia Spa di Ala, nata come

impianto di spiralatura all’avanguardia, conlavorazioni a ciclo continuo per la produ-zione di filati elastici per il settore della cal-zetteria femminile. Alla fine del 2007, rea-gendo in anticipo a quella che a partire dalsecondo semestre del 2008 si sarebbe dimo-strata la più pesante crisi economico – finan-ziaria internazionale dopo quella del 1929,Fein Elast ha destinato importanti risorsenella riorganizzazione della produzione, nel-l’espansione commerciale e in un progetto diricerca triennale finalizzato alla produzione difilati a base di silicone con applicazioni prin-cipali nel settore tessile, medicale e della chi-rurgia plastica. Ciò ha consentito alla societàdi porre le basi per un veloce rientro dalla crisigià a partire dai primi mesi del 2010, in con-trotendenza con quanto avvenuto in altreaziende dove, in alcuni casi, si è dovuto ri-correre a profonde ristrutturazioni o a fu-

Applicazioni innovativeDal filo per calze da donna al filo elastico di sutura per

lifting. Da una ricerca triennale si aprono nuove frontiere

per i prodotti elasticizzati, oggi impiegabili nei settori

dei tessuti ignifughi, resistenti ai raggi UV, per i sensori

di movimento e nel settore medicale. Ne parliamo

con Mario Dorighelli, amministratore delegato,

e Thomas Klotz, direttore generale della Fein Elast Italia

Carlo Gherardini

L’immagine

in apertura mostra

le caratteristiche

di muriel, il primo

da sinistra, a confronto

con spandex,

al centro, e gomma

naturale, a destra.

È evidente come

muriel sia tra gli

elastomeri quello

con il miglior

comportamento

termico

sioni. «I primi segnali di ripresa la società li haavvertiti alla fine del 2009 con la conclusionedi importanti accordi commerciali con calzi-fici, tessiture e maglierie, leader di settore siain Italia che all’estero» spiega l’amministratoredelegato Mario Dorighelli. «Ciò ha permessoalla Fein Elast di rafforzare nel 2010 i fatturati,con un incremento del 70 per cento rispettoal 2009, un trend positivo che si è consolidatonei primi mesi del 2011» sottolinea ThomasKlotz, direttore generale.

L’attenzione rivolta dall’azienda alla con-tinua innovazione identifica oggi Fein Elastcome fornitore di prodotti e servizi di altaqualità. Su quali fronti vi state muovendoattualmente?Mario Dorighelli: «Ultimata la fase della ri-cerca, che ha interessato gli esercizi 2008 –2009 – 2010 e ha permesso di individuareprodotti altamente innovativi, non presenti sulmercato, l’impegno della società è ora rivoltoall’industrializzazione delle conoscenze acqui-site con un investimento finalizzato all’avvia-mento di una nuova attività industriale, cheinteresserà il triennio 2011 – 2013, per laquale è prevista l’assunzione di 23 dipendenti,portando così a 75 risorse il personale in forzaall’azienda. Gli investimenti effettuati nell’ul-timo triennio e quelli programmati per i pros-

IMPRENDITORI DELL’ANNO

120 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

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Sopra una fase della produzione.

A destra, Mario Dorighelli e Thomas Klotz rispettivamente amministratore

delegato e direttore generale della Fein Elast di Ala (Tn)

Mario Dorighelli e Thomas Klotz

simi anni, favoriti anche dal sostegno da partedella Provincia Autonoma di Trento, sensibileall’innovazione tecnologica delle imprese, ga-rantiranno un maggiore radicamento dellasocietà sul territorio. La nuova attività indu-striale sarà accompagnata da un secondo pro-getto di ricerca finalizzato alla soluzione di al-cuni quesiti rimasti oggi insoluti,indispensabili per garantire il successo dellanuova iniziativa e creare altri prodotti da por-tare alle lavorazioni dell’azienda».

Quali sono i vostri ultimi ritrovati?Thomas Klotz: «Abbiamo investito grandi ri-sorse in un impianto pilota di ricerca e svi-luppo e abbiamo realizzato prodotti alta-mente innovativi, non esistenti sul mercato suscala internazionale. Questi prodotti, regi-strati con il marchio “muriel”, sono stati te-stati con grande successo e soddisfazione invarie applicazioni e settori e aprono nuovefrontiere per i prodotti elasticizzati resistentialla temperatura. Il processo e le applicazionisono protette da un brevetto internazionaleche garantisce all’azienda un know-how unicoe vitale per la crescita futura. L’idea sulla qualesi è basata la ricerca nasce da un’intesa per lo

sviluppo di un filo elastico di concezione to-talmente nuova con un professore in chirur-gia plastica di Genova. Partendo da materialicompletamente nuovi per l’industria tessile siè giunti a produrre un filo elastico biocom-patibile, anallergico e non assorbibile dalcorpo umano. Tale filo, ricoperto attraversouna tecnologia particolare con diversi strati dimateriali biocompatibili e altamente resi-stenti, permette interventi di chirurgia pla-stica e correttiva veloci e a costi ridotti ri-spetto ai lifting tradizionali. Oltre alleapplicazioni non assorbibili nella chirurgia, leapplicazioni variano nel settore medicale daitrattamenti antiustione alle calze per diabetici,fino alla produzione di reti per ernie elastiche,per renderle più “sopportabili” ai pazienti».

Quali sono le proprietà di muriel?Thomas Klotz: «Si tratta di un elastomerospeciale con un’alta resistenza alla fiamma,alle alte e basse temperature, ai raggi UV, X e � �

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 121

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Gamma, completamente anallergico, bio-compatibile. Mescolato con altri materialiriesce anche a condurre l’elettricità. Tuttequeste proprietà erano esclusivamente cono-sciute nei filati rigidi e non elastici. Mesco-lando muriel con altre fibre e filati si possonoottenere combinazioni di caratteristiche maiottenute finora».

Quali altre applicazioni trova muriel?Thomas Klotz: «Le applicazioni per questofilo vanno dai tessuti ignifughi per abbiglia-mento tecnico (pompieri, polizia, esercito,settore corse) ai tessuti ignifughi per applica-zioni tecniche come quelle del settore dei tra-sporti terrestri e dell’aeronautica, fino all’ae-rospaziale. Nell’abbigliamento, l’uso di murielconferisce comfort là dove finora si usavanotessuti rigidi con limitazione dei movimentiper le persone obbligate a in-dossare questo tipo d’indu-menti. Fein Elast sta attual-mente lavorando in questosettore per la realizzazione diabbigliamento esterno perpompieri e tute per corse au-tomobilistiche. Nel settoredei trasporti terrestri, in pri-mis su rotaia, il tessuto rea-lizzato con questo elastomeropermette una riduzione dei

costi di fabbricazione dei treni per una piùsemplice costruzione dei collegamenti tra lecarrozze e una loro maggiore insonorizzazione.Il filo elastico conduttivo, nato come pro-dotto collaterale, varia la sua resistenza in fun-zione all’allungamento e trova applicazionecome sensore di movimento che può essereimpiegato per monitorare l’attività motoriadi una persona, il rilevamento di peso sui se-dili delle automobili, come sensore antifurto,per movimenti geologici. I settori sopra de-scritti rappresentano ovviamente mercati dinicchia rispetto al mercato tessile generale,ma si tratta di mercati con il più alto tasso dicrescita registrato negli ultimi decenni».

Quali i prossimi obiettivi della Fein –Elast?Mario Dorighelli: «Nell’anno in corso sistanno creando le basi per il primo impiantodi produzione, per poter affrontare le richiesteche si stanno concretizzando dai settori de-scritti. Parallelamente alla realizzazione delprimo impianto di produzione si andrà ad av-viare un nuovo impianto pilota con le ultimis-

sime modifiche di ingegneriaper continuare nella ricerca dinuovi prodotti e la messa apunto dell’automazione del-l’impianto di produzione. Trale applicazioni principali dellaricerca vi è lo sviluppo di unfilo con alta resistenza ai raggiUV per possibili applicazioninella produzione di tessuti perle serre e per i tendaggi d’arre-damento».

Ancora un’immagine

del centro R&D

della Fein Elast Italia

www.fein-elast.com

IMPRENDITORI DELL’ANNO

122 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

� �

�Muriel è un elastomerospeciale con un’altaresistenza alla fiamma,alle alte e bassetemperature, ai raggi UV, Xe Gamma, completamenteanallergico e biocompatibile

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L’applicazione di pratiche per il riciclodel materiale rappresenta uno degliorizzonti più concreti e innovatividell’attività del packaging, un’indu-

stria che individua l’1,5% del Pil nazionale. Ilrispetto e l’attenzione per l’ambiente sono unimperativo di I.C.S., cartotecnica dal 1928,una realtà da 9 milioni di fatturato e 50 colla-boratori che opera a Rovereto e prevede per ilprossimo futuro nuovi investimenti che am-montano a circa 1 milione di euro. «Il cartonepotrà con ogni probabilità identificare una va-lida alternativa ad altri materiali meno eco-so-stenibili – spiega Fabio Gatti, amministratoreunico dell’impresa – poiché è un materiale in-teramente riciclabile». Ma gli elementi sui qualiI.C.S. basa la sua filosofia aziendale non si esau-riscono nell’eco-sostenibilità. Qualità, compe-titività e servizio sono fattori altrettanto deter-minanti, insieme all’autosufficienza raggiuntanell’attuazione del processo produttivo di espo-sitori e imballaggi: si va dalla progettazione aidifferenti tipi di stampa sino al confeziona-mento e alla logistica. L’innovazione è poi so-stenuta dal design, per questo in I.C.S. «la ri-cerca costante di nuove forme di packaging siunisce al design».

Attraverso quali attività,nello specifico, si declina ilpercorso realizzativo di unprogetto “su misura”? «Dopo aver completato ilbriefing con il cliente, for-muliamo una proposta in 3ddei progetti in diverse solu-zioni. Nella fase successivaattuiamo un prototipo inbianco realizzato a plotter,

Sostenibilità per nuove forme di packaging

Pieno controllo sul processo produttivo.

Al quale si affiancano qualità, competitività, servizio,

sviluppo nel campo del design. Fabio Gatti spiega

le leve strategiche necessarie oggi per imporsi

sul mercato del packaging

Miriam Casati

A lato, Fabio Gatti,

amministratore

unico della I.C.S.

Bertagnin Spa

www.ics-packaging.it

alla quale fa seguito la creazione dei file grafici.Conclude il processo la fase di produzione, cheinclude la stampa, la verniciatura o plastifica-zione, l’accoppiatura, la fustellatura, l’incolla-tura, il confezionamento e, in ultima istanza, laconsegna».

Quali sono oggi le principali esigenzeespresse dai committenti?«Si richiede soprattutto un miglior rapporto frasoluzione tecnica e prezzo. La ricerca del rispar-mio da parte dei nostri clienti ci sprona a esseretecnicamente più propositivi per non penalizzarel’immagine dei prodotti a un prezzo interes-sante. Un altro elemento strategico è rappre-sentato dai tempi di realizzazione sempre più ra-pidi, che noi siamo in grado di soddisfare in

quanto disponiamo al nostrointerno di tutti i macchinarinecessari per ogni tipo di la-vorazione possibile in carto-tecnica».

In che termini si misurala qualità dei prodottiI.C.S.?«Potrebbe misurarsi con ilgrado di soddisfazione deiclienti. Alcuni di essi dispon-gono di un sistema di valuta-

IMPRENDITORI DELL’ANNO

È il fatturatoregistrato da I.C.S.

nel 2010

EURO

9Mln

124 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

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Fabio Gatti

zione dei fornitori e I.C.S. figura ai primi posti.Questi sistemi di valutazione tengono ovvia-mente conto non solo della qualità del pro-dotto, ma anche del rispetto di tutte le condi-zioni contrattuali, fra cui quello dei tempi diconsegna. Si potrebbe, quindi, parlare di qua-lità del fornitore, non solo dei prodotti».

Come riuscite a mantenere e incrementarela competitività sul mercato?«In Trentino non si segnalano molti competi-tors, in quanto operano realtà piuttosto piccolee non attrezzate a 360 gradi. I nostri concorrentipiù importanti sono decisamente fuori dallaregione, in particolare in Veneto, Piemonte eToscana. Per affrontarli, proponiamo semprepiù flessibilità e qualità a prezzi competitivi.Abbiamo, inoltre, la possibilità di spaziare daiclassici e semplici astucci agli espositori, dagliimballaggi di lusso al pop (acronimo di punti diacquisto) fino ai complementi di arredo qualipoltroncine, divanetti e tavoli. La ricerca co-stante di nuove forme di packaging si unisce aldesign».

Quali sono i vostri progetti sul fronte del-l’internazionalizzazione?«Il nostro fatturato prevalente è al momento inItalia. Esportiamo già in Francia, Germania,Austria e Romania in piccole percentuali. Nel

prossimo futuro l’obiettivo principale è quellodi aumentare la nostra presenza in Germania ein Francia».

La cultura dell’ecosostenibilità e del ri-sparmio energetico si sta affermando concrescente determinazione nell’industria delpackaging. In che modo la I.C.S. segue e svi-luppa questa tendenza?«Il rispetto dell’ambiente e, quindi, della soste-nibilità identifica uno dei valori dell’azione diI.C.S.. Di fatti il cartone, materiale principaleattraverso cui mettiamo in atto le dinamicheproduttive dell’azienda, rappresenta l’alternativaideale ad altri materiali con un più basso livellodi fruibilità eco-sostenibile. Il cartone è, infatti,un materiale interamente riciclabile, perciò latotalità dei nostri scarti di lavorazione viene ri-ciclata per produrre ulteriore cartone riciclato.Inoltre, in molti casi, i materiali che utilizziamoper realizzare gli imballi, gli espositori, i cartellie le confezioni sono interamente riciclati. Verrà,infine, attuato un significativo investimentoper installare un impianto fotovoltaico».

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 125

��Il cartone potrà con ogni probabilità

identificare una valida alternativaad altri materiali meno eco-sostenibili

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

scegliere la strada della sostenibilità ambien-tale. «Io credo fortemente che operare nel ri-spetto della natura e della salute sia un dovereetico fondamentale per un’attività modernache getta lo sguardo verso il futuro. L’am-biente in cui viviamo deve essere aiutato e so-stenuto nel miglior modo possibile e noi, inquanto ospiti del nostro pianeta, abbiamo ildovere di fare tutto quanto è possibile perchéquesto avvenga». La strada intrapresa da Grafiche Dalpiaz nonè unidirezionale, ma si muove su diversi per-corsi paralleli. «Innanzi tutto è stato installato

ed è oggi in funzione unimpianto fotovoltaico inmodo che l’azienda con-sumi e produca anche ener-gia pulita e sostenibile»spiega Rudi Dalpiaz «inol-tre prestiamo una partico-lare attenzione a stamparesu carta certificata FSC.Dal 2009 infatti abbiamoottenuto la certificazioneche, oltre a renderci orgo-gliosi del nostro operato, hafatto incrementare il fattu-rato. Per fortuna, oggi-giorno, sono in aumento i

Ogni realtà, sia privata che pub-blica, potrebbe muoversi nel ri-spetto dell’ambiente in cui vi-viamo. Se si tratta del singolo

cittadino, si potrebbe parlare di piccoli passiindividuali per raggiungere grandi e comunimete. Ma quando si getta uno sguardo su re-altà aziendali importanti, i numeri iniziano adiventare influenti e diventa sempre più fon-damentale riuscire ad attuare una svolta chenon solo aiuti la natura, ma che sia in qual-che modo conveniente per l’azienda stessa. Di soluzioni ce ne sono davvero tante, dal ri-ciclaggio capillare dei materiali di scarto al-l’installazione dei pannelli fotovoltaici, dal-l’utilizzo di materiale riciclato al taglio sucosti energetici considerati superflui. RudiDalpiaz, dopo un’esperienza di circa sei anninelle migliori tipografie del Trentino ha ini-ziato la sua attività in proprio ormai tren-t’anni fa, divenendo titolare dell’azienda Gra-fiche Dalpiaz, che si occupa di stampa,legatoria e cartotecnica. Da allora ha potuto

Soluzioni per la stampa che rispettano l’ambiente

Riciclaggio capillare dei materiali di scarto,

installazione di pannelli fotovoltaici, utilizzo

di materiale riciclato. Rudi Dalpiaz spiega come

stampa, legatoria e cartotecnica possano evolversi

nel rispetto dell’ambiente

Belinda Pagano

126 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Page 91: Dossier Ta

Rudi Dalpiaz

clienti che prestano attenzione alle proble-matiche forestali». Un aiuto dunque sia per l’ambiente che perla realtà aziendale stessa. «Grafiche Dalpiaz,è riuscita anche a non essere intaccata dallacrisi economica. Credo che la vasta gammadelle nostre lavorazioni ci abbia permesso dinon diminuire il fatturato e di rimanere com-petitivi sul mercato. Il nostro parco mac-chine, ad esempio, vanta un’ampia e com-

pleta struttura, mentre per quanto riguarda lastampa, la nostra società conta su modernetecnologie e attrezzature fra le quali unanuova Heidelberg Speedmaster XL 105-5+LXinstallata a gennaio 2011 con specifiche tec-niche interessanti: cinque colori, laccatura eforno, f.to 75x105, velocità di stampa fino a18.000 copie ora, e non ultima la HeidelbergSpeedmaster 52 a quattro colori, f.to 35x50con velocità di stampa fino a 15.000 copie al-l’ora. Entrambe le Heidelberg sono collegatecon la prestampa, dalla quale vengono tra-sferiti i dati per la programmazione di ognilavoro garantendo ulteriore qualità e tempi ri-dotti di avviamento. Inoltre abbiamo la pos-sibilità di impreziosire ogni stampato con fi-niture drip-off, lamina a caldo e rilievo asecco. Come si può ben comprendere i serviziofferti, nel rispetto ambientali, sono cosìampi da ricoprire una grande quantità di pos-sibili richieste». Altro aspetto da non sottovalutare, se si pensaalla stampa, è quello delle tecnologie esi-stenti. «Rimanere al passo coi tempi ci hasempre contraddistinti perché ritengo di fon-damentale importanza riuscire a svilupparetecnologia e innovazione in modo costante econtinuo inserendo in azienda nuove tipolo-gie di macchinari. Ed è questa la nostra forza:la ricerca di nuove lavorazioni in modo dariuscire ad anticipare, anche con ampio rag-gio, la concorrenza. Per essere competitivi,tuttavia, oltre alla qualità del servizio e al-l’innovazione tecnologica presente in azienda,non sono da tralasciare aspetti che per laclientela sono altrettanto fondamentali. Stoparlando delle tempistiche di lavorazione pos-sibilmente il più brevi possibile senza trascu-rare, ovviamente, la qualità del prodotto fi-nale e la professionalità di chi opera ilservizio».

A sinistra, la nuova macchina da stampa XL105-5+LX

installata a gennaio 2011

www.grafichedalpiaz.com

��

Operare nel rispetto della naturae della salute è un dovere etico

fondamentale per un’attività modernache getta lo sguardo verso il futuro

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 127

Page 92: Dossier Ta

rilasciano composti di piombo né di cadmio oaltri composti nocivi. Le nostre tele, certificateM1 e M2, offrono la massima sicurezza anchein presenza di fiamma o di corto circuito».

Il vostro mercato teme la concorrenza deipaesi produttori a basso costo?«È vero che i prodotti cinesi o americani sonomeno costosi, ma la qualità del prodotto ita-liano è di gran lunga superiore. I nostri scherminon sono solo più sicuri, ma anche più belli. Sedal punto di vista tecnico il progetto realizzatoin Italia può essere anche paragonato a quellotedesco o francese, dal punto di vista esteticovince sempre il prodotto italiano: gli italianihanno un gusto per il bello che non si trova al-trove. Nell’ultima fiera di Amsterdam abbiamopresentato una linea denominata “Wave” cheoffre un impatto estetico e funzionalità avan-zate, quali la retroilluminazione a LED o la geo-metria variabile dei teli, che hanno suscitatounanime ammirazione. Nel nostro catalogoOthelloline, peraltro, offriamo già dal 2001una linea di schermi per l’home cinema che hafatto della bellezza il tratto distintivo ed è statoil punto di riferimento per diversi concorrenti».

Quali sono le peculiarità della linea“Wave”?

La diffusione della videoproiezione, co-minciata negli anni 80, ha comportatolo sviluppo di tecnologie e prodottidedicati. Negli ultimi 30 anni sono

nate decine di aziende che propongono solu-zioni e tecnologie relative alla videoproiezione,sia per il mercato professionale che domestico.Oggi i “grandi schermi”, non vengono utiliz-zati solo al cinema, ma trovano un’applica-zione sempre più ampia presso aziende, musei,piazze nonché abitazioni private. Dal 1985 laScreenline, all’interno dello stabilimento Be-senello (Tn) produce schermi per cinemato-grafia: «progettiamo, realizziamo e vendiamodiverse tipologie di schermi – afferma BrunoGomarasca, titolare dell’azienda - dai moto-rizzati avvolgibili agli schermi fissi con telaio,ma anche schermi componibili, piani o curvi,dai 2 ai 20 metri di base».

Quali sono le caratteristiche della vostraproduzione?«Abbiamo tre linee di produzione, più unagrande officina che si occupa dei prodotti spe-ciali. I prodotti vengono progettati dal nostroufficio tecnico coinvolgendo attivamente anchei fornitori e gli utilizzatori e si distinguono perqualità e originalità. Tutti i materiali da noi im-piegati nelle realizzazioni sono certificati, non

Non solo tecnologie evolute

e accorgimenti tecnici innovativi.

Gli schermi per la videoproiezione

devono essere anche belli.

E sapersi adattare a diverse esigenze.

Il punto di vista di Bruno Gomarasca

della Screenline

Eugenia Campo di Costa

Avanguardia nella videoproiezione

In apertura, lo staff

di Screenline, sopra un

proiettore.

Nella pagina accanto

Bruno Gomarasca, titolare

dell’azienda.

In alto, lo stand

di Screenline

ad Amsterdam

e i dettagli di alcuni prodotti

www.screenline.itwww.screenlineproav.com

IMPRENDITORI DELL’ANNO

128 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Page 93: Dossier Ta

nuovi come Russia, Europa dell’Est e tutti ipaesi che si affacciano sul Mediterraneo e nel-l’area medio orientale. Attualmente stiamo per-fezionando il nostro ingresso in America: USA,Canada e Messico».

Dal 2008 siete anche distributori per l’Ita-lia della gamma professionale dei videopro-iettori Epson.«Epson ha incontrato in Screenline l’aziendache poteva non solo distribuire le macchine, maseguire le problematiche degli installatori, ri-solvendole direttamente. Un servizio che ci dif-ferenzia dai distributori classici, la cui attività siincentra unicamente su prezzo e logistica. Que-sta partnership sta crescendo molto veloce-mente, tanto che nel 2010, ci ha portato a di-ventare la seconda azienda del mercato,superando molti marchi storici, ancora legati almodello di distribuzione classico».

«Wave rappresenta una svolta nel design deglischermi avvolgibili motorizzati e si caratterizzaper la linea armoniosa, morbida e flessuosa chene permette una perfetta integrazione nei con-testi di interior design. Wave è disponibile an-che in versione Multiformat con un doppiomotore Somfy. Grazie a questa opzione è pos-sibile ottenere vari formati di proiezione, dalclassico 4:3 al 16:9 fino al 2,35:1».

Screen Line è, nel settore, l’azienda italianache esporta di più verso l’estero. Quali sonoi principali mercati di riferimento?«Circa il 70% dei nostri prodotti viene espor-tato. I nostri mercati tradizionali sono quelli del-l’Europa continentale, sui quali abbiamo con-tatti che risalgono ai primi anni 90. Negli ultimi12 anni, grazie all’assidua partecipazione a fiereinternazionali, abbiamo ampliato la nostra areadi riferimento riuscendo a entrare in mercati

Bruno Gomarasca

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 129

��Se dal punto di vista tecnico il progetto realizzato

in Italia può essere anche paragonato a quellotedesco o francese, dal punto di vista esteticovince sempre il prodotto italiano

Page 94: Dossier Ta

COMPONENTI INNOVATIVE

L’azienda trentina, con sede a Cles, èattiva da oltre cinquant’anni nel-l’ambito della produzione e com-mercializzazione di manipolatori

per la movimentazione delle merci e dei se-milavorati all’interno di catene e processi dilavorazione. Si tratta di soluzioni che simu-lano e aiutano efficacemente il lavoro ma-nuale, pensate per ottimizzare il lavoro dellerisorse umane nelle aziende. L’offerta di Dal-mec si rivolge a un ampio raggio di categoriemerceologiche, particolarmente alle realtà do-tate di linee di montaggio complesse. Pur-troppo, il periodo storico continua a non es-sere dei più felici, particolarmente per leaziende del comparto meccanico. Dalmec hareagito alla crisi con dinamismo e, nonostantetutto, ha visto il proprio fatturato aumentarenell’annus horribilis, il 2010. Scopriamo per-ché assieme all’amministratore delegato, Lu-ciano Dallago.

Cosa ha rappresentato, per voi, il 2010?«È innegabile, anche la nostra azienda è ri-masta coinvolta dalla crisi, anche se non inmaniera grave. Abbiamo anzi avuto un leg-gero incremento di fatturato rispetto all’annoprecedente, ma si tratta di valori ben lontanidai risultati 2008. Tuttavia, questa pausa èservita all’azienda per migliorare il sistemarelazioni esterne con la rete dei dealer, chesono sparsi nei cinque continenti e ci con-sentiranno di continuare ad essere vincenti sulmercato globale».

Quali sono i prodotti che hanno otte-nuto il maggior successo?«Uno in particolare: il nostro prodotto baseper la movimentazione di oggetti in manieraergonomica, il “Manipolatore”, che nelle va-

Verso l’efficienzanei processi produttivi

La movimentazione delle merci e dei semilavorati

all’interno di catene e processi di lavorazione

è possibile grazie ai “Manipolatori”, che possono

lavorare con carichi da dieci a novecento

chilogrammi. Luciano Dallago, amministratore

delegato della Dalmec, osserva il loro

mercato e i futuri sviluppi del settore

Riccardo Ceredi

L’amministratore

delegato di Dalmec,

Luciano Dallago,

alle prese con uno

dei manipolatori

prodotti dall’azienda

di Cles (Tn)

www.dalmec.it

rie versioni può lavorare con carichi da diecia novecento chilogrammi. Questo prodotto sista rivelando sempre più importante, sia pernoi che per i clienti, e offre soluzioni assai evo-lute, sia dal punto di vista della sicurezza chedell’ergonomia per l’operatore».

Su quali progetti si orienteranno i vostriprossimi investimenti?«Pensiamo sempre in un’ottica di sviluppo,investendo sia nella formazione del personale,che nella progettazione di componenti inno-vativi, senza scordarci dell’efficienza dei pro-

130 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Page 95: Dossier Ta

Dalmec

Luciano Dallago con il direttore tecnico Giovanni Lorengo, a sinistra,

e il direttore commerciale Daniel Martini. A destra, lo stabilimento di Cles (Trento-Italy)

cessi produttivi, della vendita e dell’assistenzapost vendita. Quest’ultimo aspetto è partico-larmente importante: da sempre, lavoriamonell’ottica di assistere il cliente fino alla finedel ciclo vitale del nostro prodotto, in qual-siasi parte del globo terrestre. In sintesi: pun-tiamo molto sulla qualità e l’affidabilità deinostri prodotti, per aumentare la soddisfa-zione dell’utenza».

Ricerca, sviluppo e innovazione qualepeso rivestono?«Le nostre priorità sono da sempre orientateallo sviluppo di soluzioni che rendano i nostriprodotti impiegabili su nuovi e differenti set-tori industriali, così da allargare la base delmercato. Questo, ha richiesto e richiederà unincremento sempre maggiore delle attività diricerca, che è possibile portare avanti solograzie all’ingegno e alla creatività delle risorse

umane. All’atto pratico, un impegno di que-sto tipo si traduce in un cospicuo investi-mento economico, che va ad incidere sul no-stro bilancio per il 4% circa».

Avete le vostre radici in Trentino, ma sietemolto attivi sui mercati esteri. Come sonocambiate, per la vostra azienda e, più in ge-nerale, per il comparto, le prerogative e leprospettive del mercato mondiale?«Noi operiamo in un’ottica globale da circatrent’anni, e abbiamo seguito da vicino l’evo-luzione industriale di tutte le nazioni emer-genti. In questo arco di tempo, abbiamo con-solidato il nostro know how tecnico ecommerciale, sia all’interno che all’esternodella realtà trentina, così da assicurarci unbuon posizionamento sul mercato globale.Al contempo, abbiamo studiato attentamentele tante sfaccettature che stanno dietro ai pro-cessi di sviluppo delle singole nazioni».

Quali sono i mercati e i settori industrialiattualmente più interessanti?«La particolarità dei nostri prodotti sta nelfatto che possono essere utilizzati in numerosiambiti, pertanto, siamo presenti in moltissimisettori industriali. Inoltre, le nostre soluzionivantano un costante sviluppo tecnologico esono adatte alle esigenze più disparate. Que-sto, ci consente di seguire tanto i mercaticonsolidati quanto quelli emergenti. A talproposito, possiamo fare affidamento anchesu di una rete di personale specializzato conuna diffusione capillare in tutto il mondo».

Vi ponete particolari obiettivi per il pros-simo biennio?«L’obiettivo primario sarà quello di investirenel rapporto qualità/prezzo dei nostri pro-dotti, così da crescere sui mercati emergenti.Contemporaneamente, vogliamo mantenerela leadership in Italia e in Europa».

��Operiamo in un’ottica globale da circatrent’anni e abbiamo seguito da vicino

l’evoluzione industriale di tuttele nazioni emergenti

La Dalmec investeregolarmente parte

del fatturatonel comparto

Ricerca & Sviluppo,confermando

la sua attitudineall’innovazione

RICERCA4%

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 131

Page 96: Dossier Ta

mettere la massima efficienza e la mas-sima comodità ai liberi professionisti oalle aziende. Quali sono le basi operativedella vostra attività?«Consideri che Bott comprende circa 700collaboratori in tutto il mondo con un fat-turato di oltre 100 milioni di Euro e giàquesti numeri offrono una sicura garanzia.Possediamo anche tre stabilimenti produttiviin Germania, Inghilterra e Ungheria, oltre adavere numerose filiali e importatori negli al-tri paesi. Gli stabilimenti di produzione sonoovviamente certificati ISO 9001:2000 e iprodotti sono concepiti e realizzati secondolo standard di certificazione TÜV e GS. Gli80 anni di storia sono per noi allo stessotempo una sfida, un impegno e una garan-zia».

Allestendo soluzioni per postazioni dilavoro mobili e magazzino, quali sono ipunti fondamentali sui quali non è possi-bile prescindere?«La nostra filosofia volge attorno a concettisemplici ma fondamentali: servizio qualita-tivo, rapidità nello sviluppo di nuove solu-zioni e attendibilità. Poniamo particolare at-tenzione, inoltre, alla ricerca di nuovesoluzioni, sostenute da un nostro repartopreposto allo sviluppo di nuovi prodotti eallo studio del miglioramento dei servizi.Per fornire un servizio efficiente, ci si avvale

Costruire una vera e propria offi-cina su quattro ruote può esseremolto utile per tantissime tipolo-gie di lavoro. Significa trasformare

il proprio mezzo di trasporto in uno stru-mento di lavoro che permette di eseguire in-terventi direttamente sul posto, certi di averetutti gli utensili a portata di mano. Alla basedi questi allestimenti occorre una solida re-altà aziendale che possa garantire il massimodell’efficienza. Ne abbiamo parlato con Rug-gero Stranieri, amministratore delegato del-l’azienda Bott, realtà che si occupa da oltreottant’anni di produzione di arredamentiaziendali e allestimenti per veicoli commer-ciali.

In sostanza vi occupate dell’organizza-zione lavorativa di altre realtà, per per-

Allestire veicoli commerciali in modo

che diventino delle vere e proprie

officine richiede competenza,

organizzazione e garanzie di sicurezza.

Il punto di Ruggero Stranieri,

amministratore delegato della Bott

Belinda Pagano

I veicoli che diventanoofficine mobili

In queste pagine alcuni esempi di installazioni della Bott,

azienda vincitrice dell’ If Gold Award 2011

www.bott.it

POSTAZIONI DI LAVORO

134 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Page 97: Dossier Ta

anche in tutta Italia della collaborazione distrutture specializzate denominate “Servicepartner”, a cui è affidata la distribuzione inesclusiva dei nostri prodotti. A stretto con-tatto con il cliente vengono eseguite tutte leoperazioni di progettazione e personalizza-zione, partendo dalla semplice scaffalaturafino a ottenere un’officina mobile completadi impianto per l’utilizzo di strumenti e at-trezzi».

Un servizio a 360 gradi dunque, dallaprogettazione alla realizzazione?«Esatto. Progettiamo e costruiamo allesti-menti partendo da un'analisi concreta dellenecessità, ponendo particolare attenzione asicurezza, ordine ed efficienza. Bott Vario, adesempio, è un sistema modulare che per-

mette soluzioni specifiche per ogni tipo diveicolo e necessità operativa, in modo da ot-tenere un allestimento organizzato ed effi-ciente. Realizzare un allestimento su misurasignifica utilizzare al meglio le dimensioni delvano di carico componendo gli elementi inmodo ergonomico e sicuro».

