Dossier Lombardia 09 2012

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Dossier Lomabardia sett 2012

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6 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

L’INTERVENTO ..........................................9Luigi ColomboSergio Travaglia

PRIMO PIANO

IN COPERTINA .......................................12Francesco e Giuseppe Losciuto

L’INDUSTRIADELLE COSTRUZIONI .......................20Giorgio SquinziClaudio De Albertis

RITRATTI.................................................26Corrado Passera

IL LINGUAGGIODELLA POLITICA .................................32Patrizia CatellaniKlaus DaviRenato Mannheimer

LIBERALISMO .......................................38Gaetano QuagliarielloGiovanni OrsinaVincenzo Olita

ECONOMIA E FINANZA

STRATEGIE ...........................................46Roberto FormigoniCarlo Sangalli

CREDITO & IMPRESE ........................53Ennio DorisBruno ErmolliGiuseppe GuzzettiGiuliano Terzi

RIFORMA DEL LAVORO ....................62Sara Calzi

CONSULENZA.......................................64Roberto Angeleri

TECNOLOGIE.........................................66Massimo Vezzoni, Romualdo Gobbo,Giovanni Galimberti, Aldo Gambineri,Ferdinando Bertolotti, Mario Goretti,Demis Zanon, Enrico Fumagalli,Franco Nobili, Sergio Levati

INTERNAZIONALIZZAZIONE...........92Cesare e Donata NovelloneOsvaldo FinazziEvaristo Facchinetti

EXPORT .................................................100Antonio Pozzi, Renato Formenti,Italo Dall'Armellina, Bruno Luraschi,Diego Maraschi, Franco Freddi,Giuliano Balbi, Renato Gamba,Walter Praderi e Anselmo Albini,Sergio Ravasio, Duilio Pesenti,Daniele Terruzzi

INNOVAZIONE .....................................130Umberto AlliataRoberto LodaOsvaldo BosettiGiuliano TacchiIvan D’AltoèMarco Fanton Pedrotti

MADE IN ITALY ...................................144Clemente BugattiCorrado Mariani

MODELLI D’IMPRESA ......................148Antonio Pugliese, Mario Altrocchi,Marco Monti, Giuseppe Fusi, Roberto Zomegnan, Ugo Rota,Mario Bonaita, Alessandro Pirotta,Giovanni Cittadini,Felice Albertin e Pierangelo Stroppa,Simona Bertola, Antonio e Bruno Casati,Daniela Arrigoni, Angelin Velaj,Paolo Luca Rigamonti,Ambrogio Pessina Tintoria Filati,Camillo Mantero, Guido RossiAntonella Benetatos, Francesco ApuzzoAmos Tonoli, Roberto Palmieri,Mariano Bandera, Sebino Chimica,Patrizia Tuzza, Fabio Scordamaglia,Damiano e Simone Marchetto,Lorenzo Valsecchi

PRODOTTI ALIMENTARI................206Anna ed Elio BelottiAngelo PellizzoniGianluigi Loda

COMUNICAZIONE ..............................214Giuseppe OrlandiLuca Barutti ed Enrico Toniazzi

GESTIONE DEI RISCHI ...................220Urbano Strada

SICUREZZA .........................................222Oreste Ceravola e Luca BredaGiorgio Castellazzi

OSSIERLOMBARDIA

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FOCUS BERGAMO............................229Franco TentorioEmilio ZanettiPaolo Agnelli

COMO IN CIFRE .................................238Giulia Pusterla Francesco VergaPaolo De SantisMarco Mazzone

CONSUMI .............................................246Giovanni Cobolli GigliCamillo De BerardinisAndrea PetronioLuigi Bordoni

AMBIENTE

ENERGIA ..............................................254Fabrizio BelottiMatteo Codazzi

RINNOVABILI......................................258Luca Ruggeri

AMBIENTE E COSTRUZIONI ........260Demetrio Grassenis

GESTIONE RIFIUTI ...........................262Marco VitaliErcole GrisoliBortolo Gelfi

ECOLOGIA ...........................................272Carlo MerliniFerdinando Tigli

TERRITORIO

TURISMO..............................................276Renzo IorioMauro di DalmazioBernabò Bocca

INFRASTRUTTURE...........................282Raffaele Cattaneo

TRASPORTI.........................................284Tatiana Rosolen

EDILIZIA................................................288Valeria Tallachini, Guido Roderi,Sergio Meraviglia, Alessandro De Boni, Davide Busetto, Andrea Madini Moretti,Luigi Lazzaretti, Stefano Gherardi,Giorgio Vitali, Attilio Ferla,Marco Dallera, Gian Battista Ferrari,Nicola e Michele Marcato

COSTRUZIONI ....................................322Carlo Valagussa, Marco Contee Guido Peri

IMMOBILIARE ....................................324Giampaolo e Franco Pisa

COMMERCIO.......................................328Antonio Maria Bardelli

MATERIALI ..........................................330Marco ParraviciniSintesiAlfredo PiantoniRomina Facchinetti

INTERNI ................................................340Giovanni AnzaniFrancesco GuarneriPaolo OrlandiniDomenico Franzoni

NAUTICA ..............................................348Tullio Abbate

GIUSTIZIA

CONTRAFFAZIONE ..........................352Daniela Mainini Renato Maria Russo

SANITÀ

TRAPIANTI...........................................358Alessandro Nanni CostaLuciano Bresciani Luciano De CarlisLeonida Pozzi

POLITICHE ANTIDROGA ................367Giovanni Serpelloni

STRUTTURE SANITARIE ................372Pasquale Intini

SERVIZI SANITARI............................376Gianluca Marra

IL SETTORE FARMACEUTICO......378Nicola Travierso

FARMACI..............................................380Paolo Lombardi

BIOTECNOLOGIE ..............................382Leone Cinelli

Sommario

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di Luigi Colombo, presidente di Ance Lombardia

L’edilizia affrontala “grande depressione”

Il settore delle costruzioni sta attraversando la fasepiù buia della sua storia recente. I dati parlanochiaro: in Lombardia nel quinquennio 2008-2012gli investimenti in nuove costruzioni sono crollati

del 42,3 per cento e del 29,5 per cento quelli in operepubbliche. Con i fatturati in caduta e le imprese in diffi-coltà è letteralmente esploso il ricorso alla cassa inte-grazione (le ore autorizzate sono quadruplicate,passando da 4,2 milioni nel 2008 a 17,9 milioni nel2011). Ciò ha però solo arginato l’emorragia di forzalavoro nel settore, che tra il 2008 e il 2011, secondol’Istat, ha perso in Lombardia ben 44.500 occupati (-12,3 per cento).L’incertezza dei mercati, l’altalena degli spread dei titolisovrani, le notizie allarmistiche legate a possibili defaultincontrollati di banche e nazioni, tutti questi fattorihanno creato, già a partire dal 2008, un infondato climadi sfiducia nella tenuta degli investimenti nel mattone,in una fase in cui, al contrario, il “bene casa” avrebbe po-tuto svolgere una funzione di volano per l’economia. Aincidere negativamente sulla propensione all’investi-mento immobiliare sono, da qualche anno, anche il si-stematico impoverimento in atto nella società italiana euna diffusa percezione di incertezza sul futuro professio-nale e sulla tenuta dei bilanci familiari e aziendali. Il cir-colo vizioso della sfiducia è così innescato: il mercato nontira, il sistema del credito chiude i rubinetti a imprese efamiglie e un settore che vale il 10 per cento del prodottointerno lordo nazionale scivola verso la stagnazione. Per molti, troppi anni, la prima a non credere nel pro-

verbiale ruolo anticiclico del settore edilizio è stata pro-prio la politica. Forse confondendo il mondo della spe-culazione immobiliare con quello dell’economia reale; inostri governanti hanno “snobbato” il comparto edile,arrivando troppo tardi a individuare in una vera politicaindustriale per il suo rilancio una delle strategie perl’uscita della crisi. Nel nostro Paese la pressione fiscale penalizza forte-mente sia chi realizza, sia chi investe, sia chi possiedeimmobili. In un momento di crisi si è deciso di optareper la soluzione più semplice per “fare cassa”, reintro-ducendo l’Imu sui beni di proprietà di famiglie eaziende. È ora più che mai necessario intervenire sullemisure fiscali, che possano contribuire a ricreare quelclima di fiducia necessario per la ripartenza delle com-pravendite e degli investimenti, alleggerendo il caricotributario sull’acquisto di immobili per operazioni disviluppo e trasformazione, e introducendo tempora-neamente un principio di “neutralità fiscale” per le com-pravendite immobiliari, in particolare sulla prima casa,intesa come bene primario. Solo lavorando sulla riattivazione del mercato immobi-liare e sugli investimenti infrastrutturali riusciremo asbloccare il meccanismo inceppato: dismissioni pubbli-che, rigenerazione delle città, valorizzazione turistica delterritorio e dei beni culturali, sicurezza del territorio, ri-qualificazione energetica degli edifici esistenti: lungoqueste direttrici di sviluppo - rispetto alle quali l’edili-zia svolge un ruolo centrale - si potrà concretizzare unavera ripresa economica nel nostro Paese.

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxL’INTERVENTO

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Xxxxx cxpknefvXxxxxxx XxxxxxxxxxxL’INTERVENTO

Secondo una sensazione diffusa nel Paese ilgoverno Monti, nella sua attività riforma-trice, avrebbe scelto la strada più facile,bersagliando di imposte i cittadini

“buoni” e ignorando la situazione delle enormi re-altà “cattive” come i drammatici “sprechi”.Avrebbe quindi trascurato le colossali potenzialitàofferte da questa situazione patologica.Ma cos’è lo “Spreco”? Secondo vocabolario,

spreco è: “Cattivo uso, consumo eccessivo o inu-tile”. E cos’è la “Risorsa”, creata dall’abolizione dellospreco? Sempre secondo vocabolario è “l’insieme deimezzi di cui si dispone e che possono costituire sorgentedi ricchezza”.Proviamo a identificare qualche ipotesi di spreco in ter-mini di mancati interventi: in primis l’evasione fiscaleda combattere ferocemente (al di là di blitz occasionali)e poi le false invalidità, la negoziabilità delle proprietàpubbliche attraverso preliminari interventi legislativi,l’effettivo sblocco commerciale dei beni sequestrati allamafia, la progressiva razionalizzazione, attraverso tagli,del sistema “Province”, il tassativo incasso dei contri-buti Ue a fronte di progetti tempestivamente presen-tati (è criminale la frequente rinuncia per puraincapacità, a finanziamenti fondamentali), l’assenza de-leteria di un sistema di “costi standard” per gli acquistieffettuati dallo Stato o dagli enti locali, l’abolizione delleComunità montane a livello del mare, l’abolizione deglienti inutili e così via.È chiaro che l’abolizione dello spreco può essere in-dolore o sofferta: è indolore nei casi legati a frode oa palese assurdità, tipo la falsa invalidità o la comu-nità montana a livello del mare; oppure a sempliceneghittosità o ignoranza, come nel caso dei mancaticontributi europei. In altri casi potrebbe invece toc-care dolorosamente l’occupazione, salva l’adozioneiniziale di misure mirate, come il blocco del turnovero i corsi di riqualificazione. Il governo dovrebbequindi scendere in guerra contro lo “spreco”, ani-mato da un intenso sentimento di “sprecofagia” e

Di Sergio Travaglia, senatore della Repubblica

guidato dallo stimolante motto“Lo spreco, da onere a risorsa”.Sarebbe, inoltre, opportuna unapiù stretta collaborazione con laCorte dei Conti che, nella de-scrizione della funzione, con-tiene tra l’altro la seguente frase:“Controllo sulla gestione finan-ziaria degli enti cui lo Stato con-tribuisce in via ordinaria”. Da

ultimo una stretta collaborazione con un importanteente, forse sotto impiegato: il Cnel (Consiglio Na-zionale Economia e Lavoro), al quale si potrebbechiedere la compilazione di una mappa degli sprechidel Paese, composta da una parte descrittiva e da unaparte visivamente illustrativa, basata soprattutto suconfronti grafici fra istogrammi.In latino la parola “spreco” si traduce con “effusio”. An-drebbe rapidamente istituita una facoltà di “Effusiolo-gia” (facoltà comunque più utile della defunta“Trofeistica”), che consentisse la futura disseminazionesul territorio a livello locale e centrale di un espertocorpo di “effusiologi”, assunti per migliorare i bilancidelle unità locali o centrali. E per concludere, l’istitu-zione della “Giornata nazionale contro lo spreco” al-l’insegna del motto sopra suggerito, ”Lo spreco, daonere a risorsa”. Una massiccia azione di “sprecofagia”godrebbe, inoltre, del tifo entusiastico della grandis-sima maggioranza dei cittadini estranei al meccanismodello spreco, con un netto miglioramento del climapolitico. Mentre l’apatia politica attuale nei confrontidegli sprechi, potrebbe far pensare al cittadino che ilgoverno giudichi perfetta la situazione generale equindi “inutile” ogni intervento correttivo.Alla luce del panorama sopra descritto, un Paese po-trebbe addirittura compiacersi per l’abbondanza deglisprechi, considerati dopo l’eliminazione come fonte dirisorse e di ricchezza.In conclusione, la “sprecofagia” potrebbe rappresentare il toccasana per il nostro debito pubblico.

Lo spreco, da onere a risorsa

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IN COPERTINA

I l coraggio di investire nell’im-presa, oggi, è tutt’altro chescontato. La crisi ha creatouno spartiacque tra quelle

aziende che hanno colto il cambia-mento, riformulando le proprie stra-tegie, e quelle che, invece, sono ri-maste ad aspettare che tutto tornassecome prima. Così, mentre queste ul-time soffrono la recessione, le altreiniettano speranza su un sistema eco-nomico, quello italiano, che dovrà ri-lanciarsi partendo proprio dalle sueeccellenze imprenditoriali. In que-sto il comparto delle costruzionifunge da esempio calzante. Origine, oltre che principale vittima,del calo del Pil, il settore delle costru-zioni ha oggi un volto nuovo. Se lecommesse sono calate, lo sono anchegli attori coinvolti. Un quadro cheFrancesco e Giuseppe Losciuto, tito-lari della bergamasca Isocell Precom-pressi Spa, conoscono bene. Una realtàgiovane, nata nel 2007, che ha incre-mentato il suo fatturato di circa il 100per cento ogni anno. E che per i pros-simi mesi può già contare su un por-tafoglio ordini di oltre 90 milioni dieuro. I due imprenditori non hannomancato l’occasione di far sfociare i

frutti dei loro investimenti su alcunedelle infrastrutture e delle opere più si-gnificative degli ultimi anni. Tra que-sti anche il nuovo stabilimento dellaPirelli, a Settimo Torinese e il nuovostadio della Juve. Ma il futuro si trovaall’ombra della Madonnina. «L’obiet-tivo strategico, per noi, è Milano» sot-tolinea Francesco Losciuto.

Cosa rappresenta, per voi, il Ca-poluogo lombardo?FRANCESCO LOSCIUTO «Una grandis-sima fucina di progetti. L’Expo re-galerà a Milano moltissime nuoveinfrastrutture. E noi intendiamo es-sere protagonisti di questa rivolu-zione urbana».

Su Milano, tra l’altro, avete giàrealizzato importanti commesse.GIUSEPPE LOSCIUTO «Vero, su tutte ilnuovo tribunale e alcune stazioni perla linea 5. Abbiamo anche chiuso unimportante contratto per il nuovoCentro Commerciale di Esselunga inCorso Adriano. Soprattutto, ci inte-ressano le nuove infrastrutture edilizie,civili e industriali, i parcheggi e lenuove vie di comunicazione».

Rispetto al passato il prefabbri-cato come si è evoluto?F.L. «La tecnologia e la ricerca sui ma-

teriali, sulla loro resistenza e sulla ca-pacità di ridurre il consumo energe-tico, hanno migliorato le prestazionidei prefabbricati in maniera significa-tiva. Noi, come Isocell Precompressi,ci siamo impegnati economicamente,ma anche temporalmente, sperimen-tando e ampliando la nostra prospet-tiva progettuale. Le parole ricerca esviluppo ultimamente sono sullabocca di tanti industriali e rappresen-tanti di categoria. Ma in pochi si pren-dono il rischio di investirci concreta-mente».

Il rischio?F.L. «Sì, perché sperimentare, perun’impresa, significa anche com-piere un salto nel vuoto. Ma noisiamo convinti che questo sia l’unicomodo per crescere. E lo dimostranoanche i valori dei nostri brevetti.Questi ci hanno portato a soluzioniconcrete per il risparmio energeticoe per l’utilizzo delle rinnovabili.Tutto ciò non sarebbe stato possibilesenza il supporto dell’ingegner CarloCalisse, fondamentale per l’innova-zione di Isocell Precompressi».G.L. «Da sempre puntiamo al nostrosviluppo interno attraverso il controlloqualità, la collaborazione con enti di

Con un nuovo polo produttivo e un portafoglio ordini di oltre 90 milioni di euro, la bergamasca

Isocell Precompressi Spa cresce, nonostante la crisi, scommettendo sull’innovazione

e interpretando le nuove esigenze del comparto della prefabbricazione. La prossima scommessa?

Milano. La parola a Francesco e Giuseppe Losciuto

Andrea Mantovani

LA PREFABBRICAZIONECHE INVESTE SUL FUTURO

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Francesco e Giuseppe Losciuto

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nuovi componenti per la fabbrica-zione in partnership con aziende pri-marie del settore».

Costruzioni oggi vuole anche direburocrazia. Come riuscite ad alleg-gerire il carico ai vostri committenti?F.L. «La risposta la si trova nella ge-stione efficiente dell’impresa. Intantoal nostro interno abbiamo uffici tec-nici e di controllo strutturati in ma-niera tale da poter seguire, passo dopopasso, ogni fase della commessa. In se-condo luogo, credo sia fondamentalela nostra impostazione a carattere fa-miliare».

Anche questo in effetti salta al-l’occhio. Nonostante la crescitamantenete questa tipologia di

gestione?F.L. «Qui non ci sono dirigenti,ognuno è responsabile di un’area eriferisce costantemente alla pro-prietà. Non ci sono filtri, ogni qual-

volta emerge un problema ci rivol-giamo direttamente al committente.A differenza di altre realtà societarie,dove le “gerarchie” manageriali ral-lentano la risoluzione delle pratichee va a finire che per rispondere auna domanda di un cliente i pro-prietari impiegano giorni. Il con-tatto, secondo noi, deve essere di-retto e costante».

Torniamo a parlare di investi-menti: sette milioni per il vostronuovo stabilimento. Un fatto tut-t’altro che marginale in questo pe-riodo. Quali prospettive vi apre?G.L. «Grazie al nuovo stabilimentoabbiamo compiuto un salto di qua-lità notevole. Ci ha permesso diaprire nuove linee di produzione,aumentando notevolmente la ca-pacità produttiva, innalzando i no-stri standard».

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Sorge a fianco della sua storica sede, ilnuovo stabilimento della Isocell

Precompressi S.p.A.. Una struttura natagrazie a un investimento di oltre 7 milionidi euro, con grande soddisfazione daparte della proprietà, che in un periodo diprofonda crisi per il settore è comunqueriuscita a crescere. «In un periodo in cuimolte aziende chiudono o comunquefanno fatica ad andare avanti, èincoraggiante vedere come siamo riuscitia trovare il coraggio imprenditoriale e glispazi operativi per migliorare e potenziare

la capacità produttiva dell’azienda»dichiara Giuseppe Losciuto. Su unasuperficie di oltre 6500 metri quadratidestinata alla realizzazione di manufatti,troveranno posto diverse linee diproduzione, un nuovo impianto per ilcalcestruzzo, carriponte per lamovimentazione dei pezzi da 30tonnellate di portata, un reparto perl’assemblaggio del ferro e un nuovolaboratorio per il controllo del processoproduttivo.www.isocellitalia.it

Ulteriori prospettive

grazie al nuovo stabilimento

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Un gioco di squadra tra alcune teste di serie del comparto delle costruzioni

lombardo. Una strategia di concerto che ha consentito un superamento della crisi

e la realizzazione di grandi opere a tempi da record

Filippo Belli

Inserirsi in una filiera che vedecoinvolti i nomi più importantidell’edilizia italiana. Una strate-gia che ha premiato la società

Isocell Precompressi S.p.A., guidatadai fratelli Francesco e Giuseppe Lo-sciuto. «Lavorare con aziende e pro-fessionisti all’avanguardia, in grado diaffrontare con estrema flessibilità l’im-mensa mole di lavoro corrente e lenuove sfide operative, normative e

Le sinergiefanno crescere il comparto

Il concetto di filiera racchiude in sé un modus operandi che,nei casi virtuosi, ottimizza tempi, risorse e produzione. Anchenell’edilizia. A confermarlo è Antonio Guarascio, top managerdella filiale italiana del gruppo francese GSE, tra i principali

attori sul settore delle costruzioni, attiva come Generalcontractor nel mercato dell’industria, della logistica e delterziario. «Poter collaborare in sinergia con aziende serie,affidabili, per noi è un fattore fondamentale – spiega AntonioGuarascio -. Le nostre commesse possono valere anche 10 o 15milioni di euro». Commesse da consegnare in tempi sempre piùstretti. Il mercato, su questo, è intransigente. «La nostracollaborazione con la Isocell Precompressi nasce proprio al finedi garantire un rispetto dei tempi di consegna». Le due società hanno già collaborato nella realizzazione del polologistico Walcor di Pozzaglio e Uniti (CR) (foto) e nello

stabilimento della Dimo a Vercelli.Attualmente stanno lavorando su unprogetto per il gruppo Carapelli. «Ilcliente ci ha chiesto di consegnarel’immobile in cinque mesi. Altrimentiavrebbe rischiato di dover rimandarel’avvio di un imponente processoproduttivo, perdendo milioni di euro. Se ho al mio fianco aziendecome la Isocell Precompressi e consulenti seri, l’operazione èfattibile, altrimenti il rischio è di non guadagnarci e, anzi,rimetterci in penali». Per Guarascio è centrale, nelle sinergie d’impresa, lacomunicazione. «Le aziende che portano avanti progetti comunidevono comunicare in maniera costruttiva. I problemi sirisolvono attuando riflessioni progettuali intelligenti».

Tempi ed efficienza: la sfida della prefabbricazioneUna collaborazione che ha permesso in tempi rapidi la realizzazione di opere

strategiche per le principali realtà industriali italiane. Antonio Guarascio

e il team di GSE Italia

IN COPERTINA

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tecniche, è ciò che ci permette di por-tare a compimento ogni progetto» hadichiarato Giuseppe Losciuto, che sioccupa delle commesse e del nuovostabilimento, realizzato a seguito diun investimento di 7 milioni di euro.Va da sé che la qualità e l’innovazioneprogettuale portata a compimentodall’azienda di Bergamo, ha fatto sìche i suoi prefabbricati venissero ri-chiesti dalle società di maggior suc-cesso del settore. A cominciare dallaRizzani De Eccher, attualmente im-pegnata, proprio insieme a Isocell Pre-compressi S.p.A., nella realizzazionedella Torre per Banca Intesa San Paolo,a Torino. Una collaborazione avve-nuta a seguito del lavoro realizzato,sempre a Torni, per il nuovo stabili-mento della Pirelli, a Settimo Tori-nese. Per quest’ultima opera, in solidue mesi, sono stati realizzati oltre250 pilastri, più di 200 travi e 400 te-goli di impalcato e alari di copertura.Per un totale di 6400 metri cubi di cal-

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Sono 166 i metri in altezza della Torre che Intesa San Paoloinaugurerà a Torino. Poco meno della Mole Antonelliana. Un

grande progetto che potrà contenere oltre 2mila dipendenti delgruppo bancario e che coprirà una superficie complessiva dicirca 110mila metri quadrati. Una realizzazione “evento” perl’Italia, notoriamente poco propensa all’architettura verticale,che vede coinvolto uno dei nomi più importanti dell’universocostruttivo europeo, Rizzani De Eccher. A commentare conentusiasmo l’opera, progettata dal maestro Renzo Piano, èl’ingegner Giorgio Fassinotti. «Questo sarà un edificio simboloper la città di Torino» spiega. Anche in questa realizzazione, protagonisti sono i prefabbricatidella bergamasca Isocell Precompressi S.p.A.. «Lavoriamo allarealizzazione di 33 piani di prefabbricato areati che garantirannoun risparmio e un recupero energetico grazie al lorofunzionamento innovativo». Degna di nota la tempestività concui Isocell Precompressi S.p.A. si è messa in azione.

«Inizialmente, con Rizzani De Eccheravevamo incaricato un’altra azienda che, almomento di iniziare la produzione, ha avutodei grossissimi problemi di naturaeconomica. In pochissimo tempo abbiamocambiato strategia e grazie alla IsocellPrecompressi siamo riusciti a mettere infunzione le attrezzature di produzione e amandare in consegna i primi pezzi nel girodi 15 gg». Ma per Fassinotti non è stata unasorpresa. «Con Isocell Precompressi avevo già operato inpassato con altre aziende per altre importanti opere tra cui lostadio della Juventus e, ancora prima, lo stabilimento dellaPirelli. Si tratta di un’azienda che ha saputo cogliere eassecondare le esigenze odierne del mercato edile,relazionandosi con partner e committenti, cooperando perobiettivi comuni. Per questo a mio avviso è in crescita».

Se il prefabbricato raccoglie l’energiaGrazie alla collaborazione con Rizzani De Eccher, la Isocell Precompressi Spa dei fratelli

Losciuto si è resa protagonista anche nelle più importanti opere della città di Torino

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cestruzzo su 60mila metri quadrati disuperficie coperta. Anche il gruppofrancese GSE, tramite la sua filiale ita-liana, ha collaborato con l’azienda diBergamo per portare a compimentodiverse infrastrutture strategiche. Nonultimo, il polo logistico Walcor di Poz-zaglio e Uniti (CR). Collaborare conqueste aziende, significa in primismettersi in gioco stimolando nuoviorizzonti innovativi e progettuali. GSEItalia ha realizzato con Isocell Pre-compressi S.p.A. diversi interventi, tracui oltre a Walcor, Carapelli a Milanoe Euronics a Vercelli. Come gruppo ha anche assegnatodelle commesse in Francia. «Necessi-tavamo di un partner affidabile e so-prattutto tecnicamente competente –

sottolinea l’ingegner Antonio Guara-scio di GSE Italia -. La squadra dei fra-telli Losciuto si è fatta guidare dal no-stro modus operandi, dimostrandogrande competenza e velocità sia nellafase progettuale che realizzativa». Ilgruppo francese ha anche affidato al-l’azienda la realizzazione delle struttureper il magazzino Smoby Toys in Fran-cia, permettendole così di esportare ilsuo prodotto anche oltre confine. Coordinando strategie e progetti, si ot-tiene anche una significativa raziona-lizzazione dei costi, oltre che una ga-ranzia su ciò che si acquista. È questol’esempio dell’accordo che Isocell Pre-compressi S.p.A. ha siglato con la Po-ledil, società di costruzioni generalileader in Nord Italia, impegnata anche

sui cantieri dell’alta velocità e del-l’Expo di Milano. Quest’ultima, tral’altro, tramite le sue cave, fornisce al-cuni dei materiali alla Isocell Precom-pressi S.p.A.. «Da anni sviluppiamoanche le materie prime, confezio-niamo e produciamo asfalto e calce-struzzo - spiega l’amministratore Ro-berto Poloni -. E va da sé che forniamoIsocell Precompressi, il nostro partnerper i prefabbricati».Alla base di tutto, l’ascolto e la com-prensione di ciò che ogni specificocommittente richiede. Il progettoesecutivo di ogni edificio è il risul-tato di un’attenta valutazione dellenecessità che, di volta in volta, sipresentano per arrivare a una solu-zione personalizzata.

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Con un indotto occupazionale di oltre 200 persone, Poledil siconferma una realtà strategica per il settore edile lombardo.

La società di costruzioni generali, nata nel 1987 per volontàdella famiglia Poloni, ha contribuito in Italia all’evoluzionedell’edilizia civile e industriale. E con un volume produttivonuovamente in crescita dal 2011 e 45 cantieri aperti, proseguenei suoi piani di espansione, puntando su infrastrutture eformule contractor. Centrale, resta il mercato bergamasco, sucui si sono aperti importanti cantieri che vedono coinvolta

anche la Isocell PrecompressiS.p.A., ormai partner ufficiale dellaPoledil per tutto ciò che concerne larealizzazione di prefabbricati.«Proprio a Bergamo abbiamo realizzato il nuovo centrocommerciale Famila – ricorda l’amministratore di Poledil,Roberto Poloni -. Un’opera sita direttamente sulla SS671, cherientra nel Piano di Recupero “Ex Molini Riuniti”». Il centro commerciale vanta una superficie coperta di oltre4500 metri quadrati. «I tempi di consegna per quest’operaerano strettissimi – sottolinea Poloni -. In questo lacooperazione di Isocell Precompressi si è rivelata basilare. Insei mesi abbiamo fatto tutto, partendo da zero». Una sinergia,quella tra le due aziende, rafforzatasi in seguito all’acquisizionedi nuove cave, attraverso cui la società guidata da Polonirifornisce di alcuni materiali. «In pratica, ora, i prefabbricati cheacquistiamo da Isocell Precompressi sono realizzati anche coni materiali forniti da noi». Un altro esempio di filiera vincente eche pone le basi per ulteriori iniziative. E anche Poledil,scommette insieme alla Isocell Precompressi sull’Expo diMilano. «Una quota importante del nostro fatturato deriveràdall’Expo, per cui realizzeremo diverse infrastrutture».

Crescono i progetti lombardiDopo la realizzazione del centro commerciale Famila, prosegue

la partnership tra le bergamasche Poledil e Isocell. Parla

Roberto Poloni, amministratore della società di costruzioni,

oggi protagonista anche nei cantieri per l’Expo 2015

IN COPERTINA

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In Italia i primi sei mesi del-l’anno sono stati particolar-mente negativi per quantoriguarda il settore dell’edilizia.

Il volume dell’attività edile nel no-stro paese è sceso dell’ordine del

30% nella prima metà del 2012. Asostenerlo è Giorgio Squinzi, presi-dente di Confindustria, il quale con-tinua però a vedere nelle costruzioni,un elemento di rilancio per tuttal’economia. «Alla base ci deve essere

una semplificazione normativa e bu-rocratica – sottolinea – che rappre-senta la madre dello sviluppo».L’obiettivo è superare la crisi e ri-mettere in moto l’economia delPaese: «Dietro la ripartenza – conti-

L’INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI

Per ripartire l’Italia necessita di una semplificazione burocratica e di sgravi fiscali

per chi investe nello sviluppo. Sono questi i nodi da sciogliere subito per il presidente

di Confindustria Giorgio Squinzi, che sulle politiche attuate dal governo avverte: occorre fare di più

Nicolò Mulas Marcello

Edilizia, settore chiaveper uscire dalla crisi

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Giorgio Squinzi,

presidente

di Confindustria

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nua Squinzi – deve esserci anche larifocalizzazione del settore edile, chesi è completamente fermato, condati molto negativi negli ultimimesi. Sarebbe una ripartenza vir-tuosa perché è un settore ad alta in-tensità di manodopera e a bassocontenuto di importazione».Negli ultimi mesi c’è più attenzioneal problema della crescita: «Se ne èreso conto anche il presidente delConsiglio Mario Monti» e anche ilnumero uno della Bce, Mario Dra-ghi, «è intervenuto in una manieramolto precisa». Inoltre, occorre unarevisione dei pagamenti da parte

della pubblica amministrazione alleaziende. I tempi troppo lunghi af-fossano soprattutto le pmi: «I paga-menti alle imprese da parte della Pa– spiega il numero uno degli indu-striali italiani – sono un argomentoda affrontare con la massima ur-genza. Nell’edilizia e nelle costru-zioni se si continua in questo modoentro fine anno un numero elevatis-simo di imprese sparirà». Perché ilPaese riparta quindi occorre «ripren-dere gli investimenti in infrastrut-ture materiali e immateriali» sullascia di quanto fatto dagli Stati Unitidopo la crisi del 1929.

Squinzi si dice favorevole agli euro-bond «soprattutto per le infrastrut-ture, che sono fondamentali peruscire dalla crisi». Il numero uno diviale dell’Astronomia pone l’ac-cento anche sul costo dell’energia,che in Italia è superiore alla mediaeuropea. E ha avvertito che «non cisarà ripartenza se non si va nella di-rezione degli Usa e cioè senza unapolitica comune su welfare, fisco,infrastrutture ed energia. Senza lacoordinazione su questi 4 punti èimpossibile». L’economia reale «stasoffrendo e negli ultimi mesi ab-biamo registrato un crollo verticaledei consumi», è necessario quindi«ridurre i costi della pubblica am-ministrazione e c’è anche un pro-blema di recupero dell’evasione darealizzare non con accanimento macon misure come la deducibilità fi-scale di alcuni costi che potrebbefar emergere i redditi sommersi. Bi-sogna pensare poi alle misure per lacrescita, anche Monti se ne è resoconto e sta prestando più atten-zione a questa questione». La dire-zione del governo secondo Squinziè quella giusta, ma occorre fare dipiù, essere coesi e concordi nel per-

Giorgio Squinzi

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 21

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Alla base ci deve essereuna semplificazione normativae burocratica che rappresentala madre dello sviluppo

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22 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

ONE ELEPHANTL’INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI

correre la strada dello sviluppo.Nelle aziende si cerca di spenderemeno e incassare di più. Secondo illeader di Confindustria, nel Paese,attraverso il fisco si sta facendocassa ma non si sta invece ridu-cendo la spesa: «Mi auguro chedalla spending review ci sia vera-mente la possibilità di avere fondidisponibili per pagare i fornitori eanche per destinare una parte diqueste risorse agli investimenti».

Squinzi torna anche sulla riformadel lavoro, spiegando che la visionedi Confindustria riportata dai gior-nali non è del tutto vera: «Nono-stante non condividessimo granparte dei contenuti, al di là delleesagerazioni mediatiche, abbiamoaccettato che la riforma si appro-vasse in fretta con la prospettiva diapportare i dovuti correttivi». Perfare in modo che l’Italia si rimettain carreggiata, la politica di rigore

attuata dal governo deve ora lasciarespazio a misure concrete per coa-diuvare la crescita e lo sviluppo:«Questo è lo spirito costruttivo cheanima Confindustria, ma dob-biamo essere tutti concordi sulle ri-forme che servono veramente alPaese: semplificazione burocratica eriduzione della spesa pubblica.Credo che ritrovare la crescita siaalla nostra portata, sono convintoche ce la possiamo fare».

-6%LA FLESSIONE DEGLI IMPIEGHI NELLECOSTRUZIONI PREVISTA NEL 2012,MAGGIORE DEL-5,3% REGISTRATO NEL 2011

INVESTIMENTI

325.000GLI ADDETTI DEL SETTORE CHE HAPERSO IL LAVORO DALL’INIZIO DELLA CRISI, CIFRA CHESALE A 500MILA SE SI CONSIDERA TUTTO L’INDOTTO

OCCUPATI

19 mldI SOLDI CHE GLI ENTI STATALI DEVONO ALLEIMPRESE EDILI CHE REALIZZANO LAVORI PUBBLICI, IL 62% DI QUESTI RIGUARDA LE PMI

DEBITI PA

FONTE DATI: OSSERVATORIO ANCE

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 23

Claudio De Albertis

L’edilizia è sicuramenteuno dei settori più col-piti dalla crisi econo-mica. Gli operatori del

comparto, pur cauti nell’accennareprevisioni, concordano su ciò cheserve per risollevare l’intero settore:azioni mirate e concrete. «È neces-sario in primo luogo – spiega Clau-dio De Albertis, presidente deicostruttori milanesi – abbattere lebarriere di accesso al credito. Poi bi-sogna attivare investimenti pubblicinelle politiche abitative. Inoltre, oc-corre un progetto politico sulla fi-scalità immobiliare, basato su unavisione integrata del settore e delsuo indotto».

Che situazione sta vivendo il set-tore delle costruzioni in Lombar-dia? «Lo scenario delle imprese edilidella Lombardia non si discostamolto dalla realtà nazionale. Unarealtà nazionale caratterizzata davari fattori. La struttura produttivasettoriale è caratterizzata dalla forteincidenza delle micro e piccole im-prese: nel 2010 le imprese di co-struzioni con meno di nove addettirappresentano il 95% del totale, e

in particolare le imprese con unsolo addetto rappresentano il 57%del totale. Tra il 2008 e il 2010l’edilizia ha sperimentato un note-vole calo in termini di numero diimprese e di occupati. La crisi eco-nomica settoriale ha determinatotra il 2008 e il 2010 la fuoriuscita

dal sistema di 27.000 imprese e di218.000 addetti. L’aumento delleimprese con un solo addetto può,quindi, essere collegato al parzialeriassorbimento di personale dipen-dente espulso dalle imprese a causadella crisi e rimasto nel settore concaratteristiche di offerta produttivascarsamente strutturata. La mag-gioranza delle imprese di costru-zioni è ubicata nel Nord Italia, inparticolare in Lombardia: In ter-mini di variazione del numero diimprese, dal 2008 al 2010 il nord-ovest si caratterizza come la secondaarea per numero di imprese cessatecon oltre 7mila imprese in meno».

Come e quanto ha influito l’Imusul settore delle costruzioni? «Sarebbe auspicabile che il gettitoderivato dall’Imu rimanesse nellecasse delle amministrazioni locali eche venisse utilizzato non per lespese correnti, bensì per finanziare leopere strategiche per le realtà locali,come ad esempio le infrastrutture ele scuole. I fabbricati costruiti e de-stinati dalle imprese edili alla venditascontano, infatti, il tributo comu-nale in parola. La previsione, che ap-pare a dir poco iniqua, è

Il settore edile è l’unico a subire una pesante forma di tassazione sulla produzione.

A sostenerlo è Claudio De Albertis, presidente di Assimpredil, che illustra

la difficile condizione del comparto

Nicolò Mulas Marcello

Le imprese chiedono azioni concrete

Claudio De Albertis,

presidente di Assimpredil

Ance� �

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24 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

L’INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI

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Ance ha sostenuto la necessitàdi interventi che potessero dare ossigenoal settore delle costruzioni, attraversatoda una crisi senza precedenti

� � particolarmente onerosa per le im-prese. E lo è ancor più in questo mo-mento di crisi del mercato, inquanto il prelievo tributario finisceper colpire le imprese proprio sul-l’invenduto. Vorrei rimarcare, inol-tre, come quello edile sia l’unico trai settori industriali a subire una pe-sante forma di tassazione sulla pro-duzione proprio nel momento in cuidrammaticamente il mercato, anchequello locale, è in profonda crisi. IComuni, per i fabbricati costruiti edestinati dall’impresa costruttricealla vendita, già da ora hanno la fa-coltà, se non di eliminare, almeno diridurre l’aliquota Imu sino allo0,38% in luogo dell’ordinario0,76%. Sarebbe auspicabile che le

amministrazioni disponessero lasuddetta riduzione, temperando,anche se solo in parte, l’iniquitàdegli effetti del prelievo tributario».

Il governo ha istituito provvedi-menti finanziari che vanno sotto ilnome di “project bond”. Qualiopportunità possono concretiz-zarsi per le imprese edili?«Sicuramente si tratta di misure chevanno nella direzione fortemente vo-luta dal sistema Ance, che ha soste-nuto la necessità di interventi chepotessero dare ossigeno al settoredelle costruzioni, attraversato da unacrisi senza precedenti. L’utilizzo dellaleva fiscale per la realizzazione dinuove infrastrutture in “project fi-nancing” (project bond tassati al

12,5%; finanziamento delle infra-strutture mediante defiscalizzazione;istituzione di un fondo per il finan-ziamento dei porti in misura pariall’1% dell’Iva e delle accise riscossein tali strutture) può essere unastrada percorribile e si inserisce inuno scenario europeo dove la realiz-zazione di opere pubbliche attraversoil partenariato pubblico-privato rap-presenta una consuetudine. Questomeccanismo può rappresentare per ilnostro Paese una delle ultime possi-bilità per recuperare l’endemico ri-tardo infrastrutturale, anche in virtùdei tagli della spesa pubblica e del-l’andamento dei bandi di gara pro-gressivamente diminuiti nel corsodegli anni».

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32 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

IL LINGUAGGIO DELLA POLITICA

Il dilagare dell’antipolitica e lecondizioni critiche in cuiversa il Paese renderanno an-cora più cruciali le prossime

elezioni. A illustrare le strategie co-municative che potrebbero fare ladifferenza è Patrizia Catellani, do-cente di Psicologia sociale della po-litica e Psicologia dellacomunicazione presso l’UniversitàCattolica di Milano.

Come i politici dovrebberousare il linguaggio per raggiun-gere i propri obiettivi?«Il politico dovrebbe soprattuttocercare di dire con chiarezza aglielettori chi è, in cosa è simile a loroe, soprattutto, quali obiettivi con-divide con loro. Quanto al primopunto, un politico per diventareleader deve possedere un elementoche lo distingue dagli altri, che col-pisce l’attenzione e rimane chiara-mente impresso. Ora chel’affidabilità e l’onestà sono consi-derate caratteristiche cruciali, èprobabile che chi riesce a conno-tarsi come persona onesta e degnadi fiducia abbia maggiori possibi-lità di affermarsi. Vista la man-canza di stima nella classe politicanel suo insieme, chi non ne faparte o vi entra adesso ha dunquemaggiori possibilità di successo?Non necessariamente, perché lepersone hanno bisogno di tempo

per imparare a fidarsi. Potrebberiuscire qualcuno che sia nuovoalla politica, o conosciuto per altreragioni, ma che sia anche appog-giato da una personalità di cui giàci fidiamo. Ad esempio Monti, chepure godeva di un’ottima reputa-zione, è stato molto avvantaggiatodall’appoggio del presidente dellaRepubblica. Così ora chi che fosseappoggiato da Monti (oltre chenaturalmente Monti stesso)avrebbe sicuramente buone proba-bilità di successo».

E per quanto riguarda il se-condo punto, cioè il fatto che ilpolitico deve comunicare aglielettori la sensazione di essere vi-cino e simile a loro? «Bisognerebbe chiedersi se i nostripolitici adesso lo stanno facendo.Per quel che vediamo in televi-sione e leggiamo sui giornali, forsenon abbastanza. Pensiamo alleconcertazioni in atto per costruirele alleanze in vista delle prossimeelezioni. È naturale che, avvici-nandosi l’appuntamento eletto-rale, una parte consistentedell’attività politica venga dedicataagli intrecci e ai negoziati tra i di-versi leader, partiti e correnti, maquesti processi devono concludersientro tempi ragionevoli. In ognicaso, quanto accade non dovrebbeindurre nei cittadini l’impressione

di trovarsi di fronte a una politicadelle parole e non dei fatti o a po-litici che parlano solo tra loro enon con gli elettori. Non possiamopensare che alle persone interessisapere solo chi ha litigato con chi,è necessario capire che cosa i poli-tici hanno da proporci, che cosaintendono fare e quali obiettivi vo-gliono raggiungere. Insomma, ipolitici dovrebbero trasmetterel’idea che quello che stanno fa-cendo ha un valore, richiede unacompetenza specifica, è qualcosache altri non saprebbero fare conuguale risultato».

Quali differenze esistono tra illinguaggio dell’attuale classe po-litica e quello scelto dalle nuoveliste e movimenti civici? «Una prima differenza, almenofino ad ora, è l’uso massiccio, avolte quasi esclusivo, della rete daparte delle nuove liste e movi-menti. Internet è uno strumento

La comunicazione politica al tempo della crisi e del web 2.0. La docente

di psicologia politica Patrizia Catellani analizza i principali cambiamenti avvenuti

rispetto al recente passato, con lo sguardo rivolto al prossimo appuntamento elettorale

Francesca Druidi

La comunicazione dei fatti

Patrizia Catellani, docente di psicologia politica

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 33

formidabile e poco costoso perraggiungere un numero moltoampio di persone in poco tempo.Consente di comunicare in modofresco, forte e immediato. Pre-senta, tuttavia, anche dei rischi,perché le emozioni politiche e lapartecipazione che nascono onlinesono forti, ma rischiano di esseredi breve durata. Perché la passionepolitica rimanga tale è, dunque,essenziale che i movimenti svilup-pino in parallelo forme di vita po-litica condivisa, reale, direipienamente “fisica”. Un altro

aspetto che caratterizza al-cune delle nuove liste emovimenti è il ricorso aun linguaggio molto espli-cito, duro, tranchant, avolte anche offensivo. Inuna realtà di profonda in-certezza e instabilità comequella che viviamo oggi, lepersone, più ancora diquanto non facciano disolito, possono essereorientate a farsi convin-cere da discorsi “estremi”».

Quali sono gli aspetti fonda-mentali di acquisizione di con-senso per questi soggetti?«Innanzitutto chiarezza e univocità,evitando - nella comunicazione enei fatti - di suscitare l’impressionedi avere divisioni al proprio in-terno. Per i movimenti emergenti,più che per la politica tradizionale,è fondamentale la compattezza. Adesempio, nel Movimento 5 Stelle,che si è sviluppato così in fretta e inmaniera così estesa, è inevitabileche vi siano diverse anime e il ri-schio che si creino divisioni e fram-

mentazioni è sempre dietro l’an-golo. Movimenti di questo tipopossono entrare in una coalizionecon partiti tradizionali? Potrebbero,ma solo se riescono a dare l’impres-sione di non tradire la motivazioneper cui sono nati e di costruire alle-anze solo per poter agire politica-mente in modo ancora più efficace.Sia i movimenti sia i partiti tradi-zionali di coalizione, dovrebberonel caso saper comunicare in modoben chiaro che l’unità nella diver-sità è uno dei valori fondanti cuil’alleanza si ispira».

Quali saranno le parole chiavedella comunicazione elettoralenel 2013? «Nuova politica, rinnovamento,crescita, sviluppo, lotta alla disoc-cupazione, futuro per i giovani».

E quali istanze faranno presasugli elettori?«Ciò che andrebbe fatto in questomomento è un altro tipo di comu-nicazione, una comunicazione ba-sata su fatti, su dati, su proposteconcrete, con tempi e modalità direalizzazione».

Patrizia Catellani

Uno degli aspetti checaratterizza alcune dellenuove liste e movimenti èil ricorso a un linguaggiomolto esplicito

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34 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

VAGH LINDABSIL LINGUAGGIO DELLA POLITICA

Già proiettati verso lacampagna elettorale perle elezioni politiche2013, diventa interes-

sante andare a esaminare quelli chepotrebbero essere i fattori decisivinella comunicazione politica, allaluce delle trasformazioni avvenute inquesti anni nel panorama italianodei media e del clima di evidentemalcontento nei confronti dellaclasse dirigente. A dare una letturadell’attuale situazione è il massme-diologo Klaus Davi.

Se e in che modo l’uso di inter-net e dei social media ha influen-zato l’attuale comunicazionepolitica?«Ha inciso enormemente. I socialmedia sono diventati un canale dicomunicazione ma anche di verificadell’operato della politica, usati daipolitici e al contempo dagli elettori.Prima non esisteva un controllo cosìstringente. Con internet, invece, sipuò accedere alle delibere, ai soldispesi, a un bacino più vasto di in-formazioni. Oggi, attraverso il webe i social network, i cittadini pos-sono - anche senza la mediazionedei giornalisti - attivare dei mecca-nismi di pressione potenti. I newmedia hanno, inoltre, avvicinatoalla politica italiani che non anda-vano a votare».

Con la pesante crisi in attoe l’avanzare dell’antipolitica,quali sono i passi fondamen-tali che un politico dovrebbeseguire per comunicare inmaniera efficace?«Un politico è un testimonialdella propria politica. Predi-care tagli e sobrietà con unParlamento di sprechi già con-danna il politico alla poca cre-dibilità. È importanteinnanzitutto dare segnali chiari dalpunto di vista del comportamentopersonale e stabilire un rapporto difidelizzazione con l’elettorato: se at-tivi un blog rispondi; se riceviun’email rispondi, perché anchequesti aspetti contano. E poi occorreuno stile credibile: non serve pro-mettere la luna perché non ti vo-tano. Bisogna promettere cose reali,non sogni».

Ha modo di intervistare imembri della nostra classe poli-tica all’interno di “KlausCondi-cio”, la trasmissione che conducesu YouTube. Chi oggi tra i poli-tici sa utilizzare meglio le poten-zialità dei new media? Chi inveceboccerebbe?«Su internet funziona il messaggio di-retto rivolto agli elettori, insieme allaprovocazione e alla boutade. È unostrumento - scontato dirlo - usato

bene da Grillo, da Di Pietro e daimovimenti di protesta. Per quanto ri-guarda, nello specifico, le interviste suYouTube, funzionano bene quei per-sonaggi che parlano chiaro, in ma-niera netta: i De Magistris, leSantanchè, le Serracchiani, gli Strac-quadanio. YouTube è un canale doveè fondamentale emerga una fraseemozionale in grado di arrivare alpubblico e a cui si colleghi tutto il di-scorso. Internet, in generale, non amale mediazioni: Enrico Letta è un bra-vissimo politico, ma sul web sfonderàsolo in caso di gesti clamorosi. Pur-troppo non dice mai una frase cheresti in mente. L’iper-razionalità nonva bene, sul web bisogna saper un po’emozionare, anche con dei dati, deinumeri o degli aneddoti. Lo stile diun politico come Enrico Letta, fattodi sfumature, fatica a imporsi. La Dc,salvo qualche eccezione, con internet

Avere uno stile e una comunicazione chiari, attendibili e coerenti, anche sul piano umano.

Fidelizzare i propri elettori, mettendo a frutto anche le peculiarità dei new media.

Per Klaus Davi sono le strategie oggi vincenti per i politici italiani

Francesca Druidi

Credibilità prima di tutto

Klaus Davi, scrittore e giornalista

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 35

Klaus Davi

non avrebbe mai funzionato».In previsione delle prossime ele-

zioni politiche del 2013 verrà pri-vilegiato un medium piuttosto cheun altro?«Non si può prevedere ora. La tele-visione resterà importante, checchése ne dica, con talk show e confronti.Internet rappresenterà uno stru-mento di difesa ma anche di attaccoin campagna elettorale. Sarannosempre più rivalutate le radio e, inbase al sistema elettorale, conterà piùo meno la stampa locale».

Quali saranno, invece, le strate-gie utilizzate dai politici in cam-

pagna elettorale? «Anche in questo caso, impossibileprevederlo. Si può, usando il buonsenso, pensare a un marketing mixche impieghi tutte le leve, ma poi di-pende anche dallo stile del politico edel partito. Ad esempio, il Pdl, cheaveva un po’ sottovalutato la rete, staora investendo molto su internet.Un’altra variabile è rappresentata daisoldi che gireranno e non va escluso ilporta a porta. Questo discorso è, adogni modo, condizionato dal sistemaelettorale: se rimane quello bloccato,prevarranno i sistemi generalisti. Se cisarà la preferenza, internet rivestirà un

ruolo ancora maggiore. L’uso deimedia non va pensato in astratto, madeclinato in concreto».

L’elettorato da quale elementorimarrà più colpito?«Gli elettori andranno a vedere per-sino cosa i politici “hanno nelle mu-tande”, ossia conterà ogni aspetto. Epotendo misurare tutto, peserà la coe-renza del politico in questi cinqueanni. Poi naturalmente inciderannoelementi che variano da persona apersona. Le leve di marketing piùforte saranno, in generale, la coe-renza, l’attività svolta e, certo, inci-derà anche la comunicazione».

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La televisione resterà importante, checchése ne dica, con talk show e confronti. Internetrappresenterà uno strumento di difesa ma anchedi attacco in campagna elettorale

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36 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

IL LINGUAGGIO DELLA POLITICA

Semplicità e chiarezza sono le parole d’ordine per far presa su un elettorato

in larga parte sfiduciato nei confronti della politica dei partiti. L’opinione di Renato Mannheimer

Francesca Druidi

È finita l’era del politichese

«Gli italiani ce lapossono fare,basta unire tuttele forze produt-

tive del paese». Frasi come questa,che campeggiano sui quotidiani op-pure rimbalzano dalla rete alla Tv,andrebbero evitate dai politici. Èl’opinione di Renato Mannheimer,noto sondaggista e presidente del-l’Ispo (Istituto per gli studi sullapubblica opinione). «Gli italiani cer-cano oggi messaggi chiari, non piùil politichese».

Qual è il problema più evidentesul fronte della comunicazionepolitica?«Si presenta un doppio nodo: da unlato, i politici continuano per lo piùa non offrire proposte chiare, sem-plici e concrete. E, dall’altro, c’è pro-prio un deficit di credibilità. Ipolitici non sono percepiti come cre-dibili perché in passato non hannosaputo mantenere le promesse fatte».

Rileva differenze tra “i tecnici” eil resto della classe politica?«Il governo tecnico è creduto di più,anche se è riuscito a raggiungeretutti gli obiettivi che si era prefissatoinizialmente. Si segnalano differenzedi stile piuttosto forti tra i messaggidei membri del governo tecnico -più diretti e precisi - e quelli dei po-litici tradizionali, maggiormentevaghi e indistinti. Basti prendere ad

esempio il caso della ri-forma elettorale: tutti i po-litici affermano che occorreuna riforma elettorale utileper il Paese ma senza en-trarvi davvero nel meritoperché, in realtà, non vo-gliono né parlarne né por-tarla a termine».

Nei recenti sondaggi, ilconsenso degli italiani neiconfronti del Movimento5 Stelle supera ormai lasoglia del 20 per cento.Che cosa convince?«Non è una questione di convinci-mento. È che il Movimento 5Stelle se la prende con i partiti. Ècosì grande la sfiducia nei con-fronti dei partiti tradizionali che icittadini o dicono che non vanno avotare - il 50 per cento in questomomento - o vanno in cerca diuna sponda che li rappresenti con-tro questi soggetti».

Quanto funziona oggi un lin-guaggio acceso?«Ha sempre funzionato. Ha co-minciato Bossi e ha subito avutosuccesso. In base alle analisi cheavevamo realizzato al tempo,emergeva l’apprezzamento versoun certo tipo di linguaggio un po’grezzo, perché riproduceva agrandi linee le conversazioni neibar sotto casa, trasmettendo una

sensazione di vicinanza all’eletto-rato. Bossi identifica un estremo diquesta tendenza, ma comunque unlinguaggio un po’ grezzo solita-mente aiuta. Ciò che conta dav-vero è la semplicità dei messaggi,come ha dimostrato il Berlusconidei tempi d’oro».

Quali strategie utilizzeranno ipolitici nella prossima campagnaelettorale?«Mi auguro per loro che saprannoessere più convincenti rispetto aquanto hanno saputo fare finora».

Su quali temi verterà la corsaelettorale?«La principale preoccupazione pergli italiani è il lavoro, anche per chiha il posto fisso. Chi saprà fare mag-giore presa su questo versante partiràcon un sostanziale vantaggio».

Renato Mannheimer, presidente dell’Istituto

per gli studi sulla pubblica opinione

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40 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

LIBERALISMO

Oggetto di numerose di-samine ma disattesofino a oggi nei fatti, illiberalismo resta una

proposta tutta da decifrare perquanto riguarda il nostro Paese. «Il li-beralismo ha una grandissima fiducianella capacità della società civile difunzionare bene in maniera sponta-nea – evidenzia Giovanni Orsina,docente di storia presso la Liberauniversità internazionale degli studisociali Guido Carli e autore di diversisaggi – ma in Italia fiducia nella so-cietà non c’è mai stata. È semprestata diffusa la convinzione che lasocietà civile è immatura, arretrata, eche, quindi, vi sia bisogno di un

grande sforzo per farla crescere». Cosa ha frenato l’applicazione

dei principi liberali fino a questomomento in Italia?«Il nostro è un paese più a tradi-zione giacobina, con l’idea di unaclasse dirigente e di uno Stato cheimpongono alla società di funzio-nare in una determinata maniera.Anche il liberalismo che si è svilup-pato, quello del periodo pre-fascista,è di carattere interventista e statalista,dove la libertà non sorge dal bassoma si costruisce dall’alto. Poi nelcorso del Novecento si sono susse-guiti il fascismo e il comunismo, chedi liberale hanno naturalmente benpoco, e il cattolicesimo politico, che

di liberale avrebbe avuto molto, mache dagli anni Cinquanta in poi havisto prevalere una corrente non li-berale. De Gasperi era un cattolicopolitico fortemente liberale, Sturzoera un liberale con alcune caratteri-stiche ben precise; Fanfani e Moronon erano liberali, non saprei direquale dei due lo fosse di meno».

Nel contesto attuale di crisi, esi-stono i margini per una svoltamaggiormente liberale?«È molto difficile. L’Italia è un paeseche perde i treni della storia e il trenodella storia del liberalismo è transi-tato negli anni Ottanta. È statoquello il momento di grande for-tuna, almeno del liberalismo econo-mico: molti, infatti, all’idea di con-siderare Reagan e Thatcher deiliberali storcerebbero il naso. L’Italiaha perso quell’ondata, anzi in queglianni ha accumulato il proprio debitopubblico. Poi, in qualche modo, ha

Lo stallo dei partiti italiani in deficit di leadership può

rappresentare l’occasione per una rinnovata spinta liberale.

Ma a pesare, secondo il professor Giovanni Orsina, sono crisi

e globalizzazione: «La paura non aiuta il liberalismo»

Francesca Druidi

Un’amara liberalizzazione

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 41

Giovanni Orsina

acchiappato la coda di quel trenocon il 1994, ma quell’operazionenon è stata portata a compimento,non ha funzionato. Oggi, da un lato,l’unica strada che possiamo seguireper cercare di adattarci alla situa-zione a livello mondiale è quella di li-beralizzare, affrontando la competi-zione internazionale in una formapiù dinamica di quanto non sia statofatto fino ad ora, dall’altro lato lagente è atterrita».

Da cosa in particolare?«La parola globalizzazione, cheaveva un sapore buono a metàdegli anni Novanta, ha progressi-vamente perso il suo gusto piace-vole. Se, inizialmente, l’idea chel’Italia fosse coinvolta nei processidi globalizzazione suscitava spe-ranze, oggi genera più che altro ti-mori. Dopo quindici anni, ci sonostati prima l’11 settembre e poi lacrisi economica. Per l’opinione

pubblica il mondo è unposto pericoloso dalquale difendersi, noncerto un luogo di oppor-tunità. E la paura nonaiuta il liberalismo».

Non è ottimista sulfatto che possa esserciun cambio di rotta?

«Saremo costretti a compiere deipassi in termini di liberalizzazioneeconomica, ma non vedo nessunoche possa “vendere” agli italiani que-ste misure come azioni da adottarecon entusiasmo. Sono “pietanze” dafar ingoiare all’opinione pubblicacome una medicina amara piutto-sto che come un buon pasto».

Lei è direttore scientifico dellaFondazione Luigi Einaudi diRoma, che in un recente convegnoha lanciato una proposta alterna-tiva di riforma del finanziamentodei partiti. Di che cosa si tratta?«è una proposta che parte comunquedal presupposto che la politica è ne-cessaria. Nessun liberale afferme-rebbe il contrario, a meno che non sitrattasse di un esponente di estremadestra liberale (libertaria). La politicacosta ed è giusto che venga finan-ziata. Per un liberale il meccanismoprevalente di finanziamento deve es-

sere volontaristico, proveniente cioèdai cittadini e non dallo Stato. Laproposta è quella di un modello mi-sto con un piccolo rimborso-speseelettorale, mirato in maniera esclu-siva all’appuntamento con le urne,in ragione di un euro per voto e conforme di sgravio fiscale per chi, in-vece, intende finanziare liberamentei partiti. In quanto strumento delloStato, le elezioni resterebbero cosìsostenute da quest’ultimo, mentre ilfunzionamento della politica e deipartiti sarebbe ad appannaggio dellasocietà civile, aiutata in questo casodelle agevolazioni fiscali».

Quali sono le possibilità chequesta proposta venga recepita eaccettata dalla classe politica?«A parole possono essere tutti d’ac-cordo, nei fatti assolutamente no.Un modello di questo tipo costrin-gerebbe i partiti italiani a mettersi a“ribussare” alle porte e a cercare di re-cuperare il contatto e il dialogo coni cittadini per chiedere e ottenere fi-nanziamenti. Alcuni politici sonoesplicitamente contrari, come adesempio Violante, denunciando il ri-schio di consegnare la politica al con-trollo dei poteri forti. Chi si dice fa-vorevole a parole, poi nei fatti non loè davvero».

Nella pagina precedente, Giovanni Orsina,

docente e direttore scientifico della Fondazione

Luigi Einaudi di Roma

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Saremo costretti a compiere dei passiin termini di liberalizzazione economica,ma non vedo nessuno che possa“vendere” agli italiani queste misure

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42 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

LIBERALISMO

“Società Libera” èun’associazione cul-turale tesa allo stu-dio e alla promo-

zione del liberalismo. L’annualerapporto sul processo di liberaliz-zazione della società italiana e lamarcia internazionale per la pacecostituiscono due delle sue princi-pali iniziative. Il direttore VincenzoOlita fa il punto sullo stato di sa-lute del liberalismo in Italia.

Qual è l’attuale situazione delnostro Paese?«Pessimo, perché se nel recentepassato c’è stata un’ubriacatura,quasi un abuso del termine libera-lismo, oggi invece si addossa a que-sta parte culturale responsabilitàche, in realtà, non ha. Negli anniscorsi, tutti si sono dichiarati libe-rali: D’Alema si è dichiarato un li-berale di sinistra; si è, inoltre, par-lato a lungo della rivoluzioneliberale che doveva avvenire a de-stra. Liberalismo è una paroladolce e suadente che significa tuttoe nulla, perciò tutti si sono riversatia capofitto su questo termine che èdiventato, di fatto, un’etichetta.Con la crisi internazionale, questatendenza si è attenuata. Al mer-cato, ai liberali, alla libera concor-renza, sono state attribuite colpeche non avevano. Non si tratta di

difendere a spada tratta il liberali-smo o il mercato, ma ci sono colpeevidenti della politica, non soloitaliana, che non ha saputo dareregole e certezze, e il mercato si ètrasformato in un non-mercato. Ilproblema, quindi, non è il libera-lismo, è che la politica si occupa ditutto in maniera spropositata,mentre dovrebbe concentrarsi supochi aspetti, stabilendo poche re-gole condivise».

Su quali temi si giocherà il futurodel liberalismo in Italia e non solo?«Il liberalismo andrebbe innanzi-tutto ridefinito. Società Libera ri-tiene che il liberalismo si basi es-senzialmente sul concetto dellacentralità della persona e della suaresponsabilità individuale. A ciò siricollega anche il tema dell’etica in-dividuale. Di fronte all’abusoodierno di questi termini, occorreriscoprire concetti quali responsa-bilità individuale, partecipazione atutti i livelli e cittadinanza. Viviamoin una società massificata, che soffrela mancanza di un’informazione se-ria e consapevole da parte dei mezzidi comunicazione, presupposto fon-damentale per una piena partecipa-zione. Oggi non è più sufficientelegare il concetto di cittadinanzaalla sola possibilità di voto alle urne;bisogna allargare la sfera della par-

tecipazione, anche, per esempio, at-traverso lo strumento referendario.Serve, inoltre, riportare la politicanel suo ambito. È preoccupante ilproblema della classe dirigente inItalia, di governance in generale: iltasso di credibilità si è molto ab-bassato. Del resto, io che ero in di-saccordo con la Prima Repubblicanon posso comunque fare a menodi riconoscere che, sotto il profilodella formazione politica, c’è un gapsostanziale rispetto alla Seconda Re-pubblica. Il fulcro resta comunquequello della libertà. Si pensi alla si-tuazione della libertà individuale inalcune aree del Mezzogiorno».

Contesti in cui la libertà dell’in-dividuo viene messa a dura provadalla criminalità organizzata.«Lo Stato ha perso in alcuni casi ilcontrollo del territorio, ad esempioin alcune aree della Campania e

Responsabilità, etica, cittadinanza. Temi centrali attorno ai quali andrebbe

ridefinito il liberalismo secondo Vincenzo Olita. Il direttore di Società Libera

annuncia la presentazione di un manifesto contro la criminalità

Francesca Druidi

Meno Stato, più partecipazione

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 43

Vincenzo Olita

Nella pagina precedente,

Vincenzo Olita, direttore

dell’associazione

Società Libera

Come in ambito economico,anche nel contrasto al crimineorganizzato la ricetta è meno Stato,con poche regole che consentanogrande efficacia

della Calabria. Diventa difficile in-vocare crescita e sviluppo quandomancano i presupposti di base. Daqui poi inevitabilmente ci si ricol-lega anche al discorso economico,ai motivi per cui le imprese stra-niere non vengono a investire e alledifficoltà degli imprenditori nelMeridione».

Come si potrebbero applicare iprincipi liberali per inseguire cre-scita e benessere?«Ritengo che occorra andare con-trocorrente rispetto a quanto si stafacendo. La ricetta è sempre lastessa: meno Stato, in particolareuno Stato che eserciti poche diret-trici di governance e non entri nelmerito della quotidianità dei citta-

dini. Se non immettiamo impor-tanti flussi di libertà individuale,non arriveremo alla crescita eco-nomica. Purtroppo, più il tempopassa e più si diffonde l’idea che c’èbisogno comunque e dovunquedell’intervento dello Stato. La si-tuazione in alcune zone del Paese è,invece, proprio da addebitare allasua onnipresenza. È in pro-gramma, a ottobre, a Salerno ilconvegno “Stato e criminalità”dove presenteremo un manifestoliberale sulla criminalità».

Quali i punti salienti?«La responsabilità dello Stato sulversante del crimine organizzato èpesante. Non è un problema di or-ganico: considerando il rapporto

numerico tra cittadini e presenzadelle forze di polizia, l’Italia è infattial primo posto nel mondo occi-dentale. Il nodo critico è che non sipuò contrastare in maniera radicaleil crimine organizzato solo con l’at-tività repressiva. Come in ambitoeconomico, la ricetta è meno Stato,con poche regole che consentanogrande efficacia; nel contrasto alcrimine organizzato auspichiamoun diverso ruolo dello Stato, ca-pace di affiancare alla necessaria re-pressione quotidiana un impegnoserrato sul fronte dello sviluppoeconomico e una vera e propria ri-voluzione culturale. Senza questainterconnessione, in Italia la lotta alcrimine è persa».

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STRATEGIE

Di perdita di competitività del-l’Italia si discute ormai datempo, ma l’acuirsi della crisiimpone un’accelerazione su un

tema che, insieme a quello della crescita, rap-presenta senz’altro uno dei fronti prioritari diintervento. La Regione Lombardia, di con-certo con il sistema camerale e altri attorieconomici e istituzionali, ha messo in campouna serie di piani di sviluppo e di accordi persostenere e rilanciare il tessuto produttivoregionale, facendo leva sulle eccellenze lom-barde e puntando su giovani e infrastruttureimmateriali come la banda ultra larga. Il go-vernatore Formigoni entra nel dettaglio delleiniziative che accompagneranno la Lombar-dia nei prossimi mesi.

All’esigenza di recupero di competitivitàtenta di rispondere innanzitutto la piatta-forma Invest in Lombardy, rivolta all’inter-nazionalizzazione. Su quali fronti sarà arti-colata, nello specifico, questa iniziativa? Econ quali obiettivi?«Invest in Lombardy è un servizio gratuito e“chiavi in mano” che abbiamo deciso di rea-

lizzare, in collaborazione con la Camera diCommercio di Milano, per attrarre e sup-portare gli investimenti esteri in Lombardia.Si tratta di una guida per l’investitore esterocon tutte le informazioni indispensabili siaper conoscere le opportunità offerte dallaRegione e le sue caratteristiche più attrattive,sia per poter avviare un’impresa in un solgiorno senza intoppi ma, anzi, sfruttando gliincentivi e le semplificazioni messi in campodalla pubblica amministrazione. Siamo con-vinti che questa piattaforma ci aiuterà ancoradi più a promuovere la Lombardia come unadestinazione di business con vantaggi com-petitivi comparabili a quelli dei principaligateway europei come le aree di Parigi, Lon-dra, Francoforte e Madrid; a intercettare iprogetti di investimento delle aziende esteree veicolarli verso la nostra regione; ad assi-stere l’investitore straniero in tutte le fasi delprocesso di investimento, in collaborazionecon società e professionisti privati lombardi».

Regione Lombardia e Fondazione Cariplohanno siglato un accordo da 9 milioni dieuro per la ricerca e l’innovazione. Quanto è

La piattaforma Invest in Lombardy,

la sperimentazione della banda ultra larga e l’accordo

di programma per la competitività sono alcuni

degli strumenti necessari alla promozione del sistema

regionale. Ne parla Roberto Formigoni

Francesca Druidi

Gli asset necessariper una Lombardiapiù attrattiva

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 47

Roberto Formigoni

possibile ritagliare un ruolo allo sviluppo diquesti due asset in un momento delicatocome questo? Su quali settori e produzionioccorre puntare le principali risorse econo-miche e formative per quanto riguarda il tes-suto produttivo locale?«Il tema della ricerca, dell’innovazione tec-nologica e della valorizzazione del capitaleumano rappresenta tradizionalmente uno deipunti di forza del sistema lombardo. Gli in-vestimenti in ricerca e sviluppo superano inLombardia i 4 miliardi di euro all’anno e co-stituiscono il 21 per cento di quelli nazionali.In questo contesto si inserisce l’accordo dicollaborazione con la Fondazione Cariplo pervalorizzare e integrare le eccellenze scientifi-che, sviluppare il capitale umano, favorire laricerca di qualità e rafforzare la capacità diprodurre innovazione, con un’attenzione par-ticolare nei confronti dei giovani. Voglio an-che ricordare il bando Miur con il quale so-steniamo la ricerca in specifici settoritecnologici considerati di interesse strategico,quali l’agroalimentare, l’aerospazio, l’ediliziasostenibile, l’automotive e l’energia, le fonti

rinnovabili, le biotecnologie, l’Ict e i nuovimateriali, oltre a moda, design e meccanica diprecisione».

Attrattività del territorio lombardo, inno-vazione, reti d’impresa e accesso al creditosono tra le priorità strategiche previste dal-l’accordo di programma 2012 tra la Regionee il sistema camerale lombardo. Qual è lostato di attuazione del piano?«L’accordo di programma sulla competitivitàè lo strumento principale di azione che ab-biamo costruito insieme al sistema cameraleper sviluppare un’azione comune a favore delnostro sistema economico e produttivo. Dal2006 al 2011 abbiamo messo in campo circa380 milioni di euro. Per il 2012 il programmad’azione prevede interventi per circa 73 mi-lioni di euro a sostegno della competitività el’attrattività delle imprese e del territorio lom-bardo. Abbiamo già assegnato molte risorse equindi sono già aperti diversi bandi specifici,come il voucher per l’internazionalizzazione,il voucher ricerca e innovazione, il Fondo ab-battimento interessi sui finanziamenti di“CreditoAdesso” e il supporto delle attività

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Invest in Lombardy è un serviziogratuito e “chiavi in mano”per attrarre e supportare gliinvestimenti esteri in Lombardia

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dei Confidi. Nel corso di quest’anno verràanche data attuazione ad alcune importantimisure approvate sul programma 2011, inparticolare il programma operativo speri-mentale per la diffusione della responsabilitàsociale di impresa e gli accordi di sviluppoterritoriale per l’insediamento di nuove atti-vità produttive».

È partita la sperimentazione della bandaultra larga. Quali gli step e l’investimentoprevisti?«Dopo l’impegno per la diffusione dellabanda larga su tutto il territorio lombardo,siamo partiti con la prima sperimentazionedella banda ultra larga. Abbiamo sottoscrittouna convenzione con i comuni di Monza eConcorezzo, con la Camera di Commercio diMonza e Brianza e il distretto green e high

tech per l’avvio della sperimentazione dellabanda ultra larga (Bul) e dei servizi a essacollegati in un’area fortemente industrializzatadella Brianza. Per avviare questo processo vir-tuoso, Regione Lombardia ha stanziato 1,1milioni di euro per la realizzazione di infra-strutture passive (canalizzazioni e fibre otti-che). Il progetto prevede quattro step: in que-sto mese di settembre parte l’analisi delladomanda e la raccolta delle adesioni prelimi-nari attraverso la compilazione di questio-nari. A novembre è previsto l’avvio della garaper la realizzazione e la gestione della rete,mentre a febbraio del prossimo anno sarannoformalizzate le adesioni preliminari mediantel’effettiva sottoscrizione di contratti; ad aprilesarà infine implementata la rete e avviati i ser-vizi di connettività».

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BANDA ULTRA LARGA LA CIFRA STANZIATADALLA REGIONE LOMBARDIA PER L’AVVIO DELLASPERIMENTAZIONE DELLA BANDA ULTRA LARGA IN BRIANZA

1,1 mlnRoberto Formigoni

all’intesa per l’avvio

dalla banda ultra larga

in Brianza il 18 luglio

scorso

STRATEGIE

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STRATEGIE

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Il sistema delle impresemilanesi è ancora solidoe capace di creare nuoveformule di aggregazioni

come le reti, ma si confrontacon una crisi che non ha esau-rito i suoi effetti negativi. Unacrisi globale, legata in primisal debito pubblico dei Paesipiù industrializzati. Ma laLombardia è un territorio chenon vuole rassegnarsi alla cul-tura del declino inevitabile.«Per rimettersi in piedi la no-stra economia – sostiene ilpresidente della Camera diCommercio di Milano CarloSangalli – ha bisogno di duemotori: l’export, che conti-nua ad avere un andamentopositivo, e il mercato in-terno». Milano è, infatti, unacittà fortemente internazio-nalizzata ma legata, per il 72per cento delle sue attività, alcommercio e ai servizi, chesenza domanda interna ri-

mangono di fatto privi di car-burante. «È necessario entrarein una logica di rinnova-mento continuo puntandosull’innovazione e sul raffor-zamento delle infrastrutturemateriali e immateriali, comequelle digitali».

È possibile fare una pre-visione di medio e lungoperiodo?«Anticipare l’andamento del-l’economia nei prossimi anni èmolto difficile. Le previsionifatte a fine 2011 dall’ufficiostudi della Camera di Com-mercio di Milano, sulla base didati Unioncamere Lombardiae Prometeia, stimavano in unaprospettiva che arriva fino al2014, un aumento del valoreaggiunto per l’economia mila-nese del 2 per cento. Le previ-sioni segnalavano anche unacrescita dell’interscambio del5,5 per cento per l’export e del3,9 per cento per le importa-

I dati confermano il rallentamento dell’economia

milanese, ma disegnano uno scenario, provinciale

e regionale, più positivo dell’andamento registrato

a livello nazionale. Il presidente della Camera

di Commercio di Milano Carlo Sangalli spiega

cosa ha permesso di reggere alla crisi

Renata Gualtieri

Milano, città apertae attenta ai cambiamenti

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zioni. Il 2012 si prospettaquindi come un anno di tran-sizione, in cui dovremo porrele basi per la tenuta dell’eco-nomia e per la successiva ri-presa. Il 2012 sarà un annoimportante per ripartire connuove iniziative necessarie perla crescita del sistema delle im-prese e per la loro competiti-vità internazionale. In questadirezione è necessario un im-pegno condiviso delle istitu-zioni a favore del rilancio delnostro sistema territoriale».

Da dove potrà scaturire va-lore aggiunto economico e so-ciale in un prossimo futuro?«Milano può vincere la sfidadella globalizzazione solo se sipresenta come una città apertae dinamica, non statica. Unacittà statica subisce le evolu-zioni dell’economia globalestandone sostanzialmente aimargini, come un porto dovemerci e risorse passano o si de-positano ma senza ulterioriconseguenze. Al contrario,una città aperta e dinamica ècoraggiosa, multiculturale, maconsapevole delle proprie ra-dici e capace di mettersi ingioco. Un vero centro di in-novazione, in cui produzione ecreazione si rafforzano a vi-cenda, e in cui le istituzionipubbliche devono diventareanimatrici di circuiti virtuosi.Milano, insomma, centrodella rete globale. Non staticae presa nella rete».

L’indice di fiducia da partedegli imprenditori si man-tiene negativo. Cosa impen-sierisce di più? «L’indice Ispo per la Cameradi Commercio di Milano è

l’indicatore di “economic sen-timent” delle imprese milanesi,e il dato degli inizi di que-st’anno è negativo. Come pre-vedibile il livello di sfiduciadelle imprese è salito e l’87 percento ritiene che i migliora-menti siano più lenti del previ-sto. Si tratta di preoccupazioniche riguardano le principali va-riabili aziendali, come ordini,fatturato e occupazione. Tra ifattori che impensierisconomaggiormente le imprese cisono l’incertezza del contesto,l’aumento dei tassi di inte-resse, il calo degli ordini e inparticolare le difficoltà di ac-cesso al credito. Le stesse im-prese ci dicono che, negli ul-timi 3 mesi, in un caso suquattro non hanno ottenuto ilprestito richiesto».

Quali azioni ha messo inatto la Camera di Commerciodi Milano e quali le iniziativefuture a sostegno delle micro,piccole e medie imprese, spe-cie per favorire i processi diinternazionalizzazione?«La ripresa è trainata dalle espor-tazioni, almeno dai segnali chearrivano e che sono già iniziati

lo scorso anno per rafforzarsi nel2012. In questo quadro diven-tano importanti le azioni disupporto all’internazionalizza-zione consolidate intorno a Pro-mos, l’azienda speciale dell’en-te camerale con 15 uffici nelmondo, da Shanghai al Cairo,da San Paolo a Mosca, da Mum-bai a Seoul. Le imprese del ter-ritorio vengono accompagnatenel loro percorso di internazio-nalizzazione e aiutate nell’inse-rimento sui mercati di interes-se grazie all’integrazione dei di-versi strumenti di supporto;dalle vetrine on line, alla parte-cipazione a fiere e presentazio-ni del made in Italy all’estero, allaricerca diretta di partner. Inquesto contesto Expo può rap-presentare un’occasione impor-tante per rafforzare questi rap-porti e crearne di nuovi. E que-sto è il fronte su cui siamo im-pegnati per una ricaduta direttasulle imprese. Vanno promossi alivello internazionale design,buon gusto, creatività e innova-zione, che sono quegli elemen-ti alla base della competitività del-le nostre imprese conosciuti e ap-prezzati nel mondo».

In apertura,

il presidente della

Camera di Commercio

di Milano Carlo Sangalli

Carlo Sangalli

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 51

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CREDITO & IMPRESE

IL FINANZIAMENTO ALL’ECONOMIA LOMBARDASecondo il rapporto della Banca d’Italiasull’economia della Lombardia, nellaprima parte del 2012 i finanziamenti ban-cari si sono ridotti (-0,9 per cento amarzo), una dinamica più accentuata diquella registrata nella media italiana. I pre-stiti alle imprese, ancora in crescita nel2011 (+0,2 per cento), sono diminuitinella prima parte del 2012 (-3,0 per centoa marzo). Tale andamento ha interessato in

misura più accentuata i finanziamenti allepiccole aziende, che hanno registrato uncalo del 3,4 per cento nel 2011, intensifi-catosi nell’anno in corso (-5,1 per cento amarzo). Il credito alle famiglie ha rallentatoal 2,8 per cento nel 2011, dal 3,8 percento dell’anno precedente, pur fornendoun sostegno alla dinamica complessiva. Ladecelerazione è proseguita nei primi mesidell’anno (1,8 per cento).

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 53

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CREDITO & IMPRESE

Mediolanum ha compiuto 30anni. Al momento della sua na-scita, come gruppo che facevaconsulenza globale nel settore

finanziario e in quello assicurativo, non c’eral’idea di creare una banca. Poi è arrivato in-ternet, l’esempio della First direct, cioè dellaprima banca telefonica in Inghilterra, e quindila trasformazione in banca nel 1997. «Graziealla scelta di non avere filiali, strutture oggisempre più obsolete e costose, e di avvalersi delcanale umano rappresentato dai family banker– spiega Ennio Doris – Mediolanum è la bancache, da un lato, ha meno costi di tutte le altre,e quindi può fare condizioni migliori, e dal-l’altro dà una consulenza di altissimo livello. Eil sistema funziona talmente bene che oggisiamo tra le banche che erogano di più nel set-tore dei mutui. E mentre le altre banche hanno

il problema dei dipendenti in esubero noi con-tinuiamo ad assumere».

In questo momento di particolare insta-bilità economica dei mercati finanziari comeoccorre fronteggiare la crisi e in cosa questasi differenzia dalle altre?«Questa è una crisi strutturale non solo del-l’Italia, ma dell’Europa intera. Sono arrivati alpettine i nodi emersi con la creazione della mo-neta unica, l’euro, nato senza che contempo-raneamente ci sia stata la creazione di unostato centrale, senza quindi la possibilità diusare gli strumenti che sono a disposizione diuno stato centrale. Una situazione del genere,con l’unica istituzione davvero funzionanteche è la Banca centrale europea, ma che ha unostatuto che le impedisce di muoversi comesuccede alla Fed, ha reso evidenti le enormi dif-ferenze che ci sono all’interno dell’Europa da

IL SISTEMA BANCARIOITALIANO RESTA SOLIDOQuesta sarà una crisi più lunga rispetto a quelle del passato, perché strutturale,

ma il presidente di Banca Mediolanum, Ennio Doris, crede nella solidità

del sistema bancario italiano. Invita le aziende a continuare a investire

e attende un lento recupero nel 2014

Renata Gualtieri

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 55

Paese a Paese, mettendo in crisi soprattutto ipaesi del sud Europa che, con una monetaunica identica alla Germania e all’Olanda, sisono presentati in condizioni di inferiorità a li-vello organizzativo ed economico».

Oggi ci si domanda se l’euro sparirà o sela mancanza di un’autorità centrale verràcolmata con una serie di provvedimenti. «Sono convinto che l’euro rimarrà perché laGermania ha tutto l’interesse che sia così: haavuto un vantaggio enorme per le esportazionisia fuori dall’Europa che all’interno in quantoha eliminato quelle svalutazioni competitiveche ogni tanto alcuni stati (come l’Italia) face-vano, ma nello stesso tempo non vuole assu-mersi i debiti del sud Europa. Occorre andareavanti nella costruzione europea ma d’altrocanto è necessario che sia la Bce che Draghiprendano decisioni diverse rispetto al passato,

e questo sembra che stia avvenendo. Ciò spiegaperché questa è una crisi strutturale un po’ di-versa da quelle del passato: l’economia finan-ziata con i debiti pubblici dello Stato italianonon può più continuare, quindi bisogna pren-dere provvedimenti che taglino i costi del-l’amministrazione pubblica. Si è deciso di au-mentare le tasse per arrivare al pareggio dibilancio, ma questi sono tutti provvedimentiche accentuano la crisi economica. Rispetto aquelle precedenti questa sarà una crisi piùlunga e ognuno nel proprio ruolo dovrà esserepreparato ad affrontarla».

Analizzando la delicata situazione italianaed europea, quali i possibili scenari? Che2013 si aspetta?«Mi aspetto che nel 2013 in Italia, se andràbene, avremo un Pil uguale a quello del 2012e che ci sia un lento recupero nel 2014. Tutta

Ennio Doris,

presidente di Banca

Mediolanum

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56 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

l’Europa sta rallentando per il peso dei paesidel sud e questo sta diventando un problemaanche per l’America, per l’Asia e per la Cina.La ripresa dell’America è modesta perché sel’Europa, che è la più grande area commercialeal mondo, si ferma, l’effetto si fa sentire sia ne-gli Usa che in Cina, dove corrono ancora, macon una velocità inferiore rispetto al 2011».

L’attuale realtà economico-finanziaria inche misura e come impatta sui risparmiatorie sulle scelte degli imprenditori? E come lostato d’animo dei risparmiatori si riflettesul tipo di investimento scelto?«I risparmiatori sono molto preoccupati e spa-ventati, mai era successo nella loro vita di sen-tir parlare di potenziale default dell’Italia, cosanella quale io non credo. I più preoccupati ten-gono il denaro a casa, altri portano il denaro al-l’estero commettendo un reato e correndo deirischi, come è successo quando il franco el’euro avevano identico valore di cambio e orahanno perso il 20 per cento. I pochi che hannofatto scelte razionali, avendo al loro fianco unconsulente preparato, hanno diversificato intutto il mondo tramite lo strumento dei fondicomuni, che mette il cliente al riparo dai rischidi valuta e Paese. Essendo investiti non solo inItalia, ma anche in Europa, in Usa, in Cina, inIndia possono guardare agli avvenimenti diuna singola area senza preoccupazioni. Per leaziende che hanno saputo crearsi un mercatointernazionale invece il 2012 è un buon anno,chi non ha problemi di liquidità non deve ta-gliare gli investimenti ma aumentarli».

Come giudica la solidità del sistema ban-cario italiano e come gli istituti di credito

stanno assolvendo al loro compito di finan-ziare l’economia reale?«Il sistema bancario italiano è uno dei più so-lidi in assoluto perché gli istituti italiani nonsi sono fatti prendere la mano dagli investi-menti finanziari durante la bolla degli anni2007 e 2008 e non hanno scheletri nell’arma-dio. Contestualmente però sono molto espo-sti verso l’economia reale che è in grande diffi-coltà e questo sta creando problematiche aibilanci degli istituti di credito, che dal cantoloro hanno reagito molto bene ricorrendo adaumenti di capitale necessari per affrontare lacrisi. E poi hanno in cassa i titoli di Stato ita-liani. Io sono convinto che lo Stato italiano siasolido per una serie di ragioni connesse con ilnostro sistema di risparmio, con le partecipa-zioni statali, con gli immobili, quindi non c’ènulla da temere. Per contro devono affrontareuna liquidità che costa molto per colpa dellospread e questo incide sulla loro capacità dierogare credito, oltre a essere diventati piùprudenti per la crisi economica stessa».

Quali i principali effetti sul mondo delcredito in Lombardia e come valuta il rap-porto banche e imprese sul territorio?«I principali effetti sono il forte rialzo dei tassie del costo del denaro e la scarsa liquidità. Equesto non poteva che impattare sulle banche.Contemporaneamente questa crisi, che è so-prattutto di consumi perché la gente si è spa-ventata, ha messo in difficoltà le aziende fa-cendone fallire tantissime. Ora il problema èdelle banche, e siccome il denaro non è loroma dei risparmiatori devono cercare di ero-garlo a chi sanno che poi lo restituirà».

CREDITO & IMPRESE

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 57

Irisultati della ricerca per il 2012 condottadall’ufficio studi di Mediobanca traccianoun quadro a tinte fosche sia per l’industriache per le banche. Ma guardando attenta-

mente tra i dati emersi, fa notare Bruno Ermolli,presidente di Promos, azienda speciale della Ca-mera di Commercio di Milano, si scorgono al-cuni segnali incoraggianti, tra cui «una ripresache, seppur debole, è già in atto perchè nel com-plesso i fatturati delle imprese sondate sono cre-sciuti rispetto all’anno precedente, così come iprestiti degli istituti di credito». Ancora una volta,sono le piccole e medie imprese manifatturiere adazionariato italiano a rispondere alla crisi, graziealla loro intrinseca resilienza, flessibilità e capacitàdi far leva sui fattori che trainano lo sviluppo: in-ternazionalizzazione, innovazione, capitaleumano, sinergia nelle reti e nei distretti. «Processiche – commenta Ermolli, dallo scorso giugnomembro del cda di Mediobanca – devono esseresostenuti sia incrementando l’attrazione mirata di

investitori esteri e di fondi pubblici e privati, siasostenendo e agevolando la nascita di start up eimprese innovative».

Quanto la preoccupa la crisi che sta attra-versando il mondo del credito e come possonouscirne le banche italiane?«La sottocapitalizzazione caratterizza l’imprendi-toria italiana, costituita per circa il 99 per cento damicro, piccole e medie imprese: aziende che com-petono sui prodotti e nell’export, ma finanziaria-mente troppo fragili e quindi dipendenti dallebanche, oggi in crisi di liquidità. Per allentare lamorsa del credit crunch e allontanare il rischio in-solvenza che a catena ne deriva, occorre rimetterein moto il prestito ai privati e per questo occorreuna politica virtuosa a livello europeo».

Gli effetti della crisi del credito si fanno sen-tire anche in Lombardia?«Certamente la crisi finanziaria e la stretta del cre-dito si stanno facendo sentire anche sulle impreselombarde, acuendo le problematiche relative alle

LA LOMBARDIA NON TEMELA STRETTA CREDITIZIA«Nonostante la crisi degli ultimi anni il territorio lombardo ha grandi opportunità di

crescita e sviluppo». Bruno Ermolli indica quali sono le prospettive per l’economia

italiana e come cogliere le opportunità di rilancio

Renata Gualtieri

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Sopra,

Bruno Ermolli,

presidente di Promos e

membro del consiglio di

amministrazione di

Mediobanca

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58 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

disponibilità finanziarie, necessarie per avviare erealizzare progetti di crescita e sviluppo, pur inpresenza di valide idee e modelli di business.L’urgenza di far fronte a questo problema haperò innescato processi di risposta positivi: ha ac-centuato la necessità da parte di banche e fondidi investimento di intervenire con prospettive dilungo periodo, non solo per migliorare la liqui-dità delle aziende ma per portarle a una reale cre-scita economica, implementandone la strutturagestionale, il know how, i processi di innovazionee di internazionalizzazione».

Da dove possono arrivare possibilità di cre-scita per l’economia lombarda?«La Lombardia costituisce un territorio di grandiopportunità di crescita e sviluppo, a livello terri-toriale e globale. La specificità dei prodotti delmade in Italy e la velocità con cui le imprese siadattano ai cambiamenti del mercato, ampliandoil loro raggio d’azione, sono punti di forza su cuiinvestire. Promos e la Camera di Commercio diMilano si stanno muovendo su più fronti, pro-gettando e offrendo nuovi strumenti di sostegnomirato alle imprese del territorio: quelle che giàesistono e vogliono ampliare la loro presenza al-l’estero, mettersi in rete o sviluppare joint venturecon investitori stranieri, così come le start up, cherichiedono business plan solidi per poter accedereal credito e crescere. Senza dimenticare Expo2015: un’opportunità unica e una vetrina inter-nazionale per le eccellenze lombarde e italiane».

Promos ha pubblicato l’aggiornamento del-l’Osservatorio investimenti diretti esteri dacui risulta che negli ultimi due trimestri l’Ita-lia ha attratto solo 51 nuovi progetti di inve-

stimento dall’estero. La performance dell’Ita-lia rischia di trascinare verso il basso anche laLombardia?«In tempi di crisi è naturale che la selezione delmercato si faccia più rigida, e cresca la competi-zione tra le aree metropolitane più forti nell’in-tercettare i capitali, i progetti eccellenti e le attivitàpiù pregiate e a maggiore valore aggiunto. In que-sto contesto la Lombardia tiene: da qui passa ol-tre il 70 per cento dei capitali stranieri diretti nelnostro Paese e qui hanno sede 92 su 100 princi-pali multinazionali presenti in Italia. La Lombar-dia offre vantaggi competitivi rispetto alla mediaeuropea in termini di minor il costo del lavoro perunità prodotta, produttività totale dei fattori, ri-torno medio dell’investimento, con punte di ec-cellenza nei comparti tradizionali come in quelliad alto valore aggiunto. Occorre presentare aipotenziali investitori questi vantaggi: anche perquesto con il sistema camerale lombardo e la Re-gione abbiamo dato vita al servizio di scouting eassistenza “Invest in Lombardy”».

Perché occorre scommettere sempre di piùsull’internazionalizzazione?«La Lombardia è la regione più imprenditorialed’Europa, con oltre 820.000 imprese, e si collocaai primi posti nella top ten europea delle regionicon maggiore propensione all’internazionalizza-zione. La crisi che caratterizza il mercato domesticodelle nostre pmi è di domanda, non di competi-tività: per questo oggi guardare all’estero è una ne-cessità per affrontare e vincere la sfida globale, inchiave di crescita, innovazione e sviluppo. Uno svi-luppo che sfrutta il volano dell’export, unico datosaldamente positivo nella nostra bilancia».

CREDITO & IMPRESE

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Page 49: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 59

L’Acri compie cent’anni e in un secolola concezione del risparmio per gliitaliani è cambiata. Oggi le famigliesono più attente a come utilizzano i

propri soldi, ma il risparmio come lo si intendevauna volta, nel momento che stiamo vivendo permolti è una chimera. «Esiste ancora l’ideale del ri-sparmio, del voler metter da parte qualcosa per ipropri figli, – spiega Giuseppe Guzzetti, presi-dente di Acri – ma è difficile che oggi si riescaconcretamente a farlo. Le fondazioni su questofronte giocano un ruolo importante per il benecomune».

Quali iniziative sono previste in occasionedei 100 anni dell'Acri? «Siamo soliti festeggiare con sobrietà, da sempre:a giugno si è svolto il congresso di Palermo per ri-flettere sui problemi che ci troviamo ad affrontaretutti i giorni. Il miglior modo per celebrare l’an-niversario dell’associazione che rappresenta anchele casse di risparmio è stato condividere con le isti-tuzioni e con i rappresentanti del terzo settore lastrada fatta fin qui, e stringere un patto per il benedel nostro Paese: un’alleanza che ci vede impegnatitutti nel dare nuovi impulsi e fiducia nel futuro.

Abbiamo voluto, non a caso, celebrarlo al Sud,convinti del fatto che il nostro Paese può rialzarela testa se fonda il suo impegno sulla coesione,senza divisioni, tra Nord e Sud. Chi pensa il con-trario non ha chiaro il contesto. Ma anche quisono in molti a strumentalizzare certi temi».

Come vede il futuro delle fondazioni ban-carie italiane? «Una parte del Paese ha compreso il nostro ruolo,ne ha riconosciuto il valore e ci vorrebbe investiredi nuove responsabilità, rivolgendosi alle fonda-zioni anche per attività che però non sono di no-stra competenza. Abbiamo appena approvato laCarta delle fondazioni: un documento impor-tante varato dopo vent’anni dalla loro nascita. LaCarta però guarda al futuro, come giusto che sia:indica la strada per migliorarci, sul fronte dellagovernance, tenendo lontano gli appetiti della po-litica, sul fronte della efficienza nella gestione: vo-gliamo realizzare una filantropia moderna, cisentiamo partner in questo progetto per rilanciareil Paese, partner non bancomat. Continueremoinsomma a fare la nostra parte, anche pagando letasse, Imu compresa, non come qualcuno ma-linformato o in malafede vuol far credere».

L’IDEALE DEL RISPARMIOL’associazione che rappresenta anche le casse di risparmio, madri delle fondazioni,

festeggia quest’anno il suo centenario. Giuseppe Guzzetti illustra

la situazione risparmio in Italia e le iniziative in atto

Nicolò Mulas Marcello

Giuseppe Guzzetti,

presidente dell’Acri

Page 50: Dossier Lombardia 09 2012

CREDITO ALLE IMPRESE

60 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

«Lo stato di salute delle PmiItaliane è allarmante. Bastaleggere il numero di ore dicassa integrazione e il nu-

mero dei fallimenti, che crescono costan-temente. Nei primi tre mesi del 2012 sisono registrati 3001 fallimenti, 33 algiorno, un dato che rappresenta in percen-tuale un più 36,6 per cento rispetto aiprimi tre mesi del 2009, quando la crisiaveva da poco iniziato a far sentire i suoi ef-fetti. Solo in Lombardia abbiamo avuto633 fallimenti nel primo trimestre 2012 ein prevalenza le aziende più colpite sonoquelle del settore edile». È questo il quadrodescritto da Giuliano Terzi, presidente diFidialtaitalia, che prosegue: «E se in questoperiodo di crisi finanziaria non vi fossestato l’intervento dei confidi, la situazionedelle imprese sarebbe stata ancora peggiore.Senza confidi non si accede al credito o siaccede con oneri finanziari estremamenteelevati e non sopportabili dalle imprese chegià faticano ad avere ordinativi e a incassarei crediti».

Visto il ruolo assunto dai confidi, qualè la situazione dal punto di vista dellanecessità di una maggiore capitalizza-zione?«I confidi sono diventati il cuscinetto am-mortizzatore tra banche e imprese. Vienerichiesta ai confidi una maggiore capitaliz-zazione proprio in funzione del rischio chel’emissione di garanzia, sempre più a primarichiesta, comporta. A mio parere – ma sodi essere una voce fuori dal coro – la capi-talizzazione va raggiunta utilizzando il si-

stema del costo della ga-ranzia. Vi sono ancoramolti confidi che nonvalorizzano la propriagaranzia emettendo afavore delle imprese ga-ranzie a costi “politici”.Credo sia finito il tempo, e comunque do-vrà finire, delle contribuzioni pubbliche –camere di commercio, regioni, province –a favore dei confidi. Occorre indirizzare lecontribuzioni pubbliche ai confidi di se-condo grado, che come scopo principaledevono poter controgarantire i confidi diprimo. Questo permetterebbe una seria ra-zionalizzazione della contribuzione pub-blica».

In tempi di credit crunch, è cambiato ilrapporto fra i confidi e gli istituti di cre-dito?«Negli ultimi tre anni il rapporto banca-confidi è cambiato radicalmente. Se ri-penso al 2008-2009 i confidi erano quellestrutture da utilizzare, per le banche, conclienti che presentavano criticità impor-tanti. Con il recepimento delle regole di

Il ruolo dei confidi nella concessione del credito

alle imprese. Giuliano Terzi, presidente

di Fidialtaitalia, analizza le motivazioni più

frequenti dietro alle richieste di finanziamento. La

scarsa liquidità si conferma al primo posto.

Calano le richieste per investimento

Valerio Germanico

Fra credit crunch e mancati pagamenti

Giuliano Terzi,

presidente

di Fidialtaitalia Spa

di Busto Arsizio (Va)

www.fidialtaitalia.it

Page 51: Dossier Lombardia 09 2012

Basilea i confidi, specialmente quellivigilati da Banca d’Italia, sono di-ventati indispensabili per poter ac-cedere al credito e attualmente sonogli istituti di credito a portare i loroclienti ai confidi. Utilizzando i con-fidi gli istituti di credito hannol’opportunità di accantonare per-centuali più basse per il loro capi-tale di vigilanza, inoltre i confidiche hanno l’accredito automaticocon Mcc, permettono alle banchedi utilizzare la ponderazione zero equindi di non accantonare percen-tuali di capitale di vigilanza».

Le richieste di finanziamento dei vostriassociati hanno come obiettivo l’investi-mento o servono a “tamponare” unamancanza di liquidità, per esempio, cau-sata dal ritardo nei pagamenti?«Le richieste che ci sono pervenute negliultimi due anni sono per la maggior parterichieste di ripristino di liquidità, che aloro volta si diversificano in finanziamentirateali e linee autoliquidanti. Una buonaparte è legata anche all’avvio di start up.Per quanto riguarda la richiesta di liqui-dità, la stessa è legata particolarmente ai ri-tardi dei pagamenti da privati. La cosa cheperò innervosisce è il ritardato pagamentodelle pubbliche amministrazioni – stato,regioni, province, comuni, tribunali –, unavergogna solo italiana. Lo stato non paga,ma se l’azienda non paga la pubblica am-ministrazione, l’Agenzia delle entrate mettein mora l’azienda, emettendo cartelle coninteressi di mora improponibili e non ten-dendo conto se è lo Stato il debitore del-

l’azienda insolvente».Quale crede sarà nei prossimi mesi la

situazione delle imprese italiane chefanno richiesta di finanziamenti?«La situazione attuale è pessima. Non si èancora fatto nulla per aiutare le imprese indifficoltà. Le imprese che ancora oggistanno in piedi lo stanno facendo solo conle loro forze. Il costo del lavoro, la con-correnza sleale da parte dei paesi extra-Ue,gli oneri finanziari e una tassazione eleva-tissima non permettono alle aziende di ri-partire. Purtroppo continua la politica de-gli annunci, nonostante i ministri “tecnici”ben poco è cambiato. Il potere di acquistodella gente continua a diminuire e tutti isettori sono in forte recessione. Ritengoche nei prossimi mesi le imprese continue-ranno a richiedere interventi per liquiditàe non per investimenti e, senza investi-menti, non sarà possibile uscire da questacrisi, che non è stata causata dal mondo dellavoro, bensì da un mondo finanziario ma-lato e privo di regole».

Giuliano Terzi

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 61

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Credo sia finito il tempo, e comunquedovrà finire, delle contribuzionipubbliche a favore dei confidi

Page 52: Dossier Lombardia 09 2012

RIFORMA DEL LAVORO

Il 18 luglio è entrata in vigore la tanto attesariforma del lavoro firmata dal ministro ElsaFornero. Da più parti il testo della legge èstato accolto mestamente, soprattutto dopo

mesi in cui si erano formate grandi attese su unodei temi cruciali per la ripresa dell’economia ita-liana. Molte delle novità introdotte dalla riformasembrano aver complicato anziché semplificatole cose, sia per le aziende che per i lavoratori e idisoccupati. L’avvocato giuslavorista Sara Calzi,membro dello staff del Centro Studi Ameco diMilano, fondato dal Senatore Eugenio Filograna,analizza i punti più controversi. «A mio giudizioquesta legge ha peggiorato il mercato del lavoroe ha creato condizioni assolutamente peggiorativeper le imprese, senza contare che ha introdottoprevisioni così complesse che richiedono che gliimprenditori siano assistiti da professionisti an-che per semplici adempimenti. Onestamente lariforma mi pare quasi punitiva per le imprese.

Erroneamente si pensa cheuna legge a sfavore delle im-prese sia conseguentemente afavore dei lavoratori o di chiè in cerca di un nuovo im-piego. Non è così».

Lei crede che alla fine lariforma sia sfavorevole pertutti, quindi anche per i di-soccupati?«Certamente. Quando leaziende sono messe in mag-giore difficoltà di operare e diprodurre, ne fanno inevita-bilmente le spese anche i la-voratori e i disoccupati. C’èpoi una categoria di disoc-cupati che è stata gravemente

colpita da questa riforma, ossia quelle persone chela Comunità Europea definisce “svantaggiati”. Sitratta di persone che hanno marcate difficoltà ainserirsi nel mercato del lavoro a causa di parti-colari condizioni soggettive – persone disoccu-pate con più di 50 anni, persone senza titolo distudio, disoccupati da oltre 24 mesi, persone chevivono sole con una o più persone a carico. LaComunità Europea riteneva fondamentale che glistati membri promuovessero aiuti in favore dei la-voratori svantaggiati e ciò era stato fatto nel 2003con l’introduzione dell’articolo 13 del decreto le-gislativo 276/03».

Cosa prevedeva questa norma?«Prevedeva la possibilità, per le agenzie del lavoro,di assumere i c.d. lavoratori svantaggiati con unaderoga rispetto al Ccnl dell’utilizzatore. Solo re-centemente una convenzione con Italia Lavoroha precisato che per possibilità di deroga si in-tende una riduzione della retribuzione sino almassimo del 20 per cento. In questo modo moltiimprenditori erano incentivati ad assumere que-sti soggetti. Ambedue le parti avevano un bene-ficio: gli svantaggiati avevano qualche opportu-nità in più di essere assunti e gli imprenditori

Sara Calzi, avvocato

giuslavorista

del Centro Studi Ameco

di Milano

www.ameco.it

Un colpo di graziaper gli “svantaggiati”

L’avvocato giuslavorista Sara Calzi

affronta uno dei nodi della riforma

Fornero: le modifiche all’articolo 13

del decreto legislativo 276/03

che cancella ogni beneficio

per incentivare le assunzioni

dei cosiddetti “svantaggiati”

Valerio Germanico

62 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Page 53: Dossier Lombardia 09 2012

Sara Calzi

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 63

godevano di un piccolo risparmio sul costo dellavoro. Peraltro la norma prevedeva anche chel’imprenditore, per usufruire di tale beneficio, ga-rantisse allo svantaggiato un contratto di almeno6 mesi con un tutor e interventi formativi».

Cosa prevede la riforma Fornero per la ca-tegoria degli svantaggiati?«La riforma ha tolto ogni incentivo all’impresaper agevolare la loro ricollocazione. Infatti è stataabrogata la possibilità di derogare il contratto col-lettivo. Mentre gli obblighi per l’impresa (di uncontratto di almeno sei mesi e di formazione)sono rimasti invariati. Si tratta di una norma or-mai senza senso. Perché un imprenditore do-vrebbe scegliere di assumere un lavoratore che haparticolari criticità e, peraltro, assumendosi gra-vosi oneri senza corrispondenti benefici? È unavera e propria assunzione aggravata. Molte as-sunzioni di soggetti svantaggiati che avrebberodovuto essere attivate nell’estate, sono “saltate” acausa a della riforma».

I cosiddetti svantaggiati non hanno avutoalcuna reazione?«C’è da dire che non hanno mezzi economici, or-ganizzativi e culturali per farlo. Nel loro piccoloperò hanno creato un grosso gruppo di conte-stazione su facebook (il gruppo si chiama: glisvantaggiati: ridateci l’art. 13 nella formulazioneoriginale). Sono ormai circa 12mila. Giusta-mente queste persone ritengono che sia un lorodiritto scegliere di accettare una retribuzione leg-germente ridotta quale alternativa alla disoccu-pazione».

Qual è la parte politica che ha sollecitato la

modifica dell’articolo 13 e, quindi,l’eliminazione dei benefici per gliimprenditori che assumono svan-taggiati?

«Pare sia stata voluta dalla Cigl, che ritiene chetutti i lavoratori – a prescindere dalle caratteri-stiche soggettive e dal curriculum – abbiano di-ritto all’applicazione del Ccnl. Il principio è an-che condivisibile, ma purtroppo non è ancoratoalla realtà. Tale soluzione non agevolerà gli svan-taggiati a trovare più facilmente un lavoro retri-buito da Ccnl, bensì li agevolerà a rimanere di-soccupati più a lungo. Peraltro, anche con lavecchia formulazione della norma, uno svantag-giato era assolutamente libero di non accettare unlavoro con la deroga al Ccnl. Quindi la vecchianorma non imponeva alcunché, ma lasciava agliinteressati un’opportunità in più e la facoltà discegliere. Questa facoltà è stata eliminata. Di-ciamo che ora purtroppo gli svantaggiati lo sonoancora più di prima».

Quali altre norme, secondo lei, determine-ranno un appesantimento burocratico?«Senza dubbio quelle sul contratto a chiamata,che prevedono l’obbligo per il datore di inviareuna comunicazione alla Dpl ogni volta che sichiama il lavoratore. Alcune realtà aziendali sa-ranno costrette ad assumere una persona solo pergli adempimenti burocratici della gestione delpersonale. In un momento di crisi e di contra-zione dell’economia si tratta di un costo cheun’azienda non si può permettere. L’imprendi-tore dovrebbe, al contrario, essere sgravato daqueste incombenze per dedicarsi allo sviluppocommerciale e allo sviluppo di idee. I nostri im-prenditori sono invece incatenati alle carte e alleprocedure. Tutto questo spaventa e determinastress e demotivazione».

L’avvocato Calzi,

con il dottor

Pasquale Maione,

il senatore Eugenio

Filograna, il dottor

Filippo Santambrogio

e l’avvocato

Alessandro Rizzo

Page 54: Dossier Lombardia 09 2012

66 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

M arketing, formazione, tecnologiain primo piano, in particolare,con l’introduzione del cloudcomputing, un insieme di tec-

nologie che permettono, insieme a un providerfornito al cliente, di effettuare una serie di ope-razioni informatiche grazie all’utilizzo di risorsehardware e software distribuite in rete. L’elaborazione di strategie sempre nuove e in-novative fa parte della filosofia di Distram,azienda di Campagnola Cremasca che, all’ini-ziale attività di distributore di prodotti di elet-tronica di consumo nel canale della Gdo e della

Gds, come Consumer Eletronic Branch, hapoi accostato altre due attività, connotate dauno specifico brand: Building Supply Branch,operante nella progettazione, produzione e for-nitura di finiture, arredi e corredi per l’edilizia,e Distram Technologies, Branch, finalizzataallo sviluppo di servizi Ict per il mercatodell’Hospitality. E per il gruppo, come riferitodal presidente, Massimo Vezzoni, tra gli obiet-tivi di crescita si pone anche il consolidamentodell’attività nel settore benessere e della co-smesi a esso legata, a seguito dell’acquisizionedi parte dell’azienda Blew Sa.

Investimenti importanti che riguarderanno tutta la comunicazione web, con l’introduzione

di un nuovo sistema gestionale informatizzato e globale che tramite il cloud computing servirà

a tutto il gruppo come piattaforma di lavoro. Massimo Vezzoni spiega le novità in Distram

Roberta De Tomi

Tecnologie e diversificazione,i migliori investimenti

TECNOLOGIE

Page 55: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 67

Quale bilancio potete trarre a seguitodell’attività svolta dal gruppo nel corsodel 2011? «Per il nostro gruppo il 2011 è stato un anno po-sitivo e di conferme nonostante il calo del mer-cato generale. L’obiettivo per il 2011 era il con-solidamento del fatturato del 2010, incrementatonel 2011 del 5 per cento. Questa performancerappresenta una conferma positiva, rispetto agliinvestimenti consistenti che abbiamo realizzatonegli anni, al fine di accrescere la nostra realtà ela qualità dei servizi».

Come prevedete di chiudere questo 2012? «Si tratta di un anno in generale difficile: la crisi statoccando anche il mercato dell’elettronica di con-sumo che, quindi, sta subendo una forte frenata.Questo intaccherà inevitabilmente anche la Con-sumer Electronic Branch della Distram, ma per for-tuna con un impatto nettamente inferiore rispettoal mercato, grazie all’ottimo lavoro locale svolto afianco dei clienti storici e all’individuazione dinuovi partner con cui collaborare. Per quanto ri-guarda la divisione Building Supply, abbiamo incorso dei grandi progetti all’estero, mentre l’ac-quisizione dell’azienda Svizzera Blew ci ha per-messo di completare l’offerta del nostro catalogo,nel quale mancavano le Spa. Ci aspettiamo quindiuna crescita di fatturato per entrambe le divisioni».

Quanto sta incidendo lacongiuntura economica sullescelte strategiche compiute?«Dal nostro punto di vista lecrisi sono opportunità preziose,in quanto sono momenti permettersi in discussione e tra-sformare l’ostacolo a vantaggiodel business. Con quest’otticaabbiamo sempre affrontato ivari momenti difficili che sisono presentati negli anni, otte-nendo in questo modo grandirisultati. Attualmente i settorinei quali operiamo sono sicuramente toccatidalla crisi e ciò ha condizionato le nostre scelte.Abbiamo quindi deciso di investire ulteriormentein personale, tecnologia, formazione e marketingper dare una forte spinta al nostro business, de-stinato quindi per i prossimi 5 anni a ulteriori eimportanti crescite».

Quale impatto ha, invece, la crisi sulrapporto tra la vostra società e i grandi di-stributori?«I grandi distributori sono indubbiamente moltopiù strutturati, con gestioni pesanti che si riflet-tono sul piano economico, costringendoli spessoa rinunciare ai margini per produrre volumi di

Massimo Vezzoni,

presidente

della Distram Srl

di Campagnola

Cremasca (CR)

www.distram.it

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Massimo Vezzoni

Page 56: Dossier Lombardia 09 2012

TECNOLOGIE

68 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

fatturato. Questo non avviene in Distram, che alcontrario è orientata verso una dinamica orga-nizzativa e gestionale flessibile e snella. Inoltre, ilKey Point del nostro gruppo è la presenza verti-cale sul territorio, con un team di vendita attivadirettamente sul Field per cogliere le opportunitàgiornalmente e risolvere localmente le principaliproblematiche di vendita e postvendita a fiancodi buyer e capi reparto».

Quali novità avete in cantiere? « Nel dettaglio sarà di sicuro positivo l’in-gresso di nuovi marchi in distribuzione per laConsumer Electronic Branch, che ci consen-tiranno di aumentare, oltre al fatturato, anchela marginalità media. La Building SupplyBranch concretizzerà alcuni grossi contrattiall’estero con un impegno che implicheràl’inserimento di nuove persone. Infine laContract e Spa in capo alla partecipata BlewSa svilupperà il lancio di un franchising nelsettore Spa, di linee di cosmesi e di Spa darealizzarsi in Italia e all’estero».

In che modo la formula del general con-tractor, garantisce competitività sul mercato?

«Il General Contractor per sua definizione nelmercato è sinonimo di servizio chiavi in mano eproblem solving. Nel caso di Distram a tutto que-sto si aggiunge anche lo spirito competitivo perla logica di business che abbiamo improntato findalla nascita della divisione. Operiamo in di-verse parti del mondo; quindi siamo un’aziendaglobalizzata con un ventaglio di soluzioni ingrado di soddisfare anche il cliente più esigentee che punta a essere il miglior Contract in termini

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D i recente il gruppo Distram ha acquisitoparte della Spa Suisse, operante nel

settore del benessere. Un ambito su cuipuntare e i dati lo dimostrano. SecondoUnipro, l'associazione di categoria che riuniscele aziende del settore bellezza, il giro di affarinel 2010 (ultimo dato disponibile) è aumentatodel 5,2 per cento rispetto all'anno precedente.Le previsioni per il 2012 sono positive: Uniproè convinto che si registrerà un aumento del 6per cento del fatturato globale. Per quantoconcerne il franchising, rispetto all’annoprecedente, nel 2010 è stato registrato unincremento dell’1 per cento del fatturato delcomparto beauty e per i prossimi anni il trendsembra essere in crescita.In questo quadro numerico si pone la Spaelvetica, iniziativa illustrata da Luca Mazzanti,fondatore di Blew (acronimo di Beauty, Luxury,Emotion e WellBeing). «La nostra società halanciato da qualche anno un progetto difranchising di estetica e centri benessereintroducendo nel mondo della bellezza unnuovo concetto di relax che valorizza la cultura

dell'ambiente, riportando l’attenzione suidettagli, sulla qualità dei servizi, sulle atmosferee sul coinvolgimento sensoriale. Da questaidea, si sviluppa quella di business di Blew,ovvero la creazione di un network di centri Spasecondo una formula evoluta di franchising: ilnostro gruppo accentra le funzioni strategiche,direzionali e di marketing, mentre laresponsabilità gestionale e operativa dei centriSpa Suisse viene condivisa con i gestori localiaccuratamente selezionati da Blew».

«Attualmente – continua il fondatore di Blew –il gruppo conta due Spa a gestione diretta: SpaSuisse Mendrisio, in Svizzera e l'Air SpaSuisse a Milano, all'interno dell'Hotel RamadaPlaza. Oltre a questi, questa realtà si èoccupata dall'ottobre del 2009 al settembredel 2012 dello start up dell’Atomic Spa Suissepresso l’Hotel Boscolo Exedra Milano. Diversestrutture ricettive offrono inoltre trattamentiSpa Suisse». Attualmente il settore benessereoffre diverse possibilità di business, anche sesi pongono alcune condizioni necessarieall’avvio dell’attività. «Per aprire una strutturaSpa Suisse – spiega Mazzanti – è necessariodisporre di una location di circa 250 metriquadrati, meglio se all'interno di una città conalmeno 50mila abitanti. Elementi essenzialisono entusiasmo, spirito di iniziativa, voglia dilavorare in team, dedizione al lavoro.L'investimento iniziale è di mille euro al metroquadro, oltre ad una fee d’ingresso di 20milaeuro. Il fatturato medio annuo si attesta intornoai 500mila euro».www.spasuisse.com

SPA SUISSE: INVESTIRE SUL BENESSERE

Page 57: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 69

Massimo Vezzoni

di offerta di servizio. E, dunque, qualitativa-mente più competitiva».

Quali sono le innovazioni più importantiche riguarderanno i vostri progetti? «L’innovazione più importante nell’elettronicadi consumo è il cloud computing e la virtualiz-zazione delle macchine da ufficio che ottimizza icosti, riducendo notevolmente l’impatto am-bientale. Nella divisione Contract-Spa lanceremola Spa Room: un concentrato di tecnologia in po-chi metri quadri, dove sarà possibile effettuare unpercorso benessere programmato che alternasauna a docce emozionali, bagno turco, talasso-terapia e altri trattamenti specifici. I nostri pro-getti sono realizzati ponendo la massima atten-zione all’ambiente, tema per noi fondamentale.Un esempio: per la nostra cosmesi ci avvaliamodi prodotti esclusivamente naturali. Una sceltamolto apprezzata dai nostri clienti».

Quali sono le vostre sfide nel medioperiodo?«Il focus principale sarà la crescita del gruppo eil suo consolidamento sul mercato globale. Pun-tiamo in particolare alla presenza con nostri uffici

in Medio Oriente, Russia ed Europa. Inoltre in-tendiamo diventare market leader delle Spa conBlew Sa e nella cosmesi di alta gamma per Spa,nonché essere il nuovo riferimento globale per ilcontract alberghiero e nell’hospitality in genere.Due altri traguardi che ci siamo posti: consolidarela leadership nel contract oil and gas e, per quantoriguarda la Consumer Electronic Branch, diven-tare un partner di riferimento nel canale del re-tail market».

Per conseguire i vostri obiettivi, quali in-vestimenti intendete realizzare?«Abbiamo in previsione investimenti importantiin tema di comunicazione web, con l’introdu-zione di un nuovo sistema gestionale informa-tizzato e globale che tramite il cloud computingservirà a tutto il gruppo come piattaforma di la-voro in qualsiasi parte del mondo i miei colla-boratori, clienti e fornitori si troveranno. Altre ri-sorse saranno destinate alla pubblicità e a eventiitineranti sul Field, al fine di avere nuovi sbocchidi comunicazione e marketing, e all’apertura dinuovi uffici all’estero per una presenza puntualee locale nei mercati emergenti».

Page 58: Dossier Lombardia 09 2012

TECNOLOGIE

«Paradossalmente, confrontandol’organizzazione delle grandiaziende, da una parte, e, dall’al-tra, quella delle piccole e medie,

la maggiore complessità si riscontra nelle se-conde. E questo si spiega col fatto che queste ul-time mancano di un’organizzazione strutturata.Proprio per questo le piccole e medie impresehanno bisogno di soluzioni che le aiutino ad au-torganizzarsi, soprattutto per quanto riguarda lalogistica e il tracking». È a partire da questa va-lutazione che Romualdo Gobbo, titolare di NE-WLOG Consulting, software house specializzatanello sviluppo di sistemi avanzati per l’indu-stria, i servizi logistici e il document manage-ment, ha avviato il trasferimento verso le Pmi diun bagaglio di competenze sviluppate origina-riamente per la grande industria, anche multi-nazionale. «Per fare ciò la natura del software èdiventata fondamentale, dato che in concretoesiste un’esigenza diversa per ogni singola realtà.La nostra risposta è stata quella di realizzare unasintesi delle soluzioni esistenti, fissarla in una lo-gica strutturata nel software lasciando la giustaflessibilità, in modo da permetterle di adattarsialle varie condizioni».

Qual è stato il risultato di questa impo-stazione?«Soprattutto nell’universo della gestione delmagazzino è stato un elemento vincente, per-ché ha permesso di adattarsi a mondi comple-tamente distanti: dall’alimentare alle ceramiche,alla minuteria di ferramenta e a molti altri set-tori. Il tutto è accessibile anche da Internet e at-

traverso un’interfaccia grafica tridimensionale,che rende intuitiva la verifica delle disponibilitàdi magazzino e stimola un cambiamento dipunto di vista. Inoltre, la nostra impostazioneci ha permesso di risolvere la problematica fon-damentale della variabile spazio-tempo, attra-verso l’applicazione di sistemi di location awa-reness all’ambito industriale. Ovvero, saperein qualsiasi momento dove si trova una deter-minata risorsa».

Quali vantaggi offre l’utilizzo di un si-stema di location awareness in ambito in-dustriale?«Nella distribuzione, nelle consegne, nella pia-nificazione delle risorse – intese sia come per-sone, che come mezzi e merci –, conoscere intempo reale la loro posizione vuol dire poterfare importanti considerazioni e gestire al me-glio eventuali imprevisti. Per esempio, un ri-tardo, se intercettato immediatamente, può es-sere sfruttato per apportare una rettifica allapianificazione, recuperando così in altri conte-sti quella che altrimenti si ridurrebbe inevita-

Romualdo Gobbo,

titolare della NEWLOG

Consulting Srl

di Monza (MB)

www.newlog.it

L’informatizzazione del tracking. Romualdo Gobbo presenta la sfida raccolta

da NEWLOG Consulting: portare nelle piccole e medie imprese le soluzioni utilizzate

dalle grandi organizzazioni industriali. Adattandole alle esigenze specifiche di realtà

che mancano di un’organizzazione strutturata

Manlio Teodoro

70 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

L'innovazione a supporto delle Pmi

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 71

bilmente a una perdita. Insomma, la pianifi-cazione non è più un programma rigido e fis-sato, bensì diventa un processo dinamico, su-scettibile di essere corretto a livello centrale,proprio grazie a una visione di insieme della lo-calizzazione».

Come sono state accolte le vostre solu-zioni dalle imprese italiane?«Purtroppo ci scontriamo ancora con una cul-tura di impresa che si trova in una posizione diretroguardia rispetto alle opportunità del-l’avanzamento innovativo. Questo si è tradottonel fatto che nonostante il nostro obiettivofosse quello di portare queste soluzioni nellePmi, a sceglierci sono state soprattutto legrandi imprese. Infatti, fra molti imprenditorinon viene ancora colta l’importanza di appli-care un gestionale all’intera filiera logistica.L’importanza della variabile spazio-temporale,

del resto, non sempre viene compresapienamente».

La vostra società, oltre a proporresoluzioni innovative, ha una strutturainnovativa. Può spiegare il concetto di“rete di competenze”?«Lavorando poco sulla serialità e più sullecompetenze applicate abbiamo avuto lanecessità di formare un team altamentespecializzato. Il modo migliore per fare

ciò è stato quello di non avere dipendenti insenso stretto, ma di strutturarci come un net-work di microaziende indipendenti, il cui ap-porto viene di volta in volta determinato sullabase degli obiettivi da raggiungere. Un esem-pio è la società WebKeynetix, che ho fondatocon Maurizio Dosso, una start up specializzatanell’erogazione di applicazioni SaaS web based.Sintetizzando, in NEWLOG abbiamo inve-stito per ricreare le competenze di una multi-nazionale “in piccolo” e offrirle al mondo dellePmi, anche se poi ci siamo trovati a lavorare an-che con grandi aziende».

Quali sono le prospettive per il futuro?«Abbiamo intenzione di muoverci sul mercatodella real time enterprise, implementando la lo-gica di approfondimento in tempo reale delleinformazioni legate alla sensoristica diffusa inmercati piuttosto complicati, come quelli deltrasporto di merci su rotaia e su gomma. Inol-tre prevediamo un consolidamento della ge-stione documentale, sempre dedicata ai tra-sporti. Questo settore per noi è un punto diriferimento».

~

Romualdo Gobbo

❝Conoscere in tempo realela posizione delle risorse vuol direpoter gestire al meglio eventualiimprevisti

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TECNOLOGIE

Rendere la programmazione un’at-tività alla portata anche di unapersona con competenze di base. Èquesto uno degli obiettivi che sta

perseguendo la Qsd Sistemi, società che sicolloca nella business area della progettazionehardware e software, nella produzione dischede per elettronica dedicata e nelle attivitàdi consulenza e costituzione di task force. Ser-vizi che si rivolgono sia alle grandi società in-teressate all’implementazione di grossi pro-getti elettronici, sia verso lo sviluppo e laprogettazione di sistemi per l’automazione el’ingegneria delle telecomunicazioni. «Nel-l’ultimo anno – spiega Giovanni Galimberti,presidente della società –, per reagire alla com-plessa situazione di mercato, abbiamo, da unaparte, puntato molto sulla diversificazioneproduttiva e, dall’altra, sulla formazione e lacollaborazione con istituti di ricerca. Sulprimo fronte, uno dei maggiori risultati rag-giunti, è stato lo sviluppo di dispositivi Linuxbased, dotati di touchscreen, destinati a tuttequelle applicazioni – in rapida diffusione –che richiedono connettività».

Quali sono le principali applicazioni esettori per i quali state sviluppando questodispositivo?«Si tratta di un dispositivo, delle dimensionie della potenza di un palmare, che stiamo svi-luppando con Freescale – che è stato nostro

partner già in passato anche per altri progetti.Le sue applicazioni sono molteplici e certa-mente destinate ad andare oltre quelle chesono le possibili previsioni attuali. Si va dalsettore industriale, dove questi dispositivi pos-sono essere utilizzati per la gestione delle mac-chine utensili fino alla domotica, al medicalee alle vending machine. Il passo successivo –in un certo senso l’evoluzione di questo pro-dotto – alla quale stiamo già lavorando, saràun dispositivo più vicino alle potenzialità diun Pc. Infatti sarà dotato di un processorepiù potente, sarà in grado di gestire dueschermi in parallelo e video in Hdmi e saràorientato decisamente verso il mondo dellamultimedialità».

Un altro fronte sul quale siete particolar-mente impegnati è quello della formazionee della collaborazione con istituzioni chefanno ricerca. Quali sono state le ultimeiniziative?«La nostra collaborazione con il Politecnicoormai è stata avviata da parecchi anni e moltigiovani che hanno avuto modo di fareun’esperienza presso la nostra azienda, oggi si

Il lavoro di progettazione hardware e software come una forma

di artigianalità contemporanea. Attraverso un ingegno che porta

alle soluzioni. Giovanni Galimberti segue questa filosofia,

che mette al centro il programmatore come persona

Luca Cavera

Giovanni Galimberti,

presidente

della Qsd Sistemi Srl

di Pessano con

Bornago (MI)

www.qsdsistemi.it

Dall’idea al prodotto,verso la connettività

72 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Page 61: Dossier Lombardia 09 2012

Giovanni Galimberti

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 73

trovano a lavorare anche per grandi aziendedel settore It, soprattutto statunitensi. Se dalpunto di vista dell’impresa, ovviamente, ab-biamo perso delle risorse importanti, daquello umano non posso che costatare soddi-sfazione per avere contribuito alla crescitaprofessionale di queste persone, che oggi ri-coprono ruoli importanti nel mondo dell’in-formatica. Fra le ultime novità, poi, que-st’anno abbiamo avviato un’esperienza distage anche per gli studenti di un istituto su-periore locale, portando in azienda cinqueragazzi giovanissimi».

Quali riscontri avete avuto da questaesperienza?«Si è rivelata particolarmente importante. E ciha permesso anche di testare l’usabilità del no-stro dispositivo. Abbiamo riscontrato che an-che per persone con una formazione di base,attraverso l’uso di questo strumento, è possi-bile sviluppare software in C e C++ e creareun applicativo. Questo risultato ci ha spintoanche a proporre nelle scuole questo prodottocome strumento didattico. Al di là di questa,che è solo una delle sue possibili applicazioni,

questa esperienza è stata anche un’ottima oc-casione di testing, che ha dimostrato le carat-teristiche assolutamente friendly del sistema».

Quali sono attualmente i vostri progettisul fronte della progettazione hardware esoftware in ambito industriale?«Fra i progetti più significativi ci sono certa-mente quelli nell’ambito dei trasporti, in par-ticolare nel ferroviario. Abbiamo sviluppato ilnuovo apparato Radio Terra Treno, destinatoall’installazione sui nuovi treni della metro-politana di Milano e sviluppato il sistema in-formativo di bordo per due dei maggiori pla-yer nazionali del trasporto su rotaia. Inoltre,per il settore medicale, abbiamo progettato unapparato per il monitoraggio delle particellein camere sterili e di un dispositivo per ilcontrollo di un apparato per radiografie den-tali. In questi progetti, a un 90 per cento dihardware standard, integriamo un 10 percento di apparecchiature da noi composte infull custom».

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TECNOLOGIE

74 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

«N el 2011 il mercato italianodell'Ict, nelle sue compo-nenti tradizionali - har-dware, software e servizi -

ha subito un’ulteriore contrazione dell'ordine di-3,6 per cento rispetto all'anno precedente.Questi dati, a fronte di un aumento mediomondiale della domanda di Ict di +4,4 percento, mettono in luce in modo drammaticodove si concentrano le difficoltà di ripresa dellanostra economia, che fa ancora troppa fatica adagganciarsi all'innovazione digitale come mo-tore della crescita». Così ha dichiarato il presi-dente di Assinform Paolo Angelucci, preoccu-pato per la situazione in Italia.A tale situazione difficile, però, si contrappon-gono realtà funzionali e specializzate, come laSAS Italia. Fondata all’inizio del 1981, quandoil suo attuale presidente, Aldo Gambineri, con-statò che la situazione era matura per la nascitae lo sviluppo di prodotti gestionali destinati allepiccole e medie aziende. SAS pertanto si de-dicò, fin dagli esordi, alla progettazione, rea-lizzazione e commercializzazione di soluzioniapplicative pacchettizzate.A proposito del bilancio da trarre, anche in ter-mini di fatturato, obiettivi e risultati raggiunti aseguito dell’attività dell’azienda, Aldo Gambi-neri ammette che «il 2011, contrariamente alleprevisioni, si è chiuso per la nostra azienda conun, sia pur contenuto, utile operativo, nono-stante che il mercato risentisse già delle contra-zioni della domanda e della disponibilità finan-ziaria. SAS, anziché ricorrere alla Cig, hautilizzato le risorse non saturate dalla domanda

dei clienti per sviluppare nuove applicazioni eper migliorare quelle esistenti».Diverso è il discorso per quanto riguarda il 2012e le previsioni per gli ultimi mesi dell’anno: «ilprimo semestre 2012 ha segnato un migliora-mento rispetto all’anno precedente, ma preva-lentemente per riferimento ai servizi tecnico-applicativi, grazie soprattutto agli investimentioperati da alcuni clienti di maggiori dimensioni.Le acquisizioni di nuovi clienti, specie nell’areadelle piccole aziende, sono limitate dal clima disfiducia nel futuro che caratterizza molte di esse,generato sia dalla contrazione della domanda, siadalle politiche applicate nei loro confronti dal si-stema bancario. Oggi formulare previsioni, an-che a breve termine, è un azzardo. Se ci basiamosulle trattative concrete in essere e sui progettiche stiamo analizzando, le previsioni sono cer-tamente positive, ma, nel contesto inaffidabilenel quale ci troviamo ad operare, tutto è possi-bile», aggiunge Gambineri.In generale, il mercato italiano dell’It si è estre-

La tecnologia da sola, senza soluzioni adeguate e complete, rimane semplicemente uno

strumento e richiede grandi investimenti e conoscenze per costruire le applicazioni necessarie.

Il punto di Aldo Gambineri sull’evoluzione del mercato italiano dell'Ict

Martina Carnesciali

Soluzioni tecnologiche complete

SAS Italia Srl

ha sede a Milano

www.sasitalia.it

Page 63: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 75

mamente evoluto negli ultimi 10 anni. Per ilpresidente, i lati forti di SAS sono «sicuramentela completezza delle soluzioni fino ai dettagli el’esperienza del personale di assistenza. La tec-nologia da sola, senza soluzioni adeguate e com-plete, pronte a rispondere alle esigenze nei det-tagli rimane uno strumento, certamenteinteressante e determinante in molti casi, ma cherichiede comunque grandi investimenti e cono-scenze per costruire le applicazioni necessarie.Ciò che distingue le nostre soluzioni è appuntola completezza delle applicazioni, realizzate sullepiattaforme tecnologiche più indicate e inte-grate e la loro precisa rispondenza alle esigenzedel tipo di industria cui sono destinate».SAS inoltre ha curato la formazione e la cre-scita dei suoi specialisti addetti all’assistenzadei clienti, sia in fase di avviamento, sia nelsuccessivo utilizzo ed evoluzione, in coerenzacon le mutazioni del contesto nel quale leaziende operano».

Fra i servizi di SAS più importanti e di suc-cesso, in questo periodo di crisi, vanno citati ifinanziari «Sas, in qualità di Premier BusinessPartner di Ibm, è abilitata a proporre i servizidi IBM Finanziaria, a copertura dell’intero in-vestimento necessario per la realizzazione diprogetti, ovvero inclusivi di hardware, soft-ware, assistenza ed eventuali sviluppi persona-lizzati. In questo periodo di crisi finanziaria ilfinanziamento globale Ibm permette alleaziende di affrontare progetti senza incideresulla loro liquidità contingente, a tassi compe-titivi», commenta il presidente Gambineri.È infine giusto parlare dei nuovi progetti, deiprodotti e dei servizi che l’azienda proporrà almercato nel medio periodo, che «si possonoriassumere in tre voci: Business Intelligence,Gestione Documentale e Cloud. SAS è giàpronta con le soluzioni relative, già oggi instal-late presso alcuni clienti che, nel corso del 2013,verranno offerte a tutti i clienti Sas».

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Il 2011, contrariamentealle previsioni, per la nostraazienda si è chiusocon un utile operativo

Aldo Gambineri

Page 64: Dossier Lombardia 09 2012

Automazione il futuro è elettronico

C osa bolle in pentola? Quando siparla di innovazioni tecnologi-che i più usano la parola “epo-cale” con parsimonia: data la ve-

locità con cui procede la ricerca, quello cheoggi sembra nuovissimo domani potrebbe giàessere considerato obsoleto. Ma a sentir par-lare Ferdinando Bertolotti, contitolare edAmministratore Unico dell’Autorotor di Va-iano Cremasco (CR), quello che sta avve-nendo nel campo dell’automazione indu-striale ha i connotati di una vera e propriarivoluzione. A dirla tutta, è già da qualcheanno che il processo si è avviato e gradual-mente si sta passando dalla meccanica all’elettronica. «Ma in Italia – afferma Bertolotti– il mercato è pigro e sembra che nessuno se

Un intero settore sta voltando pagina e la produzione abbandonerà gradualmente

il meccanico. «Ma pochi in Italia se ne rendono conto». Ferdinando Bertolotti svela

le prossime novità per l’automazione

Renato Ferretti

76 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Ferdinando Bertolotti, amministratore unico dell’Autorotor di Vaiano

Cremasco (CR). In apertura, il reparto rettifiche mentre

nella pagina a fianco, la sala di controllo - www.autorotorgroup.com

Page 65: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 77

ne sia ancora accorto».Che bilancio potete trarre degli ultimi due

anni?«I risultati per il 2011 non sono stati male ilfatturato ha superato di circa il 5 per centoquello del 2008, l’ultimo anno pre crisi. Ri-spetto al 2010, poi, il miglioramento per-centuale è stato in doppia cifra».

Quali sono stati i problemi più gravi cheavete affrontato?«Il contesto generale, per usare una locuzioneabusata, non è stato esaltante, visto che la ri-presa del mercato è stata lenta e parziale;questo da più valore ai nostri risultati. No-nostante questo sfondo grigio, abbiamo am-pliato la nostra gamma di prodotti e fatto ungrossissimo investimento in macchine. Ciò si-gnifica credere nel futuro o, ancora meglio, innoi stessi».

E questo nel bilancio del primo semestredel 2012 che conseguenze ha avuto?«Anche nel primo semestre del 2012 è conti-nuata la fase di assestamento del mercato,con un più marcato outlook negativo rispettoal passato. Questo si riferisce soprattutto al-l’Italia, dove molte ditte sono in forte soffe-renza. Non è un caso che il nostro fatturatoper il mercato domestico sia in calo rispettoal 2011, calo ampiamente compensato da unforte aumento dell’esportazione».

A proposito di mercati esteri, voi avete par-

tecipato alla fiera dell’Hannover Messe, tra lepiù importanti di settore a livello interna-zionale. Quanto si è rivelata utile?«Noi siamo espositori storici ad Hannover.Perché? Lo scopo principale dell’Autorotor èquello di internazionalizzarsi: qualche anno fal’export rappresentava meno del 10 per centodel totale, oggi sfiora il 40 per cento; io nonsarò contento fino a che questa percentualenon avrà superato, e di molto, il 50 per cento.Il nostro primo cliente è estero, e sui primiventi clienti nove sono stranieri. Ora, unoslogan dell’Hannover Messe è “il mondo allatua porta”e questo è del tutto vero. FacciamoHannover per incontrare il mondo lontano,che è quello che conta di più, per avere l’op-portunità di conoscere nuovi distributori,nuovi clienti, di sperimentare nuove possibi-lità. Paradossalmente, vista la provenienza diuna gran parte dei visitatori, in fiera si parlaquasi più inglese che non tedesco. Abbiamoincontrato lì i nostri distributori più lontani.Ormai il mercato europeo, Germania a parte,ha perso importanza rispetto a quello di altriPaesi. Non è un caso che i nostri due miglioridistributori nel 2011 siano stati quello brasi-liano e quello indiano».

Quali sono le sfide per il vostro settore neiprossimi anni?«Come spesso accade, il termine “sfida” è si-nonimo della parola “innovazione”. E questo � �

Ferdinando Bertolotti

Page 66: Dossier Lombardia 09 2012

78 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

è più che mai valido nel nostro caso. “La”sfida, quella che in fondo comprende tutte lealtre, è quella di saper rispondere all’evolu-zione della tecnologia, che porta a sostituiregradualmente i prodotti meccanici con quellielettronici. Questo implica non tanto e nonsolo un cambiamento di tecnologia, ma anchee soprattutto un cambiamento di mentalità, diatteggiamento, di approccio. L’Autorotor,come praticamente tutti i costruttori di tavolerotanti (fabbrichiamo unità meccaniche/mec-catroniche per automazione e le tavole ro-tanti sono il nostro prodotto di punta) ha la“testa meccanica”, quindi accettare la sfida si-gnifica anche tradire un po’ sé stessi. È d’al-tronde una sfida non eludibile: il futuro, e or-mai anche il presente, è elettronico, a partiredai paesi dell’Estremo Oriente. Purtroppo,almeno in Italia, pochi si sono resi effettiva-mente conto dell’importanza di questo cam-biamento che, naturalmente, avrà bisogno dianni per completarsi, fermo restando che re-steranno sempre delle applicazioni affrontabilisoltanto con prodotti meccanici. La maggio-ranza prosegue sull’onda dell’“abbiamo sem-pre fatto così”. Per contro, noi abbiamo sem-pre cercato di precedere il cambiamento, almassimo di accompagnarlo, mai di seguirlo.Per questo abbiamo sviluppato, e stiamo tut-tora sviluppando, alcune linee di prodotti to-talmente elettronici - presentati, non a caso,alla Hannover Messe - senza trascurare natu-ralmente la produzione meccanica, che al mo-mento rappresenta ancora il grosso della no-stra produzione».

Qual è, invece, la sfida dal punto di vistacommerciale?«Qui la sfida, anch’essa ineludibile, è quelladella conquista dei mercati esteri lontani, ovorrei dire remoti, sempre più importantisulla scena mondiale. Certo occorre tempo,perché si tratta di integrarsi in mentalità eculture, anche commerciali, diverse, il cheimplica comprensione e sensibilità. Sulla no-stra situazione a questo riguardo ho già ri-sposto, quando ho accennato al continuo au-mento del fatturato estero».

Data la vostra esperienza, quali sono le dif-

ferenze che bisogna affrontare quando si ap-proccia a nuovi mercati e come è possibileadeguarsi efficacemente?«Non ci sono differenze sostanziali tra l’ini-zio di un rapporto con un cliente/distributoreitaliano ed uno ad esempio del Far East.Certo, come ho affermato prima, nel secondocaso si devono approfondire aspetti che traconnazionali sono scontati, ma i parametripiù importanti di un rapporto e di una trat-tativa commerciale sono in fondo sempre glistessi. La chiave risolutiva si chiama dialogo,dialogo, dialogo. Qualcuno considera i mer-cati lontani con una mentalità che definireicolonialista; la cosa si commenta da sé».

Quali sono i fattori che secondo voi vi ren-dono competitivi?«La qualità del prodotto è data per scontata.Molto importante è la nostra vastissima retedi distributori, siamo presenti praticamentein tutto il mondo, dall’Australia all’India, aSingapore, al Brasile, naturalmente agli StatiUniti e al Canada, solo per citare alcuni Paesi.Inoltre, e questo è un plus che molti ci invi-diano, forniamo un’assistenza continua, direiquasi assillante, in ogni circostanza; dai casidi emergenza sui nostri prodotti, ovunquesia il cliente, a quelli più normali. Il clienteAutorotor non deve sentirsi mai solo».

� �

TECNOLOGIE

In alto, montaggio

della motorizzazione

Page 67: Dossier Lombardia 09 2012
Page 68: Dossier Lombardia 09 2012

L’informatica, una risorsa per le Pmi

Mario Goretti,

amministratore

delegato

di Agomir Spa., Lecco

www.agomir.com

Agli occhi delle piccole e medie im-prese, chiamate a razionalizzare icosti di gestione, in alcuni casil’informatica può apparire un ele-

mento costoso anziché una risorsa. Causa dibuona parte di questa scarsa appetibilità sonostate alcune mosse sbagliate fatte dagli stessiinformatici nel corso degli anni. Mosse chein passato hanno enfatizzato troppo gliaspetti tecnici dell’informatica e poco gliaspetti di business, che hanno fatto affida-mento su termini e interfacce molto com-plicati e che hanno sminuito il vero valoredei servizi di informatizzazione. Di conse-guenza, oggi, davanti alla possibilità di ac-quistare software o sistemi in grado di mi-gliorare la produttività della propria azienda,

si perde talvolta tempo in processi decisionalitroppo lunghi rispetto agli effettivi costi dasostenere e ai tempi di intervento previsti. Aessere ben consapevole di questa situazioneper cercare, nel contempo, di ribaltarla è lasocietà Agomir di Lecco, che da oltre tren-t’anni all’interno del gruppo G.R. Informa-tica si occupa della produzione di software einfrastrutture digitali destinate alle piccole emedie imprese che, da sole o in rete, affron-tano i mutamenti del mercato globale. «Perfare in modo che le PMI entrino meglio inrelazione con le società IT e promuoverel’informatizzazione dell’imprenditoria ita-liana – spiega Mario Goretti, amministratoredelegato di Agomir – cerchiamo da sempredi fornire idee e soluzioni davvero utili al mi-glioramento dei processi aziendali dei no-stri clienti e rispondenti in pieno alle lororeali necessità. I buoni risultati stanno co-minciando a farsi vedere e molte societàstanno iniziando a capire e a servirsi del va-lore aggiunto che l’informatica può dare alleloro attività».

Per promuovere la cultura informatica, an-che quest’anno Agomir organizzerà la rasse-gna “ICT Forum – Tecnologie e soluzioni alservizio delle imprese”. Con quali propositie aspettative vi state preparando alla realiz-zazione di questo evento?«Avendo deciso di porre l’accento sul fatto chel’informatica avrà sempre più un ruolo chiave

Il mondo informatico è sempre più vicino alle imprese italiane. Anche grazie agli eventi organizzati

dalle società IT, aumentano le aziende che si rivolgono proprio all’informatica per ottimizzare

la produttività. Il commento di Mario Goretti, amministratore delegato di Agomir

Emanuela Caruso

80 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

TECNOLOGIE

Page 69: Dossier Lombardia 09 2012

Mario Goretti

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 81

nell’evoluzione delle piccole e medieimprese, investiamo tempo ed energianella preparazione di questa rassegna,che non promuoviamo solo sul terri-torio lombardo, ma anche nel restod’Italia grazie ai nostri partner. Conl’edizione di quest’anno vogliamo raf-forzare la nostra posizione di riferi-mento soprattutto in un’ottica cultu-rale-formativa orientata allapromozione dell’ICT attraverso unforte spirito di condivisione delle espe-rienze pratiche maturate da tutti co-loro che parteciparanno e che mette-ranno in campo competenze enecessità».

Quali sono le novità più impor-tanti che la Agomir intende pre-sentare nell’edizione 2012 del-l’ICT Forum?«Alcune novità riguardano le sessioni plena-rie, previste nel corso di entrambe le giornatedella rassegna, in cui autorevoli professioni-sti del settore e importanti opinion leader de-scriveranno il panorama italiano e mondialein termini di utilizzo delle tecnologie attualie future. Altro compito fondamentale verràaffidato ai workshop organizzati in sessioniparallele, che dovranno illustrare in modoconcreto e interattivo alcuni casi di successo,quali per esempio i software gestionali, i si-stemi hardware integrati, il CRM, la businessintelligence, il cloud computing, solo per ci-tarne alcuni. Oltre alla presenza di interactivebureau, dove le aziende partner dell’iniziativapotranno incontrare e confrontarsi con i par-tecipanti, sarà presente anche una sala vir-tuale: un camion tecnologico sul quale saràpossibile “toccare con mano” gli apparati har-dware e i sistemi di ultima generazione».

Quanto è importante partecipare a questo

tipo di eventi e quali altri sono in pro-gramma nel corso dei prossimi mesi?«Credendo nel valore dell’ascolto per com-prendere e anticipare le necessità dei clienti e deicollaboratori, partecipare a manifestazioni in-formatiche di questo genere riveste un fattorechiave nel nostro percorso di crescita. Abbiamo,quindi, recentemente aderito come espositori aSmau Bologna, ottenendo interessanti contatti;mentre a metà ottobre saremo presenti a SmauMilano per presentare la nuova versione dellasuite di applicazioni web, denominata Inte-GRa, per la gestione digitale dei processi azien-dali. Il 24-25 ottobre, poi, aderiremo a MCMVerona, un appuntamento annuale dedicato altema della gestione della manutenzione degliimpianti, occasione in cui presenteremo l’evo-luzione del nostro software InteGRa.Asset,messo a punto insieme all’Osservatorio TeSeMdel Politecnico di Milano».

Dal punto di vista operativo, su quali altri áá

❝~

Vogliamo che le tecnologie informatichevengano vissute come una levaper il business aziendale e come una sfidache bisogna cogliere al volo

Page 70: Dossier Lombardia 09 2012

progetti state lavorando?«In linea con i trend del mercato, abbiamo av-viato una serie di nuovi progetti focalizzati sualcuni aspetti dell’ICT che stanno catalizzandol’interesse di molte aziende. Sono la business in-telligence e lo sviluppo di soluzioni mobile e dicloud computing. Lo scopo di questi progettiè quello di ricondurre questi termini un po’abusati a una logica di applicabilità quotidiana,affinché le soluzioni vengano usate con soddi-sfazione dagli utenti finali. In un contesto in cuila nostra economia si trova di fronte all’impe-rativo di migliorare la propria competitività ecapacità di innovazione, vogliamo che le tec-nologie informatiche vengano viste e vissutecome una leva per il business aziendale e comeuna sfida che bisogna cogliere al volo».

Quali sono le prospettive e gli obiettivi chela Agomir si pone per il medio e lungo pe-riodo?«In questo preciso momento stiamo operandosu diversi fronti che potrebbero avere una visi-bilità piuttosto ampia nel tempo grazie allo spi-rito d’impresa e alla qualità del lavoro dei nostricollaboratori. Per entrare più nello specifico,riporto tre esempi di progetti in corso d’opera:la messa a punto del nuovo software gestio-nale, impegno ambizioso e costoso che mira asostenere i nostri utenti attuali e futuri anche nei

prossimi anni, offrendo loro applicazioni sem-pre al passo con i tempi; la realizzazione dellanuova sede della società, la cosiddetta “casa delsoftware”, fortemente voluta a Lecco a con-ferma del valore delle nostre radici e progettatain modalità ultra-green, ovvero a impatto zero,anche con la collaborazione del Politecnico diMilano e di numerosi studenti stranieri; infine,la definizione precisa di un percorso di inter-nazionalizzazione supportato da una societàesperta sul tema, per distribuire i nostri softwareanche all’estero affinché Agomir possa allargaregli orizzonti del proprio operato».

82 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

áá

Dopo aver ottenuto un ottimo successo con la prima edizione, la

società Agomir ha rinnovato anche per il 2012 l’appuntamento

con “ICT Forum – Tecnologie e soluzioni al servizio delle

imprese”. L’evento, che si terrà il 4 e il 5 ottobre presso il centro

Lariofiere di Erba, in provincia di Como, vedrà la partecipazione

di imprenditori, IT manager, responsabili amministrativi,

controller, e molti altri, che si confronteranno sui temi più attuali

legati all’ICT. Durante le due giornate organizzate dall’azienda

informatica di Lecco, sarà possibile partecipare a sessioni

plenarie, dove verrà discussa l’importanza per le piccole e medie

imprese italiane di evolversi informatizzandosi. Oltre a interactive

bureau, dove sarà possibile approfondire gli argomenti trattati

durante il convegno con le aziende partner dell’iniziativa,

l’agenda prevederà diversi workshop, per studiare in modo

concreto i sistemi e software già proposti da Agomir che stanno

riscuotendo buoni risultati sul mercato e presso le imprese che li

hanno adottati. I temi principali che verranno toccati nel corso

dell’evento, la cui partecipazione è gratuita, verteranno

principalmente su software gestionali, sistemi hardware integrati,

virtualizzazione e server consolidation, business intelligence,

portali e siti web; e ancora cloud computing, applicazioni mobile,

backup e disaster recovery, efficienza energetica, service

management, sistema di supporto alle decisioni, SEO e web

marketing. www.ictforum.it

A OTTOBRELA SECONDA EDIZIONEDELL’ICT FORUM

TECNOLOGIE

Page 71: Dossier Lombardia 09 2012
Page 72: Dossier Lombardia 09 2012

Il laser è senz’altro la tecnologia più inno-vativa che oggi il settore degli stampi mettea disposizione del mercato. Non solo, in-fatti, permette di eseguire microsaldature

su qualsiasi tipo di metallo senza creare tensionie deformazioni nello stampo, ma addirittura è ingrado di sostituire gran parte delle lavorazioni so-litamente affidate alla fotoincisione chimica,come per esempio la realizzazione di texture, diabbattere i limiti tecnico-estetici delle strumen-tazioni tradizionali, e di donare quindi mag-giore libertà creativa a centri stile e designer. Trale prime realtà imprenditoriali ad aver importatola tecnologia laser, troviamo la società PiazzaRosa. «Il reparto di incisione laser – spiega De-

mis Zanon, amministratore delegato dell’im-presa – è sicuramente il nostro fiore all’occhiello.Proprio quest’anno abbiamo inserito al suo in-terno una nuova macchina laser per incisioneprofonda, una Agie Charmilles modello 1200 a5 assi. Grazie all’utilizzo di questa apparecchia-tura e alle lavorazioni a 5 assi su matrici e pun-zoni di stampi di grandi volumi, saremo in gradodi far penetrare la tecnologia laser in nuovi set-tori del mercato e di acquisire, di conseguenza,nuovi clienti». A soli pochi mesi dalla sua in-stallazione ci sta dicendo che a breve necessiteràdi una gemella.

Quali mercati rappresentano la percentualemaggiore del core business della Piazza Rosa?

«La percentuale più elevata del no-stro fatturato, circa il 60 per cento,è sviluppato nel settore dell’auto-motive, dove spaziamo da stampiper il lighting come guida-luce astampi di grandi dimensioni comespoiler e paraurti. Un 20 per centodel fatturato è poi maturato nelcomparto del packaging e delle bot-tiglie in Pet, dove collaboriamo conaziende leader. Infine, il restante 20per cento del nostro volume d’affariè scomposto in vari rami di mer-cato, tra cui in particolar modo ilfarmaceutico, l’elettrodomestico e ilgiardinaggio».

Su quale principio cardine è

L’incisione laser, con i vantaggi che apporta alle lavorazioni degli stampi, si sta dimostrando

la tecnologia giusta con cui sbarcare sui mercati internazionali, in particolare Messico,

Turchia e Brasile. A parlarne è Demis Zanon

Emanuela Caruso

Demis Zanon,

amministratore delegato

della Piazza Rosa

di Pieve D’Alpago (BL)

www.piazzarosa.it

Il laser, la vera innovazionenel settore stampi

84 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

TECNOLOGIE

Page 73: Dossier Lombardia 09 2012

Demis Zanon

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 85

basata la politica aziendale della Piazza Rosa?«Sin dall’inizio della nostra attività, abbiamobasato la politica aziendale sull’investimento co-stante. Investire nella tecnologia ci consente in-fatti di migliorare l’efficienza e la qualità delle la-vorazioni ormai consolidate, come la lucidaturastampi e la saldatura laser, inserendo macchinarie attrezzature di ultima generazione, e di offrireai clienti una gamma di servizi sempre più com-pleta e un supporto concreto ai vari problem sol-ving che possono presentarsi».

Nel 2011 avete dato vita a un nuovo e in-novativo servizio, la WCS. Di cosa si tratta?«La WCS, World Client Service, è una societàche svolge un servizio di assistenza agli stampi-sti o utilizzatori di stampi con prestazioni di lu-cidatura, saldatura laser, aggiustaggio e avvia-mento stampi. Il servizio viene svoltodirettamente presso le sedi dei clienti e si è di-mostrato un investimento vincente e apprezzato,in quanto nonostante il progetto sia partito soloa metà 2010, oggi la WCS è già una realtà im-portante, con un team di 15 tecnici specializzati,un fatturato previsionale del 2012 che toccherài due milioni di euro, e una richiesta crescentedi cantieri fissi di assistenza in Brasile e Messico».

E proprio in Messico avete portato avantiun interessante progetto.«Sì, in Messico, dove il mercato è in forte espan-sione economica e produttiva, abbiamo creatouna società di statuto messicano che si impe-gnerà nell’assistenza ai clienti con attività di lu-cidatura, saldatura laser e aggiustaggio. Ab-biamo, inoltre, in previsione di poter inserire inquesto plant anche l’attività di incisione laser e,successivamente, alcune macchine utensili perpoter offrire anche un servizio di piccole e me-die modifiche su stampi, attività questa ancorapoco sviluppata in Messico. Sempre all’estero,abbiamo inoltre in programma di aprire unasede WCS in Turchia, un altro mercato in fortecrescita; proprio ora stiamo valutando i possibiliinvestimenti da compiere e le aree più strategi-

che in cui iniziare con il lavoro. L’obiettivo èquello di essere operativi già a partire dai primimesi del 2013».

Quale bilancio può trarre dall’attività del-l’ultimo anno della Piazza Rosa?«Nonostante la morsa della crisi globale, il2011 è stato un anno positivo per l’azienda, equesto non solo in termini di fatturato, con un+30 per cento rispetto al 2010, ma anche intermini di incremento della clientela. Abbiamoinfatti aumentato il nostro portafoglio clientidi circa il 18 per cento. L’esperienza professio-nale dimostrata, la visione approfondita delsettore ci sta comunicando che il modo di ope-rare è quello giusto, stimolandoci a perseguirloe quindi a porre sul mercato nell'immediato fu-turo interessanti novità».

❝~

Nel 2011 siamo riusciti a incrementareil nostro fatturato del 30 per centoe il nostro portafoglio clientidel 18 per cento

Page 74: Dossier Lombardia 09 2012

TECNOLOGIE

86 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

L o stampaggio è un settore fonda-mentale, che si applica quasi a qual-siasi campo produttivo. La M.D.C.Srl di Ronco Briantino (MB) è

un’importante fornitrice di aziende operantinel settore stampaggio di prodotti farmaceu-tici, cosmetici, di profumeria e tecnici. Hamaturato negli anni svariate innovazioni, gra-zie all’utilizzo di particolari tecnologie di pro-gettazione e di costruzione. Fondata nel 1976,l’azienda si è specializzata nella costruzione distampi per materie plastiche: di soffiaggio, diiniezione, di iniezione-soffiaggio.A proposito del bilancio dell’attività e del fat-turato relativi all’ultimo anno, racconta En-rico Fumagalli che «la crisi economica globaleci ha colpiti, certo, ma nel nostro caso speci-fico si è creata una sorta di ciclicità di buonprofitto nel primo semestre e una flessione nelsecondo. Per il momento siamo riusciti a nonricorrere agli ammortizzatori sociali».La strategia imprenditoriale, al fine di tenerebene il mercato in questo buio periodo dicrisi, si è concentrata «sulla stretta collabora-zione con i clienti storici che apprezzano il la-voro per la qualità dei prodotti e la certezzache gli stampi da noi costruiti dopo la nor-male messa a punto possano lavorare senzaproblemi, oltre che sull’assistenza continua

che forniamo - commenta Fumagalli. - Lacollaborazione è indispensabile per progetta-zioni complesse, per un’accurata analisi delprodotto finale e del suo utilizzo e, di conse-guenza, la valutazione di tutte le criticità spe-cifiche del prodotto».E, sempre a proposito di produzione, quelladella M.D.C. risponde alle esigenze dei settoripiù disparati. I mercati che rappresentano lapercentuale maggiore del core business sonoquelli «dei prodotti cosmetici e di profume-ria (circa l’80 per cento), di farmaceutica (il18 per cento), di settori tecnici (2 per cento).Sono poi gli stessi clienti che, a loro volta, rie-scono con il passaparola a metterci in con-tatto con altre aziende».Tutto, nel settore dello stampaggio, parteda un’accurata progettazione. «Grazie a unufficio tecnico specializzato che utilizza soft-ware all’avanguardia, è garantita un’accurataprogettazione dello stampo e dei percorsiCam - ci spiega il titolare. - Il nostro puntodi forza è la stretta collaborazione con ilcliente per un’accurata analisi del prodottofinale e del suo utilizzo e per la ricerca dellasoluzione più mirata alle criticità specifichedel progetto. In particolare vi è lo studio diforme sempre più complesse e originali perrispondere in maniera adeguata alle richiestedi mercato; lo studio della posizione più

Prodotti farmaceutici, di profumeria,

cosmetici e tecnici sono solo alcuni dei

campi in cui lo stampaggio si può

applicare. Il punto di Enrico Fumagalli

Martina Carnesciali

La MDC Srl ha sede

a Ronco Briantino (MB)

www.mdcstampi.it

Tecnologie per lo stampaggio

Page 75: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 87

Enrico Fumagalli

idonea del punto di iniezione per la ricercadella migliore estetica e la valutazione di unadeguato numero di cavità che consente digarantire bassi cicli di stampaggio e lungoutilizzo degli stampi. Ritengo importanteanche la cura nella finitura superficiale delleparti stampanti, oltre a quella nelle linee dichiusura più complesse».Anche le fasi di lavorazione, seguite passopasso all’interno dell’azienda, sono interes-santi. Come specifica il titolare, «le fasi di la-vorazione, in seguito alla progettazione delpezzo da realizzare, iniziano con la scelta de-gli acciai più idonei alla funzionalità deipezzi da assemblare. È, questo, un passaggiomolto importante: difatti la scelta dei mate-riali specifici e dei trattamenti termici e su-perficiali adottati ci consentono di mante-nere inalterate nel tempo le caratteristichedei nostri stampi. L’utilizzo di macchinari e

tecnologie all’avanguardia ci permette di rea-lizzare particolari anche di notevole com-plessità tecnica; si passa poi alla sgrossaturae alla finitura con macchine utensili asserviteda controllo numerico su più assi».Adesso, con lo stampo pronto, non rimane al-tro da fare che diffondere il prodotto sui prin-cipali mercati di riferimento. Enrico Fuma-galli, senza particolari dubbi, ci spiega che«l'ubicazione dei nostri clienti è a livello re-gionale. È soprattutto la Brianza che, nellospecifico, rappresenta un territorio con unagrande tradizione a livello meccanico. In que-sto periodo necessita di un supporto concretoper evitare che questo patrimonio vada di-sperso». Così si finisce a parlare di prospettivee intenzioni per il futuro più prossimo: «cer-cheremo di mantenere e consolidare la nostraquota di mercato, oltre a cercare di soddisfarele necessità dei clienti più esigenti».

� �L’utilizzo di macchinari e tecnologie all’avanguardia ci permettedi realizzare particolari anche di notevole complessità tecnica

Page 76: Dossier Lombardia 09 2012

Dopo un 2011 caratterizzato da unincremento di vendite del 20 percento rispetto all’anno precedente eun 2012 che lascia prevedere una

chiusura di bilancio sullo stesso trend di cre-scita, il gruppo Amisco punta a raggiungere unfatturato di 45 milioni di euro entro il 2013. Lastrada verso questo ambizioso obiettivo è statatracciata dal piano strategico triennale elaboratodal management della società di Paderno Du-gnano, oggi strutturata come gruppo interna-zionale e specializzata nella progettazione, svi-luppo e produzione di bobine elettriche

incapsulate, solenoidi di azionamento ed elet-trovalvole pneumatiche destinati alle più svariateapplicazioni. Come spiega Donata Novellone,che costituisce la direzione generale insieme al fra-tello Cesare: «Abbiamo avviato varie azioni di in-tervento, che sono state portate avanti rispet-tando e in alcuni casi anticipando i traguardiprefissati. Il piano comprende un arricchimentodella gamma e una diversificazione dell’offerta deiprodotti mediante consistenti investimenti de-dicati alla progettazione e sviluppo di nuovi mo-delli e all’incremento del parco macchine e del-l’automazione».

In quali progetti, in concreto, sono con-fluiti i vostri investimenti?DONATA NOVELLONE «Per l’ampliamento della ca-pacità produttiva sono stati previsti due nuovi in-sediamenti, da affiancare a quelli già esistenti inItalia e in Cina. Abbiamo portato a termine l’ac-quisizione di un’unità produttiva per l’assem-blaggio e il collaudo delle parti pneumatichedelle elettrovalvole e avviato un sito produttivo inRepubblica Ceca al quale destinare le produ-zioni labour intensive. Il primo progetto si è

INTERNAZIONALIZZAZIONE

I risultati dell’ultimo piano di sviluppo triennale

di Amisco presentati da Cesare e Donata Novellone.

Bilanci, obiettivi raggiunti e investimenti realizzati

nella direzione dell’internazionalizzazione del gruppo.

E le prospettive per il prossimo triennio

Luca Cavera

Intercettarei mercati in crescita

Cesare e Donata

Novellone, direttori

generali, insieme

alla sorella, Alessandra

Novellone, che si

occupa di risorse

umane, e alle “nuove

leve” del management

della Amisco Spa di

Paderno Dugnano (MI)

www.amisco.it

Page 77: Dossier Lombardia 09 2012

concretizzato nel corso del 2011, per il secondoprevediamo lo start up entro la fine dell’anno.Nello stabilimento di Paderno Dugnano, inoltre,sono state introdotte le tecniche di lean produc-tion su tutte le isole di produzione».

Quali sono state le motivazioni che vi hannospinto ad aprire una linea di produzione inCina? Si è trattato di una delocalizzazioneparziale, o di un’espansione produttiva dettatada esigenze di mercato?CESARE NOVELLONE «Abbiamo maturato l’ideadi creare un sito produttivo in Cina sia comescelta strategica sia per mantenere alcuni rapportidi collaborazione, dato che molti nostri partner,

negli ultimi anni, hanno aperto filiali in EstremoOriente e sono alla ricerca di fornitori localizzatisu quell’area. Abbiamo perciò pensato che queifornitori potevamo essere ancora noi. Inoltre,essere presenti in un paese con un tasso di svi-luppo formidabile come quello cinese, che sta ge-nerando una forte domanda interna, ci è parsauna buona opportunità. Tuttavia non abbiamomai preso in considerazione la possibilità di fab-bricare in Cina prodotti da destinare al mercatoeuropeo. Tempi e costi di trasporto, mancanza diflessibilità, impossibilità nel garantire ai nostri

committenti consegne rapide e lottiridotti, renderebbero questa solu-zione poco vantaggiosa».

La vostra società esporta intrenta paesi nel mondo. In qualistate ottenendo i maggiori suc-cessi?C.N. «Dal punto di vista commercialestiamo registrando i maggiori suc-cessi nei paesi in via di sviluppo,

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 93

❝~

Dal punto di vista commercialestiamo registrando i maggiorisuccessi nei paesi in viadi sviluppo, come Cina e India

áá

Cesare e Donata Novellone

INCREMENTO DELLE VENDITE REGISTRATO

DA AMISCO FRA IL 2010 E IL 2011. IL COMPLETAMENTO

DEL PIANO STRATEGICO TRIENNALE PORTERÀ

IL FATTURATO A QUOTA 45 MLN ENTRO IL 2013

+20%

Page 78: Dossier Lombardia 09 2012

94 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

come Cina e India. Tra gli interlocutori storici ri-tornano in primo piano gli Stati Uniti, oggi pro-tagonisti di una netta ripresa, dopo la crisi che liaveva investiti. A livello di strategie di marketing,abbiamo sempre curato con attenzione la parte-cipazione a fiere nazionali e internazionali, comeHannover Messe in Germania, Fluid TransCompomac ed Expoconfort a Milano, Ptc Chinaa Shangai, e molte altre. Abbiamo sviluppatouna rete di agenti e distributori in Cina, India,Far East, Stati Uniti, America Latina, Gran Bre-tagna e Germania che ci aiutano a raccogliere esmistare le richieste dei clienti e a diffondere il no-stro marchio. A partire dal 2013 dedicheremoun’attenzione particolare ai mercati dell’Ame-rica Latina, come Brasile e Argentina, che hannodimostrato in questi anni buone prospettive dicrescita. E in più stiamo avviando un piano disviluppo commerciale nella federazione Russa».

Qual è invece la situazione del mercatointerno?D.N. «In questo periodo la situazione del mercatointerno è stazionaria, ma poiché da sempre Ami-sco ha accordato una netta prevalenza alle espor-tazioni, cresciute ancora negli ultimi tempi, finoad assorbire l’80 per cento della produzione, ilmercato interno influisce in maniera limitata.Inoltre possiamo sempre contare su alcuni im-portanti committenti storici che non mostranoflessioni significative delle loro richieste».

A quali settori industriali sono destinatiprincipalmente il vostro prodotto e i vostriservizi?C.N. «Ci rivolgiamo ai settori dell’automazionepneumatica e industriale, dell’oleodinamica e, innetto aumento negli ultimi anni, a quello del-l’automotive. Su tutti i campi offriamo un elevatolivello qualitativo, ottenuto mediante controllicapillari in ogni fase del processo produttivo,con collaudi al 100 per cento sul prodotto finito.In termini di servizi abbiamo previsto un pro-gramma di riunioni direzionali a cadenza setti-manale, dedicate allo studio e all’approfondi-mento delle segnalazioni e dei problemi deiclienti; un laboratorio per eseguire prove di vitae choc termici. Non meno importante è il servi-zio di progettazione e sviluppo dei prodotti, checi consente di affiancare i nostri partner nel lan-cio dei nuovi modelli, potendo contare sullacondivisione dei file informatici, fornitura distampi e attrezzature, prototipi e pre-serie, testpreliminari approfonditi».

Sinteticamente, qual è dunque il valore ag-giunto rispetto ai vostri competitor?D.N. «Il differenziale competitivo rispetto ai con-correnti risiede non solo nella qualità del pro-dotto e dei servizi, ma anche nella capacità del-l’azienda di garantire la soddisfazione del clienteattraverso soluzioni progettuali e produttive com-plete e integrate. E nella trasparenza dei pro-cessi, sui quali il cliente può effettuare rigorosiaudit per conoscere e testare in ogni dettagliotutte le nostre procedure e ottenere una garanziaassoluta su ciò che acquista».

In termini di ricerca e sviluppo, su qualiprogetti state lavorando in questo momento?C.N. «Al momento stiamo conducendo unostudio sulle mescole in gomma destinate alleguarnizioni dei nostri piloti pneumatici. E sonoin corso di sperimentazione anche nuovi ma-teriali plastici per l’incapsulamento delle bo-bine. Tuttavia il lavoro di ricerca del nostroteam di ingegneri non riguarda soltanto l’in-novazione sotto il profilo specificamente tec-

áá

INTERNAZIONALIZZAZIONE

Page 79: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 95

nico, ma anche sotto quello deiprocessi e dei servizi, come l’in-troduzione delle logiche dellaLean Production e l’ideazione disoluzioni logistiche avanzate».

Qual è la vostra politica indu-striale sul fronte della sicurezza edel rispetto ambientale?D.N. «La questione della sicurezza èsempre stata considerata priorita-ria in Amisco. Per la formazionedei nostri addetti e soprattutto deineoassunti abbiamo realizzato unmanuale dedicato, che in unaforma semplice ed esauriente ana-lizza e illustra i vari aspetti dellaprevenzione: dalla valutazione delrischio alle protezioni da adottare,dalle procedure di emergenza alleistruzioni per l’evacuazione, fino aicomportamenti da tenere in casodi infortunio o di calamità natu-rali. Sul fronte ambientale, poi,l’azienda persegue una politica didifesa e salvaguardia attraverso misure come leanalisi di dispersione dei gas nocivi, le analisi delleemissioni in atmosfera, dello scarico acque, deicampi elettromagnetici».

Avete fatto anche degli investimenti miratisu tecnologie che vi permettono di limitarel’impatto della produzione?C.N. «Per evitare gli sprechi di acqua nel raffred-damento delle macchine, disponiamo di unanello a circuito chiuso. Per il risparmio energe-tico, una società specializzata ha effettuato loscreening dei nostri impianti. Questo ci ha per-messo di individuare vari punti di intervento, tracui una nuova cabina di trasformazione del-l’energia elettrica, una nuova centrale per la di-stribuzione dell’aria compressa – comandata daun apposito server che ne ottimizza l’impiego–, l’adozione di lampade a risparmio energeticoin tutto lo stabilimento, l’abolizione degli im-balli a perdere, sostituiti da contenitori riutiliz-

zati di volta in volta. Inoltre, abbiamo pro-grammato la realizzazione un impianto foto-voltaico sul tetto dei nostri capannoni».

Quali sono le prospettive, gli obiettivi egli investimenti programmati per il medio elungo periodo?D.N. «Stiamo sviluppando una grande mole dinuovi progetti che vedranno la luce tra il 2013e il 2014 – alcuni di questi saranno rivolti alsettore dell’automotive, in ottemperanza allanuova normativa Euro 6. Entro la fine del-l’anno, poi, sarà pronto il nuovo piano trien-nale, nel quale indicheremo le linee guida peril periodo 2013-2016. Nel delinearne i con-torni stiamo contando su una ripresa generaledei mercati, più sostenuta negli Stati Uniti enel Far East, più moderata in Europa. In ognicaso prevediamo di continuare a crescere conun incremento nel volume di lavoro del 15-20per cento».

Il quartier generale del gruppo Amisco si trova a Paderno Dugnano ed è qui che si

concentrano le attività di ricerca e sviluppo, progettazione, prototipazione,

industrializzazione del prodotto, coordinamento amministrativo e finanziario,

coordinamento commerciale, sistema qualità e servizio clienti. Nella sede di

Paderno si svolge anche l’attività produttiva più tecnologicamente avanzata, che

si avvale di impianti automatizzati e robotizzati e che ha anche la funzione di

vetrina per la promozione del marchio e dell’immagine dell’azienda verso i partner

direzionali. Le sedi distaccate del gruppo fungono in alcuni casi da avamposti

produttivi in economie con un vivace mercato interno – come Cina e Stati Uniti –,

in altri casi come fornitori low cost – come il futuro stabilimento in Repubblica

Ceca – che garantiscono la capacità produttiva necessaria, permettendo

flessibilità e adattamento alle istanze dei diversi mercati.

L’organizzazione internazionale

Cesare e Donata Novellone

Page 80: Dossier Lombardia 09 2012

INTERNAZIONALIZZAZIONE

Èun dato di fatto ormai da alcuni anni:la concorrenza cinese è potente emette in difficoltà gran parte deimercati, anche quello italiano, che

riesce a destreggiarsi soltanto grazie all’ottimafama di cui gode la qualità del made in Italy.Dal comparto tessile alla produzione di scarpe,dal settore dei giocattoli alla realizzazione di bi-ciclette, fino ad arrivare alla produzione diterre rare, ovvero dei minerali pregiati conte-nuti dentro ai dispositivi hi-tech. Sono questii settori in cui la Cina non ha quasi più rivalie che si contrappongono, invece, in manieranetta a quei rami del mercato in cui la forzaeconomica e produttiva cinese non è ancorariuscita a specializzarsi. Proprio tra questi com-parti si colloca l’attività della società OfficineMeccaniche Finazzi Osvaldo Srl, sita a Gru-mello del Monte, in provincia di Bergamo.«Negli ultimi anni – commenta Osvaldo Fi-nazzi, fondatore dell’impresa – il nostro corebusiness è incentrato sulla realizzazione di val-

vole a sfera e in partico-lare di quei rivestimentiche ne aumentano la re-sistenza. La produzionedi riporti nelle valvole ri-chiede materiali moltoinnovativi e grande pre-cisione, entrambi ele-menti che il mercato ci-nese non ha ancora benaffinato, e che ci per-mettono quindi di schi-varne la concorrenza e diimporci sul mercato in-ternazionale».

L’internazionaliz-zazione è da sempre unaspetto fondamentaledella vostra attività.Come avete raggiuntotale traguardo e in qualiPaesi siete presenti?

Dribblare la concorrenza cinese si può.

Sono necessarie innovazione, precisione e oculate

strategie di internazionalizzazione. Osvaldo Finazzi

racconta le dinamiche di un settore,

quello della produzione di componenti meccaniche,

che non teme il confronto con la Cina

Emanuela Caruso

Osvaldo Finazzi, fondatore dell’omonima società di Grumello del Monte (BG)

www.finazziosvaldosrl.it

La meccanica al vagliodell’innovazione

96 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Page 81: Dossier Lombardia 09 2012

Osvaldo Finazzi

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 97

«Abbiamo cominciato a pensare seriamente arendere internazionale la nostra società agliinizi degli anni 90 grazie a un’opportunità of-ferta da un bando camerale. Collaborando perun periodo di sei mesi con un export manager,abbiamo effettuato una massiccia ricerca dimercato all’estero, che ci ha portato ad am-pliare i nostri orizzonti e a ottenere il nostroprimo cliente estero, la Francia. Oggi, rice-viamo commesse da Paesi quali la Francia, Spa-gna, la Germania, il Regno Unito e gli EmiratiArabi».

Quali sono le caratteristiche che hannopermesso all’azienda di ottenere commesseda tutto il mondo?«Sicuramente l’elevata qualità dei prodottiche realizziamo e del servizio che offriamo;una capacità produttiva che varia da compo-nenti di 50 millimetri a componenti di 3milamillimetri; il continuo investimento in inno-vazioni tecnologiche; e la costante ricerca dinuove quote di mercato, tanto nei Paesi in-dustrializzati quanto nei Paesi economica-mente emergenti».

Come si sviluppa il processo produttivodella vostra impresa?«Il processo produttivo aziendale comprendetutte le fasi di lavorazione, dalla progetta-zione alla realizzazione, dal controllo dimen-sionale certificato all’imballo protetto, dal-l’etichettatura alla spedizione. Inoltre, agaranzia della qualità dei prodotti e del “madein Italy” di cui si fanno portatori, ogni singolopezzo costruito viene sottoposto a costanticontrolli e test di resistenza e affidabilità. Ad

assicurarne, invece, la totale tracciabilità cipensano la colata attestante la provenienzadel materiale e il logo FIN».

Dalla nascita dell’azienda a oggi, come siè evoluta l’attività della vostra impresa?«La nostra avventura è partita nel 1981 con untornio parallelo e un garage a disposizione.Grazie al duro lavoro e a molta costanza, dopopochi anni l’azienda si è trasformata da impresaartigiana familiare a impresa industriale e si èdotata di macchinari più moderni, come iltornio a controllo numerico. Ci siamo poi spe-cializzati nella fornitura di particolari meccanicidestinati ad apparecchiature per la lavorazionedel marmo e a macchinari tessili per la produ-zione di bottoni. È, invece, degli anni 90 la de-cisione di fare delle valvole a sfera per il settorepetrolchimico il nostro core business. Dal2009, infine, siamo specializzati anche nellarealizzazione di componentistica per il com-parto energetico».

~

Abbiamo cominciato a rendereinternazionale la nostra societàagli inizi degli anni 90. Oggi,riceviamo commesse da Francia,Spagna, Germania, Regno Unitoed Emirati Arabi

Page 82: Dossier Lombardia 09 2012

INTERNAZIONALIZZAZIONE

Il gruppo Iseo è una realtà italiana spe-cializzata nella progettazione e realiz-zazione di prodotti per la sicurezzaanti-intrusione e la gestione degli ac-

cessi. Iseo Serrature, creata nel 1969 a Piso-gne (Brescia), è la casa madre. «La nostraazienda punta da sempre alla crescita e al-l’eccellenza produttiva. La tecnologia giocaun ruolo fondamentale nella progettazionedei sistemi di chiusura – spiega EvaristoFacchinetti – Presidente e AmministratoreDelegato del Gruppo –. Tra i prodotti Iseopiù all’avanguardia compaiono, ad esem-pio, articoli in grado di combinare l’affida-bilità della meccanica alla flessibilità del-l’elettronica, garantendo, così, una maggioree più efficace personalizzazione della sicu-rezza». Fra gli ultimi ritrovati in campo tec-nologico proposti attualmente al mercatospiccano i prodotti per il controllo degli ac-cessi. La chiave intelligente, ad esempio, fa-cilmente programmabile tramite PC, puòautorizzare o meno l’apertura di determi-nate porte in fasce orarie e giorni prestabi-liti, e registra ogni tentativo di accesso nonautorizzato.

Fondamentale, per la crescita di Iseo, èstata la decisione di aprirsi ai mercatiesteri. A che punto è il processo di inter-nazionalizzazione del Gruppo?«Attualmente siamo presenti in otto diversiPaesi: in Italia, Francia, Spagna e Germaniaabbiamo i siti produttivi; negli EmiratiArabi, in Sud Africa, Malaysia e Cina, in-vece, abbiamo insediato le aziende di com-mercializzazione. Dato che in Europa conti-nuiamo a registrare fatturati elevati mastabili, puntiamo a espanderci e investirenelle zone extraeuropee. È importante te-nere in considerazione anche mercati come

Unire alla meccanica tradizionale la più avanzata

tecnologia. Aprirsi ai mercati internazionali

per aumentare la competitività.

Rimanere legati al territorio d’origine. Così il settore

della sicurezza fa parlare di sé. Il commento

di Evaristo Facchinetti

Emanuela Caruso

Migliora la tecnologia,aumenta la sicurezza

Evaristo Facchinetti, presidente del gruppo Iseo con sede a Pisogne (BS)

www.iseoserrature.it www.iseo.com

Page 83: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 99

quello mediorientale, dove quest’anno ab-biamo rilevato performance interessanti».Pur essendo presenti su scala internazio-nale, avete mantenuto un forte legame conil vostro territorio d’origine. Quale valoreaggiunto garantisce questa impostazione?«La conduzione familiare e il mantenimentodel management locale fanno sì che Iseovenga riconosciuto sul mercato mondialepiù che come gruppo, come una squadra diaziende sinergiche in grado di offrire specia-lizzazione produttiva e qualità di servizio. Inquesto modo il Gruppo Iseo diventa una re-altà alternativa alle grandi concentrazioni fi-nanziarie».

Riuscite a mantenere la vostra presenzasul territorio italiano anche grazie alla retedi specialisti Iseo for You. Di cosa si tratta?«È un insieme di specialisti che si occupa difornire un servizio non solo di assistenzapost-vendita, ma anche di consulenza perl’installazione di prodotti più idonei a ri-spondere a determinate esigenze di sicurezza.È un servizio personalizzato e studiato su mi-sura del cliente e del mercato, e oggi contapiù di cento punti vendita in Italia».

Quale bilancio è possibile trarre dall’ul-timo anno di attività di Iseo?«Nonostante l’azienda abbia dovuto affron-tare varie difficoltà, anche a causa dei disor-dini verificatisi nell’area settentrionale del-l’Africa e nelle zone mediorientali, tra cui laLibia che rappresenta un mercato impor-tante per Iseo, il 2011 è stato un anno ab-bastanza positivo. Infatti, l’instabilità di que-sti mercati è stata compensata da un buonincremento delle vendite sul mercato ita-liano. Il fatturato registrato nel 2011 ha toc-cato i 113 milioni di euro, di cui la maggiorparte è stata maturata all’estero».

Avete in cantiere particolari progetti peril prossimo futuro?«Tra i nostri obiettivi figura sicuramentel’ampliamento delle quote di mercato in Ita-lia, percorso già iniziato attraverso gli inve-stimenti effettuati nella comunicazione, chehanno dato risalto al marchio sul territorionazionale grazie alle campagne pubblicitariesulla stampa quotidiana e alla sponsorizza-zione del Giro d’Italia. A livello internazio-nale, invece, speriamo di poter penetraremaggiormente nei mercati extraeuropei».

❝~

La maggior parte del nostro fatturatoviene realizzato nei Paesi esteri,come Spagna, Germania, Francia,Emirati Arabi, Cina e Sud Africa

Evaristo Facchinetti

Page 84: Dossier Lombardia 09 2012

EXPORT

Aseguito del calo globale della pro-duzione registrato nel biennio2008-2009, dal 2010 il settoreimballaggi ha avuto una ripresa,

sia nazionale che internazionale, in virtùdella correlazione tra utilizzo di imballaggi eincremento di produzione dell’industria ma-nifatturiera. Rispecchia questa situazionel’attività della Roncoroni Spa di Como, cheda oltre cinquant’anni è specializzata nel-l’accoppiamento e nella spalmatura di di-versi materiali tra cui carta, alluminio, po-

liestere, fibre naturalie artificiali. I suoi pro-dotti in uscita hannodelle applicazioni chespaziano dal settoredell’imballaggio aquello dell’isola-mento, ma anche delmedicale, della legato-ria e del tessile. Anto-nio Pozzi, che ha rile-vato l’azienda nel2000 incrementan-done il fatturato aprescindere dallacrisi, spiega l’attività egli investimenti lavo-rativi.

Quale bilancio

può trarre dall’attività e dal fatturato dellaRoncoroni relativamente all’ultimo anno? «È stato fatto un investimento in un nuovomacchinario che rappresenta un grandissimopasso in avanti in termini di efficienza, qua-lità e velocità di produzione; in teoria ci per-metterà di quasi raddoppiare la capacità pro-duttiva e di entrare in nuovi mercati.Abbiamo fatto inoltre degli investimenti im-portanti per il risparmio energetico e avviatouna serie di certificazioni Iso che ci permet-teranno di entrare in mercati più esigenti. Unnuovo sistema di rilevazione dati di produ-zione permette inoltre di migliorare ulte-riormente il calcolo di gestione dei costi».