E per quanto riguarda la sicurezza?«Questo specifico tema è oggi al centro del-l’attenzione e anche fra gli utilizzatori crescel’interesse per le norme che ne regolano lacorretta applicazione. Un aspetto importanteè rappresentato dalla corretta progettazione alfine di garantire una distribuzione equili-brata dei carichi. Per verificarne l’efficacianoi non ci limitiamo a considerazioni teori-che, ma testiamo regolarmente i nostri pro-dotti eseguendo dei Crash-Test secondo lanormativa europea ECE-R44. La sicurezza siottiene anche nella cura del dettaglio.Quando sono necessarie stabilità e leggerezzacontemporaneamente, la soluzione miglioreè una combinazione di materiali con carat-teristiche diverse».

Ruggero Stranieri

È il fatturatorealizzato

dalla Bott nel 2010

EURO

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 135

100 mln

Trasformare un mezzodi trasporto in uno strumentodi lavoro permette di eseguireinterventi direttamentesul posto

Page 98: Dossier Ta
Page 99: Dossier Ta
Page 100: Dossier Ta

La ricetta del successo? Per l’azienda tren-tina con sede in Val di Fiemme, doveoccupa ben 168 persone, può riassu-mersi in due parole: innovazione e fi-

delizzazione. Due concetti portati avanti senzascordarsi delle sue tradizioni. Nel momento piùbuio dell’economia mondiale La Sportiva ha in-fatti deciso di investire nella ricerca, tecnologicae di prodotto, impegno che è stato riconosciutoe che le ha permesso di mantenere stabile la suaposizione sul mercato.

Il 2010 è ormai alle spalle, possiamo stilareun bilancio per La Sportiva? «L’anno passato ha confermato un trend positivodi crescita per l’azienda. Nonostante qualchemercato estero abbia accusato più di altri la crisi,iniziata nel 2009 e protrattasi per tutto il 2010,altri mercati hanno contribuito a bilanciare la si-tuazione consentendoci un incremento di fattu-rato. L’anno passato ha inoltre portato un ulte-riore rafforzamento della nostra leadership dimercato nella nicchia core, l’arrampicata, e unaumento di quote nel trail running, settore dalleottime potenzialità, sul quale stiamo concen-trando innovazioni e investimenti».

Lo sport tiene il passodel business È da 80 anni che La Sportiva opera

nel mercato delle calzature

per la montagna. Grazie a un costante

investimento nella ricerca

e nello sviluppo, l’azienda ha superato

brillantemente la crisi.

Ne parla Lorenzo Delladio,

amministratore delegato

Riccardo Ceredi

A sinistra,

Lorenzo Delladio,

amministratore

delegato

de La Sportiva.

Nelle altre immagini,

alcune fasi lavorative

all’interno dell’azienda

di Ziano di Fiemme (Tn)

www.lasportiva.com

Qual è la vostra mission?«Cercare di andare sempre oltre alle aspettativedel cliente, così da fargli vivere la montagna comeun’esperienza unica, portando innovazione a 360gradi nei prodotti che utilizza: dalle scarpette perl’arrampicata agli scarponi da escursionismo, pas-sando per gli scarponcini da trekking e per le cal-zature da trail running».

In che modo curate la fidelizzazione con iconsumatori e come affrontate la concorrenzadei competitor?«Il nostro cliente associa al brand La Sportiva unmarchio di qualità e si identifica in esso, perchéi nostri prodotti gli consentono di raggiungere lepiù elevate performance. È un legame moltoforte quello che si instaura, dapprima tra consu-matore e prodotto, poi tra consumatore eazienda. La fedeltà verso il nostro marchio vieneinoltre rafforzata attraverso l’organizzazione dieventi, le sponsorizzazioni, e un costante dialogocon gli utenti, che alimentiamo anche on-line,tramite la gestione della community sul sito in-ternet aziendale, sui blog e sui social network.Grazie al dialogo coi clienti raccogliamo le loroimpressioni su prodotti, e incentriamo la comu-nicazione sugli aspetti che li riguardano da vicino.Tutto questo, di riflesso, ci consente di avere un

SPORTWEAR

138 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Page 101: Dossier Ta

Lorenzo Delladio

vantaggio nei confronti dei concorrenti che nonseguono così da vicino questi aspetti volti alla fi-delizzazione».

Si è appena conclusa la stagione invernale.Quali sono stati i prodotti più apprezzati da-gli appassionati?«A cavallo dell’inverno abbiamo lanciato alcuniprodotti innovativi, sviluppati a seguito dell’en-trata nel settore dello sci alpinismo, che hanno ri-scosso un buon successo. Tra questi “Stratos”, loscarpone più leggero sul mercato, realizzato to-talmente in carbonio con tecnologie aereonau-tiche, coperto da ben quattro brevetti che ri-guardano sistemi costruttivi e di chiusura. Unaltro modello particolarmente importante è“Crossover”, una calzatura da mountain run-ning con ghetta integrata e predisposizione permontaggio di chiodi da neve invernali, perfettaper la corsa su terreni ghiacciati o innevati, tipicidella stagione invernale».

Ci dica di più sullo sci alpinismo.

«È uno sport che rappresenta un’alternativa in-vernale alla palestra e allo sci di fondo, ed è pra-ticabile in totale libertà, senza bisogno di strut-ture dedicate o di skipass. in Italia, come neglialtri paesi dell’arco alpino, lo sci alpinismo è inforte crescita. I praticanti sono in continuaascesa, in senso letterale, soprattutto per quel cheriguarda i settori free-ride e ski touring di mediolivello. Lo sci alpinismo è visto come un mododi vivere la montagna più tranquillo e personale,lontano da piste e impianti sciistici, a riprova diun sempre più diffuso sentimento di riappro-priazione della natura».

Qual è il target a cui si rivolge? «Fino a qualche anno fa si trattava di uno sportpraticato soprattutto da persone tra i 35 e i 60anni, ma oggi stiamo assistendo a una crescitaanche in fasce di età più giovani, per le quali losci alpinismo rappresenta un’attività alternativa,diversa da quello che già è stato sperimentato. Aprescindere dall’età, si tratta di persone compe-tenti, attente a elementi quali leggerezza, per-formance, materiali utilizzati e rispetto per l’am-biente».

Quanto è importante la ricerca nel mercatodello sci d'alpinismo?«Fondamentale, e non solo in questo settore. Noinon ci accontentiamo di presentare soluzionisimili ad altre esistenti, ma puntiamo sempre adifferenziarci. D’altra parte la parola innova-zione è contenuta anche nel nostro pay-off: “in-novation with passion”».

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 139

Page 102: Dossier Ta

PRODOTTI TIPICI

140 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Un’offerta di formaggi caratteristicidel luogo e a denominazione diorigine protetta come Asiago Pres-sato e d'Allevo. Ma anche sapori di

altre regioni nel Provolone e nel Grana Pa-dano. Sono alcuni dei prodotti tipici della Ca-searia Monti Trentini, azienda familiare che èriuscita a fondere antiche ricette con macchi-nari tecnologicamente avanzati. Ne parliamocon Fabio Finco, amministratore di un’aziendache «pone nella produzione di formaggi lastessa passione delle origini, avendo cura del-l’ambiente, seguendo le tradizioni e selezio-nando con attenzione la materia prima».

Come avviene il processo produttivo deivostri formaggi?«Le fasi si differenziano a seconda dei pro-dotti. Al centro del processo produttivo col-lochiamo la materia prima, ovvero il latte,che controlliamo fin dalle stalle. Le fasi di la-vorazione vengono esaminate in tutti i loropassaggi e questo lo si deve soprattutto al-l’unione tra tradizione casearia e modernetecnologie. Non tralasciamo inoltre un’at-tenta e paziente cura nella stagionatura e con-servazione per quei formaggi che lo richie-dono».

Oltre ai prodotti tradizionali state speri-mentando altri mercati?«Stiamo prestando attenzione anche ai pro-dotti idonei alla preparazione di piatti prontirichiesti dalla grande ristorazione e dal seg-

mento fast-food. Questo segmento non tra-dizionale ci sta dando grandi soddisfazioni; c’èinfatti una consapevolezza da parte della ri-storazione che l’uso di prodotti di qualitàporta un valore aggiunto al cibo e l’incidenzadel costo viene assorbita dalla fidelizzazionedel cliente che assaggiato il piatto pronto con-tinua a richiederlo».

In quali ambiti si sviluppa prevalente-mente la ricerca?«All’interno dell’azienda abbiamo un labora-torio di analisi dove viene controllata tutta laproduzione, dal latte ai prodotti finiti. Ac-canto al controllo abbiamo creato una sezionedi ricerca e sviluppo: l’ambito non si limitaunicamente a sperimentare la produzione dinuovi formaggi, ma anche la shelf-life dei pro-

Un caseificio che conserva antiche tradizioni e che le coniuga alle moderne

tecnologie. Certificazioni D.O.P. e nuovi mercati fast-food. La parola a Fabio Finco,

amministratore della casearia Montitrentini

Nicoletta Bucciarelli

Puntiamo all’exporte al segmento fast-food

I soci della casearia

Montitrentini

www.montitrentini.com

Page 103: Dossier Ta

Fabio Finco

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 141

dotti confezionati, il panel–test per verificarela qualità del prodotto e l’abbinamento avini. Per avere un riscontro scientifico colla-boriamo sia con l’Università di Milano siacon Veneto Agricoltura».

Come risponde il mercato estero ai vostriprodotti?«Nel 2003 l’azienda si è assoggettata allo stan-dard anglosassone British Retails Consor-tium, per poter soddisfare le esigenze dellagrande distribuzione del Regno Unito. Que-sta rappresenta una delle certificazioni che ab-biamo deciso di ottenere insieme all’Interna-tional Food Safety per il mercato tedesco,con lo scopo di elevare la qualità dei nostriformaggi assoggettandoci a standard qualita-tivi elevati a garanzia della salubrità dei pro-dotti. Questo oggi è indispensabile per l’aper-tura al mercato globale. La Food and DrugAdministration americana, notoriamente ri-gorosa rispetto alle importazioni alimentari,ha concesso il suo benestare e da 10 anniesportiamo i nostri formaggi sul mercatoamericano. Da quest’anno siamo entrati nelcircuito di distribuzione Walmart».

Come avete affrontato questo momentodi difficile congiuntura economica? «Per quanto riguarda il mercato interno,come del resto il comparto alimentare in ge-nerale, non abbiamo risentito molto dellacrisi: alimentarsi è una necessità, anche se ilconsumatore è più attento al prezzo. Invecenell’esportazione c’è stato un calo dovuto siaa problematiche legate al cambio e al valoredell’euro sia alla contrazione di consumo in-terno di prodotti importazione».

Come si inserisce la vostra realtà azien-dale nel territorio? «Noi suggeriamo agli interessati una selezionedi luoghi da non perdere per chi voglia tra-scorrere qualche giorno nella nostra terra.Riteniamo infatti che un’azienda che racco-glie il latte in tutta la provincia trentina siaprofondamente legata al territorio in quantocontribuisce a sostenere l’economia conta-dina montana e di fondo valle. Crediamo siadoveroso da parte nostra promuovere questa

provincia con i suoi meravigliosi paesaggi na-turali, montagne, laghi, fiumi, senza dimen-ticare tradizioni e storia».

La distribuzione è su tutto il territorio na-zionale oppure è concentrata solo nel nordItalia?«I nostri formaggi si possono trovare in tuttala penisola, da nord a sud, poiché abbiamoagenti che operano su tutto il territorio na-zionale. Ma non ci siamo fermati all’Italia,operiamo in mercati europei ed extraeuro-pei; negli Stati Uniti in particolare operiamoattraverso la controllata Monti TrentiniUSA».

Alcune fasi

di lavorazione della

casearia Montitrentini

Page 104: Dossier Ta

ENOLOGIA

Per gli italiani il vino è sempre stato con-siderato e consumato come alimento,nonché come uno dei principali “in-gredienti” della tradizionale buona ta-

vola. Negli ultimi quindici anni però, pur con-tinuando ad andare di pari passo con icambiamenti della produzione e del consumogastronomico, quindi mantenendosi quale idealecompagno del cibo durante i pasti, il vino è di-venuto anche il protagonista di momenti con-viviali o di relax grazie ai wine bar e alle enote-che che ne hanno diffuso il consumo soprattuttofra i giovani. La crisi economica costituisce peròun ingombrante imprevisto per le aziende pro-duttrici che vogliono adeguarsi a questa nuovatendenza. Ciononostante, c’è chi ha elaboratouna nuova formula imprenditoriale che con-sente di offrire un prodotto di qualità con fascedi prezzo adatte a tutte le tasche. Daniele Si-moni, ad di Schenk Italia, illustra la situazionedi questo particolare e importante segmento.

Come sono cambiati la percezione e il con-sumo del vino e quali fattori hanno contri-buito a questa trasformazione?«Il vino è consumato e percepito in modo di-

verso a seconda delle latitudini: mentre nei paesidi storica produzione accompagna ancora il cibo,in quelli nordici o comunque nuovi al consumonon viene bevuto esclusivamente durante i pa-sti, ma diventa protagonista della vita sociale. Ingenerale però la maggior parte dei consumatoridi vino lo considera ancora come un alimento erichiede quindi che sia buono, ma che abbia an-che un costo accessibile, in modo da poter esseretutti i giorni sulle tavole ed è questo il tipo diprodotto che alla fine dell’anno permette diesaurire buona parte delle scorte vinicole italiane.Vi sono poi i cru, le prelibatezze che nobilitanoil prodotto, lo rendono noto e, facendo anchetendenza, conquistano e influenzano le abitudinidei consumatori. Si va sempre più consolidandoil bere responsabile che, sospinto dall’ampia dif-fusione di locali dedicati, permette alla gente diavvicinarsi a vini di alta qualità provenienti datutte le regioni italiane e non solo».

Qual è la situazione del mercato dei vinioggi? «Il settore enologico in Italia è estremamenteframmentato e questo rende difficile il raggiun-gimento di quella massa critica che permetteconsistenti investimenti in marketing e pubbli-cità. Inoltre la Grande Distribuzione Organiz-zata e i discount, che dominano il settore delladistribuzione del vino, sono sempre più orientativerso le etichette private. Come Schenk Italia,per riuscire a mantenere e migliorare le nostre

Come cambiano consumie mercati

Sopra, parte dello staff di Schenk Italia.Nelle altre immagini, team vendite e laboratorio

www. schenkitalia.it

Il vino non è più solo una bevandaper accompagnare i pasti maè diventato un catalizzatore sociale.Il mercato vinicolo ha preso attodi questo cambiamento e si è evolutoa sua volta. Daniele Simoni,Ad di Schenk Italia, spiega come

Francesco Bevilacqua

142 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

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quote di mercato, abbiamo incentivato le alle-anze e le joint venture con realtà produttive intutte le regioni d’Italia. In questo modo siamoriusciti a incidere in modo determinante sullaqualità dei vini, offrendo al pubblico lo stile e ivarietali richiesti di volta in volta. Produttori ecantine sociali di varie zone collaborano con inostri enologi in progetti pluriennali volti al rag-giungimento di alti livelli qualitativi, forti dellagaranzia della destinazione del prodotto chesiamo in grado di offrire loro».

Come avete fronteggiato le nuove esigenzedel mercato indotte dai mutamenti sopradescritti?«Dal 1952 a oggi la Schenk Italia si è prima ade-guata alle esigenze commerciali del gruppo, poi– in questi ultimi dieci anni – si è notevol-mente trasformata, riuscendo a limitare i dannicausati dalla crisi. Chiaramente, essendo unacantina di imbottigliamento, la tecnologia è alpasso con i tempi e gli investimenti sono pia-nificati e costanti. Il successo commerciale èreso possibile non solo dall’aumento delle quan-tità prodotte, ma anche dalla riqualificazionedella gamma offerta. Tutto il gruppo Schenkcerca di mettere a disposizione la propria espe-rienza interagendo quotidianamente con le va-rie cantine, cogliendo le nuove tendenze e inuovi gusti e proponendo sempre prodotti al-l’avanguardia. Inoltre i nostri vini sono traccia-bili fin dall’origine, cioè dal vigneto, e l’intera fi-

liera è seguita e garantita, dal produttore fino alconsumatore finale».

Quanto incide il legame con il tessuto lo-cale, soprattutto per chi si occupa di un pro-dotto che ha una connotazione territorialecosì forte come il vino?«La delocalizzazione è un argomento che fino adalcuni anni orsono era sconosciuto nel settorevinicolo; oggi invece sempre più spesso i vini ita-liani sono imbottigliati all’estero, in centri spe-cializzati molto più competitivi e razionali dellecantine nostrane. Da parte nostra non c’è alcunaintenzione di delocalizzare la produzione, anchese seguiamo questo fenomeno con molta at-tenzione. Ormai il vino inteso come comodityè considerato più materia prima che prodottod’origine. I varietali quali Merlot o Chardonnay,a seconda delle condizioni economiche e dellaqualità, possono tranquillamente cambiare ilpaese d’origine e spesso vengono marcati conetichette private che fanno riferimento alle ca-tene della GDO. Per questo è indispensabilecollaborare con la produzione per evitare di per-dere quote di mercato».

Daniele Simoni

Compongonolo staff della

di Schenk Italia.Fra loro, 6 enologi

e 14 tecnici

DIPENDENTI

EURO

È il fatturatodi Schenk Italia

nel 2010

70

80mln

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 143

�Si va sempre più consolidando il bereresponsabile, che permette alla gentedi avvicinarsi a vini di alta qualitàprovenienti da tutte le regioni

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Vena. Venus. Oînos. Vinum. A di-stanza di cinquemila anni, quandogli antichi egizi lo arricchivano conerbe e resine per esaltarne le pro-

prietà medicinali, nonostante le metamorfosisocio-culturali che di secolo in secolo ne hannoaccompagnato la “degustazione”, il vino noncessa di confermare la sua eccellenza. «Il vino nonè solo una bevanda alcolica. Se bevuto con mo-derazione è un alimento, possiede caratteristichemedicinali ed è anche un prodotto socializzante.Il vino è allegria, è amicizia». Lo sa bene FranzHaas, maestro di vigna e di cantina, rappresen-tante della settima generazione dell’omonimaazienda vinicola ubicata tra Montagna ed Egna,e non ha dubbi quando afferma che «per riusciread apprezzare l’autenticità del vino e tutte le suepeculiarità bisogna metterci anche passione,tempo e saggezza».

Attraverso quali dinamiche di produzione leetichette Franz Haas hanno scalato le vette delmercato vitivinicolo?«Già nel 1990 abbiamo iniziato a lavorare conestrema cura la campagna: una scelta accompa-gnata da una miriade di problematiche aggiun-tive per la viticoltura ma, dopo tante prove edesperimenti, siamo riusciti a conoscere meglio gliequilibri della natura e, nello specifico, della vi-

Il valore del grappoloConoscere gli equilibri della natura e

della vigna. E rispettare il frutto che la

natura crea perché dal grappolo

dipendono tutte le fasi della

produzione. Franz Haas racconta il suo

concetto di vino

Adriana Zuccaro

Franz Haas è maestro

di vigna e di cantina

dell’omonima azienda

di Montagna (Bz)

www.franz-haas.com

gna. Il mio più grande desiderio è di fatti quellodi lasciare ai miei figli delle vigne che sembrinoprati fioriti e non “green” per golfisti. In aziendasiamo convinti che vini fatti in maniera “alter-nativa” – senza che debbano rientrare forzata-mente nelle definizioni di biologico, integrato obiodinamico – devono essere migliori di qualsiasivino fatto in maniera tecnologica perché sia alnaso che in bocca, hanno qualcosa che gli altrinon hanno».

Come coniugate l’artigianalità implicita del“fare vino” con le tecnologie che ne preservanol’autenticità organolettica?«In un’epoca come quella attuale in cui la tecno-logia permea ogni ambito produttivo, la tradi-zione non deve diventare una palla al piede per-ché, arricchendoci dell’esperienza dei nostri avi,deve invece configurarsi come valore aggiunto. Ècerto poi che il lavoro manuale in vigna e la rac-colta, ad esempio, rappresentano ancora la sferaartigianale della produzione vinicola ma dall’at-timo in cui le uve arrivano in cantina, il sapere al-l’avanguardia e tutta la tecnologia possibile lafanno da padroni. Il compito di un enologo è dirispettare il frutto che la natura ha prodotto e ditrasformarlo in vino in maniera ottimale senza la-sciare niente al caso».

Quanto c’è ancora di tradizionale e quantodi moderno appare nella vendemmia?«La modernità della vendemmia consiste sol-tanto nell’uso di cassette di plastica al posto dei

ENOLOGIA

144 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

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Franz Haas

cesti in vimini e dell’uso del trattore al posto deicavalli o dei buoi. La magia invece, si avvertesempre nel movimento manuale della raccoltadell’uva, il momento che per ogni viticoltore rap-presenta la gratificazione per il lavoro svolto du-rante tutto l’anno».

Quale vino prodotto dalla Franz Haas con-sidera il “fiore all’occhiello” dell’azienda?«Non riesco ad attribuire a un vino un meritoparticolare. Il nostro traguardo deve essere edeve rimanere il desiderio di ottimizzare ognichicco d’uva, indipendentemente dalla varietà:dobbiamo cercare di estrarre il massimo da ognifrutto. Nessun “fiore all’occhiello” dunque: lasoddisfazione si avverte sempre quando il vinoprodotto, nell’attimo della degustazione, esprimela sua origine e varietà in un buon connubio diprofumo-sapore».

Quali sono gli attuali mer-cati cui destinate i vostri pro-dotti e verso quali nuove“rotte” siete diretti? «Attualmente i mercati più im-portanti per l’azienda sono Ita-lia, Inghilterra, Giappone, Sviz-zera, Olanda, Polonia, Russia eAustralia. Tra i mercati da con-quistare non possono mancare

Cina, India, USA e Canada».Quali sono gli elementi necessari per poter,

oggi, fare un buon vino?«Noi siamo convinti che per fare un buon vinosi debba lavorare in maniera ottimale in campa-gna. La trasformazione di uva in vino è un pro-cesso relativamente semplice. Bastano precisione,molta attenzione e passione autentica per il la-voro che si fa».

Su cosa punta la sua ricerca, il consumatoredi oggi?«Nella fascia di mercato in cui opera la nostraazienda, abbiamo notato un incremento note-vole della ricerca della qualità intesa non sol-tanto come qualità del prodotto ma anche dellacomunicazione espressa in validi abbinamentivino-cibo, ad esempio, o nella divulgazione delvino come alimento, come medicina, comeprodotto socializzante e altro ancora. Il con-sumo è diventato più consapevole; sono cam-biate leggermente le abitudini dell’amante delvino che sta spostando il consumo tra le muradi casa e meno al ristorante».

Cosa rappresenta per lei, un grappolod’uva? «È il tassello più importante per produrre un bic-

chiere di buon vino. Dalla ma-turazione di ogni grappolod’uva dipendono tutte le fasisuccessive della produzione. Ladegustazione del grappolo, ilgiudizio della maturazione (ra-spo, buccia, seme) e di conse-guenza, il termine di vendem-mia, sono gli step fondamentaliper portare il gusto del grap-polo nel bicchiere».

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 145

Giunti alla settimagenerazione,la Franz Haasvinifica uve di

proprietà dal 1880,anno nel quale sonostate gettate le basidell'attuale azienda

INCIPIT1880

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150 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

INFRASTRUTTURE

Non c’è futurosenza infrastruttureUn Paese che non

investe nelle in-frastrutture è unPaese che non

ha avvenire”, è quanto scriveMaurizio Lupi nella prefa-zione del suo libro Infra-strutture Brianza. Infrastrut-ture, mobilità e sviluppo:spunti concreti per elaborareun nuovo modello d’intervento.Al libro del deputato azzurroha contribuito anche il presi-dente del Consiglio superioredel Lavori pubblici, France-sco Karrer, che ne condividetotalmente l’impostazioneculturale, anche se «qualcunosostiene che nelle società enell’economia odierna il“peso” delle infrastrutture siadivenuto secondario nelle po-litiche di sviluppo e nell’as-setto del territorio. Ciò perònon è vero sia per le infra-strutture tradizionali che perquelle innovative».

Oggi quanto si investe ingrandi opere pubbliche?«Non so quanto si spenda at-tualmente in infrastrutture,è un problema di contabilitàgenerale. Infatti non è sololo Stato che spende, lo fannoanche le altre stazioni appal-tanti che nel nostro Paesesono oltre 10.000. Certo che,data la situazione delle fi-nanze pubbliche, si spendenon adeguatamente rispettoalle esigenze dell’Italia, chenon riguardano solo lavori exnovo, ma anche la manuten-

zione dell’esistente. Meno siinveste in nuovo e più il vec-chio aumenta di valore. Pur-troppo non c’è consapevo-lezza adeguata di ciò».

Come si può uscire dallesindromi Nimby italiane?«Con migliori politiche pub-bliche e più certe risorse nellequantità, nelle modalità e neitempi di erogazione. Tutto ciòrichiede una complessiva re-sponsabilizzazione di tutti isoggetti decisionali coinvolti,anche dei rappresentanti degli

interessi diffusi. Adottare mi-gliori politiche pubbliche si-gnifica anche partecipazionealle decisioni e pianificazionicoerenti da parte di tutti i de-tentori di potere pianificato-rio, oltre a un più chiaro usodelle cosiddette compensa-zioni, che vanno meglio di-sciplinate nelle tipologie enell’entità economica».

Quale impatto ambien-tale hanno le infrastrutturedi trasporto?«Dipende dal tipo di infra-

«Mantenere il livello di dotazione infrastrutturale raggiunto,

se la produzione di risorse non crescerà, sarà un obiettivo

tutt’altro che secondario». Lo assicura Francesco Karrer guardando

a quale potrà essere il futuro del sistema infrastrutturale in Italia

Renata Gualtieri

Page 111: Dossier Ta

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 151

Francesco Karrer

struttura e dal contesto nelquale ricade ovviamente.Non si può dire quale sial’impatto senza una valuta-zione ponderata di tutti glielementi in gioco, tra i qualiil tempo di realizzazione,l’entità della copertura delladomanda sociale e così via.Poi bisogna ricordare che iltermine impatto non signi-fica solo negatività ma anche

positività, pure in campo am-bientale. Ma si dovrebbe con-cordare con il concetto diambiente: si intende anchequello sociale ed economicoo solo quello culturale e fi-sico-naturalistico?».

Cosa si deve fare per avereun appalto pubblico-pri-vato trasparente?«Nient’altro che applicarequanto leggi e regolamentiprevedono. Se ci si trova nellacondizione virtuosa implici-tamente descritta sopra, ov-viamente il processo è fisio-logicamente “trasparente”».

Si può puntare sullegrandi infrastrutture percolmare il ritardo di svi-luppo del Sud rispetto al re-sto del Paese?«Le infrastrutture, sia mate-riali che immateriali, hannoun grande rilievo nello“strutturare” i territori,quindi nel ridurre i gap esi-stenti e creare opportunitàdeterminando attrattività ecompetitività. Ma esse de-vono essere “a sistema”, valea dire concepite come inte-grate tra loro e con i territori.L’integrazione totale do-vrebbe essere l’obiettivo».

Quale importanza rivesteper le città un piano stra-tegico?«Piani e agende strategiche,stati generali, progetti di ter-ritorio, sono espressioni cheabbiamo usato e usiamo sem-pre più frequentemente an-

Nella pagina a fianco

Francesco Karrer,

presidente

del Consiglio superiore

dei Lavori pubblici;

a fianco Maurizio Lupi

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Manutenzione e gestione divengonofunzioni strategiche davvero e lo sono tanto più quando si fa fatica a produrre nuovo capitale fisso sociale

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152 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

INFRASTRUTTURE

che se non di univoco signi-ficato e copertura di legge: sitratta di strumenti volontaricon o senza valenza urbani-stico-territoriale. Possono es-sere di settore o integrati. Per-sonalmente preferisco isecondi, che spaziano dallequestioni culturali a quellesocio-economiche e, soprat-tutto, anche di organizza-zione. Sono utili per costruire“visioni”, meglio se condi-vise. Sono giusti soprattuttoper sopravanzare le “separa-tezze” con le quali di solitooperano le amministrazionipubbliche per via della logicadelle competenze e della con-tabilità pubblica. Attraversoquesti strumenti è possibilefar emergere la qualità dellasocietà civile e aprire ai par-tenariati tra pubblico e pri-

vato. Bisogna, però, stare at-tenti a non cadere nella reto-rica della pianificazione stra-tegica: quella buona si fermaalla fase prodromica del-l’azione. L’azione è dominiodi altre pianificazioni e pro-grammazioni, la pianifica-zione strategica è tutt’altroche operativa. Ma la confu-sione al riguardo è molta».

Che futuro avrà il sistemainfrastrutturale in Italia?«Secondo un vecchio sloganin auge tra gli studiosi di fu-turo, «il futuro si costruisce,non si prevede». E ancora: ilnostro sistema infrastruttu-rale «sarà quello che vor-

remmo che sarà». Ma do-vremo fare i conti con le ri-sorse, non solo quelle econo-mico-finanziarie, chepotremo utilizzare. Certa-mente mantenere il livello didotazione infrastrutturaleraggiunto, se la produzionedi risorse non crescerà, saràgia un obiettivo tutt’altro chesecondario. Manutenzione egestione divengono funzionistrategiche davvero. In realtàlo sono sempre, tanto piùquando si fa fatica a produrrenuovo capitale fisso sociale.Anche la capacità della ge-stione dell’esistente è da con-siderarsi risorsa strategica».

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Le infrastrutture devono essere «a sistema», concepite come integrate tra loro e con i territori, quelle prodotte ex novo con quelle esistenti

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RETE STRADALE

situazione della viabilità èal limite. Quali i principaliproblemi del traffico citta-dino?«Tra i principali problemi deltraffico cittadino al momentoc’è una strada arginale chenon riesce a smaltire il trafficoproveniente dai comuni limi-trofi come Laives, Ora e Ap-piano, oltre al traffico che ar-riva da Merano e dalla ValSarentina. La città di Bolzanoattualmente non dispone diun sistema di circonvallazioneche riesca a gestire il trafficoconsistente che arriva da que-sti comuni, e l’arginale, che èun’arteria che passa in mezzoalla città, non è in grado di

Raddoppio dell’ar-ginale o variantenella galleria dellaSs12. La proposta

di Luis Durnwalder è che laProvincia può finanziarel’opera legata all’arginale. Ilsindaco Spagnolli dice che lapriorità concordata con Pa-

Progetti e risorseper la mobilità

lazzo Widmann è la variantedella Ss12 in tunnel fino aCampiglio. Statale 12 in gal-leria tra San Giacomo e Cam-piglio, galleria di monteTondo, collegamento tram-viario con l’Oltradige: questele grandi opere concordate traProvincia e Comune a PalazzoWidmann. Ma per il presi-dente Luis Durnwalder il rad-doppio dell’arginale è altret-tanto necessario. Le priorità delle infrastruttureprovinciali nell’analisi del di-rettore alla Ripartizione in-frastrutture della provincia diBolzano, Valentino Pagani.

Il presidente della Provin-cia sostiene che a Bolzano la

La situazione del traffico a Bolzano è grave anzi,

quasi al limite, e necessita di nuove strutture

che incrementino la fluidità e la scorrevolezza

della mobilità. A fare ordine tra le priorità è

Valentino Pagani, direttore alla Ripartizione

infrastrutture della provincia di Bolzano

Renata Gualtieri

Il direttore

alla Ripartizione

infrastrutture della

provincia di Bolzano,

Valentino Pagani

154 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

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TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 155

Valentino Pagani

contenere questo volume». La città rischia davvero la

paralisi?«La situazione del traffico si-curamente è grave e necessitadi nuove strutture affinché lascorrevolezza della città possaessere incrementata. Non pos-siamo dire di essere vicini allaparalisi, perché forse è un ter-mine un po’ eccessivo, ma si-curamente vanno progettatealtre strutture che al mo-mento non ci sono, ma po-trebbero contribuire a mi-gliorare la situazione».

Quali le opere necessariealla risoluzione di questiproblemi?«Noi abbiamo realizzato da

poco la circonvallazione diLaives di San Giacomo a suddi Bolzano e riteniamo che laprosecuzione della galleria diSan Giacomo con la realizza-zione della variante in galleriasulla Ss 12 sia il primo inter-vento prioritario da eseguire.Già ci sono delle predisposi-zioni fatte quando abbiamorealizzato la variante di SanGiacomo per poter realizzarequesta Galleria che sarà lungacirca 3,5 km e andrà a sfo-ciare in corrispondenza diBolzano nord. Come secondointervento prioritario c’è ilcollegamento della Mebo,cioè di tutto il traffico che ar-riva da Merano, sotto Castel

Fimiano fino allo svincolo trala galleria di San Giacomo».

Visto che le risorse attual-mente sono limitate qualeopera è più necessaria darealizzare tra il raddoppiodell’arginale e la variante ingalleria alla Ss12?«Prima di tutto la variantedella galleria della Ss12 versoil nord di Bolzano, poi vieneil raddoppio dell’arginale.Adesso stiamo disponendo lefasi preliminari del progetto ele varie caratteristiche tecni-che e stiamo verificando se èsufficiente una canna o due ele ottimizzazioni degli svin-coli, quindi siamo nella fasepreliminare della progetta-zione e stiamo anche quanti-ficando con esattezza i costi.Questo è solo il primo inter-vento ma ce ne sono altricome il collegamento della

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Su via Einstein, arteria importantedella zona industriale di Bolzano,sono necessari degli interventimigliorativi per convogliare il traffico

GALLERIA

3,5km

La lunghezza della galleria che sfocerà

in corrispondenza di Bolzano nord

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Page 116: Dossier Ta

RETE STRADALE

territorio avere un sistemadi infrastrutture adeguato?«È sicuramente importantein tutti i centri. Da noi sicu-ramente si sente molto per-ché i centri intorno a Bol-zano sono centri popolosi ein determinate ore della gior-nata, come alle otto di mat-tina e alle sei di sera, si ri-versa la grande quantità dipersone che va a lavorare aBolzano. Questo sistemaavrebbe dunque anche grandiripercussioni sul fenomenodei pendolari per Bolzano».