Negli ultimi anni avete registrato un fat-turato sempre in crescita. Su quali aspettiavete puntato soprattutto per conseguirerisultati così importanti?«Di base vi è l’Abc di un’azienda che vuolecrescere: ovvero qualità, prezzi e servizio. Ol-tre a questo c’è ovviamente molto altro, par-tecipare continuamente alle fiere di settore,avere un back-office multilingue efficiente,una programmazione precisa, un rapportoschietto con i clienti, ma forse la ragioneprincipale di questa crescita è che tutti i col-laboratori lavorano in un ambiente sereno eaperto al dialogo, come se l’azienda fossedavvero di tutti».

Quali settori industriali rappresentano

Investimenti in nuovi macchinari e attenzione costante al risparmio energetico

e alle certificazioni che permettono di entrare in nuovi mercati. Antonio Pozzi, individua

le strategie di crescita, anche internazionale, per le imprese manifatturiere

Martina Carnesciali

Antonio Pozzi,

titolare

della Roncoroni Spa

di Como

www.roncoronispa.it

100 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Cresce l’exportper le imprese manifatturiere

Page 85: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 101

la percentuale maggiore del vostro corebusiness? «L’azienda è nata come fornitrice di materialiper il packaging; ora è solo uno dei tanti set-tori in cui lavoriamo. Ad oggi il core businessè sicuramente il settore del building e del-l’isolamento: accoppiamo materiali diversitra loro che vengono a loro volta utilizzaticome componenti per altri materiali nel set-tore dell’isolamento termico ed acustico. Neldettaglio, siamo specializzati nell’utilizzo dicarte, cartoni, fogli di alluminio, film pla-stici, rafia in politene, Tnt e tessuti naturaliche vengono lavorati e accoppiati tramiteprocessi quali l’extrusion-coating (politena-tura), la bitumatura, la paraffinatura, la spal-matura con colle viniliche o senza solventi econ polveri Vci».

Da dove arrivano le innovazioni tecno-logiche?

«Lavoriamo molto sulla nostra for-mazione interna, abbiamo rapporticontinui con laboratori esterni, mamolto spesso i risultati ottenuti sonoarrivati grazie alla collaborazione con

gli stessi clienti».Roncoroni Spa ha aumentato l’export

del 50 per cento in poco più di dieci anni.Da quali mercati stanno derivando le mi-gliori risposte in termini commerciali?«Sicuramente i mercati in cui ci sono pro-dotti molto tecnici e di alto valore aggiuntosono quelli che ci hanno dato più soddisfa-zione in termini di volume e fatturato: queimercati in cui i potenziali fornitori non sonotanti, ma si contano sulle dita di una mano,dove si privilegia la qualità e non la quan-tità».

Quali le prospettive dell’azienda? «Sicuramente con il nuovo investimentol’obiettivo è di crescere ancora, ma nontroppo, perché credo sia importante avereun’azienda snella ed efficiente. E soprattuttocontinuare a puntare sulla qualità e su nuoviprodotti».

~

È stato fatto un investimentoin un nuovo macchinario:un grandissimo passo in avantiin termini di efficienza, qualitàe velocità di produzione

Antonio Pozzi

Page 86: Dossier Lombardia 09 2012

EXPORT

102 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

I l successo dell’industria dell’arreda-mento è il risultato di un modo tuttoitaliano di produrre mobili, caratte-rizzato da una fortissima specializza-

zione delle aziende nella produzione di sin-gole fasi di lavorazione, componenti e singoliprodotti finiti. Nell’attuale situazione appareancora più chiaro, rispetto al passato, che ilruolo chiave per sostenere la produzione d’ar-redamento italiana di design e di qualità,passa da un modello evoluto di distribuzionetradizionale, replicabile anche sui mercatidel Mondo, che sappia competere in una lo-gica di qualità e servizio con la modernagrande distribuzione organizzata. Ed è proprio questa la politica adottata dalGruppo lombardo Formenti & Giovenzana.«Oggi viviamo la realtà di un mercato delmobile in veloce cambiamento a tutti livelli(fornitori, fabbricanti, distributori) – spiegaRenato Formenti, amministratore delegatodel Gruppo Formenti & Giovenzana –.Prezzi e margini sono severamente sotto pres-sione e la morsa tra quanto i clienti sonopronti a pagare per i prodotti e i costi dellematerie prime si fa sempre più stretta. Ma ilnostro gruppo ha tutte le carte in regola perdimostrare di essere una realtà solida e capacedi fronteggiare anche questo particolare mo-mento di congiuntura economica negativacon occhio ottimistico verso il futuro».L’attività commerciale del Gruppo è infattifortemente orientata all’export. «Possiamocontare su una quota pari all’85 per cento delfatturato consolidato e su un posizionamentonella fascia più competitiva del mercato con

clienti sempre più esigenti e competenti. Ilnostro fatturato ha un andamento positivo edè supportato da clienti della grande distri-buzione che lanciano continui segnali di pro-spettive interessanti. In questo modo riu-sciamo a tenere testa al mercato e amantenere una posizione chiara e univoca,ovvero offrire prodotti con la giusta qualità algiusto prezzo. Tutto ciò può essere espressonella formula Value for many, il claim azien-dale che manteniamo dal 2009». La competitività della Formenti & Gioven-zana è rappresentata soprattutto dall’offertavariegata di prodotti. «Quest’offerta – pro-segue l’amministratore Formenti - si concre-tizza in una gamma completa di prodottiche spazia dalle cerniere alle guide per cas-setti, dai sistemi di cassetti alle soluzioni piùefficaci per la gestione e l’ottimizzazionedello spazio interno ai mobili, dalle aperturealternative alle più innovative applicazioniper ante scorrevoli. Un’offerta che non siesaurisce in un semplice elenco ma si articolain una vera e propria armonia di soluzioni in

Il mercato del mobile sta attraversando una fase di veloce cambiamento che lo coinvolge

a tutti i livelli. I prezzi e i margini sono sempre più sotto pressione e l’export si dimostra

ancora una volta salvifico. La parola a Renato Formenti

Matteo Grandi

Renato Formenti

è amministratore

delegato del Gruppo

Formenti & Giovenzana

di Veduggio con

Colzano (MB)

www.fgvitaly.com

Identità made in Italy

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 103

grado di soddisfare pienamente qualsiasi esi-genza del mercato». La storica azienda lombarda ha ben chiarequali sono le armi e gli obiettivi da concre-tizzare nel futuro. «Nuovi e mirati programmid’investimento saranno destinati allo svi-luppo di attività e di progetti propri del set-tore di riferimento. Un piano d’azioni coor-dinate e continuative sarà messo a punto perimplementare soluzioni e applicazionid’avanguardia. In ogni caso l’obiettivo piùambizioso del gruppo è il Target 200, ovveroarrivare a un fatturato consolidato di 200milioni che l’azienda può e vuole raggiun-gere. Non si tratta di un sogno ma di unobiettivo concreto che intendiamo veder con-cretizzato già a partire dal 2013. Non unsemplice traguardo ma una passione sconfi-nata, una dedizione continua e senza riserveche ci consentirà di collocarci in una posi-zione privilegiata tra le aziende leader delmercato globale».Se il traguardo del 2013 guarda al fatturato,c’è da dire che quest’idea può contare su delle

basi molto solide, date dall’esperienza che laFormenti & Giovenzana ha alle spalle.«L’azienda – prosegue Formenti – nasce nel1947 a Veduggio, in Brianza, come labora-torio artigiano per la produzione di maniglieper mobili. L’attuazione, fin dall’inizio, diuna significativa politica di investimenti ci hapermesso però di sfruttare appieno le condi-zioni favorevoli di sviluppo del primo dopo-guerra. Il passaggio dalla produzione arti-giana a quella industriale è stato rapido e lagamma di prodotti è subito stata ampliatacon l’introduzione di ulteriori componentiper mobili come cerniere e guide per cas-setti. Durante tutto il boom economico de-gli anni 60/70 poi la vocazione dell’azienda èstata accrescere e adeguare la propria offertaal mercato italiano del mobile che grazie al-l’impulso dell’industria in Brianza, nel Ve-neto e nelle Marche viveva un periodo diforte espansione. A partire dai primi anni 80c’è stata poi l’apertura al mercato estero; inquesto modo siamo riusciti ad affrontare lesfide più ambiziose con competenza e con-

Renato Formenti

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104 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

cretezza. Il percorso di crescita è importantee lo sviluppo di una nuova strategia com-merciale fortemente votata all’export è di-ventato da quel momento prioritario». Negli ultimi 10 anni la società ha dovutoconfrontarsi soprattutto con la concorrenzacinese e con la crescente globalizzazione. «Inogni caso, attraverso l’individuazione di vied’uscita alternative in mercati emergenti eattraverso l’espansione con nuove sedi pro-duttive in Slovacchia, Brasile e Cina, e filialidistributive in tutto il mondo la società èriuscita a crescere ulteriormente diventandouna Multinazionale “Tascabile”, ossia una re-altà sempre pronta a rinnovarsi per rispon-dere alle mutevoli esigenze di mercato».Investimenti continui e crescita costante di-ventano dei requisiti fondamentali che ga-rantiscono nuove opportunità di business.«Nel 2011 un investimento di 25 milioni hapermesso l’apertura di un nuovo stabilimento

in Italia con una capacità produttiva annua di6 milioni di cassetti di ultima generazione perun grosso committente e distributore di mo-bili di fama mondiale. In qualità di produt-tore e attraverso le nostre filiali distributiveabbiamo raggiunto un elevato livello di ser-vizio. Significativi investimenti in ricerca esviluppo e la coerente implementazione ditecnologie d’avanguardia hanno garantito ne-gli anni un’offerta sempre innovativa e ade-guata a soddisfare tutte le esigenze. La com-pletezza della gamma di prodotti e ladisponibilità d’innumerevoli soluzioni e ap-plicazioni ci consentono oggi – conclude For-menti – di proporci come fornitore One StopShop in grado di offrire a clienti e distribu-tori notevoli vantaggi in termini di qualità eservizio. Ma è grazie soprattutto al designmade in Italy che l’offerta assume una propriaidentità e si distingue quale reale alternativaa tutti gli altri brand del settore».

Proponiamo una gammacompleta di prodottiche spazia dalle cernierealle guide per cassetti,alle soluzioni più efficaciper la gestione dello spaziointerno ai mobili

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EXPORT

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106 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Alcune immagini

della Siccet Srl

di Molinetto (Brescia)

www.siccet.com

La crisi ha anche dato il via alla ricerca dinuove risposte, capaci di riformularel’orizzonte economico attuale mirandoverso nuovi contesti. È il caso del fon-

datore di Siccet, il Cavalier Italo Dall’Armellina,che insieme ai figli Ivan e Walter, attualmente re-sponsabili commerciali e di produzione, gestiscel'azienda di famiglia consapevole di quanto il ca-pitale umano costituito dal management familiarepossa incidere favorevolmente sui possibili ri-svolti produttivi, insieme al know-out offertodalle giovani generazioni.«Nell’ultimo anno l’andamento del business diSiccet è stato ottimo. Abbiamo infatti registratoil più alto fatturato della nostra storia, supe-rando del 15 per cento circa il fatturato del2008, considerato da noi e da molti del settoreuno degli anni migliori» spiega il Cav. Dall’Ar-mellina, che riguardo al 2012 aggiunge: «Ilnuovo anno si è aperto con un discreto calo diordinativi con una conseguente sensibile ridu-zione del fatturato. Negli ultimi 2 mesi peròstiamo registrando un buon andamento e unabuona ripresa riducendo la perdita di fatturatorispetto al 2011 solo del 5 per cento».

I prodotti di Siccet vengono attualmente utiliz-zati «in tutti quegli ambienti ove è necessario con-trollare e rilevare le temperature di lavoro. I set-tori interessati sono: siderurgico, petrolchimico,aerospaziale, automotive, industria alimentare enavale, circuiti di sicurezza, costruttori di forniindustriali e civili, elettromedicale». Analizzandogli ambiti di applicazione di un prodotto di corebusiness come i cavi termocoppia, il fondatoredell'azienda, chiarisce: «Sicuramente i cavi ter-mocoppia/termoresistenza, utilizzati per il con-trollo e la rilevazione delle temperature, rappre-sentano il nostro business principale, tuttaviapeculiarità della nostra azienda è l’estrema flessi-bilità, che ci rende in grado di costruire e studiareinsieme ai nostri clienti cavi speciali destinati asvariate e differenti applicazioni». In questo senso l'essere direzionati verso l'estero

Nuove risposte, tra cui il passaggio generazionale

e la volontà di agire con decisione nei mercati

stranieri. Italo Dall'Armellina descrive la strategia

attuata nel momento di recessione

Caterina Marchetti

La crisi? Un’occasioneper ristrutturare il futuro

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 107

Italo Dall'Armellina

appare una questione fondamentale nell’approc-cio a un’uscita dalla crisi che volga verso l'espan-sione del settore, oltre che la sua riconferma sulterritorio. «La nostra produzione negli ultimi anni si è svi-luppata soprattutto verso l’estero. Circa il 70 percento di essa è lì destinato. Il mercato europeo ri-mane quello più importante e tra i paesi più at-tivi sicuramente rientrano Germania, Francia,Inghilterra, oltre che, negli ultimi anni Paesi del-l’Est, quali Russia o Polonia. Buone performancevengono registrate anche in America Latina, Bra-sile in particolar modo, Australia e Singapore».Se lo sviluppo tecnologico si situa necessaria-mente nel modus operandi ai fini dello sviluppo,bisogna dire che: «La ricerca e lo sviluppo sono es-senziali - spiega il Cavalier Italo Dall’Armellina –e quotidianamente ricerchiamo e sviluppiamonuovi progetti atti a risolvere le problematiche deiclienti. Inoltre ogni anno Siccet dedica tempo edenaro nella ricerca di nuovi materiali, nuoveapplicazioni e nuovi macchinari. Nell’ultimoanno, per esempio, abbiamo attivato una nuovalinea di estrusione per mescole siliconiche che cipermetterà di ampliare la gamma e introdurre neinostri prodotti cavi resistenti al fuoco. Abbiamo,inoltre, ampliato il parco macchine introducendonuovi macchinari finalizzati a trattare e trecciarefibre per alte temperature, in grado di lavorare atemperature sino a +1200°C.»

Quali, dunque, le prospettive e gli obiettivi peril medio e lungo periodo? «Nonostante il pe-riodo nero del mercato, il momento difficiledella nostra economia e il calo iniziale degli or-dinativi, Siccet si è prefissata l’obiettivo di pa-reggiare e se possibile migliorare il fatturatoraggiunto l’anno scorso. Questo grazie ancheall’introduzione di quelle macchine e quei ma-teriali che permetteranno, nel breve periodo,di offrire ai clienti esistenti e a nuovi mercatiprodotti innovativi e diversi».La continua volontà di ricerca e l'avanguardiatecnologica costituiscono il claim di realtàcome l'azienda Siccet di Molinetto, in grado dicogliere il momento di crisi per rivalutare il ca-pitale umano unendo una visione capace diprefigurare il futuro all'esperienza di una sto-ria destinata a svilupparsi nel tempo e cheoggi non può non confrontarsi con gli scenariofferti dall'economia globale, con il suo por-tato di rischi e, altresì, ineguagliabili poten-zialità. Perché mai come nei momenti di crisiè possibile brandire le armi per immaginare ecostruire il futuro.

~

Nell’ultimo anno, abbiamo attivatouna nuova linea di estrusioneper mescole siliconiche checi permetterà di ampliare la gammae introdurre cavi resistenti al fuoco

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108 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Credere nel presente e investire sul futuro. Know how e made in Italy.

Innovazione tecnologica e impegno sul fronte della produzione sostenibile.

La ricetta di Bruno Luraschi per la produzione di tessuti stampati.

In vista del passaggio generazionale

Luca Cavera

Produzioni innovative e sostenibili

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 109

Il made in Italy come garanzia. È questo ilfattore chiave che permette a Bruno Lu-raschi, fondatore e titolare di Seride e pro-duttore di tessuti stampati e uniti per le

migliori firme italiane e straniere, di affermare:«Il nostro mercato è il mondo intero». Infatti,il 60 per cento della produzione di abbiglia-mento donna, uomo e bambino dell’azienda diPortichetto di Luisago, nel comasco, è destinatodirettamente ai mercati di Europa, Stati Uniti,Medio Oriente e Cina. Mentre il restante 40viene esportato come capo finito, in Europa enel mondo, dai partner confezionisti di Seride.Agire avendo come orizzonte il mercato globaleha permesso all’azienda di affrontare i recentianni di crisi esibendo performance decisamentefuori tendenza rispetto all’andamento della pro-duttività nazionale. E infatti, negli ultimi bi-lanci, Seride ha messo nero su bianco fatturatiimportanti, che consentono a Bruno Luraschie ai suoi figli – Stefano, Matteo e Federica, col-locati in posizioni chiave dell’azienda di fami-glia – di avere una visione ottimistica sullo svi-luppo ulteriore del loro business.

Quali sono stati i fattori che vi hanno per-messo di centrare questi importanti obiettivi,nonostante la congiuntura sfavorevole?«Abbiamo reagito alle difficoltà di questo pe-riodo critico investendo su nuove macchine di-gitali, aggiornando altri impianti tradizionali ,enella ricerca e sviluppo di nuovi prodotti. A li-vello di mercati, in questo momento quelli piùinteressanti per noi sono quello Europeo, gliStati Uniti e la Russia. Per quanto riguarda ilmercato Cinese, questo è servito direttamenteda molti dei nostri clienti con i capi confezio-nati. Questo a conferma sia della nostra voca-zione all’export sia del fatto che i paesi emer-genti sono destinati ad affermarsi come imercati più importanti per le produzioni madein Italy. Oggi i nostri tessuti viaggiano in tuttoil mondo, poiché i nostri committenti sonoquasi tutti esportatori – sulla totalità dei nostripartner solo un paio si occupa esclusivamentedel mercato interno. Certamente l’onda lunga

della congiuntura negativa è ancora tangibile,ma non appena finiranno i suoi effetti, gli in-vestimenti realizzati ci permetteranno di ag-ganciare la ripresa immediatamente».

Al di là dell’aspetto tecnologico, cos’è chevi permette di contraddistinguervi in quantorappresentanti del made in Italy?«Naturalmente la nostra affermazione sui mer-cati dipende anche da altri fattori e non si limitaall’investimento in nuove macchine. Oltre allatecnologia, per la nostra competitività è fonda-mentale il ruolo svolto quotidianamente dainostri collaboratori, che rappresentano un veroe proprio patrimonio di competenze e knowhow. E che sono gli elementi base che fondanosia la nostra attività di ricerca sia il supporto ainostri partner. Però non basta sviluppare nuove

In apertura,

Bruno Luraschi, titolare

di Seride Srl, insieme

ai figli Federica, Matteo

e Stefano. Insieme

guidano l’azienda

di Portichetto

di Luisago (CO)

www.seride.it

❝~

La nostra capacità produttivaè di 4mila metri giornalieri in stampatradizionale e di 3mila metricon quella digitale

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Bruno Luraschi

Page 94: Dossier Lombardia 09 2012

EXPORT

tecniche per fare un buon prodotto, bisogna an-che essere puntuali nelle consegne e saper darerisposte precise e veloci a ogni problematica. In-somma bisogna dare un servizio, oltre che unprodotto. A riscontro della nostra capacità di in-terpretare le richieste del mercato c’è il fatto checon il 70 per cento dei nostri partner abbiamorapporti che durano da anni».

Come interpretate il concetto di servizio?«Qualità totale innanzitutto, che significa saperfornire un prodotto perfetto sotto tutti gliaspetti e nel tempo più breve possibile. Quindimassima elasticità e flessibilità nella lavorazione,ma anche nel modo di gestire gli ordini e le con-segne. A questo si aggiunge che cooperiamodirettamente con tutti i nostri partner e i lorostudi stilistici, cercando di interpretare qual-siasi esigenza e realizzando anche le idee piùestrose e creative. Questo vuol dire fare molta ri-cerca anche sulle tendenze ed essere sempre ag-giornati sui tessuti, sulle stampe, sui colori esulle tecnologie di applicazione. Naturalmente,per fare al meglio tutto questo, i sistemi infor-matici danno un aiuto consistente al fattore

umano, che però resta sempre fondamentalequando si parla di stile e soprattutto di stilemade in Italy».

Qual è attualmente la vostra capacità pro-duttiva e com’è organizzata la vostra produ-zione?«La nostra capacità produttiva è di 4mila metrigiornalieri in stampa tradizionale e di 3milametri con quella digitale. I campioni dei nuovidisegni vengono approntati rapidamente, inmodo che si possa procedere direttamente conle campionature una volta pronti i quadri. Tut-

tavia il nostro lavoro è condizio-nato dall’andamento stagionale.In estate dominano le fantasie equindi si produce moltissimastampa, mentre in inverno laproduzione decresce, dato cheprevalgono le tinte unite. Nono-stante questa ciclicità, riusciamoad affrontare la stagione inver-nale egregiamente, proponendoun’ampia gamma di articoli de-dicati, come jersey e tessuti pe-santi».

Avete delle specializzazioni?«L’introduzione della stampa di-gitale ci ha permesso di realizzaredisegni unici, senza alcun limiteper numero di colori e dimen-sioni del rapporto di stampa.

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110 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

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Con questa tecnica le piccole metrature possonoessere prodotte senza la realizzazione dei quadridi stampa ed è inoltre possibile stampare piccolilotti e riassortimenti in tempi molto celeri. Inpiù, a dare valore e specificità alla nostra pro-duzione è il fatto che i nostri articoli si diffe-renziano rispetto alla tradizionale proposta se-rica del territorio. Oltre a ciò il nostro catalogocomprende l’intera gamma delle fibre disponi-bili – cotone, seta, viscosa, sintetici e lana – e ac-canto alla stampa tradizionale e digitale, realiz-ziamo tinture monofacciali di tessuti in lana ecotone, laminature, stampa rotocalco, glitter edevoré, accoppiatura e goffratura dei tessuti,finissaggi antigoccia, antisfilo e irrestringibili».

Qual è il vostro impegno in tema di ri-spetto ambientale?«Sopra il nostro stabilimento abbiamo realizzato

un impianto fotovoltaico che si estende perun’area di 1.500 metri quadrati con una capa-cità produttiva di 200 kW/h di energia elettrica.Questo è un modo per noi di rispettare il no-stro territorio e il suo ambiente. Siamo ancheimpegnati nel promuovere iniziative locali –per esempio a livello sportivo – e una delleprove del legame con la nostra terra, nono-stante il nostro sguardo sia rivolto ai mercatimondiali, è nel fatto che preferiamo parteciparealle fiere locali piuttosto che ai grandi eventi in-ternazionali. Questo per mantenere e consoli-dare la stretta collaborazione con i nostri partnerlocali e sviluppare al meglio tutte le richieste».

Con l’ingresso dei suoi figli in azienda sipuò dire avviato anche il ricambio genera-zionale. Quali sono le prospettive?«Insieme ai miei figli e ai miei collaboratori ab-biamo cercato di creare una grande famiglia, chesi regge sulla collaborazione e l’avere tutti unobiettivo comune, che è quello della crescita co-stante della nostra realtà. Ho cercato di trasfe-rire ai miei figli l’entusiasmo per questo mestieree a mettere al primo posto la soddisfazione deinostri partner, che deve venire prima del ri-torno economico. Insomma, il lavoro deve es-sere prima di tutto una passione. Sono questi ivalori nei quali crediamo e che potranno darciun’ottima garanzia di continuità».

Bruno Luraschi

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 111

~

Sulla nostra sedeabbiamo un impiantofotovoltaico di 1.500metri quadrati conuna capacità produttivadi 200 kW/h di energiaelettrica

60%QUOTA DELLA PRODUZIONE DI TESSUTI STAMPATI

E UNITI CHE SERIDE SRL DESTINA DIRETTAMENTE

AI MERCATI DI TUTTO IL MONDO

EXPORT

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EXPORT

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U no spettro si aggira per l’Europa,Marx aveva ragione. Ma non èquello del comunismo: si chiamacrisi economica. Non sono in

pochi, infatti, gli imprenditori che guardanocon fiducia fuori dalla Ue, come se il mercatointerno fosse ormai irrecuperabile. Mentre siparla sempre più spesso di autunno caldo peril mercato, e il ministro del Lavoro Elsa For-nero si dice preoccupato per il prossimo futurodell’industria italiana, quest’ultima cambiaprospettive e cerca gli strumenti che le per-metteranno nuove opportunità. Diego Mara-schi, managing director dell’ElettromeccanicaMB con sede a Grassobbio (BG), ha un’ideaben precisa degli obiettivi che il suo settoredeve perseguire. «La necessità imprescindibile– dice Maraschi – per le aziende che operanonel nostro ambito è di trovare gli strumenti ne-cessari per accedere a nuovi mercati extra-Ue.In particolare quelli in cui ci sono nuove op-portunità per le forniture delle nostre appa-recchiature antideflagranti».

Di cosa si tratta nello specifico?«La EMB ha iniziato a operare nel 1970 nelsettore delle costruzioni elettromeccaniche,sviluppando un’ampia specializzazione nel-l’ambito delle apparecchiature elettriche inesecuzioni di sicurezza, conosciute come ap-parecchiature “Ex”. Queste vengono utilizzate

in atmosfere potenzialmente esplosive, per lapresenza di gas o vapori infiammabili, o dipolveri combustibili».

Dunque la salvezza è fuori dall’Europa?«Io parlo per quanto riguarda il nostro set-tore. Puntare a conquistare nuovi mercatifuori dall’Europa è essenziale per aumentarel’export e quindi per combattere la reces-sione. Questa, dal mio punto di vista, è moltograve soprattutto nel Vecchio continente. Imercati a cui mi riferisco sono: Australia,Nuova Zelanda, Brasile, USA, Canada, Rus-sia, Turchia, India, Thailandia, Malaysia, Sin-gapore, Cina, Corea e Giappone».

Con quale strategia avete deciso di muo-vervi in questo senso?«Tutti i Paesi che ho citato aderiscono alloschema di certificazione IECEx, che garanti-sce la sicurezza dei prodotti antideflagranti inambito internazionale. Prima di qualsiasi altracosa noi dobbiamo ottenere la certificazionesecondo l’IECEx Certified EquipmentScheme, ed è quello a cui stiamo lavorando.Lo schema IECEx prevede il riconoscimento

Elettromeccanica, nuovimercati fuori dalla UePer un’azienda che produce apparecchiature

di sicurezza antideflagranti, il nuovo orizzonte

è rappresentato da Paesi extra-europei come il Brasile,

l’Australia, la Corea e l’India. Il punto con Diego Maraschi

Renato Ferretti

Page 97: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 113

Diego Maraschi

dei risultati delle prove effettuate da laboratoriExTL (Ex Testing Laboratory) per certifica-zioni IECEx rilasciate da enti ExCB (Ex Cer-tification Body). L’eventuale passaggio dal cer-tificato IECEx al certificato nazionale avverràquindi senza l’aggravio economico dovuto allaripetizione delle prove eventualmente previsteda altri schemi nazionali di valutazione».

Visto che si parla di materiale di sicurezzaimmagino che l’IECEx non sia la sola certi-ficazione di cui vi siete muniti.«Dall’inizio degli anni 80, fino all’entrata in vi-gore della Direttiva del “Nuovo Approccio”94/9/CE (ATEX), abbiamo ottenuto le certifi-cazioni in accordo alle Norme CENELEC EN50014/50016/50018. Tali certificazioni sonostate poi convertite man mano in certificatiATEX e integrate con nuovi certificati; ora man-cano solo alcuni certificati IECEx. Dal 1998l’azienda collabora con il CEI – Comitato Elet-trotecnico Italiano, nello sviluppo, diffusione eapplicazione delle Norme Nazionali armoniz-zate a livello Europeo. EMB è socio effettivoCEI (n. 01237) e membro dei seguenti comitati

tecnici e sottocomitati: CT 31 “Materiali Anti-deflagranti” ed SC 31J “Impianti Elettrici neiLuoghi con pericolo di Esplosione”».

In che misura il vostro bilancio è stato com-promesso dalla crisi?«In realtà noi non l’abbiamo conosciuta. Noioperiamo prevalentemente nell’Oil&Gas, unsettore cosiddetto “di nicchia” dove, contraria-mente al pensiero comune, esistono ancoraampi margini di crescita, legati anche alle recentiscoperte di rilevanti riserve di gas e petrolionon-convenzionali. L’introduzione di una lineainnovativa di prodotti - condizionatori d’aria esistemi HVAC in esecuzione antideflagrante -ha riscosso un immediato successo in mercatiextra-europei (in particolare Medio Oriente eRussia), consentendoci di compensare cali di ri-chieste di altre tipologie di materiali; oggi lacommercializzazione di detti apparecchi avvienesia tramite vendita diretta all’utente finale, siacome prodotto integrato in cabinati o armadi,commissionatici da Società multinazionali comead esempio il “Nuovo Pignone” di Firenze, delgruppo General Electric».

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Operiamo nell’Oil&Gasun settore che presentaampi margini di crescita

Diego Maraschi, managing director dell’Elettromeccanica MB

con sede a Grassobbio (BG) - www.elettromeccanicamb.com

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EXPORT

«Chi lavora solo in Italia fa faticaa crescere». È l’amara rifles-sione di Franco Freddi, tito-lare della Lafre con sede a Vo-

barno, in quel bresciano industrioso einstancabile che di certo non si è fatto intimo-rire dalla crisi. Ma nonostante la tenacia con cuitutto il settore legato alla carpenteria si è bat-tuto, Freddi non ha dubbi. «Se siamo riuscitiaddirittura a incrementare il nostro fatturatonegli anni della recessione è perché abbiamomolti clienti che lavorano con aziende estere.L’export è vitale in questa fase». La Lafre ha cominciato nel 2000 come una pic-cola carpenteria conto terzi, poi poco alla voltagli investimenti mirati hanno portato ad am-pliare l’attività con macchinari tecnologicamente

all’avanguardia incrementando così il range di la-voro, il parco clienti, e aprendo anche alla pro-duzione propria. Forse si spiega anche così, conquesto esempio di diversificazione, la loro in-vulnerabilità alla recessione. «Non bisogna di-menticare – continua Freddi – che si dà moltovalore alla velocità con cui si evade un ordine: ilnostro magazzino è molto fornito e questo ci per-mette di soddisfare le esigenze della clientela inmodo efficiente da questo punto di vista.Come capita spesso negli esempi virtuosi, sonodiversi gli elementi che spiegano la tenuta, no-nostante il periodo difficile per chiunque. Ilmercato di riferimento è molteplice grazie al-l’operazione di diversificazione portata avanti: inparticolare il settore edilizio, quello della refri-gerazione ,il tessile, settore meccanico e dell’ar-

redamento. «Ora che abbiamoavviato la produzione – spiegaFreddi – dobbiamo potenziarela commercializzazione: nonsolo saper produrre, bisognaanche saper vendere. Per questoora stiamo collaborando conalcuni agenti, presto vedremo iprimi risultati».Ma forse l’aspetto a cui i titolaritengono di più riguarda l’ufficiotecnico. «Investiamo media-mente 150mila euro l’anno suricerca e personale specializzato,cosa che ci permette un’inno-vazione costante. Poi un’altra

Quali sono gli aspetti vincenti dell’industria italiana?

Franco Freddi, da anni nel settore carpenteria del bresciano, risponde.

Al primo posto l’innovazione tecnologica, perché non si può che puntare sulla qualità

Renato Ferretti

La Lafre Srl

ha sede a

Vobarno (BS)

www.lafre.it

Carpenteria,la forza dell’innovazione

114 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 115

Franco Freddi

voce riguarda i costi per l’aggiornamento deimacchinari, che non ha solo un prezzo moneta-rio. Si pensi per esempio al cambio nell’organiz-zazione: bisogna dedicarsi vari mesi al rinnova-mento del proprio programma di lavoro».E se di qualità si parla, perché le grandi pro-duzioni sono altrove dove i costi non sono pa-ragonabili a quelli italiani, allora bisogna con-siderare servizi aggiuntivi alla produzione in sé.«Quello che si propone di fare la Lafre è diavere tecnici disponibili a consigliare la clien-tela, valutando la fattibilità del progetto e pro-ponendo eventuali modifiche e migliorie ne-cessarie. I nostri tecnici si occupano delcontrollo qualità e seguono direttamente tuttele fasi di produzione, dal disegno al completa-

mento del prodotto finito. Diversificare i campidi lavoro è stato il nostro punto di forza, pun-tando ad ottimizzare sempre più la qualitàdei prodotti grazie alla tecnologia all’avan-guardia. Inoltre si è puntato all’assunzione dipersonale qualificato e ad una costante forma-zione interna ed esterna dello stesso, investendonel sapere e nelle competenze, cercando dicreare una squadra che sappia affrontare lesfide sempre più complesse dell’attuale situa-zione economica».Le prospettive della Lafre nell’immediato fu-turo riguardano ancora una volta il rinnova-mento tecnologico. «Nel reparto saldature sonoin programma nuovi investimenti, forseavremmo dovuto farlo prima, ma volevamo

capire meglio le reali esigenzedel mercato. Ci stiamo pen-sando, ma sicuramente la pros-sima mossa riguarderà quel re-parto. E poi speriamo dipotenziare la nostra produ-zione. Non vogliamo abban-donare la parte del conto terzi,ma il motivo per cui stiamopuntando sul commercialeadesso è dovuto proprio allapossibilità di vendere i nostriprodotti direttamente».

Il mercato di riferimentoè molteplice grazieall’operazione didiversificazione portataavanti: in particolareil settore edilizio, quellodella refrigerazione,della meccanica, iltessile e l’arredamento

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EXPORT

«D opo i primi tre mesi di note-vole contrazione delle ven-dite, frutto delle ben note dif-ficoltà generali che stanno

investendo anche il mondo dell’energia, i suc-cessivi mesi mostrano un netto miglioramentograzie alle rinnovate strategie commerciali». Que-sto è l’andamento che l'ingegnere Giuliano Balbi,amministratore della New Componit di Ciri-mido, ha registrato per il primo semestre del2012. La New Componit, proprio all’internodel mondo energetico, si propone come partnerdi chi ha la necessità di affrontare problemi legatialla presenza di calore ad elevate temperature ne-gli impianti industriali. A questo scopo ha svi-luppato il proprio know-how tecnologico, sullabase delle conoscenze acquisite nel campo dei ma-

teriali utilizzati ad alte temperature e dei materialiisolanti, termici e acustici, ad altissime prestazioni.

Nell’ultimo biennio, qual è stato l’anda-mento del vostro business? «Abbiamo registrato un’evoluzione verso pro-dotti più prestazionali, qualificati e qualifi-canti, come ad esempio compensatori di dila-tazione specifici per caldaie a recupero (HRSG)e sistemi di isolamento flessibile per grossi mo-tori marini. Il fatturato evidenzia un calo for-male da 6 a 5 milioni in quanto un’attivitàcomplementare che si occupa di realizzazionedi protezioni passive al fuoco, certificate perl’impiego in ambiente petrolchimico, vienerealizzata dalla nostra consociata BILCO An-tifire Engineering».

Quali categorie e settori industriali si rivol-

In tutti i paesi in via di sviluppo si registrerà nei prossimi anni una sempre maggiore

richiesta di risorse energetiche. Il punto di Giuliano Balbi che produce compensatori tessili

e cuscini isolanti per le centrali elettriche e collabora con Enel, Ansaldo Energia,

General Electric, Siemens ed Edison

Marco Tedeschi

I nuovi mercatidel settore energetico

Da sinistra, Giuliano e Simone Balbi, rispettivamente

amministratore e responsabile tecnico della New Componit

Srl di Cirimido (CO) - www.newcomponit.com/it/

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 117

gono più spesso a voi? «Il mondo dell’energia in generale, quello pe-trolchimico e navale. Il settore energetico inogni caso in questi anni non sta vivendo un pe-riodo facile in Italia. È un comparto piuttostostatico, se non in contrazione a volte, che fa re-gistrare una certa vivacità solo per quanto ri-guarda la manutenzione degli impianti».

Qual è il mercato estero più importante? «Attualmente quello mediorientale. Abbiamo inogni caso in prospettiva di aumentare il nostroraggio d’azione verso il mercato est europeo inprimis e verso i paesi emergenti successiva-mente. In tutte queste aree infatti si sta regi-strando un fabbisogno crescente di energia per-ciò rappresentano sicuramente un mercatointeressante per la nostra realtà».

Qual è il vostro prodotto di maggior suc-cesso e quali servizi vengono richiesti più fre-quentemente? «I compensatori tessili per le centrali di produ-zione di energia, che richiedono anche un ac-curato servizio di supervisione e montaggio.Un altro servizio molto richiesto è inoltre la su-pervisione preventiva finalizzata all’elaborazionedi nuovi progetti. Questi sono gli ambiti incui riceviamo maggior richiesta».

Quanto investite in ricerca e sviluppo? «Investiamo circa il 3 per cento del fatturato inricerca e sviluppo. Ad oggi stiamo lavorando sudue progetti. Un primo progetto riguarda larealizzazione di compensatori sagomati, pre-formati su stampo, che sono stati sollecitati daun nostro importantissimo cliente. Questo pro-getto ci potrà aprire la strada alla fornitura di

prodotti simili in settori differenti. Un secondoprogetto si riferisce alla realizzazione di manu-fatti ad altissime prestazioni d’isolamento gra-zie all’utilizzo delle nano tecnologie. Contem-poraneamente abbiamo avviato un importanteprocesso di verifica e d’innovazione dei processiaziendali, iniziando da quello produttivo per ar-rivare a quello commerciale. Un controllo evo-lutivo che sta investendo tutti gli altri, con loscopo di migliorare efficienza ed efficacia e diabbattere i costi di ogni tipo».

Quali sono le prospettive e le strategie legateal tema ambientale? «Abbiamo anzitutto investito all’interno del-l’azienda, in particolare nello stabilimento diproduzione, per creare un ambiente con il mi-nimo impatto sulla salute e la sicurezza dei la-voratori e a impatto zero rispetto all’ambienteesterno. Inoltre, nella realizzazione dei nostrimanufatti, utilizziamo solamente prodotti prividi elementi pericolosi».

Che obiettivi vi siete posti nel medio e lungoperiodo? «Di espanderci ancora sul mercato italiano conprodotti innovativi e soluzioni d’avanguardia,supportati da servizi sempre più qualificati. In-tendiamo inoltre portare la nostra presenza suimercati esteri in cui il fabbisogno di energia èin costante crescita. L’azienda sta inoltre af-frontando un importante passaggio generazio-nale. Da alcuni anni mio figlio Simone è inse-rito in azienda e ha iniziato ad affiancarmiaffrontando gli aspetti commerciali e gestio-nali. Un apporto fondamentale anche per af-frontare nuovi mercati».

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EXPORT

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«I prodotti di qualità non conosconocrisi». Sintetizza così la situazionedel settore artigianale di alto livelloEnrico Gamba, managing director

della bresciana Renato Gamba, una delleaziende più conosciute a livello mondiale perla realizzazione di fucili da caccia e da tiro.L’azienda vanta un’esperienza centenaria infatto di armi: la fondazione risale infatti al1748. Uno dei fucili qui creati ha vinto unamedaglia olimpica a Pechino e anche nell’ul-tima edizione dei giochi vi era una nutritarappresentanza dei fucili Gamba. Uno degliaspetti su cui Gamba pone l’accento è in par-ticolare l’unicità di ogni pezzo, come un’operad’arte. «Perché in fondo lo è – dice il mana-ging director – le nostre armi si definiscono“fini”, e sono tali anche per il lavoro di pregioche c’è dietro. Pensi ai materiali, alle lavora-zioni meccaniche, i progetti e poi l’estetica. Iltutto pensato e realizzato nei minimi dettaglida maestri artigiani che devono sottostare allerigide leggi dell’ergonomia, della balistica perprestazioni sul campo ineccepibili».

Tutto questo avrà un certo prezzo.«Il nostro target di riferimento è in effettimedio-alto, ma all’interno di questa fasciaabbiamo cercato di mantenere comunque unrapporto qualità prezzo competitivo. Ulti-mamente abbiamo deciso di concentrarci an-cora di più sul mercato che potrei definire dellusso, riaffermando lo storico marchio».

Non avete risentito neanche indirettamentedella crisi economica?«Non ci siamo adagiati sui proverbiali allori,se da oltre 50 anni la scelta è quella di farel’imprenditore allora è necessario utilizzare ilcervello. Così abbiamo preso come spunto irecenti giochi olimpici di Londra. Abbiamocreato una serie limitata di fucili da tiro, 25in totale, per le specialità del Trap e dello

Skeet, riservati ai collezionisti. Per produrlosiamo partiti dal fucile di punta, il Daytona,già detentore della medaglia olimpica a Pe-chino, l’abbiamo arricchito con delle inci-sioni in oro che rappresentano il tiratore e ilBig Ben, dove le lancette dell’orologio, adogni ora, seguono il numero progressivo delfucile. Il prezzo: 25mila euro».

Dove si trovano più frequentemente questicollezionisti?«Il nostro fatturato al 95 per cento è concen-trato sull’esportazione, e punteremo ancora dipiù ad espanderci sul mercato estero nei pros-simi mesi. I mercati emergenti del lusso, sem-brerebbe un paradosso, ma non sono più Eu-

Il made in Italy da medaglia olimpica

Enrico Gamba,

managing director

dell’azienda di Gardone

Val Trompia (BS)

e figlio del titolare,

Renato Gamba

www.renatogamba.it

L’alto artigianato non subisce flessioni,

semplicemente sposta il target verso

il mercato del lusso. Enrico Gamba

racconta la sua esperienza

nella gestione di un marchio centenario

ora vincitore ai Giochi di Pechino

Renato Ferretti

Page 103: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 119

ropa ed America, presi dal panico dai nostripolitici. Adesso molti dei nostri clienti ven-gono dal Medio oriente, dagli Emirati Arabi,dall’Australia e dall’Est Europa».

Quanto avete investito per seguire l’evolu-zione tecnologica in materia di armi da tiro?«Il nostro obiettivo è quello di creare un pro-dotto che renda le massime prestazioni possi-bili, dunque facciamo tutto quello che è ne-cessario per raggiungere lo scopo. Il nostroprodotto di punta, come dicevo, è il Daytona,ed è un fucile da tiro tecnologicamente moltoavanzato. Ma non tralasciamo mai l’aspettoestetico, neanche in questi casi dove ciò checonta è forse più la performance sportiva. Di-retta conseguenza di questa scelta è una lavo-razione mista: quando certi risultati non sonoperseguibili con la gestione elettronica degliutensili allora interviene la mano dell’arti-giano. Nello specifico, nel caso in cui le mac-chine vengano utilizzate solo per "sbozzare" lamateria e le imperfezioni, le lavorazioni sonoaffidate per oltre il 60 per cento ad autenticiartisti che trasformano i fucili in pezzi unici e

irripetibili, opere d'arte e testimonianza pal-pabile dell'orgoglio e della passione necessari,insieme ovviamente all'estro e alla capacità. Lamano dell'artigiano quindi prende il postodell'utensile gestito elettronicamente ogniqualvolta ciò garantisca migliori risultati, ciòsignifica che l’opera in larghissima parte èfrutto del più sensibile e sofisticato dei sistemidi controllo: quello costituito dal cervello del-l'uomo. Le tirature di legni e metalli, calciaturein noce scelto o in radica, incisioni eseguite amano sempre di pregio, talvolta finissimi ca-polavori di grandi maestri, la purezza delle li-nee, gli alti contenuti tecnico formali. Da sem-pre cerchiamo uno stile unico e irripetibile.Dai sovrapposti da tiro e da caccia di fasciamedio alta agli esemplari unici destinati solo ai“palati" più raffinati».

Quali sono i progetti per il futuro?«Il futuro del tiro sarà nel percorso caccia, na-turalmente al piattello. Questo ci costringe al-l’attenzione su quanto averrà di innovativo inquesto settore. Per il resto punteremo ancoradi più sull’export»

95%QUOTA DELLA PRODUZIONE DELLA RENATO

GAMBA DESTINATA AI MERCATI DI MEDIOORIENTE, AUSTRALIA ED EST EUROPA

EXPORT

Renato Gamba

Page 104: Dossier Lombardia 09 2012

EXPORT

N egli ultimi anni la ricerca nelcampo dei tessuti hi-tech hafatto grandi passi avanti. A be-neficiare di questi acquisiti,

aziende come MIA, realtà specializzata nellaproduzione di intimo tecnico-sportivo.Dal carbonio, che consente la dispersionedelle cariche elettriche sia prodotte che am-bientali alla bioceramica, che agisce comestabilizzatore termico, passando per specificifilati in poliammide e “polipropilene Dryarn”– traspiranti, igienici, più resistenti – i nuovitessuti prodotti, utilizzano filati certificati, atutela dell’eccellenza che rappresentano. Aquesta, si coniuga un’altra eccellenza: quelladel made in Italy.MIA, realtà giovane di Acquafredda, ma giàrodata anche sui mercati esteri, basa il propriolavoro sul connubio di queste due eccellenze.Anche se non mancano due ordini di pro-blemi: la crisi e la concorrenza di altre realtàdel tessile-moda, che si stanno orientando altecnico-sportivo, come sottolineato dai tito-lari, Walter Praderi e Anselmo Albini.

Come si presenta lo scenario del mercatoall’interno del quale operate? «Il settore in questione rappresenta una nic-chia specifica di mercato verso cui si stannoorientando tutti i produttori di abbiglia-mento sportivo, dunque si tratta di una realtàin forte espansione. Purtroppo la crisi sta fa-cendo sentire i propri influssi, cui si aggiungela presenza di una forte concorrenza da partedi diverse aziende anche cinesi che si sono do-tate degli stessi macchinari che consentono la

realizzazione di questi indumenti. A causa diquesta concorrenza i prezzi tendono al ri-basso, a svantaggio della competitività».

Quali performance state avendo in terminidi fatturato?«Nel 2011 il nostro fatturato è cresciuto del 30per cento rispetto all’anno precedente. Per noisi tratta di un buon risultato, considerando chesiamo una realtà presente da poco su un mer-cato che presenta le criticità già citate. Quellocui puntiamo per l’anno in corso è di chiudereil bilancio mantenendoci in linea con il 2011».

Quali sono le prerogative della vostra pro-duzione?«Noi non abbiamo un marchio nostro, ma la-voriamo proponendo articoli a brand già pre-senti sul mercato. La nostra modalità pro-duttiva si basa sulla flessibilità e su uncontinuo rinnovamento, tanto che un 10 percento del fatturato annuo è sempre destinatoalla ricerca, per realizzare articoli con tessuti

Dal carbonio, alla bioceramica, passando per specifici filati in poliammide

e polipropilene, sono molti i nuovi tessuti sviluppati da MIA. Anche se non sono

immuni dalla concorrenza cinese. Il punto di Walter Praderi e Anselmo Albini

Roberta De Tomi

L’intimo tecnico made in Italy

120 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Da sinistra, Walter

Praderi e Anselmo

Albini, titolari di MIA Srl

di Acquafredda (BS)

www.mia-group.it

Page 105: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 121

Walter Praderi e Anselmo Albini

sempre innovativi. Attualmente trattiamo ar-ticoli d’intimo tecnico molto leggeri: T-shirtdi 45-50 gr (per intenderci è circa il peso diun paio di collant) realizzati con filati tecnici,in polipropilene, anti batterici, traspiranti eche si asciugano rapidamente».

Il mercato italiano è quello cui vi riferitemaggiormente?«In realtà l’obiettivo è di consolidare la nostrapresenza nei paesi del Nord Europa, poiché, perle proprietà termostabilizzanti che contraddi-stinguono l’abbigliamento tecnico sono moltopiù utili dove fa più freddo. Già abbiamo unbuon livello di penetrazione: circa il 40 percento della nostra produzione è infatti destinataall’estero, in particolare a Germania, Austria,Svizzera e Francia. Questo però non toglie nullaalla nostra presenza in Italia, dove abbiamo in-staurato collaborazioni con ottimi marchi. Re-stano però, allo stato attuale, grosse difficoltà le-gate al momento storico».

Nonostante la forte concorrenza, il made inItaly continua a essere un traino all’estero? «Il made in Italy continua a rappresentare unmarchio distintivo per il mercato. Non a casotedeschi e austriaci si rivolgono a noi per pro-dotti di qualità , anche se parallelamente svi-

luppano linee in Asia. D’altro canto il fatto diprodurre a breve distanza da loro rappresentala nostra forza».

A che punto siete con “le nuove proposte”?«L’ultimo prodotto lanciato è l’ultra-light, untessuto molto leggero, realizzato con filati tec-nici che sta riscuotendo grande successo. Inol-tre stiamo testando filati infrared che hannoparticolari benefici, in quanto, a contatto conla pelle generano una lieve azione termica chestimola la circolazione sanguigna superficiale,favorendo lo smaltimento dei grassi».

Quali prospettive avete per il futuro?«Intendiamo crescere ulteriormente puntandosul “private label”, ma vogliamo rimanere unarealtà medio-piccola, altrimenti rischieremmodi perdere la flessibilità su cui basiamo il no-stro operato».

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Diverse aziende del tessile-modasi stanno orientando al tecnico-sportivo, segmento di mercatoin forte espansione

Page 106: Dossier Lombardia 09 2012

EXPORT

P er chi non è un vero esperto, di unsettore di nicchia come quello dellatorrefazione del caffè si sa benpoco. Certo, si è a conoscenza del

fatto che la maggior parte delle partite dichicchi di caffè proviene dalle piantagioni deipaesi del centro e sud America, che moltospesso i chicchi arrivano in Italia a bordo digrandi navi da trasporto e che i moderni im-pianti di torrefazione sono dotati di mac-chinari di ultima generazione. Ma quello cheancora rimane ignoto a molti è in che modola qualità del caffè come prodotto finito di-penda dalla quantità di chicchi tostati. Adaver fatto di questi misteri del mestiere leproprie armi vincenti è la Ravasio Caffè, sitaa Brusaporto, in provincia di Bergamo, e at-tiva nell’ambito della torrefazione da oltrevent’anni. «A differenza delle aziende che di-spongono di impianti industriali in grado dilavorare quintali di caffè alla volta – com-menta Sergio Ravasio, fondatore dell’attività

– noi abbiamo scelto di utilizzare macchinecapaci di tostare solo quantitativi ridotti dicaffè, 60 o 70 chili per volta, non di più.Questo perché durante ogni lavorazionemeno chicchi vengono tostati più alta sarà laqualità della miscela, del gusto e del pro-fumo del caffè». E anche nella preparazione delle miscele laRavasio Caffè mette originalità, impegno edestrema qualità. «Il mio lavoro – spiega an-cora Sergio Ravasio – è molto simile a quellodel cuoco e dell’enologo. Ogni caffè, infatti,ha il suo bouquet e la sua struttura, di con-seguenza la nostra abilità sta nel riuscire adabbinarli in maniera vincente, preparandomiscele capaci di soddisfare e far emozio-nare, rilassare e sorridere per il piacere». Ègrazie a questa filosofia e alla sua attuazionepratica che oggi la Ravasio Caffè è cono-sciuta e scelta non solo da oltre 500 titolaridi bar in tutta Italia, concentrati in preva-lenza a Bergamo, Brescia, Como e Sondrio,ma anche dai tanti intenditori internazio-nali di caffè. «La prima richiesta estera –continua il signor Ravasio – è giunta da uncliente arabo che aveva assaporato il nostrocaffè in un bar di Bergamo e che da quel mo-mento in poi non ha più voluto cambiaremiscela. Grazie a quell’episodio abbiamo ca-pito che potevamo avere successo anche ol-tre i confini nazionali e così abbiamo co-minciato a farci conoscere anche all’estero, inparticolar modo partecipando a importantifiere, come quella di Tokyo. Attualmente, lenostre miscele vengono distribuite in Arabia,Russia, Giappone e Taiwan». L’avanzata della

«Un caffè degno di questo nome si realizza con la regola delle cinque emme:

miscela, macchina, macinatura, manutenzione e mano, quella del barman».

Sergio Ravasio racconta la sua esperienza nel settore della torrefazione

Emanuela Caruso

Le cinque M del caffè

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Da sinistra, Sergio e Lorenzo Ravasio della Esserre Distribuzione – Caffè Ravasio di Brusaporto (BG).

Nella pagina a fianco, uno scatto realizzato durante un corso di formazione e aggiornamento per

“L’espresso perfetto” che l’azienda organizza periodicamente per i suo i clienti

www.cafferavasio.it - [email protected]

Page 107: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 123

Ravasio Caffè è in continuo movimento enegli ultimi tempi si è interessata soprat-tutto all’espansione verso il mercato sviz-zero, dove l’impresa ha già instaurato rile-vanti contatti. «Per penetrare in modoproficuo il mercato svizzero, abbiamo de-ciso di partecipare a fiere di settore, così dafar apprezzare il nostro marchio e trovarenuovi distributori regionali». Per non negare a nessuno il piacere di unbuon caffè, poi, l’azienda di Brusaporto, lo-calità in cui si è trasferita nel 2000 lasciandola sede originaria di via Mattioli, nel quartieredi Longuelo, si è specializzata anche nellaproduzione di cialde. «Una buona parte delleoltre 200 tonnellate di caffè che oggi ven-gono torrefatte nel nostro laboratorio – chia-risce Sergio Ravasio – è destinata alle mac-chinette presenti tanto in numerosi luoghi dilavoro quanto nelle case di migliaia di buon-gustai. Queste macchinette vengono rifornitedi cialde a domicilio dagli agenti della nostra

impresa, che conta in totale tredici collabora-tori». A provare e confermare il successo e lanotorietà della Ravasio Caffè ci pensano i nu-meri raggiunti dall’azienda e gli investimentiin cantiere. «Il fatturato del 2011 – concludeil signor Ravasio – è aumentato ben del 18 percento rispetto a quello dell’anno precedente,e anche il 2012 si sta mantenendo sullo stessoandamento positivo. Proprio per questo mo-tivo abbiamo previsto tutta una serie di inve-stimenti mirati che porteranno ulteriori mi-glioramenti nella nostra attività. In primis,dato che gli investimenti tecnici e strutturaliprogrammati sono già stati effettuati con suc-cesso, le risorse da impegnare quest’anno ri-guarderanno l’incremento del personale, cosìda essere ancora più puntuali nel risolvere lediverse esigenze della clientela. Poi, altri fondiverranno impiegati per rinnovare la comuni-cazione aziendale, in modo da riuscire a vei-colare il marchio in maniera più visibile, ri-conoscibile e quindi efficace».

Buona parte delle oltre 200tonnellate di caffè che oggivengono torrefattenel nostro laboratorioè destinata alle macchinettepresenti tanto nei luoghidi lavoro quanto nelle casedi migliaia di famiglie

Sergio Ravasio

Page 108: Dossier Lombardia 09 2012

EXPORT

Ormai è un dato che non si può piùignorare. La ripresa del Nord Ita-lia in termini di fatturati e produ-zione è innegabile, anche se sono

ancora molte le aziende in affanno, altrettante sirialzano grazie a innovazioni e export dirom-penti. Daniele Terruzzi, consigliere delegatodella centenaria Terruzzi Fercalx che si occupa diprogettazione, ingegneria e realizzazione di im-pianti industriali, è al timone di una delle im-prese lombarde che guidano la risalita dell’eco-nomia nazionale. «Per quel che riguarda la nostra esperienza – diceTerruzzi – grazie alla consolidata attività al-l’estero riusciamo a superare la criticità dellastagnazione del mercato italiano. È vero chesoffre, ma aumentano gli imprenditori che in-vestono e quindi gli ordini in Italia stanno ri-prendendo». In numeri, la capacità di reazione della Terruzzialla flessione del mercato globale parla da sé.«La nostra azienda – continua Terruzzi – operanel mercato globale e realizza impianti conuna tecnologia propria. Stiamo vivendo unperiodo di grande e costante sviluppo che è ini-ziato nel 2008 con un aumento tale degli or-dini da raddoppiare sia i margini che il fattu-rato da un anno all’altro: fino ad allora eraassestato intorno ai 12 milioni di euro, mentrenel 2009 è arrivato a circa 27 milioni. Da al-lora abbiamo mantenuto la posizione e le pre-visioni per il 2012 sono quelle di avvicinarci ai30 milioni di euro. La crescita è dovuta esclu-sivamente alla conquista di nuove quote dimercato, e ciò è avvenuto soprattutto nei duesettori principali in cui operiamo: forni e im-pianti per la produzione di calce, che realiz-ziamo per le acciaierie, e autoclavi per la poli-

Daniele Terruzzi, consigliere delegato della Terruzzi Fercalx con sede a Milano

www.terruzzifercalxgroup.com

In fatto di innovazione tecnologica il Nord Italia

è sempre stato all’avanguardia nel ramo produttivo.

Come si pone ora sul mercato internazionale?

Ne parliamo con Daniele Terruzzi. «L’export ci aiuta

a superare la stagnazione. Cina e India

sono opportunità»

Renato Ferretti

L’industria lombarda, un modello nel mondo

126 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Page 109: Dossier Lombardia 09 2012

Daniele Terruzzi

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 127

merizzazione dei materiali compositi, che rea-lizziamo per il settore aeronautico». L’elenco dei settori in cui l’azienda è impegnataaumenta con le nuove esigenze e richieste, segnoche interpretare il momento storico è alla basedel successo imprenditoriale. «Il 2012 costitui-sce per noi l’inizio di una nuova sfida con l’en-trata in un nuovo settore, quello dell’Energia. Èentrata infatti in pieno esercizio la neo costituitasocietà Terruzzi Fercalx Energy Srl, che si occupadella progettazione, costruzione e realizzazionedi impianti di gasificazione per la produzione dienergia elettrica e termica utilizzando come ma-teria prima qualsiasi sostanza che abbia suffi-ciente potere calorifico, quali biomasse vege-

tali, rifiuti solidi urbani, fanghi, pollina, farineanimali. Stiamo già lavorando su diversi progettiin Italia che sono prossimi ad ottenere le neces-sarie autorizzazioni, e le prospettive in generalesono molto interessanti. Stiamo coinvolti, perfare un altro esempio, nel progetto internazio-nale e d’avanguardia per l’energia nucleare dettoIter (International Thermonuclear Experimen-tal Reactor). Infine, stiamo eseguendo una com-messa per la realizzazione in Cina che costitui-sce la più grossa realizzazione di Terruzzi Fercalx,sia per quantità di forni con un solo contrattoche per la dimensione di ciascun forno. Alcunedelle difficoltà derivano, in paesi come la Cina,dalla sempre più incalzante concorrenza locale áá

Terruzzi Fercalx Group fonda le proprie radici nel 1897, quando Daniele Terruzzi avviò

l’attività imprenditoriale che, attraverso generazioni di figli e nipoti, è stata tramandata

fino ai giorni nostri. La gamma di produzione è stata sviluppata nel corso degli anni fino a

raggiungere oggi una diversificazione di prodotto che, unitamente ad una stabile presenza

nei cinque continenti con consistenti quote di mercato e al fatto di poter annoverare fra i

propri clienti leader mondiali di settore, garantisce una crescita costante e la produttività

della società. Terruzzi Fercalx Group possiede propri centri di progettazione e ingegneria,

così come impianti produttivi in Italia e in India ed esporta in tutto il mondo. L’attività

industriale del Gruppo, invece, oggi è organizzata in quattro società.

DAL 1897

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128 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

che basa la propria attività sul tentativo di ri-produzione dei nostri impianti». Un altro elemento cui bisogna guardare è la de-localizzazione mirata, come parte di una strate-gia al passo coi tempi. «Come gruppo rivolto almercato globale, dove l’export costituisce oggidal 70 al 90 per cento del nostro fatturato, ab-biamo sentito l’esigenza di stabilirci in alcuni deimercati dove operiamo, consapevoli che l’ex-port puro e semplice sarà sempre più difficile.L’India è un mercato potenzialmente enorme,molto complicato e che abbiamo deciso di svi-luppare dall’interno con l’acquisizione di una so-cietà quotata alla Borsa di Mumbai. Ma il mer-cato più florido per noi è certamente la Cina. Unnotevole incremento delle esportazioni lo stiamoavendo in Africa, dove stiamo realizzando im-pianti in Zambia, Egitto ed Algeria». Poi Terruzzi passa a evidenziare l’importanzadella ricerca. «Con l’inizio dell’anno abbiamoformalizzato la costituzione di un nuovo centrodedicato specificatamente alla ricerca e sviluppodi gruppo, che abbiamo denominato Bic, Busi-

ness Innovation Centre. Lo scopo del Bic è la ri-cerca trasversale rispetto a tutti i nostri prodottiche, oltre a quelli citati in precedenza, sono an-che i liofilizzatori per l’industria farmaceutica ealimentare. Certamente i gasificatori che realiz-ziamo utilizzando due distinte tecnologie, up-draft e downdraft, sono i prodotti che richie-dono maggiore sforzo e per i quali abbiamo unpreciso programma di sperimentazione in corsoutilizzando impianti pilota». Non ultima è l’attenzione verso altri temi sem-pre più al centro del dibattito mediatico ri-guardo il settore produttivo, e quindi verso si-stemi per garantire un basso impattosull’ecosistema e il risparmio energetico «Le no-stre tecnologie sono continuamente soggette adaffinamento e ottimizzazione proprio in questosenso. Gli impianti di gasificazione rappresen-tano un esempio di sistema per ridurre sia iconsumi che le emissioni. Nel caso del forno percalce si utilizza uno scarto come il rsu, il carbonedi cattiva qualità oppure una biomassa vege-tale, per produrre un gas combustibile in sosti-tuzione del gas metano, riducendo le emissioni.Tutto questo a un costo bassissimo».E infine alla domanda su prospettive investi-menti e obiettivi per il medio periodo, Terruzzirisponde: «Riteniamo di avere ancora ampimargini di crescita con i nostri attuali pro-dotti perché siamo consapevoli che le nostretecnologie sono all’avanguardia e che riusciamoa svilupparle anche grazie ai nostri collabora-tori che costituiscono un asset fondamentaledell’azienda. Questo comporterà un ulterioreincremento dell’organico che attualmente inItalia è costituito da circa 90 collaboratori. Ilconsolidamento ulteriore della presenza neimercati esteri richiederà anche l’esecuzione delprogetto di ampliamento dello stabilimentoche abbiamo iniziato quest’anno. Obiettivoambizioso ma necessario sarà anche quello,nel medio periodo, di avere una nostra pre-senza diretta anche in un altro paese Brics, ol-tre all’India».

áá

EXPORT

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Page 112: Dossier Lombardia 09 2012

Tra i settori produttivi che piùhanno saputo innovarsi negli ul-timi anni c’è sicuramente il com-parto tessile e, in particolar modo,

il ramo della nobilitazione dei tessuti. A te-stimoniare la capacità di questo interessantemercato di rimanere al passo con i tempi cipensano le nuove tipologie di trattamentimesse a punto da tante aziende del settore, inprimis la società Inveruno, attiva da trenta-cinque anni e specializzata nei trattamentiparticolari su tessuti in pezza. «Tra i tratta-menti di cui abbiamo fatto la nostra punta didiamante – spiega Umberto Alliata, impe-

gnato nella direzionedell’impresa di fami-glia dal 1993 e lau-reato alla Bocconicon Specializzazionein Economia delleAziende Industriali –spiccano quello perrendere il tessutoignifugo, così da po-terlo destinare allapreparazione di abitida lavoro, materassie tendaggi. Molto ri-chiesto è anche l’Oir,ovvero il trattamentooleoidrorepellente,

indispensabile per la confezione di abiti da la-voro per l’industria chimico-petrolifera, per lapreparazione di abiti per la protezione civile eper la camiceria antimacchia. Tingiamo, inol-tre, con coloranti fluorescenti ad alta visibilità,per capi utilizzati da operatori autostradali eaeroportuali e, infine, con l’ausilio del Sanfor,conferiamo al tessuto la stabilità dimensio-nale, evitando così che si accorci durante i suc-cessivi lavaggi».

Il processo di nobilitazione della Inve-runo utilizza anche macchinari specificimolto innovativi. Quali?«In area produzione l’impresa dispone di mac-chinari per il candeggio, la tintura e il finis-saggio. I più utilizzati sono senza dubbio ilBruciapelo, la Rameuse, i Jigger e i Lavaggi,che con l’ausilio di determinati prodotti chi-mici sanno dare ai tessuti tutte quelle pecu-liarità che li rendono “nobili” e speciali. Un’al-tra apparecchiatura all’avanguardia è loSmeriglio a fibre di carbonio, il cui compitoè di donare ai tessuti un finissaggio particolarechiamato, “mano pesca”, in quanto regala altessuto la morbidezza e la sensazione vellutata

INNOVAZIONE

Umberto Alliata,

alla direzione

della Inveruno Spa

dal 1993, Inveruno (MI)

www.inveruno.com

Riprogettare il processodi nobilitazioneInnovazione di processo in aggiunta a trattamenti

ignifughi, Oir, Sanfor e Smeriglio a fibre di carbonio.

Focus sul miglioramento continuo del servizio.

La parola a Umberto Alliata

Emanuela Caruso

130 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

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Page 113: Dossier Lombardia 09 2012

della pesca. Infine, possediamo anche mac-chinari adatti alla tintura di tessuti esclusivi,come quelli utilizzati dall’industria calzatu-riera per creare scarpe, stivali e borse. Si trattadi impianti in grado di nobilitare i tessuti co-siddetti “spaziati”, ossia caratterizzati da unintreccio di fibre di poliestere e nylon, oppuredi tessuti in cotone-viscosa-gomma».

Di quali materie prime vi rifornite e chetipo di tinture impiegate?«La nostra materia prima è il tessuto greggioo stampato di origine italiana o importatodall’estero dai nostri clienti. Le tinture dellaInveruno utilizzano coloranti altamente se-lezionati dall’industria chimica che soddi-sfano i requisiti di tutte le normative europeee americane in tema di salute e ambiente. Ol-tre a queste tinture, però, il nostro laborato-rio elabora specifiche ricette per soddisfareanche le richieste più sofisticate dei nostriclienti».

In ogni circuito produttivo spesso la qua-lità soggiace a strategie di risparmio e of-ferte “low cost”. Con tale premessa, comeriuscite a rendervi competitivi, mante-

nendo però invariata la qualità dei vostriprodotti?«Le offerte “low cost” non fanno parte dellanostra filosofia aziendale, il controllo e la ra-zionalizzazione dei costi invece sì. Attraversol’ausilio di sistemi informatici e di processiproduttivi molto innovativi, siamo in grado dioffrire una vasta gamma di servizi esclusivi acosti assai competitivi. Inoltre, il continuocontrollo dei tempi e dei processi di lavora-zione ci permette di rispondere repentina-mente alle richieste dei nostri clienti, mante-nendo quindi elevata anche la qualità delnostro servizio».

Come si concretizza una “oculata e pru-dente gestione”, oggi indispensabile pernon soccombere alla crisi?«In tempi come questi, la strategia aziendaledeve seguire una costante evoluzione e adat-tarsi alle nuove richieste del mercato. Tuttociò comporta un continuo miglioramentodel servizio offerto alla clientela, che trova innoi un fornitore ma anche un valido sup-porto tecnico per la realizzazione del pro-dotto tessile finale».

Umberto Alliata

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 131

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La Inveruno nobilita i tessuti, ovvero dona loro specialicaratteristiche in grado di soddisfare le esigenzedel comparto tessile-calzaturiero

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INNOVAZIONE

Èdall’altitudine del Monte Bianco cheprende il nome ed è proprio a chidella montagna ha fatto la propriapassione, la propria casa o il proprio

lavoro che si rivolge. Il “4810 New TechnicalSpirit” è l’ultima grande rivoluzione immessanel mercato dell’abbigliamento e dello sportmontani. Un marchio il cui obiettivo è quellodi aiutare i professionisti della montagna, leguide e il soccorso alpino ad affrontare situa-zioni estreme e a resistere a condizioni meteo-rologiche non sempre favorevoli. A distinguernei prodotti, che vanno dall’intimo ai completitermici, passando per i micropile e i wind stop-per, sono le innovative soluzioni tecniche adot-tate e i materiali più performanti e resistenti uti-lizzati. La società che ha saputo ideare questoprogetto, è la Punto Azzurro di Rovetta, in pro-vincia di Bergamo. «Questa linea di capi griffatipensati per qualsiasi impiego montano, dalloscii al trekking, dal trail running all’alpinismo –

spiega Roberto Loda, figlio del fondatore e pre-sidente dell’impresa –, ci è sembrato lo stru-mento migliore con cui presentarci sul mer-cato dell’outdoor e in particolare in paesi comegli Usa, il Canada, la Scandinavia e la Cina. I ri-sultati ottenuti finora sono molto buoni, tantoche il marchio è già affermato nel comprenso-rio del Monte Bianco, veste numerose scuole sci

in Francia, a St. Moritz in Svizzera e aCortina in Italia, ed è stato il fornitoreesclusivo per 8 anni di tutte le scuole dellaValle d’Aosta». Pensare e sviluppare un marchio vincente,non ha rappresentato una difficile meta daraggiungere per la Punto Azzurro, chepuò vantare trent’anni di esperienza e rap-porti di lavoro e collaborativi con le piùprestigiose aziende del settore. «Sin dallanascita della società – commenta ancoraRoberto Loda – abbiamo iniziato a pro-durre abbigliamento tecnico e sportivoper importanti brands italiani, quali Asics,Lotto, Diadora, Fila e Kappa, Reebok, enicchie di mercato estero rappresentate daCraft e Vuarnet. Grazie a tali partnershipsiamo stati per cinque anni fornitori di

Sci, trekking, trail running, alpinismo

e sport invernali in genere. Proprio

per queste realtà è stato pensato

il nuovo marchio che sta conquistando

il settore dell’abbigliamento sportivo

e montano. Roberto Loda presenta

il “4810 New Technical Spirit”

Emanuela Caruso

La Punto Azzurro ha sede

a Rovetta (BG)

www.puntoazzurro.org

Il Monte Bianco ispira l’abbigliamento sportivo

132 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Page 115: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 133

capi tecnici-agonistici con marchio ASICS perla Federazione Italiana Sport Invernali, parte-cipando in maniera sostanziale allo sviluppo dinuovi materiali e soluzioni tecniche». Ma la Punto Azzurro non si è accontentata diquesti traguardi e ha proseguito la sua avanzata,cominciando a lavorare nel mondo acqua. «Lacollaborazione con questa società leader nel set-tore, ha portato allo studio e alla realizzazionein seamless dei body nuoto da competizione,permettendo alla nostra impresa di ottenere unfatturato su larga scala e di scovare nuovi campid’applicazione». Proprio tali nuovi settori rap-presentano oggi un importante business dellaPunto Azzurro, che attraverso il lavoro simul-taneo dei suoi vari stabilimenti di proprietàcontinua a lavorare per noti marchi. «Attual-mente – specifica Roberto Loda – siamo impe-gnati nella produzione di abbigliamento tecnicodi elevata qualità dedicato al mondo dello sci,della montagna e del freddo in genere. I nostriclienti più importanti sono Moncler, Vist, Gol-dwin e Spyder. La produzione si svolge in unafabbrica slovacca che conta oltre 250 addetti ein una struttura industriale moldava di 100operai. Nella sede principale, quella di Rovetta,invece, svolgiamo attività di ricerca e sviluppoe operano una decina di cucitrici altamentequalificate». La grande capacità aziendale e pro-

duttiva della Punto Azzurro, così come i suoinumerosi contatti, sono garantite da punti diforza ormai ben consolidati nel tempo. «Ab-biamo vari assi nella manica, tra cui il servizioe la cura del cliente, aspetti intesi in termini ditempestività di risposta, flessibilità e versatilitàproduttiva, l’elevato standard qualitativo, le co-noscenze tecniche e innovative, il controllo di-retto delle fonti produttive, e un buon rap-porto qualità-prezzo». Anche finanziaramente i numeri della PuntoAzzurro non lasciano dubbi. Infatti, il 2011 siè concluso con un fatturato di 8 milioni e perla fine del corrente anno è previsto il raggiun-gimento dei 10 milioni di euro. Risultati otte-nuti con sinergia di collaborazioni grazie ancheal “progetto 4810” che, se opportunamentesponsorizzato e pubblicizzato, si stima porterànei prossimi 2 o 3 anni a un incremento del 20per cento del volume d’affari complessivo del-l’azienda.

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Il “4810 New Technical Spirit”unisce funzionalità, confort e stilein un’unica linea di capid’abbigliamento dedicatiall’utilizzo montano

Roberto Loda

Page 116: Dossier Lombardia 09 2012

INNOVAZIONE

Èun modello di business particolarequello che ha portato il gruppoSwagelok a fatturare nel 2011 unmiliardo e mezzo di dollari. L’in-

dustria di Cleveland (Ohio, Usa) ha costruitoil proprio successo nel settore dei prodottifluidodinamici grazie a un’organizzazione glo-bale di distributori esclusivi, costituiti da so-cietà indipendenti. In Italia il gruppo è pre-sente attraverso la Nordival di Rovato, allaquale sono affidati anche il mercato turco, ci-priota e maltese. «Anche la nostra società –spiega il dottor Osvaldo Bosetti, presidente di

Nordival –, registra daanni bilanci positivi, conuna crescita media annuaa doppia cifra. Un risul-tato che è certamente incontrasto rispetto all’an-damento generale del-l’economia italiana edeuropea e che abbiamoottenuto grazie alla no-stra organizzazione, siacome società indipen-dente sia come soggettoinserito in una rete di-stributiva globale che in-clude 230 centri autoriz-

zati Swagelok nel mondo».Il vostro gruppo si presenta al mercato

con un’organizzazione assolutamente par-ticolare. Può spiegare quali sono le sue spe-cificità?«La chiave per comprendere il nostro mo-dello deve partire dalla considerazione cheSwagelok, azienda americana che progetta eproduce prodotti fluidodinamici destinati aun mercato di nicchia, ove sono richiesti ele-vatissimi standard tecnologici, ha scelto dioperare unicamente attraverso la rete distri-butiva. Infatti, i suoi clienti, in senso stretto,sono rappresentati dai 230 centri autorizzatialla distribuzione dei suoi prodotti, compresala Nordival. Il contatto con le industrie e lesocietà dei vari settori ai quali si rivolge ilprodotto Swagelok è una nostra prerogativa,che comunque non si esaurisce in un merorapporto commerciale e di fornitura».

Qual è dunque il ruolo di Nordival edelle altre società distributrici?«Acquistiamo il prodotto da Swagelok cre-ando un magazzino dedicato, ci adoperiamo

Aziende indipendenti e un obiettivo comune. I vantaggi

della partecipazione a una rete globale di distributori

di componenti fluidodinamici. Un mercato di nicchia,

dai grandi numeri e dall’altissimo livello tecnologico.

La parola a Osvaldo Bosetti

Luca Cavera

134 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Osvaldo Bosetti,

presidente

di Nordival Srl

di Rovato (BS)

www.nordival.com

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L’impresa in una retemultinazionale

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Osvaldo Bosetti

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alla promozione, al supporto tecnico e allavendita del prodotto, offrendo anche un ser-vizio costante di addestramento agli utilizza-tori finali. Questo lavoro viene condotto inrapporto esclusivo con Swagelok attraversoun’organizzazione dedicata. Per questo co-nosciamo bene il prodotto, le sue potenzialitàe ovviamente le specificità richieste dai settoridi riferimento. Tuttavia, definire la nostrasocietà semplicemente “distributore” risultalimitante rispetto alla nostra azione, anche

perché noi investiamo direttamenteper la diffusione del marchio che rap-presentiamo. Il nostro, infatti, è unprodotto di altissima gamma che vieneutilizzato per applicazioni che richie-dono alte prestazione e solide garanzie.A ragione di quanto detto, gli inge-gneri che compongono il nostro stafftecnico hanno, tra gli altri, il compitodi organizzare training ai clienti, alfine di informarli sulle potenzialità delprodotto e permettere all’utilizzatorefinale di compiere una scelta consape-vole. Il nostro è infatti un prodottoche, nella propria categoria di mer-cato, si colloca in una fascia alta di

gamma e di relativo costo, giustificati peròpienamente dalle alte prestazioni che forni-sce sugli impianti e sistemi per i quali unguasto può causare ingenti danni anche dicarattere economico.

Quali sono i settori ai quali è destinato ilvostro prodotto e quali sono, in concreto,le garanzie che date?«Spaziamo dal settore chimico al petrolchi-mico, dall’oil & gas al power supply, dai se-miconduttori alle nanotecnologie. Inoltre nu-

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I nostri ingegneri raccolgonogli input del mercatoe contribuiscono cosìa orientare gli investimentiin ricerca e sviluppodel produttore statunitense

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cleare, Cng (Compressed Natural Gas) e al-ternative fuel, alimentare, ingegneria navalee aeronautica, biofarmaceutico, automotive,produzione e distribuzione di gas tecnici ospeciali. Fondamentale è anche il settore dellaricerca e sviluppo di questi settori e di cen-tri come il Cern di Ginevra, il nostro Cnr ele maggiori Università italiane. Tutti i pro-dotti Swagelok godono di una garanzia a vitasul prodotto, sia che venga montato su unapiattaforma petrolifera che sulla turbina diun’azienda elettrica. Il messaggio che ne de-riva è comunicare efficacemente che l’utilizzodei nostri componenti si giustifica dal mas-simo livello di prestazioni».

Chi si occupa direttamente della diffu-sione di tale “cultura del prodotto”?«A svolgerla sono i nostri ingegneri, che par-tecipano costantemente a periodi di forma-zione e aggiornamento negli Stati Uniti, so-prattutto quando Swagelok si appresta alanciare sul mercato nuovi prodotti o aggior-namenti di altri già esistenti. Il ruolo dei no-

stri ingegneri non si limita a trasferire le in-formazioni dal produttore al consumatore,ma anche a raccogliere gli input e le richiestedel mercato trasferendole a Swagelok, che,analizzando le informazioni fornite dai 230centri autorizzati, ha modo di orientare i pro-pri investimenti in ricerca e sviluppo».

Avete delle relazioni dirette anche con lealtre aziende della rete distributiva, oltreche con il produttore?«Certamente sì. Ci confrontiamo giornal-mente per mezzo di una rete informatica de-dicata, utilizzata anche per verificare even-tuali disponibilità di prodotti nei magazzinilocali; scambiamo regolarmente informazionisia sul mercato che sul prodotto durante ifrequenti meeting organizzati dalla casa ma-dre. Insomma, anche se siamo società indi-pendenti, ognuna con un proprio bilancio,lavoriamo con una forte cooperazione digruppo. E poiché ogni centro autorizzatoagisce come la casa madre, ci muoviamo sulmercato come una multinazionale, con tuttii vantaggi che questo comporta».

Qual è, in questo momento, l’andamentodei vostri mercati di riferimento?«Considerando i due più grandi, ovvero Ita-lia e Turchia, entrambi offrono ottime occa-

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Il nostro ruolo è quellodi comunicare efficacemente cheal costo del componente corrispondeil massimo livello di funzionalità

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INNOVAZIONE

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sioni di fare business, oltre ad avere unenorme potenziale in prospettiva. Il mercatoturco, infatti, è un mercato in forte espan-sione, che si trova in una posizione geograficatale da fungere da trampolino di lancio perattività che poi si svolgono nei territori cir-costanti. Il mercato italiano, nonostante la si-tuazione economica attuale, è per noi sempremolto interessante. Godiamo della fiduciadelle maggiori società industriali nazionali ecollaboriamo con importanti società d’inge-gneria che si occupano di progetti interna-zionali. Dunque lavoriamo anche con realtàitaliane che di fatto non sono soggette al-

l’andamento dell’economia nazionale».Quali prospettive ha aperto la creazione

della vostra nuova struttura di Rovato?«Abbiamo incrementato gli spazi a disposi-zione, in particolare quello destinato al ma-gazzino, duplicandone la superficie e per-mettendoci una maggiore disponibilità delmateriale. Infatti, sono ben 250mila gli arti-coli che rappresentano la nostra gamma diprodotti. Il cambio di sede non è stato det-tato solo da esigenze puramente commer-ciali. Vi è stata un’espressa volontà di trasfe-rirci in un ambiente il più possibileeco-compatibile ed eco-sostenibile. Al ri-guardo abbiamo installato impianti geoter-mici che ci permettono di non avere né cal-daie né impianti di condizionamento e diessere indipendenti dal punto di vista ener-getico, non producendo così emissioni in

atmosfera. Lavorare in un ambiente a mi-sura d’uomo è una delle prerogative del

gruppo Swagelok e quindi anche noiabbiamo investito in questa direzione.E vi investiremo ancora, come inve-stiamo costantemente nella forma-

zione e nell’information technology,dato che per il nostro lavoro abbiamo la

necessità di essere sempre connessi a tuttoil resto del mondo».

In Italia, il 95 per cento delle realtà produttive è composto da

piccole e medie imprese. Queste sono anche le dimensioni di

Nordival, che conta 25 dipendenti, e che però è inserita in

un’organizzazione globale che conta oltre 7mila persone. Ciò

significa, per la società di Rovato, avere la possibilità di investire

autonomamente in base alle proprie risorse e al contempo far

parte di una forza costituita da una rete di 230 centri autorizzati

che nel mondo rappresentano il marchio Swagelok. Ciò permette

all’azienda lombarda di proporre al mercato un catalogo di oltre

200 brevetti, commercializzare prodotti con certificazioni

specifiche per settori come quello nucleare. E questo grazie a

un’alleanza imprenditoriale e commerciale in grado di

ammortizzare i costi di investimento su una vastissima platea di

soggetti economici. Questa forma ha garantito al gruppo e a

Nordival un vantaggio competitivo importante, tanto da farne

uno dei protagonisti mondiali nel comparto della produzione e

distribuzione di componenti fluidodinamici.

La forza dell’alleanza

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Osvaldo Bosetti

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Q uesti ultimi anni, duri per lamaggior parte delle realtà im-prenditoriali italiane, si sonodimostrati ancora più difficiliper le giovani aziende, che in

misura nettamente maggiore hanno dovuto af-frontare sacrifici tanto in termini di denaroquanto in termini di impegno ed energia. Piùdelle società con background ormai consolidatida anni e anni di attività ed esperienze, infatti,le imprese di recente nascita hanno dovuto esco-gitare strategie e metodi con cui cavalcare le dif-ficili onde del mercato odierno e con cui farsinotare da un bacino d’utenza semrpe più pro-vato dalla situazione. Chi è riuscita a racapez-zarsi in modo brillante è stata la Tz Tools, societàattiva nel campo della produzione e riaffilaturadi utensili speciali che, come ci racconta Giu-liano Tacchi, titolare e amministratore dell’atti-vità, «è riuscita a reagire attraverso l’attuazione

di mirate strategie aziendali volte a eliminare lespese superflue e a mantenere invariati gli stan-dard qualitativi dei prodotti. Ma, in particolarmodo, l’impresa è stata capace di sorprendereun mercato in stallo grazie alla capacità inno-vativa di cui da sempre ha fatto il proprio puntodi forza». E rivolgere costantemente l’attenzione verso latecnologia e l’acquisizione di macchinari di ul-tima generazione e software d’avanguardia sem-pre aggiornati è stato lo strumento con cui la TZTools è riuscita a convincere tutti i possibili ac-quirenti. «Alla nostra clientela – spiega GiulianoTacchi – proponiamo utensili speciali in metalloduro integrale per la lavorazione di materiali fer-rosi, non ferrosi e plastici; e ancora utensili sal-dobrasati e a fissaggio meccanico. La grandeesperienza maturata nel corso degli anni e otte-nuta anche grazie a proficue collaborazioni congrandi realtà del settore, ci ha consentito di riu-

Capacità innovativa, controllo minuzioso su ogni singola fase di lavorazione e servizi mirati.

In questo modo le giovani imprese del settore dell’utensileria speciale domano il mercato

odierno. Ne parla Giuliano Tacchi

Emanuela Caruso

Nelle foto, momenti

della produzione

della Tz Tools Srl

di Presezzo (BG)

www.tztools.it

Utensileria speciale,il futuro è l’innovazione

Page 121: Dossier Lombardia 09 2012

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 139

Giuliano Tacchi

scire a innovare di volta in volta i nostri pro-dotti, e oggi lavoriamo con moderne mac-chine a controllo numerico capaci di mante-nere tolleranze centesimali anche sui profilisagomati e di rettificare, laddove serva, intolleranza +/- 0.0015. È così facendo che im-mettiamo sul mercato articoli sempre nuovie sempre più precisi e rivoluzionari». Da quanto riferito dal signor Tacchi, si de-duce quindi che per un’azienda come la TZTools sia di primaria importanza poter con-tare su un ciclo produttivo ottimamente or-ganizzato e altrettanto controllato. «Sin dalleprime fasi dell’iter realizzativo, poniamomolta attenzione alla cura di ogni minimodettaglio. La parte più complessa del ciclo èsenza dubbio quella del controllo delle geo-metrie e delle verifiche diametrali. Proprioper svolgere al meglio tale step, a bordo mac-china abbiamo due postazioni per la proget-tazione dell’utensile in simulazione 3D, otti-mali per eseguire anche singoli pezzi evitandoqualsiasi tipo di errore che potrebbe com-promettere la costruzione finale. Nel caso siabbia a che fare con serie di produzione dainumeri elevati di pezzi, il processo può facil-mente essere automatizzato, riducendo al mi-nimo l’intervento dei tecnici e, quindi, otti-mizzando i costi». Ma dato che in un settore come quello del-l’utensileria speciale il controllo non è maitroppo, la TZ Tools può contare su altri stru-

menti di verifica, così daassicurare agli acquirentiprodotti davvero effi-caci. «Disponiamo an-che di una postazionecon telecamera che per-mette di controllare levarie geometrie in unatolleranza di +/- 0.01mm sui profili; mentre per i controlli dia-metrali ci serviamo di comparatori e micro-metri con risoluzione millesimale». Pur es-sendo una realtà giovane, la TZ Tools non sista dimostrando forte solo a livello produt-tivo, ma anche in termini di servizi offerti albacino d’utenza, servizi che prevedono lapersonalizzazione e la consulenza. «La no-stra società – conclude Giuliano Tacchi – è ingrado di progettare utensili sulla base dellespecifiche esigenze dei cliente, partendo siadal disegno fornito che dalla sola forma delsingolo particolare. Per conseguire la perso-nalizzazione del prodotto, instauriamo colcliente un rapporto di collaborazione, in cuivengono scambiati idee e pareri sulla tipolo-gia di materiale e di lubrorefrigerante dautilizzare e sulle macchine da scegliere per lalavorazione. Infine, grazie alle competenzeraggiunte, rivestiamo anche il ruolo di con-sulenti, fornendo consigli su come massi-mizzare la qualità e l’efficienza dei prodottirichiesti».

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La parte più complessadel ciclo è senza dubbioquella del controllodelle geometriee delle verifiche diametrali

Page 122: Dossier Lombardia 09 2012

INNOVAZIONE

140 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

In una città media il consumo dei semaforiincide per circa il 10 per cento sul totaledella pubblica illuminazione, dato a cuivanno aggiunti i costi di manutenzione

come pulizia o sostituzione periodica lampade.Le possibilità di risparmio energetico ed eco-nomico in questo campo possono quindi esseremolto interessanti. L'innovazione tecnologica hamesso a disposizione nuove lampade semafori-che formate da gruppi di led. Con il led il con-sumo si ridurrà dell’80 per cento, la durata au-menterà di circa 10 volte, la manutenzione verràridotta e la sicurezza aumenterà. «La tecnologialed – spiega Ivan D’Altoè, amministratore dellaFabbrica Italiana Semafori Srl - si è sposatamolto bene con i nostri impianti e il risparmiosul consumo di corrente è notevole. Lo scoglioda superare è il costo iniziale elevato rispetto allasoluzione con lampadine ad incandescenza. Inogni caso è un investimento che negli anni siammortizza. Inoltre utilizzando il led si possonoinstallare cartelli lampeggianti senza l’ausiliodella corrente ma con il solo accumulo del-l’energia solare tramite pannelli solari e batterie».

Quali evoluzioni hanno subìto le lanternesemaforiche?«Le prime lanterne semaforiche erano in allu-minio, direttamente colate in stampi di terra-cotta. Con l’evoluzione dei materiali si è ini-ziato a stampare in policarbonato. La nostraazienda stampa e assembla la lanterna semafo-rica seguendo tutto il processo. Si parte dal po-licarbonato e si arriva alla lanterna semaforicafinita con i relativi accessori. La nostra aziendaprogetta, produce, installa ed esegue la manu-tenzione d’impianti semaforici e ci siamo ade-gua anche all’avvento dei led».

Con chi collaborate maggiormente?«La nostra attività è rivolta principalmente aglienti pubblici, sia amministrazioni comunali cheprovinciali, che sono i proprietari degli impiantisemaforici. Abbiamo anche dei clienti privatiche possono avere la necessità di usufruire d’im-pianti semaforici magari in un contesto più am-

La tecnologia led ha fatto il suo ingresso

anche nel mondo della segnaletica stradale.

Attraverso i semafori a led si riducono consumo

energetico e manutenzione, mentre aumenta

la durata di funzionamento.

Ne parliamo con Ivan D’Altoè

Paolo Bucciarelli

La tecnologia a Lednei semafori

Ivan D’Altoè, amministratore della Fis Fabbrica Italiana Semafori Srl, di Melzo (MI),

ritratto con il padre Silvano

www.fabbricaitalianasemafori.it

Page 123: Dossier Lombardia 09 2012

Ivan D’Altoè

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 141

pio di intervento o delle imprese ediliche hanno negli oneri di urbanizza-zione l’installazione di impianti sema-forici. Purtroppo cerchiamo di selezio-nare il cliente privato per evitarespiacevoli situazioni di insolvenza».

E per quello che riguarda le rota-torie voi come vi ponete? «Noi siamo dell’idea che, dove ci sono le possi-bilità d’intervento, la scelta di una rotatoria siapreferibile rispetto al semaforo perché ha un mi-nor impatto sul traffico rispetto a un impianto se-maforico che, per ovvi motivi di sicurezza, ha deitempi “morti”. Il rovescio della medaglia delle ro-tatorie è che poi si pone il problema dell’attra-versamento dei pedoni per cui ecco che spuntal’impianto semaforico a chiamata pedonale cheinterrompe il flusso delle auto».

Offrite altri servizi oltre agli impianti se-maforici?«Abbiamo esperienza anche in impianti elettricie negli impianti di rilevamento del traffico. Que-st’ultima mansione ci ha permesso di poter la-vorare con la società Autostrade Per L’Italia sia pergli impianti di controllo di velocità che per la pesadinamica che consente alla Società di monitorareil peso effettivo dei camion che transitano sullaloro rete. Sempre per quanto riguarda il rileva-mento abbiamo creato nel Comune di Padovauna rete di monitoraggio che permette all’Uffi-cio di Viabilità di poter controllare in temporeale chi entra e chi esce dal territorio comunale.