È chiara la necessità difare qualcosa in tempi brevi.Ma si riuscirà a soddisfarequesta aspettativa?«Quanto al prolungamentosiamo in fase di progettazionepreliminare quindi l’iniziodei lavori sicuramente prima

Mebo con questa galleria.Ora stiamo programmandoquesto progetto generale,concentrandoci però sullagalleria Ss12»

Il progetto legato all’argi-nale è pronto e la Provinciada anni si dice disponibile afinanziarlo. Per quale mo-tivo allora non è stato com-pletato il tragitto?«Perché prima di raddoppiarel’arginale noi riteniamo chesia necessario far confluiretutti gli sforzi economici etecnici vanno fatti in primoluogo su questa galleria e poivedremo quali sono i risul-tati e le ripercussioni sul traf-fico e, solo successivamente,si potrà pensare al raddoppiodell’arginale».

Quanto è importante perle aziende e i cittadini del

� � di due tre anni non potrà av-venire, tra permessi, nullaostae pareri».

Sono necessari lavori dimanutenzione delle stradegià esistenti a Bolzano? «Affinché funzioni bene e ab-bia notevoli risultati la rea-lizzazione di questa galleria ènecessario migliorare il colle-gamento tra la Mebo e SanGiacomo e lì si passa per viaEinstein che è un’arteria ab-bastanza importante dellazona industriale di Bolzano equi sono necessari degli in-terventi migliorativi per con-vogliare il traffico versoquella direzione che altri-menti andrebbe verso la zonaindustriale. Quindi soprat-tutto su via Einstein per mi-gliorare il collegamentoMebo, nuova galleria».

156 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

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RETE STRADALE

Già nel 2008, suiniziativa e inca-rico del Collegiodei costruttori

edili e del ComprensorioBolzano città di Assoimpren-ditori Alto Adige, un teamdi professionisti - compostoda professori dell’UniversitàBocconi di Milano ed archi-tetti altoatesini - aveva ela-borato uno studio sul futurosviluppo strategico della cittàdi Bolzano. Nella loro analisii tecnici incaricati hanno ar-ticolato il loro lavoro in quat-tro ambiti, tra cui il temadella mobilità con l’indivi-duazione di due obiettivi spe-cifici: favorire l’accesso a Bol-zano, migliorare cioèl’accessibilità all’area bolza-nina in modo da aumentareil vantaggio competitivo of-ferto rispetto ad altre aree ur-bane europee e migliorare lamobilità interna».

Il presidente Pan ha di-chiarato che a Bolzano lasituazione della viabilità è

al limite. La città è davveroal collasso?«Migliorare il sistema delle in-frastrutture di trasporto e dellecomunicazioni è decisivo peril futuro della città di Bolzano.Il tema della mobilità è, in-fatti, un problema determi-nante anche per Bolzano, inquanto la congestione del traf-fico costituisce ormai un li-mite alla fruizione di alcuneparti della città, quali la zonadel centro, la zona industrialesud e le strade di accesso allacittà. Per risolvere il problemadella mobilità non si puòchiedere ad una società incontinua evoluzione di muo-versi di meno; la sfida odiernaper Bolzano deve, dunque, es-sere quella di muoversi me-glio, superando gli elementidi criticità che oggi la carat-terizzano».

In che modo avete cercatodi sensibilizzare l’ammini-strazione comunale e pro-vinciale a risolvere il pro-blema viario?

«Migliorare la mobilità interna è l’obiettivo alla base

di uno sviluppo economico, sociale e culturale

del capoluogo». Lo evidenzia il direttore

di Assoimprenditori Alto Adige, Josef Negri

Renata Gualtieri

Le strade della competitività

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TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 159

Josef Negri

munale ha offerto alla cittàun’occasione unica di rifles-sione sulle prospettive strate-giche future di medio elungo periodo. Riteniamoche ognuno debba fare la suaparte così come gli impren-ditori - del settore manifat-turiero, dei servizi e dell’edi-lizia - non si sono sottrattiall’impegno di dare un con-tributo concreto agli orien-tamenti per lo sviluppo dellacittà di Bolzano per i pros-simi 10-15 anni».

Quali le proposte specifi-che che avete presentato?«Per ogni ambito di inter-vento, tra cui c’è appunto an-che quello della mobilità, ab-biamo individuato degliobiettivi di fondo e suggeri-menti con cui gli imprendi-tori hanno voluto dare il lorocontributo per arrivare a unasoluzione. Le varie propostesono distinte in due orizzontitemporali: di medio periodo,con uno scenario di inter-venti immediatamente possi-

«In varie occasioni in passato,sia come AssoimprenditoriAlto Adige sia come Com-prensorio Bolzano città, ab-biamo fatto appello al Co-mune e alla Provinciaautonoma perché nel rispettodelle rispettive competenzetrovino le forme per miglio-rare e consolidare la reciprocacollaborazione nell’interessedi Bolzano e di tutte le per-sone che ci vivono e ci lavo-rano. La predisposizione delnuovo piano urbanistico co-

Nella pagina a fianco,

in basso, il direttore

di Assoimprenditori

Alto Adige, Josef Negri

La sfida odierna per la città di Bolzano deve essere quella di agevolare una viabilità efficiente,superando gli elementi di criticitàche oggi la caratterizzano

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160 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

RETE STRADALE

tutta l’area sovrastante, al finedi ridurre l’inquinamento at-mosferico e abbattere la frat-tura urbana che ne derivano».

Al di là dei progetti ambi-ziosi, costosi e che richie-dono molto tempo, il rad-doppio dell’arginale sembraessere più economico e piùrapido. Perché allora non siè passati dal progetto allarealizzazione?«Siamo convinti che Bolzanostia attraversando un mo-mento storicamente impor-tante per il suo sviluppo. Lacittà capoluogo è diventataun nodo fondamentale ancheper i territori che la circon-

bili e realizzabili entro il2020; poi abbiamo indivi-duato un secondo scenario,che si spinge fino al 2030 eoltre, con la previsione delcompletamento delle grandiinfrastrutture urbane. Alcuniesempi sono la realizzazionedi una serie di circonvalla-zioni della città stessa ed unalinea metropolitana urbanacon collegamento anche dellezone limitrofe; occorre poimigliorare il collegamento sufune ottimizzando le funiviegià esistenti tra Bolzano e cen-tri limitrofi; occorrono nuoviparcheggi sotterranei e di su-perficie, nonché il potenzia-mento della rete ciclabile inalcune zone della città. Tra inostri suggerimenti figuranoanche progetti a lungo ter-mine, quali ad esempio spo-stamento dell’autostrada in“galleria ad est” ed il recuperourbanistico ed ambientale di

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Tra le proposte di medio e lungoperiodo ci sono nuovi parcheggisotterranei e di superficie, nonché il potenziamento della reteciclabile in alcune zone della città

dano. Nel prendere qualsiasidecisione che riguarda il fu-turo della città le ammini-strazioni - comunale e pro-vinciale - devono tenereconto di questo scenario perassicurare alla città uno svi-luppo armonico e coerentenegli anni con un’adeguatapianificazione. In quest’otticadevono anche essere prese ledecisioni in merito alla viabi-lità. A nostro avviso è, per-tanto, importante prendereuna decisione che sia effetti-vamente risolutiva e defini-tiva e che non faccia ripresen-tare gradualmente il problemanei prossimi anni».

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Il made in Italy nel settore marino

Malgrado il mo-mento di crisie c o n o m i c al’imprenditoria

italiana vive, in alcuni settori,una fase di grande espansione esi presenta ai mercati esteri fortedi un know-how che la rendeleader in Europa e nel mondo.Uno di questi è il compartomarino che per ricerca, infra-strutture, produzione e distri-buzione ha bisogno di tecnolo-gia avanzata, spesso mutuata daquella militare; una tecnologiache incontra non poche diffi-coltà per essere adeguatamentesviluppata e che risente di una

certa dipendenza dalle industriestraniere. Per colmare questogap è necessario uno sforzo ul-teriore a livello politico ed eco-nomico che consenta alle im-prese di fare quel salto di qualitàdecisivo. Una delle aziende chesta portando in alto l’immaginedell’Italia nel Mondo nel set-

tore marino è la trentina Im-presub, esempio della grandeinventiva e della forza dell’im-prenditoria Italiana. Ne par-liamo con Giambattista Cora-dello, amministratore delegatodell’azienda.

Qual è l’ambito in cui operal’Impresub? «Essenzialmente quello marinomentre il mercato di riferi-mento è quello energetico delpetrolio, del gas e dell’elettri-cità. La naturale evoluzione in-dustriale ha portato ad investireanche sulla comunicazione esulla tipologia di servizi su sui sifonda la nostra crescita».

Che tipo di servizi e pro-dotti siete in grado di offrire? «Oltre ai servizi specialisticiquali il posizionamento satelli-tare di precisione, gli interventisubacquei, le ispezioni sotto-marine anche a grandi profon-dità per mezzo di veicoli filo-guidati robotizzati, l’azienda hainvestito nello sviluppo dellatecnologia di interro e prote-zioni di condotte e cavi sotto-marini divenendo oggi uno dei

Giambattista Coradello,

amministratore delegato

della Impresub

www.impresub.com.eg

leader mondiali del settore». Quali sono i punti di forza

che avete sfruttato per rag-giungere una posizione di lea-dership? «Negli anni abbiamo avuto laforza, la capacità e la professio-nalità di farci strada nel mondoe di diventare un gruppo conun’immagine di serietà ed effi-cienza. Oggi siamo presenti nelMediterraneo, in paesi comel’Egitto, la Libia, gli EmiratiArabi Uniti, America centrale emeridionale, Cuba, Venezuela,Brasile, ma operiamo in qual-siasi area del mondo dove ci siabisogno dei nostri servizi».

Il vostro è un settore che ri-sente fortemente della com-petizione straniera. «Lo sviluppo della tecnologianecessaria a questo mercato è dasempre prerogativa di francesi eanglosassoni, quello della can-tieristica navale ad alti livellidelle aziende scandinave chegodono di strumenti finanziaridi supporto statale».

Come siete riusciti a supe-rare le difficoltà di un mer-

IMPRENDITORI DELL’ANNO

162 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Tecnologia avanzata, ricerca continua e spirito

imprenditoriale lungimirante: gli ingredienti

del successo italiano nel mondo in un comparto

complesso, competitivo e in continua evoluzione.

L’esempio della Impresub illustrato

da Giambattista Coradello

Erika Facciolla

Page 123: Dossier Ta

cato così competitivo? «Il mercato energetico è un set-tore strategico irrequieto e in-stabile. È influenzato dalle po-litiche dei paesi produttori e daquelle degli stati membri, dallecrisi internazionali, dalle borsee tanti altri fattori. La nostraazienda ha dovuto strutturarsiin modo efficiente, stando alpasso con la tecnologia, con laricerca, dotandosi di risorseprofessionali e finanziarie ade-guate a soddisfare la domandadel mercato. Abbiamo acqui-sito gli strumenti appropriatiper sopravvivere ai periodi diffi-cili, guardando a nuovi mer-cati, ai servizi di nicchia, diver-sificando e cercando ditrasformare le difficoltà in op-portunità».

Quali sono le caratteristi-che professionali e imprendi-toriali indispensabili per ‘so-pravvivere’ in questo settore?«Questo è un mondo com-plesso, fatto per imprenditori etecnici con profili professionalidi altissimo livello, semprepronti alla partenza; un lavoro

svolto con passione ma chemette a dura prova i rapporti fa-miliari. È un mercato dove lanostra imprenditoria è sempresotto esame e deve dimostraredi avere le capacità e l’espe-rienza giusta. In Italia ci scon-triamo, purtroppo, con unaquasi totale mancanza di per-sonale specializzato. Le impresedel nostro settore devono ricol-mare un gap formativo non in-differente».

Ci sono, a suo parere, deipunti nevralgici su cui l’Italiadeve lavorare per crescere? «A differenza degli altri paesi,non abbiamo il supporto di unrapporto commerciale con-creto con le nostre organizza-zioni economiche o con gliistituti di credito che fattiva-mente introducono o sosten-gono le loro aziende. Inoltre,questo va detto, agiamo in as-senza di un concreto supportoistituzionale da parte degli uf-fici per il Commercio Estero, adifferenza delle realtà francesi,inglesi e americane, per cui simuovono regolarmente per-

sino gli ambasciatori».Alla luce di queste conside-

razioni, quali sono le pro-spettive per il futuro? «Il futuro ci dovrebbe far sentireottimisti ma dobbiamo pensaread energie alternative più ri-spettose dell’ambiente, ed esserbravi a mettere a punto tecno-logie che ci consentano di sfrut-tare gli idrocarburi in modoadeguato».

Giambattista Coradello

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 163

Page 124: Dossier Ta

164 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

quelle necessarie alla realizza-zione del confort termico ri-chiesto».

Vi rivolgete soprattuttoalle industrie oppure anche iprivati e gli edifici pubblicirispondono in eguale mi-sura?«Il sistema Dry può essere im-piegato sia in campo indu-striale che residenziale e com-merciale così come in luoghidi culto o in piccole-grandistrutture a carattere provviso-rio. Un altro impiego esclu-sivo è rappresentato dal set-tore agricolo per il

Riscaldamento di strutture abitative post-terremoto, grandi

stabilimenti industriali e luoghi di culto. E perfino di una

miniera di diamanti a -60°C. Alfonso Vescovi, presidente

della TECNOCLIMA, spiega come si può climatizzare

un ambiente tramite un sistema innovativo

Nicoletta Bucciarelli

Il sistema Dryper climatizzare l’aria

Alfonso Vescovi,

presidente della

Tecnoclima S.p.a.,

Ilaria e Giulio Vescovi

www.tecnoclimaspa.com

L’ultimo brevetto ri-sale a pochi giornifa e riguarda unparticolare pro-

dotto progettato per il riscal-damento di strutture prefab-bricate per la rimessa di aereida caccia. La termoidraulica eil riscaldamento di un am-biente sono sempre stati alcentro della ricerca e dellaproduzione della Tecnoclima,realtà fondata nel 1973 e oggipresente in oltre 45 paesi conla sua innovativa tecnologiaDry. Ne parliamo con Al-fonso Vescovi, presidente del-l’azienda, che ha fatto dellaprogettazione e dello sviluppodi generatori d’aria calda lasua passione.

Nello specifico, come fun-ziona il trattamento del-l’aria a scambio diretto?«Il nostro sistema consiste nelriscaldamento e nel raffred-damento dell’aria facendola

passare direttamente sulla pa-rete riscaldata dalla combu-stione, evitando così il fluidointermedio e la distribuzionedello stesso nell’impianto.L’apparecchio viene collocatonell’ambiente o in prossimitàdello stesso e preleva diretta-mente l’aria, la riscalda o laraffredda a seconda della ne-cessità, e la rimette nell’am-biente. Si evitano quindi leesigenze di centrali distaccatee di sistemi di distribuzionecostosi e dispersivi. Si possonoinoltre frazionare le fonti dicalore utilizzando solamente

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Page 125: Dossier Ta

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 165

riscaldamento di serre e alle-vamenti avicoli e di suini.Viene utilizzato anche per es-siccatoi di materiale alimen-tare, per impieghi industrialiquali impianti di verniciaturao carrozzerie, o per pre-riscal-dare l’aria di rinnovo in grandivolumi industriali e per sod-disfare varie problematiche diemergenza con apparecchimobili. Mi riferisco a strut-ture abitative post-terremoto oa locali e scantinati allagati daasciugare, come è successo perl’alluvione di Firenze. In Italiainoltre ci siamo occupati del-l’impianto di condiziona-mento di uno stabilimentoFerrari Auto a Modena; delrinnovo dell’impianto delDuomo di Trento e di quellodello stabilimento industrialedella Whirlpool di Trento».

Per quanto riguardal’estero?«La nostra attività si espandeper il 65%-70% all’estero inoltre 40 paesi in tutto ilmondo. Oltre all’Europa e allaRussia esportiamo in paesiquali Nuova Zelanda, SudAfrica, Cile, Canada e StatiUniti. L’impianto più signifi-cativo e al tempo stesso il piùimpegnativo è sicuramentequello di ventilazione delleminiere di diamanti MIR, si-tuato in Jacuzia che riscalda5.000.000 m3/h partendo dauna temperatura di -60°C eraggiungendo la temperaturaambiente. Da annoverare an-che l’impianto di riscalda-mento di numerosi capannoniin Egitto, dove vengono alle-vati 38 milioni di polli al-l’anno e l’impianto installato

in varie decine di ettari di serrein Messico, la cui peculiarità èrappresentata dalla diffusionedell’aria direttamente alla basedelle piante così come il si-stema di irrigazione a goccia.Da non dimenticare l’im-pianto di condizionamento ef-fettuato in un grande stabili-mento della Siemens situatonei pressi di Monaco».

Quanto si risparmia con iltrattamento dell’aria a scam-bio diretto?«Ovviamente le differenzepossono essere molte rispettoa un sistema tradizionale, main tutti gli esempi citati in pre-cedenza il costo dell’impiantoprodotto con le nostre appa-recchiature prevedeva circa lametà dei costi di un impiantocentralizzato. Per quanto ri-guarda l’esercizio, preciso chein uno degli esempi citati, ilrisparmio di esercizio di una

sola stagione ha consentito diammortizzare il costo dell’im-pianto in soli 3 anni. C’è inol-tre un guadagno in prospet-tiva ecologista. I nostriprodotti devono rispettarenon solo le normative italiane,ma anche quelle internazio-nali, che in altri paesi sonopiù rigorose. Ciò garantisce difatto la riduzione delle emis-sioni nocive, ma anche la mas-sima efficienza energetica».

Il vostro settore è stato col-pito dalla crisi?«Sì, in modo molto forte, di-rei. Per quanto ci riguarda,però, grazie alle nostre pecu-liarità quali innovazione,esportazione e internaziona-lizzazione, la crisi è stata inbuona parte assorbita, cosìcome già verificatosi nelle crisiprecedenti (1981 e 1992), checi hanno di fatto creato delleopportunità».

Alfonso Vescovi

nel mondoin cui si espande

l’attività dellaTecnoclima

I PAESI 40

Page 126: Dossier Ta

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Fin dalla fase di progettazione, con l’ausilio

di programmi informatici dedicati, l’azienda diretta

da Ezio Luchesa immette nel mercato finestre dal fine

dettaglio artigianale. E il legno, materiale eletto

e lavorato a regola d’arte, giunge a riflettere

anche i dettami della moderna tecnologia

Erika Facciolla

Il legno, tra artigianalitàtecnologia e sostenibilità

Gli ambienti in cuiviviamo sono ca-richi di significatisimbolici ed emo-

zionali che spesso si riflettononei materiali che li compon-gono. In generale, è fonda-mentale scegliere materialiquanto più adatti all’uso speci-fico e alle condizioni dell’am-biente in cui devono essere in-seriti, che garantiscano,dunque, una resa ottimale inqualità e durevolezza. E se laresa estetico-funzionale è im-portante, altrettanto fonda-mentale è l’impatto ecologicoche tali materie prime com-portano in termini di emissioninocive, riciclabilità e risparmioenergetico. In tal senso è illu-minante l’esperienza di EzioLuchesa, titolare dell’omonimaazienda, che illustra quanto in-cide la scelta dei materiali edelle tecniche produttive da

utilizzare in un settore che piùdegli altri unisce la qualità arti-gianale alla versatilità della tec-nologia moderna.

Dalla pratica artigianalealla fabbricazione tecnologiz-zata: perché produrre serra-menti in legno? «La casa è il luogo più caro al-l’uomo, è il rifugio dove inti-mamente si ritrova se stessi e lapropria serenità. Il legno ha ac-compagnato l’uomo in tutta lasua storia. Con l’uomo si è evo-luto. Nulla più del legno riescea rendere intimo l’ambiente. Lapassione per il legno non èestranea a questa filosofia. Spo-sare un ideale per restarne fe-dele comporta anche nel la-voro, la gratificante necessità ditracciare e mantenere precisescelte operative».

Quali sono le scelte proget-tuali che caratterizzano laproduzione di serramenti inlegno? «Le finestre Luchesa sono co-

Ezio Luchesa

è il titolare della

Luchesa Srl

Serramenti in legno

con sede a Bleggio

Superiore (TN).

Nella pagina a fianco,

alcune delle

realizzazioni Luchesa

www.luchesa.com

struite con materiali scelti eprogettate per garantire il mas-simo isolamento termico eacustico. L’elevato grado qua-litativo è attestato dai valori ri-scontrati nelle prove fisiche suiprodotti testati. L’idea è dimantenere lo spirito e la curaartigianale che caratterizzanola lavorazione di ogni singolomanufatto e la particolare pre-disposizione al rapportoumano che s’instaurava con ilcliente. Oggi, con l’ausilio deicomputer, mediante l’utilizzodi sofisticati programmi ge-stionali dedicati, viene garan-tita cura e precisione nel la-voro a partire dalla fase diprogettazione».

Quali sono le caratteristi-che che hanno permesso a Lu-chesa di crescere sul mercato?«Luchesa progetta e costruiscefinestre su misura, in varieforme geometriche, con diverseessenze e tonalità cromatichedel legno puntando su una no-

166 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Page 127: Dossier Ta

Ezio Luchesa

tevole versatilità. Oltre allagrande attenzione agli standardqualitativi, è sulla flessibilità chesi basa l’impostazione azien-dale. La forza dell’impresa de-riva però da una scelta fonda-mentale di radicamento su unterritorio di periferia comeBleggio. Perché l’attaccamentoalle proprie radici, combinatocon un’aperta mentalità peruna sana competizione quoti-diana, può e deve rappresen-tare una guida vitale per il man-tenimento dello svilupposocioeconomico nelle nostrevallate».

A cosa si ispira il team nellafase di progettazione? «La molla ispiratrice è senzadubbio la necessità di intercet-tare le richieste del mercato at-traverso una serie di analisi difattibilità. La progettazione di

torno alla sempre più diffusainformazione e sensibilizza-zione circa i problemi legatial contenimento di Co2 nel-l’ambiente. I conseguentiprovvedimenti legislativi enormativi a livello nazionale elocale hanno generato un vir-tuoso processo di ricerca e svi-luppo con una conseguenteselezione nel mondo degli ad-detti ai lavori».

Quali fattori esprimono illegame tra il circuito produt-tivo e il contesto ambientale?«Valori quali l’amore per lapropria terra e l’attaccamentoalle proprie radici, combinaticon un’aperta mentalità peruna sana competizione quoti-diana possono e devono rap-presentare una guida vitale perla vita e il mantenimento dellosviluppo socio-economico. Ilnostro messaggio di forte fi-ducia si riafferma nel privile-giare la qualità e l’armonia conl’ambiente, fattori certamenteriflessi, infine, nei prodottimessi in opera».

nuovi profili, le prestazioni ditenuta all’aria, acqua, vento, ilgrado di isolamento termico eacustico, le dimensioni struttu-rali per portata e sicurezza, ildesign e la reperibilità dei ma-teriali in un’ottica di ottimizza-zione dei costi».

La cultura dell’eco-sosteni-bilità e del risparmio energe-tico dilaga: in che modo Lu-chesa segue questa tendenza?«Innanzitutto garantendo che inostri serramenti siano costruiticon legno proveniente da fore-ste certificate. Il prodotto legnoriporta il marchio di tracciabi-lità che garantisce la prove-nienza da siti a gestione dure-vole. Per ogni albero abbattuto,un albero verrà piantato, soste-nendo così la vita delle forestedal punto di vista ambientaleed economico. Un altro impe-gno che ci siamo dati è quellodi produrre autonomamenteenergia rinnovabile attraversol’installazione di pannelli foto-voltaici».

Qual è la novità più signifi-cativa verificatasi negli ultimianni nel settore? «Le grandi novità ruotano in-

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 167

L’idea è di mantenerelo spirito e la cura artigianale

che caratterizzano lalavorazione di ogni singolo

manufatto

È l’ultimo fatturatodella Luchesa,generato per la

maggior parte dallaproduzione

di serramenti inlegno per esterni

EURO

È l’ammontare degliultimi investimenti

effettuati perl’acquisizione

di impianti altamentetecnologici

EURO

3,5Mln

2Mln

Page 128: Dossier Ta

della casa di famiglia – raccontaMalfatti – ho accumulato neglianni esperienza e know hownella progettazione e nella sceltadei materiali, sviluppandonuove tecniche e nuove forme,sempre con un occhio di ri-guardo all’armonia dell’archi-tettura». Secondo Malfatti lanuova sfida dell’artigianato edilesta nel connubio fra le formetradizionali e le più innovativetecniche costruttive e di design.Uno dei punti di forza dellaMAcos è il sistema di realizza-zione di balconi e recinzioniBalcon System che, visto anche

La tradizione dell’artigianato edile si è evoluta.

Non bastano più esperienza e manualità, oggi sono

fondamentali anche la ricerca tecnologica e la

capacità di innovarsi. Ivo Malfatti spiega perché

Amedeo Longhi

Il settore edile è soggettoda qualche anno a una de-cisa trasformazione quali-tativa: insieme a una sem-

pre maggiore efficienza efunzionalità dei progetti e deimateriali, sono infatti richiestinuovi criteri quali sostenibilità,buon impatto estetico e legamecon gli elementi architettonicitradizionali. Fra le varie nicchie che com-pongono il grande segmentodell’edilizia, un ruolo di spiccoè rivestito da chi si occupa dellarealizzazione di accessori qualiserramenti, infissi, balconi, fi-nestre, scuri e altri elementi fon-damentali per la costruzione diun edificio. Conosce certa-mente a fondo questo partico-lare settore Ivo Malfatti, fonda-tore della MAcos che oggiconduce insieme alla moglie etre figli, e impegnato sin dal1974 nella lavorazione di ferroe alluminio. «Partendo da unlaboratorio ricavato dai locali

A sinistra Ivo Malfatti

della MAcos di

Mezzolombardo (Tn).

Nelle altre immagini,

realizzazioni

dell’azienda

www.ma-cos.com

il peculiare contesto territorialein cui si colloca l’azienda, ha unparticolare valore anche comeelemento decorativo. Proprio il legame con il territo-rio è un altro elemento impor-tante: «I prodotti – sottolineaMalfatti – sono progettati e rea-lizzati interamente all’internodei nostri stabilimenti». Il radi-camento, oltre a contribuire adare una precisa identità, ga-rantisce anche alle aziende dipoter lavorare accuratamentesulle risorse umane, cioè sullaformazione del personale tec-nico che è la forza che muove

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Tra estetica e sostenibilitàambientale

168 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Page 129: Dossier Ta

l’intero settore. «La MAcos oc-cupa quarantacinque dipen-denti, tutti specializzati nel lorocomparto produttivo e proget-tuale; l’assistenza tecnica e postvendita è garantita dal servizioofferto dalle risorse interne».Altri elementi basilari sono lacompatibilità estetica e la soste-nibilità ambientale. Infissi,porte e finestre sono importantiper il risparmio energetico, poi-ché contribuiscono a minimiz-zare i costi di condizionamento

serramenti in PVC alle finestrein alluminio-legno, dalle fac-ciate continue, strutturali e ven-tilate al sistema Balcon System».Solo grazie a una ricerca conti-nua, stimolata dall’ambizionedi migliorare sempre la qualità ela quantità delle soluzioni of-ferte, è possibile far fronte allenuove esigenze di mercato, cherichiedono il difficile connubiofra funzionalità, sicurezza, affi-dabilità, contenuto impatto am-bientale, armonia con la tradi-zione architettonica ericiclabilità dei materiali.

degli edifici. Inoltre, nuove so-luzioni architettoniche come lefacciate continue con ampie su-perfici vetrate – che, come ri-corda Malfatti, sono fra i pro-dotti di punta della MAcos –migliorano il design, il comforte le prestazioni energetiche del-l’abitazione. Molta importanzaviene attribuita anche alla pos-sibilità di recupero e riciclo deimateriali; i sistemi Balcon Sy-stem ideati dalla MAcos, adesempio, sono riciclabili alcento per cento. Parlando di innovazione, speri-mentazione e ricerca tecnolo-gica, Malfatti ripercorre la suastoria professionale come di-mostrazione della dinamicitàdel settore: «Da quando ho co-minciato, nel 1974, ho studiatoe testato l’applicazione di formee materiali sempre nuovi, dai

Ivo Malfatti

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 169

È l’anno in cuiè stato ideato

e brevettato dallaMacos l’innovativo

Balcon System

2003BREVETTO

Balcon System è un sistema ideato e brevettato nel 2003, frutto dellospirito d’innovazione e della conoscenza dei materiali accumulata ne-

gli anni. Si tratta di una struttura che sfrutta la leggerezza e la resistenzadell’alluminio nella realizzazione di balconi e recinzioni dalle forme più va-rie, dalla classica “trentina” a doghe verticali alla “vetrata”. Il sistema, oltrealla sicurezza e alla durata, garantisce anche un impatto ambientale conte-nuto, essendo l’alluminio un materiale riciclabile al cento per cento. Anchel’impatto estetico è ottimale: la verniciatura a sublimazione permette di ri-produrre i colori del legno, consentendo alla struttura di armonizzarsi almeglio con il contesto architettonico.

LEGGERO E RESISTENTE

Page 130: Dossier Ta

IL PORFIDO TRENTINO

Nell’applicazione del por-fido, quali sono le tendenzepiù innovative? «Si tentano sperimentazioni va-rie per l’utilizzazione del por-fido in modo alternativo, tuttepiù o meno bizzarre. La piùinteressante sicuramente è stataquella dell’utilizzo dello scartodi cava nella composizione del-l’asfalto per strade e autostradeche, al contrario dell’asfalto tra-

Non solo mele evino. Dalle vallidel Trentino deri-vano molti altri

prodotti che per l’autenticitàdel territorio in cui affiorano,rappresentano una vera e pro-pria risorsa per il sistema im-prenditoriale regionale, non-ché un’offerta tipica, postanelle “vetrine” del mercatomondiale, da sostenere e po-tenziare. Il porfido, ad esempio, la cuiestrazione rappresenta unadelle attività storiche della re-gione grazie alla straordinariapresenza di cave a cielo aperto,«dovrebbe essere concreta-mente valorizzato non solocome “prodotto tipico” da pro-muovere agli occhi del restodel mondo ma, in un mo-mento di difficile congiunturacome quella attuale, come ri-sorsa da assistere dall’internocon supporti concreti da partedella pubblica amministra-zione». Sandro Cristofolini,portavoce dell’omonimaazienda di Fornace specializ-zata nell’estrazione e lavora-zione di porfidi, descrive le di-namiche di un settore che, perl’essenzialità della sua materiaprima, in termini di qualitànon può temere concorrenza.

Le attività estrattive hannoalle spalle antiche e profondetradizioni. Come è riuscita laPorfidi Cristofolini a coniu-gare l’artigianalità dell’estra-zione con l’innovazione tec-

nologica dei giorni nostri?«Con l’abbinamento della tec-nologia disponibile ai prodottida attività estrattiva, abbiamomantenuto valida la preroga-tiva di presentare al mercatouna produzione, comunque,dal carattere artigianale, indis-solubile dalla materia prima.Negli anni 2000, con la mo-dernizzazione dell’azienda, ab-biamo dotato la struttura ope-rativa di macchine piastrellatricie cubettatrici sempre più effi-cienti e di banconi con tra-mogge e nastri per gli operai dicava: la selezione del materialeavviene infatti, su questi nastritrasportatori e non più a terracome in precedenza. Per ca-pire il cambiamento, bastaimmaginare ad esempio, la se-lezione delle mele durante laquale l’operaio resta in posi-zione eretta per posizionaresuccessivamente le migliori sudei bancali posti in solleva-tori che si adeguano all’altezzadesiderata».

Una risorsaper la regioneRivestimenti, pavimentazioni, strade, marciapiedi

e mosaici. Il porfido trentino viene utilizzato anche

per nuovi componenti dell’asfalto. Sandro Cristofolini

descrive l’unicità del porfido, materiale che in qualità

non teme “economiche” concorrenze

Giulio Conti

Sopra, una parte del team dell’azienda Porfidi Cristofolini con sede

a Fornace (Tn). Nelle altre immagini, cubetti e lastre di porfido

[email protected]

170 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Page 131: Dossier Ta

Sandro Cristofolini

dizionale, risulta meno imper-meabile e quindi idoneo al ne-cessario filtraggio dell’acqua».

In quali specifici settorivengono utilizzati i porfidi?«I prodotti estratti e lavoratidalla Cristofolini vengono uti-lizzati prevalentemente per larealizzazione di pavimentazionia terra come strade, piazze, cor-tili e interi centri storici citta-dini. Con il porfido lavorato ereso in tradizionali cubetti o inlastre di varia pezzatura è poipossibile realizzare mosaici,cordoli dei marciapiedi, rive-

stimenti esterni di vario tipo,muri e muretti. Tutti i prodottivengono rigorosamente con-trollati per intero nel loro cicloproduttivo in modo tale da ga-rantire sempre un’ottima qua-lità, che non dipende sola-mente dalle applicazioni dimoderne tecnologie certificatema anche dall’impiego di mae-stranze altamente qualificate».

Perché il porfido è semprecosì apprezzato nel settoredell’edilizia?«La risposta è da rintracciarenelle proprietà di questo ma-

gnifico materiale. Il porfido uti-lizzato ad esempio, per pavi-menti e rivestimenti rappre-senta una proposta sempreattuale e particolarmente affi-dabile, uno stile classico edestremamente elegante capacedi adattarsi con facilità ad ognitipologia di ambiente, con so-luzioni anche personalizzabilial fine di evidenziare quelle chesono le peculiarità estetiche ditutto il complesso edilizio senzatemere l’usura del tempo».