Con questo sistema è possibile anche realizzaredei report per studiare modifiche viarie che per-mettano di agevolare il traffico. È un sistemamolto efficace nella sua semplicità e abbiamo in-tenzione di proporlo anche ad altre realtà».

Come vede il futuro del settore?«La recessione la sentiamo anche noi e molti no-stri clienti devono lottare con patti di stabilità.Rispetto a un tempo gli investimenti sulla se-gnaletica luminosa sono calati notevolmente maabbiamo comunque la certezza che i lavori ese-guiti possiedono una copertura finanziaria.Siamo certi che col passare del tempo le ammi-nistrazioni troveranno le giuste risorse per un set-tore che ricopre un servizio alla popolazione conun alto grado di sicurezza».

In cosa è stata indispensabile la vostra espe-rienza?«Sicuramente nella possibilità di servire al meglioi clienti. E sempre grazie all’esperienza riusciamoa proporre soluzioni valide per risolvere problemiviabilistici e di controllo del traffico. Fautore ditutto questo è mio padre che si dedica tutt’oggiagli aspetti tecnici della nostra attività».

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Abbiamo creato nel Comune di Padovauna rete di monitoraggio che permetteall’Ufficio di Viabilità di controllarein tempo reale chi entra e chi escedal territorio

Page 124: Dossier Lombardia 09 2012

Le Pmi lombarde potranno usufruiredi 6.070.000 euro per gli interventivolti a favorire i processi di innova-zione tecnologica (di prodotto, pro-

cesso, metodo), ricerca e sviluppo e valorizza-zione del capitale umano. Una buona notiziaper tutte quelle Pmi lombarde che hanno pun-tato proprio sull’innovazione tecnologica, comela Redic di Saronno, specializzata nella produ-zione di resistenze elettriche corazzate. «Siamo

presenti come for-nitori di tantissimeaziende che ope-rano in tutti i set-tori (gomma, pla-stica, stampi,riscaldamento aria,riscaldamento ac-qua, galvanica) –spiega Marco Fan-ton Pedrotti che ge-

stisce l’attività insieme ai soci Roberto Caschilie Davide Gianetti -. Negli ultimi anni abbiamoinvestito parecchie risorse per velocizzare laproduzione acquistando macchinari e inve-stendo sulla sperimentazione. Tutto ciò ci hapermesso di offrire un prodotto di qualità a unprezzo concorrenziale».

Da un punto di vista geografico quali sonoi vostri mercati di riferimento?«La nostra clientela è dislocata su tutto il terri-torio italiano, abbiamo clienti in tutte le re-gioni del paese. Abbiamo anche clienti esteri,principalmente svizzeri e tedeschi, e stiamo co-minciando a collaborare con altre nazioni. Nonè molto che ci occupiamo dell’esportazione mastiamo già raggiungendo risultati interessanti,oltre che sotto l’aspetto economico anche perquanto riguarda soddisfazioni personali; un paiod’importanti aziende utilizzano infatti resistenzeprogettate dal nostro ufficio tecnico come so-luzione a quelle precedentemente impiegate,

Dall’11 settembre 2012 le Pmi lombarde possono contare su un fondo di 6 milioni di euro.

L’obiettivo è avvicinare le imprese ai temi dello sviluppo tecnologico. Con Marco Fanton

Pedrotti parliamo dell’evoluzione tecnologica nel campo delle resistenze elettriche corazzate

Marco Tedeschi

Novità per le Pmi lombarde

Marco Fanton Pedrotti

è titolare insieme ai soci

Roberto Caschili

e Davide Gianetti

della Redic

di Saronno (VA)

www.redic.it

142 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Page 125: Dossier Lombardia 09 2012

Marco Fanton Pedrotti

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 143

dando un notevole apporto alla durata e alla si-curezza del prodotto».

Quale bilancio è possibile trarre dall’ul-timo anno di attività? «Negli ultimi anni siamo cresciuti esponenzial-mente a livello di fatturato, nel 2009 (dove lacrisi si è sentita maggiormente) abbiamo co-munque continuato a investire, sia con mac-chinari che con sperimentazioni interne, e nel2010 siamo riusciti ad aumentare il fatturato del30 per cento. Nel 2011 abbiamo aumentato an-cora del 28 per cento il fatturato sull’anno pre-cedente. La situazione economica e sociale nonaiuta di certo ad andare avanti con tranquillitàe la cosa non dipende solo da noi; il pericolo dimancati pagamenti è sempre più alto di conse-guenza l’attenzione è massima. Nonostante ciòpossiamo vantare una bassissima percentualedi insoluti che ci permette, anche grazie adun’oculata amministrazione, di avere un ran-king bancario eccellente».

Avete in cantiere particolari progetti? «Il prossimo passo sarà, come anticipato prima,l’inserimento ulteriore nel mercato estero, inquanto siamo consapevoli di avere un prodottodi elevata qualità vendibile a un prezzo moltoconcorrenziale. Stiamo anche iniziando la pro-duzione di una nuova tipologia di prodottoche ci permetterà di dare un ulteriore servizio».

Quali sono le peculiarità alla base dellavostra struttura produttiva? «Sicuramente la nostra esperienza trentennale euna severa attenzione alle evoluzioni tecnologi-

che ci permettono di costruire resistenze adhoc consigliando, attraverso il nostro ufficiotecnico, il prodotto ideale che abbia un’ottimaqualità e una lunga durata pur mantenendoprezzi contenuti. Durante la progettazione e lacostruzione di nuove tipologie di prodotti ci siinterfaccia spesso con il cliente cercando di ot-tenere più informazioni possibili per creare ilprodotto che corrisponda appieno alle esigenzedel committente».

Quali sono gli aspetti più significativi chebisogna tenere in considerazione quando sivanno a progettare e costruire queste parti-colari resistenze?«Una caratteristica fondamentale che ci appar-tiene è la curiosità: siamo alla continua ricercadi novità, di evoluzioni, di nuovi materiali e dipossibili nuove applicazioni per i nostri pro-dotti. Visitiamo frequentemente fiere e con-gressi e ci confrontiamo in maniera abitualecon i nostri fornitori “strategici” in modo da ela-borare congiuntamente le migliori soluzioni.Abbiamo nella nostra officina macchinari evo-luti di cui alcuni progettati da noi con l’ausiliodell’azienda che ha poi eseguito la costruzionee messa in opera del progetto».

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Una severa attenzione alle evoluzionitecnologiche ci permette di costruireresistenze ad hoc consigliando,attraverso il nostro ufficio tecnico,il prodotto ideale

Page 126: Dossier Lombardia 09 2012

MADE IN ITALY

144 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Q ual è il fattore che rende il de-sign italiano così attraente al-l’estero? Secondo ClementeBugatti, alla guida di una pic-cola impresa che esporta l’85

per cento della propria produzione di articoliper la tavola e la cucina, è la riconoscibilità. «Difronte a un prodotto ideato, progettato e rea-lizzato in Italia, all’estero riescono a percepirequalcosa che probabilmente a noi sfugge e chefa spiccare il prodotto made in Italy fra gli al-tri. Ai loro occhi il prodotto appare dotato eportatore di un’anima e della capacità di tra-smettere le emozioni e la passione di chi lo hacreato. Ed è proprio questo il significato dellacreatività italiana: riuscire a trasferire al pro-dotto, attraverso le azioni della manifattura,un’anima, un significato e una parola, che sonoespressi dalla forma delle funzioni e da un con-cetto unico e incomparabile». Bugatti, prima ditutto, quindi, è un’azienda che crede nel valoredel design. E poi nell’innovazione, nelle nuovetecnologie e nella condivisione.

La vostra azienda e l’Istituto Europeo diDesign di Milano hanno avviato un pro-gramma di collaborazione triennale. Qualisono gli obiettivi?«Questa per noi rappresenta una sfida: quella diavvicinare mondo della formazione e mondodell’impresa. Abbiamo accettato questa colla-borazione a patto che i giovani designer pos-

sano entrare in aziendae “respirarne” il pro-fumo, confrontarsi contutte le figure profes-sionali, perché bisognaanche far crescere la conoscenza delle esigenzeper guidare l’innovazione del design. Come hasintetizzato Roberto Verganti: “L'innovazione“design-driven”, guidata dal design, non vienedal mercato, ma crea nuovi mercati; non spingenuove tecnologie, ma dà vita a nuovi signifi-cati.” L’azienda come incubatore di imprendi-tori futuri: per questo crediamo nell’incontrodell’esperienza con la teoria, un confronto ca-pace di salvaguardare la creatività italiana».

Su quali progetti di ricerca e innovazionestate lavorando in questo momento?«Oltre ai progetti nelle categorie presenti nelnostro assortimento, tra cui posate, accessoriper la tavola e piccolo elettrodomestico, stiamosviluppando un progetto che abbiamo battez-zato Glasstechot. È una nuova tecnologia, unsemiconduttore che applicato a un vetro cera-mico può raggiungere la temperatura di 450 °C.Alla base di questo progetto c’è stata la curiositàdi sperimentare materiali innovativi e applica-zioni alternative. Questa tecnologia ci ha per-messo di sviluppare nuovi prodotti, ma per ledimensioni della nostra impresa, sappiamo diessere in grado di sfruttare solo il 5-10 percento delle sue potenzialità. Per questo ab-

L’entusiasmo per il lavoro, la passione e le emozioni che

si inscrivono nella forma delle funzioni. Per Clemente Bugatti

la creatività italiana si basa su due concetti chiave:

design-driven innovation e sharing experience

Luca Cavera

La riconoscibilitàdel design italiano

Clemente Bugatti,

Ad della Ilcar di Bugatti Srl

di Lumezzane (BS)

www.casabugatti.it

Page 127: Dossier Lombardia 09 2012

Clemente Bugatti

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 145

biamo deciso di condividere la nostra esperienzacon altre imprese, gratuitamente. Dare ci haconsentito di ricevere e, grazie a questa logica disharing experience, stiamo avviando collabora-zioni con altre importanti aziende italiane».

A quali target e fasce di mercato si rivol-gono i vostri prodotti di design?«Ci rivolgiamo a una fascia medio-alta e alta.Il target dei consumatori è quello di personeinteressate al design, alla qualità e all’inno-vazione, al fatto che il prodotto comunichiloro un’emozione da poter condividere congli altri».

In quali paesi state riscontrando le per-formance migliori?«Nel 2011, registrando flessioni in alcuni paesieuropei – con le eccezioni di Francia e RegnoUnito –, abbiamo puntato sullo sviluppo dinuovi mercati e ci siamo rivolti soprattuttoalla Russia e al mercato asiatico, ma anche alSud America. Nonostante il nostro mercatomaggiore resti quello francese - copre il 16 percento del nostro fatturato - esportiamo in altricirca cinquanta paesi, fra i quali in questo mo-

mento stanno crescendo molto l’EstremoOriente – Singapore, Malesia, Indonesia, Cina,Corea – e l’Oceania, compresa l’Australia».

Quali sono le prospettive e i vostri obiet-tivi per il medio periodo?«Concentrare gli sforzi nell’innovazione e nellosviluppo dei mercati rispondenti, cioè in gradodi darci marginalità da reinvestire in ulterioreinnovazione. Gli obiettivi sono quelli di cre-scere e ricercare, per generare opportunità. E la-vorare con entusiasmo. Non è semplice, peròsiamo convinti che l’utile che siamo in grado digenerare oggi sia puramente virtuale. Certa-mente è molto importante fare utili, utilizzan-doli responsabilmente, trasmettendo e facendocircolare nuovi stimoli, e lavorare per l’inter-nazionalizzazione, senza trascurare gli investi-menti nel mondo web, che aiutano in questoprocesso».

~❝Il significato della creatività italiana:

trasferire al prodotto un’anima,un significato e una parola

Page 128: Dossier Lombardia 09 2012

MADE IN ITALY

146 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

U n “Urlo” per distinguersi sulmercato. È il nome scelto – nona caso – per il marchio registratodalla Erre.BI.BI., realtà che da

Casazza ha aperto il ventaglio delle proposte almondo, accettando le sfide del mercato glo-bale. L’azienda produce accessori destinati a treambiti: il fashion, l’abitare, il tempo libero. La Erre.Bi.Bi., presente sul mercato da ven-t’anni, è nata in quel momento storico del-l’economia in cui il processo di globalizza-zione stava subendo una forte accelerazione.Il fondatore dell’azienda, Aldo Belbruti, avevaben presente la sfida e, ancora di più, avevapresente la necessità di mantenere la saldezzadei valori che uniformano i processi produt-tivi, consentendo la stabilità nell’evoluzione.La crisi ha mostrato le debolezze della globa-lizzazione, che, soprattutto in Italia, fa rimacon delocalizzazione. La Erre.BI.BI. ha im-boccato una strada diversa, operando strate-gie mirate alla valorizzazione dei processi la-vorativi locali, posti nel solco della tradizione

artigianale italiana. Come spiegato dall’am-ministratore Corrado Mariani, la fedeltà almade in Italy ha permesso alla società di la-vorare anche con prestigiosi brand interna-zionali, senza mai perdere la propria identità.

Come si colloca la vostra azienda in unmercato così difficile come quello attuale?«Si naviga a vista. La parola d’ordine è flessi-bilità: nella mutevolezza delle richieste delmercato, occorre riuscire ad adeguarsi allespecifiche. Per questa ragione ogni imprendi-tore deve misurarsi con le difficoltà poste daquesta crisi sistemica e si deve difendere dal-l'oppressione di una globalizzazione selvaggiae speculativa, che, come previsto, ha generatole condizioni che conosciamo e contro cuidobbiamo combattere. Quello che ci ha per-messo di “fare la differenza” è stata la fedeltàai valori tradizionali della storia del nostro la-voro e delle nostre famiglie. Ciò ci ha con-sentito di proseguire sulla strada che abbiamointrapreso, mantenendoci ben saldi rispetto alconseguimento dei nostri obiettivi».

A quali mercati vi rivolgete?«Ci proponiamo a ogni mercato, fermo re-stando che quelle che ci interessano sono lerichieste che prevedono anche la disponibilitàa realizzare una collaborazione costruttiva e

CorradoMariani,

Aldo Belbruti

e Daniela Nicoli,

titolari di Erre.BI.BI. Srl

di Casazza (BG)

[email protected]

La produzione locale?È ancora un valore aggiunto

Restare fedeli al made in Italy è una

scelta vincente. Soltanto mantenendo

la propria identità, infatti, è possibile

sostenere le grandi sfide del mercato.

Il punto di Corrado Mariani

Roberta De Tomi

Page 129: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 147

Corrado Mariani

reciproca. Da soli non si cammina».Da dove nasce l’idea di registrare il mar-

chio “Urlo”? «Dal punto di vista concettuale, l’urlo è qual-cosa che esce da dentro, nonché una moda-lità per farsi sentire. Da ciò quindi la sceltadel nome, per un marchio che rappresentauna delle risposte che stiamo dando alle ri-chieste del mercato. Questo marchio rac-chiude in sé le caratteristiche artigianali ecreative (manualità e arte) che rendono cele-bre il made in Italy in tutto il mondo. “Urlo”designa una collezione di accessori (borse,cinture, portafogli) ma s’identifica soprat-tutto con un modus operandi che spazia an-che nell’elaborazione di soluzioni e di designinnovativi. Tale ricerca coniuga sempre lafunzionalità all’originalità, al fine di distin-guerci sul mercato, avanzando proposte sem-

pre nuove e innovative, senza mai perdere divista le proprie radici»

Quanto influisce la crisi sulla spendibilitàdello stile italiano e sul valore che il made inItaly riveste in termini di competitività suimercati?«Dal nostro punto di vista, in un mercato cheha un’offerta ampia e vasta, si pongono co-munque nuove richieste a cui si può dareuna risposta, attingendo ai valori e alle risorseche hanno fatto grande lo stile italiano. Piùrimaniamo fedeli al made in Italy, e dunquenoi stessi, più saremo premiati».

��

Quello che ci ha permesso di “farela differenza” è stata la fedeltàai valori tradizionali della storia delnostro lavoro e delle nostre famiglie

Page 130: Dossier Lombardia 09 2012

148 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

L’impossibilità di fare programmazioneè una delle cause principali del calo diinvestimenti generale delle impreseitaliane. L’innovazione tecnologica ha

un suo costo e a questo non è però possibile farcorrispondere un recupero dell’investimento intempi certi, soprattutto di fronte all’assottigliarsidei margini. Questo discorso, trasversale a tuttal’industria, è una realtà nel settore del confezio-namento e del packaging. Come dice AntonioPugliese, titolare della P&c di Melzo: «Nell’ultimoanno ci siamo trovati di fronte a picchi di lavoroimprevisti, che si sono alternati a periodi di quasiinattività. L’assenza di continuità è uno dei pro-blemi principali che riscontriamo. Per farvi fronteabbiamo puntato al massimo sulla diversifica-zione, avventurandoci anche con successo in am-

biti e lavorazioni per noi totalmente nuove. Manaturalmente puntando soprattutto ad ampliareil più possibile le competenze nei nostri settori diriferimento».

A quali aree di mercato vi rivolgete mag-giormente?«Il nostro core business è rappresentato dalle la-vorazioni che eseguiamo per la cosmetica e l’edi-toria. A livello territoriale copriamo tutta l’arealombarda, ma lavoriamo anche in Veneto e in Pie-monte. In linea di principio non ci siamo mai datidei limiti geografici. Anche se oggi dobbiamomettere in conto la crescita dei costi di trasporto,che possono incidere in maniera significativa suiricavi finali».

Quali sono le vostre specializzazioni princi-pali?

L’assenza di continuità nelle commesse sta bloccando

gli investimenti di molte imprese. Per reagire queste puntano

sull’ampliamento dei servizi e sull’ottimizzazione delle risorse interne,

umane e tecnologiche. Antonio Pugliese presenta la strategia

per il settore packaging

Manlio Teodoro

La diversificazionecome risposta alla crisi

Antonio Pugliese,

titolare della P&c Srl

di Melzo (MI)

www.pecpackaging.it

Page 131: Dossier Lombardia 09 2012

Antonio Pugliese

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 149

«Siamo in grado di realizzare assemblaggi e pac-kaging di qualsiasi dimensione, eseguendo tuttele operazioni manualmente e garantendo cosìuna cura e un’attenzione che nessuna macchinapuò dare e rendendo comunque ogni pezzo iden-tico agli altri. Inoltre eseguiamo lavorazioni di ter-moretrazione, diversi servizi per l’editoria – comesostituzione di pagine, raccolta, applicazione disovraccoperte, bollinatura e altri – ed eseguiamoforature, occhiellature, rivettature e angolaturesu cataloghi e altri supporti. Abbiamo anche unreparto dedicato alla stampa: facciamo serigrafiesu diverse tipologie di articoli e gadget promo-zionali, stampa tampografica a tre colori e a uncolore su superfici tonde come vasetti, bottiglie eoggetti sferici. Abbiamo la tecnologia anche pereseguire stampa a caldo in oro, argento e altri co-lori su tessuti, pelle e Pvc – destinato principal-mente ad agende e portadocumenti».

Qual è il valore aggiunto di eseguire alcunelavorazioni a mano anziché attraverso i mac-chinari?«Alcune operazioni, semplicemente, sono di unatale complessità, che i macchinari non potrebberorealizzarle al meglio. Il lavoro artigianale per-mette invece di dare quel tocco di creatività e per-sonalizzazione che nessuna macchina può appli-care a un catalogo o a una presentazione diprodotti, rendendoli particolarmente attraentiper il target al quale sono rivolti. E realizzando almeglio così quella che è la funzione del packaging,ovvero quella di rendere subito accattivante unprodotto attraverso la sua confezione».

Questa scelta vi permette anche di ovviare alproblema legato alla difficoltà di fare investi-menti in questo momento?

«Assolutamente. Oggi non è facile investire innuove tecnologie, le attrezzature richiedono ri-sorse ingenti e purtroppo, vista la quantità alta-lenante di commesse che riusciamo a ottenere, c’èil rischio di non riuscire a rientrare dagli investi-menti in tempi brevi e per le aziende questo nonè il momento migliore per esporsi – anche perchénon possiamo contare sull’aiuto di finanziamentibancari. Per questo cerchiamo di sfruttare al mas-simo quello che abbiamo e di valorizzare al me-glio i nostri collaboratori, dai quali dipende laqualità del nostro lavoro».

Quali le vostre prospettive per i prossimimesi?«Abbiamo in programma di potenziare la nostrarete commerciale, in modo da riuscire ad averepiù clienti e commesse. Nel nostro settore, infatti,conta molto il passaparola fra le aziende, ma an-che il contatto diretto. Con maggiori risorse com-merciali contiamo di incrementare il nostro vo-lume di lavoro e a livello di produzionecontinueremo a impegnarci nel suggerire le so-luzioni migliori e nel garantire tempi e costi certiper ogni lavoro commissionato – due aspetti suiquali il mercato è particolarmente sensibile inquesto momento».

❝~

Abbiamo puntato al massimosulla diversificazione, entrandocon successo anche in ambitie lavorazioni per noi totalmente nuovi

Page 132: Dossier Lombardia 09 2012

MODELLI D’IMPRESA

150 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

«Un magazzino rifornito di ac-ciai, comuni e speciali, comequella della SiderurgicaLombarda, è a completa di-

sposizione della clientela e si distingue per la ra-pidità delle consegne». Con queste parole Ma-rio Altrocchi sintetizza le dinamiche del settoresiderurgico. Un comparto in cui effettivamentel’attività funziona come una catena di mon-taggio, dove committente, acciaieria e società diservizio dettano l’un l’altro tempistiche e quan-titativi di materiali. Un comparto dove una so-cietà di servizio per distinguersi dalle aziendeconcorrenti deve saper rispondere con rapiditàe precisione alla fornitura di acciai. Ed è propriodella puntualità nella risposta alle richieste deiclienti che l’impresa Siderurgica Lombarda hafatto il suo punto di forza maggiore. «Il nostrocompito – spiega Mario Altrocchi, titolare dellasocietà – è quello di acquistare dalle acciaierieprimarie, sia italiane che estere, svariati mate-riali, così da porci nei confronti dei nostri utenticome una specie di negozio all’ingrosso, dove è

In un settore, quello meccanico, dove la maggior

parte delle aziende decide di fuggire dall’Italia

per rifugiarsi in paesi più competitivi, ci sono

ancora realtà che credono nella forza del mercato

italiano e lavorano con qualità.

Ne parla Mario Altrocchi

Emanuela Caruso

La Siderurgica Lombarda ha sede a Usmate Velate (MB)

www.siderurgicalombarda.com

La siderurgia esige tempestività

Page 133: Dossier Lombardia 09 2012

Mario Altrocchi

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 151

possibile scegliere ciò di cui si ha bisogno. Unavolta ricevuta la richiesta, si provvede con im-mediatezza alla preparazione e alla consegnadei prodotti con estrema velocità ed efficienza». Oltre che per la tempestività delle consegne, laSiderurgica Lombarda, attiva da più di tren-t’anni, si distingue anche per una filosofia azien-dale le cui basi si fondano su importanti prin-cipi. «Sin dall’inizio dell’attività – commentaancora Mario Altrocchi – abbiamo fatto inmodo di dare spicco a quattro pilastri fonda-mentali per la buona riuscita del nostro lavoro:l’impiego di materie prime di elevata qualità, ilricorso a tecnologie produttive d’avanguardia,lo studio di costi contenuti e competitivi, ecome già detto, un sistema di consegna otti-male. Grazie a questa filosofia operativa, la no-stra impresa, pur essendo una piccola realtà nelsettore siderurgico, è riuscita sempre ad ottenerebuoni risultati e a conquistare clienti impor-tanti». Proprio a disposizione della clientela, formata inprevalenza da costruttori di macchinari, la Si-derurgica Lombarda propone la Garanzia diQualità, «una prerogativa assoluta della società,in quanto metodo efficace per assicurare al ba-cino d’utenza non solo prodotti di primissimaqualità, ma soprattutto prodotti garantiti sottoogni punto di vista. Per poter dare questa sicu-rezza, siamo stati tra i primi commercianti si-

derurgici a richiedere la specifica certificazionee, inoltre, ci avvaliamo della collaborazione diuffici specializzati esterni incaricati di control-lare ogni fase della nostra lavorazione». Ecco allora che tutti i prodotti commercializzatidalla Siderurgica Lombarda sono corredati dicertificato di collaudo e riportano analisi di co-lata e caratteristiche meccaniche. «L’interagamma di articoli trattati, inoltre – continuaMario Altrocchi –, segue le normative nazionalie internazionali; e tutti i materiali in entrata ein uscita dal nostro stabilimento vengono con-trollati con la massima accuratezza». Sonoquindi la puntualità, l’assortimento e il con-trollo le armi con cui la Siderurgica Lombardacerca di sconfiggere la crisi economica abbat-tutasi sull’economia italiana e su cui punta perrimanere sul mercato. «Attualmente – concludeil signor Altrocchi – il nostro settore non versain buone condizioni. La meccanica è quasi deltutto ferma e le aziende che ancora lavorano lofanno solo conto terzi. L’unico ramo che so-pravvive, rispetto alla meccanica, è quello legatoal petrolio. Le maggiori difficoltà che riscon-triamo sul mercato sono i ritardi nei pagamenti,la reticenza delle banche ad aiutare clienti eimprenditori per nuovi investimenti, la fugadall’Italia e la confusione generale che, di con-seguenza, si è creata e che non consente di fareprevisioni per il futuro».

❝~

L’unico ramo che in questo momentosopravvive, rispetto alla meccanica,è quello legato al petrolio

Page 134: Dossier Lombardia 09 2012

152 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Q uest’anno, a far scendere il Pilitaliano di oltre il 2 per centoci penseranno l’elevatissimospread che incombe su varistati dell’Unione Europea, la

pressione fiscale da record, la burocrazia chegioca a sfavore delle aziende del nostro Paesee di quelle europee e la situazione politica in-certa. Con davanti agli occhi uno scenariodel genere, alle imprese italiane non resta checercare di sopravvivere alla crisi tenendoquanto più salda possibile la propria posi-zione sul mercato e studiando strategie ade-guate al particolare periodo economico chestiamo vivendo. Tutti questi aspetti li ha benpresenti la società Aviometal, sita ad ArsagoSeprio, in provincia di Varese, e nata comeazienda di supporto ai principali costruttoriaeronautici nazionali e specializzatasi, succes-sivamente, nell’area delle leghe di alluminioper impieghi strutturali. «Come obiettivo peril 2012 – spiega il dottor Marco Monti, pre-sidente dell’azienda – vogliamo cercare di per-dere meno terreno possibile nei mercati piùcolpiti dalla crisi e di mantenere invece inal-

terata la nostra quota nei mercati più distantidalla stagnazione economica. Per riuscire inquesto proposito, dobbiamo quindi consoli-dare i settori tradizionali in cui operiamo,ampliando il nostro raggio d’azione in quelliriguardanti la piccola distribuzione». Ed èproprio la varietà dei settori di riferimentouno dei maggiori punti di forza su cui dasempre può contare la Aviometal. «I nostriprodotti, ovvero semilavorati industriali in le-ghe d’alluminio, altri metalli non ferrosi epannelli a nido d’api – continua il dottor-Monti –, sono distribuiti principalmente neisettori delle costruzioni macchine, della mec-canica generale e della sua subfornitura, del-

Consolidare la presenza sui mercati di riferimento

più importanti continua a essere il metodo migliore

per affrontare il periodo economico attuale.

L’esperienza diretta di Marco Monti di Aviometal Spa

Emanuela Caruso

Alcuni interni

della Aviometal. L’azienda,

che quest’anno

ha festeggiato il traguardo

dei 60 anni di attività,

ha sede ad Arsago Seprio (VA)

www.aviometal.com

Imprese che scelgono “il loro mercato”

Page 135: Dossier Lombardia 09 2012

Marco Monti

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 153

l’imballaggio, dell’aeronautica e del navale.Il comparto che tra questi ha mantenuto fi-nora un livello più elevato di consumi, do-nandoci grandi soddisfazioni, è la costruzionemacchine, che grazie ai risultati raggiunti conle esportazioni ci fa ben sperare anche per glianni a venire». Il successo che la società Aviometal continuaa riscuotere sul mercato nonostante la crisi èdovuto anche e in particolar modo all’ampiaed esaustiva gamma di prodotti semilavoratiche costituisce lo stock di magazzino azien-dale. «Potendo disporre di vari e diversificatiarticoli, tra cui lamiere sottili, piastre, barreestruse e trafilate, tubi e profilati standard especiali – commenta ancora il presidente dellaAviometal –, siamo in grado di soddisfare lerichieste di qualsiasi settore e cliente, da cuiveniamo considerati dei distributori generali-sti. La possibilità di avere uno stock piuttostoimportante che oltre a conservare metalli emateriali, si occupa anche dell’esecuzione ditagli a misura o in sagoma la dobbiamo, in-vece, ai rapporti e agli scambi che intratte-niamo con i nostri fornitori, in genere appar-

tenenti a multinazionali che operano sul mer-cato da molti anni. Le nostre reciproche co-noscenze ci permettono di sfruttare al megliole capacità e le qualità dei diversi attori ingioco, così da proporci al bacino d’utenzacon un rapporto qualità-prezzo davvero com-petitivo». Ma non è finita qui, poiché la Avio-metal ha a sua disposizione un altro asso nellamanica, rappresentato dalla qualità del servi-zio, resa ottimale dall’aver capito che in unsettore come quello in cui è impegnatal’azienda gioca un ruolo essenziale la prossi-mità all’utente. «Il maggior numero di con-segne effettuate dalla società – ci fa sapereMarco Monti – si concentra nelle regioni piùvicine a noi e, quindi, Lombardia, Piemonte,Veneto ed Emilia Romagna. Abbiamo, però,riscontrato una buona tenuta anche nelleMarche e un certo incremento dei volumi inCampania». Come commenta il responsabile,per concludere, «sono stati tutti i fattori citatifinora ad aver permesso alla Aviometal dichiudere il 2011 con un consolidamento delledimensioni del fatturato e una importante ri-duzione dell’indebitamento generale del-l’azienda, e allo stesso tempo è stata in gradodi mantenere invariati i livelli d’investimentoe di stock di magazzino».

❝~

Uno stock di magazzino ben fornitoe svariati settori di riferimento sonoi punti di forza della Aviometal

Page 136: Dossier Lombardia 09 2012

«L’export non è più sufficiente perreagire alla crisi del mercato in-terno». È questa la dichiara-zione netta che fa l’ingegnere

Giuseppe Fusi, titolare dell’azienda Nuova Inox-tecnica. Tale affermazione assume un valore de-cisivo se si considera che l’impresa di Galliate,specializzata nella progettazione e produzione diapparecchiature elettriche per la cottura deglialimenti e la generazione di vapore, realizza al-l’estero il 70 per cento del proprio fatturato.«Nonostante il risultato di 2 milioni di euro difatturato nel 2011, per quest’anno prevediamouna flessione di almeno il 15 per cento. A trainarela nostra economia è ancora l’export, ma la crisinel mercato nazionale ha effetti importanti sulnostro bilancio. Da parte delle aziende italiane ladomanda non esiste, oppure è orientata a una ri-cerca di quotazioni sempre più al ribasso, chespesso sfiorano la soglia del sottocosto. In molticasi non siamo disposti a scendere a tali com-promessi pur di vendere, perché il livello tecno-logico e la qualità alla quale puntiamo nella rea-lizzazione dei nostri prodotti hanno un costo e unvalore, anche in termini di risorse umane, che

non possiamo ignorare né svendere». Il core business della Nuova Inoxtecnica è rap-presentato dalla produzione di apparecchiature,esclusivamente ad alimentazione elettrica, desti-nate, da una parte, alla generazione di vapore –con applicazioni nelle saune, box doccia, disin-fezione e sterilizzazione in ambito medicale –,dall’altra, alla cottura e al mantenimento a tem-peratura degli alimenti. «La nostra gamma com-prende piani caldi in acciaio o vetro, piani di cot-tura in vetroceramica, fornelli elettrici,bistecchiere, grill, TeppanYaki, crepiére, cuoci-pa-

Le imprese italiane si confrontano

con mercati a due velocità.

Da una parte la crisi interna, dall’altra

l’export, diventato la voce più

importante del bilancio. Giuseppe Fusi,

produttore di apparecchiature

elettriche per la cottura tratteggia

lo scenario europeo

Manlio Teodoro

L’export tiene, ma non traina

La Nuova Inoxtecnica Srl

ha sede presso Galliate (NO)

www.nuovainoxtecnica.com

MODELLI D’IMPRESA

Page 137: Dossier Lombardia 09 2012

Giuseppe Fusi

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 155

sta, friggitrici, brasiere – apparecchiature desti-nate all’uso sia professionale sia domestico. Daanni realizziamo anche apparecchi professionaliche sfruttano l’induzione, tecnologia oggi moltodi moda. Tuttavia crediamo ancora molto nelletecnologie tradizionali, anche perché il nostro fo-cus è rivolto al rispetto dell’ambiente ed è perquesto motivo che tutte le nostre produzionisono concepite, progettate e realizzate per un im-patto minimo. I sistemi di cottura tradizionalipossono essere realizzati con componenti inte-ramente made in Italy e garantiscono vantaggi intermini di sicurezza, facilità d’uso, rendimento,rapidità e durata nel tempo. Inoltre, a fine vita ilmateriale che costituisce la macchina è recupe-rabile al 100 per cento, con un vantaggio ancheambientale. Lo stesso discorso, invece, non valeper la componentistica elettronica impiegata nel-l’induzione».Nuova Inoxtecnica realizza il 70 per cento del fat-turato all’estero, principalmente nei paesi euro-pei. «Il nostro mercato più importante è quellotedesco, seguito da Regno Unito, Spagna, Tur-chia, Austria e Svizzera. Inoltre, nel settore va-pore, il nostro prodotto di punta è quello desti-

nato alla sterilizzazione. Uno dei nostri principalipartner, per questa tecnologia, è un produttoreeuropeo che detiene il primato mondiale nellaproduzione e commercializzazione di attrezzatureper la disinfezione e la sterilizzazione, utilizzatein ospedali e laboratori di analisi». I risultati raggiunti a livello internazionale dallasocietà guidata dalla famiglia Fusi sono stati ot-tenuti grazie a un impegno costante nella ricercae nell’innovazione, che spesso si sono anchetradotte nella registrazione di brevetti. «Il se-greto del nostro successo sta nel periodico rie-same di tutti i processi aziendali, attraverso iquali ottimizziamo la programmazione, l’orga-nizzazione del lavoro e la formazione del per-sonale. Sul fronte dello sviluppo di nuove ap-parecchiature, attualmente stiamo lavorando aun sistema che sfrutti i generatori di vapore perle saune. Queste, tradizionalmente, hanno sem-pre utilizzato i carboni accesi e le pietre caldesulle quali si versava l’acqua. Lo stesso risultatoperò si può ottenere con una massa termica inacciaio inossidabile, in grado di vaporizzare im-mediatamente l’acqua grazie a un’inerzia ter-mica abbastanza grande».

❝~

Il nostro focus è rivolto al rispetto dell’ambientee tutte le nostre produzioni sono concepiteper avere un impatto minimo

Page 138: Dossier Lombardia 09 2012

MODELLI D’IMPRESA

156 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

U na perdita di competitività perl'Italia di 30 punti in 15 anni ri-spetto alla Germania non lasciadubbi sull'importanza del fat-

tore produttività in chiave anti-declino. Perquesto è fondamentale verificare ogni stru-mento che permetta di valorizzare al massimola produttività del lavoro a livello aziendale.Produttività che non è solo contratti e regoledel lavoro. È anche ricerca e innovazione,infrastrutture, fisco più semplice. Tutti settoridove il Governo è chiamato a favorire gli in-vestimenti. Vera ancora di salvezza per lePmi. «Il 2012 – spiega Roberto Zomegnan,direttore della Tecnoelettra, azienda che pro-duce e progetta componenti aeraulici – si stadimostrando un anno di grandi investimenti.Noi, come tutte le Pmi incontriamo diffi-coltà di finanziamento. Questo nonostante lanostra azienda produca utili. Le banche nonstanno infatti privilegiando le Pmi, che sitrovano a pagare gli errori commessi con igrandi gruppi. Gli investimenti sbagliati conle multinazionali stanno ricadendo sullespalle dei piccoli imprenditori. Questo ciporta a pagare un tasso d’interesse del 4.5 percento. Un grande problema se ci confron-tiamo con i nostri concorrenti in Francia o inGermania». Da qui deriva la perdita di com-petitività italiana.

Quali sono le previsioni di mercato?«Intendiamo chiudere il 2012 mantenendo unacrescita del 6-7 per cento con la speranza diavere un 2013 fruttuoso e di continua espan-sione su mercati come la Polonia, la repubblicaCeca, tutti mercati legati alla sfera tedesca. L’areaeconomicamente più sana e sicura. Il mercato

italiano infatti non permette alle aziende serie dipoter rimanere. Il nostro mercato purtroppo è inbalìa di leggi che non vengono rispettate, dicompetitors che propongono prodotti identici ainostri ma che non vengono testati e certificati.Non c’è serietà in questo».

Voi vi inserite all’interno del settore delcondizionamento. «Noi produciamo terminali per la distribu-zione d’aria. Questi terminali vengono ven-duti sia sul mercato estero, soprattutto nel nordEuropa che oggi garantisce sicuri pagamenti,sia per un 30 per cento sul mercato italiano. Inostri clienti non sono in ogni caso i clienti fi-nali, ma grandi multinazionali che compranoi nostri prodotti e poi li rimettono sul mercato.Una clientela straniera di alto livello; avere unottimo contatto con grandi multinazionaliestere, rappresenta la nostra fortuna. Il numerodi prodotti che ci vengono richiesti dai nostriclienti è infatti molto elevato».

Quanto è presente la tecnologia nei vostriprodotti?«Moltissimo, considerando che i nostri pro-

Investimenti salva-crisi

Roberto Zomegnan è

titolare della Tecnoelettra

di Brebbia (VA)

www.tecnoelettra.biz

Nonostante la crisi le Pmi italiane continuano, tra molte difficoltà, a investire.

Investimenti che si sono rilevati la miglior ricetta per non soccombere

ed espandersi verso altri mercati. La parola a Roberto Zomegnan

Nicoletta Bucciarelli

Page 139: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 157

Roberto Zomegnan

dotti vengono sviluppati per impianti di con-dizionamento altamente performanti. Tra lenovità degli ultimi anni c’è il prodotto ter-mostatico, che ha rappresentato il nostrotrampolino di lancio; si tratta di un diffusoreche si posiziona a seconda della temperaturadell’aria che passa attraverso. Non è dotato dimotorini o corrente elettrica ma dipendecompletamente dalla temperatura dell’ariache esce. Abbiamo impianti di produzionetecnologicamente avanzati; quasi tutti gli im-pianti sono robotizzati, cosa che garantisce laqualità finale».

E per quanto riguarda gli investimenti?«Negli ultimi anni abbiamo investito più di 1mln di euro in ricerca e sviluppo 2 mln dieuro ca. in nuovi impianti e questo nonostantela crisi e considerando che fatturiamo circa 7.5mln di euro. L’investimento in ogni caso si è ri-velato la miglior arma per combattere la con-

giuntura economica. Per affrontare la concor-renza estera abbiamo molto puntato sulla spe-cializzazione e l’avanzamento tecnologico».

Quale andamento state registrando?«Nell’ultimo anno abbiamo chiuso con unfatturato in crescita rispetto al 2010 e, per iprimi otto mesi di quest’anno, registriamoun andamento di sette punti superiore ri-spetto agli stessi mesi del 2011. Questo te-nendo conto che i nostri prodotti vanno a in-serirsi all’interno di un settore, quello dellecostruzioni, che risulta fortemente in crisi. Ilsegreto è stato quello di puntare su investi-menti costanti».

Quale scenario futuro prospettate?«Bisogna considerare che lo scenario attuale èmolto negativo. Il mercato italiano è condi-zionato dalla crisi del mercato immobiliare econtemporaneamente dalla crisi finanziariache costringe pagamenti a 150-180 giorni esenza certezza. Da qui la scelta di espanderci adaltri mercati come Danimarca, Svezia, Norve-gia, Olanda, Germania e Francia, da sempreun mercati importanti. Abbiamo in previsionedi allargarci anche alla Gran Bretagna, anchese il mercato inglese utilizza prodotti che nonsono di nostra produzione, non sono stan-dard come nel resto d’Europa. Dobbiamo va-gliare ancora se investire o no».

Puntiamo a mantenere unacrescita del 6-7 per cento,espandendoci sui mercatilegati alla sfera tedesca.L’area economicamentepiù sana e sicura

Page 140: Dossier Lombardia 09 2012

MODELLI D’IMPRESA

L a crescita per Nexoil, società fon-data a Busto Arsizio, operante nelcomparto dell’oleodinamica, passaattraverso tre direttive: la conquista

di nuovi mercati, in particolare quello asiaticoe quello dell’Est Europeo; la riorganizzazioneinterna, in riferimento all’implementazionedell’ambito di ricerca e sviluppo; il lancio dinuovi prodotti. Tali azioni esprimono la volontà di questa re-altà, che intende mettere in campo forme dicontrasto agli attacchi della crisi, a fronte diun quadro generale che si delinea non privodi prospettive positive, come evidenziato an-che dal presidente Mario Bonaita. «La meccanica è uno dei settori che tuttosommato sta reagendo meglio alla crisi –spiega – proprio per la peculiarità delle pro-duzioni. Per quanto riguarda la nostra realtà,i nostri maggiori clienti sono aziende co-struttrici di macchine e impianti, che ven-gono utilizzati nei più svariati settori e che siavvalgono di un’elevata tecnologia che la no-stra società è in grado di garantire. Altro no-stro punto di forza è l’export, favorito ancheindirettamente attraverso la nostra clientelaitaliana che per la maggior parte è esporta-trice. Da qui si sono poste le condizioni checi hanno permesso di affrontare fiduciosi unostato di crisi economica/finanziaria generale.Indubbiamente la situazione non è del tuttorosea, in quanto, come la maggior parte delleaziende italiane, anche noi non siamo im-muni dai problemi legati all’eccessivo costodel lavoro, all’imposizione fiscale e ad una re-strizione del credito concesso dal sistema ban-cario, che riducono la competitività conl’estero. Forti del lancio di nuovi prodotti,previsto entro la fine di quest’anno, pun-

tiamo a determinare un considerevole trenddi crescita per gli anni futuri».Per Nexoil, tre sono le linee di produzione:componentistica e sistemi per la lubrifica-zione industriale; cilindri pneumatici e oleo-dinamici; minicentrali oleodinamiche che,come precisato da Bonaita: «Si tratta di unagamma realizzata nel 2011, pronta per il lan-cio di vendita che avverrà nell’ultimo trime-stre del 2012. Entro la fine dell’anno in corsoprevediamo di incrementare ulteriori quote dimercato, grazie alla gamma delle minicentralioleodinamiche e alla realizzazione di altri pro-getti in via di sviluppo. Teniamo conto che ilnostro attuale core business è rappresentato al60 per cento dai componenti e sistemi di lu-brificazione, mentre il restante 40 per centodai cilindri pneumatici e oleodinamici». Un ulteriore passo avanti per la società, chenegli anni ha saputo crescere sia in terminiquantitativi e qualitativi: l’azienda ha infattitagliato un traguardo importante, ottenendoda QS la certificazione Iso 9001:2008.Parola chiave è ricerca e sviluppo, che Bonaitadefinisce «Essenziale. Al momento stiamorafforzando l’ufficio dedicato a questa fun-zione, che riteniamo indispensabile sia per losviluppo di progetti innovativi, che per il

La Nexoil

ha la sua sede legale

a Busto Arsizio (VA)

www.nexoil.it

Prospettive positiveper la meccanica

160 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

La meccanica è uno dei settori che

tutto sommato sta reagendo meglio

alla crisi, anche grazie alla peculiarità

delle sue produzioni. Il punto di Mario

Bonaita su export, ricerca e sviluppo

e lancio di nuovi prodotti

Roberta De Tomi

Page 141: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 161

Mario Bonaita

mutamento dei processi produttivi. Inten-diamo, insomma, potenziare maggiormente ilnostro know how». Per concludere, Nexoil intende espandersi conmaggior consistenza nel mercato estero. «Afronte di un mercato italiano in fase di chiusuraprogressiva – chiarisce il Presidente – pun-tiamo ai mercati stranieri, forti delle rispostepositive da parte di quelli in cui siamo già pre-senti, come il Brasile e buona parte dell’Eu-ropa, dove abbiamo già buone risposte. Nel-l’ottica dell’espansione, intendiamo focalizzarcisu Asia ed Europa dell’Est, dove l’automazione

pneumatica e oleodinamica con elevati stan-dard qualitativi è molto richiesta».Nuovi prodotti, riorganizzazione interna,estero sono i nuovi traguardi da raggiungere,perché come sottolineato da Bonaita: «No-nostante la negatività diffusa a tutti i livelli,vogliamo abbandonare la parola crisi».

La meccanica è uno deisettori che tutto sommatosta reagendo meglioalla crisi proprio per lapeculiarità delle produzioni

Page 142: Dossier Lombardia 09 2012

MODELLI D’IMPRESA

L’attenzione all’ambiente da parte diun’impresa non è sempre un ostacolo,o una spesa per rientrare nelle nor-mative vigenti. Ci sono casi in cui

l’ecocompatibilità va di pari passo con una mag-giore qualità del prodotto. La Sayerlack di Pia-noro (Bo), azienda di proprietà del gruppo ame-ricano Sherwin Williams, offre un buon esempiodel fenomeno. Le sue vernici per legno ad acquacon bassissimo impatto ambientale rappresen-tano anche il top tecnologico nel settore, come cispiega il Direttore Generale dell’azienda, Ales-sandro Pirotta. «I prodotti all’acqua per esternigarantiscono una maggiore durata nel tempoperché, grazie alla loro elasticità, si adattano me-glio alle variazioni della superficie del legno cau-sate da umidità ed eventi atmosferici. Volevamooffrire prodotti per un ambiente meno inquinato,meno tossico, più salubre e siamo stati i primi, in

Italia, a cominciare la formulazione dei prodottiall’acqua, agli inizi degli anni 80. È importantesottolineare che creare un prodotto ecosostenibilenon danneggia la qualità ma la esalta. L’inci-denza dei prodotti all’acqua sul nostro fatturatoè del 30 per cento e siamo in grado di proporreai nostri clienti vernici all’acqua per ogni tipo dimanufatto e di applicazione».

A proposito di fatturato: se dovesse riassu-mere la vostra azienda in numeri, anche in ri-ferimento agli ultimi investimenti?«Abbiamo 325 dipendenti, di cui 270 lavoranopresso la sede di Pianoro, 30 a Mariano Co-mense e 25 operano sul tutto il territorio. Laquota di investimenti annuali si aggira intorno aidue milioni e mezzo di euro, e questi investimentisono funzionali a migliorare l’ambiente di la-voro negli stabilimenti. Nel 2010 abbiamo inve-stito 1 milione di euro nell’impianto di po-stcombustione, per abbattere l’emissione inatmosfera di solventi. Gli investimenti destinatialla Ricerca e Sviluppo nel 2011 sono stati 2 mi-lioni e 800 mila euro».

Qual è la vostra copertura geografica?«Siamo presenti in tutto il mondo attraversouna rete di distributori e, in alcuni mercatiquali Spagna, Francia e Gran Bretagna e Sin-gapore, con delle consociate. L’Italia rimane ilpunto di riferimento: pur con tutte le difficoltàche il mercato italiano sta vivendo, porta ancorail 40 per cento del fatturato aziendale. La Rus-

Alessandro Pirotta, Direttore Generale della Sayerlack

di Pianoro, fa da testimone a un matrimonio che

spesso sembra impossibile. L’attenzione ambientale,

nella sua esperienza, ha portato al top tecnologico

Renato Ferretti

Alessandro Pirotta,

Direttore Generale

della Sayerlack

di Pianoro (Bo)

www.sayerlack.it

Sostenibilitàed efficienza

Page 143: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 163

Alessandro Pirotta

sia è il secondo mercato di riferimento, insiemea tutti i paesi dell’Est».

Si può dire che la crisi del mercato tradi-zionale viene colmata da quelli in via di svi-luppo?«Sì, anche se noi in questi paesi non siamo arri-vati semplicemente in seguito alla crisi. Siamopresenti nei paesi emergenti da 20 anni. Oggi be-neficiamo della presenza consolidata nel tempocon tassi di crescita che sono mediamente supe-riori a quelli del mercato di riferimento e dei di-retti concorrenti».

Parliamo dell’importanza delle certifica-zioni nel vostro campo.«Premesso che la qualità dei prodotti verniciantiper legno italiani non ha paragoni rispetto allevernici prodotte in altri paesi, la certificazione diprodotto, in questo particolare momento con-giunturale, rappresenta per noi un vantaggiocompetitivo, che ci ha permesso di uscire dalla lo-gica commerciale soggettiva per essere valutati daenti esterni, che certificano in modo oggettivo laqualità e il valore dei prodotti Sayerlack. Le cer-tificazioni di prodotto permettono ai nostri

clienti di presentare i propri ma-nufatti, verniciati con Sayerlack,come prodotti di qualità certificata,dando loro ulteriori argomenta-zioni di vendita».

La Lombardia, e in partico-lare la Brianza, è caratterizzatada produttori di manufatti inlegno che utilizzano tecnologied’avanguardia.«Sayerlack fornisce i produttori di manufattiin legno di ogni categoria merceologica: mo-bili, porte, finestre, ecc. Il manufatto in legnobrianzolo è di altissimo livello; gli imprendi-tori lombardi sono quindi indubbiamentesensibili alle soluzioni tecniche e tecnologiched’avanguardia. Il rapporto con i nostri par-tner va al di là di una mera fornitura di pro-dotto e si basa invece su una sinergia, un la-voro insieme, che permette il raggiungimentodi risultati importanti. Da partner definiamoinsieme soluzioni e collaborazioni, indivi-duando le migliori aree di sviluppo del nostrobusiness».

~❝Le vernici ad acqua, oltre al bassissimo

impatto ambientale, garantisconouna maggiore durata nel tempo

Page 144: Dossier Lombardia 09 2012

MODELLI D’IMPRESA

164 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

D alla lavorazione artigianale dellereti da pesca all’industria e all’altamoda. È questo il percorso che haportato la Cittadini spa, impresa

di Paderno Franciacorta, a consolidare nel primosemestre 2012 un export a quota 52 per cento.«Anni di importanti investimenti in tecnologia eautomazione – spiega il fondatore Giovanni Cit-tadini –, ci hanno permesso di diversificare la pro-duzione di reti con e senza nodo, individuandonuove opportunità di mercato in settori via viasempre più distanti da quello tradizionale, comel’acquacoltura, l’antinfortunistica, l’agricoltura,ma anche impieghi tecnici e industriali. La di-versificazione, insieme a notevoli sforzi com-merciali e all’attività di ricerca e sviluppo, ci hacondotto verso nuove nicchie di mercato, po-tenziando le esportazioni. E ciò si è tradotto an-che in un incremento di fatturato del 15 percento nel primo semestre di quest’anno – risul-tato importante in un momento di difficile con-giuntura economica».

Qual è la sua valutazione del 2012 alla lucedei risultati finora raggiunti?«Il primo semestre 2012 ha confermato il no-stro trend positivo. A trainare è stato soprat-tutto l’incremento del fatturato estero, che haconsolidato i buoni risultati di crescita ottenuti

negli anni 2010 e 2011 – biennio in cui il fat-turato era cresciuto di oltre il 45 per cento –,riaffermando la leadership nei nostri princi-pali business di riferimento: reti per acquacol-tura, pesca, moda, filati tecnici, filati cucirini etrecce. Questi risultati hanno confermato lalungimiranza della nostra scelta di investire inricerca e sviluppo e nell’innovazione di prodottie processi. Naturalmente ci sono anche statedelle criticità, rappresentate dall’aumento deicosti energetici e delle materie prime, oltre chedagli oneri per finanziare il capitale circolantee dal fisco e dalla burocrazia italiana».

Quali sono state le mosse fondamentali chehanno caratterizzato la vostra strategia indu-striale di diversificazione?«La verticalizzazione della produzione, con l’in-serimento di modernissimi impianti di torci-tura, ci ha permesso di affiancare alle reti da pe-sca una seconda linea di prodotti: cuciriniindustriali per pelletteria, calzature e arreda-mento, filati aumentati di torsione per tessitura,filati tecnici greggi e tinti per nastrifici e abbi-gliamento di fascia alta. Le reti e i filati sonostati poi valorizzati e reinventati con uno stra-ordinario uso del colore, applicato ai filati dialta tenacità. Questo è stato possibile grazie al-l’investimento nell’installazione di impianti

La famiglia Cittadini:

al centro Giovanni,

fondatore

della Cittadini Spa

di Paderno Franciacorta

(BS), con la moglie Pia

e i figli Cesare, Marco,

Paola, Elena e Lorenzo

www.cittadini.it

L’innovazione, motoreper la crescita Investimenti, innovazione e ricerca.

Le parole chiave per spiegare

l’evoluzione da azienda artigiana di reti

da pesca a società che, diversificando,

ha raggiunto i mercati internazionali.

La visione di Giovanni Cittadini e la sua

idea di fare-impresa responsabile

Luca Cavera

Page 145: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 165

tecnologicamente all’avanguardia nella tintoriainterna dell’azienda e alla collaborazione ditecnici altamente qualificati, che ci hanno con-sentito di acquisire nicchie di mercato esigentie sofisticate, come quelle della moda. Oggi lenostre reti e i nostri filati, lavorati, tinti e sot-toposti a particolari finissaggi sono utilizzatidalle più prestigiose griffe mondiali dell’altamoda. Inoltre, abbiamo conquistato anche ildifficile mercato dell’automotive tedesco».

Quale indirizzo avete dato al vostro repartodi ricerca e sviluppo?«Consideriamo l’investimento in ricerca e svi-luppo fondamentale per il mantenimento dellaleadership nei nostri mercati di riferimento. Leiniziative su questo fronte strategico hanno ri-guardato sia attività svolte all’interno del-l’azienda, sia progetti di ricerca di tipo coope-rativo – portati avanti insieme a un pool diaziende e alle principali università e centri di ri-cerca lombardi –, come i progetti “Greenmade”e “Indes”, finanziati della Regione Lombardia.Abbiamo poi di recente avviato un nuovo pro-getto cooperativo regionale ed entro la finedell’anno partiranno le attività di R&S legate

al bando “Industria 2015 – Nuove tecnologieper il made in Italy”».

Con quale spirito guardate al futuro?«L’obiettivo primario è garantire sviluppo ecrescita sostenibile nel medio periodo. Perquesto l’azienda continuerà a investire innuovi macchinari, innovazione di prodotto edi processo e nella formazione delle risorseumane, difendendo il bene d’impresa, orgo-gliosi di conservare una tradizione che ci vedeprotagonisti da oltre 79 anni. La nostra storianon è solo di business. Abbiamo sempre por-tato avanti una filosofia di mantenimento esviluppo nell’interesse comune, con un doveredi responsabilità sociale. Siamo stati pionierinelle politiche di pari opportunità e concilia-zione dei tempi famiglia-lavoro, nelle politi-che ambientali, del territorio e nella creazionedi valore sociale tramite la solidarietà. Ab-biamo cercato di dare una testimonianza con-creta della possibilità di fare impresa in modoetico e responsabile, innovando il nostro tra-dizionale core business della rete, internazio-nalizzando, ma mantenendo un forte legamecon il territorio».

Giovanni Cittadini

EXPORT QUOTA SUL FATTURATORAGGIUNTA DALLA CITTADINI SPA NEL PRIMOSEMESTRE 2012 GRAZIE ALLE ESPORTAZIONIIN EUROPA, AMERICA E ASIA

52%

Page 146: Dossier Lombardia 09 2012

MODELLI D’IMPRESA

Comunemente viene definita“stampa a caldo”, ma in realtà an-drebbe chiamata “impressione acaldo”, poiché oggi questa tecnica

non si adatta più solo alla carta ma anche allaplastica, alla pelle e ai tessuti. Dai frontali de-gli elettrodomestici, ai giocattoli per bam-bini, dalle borse ai portachiave, dai flaconidei profumi ai dettagli delle automobili; suognuno di questi oggetti, e su molti altri an-cora, compaiono dettagli luminosi, intri-ganti, innovativi e soprattutto stampati, omeglio impressi. Di queste lavorazioni hafatto il proprio business la società Oropressdi Cormano, in provincia di Milano, chenegli ultimi tempi è riuscita nel difficile in-tento di crescere nel mercato italiano, sta-gnante da qualche anno, grazie all’interes-sante produzione di lamine per la stampa diologrammi di sicurezza. «La funzione del-l’ologramma di sicurezza – spiega SimonaBertola, Amministratore delegato dell’im-presa – è quella di tutelare il marchio, ilnome, l’origine di un’azienda o di un pro-dotto, permettendo così di garantirne l’au-tenticità. Sono lavorazioni complesse, dove ilprimo step consiste nel verificare che chicommissiona l’ologramma sia il titolare ef-fettivo del marchio. È un ramo questo chevanta ancora una buona marginalità diespansione e crescita e che ci sta regalando

grandi soddisfazioni e collaborazioni con im-portanti società, ragione per cui abbiamo in-tenzione di puntarvi anche in futuro».

La Oropress è stata fondata nel 1952;da allora quali sono stati i cambiamentipiù rilevanti a cui avete assistito?«A essere cambiati nel tempo sono princi-palmente i settori a cui man mano la Oro-press si è rivolta. All’inizio dell’attività, lastampa a caldo delle lamine era utilizzata alfine di nobilitare e decorare le copertine deilibri e i biglietti augurali, comparti a cui sisono ben presto aggiunti quelli dell’editoriain generale, del packaging, della cartotec-nica e delle etichette per vini. Un passo im-portante per la storia della nostra società èstato registrato quando abbiamo potuto ini-ziare a imprimere anche su plastica, pene-trando quindi nei mercati della cosmetica,con flaconi e tubetti, delle carte di creditocon prodotti specifici volti a posizionarsisulla parte in rilievo delle carte, e dell’auto-motive, dove ci siamo impegnati nella rea-lizzazione di exterior foil per automobili eparticolari colorati e argentati per gli interni.

Simona Bertola,

amministratore

delegato della Oropress

Spa di Cormano (MI)

www.oropress.it

La tecnica dell’imprimereÈ una delle tecniche più affascinanti del mondo della comunicazione,

e dopo aver rivoluzionato il settore

della stampa per anni, sta continuando

a farlo con nuovi prodotti come

l’ologramma di sicurezza. Simona Bertola

presenta la stampa a caldo

Emanuela Caruso

168 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Page 147: Dossier Lombardia 09 2012

Infine, ci siamo rivolti al ramo dellamoda, occupandoci di abbigliamento,costumi da bagno, pelle e tessuto an-che per arredamento».

Dal 2000 prende piede la stampa afreddo. In che cosa consiste e quali van-taggi comporta?«La stampa di lamine a freddo meglio notacome “cold foil”, è un processo con il qualeil film viene trasferito su un supporto permezzo di un adesivo ad essicazione uv. I van-taggi della stampa a freddo sono legati alfatto che non sono necessari speciali e costosicilindri matrice incisi. In altre parole si ot-tengono elevati vantaggi economici per la-vori di bassa tiratura».

Chi sono i principali interlocutori dellaOropress?«I nostri interlocutori sono soprattutto glistudi grafici, tanto quelli a cui presentiamoi cataloghi con centinaia di prodotti metal-lizzati, lucidi, opachi, tridimensionali e daimille colori, quanto gli studi con cui colla-boriamo per la realizzazione di articoli adhoc studiati su misura delle esigenze del-

l’utente. Ci rivolgiamo però anche alle mul-tinazionali e alle aziende padronali che cer-cano di sviluppare nuove tipologie di pac-kaging per quel che riguarda i colori e lapossibilità di stampare sia su carta che suplastica».

Quali sono al momento i prodotti piùrichiesti?«Vanno forte i prodotti legati al settore dellacartotecnica e delle materie plastiche, men-tre vivono un momento di stallo le richiestedi articoli riguardanti il tessile e le concerie.Quest’ultima è una questione puramente ci-clica, ovvero quest’anno le lamine non vanno“di moda”. Ciò su cui i clienti stanno peròpuntando maggiormente sono i prodottipensati ad hoc per loro realizzati con imma-gini olografiche per la carta, o attraverso itransfer per la plastica, che permettono di ot-tenere il logo e l’immagine complessiva chel’utente ha richiesto».

Simona Bertola

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 169

~

La funzione dell’ologrammadi sicurezza è quelladi tutelare il marchio,il nome, l’originedi un’azienda o di un prodotto

Page 148: Dossier Lombardia 09 2012

170 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

L’abbinamento dei colori nell’arte enella vita in genere non è solo lavoroper pittori e amanti dell’estetica, manasconde un vero e proprio studio e

impegno da parte di esperti, chimici e specializ-zati del settore. In Italia, tali figure professionalicollaborano e si spalleggiano per creare vernicisempre più specifiche e all’avanguardia.I colorifici, enormi aziende dove si mescolanopolveri colorate con olio, acqua, solventi e smalti,nel corso degli anni si sono raffinati tanto nellascelta dei prodotti ecosostenibili che nella curaper le vernici per essere al passo con i tempi e ri-durre l’impatto d’inquinamento ambientale, ri-schio sempre più presente. In che modo? Provaa spiegarcelo Antonio Casati, cotitolare insiemeal fratello Bruno dell’omonimo colorificio di Ve-rona, azienda familiare nata più di 75 anni fa. Su-perata una prima fase artigianale di produzionedi tempere in pasta, l'attività negli anni si è orien-tata alla produzione di vernici e smalti di varia ti-pologia e utilizzo.Parlando di bilanci e di fatturati, nella crisiodierna di tutti i settori possibili del mercato, ilragionier Casati è positivo. «Nel corso del 2011

il quadro economico e le tendenze dell’economiaitaliana ed estera sono state oggetto di forte in-certezza, conseguenza della gravissima crisi fi-nanziaria innescata nel 2008. Noi operiamo sianel settore nazionale che internazionale, con-traddistinti da una generale flessione sia nei vo-lumi, che nel fatturato. Ciò nonostante siamoriusciti, anche per il 2011, a raggiungere gli obiet-tivi che ci eravamo fissati aumentando i livelli diredditività relativamente agli anni precedenti.Per raggiungere risultati concreti, in questi annidi crisi, è stato scelto di puntare su nuovi prodottie su nuove tecnologie».Parlando proprio di ricerca, innovazione e svi-luppo, Casati ci tiene a sottolineare l’importanzadelle innovazioni tecnologiche introdotte. «Uti-lizziamo un nuovo studio tintometrico denomi-

Vernici, smalti e pitture sono sempre più

all’avanguardia: Antonio e Bruno Casati spiegano

l’utilizzo di prodotti a basso contenuto di composti

organici volatili, rischiosi per l’uomo e l’ambiente

Martina Carnesciali

Il Colorificio A. & B.

Casati Spa ha sede a

Poiano (VR)

www.casati.it

Diminuiscel’impatto ambientaledelle vernici

Page 149: Dossier Lombardia 09 2012

Antonio e Bruno Casati

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 171

nato “Evolution”: partendo da analisi di mercatoche davano una sempre maggior richiesta ditinte forti per gli esterni, sono state sostituite al-cune paste tintometriche con altre molto resi-stenti alle intemperie e ai raggi solari».Viene spontaneo chiedere quanto la Casati sia at-tenta all’impatto ambientale nella realizzazionedei suoi prodotti. Il titolare è molto sicuro e or-goglioso nel rispondere: «riteniamo di aver fattoun grosso passo avanti anche con l’impatto am-bientale. Nella formulazione dei nuovi prodotti,sono state impiegate tutte le materie prime at-tualmente sul mercato a basso contenuto di Voc(Low Voc- composti organici volatili). Si è inol-tre scelto di puntare sulla formazione del perso-nale con corsi di formazione specializzante perimpiegati, quadri, operai e impiegati tecnici. Si-curezza e salute sul lavoro, essendo quello dei co-lori un campo in parte tossico, vengono pun-tualmente seguite da incaricati con particolaricorsi e grande controllo sul prodotto finito».Il Colorificio Casati è dal 1982, dopo molti annidi produzione locale, presente anche sui mercatiesteri, ottima speranza per ulteriori investimentie risposte positive. «Anche sui mercati esteri - sot-tolinea Bruno Casati - abbiamo avuto un buonriscontro, incrementando di molto il fatturato. Ènostra intenzione allargare ancora sui mercatiextraeuropei: stiamo ricevendo via via sempremaggiori richieste dai Paesi Africani e Sudame-ricani, mercati completamente nuovi per la no-stra società», aggiunge Casati.Non possono ovviamente mancare le speranze

per il futuro, gli obiettivi e le prospettive di cre-scita dell’azienda. Nel corso degli anni la Casatisi è evoluta e allargata, passando dalla sempliceproduzione di pennelli dei primi tempi a una piùrecente specializzazione di prodotti per l’ediliziacioè intonaci, idropitture, rivestimenti, smalti evernici.«Per gli anni futuri abbiamo diversi obiettivi inprogramma, e di varia natura: quello che ci stapiù a cuore in questo momento è la costruzionedi un nuovo capannone nel quale trasferire il no-stro magazzino di prodotti finiti e investire mag-giormente sulla logistica, sulla coordinazioneaziendale. Siamo fermamente convinti che servizilogistici più efficienti siano fondamentali e im-portanti tanto per la soddisfazione dei clientiche per la giusta riuscita dei prodotti».

❝~

Nella formulazione dei nuovi prodotti,sono state impiegate tutte le materieprime attualmente sul mercatoa basso contenuto di Voc

Page 150: Dossier Lombardia 09 2012

MODELLI D’IMPRESA

Se si parla d’industria, il bresciano non èun posto qualsiasi. Non a caso è nataqui la prima associazione industrialed’Italia, l’Aib. Era il 14 aprile del 1897.

Non a caso nel Novecento ha rappresentato unluogo per antonomasia dello sviluppo italiano.Ma negli ultimi anni anche la “capitale indu-striale” italiana è stata attraversata da profondicambiamenti e forti flessioni di mercato. I datiparlano di una brusca contrazione della produ-zione industriale nel secondo trimestre 2012, -1,9 per cento. L’industria locale ha fortementerisentito della debolezza della domanda interna,del peggioramento del quadro macroecono-mico europeo e del rallentamento degli ordiniprovenienti dai mercati extra Ue, che avevanorappresentato il principale sostegno al made inBrescia negli ultimi mesi.In questo scenario molte sono state le realtàche hanno chiuso o che si sono ridimensio-nate, alcune hanno cercato nuovi mercati e laVerincolor è una di queste. Quest’azienda diMontirone impegnata nel campo della verni-ciatura industriale ha saputo trovarsi uno spazio

lontano dai confini nazionali e nonostante unacontrazione dei volumi ha continuato ad esseretra i primi produttori del settore. «Questo fa sìche molti nostri clienti, - spiega Daniela Arri-goni che insieme al marito Andrea Baronchelligestisce l’azienda familiare -, pur producendo al-l’estero con brand italiano, tornano in Italia, danoi, per la verniciatura, soprattutto per tuttiquei prodotti ad alto valore aggiunto e spicca-tamente made in Italy. Per combattere la crisiserve qualità, impegno, ricerca e in questi annianche tanti sacrifici, in attesa che il mondo po-litico si renda conto dell’assoluta necessità di in-

La contrazione per il 2012 si presenta

ancora più robusta delle attese

per il bresciano. Diventa quindi sempre

più importante per le aziende

del distretto puntare sulla qualità

del brand made in Italy. Ne parliamo

con Daniela Arrigoni

Marco Tedeschi

Verincolor si trova a

Montirone, Brescia

www.verincolor.it

L’alto valore del made in Italy

172 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Page 151: Dossier Lombardia 09 2012

Daniela Arrigoni

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 173

centivare gli imprenditori e ridurre le compli-cazioni burocratiche affinché si possa esserecompetitivi sui mercati internazionali».Ed è proprio su questi mercati che si è spostatal’azienda del bresciano. «Oggi lavoriamo quasicompletamente con commesse da oltre con-fine, in particolare dalla Germania e dalla Fran-cia mentre abbiamo mantenuto i nostri clientiitaliani che producono all’estero soprattuttoper prodotti di grande qualità. Ultimamentepoi un occhio di riguardo lo stiamo avendo peri nuovi mercati emergenti, soprattutto per iPaesi del Medio Oriente. Tra i nostri commit-tenti annoveriamo marchi importanti in mol-tissimi settori produttivi, dalle automobili, inparticolare le tedesche, ai casalinghi, dall’elet-tricità illuminazione ai macchinari ad alta tec-nologia, a brand italiani di qualità del mondodell’arredamento e dell’architettura. In questiultimi casi la continua ricerca di colori e solu-zioni innovative contribuiscono a creare quelgap tra i prodotti italiani e la concorrenza in-ternazionale e a fare del made in Italy quel mixperfetto tra gusto, creatività e qualità». Tra gli obiettivi della Verincolor c’è quello so-prattutto di sviluppare ancora di più il mercatointernazionale, in particolar modo europeo. «Ènecessario – prosegue Arrigoni -, continuareuna ricerca di mercato nazionale, rispettare gliimpegni con i nostri collaboratori, mantenere

gli obiettivi raggiunti e, per ilprossimo futuro, puntare dipiù al mercato estero. Ab-biamo anche in start up ungrosso progetto riguardantedelle strutture in rete stirateverniciate per l’architettura, unprodotto di grande stile e gustodi cui l’artefice principale èmio figlio Luca, e del quale neiprossimi mesi cominceremo avedere dei concreti sviluppi».La Verincolor, dagli esordi negli anni ottanta hasaputo crescere e interpretare il mercato. «Coltempo e con l'aumentare del lavoro è cambiatoanche il modo di intendere l'attività che da ar-tigianale è diventata industriale: abbiamo fattoprogrammi, acquistato macchinari e attrezza-ture innovative. Pochi anni dopo l’avvio ab-biamo costruito un altro capannone sempre aMontirone e nel 2004 abbiamo unificato lenostre due aziende in Verincolor, una realtàoggi con una ventina di collaboratori, tre im-pianti produttivi, un grande magazzino e un re-parto per assemblaggio e imballaggio in cui ab-biamo sempre messo in primo piano laprofessionalità e la qualità. Questo è testimo-niato dalla certificazione Uni En Iso 9001 e dalsistema di gestione ambientale secondo le nor-mative Uni En Iso 14001».

~

Abbiamo in start upun progetto riguardantedelle strutture in rete stirateverniciate per l’architettura,un prodotto di grande gusto,in stile made in Italy

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MODELLI D’IMPRESA

Le produzioni standard in Italia nonsono più sostenibili dal punto di vi-sta economico. I costi di processo nelnostro paese sono tali da porre un

prodotto seriale immediatamente fuori mer-cato, battuto dalla concorrenza low cost di im-prese estere capaci di invadere il mercato conla stessa tipologia di prodotto, ma a un prezzodi parecchie volte inferiore. La specializza-zione, il tailor made e la sperimentazione disoluzioni innovative sono le risposte e gli stru-menti attraverso i quali un’industria compe-

tente e matura può ancora competere sul mer-cato, sia interno sia internazionale. È questa lastrategia scelta dalla Comal, azienda di Trezzosull’Adda specializzata nella costruzione di ca-landre e macchinari per la deformazione dellalamiera. Strategia che prevede inoltre l’espan-sione commerciale verso i paesi esteri. Comeafferma il titolare di Comal, Paolo Luca Ri-gamonti: «Oltre 15 anni fa puntavamo ai mer-cati dell’Est e dove ci siamo collocati benesoprattutto con la Russia e il vasto CIS. Ab-biamo sempre proposto attrezzature di tipo

speciale e mai macchinetradizionali. Su questa li-nea, guardando anche allastrategia per il futuro,quello che facciamo, piùche produrre delle mac-chine o delle attrezzature,è proporre delle soluzioniper i problemi specifici deinostri committenti. Questaformula l’abbiamo finorasperimentata con successonei mercati emergentidell’Est europeo. Da qui inavanti le prossime sfidesono rappresentate da In-dia ed emisfero Sud». L’ex-port, seguito dalla sales di-rector Annamaria Buffoni,

Paolo Luca Rigamonti illustra la strategia per mantenere e incrementare

la competitività nella produzione di macchine per la lavorazione della lamiera.

Le due mosse fondamentali sono la personalizzazione ad alto valore aggiunto

e l’export verso i paesi delle economie emergenti

Manlio Teodoro

Annamaria Buffoni

è la sales director

della Comal Srl e si occupa

del commerciale estero.

Comal Srl ha sede presso

Trezzo sull’Adda (MI)

www.comalcalandre.it

www.comalcalandre.com

Tailor made, una rispostaalla concorrenza low cost

176 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Page 153: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 177

si conferma prioritario per Comal, dato che ilmercato interno risente, come il resto del-l’Europa, della situazione di crisi generale.«Anche ai nostri partner italiani proponiamosempre produzioni particolari, realizzate sumisura, puntando sulla sperimentazione, allaricerca di quella soluzione che faccia la diffe-renza sul mercato, risolvendo le problemati-che specifiche di una data attività industriale.Se avventurarsi su strade non ancora battuteall’inizio può essere complicato, una volta su-perata la fase critica iniziale, il rischio si tra-duce in un vantaggio competitivo, dato che cidà la possibilità di diventare degli interlocu-tori privilegiati per problematiche specifiche».Va da sé che una stretta collaborazione con ilcommittente diventa cruciale per il raggiun-gimento di questi obiettivi. «Molte delle so-luzioni tecniche sviluppate in questi anni sonostate ottimizzate anche con la collaborazionedegli utilizzatori finali. L’esperienza ci ha di-mostrato l’importanza dell’interazione tec-nica con i nostri partner, per i quali non vo-gliamo essere semplicemente dei fornitori dimacchine. Stando a stretto contatto con leloro problematiche produttive, attraverso

l’analisi teorica dei problemi di deformazionee la costante verifica pratica siamo riusciti adadattare le nostre macchine alle reali esigenzedel caso – dalla nostra lunga esperienza pos-siamo dire che nessun sistema è assolutamenteperfetto in tutti i casi: la scelta migliore vafatta sempre in base alle esigenze finali. Que-ste sessioni di lavoro in collaborazione, poi, cihanno permesso di trasferire il know how ac-quisito anche nel resto delle nostre produ-zioni, per questo di base ogni nostra macchinaè progettata per essere facilmente personaliz-zabile, flessibile e adattabile – anche in riferi-mento ai prodotti pronti a stock, che hannoil solo vantaggio di essere pronta consegna,anche se non necessariamente rispondenti allespecifiche necessità del cliente». In conclu-sione, Rigamonti osserva: «Il mondo è in evo-luzione continua, e noi imprenditori dob-biamo stare al passo con risposte pronte. Ilfuturo è nella nostra stessa dinamicità».

❝~

Nessun sistema è assolutamenteperfetto in tutti i casi: la sceltamigliore va fatta sempre in basealle esigenze di produzione finali

Paolo Luca Rigamonti

Page 154: Dossier Lombardia 09 2012

In uno scenario globale nel quale il settoretessile ha visto via via consolidarsi la con-trapposizione fra un polo produttivo euro-peo e uno collocato nei paesi in via di svi-

luppo, la risposta delle imprese comasche è stataquella di fare rete. Sembra questa l’unica strate-gia praticabile per promuovere il prodotto diqualità made in Italy e contrastare l’avanzata delleproduzioni estere, che hanno dalla loro la capa-cità di lanciare sul mercato filati e tessuti a prezzifortemente competitivi. È quindi in questa dire-zione che si è mossa l’Ambrogio Pessina TintoriaFilati, azienda che porta il nome di uno degli im-prenditori più avveduti e innovativi del com-parto tessile comasco del dopoguerra. «La nostraimpresa – spiega Graziano Brenna, alla guidadella tintoria insieme ad Ambrogio Taborelli eAlessandro Tessuto – oggi fa parte di un gruppomolto più ampio, è nata con la vocazione di in-teragire con il territorio, posizionandosi su elevatilivelli di qualità e servizio. Il legame con le tinto-rie consociate Comofil e Portichetto, poi, ci hapermesso in breve tempo di posizionarci comeun’organizzazione in grado di offrire una vastagamma di servizi al settore tessile, comasco enon». L’ultimo salto di qualità è coinciso con lanascita di Tot, un’azienda specializzata nella for-

La forza dell’industria dei filati è nella collaborazione.

Una case history del “fare rete” come strategia.

Per competere in un mercato sempre più pressato

dall’avanzata di produzioni a basso costo

provenienti dall’estero

Valerio Germanico

Da sinistra Ambrogio Taborelli, Graziano Brenna e Alessandro Tessuto dell’Ambrogio Pessina Tintoria Filati

di Montano Lucino (CO)

www.ambrogiopessina.it

Nel comascosi punta sulle sinergie

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nitura in stock service di un’ampia gamma di fi-lati naturali e sintetici. La nascita di quest’ultimarealtà è facilitata dall’ingresso nel gruppo di que-sta vera e propria rete d’imprese della società On-getta srl di Treviso, importantissima realtà siacommerciale che produttiva nel campo dei filatie dei tessuti.«La nostra voglia di investire – ag-giunge Ambrogio Taborelli –, resa possibile dallavisione sinergica del gruppo, si è concretizzata nel2010 nella creazione di un modernissimo labo-ratorio chimico. Questo, dotato di attrezzature diultima generazione, può soddisfare qualsiasi esi-genza: dal piccolo rocchetto di pochi grammisino a un qualsiasi numero di rocche necessarioper la realizzazione della campionatura. La nostravoglia di innovare, inoltre, ci vede impegnati inuna costante ricerca di soluzioni tecniche.L’investimento in ricerca e sviluppo ha consentitoal gruppo di realizzare innovazioni di prodotto edi processo oggi diventate veri e propri fonda-mentali nelle diverse aree del mercato tessile na-zionale». Tutto questo si traduce in un vantaggio compe-titivo che permette all’Ambrogio Pessina Tinto-ria Filati di destreggiarsi all’interno di un mercatofrenetico come quello attuale. «Il nostro gruppo– prosegue Ambrogio Taborelli – è nella condi-

zione di supportare qualsiasi tipo di richiesta: larapidità della campionatura e la qualità dellastessa vengono garantite dall’efficienza del servi-zio di laboratorio. Al momento dell’ordine diproduzione i nostri tre siti produttivi possonosoddisfare ogni esigenza, sia per quanto riguardala tipologia della fibra da lavorare sia per il quan-titativo della stessa, grazie a un parco macchinache può produrre da poche rocche fino a oltremille chilogrammi per colore. «Il servizio offertoda Tot, inoltre, ha riscontrato un importante ap-prezzamento sul mercato - afferma Andrea On-getta – Trenta articoli diversi – ciascuno disponi-bile in una vastissima gamma di colorazioni –sono l’arma vincente di questa società. Questopermette ai nostri committenti di sbizzarrirsi nel-l’utilizzo dei nostri filati, sia in fase di campiona-tura che in produzione. Con la garanzia degli ele-vati standard di qualità e servizio che il nostrogruppo industriale può assicurare». Questo permette ad Alessandro Tessuto, in con-clusione, di affermare che: «Attualmente non esi-ste fibra che non possa essere lavorata dalleaziende del nostro gruppo, indipendentementedalla destinazione d’uso del prodotto: dall’abbi-gliamento all’arredamento, dall’accessorio alla ca-miceria, realizzati con ogni tipo di filato – dallaseta al cotone, dal poliestere al lino, dal nylon allaviscosa. Per questo, pur in un momento di og-gettiva difficoltà per il settore, queste sinergie cipermettono di affrontare i mercati con rinnovatoentusiasmo. E oggi il gruppo sta lavorando perraccogliere nuove sfide, che possano garantirci unfuturo meno complicato».

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 179

~

Non esiste fibra chenon possa essere lavoratadalle aziende del nostrogruppo, indipendentementedalla destinazione d’usodel filato

Ambrogio Pessina Tintoria Filati

Page 156: Dossier Lombardia 09 2012

Svanita la pianificazione stagionale, i distretti tessili italiani lavorano

con tempi di consegna sempre più sostenuti. Rapidità, qualità e automazione sono le parole chiave

per restare sul mercato. Guido Rossi spiega perché è fondamentale l’investimento tecnologico

Manlio Teodoro

Il tessile punta sull’investimentotecnologico

182 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

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Guido Rossi

In base ai dati, non ancora definitivi, dif-fusi da Sistema Moda Italia, il 2011 èstato un anno positivo per l’industriadella filatura italiana, che registrerebbe

un incremento di fatturato del 16,4 per cento.Il settore è stato sostenuto sia dalla domandainterna intrafiliera, sia dall’export. Più mode-sto invece l’incremento sul valore di produ-zione, fermo a un più 1,6 per cento. «Questidati confermano che nonostante dal 2008 aoggi abbiamo vissuto dei momenti difficili,per il tessile italiano la ripresa è possibile». Èquesto il commento ottimistico espresso daGuido Rossi, titolare insieme alla moglie RitaLorena Turati dell’Orditura Lorena, impresaterzista specializzata nel trattamento, prepara-zione, lavorazione e orditura di filati per i pro-duttori di tessuti, principalmente lombardi,che forniscono i grandi marchi della modaitaliana. Come aggiunge Rossi: «Per restaresul mercato è stato naturalmente necessarioadattarsi ai nuovi scenari, dai quali la parola“pianificazione” è stata totalmente cassata,mentre sono sempre più determinanti la fles-sibilità e la velocità nel garantire la consegnadelle commesse».

Quali sono i fattori che hanno determi-nato un cambiamento di scenario?

«Lavorando come terzisti, noi dipendiamo dal-l’andamento degli affari dei nostri commit-tenti. Questi sono stati fortemente condizio-nati dalla crisi dei consumi. Quello che ècambiato soprattutto, a livello di programma-zione, è il fatto che se prima si ragionava inuna prospettiva stagionale e quindi si iniziavaa lavorare una partita di prodotto con sei mesidi anticipo sul lancio sul mercato, oggi questointervallo si è ridotto alle quattro settimane. Equesto perché adesso nessuna azienda si muovesenza avere la certezza di vendere immediata-mente un prodotto, soprattutto nell’ambitodell’abbigliamento. Dunque i nostri ritmi dilavoro sono diventati molto più sostenuti, datoche le operazioni da eseguire sono sempre lestesse e il filo deve essere prodotto, tinto e or-dito».

Come avete reagito per adattarvi alle

Guido Rossi, titolare

dell’Orditura Lorena Srl

di Bulgarograsso (CO)

www.ordituralorena.it

áá

Page 158: Dossier Lombardia 09 2012

MODELLI D’IMPRESA

184 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

nuove condizioni di lavoro?«Sicuramente oggi conta molto la ve-locità. E la nostra forza è stata propriola capacità di garantire ristretti tempi diconsegna insieme a una buona qualitàdi prodotto. Accanto a questo, ovvia-mente, è stato necessario investire nel-l’innovazione tecnologica, puntandosoprattutto a incrementare il livello diautomazione della linea di lavorazione. Noisiamo stati i primi, già nel 2004, ad adottareun tipo di macchina che per la creazione dicampionature medio-corte. In seguito ab-biamo fatto altre sperimentazioni, l’ultima èuna macchina – presentata nel 2011 a Barce-lona – che abbiamo adottato per primi nelmondo e che, cambiando il sistema di lavoro– che prima era dall’alto verso il basso e ora èinverso –, ci permette di lavorare tanto con unnumero esiguo di rocche che con una certaquantità e ottenere delle discrete metrature».

Come si colloca la vostra azienda all’in-

terno della filiera del tessile made in Italy?«Noi lavoriamo per aziende per lo più collocatenelle aree industriali di Bergamo, Como, Biellae ci spingiamo anche fino a Prato. Rappresen-tiamo un’impresa di servizio, produciamo unsemilavorato e quindi ci collochiamo nellaparte iniziale e mediana della catena produt-tiva. Il nostro modello di business fino ad al-cuni anni fa non era considerato necessario dalmercato. Molti dei nostri partner hanno lenostre stesse macchine e quindi hanno la pos-sibilità di eseguire internamente le lavorazioni.Oggi che la situazione è cambiata e gli ordini

arrivano a ondate, però, si rivol-gono a noi per l’orditura, perchésiamo più veloci, specializzati equindi garantiamo un risultatoqualitativamente migliore. Ol-tre al fatto che per loro mante-nere o investire sui macchinariche si utilizzano per queste la-vorazioni è diventato eccessiva-mente oneroso».

Quanto è importante l’in-vestimento tecnologico nel vo-stro lavoro?«È fondamentale. Ma natural-mente richiede risorse economi-che ingenti. Noi abbiamo sceltodi investire anche su macchinenon ancora sperimentate su largascala e per questo motivo ci siamoguadagnati la fama, nel nostroterritorio, di precursori perquanto riguarda le innovazioni

áá

Page 159: Dossier Lombardia 09 2012

Guido Rossi

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 185

tecnologiche. I risultati fi-nora ottenuti sono ottimie crediamo ci sia ancoraspazio per il migliora-mento. A questo si ag-giunge che le nuove macchine sono costruitein maniera tale da ridurre i consumi energetici,con un doppio vantaggio: economico e am-bientale. Però nonostante l’importanza del-l’automazione, che permette di snellire i tempidi lavorazione, il fattore umano conserva an-cora un ruolo cruciale in questo lavoro».

Qual è il valore aggiunto rappresentato daquesta componente?«Per ogni lavorazione, un terzo del processo di-pende da una persona e dal suo intervento di-retto e manuale. Ciò e dovuto al fatto che ilpercorso verso la completa standardizzazione èancora lungo. E anzi spesso ci capita di riceveredai nostri committenti dei materiali che hannonecessariamente bisogno di essere gestiti inmaniera manuale, magari perché prodotti al-l’estero e non integrabili immediatamente aglistandard delle nostre macchine. Questo co-munque rappresenta una forza per noi, perchéci permette di fare la differenza sulle lavora-zioni più complesse. Le risorse per l’acquistodelle macchine automatiche possono averletutti, mentre la competenza e il know how nonsono ancora delle merci facilmente trasferi-bili. Di contro, però, le risorse umane hannoun costo e questo è uno dei fattori che hamesso in difficoltà molte aziende, che si tro-vano ad affrontare il mercato con una tassa-zione sul lavoro dipendente troppo alta e laconcorrenza di aziende estere che operanopressoché senza regole».

Quali sono le vostre specializzazioni pro-duttive?«A livello di materiali siamo in grado di tra-sformare una gamma veramente ampia di fi-bre. Lavoriamo vari tipi di filamenti: le sete piùpregiate tinte o grezze, i poliesteri più svariati,i ritorti, le viscose, gli acetati, i cotoni, il ny-lon. In più siamo specializzati nel trattamentodi filativi elasticizzati. E siamo stati i primi aintrodurre la possibilità di realizzare ordituredi piccola e media metratura. Un tempo que-ste non erano convenienti a livello di costi diproduzione. Oggi, con le nuove macchine au-tomatiche ed esigenze di mercato differenti,questa nostra scelta si è rivelata vincente».

Quali sono le prospettive future per il set-tore e quali i vostri prossimi obiettivi?«Crediamo che il settore tessile italiano abbiasoltanto bisogno di maggiore fiducia. L’inven-tiva e la creatività sono un patrimonio che nes-suno può sottrarci, dobbiamo però essere capacidi sfruttarlo al massimo proprio adesso che laconcorrenza è più elevata. Come per il resto del-l’economia italiana, anche per il tessile, nondobbiamo cedere al pessimismo. Naturalmentemolto dipenderà dall’andamento dei consumi,sia a livello interno che internazionale. Perquanto riguarda la nostra azienda, infine,l’obiettivo è sfruttare al massimo l’ultima mac-china sulla quale abbiamo investito. Il nostro èstato un investimento importante, ma pun-tiamo a recuperarlo entro la fine del 2012».

~

Dobbiamo essere capacidi sfruttare al massimoil patrimonio di creativitàe know how della nostraimprenditoria tessile

Page 160: Dossier Lombardia 09 2012

Nell’ultimo triennio il mercato Italiano per Carrara Spa, che produce guarnizioni industriali

e sistemi di tenuta per valvole, pompe e flange, ha prodotto una crescita costante, grazie

alla capacità dell’azienda di intercettare la domanda dei settori commercialmente orientati

all’export. Il punto di Francesco Apuzzo

Caterina Marchetti

Superare la crisi con l’export

L'ingegner

Francesco Apuzzo,

Technical

and R&D Manager

della Carrara Spa

di Adro (BS)

www.carrara.it

Cogliere la sfida di un’annata deci-samente complessa, il 2012, perpuntare sul futuro con una scom-messa fuori dall’ordinario. L’Inge-

gner Francesco Apuzzo illustra le sfide dellaCarrara Spa di Adro, in provincia di Brescia,azienda leader nella produzione di guarni-zioni industriali e sistemi di tenuta per val-vole, pompe e flange. Un’attività rivolta prin-cipalmente al sistema produttivo industrialedell’energia e ai segmenti relativi al settoreOil & Gas di estrazione, trasporto e raffina-zione, oltre che ai settori chimico e petrol-chimico.

Quali le direttive principali della vostragestione?

«La strategia generalemira a massimizzarel’offerta commercialepresso il portafoglioesistente, processo difidelizzazione, e ad au-mentare l’attrattivitàpresso i potenzialiclienti con l'offerta diprodotti e servizi i cuistandard di qualitàsiano percepiti e con-siderati di elevato li-vello. Il posiziona-mento competitivo diCarrara è miglioratograzie all’incrementodell'offerta e di per-

formance logistica che l’azienda è stata ingrado di offrire, soprattutto nell’ambito diprodotti e servizi che concorrono alla ridu-zione delle emissioni di agenti inquinanti inatmosfera».

Come si è concluso il 2011? «L’ultimo biennio si è contraddistinto per gliottimi risultati conseguiti, tanto in termini diposizionamento competitivo, quanto di ac-quisizione ordini e in termini di fatturato. Glieffetti positivi della strategia indirizzata versosegmenti di mercato con aspettative di cre-scita migliori rispetto ai settori tradizionali,implementata sin dal 2009, ha dato i suoifrutti».

Che andamento mostra il mercato in-terno e quali mercati esteri si configuranotra i più importanti?«Ogni mercato, pur con aspettative di crescitadifferenti, può presentare prospettive inte-ressanti: è necessario pensare che anche pressomercati al momento classificati come debolisi possono ottenere risultati inaspettati. Perquesto è determinante perseguire piani com-merciali precisi, che insistano su “segmenti”piuttosto che su “mercati” intesi come areegeograficamente delimitate. Per esempio, nel-l’ultimo triennio il mercato italiano per Car-rara ha rappresentato una crescita costante,grazie alla capacità dell’azienda di intercettarela domanda dei settori commercialmenteorientati all’export».

Quanto è fondamentale il fattore flessi-bilità per la vostra realtà?