Quale apporto commer-ciale vanta il porfido in ter-mini di competitività?«Anche se i principali concor-renti del porfido trentino, qualiCina, India, Turchia e Albania,approfittando dei bassi costi dimanovalanza, giungono a of-frire al mercato prodotti piùeconomici del nostro, non pos-sono comunque competere su-gli standard di qualità dellamateria perché di fatto, il por-fido trentino rimane una pietraunica nel suo genere».

Quali direzioni intra-prende l’export della Cristo-folini?«È ancora l’autenticità del por-fido a determinare le percen-tuali d’esportazione. I nostriprodotti vengono distribuiti inquasi tutto il mondo, princi-palmente nei mercati tedeschi,austriaci e francesi, ma anchenei paesi arabi come ad esempioDubai, e in quelli dell’Est comela Croazia e la Slovenia, Re-pubblica Ceca e Slovacchia».

Non si può competere congli standard di qualità della

materia prima. Il porfidotrentino rimane una pietra

unica nel suo genere

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 171

Page 132: Dossier Ta

URBANISTICA

Rendere le periferieparte integrantedella città, do-nando loro al con-

tempo una propria identità: èsicuramente questa una dellegrandi sfide della pianifica-zione urbanistica contempo-ranea. In realtà, sempre piùspesso oggi si assiste in questezone alla nascita di vere e pro-prie cittadelle commerciali,alle quali viene delegato ilcompito di fungere da cuorepulsante e da centro aggrega-tivo del quartiere. Ma la rea-lizzazione di strutture di que-sto tipo aiuta le periferie ainteragire con i centri storici ole allontana da loro? E in que-sto caso, quali tipi di servizi ènecessario introdurre nei quar-tieri-satellite per evitare il loroisolamento? Interrogativi affa-scinanti, che costituisconograndi stimoli per urbanisti earchitetti. Tra questi, VittorioGregotti e il suo studio hannoincentrato buona parte dellaloro attività sulla riqualifica-zione delle periferie, con esiti avolte controversi e oggetto didiscussione: dallo Zen di Pa-lermo alla Bicocca di Milano,fino ad arrivare oggi alla crea-zione ex novo di vere e proprienew town, come a Shangai.

Professor Gregotti, qualedeve essere il ruolo delle pe-riferie nella città contempo-ranea?«Potrei rispondere: quello didiventare città, cioè di essere

dotate di funzioni differen-ziate, abitate da una societàpluriclasse, oltre a possedereservizi rari attrattivi per l’interacittà e proporre un’identità didisegno urbano, capace di du-rare nel tempo».

In che modo è cambiata lapianificazione urbanisticanelle città italiane con il pas-saggio dal vecchio Prg ainuovi Piani strutturali (Psc)?Quali possibilità ha introdottoquesto strumento?

«Sembra cambiata solo neisuoi elementi burocratici, ov-vero nella progressiva derego-lazione che pensa che la libertàsia solo la mancanza di impe-dimenti, e non in termini direalizzazione di un progetto;rinunciando ancora una volta,a favore dei limiti politico-amministrativi di un territo-rio, a mettere in atto il princi-pio di un comprensorioorganico sul piano economicoe strutturale da pianificare pro-

Differenziazionee identitàDallo Zen di Palermo alla Bicocca di Milano

per arrivare a Trento Nord: l’architetto Vittorio Gregotti

ha realizzato vari progetti di riqualificazione delle periferie,

il cui ruolo deve essere «quello di diventare città»

Riccardo Casini

Sopra, il progetto

per l’area Consorzio

bonifica e sviluppo

Trento Nord.

Sotto, l’architetto

Vittorio Gregotti

172 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Page 133: Dossier Ta

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 173

Vittorio Gregotti

questo è forse ciò che potrebbeevitare all’architettura comearte civile di scomparire».

Quali sono le principalidifferenze nelle modalità diintervento, sia rispetto alpaesaggio esistente che intermini di libertà di mano-vra, tra l’Italia e altri Paesi?«Nei nostri anni le difficoltànon sono costituite nei variPaesi dalle differenze di civiltà,che sono anzi sempre colmedi nuovi materiali e punti divista con cui confrontarsi. Ilproblema è piuttosto la maniadi autocolonizzazione di cuisono affetti molti Paesi e cheimita – anche se non è chiaroperché – gli aspetti peggiori diquelli dominanti nei costumi,

e che gli architetti alla modacercano con le loro bizzarriemercantili di rispecchiaresenza alcuna distanza critica».

A questo proposito, hapresentato un nuovo pro-getto per l’area di TrentoNord. In cosa differisce daquello originario del 2004?«Sono passati più di setteanni da quando abbiamoproposto quel progetto. Lesembra che al mondo e inItalia non sia cambiato nulla?Nonostante questo, abbiamocercato di essere fedeli aiprincipi insediativi a cui ab-biamo fatto riferimento findall’inizio, ma con le corre-zioni imposte dai nuovi li-miti fissati dalle autorità».

Quali ostacoli ha incon-trato in questi anni? Qualisono presenti ancora oggi acausa della variante sullazona e dei “paletti” che que-sta ha fissato?«Gli ostacoli sono sempre co-stituiti in Italia dalle diffi-coltà di decidere, cioè discontentare alcuni. Ma la no-stra fiducia, così come la pa-zienza dei nostri clienti, si-nora ha resistito».

posto dalla cultura urbanisticada più di quarant’anni».

Lei ha scritto un libro inti-tolato Contro la fine dell’ar-chitettura. In che modo èpossibile evitare questo sce-nario e ribadire oggi il ruolodi questa disciplina? Comerisponde a chi parla di unoscollamento tra i grandi ar-chitetti e le esigenze dellecittà contemporanee?«Quelli che lei chiama “igrandi architetti”, cioè quellisostenuti dalle mode mediati-che, non hanno alcun interessealla storia, al contesto, e quindial disegno della città e ai suoiscopi civili, ma solo all’auto-nomia del proprio oggetto in-grandito. Lottare contro tutto

SUPERFICIE

154mila

I metri quadratidell’area interessata

dall’intervento a Trento

METRI CUBI

La superficiemassima prevista

dalla variante 2009 al Prg, della quale il 45% destinata al residenziale.

Nel primo progettodi Gregotti erano

617mila metri cubi

��

Nel nuovo progetto abbiamo cercato di essere fedeli ai principi insediativi iniziali di riferimento, ma con le correzioni imposte dai nuovi limiti fissati dalle autorità

480mila

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174 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Dare corpo alla polisRiportare al centro della città di Trento la cultura e i suoi luoghi istituzionali.

In cantiere, la nuova biblioteca universitaria ideata da Mario Botta.

«Non sarà solo un contenitore di libri, ma una piattaforma di socialità»

Paola Maruzzi

sottrarsi al compito di cataliz-zare il passaggio di tutti gli at-tori sociali. L’obiettivo è evitarela dispersione e, quindi, farfronte al progressivo “svuota-mento” di luoghi simbolo.Ecco quindi che «la bibliotecasarà aperta a tutta la città. Avràuna “cubatura concentrata” inuna caratteristica forma trian-golare per lasciar posto al“vuoto” di una piazza, che di-venterà un punto d'incontroper studenti e residenti. Saràdunque un “elemento fisicodi riferimento” non in una lo-gica ambiziosa e arrogante,

Dopo il Mart, Ma-rio Botta torna asoppesare la frui-bilità degli spazi

pubblici firmando il progettodella nuova biblioteca universi-taria di Trento. Sorgerà in viaVerdi, lungo «quel tracciato ot-tocentesco voluto per collegareil duomo e il punto estremodella città, l’Adige appunto».La collocazione non è casuale,anzi apre tutta una serie di que-stioni. Se lo sviluppo urbani-stico delle città storiche europeeè centripeto, allora i nuovi edi-fici istituzionali non possono

ma per coerenza con il conte-sto in cui si trova».

Lei ha definito la bibliotecadi Trento una “cattedrale laicadella cultura”. In un certosenso, sotto nuove vesti, tornain gioco la sua passione per lasacralità dell’architettura o c’èdell’altro? «La metafora che ho usato èforse un po’ forzata, ma è utileper scoprire la simbologia delladisposizione spaziale: la biblio-teca sorgerà in via Verdi, dove cisono già alcune strutture uni-versitarie, per diventare quasielemento di contrappunto al

Foto

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Cano

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TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 175

Mario Botta

In apertura,

render della biblioteca

universitaria di Trento.

A fianco, l’architetto

Mario Botta

duomo, collocato nel cuore delcentro storico. La definizione di“nuova cattedrale” va quindiconcepita in questa dimensionedi dialogo, tra un istituzione re-ligiosa e una laica. Questa dua-lità dà un ulteriore peso alnuovo progetto. La cultura è diper sé un patrimonio spiritualeimportante e, di rimando, la bi-blioteca diventa luogo della me-moria, del saperi stratificati».

Che nuovo significato ac-quista “ingombrare” la cittàcon un luogo di cultura, inun’epoca in cui i saperi sifanno volatili e immateriali? «È una presa di possesso daparte dei saperi cartacei, chevanno riscoperti in chiave for-temente complementare ainuovi linguaggi virtuali. Eccoche, quindi, vanno celebrati eistituzionalizzati attraverso la fi-sicità. L’architettura ha un po’questo potere: rendere tangibilee fruibile ciò che altrimenti ri-marrebbe inespresso. Nel casoparticolare di Trento, la fisicitàdella biblioteca va a rafforzarel’identità universitaria che que-sta città si è data».

Nuovi edifici pubblici e

nuovi modi di fruire la città.Questo a Trento cosa produrrà?«Innanzitutto ci sarà un arric-chimento reciproco tra univer-sità e tessuto urbano, che verràanimato, invaso da studenti. Lanascita di una biblioteca è unmodo strategico per far risve-gliare i centri medio piccoli.Pensiamo, per esempio, a Ur-bino. Quella di convogliare iluoghi della formazione nelladimensione pubblica è un’atti-tudine molto interessante an-che alla luce del fatto che i cen-tri storici si stanno pian pianosvuotando di tutta una serie diattività produttive. Insomma,non possiamo pensare di rele-gare i contenuti in aree com-merciali periferiche. La biblio-teca, che ha la stessa dignitàdelle chiese, dei teatri, dei mer-cati, ci ricorda la funzione dellecittà europee: quella appuntodi rafforzarsi grazie alla continuastratificazione. Trento va ap-punto in questa direzione».

Questa presa di coscienzada chi è partita?«Diciamo che c’è stata una felicecoincidenza tra le ragioni del si-stema universitario e quelle,

forse ancora nascoste, dei citta-dini di Trento».

In molte città italiane, in-vece, si assiste al progressivoallontanamento dei campusuniversitari. Cosa ne pensa?«Non sono affatto d’accordo. Isaperi non possono essere ghet-tizzati. L’Italia non può assumeresu di sé un modello, quello dellacittadella autonoma appunto,nato in America. Oggi lo sforzoche deve essere fatto è ben altro:compensare la perdita d’iden-tità della città storica. L’univer-sità, con tutti i suoi contenuti -aule laboratori, spazi collettivi,mense - deve quindi essere com-patibile con la polis. Solo in que-sto modo si generano nuovi in-put, anche economici. È chiaro,infatti, che gli studenti portanoricchezza e in molti casi inci-dono in modo determinantesull’indotto locale».

I luoghi di cultura devonoaprirsi alla vita che gli scorreaccanto, contribuendo a for-mare nuove piattaforme di so-cialità. Per far questo, di qualiaccorgimenti architettonici siavvarrà la biblioteca di Trento?«Per prima cosa abbiamo insi-

PERSONE

3mila

È la capienza della piazzapredisposta

all’interno dellabiblioteca

per accogliere eventi e mostre

METRI

È la presunta altezzadella biblioteca,

che supererà persinoil duomo di Trento

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I saperi non possono essere ghettizzati. L’Italia non può assumere su di sé il modellodella cittadella universitaria, nato in America

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176 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

BIBLIOTECA DI TRENTO

«Credo che oggi, almeno dalpunto di vista del linguaggio ar-chitettonico, una bibliotecadebba essere testimone della con-temporaneità. Questo non vuoldire entrare necessariamente inconflitto con gli edifici preesi-stenti. Attraverso una serie di ac-corgimenti cerco la continuità.Per esempio, ho scelto di usaremateriali minerari tipici del Tren-tino per dialogare, a distanza,con il duomo. Ecco quindi cheverrà fuori una struttura auto-noma, ma intessuta di storia».

Tentando una paragone,quale differenza sostanzialecorre tra la biblioteca diTrento e quella di Pechino?«Nella struttura che verrà inau-gurata il prossimo aprile aQinghua, il campus universi-tario a nord di Pechino, man-cano totalmente gli elementidi relazione con la città».

La sua è un’architettura “dimontagna”, continentale. Ol-tre a una certa propensioneper la verticalità, in cos’altro ilcontesto influenza le scelteprogettuali?«Sicuramente la fisionomia del-l’ambiente si riflette nella sceltadei materiali. Prediligo quellinaturali e lapidei, la pietraprima di tutto. Credo che que-sta riesca a imprimere all’ar-chitettura una ricchezza che, alcontrario, vetro e alluminionon sanno esprimere. Ma altempo stesso mi piace defi-nirmi con il più mediterraneodegli architetti svizzeri. Guardoquindi con attenzione alla luce,che è poi quella che segna ilprincipale marcatore geogra-fico. Al sud è più calda e nonincontra la verticalità delle pa-reti, ma sente dapprima la pia-nura e poi il mare».

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La biblioteca ci ricorda la funzione delle città europee: quella di rafforzarsi grazie alla continua stratificazione

Foto

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Cano

� � stito sulla distribuzione funzio-nale degli ingressi, disposi su treangoli. In questo modo l’ac-cesso è facilitato da più puntistrategici. Ma, soprattutto, ab-biamo ampliato il più possibilel’area di transizione tra la città ela biblioteca, che seppure sia persia natura un ruolo luogo con-trollato, si apre a tutti. L’atrioaccoglierà infatti una serie di at-tività “extra”. Ci saranno quindiuna sala per gli incontri, spaziespositivi e polifunzionali, unacaffetteria e una copisteria. Inquesto modo il transito conti-nuo di gente, verrà assicuratoanche al di là degli orari di aper-tura della biblioteca».

Intervenire su un tessutourbano stratificato, già “af-follato” di edifici storici èun’operazione delicata. Tracontinuità e rottura, quale vieintermedie cerca?

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180 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

vita, affidarsi al gruppo BBGsignifica disporre dell’esperienzaimmobiliare di ben sei impreseattive nel settore da oltre ses-sant’anni. La garanzia e l’affi-dabilità assicurata ai commit-tenti deriva innanzituttodall’identità imprenditoriale diogni rappresentante societario:prima di essere “commercianti”siamo costruttori».

Come si lega la partnershipBBG con il territorio?«Il legame con l’Alto Adige oSudtirolo e il Trentino è insito

Abitazioni in Casaclima isolate acusticamente,

con validi sistemi di sicurezza e rifinite con dettagli

costruttivi di qualità. Luigi Della Vedova, Ad della BBG

racconta il suo impegno affinché l’edilizia

e le infrastrutture della regione mantengano

quel carattere “virtuoso” che molti gli riconoscono

Giulio Conti

Il mercato immobiliare havissuto un momento dicritica empasse legata allacongiuntura economico-

finanziaria e alla conseguenteriduzione degli investimenti. E se investire i risparmi in unbene immobile è sempre stataconsiderata una scelta più chevalida, la restrizione dei finan-ziamenti e dei crediti bancariha creato una stagnazione dellacompravendita, ma non dellecostruzioni. Ciononostante «ilmercato immobiliare sta regi-strando una ripresa tangibile ca-pace di rafforzare positivamentel’impegno di ogni operatore delsettore». L’ottimistico incipit diLuigi Della Vedova, Ad dellaBBG, società costituita da seitra le più importanti impresedell’Alto Adige, annuncia leprerogative messe in atto dalgruppo per scalare le vette delmercato e confermare la filoso-fia imprenditoriale: «poche pa-role. Si può essere dei validi im-mobiliaristi solo se si sa che cosasi vende. L’esperienza del co-struttore è fondamentale».

In quali termini si traduce ilrapporto che un potenzialeacquirente instaura con laBBG?«Partendo dal presupposto chel’acquisto di un immobile è tra-ducibile innanzitutto come unaquestione di fiducia perché rap-presenta una decisione per la

In basso, Luigi Della

Vedova, Ad della

società BBG

di Bolzano.

Nella pagina a fianco,

in alto il residence

Rosengarten e il Palais

Marconi in Bolzano;

in basso, iniziativa

immobiliare ex stazione

FS Brunico

www.bbg.bz.it

nel gruppo. BBG è una societàcomposta da costruttori dei duegruppi etnici, italiano e tede-sco, e ciò ha provocato tra i sociun reciproco arricchimentoprofessionale che ha miglioratol’immagine del gruppo nel mer-cato immobiliare. Lavoriamoaffinché l’edilizia e le infrastrut-ture della regione mantenganoquel carattere “virtuoso” che inmolti ambiti ci riconoscono».

Qual è la domanda più at-tuale del mercato immobiliarealtoatesino?

IMMOBILI

L’Alto Adige punta sul“virtuosismo” immobiliare

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TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 181

«È sempre maggiore la richiestadi edifici costruiti secondo i pa-rametri indetti da Casaclima,rispondenti quindi ad alti livellidi risparmio energetico e dotatidi impianti e dispositivi che, ol-tre a produrre concreti vantaggiin termini economici, ridu-cendo al massimo l’emissionedi CO2 rappresentano ancheun valido contributo di rispettoambientale. Attualmente la ti-

nisti esterni».Quale progetto immobi-

liare impugnato dalla BBG hariscosso particolare interesse?«Una recente importante co-struzione a Bolzano ultimatanell’estate 2010 è il PalaisMarconi, un complesso costi-tuito da 92 appartamenti dicui, nonostante la crisi, è statovenduto oltre il 90 per cento.Ritengo che ciò rappresentiun evidente segnale di fiducia.Palais Marconi possiede tuttauna serie di caratteristiche al-l’avanguardia inerenti i prin-cipi Casaclima. Le case sonoacusticamente ben isolate, di-spongono di validi sistemi disicurezza, sono rifinite condettagli costruttivi di qualitàe, tenuto conto della splen-dida posizione di fronte agliscenari più belli di Bolzano,vantano una panoramicamozzafiato».

pologia di immobile più richie-sta è l’appartamento trilocalecon dimensioni non eccessiva-mente ridotte che garantiscanopieno confort abitativo».

Quali sono le dinamichesottese alla compravendita? «Il committente, dalla proget-tazione alla consegna, condi-vide ogni fase del processo di ac-quisizione dell’immobile.Prendendo parte attiva allescelte e allo sviluppo del pro-getto, può contare sulla costanteassistenza dei professionisti dellaBBG. La ricerca continua diluoghi per cui i potenziali ac-quirenti dimostrano particolareinteresse, insieme alla capillareindagine di mercato effettuatadall’equipe specializzata dellaBBG, rappresentano la princi-pale prerogativa dell’organizza-zione nella quale sono impe-gnati, oltre ai nostri soci ecollaboratori, anche professio-

Luigi Della Vedova

Palais Marconi possiede caratteristicheall’avanguardia inerenti i principiCasaclima. Le case sono acusticamenteisolate, dispongono di validi sistemidi sicurezza e vantanouna panoramica mozzafiato

È l’ultimo fatturatoregistrato dal gruppo

BBG di Bolzano

EURO

30,5Mln

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che fare con persone che hannogià le idee chiare sui materiali dautilizzare. Tuttavia ci sono al-trettante persone che si affidanototalmente a noi. In questi casici occupiamo di progettare spazid’ufficio con l’idea di fondo direnderli abitabili. Non si trattaquindi solo di arredare un am-biente, ma di assicurare ai lavo-ratori che ne usufruiranno unelevato standard di confort am-bientale conciliando il designcon l’aspetto ergonomico e fun-zionale».

Vi occupate della progetta-zione fino alla consegna“chiavi in mano” degli am-bienti?«Ovviamente sì, perché per ilcommittente è fondamentaleavere un solo punto di riferi-mento per tutto quello che con-cerne l’arredamento del suo spa-zio. Immaginate solo qualeperdita di tempo e di energie se-guire con diverse persone e di-verse aziende tutte le fasi di rea-lizzazione. Il servizio da noiofferto denominato “chiavi inmano” sta prendendo semprepiù piede perché il cliente pre-

Oggi per molte persone sono quasi più le ore

trascorse sul luogo di lavoro di quelle passate a casa.

Per questo l’arredamento dell’ufficio diventa

fondamentale per dare “qualità” a buona parte della

giornata. La parola a Lionello Nicolussi Poiarach

Belinda Pagano

Comfort e design negli spazilavorativi

Lionello Nicolussi Poiarach, titolare di Nipe Arredamenti

www.nipearredamenti.it

C’è chi preferisceuno stile sobrioe classico, chiun design mo-

derno e funzionale, chi ancoraun arredamento personalizzatosenza una linea guida generale.In tutti i casi non è facile arre-dare il proprio spazio di vita siaper l’importanza che l’am-biente riveste nella quotidia-nità, sia per paura di incorrerein errori che si potranno riper-cuotere negli anni futuri. Perquesto diventa fondamentaleaffidarsi a chi dell’arredamentodi interno ha fatto il suo me-stiere. Lionello Nicolussi Poia-rach, titolare di Nipe Arreda-menti, azienda che si occupa

di soluzioni d’arredo d’ufficio,spiega il complicato mondodella realizzazione degli spazi.

Lo stile nell’arredamento, ilgusto nella scelta dei mobili edei complementi, cambia nonsolo da persona a persona, maanche di generazione in gene-razione. Oggi quali sono leesigenze più pressanti?«Oggi il committente è moltoattento al design e alla scelta diforme e materiali in linea conl’attuale evoluzione tecnologica.Notiamo infatti una forte pre-ferenza per forme minimali edessenziali, realizzate con mate-riali quali cristallo, acciaio e al-luminio. Leggerezza e traspa-renza, dunque, sono le paroled’ordine per ottenere il mas-simo da ogni contesto lavora-tivo».

L’ambiente in cui lavoriamoincide sulla qualità della vitama non sempre le personehanno chiaro ciò che deside-rano. «In realtà c’è chi si è già fattoun’idea di come ottenere unospazio perfetto per le proprieesigenze, addirittura abbiamo a

SOLUZIONI D’ARREDO

184 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

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ferisce dedicarsi alla sua occu-pazione principale delegando anoi il compito di seguire le va-rie fasi dei lavori, consapevole diavere un unico interlocutore perla realizzazione del progetto, nelrispetto della normativa vigente,fino alla consegna dei locali ar-redati».

Vi occupate solo di privatioppure lavorate anche per lepubbliche amministrazioni? «Lavoriamo quotidianamentecon aziende private, pubblicaamministrazione, scuole, istitutidi credito, consorzi e coopera-tive. La differenza è che con iprivati riusciamo a instaurareun rapporto diverso, che vadalla fase progettuale alla sceltadel prodotto, cosa che inveceviene a mancare nella relazionecon la pubblica amministra-zione, dove tutto ciò è già pre-disposto a monte».

Per quanto riguarda i mate-riali come vi muovete nellascelta?«Quotidianamente ricerchiamoprodotti che valorizzano gli am-bienti prevedendo l’utilizzo diarticoli realizzati su misura e an-

che di design per mettere in ri-salto l’unicità di ogni singolospazio. I prodotti di nicchia, ol-tre ad essere superiori perquanto riguarda il colpo d’oc-chio, hanno qualità fisiche mi-

gliori, quali ad esempio la resi-stenza nel tempo».

Chi si occupa della fase pro-gettuale?«Nipe possiede uno staff tec-nico specializzato ed espertoche si occupa del progetto findalla fase “concettuale”, a par-tire quindi dai rilievi e dallascelta dei materiali, col coordi-namento dei vari artigiani, incantiere fino ad arrivare allaposa degli arredi realizzata connostro personale qualificato.Non è tuttavia da tralasciarel’assistenza post-vendita che pernoi riveste un’importanza fon-damentale».

Fase di consulenza

e progettazione di Nipe

Arredamenti

Lionello Nicolussi Poiarach

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TURISMO

Performance positive sulle quote trentineTenuta complessiva

per l’attrattiva tren-tina. Ad annun-ciarlo è Gianfranco

Betta, direttore dell’Osservato-rio turistico provinciale. «Nelcorso del 2010 c’è stata unacrescita degli arrivi. Sono quasi15,2 i milioni di pernottamenticertificati, che non includonocioè seconde case e alloggi pri-vati, dove sono stati stimatipoco più 14,5 milioni di per-nottamenti, per un totale com-plessivo di poco inferiore ai 30milioni». La stagione invernalemostra una performance mi-gliore rispetto all’estate, con-fermando un andamento cheha caratterizzato l’intero ultimodecennio. «I pernottamenti in-vernali nella stagione2009/2010 sono cresciuti del23% rispetto alla stagione in-vernale 2000/2001. Mentre lacrescita di quelli estivi nellostesso periodo è stata “solo”dell’8 per cento». Qualche leg-gero segno di cedimento, in re-lazione alla crisi, si è manife-stato «sulla capacità di spesa deituristi, che risulta più conte-nuta, con riflessi negativi sulleimprese interessate».Tra tutte, lo sci rimane la mo-tivazione di vacanza principale,interessando circa sette turistisu dieci. Questo a riprova che ilTrentino si caratterizza comedestinazione eccellente per im-pianti, piste e maestri di sci. Ilconcentrato di fattori vincentifa gola soprattutto agli stranieri,

che in inverno saturano il 40per cento del totale dei pernot-tamenti. A detta di Betta la«crescita è stata alimentata nel-l’ultimo decennio dai mercatidell’Europa centro orientale,soprattutto dalla Polonia e dallaRepubblica Ceca, che risultanooggi il primo e il terzo mercatoestero più importanti per ilTrentino della neve. In salitanotevole anche arrivi e pernot-tamenti provenienti dalla Fe-

derazione Russa». Meno omogenea, almeno perquanto riguarda le motivazionie i mercati, la stagione estiva,che si è sorprendentemente ar-ricchita di nuovi prodotti, stuz-zicando così le corde dei gio-vane. «Accanto a alle ormaitradizionali attività, come l’ar-rampicata e il trekking inquota, stanno prendendo piedeinedite proposte, per esempioquelle indirizzate ai biker, il tor-

Natura e sport trainano un turismo sempre più

eterogeneo. Dopo famiglie e senior, è in crescita

il target giovanile. Per Gianfranco Betta,

direttore dell’Osservatorio provinciale,

il 2010 ha fatto il boom di presenze

Paola Maruzzi

188 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

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TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 189

Gianfranco Betta

sia in estate che inverno e ingrado di coprire circa il 40%delle presenze complessive.Stiamo quindi lavorando suuna migliore specializzazionesia delle strutture ricettive chedella destinazione». Allargando il discorso ci si im-batte del macro binomio na-tura e movimento: più che unamera declinazione di marke-ting territoriale, rappresenta per

il Trentino il fattore di compe-titività di punta. «Il caratterealpino e montano è doppia-mente spendibile come vacanzaattiva e come dimensione delrelax. Entrano in gioco i parchinaturali, che coprono circa unquinto della superficie provin-ciale; la diffusa presenza di ri-fugi alpini in quota, l’estesa retedi piste ciclabili, capaci di ali-mentare un flusso crescente dicicloturisti; ma anche i centritermali, tutti collocati in con-testi montani».Fa da contraltare una svilup-pata sensibilità verso il turismosostenibile che, tra le tante cose,ha portato l’Osservatorio a te-nere monitorati i cosiddetti ef-fetti di disturbo. Tra questi l’ec-cessivo afflusso di escursionisti,come per esempio nel caso diCampiglio. «I fenomeni di ca-rattere escursionistico, in parti-colare nei fine settimana, in-dubbiamente rischiano dicompromettere la capacità dicarico di un territorio di per séfragile come quello montano enon aiutano a rafforzare il mes-saggio di salubrità e natura cheil Trentino veicola nell’imma-ginario. Non esistono soluzionifacili e in grado di risolvere allaradice il problema. Tuttavia al-cuni si stanno adottando mi-sure in grado di rendere più vi-vibile la destinazione, peresempio limitando il trafficoprivato o potenziando il servi-zio di trasporto pubblico sugomma e rotaia». Questo a riprova che la tuteladel patrimonio paesaggisticorappresenta la scelta più im-portante per un’offerta turi-stica di qualità.

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Lo sci rimane la motivazione di vacanza principale, interessando circa sette turisti su dieci, soprattutto tra gli stranieri

rentismo e il rafting».Grazie a questa nuova verve, ilTrentino «intercetta un pub-blico di turisti non interessatisolo alla dimensione di riposo erelax. Oggi i vacanzieri attivirappresentano, nelle stagionicalde, una quota superiore a unquarto del totale». Non scende,però, l’attenzione verso uno deitarget più redditizi, quello di fa-miglie con bambini, «presenti

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190 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

TURISMO

Passato il periodo na-talizio, con il suotradizionale “con-certo” di mercatini

tipici, l’Alto Adige risvegliatutta una serie di attrattive na-turalistiche. Sulle scia dellastagione primaverile in arrivo,le vette, e i tanti sport a essecorrelate, continuano a esserenel mirino dei viaggiatori.D’altronde Bolzano è «la cittàtravestita da montagna», comel’ha giustamente definita l’al-pinista Messner. Seppure i dati siano ancoraparziali, l’Istituto provincialedi statistica fa sapere che, ri-spetto al 2009, nel periodo cheva dal novembre 2010 a gen-naio 2011 si sono verificati deilievi aumenti sia per quanto ri-guarda gli arrivi (+0,2 percento), sia per le presenze (+0,7per cento). Andando a ritroso, l’assessoreal turismo Hans Berger com-menta i dati relativi agli ultimimesi del 2010, resi noti sempredall’Astat. «Siamo soddisfattiper la crescita, ma dobbiamoringraziare soprattutto un mese

di dicembre da record». Scal-zando il pericolo di apparirefuorviante, l’assessore proseguecircoscrivendo il boom. «Allaluce della difficile congiunturaeconomica presente a livello in-ternazionale, questi numerirappresentano naturalmente unsuccesso, ma non devono es-sere sopravvalutati. Non sitratta del segnale di un decisotrend crescente, ma di una vit-

Nelle latitudini altoatesine i primi mesi del 2011 fanno

registrare una leggera crescita delle presenze turistiche.

Per stare al passo servono formazione e qualificazione

della filiera turistica, primi fra tutti i maestri di sci

Paola Maruzzi

La Porta delle Dolomiti non chiude al turismo invernale

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TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 191

Hans Berger

toria dell'intelligenza». Implicito il riferimento allanotevole discrepanza dei dati,soprattutto se vengono presein esame le performance di no-vembre, in cui «il calo è statodi oltre il 5 per cento. Dicem-bre è stato, invece, particolar-mente baciato dalla fortuna»conferma Berger. Merito so-prattutto delle nevicate a ri-dosso delle festività, ma so-prattutto della trasversalitàdell’offerta. Infatti «non biso-gna dimenticare l’enorme ri-scontro fra i turisti dei nostrimercatini di Natale, che hannodato una grossa mano a inver-tire il trend negativo» conti-

nua l’assessore. La tesi di Ber-ger si sposa soprattutto conl’analisi delle zone di prove-nienza degli ospiti, che fa regi-strare una netta prevalenza dituristi italiani. «Bisogna dareatto a tutti gli operatori turi-stici altoatesini di aver lavo-rato molto bene. Riuscire amantenere l’Alto Adige tra ledestinazioni preferite per tra-scorrere le vacanze è un’im-presa, resa ancora più difficilenon solo dalla concorrenzainternazionale, ma anchedalla crisi economica e daisuoi negativi effetti accusati atutti i livelli».Calza a pennello, quindi, ri-

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Riuscire a mantenere l’Alto Adige tra le destinazioni preferite per trascorrere le vacanze è un’impresa, resa ancora piùdifficile dalla concorrenza internazionale

EURO120È la spesa media

giornaliera affrontatadal turista che sceglie

di trascorre un periodo in provincia di Bolzano

ARRIVI

Rispetto al 2009, nel periodo che va dal novembre 2010

a gennaio 2011 si sono verificati

aumenti sia per quanto riguarda

gli arrivi (+0,2 per cento),

sia per le presenze(+0,7 per cento)

+0,2%

percorrere brevemente quelloche si può sicuramente defi-nire il marchio di fabbricadelle dolomiti altoatesine, valea dire la qualificazione del per-sonale coinvolto dalla filieraturistica. Al centro ci sono na-turalmente i maestri da sci, chea detta di Berger «svolgono unruolo importantissimo e sonoun biglietto da visita fonda-mentale per l'immagine del-l'Alto Adige». Da sempre la provincia dàgrande importanza alla forma-zione e alla preparazione di co-loro che sono chiamati a im-partire gli insegnamenti di baseo a perfezionare la tecnica. «Imaestri di sci non sono impor-tanti solo per il turismo, masvolgono anche una funzionesociale, soprattutto nell'ambitodella prevenzione degli inci-denti sulla neve. Devono es-sere da esempio per i bambinie per i giovani facendo capireloro che sciare significa nonsolo divertimento, ma ancheattenzione e responsabilità».Una garanzia in più per un ter-ritorio che vanta un’importanteprerogativa, quella di esserefamily friendly.

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TURISMO

«De Martinodiceva chela cultura ècome il le-

gno verde, se ci fai un mobiledopo un mese non lo riconoscipiù». Armando Pederzolli sco-pre la profondità antropologicache anima un certo tipo di at-trattiva turistica e, quindi, sot-tolinea quanto sia importantetutelarla. Se l’autenticità localeha un peso economico, perchéattira e coinvolge un target sem-pre più ampio di visitatori, fon-damentale è non trasformarlain mero feticcio consumistico.La socialità dal “basso” cheruota attorno alle varie associa-zioni Pro Loco, contribuiscecosì a consolidare un marke-ting esperienziale, difficilmenteriproducibile dai tour operator.

Le Pro Loco, proprio per lacapacità di monitore il terri-torio su piccola scala, offronouna quadro sfaccettato dellatipicità turistica trentina. Amonte, qual è la politica uni-taria di promozione che con-

Folclore trentino e turismo “glocale” Per Armando Pederzolli, presidente del Comitato Unpli

Trentino, la socialità è la cartina di tornasole del turismo efficace.

Attraverso l’attività delle Pro Loco, il marketing territoriale

riscopre l’autenticità su piccola scala

Paola Maruzzi

192 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

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Armando Pederzolli

quella di molte altre località del-l’arco alpino con cui concor-riamo, come destinazione ecome prodotto. Vedere le per-sone che fanno qualche cosa peril luogo in cui vivono, in modospontaneo e gratuito, fa sentirei visitatori coinvolti, partecipie, soprattutto, fa emozionare.

Questo non lo forniscenessun tour operator».Come interagite con le altreistituzioni?«La singola Pro Loco ha comeprincipale interlocutore l’am-ministrazione comunale, che neè anche il primo sostenitore. Èun rapporto in genere moltocollaborativo, a parte alcunimomenti di frizione in generevicini alle elezioni comunali. Bi-sogna tener conto che in Tren-tino circa la metà dei sindaci hainiziato a prestare servizio per lapropria comunità in una ProLoco. Inoltre, in alcuni territorioperano dei consorzi Pro Locoche svolgono a pieno titolo lafunzione di marketing territo-riale, altrove portata avanti dalleaziende per il turismo, e quindidispongono dei finanziamenti edelle professionalità utili a valo-rizzare in termini economici ilturismo dal basso».

Il Trentino ha una forteconnotazione folclorica. Inche modo le attività delle va-rie Pro Loco contribuiscono atenere in vita l’identità locale,magari rivisitandola?«Il tema identitario è sempredifficile da trattare, ma le ProLoco rendono bene l’aspetto

Armando Pederzolli,

presidente del Comitato

Unpli Trentino.

In apertura, momento

della manifestazione

storico-folcloristica

delle Feste

Madruzziane,

a Calavino (Tn)

antropologico della questione,restituendone l’autenticità. In-somma, non proponiamo“pezzi da museo” da mettere invetrina, come spesso le aziendeturistiche fanno. La tradizione ètale finché i suoi attori sociali lavivono e la riproducono neltempo, personalizzandola emettendovi qualcosa di proprio.La tradizione è qualcosa che sisente di possedere. Invece nelmomento in cui viene estrapo-lato un dato tratto culturale,decontestualizzandolo, diventaun feticcio disumanizzato».

Come state rinnovandol’ormai “vecchio” binomioterritorio-prodotti tipici?«Per rinnovare l’idea che terri-torio sia un semplice “scatolone”di prodotti tipici bisogna valo-rizzare gli aspetti immateriali e isignificati a essi associati. Semanca questa presa di co-scienza, si rischia di sostituire, dianno in anno, un elemento ma-teriale con uno nuovo, senza sa-pere bene il perché. Per questopuntiamo da anni sulla forma-zione, in modo cioè da svilup-pare una capacità organizzativache sappia comunicare e farsitramandabile».

nette tutte le associazioni?«Rispetto al panorama nazionale,per il Trentino bisogna fare undistinguo, perché la normativaprovinciale delinea maggior-mente i ruoli e le competenzedei diversi soggetti turistici terri-toriali, tra i quali si annoveranoappunto le Pro Loco. La pro-mozione in senso stretto è statacentralizzata a livello provinciale,con la creazione di TrentinoMarketing. Alle Pro Loco tren-tine viene attribuita la funzionedi intrattenimento e accoglienzadell'ospite, che si risolve in uncontatto diretto con il fruitore.Entrano così in gioco due com-ponenti: quella economica, le-gata all’indotto del turismo, equella del volontariato, che ag-giunge un livello di unicità eumanità che non ha prezzo.

La nostra politica spingequindi a dare il giusto peso aentrambe, quindi anche alloro ruolo sociale aggregativoe di animazione di comunità». In che senso favorire un turi-smo dal “basso” e volontario,incentivando la partecipa-zione socio territoriale, è stra-tegico per l’economia locale? «Pensiamo che questo ruolo siadeterminante ai fini dell’idea dibenessere che il turista porteràcon sé, perché la presenza delvolontariato rende unica l’espe-rienza di fruizione. Il volonta-riato difende i territori dal-l’omologazione, da queimeccanismi che portano ad “ap-piattire” l’offerta, rendendoladrammaticamente simile a

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 193

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Un toccasana anche per l’indotto localeGiovane, mondano e disposto a spendere bene. È l’identikit di chi varca la soglia

del turismo termale altoatesino. Per Adelheid Stifter, Merano si apre alla nuova

stagione del termalismo, non più “isola” salutista ma veicolo di opportunità trasversali

Paola Maruzzi

«Per la salute e lacura del corposi spende an-cora. Diciamo

che è una forma di investi-mento privato e preventivosul futuro della persona».Adelheid Stifter, direttricedelle Terme di Merano, toccale corde di una filiera florida:l’industria del benessere che,più di ogni altra, prendeforza dal contesto - naturale eculturale - in cui è calata.Con poco più di 37mila abi-tanti, la cittadina altoatesinamodula le stagioni anche inbase all’afflusso costante delturista termale che, lungi dal-

l’essere pigro e sedentario, siguarda volentieri intorno. Piùche clinica “dorata”, lo stabi-limento termale sprigiona unmarketing a tutto tondo, chetira in ballo anche gli agri-coltori locali.

Terme e sostenibilità, dueformule complementari.State pensando a nuovi modiper metterle in comunica-zione?«La cura del corpo non puòprescindere da un’attenzionealla natura e ai suoi prodotti. Intal senso, abbiamo pensato aun rimpiego innovativo di al-cune materie prime del territo-rio, coinvolgendo direttamente

Adelheid Stifter,

direttrice delle Terme

di Merano

194 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

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TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 195

gli agricoltori locali. In questomodo anche il benessere diventaa chilometro zero. Per esempio,ci sono trattamenti che utiliz-zano la lana delle pecore o ilsiero di latte della Valsiria. Poiabbiamo fatto nostro il concettodi risparmio energetico. Attra-verso sistemi all’avanguardia ot-timizziamo i consumi».

Secondo Federterme il 70%della popolazione vorrebbededicarsi alla cura del corpo.Ma fino a che punto possiamoconsiderare eterogeneo il tar-get di riferimento?«Il volto tradizionale delleterme italiane è legato al con-cetto di cura, quindi è normaleche ne venga attratta una clien-tela uniforme, in là con l’età.La specificità di Merano, in-vece, è quella di aprirsi alla pre-venzione e, in generale, ai piùvariegati orizzonti dello “starbene”. Questo ci permette di

intercettare diverse esigenze, aldi là di quelle strettamente cli-niche. Il 70 per cento della no-stra clientela ha tra i 35 e i 55anni. Sono soggetti dinamici,che guardano alla complessitàdel sistema termale, compresal’offerta paesaggistica».

Mete d’elite fino al secoloscorso, le terme sono ancheincubatori di iniziative arti-stiche e mondane. Cosa haprodotto la sinergia con glienti culturali?«Tra le ultime cose, abbiamopreso parte attivamente alle Set-timane musicali meranesi,dando un ulteriore sbocco turi-stico al festival. Abbiamo un ca-nale aperto con il Museo d’artecontemporanea, che spesso evolentieri sceglie di esporre sullanostra piazza. Sono solo alcuniesempi che testimoniano la vo-glia di entrare a pieno dirittonella vita culturale».

FATTURATO +5%

In cinque anni lo stabilimento ha registrato un continuo incremento,

che non si è arrestatoneanche

nel periodo di crisi

POSTI LETTO

Nel 2010 Merano ha fatto il boom

di presenze. Cinque anni fa

il totale di posti lettoera di 830mila

1mln

Quanto l’industria del be-nessere di Merano incide sul-l’indotto dell’economia lo-cale, soprattutto alla luce delfatto che attrae visitatori an-che nei cosiddetti periodi dibassa stagione? «Mi riesce difficile quantificare,anche se commercianti e risto-ratori ci confermano che la ti-pologia del turista termale è in-teressante: è curioso di scoprireil circondario e, soprattutto, èdisposto a spendere. Alcunidati sono comunque utili percomporre il quadro: abbiamochiuso il 2010 con oltre 9 mi-lioni di fatturato, registrandoun incremento del 5 per cento.Questo anche per sottolineareil fatto che non abbiamo risen-tito minimamente della crisi,anzi gli affari sono andati cre-scendo, considerato che ilprimo anno abbiamo chiuso ilbilancio con 5 milioni».

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196 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

TURISMO

Nota fin dall’an-tichità per lesue qualità te-r a p e u t i c h e ,

l’acqua di Alloch si fa fortedi un primato: è l’unica sor-gente solforosa del Trentino.Eppure quella delle termeDolomia è una storia giova-nissima, iniziata appenaqualche anno fa. Tullio Zu-lian, presidente dello stabili-mento, va cauto con le valu-tazioni di più ampio respiro.«L’apertura della stazionetermale non ha modificatoin modo sostanziale l’in-dotto locale. La Val di Fassa,con le bellissime Dolomitifassane da poco diventatepatrimonio dell’Unesco, hagià una sua identità turisticaconsolidata. Ma il termali-smo ha indubbiamente datouna marcia in più, soprat-tutto perché tra i beneficidei trattamenti e la cosid-detta aria di montagna c’èun’affinità notevole». Nonostante il debutto sulla

piazza turistica locale sia re-cente, si è però fatto intempo a cogliere una bifor-cazione del target, che ri-specchia il trend nazionale.L’utente tipo si distingue in-fatti in due categorie: i se-nior, tradizionalmente affe-zionati ai luoghi salutisti, e ijunior, nettamente in cre-scita. «È curioso come questisottoinsiemi sfocino in duediverse stagioni, per certiversi parallele: quella estivafrequentata soprattutto da fa-miglie e anziani, e quella l'in-vernale in cui, invece, do-mina la presenza di turistigiovani, richiamati princi-palmente dagli sport inver-nali. Solo in determinati pe-riodi c'è coincidenza».All’interno di un settore chesta crescendo a ritmi incal-zanti, il Trentino occupa iprimi posti della classifica:qui, infatti, è concentrato unbuon 30 per cento dellestrutture divise tra beautyfarm, centri massaggi e strut-

In queste immagini,

le Terme di Dolomia

ture simili. Insomma, la cor-rispondenza tra offerta pae-saggistica tout court - il Tren-tino è per eccellenza laregione green d’Italia - el'inedita ascesa di pacchetti“edonistici” si fa sempre piùstringente. Secondo le statistiche del2007, solo in Italia le impreseche offrono servizi legati alwellness sono circa 30milaper un totale di 56mila ad-detti. Seppure la maggiorparte siano piccoli istituti dibellezza, che dalla manicurealle maschere di fango hannoallargato l’offerta ai massaggie alle sedute rilassanti, la

Il Trentino è capofila dell’industria nazionale del wellness.

Ma per Tullio Zulian, presidente delle Terme Dolomia, il fattore

competitivo sta tutto nelle proprietà organolettiche delle acque

Paola Maruzzi

L’acqua di Alloch ridisegna le stagioni dolomitiche

Page 155: Dossier Ta

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 197

Tullio Zulian

FATTURATO+15%

È il ritmo di crescitadell'industria

del benesserenazionale

ITALIANI

La percentuale di turisti provenienti

dal nostro Paese che frequentano

strutture per la cura del corpo

8,7%

competizione si fa serrata, avolte quasi sleale. A detta di Tullio Zulian,l’esplosione della filiera checura mente e corpo, ha gene-rato un po’ di confusione. Ènecessario, quindi, affrontarela questione con spirito rigo-roso. «In mancanza di precisenormative in merito alla clas-sificazione e distinzione fra re-altà termali e i cosiddetti cen-tri benessere, che nulla hannoa che fare con le prime, si as-siste a una tendenza fuor-viante: l’utente inespertocrede ci sia sinergia tra le due.Ma c’è una differenza sostan-ziale: i trattamenti termali

tendono ad alleviare o elimi-nare disfunzioni e malattie inbase alle proprietà dell’acquautilizzata. Ecco perché ognicentro ha le proprie specifi-che applicazioni, che vannopuntualmente certificate.L’acqua, per essere definitatermale, necessita di una seriedi verifiche, a partire dall'areageologica, fino alla composi-zione chimico-fisica».Il fattore competitivo passa,dunque, per anche per la re-golamentazione dei servizisanitari, che funzionano dacartina tornasole. «Le nor-mative, infatti, ci impongonocontinui controlli, ripetute

��

Nella stagione invernale domina lapresenza di turisti giovani, richiamatiprincipalmente dagli sport invernali

analisi delle acque e l’invioalle autorità competenti ditutti i dati relativi all’uso ter-male e curativo». Estendendo il discorso almercato internazionale dei“salutisti” e alla collocazionestrategica delle Terme Dolo-mia, da cui deriva un afflussopluridirezionale, Zulian au-spica a un «trattamento omo-geneo per tutti i cittadini eu-ropei, che permetta a tutti diusufruite delle stesse condi-zioni. Questo faciliterebbein modo inequivocabile lenostre strutture, creando unnetwork virtuoso del turi-smo termale».

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Ivo Osti amministratore de-legato della LevicoFin, societàche gestisce il compendio ter-male e il Grand Hotel Impe-rial, albergo storico nonchéstabilimento termale - per-metterà di alimentare le va-sche per il percorso flebolo-gico e la piscina conidromassaggi dell’attuale areawellness, trasformandola inuna vera e propria unità ria-bilitativa per le flebopatie eper le problematiche osteo-articolari. In particolare è incorso uno studio in vitro su-gli effetti dell’acqua debole suicondrociti umani che precedelo studio in vivo di più ampiaportata che riguarderà gli ef-

Le acque di Levico e Vetriolo Terme vengono

utilizzate nel trattamento di varie patologie.

E si attende «l’esito di altre sperimentazioni

per avviare nuovi cicli di cure» spiega Ivo Osti

Elisa Fiocchi

L’acqua che cura

Le proprietà salutaridell’acqua termale diLevico e Vetriolo fu-rono scoperte nel

XVI secolo in occasione discavi di gallerie minerarie diferro e rame presso la localitàmontana di Vetriolo. Per se-coli i benefici apportati dal-l’acqua ferruginoso-arsenicaledi Levico sono stati ricono-sciuti e apprezzati nonostantene rimanessero ignote e mi-steriose la composizione el'origine. A Levico Terme sgorgano duesorgenti: la prima è quelladell’“Acqua Forte” che ancoraoggi stilla all’interno di un’an-gusta e antica galleria minera-ria a 1582 metri e a una tem-peratura di 9°C. La secondasorgente è quella dell’“AcquaDebole” che ha caratteristichefisico chimiche similari manon identiche alla Forte e, inattesa dell’esito delle speri-mentazioni in corso, non èancora utilizzata per le cure.«Il riconoscimento ministe-riale di tali acque - afferma

Ivo Osti, amministratore

delegato della

LevicoFin, società

che gestisce

il compendio termale.

In alto, il trattamento

di affezioni alle vie

respiratorie con

le acque termali

[email protected]

fetti dell’“Acqua Debole” neipazienti affetti da artrosi alleginocchia». Dopo la totale ristrutturazioneavviata nel 1996, il compendiotermale di Levico Terme com-prende oggi lo stabilimento dicura di Viale Vittorio Ema-nuele, quello situato nella zonaEst della città presso il GrandHotel Imperial Terme e lo sta-bilimento di Vetriolo, a 1500metri sul livello del mare. Lecure vengono erogate sfrut-tando le qualità terapeutichedell’“Acqua Forte” con la suacomposizione molto acida(pH alla fonte tra 1,5 e 1,7),ricca di ferro e di altri metallicome rame, piombo, manga-

TRATTAMENTI TERMALI

198 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Page 157: Dossier Ta

Ivo Osti

nese, cobalto, nichel e con-centrazioni non tossiche di ar-senico. «È particolarmente in-dicata nella cura delleaffezioni alle alte e basse vie re-spiratorie - spiega Ivo Osti -malattie artroreumatiche, delsistema nervoso, osteoartico-lari, problematiche legate al-l’apparato genitale femminilee svolge un’azione disinfet-tante, anti-infiammatoria, im-munostimolante locale, tro-fica sulle mucose e stimolantesulle cellule epiteliali». L’acqua ferruginosa, definitadebole, contiene invece ele-vate quantità di ferro e di al-tri metalli ed è caratterizzatada un pH meno acido ri-spetto all’acqua forte, dall’as-senza dell’arsenico e da unainsita instabilità. «I suoi effettibiologici principali sonol’azione disinfettante, anti-in-fiammatoria, immunostimo-

lante locale, trofica sulle mu-cose e tonica». «La scientificità delle proprietàcurative delle nostre acque ècomprovata da numerosi studiscientifici condotti da emi-nenti cattedratici e i cui risul-tati sono stati pubblicati suprestigiose riviste scientificheinternazionali, tra le quali, direcente un paio di articoli editisull’American Journal of Oto-laryngology» afferma il dottorOsti. Da alcuni anni le Terme

di Levico e Vetriolo hanno lan-ciato anche delle linee cosme-tiche: «Sono prodotte in esclu-siva per le nostre terme daindustrie specializzate nelcampo cosmetologico e der-matologico - conferma Osti - eogni anno vengono arricchitecon nuovi prodotti per la curae la bellezza della pelle a basedi oli vegetali, essenze balsa-miche, estratti totali e fitode-rivati combinati tra loro». Lapiù recente è denominata “Ac-qua Amica” e contiene unabase di vera acqua termale diLevico e Vetriolo, in modo dacomporre un mix unico per lasalute e la bellezza della pelle diogni persona.

Sopra, Grand Hotel

Imperial Terme

a Levico Terme.

Nelle altre immagini,

alcune fasi

di trattamenti termali

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 199

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In tema di sorveglianza sono in atto profondi cambiamenti. Dal 2008 è

infatti iniziato un percorso di adeguamento dell’ormai obsoleto

contesto normativo. Andrea Menegazzi, presidente di Südtiroler

Ronda, fa il punto sulle competenze specifiche degli istituti di vigilanza

Riccardo Ceredi

L’utilità pubblicadella sorveglianza privataSecondo i rapporti del

2010 di Federsicu-rezza c’è stata una fles-sione del 3,5% nel

numero di istituti di vigilanzaprivata presenti in Italia. Lacrisi si è sentita quindi anchein questo settore, nonostantegli innumerevoli ambiti in cuipossono operare le società, cheoggi sono circa un migliaio sututto il territorio nazionale. Inun panorama che resta co-munque affollato e competi-tivo, recentemente interessatoda nuove normative, la sfida sivince offrendo un servizio effi-ciente e tecnologicamenteavanzato. Andrea Menegazzi,fa il punto sul settore.

Lei è anche presidente del-l’Associazione NazionaleIstituti di Vigilanza Privata,cosa può dirci in merito allasituazione degli ultimi anni?«Sono in atto profondi cam-biamenti. Dal 2008 è infattiiniziato un percorso di ade-guamento dell’ormai obsoletocontesto normativo di riferi-mento. Sono state emanateleggi che riconoscono compe-tenze specifiche agli istituti divigilanza e al loro personaleoperativo, mettendo i servizidi sicurezza complementare esicurezza sussidiaria, comune-mente espletati da societàcome la nostra, sullo stessopiano di quelli svolti dallaforza pubblica. Pertanto, leguardie giurate ricevono laqualifica di “incaricati di unpubblico servizio”. A tal pro-

posito, è importante citare ildecreto numero sessantanove,emanato del ministero del-l’Interno il primo ottobre2010, che descrive i servizi dicompetenza esclusiva degliistituti di vigilanza, tra cui lavigilanza fissa rivolta al con-trollo accessi e alla protezionedi immobili, la vigilanza anti-taccheggio, stabilendo che lasicurezza dei beni, se non di-rettamente garantita attra-verso la forza pubblica, lo do-vrà essere per il tramite diguardie».

Alcuni momenti

di lavoro dell’istituto

di vigilanza

www.larondaatesina.it

Per quanto riguarda laRonda Atesina, quali sono iservizi che proponete?«L’autorizzazione rilasciatadalla Questura di Bolzano, peroperare in tutto il territorio re-gionale ci consente di eseguiretutti i servizi previsti dal testounico delle leggi di pubblica si-curezza: dal trasporto di va-lori, alla vigilanza fissa e dina-mica, fino alla telesorveglianza.In realtà, nel corso degli annici siamo specializzati nell’atti-vità di vigilanza escludendo,almeno temporaneamente, il

SORVEGLIANZA

202 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Page 161: Dossier Ta

trasporto di valori. In questomomento siamo pertanto ingrado di offrire servizi di pre-sidio fisso, antirapina, anti-taccheggio, vigilanza mobile,vigilanza a bordo autobus vi-deosorveglianza, telesorve-glianza e pronto intervento.Siamo inoltre in grado di pro-gettare e fornire in comodatoimpianti di sicurezza, anchevideo. Attraverso una nostracontrollata, la Ronda AtesinaService, forniamo anche ser-vizi di “portierato”, come adesempio quelli di gestione

dere ad altre realtà territorialila nostra sfera d’azione. In-fine, abbiamo costituito e resooperativa una nuova società aBudapest, in Ungheria, an-ch’essa operante nel settoredella sicurezza privata».

Quali sono gli obiettiviper il futuro?«Punteremo, come abbiamosempre fatto, sul migliora-mento della professionalitàdel nostro personale e sull’in-novazione tecnologica, aspettiche, spesso, corrono paralle-lamente. I nostri agenti de-vono essere messi nella con-dizione di svolgere al meglioun’attività che contemplaaspetti delicati e rischiosi,come la protezione dei beni.Per fare ciò, da un lato sonofondamentali le attività di se-lezione, formazione, aggior-namento e controllo del per-sonale, d’altro l’impiego didotazioni tecnologicamenteavanzate, che consentano alleguardie di operare più facil-mente ed in condizioni di ele-vata sicurezza».

portinerie, accoglimento dellaclientela e gestione centralini».

Quali progetti avete por-tato a termine nell’ultimoperiodo?«L’ultimo anno, a dispettodella crisi, è stato caratteriz-zato da un elevato numero diattività, tanto di natura ope-rativa che economico finan-ziaria. Proprio in questi giorniabbiamo completato un pro-getto che consente alla nostracentrale operativa di assistere einformare in tempo reale leguardie in servizio, attraversol’impiego di sistemi di loca-lizzazione e navigazione satel-litare. Tali sistemi sono ingrado di registrare un’infinitàdi dati, che potranno essere inparte trasferiti alla clientela,riducendo notevolmente l’uti-lizzo di moduli cartacei e cer-tificando in modo preciso epuntuale l’attività svolta. Ab-biamo inoltre acquistato duepiccoli istituti di vigilanza,uno operante nella zona diMerano e della Val Venosta,l’altro a Torino, così da esten-

È il dato relativoalla flessione del

numero degli istitutidi vigilanza privataregistrato in Italia

nel 2010(fonte: Federsicurezza)

3,5%CALO

�Con i profondicambiamentinormativi in atto,le guardie giuratericevono oggila qualificadi “incaricati di unpubblico servizio”

Andrea Menegazzi

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 203

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208 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

POLITICHE ENERGETICHE

Le buone praticheenergetiche

Il risparmio energetico aTrento è di casa. L’am-ministrazione comu-nale da anni con cam-

pagne di sensibilizzazione,politiche mirate e incentivi sibatte per la diffusione diquelle best practices che par-tono proprio dalle quattromura domestiche: dalla sceltadegli elettrodomestici ad altaefficienza alle lampadine abasso consumo, fino agli im-pianti solari per la produzionedi energia. I Comuni dannooggi un contributo fonda-mentale all’impegno per laprotezione del clima sancitodall’Europa con il protocollodi Kyoto. Il Comune diTrento ha deciso di rilanciarela pianificazione e le proget-tualità energetiche mettendo asistema tutte le iniziative in-traprese dai singoli servizi co-munali e impegnando l’am-ministrazione in un processodi progettazione partecipatain cui sono state coinvolte lediverse componenti sociali,pubbliche e private presentisul territorio. «L’attività speri-

All’impegno richiesto dal protocollo di Kyoto Trento

risponde con edifici pubblici efficienti e un’illuminazione

intelligente. La parola all’assessore Michelangelo Marchesi

Michela Evangelisti

mentale relativa all’analisienergetica degli edifici propo-sta nell’ambito del processo diformazione del piano energe-tico del Comune di Trento“Trento x Kyoto” si è conclusanel 2010 e ha interessato 25unità nel 2007, 29 nel 2008,24 nel 2009 e 3 nel 2010 – il-lustra l’assessore all’AmbienteMichelangelo Marchesi –. Hadimostrato che gli interventimigliorativi sulla parte im-piantistica degli edifici costi-tuiscono un ambito d’azionedi importanza fondamentaleai fini dell’abbattimento deiconsumi energetici e della ri-duzione delle emissioni diCo2».

Quali campagne informa-tive e di sensibilizzazione sultema del risparmio energe-tico state portando avanti?«È attivo dal 2009, insieme adaltre iniziative di educazioneambientale, il progetto “Ener-gina”, rivolto ai ragazzi dellascuola dell’obbligo, che pre-vede una serie di lezioni nelcorso delle quali vengono illu-strate le buone pratiche da

Nella pagina a fianco,

Michelangelo Marchesi,

assessore all’Ambiente

del Comune di Trento

adottare da parte di ciascunoper realizzare il risparmio ener-getico. È stato inoltre inviatoai residenti un opuscolo con-tenente alcuni importantispunti e suggerimenti su comequotidianamente il cittadinopuò contribuire a migliorarel’ambiente e ridurre le speselegate ai consumi di energia.Documentazione inerente il ri-sparmio energetico è poi sem-pre disponibile all’ufficio rela-zioni con il pubblico e inoccasione di manifestazioni efiere dedicate al tema».

Trento ha ormai una lungatradizione di “acquisti pub-blici verdi” e d’illuminazione

Page 163: Dossier Ta

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 209

Michelangelo Marchesi

intelligente. «È stato attivato dal servizioAmbiente un tavolo di lavorocomposto dai servizi comunaliche effettuano acquisti e si èprovveduto alla riformulazionedei bandi di gara, prevedendoacquisti di beni e servizi soste-nibili. L’amministrazione co-munale ha ridotto il numerodelle utenze d’illuminazionepubblica portandole, nel corsodel 2009, da 430 (del 2006) a330. Il numero totale dei puntiluce al 31 dicembre 2009 ri-sulta, quindi, pari a 13.350punti. Su 107 di questi impiantirisultano installati regolatori diflusso luminoso, apparecchia-

ture che, oltre ad aumentare lavita utile delle lampade, con-sentono un rilevante risparmiodi energia sia nei periodi not-turni di riduzione di flusso lu-minoso sia durante il normalefunzionamento».

Qual è quindi l’attuale si-tuazione dell’illuminazionepubblica?«Gli impianti d’illuminazionepubblica del Comune diTrento sono costituiti in granparte da punti luce con lam-pade ai vapori di sodio ad altapressione. Da diversi anninon sono più presenti lam-pade a incandescenza e si staprovvedendo alla sostituzione

��

È stato attivato un tavolo di lavoro e si è provveduto alla riformulazione dei bandi di gara, prevedendo acquisti di beni e servizi sostenibili

SEMAFORI16

Su 73 impiantipresenti

sul territoriocomunale,

16 sono già dotati di lampade a led

ILLUMINAZIONEPUBBLICA

L’amministrazionecomunale ha ridotto

il numero delle utenzeportandole,

nel corso del 2009,da 430 a 330

330

di quella piccola percentualedi punti luminosi che ancorautilizzano lampade ai vaporidi mercurio. Si stanno speri-mentando con successo alcuniimpianti d’illuminazionepubblica con centri luminosia led, che consentono di avereuna tonalità di luce “natu-rale”, garantendo al tempostesso ampi margini di rispar-mio energetico. Tali speri-mentazioni sono localizzatesoprattutto su piste ciclabili earee a verde. Per quanto at-tiene gli interventi di rispar-mio energetico sugli impiantisemaforici, l’amministrazionecomunale sta gradualmenteintroducendo l’impiego dilampade a led».

Page 164: Dossier Ta

RINNOVABILI

Non basta dire solare per garantire la svolta green del Belpaese. Bisogna saper scegliere

l'impianto tagliato su misura per il territorio. Così il Trentino promuove l'istallazione di pannelli

su tetto. Per Mirko Bottini è la soluzione a zero impatto ambientale

Paola Maruzzi

Dalla provincia diTrento (Cimegoper la precisione)a Torino, dove è

in corso la realizzazione di unacentrale fotovoltaica da 4 mw.Dopo Brescia, quello piemon-tese è il secondo “avamposto”fuori regione della divisioneGreenpower della Bm Elettro-nica, impegnata sul fronte rin-novabili. In “casa” il gruppo è attivo daanni e fornisce impianti foto-voltaici di qualsiasi dimensione,sia per uso privato che indu-striale. «Ma lavorare per contoterzi non è l'unica specialità. Ilnostro obbiettivo è creare dellenostre fonti di energia pulita,vale a dire delle centrali mar-chiate Bm». A precisarlo è il ti-tolare dell'impresa, Mirko Bot-tini, che parte subito con unapanoramica di ampio respiro:«Abbiamo ancora molto dafare. L’Italia non è uniformeper quanto riguarda la propen-sione al fotovoltaico. Ci sonoregioni all'avanguardia e altreche sono considerate un po' ilfanalino di coda. Questo diva-rio non è di certo riconducibile

a ragioni climatiche. A riprovadi ciò prendiamo come esem-pio la Germania, che pur nonessendo molto soleggiata hamolti più ettari di superficie ri-coperti da pannelli solari ri-spetto al nostro Paese». In temadi confronti e classifiche, biso-gna tuttavia riconoscere che ilTrentino Alto Adige è partico-larmente attento alla green eco-nomy. Qui l'argomento di di-scussione è maturato a talpunto che suona obsoleto par-lare di solare in termini gene-rici. Insomma, non tutti gli im-pianti sono passabili soloperché non inquinano. Spesso,infatti, si trascura l'impattoestetico (alcuni parlano di veroe proprio degrado paesaggi-stico) causato dall'indiscrimi-nata installazione di pannelli aterra. «È importante, quindi,procedere seguendo dei precisicriteri legislativi. In Trentino ledirettive regionali vietano di ri-coprire le zone agricole conpannelli a terra. Questo ci trovaperfettamente d'accordo. Ilpaesaggio è un bene che va tu-telato. Ben altra cosa sono leistallazioni su tetto, soluzione

Pannelli su tetto,

soluzione proposta

dalla Bm Greenpower

www.bmgroup.info

che consente di ovviare il pro-blema. Nel caso si tratti di in-dustrie, il passaggio al solarecontribuisce non solo all'abbel-limento ma anche a una riqua-lificazione a tutto tondo. Vale adire che per applicarlo bisognaasportare l'Eternit, un materialeinquinante ampiamente impie-gato dall'edilizia». Al momento in Italia non c'èobbligo di rimozione delle co-perture in amianto, e indubbia-mente il solare contribuisce arisollevare una questione perlungo tempo insabbiata. Atrarne beneficio non è solo la sa-lute dell'ecosistema e della po-polazione, ma anche il giro d'af-fari. «Smontare una vecchiacopertura per rivestirla con pan-nelli fotovoltaici significa ri-mettere in moto il mercato oc-cupazionale. Infatti questa fasechiama in causa un variegatoequipe tecnico, che va dai latto-nieri agli ingegneri. Il fotovol-taico crea quindi nuove oppor-tunità, non solo nelle realtàaziendali che lo producono.Pensiamo, per esempio, a quelleche lavorano nell'indotto». Unaprospettiva incoraggiante visto

210 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Sfatiamo le polemichesull’impatto paesaggistico

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Mirko Bottini

che l'edilizia è stata una dei set-tori più colpiti dalla crisi. Se dauna parte lo stimolo al solareprocede bene (in Trentino sonoprevisti finanziamenti per chidecidere di adottare i pannellisu tetto), dall'altra restano dasciogliere alcuni nodi burocra-tici che finiscono per rallentarela corsa alle rinnovabili. «Tragli ostacoli c'è il fantomaticoallaccio all'Enel, che arriva sem-pre in ritardo rispetto alla finedei lavori. Questo slittamentosi ripercuote sulla possibilità diavere incentivi. Noi che ope-riamo nel settore chiediamotempi rapidi e maggiore snel-lezza nelle concessioni». Si apre così uno scenario piùcomplesso. Alex Bottini, diret-tore tecnico della Bm Green-power, sottolinea come in Italianon ci siano ancora grandiaziende impegnate nella pro-duzione di pannelli. Comemai? «Questa “carenza”, si speratemporanea, è dovuta alla poca

ficio che ne usufruisce, verràcompletamente svincolato dal-l'uso di idrocarburi e, da unpunto di vista energetico, potràdirsi autonomo». Si tratta diun progetto tutt'altro che futu-ristico. L'edizione del Saie 2010si è chiusa all'insegna dellabioediliza. La strada verso lagreen economy si sta appia-nando. A patto che, come ri-corda Bottini, ci sia la compli-cità da parte dei governi,nazionale e regionali.

stabilità normativa con cui dob-biamo fare i conti. Se ogni dueanni si rivede il Conto energia,senza peraltro dare nessuna pro-spettiva e garanzia a lungo ter-mine, è naturale che le impresedella filiera interessata non se lasentano di fare grossi investi-menti. Invece, vista l'urgenzadelle questioni ambientali edeconomiche, sarebbe oppor-tuno chiarire gli aspetti politicie burocratici che ruotano at-torno a questo nuovo mercato,dalle potenzialità ancora inparte inespresse». La mancanzadi un piano d'azione stabile eduraturo si riflettere poi sullascommessa dell'innovazione, unaspetto vitale per le rinnovabili.Tuttavia c'è chi, come lo staffdella Bm Greenpower, tieneduro e pensa al futuro. «Forti diun'esperienza consolidata,stiamo valutando l'abbina-mento del fotovoltaico conl'avanguardia della geotermia.Grazie a questa accoppiata l'edi-

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 211

La Bm Greenpower presenta l’ultima release dell'in-novativo Solar Controller, che ha funzionalità sem-

pre più evolute. Ha già riscosso successo sia da partedelle imprese che di installatori di pannelli fotovoltaici.Ma di cosa si tratta? Risponde Mirko Bottini: «È unostrumento per il monitoraggio energetico, flessibile escalabile. In pratica il sistema raccoglie i dati di produ-zione dell’impianto, mantiene un storico di quanto ac-quisito per 30 anni e segnala malfunzionamenti viamail e sms. È così possibile controllare il corretto fun-zionamento dell’impianto da qualsiasi parte delmondo grazie alla piattaforma del web».