MODELLI D’IMPRESA

Page 161: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 189

Francesco Apuzzo

«La flessibilità è solo uno dei molti fattori checoncorrono al raggiungimento di una buonaperformance. In realtà, il fattore principale disuccesso è il piano industriale: se sviluppatoin coerenza con gli scenari (generali e parti-colari) e supportato dai dovuti strumenti or-ganizzativi, tra cui la flessibilità, le chances disuccesso migliorano considerevolmente. Vi-ceversa, se il piano è lacunoso, o ancor peg-gio, miope, nessuno strumento potrà con-sentire il raggiungimento degli obiettivi».

Quali sono stati gli ultimi investimentieffettuati in termini di innovazione e tec-nologia?«Sul fronte informatico, l’azienda si è dotatadi un sistema di controllo di gestione al-l’avanguardia, che ha consentito di migliorarela performance del flusso informativo e dun-que la riduzione dei Lead Times. In generale,buona parte degli investimenti sono stati ri-volti, e lo saranno, più all’organizzazione cheai prodotti, per comprimere i Lead Times emigliorare l’attrattività. Per esempio presso ilteam commerciale Carrara oggi gli operatoricomunicano in 6 lingue differenti, intera-gendo con clienti di tutto il mondo, suppor-tati da strumenti moderni ed efficienti».

Come promuovete lo sviluppo sostenibile?

«Il progetto principale a cui Carrara sta la-vorando al momento è fortemente orientatoal segmento Oil & Gas e riguarda, tra le al-tre cose, l’introduzione della linea di tenutemeccaniche per le pompe e l’espansione delladivisione di servizi ambientali Ferp, per ilmonitoraggio delle emissioni diffuse di com-posti organici volatili COV, che oggi si col-loca in una condizione di leadership nellospecifico segmento del mercato italiano, non-ché in qualità di intraprendente outsider al-l’estero».

Quali sono i vostri obiettivi a medio elungo periodo?«Le prospettive al momento sono positive:l’azienda ha superato la crisi del 2009 af-frontando il 2012 in controtendenza rispettoalla media di settore, segno che il modello dibusiness è stato, e continua a essere, coerentee reattivo. Nel medio e lungo periodo gliobiettivi sono quelli di coordinare con rigorele strategie di brand con quelle di prodotto eservizio per orientarsi verso la partnership ilrapporto tra fornitore e cliente, elementoquest’ultimo che è stato individuato tra iprincipali fattori critici di successo».

Page 162: Dossier Lombardia 09 2012

MODELLI D’IMPRESA

190 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Per un’azienda impegnata nella realizza-zione di preforme in Pet l’energia ter-mica “pesa” in modo considerevole,tanto da determinare quasi il 30 per

cento dei costi di produzione e provocare unforte impatto ambientale. Ecco allora che di-venta fondamentale dotarsi di impianti capaci siadi alleggerire tale peso sia di rispettare l’ambiente.E proprio questo ha fatto la società Garda Plastdi Polpenazze Del Garda, da sempre attenta aconciliare l’attività con uno sviluppo sostenibiledal punto di vista ambientale. «Un paio di annifa – commenta Amos Tonoli, Amministratoredelegato della Garda Plast – abbiamo investitonell’acquisto di un impianto di trigenerazione agas metano in grado di integrare la produzione dienergia elettrica e quella di energia termica, ri-ducendo in un colpo solo i consumi e l’impattoambientale. Ogni anno, grazie a questo sistema,evitiamo di immettere nell’aria 640 tonnellate di

anidride carbonica e riduciamo il consumo di pe-trolio di ben 275 tonnellate».

Qual è il core business della Garda Plast?«Siamo specializzati nella produzione di pre-forme Pet. Realizziamo oltre 1,4 miliardi dipreforme di varie tipologie e colori destinate alsettore delle acque minerali, delle bibite, del-l’olio alimentare, dei succhi, del vino e delladetergenza e cosmesi. Operando in un talemercato, dobbiamo disporre di tecnologieavanzate e dobbiamo cercare di mantenercicompetitivi attraverso la riduzione dei costiproduttivi e l’acquisizione di sempre nuovequote di mercato».

Come si sviluppa il ciclo produttivo?«Il nostro iter produttivo segue quattro fasi prin-cipali: lo stoccaggio della merce, l’essicazione deimateriali, lo stampaggio e lo stoccaggio del pro-dotto finito. Ogni giorno arrivano in azienda ci-sterne contenenti circa 30 tonnellate di materiaprima, materia che dopo aver subito vari controlliqualitativi viene stoccata in appositi silos. Daogni isola di stampaggio, poi, il Pet, o polimero,viene aspirato in una tramoggia, dove è sottopo-

Il settore delle preforme in Pet

si dimostra ancora una volta attento

alle evoluzioni del mercato, alla qualità

e al controllo dei prodotti e,

soprattutto, alla questione ambientale.

L’esperienza diretta di Amos Tonoli

e della Garda Plast

Emanuela Caruso

Sulle preforme in Pet più attenzionesu ambiente e controllo

Amos Tonoli,

Amministratore delegato

della Garda Plast

di Polpenazze Del Garda (BS)

www.gardaplast.it

Page 163: Dossier Lombardia 09 2012

Amos Tonoli

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 191

sto a una fase di essicazione delladurata media di cinque ore e mezzae a una temperatura di 170/190C°. Una volta essiccato, il mate-riale viene introdotto nella vite at-traverso un tubo di caricamento,dove successivamente subisce uno stress mecca-nico accompagnato da un riscaldamento da re-sistenze elettriche, lavorazioni che lo portanoalla fusione. Viene poi iniettato nello stampo eraffreddandosi dà vita alla preforma. Infine, ilprodotto viene inscatolato ed etichettato».

Quanto è importante per un’azienda comela vostra svolgere un controllo accurato deiprodotti?«Importantissimo. Disponiamo di un sistemainformativo che controlla la qualità dei polimeriin entrata e delle preforme realizzate. A supportodi questo sistema qualità, utilizziamo anche mo-derni strumenti informatici e un laboratorio incui ogni giorno vengono svolte prove di controlloacetaldeide, prove di controllo viscosità intrin-seca, e verifiche dei flussi. Vengono effettuati,inoltre, controlli dimensionali sul peso e suglispessori e controlli automatici di routine a bordomacchina, svolti attraverso un impianto svilup-pato direttamente dalla nostra azienda».Quanto investite in ricerca e sviluppo e su qualinuovi progetti state lavorando al momento?

«Purtroppo, i fondi che dedi-chiamo a ricerca e sviluppo nonsono molti, in quanto il nostrosettore ha margini bassi e non ri-ceve abbastanza incentivi. Ciònonostante, abbiamo in cantiereprogetti volti alla realizzazione di prodotti desti-nati a settori nuovi, ovvero i settori delle conserve,del latte a lunga conservazione e della birra».

La produzione ha risentito della crisi deiconsumi?«Fortunatamente, la crisi dei consumi non ha in-fluito più di tanto sulla nostra attività, anche secomunque abbiamo notato un cambiamentodi direzione nelle vendite. Infatti, a discapito de-gli articoli di marca e delle grandi multinazio-nali, sono aumentati i consumi di prodotti diprimo prezzo reperibili nei discount. Muta-mento questo che avvantaggia un’impresa comela nostra, che lavora in prevalenza con i medio-piccoli imbottigliatori non specializzati nellaproduzione di preforme e quindi obbligati ad ac-quistarle».

~

Abbiamo in cantiereprogetti volti allarealizzazione di prodottidestinati a settori nuovi,ovvero i settoridelle conserve, del lattea lunga conservazionee della birra

Page 164: Dossier Lombardia 09 2012

«Nel variegato settore dell’indu-stria farmaceutica, quello checontraddistingue l’azione diTherabel, laboratorio farma-

ceutico privato, è la qualità delle donne e degliuomini che lo compongono, il loro modo di la-vorare insieme e la loro voglia di cambiare lecose». Basterebbero queste parole del Ceo, JMRobert, per comprendere la filosofia del GruppoTherabel, multinazionale europea con 350 di-pendenti e un fatturato di circa 120 milioni dieuro nel 2011, il cui innovativo modello gestio-nale ha trovato perfetta applicazione anche nellevarie filiali europee dell’azienda, in Francia, PaesiBassi, Italia, Germania e Regno Unito. La con-ferma arriva da Roberto Palmieri, che dal 2011ricopre il ruolo di amministratore delegato del-l’affiliata italiana del gruppo, Therabel GiEnnePharma. La società, con sede a Milano, è nata nel1997 in seguito all’acquisizione di GiEnnePharma, uno “spin off” del gruppo Basf, e oggipuò vantare una presenza consolidata in settorispecialistici quali quello cardiovascolare e del do-

lore, con la produzione ecommercializzazione didiversi farmaci e medi-cinali: «Non sono i ri-sultati trimestrali o bor-sistici a guidare il nostrolavoro, ma progetti eobiettivi a lungo ter-mine, che hanno per-messo a Therabel di raf-forzare la sua posizionesu scala europea».

Senza dubbio unnuovo modo di rap-portarsi al mercato, so-

prattutto all’interno di un settore come quellofarmaceutico. Ma come fare a sopravviveretra grandi gruppi multinazionali, senza unadimensione competitiva?«La nostra ricetta è molto semplice: buona ge-stione, flessibilità e valori condivisi con tuttal’organizzazione. Crediamo nella serietà profes-sionale e nella preparazione delle persone che la-vorano con noi, nella loro intraprendenza e nelnostro modello operativo. Questo è fortementeradicato sull’informazione scientifica rivolta allaclasse medica, e sulla qualità dei nostri preparati,che continuiamo a sviluppare e a migliorare no-nostante siano presenti sul mercato già da tempo,certi di offrire opzioni terapeutiche uniche esempre aggiornate».

Possiamo dire che sono le persone il patri-monio più importante per la vostra società?«Assolutamente. La nostra è un’azienda coesa,che si fonda su un’organizzazione consolidata eche ci permette, nonostante i tempi e la scarsitàdi risorse, di continuare a investire nella forma-zione professionale a tutti i livelli. Oggi trovanoimpiego nella nostra società circa 100 dipen-denti: una dimensione umana davvero difficile datrovare all’interno delle grandi multinazionali».

Roberto Palmieri,

amministratore

delegato della Therabel

GiEnne Pharma

di Milano

www.therabel.com

È un nuovo modello aziendale, fondato

sulla condivisione e sulla valorizzazione

delle persone, quello proposto

da Therabel, multinazionale del settore

farmaceutico. Lo illustra l’amministratore

delegato di Therabel GiEnne Pharma,

Roberto Palmieri

Diego Bandini

Un nuovo approccio al settore farmaceutico

MODELLI D’IMPRESA

Page 165: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 193

Quali sono, nello specifico, i vostri ambitidi riferimento?«Fin dalla fondazione di Therabel GiEnnePharma le strategie aziendali hanno puntatosoprattutto allo sviluppo nelle aree cardiova-scolare, del dolore e della gastroenterologia,ambiti nei quali il management della societàpuò vantare una cultura e un’esperienza inter-nazionale più che ventennale. In particolare,nel cardiovascolare Therabel GiEnne Pharmaha sviluppato una specializzazione nel settoredegli antialdosteronici. Qui, da diversi anni,stiamo portando avanti ricerche cliniche in-novative».

Collaborate con altre aziende del settoreper lo sviluppo dei vostri prodotti?«Il Gruppo Therabel è inserito in numerose al-leanze strategiche, riguardanti non solo lo svi-luppo e la ricerca di nuovi farmaci, ma anche lapromozione di prodotti in licenza o in conces-sione. Abbiamo infatti messo in atto accordi dipartnership sul territorio con società di primis-simo livello, tra cui l’austriaca Gebro Pharma,per la commercializzazione di un antinfiam-matorio orale, e Abbott, multinazionale ameri-cana nel campo gastrointestinale. Recente-mente, infine, abbiamo iniziato a collaborare suscala europea con BioAlliance Pharma, per lacommercializzazione di un antifungino topico,con tecnologia innovativa».

La crisi però, non ha risparmiato neancheil mondo farmaceutico. Quali sono le prin-cipali criticità con cui siete costretti a con-frontarvi attualmente?«Non possiamo nascondere i problemi chestanno attanagliando il comparto farmaceuticoin Italia. Le misure di contenimento della spesapubblica, attuate soprattutto negli ultimi treanni, hanno portato a tagli lineari sui prezzi deimedicinali, peraltro già i più bassi d’Europa, chehanno colpito soprattutto le imprese di pic-cole e medie dimensioni. Nonostante tutto,però, non possiamo che essere soddisfatti diquanto fatto finora. Dal 1997, anno di costi-tuzione di Therabel GiEnne Pharma, il nostrogiro d’affari è quasi raddoppiato. Nel 2011 ab-biamo venduto più di 4,5 milioni di confe-zioni di farmaci, con un fatturato di 20 milionidi Euro e posizionandoci tra le prime 75 Societàfarmaceutiche in Italia».

Quali sono, infine, gli obiettivi di Therabelper il prossimo futuro? «Dopo 60 anni di attività, prima in Belgio, poiin Francia, nei Paesi Bassi e in Italia, l’ambizionedi Therabel è quella di consolidarsi come gruppofarmaceutico di livello europeo, insediato intutti i maggiori paesi della Comunità, conti-nuando però a mantenere la dimensione umanadelle nostre strutture, il nostro pensiero, la no-stra etica e la nostra libertà d’azione».

Roberto Palmieri

4,5 mlnLE CONFEZIONI DI MEDICINALI VENDUTE

DA THERABEL GIENNE PHARMA NEL 2011,

PER UN FATTURATO DI CIRCA 20 MILIONI DI EURO

FARMACI

Page 166: Dossier Lombardia 09 2012

194 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Era il 1947 quando i laboratori dellaBayer perfezionavano la reazione chi-mica per la sintesi dei poliuretani, unavasta famiglia di polimeri che ancora

oggi rappresenta uno dei materiali più impiegatiper un numero quasi infinito di utilizzi. Pocopiù di trent’anni dopo, Mariano Bandera fon-dava a Brescia la Sifra, nata come piccolaazienda operante nel commercio di ruote e oggiimportante realtà italiana del settore della lavo-razione del poliuretano e altri materiali. «È neiprimi anni Novanta che ci siamo evoluti in sin-tonia con le richieste del mercato italiano edestero – ricorda Bandera –, specializzandocinella produzione di rulli rivestiti in poliure-tano, gomma e di altri prodotti speciali e ac-cessori realizzati a disegno per i più svariati set-tori e impieghi».

Quali sono le principali proprietà del po-liuretano, quelle che lo rendono così adattoa un impiego vario e molteplice?

«Per i poliuretani la ricerca elo sviluppo di nuovi poli-meri ha aperto la via a solu-zioni produttive in ambitidove, fino a poco tempo fa,veniva impiegata esclusiva-mente la gomma. Le mag-giori prestazioni sotto ilprofilo fisico e chimico fornite dai prodottirealizzati in poliuretano, a confronto con lagomma, consentono un notevole aumentodei tempi di esercizio e un conseguente mi-glioramento della produttività. Per quanto ri-guarda le tolleranze dimensionali bisogna te-

Il poliuretano, insieme a gomma, metalli e diversi

altri materiali, è al centro di incessanti studi

per la messa a punto di lavorazioni e applicazioni

sempre nuove, come spiega l’amministratore unico

della Sifra Spa Mariano Bandera

Amedeo Longhi

Mariano Bandera,

amministratore unico

della Sifra Srl di Bescia

www.sifra.it

Le versatili applicazionidel poliuretano

Page 167: Dossier Lombardia 09 2012

Mariano Bandera

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 195

nere presente che, trattandosi di un elasto-mero ed essendo quindi dotato di un elevatocoefficiente di dilatazione termica, il poliure-tano non può raggiungere parametri di pre-cisione assimilabili a quelli dei metalli. I po-liuretani uniscono i vantaggi delle gommenaturali e sintetiche – ovvero elasticità ed ele-vato allungamento sotto carico – a quelli dellematerie plastiche – durezza ed elevata capacitàdi carico – e consentono quindi applicazionitecniche diversamente non realizzabili. La Si-fra offre gamme di poliuretani ottenuti percolata di qualità superiore nell’ambito dei po-limeri a base etere e estere. È inoltre in gradodi offrire rivestimenti realizzati con metodorotazionale, che hanno inferiori caratteristichefisico-meccaniche ma che possono risultarepiù interessanti a livello economico. Le ca-ratteristiche peculiari dei prodotti in poliure-tano sono resistenza all’abrasione, alla lacera-zione, al taglio, alla compressione, ai prodottichimici, all’ozono e bassa isteresi elastica».

Quali altri materiali e lavorazioni trattate?«La nostra produzione parte dalla produzione diparti metalliche di rulli, cilindri e ruote in ac-ciaio, carbonio, alluminio e altri metalli perogni utilizzo. Siamo specializzati anche nellafornitura di parti metalliche accoppiate ai varirivestimenti, che possono essere in poliuretano,gomma o riporti speciali tipo tungsteno o

cromo. I rivestimenti in gommache forniamo vengono selezio-nati in funzione della mescolapiù adatta a ogni singola appli-cazione e sono in grado di sod-disfare le innumerevoli specifichetecniche richieste dai processiproduttivi che utilizzano rulli gommati. Ef-fettuiamo anche riporti speciali su parti me-talliche, ovvero il deposito su particolari di va-rio materiale costruttivo, nei nostri casi surulli, di uno o più strati di materia di variacomposizione chimica. Lo scopo del riporto èquello di incrementare le caratteristiche fisico-meccaniche del pezzo trattato».

Com’è strutturata la vostra attività al di làdella parte produttiva?«Non veniamo infatti considerati semplici for-nitori, ma veri e propri collaboratori, ai qualii clienti si rivolgono per qualsiasi problematecnico o per ogni dubbio relativo alla scelta ealle prestazioni del prodotto. Oltre all’aspettoproduttivo, curiamo quindi anche quello re-lativo al servizio di consulenza e che racchiudetutta l’esperienza consolidata in anni di atti-vità. Questo è a sua volta possibile grazie alcontributo di uno staff di tecnici altamentequalificati e all’utilizzo di strumenti e tecno-logie innovative, soprattutto nella lavorazionedel poliuretano e della gomma».

Page 168: Dossier Lombardia 09 2012

MODELLI D’IMPRESA

Il costo dei carburanti va alle stelle, sfio-rando o, in alcuni casi, toccando i dueeuro al litro. Una situazione che mette allestrette diverse realtà, tra cui anche la Se-

bino Chimica, specializzata nello stoccaggio enella distribuzione di prodotti chimici di base,che realizza le consegne avvalendosi di auto-mezzi di proprietà.L’azienda eroga i propri servizi a diversi settori: daltessile (tintorie, lavanderie) al galvanico (croma-ture, zincature), passando per l’alimentare (salu-mifici, caseifici). Una consistente porzione dellesue attività è rivolta al trattamento delle acque discarico, fornendo anche consulenza tecnica inmerito all’utilizzo e all’ottimizzazione delle so-stanze consone agli impianti di depurazione (es.polielettroliti, decoloranti, carboni attivi). Il nome deriva dal luogo in cui è stata fondata, ilSebino; in seguito, per una migliore logistica deiservizi, l’azienda è stata spostata a Montichiari,dov’è tutt’ora collocata. A questo stabilimento siannovera anche il deposito inaugurato quest’annoad Acquafredda, posizione scelta per agevolare ladistribuzione capillare dei prodotti alla commit-tenza, presente soprattutto nella Bassa Padana.

La società si è dunque creata diverse occasioni dicrescita nel contesto di una situazione com-plessa, di cui ci fornisce un quadro l’ammini-stratore di Sebino Chimica, ingegner SilvanoGodenzi. «Attualmente – spiega – le aziende che lavo-rano sono quelle che hanno un mercato al-l’estero, perciò la domanda viene principal-mente da queste realtà; tuttavia, confidiamo inuna ripresa dell’economia interna per incre-mentare il nostro fatturato. Analizzando i fat-tori critici, in riferimento alle materie prime,allo stato attuale, non essendoci una domandasostenuta, il prezzo di queste è stabile, conuna lieve tendenza al rialzo a seguito del cam-bio sfavorevole euro/dollaro. Quello che incideveramente e in maniera notevole sulla nostraattività, è il costo del carburante per i tra-

sporti. Se un tempo per noiera insignificante, oggi rap-presenta un costo primario».Rispetto al bilancio 2011 Go-denzi rileva che «Nonostante ilperiodo storico, ci siamo tenutiin linea con il fatturato del-l’anno precedente, realizzando,anzi, un piccolo rialzo a seguitodell’acquisizione di nuoviclienti». Il core business di Sebino Chi-mica, che tra i servizi evidenzia

Gli effetti del caro carburantesulle imprese

La Sebino Chimica Srl si

occupa dello stoccaggio

e della distribuzione

di prodotti chimici di base

[email protected]

Flessibilità, dinamicità e gestione

efficiente sono gli strumenti, secondo

l’ingegner Silvano Godenzi,

che consentono il consolidamento

della Sebino Chimica sul mercato

nonostante la crisi

Roberta De Tomi

Page 169: Dossier Lombardia 09 2012

Sebino Chimica

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 197

quello di una consulenza mirata alle specifichedell’utenza «È costituito dalla fornitura di pro-dotti chimici che consentono la decantazionedelle acque di scarico e che sono presenti inun’ampia gamma (soda caustica, acido solfo-rico, acido cloridrico, cloruro ferrico, sale). Ab-bracciamo quasi tutti i settori industriali e arti-gianali e offriamo servizi a tutti gli enti, sianoessi pubblici o privati, che abbiano un impiantodi depurazione delle acque. Le nostre presta-zioni riservano la massima attenzione all’im-patto ambientale e proprio perché strettamenteconnesso alle nostre attività, tendiamo ad agirein modo da apportare i nostri contributi mi-gliorativi».«Visto il ridimensionamento delle realtà di pro-duzione di prodotti chimici in Italia – continuaGodenzi – i nostri fornitori sono soprattuttomultinazionali che hanno impianti prevalente-mente all’estero e sono stati scelti in base al prin-cipio della qualità del prodotto e del relativoprezzo sostenibile. Criteri di sostenibilità deter-minano il nostro mercato di riferimento, che èsoprattutto quello locale. Punteremmo anche aimercati di una territorialità più ampia per espan-derci, ma a frenarci è proprio il già citato pro-blema del costo del trasporto che incide in ma-niera rilevante su quello del prodotto».Difficoltà che hanno portato l’azienda a elaborarestrategie alternative e a puntare piuttosto sugliaspetti di flessibilità e dinamicità interne e su una

gestione efficiente ed efficace. Punti di forza del-l’azienda sono infatti la velocità e la rapidità nelleconsegne, i prezzi competitivi, il buon rapportodi collaborazione e di responsabilizzazione con idipendenti e l’utilizzo di mezzi propri nella retedi distribuzione che consentono all’azienda diampliarsi nonostante la crisi e la concorrenza diaziende di dimensioni molto più grandi.«Nell’ottica di un ampliamento – conclude il ti-tolare – abbiamo investito in nuove strutture, ap-portando le migliorie del caso. La nostra pro-spettiva nel breve periodo, a fronte del persisteredella crisi, è quella di riuscire a mantenere lecondizioni attuali, rimanendo pronti per il ri-lancio, quando ci sarà la ripresa economica».

❝~

Mentre un tempo il costo del trasportoera insignificante, oggi incide in manieraconsistente sulle scelte aziendali

Page 170: Dossier Lombardia 09 2012

MODELLI D’IMPRESA

Packaging ecosostenibile, una possibi-lità per il futuro? È una notizia dei mesiscorsi di network Newgenpak, un pro-getto finanziato nell’ambito del pro-

gramma europeo “Itn People”, finalizzato al con-cepimento di soluzioni alternative per unpackaging sostenibile. All’iniziativa, che coin-volge atenei, istituti di ricerca e imprese europei,partecipa anche il gruppo “Diffusione in poli-meri” del dipartimento di Ingegneria chimica,mineraria e delle tecnologie ambientali del-l’Università di Bologna. Malgrado i buoni pro-positi espressi in tempi recenti, la maggior partedei prodotti di packaging vengono realizzati consostanze non eco-compatibili, come spiegato an-

che da Patrizia Tuzza, titolare della Igc, aziendaspecializzata nell’imballaggio nei settori alimen-tare, degli integratori alimentari e della cosme-tica.«Le buste che produciamo – spiega la nostra in-terpellata – sono composte da politeni, poliesterie allumini, dunque non possono essere smaltite,ma vanno poste nell’indifferenziata».Tuttavia l’obiettivo di un packaging a impattozero sull’ambiente non si configura come un’uto-pia, ma, piuttosto, come una realtà concretizza-bile nel futuro, che potrebbe dare un ulterioreimpulso a un ambito che, pur con qualche diffi-coltà, resiste alla crisi. Il discorso vale anche perla Igc, realtà posta a pochi chilometri di Milano,

Un nuovo prodotto in fase di sviluppo è il segno di una realtà del packaging, attiva nell’innovazione,

per soluzioni che siano sempre più funzionali. Anche se ci sono “cantieri aperti” e ancora tanto

da fare. Il punto di Patrizia Tuzza

Roberta De Tomi

Le evoluzioni del packaging

La Igc Srl ha sede

a Busto Garolfo (MI)

www.igcsrl.com

198 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Page 171: Dossier Lombardia 09 2012

Patrizia Tuzza

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 199

che nei settori di riferimento, ha maturatoun’esperienza trentennale.Interlocutori dell’azienda sono soprattutto ita-liani, mentre il core business della Igc è rappre-sentato in particolare dalla cosmetica, all’internodel quale l’azienda si è posta come la principaleinterlocutrice di grandi firme del panorama na-zionale, realizzando bustine monodose promo-zionali da allegare a magazine femminili o da spe-dire per posta.«Il cosmetico – afferma la titolare di Igc – rap-presenta il 70 per cento del nostro business, che,malgrado la crisi, ci vede in una situazione tuttosommato positiva. Il 2011 si è chiuso, infatti, conun aumento di fatturato del 10 per cento rispettoall’anno precedente, trend positivo, soprattuttose lo paragoniamo a quello nazionale. Per il2012, prevediamo invece di chiudere con unbilancio in linea con il 2011, o forse con qualchepiccola perdita, che tuttavia non pregiudicherà ilnostro andamento globale».Le cautele sono molte, ma l’impegno profusodall’azienda è maggiore. «Il nostro lavoro – spiega la titolare – consistenella realizzazione dell’imballaggio del prodotto:oltre all’involucro, realizziamo anche il riempi-mento, in quanto il nostro parco macchine an-novera anche quella adibita a tale funzione. Ilnostro committente fornisce le indicazioni: noiriceviamo i file che contengono le istruzioni re-lative al progetto da realizzare, e poi procediamoalla stampa della busta su film. Poi entrano infunzione le macchine automatiche che prefor-mano la busta e la riempiono. La tipologia di la-vorazione cambia in base alle richieste della com-mittenza e prevedono differenziazioni in basealle finalità, ovvero quelle destinate alla venditahanno determinate caratteristiche, quelle perpromozionali ne hanno altre».L’attenzione della società è fortemente focalizzatasu investimenti mirati. Rispetto a quelli per l’acquisto di macchinari:«Nell’immediato – non ne abbiamo bisogno,perché sono già stati fatti 3-4 anni fa. Piuttosto,

gli investimenti in agenda riguardano il packa-ging, ma si tratta di un progetto in fase di svi-luppo. La ricerca e lo sviluppo sono per noi fon-damentali, tanto che abbiamo operato in taledirezione, realizzando un prodotto che ha otte-nuto un regolare brevetto. Si tratta di Mono +,che nel 1996 è stato anche insignito dal presti-gioso riconoscimento dell’Istituto italiano perl’imballaggio in quanto ritenuta la confezione piùinnovativa per i cosmetici. Si tratta di una bustinadotata di un tappo richiudibile, che ci ha addi-rittura visti protagonisti di un episodio di tentatoplagio. Mono+ ha infatti attirato l’attenzione diun’azienda di Taiwan, che ha cercato di aggirarela proprietà intellettuale, riproducendo copie delprodotto. Dal canto nostro, siamo riusciti a in-tervenire, affinché la copia dell’originale non ve-nisse commercializzata e la questione si è risoltaa nostro vantaggio e in maniera pacifica». Per laIgc la qualità passa anche attraverso l’innova-zione, per sostenere competitor, presenti in Eu-ropa. E per il futuro «Intendiamo produrre e fat-turare come l’anno scorso – conclude la titolare– e malgrado le difficoltà del momento e le pre-visione citate, crediamo che sia un obiettivo rag-giungibile».

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Le confezioni che produciamo sonocomposte da politeni, poliesterie allumini, dunque non possonoessere smaltite

Page 172: Dossier Lombardia 09 2012

MODELLI D’IMPRESA

200 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Invertire il trend negativo che i con-correnti subiscono. Ci vuole un’opera-zione che ovviamente non può esserericercata nell’alveo delle soluzioni e

procedimenti di routine. Serve un’idea checomprenda le esigenze raggiungendo il giu-sto compromesso con le difficoltà impostedall’impresa e un certo fattore di rischio.Tutto questo può realizzarsi più facilmentetra quelli che non hanno ancora cristalliz-zato il proprio modo di fare e che per loronatura risultano più audaci: in una parola, igiovani. Ne abbiamo parlato con un im-prenditore, Fabio Scordamaglia, che benrappresenta le nuove leve e che è riuscito atrovare una strategia vincente per ribaltare leprevisioni con la sua Ilmas, azienda nel set-tore dell’illuminazione. «La crisi c’è, inutilenegarlo – dice Scordamaglia –. Il nostro me-rito è stato quello di trasformarla in un’op-portunità. In un momento in cui le grandiaziende hanno cercato di contenere i costi,investendo meno nel magazzino, noi siamoandati avanti, credendo nella qualità deiprodotti. Quindi abbiamo lavorato, al con-trario, moltissimo sulle scorte, in modo dafornire un servizio rapido con consegne in24/48h».

Dunque nell’ultimo anno ha registratoun bilancio positivo?«Usciamo da 3 anni molto positivi con unacrescita media annua del 35 per cento, cheha portato il fatturato da 2 a 7 milioni di

euro e, anche quest’anno, nonostante tutto,ci consideriamo tra i fortunati che possonoancora mantenere lo stesso trend positivo. Ilvantaggio della piccola impresa è quello diconsiderare ogni cliente unico e importantee di creare un rapporto diretto e personale.Le opportunità, proprio in questo momentodi crisi, ci sono e solo una mente giovanepuò coglierle e farle proprie».

Vi occupate di illuminazione per negozie per l’outdoor. Quali sono le attuali ten-denze di questi mercati e su quali pro-dotti si sta puntando maggiormente?«Seguiamo diverse catene di negozi, par-tendo dalla progettazione e dal calcolo illu-minotecnico, spesso utilizzando illumina-zione tradizionale, ma sempre con un occhiodi riguardo per la tecnologia a Led. Il futuro,quello su cui stiamo lavorando, sarebbe dicreare apparecchi efficienti in termini di il-luminazione, dimensionati in modo da ri-sultare il meno invasivi possibile. Parte delfatturato è destinata allo sviluppo di nuoviprodotti. Al momento stiamo lavorando auna serie di proiettori, a degli incassi per uf-fici a Led e ad alcuni prodotti destinati al-

Fabio Scordamaglia,

amministratore

delegato della Ilmas

di Bernate Ticino (MI)

www.ilmas.com

Quando la crisi è un’opportunitàNuove soluzioni sono possibili se si esce

dalle procedure standard. È la convinzione

di Fabio Scordamaglia, giovane imprenditore

del milanese che spiega come «una mente giovane

colga le opportunità offerte dalla recessione»

Renato Ferretti

Page 173: Dossier Lombardia 09 2012

Fabio Scordamaglia

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 201

l’illuminazione di edifici antichi e di presti-gio, che sono l’orgoglio del nostro Paese, mache risultano, spesso, poco valorizzati acausa di un’illuminazione non adeguata».

Quali sono i vostri mercati più impor-tanti all’estero e qual è la situazione nelmercato interno? «Il nostro primo mercato, a dispetto dellacrisi, resta il mercato italiano, dove, con ilservizio reso, siamo riusciti a fidelizzare laclientela. Buone soddisfazioni ce le siamotolte, nel passato recente, anche negli Emi-rati Arabi e stiamo lavorando per lo svi-luppo in Europa. Per il prossimo futuro c’èancora molto da fare sviluppando i rapporticon stati come il Brasile, L’India, la Russia».

Cosa pensate possa fare lo Stato per aiu-tare le imprese?«In questo momento di parziale recessione,lo Stato deve trovare strumenti forti per aiu-tare la ripartenza dell’economia, in partico-

lare nel settore edilizio che, purtroppo, an-che a causa di nuove tasse (come l’Imu), hasubito un blocco preoccupante. Lo Statostesso potrebbe vendere i propri immobili,generalmente situati in zone centrali e uti-lizzare i fondi per incentivare l’edilizia co-struendo edifici più grandi, nelle aree peri-feriche. Un vantaggio per le aziende sarebbela detassazione dell’incremento di magaz-zino. Aumeterebbero gli acquisti grazie allamerce subito disponibile. Più vendite signi-fica più utili anche per le casse dello stato,senza contare l’aumento della domanda di“spazio fisico” e quindi, di nuovo, un in-centivo all’edilizia».

~

+35% INCREMENTO MEDIO ANNUO DEL FATTURATO

DELLA SOCIETÀ ILMAS. DA 2 A 7 MLN DI EURO

IN TRE ANNI DI ATTIVITÀ

CRESCITA

❝Il vantaggio della piccola impresa è quellodi considerare ogni cliente unico creandoun rapporto più diretto

Page 174: Dossier Lombardia 09 2012

PRODOTTI ALIMENTARI

C hi negli ultimi anni è stato oggettodi un cambiamento estremamenteradicale è il settore molitorio ita-liano. Il nostro paese, infatti, è stato

palcoscenico di una graduale e costante con-centrazione del numero di operatori, che a suavolta ha portato a un aumento della dimen-sione media di ogni singolo impianto produttivopresente sul territorio. Ciò ha comportato, dal2004 a oggi, una riduzione del 23 per cento delnumero degli operatori, ma allo stesso tempo an-che un incremento del 10 per cento della capa-cità produttiva di ogni azienda. Parallelamente a questa situazione, se ne sono ve-rificate altre che hanno contribuito a modificareprofondamente le dinamiche del settore e che, inprimis, hanno riguardato la domanda di farinadi grano tenero sul mercato domestico, vittimadi un calo piuttosto netto. Basti pensare che in

poco più di dieci anni vi è stata una contrazionedella domanda di oltre il 20 per cento. Le con-seguenze più dirette e ovvie di uno scenario delgenere non sono difficili da immaginare: un ec-cesso di offerta che si è ripercosso in maniera ne-gativa sui margini aziendali. E il periodo digrandi, e sfavorevoli, cambiamenti non è ancorafinito, almeno secondo il parere della societàMolino Belotti, attiva da più di cinquant’anninella produzione di farina di grano tenero di ele-vata qualità. Come spiega Anna Belotti, sociodell’impresa: «Nei prossimi anni il nostro settoredovrà continuare ad affrontare un aumento im-portante dell’attività di M&A, ovvero di fusionie acquisizioni da parte dei vari operatori delcomparto. Per non rischiare di farci trovare im-preparati da tali eventi, abbiamo deciso di muo-verci in controtendenza rispetto le altre imprese,che hanno scelto di privilegiare gli investimentivolti a incrementare la capacità produttiva perfare in modo di ridurre il costo unitario di ma-cinazione, e impegnare capitale, risorse e sforzinell’ottimizzazione della nostra capacità pro-duttiva attuale. Con una domanda in contra-zione, infatti, riteniamo non sia opportuno au-mentare ulteriormente l’offerta, abbassandoancora di più la redditività aziendale». Secondo le strategie studiate e messe a puntodalla Molino Belotti, dunque, al giorno d’oggiè preferibile concentrarsi su aspetti come il riskmanagement e l’hedging sull’acquisto delle ma-terie prime, soprattutto in vista di una crescitaesponenziale della volatilità dei prezzi dei ce-

Nonostante le tante difficoltà che attualmente affliggono il settore molitorio,

le imprese italiane continuano a far registrare buoni risultati grazie soprattutto

alle esportazioni di farina di grano tenero. A parlarne sono Anna ed Elio Belotti

Emanuela Caruso

Problematiche e strategie del comparto molitorio

La Molino Belotti Srl ha

sede a Coccaglio (BS)

www.molinobelotti.com

206 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Page 175: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 207

reali. «In un’industria di prima trasformazionecome la nostra, le materie prime incidono daun 60 ad un 80 per cento sul totale dei costi,di conseguenza ottimizzarne l’acquisto a frontedi una sensibile riduzione del rischio, garanti-rebbe un miglioramento della nostra redditi-vità. In aggiunta a questo tipo di strategie, ri-teniamo sia importante anche creare intensesinergie, tanto orizzontali quanto verticali, trai molti attori della filiera, così da creare una reted’impresa dall’eccellente know-how. Proprioper soddisfare questo bisogno del settore mo-litorio, intratteniamo rapporti con altre aziendedel comparto e possiamo quindi contare suvantaggi quali la flessibilità di una piccola or-ganizzazione, le competenze avanzate per ogniramo della filiera, la condivisione dei costi e deirisultati delle ricerche attuate, e infine una mi-nore asimmetria informativa». La lungimiranza imprenditoriale e strategicadimostrata dalla Molino Belotti ha saputo ri-pagare gli sforzi dell’impresa e l’andamentodell’ultimo biennio è stato alquanto positivo.«Nonostante l’ultimo periodo sia stato carat-terizzato da una congiuntura economica ne-gativa e le violente oscillazioni del prezzo deicereali abbiano messo ulteriormente a duraprova il nostro comparto – commenta ElioBelotti, altro socio dell’attività – l’azienda èriuscita a ottenere performance più che sod-disfacenti. Oltre ad aver registrato un au-

mento del fatturato, infatti, abbiamo anche,e continuamente, incrementato i volumi divendita. Nel primo semestre del 2012, la cre-scita dei volumi si è attestata intorno al 12 percento, migliorando notevolmente i risultatiottenuti negli anni precedenti». Traguardi come quelli appena descritti sono

Anna ed Elio Belotti

+10%INCREMENTO RAGGIUNTO

DALLA MOLINO BELOTTI NELL’EXPORTDI FARINA ALLA FINE DEL 2011

EXPORT

� �

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senz’altro merito di una diversificazione dei ca-nali di vendita e di una razionalizzazione dellapresenza della Molino Belotti sul territorio, ecome ci conferma Elio Belotti: «Il processo pro-duttivo è stato implementato in modo tale da es-sere in grado di rispondere con prodotti adatti aqualsiasi richiesta e di personalizzare il servizioofferto. Il bacino d’utenza, inoltre, è eterogeneoe l’azienda può quindi rivolgersi a più clienti, trai quali panettieri artigianali o industriali, pizze-rie, pasticcerie, industrie dolciarie, catene dellagrande distribuzione, imprese di catering e gros-sisti sia nazionali che esteri. Il mercato di riferi-

mento è quello nazionale, con una quota pari al95 per cento, mentre il restante 5 per cento si di-vide tra Regno Unito, Irlanda, Europa Conti-nentale, Sud Africa e Arabia Saudita». Tra mercati, settori e comparti così vari l’unodall’altro, la Molino Belotti registra ottime per-formance in prevalenza dal canale pizzeria, dalsegmento pasticceria e dall’export delle aziendedi distribuzione. «Negli ultimi anni, le pizzeriee le pasticcerie hanno mostrato parecchio inte-resse verso i nostri prodotti, nonostante i volumitrattati finora rappresentino ancora una quotamarginale del fatturato. Per quanto concernel’export di farina, invece, al termine del 2011abbiamo registrato un significativo incrementodel 10 per cento rispetto allo stesso periodo del2010. Seguendo la scia di questi buoni risultati,stiamo approfondendo alcuni contatti per lavendita di farina in Usa, Libano e Australia».Opinione generale all’interno della Molino Be-lotti è quella che per continuare a presidiare emantenere la posizione di mercato guadagnatain tanti anni di attività sia indispensabile inve-stire. «Abbiamo fatto investimenti mirati e ocu-lati – conclude Anna Belotti –. Nel 1994, peresempio abbiamo aperto un panificio di nostraproprietà che ci ha permesso sia di testare quo-tidianamente la qualità delle nostre farine, sia dipreparare prodotti nuovi da proporre alla clien-tela. Ci siamo poi concentrati sul migliora-mento della sicurezza del processo realizzativo esull’importanza della salvaguardia ambientale. Atale proposito, abbiamo implementato il trat-tamento di decorticazione pre-macinazione,mossa che ha determinato un significativo ab-battimento della carica batterica totale dei lie-viti e delle muffe, e studiato un sistema inno-vativo per lo stoccaggio e la conservazione deicereali e dei prodotti finiti, sistema che va a eli-minare di fatto l’utilizzo di qualsiasi prodottonocivo per l’ambiente».

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PRODOTTI ALIMENTARI

208 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

+12%CRESCITA DELLE VENDITE

MATURATA DALLA MOLINO BELOTTINEL PRIMO SEMESTRE DEL 2012

VOLUMI

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PRODOTTI ALIMENTARI

Oggi, giustamente, ci sono regoledavvero severe per l’allevamentodegli animali. Da questo non esu-lano nemmeno le galline ovaiole:

devono essere tutelate e devono avere uno spa-zio vitale minimo soprattutto nelle gabbie. La normativa benessere relativa al comparto avi-colo prende le mosse da una direttiva che stabi-lisce le norme minime per la protezione delle gal-line ovaiole in batteria. Gli aspetti salienti di talenormativa sono l’identificazione di tre sistemi diallevamento delle galline (gabbie non modificate,gabbie modificate e sistemi alternativi) e la de-finizione di parametri tecnici minimi per la co-struzione delle strutture e delle attrezzature d’al-

levamento. Inoltre, la normativa europea ob-bliga lo smantellamento di tutti i vecchi alleva-menti di gabbie in batteria.Anche l’aumento dei costi delle materie primesta influenzando in maniera enorme il com-parto della produzione delle uova fresche, dalmomento che è il comparto zootecnico in cuil'incidenza dei prezzi dei cereali ha il pesomaggiore.In un quadro di così grande incertezza, ci sonoalcune aziende di allevamento di galline ovaiolecome la Coccodì di Milano che intendono in-tervenire con investimenti mirati (e consistenti)sui diversi ambiti della filiera produttiva e com-merciale.Angelo Pellizzoni, dall’interno degli alleva-menti, spiega: «Coccodì nasce come marchionell’ottobre del 1962 come frutto di una pas-sione già presente fin dagli inizi del secolo. Haradici lontane, che sono da rintracciare in unperiodo storico scandito ancora dai ritmi del-l’agricoltura, in cui le “procedure della qualità”erano le conoscenze tramandate di padre in fi-glio, così che un uovo era buono perché alle gal-line si voleva bene come se fossero parte dellafamiglia e le uova erano benedette».Non è difficile immaginare le tradizioni di queitempi, quando i contadini andavano a racco-gliere le uova a mano e c’era preoccupazione se

Ideatrice già 50 anni fa delle uova col “certificato

di nascita”, Coccodì oggi è leader anche nella

produzione di uova da allevamenti non intensivi: alleva

le galline senza costringerle a vivere in gabbie. Angelo

Pellizzoni fa il punto su produzione e nuove normative

Martina Carnesciali

Angelo Pellizzoni,

titolare della Coccodì

di Milano

www.coccodi.it

Nuovi allevamenti,tecnologia e più natura

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 211

le galline non ne producevano un certo numeroogni giorno. Continua Pellizzoni: «nel 1962 lafamiglia Gandolfi ha creato il marchio Coccodìcon una chiarissima intenzione: permettere adogni milanese di consumare quotidianamenteuova fresche di giornata. Il progetto era ambi-zioso, ma sono riusciti a realizzarlo appieno at-traverso soluzioni tecnologiche e concettuali av-veniristiche per l’epoca per la produzione, lalavorazione e la distribuzione in 24‐48 ore delleuova».Già da allora, la famiglia Gandolfi intendevaportare la conoscenza delle materie prime ai di-retti fruitori. «Per far comprendere ai clienti laportata e la bellezza del progetto - spiega Pelliz-zoni - Coccodì metteva a punto visite aziendali,vere e proprie “gite fuori porta”, nelle quali il sa-lumiere o il proprietario di un negozio di ali-mentari veniva accompagnato nella scopertadella filiera dell’uovo». Tali innovazioni, che si possono riscontrare an-

che nelle produzioni moderne,hanno portato la Coccodì ad essere«pionieri nella “certificazione di pro-dotto” e nella rintracciabilità delleuova codificate sul guscio. Oggil’azienda è anche leader nella produ-

zione di uova da allevamenti non intensivi: al-leva le proprie galline senza costringerle a viverein gabbie. La libertà di beccare e razzolare in mo-derni pollai migliora in modo sensibile il be-nessere degli animali», aggiunge Angelo Pelliz-zoni. E, dal presente al futuro, il passo è davverobreve. «Oggi Coccodì vuole affrontare i pros-simi anni nel solco tracciato dalla sua storia. Inuovi allevamenti (oltre 600.000 galline che siaggiungono al 1.400.000 attuali) e la nuovapulcinaia, totalmente privi di gabbie, rispettosidei bisogni etologici delle galline, igienici edefficienti, si presentano come moderni pollaitecnologicamente avanzati, in cui la cura e l’at-tenzione ai particolari, all’ordine e alla pulizia(controlli igienici sanitari, lavorazioni rapide eprecise ed efficiente distribuzione sono garantitida un centro di imballo uova tra i più modernie automatizzati d’Europa), trovano nella qualitàdelle uova la naturale conseguenza», concludePellizzoni.

Angelo Pellizzoni

❝~

La libertà di beccare e razzolare in modernipollai migliora in modo sensibile il benesseredegli animali e la qualità delle uova

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COMUNICAZIONE

Un crollo degli investimenti pub-blicitari del 7 per cento. È questala previsione di AssoComunica-zione per l’anno 2012. Fra le

cause, guardando le percentuali scorporateper mezzo di comunicazione, c’è certamente lacrisi della tv generalista e della stampa, ma èindubbio che le minori risorse destinate dalleaziende verso le attività di marketing abbianola loro ragione principale nella congiunturaeconomica. Come conferma Giuseppe Or-landi, amministratore delegato di B2U, agen-zia milanese che si occupa di motivazione,promozione, eventi: «Credo che non vi siaagenzia che non abbia da raccontare storie di

budget tagliati all’osso, di campagne saltate, diinvestimenti ridotti. C’è comunque da sotto-lineare che, in questo settore, spesso gli inve-stimenti del committente sono direttamentecollegati al risultato. In altre parole, c’è unacerta variabilità che consente all’azienda dispendere solo a risultato acquisito e questo

rappresenta un elemento importante dasottolineare. In ogni caso, la capacitàprofessionale oggi si misura in termini dirapporto fra creatività e pragmatismo.Si deve assicurare originalità e carattere,facendo attenzione agli obiettivi da per-seguire e soprattutto al budget stanziato».

Alla crisi della tv generalista e deimezzi di comunicazione tradizionalipossono sopperire i nuovi media e i so-cial network?«Poiché l’insieme dei processi di gestionedella relazione passa attraverso l’analisidelle informazioni intercorse – e si trattadi relazioni one to one, di rapporti diretticon i singoli componenti del target enon di rapporti one to many, come ac-cade nel caso delle campagne di adverti-sing – la comunicazione interattiva giocaun ruolo di primissimo piano nel creareun filo diretto fra l’azienda e i singolicomponenti dei target. Dai primi call

Di fronte al calo degli investimenti pubblicitari

si aprono nuove strade per raggiungere l’attenzione

dei consumatori. Giuseppe Orlandi presenta

le attuali tendenze della comunicazione pubblicitaria

e promozionale. Dall’organizzazione di eventi

alle campagne motivazionali

Luca Cavera

Le strategie del marketing relazionale

Giuseppe Orlandi,

amministratore

delegato dell’agenzia

B2U Srl di Milano.

Nelle altre immagini,

eventi e progetti web

realizzati dall’azienda

www.b2u.it

214 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

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Giuseppe Orlandi

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 215

center alla web communication e alla diffu-sione degli smart phone e dei tablet, le occa-sioni per stabilire contatti, approfondirli earricchirli di valore sono cresciute a livelloquantitativo e qualitativo, permettendo unaconoscenza profonda dei propri interlocu-tori. La diffusione dei social network ha poireso familiare e gratificante il rapporto colweb, diventato la vera agorà virtuale del no-stro tempo. L’evoluzione tecnologica ha cer-tamente facilitato il consolidamento dei rap-porti bilaterali».

Qual è il vostro approccio nei confrontidelle opportunità offerte dal web?«B2U è ben focalizzata sui social media esulla più recente web evolution. Basti pensareal portale che abbiamo recentemente creato,per esempio, per un grande gruppo del settoretecnologico. I partecipanti alla campagna mo-tivazionale lo usano come spazio di discus-

sione e di confronto professionale, ma anchecome palestra di scambio di opinioni, oltreche come medium per la campagna in atto.Insomma, la logica dell’intranet è stata ap-plicata – con successo – a un social networkdi categoria».

Quali sono le tendenze piùinnovative in fatto di marke-ting?«La diffusione del marketing re-lazionale è ormai globale in tuttii mercati evoluti, Italia inclusa.Anche se in periodi di crisi ilmarketing di transazione rialzala testa, dall’one shot deal al mi-nor prezzo possibile. È chiaroperò che il ciclo di vita di un pro-dotto o di un servizio dipendadalla capacità aziendale di soddi-sfare le esigenze e adempiere lepromesse in modo da mantenerestabilmente il cliente. Il marketing relazionalepuro, dunque, è l’unico a lavorare in questaprospettiva temporale estesa».

Quali sono le caratteristiche peculiariche differenziano il marketing relazionaledalle classiche strategie di marketing?«Il marketing relazionale è la branca del mar-keting basata sulla relazione con il cliente,perno centrale dei rapporti che si muovono

~

La comunicazioneinterattiva giocaun ruolo di primo pianonel creare un filo direttofra azienda e target

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+15% INCREMENTO PREVISTO DA B2U

PER LA CHIUSURA DI BILANCIO 2012, PASSANDO

DAI 14 MLN DI EURO DEL 2011 A QUOTA 16 MLN

FATTURATO

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sul mercato. Alcuni lo identificano con la fi-delizzazione, ma in realtà l’approccio si ap-plica all’intero ciclo relazionale: dalla crea-zione allo sviluppo, dal mantenimentoall’ottimizzazione del rapporto fra l’azienda ei clienti, in un’ottica di scambio mutualmentesoddisfacente e di collaborazione win-win.Questo modello punta a creare una relazionestabile e continuativa fra azienda-venditori-trade-cliente finale, coinvolgendoli in pro-grammi a lunga scadenza che offrono beneficiimmediati, ma anche vantaggi crescenti neltempo, per rafforzare il senso di appartenenzae d’esclusività tipici del legame. In questo iprogrammi di motivazione e di loyalty diven-tano strumento del marketing relazionale: iclub, le collection, le azioni member get mem-ber sono infatti funzionali al rafforzamentodella relazione o all’estensione della stessa anuovi membri».

La vostra società ha tre divisioni: Marke-ting e comunicazione, Rewarding solutions,Viaggi incentive & eventi. Quali sono leprerogative di ciascuna divisione?«Il settore Marketing e comunicazione studiae progetta iniziative orientate alla motivazionedelle reti di vendita, alle trade e consumerpromotion, alle loyalty e ai community pro-

gram. Nello stesso tempo la-vora per creare comunicazionein ambito eventi. Si può direquindi che rappresenti un ser-vizio che fornisce creatività eprogettazione utile ai due set-tori più operativi, quello delleRewarding solutions e degliEventi. Infatti, Rewarding so-lutions rappresenta per noi lostudio e la gestione di stru-menti premianti da utilizzarenell’ambito delle iniziative mo-tivazionali – piattaforme percataloghi on line, selezioni spe-ciali, buoni spesa. La divisioneViaggi incentive & eventi, in-fine, si occupa di progettare egestire incentive travel, mee-ting, convention, special event,road show, congressi e conve-gni».

Nell’ambito delle Rewarding solutions,quali sono i servizi e le soluzioni più ri-chieste o che più spesso suggerite?«In realtà non abbiamo alcun interesse a spin-gere una soluzione piuttosto che un’altra. In-dichiamo quelle a nostro avviso più efficaciper le necessità contestuali, sapendo di poterleattivare e gestire in toto. Crediamo infattiche proprio il fatto di agire con competenzain ogni branca del marketing della motiva-zione rappresenti una garanzia per le aziendeche si rivolgono a noi. Quanto ai servizi piùrichiesti, questi variano nel tempo. Mentre,per esempio, nel campo Incentive & events leaziende sembrano ora preferire conventioned eventi multitasking più che viaggi incen-tive puri, nelle Rewarding solutions si utiliz-zano con eguale peso sia soluzioni corpose –come l’intero catalogo contenuto nella nostrapiattaforma “b.tool” –, sia le selezioni cali-brate su misura di “b2log”, la scelta imme-diata fra quattro premi di “one4you”, la tem-

áá

COMUNICAZIONE

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 217

pestività dello shopping online di“free2shop”».

B2U, fin dalla fondazione, ha sempredato grande attenzione al tema ambien-tale. In che modo, con la vostra attività,riuscite a contribuire alla tutela e alla difesadell’ambiente?«Siamo soci del Kyoto Club e, in collabora-zione con l’associazione AzzeroCO2, offriamosupporto alle aziende per compensare e neu-tralizzare le emissioni di biossido di carbonioprodotte da ogni evento da noi progettato erealizzato. L’intervento, solitamente, si con-cretizza contribuendo a piani di forestazioneeffettuati sul territorio italiano. Inoltre, tra inostri prodotti, abbiamo messo a punto Eos(Eco Oriented Solutions), un servizio inno-vativo pensato e creato per offrire soluzioni dimarketing, eventi e corsi di formazione orien-tati all’ecosostenibilità, destinato a tuttequelle aziende che operano nel settore delleenergie rinnovabili».

Le vostre previsioni per il fatturato 2012indicano una crescita dai 14 milioni dieuro del 2011 a quota 16 milioni. Sullabase di quali strategie prevedete un tale in-cremento, in un contesto di crisi comequello odierno?«Questa previsione di crescita si basa sullaspinta all’innovazione che cerchiamo di dareai nostri prodotti e servizi. Inoltre, ai nostripartner fidelizzati prevediamo si aggiunge-ranno delle new entry. Comunque la crescitastessa va inquadrata nell’ottica dell’organiz-zazione della quale facciamo parte, il gruppoNext, che nel 2012 conseguirà un fatturatoglobale di circa 50 milioni di euro. Il pro-cesso d’integrazione fra le diverse società delgruppo ci rende più forti sotto il profilocommerciale e di progettazione, ma anchepiù efficienti nella gestione e più “attrez-zati”, perché le diverse branche portano co-noscenze affinate in settori particolari chevanno a beneficio di tutti».

Mario Sciacca, vice presidente gruppo Next, Giorgio Parravicini, direttore commerciale B2U,

Giuseppe Orlandi, amministratore delegato B2U, e Marco Jannarelli presidente gruppo Next

❝~

La diffusione dei social networkha reso familiare e gratificanteil rapporto col web e ha facilitatoi rapporti bilaterali

Giuseppe Orlandi

Page 184: Dossier Lombardia 09 2012

GESTIONE DEI RISCHI

U na selva di normative, certifi-cati e garanzie richieste, oppureobbligatorie. Per non parlaredei pericoli veri e propri, che

siano economici o fisici, che riempiono lavita quotidiana dell’azienda. Quantoun’azienda può tenere sotto controllo tuttoquesto? Il settore della gestione dei rischi, inun periodo di flessione generale, forse puòessere considerato avvantaggiato, vista l’im-portanza del risparmio, della messa in sicu-rezza di quanto già si possiede e della diffi-coltà in cui si trovano le aziende a soddisfarespese impreviste. Invece Urbano Strada, di-rettore della Apave Italia, ci dà un quadro unpo’ diverso di quanto ci si aspetterebbe. «Imiei colleghi si lamentano spesso del calo dilavoro. Ma dal mio punto di vista la cosa piùimportante soprattutto durante la crisi è es-sere propositivi, altrimenti il rischio è difarsi schiacciare».

Stando al vostro bilancio relativo agli ul-timi anni, il pericolo si può dire passato.«Se si considera il fatturato i numeri parlano

solo di crescita. Si è passati da 5,9 milionidi euro nel 2009 a 7 milioni nel 2010,con aumento quindi del 27 per cento.L’anno successivo l’incremento è statodel 7 per cento, di gran lunga menoeclatante. Quello dal 2009 al 2010 è

stato un salto dovuto a una giu-sta interpretazione che ab-biamo dato di nuove nor-

mative, si spiega così la doppia cifra di cre-scita nel pieno della recessione. Comunqueanche la nostra marginalità ha registrato se-gni positivi».

In cosa consiste esattamente la vostraattività?«La nostra è una società presente in cinquecontinenti, nata nel 1867 in Francia, doveancora oggi è la sede principale. Il nostro or-ganismo è un ente terzo: in breve assistiamole aziende per la gestione dei rischi tecnici le-gati all’ambiente e alle attività umane in ge-nere. In molti casi riusciamo ad ottimizzarele performance delle imprese con cui lavo-riamo. Ma si badi bene, la nostra non è con-sulenza aziendale».

In cosa si differenzia?«Siamo un organismo notificato, per cui fac-ciamo controlli e verifiche anche per il set-tore pubblico, per conto di ministeri. Manon facciamo mai consulenze, nel senso chenon consigliamo su come gestire al megliodal punto di vista dell’interesse aziendale ilfattore di rischio che riscontriamo: indi-chiamo quali tra le soluzioni possibili è lamigliore dal punto di vista delle normativeo del pericolo stesso. La nostra assistenzaconsiste nella valutazione e il controllo deirischi con un’ispezione, assistenza tecnica,prove misure, formazione e certificazioni.Ultimamente siamo presenti anche sulcampo delle rinnovabili, soprattutto nel set-tore dell’eolico e del fotovoltaico».

In un contesto di fragilità diffusa nel tessuto economico, allontanare ogni possibile pericolo

che riguardi un’attività può risultare decisivo. Urbano Strada condivide la sua esperienza

nel settore della gestione dei rischi

Renato Ferretti

Urbano Strada,

direttore dell’Apave Italia

con sede a Bienno (BS)

www.apaveitaliacpm.it

Certificazionie nuove prospettive per l’impresa

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 221

Come avete evitato le ripercussioni dellarecessione?«Il nostro settore è abbastanza in crisi e anche noiabbiamo sentito una certa flessione, è inutiledire il contrario. Ma si reagisce. La prima regolaè “esserci”, interpretare il momento e le esigenzedel mercato, magari promuovendo certificazioniche possono aprire nuove prospettive perl’azienda. Ci tengo a precisare che la nostra in-dipendenza viene ufficialmente riconosciuta dalleautorizzazioni ministeriali nonchè dagli accredi-tamenti secondo norme internazionali».

Come sintetizzerebbe la vostra funzioneall’interno del tessuto economico delle zone

che ricoprite?«Noi contribuiamo alla crescita industrialedel territorio e facciamo da cerniera tra chiproduce, la ricerca e il cliente inteso comemercato che pretende certe garanzie. Si pensiai prodotti che viaggiano da una parte all’al-tra del mondo e non vengono accettati per lamancanza di una valutazione dei rischi fattaprima, si pensi ai problemi che ne scaturi-scono. E parliamo di ricerca, non solo per il5 per cento di fatturato dedicato al migliora-mento in genere dell’azienda, ma anche per letante consulenze che chiediamo alle univer-sità con cui lo scambio rimane costante».

Urbano Strada

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SICUREZZA

L a sicurezza e la salute sono un ar-gomento delicato, che da sempredovrebbe essere al primo postonella gestione e nell’organizzazione

di un ambiente lavorativo. Date le numerosesfaccettature che presenta ogni tipo di po-tenziale problema, nel corso degli anni sononate società che si occupano proprio dellaprevenzione.La TA&TS, azienda di Milano attiva dagliinizi del 1985, si è col tempo specializzata nelsettore della sicurezza. È pertanto in grado diassicurare assistenza e consulenza, progetta-zione civile e industriale, assunzione dei ruolidi responsabili di servizi aziendali di preven-zione e protezione e coordinatori per la sicu-rezza di cantieri, fornitura di servizi di vigi-lanza antincendio e gestione delle emergenze,oltre alla fornitura di impianti completi ditutti i dispositivi di sicurezza. L’ingegnereOreste Ceravola, amministratore delegato esocio più anziano dell’azienda, insieme al tec-nico e coordinatore della sezione impiantidella società Luca Breda, forniscono un qua-dro esplicativo del loro lavoro.

Quando è iniziata l’attività?O.C.: «Nel 1985, come societàdi servizi destinata a fornireassistenza e consulenza speci-fica in materia di prevenzioneincendi come TenicaAntin-cendio. È diventata TA&TSnegli anni 90, con conse-guente coinvolgimento nellatutela della salute e sicurezzadei lavoratori. Attualmente èanche società d’ingegneria eimpresa abilitata alla forni-tura, installazione e manu-

tenzione di impianti in sicurezza».Come avete affrontato l’ultimo biennio?

O.C.: «Gli attuali tempi non sono certo faciliper chi produce. Per chi lavora onestamente,il facile business, del resto, non esiste se nonnelle eccezioni. Non ci sono scorciatoie se sivuole restare sul mercato per oltre un quartodi secolo come nel nostro caso».L.B.: «Occorre impegno costante, formazionein continuo aggiornamento, capacità di rin-novarsi nella continuità e di proiettarsi sem-pre in avanti. È l’unico modo per portareavanti il testimone, specie quando le condi-zioni al contorno non sono le migliori».

Come analizzate i rischi per le aziende? O.C.: «Le procedure per la valutazione dei ri-schi prevedono puntuali indagini aziendalitese ad individuare carenze e interventi mi-gliorativi, nella convinzione che la consape-volezza del pericolo sia già elemento di con-tenimento del rischio. La gestione delleaziende e più in generale di ogni attività pro-duttiva, condotta nel rispetto delle proceduredi sicurezza, è altrettanto essenziale quanto lapresenza di tutti i dispositivi e le dotazioni disicurezza previsti dalle normative, finalizzati

Fondamentale, in ogni luogo

di lavoro, è la sicurezza. Oreste

Ceravola e Luca Breda fanno il punto

sulle normative e sulle differenze

di sensibilità e attenzione al tema

che dipendono anche dal contesto

territoriale

Martina Carnesciali

Sicurezza: prevenzione,protezione e normative

222 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 223

Oreste Ceravola e Luca Breda

alla sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente».Negli ultimi mesi sono state introdotte

delle novità normative rilevanti? O.C.: «Le novità normative di recente riguar-dano, in particolare, la disciplina dei proce-dimenti relativi alla prevenzione incendi conl’emanazione del D.P.R. 151/2011, entrato invigore il 7 ottobre 2011, che sancisce modi-fiche importanti nelle procedure. “In primis”l’introduzione della segnalazione certificata diinizio attività, la cosiddetta SCIA, a firma deltitolare dell’attività, da presentare insieme aduna Asseverazione redatta dal professionistaattestante la conformità alle normative an-tincendio ad opera realizzata. Altra novità èrappresentata dagli accordi sanciti in sede diConferenza permanente Stato-Regioni pub-

blicati nella G.U. dell’11 gennaio 2012 circagli obblighi di formazione dei lavoratori, pre-posti e dirigenti, nonché di formazione deidatori di lavoro che intendono svolgere com-piti di responsabile del servizio prevenzionee protezione aziendale. Si tratta di dispostinormativi che trasferiscono sul privato onerie responsabilità non trascurabili».

Quali sono gli indici della continuità e altempo stesso della capacità di rinnovarsidella società?O.C.: «I soci storici, che si incontrarono “sulcampo” negli anni 80 sono ancora presenti, at-tivi e solidali fra loro e con i soci che si sono ag-giunti nel tempo. I dipendenti hanno un’etàmedia di 35 anni e nel contempo un’anzianitàdi servizio media di 11 anni. Il 50 per cento dei

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Le procedure per la valutazionedei rischi prevedono puntuali indaginiaziendali, tese a individuare carenzee interventi migliorativi

In apertura,

Oreste Ceravola,

amministratore

delegato della

TA&TS di Milano

www.taets.it

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224 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

dipendenti è anche socio TA&TS; oltre il 60 percento dei soci - fra dipendenti e professionisticollaboratori - opera per la società. I soci - di-pendenti e collaboratori - anche se in possessodi modeste partecipazioni azionarie, si pon-gono in modo propositivo nella soluzione delleproblematiche aziendali, anche quando questecomportano sacrifici sul piano personale».

La vostra società è attiva su tutto il territo-rio nazionale. In base all’area geografica, ri-scontrate delle differenze di sensibilità e at-tenzione da parte sia dei datori di lavoro chedei lavoratori sul tema della sicurezza?L.B.: «Interveniamo principalmente nelle areedel Centro-Nord e maggiormente in tutta laLombardia. Ovunque esistono differenze disensibilità e attenzione sul tema della sicurezzacosì come sull’ambiente. Certo nelle aree de-presse le problematiche sono maggiori, ma nonsi deve generalizzare».

Avere incluso fra i servizi la fornitura chiaviin mano degli impianti di sicurezza. Quali ef-

fetti ha avuto sul vostro modo di lavorare esui risultati raggiunti?L.B.: «La fornitura di impianti “chiavi in mano”,spesso accompagnata dal successivo incaricodi condurre la manutenzione degli stessi, rien-tra nell’approccio in direzione del quale la no-stra società si è mossa da tempo, con la messaa disposizione delle aziende di tutta una serie diservizi avente l’obiettivo di sollevare gli im-prenditori, per quanto possibile, dal “chi fa eche cosa”. Una fornitura comprensiva di pro-getto e realizzazione risulta alla fine conve-niente e riduce la possibilità di incompren-sioni sulle responsabilità».

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Interveniamo principalmentenelle aree del Centro-Norde maggiormente in tuttala Lombardia

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SICUREZZA

Luca Breda, il socio più giovane della TA&TS

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 229

FOCUSBERGAMO

Il saldo migratorio positivo, espressione di una popolazionestraniera cresciuta del 6% negli ultimi 5 anni, traina lo sviluppo demograficodella città di Bergamo, che dallo scorsogennaio ha superato i 121mila abitanti

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230 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Dista meno di dueanni il traguardodi fine mandatoper il sindaco di

Bergamo Franco Tentorio che,prima di restituire le chiavidella città, conta di spuntarequalche altro capitolo dalla suaagenda programmatica. Primofra tutti «l’intero rifacimentodella zona stazione compren-sivo di piazza, stazione autoli-nee e parcheggi, che dovremmocompletare tra meno di unanno». Poi il recupero dell’Ac-cademia Carrara, gioiello dellacittà e quarto museo pittoricod’Italia, costato 6 milioni e il la-voro di due amministrazioni.«La sua riapertura – preannun-cia – sarà probabilmente il mioultimo sigillo da sindaco». Due

opere a cui Tentorio tienemolto, anche perché tra le po-che superstiti di un piano inve-stimenti 2012 ridotto all’osso,per via della scure calata dal go-verno centrale sugli enti locali.

Come si ripercuoteranno i tagli nella voce entrate delbilancio?«Malgrado i pesantissimi taglisubiti da Tremonti e da Monti,pari a 10,3 milioni di euro suun totale di 27 a disposizionedegli assessori, la parte correnteconsente comunque di mante-nere gli stessi servizi. Soprat-tutto i servizi sociali, con unaspesa confermata di 7 milioni,restano congrui a una città concrescenti fasce di povertà. Leentrate dell’Imu sono statebuone, e con la seconda rata

speriamo di concedere qualcheagevolazione mirata ai negozi, aicontratti di locazione conven-zionata e agli agricoltori. La pre-occupazione permane perl’anno venturo, quando ci to-glieranno altri 5 milioni. Senzadimenticare che oggi abbiamo99 milioni bloccati a Roma pervia del patto di stabilità».

E, dunque, per pensare anuove opere e manutenzionistraordinarie venderete azionie immobili di proprietà co-munale. Quante risorse spe-rate di recuperare?«Dalla vendita complessiva de-gli immobili potremmo rica-vare una ventina di milioni. In-tanto, uno dei primi bandiattivati per la vendita del piaz-zale della Celadina ha avuto

I buoni incassi ottenuti dall’Imu e lapartecipazione al gettito degliaccertamenti fiscali sorreggono i contidi Palazzo Frizzoni. Ma per guardareavanti, rileva Franco Tentorio, bisognametter mano al patrimonio comunaleGiacomo Govoni

ALIENAZIONI6,8 milioni

La cifra ricavata dall’assegnazione del piazzale della Celadina,aggiudicato a una società immobiliare da un recente bando d’astapromosso dall’amministrazione

BERGAMO, WELFARE E OPERE PUBBLICHE

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 231

esito positivo. Il vincitore, cheper 6,8 milioni si è aggiudicatol’area denominata Europan,oggi sede del luna park, s’im-pegnerà anche a procurarci areealternative. L’altro dato posi-tivo, se ci verrà concesso, sarà ilcontributo di 6 milioni dalloStato e 3 della Regione nel-l’ambito del patto di stabilità.Nel frattempo il consiglio comunale ha dato l’ok alla ven-dita di 7 milioni di euro diazioni di A2A. Ora si tratta solodi aspettare il momento propi-zio per venderle».

Intanto, dalla cronaca si ap-prende che a Bergamo crescel’evasione fiscale. Quale con-tributo può dare l’ammini-strazione comunale per mo-derare questo trend?

«I dati apparsi non sono relativialla città, bensì alla provincia, di12 volte più grande. In ognicaso, fin dalla scorsa ammini-strazione c’è massima collabo-razione con la Guardia di Fi-nanza che quando va in verifica,evidenzia anche l’evasione deitributi locali. Questo, per legge,comporta una partecipazionedel Comune al gettito degli ac-certamenti che ci ha già fattomaturare circa un milione dieuro fino al 2011. Resta il fattoche la dichiarazione dei redditipro-capite dei cittadini di Bergamo è seconda in Italiadopo Milano, a riprova che lanostra gente lavora molto, pro-duce reddito ed è anche me-diamente onesta».

Dopo la firma della con-venzione per la riorganizza-zione del trasporto pubblicolocale della primavera scorsa,quali passi avanti sono stati fatti nella mobilità bergamasca?«In seguito a un’intesa con Co-mune e Regione, la Provincia diBergamo sta predisponendo,per prima in Lombardia unbando per l’assegnazione dellagestione del trasporto pubblicourbano. La gara verrà fattal’anno prossimo e ci auguriamoche le aziende della bergamasca,pubbliche o private che siano,vincano».

Infine, una domanda sullarealizzazione del Parco delloSport, nuovo stadio com-preso. Che sviluppi ci sono?«Noi credevamo molto in que-

sto progetto, ma le ultime no-tizie non sono assolutamentebeneauguranti. I due presup-posti fondamentali, ovvero cheun privato ci metta le aree el’altro la squadra, non si stannoverificando. Purtroppo oggi leparti, vale a dire il presidentedell’Atalanta Percassi e il pro-prietario della aree Cividini,sono in vivissima polemica traloro. Altre aree non ci sono, ilComune non le ha e l’ammini-strazione, a parte consentire vo-lumetrie, non può aggiungeredenaro. È circolato il nome diGrassobbio, ma andare fuoriBergamo mi sembra una sceltariduttiva per la nostra squadra».

Oltre agli interventi già citati, quali altri spera di ve-der conclusi prima di svestirela fascia?«Vorremmo avviare i lavori perla nuova galleria di arte mo-derna e contemporanea, di cuiUbi Banca ci ha regalato lasede. Il progetto è già presen-tato e ora è all’esame delle com-missioni comunali. Poi stiamodefinendo gli ultimi conteggiper il parcheggio sotto CittàAlta, che sarà realizzato daun’associazione temporanea diimprese. Spero in un avvio dei lavori prima della fine man-dato. Ultimo obiettivo grosso,la valorizzazione dell’ex carcereCarmine-Sant’Agata, ottenutogratis dal demanio, che attra-verso un bando internazionaleverrà affidato a un imprendi-tore che potrà costruirci un albergo».

A sinistra,

Franco Tentorio,

sindaco di Bergamo

Franco Tentorio

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232 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

La relazione semestraleal 30 giugno 2012,approvata dal consi-glio d’amministra-

zione della Banca popolare diBergamo a fine agosto, rispec-chia la filosofia di un istitutoche a fronte dell’allargamentodel raggio d’azione con l’in-gresso nel gruppo Ubi nel 2007,non perde la sua vocazione ter-ritoriale e di concreto sostegnoall’economia reale delle aree pre-sidiate. «Approfondendo l’ana-lisi dell’ultimo semestre – os-serva il presidente EmilioZanetti – si vede come la mar-ginale riduzione degli impieghicomplessivi sia stata più evidenteper le aziende di grande dimen-sione, tipicamente non territo-riali, mentre famiglie e pmihanno potuto contare sulla con-

tinuità dell’assistenza finanziariadella banca».

Quali indici riflettono me-glio la vicinanza alle richiesteche si levano dal territorio?«Un indice che riflette la nostravicinanza al territorio è la so-stanziale tenuta degli impieghi,pari a 19,3 miliardi di euro neiprimi sei mesi del 2012, -1,8per cento rispetto allo stesso pe-riodo dell’anno scorso. La mar-ginale riduzione degli impieghicomplessivi è stata più evidenteper le aziende di grande dimen-sione, tipicamente non territo-riali, mentre famiglie e pmihanno potuto contare sulla con-tinuità dell’assistenza finanzia-ria. A loro abbiamo erogato ol-tre 850 milioni di euro fraprestiti e mutui, solo nei primi6 mesi di quest’anno».

Quale fetta è toccata al ter-ritorio locale?«La provincia di Bergamo habeneficiato di quasi il 35 percento dell’erogato, pari a circa300 milioni di euro. Senza con-tare la possibilità, che conti-nuiamo a offrire, di sospendereper 12 mesi il rimborso dellaquota capitale di mutui, prestitie leasing, di allungare la duratadei finanziamenti o nuove con-cessioni di finanza. A oggi be-neficiano, o hanno beneficiatodell’opportunità di sospensionequota capitale alcune migliaia diclienti, privati e pmi».

A maggio d’intesa con Con-findustria Lombardia avetemesso a disposizione un pla-fond di 50 milioni per le imprese di diverse provincelombarde. A quali bisogni

L’assistenza di Banca Popolare di Bergamoall’economia dei territori in cui opera, sottolinea EmilioZanetti, non si ferma agli aspetti creditizi, ma s’impegnaa fornire alle aziende «gli strumenti finanziari utili pergestire l’interscambio con l’estero»Giacomo Govoni

CREDITO E PROSPETTIVEPER FAMIGLIE E PMI

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 233

del tessuto economico risponderanno?«L’accordo siglato con Confin-dustria Lombardia vuole ri-spondere alle esigenze più sen-tite dalle pmi: certezza delcredito, occupazione e prospet-tiva. I 50 milioni destinati alle

imprese delle province di Ber-gamo, Varese, Monza e Brianza,Lecco e Como associate a Con-findustria mirano a fornire pre-zioso ossigeno per dare sicu-rezza alle maestranze epianificare investimenti anchesui mercati internazionali. Oltreagli aspetti creditizi, l’accordoprevede l’assistenza alle aziendeche intendono migliorare la co-noscenza degli strumenti fi-nanziari utili per gestire gliscambi commerciali conl’estero. Il progetto, già opera-tivo in alcune province lom-barde, coinvolgerà presto an-che Bergamo».

Che approccio state te-nendo verso quelle aziendeterritoriali che, oltre a ripia-nare i debiti, mostrano di vo-ler investire nel rilancio?

«La crisi non ha modificato lanostra attenzione per le aziendedinamiche che vogliono rilan-ciarsi, viceversa, ci ha spinto acontinuare nella ricerca di qual-cosa di nuovo da offrire. Mi ri-ferisco per esempio ai cosiddettibond del territorio, emissioni

di prestiti obbligazionari rivoltia specifici mercati territoriali,finalizzati alla concessione di al-trettanti finanziamenti alle pmidei medesimi. Operazioni chepotremmo definire “a km zero”che recano soddisfazioni sia airisparmiatori, a cui vengono of-ferti importanti rendimenti, siaai prenditori che possono acce-dere a finanziamenti con costiinferiori rispetto ad analogheforme di impiego.

Rispetto al credito al con-sumo invece che genere di so-stegno garantirete nei pros-simi mesi alle famigliebergamasche?«Il nostro approccio di conces-sione del credito al consumonon è divenuto più severo acausa della crisi. Purtroppo è ladomanda che si è molto inde-

bolita e i motivi sono ben noti.Oltre agli anticipi cassa inte-grazione guadagni straordina-ria e ai prestiti della speranza,per Bergamo sono a disposi-zione ulteriori tipologie di “pre-stiti sociali” quali FondazioneMia-Congregazione Misericor-dia Maggiore e Caritas, con cuiraccogliamo richieste e istanzedi famiglie disagiate. Per l’ac-quisto della prima casa da partedi giovani coppie e di famigliesenza occupazione stabile ren-diamo disponibili appositi fi-nanziamenti per importo mas-simo di 200 mila euro».

Di recente il sindaco Tento-rio ha auspicato che immobilicomunali di pregio, comeCasa Suardi, vengano acqui-siti da istituti finanziari e poiadibiti a luoghi culturali. Chene pensa?«La Fondazione Banca popo-lare di Bergamo onlus, nata pervolontà della Banca nel 1991,ha sempre dimostrato coi fatti,e in ossequio ai suoi scopi isti-tuzionali, di essere vicina al pro-prio territorio con numerosi in-terventi in campo artistico, delrestauro e nel recupero di fab-bricati storici. Penso all’ex con-vento di Sant’Agostino, adAstino, e più recentemente alprogetto per la riqualifica dellospazio di via Rovelli, già sededella Dogana, che intendiamonei prossimi anni valorizzare,regalando ai bergamaschi unpolo museale di arte moderna econtemporanea in grado di ga-reggiare con le più importantisedi espositive nazionali».

Emilio Zanetti

EURO 200mila

L’importo massimo dei finanziamenti per la casa principale, che l’istituto di Zanetti propone a famiglie senza occupazione stabile

In apertura,

l’ex convento di

Sant’Agostino ed

Emilio Zanetti,

presidente della Banca

popolare di Bergamo

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234 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

FOCUS

In controtendenza rispetto atutti i sistemi associativi,impegnati oggi ad allargarela base e guadagnarsi una

rappresentanza migliore, a Ber-gamo è nata pochi mesi fa unanuova associazione, concepitaper la salvaguardia di un solocomparto. «Confimi, acronimodi Confederazione delle indu-strie manifatturiere italiane –spiega Paolo Agnelli, presidentedi Apindustria Bergamo – è lavolontà di rappresentare unica-mente il mondo delle pmi manifatturiere».

Quali sono al momento inodi più intricati da sciogliereper gli addetti al manifattu-riero del Bergamasco?«Come nelle altre aree a voca-zione produttiva del nostroPaese, anche qui sono in atto

profonde trasformazioni chestravolgeranno il tessuto im-prenditoriale locale. Ci vuole ilcoraggio di adottare nuove stra-tegie, da realizzarsi con il contri-buto delle forze istituzionali esociali del territorio. Se non sirallenta l’impoverimento del set-tore manifatturiero, non vi saràfuturo per gli addetti impiegatinelle industrie e per i giovani chenon riescono a entrare nel mer-cato del lavoro. Servono terapied’urto, sul costo del lavoro e sul-l’energia in primis, che riavvici-nino le imprese estere al nostroterritorio e scoraggino le indu-strie che oggi operano nella no-stra provincia dal dirottare lapropria attività in altri Paesi».

Gli ultimi report sull’indu-stria bergamasca confermanoche a resistere sono le aziende

che si sono create un canalecommerciale estero. Quali ini-ziative promuoverete nei pros-simi mesi in tal senso?«Confimi ha messo in cima allapropria strategia associativa iltema dell’internazionalizzazione.La nostra sfida è riuscire real-mente a essere utili alle impresesul versante internazionale, met-tendo in rete gli ottimi serviziche le associazioni territoriali giàsvolgono e avviando una rete dicanali diretti con alcuni Paesiesteri. Non più il tradizionale ac-compagnamento per fiere e mis-sioni generiche di carattere isti-tuzionale, bensì azioni concrete:promozione di consorzi stabiliall’estero per l’edilizia e tutto l’in-dotto, accordi e partnership invia di definizione con quei Paesiemergenti in grado di accogliere

FOCUS BERGAMO

Uscite dal grembo comune della Confapi, alcune associazioniterritoriali - Bergamo in testa - hanno sceltonei mesi scorsi di riunirsi sotto un nuovo tetto associativo per

rilanciare uno dei comparti cardine dell’economia bergamasca.Parola a Paolo AgnelliGiacomo Govoni

IL MANIFATTURIEROUNISCE LE FORZE PER IL RILANCIO

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le esigenze commerciali delleimprese associate».

Da inizio anno lei è anchemembro del Cda di una sto-rica banca legata al territorio.Come va letta questa nomina,in chiave di rapporto mondodel credito e pmi locali? «Sono fiero dell’opportunitàche mi è stata data dalla presi-denza della Banca popolare diBergamo di contribuire alla ge-stione di un istituto così im-portante per l’economia pro-vinciale. Ritengo che l’unionetra esperienze bancarie, profes-sionali e imprenditoriali possafavorire strategie che accresconola gamma dei servizi rivolti alleaziende e migliorare il rapportotra banca e impresa cliente. Inquesta gravosa congiuntura, co-niugare il rispetto di determi-

nati parametri e il manteni-mento dell’equilibrio econo-mico richiesti dalle banche conla spasmodica ricerca di liqui-dità del sistema imprendito-riale, è un compito arduo. La scommessa è superare que-sto terribile periodo tutelandoentrambe le parti in modo che possano proseguire nellapropria azione creditizia e imprenditoriale».

Confimi è un organismoimprenditoriale cucito su mi-sura, di cui lei è primo presi-dente nazionale. Cosa vi haspinto ad avviare questa ope-razione e quali obiettivi siprefigge?«In Confimi sono rappresen-tate tante piccole e medie in-dustrie italiane che, su base vo-lontaria, si pongono l’obiettivo

primario di perseguire un pro-getto comune: tornare a essereil “sindacato” degli imprendi-tori manifatturieri. Capace ditutelarli, farli crescere e in gradodi progettare e di predisporreper queste imprese situazioni“tailor made”. Nell’immediato,Confimi deve far capire alla po-litica e agli economisti la gravitàirreversibile in cui versa la com-petitività del manifatturiero ita-liano e le ripercussioni socialiche potrebbero scaturire dal-l’ennesimo rinvio nell’indivi-duazione di una vera politicaindustriale, assente in questoPaese da almeno 20 anni, capace di guidarci per i pros-simi 20».

Questa decisione ha com-portato, a stretto giro, la vo-stra uscita da Confapi. Cosanon funzionava?«Confimi rappresenta unica-mente il mondo delle pmi ma-nifatturiere perché troppospesso nel panorama associa-tivo del nostro Paese si mesco-lano formule eterogenee e ag-gregazioni di vario genere: pmiindustriali e artigiane, societàcommerciali, liberi professioni-sti, assicurazioni, servizi alle per-sone, banche. Confapi ha al-largato i propri numeri solo peraumentare la rappresentanzafine a se stessa adottando poli-tiche sbagliate, come una bila-teralità che costerà troppo alleimprese associate. La bilateralitàcon le organizzazioni sindacali èuno strumento utile se gestitoin maniera funzionale alle esi-genze delle imprese. Confapiinvece ha scelto adottato metodi antitetici agli interessidelle imprese».

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 235

Francesco FantiPaolo Agnelli

Le piccole e medie industrie che compongono la base associativa diConfimi, nata per iniziativa delle Api di Bergamo, Vicenza, Verona e Modena

5000MANIFATTURIERO

In apertura,

Paolo Agnelli,

presidente di

Apindustria Bergamo e

neo presidente di

Confimi

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COMO IN CIFRE

238 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Dopo una lungastagione che con-tinuava dal 1994,la città di Como

ha deciso di cambiare. Archi-viate le amministrazioni Bottae Bruni, ai ballottaggi delloscorso maggio Mario Luciniha ottenuto quasi il 75 percento delle preferenze. La cittàha creduto in una proposta di-versa, soprattutto, sostieneGiulia Pusterla, assessore al Bi-lancio, per «gli innumerevolierrori delle due giunte prece-denti nella gestione del pro-getto delle paratie e dell’areaex Ticosa. La “ribellione” ènata soprattutto quando lacittà ha temuto di non averepiù quello splendido cannoc-chiale sul lago che si aveva daPiazza Cavour, e questo acausa di lavori sui quali i co-maschi erano scettici fin dal-l’inizio». Su questo, ma anche

sulla recente introduzione del-l’Imu e sui lavori alle infra-strutture della città verrà valu-tata la nuova amministrazione,che pare accettare la sfida, an-che grazie alla collaborazione eall’ascolto dei cittadini. Iltutto tenendo sempre in con-siderazione i limiti dovuti alladrastica riduzione dell’eroga-zione agli enti locali a causadella spending review. A que-sto proposito l’assessore Pu-sterla confida di mettere apunto una macchina ammini-strativa più attenta e, dunque,più efficace. «Credo che sidebba essere più efficientinella gestione dei crediti delComune, anche perché for-mare residui attivi che poi nonsi incassano non è sicuramenteuna prassi contabile virtuosa».

Qual è il bilancio deiprimi 100 giorni dallaGiunta Lucini?

«A mio avviso è un bilanciopositivo, soprattutto conside-rando da un lato la comples-sità di alcune problematicheche sapevamo di dover gestiree dall’altro il pessimo mo-mento economico e finanzia-rio. Abbiamo cercato di con-temperare l’esigenza dioccuparci con immediatezzadelle questioni più spicciole,come l’offerta di cultura espettacolo, importante soprat-tutto per una città a vocazioneturistica come Como, le ma-nutenzioni delle strade e variinterventi sull’organizzazioneinterna del Comune per au-mentarne l’efficienza, conl’esigenza, di occuparci deitemi delle paratie e dell’areaex Ticosa. Inoltre, abbiamodovuto approvare il bilanciodi previsione 2012. Come intutti i Comuni, abbiamo sof-ferto delle riduzioni dei tra-

Prove tecniche di contabilità virtuosaLa città di Como vede l’inizio di una nuova offerta culturale

e dei primi interventi infrastrutturali voluti dalla Giunta Lucini.

Il Comune però deve ridurre le uscite senza sacrificare i servizi

al cittadino, fondamentali nell’attuale periodo di crisi

Teresa Bellemo

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Giulia Pusterla

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 239

sferimenti statali e del fortevincolo del patto di stabilità.Per riuscire a far quadrare iconti ci si è basati su raziona-lizzazioni della spesa, ma an-che, purtroppo e inevitabil-mente, su un aumentodell’addizionale Irpef e del-l’Imu. Sono soddisfatta per-ché siamo riusciti a non arre-trare sulle spese sociali, che inquesti momenti di grave crisidelle famiglie sono più chemai indispensabili».

Da una parte recuperareun credito di 4 milioni dieuro dai cittadini comaschi edall’altra la possibilità di ra-teizzare l’Imu. Assomiglianoa due facce diverse dellastessa medaglia: da una partel’amministrazione “esat-trice” e dall’altra il suo voltopiù umano.«Il tema della lotta all’evasioneè un tema a me molto caro,perché va a braccetto conquello della giustizia sociale.

Detto questo, sono moltocontenta di aver recepito nel re-golamento Imu l’idea di unconsigliere comunale che pre-vede di concedere una sospen-sione temporanea dei paga-menti Imu sulla prima casa perquei soggetti che siano stati am-messi dalla banca a una mora-toria dei pagamenti delle ratedel mutuo. La strada per ri-durre al minimo l’evasionepassa dalla tax compliance: bi-sogna convincere il contri-buente a pagare il dovuto senzache ci sia bisogno di accerta-menti. E questo obiettivo si rag-giunge se il contribuente sa chei suoi soldi sono spesi bene,senza sprechi, per finalità con-divise. Ma anche se sa che, se non paga, sarà scoperto esanzionato. In particolar modocon la fiscalità municipale è facile per il cittadino, per laprossimità con l’amministra-zione, valutare la capacità del-l’amministrazione stessa di

spendere bene i soldi derivantidalle imposte».

Il piano di governo del ter-ritorio in via di approva-zione è quello stilato dallagiunta precedente. Cosamanca al documento perchési avvicini alla vostra idea di città?«Ci sono almeno due motiva-zioni determinanti che ci im-pongono oggi di partire dallabozza del Pgt predisposto dallagiunta precedente: bisogna farein fretta, perché la legge regio-nale ne impone l’adozione en-tro il 31 dicembre prossimo enon si possono buttare via glioltre 300mila euro di consu-lenze già spese per questo Pgt.Certo, il documento è da mi-gliorare e lo faremo aprendoai suggerimenti, alle idee, allaprogettualità di tutte le com-ponenti che vorranno contri-buire a una costruzione di unacasa comune più bella, più vi-vibile, più sostenibile».

Sopra,

l’assessore al Bilancio

del Comune di Como,

Giulia Pusterla

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240 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Confindustria e Api si uniscono in Unindustria per pesare di più. E le aziende dovrebbero fare lostesso: investire sull’innovazione e sulla pianificazionedi nuovi paradigmi per rispondere a un mercato diverso rispetto al passatoTeresa Bellemo

Rinnovarsi pertrovare nuova linfa

Sopra,

Francesco Verga,

presidente di

Confindustria Como

Imomenti di crisi rap-presentano anche mo-mento di cambiamentoe rinnovamento. Questo

non solo per poter ripartirein maniera più efficacequando la situazione econo-mica sarà migliore, ma ancheper poter rispondere con piùattenzione alle esigenze degliattori del mercato. Per questoè importante da una parte,per le aziende, investire nellaricerca e nell’innovazione edall’altra, per gli enti e ancheper le istituzioni, fare sistemae snellire i propri apparati.Da questa idea parte l’immi-nente fusione di Confindu-stria Como con Api Como,che insieme daranno vita aUnindustria: un’associazioneunica per avere più voce incapitolo. È anche per questoche Francesco Verga, presi-dente degli industriali coma-schi, auspica un rinnova-mento anche da parte delleistituzioni. «I principali freni

per lo sviluppo sono prestoindividuati: scarsa efficienzaamministrativa, farraginositàburocratiche, cuneo fiscaletroppo elevato, difficoltà diaccesso al credito. Il nostrogoverno deve recepire rapida-mente la direttiva comunita-ria che impone un limite aipagamenti a un massimo di60 giorni sia per la pubblicaamministrazione che per leaziende. A pochi chilometrida noi c’è la Svizzera, che èdavvero un altro mondo: ba-sterebbe applicare solo alcunedelle loro soluzioni per per-mettere alle nostre aziende direspirare e per attirare inve-stimenti in Italia».