UN DATALOGGER PERIMPIANTI FOTOVOLTAICI

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suppone competenze speciali-stiche e tecnologie all’avan-guardia».

Potrebbe citare alcuni pro-getti?«Rientrano in questo generedi infrastrutture la centraleidroelettrica sul torrente Ver-miglio, in Val di Sole, e le duecentraline mini idro che rea-lizzeremo sul torrente Rab-bies, nel Parco Nazionale delloStelvio. Bisogna tenere pre-sente il fatto che l’Agenzia perl’Ambiente della Provincia au-tonoma di Trento impone deiparametri severissimi. Dun-que, il solo fatto di aver avutoil permesso di realizzare similiprogetti è sintomo della qua-lità del nostro operato e so-prattutto del suo livello di so-stenibilità e attenzione perl’ambiente».

In particolare su qualifonti energetiche intendeteinvestire nei prossimi mesi?«Sotto il profilo degli investi-menti è del tutto evidente chel’idroelettrico occupa una po-sizione privilegiata. Ciò natu-

Il gruppo energetico PVBha chiuso il 2010 con unfatturato di 357 milionidi euro. Non solo, a ri-

sultare positivo è anche il suoindotto occupazionale, chevede il numero di dipendentisalire a quota 323. Un dato,quest’ultimo, che come af-ferma il presidente del gruppoSergio Bortolotti, «Merita diessere sottolineato, specie inun momento di depressione

economica». Si conferma unsettore trainante, quindi,quello energetico, anche e so-prattutto grazie ai ricavi e agliinvestimenti relativi al settoredelle rinnovabili, ambito incui PVB Group è sempre piùpresente. «Con la società Po-wer, che segue gli investimentidi PVB sulle rinnovabili, inparticolare sull’idroelettrico,stiamo raccogliendo ottimi ri-sultati» evidenzia Bortolotti.

Quanto incide la confor-mazione geografica del Tren-tino Alto Adige nell’influen-zare queste vostre sceltestrategiche?«Questa è una terra ricca dicorsi d’acqua e che nello sfrut-tamento di fiumi e di torrentia fini idroelettrici vanta unatradizione lunga più di centoanni. Le prime centrali, in-fatti, risalgono al principio delsecolo scorso. PVB, con PVBPower Spa, si è dedicato mol-tissimo alla progettazione ealla realizzazione di impianti abasso impatto ambientale. Unsettore, quest’ultimo, che pre-

Il presidente di PVB

Group, Sergio Bortolotti

www.pvbgroup.com

212 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Sempre più rinnovabili nei piani di sviluppo di PVB. Il gruppo energetico,

pur continuando a investire nella vendita di carburante, ora anche su strada,

si appresta a realizzare importanti progetti idroelettrici nell’Est Europa.

A parlarne è il presidente Sergio Bortolotti

Aldo Mosca

Con l’idroelettricoverso l’Europa Orientale

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ralmente non toglie che tuttele rinnovabili, senza esclu-derne alcuna, rientrino neiprogrammi del gruppo. L’areaSystem, con PVB SolutionsSpa, ad esempio, progetta erealizza impianti fotovoltaicio a biomassa per conto terzi,attraverso la formula dei con-tratti EPC, ossia contrattichiavi in mano. Un compartoverso cui guardiamo congrande interesse per possibili

futuri investimenti è anchequello dell’energia eolica, conimportanti progetti in Croa-zia attualmente in fase preli-minare».

Continuerete a investireanche sulle fonti tradizio-nali?«Certamente, rivestono dasempre un ruolo di primopiano nelle nostre strategie.Nello specifico, il core busi-ness originario resta quellodella commercializzazione diprodotti petroliferi. La nostraPVB Fuels Spa, infatti, ha direcente ampliato il numerodei suoi depositi da 11 a 13,raggiungendo le provincie diBrescia e Ferrara, rafforzandocosì la sua presenza nel NordItalia».

A questo proposito, a feb-braio avete inaugurato la vo-stra rete di distributori. In

prospettiva quale peso avràquesta nuova area di busi-ness? «Con l'apertura della stazionedi servizio di Chiampo, inprovincia di Vicenza, abbiamoinaugurato ufficialmente larete di distributori PVB che,secondo i programmi, siespanderà gradualmente e ca-pillarmente in tutto il Nor-dest. È un passo importantenella vita del gruppo che, daazienda leader in Italia nelladistribuzione extrarete, ora si

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 213

Sergio Bortolotti

In Bulgaria, dove siamopresenti dal 2003, stiamorealizzando nove centraliidroelettriche sul fiume Iskar,nella regione di Sofia

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

214 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

balizzati. Dal 2003, infatti, ilGruppo PVB è attivo in Bul-garia con una propria società,la PVB Power Bulgaria, dovesta realizzando nove centraliidroelettriche sul fiume Iskar,nella regione di Sofia. Un in-vestimento di oltre 115 mi-lioni di euro. Il progetto è giàin fase avanzata con due cen-trali attive e altre tre in co-struzione. Gli impianti chestiamo realizzando sono degliesempi di infrastrutture ener-getiche sostenibili dall’im-patto ambientale ridotto pra-ticamente a zero. Per questomotivo il progetto ha otte-nuto il finanziamento daparte della Bers, la Banca Eu-ropea per la Ricostruzione e loSviluppo, nelle cui valutazioniproprio i fattori della sosteni-bilità e dell’ecocompatibilitàhanno un peso decisivo».

Dunque la Bulgaria resta il

affaccia anche al settore delladistribuzione su strada, po-tendo contare su trent’anni diesperienza nel trading di pro-dotti energetici ma, soprat-tutto, su 350 milioni di litri dicarburante commercializzatiogni anno. Un giro di affari si-gnificativo che funge anche dagaranzia per la continuità e lapuntualità negli approvvigio-namenti».

Sviluppo è anche interna-zionalizzazione. Quali poli-tiche state attuando su que-sto fronte?«Grazie agli ingenti investi-menti in tecnologia e innova-zione le nostre società hannoaccumulato un elevato knowhow nel settore delle infra-strutture energetiche sosteni-bili. Questo ci ha consentitodi giocare un ruolo impor-tante nella partita elettrica edi competere sui mercati glo-

mercato estero principale? «Sicuramente è in primopiano, dal momento che inquesto paese, oltre agli im-pianti sul fiume Iskar, è incorso di definizione un grandeprogetto per realizzare cinquecentrali sul fiume Maritza,per una produzione attesa di120 GWh. Sempre nell’areadell’Europa dell’Est, un altroimportante progetto riguardala realizzazione di alcuni im-pianti lungo il torrente Gilorte lungo il fiume Somes, inRomania, per una produzioneattesa complessiva di 250GWh. Ci siamo posti l’obiet-tivo di raggiungere quota 500milioni di KWh, tutti pro-dotti con centrali idroelettri-che. Questo ovviamente nonsarà possibile se non attraversola ricerca di partner affidabilicon i quali condividere i no-stri progetti».

PVB è un gruppo energetico diversificato attivo daoltre trent’anni. Da impresa locale a Gruppo di ri-

lievo internazionale, PVB si è articolato negli anni suquattro grandi aree di business. Nell’ambito del fuel,si occupa del trading di prodotti petroliferi, in partico-lare gasolio per autotrazione, per riscaldamento e olicombustibili. Attraverso il settore power investe nelleenergie rinnovabili, in particolare sull’idroelettrico.Sul comparto facility, invece, offre un servizio di ge-stione energetica e non solo per immobili e fabbri-cati, sia pubblici che privati. Infine, sul fronte sy-stems, progetta e installa impianti tecnologici perindustrie, enti pubblici e imprese del terziario. In ag-giunta, vale la pena di citare due importanti parteci-pazioni di PVB. La prima in SEA, azienda che si oc-cupa di certificazione ambientali e gestione diimpianti di smaltimento rifiuti e depuratori. La se-conda in Tesi Engineering, che progetta e realizzaimpianti di elevato contenuto tecnico.

AREE DI BUSINESS

Con questa cifra sichiude il fatturato del

2010 del gruppoPVB di Trento. Un

ricavato che hapermesso di farsalire l’indotto

occupazionale dellesue società a quota

323 dipendenti

EURO

Questo l’obiettivoprefissato dal

Gruppo daraggiungere

esclusivamenteattraverso le sue

centrali idroelettrichegià attive o in fase di

realizzazione tral’Italia e l’Est Europa

KWH

357Mln

500Mln

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Page 169: Dossier Ta
Page 170: Dossier Ta

BONIFICHE E DECONTAMINAZIONI

opere di bonifica?«Fatte salve le opere di bonificapromosse da soggetti privati,l’assegnazione dei lavori avvienecon le consuete procedure digara pubblica. In tutti i casi, ilavori di bonifica possono es-sere effettuati esclusivamenteda imprese qualificate iscrittealle categorie 9 e 10 dell’AlboNazionale Gestori Ambientali.In relazione all’importo dei la-vori di bonifica cantierabili,l’impresa deve dimostrare spe-cifici requisiti di idoneità tec-nica e finanziaria».

Quali caratteristiche deveavere un’azienda che operanel settore per essere affida-bile e competitiva?«Il settore delle bonifiche am-bientali costituisce un ramo diattività tra le più giovani e di-namiche nel panorama dellecostruzioni in genere. La cre-scente attenzione rivolta agliaspetti ambientali, accompa-gnata da un poderoso e mute-vole corpo normativo, solleci-

Attualmente l’ediliziacivile e immobiliaretradizionale risentedelle difficili condi-

zioni del mercato e vive unafase di deciso rallentamento; èinvece particolarmente attivoquel settore che, a buon di-ritto, può essere considerato ilfuturo dell’industria civile, ov-vero la bioedilizia, intesa comeedilizia ecosostenibile, che regi-stra interesse e apprezzamentocrescenti soprattutto in virtùdelle soluzioni progettuali cheprediligono una nuova conce-zione dell’abitare volta alla tu-tela dell’ambiente e al rispar-mio energetico. Proprio allasalute del territorio e dei suoiabitanti è strettamente con-nessa un’attività parallela aquella edile, ovvero quella che sioccupa delle bonifiche am-bientali. Il dottor Arturo Ber-

tolini conosce bene queste te-matiche in quanto legale rap-presentante della società perazioni Pasquazzo, azienda tren-tina specializzata nel settore,iscritta all’Albo Nazionale deiGestori Ambientali nella cate-goria 9b.

Come funziona attual-mente il meccanismo di asse-gnazione ed esecuzione delle

Interventi di bonificaLa tutela dell’ambiente nel settore edile sta diventando

una priorità. E alla salute del territorio e dei suoi abitanti

è strettamente collegata un’attività parallela a quella

edile: le bonifiche ambientali.

Il dottor Arturo Bertolini ne spiega il funzionamento

Francesco Bevilacqua

216 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Il 2007 è statol’anno in cui è partital’importante bonifica

della discaricadi Ischia Podetti,che ha richiestotre anni e mezzo

2007BONIFICA

Page 171: Dossier Ta

Arturo Bertolini

tano l’adozione di sempre piùcomplesse e innovative tecno-logie applicative. In questo con-testo un’azienda che vuole ope-rare nel settore devecostantemente aggiornare ilproprio personale addetto, do-tandosi di figure direttive spe-cializzate ed altamente qualifi-cate, e possedere una strutturaorganizzativa consolidata e altempo stesso flessibile. Proprio

per mantenere alti questi obiet-tivi, la Paquazzo ha investitonel proprio futuro ed è riuscita,nel tempo, ad accreditare lapropria organizzazione d’im-presa con la ISO 9001, la ISO14001 relativa alla qualità am-bientale, la Ohsas 18001 per laqualità e sicurezza del lavoro, ela Sa 8000 per la responsabilitàetica e sociale».

In che modo vengono or-ganizzati gli smaltimenti dimateriali inquinanti e daquali disposizioni normativevengono disciplinati?«I materiali contaminati ven-gono gestiti conformemente aquanto disposto nel decreto le-gislativo 152 del 2006 del testounico in materia ambientale.In sintesi, una volta accertate lecaratteristiche chimiche e fisi-che del rifiuto e la sua even-

tuale pericolosità, il materialeviene trasferito in appropriatiimpianti di trattamento e smal-timento autorizzati. Particolarecura deve essere dedicata allariduzione dei quantitativi daavviare a smaltimento medianteun’attenta e scrupolosa diffe-renziazione del rifiuto, così daminimizzare i volumi e facili-tare le operazioni di recupero».

Quali sono gli obiettividelle attività di decontamina-zione? «Le bonifiche ambientali mi-rano a riportare i livelli di con-taminazione, in genere dei suolie delle falde, entro i limiti diconcentrazione fissati dallalegge, che risultano differenziatia seconda della destinazioned’uso del sito (produttiva, resi-denziale o verde). Ove non siapossibile una bonifica integraledel sito per ragioni tecniche oeconomiche, si provvede allasua messa in sicurezza con in-terventi che mirano a confinarele sorgenti dell’inquinamento.In entrambi i casi, un’analisi dirischio sanitario e ambientalesito-specifica volta a tutelare lasicurezza dei nuovi insedia-menti verifica se l’obiettivo dibonifica è stato ottenuto omeno».

In queste pagine,

alcune immagini dei

lavori effettuati dalla

Pasquazzo Spa di

Ivano Fracena (Tn)

www.pasquazzo.it

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 217

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l’ambiente. Ne parliamo conCristiano Ferrari, ammini-stratore della ProAcquaGroup di Rovereto (Tn).«Il VonTaine City è la ver-sione moderna di una fon-tana pubblica. Eroga acqualiscia e gassata gradevolmentefresca, per promuovere l’ac-qua dell’acquedotto esaltan-done soprattutto le caratteri-stiche di qualità e sicurezza.Questo permette di riscoprireun valore importante dellatradizione valorizzato però dauna fontana contemporanea.Utilizziamo tutte le nuove ri-

L’acqua della fon-tana è la miglioreper l’ambiente eper il portafoglio?

Vero. Ma con il passare deltempo la tradizione di recarsialla fonte della piazza perprendere l’acqua si è persa.Lo si deve soprattutto al suc-cesso dell’acqua in bottiglia eal suo essere più “rassicu-rante”. È importante però re-gistrare un cambiamento re-cente. Molte sono infatti lefontane pubbliche che ven-gono ricollocate nel loro am-biente originale ovvero lapiazza, la città, il paese. Pro-Acqua Group nasce nel 2005proprio per presidiare questosettore e, grazie alla collabo-razione con il ProMinentGmbh, 54 filiali ma con sedein Germania, esporta nelmondo l’idea di riscoprire unvalore importante della tra-dizione offrendo allo stessotempo un servizio utile al-

sorse a disposizione per ri-sparmiare energia e ridurre laproduzione di rifiuti plasticicon i conseguenti problemidi smaltimento». I vantaggiper una nuova politica di svi-luppo sostenibile sono im-mediati. «Ogni mese, cia-scuna VonTaine Cityinstallata eroga una media di45.000 litri d’acqua rispar-miando quindi lo smalti-mento di 30.000 bottiglie diPet, ovvero 1.200 Kg di Pla-stica, l’immissione in atmo-sfera di 250 Kg di CO2 per laproduzione di dette bottiglie

L’ACQUA CHE NON INQUINA

VonTaine, un nuovo modo di distribuire l’acqua

Cristiano Ferrari, amministratore

della ProAcqua Group

www.proacquagrouop.com

218 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Acqua pubblica refrigerata. Liscia o gassata.

La ProAcqua Group ripropone la fontana pubblica,

da sempre momento di aggregazione e socialità.

La parola a Cristiano Ferrari, amministratore dell’azienda

Nicoletta Bucciarelli

Page 173: Dossier Ta

e 1.150 Kg di CO2 per laloro movimentazione». Il servizio di erogazione d’ac-qua richiede un piccolo masignificativo contributo.«Erogando l’acqua a 5 cente-simi al litro si attribuisce ilgiusto valore al servizio of-ferto evitando sprechi e ga-rantendo allo stesso tempouna sostenibilità finanziariaimmediata grazie al marginepositivo tra i costi e i ricavi digestione. Così facendo si evi-tano sperperi e si sottolinea ilvalore del servizio messo a di-sposizione». Gli impianti che erogano ac-qua liscia e gassata in quan-tità pressoché illimitata rap-presentano un servizio utilee allo stesso tempo innova-tivo. «I nostri VonTaine sono

mentale sottolineare -prose-gue Cristiano Ferrari- sono leidee che emergono di paripasso con l’istallazione dellefontane. Innanzitutto l’ideadi socialità, ovvero dell’am-ministrazione che offre unservizio utile ai cittadini. Unaltro aspetto importante èl’aggregazione, il poter usu-fruire di un servizio comunein piazza. Per ultimo ma diprimaria importanza, ilgrande rispetto per l’am-biente. Per questo motivo ab-biamo anche creato delle so-luzioni tecniche uniche,coperte da brevetto interna-zionale. Ad esempio un gasrefrigerante naturale, utiliz-zato per raffreddare l’acquaprima di gasarla che non pro-voca effetti sul surriscalda-mento globale. Per questobrevetto abbiamo ricevuto unpremio da Green Peace comesocietà attiva in campo am-bientale».

ad isola, o in alternativa adincasso; a norma di legge perl’utilizzo da parte dei diversa-mente abili e con un designantivandalico senza partico-lari sporgenze o appigli dan-neggiabili. Sono dotati inol-tre di una tettoia diprotezione, di un piano d’ap-poggio per bottiglie con va-schetta raccogli-gocce colle-gata allo scarico ed’illuminazione notturna aled». L’Italia non è il solo mercatoa cui ProAcqua Group si ri-volge. «I progetti sono intutto il territorio nazionale,ma in modo particolare aRoma, Venezia, Torino e nelTrentino dove il progetto èstato sovvenzionato dalla pro-vincia. Per quello che con-cerne il mercato internazio-nale impianteremo leVonTaine City a Berlino,Londra, Barcellona e Singa-pore. Quello che è fonda-

Cristiano Ferrari

Abbiamo ricevuto un premioda Greenpeace come società attivain campo ambientale per il brevettodi un gas refrigerante che non provocail surriscaldamento globale

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 219

La quantitàdi plastica

che si risparmiacon l’erogazione

di 45.000 litrid’acqua

1.200 KG

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222 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

PARCHI NATURALI

Nell’anno dellegrandi celebra-zioni per ilCorpo Forestale,

il tema della sicurezza in mon-tagna resta prioritario in molteregioni italiane dove si registra,tra i fattori a rischio, il pericolovalanghe. L’attivazione di al-cuni servizi che offrono bollet-tini meteonivologici quotidianimira a modificare e migliorarele abitudini di sciatori, turisti epersone che vivono la monta-gna. Tuttavia, come racconta ilcapo del Corpo forestale delloStato Cesare Patrone, «mancaancora una corretta ricettivitàda parte dei fruitori che nonhanno modificato o miglioratole proprie abitudini di viverecon superficialità la montagna,continuando a fidarsi delle pro-prie sensazioni. In tal senso as-sumono un ruolo strategico an-che i media che dovrebberoessere oggi più che in passatoun veicolo di dati ed informa-zioni meteonivologiche».

Quali misure bisogna adot-tare per conoscere realmenteil territorio?«Bisogna ricordare che la mon-tagna non conosce esperti e lecondizioni meteonivologiche edi rischio variano in modo si-gnificativo nel tempo e nellospazio, ossia sono mutevoli sia

nell’arco della giornata sia dapendio a pendio. Pertanto lafrequentazione della montagnanecessita di una grande capacitàdi valutazione dei pericoli tesaa percepire tali condizioni incontinua evoluzione nonchéuna profonda conoscenza delterritorio e degli itinerari in-trapresi. Una capacità che nons’improvvisa, ma si acquisiscecon l’esperienza supportata daun’adeguata formazione ed in-formazione quotidiana(www.meteomont.org)».

Un altro aspetto critico ri-guarda il numero di seque-stri di esemplari di specie ani-mali e vegetali protette: dalbilancio dell’attività del ser-vizio Cites della Forestale ildato registra il 90% in più ri-spetto allo scorso anno. Qualiprovvedimenti di tutela sa-ranno attuati nel 2011?«I 51 uffici del servizio Citescontinueranno a tenere alto illivello di attenzione nel con-trollo dei commerci di tali spe-cie, intensificando l’azione di

monitoraggio e di intelligencesui nuovi mercati aperti via webe sui traffici perpetrati tramitespedizioni di beni mediantepacchi postali. Oltre ai controlliordinari e alle indagini svilup-pate su segnalazioni di autorità

«Manca una vera cultura della montagna» avverte

Cesare Patrone, capo del Corpo forestale dello Stato.

«Esistono troppi pregiudizi da parte dei fruitori

generici e dei cosiddetti “esperti” che sottovalutano

gli allarmi forniti dai servizi preposti»

Elisa Fiocchi

Al via l’anno internazionale delle foreste

Cesare Patrone,

capo del Corpo

Forestale dello Stato

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TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 223

Cesare Patrone

legali di esemplari di specieprotette tramite pacchi postali,anche mediante l’impiego diunità cinofile specializzate. Èstato già fissato un incontro intal senso presso l’agenzia delledogane italiana per mettere apunto tutti i particolari dell’at-tività che inizieranno fin dalprossimo mese di aprile pressoi centri di smistamento postaledi Lonate Pozzolo (Milano),Roma Corcolle e Genova».

Per tutto il mese di marzoal palazzo delle Nazioni Unitedi Ginevra è stata allestitauna mostra fotografica che il-lustra l’azione svolta dalCorpo forestale dello Stato, apartire dall’Unità d’Italia finoai giorni nostri. Il patrimonio

boschivo del nostro paesecome si posiziona nel pano-rama internazionale?«In base alla definizione Fao,universalmente applicata nellaquantificazione delle risorse fo-restali mondiali, il patrimonioforestale italiano ammonta acirca 11 milioni di ettari di fo-reste e altre terre boscate, corri-spondenti a circa il 36% delterritorio nazionale. Questastima relativa al 2010 ed elabo-rata sulla base dell’inventarionazionale delle foreste e dei ser-batoi di carbonio pone il nostropaese abbastanza in linea con lemedie relative all’Unione eu-ropea (38%) e al mondo(40%). Negli ultimi decenni siè assistito a un regolare au-mento dell’espansione del bo-sco a discapito di incolti e terreagricole divenute marginali dalpunto di vista produttivo e ciòsta comportando una rinatu-ralizzazione spontanea del no-stro ambiente. I boschi italianiassolvono egregiamente al prin-cipio della multifunzionalitàdegli ecosistemi forestali garan-tendo prima di tutto la conser-vazione dell’ambiente (prote-zione idrogeologica dei

internazionali (segretariato ge-nerale Cites di Ginevra, Inter-pol ed Europol) è prevista la co-stituzione di una task forcespecializzata nel monitoraggiodei traffici illegali sviluppati viainternet e delle relative frodi.Nuovi obiettivi di controllo sca-turiranno dall’analisi delle in-formazioni raccolte in via siste-matica al fine di salvaguardare icittadini da frodi telematiche edi tutelare il commercio legaledalle forme di illegalità che mi-nano alla base il principio delcommercio sostenibile. L’inten-sificazione dei controlli via webandrà di pari passo con la messaa punto di un piano operativoper intensificare il contrasto alfenomeno delle introduzioni il-

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Il patrimonio forestale italiano ammonta a circa 11 milioni di ettari di foreste ed altre terre boscate, corrispondenti a circa il 36% del territorio nazionale

UFFICI51Il servizio

CITES controlla il commercio delle

specie protette

ETTARIGli ettari di foreste

del patrimonioforestale italiano

11mln

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224 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

PARCHI NATURALI

ruolo vitale che le foreste rive-stono per i beni e i servizi di na-tura socio-economica fornitialla gente. Il Corpo forestale hagià organizzato una serie di ini-ziative da inquadrare nell’am-bito dell’anno internazionaledelle foreste, in particolare lapresentazione del nostro calen-dario istituzionale del 2011 el’iniziativa “Adotta il bosco”,realizzata con il ministero del-l’Istruzione per promuoverel’educazione ambientale nellescuole. Oltre alla già citata rea-lizzazione, presso la sede delleNazioni Unite a Ginevra, di unamostra fotografica dedicata al-l’IYF e ai 150 anni dell’Unità

versanti, biodiversità, mitiga-zione del clima, produzione diossigeno) e in secondo luogo gliaspetti produttivi tipici del-l’economia rurale».

Il 2011 ha un significatospeciale per la Forestale, conla celebrazione di due eventi:l’anno internazionale delle fo-reste e il 150° anniversariodell’Unità d’Italia. Quali ini-ziative sono in programma?«L’Onu, su proposta inizialedella Croazia, ha proclamato il2011 Anno internazionale delleForeste per attirare l’attenzionedell’opinione pubblica sulle ri-sorse forestali e sulla gravitàdelle minacce che le sovrastano:un’iniziativa di ampio respirovolta a diffondere la conoscenzasulle azioni globali a sostegnodella gestione forestale sosteni-bile, della protezione e valoriz-zazione di alberi e foreste. Iltema specifico, “Forests for peo-ple”, intende sottolineare il

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La frequentazione della montagnanecessita di una grande capacità di valutazione dei pericoli e unaprofonda conoscenza del territorio e degli itinerari intrapresi

che contiene immagini storichedelle sistemazioni idraulico-fo-restali alla cui inaugurazione hapresenziato anche il presidentedella Repubblica Giorgio Na-politano. Per il resto dell’annosono in corso di programma-zione tavole rotonde, mostre,convegni e attività di varia na-tura assieme ai festeggiamentiin occasione del 189° anniver-sario della fondazione del Corpoche avranno luogo a Roma nel-l’ottobre prossimo. Infine nelmese di settembre, ospiteremopresso il parco nazionale del Cir-ceo una conferenza internazio-nale sul progetto di pedagogiaforestale Pawsmed».

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PARCHI NATURALI

Con le tante e di-versificate attivitàsviluppate nel ter-ritorio, il Corpo

forestale della provincia diBolzano abbraccia da anni lafilosofia di accompagnarequotidianamente le personeche vivono la montagna inmodo tale da offrire loro unaconsulenza tecnica e giuridicaadeguata. «Questa è la pre-messa per evitare sanzioni emulte sul territorio» sottoli-nea il responsabile Paul Pro-fanter. «in qualità di Corpoforestale della provincia ab-biamo l’obbligo di prestarecontinua sorveglianza, siamocome il “piccolo fratello” delcorpo forestale dello Stato emonitoriamo le intenzionidella gente anche se non sem-pre è possibile evitare provve-dimenti sanzionatori».

La popolazione di Bol-zano convive in manieracorretta con l’ambiente cir-costante?«Non siamo un popolo nu-mericamente grande nei cen-tri città: la popolazione di

«Oggi l’approccio alla montagna è molto cambiato»

racconta il responsabile del Corpo forestale di Bolzano

Paul Profanter. «I turisti amano le escursioni e il movimento»

Elisa Fiocchi

Bolzano raggiunge quota cen-tomila abitanti. La gran partedelle persone abita in campa-gna, a stretto contatto con lanatura, mantenendo così unrapporto molto intimo conl’ambiente, di profondo ri-spetto. Si dedicano autono-mamente alla cura e alla ge-stione del territorio per nondanneggiarlo ed è molto im-portante che si conservi que-

Turisti tuttofare? Attenti all’ambiente

226 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

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TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 227

Paul Profanter

sta filosofia di vita evitando ilsovraffollamento nelle città».

I veri problemi sorgono al-lora nei confronti dei turisti?«Nella maggior parte dei casiè il turismo, estivo e inver-nale, a crearci qualche diffi-coltà. Da parte nostra cer-chiamo di sensibilizzare eistruire il più possibile me-diante brochure informativee manifestazioni che hannocondotto a risultati positivinel cambio di abitudini. Oggil’approccio del turista allamontagna è molto cambiatorispetto al passato quandonella maggioranza dei casi sirimaneva nei pressi delle

strutture alberghiere. Adesso ituristi amano le escursioni esono in continuo movimento.Per questo motivo spingeretutte le persone che vivono lamontagna, anche solo per unasettimana, a utilizzare il terri-torio con rispetto verso l’am-biente e verso chi lo gestiscedirettamente diventa crucialeanche in una prospettiva fu-tura. Per garantire che ciò av-venga, esiste una stretta colla-borazione tra le associazionidi contadini, del turismo, leaziende di soggiorno, gli al-bergatori e i gestori degli im-pianti di risalita».

Quali sono le infrazioni

Utilizzare il territorio con rispetto versol’ambiente e verso chi lo gestisce direttamentediventa cruciale anche in una prospettiva futura

più comuni commesse daituristi?«Il transito sulle strade fore-stali, la raccolta dei funghi sucui vige un regolamento pre-ciso, ma anche i nuovi sportcome le motoslitta e più in ge-nerale l’utilizzo di mountainbike su cui ora vige una parti-colare assicurazione che tutelai proprietari. Attenzione par-ticolare viene riservata ancheall’attività di motocross so-prattutto negli altipiani, alvolo degli elicotteri e allosport dello slittino che spessoviene sottovalutato ma non èesente dal rischio di incidenticausati, ad esempio, da scarpesbagliate o dall’eccessiva velo-cità. In questo senso, l’aiutoofferto dai volontari della � �

Paul Profanter,

responsabile

del Corpo forestale

di Bolzano

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PARCHI NATURALI

I l Parco nazionale dello Stelvio è unodei più antichi parchi naturali italiani

e si estende su una superficie di 130mila e 700 ettari nel cuore delle Alpicentrali e comprende l’interomassiccio montuoso dell’Ortles-Cevedale con le sue vallate laterali. Sitratta di una zona situata al centro dellacatena alpina e di uno dei territoriprotetti più grandi ed interessantid’Europa. Negli ultimi mesi gliambientalisti si sono opposti a quellache ormai appare una sorte segnataper il parco dopo il decreto dalGoverno del 22 dicembre 2010, chedispone l’abrogazione dell’entegestore. Diverse associazioni delmovimento ambientalista italianohanno preso carta e penna perscrivere al presidente Napolitano chedovrà apporre la sua firma al decretoche potrebbe archiviare 75 anni di vitadello Stelvio. Per le associazioni èinaccettabile questa decisione proprionell’anno in cui si celebra la ricorrenzadell’Unità d’Italia. «Il Parco nazionaledello Stelvio nasce nel 1935 e haun’estensione di 135mila ettari, quasiinteramente in quota con una flora euna fauna bellissima. È certamente

all’avanguardia anche a livello europeodove è tenuto in considerazione comepatrimonio ambientale» dichiara ilpresidente Ferruccio Tomasi.«Purtroppo in questo periodo siamopreoccupati e in attesa del verdettofinale sulla vicenda del Consorzio».

Il decreto del Cdm prevede lasoppressione del Consorzio digestione e ora tutto dipenderà dallafirma del presidente dellaRepubblica. Quali sono leprospettive future?«Sono stato da poco a Roma, al

A RISCHIO IL CONSORZIO UNICO DELLO STELVIOIl presidente della Repubblica potrebbe archiviare 75 anni di vita del parco. «A Roma per trovare un accordo» racconta il presidente Ferruccio Tomasi

Croce Bianca e Rossa e dalleguide alpine ci permette disvolgere un servizio intenso ein costante evoluzione».