Qual è lo stato di salute deltessuto produttivo locale?«Il momento non è dei piùfacili: negli ultimi sei mesi ab-biamo assistito a un rallenta-mento. Ma non sono pessi-mista, il nostro territorio delresto vive una situazione mi-gliore di altri. È innegabile

che la contrazione degli or-dini (-2,5%) negli ultimimesi è stata piuttosto impor-tante. Il dato che oggi ci con-forta è quello dell’export che,seppur non ai livelli passati,continua a crescere. Nono-stante dunque il calo dellevendite in Italia, il commer-cio estero ci rassicura perquanto riguarda la competiti-vità del nostro sistema pro-duttivo a livello internazio-nale: continua ad ampliarsiinfatti la forchetta tra venditeall’estero e mercato interno. Èd’obbligo quindi rimboccarsile maniche cercando di aprirsiai nuovi mercati senza mai di-menticarsi l’importanza del-l’innovazione per poter esserecompetitivi a livello globale.Speriamo di vedere prestouno spiraglio di migliora-mento che porti le nostre im-prese a riprendere l'attivitàproduttiva come nel periodoprecedente alla crisi, rilan-ciando il sistema produttivo

COMO IN CIFRE

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Francesco Verga

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 241

del nostro territorio e del no-stro Paese».

Presto Confindustria e Apifaranno parte di un’unica,nuova associazione: Unindu-stria. Quali le motivazioni ele finalità di questa fusione?«Stiamo vivendo un mo-mento non semplice per lavita del nostro Paese e dellenostre aziende. La crisi diquesti anni ci ha portato inun mondo nuovo, in cui gliapprocci al mercato sono dra-sticamente mutati e che ri-chiede nuovi modi di pen-sare e agire. Vanno dunqueindividuate strade nuove peraffrontare i problemi quoti-diani e un modo è proprioquello di unire le forze. Èproprio in quest’ottica cheConfindustria e Api hannoavviato un percorso condi-viso che porterà gradual-mente all’aggregazione delledue strutture sul territorio. Èimportante che gli impren-ditori si facciano sentire eavanzino istanze con unasola, unica voce. L’aggrega-

zione tra Confindustria e Apici permetterà di presentarcicome un’unica associazionedi categoria, che aumenterà ilproprio peso rappresentativoe sarà dunque in grado di in-crementare la propria capa-cità di lobby presso le istitu-zioni del nostro territorio e inseno al sistema Confindu-stria. Grazie a questo pro-cesso, infatti, saremo tra leprime 10 associazioni terri-toriali per dimensioni e rap-presentatività, con circa1.000 aziende e quasi 50.000addetti. Inoltre, l’aggrega-zione ci permetterà di offriredei servizi ancora migliori».

Quanto l’innovazione e laricerca sono importanti pervincere la concorrenza? «Innovazione e ricerca sononon solo importanti, ma fon-damentali per proporsi suimercati, soprattutto su quelliinternazionali, che sonoquelli che hanno permessoalla nostra economia di reg-gere alla crisi in maniera con-correnziale. Credo che tutte

le imprese dovrebbero sfor-zarsi di investire sempre inricerca e innovazione. Per es-sere competitivi oggi bisognapuntare su internazionalizza-zione, qualità, propensioneall’export e creatività: que-st’ultima per noi è di vitaleimportanza in quanto ci con-traddistingue da sempre».

Quanto conta l’export peril settore serico e quanto ri-sulta importante il made inItaly per i mercati esteri?«L’export conta moltissimo:il totale tra export diretto eindiretto ammonta al 75-80% del fatturato comples-sivo. Nel 2011 abbiamo am-pliato le vendite verso alcunimercati come Cina e Russia,mentre altri mercati impor-tanti, come Francia e Spagna,sono stati confermati, anchese hanno visto un rallenta-mento. In questi ultimi paesiè fondamentale la qualità del prodotto, mentre permercati come la Cina è ilmade in Italy a fare davverola differenza».

Il dato che oggici conforta è quellodell’export che, seppurnon ai livelli passati,continua a crescere

1.000IL NUMERO DI IMPRESE CHE RIUNISCEUNINDUSTRIA, L’ASSOCIAZIONE DI CATEGORIAFORMATA DA CONFINDUSTRIA E API

AZIENDE

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COMO IN CIFRE

Le aziende che si sono rivolte all’estero sono riuscite a superare meglio i peggiorimesi della crisi segnando risultati soddisfacenti. Uno dei motivi di questosuccesso sta nell’attenzione all’innovazione, che anche la Camera di Commercioappoggia e incentiva con ComoNextTeresa Bellemo

La situazione produt-tiva comasca comespecchio della realtàa livello macroecono-

mico del “sistema Italia”. Con-trazione dei consumi, ridu-zione delle vendite e degliordinativi per il comparto ma-nifatturiero. A ciò si aggiungela vicina Svizzera, ogni giornopiù competitiva a causa di age-volazioni fiscali e maggior flui-dità dal punto di vista buro-cratico. Come sottolinea PaoloDe Santis, presidente dellaCamera di Commercio diComo, questo «Non è un pro-blema soltanto per il territoriocomasco, ma per tutta l’Italiache produce». È l’export, però,a segnare un masso differente,è qui che le aziende continuanoa crescere e ad avere prestazionepositive. Il comparto serico, adesempio, nel primo trimestre2012 ha visto un aumento del12,5% rispetto al primo tri-mestre 2011. Merito anchedell’attenzione nei confrontidell’innovazione. Un’atten-zione non soltanto del singoloimprenditore, ma anche del

comparto associativo. Como-Next, il parco scientifico tec-nologico di Lomazzo, è il primospazio nato con l’obiettivo dioffrire un luogo fisico in cui le aziende innovatrici della provincia di Como possonotrovare le migliori condizioniper portare avanti la propria vocazione.

Qual è la situazione eco-nomica del territorio diComo?«La nostra situazione non èdissimile da quella che si re-spira nel resto del Paese. Comoè una provincia ancora forte-mente manifatturiera e su que-sto fronte ci sono grandi soffe-renze. Se poi prendiamo inconsiderazione l’andamentodei consumi, anche nel settoredel commercio e dei servizi sipossono riscontrare grosse dif-ficoltà. Aggiungo anche che ilsettore dell’edilizia, ancora unavolta come in tutta Italia, èquello più fermo in assoluto.Fatta questa premessa, dob-biamo anche ricordare cheComo è una provincia dove ilmanifatturiero ha una forte vo-

La ricetta vincente:export e innovazione

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Paolo De Santis

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 243

cazione all’export, dunque unaparte del nostro tessuto pro-duttivo riesce a reggere e adessere in una condizione dicrescita. I segnali di pesantezzaprevalgono, ma è giusto no-tare che chi agisce sui mercatiesteri riesce a reggere in ter-mini di fatturato e ordinativi».

Quanto la vicina Svizzerasi rivela una concorrente equanto invece una risorsaper l’economia comasca?«Bisogna distinguere due livelli.La Svizzera è un concorrentenon tanto per il territorio diComo, ma per l’intero Paese. Inquesti anni, infatti, in CantonTicino si stanno insediando fi-liali di aziende italiane impor-tanti che operano soprattuttonella moda, ma non solo, pro-prio perché lì ci sono condi-zioni fiscali, normative e disemplificazione burocratica cheagevolano molto il lavoro azien-dale. D’altro canto, però, laSvizzera è anche una risorsa im-portante, soprattutto dal puntodi vista dell’assorbimento dimanodopera. Potremmo con-siderarla quasi un ammortizza-

tore sociale per il territorio diComo, lì è impegnata una partedi lavoratori che altrimenti ri-schierebbero di non trovare oc-cupazione in Italia».

Come si sviluppa sul terri-torio l’attenzione per un as-set strategico come quellodell’innovazione?«Il tema dell’innovazione è cen-trale, come lo è anche sosteni-bilità. Il tessuto produttivo co-masco è da sempre stato apertoall’innovazione e per questo suquesti settori si investe e sispinge molto. A questo propo-sito la Camera di Commerciodi Como ha creato un centroper l’innovazione tecnologica.Si tratta di ComoNext, che or-mai da più di due anni è di-ventato il nuovo punto di rife-rimento per tutti i progetti chehanno a che fare con l’innova-zione tecnologica, le start-up, ilsostegno alla nuova impresa».

La vostra provincia, com-plice anche la presenza di al-cuni personaggi noti, è di-ventata una meta turisticaricercata. Come poter incen-tivare ancora di più questo

settore?«Certamente lo sviluppo turi-stico della provincia comascasi è consolidato in questi annigrazie anche alla presenza dipersonaggi celebri, che neltempo hanno dato fama al no-stro territorio. Vorrei sottoli-neare però che questo risul-tato è stato possibile anchegrazie ai grossi investimentiche gli operatori hanno fattoin termini di eccellenza: bastipensare al rinomato centrocongressuale di Villa Erba.Como ha un turismo che nonè di quantità ma di qualità,perché le sponde del lago nonsi prestano a un turismo dimassa. Il lavoro che stiamo fa-cendo è quello sui servizi, sullaqualità non soltanto dellestrutture ricettive ma anchesui trasporti e sull’accoglienza.Volendo fare un identikit delturista che sceglie Como per lesue vacanze, dobbiamo parlaresicuramente di una clientelaanglosassone, americana e in-glese, a cui poi si aggiungonole componenti della Franciadella Germania».

In apertura,

Paolo De Santis,

presidente della

Camera di

Commercio di Como

ComoNext da più di dueanni è diventato il nuovopunto di riferimento per tutti i progetti chehanno a che fare conl’innovazione tecnologica

Page 206: Dossier Lombardia 09 2012

244 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

La Compagnia delleOpere di Como daluglio ha un nuovopresidente, Marco

Mazzone che, a poco tempodalla sua elezione, ha già deli-neato le linee guida dell’asso-ciazione per i prossimi treanni. Innanzitutto, per il fu-turo delle aziende sarà deci-sivo un forte impulso alle retitra imprese e ai servizi per l’in-ternazionalizzazione. Per faci-litare questi percorsi sono natii progetti “Matching” ed “Ex-pandere Alta Lombardia”, duemomenti che favoriscono lerelazioni tra imprenditori e laconoscenza dei mercati inter-nazionali, nazionali e locali.Per quanto riguarda il soste-gno a imprenditori e disoccu-pati, ricorda Mazzone: «La no-stra scuola di impresa si ponecome sostegno formativo perl’imprenditore e poi c’è“Compagnia delle Opere peril lavoro”, un aiuto nel cercareun’occupazione per chi sitrova in difficoltà».

Quali saranno le prioritàdel suo mandato?«Il mio operato sarà indiriz-

zato a favorire il più possibileil protagonismo dei nostri as-sociati attraverso forme e mo-dalità che assicurino la valo-rizzazione delle loro attività.Cercherò inoltre di renderepossibile un percorso forma-tivo che incrementi la rela-zione degli imprenditori traloro e con gli enti della societàcivile, come le istituzioni pub-bliche, finanziarie e sociali.Credo sia importante riuscirea incrementare l’attenzioneverso i giovani, intesa comepreoccupazione sistematica alloro sostegno in tutto quelloche facciamo, in modo da fa-vorire un loro inserimento euna loro integrazione nelmondo del lavoro. Ciò eviden-zia un tema importante nelpercorso della Compagnia delleOpere, che è quello di consi-derare l’emergenza educativacome elemento primario, chericonosce il lavoro come occa-sione privilegiata, attraverso laquale il giovane può conoscerese stesso, i suoi desideri e la po-sitività della vita».

Come vede la situazioneeconomica del territorio

di Como?«La situazione economica delnostro territorio rispecchiaquella nazionale, dove molteaziende del settore manifattu-riero sono in crisi e rischianola chiusura. Il tasso di disoc-cupazione a livello provincialeè giunto al 5,4% e continua acrescere. Inoltre, il settorecommercio è in estrema diffi-coltà a causa del rallentamentodei consumi. Emergono, d’al-tro canto, segnali positivi daparte di aziende che hanno in-vestito nell’export e nell’inno-vazione tecnologica e si sonotrovate nella possibilità diaprire nuovi mercati per com-mercializzare i loro prodotti.Esempi concreti, in questosenso, li vediamo in alcuni set-tori come il legno-arredo dovegli imprenditori, di fronte allacrisi, si sono assunti la re-sponsabilità di rischiare met-tendo in campo tutta la loropassione per il proprio lavoro.Tale assunzione di responsa-bilità la vedo ancora carentenella nostra classe politica eauspico un’accelerazione inquesto senso».

Insieme per la ripresaMentre la congiuntura economica continua anon migliorare, serve lavoro di squadra e innovazione,per favorire le imprese nella sfida dell’internazionalizzazione.Il punto di Marco MazzoneTeresa Bellemo

Sopra,

Marco Mazzone,

presidente della

Compagnia delle Opere

di Como

L’ECONOMIA BERGAMASCA

Page 207: Dossier Lombardia 09 2012
Page 208: Dossier Lombardia 09 2012

246 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

CONSUMI

Incentivo ai consumi op-pure un autogol in unperiodo di drastico calodegli acquisti? La libera-

lizzazione degli orari degli eser-cizi commerciali ha suscitatograndi polemiche e opposizioni.Un parziale bilancio della situa-zione è delineato da GiovanniCobolli Gigli, a capo dell’asso-ciazione che raggruppa le im-prese italiane della Gdo.

Qual è il bilancio che puòtrarre fino a oggi della nor-mativa?«Le aziende hanno utilizzato

questa opportunità sulla basedelle proprie strategie commer-ciali. Anche se è ancora prestoper trarre un bilancio definitivo,si può dire che l’effetto com-plessivo ci pare positivo: è mi-gliorato il servizio ai consuma-tori e, a causa dell’aumento delleore lavorate, c’è stata una mag-giore distribuzione di redditoper i dipendenti. Anche in ter-mini occupazionali si è verifi-cato qualche incremento - so-prattutto di giovani - e, doveciò non è stato possibile, le mag-giori aperture festive hanno

contribuito a sostenere i livellioccupazionali, minacciati dallacrisi dei consumi. La liberaliz-zazione degli orari ha, tuttavia,incontrato una diffusa e miopeopposizione da parte degli entilocali, con emanazione di prov-vedimenti restrittivi da parte deiComuni e ricorsi alla Corte Co-stituzionale da parte delle Re-gioni. Federdistribuzione e lesue aziende associate si sono op-poste con fermezza a questeazioni, mettendo in atto ogniintervento possibile, ottenendosempre dagli organi ammini-

«Offrire il miglior servizio ai cittadini attraverso la presenza di tutte le formule distributive».

È la strada indicata da Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione,

per il futuro del commercio

Francesca Druidi

L’equilibriotra piccola e grande distribuzione

Page 209: Dossier Lombardia 09 2012

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 247

strativi il riconoscimento delleproprie tesi. Continueremo abatterci in difesa della libertàd’impresa e del mercato».

Molti vedono in questoprovvedimento un modoper favorire la grande di-stribuzione.«La possibilità di programmareliberamente gli orari e le aper-ture dei propri punti vendita èun principio di concorrenza va-lido per tutti gli imprenditori, digrandi catene come di negozidi prossimità. Si tratta di capireche deve cambiare il modo difornire servizio ai consumatori,adeguandosi ai loro mutati stilidi vita. Se le associazioni di rap-presentanza del dettaglio tradi-zionale continuano a osteggiareapertamente il provvedimento,ho notato che, invece, tanti pic-coli esercenti, negli ultimitempi, stanno prendendo co-scienza delle opportunità offertedal decreto “salva Italia”, ade-guando i propri comportamentialle nuove esigenze dei cittadinie, quindi, rappresentando unareale alternativa ai punti ven-dita della distribuzione mo-derna organizzata. In diverse re-altà territoriali, poi, già primadel Salva Italia per molti Co-muni turistici e città d’arte, viera la possibilità di aprire tuttol’anno e, quindi, il nuovo prov-vedimento non ha radicalmentestravolto la situazione».

Come hanno inciso le mi-sure prese in merito alla con-trattualistica della filieraagroalimentare?«Le nuove disposizioni previstedall’articolo 62 della legge “Cre-sci Italia” avranno forti riper-cussioni sulla grande distribu-

zione. Il provvedimento en-trerà in vigore molto rapida-mente, modificando in ma-niera radicale il ciclofinanziario delle imprese: sti-miamo uno spostamento di 6miliardi di liquidità in unanno a favore dei fornitori».

Con quali conseguenze?«Le imprese dovranno far ri-corso al credito in misura supe-riore: per molte questo creditopotrebbe non arrivare, con il ri-schio di dover chiudere, e per lealtre il costo della gestione fi-nanziaria aumenterà. Peraltro lenostre aziende opereranno intermini negoziali per attenuarel’effetto. Gli investimenti delsettore in nuovi punti vendita ein ristrutturazioni, anche inquesto periodo di crisi stimabilitra i 2,5 e i 3 miliardi di euro,saranno messi a rischio e la Gdopotrebbe perdere il ruolo vir-tuoso di bacino di nuova occu-pazione e di propulsore di cre-scita. Questo per tutelareindiscriminatamente i fornitori,senza alcuna distinzione in basealla loro dimensione. Mentresiamo favorevoli a intervenirein favore di agricoltori o piccolie medi industriali che possonorappresentare la parte deboledella filiera, siamo invece con-trari a provvedimenti che por-tino vantaggi alla grande indu-stria, che ha forte poterenegoziale ed è perfettamente ingrado di difendersi da sola».

Come valuta nel complessoi rapporti tra piccola, media egrande distribuzione in Italia?«Molti gruppi della modernadistribuzione organizzata ope-rano in più formule, superandoquindi le antiche barriere. Il

tema è come trovare un equili-brio tra la distribuzione mo-derna e il dettaglio più tradizio-nale. I numeri diffusidall’Osservatorio del ministerodello Sviluppo economico di-cono che, negli ultimi diecianni, le due realtà hanno saputocoesistere, e l’espansione dellaprima non ha compresso la se-conda: se nel 2000 in Italia vierano 721mila esercizi in sedefissa, di cui 40mila appartenentialla Dmo e 681mila al detta-glio tradizionale, nel 2011 ipunti vendita sono diventati776mila, di cui 56mila dellaDmo e 720mila tradizionali. Lanostra idea è che il commerciopossa offrire il miglior servizio aicittadini attraverso una presenzavitale di tutte le formule distri-butive, in una logica di conti-nuo adeguamento ai bisogni delconsumatore e di evoluzione,fattori appartenenti a qualsiasitipologia di negozio, grande opiccolo che sia».

Programmare liberamentegli orari e le aperture deipunti vendita è un principiodi concorrenza validoper tutti gli imprenditori

Giovanni Cobolli Gigli

Sopra,

Giovanni Cobolli Gigli,

presidente di

Federdistribuzione

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CONSUMI

248 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

I prezzi dei prodotti al dettaglio non accennano adiminuire e comprimono il potere d’acquisto dellefamiglie. Dal cibo alla benzina, sono le promozioni adominare la scena, con un gradimento in ascesa per ilprivate label. Ne parla Camillo De Berardinis di AdmGiacomo Govoni

Per rintracciare una sta-gione segnata da uncarrello della spesacosì pesante bisogna

tornare all’immediato dopo-guerra. I risultati sull’anda-mento dei consumi pubblicati ainizio agosto da Confcommer-cio trovano conferma nel de-cremento dell’1,4 per cento-delle vendite al dettagliocertificato da Istat nei primi 6

mesi del 2012. Una fotografiaallarmante, da ascrivere innan-zitutto all’impennata del prezzodei carburanti, saliti del 3 percento solo nel passaggio da lu-glio ad agosto e del 16,3 percento - tasso medio di crescitatra benzina e gasolio - su baseannua. «L’impatto fiscale suicarburanti – commenta Ca-millo De Berardinis, presidentedi Associazione distribuzionemoderna – ha raggiunto livelliinsostenibili e c’è ancora tantoda lavorare». Intanto, largo aiprovvedimenti sulle liberaliz-zazioni disposti dall’ultimo de-creto, purché «le Regioni rece-piscano questi indirizzi e non vicontrappongano politiche di freno».

Il suo impegno a favoredella libera concorrenza gli èvalso il soprannome di “Mi-ster liberalizzazioni”. In temadi carburanti, come sta inci-dendo il decreto sulle sceltecommerciali dei rivenditori?«L’eliminazione delle barriererestrittive nel commercio dei

carburanti è buona. L’ingressodella Gdo e delle pompe bian-che è salutare perché innesca ilriposizionamento di tutto ilmercato. Quando all’interno diun mercato entra un nuovosoggetto tutti i competitor diquel bacino d’utenza si riposi-zionano. Iniziative come quelladegli sconti per il weekend pro-mossa da Eni sono l’espressionedi un mercato che sta cam-biando e rivedendo anche lepolitiche di marketing tra com-pagnie concorrenti».

A livello generale, ritieneche le aperture normative deldecreto Monti possano gio-vare alle imprese distributive? «Cominciamo col dire che laconcorrenza è un fattore posi-tivo perché va a vantaggio deiconsumatori ed è premiante perle imprese migliori, al netto dielementi regolatori del mercatoche non devono mancare. Nelmercato c’è spazio per tutte leimprese, piccole e grandi, diqualsiasi tipologia d’impresa od’insegna. Gli sforzi fatti anche

Investire su nuovimodelli distributivi

Camillo De

Berardinis,

presidente di

Associazione

distribuzione

moderna (Adm)

Page 211: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 249

dal Governo Monti vannonella direzione corretta, diapertura del mercato alla con-correnza».

Quali strumenti e collabo-razioni occorre attivare nelprossimo futuro in chiave dicontenimento dei costi per iconsumatori?«Oggi quasi un terzo delle ven-dite nella grande distribuzionesi fanno in promozione, strate-gia con cui si è cercato di ag-gredire la caduta dei consumi.Per il quinto anno consecutivoil reddito delle famiglie è incalo. Nel 2012, secondo Con-fesercenti, siamo a un ulteriore-2 per cento. La competizionedi prezzo si può sostenere nonsolo con promozioni, ma attra-verso il recupero di risorse nellafiliera industria-distribuzioneda riversare sul prezzo finale».

Alla luce dei dati più re-centi, qual è lo spazio di cre-scita della marca privata inItalia?«è stata certamente una delleleve più importanti nella stra-tegia distributiva degli ultimianni, con una risposta impor-tante da parte dei consumatori.

Negli ultimi 3-4 anni la marcacommerciale ha avuto un’im-pennata, passando dal 13,5 percento del 2007 al 17,5 percento del 2011, con un ulte-riore incremento anche neiprimi 8 mesi di quest’anno.Non sembra un trend tempo-raneo, ma un fenomeno im-portante nel paniere degli ac-quisti dei consumatori».

Cosa rimane da perfezio-nare nel dialogo fra retailer eindustrie fornitrici?«Dobbiamo sforzarci di co-struire insieme delle politicheche vadano incontro ai bisognidei consumatori. Noi abbiamodue filoni: quello dell’efficienzae della riduzione di costi a li-vello di logistica, di imballi, direlazione di filiera e quello del-l’offerta commerciale, con ini-ziative di co-marketing chevanno incontro al potere d’ac-quisto delle famiglie, come an-che il presidente di Confcom-mercio Sangalli ha chiesto direcente. Una strategia vincente,indipendentemente dalla di-mensione del punto vendita, èquella dell’innovazione, che perun distributore moderno signi-

fica anche aprirsi a propostenuove, come i carburanti, para-farmacie, ottici, o investire neiformati distributivi nel solco diesperienze come Sapori e din-torni Conad, che ha introdottoservizi nuovi quali un’area per ladegustazione e consumo deiprodotti. Oppure, a livello digrande struttura, seguendoesempi come Italy, che sta ri-scuotendo risultati miglioridella rete tradizionale».

Tra le poche regioni ita-liane che secondo un’inda-gine Nielsen nel primo tri-mestre 2012 ha mantenuto ifatturati della Gdo pressochéinalterati figura la Lombar-dia. Da cosa è dipesa questamaggior tenuta delle vendite? «La tendenza complessiva è ne-gativa, ma non omogenea. LaLombardia è tra le regioni ita-liane quella che ha mostratouna miglior tenuta sia sul pianooccupazionale che del fatturato.Questo per via della presenza diuna concorrenza elevata e con-solidata nei decenni e anche diun tessuto economico più so-lido e con livelli medi di redditoe di consumo più alti».

La crescita della marcacommerciale non sembra un trendtemporaneo, ma un fenomenoimportante nel paniere degliacquisti dei consumatori

Camillo De Berardinis

Page 212: Dossier Lombardia 09 2012

250 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

CONSUMI

L’accoppiata convenienza e tipicità sta premiando sia le aziende italiane chepuntano sull’alta qualità sia importanti catene distributive estere. In aggiunta,Andrea Petronio invita a «un rapporto più diretto con il cliente»Giacomo Govoni

Per avere più chance diingraziarsi il consu-matore del futuro leimprese della distribu-

zione dovranno cominciare avalutare l’ipotesi che la virtùnon stia più nel mezzo. La chiave di volta secondo An-drea Petronio, partner diBain&Company, sarà piutto-sto polarizzare l’offerta tra unmodello “value for money” eun modello esclusivo di fasciaalta, ma anche unico e diffe-renziante per consumatori difascia media. «I casi di Eataly odi altri format premium fun-zionano già all’estero, con pla-yer storici come Waitrose eGood Food che fanno del-l’istintività, del biologico, del-l’alta qualità un punto di forza».

È questa la via maestra percontrastare la flessione deiconsumi?«È quella di chi guarda allacompetitività. Credo sia giuntoil tempo per i rivenditori di farescelte di campo un pochino piùpremium, anche guardando aquella fetta di fortunati che haancora la possibilità di com-prare bene. Da noi non trovi

più frutta fresca e carne buonain nessun supermercato, men-tre c’è ancora un’ampia fetta diconsumi di freschissimi da intercettare».

Su quali altri direttrici glioperatori della Gdo possonolavorare per affrontare uncontesto di mercato al ribassocome quello odierno?«Ci sono due diversi tipi di ope-ratori: quelli con una situazionepatrimoniale e reddituale solidae quelli in difficoltà. Occorreche questi ultimi puntino allaricerca di opportunità d’inte-grazione o consolidamento conaltri, evitando i soliti campani-lismi italiani, serviti solo a sal-vaguardare una frammenta-zione cospicua. Tanteoperazioni in passato sono nau-fragate perché ognuno ha latendenza a voler comandare incasa propria, ma piccolo è bellooggi non è più un’equazioneprofittevole. L’altro aspetto, daassumere come buon esercizio, è aumentare l’attenzione e il rigore sui costi circolanti e gli investimenti».

Spesso, invece, i retailer op-tano per un ricorso massiccio

alla promozionalità. Chefrutti sta raccogliendo questapolitica e come andrà modu-lata in futuro?«L’Italia è storicamente il mer-cato con il maggior utilizzodelle promozioni, strumentoche sta diventando più efficace,ma è diventata una bella giun-gla. Invece di elargire promo-zioni a pioggia, poco premiantie senza possibilità di fidelizza-zione, ritengo preferibile uscireun po’ dal coro, lavorare in ma-niera più mirata con strumentidi promozione come il custo-mer relationship management,dal ritorno economico garan-tito».

Visto dal lato dei distribu-tori, quali sono i risvolti po-sitivi del decreto liberalizza-zioni?«Sicuramente le liberalizzazionicome quelle sul farmaco hannodato una spinta all’innovazione.La verità è che, tolti casi spora-dici, negli ultimi anni questiprovvedimenti non hanno ge-nerato risultati significativi. An-che l’ultimo decreto di fattonon tocca tanti temi relativi allaliberalizzazione dei consumi,

Accompagnareil consumatore nell’acquisto

Page 213: Dossier Lombardia 09 2012

quanto dei settori professionalie di accesso al mondo del la-voro. Sui consumi si può fareancora molto».

Da una vostra recente ri-cerca emerge un grande inte-resse delle aziende italiane adaffacciarsi sui mercati esteri.Quali gli accorgimenti daadottare sotto il profilo dellaselezione dei paesi e del-l’identificazione dell’offerta?«La dinamica dell’internazio-nalizzazione nella Gdo ha ri-guardato quasi esclusivamentealcuni retail dell’abbigliamento.Per il resto, nessuno ha messo il

naso fuori dal Paese in manierarilevante, alimentare in primis.Oggi abbiamo retailer fonda-mentalmente domestici chedobbiamo proiettare all’estero,andando su mercati mirati enon mettendo bandierine acaso in giro per il mondo. Percreare un business locale vannostudiati bene consumi e tradi-zioni locali per personalizzarel’offerta, fin dalle confezioni. Efare molto leva sull’italianità,mai abbastanza sfruttata. Dalpunto di vista di geografie cre-scenti, Brasile e tutto il Suda-merica sono i fronti più favo-revoli, dove forse convieneentrare con acquisizioni per viadei grossi problemi logistici. InEuropa, i mercati più promet-tenti sono nel centro-est e an-che in Turchia».

Sul fronte della comunica-zione, quale strategia pro-mette in futuro di far piùpresa sul consumatore “for-mato crisi”?«Con il consumatore serve unrapporto più diretto, bisogna

creare un’empatia che faccia ve-dere nel distributore un par-tner nella sicurezza della spesa.Attraverso una promozionalitàpiù mirata, anche con l’aiutodelle tecnologie. Altri serviziimportanti possono esserequelli assicurativi e dell’ener-gia. La comunicazione deve in-teressare non tanto il prezzo,ma la sicurezza e la convenienzadel cliente che si sente in qual-che modo protetto».

Quali buone pratiche dellecatene distributive estere do-vrebbero essere mutuate dairivenditori italiani?«Nel 2002 avevamo già por-tato l’esempio di Mercadona,un formato spagnolo di superdiscount di grande successo,che ha fatto dell’offerta propriauna grandissima distintività.Tutte le forme che abbinanoconvenienza e tipicità rappre-sentano modelli a cui ispirarsi.Altri modelli molto affermatisul territorio sono Leclerc inFrancia, Edeka in Germania oTesco in Inghilterra».

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 251

Andrea Petronio,

partner di Bain &

Company e

consulente

direzionale nella

practice retail and

consumer goods

��

Eccetto alcuni retail dell’abbigliamento,nessun operatore della Gdo ha messo finora il naso fuori dal Paese in maniera rilevante

Andrea Petronio

27%LA QUOTA DEI PRODOTTI APPARTENENTI ALLE GRANDIMARCHE VENDUTI IN PROMOZIONE, SECONDO UNARICERCA DI CENTROMARCA RIFERITA AL 2012

PROMOZIONI

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252 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

CONSUMI

La marca ha una suatenuta di fondo nelcarrello della spesadel consumatore,

pur essendo in una fase dicrisi dei mercati e di consumistagnanti, e il punto di riferi-mento negli acquisti restano

le grandi marche chesono vendute spessoin promozione perchéquesto permette di ri-durre i prezzi e venireincontro a un consu-matore che ha un po-tere di acquisto piùbasso. «Nasce però unproblema – rivela ilpresidente di Centro-marca Luigi Bordoni– che è quello della

marginalità che viene ridottaed erosa, e questo a lungo ter-mine porta a una riduzionedelle risorse che l’industria dimarca può destinare agli in-vestimenti». Da qui ad esem-pio si assiste a una frenata delmercato pubblicitario. Oc-corre dunque, continuare agenerare valore, soprattutto inquesta fase complicata deimercati.

Qual è l’andamento deiconsumi e da quali settoripotrebbero arrivare segnalidi ripresa?«L’andamento dei consumi èstagnante, ma ci sono catego-rie di prodotto che registranotassi di crescita anche a due ci-fre, come alcune tipologie dicosmetici. È il caso ad esem-pio delle tinture per capelli,dei prodotti di bellezza peruomo, dei piatti pronti surge-lati e di prodotti specificiquali la pasta senza glutine.Oggi non esiste più un con-sumatore medio ma un utentepiù attento che è capace difare delle scelte e nel suo stiledi vita combina diversi tipi diesigenze in funzione di unreddito medio che non stacrescendo e di fronte a un po-tere d’acquisto che sta ca-lando. Lavorando però su fat-tori importanti come laconservazione della qualità eun buon tasso di innovazione,la marca ha la capacità di te-nere bene il mercato. Il fattoche le private label in Italiacontinuano, anche in questafase di crisi, ad avere le quote

di mercato più basse a livelloeuropeo e internazionale te-stimonia una fidelizzazione eun apprezzamento del consu-matore per il prodotto dimarca che non ha eguali inaltri Paesi europei».

Quali sono le leve da cuipassa il rilancio? E da qualisettori vengono più sfruttatiquesti elementi per la cre-scita?«Su tutti l’innovazione. Il set-tore delle tecnologie è uno deipiù avvantaggiati perché l’in-novazione è molto veloce e vi-sibile. Anche nell’alimentarec’è un livello d’innovazioneinteressante perché è semprepresente l’obiettivo di rinno-vare il coefficiente di serviziodel prodotto e questo si tra-duce in innovazione di pac-kaging o di ciclo produttivoper rendere un prodotto, adesempio, meno impattantesull’ambiente. Un altro set-tore in cui l’innovazione è im-portante e costante è la curadella casa e della persona conprodotti sempre più compati-bili con le esigenze che il con-sumatore manifesta».

Anche in un contesto difficile si conferma la domanda di servizio e qualità, elementi caratteristici

delle grandi marche che, sottolinea il presidente di Centromarca Luigi Bordoni, dovrebbero

essere sfruttati come leve di rilancio e crescita

Renata Gualtieri

Qualità e innovazione,le grandi marche tengono

Il presidente

di Centromarca

Luigi Bordoni

Page 215: Dossier Lombardia 09 2012
Page 216: Dossier Lombardia 09 2012

ENERGIA

254 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Nessuna crisi rile-vata, aumentocostante del fat-turato, assun-

zioni in vista e l’inaugura-zione di una nuova eultramoderna sede, a rappre-sentare un futuro mirato almercato delle energie alter-native. Non è il ritratto diun’azienda virtuale, ma diuna solida realtà imprendi-toriale della provincia di Ber-gamo. È la Fluidomatic di CastelliCalepio, che opera nell’am-bito industriale fornendo val-vole assemblate per diversisettori: siderurgico, mecca-nico, chimico, petrolchi-mico, alimentare, oleodina-mico ed energetico. Dapiccola società di rivenditacostituita nel 1988 dall’ini-ziativa di 4 soci a realtà di ri-ferimento nella commercia-lizzazione di soluzionitecnologiche complete, ilpasso è breve. In pochi anni,infatti, l’azienda apre un ven-taglio d’offerte, commercia-lizzando sul mercato italianoi prodotti di punta delle piùimportanti case costruttriciinternazionali, leader nei lorosettori di competenza. Alcuniesempi? La Sebigas - società

del Gruppo Industriale Mac-caferri specializzata nella rea-lizzazione e gestione di im-pianti a biogas ricavato dabiomasse per la qualel’azienda bergamasca ha rea-lizzato 24 progetti unici - eIes Biogas - che opera per lostesso mercato della gestionedelle biomasse - ove sonostate fornite valvole a ghi-gliottina vestite e assemblatecon le specifiche esigenze delcliente per la realizzazione di40 impianti automatizzati egestibili da remoto. E ora perFluidomatic, forte di unanuova sede inaugurata di re-cente, la sfida è il mercatodell’energia, in particolarequello delle rinnovabili,come spiega il Responsabiledella Comunicazione, Fabri-zio Belotti.

Esiste, per le categorie diprodotti che commercializ-zate, un problema di con-correnza low cost? «Come sappiamo i compo-nenti più a buon mercatoprovengono dai paesi asiaticiche però non costituisconola vera concorrenza. Sonopoche in Italia le imprese cheoffrono i nostri skill tecnici,innovazione e ricerca al no-stro prezzo, avendo noi per

Approfondire la ricerca sulle energie

alternative, soprattutto biomasse, vero

core business del futuro. È lo scopo

della Fluidomatic dopo anni di crescita

in vari settori industriali.

Il punto di Fabrizio Belotti

Roberta De Tomi

Fabrizio Belotti, Amministratore delegato della Fluidomatic

di Castelli Calepio (BG)

www.fluidomatic.it

La svolta per le imprese?Un’organizzazione flessibile

Page 217: Dossier Lombardia 09 2012

Fabrizio Belotti

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 255

altro un forte potere di trat-tativa negli acquisti. Sap-piamo di avere sul nostroterritorio un rapporto qua-lità-prezzo inattaccabile».

Qual è la vostra coper-tura territoriale e quali imercati più importanti? «Lavoriamo nel Nord Italiada 25 anni. Attualmente cistiamo aprendo in Puglia,Calabria, Basilicata. Cistiamo espandendo nel ri-spetto della domanda delmercato attualmente piùforte, quella che proviene dalcomparto delle rinnovabili,biogas e biomasse particolar-mente, ove si richiedonoprodotti sempre più sofisti-cati e unici. Essere flessibili epiccoli ci fa rispondere conpropositività alla domandaattuale di mercato».

Che cosa rappresental’inaugurazione dellanuova sede?«La nuova sede - un capan-

none geotermico in classe Apredisposto all’installazionedi un impianto fotovoltaico,una struttura moderna di1000 metri quadri, capace dicontenere 15mila referenze -è il risultato di quanto ab-biamo costruito in tantianni. Abbiamo infatti untrend positivo costante del20 per cento dal 2008, conun fatturato 2011 di circa 5milioni di euro. Abbiamouna reputazione che ci col-loca tra le imprese capaci difornire know-how, suggeri-menti tecnici, a fianco e so-prattutto nel rispetto delleproblematiche del cliente,che supportiamo come veropartner, non come semplicefornitore».

Quali sono i prossimi in-vestimenti programmati?«Dopo tanti anni di espe-

rienza nel mercato, nel fu-turo di Fluidomatic c’è di si-curo l’assunzione di tecniciesperti, con l’ambiziosoobiettivo di costruire un pro-dotto a marchio nostro».

Quali sono le prospettivee gli obiettivi per il medio elungo periodo?«Incrementare in primoluogo le aree di vendita. Eallo stesso modo approfon-dire la ricerca nelle soluzioniideali per il mercato delleenergie alternative, soprat-tutto biomasse, vero core bu-siness nel futuro della nostraazienda. Ci stiamo orien-tando verso la proposta diprodotti che possano esserealtamente funzionali e allostesso tempo semplici, uti-lizzabili per questo da teamesperti come dal sempliceutilizzatore finale».

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Ci stiamo espandendo verso la domandadel mercato attualmente più forte, quellache proviene dal comparto delle rinnovabili,biogas e biomasse

Page 218: Dossier Lombardia 09 2012

ENERGIA

Secondo studi di orga-nizzazioni internazio-nali si stima che nelmondo, un miliardo e

mezzo di persone manchino diun accesso adeguato all’energiaelettrica. «Questo – spiega Mat-teo Codazzi, amministratore de-legato del CESI, Centro Elet-trotecnico Sperimentale Italiano– è un indizio molto chiaro del-l’enorme fabbisogno ancora esi-stente, a livello mondiale, pernuove infrastrutture elettricheed energetiche. In questo conte-sto, CESI, con una rete di oltremille professionisti, è leader glo-bale nel mercato delle prove e

della certificazione dicomponenti elettro-meccanici e nei ser-vizi di consulenza edingegneria nel settoreelettro-energetico edell’ingegneria am-bientale. Abbiamocompetenze distin-tive per condurreMaster Plan di retesia per singoli Paesiche per intere Re-

gioni. Lo scorso febbraio, peresempio, ci siamo aggiudicatiuna gara indetta dal FondoArabo per lo Sviluppo Econo-mico e Sociale, per lo studio difattibilità dello scenario ottimaledelle interconnessioni elettrichee dei gasdotti e da questo allacreazione entro il 2030 di unmercato dell’energia unico. Difatto stiamo disegnando la stra-tegia energetica dei 20 Paesi dellaLega Araba. Nel corso del 2011abbiamo continuato l'assistenzatecnica per l’implementazionedella linea HVDC tra PortoVelho e Araracoara, in Brasile,che con i suoi 2500 km e 6300mw di capacità di trasporto èuna delle più grandi infrastrut-ture di trasmissione al mondo».

Come si è chiuso il 2011?«Pur in uno scenario economicoglobale difficile, il 2011 è statoper noi un anno record. I ricavisono aumentati del 10 per centograzie in particolare all’aumentodell’attività internazionale cre-sciuta del 20 per cento rispettoall’anno precedente. Con un va-lore della produzione di 111,3

milioni di euro e un’utile di14,0 milioni di euro, CESI haconseguito il miglior risultatoeconomico-finanziario degli ul-timi 10 anni».

Che quadro si è delineatofinora per il 2012?«Le turbolenze che continuanoa caratterizzare l’economiamondiale anche nel 2012 indu-cono a non abbassare l’atten-zione gestionale. Comunquenoi siamo consapevoli della no-stra eccellenza tecnica, compe-tenza e ora anche di una piùampia diversificazione dei nostrimercati di riferimento».

Nell’ultimo periodo vi sieteconcentrati in modo partico-lare sulle tecnologie legate allesmart grids. «Nel mondo delle grandi infra-strutture elettriche ormai si èentrati in un’era “smart”, di cuii contatori elettronici, sono soloun primo elemento abilitante.Nel prossimo quinquennio a li-vello globale si prevedono inve-stimenti in smart grid per qual-che centinaio di miliardi di euronei diversi settori industriali

Anche nel mondo delle grandi infrastrutture elettriche si è entrati nell’era smart.

Nuove soluzioni che miglioreranno la qualità del servizio elettrico riducendo i costi gestionali.

Ne parliamo con Matteo Codazzi, amministratore delegato di CESI

Nicoletta Bucciarelli

Un futuro energeticosempre più smart

256 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 257

coinvolti: tutto ciò ci porteràverso reti “autoconfiguranti”,più intelligenti, più efficienti,su cui l’elettrone scorrerà con-temporaneamente ad un flussodi “bit” informatici. La nostrasocietà ha maturato un’espe-rienza considerevole, grazie alknow-how sviluppatosi sul pro-getto del contatore elettronicoEnel in Italia nonché quelloEndesa (per 45 milioni circa dicontatori tra Italia e Spagna).Attualmente stiamo assistendo,su progetti di digital meter, leutilities di Serbia e Montenegrononché, a brevissimo, Asia cen-trale e America Latina. Nel-l’ambito delle Smart Grid, ab-biamo studiato soluzioni chemigliorano la qualità del servi-zio elettrico riducendo i tempidelle interruzioni e i costi di ge-stione e di esercizio».

Quali sono le prospettive di

mercato per la tecnologiadelle celle solari che da qual-che anno state sviluppando? «Attualmente sono in orbita 62satelliti di 20 diverse nazionalitàche hanno a bordo celle solari,interamente prodotte dal CESIe tutelate da brevetto, ad altis-sima concentrazione con effi-cienza superiore al 38 percento. Queste celle solari sonooggi pronte per le applicazioniterrestri. Abbiamo calcolato cheuna superficie di 45x45 km ri-coperta con questa soluzionetecnologica sarebbe sufficienteper garantire l’attuale fabbiso-gno elettrico di una nazionecome l’Italia. Oggi la soluzioneè economicamente sostenibile,senza sussidi, per i Paesi ad al-tissima solarità o desertici,come Cile, Sud-Africa, il Mid-dle East e gran parte del Nord-Africa, nonché alcune aree del

Nord-America. Sulle celle solariabbiamo depositato 2 brevettiinternazionali».

Quali sono le strategie nelmedio-lungo periodo?«La crescita dell’internaziona-lizzazione è la sfida centrale eanche il Far East rappresentaun’opportunità all’orizzonte; laCina soprattutto. Abbiamo lecompetenze, l’esperienza e lacapacità finanziaria per coglierequeste opportunità di mercatoe di allargarci pensando ingrande, ad esempio a una “so-cietà d’ingegneria delle reti”,ovvero a un CESI con compe-tenze trasversali su elettricità,gas e acqua. Molto del know-how che abbiamo accumulatonel settore elettrico potrebbeessere messo a fattore comune emolte delle nostre competenzesono indipendenti dal fluido:acqua, gas o kwh che sia».

Nel prossimo quinquennioa livello globale si prevedonoinvestimenti in smart gridper qualche centinaiodi miliardi di euro in diversisettori industriali

Matteo Codazzi

Matteo Codazzi è amministratore delegato del CESI. Oltre alla sede di Milano CESI

ha due stabilimenti di testing in Germania e ha costituito le società CESI Middle East

a Dubai e CESI do Brasil a Rio de Janeiro - www.cesi.it

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RINNOVABILI

Da quando si è de-ciso di aiutare losviluppo delleenergie rinnova-

bili, sono stati davvero tantigli incentivi veri o fittizi asso-ciati alla produzione di questotipo di energia senza scadenza.Si è creata molta confusionetra gli interessati a ricevere in-centivi e a installare impiantifotovoltaici o solari, e soltantoda poco la chiarezza è final-mente giunta a regolarizzare lasituazione. È stato infatti deliberato che

chi installa un impianto foto-voltaico ha diritto di utilizzarel’energia prodotta, di vendereil surplus e, in entrambi i casi,di ricevere un incentivo per ladurata di vent’anni. Tali finan-ziamenti, inoltre, varieranno aseconda della potenza dell’im-pianto e del periodo in cuiviene messo in funzione, ov-vero prima si realizza l’im-pianto, maggiore saranno gliincentivi erogati. In aggiunta,le aziende e i privati potrannoottenere delle maggiorazioninel caso si rimuovano anchecoperture di amianto o si uti-lizzino materiali europei. Pro-prio quest’ultimo è il caso dellasocietà Proget Elettroimpiantidi Bergamo. «Abbiamo sceltodi impiegare solo componentiprodotti in Italia e in Europa –spiega Luca Ruggeri, titolaredell’impresa – perché nono-stante costino di più, garanti-scono una qualità maggiore eanche incentivi più alti del 10per cento».

Com’è la situazione attualedel mercato nazionale e in par-ticolare di quello lombardo ri-

guardo alla realizzazione diimpianti per la produzione dienergia rinnovabile?«Nonostante gli incentivi ero-gabili a chi realizzi impiantifotovoltaici, il mercato gene-rale sta vivendo una fase digrande rallentamento e incer-tezza. I prezzi dei materiali, inparticolare di pannelli e appa-recchiature elettroniche, sonotroppo elevati; e gli stessi 7 mi-liardi di incentivi annui ver-ranno presto bloccati. In que-sto modo né i grandi impiantisu cui si era finora puntato néquelli piccoli dei privati e dellePmi potranno accedere agliaiuti finanziari e quindi rinno-varsi ed entrare in funzione.Questo problema andrà a gra-vare anche sui posti di lavoro,perché se un impianto in co-struzione e attivo crea moltis-sima occupazione, anche grazieal suo vasto indotto, un im-pianto la cui realizzazione èferma riduce a zero il lavoro ditantissime persone».

Qual è il bilancio che la Pro-get Elettroimpianti può faredell’ultimo anno di attività?

In un mercato attualmente confuso e quasi fermo, unire le funzionalità di domotica

e impianti fotovoltaici sembra l’unico metodo con cui movimentare il settore

delle energie rinnovabili. Il punto della situazione dalla voce di Luca Ruggeri

Emanuela Caruso

Luca Ruggeri,

titolare della Proget

Elettroimpianti

di Bergamo

www.progetsrl.com

Il futuro dell’energia?Rinnovabili e domotica

258 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Page 221: Dossier Lombardia 09 2012

Luca Ruggeri

«Negli ultimi due anni siamoriusciti a quintuplicare il fat-turato, quindi a raggiungere, adispetto del duro periodo eco-nomico, risultati ragguarde-voli. Per giungere a tali tra-guardi abbiamo puntato tuttoe creduto molto nel fotovol-taico e nelle energie rinnova-bili in genere, in quanto unicasoluzione all’imminente esau-rimento di risorse fossili. Inol-tre, anche se gli impianti dienergia rinnovabile costano dipiù di quelli normali, rappre-sentano un vantaggio dalpunto di vista di una ridu-zione consistente di spese me-diche dovute a inquinamento,fumi e gas emessi dall’energiafossile».

Quali sono i punti di forzache hanno permesso allaProget Elettroimpianti diraggiungere i risultati sopra-citati?«Il fattore che ci ha permessodi allargare la nostra attività e

aumentare il fatturato è statosicuramente il passaparola deivari clienti, unito anche allaqualità degli impianti e deimateriali che garantiamo du-rante ogni nostro lavoro. Rap-presenta poi un grande puntodi forza il fatto che anche se dipiccole dimensioni, siamo ingrado di occuparci dalla pro-gettazione, alla costruzione,alla messa a punto e all’instal-lazione dell’impainto, pren-dendoci quindi cura di tutte levarie fasi e di tutti i minimiparticolari di cui bisogna sem-pre tenere conto. Gli utentiapprezzano anche il rapportodiretto che instauriamo conloro, volto soprattutto a ca-pire e quindi soddisfare le realinecessità».

Quale tipologia di im-pianto rappresenta al mo-

mento la parte principale delvostro core business?«Il nostro core business al mo-mento si focalizza sul fotovol-taico e sulla domotica, e in par-ticolar modo sulle applicazionidella domotica finalizzate al ri-sparmio energetico. Infatti, in-tegrando alla domotica un im-pianto fotovoltaico, è possibilegestire e usare in modo intelli-gente l’energia della propria abi-tazione o della propria azienda,gestendo per esempio il con-trollo dei carichi dei vari elet-trodomestici e programmandoi consumi della casa in base al-l’effettiva energia che riesce aprodurre l’impianto fotovol-taico di cui si dispone. Pen-siamo che proprio la domoticalegata al risparmio energeticosarà il futuro delle energie rin-novabili».

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Affiancando a un impianto fotovoltaicodi ultima generazione una domotica domesticaaltrettanto moderna è possibile ottenereun ragguardevole risparmio energetico

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 259

Page 222: Dossier Lombardia 09 2012

260 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Realizzazione di impianti fotovoltaici,

bonifica e smaltimento di amianto

ed eternit. Il settore dell’edilizia punta

su queste due attività per rilanciare

il mercato e contribuire

alla salvaguardia dell’ambiente.

Ne parla Demetrio Grassenis

Emanuela Caruso

Costruzioni a misuradi ambiente

Nelle immagini, alcune realizzazioni della Duesse Coperture Srl

di Ponte Nossa (BG)

www.duessecoperture.com

Con l’entrata in vi-gore del QuintoConto Energiasono finalmente

chiare ai futuri consumatori dienergie alternative le nuove di-rettive sul tema degli incentivi.L’ultimo Conto presentato, in-fatti, stipula che maggiori pri-vilegi spetteranno alle piccolerealtà, mentre per la costruzionedi impianti e strutture più rile-vanti, l’acquirente avrà a chefare con finanziamenti più bassirispetto al passato. A fronte ditali modifiche, quindi, il set-tore andrà incontro ad alcunicambiamenti importanti, cam-biamenti però che non dovreb-bero variare il flusso di richiestache caratterizza attualmente ilmercato. A confermare questa prospet-tiva sono le ricerche fatte dallasocietà Duesse Coperture,azienda specializzata da oltre

vent’anni nella produzione dicoperture industriali e civili.«Parallelamente alla riduzionedegli incentivi, abbiamo assi-stito anche a una diminuzionedei costi di installazione degliimpianti fotovoltaici – spiegaDemetrio Grassenis, legale rap-presentante dell’impresa –, ra-gion per cui il mercato conti-nua a chiedere a gran voceprodotti a basso impatto am-bientale, tecnologie sempre piùsofisticate per l’utilizzo di fontienergetiche rinnovabili e nuoviimpianti fotovoltaici». E capire l’interesse del mercatoper strutture capaci di sfruttareenergie dalla durata illimitatanon è così complicato, perchécome spiega Demetrio Grasse-nis «il fotovoltaico è un sistemache presenta innumerevoli van-taggi sia ambientali che econo-mici. Le aziende che decidonodi installare impianti di questo

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 261

genere sui tetti degli stabili-menti possono produrre ener-gia elettrica utile all’esecuzionedelle lavorazioni e risparmiare icosti che invece deriverebberodall’impiego di energia fossiletradizionale». Sempre attentaalla cura dell’ambiente e alla sa-lute di chi vi abita, la DuesseCoperture si è specializzata an-che nella rimozione e bonificadi amianto ed eternit, attivitàche per essere svolta al megliodeve seguire in modo scrupo-loso le normative vigenti. «Sem-pre più spesso – continua an-cora Demetrio Grassenis – gliinterventi di cui dobbiamo oc-cuparci prevedono la rimozionedi amianto e la conseguente bo-nifica delle coperture di capan-noni industriali. Il trattamentoper eliminare l’amianto e l’eter-nit parte con una stabilizza-zione delle fibre di amianto,così da impedire la dispersionedelle polveri altamente nociveper l’ambiente e le persone, econtinua con l’incapsulamentodelle lastre attraverso sostanzesintetiche, la bonifica delle co-perture e lo smaltimento dellescorie di amianto ed eternit. Ri-spetto al passato, relativamentea questo ramo della nostra atti-vità, abbiamo notato un cam-biamento importante: se prima,eliminato l’amianto, monta-vamo un pannello di 4 centi-metri d’altezza, oggi sta cre-scendo il numero di clienti cherichiedono pannelli coibentati

di almeno 10 centimetri, com-posti da due lastre di lamieracon in mezzo il poliuretano.Questa scelta non viene fattasolo da grandi o piccoleaziende, ma anche dai privatiche desiderano ristrutturare lecoperture della propria abita-zione». L’elevata qualità di queste lavo-razioni e degli altri servizi messia disposizione del cliente dallaDuesse Coperture, quali instal-lazione di lattonerie, interventidi impermeabilizzazione e coi-bentazione civili e industriali erealizzazione di sistemi antica-duta, hanno permesso alla so-cietà di affrontare con grinta ilmomento di crisi vissuto dalcomparto edile e di registrareuna costante crescita del pro-prio volume d’affari. «Partiticon un fatturato 2009 pari a 6milioni di euro – conclude De-metrio Grassenis – siamo riu-sciti a raddoppiarlo in appena

tre anni, passando per un 2010che ha fatto segnare un fattu-rato di 9,5 milioni e giungendoa fine 2011 con un volumed’affari di circa 11 milioni dieuro. La strategia che più diogni altra ha consentito tale ri-sultato è stata senza dubbioquella di investire sull’azienda,in particolare sulla formazionedel personale, che ha un’età me-dia di trent’anni. Importantis-simi sono poi stati gli investi-menti dedicati alpotenziamento delle capacitàtecniche e all’aggiornamentodei mezzi e degli strumenti fon-damentali per il nostro lavoro». Per l’immediato futuro, laDuesse Coperture si augura dimigliorare ulteriormente i tra-guardi finora raggiunti e di par-tecipare in modo più costantealle gare di appalto pubbliche,che a oggi rappresentano perl’azienda solo l’1 per cento delfatturato.

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Attualmente, una volta rimosso l’amianto,ricopriamo i tetti con pannelli coibentatidi 10 centimetri d’altezza

Demetrio Grassenis

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GESTIONE RIFIUTI

262 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

I l valore delle materieprime aumenta, la tec-nologia per il recuperodei rifiuti progredisce.

È una combinazione di fat-tori destinata a diventare sem-pre più importante e già oggic’è chi ha compreso il suo po-tenziale in termini commer-ciali. Il settore del riciclo stamarciando a ritmi di crescitaimpressionanti, tanto che nel2011 era secondo solo alleenergie rinnovabili e que-st’anno c’è stato il sorpasso:supera del doppio l’eolico edel 60 per cento il fotovol-taico. Da una parte quindi

l’affare e dall’altra l’attenzioneall’ambiente, un altro bino-mio che bisogna considerarefondante nel campo. Eppurenon sono molti in Italia a in-vestire nel riciclo. «Per la ri-cerca delle migliori opportu-nità purtroppo spesso siricorre a impianti in paesiesteri, primi fra tutti la Ger-mania e il Giappone doveviene attualmente fornito il50 per cento del fatturato».A parlare è Marco Vitali, unodei soci della e-metalli di Mi-lano, azienda specializzata neltrovare le soluzioni per il re-cupero degli scarti e rifiuti ur-bani o industriali. Vitali con-ferma il trend positivo apartire dalla sua esperienza di-retta. «Abbiamo registrato –dice Vitali – un incrementodel 20 per cento annuo negliultimi 3 esercizi dal 2010 al2011 e altrettanto ci aspet-tiamo quest’anno. C’è unacerta stagnazione dovuta allacrisi, come per esempio nelrecupero del vetro: lo scartodelle famiglie si è ridotto per-ché i consumi si sono ridotti,

ma i prodotti che vengonoimballati nel vetro hanno co-sti più alti e quindi ce n’è unutilizzo inferiore. Ma nono-stante questo siamo convintiche ci siano atteggiamenti piùmoderni che permettonomargini di crescita».

I RAEE E LE ALTRE MI-NIERE DI MATERIE PRIMEIl core business della e-me-talli è rappresentato dai cosi-detti rifiuti da apparecchia-ture elettriche ed elettroniche(Raee). «Questi – spiega Vi-tali – contengono molti me-talli preziosi come oro, ar-gento, platino, palladio,stagno, rame e tanti altri. Maquesto tipo di recupero spessorisulta difficile perché le ma-terie sono miste nello stessoprodotto, e in questi casi,molto frequenti, non è facileprocedere alla separazione. Possiamo parlare di un vero eproprio deprezzamento dellematerie prime contenute incerti scarti perché di difficilerecupero. Per esempio, uncavo elettrico può essere com-

Un settore in fortissima crescita che offre ottime possibilità, non solo dal punto di vista

imprenditoriale. Riguarda l’ambiente, il risparmio economico e quello energetico.

Marco Vitali offre un’analisi su andamento, implicazioni e prospettive del riciclo

Renato Ferretti

Il “recupero” dell’economia?Potrebbe arrivare dai rifiuti

La e-metalli

si trova a Milano

www.e-metalli.com

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 263

posto da tessuto, pvc, politi-liene e poi magari un filo dirame. Quindi si dovrebbe sot-toporre a lavorazioni com-plesse bruciare il resto per ot-tenere il rame, ma magari cen’è troppo poco per sostenerela spesa. Per le normative vi-genti il produttore di caviadesso deve produrre con ma-teriali compatibili. In questomodo il riutilizzo è di granlunga più semplice. I produt-tori in generale dovrebberooperare in modo che il pro-dotto a fine vita possa esserefacilmente recuperato». Il discorso non è molto di-verso se si prende in conside-razione il recupero degli im-ballaggi, altro campo in cuilavora la e-metalli. «Gli im-ballaggi – continua Vitali –purtroppo sono spesso fatti

con materiali compositi,come una sfoglia di allumi-nio unita a una sfoglia di pla-stica. Il problema è quellodella corretta cernita dei pro-dotti e loro valutazione. Noimandiamo questi materiali inGermania, per esempio, dovec’è un impianto che brucia laplastica in un processo di pi-rolisi: questo permette di ge-nerare energie lasciando poisolo l’alluminio. In Italia cen’è solo uno. Quindi i rifiutise sono trattati in un certomodo si recuperano altri-menti sono costretti ad an-dare in discarica».

UN PROBLEMA DI SEN-SIBILIZZAZIONELa possibilità di evitare que-sto spreco non è soltanto unproblema industriale di pro-

duzione. «È difficile convin-cere delle persone di una certaetà che non bisogna buttare imozziconi di sigarette perterra, mentre invece un ra-gazzo di sedici anni ha sicu-ramente un atteggiamentomentale diverso da chi ha vis-suto nell’era del consumismo.Ecco, noi dobbiamo puntaresulle nuove generazioni per-ché l’importanza del temaambientale sia messa al cen-tro. La raccolta differenziata,per esempio deve essereun’abitudine, perché se è veroche in fase di produzione sipuò fare molto di più per ren-dere semplice la divisione deimateriali, è altrettanto veroche se anche le famiglie diffe-renziassero il trattamento sa-rebbe meno complicato, i co-sti di smaltimento si

� �Dobbiamo puntare sulle nuove generazioni perchél’importanza del tema ambientale sia messa al centro

Marco Vitali

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264 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

ridurrebbero e le possibilitàdi recupero crescerebbero. In-somma è questione di sensi-bilizzazione». Un tema chesecondo Vitali non riguardasolo il riciclo, ma riflette undiverso approccio mentaleche distingue le nuove dallevecchie generazioni. E cheforse decide anche del futurodi un’impresa. «I giovani im-prenditori, dal mio punto divista, hanno più facilità a co-gliere soluzioni innovative e aguardarsi intorno, mettere indiscussione lo stato di fatto,nel nostro settore è sicura-mente un approccio vincente.È l’atteggiamento che cer-chiamo di avere noi: cer-chiamo non far crescerel’azienda grazie all’amico del-l’amico, ma individuandonicchie e nuove opportunità».

LA CHIAVE È LA RICERCAUn atteggiamento mentaleche ha guidato i tre soci verso

una certa direzione, pococonsueta per degli imprendi-tori. «Abbiamo cercato – diceVitali – di non esasperare latrattativa da mercato, ma ditrovare delle controparti checi arricchissero del loro li-vello culturale. Mi spiegomeglio. Noi siamo agenti diuna delle più grosse societàgiapponesi da oltre quindicianni, con loro abbiamo avutoscambi continui per tecnolo-gie e impianti. Il lavoro chefacciamo per esempio sulleschede elettroniche, cercandodi estrarre i preziosi conte-nuti da queste, nasce da unostimolo avuto da loro: ave-vano un impianto molto so-fisticato per lo scopo e noiabbiamo cercato di capirecosa potevamo fare in Italiain questo senso. Questo èsolo un esempio, in generalesiamo andati a cercare le so-luzioni più complesse e sofi-sticate. Poi una volta sul mer-

cato abbiamo avuto riscontrifavorevoli».Ma non è l’unica direzioneperseguita per continuare laricerca di nuove soluzioni.«Stavamo pensando di spon-sorizzare borse di studio, an-che per il nostro interesse,perché i giovani hanno grandicapacità di ricerca e di appro-fondimento. Personalmenteho fatto una tesi sul commer-cio dei metalli in Inghilterra enegli Stati Uniti che è stata il-luminante per tutta l’attivitàlavorativa successiva. Infatti,se si ha la fortuna di interfac-ciarsi con sei o sette opera-tori qualificati nel settore,questo può dare un punto divista veramente prezioso intutta l’attività successiva, so-prattutto se è sostenuto dauna volontà di ricerca, ap-punto. Come conseguenza c’èpiù probabilità di realizzareprogetti tecnologicamente al-l’avanguardia».

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GESTIONE RIFIUTI

Da sinistra,

Impianto Raee Deluca

Smaltimenti e Rottami

elettronici di Milano

e smontaggio

televisori presso

l’Impianto Adriatica

Green Power Spa

di Agugliano (AN)

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Page 228: Dossier Lombardia 09 2012

GESTIONE RIFIUTI

268 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Risale all’anno scorsol’approvazione delRegolamento UE333/2011, recante

i criteri che determinanoquando alcuni tipi di rottamimetallici (rottami di ferro, ac-ciaio e alluminio, inclusi i rot-tami di leghe di alluminio) ces-sano di essere considerati rifiutiai sensi della direttiva2008/98/CE del Parlamentoeuropeo e del Consiglio. Ilprovvedimento, entrato in vi-gore lo scorso 28 aprile, ma ap-plicato dal 9 ottobre 2011s’iscrive all’interno dell’obiet-tivo generale di arrivare a unasocietà del riciclaggio, met-tendo fine all’era del rifiuto. Ilregolamento contiene tutte leindicazioni relative alle defini-zioni di rottami e alle modalitàdi trattamento, secondo speci-fiche ben precise e mira a porrefine alle diatribe comunitariee nazionali relative al concettodi rifiuto. La Img, azienda del GruppoGelfi che opera nel commercio

Una sede operativa dotata di un impianto fotovoltaico e grande attenzione all’impatto

ambientale. Per le aziende che operano nel settore del recupero di materiali, gli adempimenti

sono tanti e necessari. Il punto di Bortolo Gelfi

Roberta De Tomi

e nella lavorazione di materialiferrosi e non, conosce bene gliadempimenti relativi, e opera inconformità, prestando moltaattenzione alla realizzazione diinvestimenti adeguati, che ten-gano conto dell’impatto am-bientale. Nello specifico la so-cietà si occupa della raccolta edella lavorazione di rottami fer-rosi e metallici quali: rame, ot-tone, alluminio, leghe di ac-ciaio e tutti i metalli nonferrosi. Inoltre Img è in fase di amplia-mento: a ottobre sarà attiva unaseconda sede, dotata di un im-pianto di fotovoltaico.

Alla luce dell’attuale con-giuntura economica in checondizioni versa il commer-cio dei materiali ferrosi?«Il settore in cui operiamo starisentendo meno di altri dellacrisi, per tutta una serie di ra-gioni connaturate alle peculia-rità del nostro lavoro. In primoluogo, vi è ancora una richiestadi materiale ferroso, malgradole criticità del momento. Inol-tre le nostre fornitrici sono so-prattutto le aziende che si oc-cupano di forgiatura che, inquanto settore di nicchia, ci hapermesso di mantenere il no-stro business. Un terzo aspetto,

Bortolo Gelfi,

presidente della Img,

azienda del

Gruppo Gelfi, di

Cividate Camuno (BS)

[email protected]

In aumento il recuperodi rottami metallici

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Bortolo Gelfi

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 269

collegato al contesto generalein cui stiamo vivendo, riguardal’aumento di vendite giudizia-rie e delle aste legate ai falli-menti. In questo caso, pos-siamo dire che vi è stato unaumento di disponibilità dimateriale ferroso, anche se taleincremento, sempre a causadella crisi, non sempre coin-cide con un incremento delleconseguenti immissioni dimercato».

Quale trend sta seguendo ilvostro bilancio?«Attualmente, l’andamento èpositivo e rispetto all’annoscorso, abbiamo realizzato unacrescita».

Attraverso quali iter realiz-zate la trasformazione deimetalli?«Un primo aspetto da sottoli-neare è che il materiale che trat-tiamo è considerato un rifiuto,dunque, deve essere trattatocome tale. Dopo aver acqui-sito il materiale in questione, opresso le aziende di forgiatura,da cui ritiriamo intestature dipezzi grossi, o, come già detto,presso vendite giudiziarie, ef-fettuiamo accurati controllicon specifici macchinari, cherilevano la presenza di sostanzeresidue. In tal caso la fonte dicontaminazione deve essere ri-mossa. Il materiale così rigene-rato viene immesso di nuovosul mercato, venendo incontroin particolar modo alle richie-ste delle acciaierie».

Il vostro lavoro richiede an-che di ottemperare a partico-lari obblighi di legge.«Come detto, le normative vi-

genti nel nostro paese conside-rano i metalli ferrosi dei rifiuti.Ciò implica da parte nostra lanecessità di ottenere delle au-torizzazioni specifiche, per po-ter procedere allo stoccaggio ealla lavorazione dei prodotti inquestione. Tali autorizzazioniriguardano il luogo in cui sirealizzano questi procedimenti,in quanto deve avere caratteri-stiche particolari, corrispon-denti a quanto richiesto dallenormative. Per quanto riguardala società, ne abbiamo ottenutauna nel 2008 per la struttura divia Delle Cave, e in tempi re-centi, una seconda per l’edificioche sarà utilizzato da ottobrein poi».

Oltre al commercio e allarivendita dei materiali ferrosie non, vi occupate di altre at-tività?

«Ci occupiamo anche di rotta-mazione, attività che si collegaa quella del recupero, che rap-presenta il nostro core-business.Anche in questo caso, spesso cirivolgiamo alle aste fallimen-tari, presso cui acquisiamo benirecuperabili (veicoli e solleva-tori), per poi immetterli sulmercato. Inoltre siamo specia-lizzati nel servizio container enelle demolizioni industriali,con conseguente smontaggiodi siti e macchinari. Per realiz-zare queste operazioni, ci avva-liamo di macchinari quali grue, naturalmente, di personalequalificato e opportunamenteformato. Nella nostra attivitàla formazione è un perno im-prescindibile».

Quali sono gli investimentinecessari, con particolare ri-ferimento all’impatto am-

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Le normative vigenti considerano i metalli ferrosidei rifiuti. Ciò implica da parte nostra la necessitàdi ottenere delle autorizzazioni specifiche

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GESTIONE RIFIUTI

270 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

bientale?«Per poter operare in questoambito, occorre adeguare co-stantemente gli edifici e i ma-teriali alle richieste delle nor-mative. Ci siamo dovutidotare di attrezzature per ilcontrollo radiometrico (perverificare eventuali fonti ra-dioattive) e di macchinari diuna certa tipologia; abbiamoad esempio, anche dovutodotarci di un sistema ade-guato allo scarico delle ac-que. Le tematiche ecologichesono al centro del nostro la-voro, tanto che abbiamofatto installare sulla coper-tura nel nuovo edificio deipannelli fotovoltaici».

Qual è il vostro raggiod’azione?«Lavoriamo prevalentementeper le forgiature locali: circal’80 per cento del materialeproviene da un’unica fonte.Tuttavia, nel caso in cui dob-biamo raggiungere aste falli-mentari, il nostro raggio diazione si estende oltre i con-

fini del locale, arrivando incittà quali Brescia e Milano.Naturalmente, siamo legatialle eventualità delle richiesteche vengono fatte, anchefuori regione o fuori dal ter-ritorio nazionale. Di recente,ad esempio, abbiamo vendutodel materiale ferroso a un’ac-ciaieria austriaca. La nostradisponibilità a superare i con-fini locali c’è, in quanto ci av-valiamo di automezzi ad am-pia capacità, di proprietà diun’azienda del Gruppo Gelfi,di cui Img fa parte, che pos-sono trasportare anche alcune

tonnellate di materiale». Quali sono le prospettive

per il breve e medio ter-mine?«Per quanto riguarda il bilan-cio e la tenuta del lavoro, do-vrebbe mantenersi sui livellidell’anno in corso, sperandoche la crisi non metta a ri-schio la stabilità dei nostriproduttori. Naturalmente, lasperanza è che venga superatoquesto difficile momento incui, è vero che stiamo riti-rando un maggiore quantita-tivo di materiale presso falli-menti, causati dallasituazione, ma è altrettantovero che è difficile immetterei prodotti sul mercato. Perquanto riguarda il futuro del-l’azienda, si spera che i mieifigli, già inseriti nelle aziendedel Gruppo, possano portareavanti il lavoro, nell’otticadella continuità. Infine, l’at-tenzione sarà sempre rivolta ainvestimenti sulla conoscenza,la sicurezza, le attrezzature, inaccordo con le normative».

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ECOLOGIA

272 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

U na cava non de-termina solol’approvvigiona-mento di sabbia

e ghiaia indispensabile in edi-lizia. Spesso purtroppo crea deiveri e propri “buchi” nel postoin cui si è scavato, dei vuotiche non hanno un impattoesclusivamente paesaggistico.Sarebbe il meno. L’ecosistemastesso del territorio viene svuo-tato nello stesso punto, cam-biando i connotati della flora edella fauna locali.

Il problema è noto da tempo,ma, come denuncia Legam-biente, forse se ne parla troppopoco. La Lombardia è al primoposto per le cave di sabbia eghiaia, ma ha anche primatidecisamente positivi per la sal-vaguardia del territorio in rela-zione all’ attività estrattiva.Proprio una delle cave di sab-bia e ghiaia, attiva nel mila-nese, ha operato in modo darisultare un esempio unico disviluppo sostenibile. Sono lecave Merlini, che d’accordo

con il Comune di Gaggianohanno proceduto alla riqualifi-cazione dell’area. «L’ambiente– dice il responsabile dellecave, Carlo Merlini – è una ri-sorsa unica e proteggerlo e va-lorizzarlo è un dovere di tutti.Per questo motivo ci siamo im-pegnati per la creazione dellago Boscaccio». Quindi niente discarica a cieloaperto, ma una riqualificazionein grado di favorire lo sviluppodi specie di piante e animali ti-pici del posto. «Il lago Boscac-

Cave, per un’estrazione ecologicaDa sito per l’estrazione di sabbia e ghiaia a bacino artificiale perfettamente integrato

con l’ecosistema della pianura lombarda. Carlo Merlini descrive le cave eco-sostenibili,

e gli sforzi che hanno contribuito a creare un nuovo habitat

Renato Ferretti

Page 233: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 273

Carlo Merlini

cio è un bacino artificiale natograzie alla nostra attività di esca-vazione – continua Merlini –, èalimentato da numerose risor-give di acqua purissima e ricreaun habitat tipico della pianuralombarda. La creazione del lagoè legata al processo di estrazionedelle sabbie e delle ghiaie. Lapresenza della falda acquifera,prossima al piano campagna,ha infatti determinato la pro-gressiva sostituzione di terreni aseminativo irriguo e mais conun invaso artificiale da cui vieneestratto il materiale inerte perl’edilizia. Il 1994 è l’anno incui possiamo far risalire la pre-messa che ha reso possibile lanascita del “progetto NaturaBoscaccio” quando le CaveMerlini, con lo scopo di ren-dere attuabili e sostenibili nel-l'area del lago Boscaccio nuoveiniziative alternative all'attivitàdi cava, decisero di spostare gliimpianti di lavorazione e sele-zione, allora localizzati nell'areadi fronte il lago, in una nuovaposizione più marginale». I primi interventi di recuperoambientale al Lago Boscacciorisalgono al 1987, e fin da al-lora si ripensa il sito cercandodi coinvolgere altri soggetti ingrado di individuare le poten-zialità del luogo. «Il progetto –Carlo Merlini ricorda – si è viavia arricchito di nuovi conte-nuti, grazie anche a prestigiosecollaborazioni con biologi enaturalisti, permettendo cosìdi strutturare un ambiente as-solutamente naturale ed omo-geneo con il territorio». Dunque l’azienda Cave Mer-lini sostiene orgogliosamenteche «la biodiversità si può

esprimere in contesto paesag-gistico che nasce dall’attivitàdi cava, in cui si possono con-durre anche studi finalizzatialla ricerca. Il potenziale pro-duttivo di una cava non è mi-surabile solo dai metri cubiestraibili da un giacimento, maanche dalla sua capacità di pro-durre ambiente». Il Boscaccio oggi ospita visiteguidate, eventi ed attività spor-tive e permette anche studispecifici sul nuovo ambienteche così si è creato. «Le attivitàdi studio e ricerca, in collabo-razione anche con le Univer-sità, contribuiscono alla rac-colta sistematica diinformazioni che valorizzanoquesto contesto offrendo unasolida base scientifica per defi-nire gli obiettivi e l'evoluzione

di questa oasi naturalistica.Molti di questi dati, che con-fluiranno negli studi scientificipubblicati nella collana I Qua-derni del lago Boscaccio, desi-derano contribuire ad appro-fondire la conoscenza sullabiodiversità presente in questonuovo ambiente, monitoran-dola nel tempo per garantirnecontinuità e tutela a vantaggiodelle future generazioni. Con ilprogetto “il Canneto del lagoBoscaccio”, avviato nel 2003, èstata creata una zona umidaper accogliere gli uccelli ac-quatici di passo. Il Lago Bo-scaccio è inserito nell'oasi diprotezione denominata dalpiano faunistico venatoriodella Provincia di Milano“Oasi di protezione di CascinaBoscaccio”».

Il lago Boscaccio

è situato a sud est

di Milano, nella zona

di Corsico-Gaggiano

www.naturaboscaccio.it

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TURISMO

276 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Non c’è solo il maree la montagnanelle scelte di viag-gio dei turisti ita-

liani e stranieri. Negli ultimidieci anni il turismo culturaleinterno del Bel Paese ha spiccatoper una crescita superiore a tuttigli altri segmenti, toccando il+17 per cento per quanto ri-guarda gli italiani e il +54 per

cento per gli stranieri. In vettaalla classifica, compaiono lemete classiche come Venezia,Verona, Padova, Roma, Firenze,Siena e la riviera romagnola.Se la scelta culturale si dimostral’arma vincente in un contesto dicrisi economica e finanziaria, ilpresidente di FederturismoConfindustria, Renzo Iorio, ac-cende i riflettori sull’Expo 2015,un’occasione straordinaria per

migliorare l’immagine dell’Ita-lia, suscitare curiosità e poten-ziare anche le infrastrutture, cioèil punto di acquisto e di scelta diviaggio da parte dei turisti lon-tani. «Il governo si sta impe-gnando, pur nei limiti del potereesclusivo che le Regioni hannooggi in materia di turismo – af-ferma –, potere che oggi an-drebbe rivisto per trovare primadi tutto il modo di rilanciare ladestinazione Italia».

Come giudica l’attuale of-ferta di strutture turistiche inItalia?«È un mercato saturo rispettoalla domanda attuale perchèsiamo il paese che dopo gliStati Uniti ha il maggior nu-mero di camere di albergo e sepoi aggiungiamo tutta la ricet-tività non convenzionale - bedand breakfast, agriturismi,ospitalità religiose - arriviamo a115mila imprese complessive.Non c’è un problema di of-ferta, ma di domanda. Nonvedo poi situazioni drammati-che in termini di qualità dellestrutture rispetto ai livelli dimercato dei nostri concorrentieuropei come Francia e Spa-gna. Credo, invece, che il pro-blema verta su come questa of-ferta riesce a essere comunicata

e messa a sistema e possa offrireun’esperienza facilmente ac-quistabile e di aspettativa diprodotto rispetto al cliente. Daquesto punto di vista l’Italia hadei passi da recuperare rispettoai nostri concorrenti».

Come l’Italia regge il con-fronto con altri paesi, comead esempio la Spagna chepur in una fase di crisi eco-nomica ha saputo valorizzareal massimo le proprie strut-ture turistiche?«L’Italia ha un deficit di com-petitività ma anche un pro-blema nel riuscire a catturare iclienti. A questa situazionecontribuisce una promozionedel paese parcellizzata, con 21attori e 21 campagne di di-mensioni forzatamente mode-ste a livello internazionale epochi investimenti sull’imma-gine che il Paese ha nei mer-cati lontani. Ecco perchè ri-sulta decisivo il lavoro dirilancio di una promozionenazionale e unitaria attornoall’Enit e all’Ice che per mis-sione sostengono il paese suimercati internazionali».

Secondo le stime della Fon-dazione Altagamma, l’hotel-lerie di lusso in Italia nonsente la crisi.

Secondo Renzo Iorio, il vero problema italiano non è nella qualità delle strutture, che giudica

competitive rispetto ai paesi europei, ma nel modo in cui si comunica l’offerta turistica al grande

pubblico. «Da questo punto di vista, dobbiamo recuperare terreno rispetto ai nostri concorrenti»

Elisa Fiocchi

Raccontare i territori

Page 235: Dossier Lombardia 09 2012

Renzo Iorio

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 277

«Quando si subisce una reces-sione economica, la fascia ri-stretta di persone con un red-dito di fascia alta continua amantenere la propria capacitàdi spesa e si amplia il divario.È un fenomeno fisiologico. Intempi di crisi è la classe mediaa essere penalizzata in terminidi potere di acquisto e anchegli sbocchi di acquisto risul-tano quelli più penalizzati. Ilmercato del quattro stelle ita-liano soffre poi più di altri per-chè lì è aumentata l’offerta eha patito maggiormente an-che la contrazione della do-manda del turismo di affari,cioè di quei movimenti di per-sone legati all’attività econo-mica che, in tempi di crisi,inevitabilmente si riduce. C’èpiù concorrenza, meno do-manda e anche dall’estero laclientela internazionale guardaal medio alta di gamma per ilmercato italiano».

Quali nuove strategie an-drebbero adottate per rilan-ciare le altre strutture ricet-tive del target medio?«Le chiavi di crescita sono le-gate a quei fenomeni di forteaggregazione sul territorio op-pure al tema del sostegno daparte dei marchi internazio-

nali che rassicurano una clien-tela di lungo raggio e, nellostesso tempo, possono renderevisibili questi alberghi su unmercato internazionale e nonpiù locale. L’Italia dipende al55 per cento dalla clientela in-ternazionale e, in particolare,dal mercato europeo, statuni-tense e cinese perciò è difficileessere competitivi senza stru-menti efficaci di tipo distribu-tivo come presenza sul web evisibilità».

Come e dove intervenire alivello infrastrutturale per au-mentare i collegamenti e va-lorizzare alcune aree e strut-ture turistiche italiane?«Il nostro Paese ha un puntodebole dal punto di vista turi-stico e della logistica, cioè lamaglia di alta velocità che at-traverso la pianura padana locollega alla rete internazionale,come la linea Torino-Trieste eil prolungamento verso laFrancia. Sul resto del territo-rio, presenta invece una ma-gliatura sufficientemente im-portante e di contro unproblema di spreco di risorsecon un proliferare assurdo diaeroporti che non hanno unsenso economico. Ci sono li-nee sostenute dalle comunità

locali che finanziano le Rya-nair di turno perchè vadanoad atterrare lì».

Dove indirizzare, dunque,gli investimenti?«Nella salvaguardia e nella tu-tela del territorio, penso aibeni paesaggistici e monu-mentali dove è necessario in-vestire in termini di conser-vazione e fruibilità turistica,che è la prima infrastrutturadel nostro mestiere. Servonopoi piattaforme web o virtualiper rendere appetibile la de-stinazione Italia in tutte le suedeclinazioni sui mercati in-ternazionali: non parlo delportale Italia che ormai sa-rebbe una formula obsoletama penso alla capacità di rac-contare i territori e di indivi-duare all’interno le esperienzeche il turista può fare».

L’Italia dipendeal 55% dai turisti stranieri,in particolare dal mercatoeuropeo, statunitense e cinese.È difficile essere competitivisenza strumenti efficacidi tipo distributivo

Page 236: Dossier Lombardia 09 2012

278 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Secondo Mauro di Dalmazio, Il piano strategico è uno strumento fondamentale che orienterà le scelte non più in maniera occasionale ma strutturale: «Darà il segnale di un sistema che vuole puntare suquesto settore come fattore di crescita»Elisa Fiocchi

TURISMO

Per rimettere al cen-tro dell’agenda Paeseil settore turistico,ciascuna Regione ha

presentato un proprio docu-mento che contiene gli assetstrategici per costruire unpiano di rilancio nazionale.La sfida oggi si gioca sullaqualità dei servizi e dellestrutture, sulla creazione diun prodotto competitivo chenon si concentra unicamentesugli attrattori turistici delterritorio. «Per troppi annil’Italia si è adagiata a questepolitiche ma con l’avvento diun mercato sempre più diffi-cile questi meccanismi, dasoli, non bastano». A soste-nerlo è Mauro Di Dalmazio,coordinatore della Commis-sione Beni e attività culturalidella Conferenza delle Re-gioni, che illustra le poten-zialità del Piano strategico del

turismo, «uno strumento chedovrà assumere un ruolo dicentralità nell'agenda politicae nel documento di program-mazione economica del Governo».

Su quali linee guida eobiettivi il piano è statoconcepito?«Intanto è bene dire che fi-nalmente c’è un lavoro con-creto ed è uno strumento dicui si avvertiva l’assoluta ne-cessità per permettere al turi-smo di diventare un dominioe un settore fondamentale perla crescita del paese. Le lineeguida sono già state rimessenei documenti e riguardanola messa a sistema dei serviziche integrano il prodotto tu-rismo, la competitività delleimprese turistiche, l’organiz-zazione dei servizi delle pro-fessioni turistiche, l’incenti-vazione della qualità, la

certificazione amministrativae la formazione degli opera-tori. La logica di sistema è fi-nalizzata alla creazione diprodotti di qualità che al di làdell’attrattore turistico e cul-turale, dispongano anche diuna gamma di servizi che ren-dano l’esperienza del turistaaccattivante. A fianco di poli-tiche di incentivazione sulpubblico e l’interazione conaltri settori serve infatti un sistema di stimoli per la competitività delle nostre imprese».

Come saranno allocate lerisorse?«Per il momento non è statostanziato ancora nulla ma lerisorse dovranno assecondarele azioni e saranno dirette eindirette. Se ne parlerà discu-tendo di incentivazione e armonizzazione fiscale, di so-stegni ai processi di aggrega-

Il turismo torna al centro dell’agenda Paese

Page 237: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 279

zione e di commercializza-zione, ad esempio. Il pianostrategico orienterà le sceltequando si tratterà di distri-buire le risorse».

In che modo potrà rilan-ciare il comparto e renderlocompetitivo con i livelli europei?«A livello di servizi e di strut-ture la sfida è tutta sulla qua-lità. Nel piano strategico do-vrà rientrare il Portale Italiadi cui se ne parla da troppotempo e una logica di sistemamolto coordinata tra i vari li-velli istituzionali che stiamoottenendo. Un ruolo chiavelo avrà anche la commercia-lizzazione sui mercati ricchied emergenti, qui si apre ilcapitolo Enit, che finalmentesi è ricostituito è che deve di-ventare strumento centrale diraccordo e promozione al-l’estero del nostro paese. In-

fine, il sostegno a operatori eimprenditori che soffrono ungap importante rispetto al-l’Europa, pensiamo ad esem-pio alla disarmonia fiscale».

Quali saranno i prossimipassi istituzionali?«In Commissione al Senatoabbiamo già portato delle no-stre piccole proposte che cer-cheremo di far confluire nelPiano strategico: dall’esten-sione degli incentivi per le ri-strutturazioni, a reinvesti-menti, attraverso Enit, degliintroiti derivanti dai visti tu-ristici, alla creazione di unfondo ad hoc per le pmi scor-porato dal fondo unico delleattività produttive. In questomomento c’è buona armoniaistituzionale e un buon livellodi collaborazione, bisognacontinuare così».

Con quali previsioni sichiuderà invece il 2012 per

il turismo italiano e qualinuove politiche saranno at-tuate per favorire la desta-gionalizzazione dei flussituristici? «Si tratta di politiche fonda-mentali per un paese come ilnostro che soffre molto la sta-gionalità dell’offerta balneare.Bisognerà lavorare su piùfronti, come ad esempio in-centivare il turismo congres-suale con un rilancio opera-tivo dell’ente ConventionBureau, del quale si dovrà de-cidere il destino organizzativo,ma che comunque non puòmancare nella programma-zione turistica del nostropaese. Per quanto concerne leprevisioni, tenuto conto delcontesto di crisi, il problemasi registra nella diminuzionedella propensione alla spesache ha provocato una flessionedei fatturati».

Sopra,

Mauro Di Dalmazio,

assessore al turismo

dell’Abruzzo e

coordinatore della

Commissione Beni e

attività culturali della

Conferenza delle

Regioni

Mauro di Dalmazio

Page 238: Dossier Lombardia 09 2012

TURISMO

280 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Gli addetti al settoredel turismo chie-dono nuove misureper la ripresa dei

consumi e maggiori incentivi fi-scali sia sul fronte edilizio che suquello occupazionale. Stando al-l’analisi del presidente di Fede-ralberghi Bernabò Bocca, «il si-stema ricettivo del Bel Paese èpiù che dimensionato alla do-manda» ma non mancano le cri-ticità legate ai flussi turistici, conevidenti tagli della capacità dispesa della componente d’oltre-confine e con un incrementodegli stranieri che riguarda es-senzialmente le aree delle cittàd’arte e dello shopping. Il “pianostrategico di rilancio del turismoin Italia”, esposto al presidentedel Consiglio Mario Monti,punta proprio a sviluppare unastrategia unitaria per il turismo ea cogliere le opportunità di cre-scita offerte dal settore.

Come giudica la validità del-l’attuale offerta di strutture ri-cettive sul territorio nazionale?«L’Italia, con 1,1 milioni di ca-mere alberghiere, è quarta nelmondo, dietro gli Stati Uniti (4,6milioni di camere), il Giappone(1,7 milioni) e la Cina (1,6 mi-lioni). Inoltre, è prima in Eu-ropa per numero di camere e po-

sti letto, che ammontano a 2,2milioni, sopravanzando la Ger-mania (920mila camere e 1,7milioni letti), la Spagna (840milacamere e 1,7 milioni letti) e laFrancia (630mila camere e 1,3milioni letti). È dunque evidentecome il nostro sistema ricettivosia più che dimensionato per unanazione a vocazione turisticaquale l’Italia».

Quali sono, a suo avviso, iprincipali interventi infra-strutturali da avviare per ar-ricchire il territorio di tecno-logie per l’accesso alla rete chepuntano all’innovazione e rap-presentano uno strumentocompetitivo?«Non è solo un problema di svi-luppo delle infrastrutture tecno-logiche, ma anche di una mo-dernizzazione del sistema viario,ferroviario, aeroportuale e na-vale. Chiediamo più autostradea più corsie, un servizio ferro-viario più capillare oltre la Tav, losviluppo di poli aeroportualidavvero consoni alle esigenze deiterritori per i quali dovrebberofavorire il flusso di viaggiatori,l’incremento dei porti e portic-cioli turistici per sviluppare ade-guatamente la pur consistentedomanda dei diportisti».

E per riqualificare le strut-

ture ricettive esistenti?«L’offerta alberghiera è fin troppoelevata, al punto che riteniamosaturo il mercato e bisognoso divie di fuga per quelle impreseche, inevitabilmente e anche acausa della crisi, rischiano di es-sere marginali. Favorendo il cam-bio di destinazione d’uso, asciu-gheremmo il mercato di tuttequelle aziende in affanno, nondepaupereremmo il patrimonioimmobiliare delle aree interes-sate e daremmo ossigeno alle re-stanti strutture ricettive che po-trebbero trovare nel mercatostesso le fonti di nuovo reddito ingrado di consentire loro investi-menti in ammodernamenti e ri-qualificazioni».

E attraverso quali alleanze ecollaborazioni, anche interna-zionali, è possibile renderlepiù attrattive?«Giungendo anche a semplifica-zioni amministrative, attire-remmo di sicuro nuovi investi-tori stranieri che non aspettanoaltro se non cogliere l’occasioneper entrare in Italia, a condi-zione che per investire in Italianon si debba sempre essereschiavi di lacci e lacciuoli buro-cratici che disincentivano e rendono più difficile qualsiasiiniziativa».

L’offerta ricettiva è fin troppo elevata, al punto che si rendono

necessarie delle vie di fuga per alcune imprese. «Favorendo

il cambio di destinazione d’uso, asciugheremmo il mercato di tutte

quelle aziende in affanno» spiega Bernabò Bocca

Elisa Fiocchi

Italia, mercato saturo

Sopra,

Bernabò Bocca,

presidente di

Federalberghi

Page 239: Dossier Lombardia 09 2012
Page 240: Dossier Lombardia 09 2012

INFRASTRUTTURE

282 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Le infrastrutture sonoalla base del rilanciodella competitivitàdi un Paese e in Ita-

lia c’è assoluto bisogno di col-mare il gap rispetto alle altrenazioni europee. La Lombar-dia ha già individuato le suepriorità d’intervento: «Vo-gliamo portare a termine 180chilometri di autostrada che,con la realizzazione di Pede-montana, Brebemi e Tem –assicura l’assessore regionalealle Infrastrutture e mobilitàRaffaele Cattaneo – arrive-ranno in tempo per il grandeappuntamento di Expo2015». Entro quella data sa-ranno completati 101 chilo-metri di rete ferroviaria, dicui 80 già in cantiere. Si trattadi opere strategiche comel’alta velocità Treviglio-Bre-scia, la linea ferroviaria Sa-ronno-Seregno o il collega-mento transfrontaliero traArcisate e Stabio. Sottol’aspetto del potenziamentoautostradale sono in fase direalizzazione interventi im-portanti per rispondere alleesigenze di mobilità dei citta-dini lombardi e all’efficienzacomplessiva del sistema.