Dal bilancio dell’attivitàdel Servizio Cites della Fo-restale si registra il 90% inpiù di sequestri di esem-plari di specie animali e ve-getali protette dalla Con-venzione di Washington

rispetto allo scorso anno.Qual è il bilancio nella pro-vincia di Bolzano e qualimisure cautelari saranno at-tuate nel 2011? «La nostra collaborazionecon il Corpo forestale nazio-nale è costante e nel 2010 ciha permesso di raccogliereparecchie denunce, come ilsequestro di pappagalli o la

� � vendita di carne di orso. Labuona situazione economicain Alto Adige consente amolte famiglie di mantenereanimali particolari che peròdevono essere sempre segna-lati alle autorità. Il Natale, adesempio, rappresenta un pe-riodo delicato perchè in molticasi vengono regalati animalie specie rare che dopo qual-

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228 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

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Paul Profanter

ministero dell’Ambiente, perraggiungere un accordo e cercare disistemare nel modo migliore questasituazione. Anche con l’abolizione delConsorzio, pare dovrebbe restareinalterata, almeno momentaneamente,la presidenza. Se Napolitano firmerà ildecreto, avremo dinanzi 180 giorni perla riorganizzazione nella gestione delParco. Il decreto legislativo disponel’abrogazione dell’ente gestore delparco e la sua divisione in tre parti,gestite in autonomia da trecommissioni con sette personeciascuna, nella provincia di Trento, diBolzano e nella regione Lombardia».

Considerando l’attuale situazioneprecaria in termini di gestione, qualiattività e iniziative resteranno inprogramma per l’anno 2011?«Continuiamo nel programma giàattivato per l’inizio dell’anno con ibilanci siglati nell’ottobre del 2010.Finché non ci sarà la certezza della suaabolizione, il Consorzio andrà avantiper la sua strada».

Il parco dello Stelvio si trova adiretto contatto con il parconazionale Svizzero, il parco naturaleprovinciale Adamello-Brenta e ilparco regionale dell'Adamello. Qualipolitiche ambientali accomunanol’intera area protetta?«Va ricordato che ogni parco ha unasua autonomia e una sua propria

Ferruccio Tomasi,

presidente

del Parco dello Stelvio

che mese sono abbandonateal loro destino e presso lecase di cura per animali diBolzano e Brunico».

In tema di sorveglianza,quali azioni di tutela del ter-ritorio sono state attivate?«Siamo particolarmente at-tenti alle costruzioni edilizieche spesso non sono autoriz-zate e, al contrario, al riuti-

gestione indipendente, all’interno dellaquale s’inseriscono attività dicollaborazione con i parchi confinanti.Si delineano progetti comuni, adesempio siamo alla sesta edizione delconcorso “Fotografare il Parco” che loStelvio ha organizzato incollaborazione con altri due parchinazionali: il Gran Paradiso e l’Abruzzo.Oppure si portano avanti studi comuni,come le ricerche sui grossi predatori».

Legambiente ha denunciato ilrischio di rilassamento delle normedi tutela del parco, con la possibilitàdi apertura alla caccia, all'utilizzodelle strade forestali, alla creazionedi impianti da sci con gravi rischi perla conservazione dell'habitatnaturale. Qual è la situazioneattuale?«Colgo questa occasione per mettereuna pietra sopra a questa vicenda.Legambiente non può pronunciarsi inquesti termini e creare un allarmeinfondato. Nessuno di noi, io perprimo, ha mai preso in considerazionel’ipotesi di apertura alla caccia nelparco. Il nostro impegno piuttosto èconcentrato nella gestione della fauna,negli interventi atti a prevenire ildiffondersi di malattie che potrebberoavere effetti catastrofici».

Da sei anni alla presidenza delloStelvio: vede minata la suaposizione qualora fosse abolito il

Consorzio?«Difficile dirlo ora. Posso peròaffermare che in sei anni di lavoro hofatto nient’altro che il bene del parco. Ilterritorio è antropizzato e bisognaprestare molta attenzionenell’approcciarsi alle persone chevivono il parco. Spiegando loro il sensodi ogni intervento attuato. Anche iosono un montanaro e nutro profondorispetto per la montagna in tutte le suesfaccettature».

Quali sono stati i progetti più bellirealizzati in questi sei anni?«Tanti, ma i più importanti riguardano ilrestauro di 4 mila e 500 chilometri disentieri e la sistemazione di importantimanufatti risalenti alla guerra».

lizzo di vecchie abitazioni obaite non più in regola. Il no-stro servizio conta 300 fore-stali impegnati nel territoriolimitrofo e 60 a Bolzano. Unaripartizione del servizio stu-diata appositamente per noncentralizzare le forze in cittàma garantire la giusta sorve-glianza in tutto il territoriodella provincia».

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PARCHI NATURALI

sore all’agricoltura, foreste,turismo e promozione Ti-ziano Mellarini. Le lineeguida ridefiniscono i ruoli diApt e Trentino MarketingSpa e prendono in esamenuovi progetti come la funi-via per collegare la Panarottaal fondovalle, avvicinandocosì le piste agli alberghi, el’implementazione turisticadel Vanoi, «Uno dei grandipolmoni verdi del Trentino».

Quali sono i principaliprovvedimenti di modificaalla legge 8 sulla promo-zione turistica del Trentino?«La nuova legge provinciale14 del 17 giugno 2010 va aridefinire, nell'ottica di una

sinergia più efficiente e coor-dinata, i rispettivi ruoli e am-biti di azione. Con la riformadel settore turistico nel 2002e la conseguente trasforma-zione dell'Apt del Trentinonella società Trentino Spa(ora Trentino MarketingSpa), si era inteso creare unsistema di promozione ba-sato sul marketing territorialeche puntasse alla valorizza-zione complessiva del terri-torio, dell’accoglienza, deiprodotti tipici, dell'offertaculturale, ambientale e spor-tiva. Un approccio a 360gradi, insomma, in grado dicreare forti sinergie tra tuttiquesti settori e di proporre il

«Nell’ambito di una promozione

condivisa e coordinata da Trentino

Marketing e dalle Apt, anche i privati

saranno coinvolti nella promozione

turistica». L’assessore Tiziano Mellarini

illustra la nuova legge sul turismo

Elisa Fiocchi

u e s t odisegnodi legge,f r u t t odi un

confronto serrato e positivo edi un percorso di concerta-zione, riorganizza la Legge 8sulla promozione turisticadel Trentino» afferma l’asses-

Tiziano Mellarini,

assessore

all’Agricoltura e

promozione turistica

della provincia di Trento

Nuove sinergie per il turismo trentino

«Qu

230 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

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TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 231

Tiziano Mellarini

Trentino sul mercato turi-stico con un unico marchio,autorevole e dal forte im-patto. Raggiunto questoobiettivo di fondo era op-portuno un riassetto perchiarire meglio le prerogativedi ciascuno».

In che cosa consiste con-cretamente la ridefinizionedei ruoli? «La nuova legge riserva aTrentino Marketing il ruolodi promozione e comunica-zione in campo nazionale einternazionale e alle Apt lacostruzione e la promo-com-mercializzazione dei prodottituristici. Questo nell'otticadel coordinamento e della ra-

zionalizzazione delle risorse».Come si traduce invece la

parte affidata al privato?«Non parlerei di parte “affi-data” al privato. Direi piutto-sto che nell’ambito di unapromozione condivisa e co-ordinata da Trentino Marke-ting e dalle Apt è stato neces-sario sottolineare il ruolo deiprivati e anche procedere aduna loro progressiva respon-sabilizzazione e coinvolgi-mento nell'ambito della pro-mozione turistica. Cosìabbiamo operato, pensandoche sia necessario che tutti glistakeholders presenti sul ter-ritorio facciano la propriaparte, remando nella mede-

sima direzione». Sono quindici gli articoli

del disegno di legge concer-nenti le modifiche dellalegge provinciale sulla pro-mozione turistica. Quali ipunti chiave?«In sintesi essa ridefiniscel’ambito di azione delle Apt edei consorzi amplificando lafunzione di promo-commer-cializzazione, di destinationmarketing e di definizionedei pacchetti di ospitalità.Inoltre riconosce e valorizzail ruolo delle Pro Loco nel-l’animazione territoriale afini turistici. Infine prevedel’istituzione, a cadenza bien-nale, della Conferenza pro-vinciale del Turismo, nellaquale tutti gli attori del si-stema si ritrovano per con-frontarsi su nuove idee, pro-blematiche e opportunità,accompagnati da esperti e daifunzionari provinciali per de-finire insieme le linee guidadel settore».

Tra gli interventi struttu-rali ci sono quelli rivolti almiglioramento degli im-pianti ma anche delle piste.

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Trentino Marketing avrà il ruolo di promozione e comunicazione in campo nazionale e internazionale e le Apt la costruzione e la commercializzazione dei prodotti turistici

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PARCHI NATURALI

l'ottica di offrire all’ospite unservizio di qualità, competi-tivo con le maggiori localitàeuropee. Nella stagione2010/11 abbiamo salutatocon piacere tante positive no-vità: l’impianto di Pejo 3000,

L’ADAMELLO, TRA VALLATE E GHIACCIAI

I l Parco dell'Adamello si trova in unaposizione strategica perché funge da

ponte tra i due parchi che gli sonolimitrofi: al suo limite orientale si trova ilparco trentino Adamello-Brenta, allimite settentrionale il parco delloStelvio. «È un anello per un numeronotevole di parchi – racconta il direttoreDario Furlanetto – noi biologici lochiamiamo in termini tecnici“transetto”: si passa dal climamediterraneo del lago di Garda aighiacciai dell’Alto Adige fino al Tiroloautriaco».

Le strade a fondo naturale e i

Quali sono i territori mag-giormente interessati?«Tutte le stazioni sciistichedel Trentino sono interessateda un costante migliora-mento della propria dota-zione di infrastrutture, nel-

�� funivia da cento posti checollega il centro abitato fino aquota 3 mila metri e relativapista, il Tulot a Pinzolo con iltanto atteso link tra piste epaese e la nuova DoloMitica,pista già diventata cult, inuovi quattro impianti del-l’altipiano di Folgaria-Lava-rone-Luserna, che gettano unponte sul vicino versante ve-neto ampliando le potenzia-lità di questa ski-area».

I risultati affidati all’in-dagine geologica servirannoa decidere dove e come rea-lizzare la funivia per colle-gare la Panarotta al fondo-valle e quindi avvicinare lepiste agli alberghi. Quali leultime novità?«Si sta procedendo con unafase valutativa che prende at-

«È un’area strategica» spiega Dario Furlanetto, direttore del Parco dell’Adamello, che racconta la forte tradizione agricola del territorio, tra frutti antichi e muretti a secco

numerosi sentieri sono stati quasitutti riattivati negli ultimi anni conapposita segnaletica. Quali altriinterventi di sicurezza ambientalesono in programma per il 2011? «Ci sono progetti già imbastiti daportare avanti come i percorsi che sonosottoposti a continua manutenzione enuovi sentieri da attivare. Abbiamocollaborato a un progetto assieme alparco Adamello-Brenta per costruire unpercorso sentieristico e cartograficoper coloro che non fanno percorsi inalta quota; assieme alla comunità dellaVal Camonica per realizzare sentieri a

fondo valle. Nei programmi c’è unsentiero all’interno delle affascinantiserve di castagneti, immersi nei giardinie nei prati. Ho viaggiato in molte areeprotette in Corsica e nel Sud dellaFrancia ma devo ammettere chel’impatto estetico dei castagnetidell’Adamello è molto raro. Tra i nostriprogetti triennali s’inserisce anchel’ippovia Garda-Adamello checerchiamo di allungare di un trattoogni anno».

È possibile, in alcune zone delparco, percorrere tratti in mountainbike o a cavallo. Quali altre attrattiveriserva l’Adamello?«C’è una tradizione agricola molto forteda tramandare e tutelare come laraccolta di specie antiche di prugne esusine e l’impegno nella ricostruzionedei muretti a secco che rappresentanoun patrimonio unico in termini diidentità territoriale. Il senso di ogniparco è di uscire dal caos cittadino per

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Tiziano Mellarini

immergersi in un ambiente dove sipossa meditare e contemplare ilpaesaggio. Purtroppo dobbiamo fare iconti con chi utilizza i mezzi a motore».

Quali politiche attuate per evitareil deturpamento del territorio?«Cerchiamo di unire le forze econtrollare che siano rispettate tutte leregole. Il punto è l’educazione del

zione dal punto di vista turi-stico deve partire propriodalla valorizzazione delle ri-sorse naturali. Accanto adesse è possibile costruireun'offerta di turismo “soft”

tentamente in considerazionediversi fattori. Da parte dellaProvincia, espletate le dovuteverifiche, vi è la piena dispo-nibilità ad appoggiare le esi-genze degli operatori, chehanno individuato nel colle-gamento tra piste e strutturericettive un fattore di svi-luppo economico irrinuncia-bile per il turismo locale».

Per quanto riguarda lavalle del Vanoi, ha dichia-rato che non si deve pun-tare solo sullo sci ma si devepensare anche alla destagio-nalizzazione, all’estate,sfruttando le bellezze el’oasi verde che è il Vanoi. «Da sempre sostengo che ilVanoi è uno dei grandi pol-moni verdi del Trentino edunque la sua implementa-

Sotto, Dario Furlanetto,

direttore del Parco

dell’Adamello

cittadino perchè la repressione ne èsolo la conseguenza: quando arrivanole guardie a punire un’infrazione,abbiamo già perso».

Tornando all’agricoltura, qualialtre risorse offre il territorio?«Abbiamo grandi territori incolti utili perlo sviluppo rurale. Il lento abbandonodell’agricoltura ci impone di ricercareforme di riutilizzo del territorio inmaniera sostenibile. Dalla coltivazionedi piccoli frutti, all’attività di malga, allavalorizzazione nel 2011 della Val Saviolae del formaggio di capra legato a unarazza autoctona in via d’estinzione».

Com’è possibile adattare lestrutture urbanistiche alle esigenzedell’attività agricola per nondeturpare il territorio?«Parlando da cittadino, ritengo che nelnostro paese abbiamo costruito tutto ilpossibile. Ora bisogna solo recuperarele aree verdi e operare unadestrutturazione».

fatto di sport all'aria aperta edi proposte culturali e am-bientali che scaturiscono dal-l’identità di questo territorio.Con l’obiettivo della desta-gionalizzazione».

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 233

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Procede l’iter della riforma del sistemagiudiziario, fortemente voluta dal-l’attuale esecutivo per salvare un si-stema ormai al collasso. «Il problema

però si pone a monte delle riforme ed è rela-tivo a un ritorno all’essenza della funzionepubblica giurisdizionale, che non può chepartire da una profonda rivisitazione culturale– ammonisce Sabino Giarrusso –. Solo dopoche si sarà recuperato il sano concetto di giu-risdizione si potrà passare allo studio di una ri-forma del sistema giudiziario». Quello che ilpresidente del Tribunale di Trento prefigura èun percorso lungo e complesso, «che dovràpartire anche e soprattutto dalla scuola, qualeformatrice di cittadini che verranno a inserirsinelle tre funzioni primarie dello Stato e cheformeranno la classe forense, uno dei soggettidell’amministrazione della giustizia. Solo unrecupero da parte di tutti, istituzioni pubbli-che e semplici cittadini, della giurisdizione edei delicati meccanismi di equilibrio tra le trefunzioni (e non dei poteri) dello Stato puòspianare la strada e formare le fondamenta

per una solida riforma».Quali sono le priorità da

discutere in tema di riformadel sistema giudiziario? «La giustizia è un satellite cheorbita tra due pianeti: il mi-nistero della Giustizia, chedeve fornire il contenitore, e ilCsm, che deve occuparsi delcontenuto. È evidente che ciòrichiede una sinergia e che leproblematiche vanno risolte

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SISTEMA GIUSTIZIA

Occorrono una revisione delle piante organiche degli uffici giudiziari e uno snellimento

procedurale. Ma, secondo Sabino Giarrusso, presidente del Tribunale di Trento,

qualsiasi riforma deve prima di tutto poggiare sul «recupero di un sano concetto

di giurisdizione»

Michela Evangelisti

di concerto. Purtroppo non sono mai stati af-frontati unitariamente i problemi del personaleamministrativo delle cancellerie e quelli deimagistrati. Un altro punto da risolvere, a costozero, è quello della revisione delle piante or-ganiche degli uffici giudiziari, che sostanzial-mente ricalcano la mappa esistente all’epocadell’unità d’Italia e che non sono mai state se-riamente riviste, sia come sedi sia come orga-nico per sede, nonostante i mutamenti demo-grafici ed economici. Premesso che nulla ostaalla non coincidenza tra confini amministrativie delimitazioni dell’ufficio giudiziario, a miogiudizio sarebbe di grande utilità aggregarealla corte di Trento i tribunali di Bassano delGrappa e di Belluno, creando in tal modo unbacino omogeneo che avrebbe ricadute positivesu un’uniformità giurisprudenziale. Mi sto at-tivando per organizzare in Valsugana, a Borgoo Levico, che sarebbe un po’ il centro di que-sto bacino, un convegno di studio».

Come muoversi per alleggerire le lungag-gini processuali che attanagliano la giustiziaitaliana?«Anche in questo caso il problema è com-plesso, ma l’aumento esponenziale del carico dilavoro che grava sulla giustizia è un fenomenoche occupa e preoccupa tutti gli Stati. Sva-riate sono le cause: il proliferare delle legisla-zioni, specie nel settore sociale, che hannocreato un aumento dei diritti e comunquedelle posizioni soggettive tutelate dei cittadini(basta pensare all’emergere dei cosiddetti dirittidiffusi, alla class action), una maggiore con-tezza da parte dei cittadini di dette posizioni,maggiore reddito dei cittadini stessi che con-

Sabino Giarrusso,

presidente

del Tribunale di Trento

L’opificio della giustizia

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torna con altre, che hanno lo scopo di operareuna maggiore pressione sulla controparte».

Come intervenire dunque?«Nella sostanza la macchina giudiziaria è unopificio che sta, come una segheria su unfiume, tra un flusso che entra e un flusso chedeve uscire: allo stato delle risorse questa se-gheria nulla può fare sul flusso che entra, benpoco può fare per aumentare quello che esce.E con le strutture che abbiamo a disposizioneun ipotizzabile aumento di magistrati lasce-rebbe inalterata la produzione (se non forsecon effetto opposto), perché per far lavorare imagistrati in più si dovrebbe far lavorare anchegli altri, giacché tutti utilizzano gli stessi stru-menti e le stesse aule e sono coadiuvati dallo

sente loro di adire la giustizia, la predisposi-zione di strumenti normativi che hanno am-pliato la difesa dei non abbienti a carico delloStato per quanto concerne il settore civile, unalegislazione non coerente nel ramo penale, cheha portato a provvedimenti contrastanti di de-penalizzazione e ripenalizzazione (basta pensarealle leggi in tema d’immigrazione e di circola-zione stradale). Quanto al settore processuale,vi sono stati svariati provvedimenti che hannooperato in vario e non coordinato senso, por-tando a degli allungamenti dei tempi del pro-cesso. Vi è poi un carico di lavoro rappresen-tato da cause iniziate per non essere fatte; insvariate ipotesi, infatti, (ad esempio vizi diopere appaltate, compravendita) ci sono ter-mini di decadenza previsti dalla legge per cuila parte deve iniziare la causa (altrimenti de-cade dalla garanzia) ma in genere non ha inte-resse alla sentenza. Intende soltanto, attraversoil processo, raggiungere una transazione o l’eli-minazione stragiudiziale dei vizi e difetti. Visono poi cause di disturbo: la parte cioè iniziauna causa, che intende definire, e poi la con-

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 251

Sabino Giarrusso

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��L’aumento esponenziale del carico

di lavoro che grava sulla giustiziapreoccupa tutti gli Stati

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252 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

stesso personale di cancelleria. Si potrebbepensare a uno snellimento procedurale nelsenso di eliminare il giudizio di appello (chenon è garantito dalla Costituzione), ovvero distudiare una sommarizzazione (il che non vuoldire giustizia sotto l’albero ma procedimentocon snellezza di forme) del primo grado».

A proposito di lentezza e fascicoli pen-denti, qual è la situazione del tribunale diTrento?«La situazione del tribunale di Trento è invi-diabile; l’Ufficio è posto in testa alle classifichedell’efficienza dei tribunali italiani. Siamo am-piamente nel triennio che viene valutato aifini della ragionevole durata del processo insede di applicazione della legge Pinto. Sonodavvero soddisfatto di questa sede, che riescea far funzionare anche le quattro sezioni di-staccate di Tione, Cles, Cavalese e Borgo Val-sugana, con magistrati togati, sia nel penaleche nel civile, scrupolosi, efficienti ed estre-mamente laboriosi e con un validissimo presi-dente della sezione penale».

Crede che la separazione delle carriere tragiudici e pubblici ministeri potrebbe avereripercussioni positive sul nostro sistemagiudiziario?

«Tout court appare difficile dare una risposta,giacché sarebbe indispensabile un globale sanoritorno culturale alla giurisdizione e al suoculto, che certamente rappresenta il punto diarrivo di un lungo cammino che deve partireda lontano, dalla formazione scolastica. Il pro-blema poi investe tutta una serie di meccani-smi collaterali, come i rapporti tra la magi-stratura e la polizia giudiziaria. Appare chiaroche il pm, per offrire al giudicante la prova delreato, deve sapere in cosa consiste la prova,concetto che si acquisisce con l’esercizio dellafunzione giurisdizionale requirente. Se il giu-dicante si forma alla cultura della giurisdi-zione, è poi lecito domandarsi un pm da que-sta sganciato quale cultura si formerebbe.Forse quella della polizia giudiziaria. Esistein Europa un sistema del tutto peculiare,quello portoghese, che presenta una netta se-parazione tra giudicanti e pm e due Csm se-parati; rappresenta una realtà che viene stu-diata con interesse».

Infine, conciliazione e mediazione pos-sono considerarsi mezzi efficaci per snellirei procedimenti giudiziari?«Anche in questo caso è difficile fare delleprevisioni. Una generalizzata conciliazione,peraltro prima ancora che la lite abbia inizio,non lascia prevedere la sperata efficacia dellostrumento. Molte volte vengono mutuati isti-tuto o esperienze derivate dal processo del la-voro. In proposito va osservato che le contro-versie di lavoro sono di tipologia non vasta,ma ristretta, e comunque ripetitive. La casi-stica del processo ordinario ha tutt’altra am-piezza e sovente le questioni da affrontaresono in diritto. E poi in genere la concilia-zione ha più possibilità di riuscire quando av-viene nel corso del giudizio e un quadro pro-batorio si e già delineato».

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SISTEMA GIUSTIZIA

��Il Tribunale di Trento è posto in testa

alle classifiche dell’efficienza dei tribunali italiani

Page 193: Dossier Ta

Patrizia Corona

L’analisi di Patrizia Corona punta i riflettori sull’assoluta mancanza di risorse del sistema

giustizia. «È necessario coprire gli organici amministrativi con personale qualificato

e aumentare gli stanziamenti per le dotazioni degli uffici»

Michela Evangelisti

Interventi strutturali per il sistema giustizia

Patrizia Corona,

presidente Ordine

degli avvocati di Trento

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Un caposaldo irrinunciabile. Cosìl’avvocato Patrizia Corona defi-nisce l’informatizzazione degliuffici giudiziari e delle cancellerie

introdotta dalla riforma. «L’Ordine di Trentoha investito molto, anche economicamente,per dotare tutti gli iscritti di pec e per realiz-zare e favorire l’uso del Polis web – spiega –.Siamo pronti a impiegare risorse anche per larealizzazione del processo telematico, chetuttavia, per poter funzionare, necessita del-l’intervento del ministero che garantisca do-tazioni adeguate agli uffici del tribunale. Inquesto senso il paventato blocco dei con-tratti di assistenza software dei tribunali nonè un segno incoraggiante». Un blocco cherappresenta l’ennesima espressione di quellacronica mancanza di risorse di cui il nostrosistema giustizia soffre e che, secondo il pre-sidente dell’Ordine diTrento, determina il perpe-tuarsi del suo malfunziona-mento. «La nostra giustiziasoffre di un’assoluta carenzadi uomini e di mezzi. L’Italiaha tra le percentuali più bassedi magistrati togati ogni100.000 abitanti: solo il10,2% contro il 24,9 dellamedia europea. La giustiziain Italia è garantita da unesercito di giudici non pro-fessionisti, non reclutati con

concorso, non adeguatamente retribuiti eprivi di un codice etico e di stretti vincoli diincompatibilità».

Come si colloca in questo panorama larealtà trentina?«Quanto ai mezzi il nostro distretto può con-siderarsi una realtà eccezionale, solo perchéinterviene l’ente pubblico - Regione e Pro-vincia - a sopperire alle mancanze di materiali(carta, fotocopiatrici) e distaccando personalenelle cancellerie. Serve quindi investire con ilreclutamento di nuovi magistrati, rifor-mando la magistratura onoraria, coprendo gliorganici amministrativi con personale quali-ficato e aumentando gli stanziamenti di bi-lancio per le dotazioni degli uffici».

Come vi ponete nei confronti della ri-forma dell’ordinamento forense?«È una riforma fortemente voluta dall’avvo-

catura, la cui professione èdisciplinata da una norma-tiva che risale al 1933. Sindal 1961 gli avvocati invo-cano l’approvazione di unalegge professionale che è di-venuta ormai un’esigenza ine-ludibile per uno sviluppodella professione che sia insintonia con l’attuale realtàeconomica e sociale. Con ungrande sforzo unitario l’avvo-catura ha proposto un pro-getto di legge molto impe-

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 253

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SISTEMA GIUSTIZIA

gnativo per gli Ordini, a cui è delegata l’atti-vità di formazione, di aggiornamento ma an-che di tutela del cittadino nei procedimentidisciplinari a carico degli iscritti. Nonostantele pesanti modifiche apportate al testo dalParlamento, confido che la legge possa essereapprovata a breve e in tal senso vi è la mobi-litazione dell’intera classe forense».

Come valutate le nuove norme di accessoalla professione?«Le norme proposte a disciplina dell’accessosono quelle che più hanno trovato opposi-zione da parte di coloro che hanno interessea non veder approvata la nuova legge profes-sionale. Mi riferisco in particolare alle asso-ciazioni dei consumatori e all’autorità ga-rante per la concorrenza, che accusando gliavvocati di corporativismo propongono mo-delli di liberalizzazione del mercato profes-sionale finalizzate a una presunta tutela delconsumatore. Rilevo che parlare degli avvo-cati come una corporazione è un non senso,considerato che con oltre 200.000 iscrittisiamo la categoria professionale più numerosae che la vera tutela del consumatore è data

dalla garanzia di una elevata qualificazionedell’avvocato. In questo senso è sicuramenteda apprezzare la prevista obbligatorietà dellescuole forensi e sarebbe auspicabile una ri-forma dell’accesso che parta dall’Università,con piani di studi dedicati a chi desidera di-ventare avvocato».

Infine, come si potrebbe semplificare eagevolare ai cittadini l’accesso alla giustizia?«Il cittadino accede alla giustizia prevalente-mente, se non esclusivamente, attraversol’opera del proprio difensore. I provvedimentilegislativi degli ultimi anni tendono se non adostacolare, sicuramente a rendere sempre piùoneroso il servizio giustizia per l’utente. Miriferisco in particolare agli aumenti del con-tributo unificato che colpisce maggiormentecoloro che chiedono giustizia avanti il giudiceamministrativo. A livello generale certamenteanche la lunghezza dei giudizi è un fattore di-sincentivante per il cittadino. Accanto agli in-terventi strutturali già richiamati, certamenteuna strada da percorrere sarà diffondere lacultura conciliativa quale alternativa volon-taria alla giurisdizione».

� �

�È da apprezzare la previstaobbligatorietà delle scuoleforensi e auspicabile una riforma dell’accessoche parta dall’università

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256 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

SISTEMA GIUSTIZIA

Riduzione del numero dei riti ed eliminazione

degli uffici con organici minimi. Ma anche

qualche intervento in materia di diritto sostanziale.

I suggerimenti del presidente del Tribunale

di Bolzano, Heinrich Zanon, per il miglioramento

del sistema giudiziario

Michela Evangelisti

di sezione distaccata di Corte di appello; infine,occorrerebbe anche qualche intervento in ma-teria di diritto sostanziale, per esempio l’elimi-nazione della duplicazione degli istituti dellaseparazione personale e del divorzio. Forse an-drebbe studiata anche l’opportunità di una sop-pressione dei tribunali per i minorenni e dei tri-bunali di sorveglianza e la fattibilità di unconglobamento dei relativi servizi in sezionispecializzate dei tribunali ordinari».

Come bisognerebbe intervenire per dareuna risposta efficace alle lungaggini proces-suali che paralizzano la giustizia?«L’eccessivo numero di rinvii e le lungagginiprocessuali da essi derivanti potrebbero essereeliminati con una rivisitazione della metodolo-gia di calcolo dell’onorario e dei diritti dovuti

Heinrich Zanon,

presidente

del Tribunale

di Bolzano

ABolzano la giustizia funziona. Il vi-cepresidente del consiglio superioredella magistratura, dopo la visita altribunale del capoluogo altoatesino,

lo ha descritto come un ufficio ben organizzato,dinamico ed efficiente. Un modello, quindi, peri tribunali italiani. «A Bolzano i procedimenti,sia civili che penali, hanno normalmente unadurata sensibilmente inferiore a quella usualepresso altre realtà giudiziarie del Paese», am-mette il presidente Heinrich Zanon. Ma citiene a rilanciare: «Nemmeno qui la situazioneè soddisfacente e bisognerà lavorare con impe-gno e fantasia per ottenere risultati migliori».

Quali sono a suo avviso le questioni prio-ritarie da affrontare in sede di riforma del si-

stema giudiziario?«La precedenza assoluta dovrebbe toc-care alle problematiche attinenti alla ri-duzione del numero dei riti (soprattuttonel settore civile, ma possibilmente an-che in quello penale), alla revisione dellageografia giudiziaria (con l’eliminazione

degli uffici con organici minimi e lacreazione di strutture possibil-

mente di media calibratura),alla creazione di una Procuradella Repubblica unificatanelle sedi di Corte di appello o

Contrastare le lungaggini processuali

Page 197: Dossier Ta

agli avvocati, prevedendo per ogni procedi-mento spettanze fisse ancorate al solo valoredella controversia (eventualmente anche concorrettivi rapportati ad altri indicatori) e, forse,una maggiorazione per la conciliazione patro-cinata dal legale».

Crede che la separazione delle carriere tragiudici e pubblici ministeri potrebbe avere ri-percussioni positive sul nostro sistema giu-diziario?«Sono convinto che la separazione delle car-riere fra giudici e pubblici ministeri non potràcontribuire in alcun modo al miglioramentodel servizio giustizia e meno che mai ad unosnellimento dei procedimenti. Essa produrrà,invece, certamente un gonfiamento degli adem-pimenti di natura burocratica e maggiorati co-sti nell’amministrazione del personale della ma-gistratura e potrebbe mettere seriamente arischio l’indipendenza e la professionalità deipubblici ministeri».

Infine, conciliazione e mediazione possonoconsiderarsi mezzi efficaci per snellire i pro-cedimenti giudiziari?«Entrambi gli istituti producono, astrattamente,effetti deflazionistici, ma non credo che l’ob-bligatorietà del previsto preventivo ricorso allamediazione negli affari riguardanti determinatematerie riesca a dare grandi risultati. Ritengo,invece, che un giudice non eccessivamente som-merso da carichi di lavoro e che abbia avuto iltempo e la possibilità di studiarsi per tempo unadeterminata causa e che si possa permettere illusso di discuterla pazientemente con le parti,soprattutto se validamente patrocinate, auspi-cabilmente ancora alla prima udienza, possaanche, con frequenza e con buone prospettivedi successo, indirizzare i contendenti verso unaconciliazione o verso un fruttuoso percorso dimediazione».

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 257

Heinrich Zanon

Secondo l’avvocato Heiner Nicolussi-Leck,presidente dell’Ordine degli avvocati diBolzano, non si può propriamente affermareche la giustizia italiana funzioni male; certo iprocessi sono afflitti da un’eccessivalentezza, e per snellirli servirebbero «piùgiudici, più personale amministrativo emeno, e più semplici, riti processuali»Cosa pensa della riforma dell’ordinamentoforense?«Da troppo tempo si parla della riforma - necessaria -dell’ordinamento forense, ma fino a oggi non è stata varata.Speriamo che vada in porto velocemente e che non prevalga la lineache vuole omologare la libera professione ad una impresa. Le attesenuove norme di accesso alla professione forense sono a tutt’oggi incantiere e non si sa in definitiva come si articoleranno; sonocomunque auspicabili un certo rigore e una selezione che valorizzinol’effettiva pratica forense».Pensa che si potrebbe in qualche modo semplificare e agevolareai cittadini l’accesso alla giustizia?«Certamente non si semplifica l’accesso dei cittadini alla giustiziaponendo la mediazione obbligatoria come condizione di procedibilità.Servono procedure semplici e snelle e la riduzione del numero dei ritiprocedurali. Le iniziative governative e parlamentari in questo sensodevono passare dai buoni propositi ai fatti».

��Nemmeno a Bolzano

la situazione è soddisfacente:bisogna lavorare con impegnoper ottenere risultati migliori

Dai buoni propositi ai fatti

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SICUREZZA STRADALE

La sicurezza sulle stradein linea con il trend nazionale

Controlli capillari rivelano che sono molto

diminuite le infrazioni per guida in stato

di ebbrezza e gli incidenti dei veicoli commerciali.

Gli uomini e i giovani tra i 20 e i 34 anni

rimangono i soggetti più coinvolti. A commentare

i dati è Massimo Piampiani, dirigente

del compartimento di Trentino Alto Adige

e Belluno della Polizia stradale

Renata Gualtieri

zionale.Quali sono le principali cause di incidenti

stradali in regione?«Possiamo distinguere tra gli incidenti in via-bilità straordinaria da quelli di viabilità ordi-naria. In ambito autostradale il datoprincipale è la velocità e la distrazione perstanchezza o la distrazione vera e propria cor-relata alla velocità perché chiaramente bastaun attimo per tamponare un veicolo che pre-

cede. Nell’ambito della viabilità or-dinaria invece l’elemento è sempre

la velocità non correlata alle con-dizioni di strada o al tempo. Suqueste strade abbiamo una mag-giore presenza di condizioni fisi-che non perfette, per stanchezzao anche alcool e questo lo rile-

viamo principalmente negliincidenti mortali».