L’Alptransit che occasionerappresenta e quale sarà l’im-pegno della Regione Lom-bardia?«La rete dell’alta capacità nonpuò mancare della tratta ver-ticale che collega la Lombar-dia con il cuore dell’Europa.Bisogna guardare come pro-spettiva al 2020 e intantoproseguire in previsione del-l’apertura della galleria del San Gottardo a fine 2016,con un aumento della capa-cità della linea tramite inter-venti di potenziamento tecnologico. Il progetto Al-ptransit prevede un sistemadi trafori sotto le Alpi. Nefanno parte la galleria di basedel San Gottardo, lunga 57chilometri, la galleria delMonte Ceneri (15 km) fraMilano e Zurigo e, sulla di-rettrice del Sempione, lanuova galleria del Loet-schberg (34 km). Al fine dievitare strozzature all’internodella galleria di base delMonte Ceneri che inevitabil-mente si creeranno conl’apertura del tunnel del Got-tardo, occorre che la Svizzeradia priorità agli interventisulla rete, in particolare su

quel tratto, per scongiurarel’effetto “collo di bottiglia”.Abbiamo il dovere e la re-sponsabilità di dialogare dipiù: Svizzera e Italia nonhanno interessi divergenti ec’è la volontà di lavorare inun’ottica integrata. Dob-biamo cogliere questa oppor-tunità per accorciare ancoradi più le distanze tra i duePaesi e le infrastrutture hannoquesto compito».

Quali principali novità pre-viste dal nuovo contratto diservizio per il sistema ferro-viario che la giunta regionalelombarda ha deliberato di af-fidare a Trenord ancora pertre anni, dal 2012 al 2014?«Innanzitutto alcuni dati:255 milioni di euro in più

Secondo uno studio dell’Università Bocconi le nuove infrastrutture viarie, una volta concluse,

porteranno ogni anno effetti positivi sul sistema economico del nord-ovest pari a 21 miliardi

di euro. L’assessore alle Infrastrutture e mobilità, Raffaele Cattaneo, sottolinea

l’impegno della Regione nel completamento dei lavori

Renata Gualtieri

Le grandi opere in Lombardia

L’assessore regionale

alle Infrastrutture e

mobilità Raffaele

Cattaneo

Page 241: Dossier Lombardia 09 2012

per l’acquisto di 23 treninuovi e per il rinnovo di altri7, che si sommano ai 17 an-cora da ordinare, e un au-mento dal 20 al 30 per centodel bonus agli abbonati, ov-vero lo sconto sul prezzo del-l’abbonamento per le lineecon ritardi oltre una certa so-glia. Sono queste le principalinovità previste dal nuovocontratto di servizio per il si-stema ferroviario che RegioneLombardia ha deliberato diaffidare a Trenord ancora pertre anni, quando il servizioverrà messo a gara come pre-visto dal decreto legge statalesulle liberalizzazioni. Per ga-rantire un servizio all’altezzadelle aspettative dei nostripendolari, la Regione prose-guirà con il programma di in-vestimenti e acquisto delnuovo materiale rotabile, mo-dalità che ci consentirà di mi-gliorare la qualità dell’offerta.In questo senso, la fusione diTrenitalia e LeNord ha datofrutti positivi: in un mo-mento di scarsità di risorsepubbliche, che costringemolte Regioni a tagli talvoltapesanti, ci ha consentito digarantire 580 corse in più ne-

gli ultimi tre anni. Vogliamotreni sempre più affidabili epuliti per questo abbiamo in-trodotto un sistema di pre-mialità e penalità legato alraggiungimento di obiettividi qualità del servizio basatosu puntualità, affidabilità, pu-lizia ed efficienza dei treni».

La Lombardia ha indettouno specifico tavolo regionaleper la mobilità delle merci.Quali gli obiettivi e le azioniin programma?«Quando parliamo di logi-stica intendiamo un ampio si-stema che supera i confini re-gionali, senza rinunciare avalorizzare le singole specifi-cità. La “regione logisticalombarda”, che comprendeanche le province di Verona,Piacenza e Novara, non haeguali in Italia: conta 18.000imprese con oltre 90.000 ad-detti, che generano più di 10miliardi di euro, pari al 25-30per cento del fatturato nazio-nale del comparto. Per questomotivo, da quasi un anno, at-traverso il tavolo regionalededicato alla mobilità dellemerci, lavoriamo a un pro-gramma di interventi di ri-lancio del settore insieme a

oltre 70 attori tra associazionie operatori della filiera nonsolo lombardi, ma che com-prendono anche le autoritàportuali liguri e i gestori del-l’interporto di Novara. Losviluppo della logistica passaattraverso l’ammoderna-mento e il potenziamentodelle infrastrutture, ma ancheper la semplificazione ammi-nistrativa. Temi su cui laLombardia è impegnata daanni. I partecipanti al tavolosi sono assunti due impegni:individuare la localizzazionedi nuovi terminal, per farfronte agli incrementi di traf-fico proveniente dalla Sviz-zera a seguito dell’aperturadel San Gottardo e dall’au-mento della capacità dei portiliguri, e definire un pro-gramma per aumentare la ca-pacità retroportuale dell’en-troterra padano, lavorandoinsieme a Piemonte e Liguriaper assicurare un migliore co-ordinamento».

Raffaele Cattaneo

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 283

255mlnLA CIFRA STANZIATA DALLA REGIONEPER L’AMMODERNAMENTO DELSERVIZIO FERROVIARIO LOMBARDO

TRENORD

Page 242: Dossier Lombardia 09 2012

TRASPORTI

284 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

P rezzi stabili per ben-zina e diesel anchese all’orizzonte siprofilano ancora ri-

tocchi in aumento. Secondo ilmonitoraggio di QuotidianoEnergia, la continua crescitadelle quotazioni internazionaliha aperto la strada a nuovi rin-cari dei prezzi sulla rete carbu-ranti nazionale. Per il mo-mento, tuttavia, prevale lastabilità con l’occhio attento anon superare in alcune aree delPaese gli attuali elevati livelli.Una stabilità che in ogni caso

arriva dopo continui e inesora-bili aumenti che coinvolgono ilsettore da circa quattro anni eche hanno influito notevol-mente su tutte quelle attivitàconnesse al mondo dei tra-sporti. Come la Fer-log,azienda che si occupa dei tra-sporti e della logistica per ilGruppo Ferrovie dello Stato.«Dal 2008 ad oggi – spiega laco-titolare Tatiana Rosolen -abbiamo registrato un au-mento del costo di approvvi-gionamento del carburantepari al 45 per cento; questo fe-nomeno, soprattutto se consi-derato in relazione all’anda-mento pressoché costante delletariffe di trasporto chilometricoapplicate al cliente, rappresentail principale differenziale nega-tivo gravante sul bilancio dellanostra azienda».

Potrebbe farci un quadrodello scenario che state vi-vendo in questo momento?«Al di là delle considerazionigenerali relative al pessimostato di salute dell’economiaitaliana, e quindi dell’ormaiquasi insostenibile pressione fi-scale cui siamo tutti sottoposti,

la principale difficoltà con laquale siamo costretti a misu-rarci quotidianamente è repe-rire liquidità. Fortunatamentepossiamo contare su un buonportafoglio commesse e per ilmomento il lavoro non manca,ma l’aumento generalizzato deicosti e le difficoltà connesse al-l’accesso al credito da parte delsistema bancario – nonostanteil nostro principale cliente siaFS Logistica, società che faparte del Gruppo Ferroviedello Stato – creano più di ungrattacapo, diciamo».

In che modo avete agitoper scongiurare il rincarocarburanti?«Data l’eccezionale gravità del-l’attuale situazione economica,l’unica leva a disposizione èstata quella del massimo con-tenimento dei costi, attraversol’acquisto del carburante all’in-grosso e successivo stoccaggioin cisterna aziendale, la con-temporanea installazione suimezzi che ne erano sprovvistidi serbatoi maggiorati per au-mentarne l’autonomia di fun-zionamento e concentrare i ri-fornimenti direttamente in

Il rincaro carburante ha rappresentato un ostacolo notevole per le realtà impegnate

nella logistica e nei trasporti. La soluzione? Razionalizzare, ottimizzare e specializzare

il traffico veicolare e le risorse aziendali. L’esperienza di Tatiana Rosolen

Marco Tedeschi

La logistica affrontail rincaro carburante

Tatiana Rosolen è co-titolare della Fer-log Logistica Ferroviaria di Milano

www.fer-log.it

Page 243: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 285

azienda, investendo in forma-zione del personale di condottacon dei corsi dedicati a svilup-pare una tecnica di guida piùparsimoniosa, investendo insoftware funzionali alla razio-nalizzazione e all’ottimizza-zione del traffico veicolare».

Qual è il vostro raggiod’azione?«La quasi totalità del nostrotraffico è nazionale. Negli ul-timi anni i nostri sforzi si sonoconcentrati nello sviluppo diun modello di business sem-pre più orientato a soddisfare leesigenze dei nostri clienti, cisiamo specializzati nella logi-stica ferroviaria ed in particolarmodo a quella dedicata all’altavelocità, riducendo il raggiod’azione e puntando più sul-l’efficienza e la velocità di rea-zione agli stimoli del mercato».

In che direzione vanno gliinvestimenti per la vostrarealtà?«Le risorse a disposizione sono

tutte dedicate al miglioramentocontinuo delle procedure azien-dali, nella formazione del per-sonale, nel rinnovo del parcoveicolare per ridurre al minimol’incidenza dei guasti sul livellodi servizio e sfruttare le novitàtecnologiche che le case co-struttrici introducono a tuttovantaggio del consumo e per-ché no del rispetto dell’am-biente. Da qualche tempo ab-biamo puntato anche sulladiversificazione del businesscon la nascita di una nuova so-cietà consortile, operante a li-vello nazionale, che si occupaprestare attività di manodoperaa servizio del ciclo logistico ne-gli impianti ferroviari».

Questa nuova attivitàquanto ha inciso a livello dibilancio aziendale?«Ha inciso in maniera piutto-sto positiva, la richiesta di per-sonale da parte del GruppoFerrovie dello Stato dedicatoalla movimentazione di ma-

gazzino e alla logistica sta cre-scendo a ritmi piuttosto soddi-sfacenti, direi nell’ordine del15-20 per cento annuo dal2010 ad oggi; il fatturato è cre-sciuto costantemente fino adassestarsi su livelli di buonasoddisfazione e confidiamoprosegua allo stesso modo».

Quali sono le prospettiveo i cambiamenti che auspicaper il proseguo dell’attività?«Dal lato trasporto il mio au-gurio è che gli investimenti ef-fettuati fino ad ora incremen-tino gli effetti che cominciano amanifestarsi sul recupero dellamarginalità ; dal lato della ma-nodopera, invece, auspico chegli investimenti in formazionecontinua del personale che giàsono in essere e che prosegui-ranno anche in futuro, in un’ot-tica di acquisizione di compe-tenze sempre più qualificanti especializzate, si traducanoquanto prima in nuove oppor-tunità di lavoro».

� �Il fatturato è cresciuto costantemente fino ad assestarsi su buonilivelli e confidiamo che questo trend prosegua

Tatiana Rosolen

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Il mondo dell’edilizia con-tinua a risentire in mi-sura sempre maggiore deitanti problemi creati

dalla crisi economica, dallamancanza di lavoro e dalla lun-gaggine burocratica. Nono-stante il cammino tortuoso ericco di ostacoli, però, sono an-cora parecchie le società ediliche cercano di andare avanti, diservire la clientela nel migliormodo possibile e di operarecon qualità, efficienza e pun-tualità; in altre parole di tenerea galla quel poco di edilizia at-tiva che rimane sul territorioitaliano. Proprio tra queste aziende sicolloca la Geom. G. Gualeni,sita a Milano e specializzata nelnoleggio a caldo e freddo dipiattaforme e semoventi. «Pun-tare al massimo sull’attività –spiega Valeria Tallachini, am-ministratrice dell’impresa – èoggi l’unico metodo per dimo-strare a un mercato stagnante epigro e a un bacino d’utenzasempre più scettico che affi-darsi a imprese professionistecon personale qualificato è lamossa più conveniente per ot-tenere risultati ottimali, ovveroun prodotto finito eccellente eun servizio davvero su misuradelle necessità del cliente.Spinta e rafforzata da questaconvinzione, la nostra aziendanon si lascia intimorire dalladifficile congiuntura attuale econtinua a noleggiare e far ap-

Imporsi come azienda dagli elevati standard qualitativi su un mercato

non semplice da gestire come quello dell’edilizia è oggi l’unica strategia

da utilizzare. Valeria Tallachini racconta la sua esperienza

Emanuela Caruso

Sfide e ostacolidel comparto edile

288 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

EDILIZIA

Page 247: Dossier Lombardia 09 2012

prezzare i propri macchinarisul territorio regionale». Oggi, infatti, la Geom. G.Gualeni opera principalmentenella regione Lombardia, oc-cupandosi tanto di noleggio acaldo quanto di noleggio afreddo. «Nonostante portiamoavanti entrambe le tipologie dinoleggio – chiarisce ValeriaTallachini – in realtà prefe-riamo quello a caldo, ovveroquello con cui oltre al macchi-nario viene “noleggiato” anchel’operaio che deve manovrarlo,perché rappresenta una mag-giore garanzia rispetto alfreddo, cioè quello con cui ilcliente prende la macchinasenza operaio, la usa e poi la ri-porta. Con il noleggio afreddo, infatti, capita moltospesso che i clienti ci restitui-scano piattaforme, o qualsiasialtro macchinario, rovinati.Con il caldo, invece, grazie alla

presenza dei nostri operatorialtamente preparati, siamo si-curi di riavere indietro mac-chine in perfetto stato; senzacontare poi che la presenza del-l’operaio, anche se eleva il co-sto del servizio, rappresentaper il bacino d’utenza una ga-ranzia sia dal punto di vistadei tempi di lavoro, sia dalpunto di vista degli sposta-menti, che diventano più mi-rati e veloci». Nel settore del noleggio mac-chinari per l’edilizia, la Geom.G. Gualeni si è imposta sin daldopoguerra come pioniera dinotevoli innovazioni e ha fattodei vantaggi del noleggio distrutture edilizie il propriopunto di forza. «L’idea di no-leggiare e portare nei cantieri leautoscale – spiega ancora Va-leria Tallachini – è stata un’ideadel compianto geometra Gua-leni molto avanguardistica nel

periodo del dopoguerra, poi-ché allora esistevano solo pon-teggi in legno, trabatelli, pontia bilancia e, in seguito, pon-teggi tubolari. Le autoscalehanno ridotti i tempi d’inter-vento e migliorato la qualitàdell’opera e ancora di più lohanno fatto le piattaforme au-tocarrate e i semoventi cingo-lati e non. Il vero vantaggionel noleggiare queste strutture,piuttosto che nell’acquistarle,sta nel fatto che sia la ristrut-turazione o la ricostruzione diun edificio necessitino di moltio pochi giorni, il noleggio co-sta meno dell’acquisto, è bu-rocraticamente più agevole epermette al cliente, una voltafinita l’opera, di restituirlo. Ol-tre a questo, c’è da aggiungere

Valeria Tallachini

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 289

Nel dopoguerra,la Geom. G. Gualeni è statala prima impresaa introdurre nel settoredell’edilizia il noleggiodi autoscale

��

La Geom. G. Gualeni

ha sede a Milano

[email protected]

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che a disposizione del cliente,oggi, sulla piazza ci sono nuovimezzi a noleggio in grado ditoccare altezze più elevate inconfronto a un tempo. È perciò con questi assi nellamanica che la Geom. G. Gua-leni, condotta a carattere fa-miliare e giunta alla secondagenerazione, cerca di affrontaretutte le problematiche che pre-senta oggigiorno l’edilizia ita-liana. «Da qualche anno –commenta Valeria Tallachini –la concorrenza nel nostro set-tore si è fatta molto più intensae complicata: ci sono societàche utilizzano i cosiddetti

“Flying men”, gli “uomini vo-lanti”. Questi operai, che al-l’inizio erano soprattutto exguide alpine, essendo esenti davertigini o crisi di vuoto, si ca-lano con corde dall’alto, arri-vando a lavorare su altezze eposti impensabili da raggiun-gere con i nostri macchinari.La concorrenza è però solo unodegli ostacoli che le aziende delcomparto edile devono affron-tare; infatti, tra i problemi forsepiù gravi che possiamo riscon-trare ci sono i ritardi nei paga-menti, se non addirittura imancati pagamenti, e la ca-renza di giovani davvero inte-ressati a inserirsi in questo mer-cato. Sì, perché ora come ora lepersone che si affacciano sulmondo del lavoro edile sonointeressate quasi esclusiva-mente allo stipendio e al pe-riodo di ferie, mentre dimo-strano poca voglia di imparareun mestiere e di svolgere uncompito con professionalità,efficienza, competenza e qua-lità. La difficoltà nel trovaremaestranze volenterose non èun problema da sottovalutare,perché non solo farà perderedi credibilità agli occhi dellaclientela, ma nel lungo periodoaumenterà lo stato di crisi del-

l’edilizia e delle aziende. Già,oggi, alcuni mestieri come ilfabbro, il tornitore e il mura-tore stanno pian piano scom-parendo». A fronte di una tale situazionediventa indispensabile capirecome risollevare il comparto e,di conseguenza, quali provve-dimenti attuare. «Per favorire ilrilancio edile – conclude la si-gnora Tallachini – sono neces-sari interventi e provvedimentisia di carattere politico che dicarattere imprenditoriale. Glistretti lacci con cui oggi siamolegati alle questioni sulla sicu-rezza andrebbero un tantino ri-visti a livello burocratico e mi-rati al settore specifico, perchéinvece di migliorare in modoconcreto la qualità del nostrolavoro, hanno creato ulteriorioneri e aggiornamenti, cosa cheper un’azienda come la nostranon si traduce in vantaggi effet-tivi, ma in costi aggiuntivi e au-mento della burocrazia. Infine,bisognerebbe trovare un rapidorimedio all’attuale tassazione,davvero troppo pesante da so-stenere e di sicuro non volta afavore dell’imprenditoria ita-liana, soprattutto in questo pre-ciso momento storico in cui citroviamo in balia della crisi».

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Il noleggio a caldo è molto piùsicuro di quello a freddo, che moltospesso riporta in aziendamacchinari rovinati

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EDILIZIA

290 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

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Il numero limitato di appalti pubblici

di piccole e medie dimensioni.

Le difficoltà delle imprese

nel riscuotere i crediti per le opere

realizzate. Guido Roderi riassume

le principali criticità in cui versa

il settore nelle province di Milano,

Como, Monza Brianza e Pavia

Manlio Teodoro

È ancora crisi di liquiditànell’edilizia pubblica

Guido Roderi, responsabile tecnico della Comobit Spa. Nella pagina accanto,

da sinistra: stabilimento della Milano Bitumi a Gaggiano (MI) e cabina

dell’impianto di produzione della Comobit Nova Milanese (MB)

www.comobit.it

Q uello del ri-tardo nei pa-gamenti daparte dellep u b b l i c h e

amministrazioni si confermauno dei problemi più gravi perl’economia italiana nel 2012.Secondo le stime della BancaDati Euler Hermes Italia, nelleprovince di Milano e Como, aconfronto con il 2010, la fre-quenza nei mancati pagamentiè aumentata rispettivamentedel 33 e del 63 per cento, men-tre i dati sul primo trimestredel 2012 indicano per Milanouna frequenza del 27 per centoe per Como addirittura il 100per cento. Quello dell’edilizia edelle costruzioni è uno dei set-

tori più colpiti, come con-ferma Guido Roderi, respon-sabile tecnico della Comobit,azienda specializzata nella pro-duzione di conglomerati bitu-minosi e asfalti colorati desti-nati alle imprese brianzole cheoperano nel settore delle operepubbliche stradali».

Quale impatto ha avuto lacrisi sul vostro fatturato?«Se guardiamo al destino versoil quale stanno andando in-contro molte realtà nel nostroterritorio e alla situazione ge-nerale dell’economia italiana –in particolare nel settore del-

292 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Page 251: Dossier Lombardia 09 2012

Guido Roderi

l’edilizia e delle costruzioni –,possiamo registrare una mo-derata tenuta. Di fatto il risul-tato maggiore che siamo riu-sciti a ottenere è stato ilcontenimento dei danni. Nonabbiamo avuto un tracollo difatturato, ma un decrementocertamente c’è stato anche perl’impresa per cui lavoro. Re-centemente abbiamo fornito ilmateriale per la quarta corsiadella Milano-Bergamo, però legrandi opere non sono il no-stro core business. Lavoriamoesclusivamente sul territoriolombardo, in partnership conaltre due aziende legate a variotitolo a Comobit: Milano Bi-tumi e Pavia Bitumi. La primaha la propria influenza soprat-tutto sulla zona sud est e sudovest di Milano, dato che pro-duce negli stabilimenti di Se-grate e di Gaggiano. Pavia Bi-tumi, invece, ha unostabilimento a pochi chilome-tri da Pavia, ne serve la Pro-vincia, in particolare l’Oltrepò,e raggiunge anche Piacenza.Entrambe queste Società

hanno struttura, caratteristi-che e problemi analoghi aquelli di Comobit».

Quali sono le maggiori cri-ticità?«Da una parte c’è stato un caloconsistente del numero di la-vori nella fascia in cui noi ope-riamo, che è quella degli ap-palti piccoli e medio-grandi. Ilsettore è in gran parte fermo,anche se non del tutto e graziea un certo numero di com-messe siamo riusciti a conte-nere il calo di fatturato. Dal-l’altra parte, però, anche perquesti progetti, oltre che permoltissimi di quelli già realiz-zati, c’è un grave problema dimancanza di liquidità. Ciò èdovuto principalmente al ri-tardo nei pagamenti da partedelle pubbliche amministra-zioni. Sebbene noi non dipen-diamo direttamente da questeultime, dato che forniamo pri-

vati che realizzano le opere, citroviamo di fronte a impreseche non essendo state pagate,non sono in grado a loro voltadi saldare le nostre forniture».

In questo scenario, attra-verso quali scelte siete riu-sciti a contenere le perdite?«Abbiamo scelto di non ri-nunciare alla qualità del pro-dotto e questo è un fattore chesul mercato trova ancora unsuo riscontro, anche se no-tiamo come a causa delle diffi-coltà molte imprese stianopuntando esclusivamente sulfattore prezzo. È comprensi-bile che, in un momento discarsa liquidità, questo ele-mento abbia una sua rilevanza,ma riteniamo che alla lungauna scelta di questo tipo nonpossa essere premiante. Anzipensiamo che proprio in unafase in cui sia necessario otti-mizzare al massimo – data an- ��

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Recentemente abbiamo fornito il materialeper i lavori di realizzazione della quarta corsiadell’autostrada Milano-Bergamo

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 293

Page 252: Dossier Lombardia 09 2012

che la riduzione drastica deimargini di utile –, mettere adisposizione un prodotto dimaggiore qualità permetta diporsi al riparo da contestazionie dai costi di un secondo in-tervento su un lavoro già rea-lizzato».

Per raggiungere questo li-vello qualitativo effettuate la-vorazioni particolari checontribuiscono a differen-ziare il vostro prodotto daquelli più economici?«L’attenzione per mantenereelevata la qualità è a tutti i li-velli. Si parte dalla scelta dellematerie prime, si prosegue conil mantenimento in piena effi-cienza degli impianti e da unaparticolare cura nella produ-zione, sia in termini di studiodel progetto che della sua rea-lizzazione. Fondamentale èinoltre il controllo degli stan-dard e delle caratteristiche finalidel prodotto, per questo effet-tuiamo numerose prove di la-boratorio. Questi test sono unagaranzia per i nostri commit-tenti sulla funzionalità e vali-dità dei conglomerati bitumi-

nosi che forniamo».Sempre sul discorso qua-

lità, quanto conta nel vostrolavoro l’attività di ricerca esviluppo?«In realtà lavoriamo con pro-dotti che rappresentano dei“classici”, anche perché spessola committenza si orienta suconglomerati già utilizzati cheassicurano affidabilità e de-terminate caratteristiche note.Più che un lavoro costantesulla ricerca di nuove solu-zioni, una nostra prerogativaè quella di proporre le solu-zioni più idonee al tipo diprogetto da eseguire. Ciòpuò, per esempio, portarci asuggerire l’uso di un prodottogià sviluppato ma finora pocosfruttato sul campo. In questomodo cerchiamo di favorire ladiffusione di soluzioni che ri-spetto all’uso sono di fatto in-

novative».Recentemente, nonostante

la crisi, siete riusciti a inve-stire? Su quali ambiti?«Abbiamo investito su duefronti: da un lato sul rispettoambientale e dall’altro sullaformazione. Stiamo per otte-nere la certificazione Iso14000 e curiamo tutti gliaspetti in merito alle emis-sioni. Per questo nella lavora-zione utilizziamo anche mate-riali riciclati e questo cipermette sia di risparmiare ri-sorse economiche che di limi-tare l’uso degli inerti vergini.Per quanto riguarda la forma-zione, il nostro personale se-gue annualmente dei corsi eseminari di aggiornamentosulle novità tecnologiche infatto di impianti, sui prodottie ovviamente anche sul temadella sicurezza».

EDILIZIA

A lato, stabilimento

della Pavia Bitumi

a Corteolona (PV).

Sotto, cabina

dell’impianto

di produzione

della Milano Bitumi

a Segrate (MI)

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Utilizziamo materiali riciclatie questo ci permette di risparmiarerisorse e limitare l’usodegli inerti vergini

Page 253: Dossier Lombardia 09 2012
Page 254: Dossier Lombardia 09 2012

EDILIZIA

296 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Soluzioni al calo immobiliare

S ono stati quattroanni decisivi per ilmercato immobi-liare italiano: il rife-

rimento ovviamente va al pe-riodo temporale compreso trail 2008 e il 2012, vale a direquello in cui i prezzi delleabitazioni sono scesi di oltredieci punti percentuali (il10,4 per cento per la preci-sione, il 16,2 per cento se siconsiderano i termini reali). E non è detto che questa di-

scesa sia finita. Il calcolo diConfindustria parla di un ul-teriore calo di sette punti per-centuali entro la fine del pros-simo anno. Una situazionegenerale che emerge anche daiprotagonisti del settore che sitrovano a vivere questa situa-zione direttamente. Come af-ferma Sergio Meraviglia, di-rettore generale dell’aziendaMeraviglia Spa di Bulgaro-grasso (CO): «Ogni giorno citroviamo a fare più cose allo

stesso tempo. Ci sono oneri eonori. Tra gli oneri in questomomento difficile, ad esclu-sione dei pochi che operano inuna nicchia dorata, metto ilfatto di sentirsi soli, perché ilmercato è duro, devi lottareogni giorno, far capire alla tuaazienda che bisogna tirare lacinghia e bisogna essere sem-pre molto efficienti. Poi biso-gna fare i conti con un mondofinanziario che ti rende la vitapiù difficile e un contesto po-

Secondo le previsioni di Confindustria il mercato immobiliare, già duramente colpito, è destinato

a peggiorare ulteriormente entro la fine dell’anno. La soluzione? Cercare di esportare il made

in Italy e differenziarsi a livello locale tramite l’individuazioni di servizi e prodotti che incontrino

sempre più le esigenze del cliente. La parola a Sergio Meraviglia

Matteo Grandi

Page 255: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 297

Sergio Meraviglia

litico e sociale molto depri-mente. Dall’altro lato,però, queste difficoltà sonofonte di grande motivazione.Ogni imprenditore crea, quo-tidianamente, opportunità dilavoro per tante famiglie.L’apertura di un cantiere si tra-duce, ogni volta, nella possi-bilità di lavoro per tante per-sone, fornitori, collaboratori eprofessionisti. Siamo anchefieri di portare all’estero ilmade in Italy ma anche ilknow-how di un’azienda che èpresente sul mercato da oltrecinquanta anni».Meraviglia nasce nel comasco.«Siamo tra le realtà più inno-vative del nostro territorio.Un’azienda che, nonostante lacrisi che ha colpito l’intero set-tore, continua a crescere». Fon-data in Valtellina all’inizio de-gli anni cinquanta da MarioMeraviglia, oggi l’impresa diBulgarograsso occupa circa 70dipendenti diretti, «senza di-menticare – precisa Meraviglia– l’indotto delle tante realtàartigianali che lavorano conl’azienda. Il nostro fatturato adoggi ammonta a 50 milioni dieuro. Siamo presenti sul mer-cato nazionale e internazio-nale, anche come General

Contractor. In questo modocerchiamo di gettare unosguardo al futuro e a nuovepossibilità, senza però perderedi vista l’attaccamento alle no-stre radici. Intendiamo offriresoluzioni su misura nel campodell’edilizia residenziale, indu-striale e della riqualificazione;la nostra struttura aziendale èpensata per fornire progetti in-tegrati chiavi-in-mano: dallostudio di fattibilità alla realiz-zazione dei disegni esecutivi,dallo studio architettonico aldesign d’interni, dall’esecu-zione dei lavori alla vendita.All’interno della struttura sonopresenti tre divisioni: nuovecostruzioni, ristrutturazioni,engineering di progettazioneed elettromeccanica impianti-stica che utilizza fonti di ener-gia alternative per garantire aogni progetto un contenutoecosostenibile. Siamo presentianche all’estero con una sede aLondra e una Riyadh per l’in-gresso nel mercato dell’ArabiaSaudita e del Golfo».La volontà di essere presentianche all’estero nasce dallaconsapevolezza delle pochepossibilità di espansione chein questo momento il mer-cato in Italia può offrire.

«Nuovi sbocchi e nuove op-portunità sono arrivate ren-dendo più mobili i confini eaprendosi a un approcciomulticulturale. Meravigliaoggi dispone di un team ingrado di organizzarsi e par-tire in poche ore e proporreun’offerta che tenga contodelle esigenze locali in Russia,in Africa o in Medio Oriente.Negli ultimi due anni sonostati acquisiti diversi clientidi carattere internazionale chehanno rafforzato e reso piùsolida l’azienda». Una soliditàche è anche frutto della lun-gimiranza di alcune sceltefatte dalla Meraviglia. «Noiabbiamo cercato di anticiparei tempi - conclude Sergio Me-raviglia - di fare qualcosa diutile e che nel contempo cidifferenziasse da quello che ilmercato al tempo proponeva.Per questo, dieci anni fa, ab-biamo iniziato a progettare ecostruire edifici che fosseroin grado, oltre che di garan-tire il massimo comfort, di ri-spettare l’ambiente con il du-plice obiettivo: contribuire aridurre l’inquinamento ridu-cendo gli sprechi. Una sceltache ci ha decisamente ripa-gato negli anni».

In apertura,

Sergio Meraviglia,

direttore generale

della Meraviglia Spa

di Bulgarograsso (CO).

A lato, Passiv Haus,

villa privata, ad Albese

con Cassano (CO).

In questa pagina,

particolare di struttura

portante in legno,

Residenza Green House,

a Cassina Rizzardi (CO)

www.meravigliaspa.com

��Negli ultimi due anni sono stati

acquisiti diversi clienti di carattereinternazionale che hanno rafforzatoe reso più solida l’azienda

Page 256: Dossier Lombardia 09 2012

Il settore dell’edilizia, tra crisi del

mercato e dispendio delle risorse

esauribili, sta cercando nuovi settori,

nuove tecniche e nuovi approcci.

L’analisi di Alessandro De Boni

Martina Carnesciali

Il settore edilecerca il rilancio

La Varese Controsoffitti Srl ha sede a Brunello (VA)

www.varesecontrosoffitti.com

La tecnologia e l’avan-guardia applicate al-l’edilizia leggera si de-clinano con una

specializzazione nella costru-zione a secco, attraverso un si-stema costruttivo che si sosti-tuisce al mattone. L’evoluzionedel clima, il dispendio delle ri-sorse esauribili per il riscalda-mento e la produzione di ener-gia hanno dato una spinta allaricerca di prodotti e soluzionieco-compatibili.Alessandro De Boni, titolare eamministratore unico della Va-rese Controsoffitti di Brunello,ci spiega che «la tecnologia delsecco è presente da sempre.Ma, come tutte le cose, ci vuoltempo per far decollare unanuova linea di pensiero. Il car-tongesso ha sicuramente con-sentito all’edilizia uno slancioin avanti, soprattutto nel set-

tore civile». La sua società non si limita alsistema a secco, ma prevede ri-strutturazioni chiavi in mano:ovvero progettazione, demoli-zioni e ricostruzioni, allesti-mento interno di impianti tec-nologici, realizzazione di tuttequelle fasi atte alla consegnadell’immobile pronto per es-sere abitato, con mansioni di-rette e con l’ausilio di una fi-liera di aziende artigiane. E, adetta del titolare, «il sistemachiavi in mano dà la possibilitàdi creare più valore aggiunto, ilsistema a secco meno in quantoè un mercato ormai saturo dioperatori più o meno specializ-zati che si improvvisano».Tra i recenti progetti portati atermine, «la più grossa scom-messa è data dall’allestimentodell’edificio 100 e 101 dellaJRC di Ispra. Lavoro molto

EDILIZIA

Page 257: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 299

Alessandro De Boni

complesso e con grande di-spendio di energie, dovrebbeessere ultimato in autunno, an-che studiando e applicando ildesign rivolgendolo alla fun-zionalità pratica», commental’amministratore unico.I diversi ambiti offerti presup-pongono diversi approcci alprogetto e al cliente. «La strut-tura - spiega De Boni - simuove in maniera differente aseconda dell’importanza delprogetto. Il nostro punto diforza per lo svolgimento del la-voro è la perfetta sinergia con idipendenti, che si devono sen-tire parte integrante del pro-getto, piccolo o grande che sia,trasmettendo ai clienti la cura el’accortezza di ogni mossa.Questa è la vera risorsa utile,non esiste commessa vincentese non c’è feeling con i proprioperatori». Anche le strategie operative ecommerciali per sferzare laconcorrenza sono quelle disempre: «oggi come oggi, an-cora vale il principio del passa-parola. Quello dell’edilizia leg-gera è un mercato strano cheguarda al ribasso, quindi le stra-tegie non esistono, se non per-severare nel dare un serviziogiusto con costi adeguati».E, a proposito di servizi giusti,poco tempo fa è stato siglato inprefettura a Monza un accordoper la regolarità e la sicurezzadel lavoro nel comparto dellecostruzioni nel territorio dellaProvincia di Monza e Brianza.Il cosiddetto “Tavolo Edilizia”

è stato formato anche con loscopo di contrastare il feno-meno dell’intermediazione il-legittima di manodopera. Perquesto le amministrazionipubbliche firmatarie si impe-gnano a inserire nei propribandi di gara la facoltà diescludere le ditte per le quali ilprefetto dovesse segnalare pre-gressi impieghi di manodo-pera con modalità irregolari, oche abbiano fatto ricorso aforme di intermediazione il-legittima per il reclutamentodella manodopera stessa. Se-condo l’amministratore dellaVarese Controsoffitti, un si-mile accordo è «utile ma pocoincisivo. Dovrebbe prima esi-stere un organo istituzionaledi tutela, che dia dei chiari pa-

letti fuori dai quali si vengaesclusi e soprattutto puniti.Solo successivamente a que-sto, ogni singola Regione po-trebbe recepire la norma, a se-conda delle differenzegeografiche. Mi permetto difare un esempio chiaro. InSvizzera esiste un vero comi-tato paritetico che tutela leaziende, le aiuta, dà dellechiare linee guida e chi non lesegue viene sanzionato. Tuttosulla base di quanto scelto daicantoni, quindi dallo Stato. Leleggi esistono già in Italia,vanno solo snellite, applicate esoprattutto monitorate co-stantemente e in maniera co-struttiva per evitare irregolaritàe permettere una buona rina-scita dell’edilizia».

��Le leggi esistono in Italia, vanno solo

applicate e monitorate per evitare irregolaritàe permettere la rinascita dell’edilizia

Page 258: Dossier Lombardia 09 2012

EDILIZIA

«L e differenze ri-scontrabili trail mercatoedile italiano e

quello estero sono abissali,specialmente in termini dipossibilità economiche ed’investimento e di approc-cio dell’interlocutore stra-niero nei confronti dell’im-prenditore italiano». Non c’èquindi da stupirsi, a detta diDavide Busetto, se molteaziende del comparto edileitaliano, già da alcuni anni,notando l’approssimarsi ditempi sospetti e di una pes-sima evoluzione del mercatonazionale, hanno deciso di

intraprendere nuovi percorsie portare le proprie compe-tenze sul territorio interna-zionale. Tra tali realtà im-prenditoriali anche laProjects Group, società spe-cializzata nel project & con-struction management dicomplesse opere edilizie de-stinate ai settori commer-ciale, ricettivo, terziario, resi-denziale e dei centricommerciali. «L’idea di svi-luppare la nostra attività an-che all’estero – spiega DavideBusetto, Ceo dell’azienda –è nata nel 2010, quando ab-biamo intrattenuto i primirapporti con gli Emirati Arabie il Qatar, contatti ottenutigrazie alla Camera di com-mercio e al nostro impegnonel promuovere l’attività.Questa strategia di espansioneall’estero ha iniziato a dare isuoi frutti e negli ultimi ottomesi quasi l’80 per cento dellerichieste d’offerta è arrivatodall’estero, dove il mercato èmolto attivo e dinamico».

Il vostro interesse per imercati esteri vi ha spinto afondare altre due società di

proprietà della ProjectsGroup. «Le competenze tecnicheaziendali maturate negli annie le enormi possibilità intra-viste a livello internazionale cihanno consentito di dar vitaalla Projects Group Holding,il cui obiettivo è portarci al-l’estero con sempre maggiorinsistenza, e alla ProjectsGroup Qatar Wll, branch qa-tarina con sede a Doha».

Quali sono le fasi princi-pali che caratterizzano la vo-stra attività di project & con-struction management?«Questa particolare attivitàviene svolta direttamente perconto del committente del-l’opera, del quale curiamo gliinteressi durante l’intero corsodell’intervento. L’attività si di-vide in una fase pre-esecutiva ein un’altra esecutiva-cantieri-stica. Nella prima ci occu-piamo del coordinamento ge-nerale del progetto o dellaprogettazione esecutiva, del-l’elaborazione dei capitolatitecnici, del budget, della pia-nificazione della commessa,della gestione delle gare d’ap-

La dinamicità del mercato estero si sta dimostrando una possibile ancora

di salvezza per le imprese italiane del settore edile. Qatar e Repubbliche ex Urss

i paesi più interessanti al momento. L’analisi di Davide Busetto

Emanuela Caruso

Davide Busetto è il Ceo

della Projects Group Srl

e della Projects Group

Holding Srl

www.projectsgroup.it

Grandi costruzioni,tiene il mercato estero

300 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Page 259: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 301

Davide Busetto

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L’80% delle richieste d’offertagiunte negli ultimi otto mesialla Projects Group vienedai mercati esteri

palto e della formulazione deicontratti. Nella seconda fase,invece, ci concentriamo sullagestione, supervisione e dire-zione dei lavori in cantiere».

Quali sono stati i progetti ele realizzazioni più recenti oin corso?«I progetti attualmente incorso e più interessanti per laloro complessità realizzativasono un nuovo albergo a 5stelle lusso in centro a Milanoe un centro residenziale a Se-grate di 450 appartamenti conannessi parcheggi interrati, pi-scina e palestra. Interessantisono anche i due concept perun albergo e un centro com-merciale che abbiamo svilup-pato per il mercato del Qatar.Con una commessa appena ac-quisita in Georgia intendiamoinoltre aprire il mercato anchein quell’area geografica».

Che prospettive ci sono peril mercato italiano, in parti-colare per quanto riguardaExpo 2015 e il Social Hou-sing?«Purtroppo, il clima del set-tore è ancora “invernale” e nonè facile fare previsioni sull’an-damento futuro del compartoedile italiano. Di conseguenza,la Projects Group cercherà dicogliere al massimo le oppor-tunità offerte da Expo 2015,dove l’attività di project &construction management saràfondamentale per il raggiungi-mento degli obiettivi. Perquanto riguarda il Social Hou-sing, invece, nonostante la ri-chiesta stia crescendo poichéun numero sempre maggioredi famiglie non riesce ad acce-dere al finanziamento da partedelle banche, questo mercatoalternativo non sembra ancora

decollato secondo le reali po-tenzialità».

Per concludere, qual èstato l’andamento del vostrobusiness nell’ultimo biennioe quali obiettivi vi ponete peril medio periodo?«Dopo la forte flessione del2009, dovuta essenzialmentealla contrazione dello sviluppoimmobiliare della grande distri-buzione, negli ultimi due anni ilfatturato ha ripreso a crescere,arrivando a registrare nel 2010un +20 per cento e nel 2011 un+16 per cento con ulteriore au-mento di attività nel settore re-sidenziale e alberghiero. Per ilmedio periodo ci siamo prefis-sati di confermare il fatturato2011 e di continuare a investirenel marketing e nello sviluppodel mercato estero, cercando alcontempo di consolidare ancheil mercato italiano».

Page 260: Dossier Lombardia 09 2012

Quali strumenti per il settore edile?

L’ingegnere

Andrea Madini Moretti

della Engi.Co Srl di Milano

[email protected]

Il mercato edile italiano,in crisi da alcuni anni,pare ancora non accen-nare a una seria ripresa.

Come riporta il sito dell’Ance,i dati sulla forza lavoro diffusidall’Istat segnalano un’ulteriorecontrazione dei livelli occupa-zionali nelle costruzioni: nel se-condo trimestre 2012 il nu-mero degli occupati nel settoreregistra un calo del 5,1 percento rispetto allo stesso pe-riodo dell’anno precedente chesegue il -4,5 per cento rilevatogià nei primi tre mesi dell’annoin corso. Chiediamo ad An-drea Madini Moretti, inge-gnere della Engi.Co Srl di Mi-lano, alcune delucidazioni ariguardo.

Il mercato edile è in stallodall’inizio della crisi. Moltiattori del settore spingono af-finché si possano favoriremaggiormente le realizza-

zioni di opere pubbliche tra-mite fondi privati. Qual è lasua opinione in merito?«Credo sia una notevole op-portunità; occorre però chesiano superate alcune resi-stenze, dato che spesso capitadi imbattersi in amministra-tori pubblici che invece nonvedono con favore l’interventodei “privati”, oltre alle diffi-coltà burocratiche e i connessicosti derivanti da proceduretroppo farraginose. Il risultatocomplessivo è che allo stato at-tuale risulta molto difficileconvogliare significativi inve-stimenti finanziari sulle opere,specie da parte di investitoriistituzionali».

La formula del project fi-nancing potrebbe rappresen-tare una via di uscita per fa-vorire la ripresa?«È evidente che la procedura èapplicabile in tutti quei casiin cui vi sia la possibilità diun ritorno finanziario degli in-vestimenti necessari a realiz-

zare le opere con una gestionedelle medesime per un pe-riodo sufficiente ad ammor-tizzarne i costi. Ciò equivale inpratica a scaricare i costi delleopere sui loro utenti, costi chealtrimenti graverebbero sullafiscalità generale. Per renderela procedura del project fi-nancing veramente traino diuno sviluppo, sano e concor-renziale, occorre creare suffi-cienti condizioni di attrattivaper gli investitori istituzionalifacendo convogliare sulleopere infrastrutturali, la veraricchezza di un paese, le loroconsistenti potenzialità di in-vestimento».

Attraverso la Engi.Co.quali sono state le opere, leesperienze più significative intal senso?«Penso alle più recenti, cioè allarealizzazione di un lido pub-blico attrezzato e di un par-cheggio pubblico a rotazione.A prescindere dai contenuti,l’aspetto più significativo è

EDILIZIA

Partnership, project financing, project bond.

Sono questi i mezzi da utilizzare nel tentativo

di risollevare il mercato dell’edilizia. Ne parla

Andrea Madini Moretti, della Engi.Co di Milano

Martina Carnesciali

Page 261: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 303

Andrea Madini Moretti

l’esperienza maturata nella co-noscenza complessiva dellaprocedura in tutte le sue arti-colazioni, dalla fase di presen-tazione della proposta e allagara, alle varie fasi di realizza-zione, a tutti gli aspetti ammi-nistrativi e finanziari connessi,agli aspetti gestionali. Le ul-time esperienze sopra citatesono state sviluppate in par-tnership con imprese di co-struzione e di gestione che cihanno visto coinvolti nel coor-dinamento dell’intero processo,compresa la gestione dei rap-porti con le amministrazionipubbliche concedenti».

Su quali nuovi progetti siconcentrerà in futuro?«Abbiamo alcune proposte incorso di istruttoria, e nel frat-tempo ci stiamo guardandointorno per valutare nuove

iniziative».Lei ha sottolineato, giusta-

mente, anche la necessità dirivedere gli aspetti fiscali e diconcessione dei crediti/fi-nanziamenti. Quali sono lefarraginosità maggiori che ri-scontra?«Per rendere la procedura delproject financing veramentetraino di sviluppo, occorrecreare sufficienti condizioni diattrattiva per gli investitoriistituzionali, che consistonoinnanzitutto in uno snelli-

mento significativo delle pro-cedure burocratiche accompa-gnato da strumenti finanziarimirati e norme fiscali specifi-che. Penso in particolare allarecente introduzione dei co-siddetti “project bond”, ov-vero dei prestiti obbligazionarimirati allo scopo. Il loro suc-cesso sarà legato alla diffusionecapillare, cioè all’effettiva pos-sibilità di utilizzazione nelleopere di medie e piccole di-mensioni, alle modalità e aicosti di collocamento, oltrealle garanzie che si potrannooffrire ai sottoscrittori».

In che maniera, una societàcome la sua, può rivelarsiutile nel presentare e convin-cere il mondo bancario a con-cedere finanziamenti nellarealizzazione di nuove opere? «Possiamo mettere il nostro pa-trimonio di esperienza a dispo-sizione delle amministrazionipubbliche, dei singoli impren-ditori, degli enti di gestione edegli investitori finanziari».

��

Per rendere il project financingtraino di sviluppo, occorrecreare condizioni di attrattivaper gli investitori

Page 262: Dossier Lombardia 09 2012

306 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

La Lombardia, nonostante la crisi

del mercato, ha ancora dei capisaldi

nella costruzione e vendita di immobili.

Società che, necessariamente,

si devono ingegnare per rispettare

l’ambiente e offrire la massima

flessibilità. Ne parla Stefano Gherardi

della Edil Gps

Martina Carnesciali

Stefano Gherardi, della Edil Gps Srl di Gorle (BG). Nelle altre immagini, proposte

immobiliari realizzate dalla Edil Gps in collaborazione con la società real estate

Artemide 2001

www.artemide2001.it

Il mercato immobiliare èstato il primo a risentiredella crisi che ormai damolti mesi fa stringere la

cinghia alla maggior parte degliitaliani. Come riporta il sito in-ternet dell’Agenzia del Territo-rio, dove è disponibile una notaterritoriale che analizza i volumidelle compravendite, le dina-miche di mercato e l’anda-mento delle quotazioni mediedel mercato residenziale riferitial secondo semestre del 2011,nelle province della Lombardiasi può attestare una contrazionepari al -1,7 per cento rispettoallo stesso semestre del 2010.Nonostante questo, alcune so-

cietà del settore riescono ad es-sere dei veri e propri punti di ri-ferimento del mercato locale.Edil Gps e Artemide 2001 sonodue società operanti nel settoreedile lombardo, da anni re-sponsabili della ristrutturazionedi edifici residenziali e com-merciali. Adesso la loro attivitàprincipale è costruire immobili,pur continuando a fare inter-

L’immobiliare deve puntare su qualità e ambiente

Page 263: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 307

Stefano Gherardi

venti di ristrutturazione/manu-tenzione a edifici di proprietà diterzi. Le due società hanno ini-ziato a collaborare nel 2004,dando vita a una proficua spe-cializzazione nella costruzione evendita diretta di appartamentie ville. Ci racconta del campoimmobiliare Stefano Gherardi,titolare della Edil Gps Srl.

Nel mercato odierno, la co-struzione e la vendita di caseè diventata piuttosto compli-cata. Quali sono le strategiedella società?«Senza dubbio, il costruire edi-fici e case di ottima fattura nelrispetto dell’ambiente e a prezziconcorrenziali. Tutto il nostrolavoro è orientato verso ununico obiettivo: fornire la mas-sima attenzione alle richiestedei clienti, offrendo un sup-porto informativo continuo estabile per dare ascolto alle ne-cessità e mettere in opera lescelte effettuate. Il cliente haanche una sicurezza in piùavendo una conoscenza direttadell’immobile costruito».

Quanto investite sulla for-mazione del personale?«Aggiorniamo i nostri dipen-denti con corsi di formazione

interni ed esterni per assicurarela migliore qualità costruttivasul mercato. Nel 2009, siamostati premiati da Edilcassa Arti-giana di Bergamo per meriti diserietà professionale nel settoreedile in quanto operiamo sem-pre nel rispetto delle norme inmateria di lavoro e di sicurezza.Puntiamo molto sulla qualifi-cazione professionale di ogni“fase” lavorativa nonché delmateriale impiegato. Oltre alnostro personale, ci avvaliamodella collaborazione di “forni-tori” di fiducia con i quali lavo-riamo da anni, nonché di studitecnici specializzati in diversisettori».

Le case e gli appartamentiche offrite sono standard o gliacquirenti possono sceglieretra varie possibilità?«Siamo un’azienda flessibile, iclienti possono personalizzareogni immobile, dalle dimen-sioni e disposizioni dei localifino al dettaglio delle finiture.Abbiamo attivo un solo can-tiere alla volta che prevede larealizzazione di complessi resi-denziali composti da dieci,massimo quindici unità. Di ca-pitolato prevediamo: travi a vi-

sta per i locali situati sotto iltetto, posa del parquet per lazona notte, tinteggiatura an-che degli appartamenti, vi-deocitofono, porte a scom-parsa quando necessarie,impiego di materiali tecnicievoluti per ottenere edifici incategoria energetica semprepiù “eccellente” (quello in co-struzione sarà in classe A+),pannelli solari per il sanita-rio, pannelli fotovoltaici per ilriscaldamento e parti co-muni, classe acustica di altolivello. Chi si rivolge a noipuò contare sia sulla serietà eattenzione al dettaglio che alrispetto dell’ambiente».

Per l’appunto, quanto èforte l’impatto ambientaledelle vostre costruzioni?«Rispettiamo normative nonancora obbligatorie per assi-curare una qualità miglioredella vita non solo per chi ac-quista i nostri immobili. Ri-spettiamo i luoghi co-struendo edifici chemigliorano l’ambiente circo-stante, senza alterarnel’aspetto; realizziamo opere diurbanizzazione a beneficiodell’intera collettività».

Page 264: Dossier Lombardia 09 2012

EDILIZIA

Dopo il fumo di si-garetta, il radonè la causa princi-pale del tumore

al polmone. Ciononostante,mentre in Europa la rileva-zione della concentrazione digas radon è obbligatoria sianei locali abitativi sia in quelliadibiti ad attività commerciali,in Italia il Decreto Legislativo230 del 1995 e il Decreto Le-gislativo 241 del 2000 im-pongono tali analisi solo negliedifici commerciali. Ungrande problema, poiché il ra-don è un gas radioattivo, ino-dore, incolore e presenteovunque nella crosta terrestree, soprattutto, si infiltra moltofacilmente attraverso i normalimateriali edilizi, raggiungendoanche i piani fuori terra. Tra leaziende che da diversi anni siimpegnano per trovare solu-zioni innovative in grado dicombattere l’espandersi diquesto gas nocivo si colloca laArtes, sita in provincia di Ber-gamo e specializzata nel recu-pero dell’abitabilità e vivibi-lità degli ambienti umidi, conparticolare riferimento agliedifici storici. «Per contrastarele infiltrazioni da gas radon –spiega Giorgio Vitali, titolaredell’impresa – abbiamo messoa punto un prodotto d’avan-guardia: la Barriera Verde An-tiradon. Si tratta di una mem-brana da posare sul pavimentoo sul terreno, formata da unaserie di materiali che uniti traloro consentono di raggiun-

gere un livello di impermeabi-lità al radon superiore al 90per cento. In questo modo siimpedisce al gas di allagare ilocali interrati e, da questi, didiffondersi agli altri ambientiabitativi».

Un altro problema assaidiffuso e di cui vi occupate èl’assorbimento di acqua dalterreno nelle murature.Come intervenite in questocaso?«Da oltre venticinque anniproponiamo una soluzione checonsiste nel saturare il piededel muro mediante una serie diiniezioni di resine nanomole-colari, che intercettando tutti icapillari della muratura creanouna barriera chimica imper-meabile. È un approccio que-sto adatto anche ai risanamentidi edifici storici soggetti a vin-coli di tutela artistico-ambien-tale, in quanto permette un rie-quilibrio naturale del grado diumidità delle murature, impe-dendo quindi il degrado dellesuperfici e degli intonaci».

Quali sono i primi aspettidi cui tener conto quando sicomincia un intervento di ri-sanamento?«Per prima cosa è necessariotracciare la linea di quota delterreno, dato che la porzione difabbricato immersa nel terrenoe la porzione di fabbricato fuoriterra presentano problemati-che differenti. Poi, bisogna di-stinguere gli ambienti destinatia scopi abitativi o lavorativi daquelli con destinazione non

Giorgio Vitali, titolare della Artes Srl di Scanzorosciate (BG)

www.artesrisanamenti.it

Le infiltrazioni di acqua e umidità, così

come quelle di gas radon e vapore,

rimangono uno dei maggiori problemi

legati al settore dell’edilizia. Ecco allora

che risanare gli ambienti diventa

essenziale. La parola a Giorgio Vitali

Emanuela Caruso

Isolamenti stagniper risanaregli ambienti

308 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Page 265: Dossier Lombardia 09 2012

Giorgio Vitali

abitativa. Nel caso specificodelle porzioni fuori terra, que-ste possono essere interessateda fenomeni di umidità ascen-dente dovuta alla risalita capil-lare dell’acqua, oppure da fe-nomeni di condensa da pontitermici».

Quando si ha a che fare construtture interrate, invece,come interviene la Artes?«Di solito, le porzioni di fab-bricato immerse nel terrenosono colpite da infiltrazionid’acqua e umidità provenientidal terreno o da eccessiva tra-spirazione dei paramenti mu-rali. Situazioni peggiorate dalfatto di essere a contatto colterreno, che interagisce con gliambienti in modo diverso a se-conda delle condizioni climati-che e stagionali. La miglior so-

luzione prevede la realizzazionedi una serie di strati di rivesti-mento studiati per contrastarele infiltrazioni d’acqua, gli alla-gamenti da vapore e gas e glisbalzi termici, e, allo stessotempo, mitigare gli sbalzi diumidità dovuti alla perma-nenza variabile delle personeall’interno degli ambienti.Questi rivestimenti vengonoprodotti con materiali atossici,stabili e antincendio».

In che misura la crisi eco-nomica che ha colpito il set-tore edile e delle ristruttu-razioni ha inciso sul lavorodella Artes?«La congiuntura economicadegli ultimi anni ha destabi-lizzato parecchio il settoreedile e tante piccole impreseche con i propri cantieri crea-

vano una discreta sinergia nelcommercio dei prodotti per ilrisanamento sono scomparse.Per quel che riguarda la no-stra azienda, sono state la dif-fusa rete di contatti consoli-dati, il buon nome e lecredenziali ottenute duranteil corso dell’attività a permet-terci di continuare a lavorare.Resta comunque un periododifficile; bisogna stare attenti,analizzare in continuazione ilmercato e capire quali mossesono da compiere, altrimentisi rischia di essere travoltidalla crisi».

Con la Barriera Verde Antiradonrealizzata dalla Artes è possibileimpedire al radon di diffondersinegli ambienti abitativie danneggiare la salute dell’uomo

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 309

Page 266: Dossier Lombardia 09 2012

310 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

In previsione di un mercato che resterà confuso e oscillante anche nei prossimi anni,

le aziende più lungimiranti hanno cambiato modo di operare offrendo prodotti e servizi

innovativi. L’esperienza di Attilio Ferla, presidente del gruppo Mediocasa Costruzioni

Emanuela Caruso

L’immobiliare punta sui servizi

Attilio Ferla presidente

del Gruppo Mediocasa

Costruzioni, Crema

www.mediocasaonline.it

«Intraprendere unapolitica aziendaleprudente». Questoil diktat che Attilio

Ferla, presidente e fondatoredel gruppo Mediocasa Costru-zioni, la società di Crema at-tiva da oltre 20 anni nel settoreimmobiliare, ha seguito negliultimi anni. Una strategia cheha permesso al gruppo di man-tenersi competitivo nonostanteil difficile andamento econo-mico del mercato.

Quando ha compreso didover intraprendere unastrada più “prudente”?«Alla fine del 2008, in vistadella crisi economica incom-

bente, i vertici aziendali deci-sero di creare liquidità, ven-dendo gli ultimi immobili giàcostruiti e sospendendo qual-siasi nuova iniziativa, in attesadi conoscere e monitorare ilmercato immobiliare. Proce-duto a una attenta analisi delsettore, si è lavorato per tro-vare e pianificare nuove solu-zioni per combattere il mo-mento difficile. Nel 2010siamo ripartiti a costruire gra-zie anche alla credibilità ac-quisita nel tempo dal gruppoMediocasa Costruzioni.L’azienda si è sempre distintaper una buona gestione finan-ziaria e per il buon lavoro di

squadra. Il nostro gruppo èformato da persone fedeli, im-pegnate al conseguimento dibuoni risultati nell’interesse ge-nerale, ma soprattutto deiclienti. La capacità di mettersicontinuamente in discussione,la cura dei dettagli, la ricercadella funzionalità e il grandelavoro offerto nel post vendita,unita ad una serie di serviziunici e innovativi, sono le verearmi che ci hanno consentitodi affrontare la crisi che negliultimi anni ha sconvolto gliscenari mondiali».

In che cosa consistono i vo-stri servizi, li può descriverebrevemente?«Grande vanto del gruppoMediocasa Costruzioni è il li-bretto garanzia e tagliandi.Siamo stati noi infatti perprimi a introdurlo sul mercatogià alla fine degli anni 90. Il li-bretto viene fornito al clienteall’atto di consegna dell’im-mobile acquistato, a garanziadello stesso. Il servizio prevedetre visite programmate e gra-tuite nel corso del primo annodi proprietà. Nostri incaricatisi recheranno a casa dell’ac-quirente, per accertare labuona funzionalità dell’im-mobile, e intervenire in caso di

EDILIZIA

Page 267: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 311

Attilio Ferla

necessità. I vantaggi sono evi-denti, tanto che il successo diquesto servizio ha contribuitoa fornire più serenità alla clien-tela e credibilità al nostrogruppo. Un altro servizio chevuol essere di aiuto ai clienti indifficoltà finanziarie è “Pro-getto Sostegno”. Un’opera-zione tramite cui il cliente puòentrare in possesso da subitodella sua abitazione, con unminimo anticipo. Nei tre annisuccessivi verserà delle rateconcordate, a interessi zero, atitolo di acconto sul prezzo,che andranno a diminuire ilsaldo finale fino a risultare il75 per cento del valore del-l’immobile. Questa operazionepermetterà all’acquirente di ot-tenere l’accollo di mutuo conuna rata più bassa e un rispar-mio delle spese complessivenegli anni di investimento pario superiore al 15 per cento».

Chi acquista un immobileoggi è più informato e at-tento ad aspetti che fino aqualche anno fa erano consi-derati di relativa importanza?«L’acquirente odierno è moltopiù attento, anche se inizial-mente si muove quasi esclusi-vamente spinto dalla logica delrisparmio. Le molte informa-zioni inesatte acquisite attra-verso gli organi di informa-zione piuttosto che da socialnetwork lo rendono insicuro ediffidente. Il nostro obiettivo è

quello di dimostrare la serietàdella nostra azienda infor-mando i clienti sulla bontà deinostri servizi, tranquillizzan-doli con la trasparenza che cicontraddistingue. Oggigiorno,dal primo appuntamento allaconclusione di una trattativa,passano mediamente 4/6 mesie in questo lasso di tempo la-voriamo in simbiosi col clienteper chiarire tutti quegli aspettiche l’utente deve avere benpresenti prima di procederecon l’acquisto».

La vostra società si è impe-gnata anche sul fronte dioperazioni in grado di rein-vestire gli utili in maniera in-telligente.«Abbiamo costituito delle so-cietà di capitali per offrire la

possibilità anche ai nostriclienti e partner di investire in-sieme a noi. Gli investitori ver-sano una somma che potrannoritirare al termine di ogni sin-gola operazione immobiliareinsieme agli utili prodotti. Evi-tando il ricorso a finanzia-mento di Terzi il vantaggio èreciproco, se in parte ci di-mezza i guadagni che an-dranno divisi con i soci, dal-l’altra grazie alla liquidità rendel’operatività meno rischiosaconsentendoci di rimanereproduttivi e allo stesso modotranquilli, anche in questa si-tuazione di mercato, garan-tendo allo stesso tempo più si-curezza al compratore emigliori garanzie agli istitutidi credito».

��

Un’oculata gestione delle risorseci ha consentito di rimanere competitivinonostante la crisi

Page 268: Dossier Lombardia 09 2012

EDILIZIA

312 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

In corsa verso la ripresa

Una zona ricca,un territorioaspro e un fer-mento produt-

tivo insonne. La provincia diBrescia è uno di quegliesempi di tenacia e determi-nazione che contraddistin-guono un’intera area geogra-fica. Le idee e le soluzioniper scongiurare il segnomeno sui bilanci delle im-prese non mancano, nono-stante tutto, anche quandosi tratta di edilizia e indottiannessi. Non fa certo notiziala profonda crisi in cui versail settore, dunque non stupi-sce come la vendita dei rela-tivi strumenti ristagni inmodo preoccupante. MarcoDallera, titolare della Nord-Al2 di Castel Mella (BS), sioccupa da anni di vendita,montaggio e assistenza pergru e affini. Il punto sullasituazione a partire dallapropria esperienza non è poi«così drammatico come al-cuni vorrebbero far apparire– precisa subito Dallera –.C’è stato un calo drastico,lo abbiamo sentito anche noie anche molto grave: le ven-dite sono scese del 60 percento, quindi sappiamo benequanto possa aver inciso lacrisi nel nostro ambito. Ma isegni di una ripresa ci sonotutti. Ovvio che non è un

periodo in cui ci si può ada-giare su quanto fatto finora».

Questo calo che conse-guenze ha avuto sulla vostraazienda?«Noi da un certo punto di vi-sta siamo stati fortunati. C’èstato un periodo in cui ilnuovo andava molto, perchéda queste parti c’erano com-messe e più lavoro, quindi sivendevano molte gru nuove.Deve tener conto che il no-stro territorio impone l’usodi questo tipo di strumenti,proprio per la conformazionedel terreno. Ma noi non era-

vamo solo concessionari,siamo sempre stati anche of-ficina e quindi se da unaparte non vendevamo piùdall’altra le richieste di ripa-razioni e manutenzione in ge-nere sono cresciute tantis-simo. Ma è ovvio, se non sicompra vuol dire che si cercadi salvaguardare gli strumentiche si hanno già al massimo».

Dunque possiamo parlaredi diversificazione vincente.«Se non vincente ci ha per-messo comunque di rima-nere in piedi. Nel nostro casoal termine diversificazione si

L’edilizia continua a crollare e il suo indotto ristagna.

Ma nella provincia di Brescia c’è chi nonostante

l’affanno continua a rincorrere la “ripresa”, resistendo

grazie a una diversificazione secondo mercato.

Il punto con Marco Dallera

Renato Ferretti

Marco Dallera,

titolare della Nord-Al2

di Castel Mella (BS)

www.nord-al2.it

Page 269: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 313

Marco Dallera

può dare una doppia acce-zione. Da una parte infattiabbiamo esteso il nostrocampo d’azione interno. Dal-l’altra bisogna dire che inquesto modo ci siamo di-stinti dagli altri».

In che misura avete esteso ilcampo d’azione?«Nella nostra strategia anti-crisi abbiamo pensato di fo-calizzarci sulla manutenzione,visto che era questo quantochiedeva il mercato, cercandodi offrire un servizio in talsenso come nessun altro. Inprimo luogo con l’officinamobile, con cui siamo ingrado di intervenire sul postoper effettuare le riparazionidel caso, dovunque ce nefosse bisogno. Effettuiamocollaudi e verifiche periodi-che anche in giornata pressola nostra sede. Provvediamoanche alla formazione delpersonale in ambiti specifici.Insomma tutto quello di cuic’è bisogno. Per fare un esem-pio concreto della disponibi-lità che devi dimostrare perreagire a un mercato avaro

come questo, alcuni cantierispesso lavorano anche di do-menica: noi quindi siamopronti a intervenire anchequel giorno. Insomma, se unovuole lavorare non mancanole possibilità».

Quanto si estende la vostrazona di riferimento?«Noi copriamo l’area di Bre-scia, Bergamo, Mantova, Cre-mona e ci spingiamo fino aTrento, altro territorio che habisogno dei macchinari di cuici occupiamo. Adesso ab-biamo intenzione di espan-dere un po’ la nostra attivitàcoprendo meglio la Val Ca-monica».

Se doveste fare delle previ-sioni per i prossimi mesi?«In questo momento nonpossiamo che essere ottimi-sti, perché oltre a difendercibene con le attività più legate

all’officina, pare che si stiasmuovendo qualcosa in zonaper nuove costruzioni. Aquanto pare si parla di appaltiche nel giro di sei o al mas-simo otto mesi si dovrebberoconoscere meglio, per entitàed estensione. Quindi do-vrebbe sbloccarsi così la ven-dita del nuovo. Intanto noicontinueremo a fare forma-zione, ad occuparci dei ta-gliandi obbligatori per le at-trezzature a fornire collaudi everifiche obbligatorie Asl. In-somma tutto quello che puòservire ai nostri clienti e percui finora siamo riusciti a di-stinguerci. Poi si spera di ri-cominciare a vendere le no-stre gru per autocarri, le lamesgombraneve, gli impiantiidraulici e quelli scarrabili.Accoglieremo come si deve laripresa dell’economia».

��Nella nostra strategia anti-crisi

abbiamo pensato di focalizzarcisulla manutenzione, visto che eraquello che chiedeva il mercato

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EDILIZIA

Nuovi materialiper il futuro dell’edilizia

uando si parladi case in legnoe bioedilizia, trai più regna an-cora l’igno-

ranza. Nonostante, infatti,realizzare costruzioni in ar-monia con la natura sia un ar-gomento di sempre maggiorrilevanza in un mercato chesi afferma con convinzioneecocompatibile ed ecologico,sono ancora poche le personedavvero consapevoli delle po-tenzialità di un materialecome il legno e delle abita-zioni fabbricate con esso. Non ci si è ancora del tuttoconvinti che per le sue carat-

teristiche fisiche e termiche illegno sia il miglior materialeper la creazione di ambientisani ed equilibrati e che, oggi,sia per quantità, la materiaprima rinnovabile più dispo-nibile. Impegnata a diffon-dere più informazione e apromuovere la bioedilizia è lasocietà Impresa Edile Ferraridi Pralboino, attiva nel com-parto edile da più di ven-t’anni. «È importante puntaresul legno – spiega Gian Batti-sta Ferrari, titolare dell’atti-vità – perché presenta pecu-liarità uniche. Essendodotato, infatti, di grande leg-gerezza, resistenza a snerva-mento ed elasticità, è in gradodi contribuire alla realizza-zione di strutture leggere,flessibili e sicure in chiave an-tisismica. In caso di terre-moto, una casa in legno chepuò contare sulle doti di de-formabilità e duttilità dellasua materia prima, sarà ca-pace di dissipare l’energia in-dotta da un’onda sismica e re-sistere all’impeto distruttivo.

Considerando la cosa in que-sti termini, si può anche fa-cilmente immaginare comeuna casa in legno danneggiatada un sisma sia più sempliceda ristrutturare rispetto aun’abitazione in cemento, do-tata di meno elasticità equindi più soggetta a danni dimaggiore entità». Ma come spiega ancora GianBattista Ferrari, le caratteristi-che antisismiche non sono leuniche a rendere il legno unmateriale da tenere d’occhio:«Il suo utilizzo consente di co-struire molto più rapida-mente, di realizzare case piùasciutte e meno umide e dicontribuire alla causa del ri-sparmio energetico. Per viadella sua bassa conduzionetermica e delle sue eccellentiproprietà isolanti, il legnopermette di progettare case a

Dalla bioedilizia giunge una nuova opportunità di sviluppo

per il comparto edile. A fare il punto della situazione è

Gian Battista Ferrari, che diversificando ha saputo affrontare la crisi

Emanuela Caruso

316 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Q

L'Impresa Edile Ferrari ha sede a Pralboino (BS)

www.impresaedileferrari.it - [email protected]

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 317

Gian Battista Ferrari

basso consumo di energia». Di fronte a una tale sfilza divantaggi derivanti dall’im-piego del legno, non può chevenir naturale additare labioedilizia come possibileleva su cui premere per faruscire il comparto ediliziodalla recessione che lo ha col-pito e da cui non riesce a li-berarsi. «Certo – commentaGian Battista Ferrari – labioedilizia potrebbe diventareil nuovo fiore all’occhiello delnostro settore, soprattuttoconsiderando la buona do-manda che già invade il mer-cato e i suoi costi vantaggiosi.L’unico problema che ancorane rallenta lo sviluppo e ladiffusione è la difficoltà nel-l’ottenere prestiti e fondidalle banche. La nostra im-presa, per esempio, ha giàpreparato una serie piuttosto

cospicua di preventivi, manessuno si sta trasformandoin progetto da attuare percolpa del sistema bancario». Insieme alla bioedilizia e al-l’edilizia tradizionale, l’Im-presa Edile Ferrari, si occupaanche di smaltimento eternit.«Credendo fortemente nel-l’importanza della diversifica-zione, abbiamo iniziato a in-vestire e operare inquest’ambito dall’inizio del2012, ottenendo già ottimi ri-sultati, merito in particolarmodo del personale altamentespecializzato e dei macchinaridi ultima tecnologia di cui di-sponiamo. Le previsioni perfine anno ci dicono che losmaltimento di eternit inci-derà sul fatturato dell’aziendadi circa il 50 per cento». L’Impresa Edile Ferrari, però,non ha puntato soltanto sulla

differenziazione dell’attività edegli interventi possibili, maha anche investito sul proprioservizio, così da poter offrireal bacino d’utenza un tratta-mento completo a 360 gradi.«Oltre a garantire agli acqui-renti i servizi di base necessaria svolgere con qualità ed effi-cienza il nostro lavoro – con-clude Gian Battista Ferrari –abbiamo cercato di sviluppareanche servizi più particolari,destinati ad aiutare i clienti inogni fase burocratica del pro-getto. Quello forse più inte-ressante riguarda il nostromettere a disposizione alcunioperatori in grado di consi-gliare agli utenti i mutui mi-gliori di cui poter disporre,questo, ovviamente, dopouna ricerca e un’analisi dellevarie possibilità proposte dapiù banche».

�Le attività di bioediliziae di smaltimento dell’eternitincideranno per il 50 percento l’una sul fatturatoaziendale del 2012

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EDILIZIA

S e c’è un compartodell’edilizia che piùdi ogni altro “fa no-tizia” è certamente

quello del restauro degli edificistorici e monumentali. Il re-cupero di opere pubbliche oprivate dall’ineguagliabile va-lore per una città o un popoloviene considerato da sempremolto interessante e vissutocon partecipazione e ansia nel-l’attesa di vedere tali opere ri-splendere di nuovo della lorogrande e antica bellezza. Purtroppo, però, l’interesse el’attesa si scontrano oggi conla carenza di iniziative di talgenere, carenza non di certodovuta alla mancanza di mo-numenti o edifici importanti,ma causata dalla scarsità difondi e di possibilità d’inve-stimento. E a essere mag-giormente e inevitabilmentein difficoltà e crisi sono leSoprintendenze, il bracciooperativo dello Stato in que-sto particolare ambito del-l’edilizia italiana, ormai privedi qualsiasi tipo di risorsa perconsentire serie programma-zioni e interventi mirati. Per ovviare alle carenze di com-messe e ordinativi, le societàche del restauro di edifici storicie monumentali hanno fatto ilproprio core business, come nel

caso della Gdl Conservazione eRestauro, hanno dovuto neces-sariamente escogitare strategievincenti e oculate. «La nostrasocietà – spiega Nicola Mar-cato, amministratore dell’im-presa insieme al fratello Mi-chele – ha cercato di arginare ilperiodo di recessione rivolgen-dosi a committenti esteri. Ideache si è dimostrata azzeccata,poiché da un mercato moltopiù dinamico come quello in-ternazionale abbiamo ricevutosvariate commesse, tra le qualianche il restauro della monu-mentale facciata della nuovaboutique di Louis Vuitton aMarsiglia». La Gdl Conserva-zione e Restauro ha, inoltre,cercato di mantenere inalteratigli standard qualitativi che sindall’inizio dell’attività ne hannocaratterizzato l’operato. Comecommenta, infatti, MicheleMarcato: «La società è attiva sututto il mercato nazionale, main particolar modo nelle regionidel Nord, zone in cui è statachiamata a realizzare opere diun certo livello che, per la mag-giore, hanno riguardato il re-stauro e il recupero delle fac-ciate monumentali di PalazzoReale a Milano, Palazzo delleGenerali di Largo Augusto, Pa-lazzo Carminati in PiazzaDuomo a Milano, e Palazzo

Restauro del monumento a Cavour per il 150esimo anniversario

dell’Unità d’Italia. Nella pagina successiva, immobile di Corso Porta Romana

e statua di Minerva. Recuperi realizzati dalla Gdl Conservazione e Restauro

di Barbianello (PV) - www.gdlrestauro.com

Nell’attesa che le Soprintendenze

dispongano di nuovi fondi da fornire

agli interventi di restauro di edifici

storici, le imprese edili di questo

comparto si rivolgono al mercato

estero, di certo più attivo e dinamico.

Il commento di Nicola e Michele Marcato

Emanuela Caruso

Il restauro, tra mancanza di fondi e visione internazionale

318 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 319

Ferrania, progettato dall’archi-tetto Giò Ponti nel 1939 e at-tuale sede della casa di modaAbercrombie & Fitch. Riu-sciamo a ottenere commessecosì importanti grazie al nostromodo di lavorare. Nei confrontidella committenza sia pubblicache privata, ci poniamo infatticome attenti interlocutori ecome collaboratori di studi pro-fessionali e tecnici incaricatidella progettazione e delle ri-cerche storiche, fattori essen-ziali per portare a termine larealizzazione di un progetto ar-ticolato, storicamente corretto etecnologicamente all’avanguar-dia, in grado di ottenere anchele varie autorizzazioni da partedelle Soprintendenze ai Bbaa». Per essere ulteriormente certa

di garantire un intervento effi-ciente, completo e attento aiminimi particolari, la Gdl Con-servazione e Restauro si serve dispecifici laboratori di ricerca eanalisi. «Nel caso in cui ci tro-viamo ad aver a che fare con in-terventi più complessi – fa an-cora presente Nicola Marcato–, occasioni in cui sia necessariaun’indagine diagnostica dei ma-teriali e delle cause del degradopiù approfondita, possiamocontare sul supporto di appositilaboratori il cui compito è difornire precise indicazioni sullevarie componenti dei materialicostituenti il manufatto. Cosìfacendo, il criterio di restaurorisulta più completo e gli ope-ratori addetti al lavoro hannouna conoscenza più ampia sul

metodo con cui procedere». Proprio tra le opere più inte-ressanti e più complesse che laGdl Conservazione e Restaurosi è trovata ad affrontare si col-loca il recupero dell’immobiledi Corso Porta Romana, che,come racconta Michele Mar-cato: «È stato protagonista diun consolidamento matericoe statico degli ornamenti incotto presenti in cornicioni efinestre. Per riuscire nell’obiet-tivo, abbiamo eseguito inda-gini materiche per individuarele cause dell’alterazione deimanufatti e i conseguenti pro-dotti specifici per il consolida-mento cromatico finale».

�Per gli interventi di naturacomplessa, ci avvaliamodi laboratori dedicati alle analisidei materiali e allo studio del migliorapproccio all’opera

Nicola e Michele Marcato

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322 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Infrastrutture per i trasporti, costruzioni idrauliche, edilizia di interesse pubblico e opere

di urbanizzazione. Non solo in Italia ma a livello internazionale. Non è il campo d’azione

di una multinazionale, ma di una piccola o media impresa

Emanuela Caruso

L’ingegneria civilepunta sull’interdisciplinarietà

Da sinistra, l’architetto

Marco Conte,

consigliere

di amministrazione,

l’ingegner Guido Peri,

amministratore

delegato, e l’ingegner

Carlo Valagussa,

presidente

dell’Alpina Spa

di Milano

www.alpina-spa.it

Sono pochissime in Ita-lia le realtà imprendi-toriali capaci di carat-terizzarsi e farsi

riconoscere su un mercato sem-pre più competitivo attraversoun’interdisciplinarità vasta e in-teressante. E il numero di que-ste imprese si riduce ancora piùdrasticamente se si considera ilsettore dell’ingegneria civile,nel quale, addirittura, si puòcontare un’eccezione, una so-cietà in grado di unire in modointegrato tutte le varie disci-pline di tale comparto. Questasingolare impresa è la Alpina diMilano (circa 70 unità), a capodella quale troviamo l’inge-gnere Carlo Valagussa, l’archi-tetto Marco Conte e l’inge-gnere Guido Peri. «Sindall’inizio della nostra attività,avvenuto nel 1989 dopo averacquistato l’azienda dalla Fi-nanza Milanese e averla tra-sformata da società captive insocietà di libero mercato –spiega Carlo Valagussa, azioni-sta, presidente e direttore tec-nico – ci siamo impegnati sul

fronte di tre diverse discipline.La prima abbraccia il ramodelle infrastrutture per i tra-sporti, ovvero autostrade, me-tropolitane e ferrovie, ambitonel quale siamo molto presentie che si suddivide in specialitàcome la geotecnica e il calcolostrutturale. La seconda disci-plina si occupa di idraulica e dicostruzioni idrauliche, cioè siadello studio del comporta-mento dell’acqua sia della rea-lizzazione di dighe e impiantiper la produzione di energiaelettrica. La terza, infine, èquella dell’edilizia di interessepubblico e relative opere di ur-banizzazione. Con edifici di in-teresse pubblico intendiamo al-berghi, teatri e università,laboratori di ricerca, sia che essi

siano di proprietà privata opubblica».Proprio nell’ambito di que-st’ultima branca dell’attività,l’Alpina si è recentemente di-stinta per il progetto del rifaci-mento, ammodernamento eampliamento del teatro del-l’opera di Baku, capitale del-l’Azerbaigian. «L’intervento –continua Marco Conte, azio-nista, consigliere d’ammini-strazione e direttore tecnicodell’impresa – è stato molto si-mile a quello che fu fatto anniorsono a Milano al Teatro allaScala. Anche a Baku si è trat-tato di mantenere e restaurarela struttura monumentale delteatro, mentre si è progettata inmodo dettagliato ed esecutivola demolizione e ricostruzione

COSTRUZIONI

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 323

Carlo Valagussa, Marco Conte e Guido Peri

degli spazi accessori, come latorre scenica, i camerini e tuttele parti di supporto per l’alle-stimento dello spettacolo. Inol-tre, abbiamo inserito anche unnuovo auditorium all’internodell’organismo teatrale».La disciplina in cui la Alpinaopera in maniera più continuaed estesa è quella per le metro-politane, le autostrade e le fer-rovie. «Ad esempio i lavori sulleautostrade A4/A26 – com-menta Guido Peri, azionista,amministratore delegato e di-rettore tecnico della societàsono un intreccio tra progettoautostradale e progetto della li-nea ferroviaria ad alta velocitàTorino-Milano che corrono inparallelo. Attualmente ab-biamo l’incarico per la futuradirezione lavori sul tratto del-l’alta velocità Torino-Lione peri primi 8 km del tunnel di base,parte del tunnel lungo 56 km

che collegherà l’Italia con laFrancia. Per la Brebemi, l’au-tostrada Milano-Brescia, l’Al-pina ha eseguito il progetto fi-nale, la verifica di congruità delprogetto esecutivo, la funzionedi Responsabile dei lavori e diassistenza alla Alta Sorve-glianza. Una speciale convi-venza quindi tra Brebemi e Al-pina dal 2008. Per lemetropolitane Alpina è impe-gnata a Copenhagen e a Mi-lano (M2, M4, M5)».Posti di fronte alla realizzazione

di opere così importanti sia alivello nazionale che interna-zionale, non si può che chie-dere ai tre azionisti che gui-dano l’Alpina quale sia ilvalore aggiunto che le per-mette di essere scelta da clientitanto diversi. «Il valore ag-giunto della nostra società –concludono insieme MarcoConte, Carlo Valagussa eGuido Peri – sta nel fatto diessere liberi da qualunque pro-prietà, ovvero di non apparte-nere a nessun gruppo, nessunabanca e nessun centro di po-tere, e di aver sempre privile-giato la produzione interna dielaborati, senza voler ricorrerea collaborazioni esterne, salvocasi di particolari ripetitivitàdi progetto. Produrre il pro-prio lavoro internamente è si-nonimo per forza di cose diqualità, mancanza di errori,precisione, cura e chiarezza;tutti elementi che il bacinod’utenza apprezza e si aspettadi ricevere».

Sopra, immagine

virtuale del teatro

di Baku, ristrutturato

e ampliato. Sotto, fresa

per lo scavo

della condotta forzata

dell’impianto

idroelettrico

di Premadio II

in Valtellina

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IMMOBILIARE

“Developer” èil termineamericanocon cui si

designa lo “sviluppatore” nel-l’accezione più ampia e ricca deltermine, che va a identificareuna figura professionale impe-gnata nello sviluppo a 360 gradidi un’operazione immobiliare.Figura quindi impegnata inogni singola fase realizzativa delprogetto, dall’acquisto del ter-reno al project financing, dallaprogettazione alla costruzione,con l’obiettivo di ottimizzare laqualità degli asset attraverso ilproprio know how e esternaliz-

zando esclusivamente le fun-zioni non strategiche. Tra le po-chissime aziende italiane che at-tualmente ricoprono questoruolo all’interno del settore im-mobiliare troviamo la societàbresciana Coimpredil. «La no-stra società si presenta al mer-cato come uno dei pochi deve-loper puri nel comparto deicentri commerciali» spieganoGiampaolo e Franco Pisa, ri-spettivamente presidente e am-ministratore delegato del-l’azienda. Coimpredil, natacome impresa attiva nell’ediliziaintegrata pubblica e privata, si èconquistata all’estero, nei non

facili territori dell’Est europeo,vasta competenza e credibilitànel settore dei centri commer-ciali, abbracciandone gradual-mente tutti gli aspetti. Dopo leesperienze accumulate in Polo-nia, Russia e Croazia, il gruppoè ritornato in Italia con due pro-getti: Bariblu a Bari, sviluppatocompletamente in proprio, eFreccia Rossa, sviluppato in par-tnership con primari gruppi in-ternazionali, primo urban cen-ter realizzato in un centrostorico (Brescia); seguendo la fi-losofia dell’azienda, entrambi gliasset sono tuttora mantenuti inproprietà.

Quali sono stati i progettirealizzati nel nostro paese?GIAMPAOLO PISA: «Il centro com-merciale Bariblu e l’UrbanCenter Freccia Rossa. Il primocomplesso è stato realizzatolungo la tangenziale barese e siè concentrato in particolarmodo sulla qualità architetto-nica e sull’innovativa offerta dishopping, offrendo a marchinazionali e internazionali, qualiil gruppo Inditex/Zara, H&Me Pittarello, fino ad allora an-cora non presenti in quell’area,un valido motivo per avviare

La figura del developer è ancora poco diffusa in Italia. Approfondiscono l’argomento

Giampaolo e Franco Pisa, a capo di uno dei pochi developer puri impegnati nello sviluppo

di comparti commerciali polifunzionali, tramite la trasformazione di aree urbane dismesse

Emanuela Caruso

Franco e Giampaolo

Pisa, titolari della

Coimpredil Spa

di Brescia

www.coimpredil.com

Figure innovative nel recupero di aree cittadine dismesse

324 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 325

Giampaolo e Franco Pisa

lo sviluppo nel Sud Italia. Ba-riblu si è distinto come unadelle gallerie commerciali piùinnovative in Italia e nel 2007ha vinto il premio “QualityCertificate of Merit” assegnatodal Consiglio Nazionale deiCentri Commerciali. FrecciaRossa, invece, è una galleria ur-bana la cui peculiarità è inte-grare le funzioni del commer-cio con l’offerta di servizi espazi di aggregazione rivolti aicittadini. È collocato nel cuoredi Brescia, limitrofo al centrostorico, e si differenzia dal clas-sico centro commerciale per lapresenza di un piccolo super-mercato complementare a unimportante galleria commer-ciale e di servizi, fra cui ristora-zione, cinema multisala e pale-stra. Freccia Rossa si posizionaquindi come centro polifun-zionale di shopping e noncome meta della spesa alimen-tare settimanale».

Di quali aspetti avete do-vuto tenere conto per la rea-lizzazione di Freccia Rossa e

più in generale di un Urbancenter?FRANCO PISA: «Freccia Rossa èuna propaggine del centro sto-rico e un rafforzamento dellostesso: in questo senso è un’ope-razione atipica, poiché presentanel contempo i vantaggi delcommercio cittadino e quellidella grande struttura commer-ciale. Il bacino d’utenza, quantomeno quello primario, è lostesso del centro storico di Bre-scia; Freccia Rossa attrae infattigli stessi utenti che si recano incentro per fare shopping neinegozi tradizionali. Strutturepolifunzionali come FrecciaRossa servono anche per rivita-lizzare i centri storici e risolverebrillantemente il problemadelle aree dismesse. I nostri cen-tri storici sono fiacchi nell’in-tervallo di pranzo e completa-mente morti la sera. Nel caso diBrescia, l’apertura di FrecciaRossa ha avuto molti effetti po-sitivi, perché il centro storico siè trovato ad avere due magneti:il centro commerciale e i ne-

gozi tradizionali, che a lorovolta con il tempo sono staticostretti a modernizzarsi e adampliare gli orari di apertura.L’effetto è stato che la sera lagente è tornata a frequentare ilcentro città, grazie anche allapresenza nella galleria di un ci-nema multisala e di una zonaristorazione, che stanno au-mentando l’attrattività di tuttoil centro città. Va da sé che losviluppo di un centro urbanocomporta la necessità di tenerconto di una serie di criticitàquali il traffico, l’equilibriocommerciale dell’intero com-parto, l’importanza della me-diazione a livello politico e so-ciale, il dialogo quotidiano conla pubblica amministrazione ela cittadinanza. Laddove, comespesso accade, l’area di sviluppocoincida con un’area ex-indu-striale dismessa, importanzaprimaria assumono tutti gliaspetti correlati alla bonificaambientale».

Qual è lo scenario attualedel vostro settore e come si � �

��

Il developer gestisce le operazioniimmobiliari e commerciali a 360 gradi,occupandosi di ogni aspetto riguardantel’intervento che è chiamato a effettuare

Page 282: Dossier Lombardia 09 2012

326 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

sta muovendo la Coimpredilin tale contesto?G.P.: «Oggi, con la carenzadelle aree e il moltiplicarsi direaltà da riqualificare, spessoubicate nelle città, si è gene-rata la necessità di approc-ciare diversamente lo svi-luppo di nuove operazioniche permettano, grazie allarealizzazione di centri poli-funzionali, comprendenti Ur-ban Center, residenze, terzia-rio, edilizia sociale, disostenere i notevoli costi perle bonifiche e la “riurbanizza-zione” di interi quartieri. Arendere particolarmente dif-ficile tale attività concorronol’attuale difficoltà di inter-vento del sistema finanziarioa supporto delle imprese e gliostacoli e lungaggini che am-ministrazioni e burocraziaimpongono allo sviluppo diuna qualsiasi operazione in-tegrata. Compredil è attual-mente impegnata nello svi-luppo di operazioni in duecentri storici di primaria va-lenza commerciale secondo iparametri e le modalità so-pradescritti».

Bonifiche Expo 2015, dicosa si tratta?F.P.: «Proprio nell’ottica didare importanza al recuperodi quanto già esistente ab-biamo promosso con altrequalificate società lombarde“Bonifiche Expo 2015”,un’associazione stile lobby in-glese che, con la collabora-zione della Università Boc-coni, è impegnata asensibilizzare le amministra-zioni pubbliche e a promuo-vere il recupero di alcune im-portanti aree dismesse inLombardia, in considerazionedelle opportunità generatedal prossimo Expo».

Quali sono i progetti futuridella Coimpredil e quali sonoi clienti a cui vi rivolgete?F.P.: «Il nostro intento è por-tare a termine lo sviluppo delledue operazioni avviate nei cen-tri storici e, parallelamente alla

nostra attività di sviluppo, pro-seguire con successo nell’atti-vità di consulenza e servizio perclienti terzi che nell’ultimotriennio ci ha caratterizzaticome partner di fondi d’inve-stimento italiani e stranieri aiquali la nostra struttura ha of-ferto e offre servizi di commer-cializzazione nell’ambito retail,studi di fattibilità e project ma-nagement. Continueremo inol-tre le vendite delle residenze nelgolf da noi realizzato ad Asti etuttora in nostra proprietà che,in controtendenza con l’attualemercato, stanno già andandomolto bene. Sono inoltre in av-vio un’operazione di riqualifi-cazione di un immobile deiprimi del ‘900 a Brescia, per larealizzazione di un conceptstore di alto livello e, non ul-timo, l’ampliamento del nostrogià consolidato centro com-merciale Bariblu».

� �

IMMOBILIARE

Urban Center Freccia Rossaha contribuito alla crescitaeconomica, commercialee produttiva del centro storicodi Brescia

Page 283: Dossier Lombardia 09 2012
Page 284: Dossier Lombardia 09 2012

COMMERCIO

Il fermo delle retribuzionie i prezzi in continua cre-scita comportano unastangata per ogni famiglia

media di perdita di potere d'ac-quisto pari a 2.333 euro l'anno.A rilevarlo è l'Osservatorio Na-zionale di Federconsumatoriche commenta così i dati diffusidall'Istat. «Questo inaccettabileandamento - afferma l'Osser-vatorio - continua a intaccare ilgià basso potere di acquistodelle famiglie che, dal 2008 adoggi, ha conosciuto una cadutadi oltre l’11,8 per cento». In questo scenario è necessarioper chi gestisce una grande of-ferta di vendite studiare nuove

soluzioni accattivanti e cheincontrino le possibilità e idesideri della clientela. Èquanto si sta operando alcentro commerciale Città

Fiera di Udine. «Il progetto diampliamento del centro

commerciale - spiegal’amministratoreAntonio MariaBardelli - è iniziatoa luglio con l’aper-tura di Leroy Mer-lin, uno dei mas-

simi protagonisti del bricolage alivello internazionale. Questoingresso rappresenta il primotassello di quello che diventeràil settore casa del centro, unpolo innovativo per il mercatoitaliano che sarà in grado di of-frire al visitatore una gamma diprodotti inimmaginabile».

Come è stato pianificatol’ampliamento? «Il segreto della crescita di CittàFiera risiede nella continua ri-cerca di nuovi sviluppi mai im-provvisi ma ponderati neltempo. Il piano di sviluppocomplessivo prevede di passaredagli attuali 86 mila mq di su-perficie commerciale a 160mila, a conclusione dello stessoil centro diventerà il più granded’Italia. Obiettivo finale è lacreazione di poli di attrazionein grado di allargare di moltol’attuale bacino di utenza. Ilprogetto rappresenta il supera-mento del centro commercialeclassico grazie alla creazione diuniversi tematici attorno aiquali ruoterà un’offerta varie-gata e profonda: shopping, fa-shion home outlet, leisure. Ilprogramma di sviluppo è molto

ambizioso ma, a differenza dialtri centri, Città Fiera parte dauna massa critica rappresentatada ben 8 milioni di visitatori espazi di circa 86 mila metriquadri. Alla luce dei dati rilevatifino ad ora, Città Fiera diven-terebbe il quarto o quinto Cen-tro Commerciale in Europa edil più grande in Italia».

Quale il prossimo step? «Nel 2012 si darà il via ai la-vori della nuova galleria grazieal recupero delle aree dell’exferramenta. Una nuova strut-tura situata strategicamentenella zona nord ovest dell’at-tuale centro commerciale a cuiè collegata da uno degli in-gressi più frequentati con unaccesso privilegiato ai par-cheggi multipiano. La galleriarappresenta un ulteriore passoavanti per la creazione di unanello che racchiuderà lo spa-zio commercial,e assicurandoun flusso costante di pubblico.Agli attuali 86mila mq di su-perfici commerciali disponibiliattualmente si aggiungerannoaltri 26mila mq di superficiecommerciale per le nuoveaperture. La nuova galleria si

Secondo l’Istat sta crollando il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Per sopperire a questo

problema il centro commerciale deve sganciarsi dall’idea classica e abbracciare un’offerta differente.

Ne parliamo con Antonio Maria Bardelli del centro Città Fiera di Udine

Matteo Grandi

Città Fiera: nuovi universi tematiciper il centro commerciale

Sotto,

Antonio Maria Bardelli.

Il centro Città Fiera si

trova a Udine

www.cittafiera.it

328 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Page 285: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 329

Antonio Maria Bardelli

svilupperà su due piani nellaparte storica, che un tempoaveva la funzione di ferra-menta, (la struttura risale al1967): l’intervento in questosenso verrà effettuato con unamoderna riqualificazione dellestrutture industriali esistentirispettando le sue caratteristi-che originali. Mattone, vetro eacciaio i materiali che an-dranno a contraddistinguerla».

Una grande attenzione alleiniziative umanitarie è inoltreuna delle caratteristiche pre-dominanti di Città Fiera. «Siamo molto contenti di es-sere conosciuti sul territorionon solo per gli spazi commer-ciali ma anche per le numeroseattività di responsabilità socialeche portiamo avanti che rite-niamo siano molto importantiper il territorio».

UNA CRESCITA ESPONENZIALE

ATTUALE SVILUPPO

Superficie commerciale (GLA) 86.000 mq 160.000 mq

Outlet - HIC 30.000 mq

Ipermercato IPER Udine 7.450 mq 7.450 mq

Hard Discount 1000 mq

Altre superfici alimentari 339 mq 2.154 mq

Altre superfici non alimentari 34.869 mq 53.396 mq

Totale commercio al dettaglio 42.658 mq 94.000 mq

Grandi negozi specializzati 10 15/20

Esercizi commerciali, servizi 190 300/350

Ristoranti, caffè e bar 19 25

Mercatino alimentare 3 5

Multisala 11 sale 11 sale

Sala Giochi 1 1

Page 286: Dossier Lombardia 09 2012

Il settore tessile, si sa, sta vi-vendo una delle crisi piùpesanti che hanno mai ca-ratterizzato il comparto.

Nell’estate 2012 si è registratauna diminuzione netta dellaproduzione. Dati Istat parlanodi un calo che arriva al 14,6 percento. Eppure, antiteticamentea questo scenario, la chiave disvolta sembra venire proprio da

quelle aziende che hanno sceltodi puntare ancora e sempre dipiù sul made in Italy. Un esempio di eccellenza inquesto senso è rappresentatodalla brianzola Parà, azienda cheproduce tessuti di grande pregioestetico e di alta qualità tecnica,utilizzati per la protezione so-lare, l’arredamento di interni edesterni e la nautica. Parà, fondata da Mario Parravi-cini nel 1921, è da tre genera-zioni saldamente nelle manidella stessa famiglia e oggi trefratelli, Michele, Matteo eMarco, sono impegnati nellagestione aziendale come ammi-nistratori delegati, affiancati dalpadre Ambrogio nel ruolo dipresidente. «Il nostro gruppo –spiega il titolare Marco Parravi-cini –, è presente in 65 Paesi siain Europa che nel mondo at-traverso filiali, distributori oagenti. In ogni caso la produ-

zione è rimasta 100 per centomade in Italy ed è questo che ciha permesso di diventare unpunto di riferimento nei mer-cati internazionali».

La vostra politica aziendalevi ha quindi permesso di avereuna forte spinta all’interna-zionalizzazione.«Attualmente l’azienda produce4 linee di prodotti di altagamma realizzati con fibre tes-sili high performance per l’in-door e l’outdoor. Il mercato diriferimento è ancora orgoglio-

MATERIALI

Il Gruppo Parà resiste alla crisi. Grazie

a continui investimenti, ricerche stilistiche

ispirate ai linguaggi delle tradizioni

asiatiche e a una produzione 100 per

cento made in Italy, la family company

brianzola ha superato i 90 anni di attività.

La parola a Marco Parravicini

Nicoletta Bucciarelli

Tra stile e design,una produzione che parla italiano

In apertura,

Marco Parravicini.

Sopra, la famiglia

Parravicini alla guida

della Parà Spa. L’azienda

ha sede a Sovico (MB)

www.para.it

330 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Page 287: Dossier Lombardia 09 2012

samente quello italiano, ma gra-zie a una struttura commercialeformata da oltre 60 agenti nelmondo e da una fitta rete di di-stributori esclusivisti, siamo di-ventati punto di riferimento perquei paesi particolarmente at-tenti e sensibili alla qualità eallo stile dei prodotti made inItaly. Germania, Giappone,Nord e Sud America e Austra-lia ci danno grosse soddisfazioniin termini di vendite e ricono-scibilità del marchio. Inoltre,andando contro ogni previsionee andamento di mercato, as-sume sempre più rilevanza ilnostro export verso la Cina e lealtre principali economie asiati-che, che sono ben note per laloro produzione tessile interna.Siamo orgogliosi di essere am-basciatori del made in Italy nelmondo».

Nel 2011 Parà ha festeg-giato l’importante traguardodei 90 anni di attività.«In effetti era il 1921, quandoMario Parravicini, mio nonno,creò la Emme-Pi, inizialmenteimpegnata nella produzione ditessuti di cotone per rivestire itralicci dei materassi. L’azienda

ha poi attraversato numerosetappe intermedie, senza maiperdere la propria natura tessilee industriale. Negli anni 50 adesempio ci siamo dedicati allaproduzione di tessuti di cartautilizzati per la copertura deisedili delle automobili. È al-l’inizio degli anni 60 chel’azienda entra nel mondo dellaprotezione solare e dell’arreda-mento interno ed esterno dellacasa; inizialmente con tessutipesanti realizzati in puro co-

tone, utilizzati sia nella tendada sole e nell’ombrellone, chenell’arredamento. Poi nel 1964avviene la grande svolta,quando il colosso chimico ita-liano Montecatini, cede alla no-stra azienda il marchio Tempo-test® e l’utilizzo della fibraacrilica tinta in massa, una fibrasintetica rivoluzionaria che sem-bra fatta apposta per vivere al-l’aperto».

Tempotest® è oggi il mar-chio che rappresenta mag-giormente la vostra azienda.Qual è stata da allora l’evolu-zione in termini di offerta diprodotti con questo marchio?«In effetti il marchio Tempo-test® ha portato l’azienda ad es-sere leader assoluto a livellomondiale nel settore dei tessutiper utilizzi outdoor; tale noto-rietà è dovuta non solo alla qua-lità in termini di prodotto e di

Marco Parravicini

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Una sostenuta attività di ricerca e sviluppoha permesso una costante evoluzione dei nostritessuti Tempotest® e con essa la crescitadi tutta l’azienda sino alle dimensioni attuali

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 331

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MATERIALI

servizio che dedichiamo ai nostriclienti, ma anche agli ingenti in-vestimenti che da oltre 20 annil’azienda fa in campagne pub-blicitarie e di comunicazione asostegno del brand. Il marchio Tempotest® viene uti-lizzato per identificare tutte lelinee di prodotto per gli utilizzioutdoor, tra i quali, oltre ai piùnoti tessuti per la protezione so-lare, spiccano la gamma Tem-potest Home® per mobili dagiardino e Tempotest Marine®per il mondo della nautica. Intempi più recenti abbiamo svi-luppato la linea di prodottoTempoteststar®, una gamma ditessuti realizzati con una fibrainnovativa, frutto di anni di la-voro del nostro ufficio R&D.Tempoteststar® ha un’incredibile

resistenza a qualsiasi agente at-mosferico e in particolare al-l’azione logorante dei raggi so-lari. L’azienda ha costantementeinvestito ingenti risorse finan-ziarie ed umane nelle attività diRicerca e Sviluppo e ciò ha per-messo una costante evoluzionedei tessuti Tempotest® nel corsodegli ultimi 40 anni, sia in ter-mini di offerta che di qualità econ essa la crescita di tuttal’azienda sino alle dimensioni at-tuali».

Parà è anche leader mon-diale nella produzione di tes-suti in fibre naturali per l’ar-redamento di interni. Qualisono i trend in questo settoreper la prossima stagione?«I nostri tessuti non sono solo si-nonimo di alte performance, ma

sono il concentrato di una co-stante ricerca stilistica. Le nostreultime proposte nel campo delladecorazione di interni, nasconodalla ricerca dei segni e dei lin-guaggi delle tradizioni culturaliasiatiche, in particolare di Indiae Giappone, spaziando nel con-tinente africano e attraversandoi linguaggi tessili mediorientali.Le collezioni tessili da noi rea-lizzate sono uniche nel loro ge-nere, ma allo stesso tempo con-tengono principi universali dibellezza e senso estetico che su-perano ogni frontiera, diven-tando parte di un linguaggionuovo, plurale, coordinato edelaborato abbinando diversi stilie colori provenienti dalle diversearee geografiche del pianeta. Lenuove tendenze nel settore deltessile per l’arredamento, riflet-tono l’importanza e la centralitàdel tema della multietnicitànello scenario contemporaneo».

Come comunicate e comesostenete i vostri brand suimercati in cui siete presenti?

Una tessuto del Gruppo Parà è stato scelto dal decorator incaricato da Barack Obama perrivestire le sedute dello studio ovale. Il Presidente, al momento di rivestire con ricercatezzai divani e le poltrone della Casa Bianca, ha deciso di puntare sulla qualità italiana. «Sitratta dell’ennesimo successo sullo scacchiere internazionale ottenuto dal nostro Gruppo -ha commentato il marketing manager di Parà, Paolo Patruno -, siamo entusiasti del fattoche l’italianità ancora una volta sia sinonimo di eccellenza». Il tessuto scelto dalPresidente americano risulta particolarmente soffice ed è in grado di rendere altamentepreziose le sedute della sala ovale. L’approdo alla Casa Bianca è a conferma delle capacitàdella realtà brianzola di porsi sul mercato nazionale e internazionale, con una qualità e unostile sempre più inconfondibili.

Il Gruppo Parà veste la Casa Bianca

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 333

«Abbiamo sempre creduto nellacomunicazione. Siamo stati unadelle prime aziende del nostrosettore a comparire con spot tve sulla carta stampata; questoha permesso il lancio del mar-chio Tempotest® che oggi, dopooltre 20 anni di investimenti,gode di una elevata riconoscibi-lità presso il consumatore finale.Partecipiamo ogni anno a circa20 fiere nel mondo, organiz-ziamo convention ed eventi; ab-biamo creduto ed investito nellenuove tecnologie, attraverso lacreazione di un sito web inte-rattivo che riceve migliaia di vi-site settimanali e di una appli-cation per Ipad e Android. Nelcomunicare il nostro brand,non dimentichiamo mai di as-sociargli quelli che sono i nostrivalori aziendali di qualità, per-formance e italianità».Quanto conta per voi la poli-tica ambientale?«È diventata uno dei nostripunti di forza. 15 anni fa,quando le normative vigentinon imponevano particolari re-strizioni, abbiamo realizzato unimpianto di riciclo delle acquedi produzione capace di rendereaddirittura potabili 3000 metricubi di acqua al giorno utiliz-zando una tecnologia a enziminaturali. Anche l’energia elet-trica utilizzata nei nostri sei im-pianti industriali viene total-mente autoprodotta grazie aun impianto di cogenerazionee a uno fotovoltaico. Tutto que-sto ci ha reso un’azienda a im-patto zero».

Anche la vostra politica in-terna di lavoro guarda sempreal futuro. «La qualità finale del prodotto èinevitabilmente il risultato diuna molteplicità di fattori, tra iquali quello umano è sempre ilpiù importante. La qualità dellavoro e dei luoghi in cui esso sisvolge, hanno per noi un’im-portanza preponderante ed i ri-sultati raggiunti ci danno gran-dissima soddisfazione:all’interno delle nostre fabbri-che c’è un bassissimo turn overtra i dipendenti, che general-mente trascorrono l’intera vitalavorativa presso di noi e ciò è si-nonimo di una qualità di lavoroottimale. Attualmente sono im-piegati interi nuclei familiari espesso intere generazioni hannoprestato servizio nelle nostreaziende. Nel 2011 la Parà ha fe-steggiato i 90 anni di storia e inquella occasione abbiamo pre-miato 40 dipendenti che festeg-giavano a loro volta 40 anni di

servizio».La crescita costante negli ul-

timi 30 anni è servita a fron-teggiare meglio la crisi?«Sicuramente ci ha donato mag-gior tranquillità, dovuta ad unasolidità finanziaria che si è co-stituita in quasi un secolo di sto-ria aziendale ricca di successi.In questa lunga storia aziendalesono state diverse le crisi econo-miche e politiche che il mondoha dovuto affrontare, compresoanche un conflitto bellico mon-diali. Ciononostante l’aziendanon ha mai smesso di investirei frutti del proprio lavoro in ag-giornamenti tecnologici e inprocessi di ricerca e sviluppo. Ilrisultato è che oggi Parà è un’in-dustria tessile completamenteverticalizzata, che vanta le piùmoderne tecnologie disponibilisul mercato e questo ci consentedi competere a livello globaleanche con quella concorrenzache proviene dai Paesi a bassis-simo costo di manodopera».

��

Nel comunicare il nostro brand,non dimentichiamo mai di associare quelliche sono i nostri valori aziendali di qualità,performance e italianità

Marco Parravicini

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MATERIALI

L a produzione di le-gno per la costru-zione edile e lo svi-luppo di progetti

per grandi e piccole struttureabitative, industriali, sportivee commerciali è un settore inespansione. Che richiede pro-fessionisti che curino l’aspettorealizzativo, operatori che of-frano assistenza, oltre a nu-merose verifiche sul disegno ein cantiere, fino ai calcolistrutturali per l’eventuale col-laudo finale. Non tutte le aziende riesconoa ricoprire interamente lemansioni, la Sintesi di Ma-lonno (BS), azienda specia-lizzata nelle coperture in le-gno lamellare, conl’innovazione ha tentato disopperire a certe mancanzeintroducendo la figura delbuilder advisor, cioè un con-sulente costruttore nel settoreabitativo in legno. Martino Martinotta, l’ammi-nistrazione delegato, ci spiegache «al momento dell’aper-tura dell’azienda, nel ’95, ave-

vamo maturato una lunga eprofonda esperienza nell’in-dustria del legno lamellare.Chiara però era la consape-volezza della lontananza trala logica industriale e le aspet-tative dell’operatore edile edel committente privato: ènata così la figura del consu-lente costruttore».Non solo: «la versatilità pro-gettuale, l’utilizzo dei più ag-giornati software di settore edi macchinari robotizzati acontrollo numerico di ultimagenerazione favoriscono l’uti-lizzo di sistemi costruttivi af-fidabili ed ecologici con solu-zioni che esaltano lepeculiarità intrinseche del le-gno lamellare quali legge-rezza, resistenza, inalterabilitàe indeformabilità nel tempo». Si parla di ecologia perché ilegnami utilizzati dalla Sin-tesi «provengono da selvicol-ture sostenibili e certificatePefc 100 per cento: significache la gestione dei boschi èprogrammata e controllata daun ente che garantisce un

corretto utilizzo della risorsaprevedendone i necessarireinserimenti. Questo è ilmotivo principale per cui illegno da costruzione si defi-nisce ecosostenibile, meglioancora se parliamo di legnolamellare perché in questocaso si riesce ad ottimizzarel’uso della materia prima, rea-lizzando elementi anche digrande impatto dimensionalesfruttando le sezioni resi-stenti, per poi liberarsi dallacirconferenza del tronco perapprodare a sezioni con mo-

Il rispetto dell’ambiente e la produzione di legno possono andare

di pari passo. Sintesi esemplifica come versatilità progettuale

e gestione delle risorse si possano accompagnare alla ricerca

di prodotti ottimali e di basso impatto ambientale Martina Carnesciali

Alcuni lavori della Sintesi

Srl. L’azienda ha sede

a Malonno (BS)

www.legnosintesi.com

Ecosostenibilità e sviluppoper l’industria del legno

334 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 335

duli resistenti altissimi».Per lavorare a simili livelli diprecisione, anche i macchinarie le innovazioni sono fonda-mentali. L’amministratore de-legato, non a caso, specifica:«Nonostante la pesante crisiche investe il settore edile, laprossima meta aziendale è l’in-stallazione di un moderno im-pianto per la “finitura” auto-matizzata del legno. Il rispettoper l’ambiente ci ha spinto ainvestire in un importante im-pianto fotovoltaico che, nel-l’arco dell’anno, ci permette di

coprire interamente le esigenzeenergetiche aziendali».Non solo ecosostenibilità e svi-luppo, anche la sperimenta-zione è di grande interesse.Martinotta ci parla di un solaiocollaborante di loro inven-zione, coperto da brevetto eu-ropeo. «In collaborazione conil Centro Prove Materiali dellafacoltà di ingegneria dell’Uni-versità di Trento, due anni faabbiano condotto una campa-gna di prove distruttive sucampioni del solaio Sintec.L’innovazione di questo si-

stema poggia sull’utilizzo diconnettori posti in opera senzal’ausilio di mezzi meccanici esenza l’utilizzo di resine o col-lanti: in pratica i connettorivengono infilati nelle loro sedisemplicemente esercitandouna piccola pressione diretta-mente con le mani».Non c’è però da adagiarsi sugliallori: «la competizione e lacrisi del settore edile non per-mettono illusioni di questa na-tura; le idee devono essere cer-cate ovunque. Sintesi, lo scorsoanno, ha instaurato un bel rap-porto con l’istituto di Belle arti“Laba” di Brescia, lanciandoun concorso di idee tra i gio-vani designer sul tema della“Pensilina d’attesa”. La rispostaè stata esaltante e tutti i pro-getti erano meritevoli diplauso. I giovani sono una fu-cina di idee, grezze a volte, masempre interessanti ed è sicura-mente una strada da percorrerenel futuro più prossimo».

Sintesi

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INTERNI

«La qualità di unospazio non di-pende dalle suedimensioni. E

un arredo di design non im-pone necessariamente un bud-get per pochi». È questa la filo-sofia che sta dietro laprogettazione e la proposta diarredo sviluppata da Poliform,riassunta nell’espressione “Mylife”, che accompagna tutte leattività di comunicazione svi-luppate dall’azienda di Inverigo.«Queste due parole – prosegueGiovanni Anzani, amministra-tore delegato Poliform Spa –sintetizzano un senso di appar-tenenza, un’affinità: il desideriodi ogni persona di trovare solu-zioni che rispecchino la propriaunicità, il proprio mondo. Ed

esprimono la capacità dei nostridesigner di interpretare uno stilesempre più individuale e pro-prio per questo sempre diverso».Dalle radici di una realtà arti-giana, negli anni Settanta, grazieall’intuizione di Alberto e AldoSpinelli e Giovanni Anzani, tut-tora alla guida dell’azienda, Po-

liform ha imboccato la stradadella produzione su scala indu-striale, con lo scopo di coniu-gare qualità e affidabilità, se-condo un approccio progettualeinnovativo e improntato allamassima creatività. «La svolta èstata sfruttare appieno le poten-zialità di una produzione seriale

Al centro,

Giovanni Anzani,

amministratore

delegato della Poliform

Spa, insieme

ai componenti della sua

famiglia coinvolti nella

direzione aziendale.

La Poliform Spa

ha il suo headquarters

presso Inverigo

www.poliform.it

La creatività che dà formaallo spazioLa Brianza del design ha portato i propri

showroom nelle capitali del mondo.

Un’idea di arredo moderna che mette

al centro i desideri di ogni persona.

Giovanni Anzani espone la filosofia

del brand Poliform. E la sua

interpretazione dello spazio domestico

Luca Cavera

340 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Page 293: Dossier Lombardia 09 2012

e ingegnerizzata, prestandouna costante attenzione alletrasformazioni del mercato eintendendo quest’ultimo inuna dimensione globale, ap-profondendo le esigenze di unpubblico eterogeneo proprioperché internazionale. Oggi inostri showroom sono pre-senti in oltre 76 paesi nelmondo. Siamo riusciti a svi-luppare un vero e proprio net-work mondiale». Le collezioni Poliform com-prendono sistemi e comple-menti d’arredo per ogni areadella casa: librerie, contenitori,armadi e letti. «A questo nucleooriginario della produzione, ametà degli anni Novanta si èaggiunto il marchio Varenna,dedicato esclusivamente allaproduzione di cucine. Neglianni più recenti, abbiamo di-versificato ancora la nostra pro-duzione, creando una linea diimbottiti e, in seguito, fon-dando Poliform Contract, chelavora per il comparto dellegrandi forniture. Questa pro-getta guardando a esigenze este-tiche e funzionali differenti daquelle proposte dal mercato delprodotto di serie».Un altro dei concetti chiavi svi-luppato da Poliform, attraversole linee dei numerosi designercon i quali collabora, è quellodella qualità dell’abitare comecomponente fondamentale

della vita quotidiana. «Ogni col-lezione è il risultato di un im-pegno costante nel proporre algrande pubblico la più ampiavarietà di scelta, che permetta direalizzare la propria dimensionedomestica. Alla base della nostraidea di qualità sta un patrimo-nio di conoscenza del legno, cheha le sue radici nella tradizioneartigiana del distretto dellaBrianza, che oggi si rinnovaevolvendosi in un know howtecnologico sempre all’avan-guardia. L’obiettivo delle nostrericerche stilistiche è orientatoverso progetti fortemente con-creti, mirati a garantire la mas-sima interpretazione dei trendcontemporanei dell’abitare e afornire la massima libertà di ac-costamento fra le diverse pro-poste».Accanto alla ricerca sulla formae al rispetto dei materiali, Poli-form coltiva una consapevolezzaetica. «Crediamo che parte dellanostra mission sia quella di mi-gliorare la qualità della vita, po-nendo la persona al centro dellasfera d’attenzione. Per questosiamo attivi nel campo sociale,

nel supporto alla cultura e nellatutela dell’ambiente. Soprat-tutto per quanto riguarda que-st’ultimo aspetto, riconosciamol’importanza di un design so-stenibile e abbiamo adottato nelcorso degli anni un approccioprogettuale che fonde innova-zione tecnologica e attenzionealle risorse. I nostri prodottisono composti da pannelli diparticelle di legno con minimocontenuto ed emissione di for-maldeide, usiamo vernici privedi metalli pesanti e non utiliz-ziamo legni provenienti da fo-reste esotiche protette. Gli im-balli sono realizzati senzal’utilizzo di colle, in modo da fa-cilitare la separazione, il recu-pero e il riciclaggio del mate-riale. Infine, con l’installazionedi un impianto fotovoltaicocomposto da 765 pannellipresso il nostro Poliform Lab –un laboratorio di idee intera-mente dedicato alla definizionedella nostra brand image –, cer-chiamo di dare il nostro contri-buito anche sul fronte dell’effi-cienza energetica e del sostegnoalle fonti rinnovabili».

Giovanni Anzani

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 341

� �I nostri designer interpretano uno stile semprepiù individuale e per questo sempre diverso

A sinistra, divano Bolton tessuto sfoderabile,

schienale regolabile in altezza. Libreria Wall System

laccato opaco fango, inserti attrezzati rovere

spessart. Poltrona Ventura lounge tessuto

e struttura rovere spessart. Coffee Table Soori

bronzo anticato. Tavolini Dama cedro

e Flute laccato lucido acqua

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INTERNI

La marcatura Ce apre le porte all’export

S ono circa una decinale aziende italiane chea oggi hanno rice-vuto il Benestare Tec-

nico Europeo ETA 07/0312,ovvero la marcatura Ce obbli-gatoria per la vendita di paretidivisorie su tutto il territorioeuropeo ed extraeuropeo. Lasesta società certificata in que-sto senso è stata la Alpar Sy-stem di Leno, in provincia diBrescia, che da cinque anni,ovvero da quando ha prelevatoil ramo produttivo di pareti di-visorie di una realtà imprendi-toriale più grande, si destreggiacon agilità e qualità all’internodel mercato italiano. «A otte-nere la marcatura Ce nel di-

cembre dell’anno scorso –commenta Francesco Guar-neri, titolare dell’impresa – èstata la linea Wall Games, chesi distingue dalle altre nostrecollezioni per la sua strutturainterna in acciaio zincato e lacapacità di proporre all’utentefinale un sistema di suddivi-sione dello spazio ufficio ingrado di offrire prestazioni disicurezza paragonabili a quelledelle tradizionali pareti in la-terizio. In aggiunta, sono pro-dotti che garantiscono mag-gior isolamento acustico ecomfort visivo». Ed è proprio grazie a questacertificazione riconosciuta a li-vello mondiale che la Alpar Sy-stem è riuscita a farsi stradanell’impervio quanto ricco dipossibilità mercato estero.Come racconta ancora Fran-cesco Guarneri: «La grandenovità degli ultimi anni è statal’acquisizione di due impor-tanti commesse in paesi esteri,più precisamente in AfricaCentrale. Grazie ad alcuni rap-presentanti dell’azienda siamoriusciti a entrare in contatto

con realtà che ci hanno appal-tato la produzione di pareti di-visorie e attrezzate destinate avarie banche. L’espanderciverso l’estero non ci ha per-messo soltanto di allargare ilnostro portafoglio clienti e or-dini, ma ci ha consentito an-che di affrontare con un pigliopiù deciso la congiuntura ne-gativa che gravita sul mercatointerno e di registrare, al con-trario di molte nostre concor-renti, risultati positivi. Ab-biamo, infatti, superato ifatturati degli anni precedentidi circa il 15 per cento». E dato il grande successo che lasocietà sta maturando in Africa,la Alpar System ha deciso diprocedere con la diversifica-zione dei mercati, mossa strate-gica ormai indispensabile percolmare il gap del mercato na-zionale. «In questi cinque anniabbiamo raggiunto un livellotale di specializzazione nellaproduzione di pareti divisorietale per cui è stato naturale pro-porre anche all’estero la gammadi prodotti che mettiamo a di-sposizione dei clienti, un ven-

Oggi, è una certificazione essenziale per immettere sul mercato estero le pareti divisorie

prodotte in Italia, ma solo pochissime imprese, finora, sono riuscite a ottenerla.

Francesco Guarneri parla della Marcatura Ce

Emanuela Caruso

La Alpar System Srl

ha sede a Leno (BS)

www.alparsystem.it

342 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Page 295: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 343

��Per assicurare ai clienti la qualità made in Italy

delle nostre pareti divisorie produciamo tuttoin Italia e montiamo l’80 per cento dei prodotti

taglio di alternative che è ingrado di soddisfare qualsiasitipo di richiesta. Ai settori in-dustriali, commerciali e terziariitaliani e internazionali, quindi,proponiamo pareti monoliti-che, pareti in doppio vetro, pa-reti intelaiate a partitura oriz-zontale o verticale, pareti boxproduzione, e attrezzate, ovveroarmadiature a muro o centro-stanza che completano la parti-zione degli ambienti di lavoro». Oltre a prodotti dalle linee pu-lite, minimali ed essenziali, laAlpar System garantisce aicommittenti servizi e lavora-

zioni di elevata qualità. «I no-stri prodotti – continua Fran-cesco Guarneri – sono tutticreati su misura del cliente, ciòsignifica che ci avviciniamo allecommesse attraverso un ap-proccio consulenziale attra-verso il quale analizziamo lespecifiche esigenze di ogni ac-quirente e mettiamo a puntoprodotti davvero in grado dimigliorare gli spazi lavoratividi chi si rivolge a noi. Curiamonei minimi dettagli le finiture,la scelta dei colori e la fase diconsegna, puntando semprealla qualità assoluta di ciò che

realizziamo. Anche per questomotivo, l’80 per cento dei no-stri prodotti viene montato dalnostro staff interno». Per continuare sulla strada delmiglioramento della propriaproduzione, che avviene tuttain Italia, la società ha già svi-luppato alcuni investimenti peril breve-medio periodo. «Perl’immediato futuro, abbiamointenzione di investire maggior-mente sull’immagine dei pro-dotti così come su quella del-l’impresa, cercando al contempodi allargare la nostra presenzasul mercato mondiale».

Francesco Guarneri

Page 296: Dossier Lombardia 09 2012

«Alla base delp r o c e s s odeve esserciun’idea forte.

Non importa se di carattere for-male, tecnico, produttivo, le-gata a un nuovo materiale o auna nuova lavorazione indu-striale. Senza una buona idea ilprogetto non può nascere».

L’architetto Paolo Or-landini descrive cosìl’input del processocreativo. E proseguedescrivendo il modo incui, nel suo laborato-rio, si disegnano le se-dute: «Dopo una brevefase di schizzi e disegni,si passa alla modella-zione tridimensionale.Questa può avvenire alcomputer, ma il piùdelle volte la facciamocon modellini in scala eal vero. I primi modelli

sono sommari, realizzati conmateriali di riciclo. Poi, quandole idee si fanno più chiare e ilprogetto si delinea nelle sue di-verse parti, si passa ai modellidefinitivi e ai prototipi da pre-sentare. Questo iter che ho rias-sunto in poche righe però puòdurare anche parecchi mesi ed èproprio questo che rende ilparto creativo di un prodottoindustriale estremamente gra-tificante».

Voi create progetti che sa-ranno poi realizzati in serie.Qual è il vostro approccio coni produttori?«L’interazione e il dialogo con iproduttori per i quali dise-gniamo sono fondamentali. Unprogetto è valido se pensato almomento giusto e per l’aziendagiusta. La cosa migliore è ov-viamente lavorare su un briefspecifico sul quale l’azienda hagià focalizzato gli obiettivi – in

Artista, artigiano e manager.

Attraverso la trasformazione di un’idea

in un prodotto finito. L’esperienza

di Paolo Orlandini nella progettazione

di sedute

Luca Cavera

Le tre anime del designer

Page 297: Dossier Lombardia 09 2012

In apertura, l’architetto

Paolo Orlandini e lo staff

dello studio Orlandini

Design di Sedriano (MI);

in alto, tavoli Table.

In questa pagina,

in alto progetto

e Poltroncina Collier

www.orlandinidesign.net

questo modo si evita di andarefuori tema e di perdere temposu strade sbagliate. Se non esi-ste una richiesta specifica, in-vece, è importantissimo stu-diare il catalogo del produttoree dei suoi concorrenti direttiper evitare ripetizioni e prodottiche non avrebbero mercato. Inquesto si rivela la natura pro-fonda del designer, allo stessotempo artista, artigiano e ma-nager. Queste tre figure diverseconcorrono tutte nelle varie fasiche portano dall’idea al pro-dotto finito».

Quali saranno le principalinovità presentate al Salonedel mobile?«Presentiamo due nuove se-dute, una sedia in legno –Boba, prodotta da Zilio – e unapoltroncina imbottita – Col-lier, prodotta da Casprini. Allabase del progetto di Boba c’è iltentativo di eliminare ogni tipo

di discontinuità formale e ma-terica fra struttura portante inmassello e scocche in multi-strato. Infatti, la superficie delsedile si plasma nello spazio di-ventando le gambe anteriori eannullando, almeno in parte,l’effetto cartaceo che solita-mente hanno sedili di questotipo».

Quali sono le caratteristi-che dell’altra seduta che pre-sentate?«Collier è una poltroncina inpoliuretano integrale con telaiometallico, gambe in tubolared’acciaio o in pressofusioned’alluminio o in legno. Lascocca, dalla forma molto av-volgente, è caratterizzata da unasorta di effetto colletto checorre perimetralmente lungo ibraccioli e lo schienale, abbrac-ciando così chi è seduto. Que-sto, oltre a conferire un carat-tere particolare al prodotto,

rende più morbide e ricche a li-vello tattile le superfici di con-tatto con braccia e schiena».

Presentate anche altri ele-menti di arredo?«Un esempio può essere la lineadi tavolini Table, prodotta daMinottiitalia. Sono tavolinibassi con piano in Mdf laccatoe gambe a slitta in tondino cro-mato. Ciò che caratterizza que-sto progetto non è soltantol’immagine insolita del basa-mento formato da più slitterandomizzate, ma il loro dia-logo con il piano di appoggio.Queste sono fissate al di sottodel top e lo attraversano daparte a parte, affiorando in su-perficie e diventandone il temadecorativo».

Paolo Orlandini

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 345

Page 298: Dossier Lombardia 09 2012

INTERNI

L’ export dell'indu-stria manifattu-riera è da decenniil motore del-

l'economia italiana e, ancheoggi, in tempi di crisi, conti-nua a esserlo. Nel corso del2011, mentre la domanda in-terna si è ulteriormente inde-bolita, quella estera è cresciutae ha assicurato ancora unavolta un saldo attivo alla nostrabilancia commerciale. L'exportcostituisce perciò una leva fon-damentale per scongiurare unaggravamento della recessione,come emerge anche dall'ul-timo rapporto del Centrostudi di Confindustria sull'an-damento della congiuntura.

Per questo risulta di fonda-mentale importanza aiutare lePmi a valorizzare certe singo-lari attitudini come l'inventiva,l'ingegnosità e una particolareperizia nel saper fare, in mododa renderle più incisive e dafarle valere su più ampie cer-niere del mercato globale. Ed è proprio partendo dall’in-gegnosità e dall’inventiva chela Sicos, azienda lombarda cheproduce scale e trabattelli sia alivello professionale che per lacasa, ha deciso di puntaremolte energie sull’estero. «Laforte spinta in direzione diPaesi che rappresentano il fu-turo dell’economia – precisaDomenico Franzoni, sales ma-nager di Sicos - ha consentitosicuramente di mitigare gli ef-fetti della continua recessioneche coinvolge l’Europa intera.Ovviamente un approdo si-curo e fondamentale è rappre-sentato da quei paesi che pos-siedono oramai un’economiaconsolidata e sicura ma chepresentano ancora oggi note-voli prospettive di sviluppo.Mi riferisco al Brasile, alla Li-bia, ai Paesi del Sud America ealle repubbliche ex Urss. Si

tratta di Paesi in grande fer-mento economico che pos-sono avere notevoli possibilitàdi crescita economica. In tuttequeste frontiere abbiamo os-servato un denominatore co-mune: la sempre maggiore ri-chiesta di qualità e il forterichiamo del vero made inItaly».Un made in Italy che per la Si-cos significa soprattutto unagrande attenzione ai materialiutilizzati e una cura metico-losa del design. «Il design ri-sulta strumento efficace se co-niuga in sé caratteristiche distile, bellezza e funzionalità.Di queste tre caratteristichenon ve n’è una che abbia piùspessore dell’altra, ma tutte etre proseguono il camminodell’innovazione con lo stessocomplementare passo. Ilnuovo prodotto Maxima ne èespressione concreta».Per l’azienda lombarda che dal1978 produce scale e trabat-telli le principali caratteristichee linee guida aziendali restanosicurezza, qualità italiana edecologia. «Specificità che rap-presentano contemporanea-mente i nostri punti di forza e

L’export costituisce sempre più una possibilità di crescita per tutte quelle Pmi

che negli anni hanno fatto del made in Italy la loro bandiera. Puntando su ingegno

e inventiva. Ne parla Domenico Franzoni

Marco Tedeschi

Il made in Italytrova conferma all’estero

Domenico Franzoni,

sales manager

di Sicos.

L’azienda ha la sede a

Castelcovati (BS)

www.sicos.it

346 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Page 299: Dossier Lombardia 09 2012

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gli obiettivi da raggiungere. Lasede di Castelcovati, in pro-vincia di Brescia, ospita gli uf-fici e l’intero sistema produt-tivo, dalla ricerca e sviluppoalla progettazione per arrivare,attraverso tutte le fasi di lavo-razione, al prodotto finito». Per un prodotto tradizionalecome la scala infatti la ricercadella perfezione è un traguardoa cui si cerca di aspirare attra-verso una continua ricerca.«L’innovazione – prosegueFranzoni - è un processo con-tinuo che coinvolge risorse al-tamente specializzate nei di-versi settori della Sicos. Gliultimi frutti di questo lavorosono rappresentati dal sistemaelettronico di stabilità Ess checonferisce maggiore sicurezzae consapevolezza all’utilizzatoredella scala. Si tratta di un si-

stema elettronico che, appli-cato alla scala, avvisa l’utilizza-tore se la scala è ben posizio-nata e, quindi, stabile.L’apparato tecnologico, ideatoe brevettato da Sicos, è autoa-limentato da un piccolo pan-nello fotovoltaico e si componedi led luminosi che indicanoquando la scala non è corretta-mente posizionata (led rosso) equando invece è stabile epronta per essere utilizzata insicurezza (led verde). In casodi sbilanciamento della scala,un segnale acustico si attiva asupporto del led rosso, per av-visare anche chi sta già utiliz-zando il prodotto». Un’altranovità è rappresentata dalla se-rie di prodotti Simplex. «Inquesto caso si consente a untrabattello di avere la semplicitàd’uso di una scala garantendo

però condizioni di sicurezza ti-piche di una struttura più com-plessa». Anche con questinuovi prodotti di punta l’obiet-tivo principale della Sicos restaquello della diffusione in nuovimercati. «Prospettive di medioperiodo – conclude Franzoni -riguardano proprio l’espan-sione del marchio nei Paesi cherappresentano interessantisbocchi nell’economia mon-diale. Da qui facile pensare anuove sedi localizzate neglistessi Paesi così da poter presi-diare al meglio il territorio nelrispetto delle specificità di mer-cato tipiche».

Tra le ultime novitàc’è il sistema elettronicodi stabilità Ess checonferisce maggioresicurezza e consapevolezzaall’utilizzatore della scala

Domenico Franzoni

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Parla Tullio Abbate, figlio di Guido, il cui nome ha fatto la storia della motonautica.

Un marchio made in Italy ben noto agli appassionati. Eppure l’azienda ora soffre, nonostante

i prodotti anti-crisi. «Abbiamo bisogno di finanziamenti»

Renato Ferretti

Nautica, in crisi l’eccellenza

Se dovessero indovinaredove sono nati i moto-scafi più veloci, proba-bilmente i più rispon-

derebbero Genova, Venezia oNapoli: comunque posti dimare. E invece le fuoriserie del-l’acqua italiane sono nate sullago di Como e sul lago Mag-giore, anche grazie al pioniereGuido Abbate che realizzò mo-toscafi da record mondiali divelocità. Ora a gestire il can-tiere di Tremezzo dove vengonoancora costruite le Ferrari dellamotonautica è il figlio Tullio. Il titolare della Abbate però nonpuò fare a meno di mettere l’ac-cento sul grave momento di

difficoltà che sta vivendo il suosettore e la sua impresa. Saràforse anche l’effetto della cacciaalle streghe fatta ai danni dellebarche come status symbol, peralcuni una sorta di sfregio allapovertà che nell’ultimo periodopuò apparire odioso. Parados-salmente, in questo modo i co-struttori di barche hanno su-bito un durissimo contraccolpoe quella che voleva essere unadenuncia indignata contro pre-sunti ricchi spendaccioni rischiaadesso di mandare gambe al-l’aria decine di cantieri chehanno fatto la storia e l’eccel-lenza di un prodotto italiano alivello mondiale. «Negli ultimi

NAUTICA

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 349

Tullio Abbate

12 mesi abbiamo fatto di tutto– ci dice con rammarico Abbate– abbiamo tentato i miracolipur di non chiudere. Con i pro-getti più piccoli ci siamo ancheriusciti, ma quasi esclusiva-mente all’estero».

Dunque un’annata nera.«Ormai in Italia la nautica èmorta, grazie al governoMonti. Il giro d’affari è dimi-nuito dell’80 per cento. Ab-biamo cercato di fare dei pro-dotti anti-crisi, ma abbiamovenduto veramente poco. I te-lefoni che abbiamo in ufficionon squillano più. E dire chenoi vendevamo a personecome Madonna, Maradona,Schumacher, Versace».

Come pensate di reagirealla situazione?«In Francia, Svizzera e Germa-nia qualcosa abbiamo vendutoe questo ci ha permesso di “gal-leggiare”, di sopravvivere. Inol-tre facciamo i saloni più im-portanti d’Europa e quindi unpo’ di riscontri li abbiamo rice-vuti, ma a costo di una grandefatica. Vedo una morìa di can-

tieri impressionante. Noi pro-babilmente siamo riusciti a ven-dere qualcosa perché siamo co-nosciuti, siamo sul mercato daquarant’anni e questo qualcosavorrà pur dire. Però se non ar-rivano dei finanziamenti nonso che fine faremo».

Avete in mente qualche no-vità da presentare per i pros-simi eventi?«Per quanto riguarda le nostrenovità posso assicurare che nonavranno tutte quelle diavoleriecome joystick, telecomandi chedovrebbero servire a manovrareuna barca. Io non sono d’ac-cordo: troppo spesso abbiamovisto dei disastri, come durantele manovre nei porti. Non vo-glio fermare il progresso. Mi li-mito a non essere d’accordo conl’inserimento di tutta questaelettronica, ma per quanto ri-guarda il motore porto il mas-simo rispetto alla nuova gene-razione tecnologica che rispettadi più l’ambiente e ha abbassatoi consumi».

Che cosa chiederebbe alleistituzioni?

«Se a settembre il governo nondà un po’ di soldi alle aziende,io non so se vado avanti. Aimiei operai l’ho detto: fin qui viho portato, ma le commesseche ho per il momento nonsono sufficienti a sostenere ilcosto dell’azienda. Le banchehanno tolto quel poco che da-vano. Se non inventano unqualche finanziamento, chiu-diamo tutti: il problema di cuiparlo non riguarda ovviamentesolo la nautica. La Bce ha datodei soldi alle banche per finan-ziare le imprese, ma noi nonabbiamo visto un centesimo».

Dunque c’è il forte rischioche un’azienda storica chiudadavvero i battenti.«L’unica cosa per cui mi ritengofortunato è di aver cresciuto unfiglio, tra pregi e difetti, che staseguendo le mie orme pren-dendosi grandi soddisfazioni.Si chiama Tullio anche lui el’anno scorso è stato campionemondiale di Endurance For-mula 1. Ma per lui sarà tuttomolto più difficile di quantonon lo sia stato per me».

Tullio Abbate, titolare

dell’omonima azienda con

sede a Mezzegra (CO)

www.tullioabbate.it

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352 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

La contraffazione è un fenomeno dai risvolti sia sociali che economici.

E la posta in gioco, soprattutto in tempi di crisi, è piuttosto alta: ogni

giorno vengono sottratti posti di lavoro ed entrate fiscali.

Per questo l’attenzione deve sempre essere massima

Teresa Bellemo

Tolleranza zero per leimitazioni del made in Italy

Se siamo orgogliosi di ciò che con-traddistingue maggiormente il nostroPaese, vale a dire la storia e i beniculturali, e per questo riteniamo im-

portante tutelarli, allo stesso tempo la mede-sima attenzione dovrebbe essere riposta inciò che rende altrettanto grande l’Italia, ossiail made in Italy. Il Consiglio nazionale anti-contraffazione (Cnac) è l’organismo istitu-zionale che ha il compito di dare indirizzo,impulso e coordinamento in materia di lottaalla contraffazione in undici settori produt-tivi: agroalimentare, design, elettronica, far-maci e cosmetici, fiere, giocattoli, meccanica,moda-tessile-accessori, opere d’arte, pirate-ria e sport. La contraffazione è un freno perla crescita della nostra economia ma soprat-tutto un pericolo per la salute, in particolarenel caso dei farmaci, dei cosmetici o degli ali-menti, ma anche per quanto concerne l’ab-bigliamento, i giochi per bambini e gli elet-trodomestici. Secondo la presidente del Cnac,Daniela Mainini, «le istanze che arrivanodalle imprese o dal mondo associativo e istituzionale danno continua e costante evidenza che la contraffazione è un furto

della creatività, un virus che mina le fondamenta del sistema imprenditorialeitaliano».

Quali sono le priorità nel campo della tutela del marchio e della lotta alla contraffazione?«Tutelare il marchio significa tutelare il cuoredell’impresa. È il bene supremo, sinonimo diqualità dei prodotti e garanzia per il consu-matore di qualità e sicurezza. La lotta allacontraffazione è una delle priorità di questoPaese, che a volte dimostra di sottovalutare ilfenomeno, non tanto nell’apparato norma-tivo, quanto nell’applicazione delle norme.Dai lavori del Consiglio nazionale anticon-traffazione sono emersi dati in forte ascesa eun problema di sottostima del fenomeno,che è prima di tutto un problema di cultura:vendere e acquistare prodotti contraffattiviene tollerato dall’opinione pubblica. La po-litica deve riappropriarsi della tutela dellaproprietà intellettuale, senza la quale questoPaese non avrà sviluppo».

Quanto l’economia italiana, e in partico-lare il made in Italy, vengono penalizzati dallacontraffazione?

CONTRAFFAZIONE

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LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 353

«Moltissimo, soprattutto se pensiamo ai fe-nomeni dell’Italian sounding e del “lookalike”, che consistono nell’imitazione delnome o dell’aspetto di prodotti italiani mache di italiano non hanno nulla. È un feno-meno rilevante soprattutto nel settore agroa-limentare, dove il giro d’affari dell’Italiansounding supera i 60 miliardi di euro l’anno,ma tocca anche gli altri settori tradizionalidella manifattura italiana, per esempio il tes-sile, la pelletteria e le calzature, dove l’indi-cazione made in Italy è il valore aggiunto delprodotto che va tutelato come e più di unmarchio. Questi sono tra le priorità in mate-ria di lotta alla contraffazione, un obiettivoche presenta peraltro la sfida di un continuoconfronto della normativa italiana con quellecomunitaria e internazionale».

Ci sono stati casi in cui prodotti contraf-fatti sono stati trovati nei normali circuiti divendita. Quali possono essere i percorsi più efficaci per limitare la penetrazione della contraffazione nel mercato italiano edinternazionale?«Nel nostro Paese, tra le attività delle orga-nizzazioni mafiose, la contraffazione ha ormaisuperato in valore il contrabbando e alcune ri-cerche specializzate sull’analisi della contraf-fazione come fenomeno criminale indicanoche la richiesta di pizzo ai commercianti èstata sostituita dall’imposizione ai negoziantidell’acquisto di prodotti contraffatti. Que-

sto spiega la presenza di falsi nei circuiti legali.Sul piano strategico, il Piano nazionale anti-contraffazione del Cnac indica la strada dapercorrere per ostacolare la penetrazione delfenomeno. Sul piano operativo, serve soste-nere tutti i corpi specializzati impegnati sulcampo a combattere un fenomeno che stadiventando sempre più ambito dalla crimi-nalità organizzata».

Il mercato del lusso è in costante crescita espesso le contraffazioni sono molto evidenti.Questo non rappresenta quasi una sorta di pubblicità per le griffe più che una realeminaccia?«Non penso che un capo di abbigliamentocontraffatto esposto su un marciapiede possacostituire una forma di pubblicità. Per ripe-tere una battuta del compianto Nicola Trus-sardi “sarebbe come essere felici del tradi-mento della propria donna quale segno delcomune apprezzamento per la sua bellezza”.Il punto è che da tempo la contraffazionenon è più un fenomeno limitato al mondo dellusso, oggi si falsifica di tutto. E nella con-traffazione che coinvolge questi settori non ècerto in ballo il successo o l’insuccesso di unprodotto o il raggiungimento di uno statussymbol. In questi casi è più probabile che ilconsumatore non sappia neanche che stacomprando un prodotto contraffatto e che lavera posta in gioco non sia lo status ma la suasicurezza e la sua salute».

In apertura,

Daniela Mainini,

presidente del

Consiglio nazionale

anticontraffazione

Daniela Mainini

��

L’imitazione per la griffe può esseresegno di successo dei suoi prodotti,un prodotto che non ha successo nonviene certamente copiato

60 mldIL GIRO D’AFFARI GENERATO OGNI ANNO DAL FENOMENODELL’ITALIAN SOUNDING

AGROALIMENTARE

Page 306: Dossier Lombardia 09 2012

SFVWVWWRW

354 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Negli ultimi anni la contraffazionedel marchio sta diventando un fe-nomeno sempre più diffuso e am-pio. I sequestri, infatti, dal 2003 a

oggi sono aumentati più di tre volte e il girod’affari totale è stimato tra il 2 e il 7 per centodel commercio mondiale. Questo perché l’in-dustria del falso cambia continuamente strate-gie e metodologie di gestione dei traffici illeciti,mutando spesso gli itinerari, falsificando la do-cumentazione doganale e commerciale, movi-mentando le partite attraverso società fanta-sma. Anche per questo motivo, oltre il 90 percento dei sequestri della Guardia di Finanza èoperato sul territorio, fuori dai punti di ap-prodo delle merci, quali porti e aeroporti.L’Italia purtroppo su questo campo dimostra es-sere tra i bacini più importanti, almeno perquanto riguarda il vecchio continente. La Com-missione europea, infatti, sottolinea che seb-bene il 73% della produzione di merci con-traffatte provenga dalla Cina, per quantoriguarda il bacino del Mediterraneo la fonte

principale dei traffici è localizzata nell’areaorientale. Il comandante regionale delleFiamme Gialle, Renato Maria Russo, non ri-nuncia inoltre a sottolineare l’aspetto più im-portante correlato alla contraffazione. Oltre airischi per la salute, si deve infatti ricordare laforte connessione tra falso e criminalità orga-nizzata. «Ogni cittadino dovrebbe sempre te-nere in considerazione che acquistare una merce“taroccata” significa finanziare - seppur indi-rettamente - la criminalità e che l’apparenteconvenienza del prezzo più basso non vale nulladi fronte ai rischi che si corrono per la propriasalute e sicurezza fisica».

In Italia qual è l’incidenza della contraffa-zione del marchio?«L’industria del falso ha registrato negli ultimianni un salto in avanti di dimensioni esponen-ziali: i sequestri di prodotti contraffatti o peri-colosi operati dalla Guardia di Finanza sonopassati dai 34 milioni del 2003 ai circa 95 del2004, fino a raggiungere negli anni successiviuna media di oltre 100 milioni di pezzi al-

Il circuito della contraffazione in meno di dieci anni è cresciuto

a livello esponenziale. Colpa delle nuove tecnologie, come internet,

e della crisi economica, che aumenta la richiesta di prodotti a basso costo

Teresa Bellemo

Il mercato del falsoai tempi della crisi

CONTRAFFAZIONE

Page 307: Dossier Lombardia 09 2012

Swdcwdcwadcawe

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 355

Renato Maria Russo

l’anno. Nei soli primi sette mesi del 2012, sono53 milioni i prodotti contraffatti sequestrati,6.000 responsabili sono stati denunciati all’au-torità giudiziaria e 94 arrestati perché affiliati aorganizzazioni criminali dedite al falso. Standoalle cifre diffuse non solo da fonti ufficiali, maanche da organismi di studio e ricerca, il girod’affari dell’industria del falso è stimato fra il 2e il 7 per cento dell’intero commercio mondialee determinerebbe, nel nostro Paese, un mancatogettito per oltre 5 miliardi di euro».

Qual è la geografia della produzione e delladiffusione del prodotto contraffatto?«Nel panorama comunitario il nostro Paese siconferma come uno degli stati membri mag-giormente interessati dal fenomeno. Secondol’ultimo rapporto della Commissione europeasul contrasto doganale alla contraffazione e allapirateria, nel 2011 l’Italia è il terzo Paese per nu-mero di articoli sequestrati e il quinto per nu-mero di casi riscontrati ai varchi doganali. Esi-stono poi sul nostro territorio nazionale dei verie propri distretti produttivi del falso: emble-

matico è il caso di Prato, ma non di minor ri-lievo sono le aree dell’hinterland vesuviano e delcomprensorio dei calzaturifici e tomaifici delleMarche e del Vicentino. Sul territorio i princi-pali canali di distribuzione e commercializza-zione delle produzioni contraffatte, infine, sonocostituiti dagli operatori commerciali e dagliambulanti abusivi e da internet, che costituiscela nuova frontiera della contraffazione e della pi-rateria per la sua enorme facilità di accesso,l’ineguagliabile velocità delle transazioni e lagaranzia di un sostanziale anonimato dei forni-tori e dei clienti».

Quanto la criminalità organizzata trae pro-fitto dal mercato della contraffazione?«La contraffazione, a causa degli ingenti profittigenerati, svolge per i gruppi criminali organiz-zati una duplice funzione: è fonte di finanzia-mento per una serie di ulteriori attività illecitee, al contempo, costituisce uno strumento perriciclare proventi derivanti da altri reati. La cri-minalità organizzata è, infatti, sempre più coin-volta in questi traffici illeciti, basti pensare che

Sopra,

Il comandante della

Guardia di Finanza della

Lombardia, Renato

Maria Russo

� �

Internet costituiscela nuova frontiera dellacontraffazione e dellapirateria per la suaenorme facilitàdi accesso

53 mlnI PRODOTTI CONTRAFFATTISEQUESTRATI NEI PRIMI SETTEMESI DEL 2012 IN ITALIA

FALSI

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356 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

nell’ultimo triennio i soggetti segnalati dallaGuardia di Finanza all’autorità giudiziaria perassociazione a delinquere finalizzata alla com-missione dei delitti di contraffazione sono stati985 e nello stesso periodo sono stati tratti in ar-resto 264 tra promotori e organizzatori deditialla contraffazione, 121 dei quali solo nell’ul-timo anno».

Ci sono casi di contraffazione che possonodavvero essere confusi con gli originali.Come si muove l’industria della copia e qualisono le ultime “novità” in questo settore?«Può accadere che i “tarocchi” siano venduti an-che in esercizi apparentemente regolari, ac-canto o insieme ai prodotti originali. Più in ge-nerale, comunque, emerge una notevoleestensione e diversificazione delle merci soggettea contraffazione, che non sono più costituitedalla sola sfera dei beni di lusso ma interessanoormai le più svariate merci di uso comune.Sebbene l’alta moda, l’abbigliamento e i suoi ac-cessori si siano confermati settori in cui la con-traffazione e la falsa indicazione made in Italyè ancora fortemente diffusa (nel 2011 25,5 mi-lioni sequestri), lo scorso anno abbiamo notatoun notevole aumento dei sequestri di beni diconsumo (+30% rispetto al 2010), tra i qualispiccano i medicinali, i cosmetici, i libri e iprodotti per la scuola. In questo influisce cer-

tamente la situazione economica, che ha fattoaumentare la domanda di prodotti a basso co-sto da parte dei sempre più numerosi consu-matori che si trovano in difficoltà a causa dellarecessione».

I consumatori che acquistano prodotti conmarchi contraffatti quali rischi corrono?«Praticamente nessun prodotto è immune dal ri-schio di falsificazione e il principale e più graveproblema per i consumatori è costituito dalla pe-ricolosità intrinseca dei “tarocchi”. A titolo diesempio si citano scarpe e borse contenenti ab-normi percentuali di cromo esavalente, sigarettefalsificate spesso con percentuali elevatissime dicatrame e arsenico, termocaloriferi assemblaticon fibre di amianto e rubinetti che rilasciano so-stanze pericolose al contatto con l’acqua. Que-sto accade perché, ovviamente, l’unico obiettivodei trafficanti di falsi è massimizzare il profitto il-lecito; e non la qualità, la salubrità o l’incolumitàdi chi utilizzerà i loro prodotti. A ciò si aggiungache il consumatore sorpreso ad acquistare pro-dotti che, come recita la norma, “per la loroqualità o per la condizione di chi le offre o perl'entità del prezzo, inducano a ritenere che sianostate violate le norme in materia di origine e pro-venienza dei prodotti e in materia di proprietà in-dustriale” rischia una sanzione che può arrivarefino a 7.000 euro».

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CONTRAFFAZIONE

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360 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

TRAPIANTI

Una regione all’avanguardianella trapiantologiaLa Lombardia contribuisce in maniera sostanziale all’attività di donazione

e di trapianto che si registra a livello nazionale. «Il tasso di opposizione è di

circa il 22-23% e si mantiene costantemente al di sotto dei valori nazionali».

Il punto di Luciano Bresciani

Elisa Fiocchi

La Regione Lombardia ha intrapresonuovi progetti al fine di potenziare leattività di reperimento degli organi edei tessuti in materia di trapiantolo-

gia, a cominciare dalla formazione del perso-nale delle terapie intensive sul trattamentoclinico del potenziale donatore fino a quellarivolta a tutti gli operatori e finalizzata inparticolare alla donazione dei tessuti. L’asses-

sore regionale alla sanità,Luciano Bresciani, descrivele attività legate alle nume-rose aziende sanitarie delterritorio e le prossime po-litiche per favorire una cul-tura della donazione: «Neltriennio 2011-13 contiamodi coinvolgere oltre 6milaprofessionisti tra medici einfermieri».

Quali altre misuresono indirizzate al reperi-mento degli organi e deitessuti?«Sono già attivi sistemi dimonitoraggio a livelloaziendale per l’individua-zione di tutti i potenziali

donatori, in collaborazione con Areu e con lereti neuro-trauma-cerebrocardiovascolare, epuntiamo allo sviluppo di nuove metodologiequali il “ricondizionamento” di organi comeil polmone, già in atto presso la FondazioneIrccs Policlinico di Milano, l’applicazione ditecniche innovative per l’utilizzo di donatoricon criteri allargati - per esempio il doppiotrapianto di rene - e l’espansione del pro-gramma di donazione di organi da donatoria cuore fermo sulla scorta dell’esperienza delPoliclinico S. Matteo di Pavia».

E con quali strumenti e campagne puntaa favorire la cultura della donazione sulterritorio?«Attraverso l’integrazione con le campagnepromosse dal Centro nazionale trapianti,come la giornata nazionale del trapianto, ilsupporto a iniziative sportive, come la pros-sima edizione della manifestazione ciclisticadei trapiantati, e manifestazioni di celebra-zione dell’attività trapiantologica, l’aggiorna-mento del sito web regionale e delle singoleaziende sanitarie, in particolare per l’attivitàdi informazione finalizzata anche a facilitarel’espressione di volontà da parte dei citta-dini. Inoltre, favoriamo la collaborazione conle iniziative delle associazioni di volontariato,

Luciano Bresciani,

assessore alla sanità

della Regione

Lombardia

Page 311: Dossier Lombardia 09 2012

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 361

tra cui l’Aido, in particolare nelle scuole, e lapromozione di iniziative di formazione ri-volte ai medici di famiglia».

Come rispondono i cittadini lombardi?«Nel 2011 si sono registrati 222 donatorimultiorgano, traguardo che pone la Lombar-dia al primo posto in Italia. Nonostante ciò,si deve lavorare per incrementare il tasso didonazione, sia contenendo il fenomeno del-l’opposizione sia affinando la capacità diidentificazione dei potenziali donatori neinostri ospedali. Non dobbiamo dimenticareche fortunatamente cambiano le caratteristi-che dei donatori, sempre più anziani e affettida malattie cardiovascolari, il che rende sem-pre più problematico il recupero di organiidonei per il trapianto. In questo contestosono stati effettuati 646 trapianti, 22 in piùrispetto all’anno precedente, tuttavia resta ilproblema dei pazienti in lista che attendonoun organo spesso salvavita. Un dato signifi-cativo per illustrare sia il livello di coinvolgi-mento delle strutture sanitarie sul tema delladonazione sia la generosità della popolazioneè l’incremento significativo, di oltre il 20%,del numero di donazioni di tessuti e di corneein particolare».

Come giudica finora l’organizzazione e il lavoro svolto delle 18 aree in cui è

stato suddiviso il territorio regionale dellaLombardia? «L’attuale assetto organizzativo delle diversearee di coordinamento si presenta assai diffe-renziato per estensione, popolazione, nume-rosità delle strutture sanitarie e delle loro ca-ratteristiche, in particolare per la presenza omeno di reparti di neurochirurgia. Un datoche preme sottolineare è che oltre i 2/3 delleterapie intensive presenti sul territorio regio-nale contribuiscono, ovviamente in misuradiversa, all’attività di donazione: può accadereche qualche unità non abbia l’occasione di se-gnalare potenziali donatori, ma nessuna è“fuori dal sistema”».

Quali di queste hanno raggiunto tra-guardi importanti e sono le più virtuose?«Tutte le aziende sanitarie, nessuna esclusa,sono attivamente coinvolte nei programmidi donazione di tessuti sia da cadavere sia davivente e non poche sono al di sopra degliobiettivi regionali. Nel primo semestre del2012 spicca l’attività di reperimento di do-natori multiorgano dell’area di coordina-mento di Monza, presso il S. Gerardo, di Varese, di Brescia e di Bergamo. Tra le aree di coordinamento che non hanno centriNch, da segnalare l’attività costante del-l’ospedale di Lodi».

Luciano Bresciani

Nel primo semestre del 2012 spicca l’attività di reperimento di donatori multiorgano dell’area dicoordinamento di Monza, Varese,Brescia e Bergamo

Page 312: Dossier Lombardia 09 2012

TRAPIANTI

362 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

Secondo le proiezioni per il 2012 elabo-rate dal Centro nazionale trapianti, ilnumero di donatori per milione di abi-tanti salirà entro la fine dell’anno a 23,5

rispetto al 21,9 registrato nel 2011. Al Niguardadi Milano sono già 60 i trapianti di fegato com-piuti nel 2012, 55 quelli di rene e 6 quelli di pan-creas. «Come direttore della chirurgia generale 2e dei trapianti – spiega il professor Luciano DeCarlis – posso confermare che la nostra attività ècresciuta rispetto agli ultimi anni in manieracompatibile con le proiezioni nazionali». Merito

di un’efficace attività di coordinamento all’in-terno del dipartimento e di una mirata politicaterritoriale. Inoltre, da un’analisi dei costi, oggi iltrapianto dal punto di vista economico è consi-derato meno dispendioso della dialisi: «è piùconveniente rispetto al trattamento dialitico o aquello dell’epatopatia cronica che richiede curemediche più costose, complesse e meno efficaci».

Quali fattori hanno reso possibile un au-mento delle donazioni?«Sicuramente ha inciso una politica di maggioreattenzione da parte del coordinatore regionaledella Lombardia nei confronti della donazione.Mi auguro che l’incremento delle donazioni siafisiologico, visto che è anche ampliato nei centritrapianti il ventaglio di donazioni e donatori chefino a qualche anno fa non erano utilizzati. Inol-tre, dobbiamo considerare le maggiori condi-zioni di sicurezza, ma anche la maggiore espe-rienza e conoscenza, dei limiti della donazione edei successivi passi da compiere. Sono poi au-mentate le tipologie di trapianto, come quello didoppio rene o la scelta di donatori selezionati chehanno la positività degli anticorpi per epatite Ce B. Questo ci consente di incrementare anche ilnumero di organi utilizzati».

L’attesa media per un trapianto di fegato è di2,1 anni e il tasso di mortalità durante l’attesaè del 7,13 per cento. Per la fine del 2012 ci siaspettano 1.040 di questi trapianti. Qualisono le tipologie maggiormente richieste?

Il nostro paese mantiene un buon livello di donatori nel contesto europeo. Ne

parla il professor Luciano De Carlis, responsabile dell’Unità operativa di

trapianti del fegato all’Ospedale Niguarda di Milano, dove dal 1972 a oggi

sono stati eseguiti oltre 1.400 interventi

Elisa Fiocchi

Aumentano donazionie organi utilizzati

Luciano De Carlis,

direttore del reparto di

chirurgia generale 2 e

dei trapianti

dell’Ospedale Niguarda

di Milano

Page 313: Dossier Lombardia 09 2012

Luciano De Carlis

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 363

«Il più richiesto in termini di numeri e dilista di attesa resta iltrapianto renale, com-piuto per la primavolta nel 1954 e nel 1972 presso l’ospedale Ni-guarda. I pazienti in lista per un trapianto di renesono tantissimi, ma attraverso la dialisi possonosopravvivere, mentre per quelli che attendono untrapianto di fegato, che vanno incontro a un’in-sufficienza epatica o a un tumore, l’impellenza èmaggiore. Il Niguarda forse è il primo ospedalein regione se si considera la casistica di tumori esappiamo che senza il trapianto di fegato questimalati moriranno: è un intervento salvavita».

Nel 2008 il Niguarda ha raggiunto il tra-guardo dei mille trapianti di fegato. Come in-cide la parte organizzativa, il lavoro dello staffmedico-infermieristico e dei reparti di riani-mazione nel bilancio finale?«è un lavoro d’equipe: non c’è solo il chirurgo insala operatoria, ma l’anestesista, il rianimatore,l’infettivologo, il nefrologo e tante altre figureospedaliere. Di recente abbiamo cominciato unprogramma di trapianti di fegato su pazienti Hivpositivi, che necessita di un supporto infettivo-logico ed epatologico enorme. Dietro a tuttoquesto poi, l’intero ospedale deve fare la sua partee funzionare al meglio: la radiologia interventi-stica e per immagini, l’anatomia patologica, il la-boratorio, la microbiologia, gli infermieri. Siamostati uno dei primi ospedali in Italia a creare un

dipartimento trapianti e mi auguro che non sa-remo penalizzati dalle prossime manovre di spen-ding review. I risultati ottenuti si vedono in ter-mini di sopravvivenza: l’Italia è riuscita a creareuna rete di trapiantologia che ha dato risultati ec-cellenti a livello mondiale».

Quali saranno le nuove frontiere della ri-cerca nell’ambito della trapiantologia?«Si può parlare di cellule staminali ma non è an-cora il momento, tutto è in fase sperimentale. Tragli obiettivi prossimi, c’è la volontà di incremen-tare ulteriormente la donazione che è competenzadell’organizzazione sanitaria e il trapianto da do-natore vivente, soprattutto per il rene: l’Italia do-vrebbe seguire l’esempio dell’Inghilterra, dovequasi il 50% di trapianti renali provengono dadonatori viventi. Nel nostro paese, l’unico pro-gramma robotico di donazione offre molti van-taggi al donatore perché consiste in una tecnicamini invasiva con pochi danni sia funzionali siaestetici. Lo stesso vale per il trapianto di fegato:il Niguarda, assieme all’ospedale di Palermo, èl’unica struttura a compiere interventi da vi-vente. Incrementare questo trapianto per certi tipidi riceventi offre ottimi risultati dopo una sceltaaccurata dei pazienti. Lo stesso vale per il tra-pianto di doppio rene».

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L’Italia deve incrementare il trapianto da donatorevivente, soprattutto per il rene, come avviene inInghilterra, dove si sfiora il 50 per cento

TRAPIANTI DI RENE / PANCREAS E CHIRURGIA PANCREATICA. ESPERIENZA OSPEDALE NIGUARDA (1972 - 2012)

COMBINATI 492.278TRAPIANTIRENE

91TRAPIANTI RENEE PANCREAS

CHIRURGIAPANCREATICA

835

Page 314: Dossier Lombardia 09 2012

TRAPIANTI

364 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

La Lombardia è la prima regione ita-liana per iscritti all’Aido. «Al 31 di-cembre 2011, il numero comples-sivo degli iscritti risultava essere di

335.054». Le ragioni di questo risultato de-vono ricondursi in primo luogo alle originidell’organizzazione, che è stata fondata a Ber-gamo, quindi è dalla Lombardia che è iniziatotutto. Il secondo fattore, spiega il presidenteLeonida Pozzi, «è determinato dalla capillaritàdel sistema Aido in regione, che conta ben450 gruppi comunali localizzati in altrettantipaesi, che agiscono in rete su altri territoriprivi di un’organizzazione».

Nel 2011 si è registrato unincremento significativodelle donazioni, eppure leliste di attesa contano an-cora molti pazienti: comediminuire il divario tra do-manda e offerta?«Bisogna riuscire a far passarefra la gente il messaggio che ladonazione degli organi è unsegno di alto civismo. È ungesto dovuto da parte dellapopolazione che dimostracosì di offrire i propri organiper solidarietà verso coloroche soffrono. L’atto di dona-zione diventa vita per coloroche altrimenti sarebbero de-stinati a sicura morte, o per-lomeno a condizioni vera-mente precarie, basti pensareai dializzati».

In tal senso, la banca dati

Sia promossa da Aido, in che modo sta fa-vorendo il compito degli operatori e facili-tando le persone in lista d’attesa?«è stato un grande momento per l’Aido.Siamo l’unica associazione che è riuscita astilare questo tipo di protocollo, che favorisceuna valida sinergia tra il mondo del volonta-riato e l’istituzione pubblica italiana. Il com-pito degli operatori e dei volontari è facilitatoperchè questo strumento ha unificato il lin-guaggio relativo alla trasmissione dati e allaprocedura di iscrizione, che è diventata moltosemplice».

Qual è il ruolo dell’Aido Lombardia nellapromozione di nuove sinergie con gli altrienti locali e le aziende sanitarie sul territorio?«Lavoriamo in sinergia con la Regione Lombardia, con la Direzione generale sanitàe con tutte le strutture ospedaliere lombardeche svolgono attività di prelievo e trapianto diorgani; con i coordinatori provinciali e locali;con le èquipe di prelievo e trapianto di or-gani, con le Asl provinciali. L’Aido Lombar-dia è chiamata a essere relatore, per quanto di competenza, a master universitari e corsielettivi riservati a neo laureati e laureandi inmedicina e a tenere lezioni agli studenti deicorsi di laurea in Infermieristica. Inoltre, tuttele nostre strutture si interfacciano con le istituzioni provinciali, offrendo la loro colla-borazione. Allo stesso modo, ci relazioniamocon gli uffici scolastici provinciali per realizzare sui vari territori vere e proprie lezioni riguardanti la solidarietà attraverso il dono degli organi. Colloquiamo, infine,con tutte le Banche dei tessuti esistenti in Lombardia».

«Stiamo vivendo un momento di ripresa delle donazioni e speriamo vivamente che questo sia

l’inizio di una nuova stagione». Il punto del presidente di Aido Lombardia Leonida Pozzi

Elisa Fiocchi

La donazione come gesto dovuto

Leonida Pozzi,

presidente di Aido

Lombardia

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LIBERIDI ESSERELIBERI

RUBRICA SULLA PREVENZIONE DELL’USO DI DROGHE

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STRUTTURE SANITARIE

Pasquale Intini,

responsabile

di Politerapica - Terapie

della Salute.

La struttura ha sede

a Seriate (BG)

www.politerapica.it

L’Organizzazione Mondiale della Sa-nità ha dato una definizione ben pre-cisa di quello che intende per Salute.“Non solo assenza di malattia, ma

stato di completo benessere fisico, psicologico esociale”. Una tipologia di approccio in cui nonè sufficiente curare, ma in cui risulta fondamen-tale intervenire attraverso la prevenzione, l’in-formazione, la sensibilizzazione e la promozionedi comportamenti sani e orientati al benessere. Èproprio questa tipologia di approccio che ha se-guito Politerapica - Terapie della Salute di Seriate,struttura sanitaria privata che lavora in stretta si-nergia con il territorio e con enti pubblici e pri-vati e che svolge attività rivolte ai singoli indivi-dui come ai gruppi. «Per noi è fondamentale -

spiega Pasquale In-tini, responsabile diPoliterapica - Terapiedella Salute - esserecompletamente radi-cati sul territorio. Inquesto modo ab-biamo la possibilità diagire in relazione conoperatori sanitari,strutture sanitarie, so-ciali, enti pubblici eassociazioni, mante-nendo un alto stan-dard qualitativo nei

servizi offerti e nelle attività svolte».Di cosa si occupa nello specifico la vostra

struttura e per quale scopo è nata?«Politerapica - Terapie della Salute si occupadella riabilitazione e del benessere della persona,con particolare ma non esclusivo riferimento al-l’apparato locomotore nel senso più ampio, for-nendo trattamenti adeguati al ripristino e almantenimento delle condizioni di prima dellacura nonché alla prevenzione di traumi, patolo-gie, e condizioni di malessere, anche connessecon lo stato emozionale, indipendentemente dalfatto che la correlazione sia di causa o di effetto.Ci occupiamo quindi di disturbi fisici a carico dimuscoli, ossa, articolazioni o del pavimento pel-vico di adulti e bambini ma anche di disturbidello sviluppo che necessitano di intervento lo-gopedico o psicomotorio, sempre con unagrande attenzione alla condizione psicologicadei nostri utenti».

In tutte queste attività svolte, la centralitàdel paziente è fondamentale.«Esattamente. In tutte le nostre attività il pazienteriveste ovviamente una centralità assoluta. Conquesto scopo svolgiamo sia servizi rivolti agli in-dividui sia servizi rivolti a gruppi, portandoavanti definiti obiettivi terapeutici, di preven-zione e di mantenimento. Si tratta di terapiesvolte in modo specifico o nell’ambito di piùampi programmi/progetto dedicati, rivolti alla sa-lute in momenti particolari del corso della vita o

In una struttura sanitaria la multidisciplinarità e l’attenzione a porre al centro il paziente

rappresentano le basi per una completa assistenza. Ne parliamo con Pasquale Intini,

responsabile di Politerapica - Terapie della Salute. Attività che ha da poco aperto le porte

ad una convenzione con Confindustria Bergamo

Marco Tedeschi

Sanità, non solo cura, ma prevenzione e informazione

372 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

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Pasquale Intini

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 373

in relazione a specifiche condizioni patologicheo di disagio. Nelle attività rivolte a individui,sono comprese la Fisioterapia, la Massoterapia, leTerapie Fisiche, la Riabilitazione del PavimentoPelvico, la Logopedia, la Psicomotricità e la Psi-coterapia. Nelle attività rivolte a gruppi, sonocompresi i corsi di Ginnastica, e le Classi diEsercizi della Psicoterapia Bioenergetica, i per-corsi di gruppo della Psicomotricità e l’organiz-zazione di Seminari e Convegni nonché Corsi diFormazione rivolti alle Professioni Sanitarie. Perquanto riguarda i programmi/progetto dedicati,questi comprendono diverse attività di preven-zione, terapia e mantenimento che, gestite inmodo sinergico e integrato, rispondono a esi-genze o problemi legati a condizioni o fasi dellavita particolari, quali la gravidanza, la nascita ol’anzianità».

Per ogni singola attività fornita dalla strut-tura è previsto un riferimento medico-specia-listico?«Tutto ciò sempre per offrire la miglior presta-zione possibile al paziente. Allo specialista fannoriferimento i terapisti per ricevere le indicazionipiù appropriate alla migliore erogazione dei re-lativi servizi, assicurando così quell’alto standardqualitativo che caratterizza le nostre attività. Nel-l’impostazione del Centro, peraltro, la figura delmedico specialista di riferimento non si sostitui-sce, per il paziente, al proprio medico o allo spe-cialista eventualmente già prescelto. Si cerca,anzi, in queste circostanze, di costruire rapportidi collaborazione e sinergia col medico che segueil paziente».

È giusto parlare di una vera e propria mul-tidisciplinarità?«Crediamo proprio di sì! Forniamo al paziente te-rapie fisiche, riabilitazione, fisioterapia, tratta-mento della scoliosi, riabilitazione dell’apparatopelvico per l’incontinenza rivolta a uomini,donne e bambini, ginnastica di gruppo, psico-motricità, logopedia e psicoterapia per adulti, perfamiglie e per bambini nella fase evolutiva. Pos-sediamo inoltre un ambulatorio di chirurgia pla-stica e ricostruttiva e di medicina estetica. Perquanto riguarda le terapie fisiche queste com-prendono massaggio terapeutico, linfodrenag-gio, mobilizzazione articolare e ginnastica passiva,allungamento muscolare, bendaggio funzionale,kinesiotaping insieme alla ginnastica posturaleindividuale, alla pancafit e alle terapie erogate uti-lizzando apparecchiature elettromedicali come lalaserterapia e la tecarterapia».

Multidisciplinarità anche riferita alle com-petenze dei vostri professionisti?«Certo. Con noi lavorano Fisioterapisti, Masso-fisioterapisti, Massaggiatori, Ostetriche, Logo-pediste, Psicomotriciste. E tra le specialità erogatedagli specialisti con cui collaboriamo, vi sono Or-topedia - Ortopedia della colonna, Medicina Fi-sica e Riabilitazione - Fisiatria, Neurochirurgia,Urologia, Urologia pediatrica, Ginecologia, Chi-rurgia - Proctologia, Chirurgia Generale, Chi-rurgia Plastica Ricostruttiva e Medicina Este-tica, Medicina dello Sport, Neurologia, Pediatria,Neuropsichiatria infantile, Scienza della Nutri-zione, Otorinolaringoiatria - Foniatria, Odon-toiatria, Psicoterapia, Psicoterapia dell’età evolu- ��

Politerapica - Terapie della Salute porta avanti una fortecollaborazione con istituzioni, enti pubblici e privati, strutture socio-sanitarie, medici professionisti e persone comuni. «Questo ciconsente - spiega Intini - di organizzare seminari e conferenze su temiconnessi alla salute e alle varie attività del centro. È molto importanteche una struttura privata si occupi di lavorare col pubblico, soprattuttosu un tema così delicato come quello della salute. A ottobre si terrà adesempio un convegno pubblico a Bergamo organizzato da Politerapica– Terapie della Salute dal titolo: “È nato e ora si torna a casa. Mammae bambino, una vita nuova”. Da poco è stata inoltre stipulata unaconvenzione tra Politerapica Terapie della Salute e ConfindustriaBergamo che prevede per gli imprenditori associati e i dipendentil’accesso ai servizi della struttura a condizioni favorevoli».

Una sinergia pubblico-privato

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tiva, Psicoterapia della famiglia. Un team di ope-ratori e di specialisti al centro del quale sta, comedicevamo, la persona che, perché tale, è unastruttura complessa e deve quindi essere sempreconsiderata come un insieme unico di tutte le suecomponenti».

E la riabilitazione?«Le attività di riabilitazione dell’apparato loco-motore hanno uno spazio notevole e riguardanocondizioni post-evento sia di natura traumaticache di natura chirurgica. Le attività fisioterapiche,massofisioterapiche e riabilitative vengono svolteanche a scopo preventivo applicando l’approcciopiù completo della terapia conservativa. Se ne-cessario, vengono erogate anche con il supportodella psicoterapia bioenergetica che ha l’obiettivodi comprendere la persona, attraverso l'espres-sione corporea e i processi energetici connessi.L’attenzione si concentra sul corpo, sulle sue po-sture, le tensioni, le rigidità, fino a certi blocchimuscolari che spesso producono malattia».

Per quanto riguarda la riabilitazione del pa-vimento pelvico siete apprezzati in tutta laprovincia.«In questo campo in effetti lavoriamo a 360°per problemi di natura urologica, ginecologica e

proctologica, sia maschili che femminili. Lo fac-ciamo attraverso attività particolarmente efficaci,cui il paziente partecipa attivamente nel ruolo diprotagonista principale della terapia, seguitopasso, passo dalla terapista. A seconda dei casi, siadottano tecniche diverse, combinate tra loro,come l’elettrostimolazione eccitomotoria o mio-rilassante, biofeedback, fisiochinesiterapia, rie-ducazione sfinteriale, ginnastica posturale e pro-priocettiva. Questo per i disturbi del pavimentopelvico, quali incontinenza e ritenzione urinaria,incontinenza fecale e stipsi, prolassi. Con note-vole successo vengono trattati anche disturbi chesi possono verificare durante i rapporti sessualiquali dolore pelvico cronico, vulvodinia e di-spaurenia, con approccio sia fisico, sia psico-ses-suologico. Da alcuni mesi, ci occupiamo anchedi bambini quando il fenomeno della “pipì aletto” diventa un disturbo».

Tra i molti progetti portati avanti c’è il pro-getto Einai. Di cosa si tratta?«È un progetto rivolto al bambino e alla fami-glia, contemporaneamente. I primi anni di vitasono fondamentali per lo sviluppo armonico esereno della persona. Spesso accade che, da unlato, gli eventuali problemi della crescita sianoeccessivamente drammatizzati o addiritturaconsiderati come malattie mentre, dall’altro,stati di malessere e segnali di difficoltà ven-gano sottovalutati. L’obiettivo è quello di se-guire lo sviluppo del bambino dal concepi-mento fino all’età adulta, insieme alla famigliae all’ambiente socio-educativo che lo circonda,con attività, servizi, terapie ma anche con in-terventi di divulgazione e approfondimentosul territorio. L’approccio del programma Einaiè basato sul lavoro multidisciplinare e inte-grato di terapisti e specialisti, assicurando cosìvalutazioni e interventi sinergici per soluzionirivolte alla salute del bambino nel senso piùampio. Einai, infatti, mette in sinergia tutto ilsapere, l’esperienza e la professionalità di diversispecialisti».

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STRUTTURE SANITARIE

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SERVIZI SANITARI

Gianluca Marra,

co-titolare della

Sterimed Srl, società

del gruppo Gst,

con sede a Milano

www.sterimed.it

Ormai è sotto gli occhi di tutti ilfatto che la Pubblica amministra-zione stia procedendo con sempremaggior impeto verso una pro-

fonda rivisitazione del modello gestionale. Difronte a un cambiamento tale non si può rima-nere inerti, ed è essenziale correrle in aiuto perfare in modo di generare efficienza e risparmi inquelle attività che, al contrario di molte altre, nonpossono semplicemente essere “tagliate”. L’aiuto deve essere ancor più mirato se tra que-ste attività si sceglie quella dei servizi sanitari.Ecco allora che l’outsourcing di attività non-core e la centralizzazione di alcuni servizi comunia più aziende ospedaliere possono indubbia-

mente portare risparmi edefficienza nella gestione, ol-tre a un sicuro sviluppo deltessuto imprenditoriale eoccupazionale nell’ambitodell’esternalizzazione. Pro-prio in quest’ambito, a rap-presentare un notevoleaiuto per la pubblica am-ministrazione è la societàmilanese Sterimed, partedel gruppo Gst. «La nostraofferta di outsourcing –commenta GianlucaMarra, co-titolare del-l’azienda insieme alla sorellaRoberta – ha come princi-

pale obiettivo quello di generare risparmi per laPa e di farlo attraverso la centralizzazione e uni-formazione del servizio di sterilizzazione dei ferrichirurgici per più imprese ospedaliere dislocatesul territorio. In questo modo, è possibile elimi-nare le inefficienze del processo attraverso la trac-ciabilità informatizzata dei percorsi, il dimen-sionamento ottimale della forza lavoro e laconseguente riduzione del rischio di infezioniospedaliere».

Com’è nata la Sterimed e qual è, oggi, ilsuo territorio di riferimento?«L’attività è stata avviata da mio padre Vittorionegli anni Novanta, in seguito a una riflessionesull’importanza dell’attività di esternalizzazionedi alcuni servizi ad alto contenuto tecnologico econsiderati non-core all’interno del sistema ospe-daliero. La società si è, così, focalizzata sulla co-struzione e gestione di centrali di sterilizzazionedello strumentario chirurgico. Negli ultimi cin-que anni, abbiamo cercato di espanderci su tuttoil territorio nazionale e poco a poco siamo statiin grado di vincere appalti in Lombardia, Lazioe Veneto. Non ancora del tutto soddisfatti, ab-biamo poi sviluppato una politica di diversifica-zione dell’attività, investendo nell’ambito del-l’igiene ospedaliera e, in particolare, nel compartodella sanificazione e del monitoraggio ambientaledi spazi a contaminazione controllata».

Quanto investite in ricerca e sviluppo?«Come per ogni altra azienda che operi nel set-tore della sanità, la ricerca di nuovi prodotti,

Le Pubbliche amministrazioni accettano la mano tesa offerta dalle imprese del settore

sanitario e lasciano che l’outsourcing di alcuni servizi generi risparmi e nuovi indotti

occupazionali. Gianluca Marra racconta la sua esperienza

Emanuela Caruso

L’outsourcing soccorre la Pubblica amministrazione

376 • DOSSIER • LOMBARDIA 2012

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servizi e procedure è fondamentale per il suc-cesso dell’attività. Ciò ci ha di recente spintoa iniziare una proficua collaborazione conl’università del Salento, che ha lo scopo disperimentare e validare nuovi sistemi per ilcontrollo delle infezioni generate da batteri pre-senti in aria e acqua».

Quali sono le caratteristiche e le prospettivedel progetto di Sterilizzazione che state por-tando avanti in Lombardia?«Questo progetto, che stiamo sviluppando in-sieme all’azienda ospedaliera di Treviglio-Cara-vaggio, avrà come risultato la centralizzazionedei servizi di sterilizzazione dello strumentariochirurgico delle realtà sanitarie presenti nel-l’area. È un progetto strutturale che ha richiestoun investimento di 2,5 milioni di euro e che rap-presenta un esempio di innovazione proceduralenel settore dell’outsourcing. Prevediamo cheporterà alla pubblica amministrazione un ri-sparmio pari al 20 per cento e genererà un in-dotto occupazionale di almeno trenta nuove as-sunzioni. L’apprezzamento è stato grande, tantoche un ospedale sloveno ci ha richiesti per in-traprendere un progetto simile».

Qual è stato l’andamento del business dellaSterimed nell’ultimo anno e quali previsionifate per l’immediato futuro?«Nel 2011 il fatturato del gruppo si è chiuso con

una crescita del 20 per cento, raggiungendo i 10milioni di euro. Con l’obiettivo di migliorare ul-teriormente questi risultati, a partire da que-st’anno abbiamo avviato la ristrutturazione so-cietaria, strategia che ci permetterà diapprocciare il 2013 con un maggior vantaggiocompetitivo e con più risorse disponibili da de-stinare al reparto di ricerca e sviluppo. Unica di-namica da tenere sotto controllo per non ri-schiare di veder messa a repentaglio la nostracrescita, sarà l’evolversi dei tagli previsti dallacontrazione dei budget sanitari, dal patto di sta-bilità e dalla spending review».

Gianluca Marra

LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 377

❝~

Con l’attività di outsourcing,esternalizziamo servizi ad alto contenutotecnologico e considerati non-coreall’interno del sistema ospedaliero

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FARMACI

«Meglio un laboratorio poverodi mezzi ma ricco di idee,che un laboratorio ricco,ma povero di idee». La

frase, attribuita a Camillo Golgi, primo italianoPremio Nobel per la Medicina nel 1906, de-scrive la vision di Naxospharma, società farma-ceutica dedicata alla ricerca di potenziali che-mioterapici, con particolare enfasi su cancro emalattie infettive e parassitarie. Idee che si devono scontrare contro la precarietàcronica in cui versa la ricerca italiana.«La nostra società – spiega il dottor Paolo Lom-bardi – che è risultata eleggibile in numerosemisure di agevolazione finanziaria per avvio diimpresa e di progetti di ricerca, promosse da di-versi enti, ha in essere accordi di cooperazionescientifica e tecnologica all’estero, per svilupparediversi progetti. Inoltre ha ricevuto il PremioMercurio d’Oro 2010 e il Premio InternazionaleLe Fonti 2012, riconoscimenti prestigiosi nel-l’ambito di riferimento».Naxospharma raccoglie l’eredità hi-tech della Ri-cerca Farmitalia Carlo Erba, che nel campo delle

terapie oncologiche«ha contribuito – sot-tolinea Paolo Lom-bardi – a fare dellaLombardia una re-gione di statura inter-nazionale, elaborandomedicinali chemiote-rapici che sono andatia costituire un patri-monio disperso acausa della mancanza

di consapevolezza (se non di palese ostilità) versoil valore strategico di una politica d’indipendenzanazionale nel settore farmaceutico, così comegeneralmente in quello tecnologico».L’azienda ha fatto tesoro di questo patrimonio«sviluppando – chiarisce – un modello d’impresache agisce cedendo in licenza i farmaci designatiper l’ulteriore sviluppo, dopo averne ottenuto laprotezione brevettuale e una caratterizzazionepreclinica approfondita sulla base delle nostrepossibilità d’investimento. Ciò prevede ricavisolo a lungo termine, indubbiamente durevoli econsistenti, ma ovviamente realizzati solo in casodi successo dei nostri progetti».Il nuovo progetto dell’azienda «sviluppa poten-ziali farmaci innovativi – dichiara Lombardi –destinati alla cura di alcuni tumori resistenti o re-frattari ai farmaci attuali, quali i mesoteliomi e ilcancro del colon, e altri rari. Abbiamo già otte-nuto il brevetto Usa che abbiamo già esteso in al-tre nazioni rilevanti per il mercato farmaceutico.Il progetto, che ci vede in partnership con Fon-dazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori diMilano e l’azienda Aromics di Barcellona è inparte agevolato dal nostro MSE nell’ambito del-l’iniziativa transnazionale EuroTransBio, ma va-luteremmo favorevolmente anche finanziamentiaddizionali da parte di privati terzi».

L’indipendenza della ricerca, nel settore farmaceutico, come in quello

tecnologico è strategica. Paolo Lombardi parla dello sviluppo di nuovi farmaci

destinati alla cura di alcuni tumori

Roberta De Tomi

Sotto, il dottor

Paolo Lombardi.

La forza delle idee traina

le attività di ricerca

nel campo delle terapie

oncologiche

della Naxospharma Srl

di Novate Milanese (MI)

www.naxospharma.eu

Più indipendenza alla ricerca

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