Quali le strade piùa rischio? «Sicuramente la viabi-lità ordinaria. Noi ab-biamo il tratto di

Massimo Piampiani,

dirigente del

compartimento

Trentino Alto Adige

e Belluno della Polizia

stradale

Dal 2001 al 2010 in Italiaavremmo dovuto raggiungerel’obiettivo dell’abbattimento del50% degli incidenti. L’obiettivo

non è stato raggiunto ma ci siamo andatimolto vicini, assestandoci tra il 42 e il 44%dei morti in incidenti stradali. «Questo datoci fa ben sperare. La diminuzione degli inci-denti può essere legata a cause che possonoessere tra le più varie. Con la crisi economica,ad esempio, si gira di meno e questo incidesicuramente. Sono sempre comunque la ve-locità, la distrazione e la guida non in per-fette condizioni i fattori che influisconomaggiormente nell’infortunistica stradale».Massimo Piampiani, dirigente del comparti-mento polizia stradale Trentino Alto Adige eBelluno, commentando i dati numerici cheemergono dai vari controlli, rivela che nelcorso del 2009 in autostrada, nell’area dicompetenza del Compartimento, è stato rile-vato un solo morto e questo «è un dato ecce-zionale perché statisticamente lozero non esiste». Nel 2010 si è pas-sati a due, che non sono tanti,però statisticamente è un rad-doppio. Se si guarda al numerodegli incidenti mortali, cioè conuno o più deceduti, tra auto-strada e viabilità ordinaria, nel2010 sono diminuiti ri-spetto al 2009. Stati-sticamente c’ è unadiminuzione di circal’8% che tiene la re-gione più o meno inlinea con il dato na-

260 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

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TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 261

Massimo Piampiani

autostrada che rientra nel CompartimentoTrentino Alto Adige che ha il più basso in-dice in Italia di infortunistica. Sotto questoaspetto dunque l’autostrada del Brennero haun’ottima viabilità. La viabilità ordinaria ri-sente delle caratteristiche del territorio, per-ché sono tutte zone con estesi tratti dimontagna e quindi l’incidente con fuoriu-scita comporta sempre lesioni o danni di unacerta entità».

Quale il profilo dei soggetti coinvolti? «La parte preponderante sono gli uomini e igiovani, tra i 20 e i 34 anni. Purtroppo ancora

confermiamo il dato che appare a livello na-zionale. A livello di attività infortunistica gliincidenti da noi rivelati del 2010 rispetto aquelli del 2009 sono diminuiti circa del 20%.Per gli incidenti in sé e per sé siamo interve-nuti meno volte e abbiamo meno morti. Ildato che forse è più incoraggiante è quello dellelesioni, abbiamo circa il 15% di feriti in meno.Questo come andamento generale è positivoma probabilmente si potrebbe fare di più».

Cosa è stato fatto e cosa è possibile fareper quanto vi riguarda in termini di pre-venzione di incidenti?«Nel 2010 noi abbiamo fatto lo stesso nu-mero di controlli con etilometro e precursori.Le linee di indirizzo della polizia stradale sisono rivolte molto ai controlli con i precur-sori e con gli etilometri e al controllo del traf-fico pesante. Uno dei problemi che c’è anche � �

La percentuale di diminuzione degli infortuni negli incidenti

rilevati nel 2010rispetto a quelli

del 2009

INFORTUNI-20%

LESIONI-15%

Il dato piùincoraggiante

è quello delle lesionicon circa il 15% di feriti in meno

��

Ogni pattuglia ha il precursore e l’etilometro e così riusciamo a fare un notevole numero di controlli

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262 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

è quello della concorrenzapiù o meno scorretta daparte dei conducenti dei veicoli comunitari oextracomunitari. Questo è uno dei problemidi cui si sente parlare. Questi obiettivi ven-gono perseguiti e infatti gli incidenti con vei-coli commerciali sono diminuiti nelcompartimento di oltre il 30%. Questo è si-curamente un risultato dei controlli che ven-gono fatti su questa categoria di veicoli, cioèquelli superiori a 7,5 tonnellate che si utiliz-zano per il trasporto di merci. Il controllocon etilometri e precursori in condizioni nonproprio adeguate fanno rivelare che sonomolto diminuite le guide in stato di eb-brezza, che anche a livello nazionale sono ca-late del 15%. Sotto questo aspetto ilcontinuare con i controlli induce sempre dipiù le persone a guidare in stato di ebbrezza».

Le risorse a vostra disposizione sono suffi-cienti per effettuare controlli accurati? «Attualmente abbiamo una dotazione distrumenti tali che ogni pattuglia ha il pre-cursore e l’etilometro. Siamo in grado di fareun notevole numero di controlli con etilo-metro e precursori. Questo anno sicura-

mente li incrementeremo perché abbiamoavuto ulteriori dotazioni. Le pattuglie poisono dotate anche di personal computerportatili e piccoli notebook che consentonosu strada di svolgere dei controlli ai mezzicommerciali e anche di svolgere un’attivitàpiù tempestiva e che consente di risparmiarerisorse in ufficio perché rientrando si attaccail computer al sistema e si scaricano tutti idati evitando l’attività burocratica di inseri-mento. Quindi stiamo cercando di recupe-rare le risorse con la tecnologia. In momentidi crisi si cerca di ottimizzare quello che siha. I controlli sono accurati e oggi abbiamoun’attrezzatura che collegandosi al cronota-chigrafo digitale, che è la scatola nera che re-gistra tutti i dati del conducente e dei mezzipesanti e in pochi attimi è in grado di dareuna lettura completa del comportamento delconducente. Anche qui ci sono dei tentatividi eluderli con delle alterazioni ma vengonofatti dei controlli molto accurati che con-sentono anche di andare a verificare la ma-nomissione di queste strumentazioni».

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Gli incidenti con i veicolicommerciali registrati sono diminuiti nel compartimentodi oltre il 30%

SICUREZZA STRADALE

Page 203: Dossier Ta

Nel corso della Giornata europeaper la sicurezza stradale tenu-tasi a fine 2010, i vertici pro-vinciali hanno proposto una

campagna per il consumo responsabile di al-col perché questo è il dato più preoccupantein provincia. In Trentino, come mette in evi-denza la statistica dell’Azienda sanitaria ag-giornata al 2009, il 65% della popolazione,dai 18 ai 69 anni, è consumatore d’alcol. Undato che è tra i più alti d’Italia. Non solo, il13% degli intervistati ha dichiarato di averbevuto almeno due unità alcoliche, cioè unbicchiere di vino o una lattina di birra un’oraprima di mettersi alla guida. I dati negativisono però equilibrati da alcuni segnali con-fortanti. «Il numero dei morti per incidentistradali, secondo il Centro monitoraggiodella sicurezza stradale in provincia, è innetto calo dal 2003 a oggi: rispetto ai 73 diquell’anno si è passati ai 15 del 2009, con uncalo costante nel tempo». Lo ha sottolineatoAlberto Pacher, presente all’incontro, per ri-badire che è sul consumo di alcol che si devesensibilizzare la popolazione, attraverso unacampagna per comportamenti responsabiliche non può limitarsi agli addetti ai lavori,ma deve coinvolgere le istituzioni, la scuola,le famiglie. «Si tratta – ha precisato Pacher –di sensibilizzare soprattutto i giovani allebuone pratiche per ridurre il consumo d’al-col, proprio perché i comportamenti a li-

vello mediatico vannonel segno opposto. Vafatto capire che unaguida corretta mette insicurezza noi e gli altri».Che siano i giovani iconducenti più a rischio,l’ha messo in evidenzaanche l’assessore alla sa-lute Ugo Rossi, citandola statistica dell’Azienda.Beve di preferenza mi-scele micidiali, con bevande diverse, il 25%dei giovani tra i 18 e i 24 anni e il 15% tra i25 e i 34 anni. Dati che si riflettono sullecontravvenzioni per guida sotto effetto d’al-col e sostanze stupefacenti, che sono il 6,7delle totali tra i 18 e i 23 anni, stessa per-centuale tra in 23 e i 28 anni. Rossi indica gliobiettivi dell’assessorato: «Arrivare a ridurrela quantità di alcol a non più di 2 bicchierigli uomini, non più di 1 per le donne e soloai pasti. Eliminare del tutto il consumo du-rante gravidanza, allattamento, se si è obesi oin presenza di patologie. Su questo fronte, imedici devono fare la propria parte, perchérisulta che solo l’8% dei bevitori ha ricevutoil consiglio di bere di meno. Se necessario, sidevono contrastare happy hour e feste».

Alberto Pacher,

assessore ai lavori

pubblici, ambiente

e trasporti della

provincia di Trento

I dati negativi che vedono il Trentino

al top delle classifiche per il consumo

d’alcool sono equilibrati da alcuni segnali

confortanti. Diminuisce il numero dei morti

per incidenti stradali in provincia

Gloria Martini

Alberto Pacher

Educare i giovani alla guida più “sicura”

��

Bisogna far capire ai giovaniche una guida corretta mettein sicurezza noi e gli altri

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 263

Page 204: Dossier Ta

SICUREZZA STRADALE

Il trend è quello nazionale, rivela Paolo Montagner, direttore della Ripartizione

servizio strade della Provincia di Bolzano. Gli incidenti in Alto Adige

sono legati a distrazione e velocità, combinate con un territorio montuoso

e impegnativo, e le difficoltà maggiori si riscontrano d’estate con il traffico

turistico

Renata Gualtieri

Più interventi tecnici e formativi

La vera grande sfida è mantenerel’esistente, è un discorso quindi dirisorse anche in Alto Adige dove si èabituati a sentire che i mezzi sono

adeguati o comunque non scarseggiano. Mala rete provinciale corrisponde, per dare

un’idea, alla Bolzano-Moscacome lunghezza, ha 190 gal-lerie e 1800 ponti. La nor-mativa nazionale o la Comu-nità europea impongono poi

standard sempre più elevati, per quanto ri-guarda le illuminazioni di gallerie o le barriereprotettive o di conforto acustico, e «tutti i ge-stori, forse tranne la società Autostrade, ri-flette Paolo Montagner, direttore della Ri-partizione servizio strade dellaProvincia di Bolzano, avrannodei grossi problemi a garan-tire, mantenere o raggiungerequesti livelli qualitativi».

Parliamo di sicurezza stra-dale. Qual è la situazionesulle strade della provinciadi Bolzano e quali sono leprincipali cause di incidentistradali?«Guardando ai dati possiamonotare che uno dei punti piùpericolosi è soprattutto il ret-

tilineo e questo ci ha invogliato negli ultimiotto anni a realizzare una quarantina di ro-tonde in Alto Adige e molte corsie di accu-mulo col traffico canalizzato, creando nel-l’incrocio a T una terza corsia di sorpasso.Abbiamo inoltre collocato moltissime isolecon le cordonate e la segnaletica al fine di ri-durre la distrazione alla guida. A differenza dialtri territori nazionali qui la segnaletica ègestita da un unico centro di coordinamentoa livello provinciale, cioè c’è un’unica per-sona con una squadra di tecnici che si dedicasolo alla segnaletica. Questo consente di avereun linguaggio il più possibile uniforme comenel caso della gestione degli incroci. Se siviaggia nel nostro Paese a volte si vede che

quando cambia il capo-tronco, cambia il responsa-bile d’area e cambia il mododi gestire certa segnaletica;qui invece abbiamo la segna-letica unica. Ci sono stateinoltre strategie di investi-mento molto più complesse,per portare il traffico fuoridai paesi - sono circa ottomila i veicoli che al giornoattraversano i paesi - sonostate realizzate varianti perdiminuire il traffico».

264 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

Paolo Montagner,

direttore Ripartizione

servizio strade

Provincia di Bolzano

Page 205: Dossier Ta

Paolo Montagner

Dove si registrano le maggiori criticitàin termini di scarsa sicurezza?«Noi più che identificare le tratte abbiamoidentificato gli elementi della rete. Per esem-pio, nel 2009 se negli incroci si sono verificati46 incidenti, sui rettilinei ne abbiamo avutiinvece 140, quindi il problema è il tratta-mento planoaltimetrico della strada. I rettili-nei invogliano ad andare troppo veloce e al-lora lì siamo intervenuti con campagne diformazione e prevenzione con cartelloni espot pubblicitari in radio e nelle sale dei ci-nema e attraverso campagne di sensibilizza-zione in collaborazione con le polizie muni-cipali locali. Per tre anni di seguito dunqueabbiamo agito con i media e non più con pa-racarri e pavimentazione».

Come si sta muovendo l’amministrazioneper migliorare la sicurezza sulle strade?

«Finora non abbiamo avuto un approccioesclusivamente tecnico e di servizio, ma siamoandati anche nelle scuole, dove l’educazionestradale è ormai diventata materia di routinecon gli agenti della polizia municipale chevanno nelle scuole a spiegare ai ragazzi comecomportarsi sulla strade urbane; in più ab-biamo stretto diverse collaborazioni con ilservizio sanitario. Abbiamo promosso una se-rie di campagne contro l’alcool e quella de-nominata No credit per gli incidenti in moto.Prima dell’inizio dell’anno scolastico faremopartire una campagna sugli attraversamentipedonali corretti sia per l’automobilista cheper il pedone, che è il soggetto più debole perdefinizione. Quindi spazieremo sulla sicu-rezza stradale a tutto campo, non limitandocial semaforo o all’incrocio, e coinvolgeremoanche più assessorati».

��Previste campagne di informazione

sugli attraversamenti pedonali correttiper l’automobilista e per il pedone,che è il soggetto debole

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 265

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274 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

RIFORMA SANITARIA

Stessa spesa, miglior risultatoUna riforma sanitaria che punta all’umanizzazione della cura

e al miglioramento della qualità delle prestazioni in Trentino.

Passando attraverso la riorganizzazione dei distretti

e la creazione dei punti unici di accesso. A illustrarla

è l’assessore provinciale Ugo Rossi

Michela Evangelisti

ospedaliero provinciale, e ildistretto diviene luogo di in-tegrazione tra sanitario e so-ciale, tra ospedale e territorio,tra i medici di medicina generale e gli altriprofessionisti sanitari». Con un provvedi-mento successivo all’approvazione la Giuntaha poi sancito una nuova articolazione deidistretti sanitari, che sono stati ridotti aquattro; una decisione che ha suscitato per-plessità da parte dell’opposizione. «La sceltadi individuare quattro distretti, con bacinidemografici superiori a centomila abitanti –illustra Rossi – nasce dalla convinzione chela frammentazione organizzativa rappresentiun limite al conseguimento di livelli elevatidi specializzazione ed efficienza dei servizisocio-sanitari e sanitari. Noi crediamo chequesta riorganizzazione libererà nuove ri-sorse, razionalizzerà l’impiego delle risorseumane e finanziarie, perseguendo così unobiettivo fondamentale della riforma sanita-ria, ovvero il costante miglioramento del ser-vizio sanitario provinciale. Un numerolimitato di distretti permette di abbattere icosti amministrativi e di struttura, creare ar-ticolazioni forti con adeguate risorse perso-nali e materiali per garantire capillarmente iservizi sul territorio. In un’epoca come la no-stra risulta decisivo mettere insieme e coor-dinare le risorse per un migliore impiego e

In alto, il presidio

ospedaliero S. Chiara

di Trento

Con l’approvazione della legge pro-vinciale numero 16 del 23 luglio2010 è stata avviata nella Provin-cia autonoma di Trento una pro-

fonda riforma del sistema sanitario. «Lanuova legge s’inserisce nella nostra specialetradizione legislativa provinciale, caratteriz-zata da una grande autonomia dal livello cen-trale e quindi in grado di compiere scelteorganizzative più adeguate alla nostra speci-fica realtà – spiega l’assessore alla Salute e po-litiche sociali, Ugo Rossi –. Questo significaun’ampia autonomia nella programmazione,nell’allargamento delle tutele sanitarie e nel-l’implementazione di nuove politiche, grazieall’autofinanziamento della spesa sanitariastessa». La legge individua obiettivi chiari eambiziosi, ovvero l’umanizzazione della cura,la promozione della qualità delle prestazioni,la piena accessibilità ai servizi su tutto il ter-ritorio provinciale, l’omogeneità di tratta-mento indipendentemente dal luogo diresidenza o di cura, la partecipazione, la va-lutazione dei risultati conseguiti dal serviziosanitario provinciale, la definizione dei ruolidei diversi soggetti coinvolti nel governo delservizio, la centralità del ruolo del territorioe dei servizi ad esso dedicati. La legge mette poi in campo con forza il con-cetto di rete, «che viene concretizzato attra-verso l’istituzione di un unico servizio

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TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 275

Il sistema trentino

utilizzo delle stesse, non per sopprimere ser-vizi ma per migliorarli e potenziarli, tantopiù alla luce della futura mancanza di profes-sionisti e operatori. E tendere a un’invarianzadella spesa a fronte del miglioramento delservizio al cittadino. In altre parole, fare me-glio con gli stessi soldi». Il secondo cardine della proposta di riorga-nizzazione dei distretti sanitari, oltre allanuova articolazione territoriale degli stessi, èla creazione dei punti unici provinciali di ac-cesso. «Sono i luoghi, non solo simbolici, del-l’integrazione socio-sanitaria, dovelavoreranno operatori del servizio sanitario edi quello del welfare. Penso sia un punto qua-lificante dell’intera riforma sanitaria, che ri-disegna il sistema dell’offerta dei servizi aicittadini in base ai loro bisogni: si è volutadefinire l’organizzazione della pubblica am-ministrazione a fronte dei cambiamenti av-venuti nella società, partendo dal cittadino edalle sue necessità – precisa l’assessore –. Ilpunto unico d’accesso troverà sede presso cia-scuna comunità di valle e garantirà la presaeffettiva in carico delle persone e dei loro bi-sogni, siano essi sanitari o sociali. È il luogodove il cittadino potrà ricevere informazioni,orientamento e accompagnamento in ma-

niera adeguata e qualificata. Un luogo bendefinito e individuabile per i cittadini chebussano alla porta delle istituzioni pubbliche,in grado di orientarli e accompagnarli con unlinguaggio semplice e comprensibile, che per-mette l’accesso alla rete integrata dei servizisocio-sanitari». Infine, in controtendenza rispetto alla lineaseguita a livello nazionale, la riorganizzazionedel sistema sanitario nella Provincia di Trentonon comporterà alcun accorpamento deipunti nascita. «Penso che l’organizzazione deiservizi sanitari provinciali si caratterizzi dasempre, ovvero dagli anni 70, nei quali laProvincia ha iniziato ad esercitare le compe-tenze in materia sanitaria in seguito alla ri-forma statutaria, da una grande attenzioneper il territorio, e in particolare dalla volontàdi garantire adeguati servizi sanitari anchenelle aree più decentrate della provincia –conclude l’assessore –. L’autonomia e il totaleautofinanziamento del servizio sanitario pro-vinciale hanno permesso questa peculiare or-ganizzazione diretta a garantire e facilitarel’accesso ai servizi sanitari in modo capillarein tutto il Trentino. Di questo vado fiero eintendo proseguire con forza su questastrada».

Page 210: Dossier Ta

276 • DOSSIER • TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011

RIFORMA SANITARIA

Una legge ampiamente condivisaquella che è intervenuta a riformareil sistema sanitario della provinciadi Trento. Il gruppo del Pdl all’op-

posizione ha approvato un testo unificato per-ché, rispetto al suo originario disegno di legge,sono stati accolti i punti più salienti. «Innanzi-tutto la centralità della persona del paziente èstata recepita appieno dagli articoli 2 e 4 – pre-cisa Pino Morandini, consigliere Pdl e compo-nente della commissione permanente Politichesociali –. In secondo luogo è stato potenziato ilruolo del Consiglio provinciale; prima si ri-schiava, infatti, che una volta fatta la legge nonsi potesse più intervenire sulla sua attuazione.Secondo l’articolo 6 l’assemblea legislativa nonsolo ha il compito di verificare il funziona-mento del servizio sanitario provinciale ma ad-dirittura di formulare indirizzi e proposte allagiunta. L’assessore ha il dovere, all’inizio di ognilegislatura, di illustrare al Consiglio gli indirizzigenerali che intende seguire per predisporre ilpiano provinciale per la salute e successiva-mente, con cadenza annuale, deve presentareuna relazione».

C’è poi anche un terzo elemento per voifondamentale che ha trovato spazio nellalegge di riforma della sanità.«Sì, un punto che è stato fortemente sostenutodai circa 60 persone ascoltate in sede di com-missione legislativa, in particolare dall’ordine deimedici: si tratta della decisione di dare un sup-

porto tecnico all’attività politicadella giunta provinciale, graziea un organismo composto dapersonalità di alta caraturascientifica, un comitato ri-stretto, formato da solo 4 componenti di cui unodelle minoranze, competenti in varie disciplinecome le scienze mediche, sociali, infermieristi-che, l’economia, l’epidemiologia. Abbiamo poiinserito nella legge anche la pet therapy, la ne-cessità della formazione continua del personalesanitario e una maggiore collegialità all’internodell’azienda sanitaria. Se fino a ieri il direttore ge-nerale era figura esclusiva, oggi assume un ruolopreminente ma deve condividere le decisioni piùimportanti con due organi collegiali, in partico-lare con il consiglio di direzione».

Cosa pensa della riduzione del numero deidistretti sanitari?«Si tratta di un provvedimento che non è nem-meno passato al vaglio della commissione legi-slativa competente di cui faccio parte e delquale ho appreso dai giornali. Avrei gradito chemi si spiegassero le ragioni migliorative di que-sta scelta, ma venire a sapere che si è deciso diaccorpare i distretti probabilmente per ragionidi costi, prendendo a riferimento i parametrinazionali, mi ha lasciato molto perplesso. Ab-biamo un bilancio particolarmente ricco epenso che discostarci dai parametri nazionaliper migliorare la qualità dell’assistenza sia unesercizio di autonomia matura. C’è un distretto

Una buona riforma, ma c’è perplessità sui distrettiUna riforma che contiene tutte le premesse affinché i cittadini

trentini possano davvero beneficiare di un servizio sanitario

d’eccellenza. «Ora non resta che vigilare sulla corretta

applicazione delle norme» avverte Pino Morandini

Michela Evangelisti

Pino Morandini,

consigliere Pdl

della Provincia

autonoma di Trento

e componente

della commissione

permanente Politiche

sociali

Page 211: Dossier Ta

TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 277

Pino Morandini

In controtendenza con le decisioni nazio-nali, non ci sarà nella Provincia di Trento al-cuna chiusura dei punti nascita.«Questo è un altro dei punti sui quali ci gio-chiamo la nostra autonomia matura. Non pos-siamo accedere ai parametri nazionali perché

abbiamo un territorio moltoarticolato, con tante zone dallequali non è semplice pervenireagli ospedali di valle più effi-cienti, Trento e Rovereto. Pernoi il criterio delle 500 nascitesarebbe fortemente penaliz-zante. La precedente giunta

aveva soppresso il punto nascita di un'impor-tante vallata, la Valsugana, che aveva registratodal 1995 al 2005 circa 400 parti all’anno; perriaprirlo e valorizzarlo ho proposto l’introdu-zione del parto in acqua e con l’epidurale, gra-zie ai quali si potrebbero tranquillamentesuperare le 500 nascite».

Qual è infine l’aspetto del vostro sistemasanitario sul quale servono ancora interventimigliorativi?«Le liste d’attesa per le visite specialistiche nona pagamento sono ancora troppo lunghe. Nonpretendo che si raggiungano gli stessi tempidelle visite a pagamento, ma almeno che coloroche non possono permettersi la prestazione pri-vata abbiano la possibilità di accedere al servi-zio entro tempi ragionevoli. Anche su questoversante la provincia ha le risorse finanziarie ne-cessarie e il miglioramento qualificherebbe mol-tissimo la nostra autonomia».

che a seguito della riduzione conterà circa177mila abitanti e, soprattutto, sarà caratteriz-zato da una geografia molto articolata, con unazona montuosa e una pianeggiante, compren-dente anche la seconda città del Trentino, Ro-vereto; mi preoccupa sulla carta questaarticolazione tout court pensando a come po-tranno essere erogati i servizi».

Che impatto avranno invece, a suo parere,i punti unici provinciali di accesso?«La questione dell’integrazione socio sanitariaha dato luogo a un lungo confronto all’internodella commissione legislativa e poi anche inaula. Costituisce il passaggio della legge sullacui attuazione pensiamo di dover vigilare conla maggiore attenzione. Non vorrei, infatti, chequesta contiguità tra sociale e sanitario andassea danno del sociale; dipende molto da come lalegge verrà messa in pratica, spero non soltantocon l’intelligenza ma soprattutto con il cuore».

��La Provincia ha le risorse per garantire

a tutti i cittadini tempi ragionevoli per le liste d’attesa

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APPARECCHIATURE SANITARIE

Parlando di sistema sanitario nazio-nale spesso si dimentica che sonomolte le aziende che gravitano in-torno a questo importante settore

economico. Aziende fornitrici di servizi eprodotti fondamentali, sia per le strutturepubbliche che per quelle private, che negli ul-timi anni hanno dovuto tenere il passo del-l’inesorabile progresso tecnologico. Ma que-ste non sono le sole sfide che attività di questotipo devono affrontare. Anche le politichenazionali e locali in tema di sanità possonocondizionarne lo sviluppo. La Gritti è una diquelle aziende: nata nel 1948 è divenuta unpunto di riferimento importante nella realtàimprenditoriale locale. Fiore all’occhiellodella Gritti è un efficiente servizio d’assi-stenza tecnica per tutte le apparecchiaturecommercializzate. Ne parliamo con Anto-nella Marini Gritti, amministratore unicodell’azienda.

Qual è il core business della Gritti?«Il mercato della sanità pubblica e privata. Leforniture spaziano dallo strumentario per lediverse discipline chirurgiche, alla disinfe-zione, al materiale per la sterilizzazione, agliausili per i diversamente abili, fino alle tec-nologie più sofisticate per la diagnostica».

Fare business commercializzando pro-dotti da cui dipende la salute dei cittadini:come si coniugano affari ed etica? «La costante collaborazione con il personalemedico delle strutture consente un’attentavalutazione delle esigenze degli operatori ne-cessaria per proporre apparecchiature di altaqualità, che li agevolino nella diagnostica enella cura delle varie patologie. In tal modol’operatore sarà in grado di trasmettere al pa-ziente la fiducia e la consapevolezza di usu-

La sanità in Trentino Alto Adigecerca il rilancio Un settore nevralgico in cui le aziende fornitrici

vivono un momento di grande trasformazione

tecnologica, ma anche di difficoltà economica

per le attuali politiche regionali e provinciali.

A colloquio con Antonella Marini Gritti

Erika Facciolla

In basso, il team

della Gritti di Bolzano.

Nella pagina a fianco,

Antonella Marini Gritti

e un prodotto aziendale

www.grittispa.it

fruire di prestazioni sempre ad alto livello». Che peso rivestono la manutenzione e il

supporto tecnico? «Il servizio tecnico messo a disposizione aipoli ospedalieri e alle cliniche private è dasempre molto apprezzato, ed è frutto di unnotevole impegno economico da parte del-l’azienda la quale favorisce la partecipazionedei propri tecnici a corsi periodici e continui».

Come riuscite ad essere sempre aggiornaticon le nuove tecnologie? «La stretta collaborazione con i produttori ciconsente di conoscere le nuove tecnologie an-cora prima di essere immesse sul mercato. Pa-rallelamente, la partecipazione a congressi,meeting, e fiere specifiche ci da la possibilitàdi essere aggiornati sulle novità del mercato».

In cosa si differenzia l’approccio al pro-dotto tra pubblico e privato? «Il rapporto con le strutture private è senza al-

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Antonella Marini Gritti

cun dubbio più semplice e diretto rispetto alpubblico, poiché gode di un potere economico- decisionale autonomo e rapido. Questo com-porta, non solo un’attenzione focalizzata sulprezzo ma sopratutto sulla qualità, l’alta tec-nologia, l’efficienza e la durata nel tempo».

Dal momento che la sanità si declina suscala regionale, qual è la situazione attualealla luce della riduzione delle risorse fi-nanziarie?«La riduzione delle risorse finanziare da partedella provincia, accentuatasi negli ultimi treanni, ha influenzato negativamente la gestioneeconomica aziendale, che ha dovuto confron-tarsi con il calo dei margini, fare fronte a co-sti in continuo aumento, e la necessità di in-vestire risorse ingenti per la ricerca di prodottidi nicchia innovativi».

Come sta incidendo nelle procedure diacquisto l’attuale riforma sanitaria? «Già da tempo è in atto nella nostra regioneuna riforma del sistema sanitario volta a ride-finire razionalmente la peculiarità delle variestrutture ospedaliere; delocalizzazione dei vari

reparti specialistici, prospettiva di creazione diun’unica centrale acquisti, maggiore richiestadi certificazioni sui prodotti e un iter buro-cratico complesso: tutti questi fattori hannoprovocato un allungamento dei tempi tra la ri-chiesta, l’assegnazione e la fornitura finale».

Può farci un esempio concreto? «La sanità in Trentino Alto Adige si è semprecontraddistinta per la qualità dei prodotti ac-quistati e dei servizi forniti. Questo momentodi contrazione economica comporta non piùuna valutazione qualità-prezzo ma una valu-tazione prezzo-qualità».

Alla luce delle considerazioni fatte, cheruolo crede potrà rivestire il sistema sani-tario della regione? «Nonostante il periodo critico, il servizio sa-nitario regionale è ancora in grado di offrireall’utente una prestazione di alto livello siaper quanto riguarda l’aspetto umano che perle tecnologie presenti nelle varie strutture.Siamo certi che la sanità regionale saprà es-sere, come in passato, un riferimento pertante altre realtà».

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La stretta collaborazione con i produttorici consente di conoscere le nuovetecnologie ancora prima di essereimmesse sul mercato

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GENIUS LOCI

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TRENTINO - ALTO ADIGE / SÜDTIROL 2011 • DOSSIER • 283

Reinhold Messner

Anima di montagna

Cosa rappresenta la montagna perl’uomo? Reinhold Messner ha fattoruotare la sua intera, straordinaria,esistenza attorno a questa domanda.

Il primo uomo ad avere scalato tutte le 14 cimeche superano gli 8mila metri è oggi un manife-sto vivente della cultura, quella più profonda espirituale, legata alla montagna. Ed è un simboloper l’Alto Adige. Dopo aver girato l’intero pia-neta, a sessant’anni è tornato nella provincia diBolzano, la sua terra Natale, omaggiandola dellasua esperienza. Il Museo della Montagna di Mes-sner, tra le antiche mura di Castel Firmiano, èuna delle principali attrazioni turistiche per il ter-ritorio, con oltre 150mila visitatori all’anno.Sono già quattro le strutture museali, cui se neaggiungerà una quinta nel 2011, dedicata ai po-poli delle montagne. Come a voler chiudere uncerchio, che parte dai significati naturali, geolo-gici, antichissimi delle montagne, fino alla lororecentissima conquista da parte dell’uomo.

Su quale livello si legano l’uomo e lamontagna?«Sin dall’inizio della sua storia, l’uomo si do-manda da dove viene e, per capire quale dire-zione intraprendere, segue la montagna. Moltereligioni ne sono una testimonianza. Pensiamoa Mosè che scende dal Sinai e a Buddha che ar-riva dall’Himalaya. Giungono dalla montagnaper trasmettere una visione di vita».

Però la montagna, e lei lo sa bene, è an-che scienza.«Vero. è anzitutto geologia, vale a dire la possi-bilità di studiare la storia, lunga miliardi di anni,della nostra terra. Ma non è tutto. Per me que-sto mondo rappresenta anche una filosofia, una

cultura. Da sempre la montagna è stata fonte diispirazioni per poeti, musicisti, scrittori. Questoè ciò che intendo trasmettere con il mio museo».

Lei è uno strenuo difensore delle montagnealto atesine. Il turismo di massa non rischia didistruggerle?«Il turismo non distrugge la montagna, anzi.Permette ai suoi popoli di sopravvivere econo-micamente. Il problema delle nostre Alpi è che visono alcuni luoghi sovraesposti e sfruttati, che ri-schiano così di venire disintegrati, e altri com-pletamente sconosciuti e non calcolati dai flussituristici. Bisogna puntare a una politica del turi-smo più intelligente, diversificata. Sono anni chefaccio questa battaglia».

E quali risultati ha ottenuto?«All’inizio non è stato facile. Per costruire i mu-sei ho avuto contro parte della stampa e dei po-litici locali. Poi, con il tempo, il 99% degli al-toatesini hanno compreso la filosofia che si celaalle spalle di questo mio progetto e oggi mi ap-poggiano con entusiasmo».

Le sue prossime sfide?«Non amo più parlare di“sfide”. Ogni anno compiouna o due spedizioni per co-noscere luoghi che non hoancora battuto. Soprattuttosto studiando i luoghi spiri-tuali della montagna, su cuisto scrivendo un libro. Unavolta terminato, poi, il quintomuseo a Brunico, forse midedicherò a un film. Voglioportare la mia filosofia ancheal cinema».

La montagna è arte, pensiero e, soprattutto, spirito.

Una filosofia che Reinhold Messner diffonde attraverso i suoi musei,

simbolo di un Alto Adige che difende il suo patrimonio più prezioso

Andrea Moscariello

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A sinistra,

il Messner Mountain

Museum di Reinhold

Messner presso

Castel Firmiano (Bz)