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DOMENICO GIACOMINO PIOVANO: DA CAMPIONE DI RISCHIATUTTTO A GRANDE VIAGGIATORE All’inizio degli anni Settanta divenne famoso vincendo per sei puntate nel telequiz condotto da Mike Bongiorno di Luigi Bairo La tv è tutta un quiz, ancora oggi. Seppure ultracinquantenario, questo genere ancora imperversa. Con il telecomando possiamo rimbalzare fra quiz musicali, miliardari, pseudo-culturali, per lo più demenziali. Talvolta accade che un concorrente acquisti uno straccio di popolarità; ben poca in confronto a quella

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DOMENICO GIACOMINO PIOVANO: DA CAMPIONE DI RISCHIATUTTTOA GRANDE VIAGGIATORE

All’inizio degli anni Settanta divenne famoso vincendo per sei puntatenel telequiz condotto da Mike Bongiorno

di Luigi Bairo

La tv è tutta un quiz, ancora oggi. Seppure ultracinquantenario, questo genereancora imperversa. Con il telecomando possiamo rimbalzare fra quiz musicali,miliardari, pseudo-culturali, per lo più demenziali. Talvolta accade che unconcorrente acquisti uno straccio di popolarità; ben poca in confronto a quella

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di cui godettero i protagonisti del Rischiatutto, condotto da Mike Bongiorno.Erano i primi anni settanta. Il boom economico aveva portato la televisionenelle case degli italiani; e la tv era un oggetto quasi totemico. Se ne stavainerte per tutto il giorno, poi, alla sera, prendeva vita, come un arnese magico,capace di ipnotizzare l’intera famiglia. Ricordo il salotto di certi conoscenti, conla televisione - un modello futuristico per quei tempi - che troneggiava sullacredenza. La padrona di casa aveva cucito una specie di siparietto in rasorosso, che veniva aperto solennemente prima dell’inizio delle trasmissioni; ealtrettanto solennemente richiuso prima di andare a letto. In quegli anni, Rischiatutto, che andava in onda il giovedì sul secondo (eultimo) canale, era in grado di paralizzare l’intero paese, con vette di shareoggi impensabili, che superavano i 23 milioni di spettatori. La finalissima del1975 oltrepassò i 30 milioni, più dello sbarco sulla Luna del ‘69. I campioni diRischiatutto, primi, veri eroi mediatici, godettero di una popolaritàstraordinaria. Su di loro fiorirono aneddoti e leggende metropolitane, comequella riguardante il campionissimo Massimo Inardi, medico e parapsicologo,che sarebbe stato in grado di leggere le risposte dalla mente dello stessopresentatore. A cavallo tra il ’72 e il ’73, per sei puntate, fu campione unciriacese. Domenico Giacomino Piovano, trentenne, correttore di bozze pressola torinesissima SEI, era stato convinto dai colleghi a partecipare. Avrebbevoluto rispondere a domande sulla storia russa, ma i curatori del programmagli suggerirono un argomento meno “sospetto”: la geografia. Vinse una sommadi tutto rispetto per quei tempi: 32 milioni di lire. Alla settima puntata persecontro il sommozzatore Enzo Bottesini, che entrò nella storia televisiva per lastraordinaria gaffe di Bongiorno: “Lei dev’essere un sommozzatore moltoesperto, io invece sono un sub normale”.

Insieme a Claudio Villa

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Piemontesissimo d’accento e d’aspetto, Piovano portò sullo schermo unumorismo e una discrezione in perfetto stile subalpino. Quando Mike glidomandò quali fossero state le raccomandazioni dei familiari, lui ci pensò unattimo poi rispose: “Mi hanno detto: Tenti butunà!” Tieniti abbottonato. Efficacissima metaforadella proverbiale prudenza piemontese.Non cercava la notorietà a tutti i costi, ma questa, inevitabilmente, lo investì,in modo a volte pesante. Ricorda che nel periodo della sua partecipazione altelequiz era costretto a studiare di notte, perché durante il giorno la sua casaera un via vai di parenti, conoscenti, curiosi.

Giacomino Piovano con i calciatori della Juventus Haller e Altafini

“Una sera”, racconta, “in un ristorante a San Mauro venni letteralmenteassalito dai presenti; tutti mi volevano parlare, chiedere un autografo, anchesolo toccare. Con difficoltà i miei amici riuscirono a portarmi via.” “E di Mike Buongiorno, che può dire?” “E’ indubbiamente un professionista serio, ma le sue gaffes non erano certovolute, sebbene lui le abbia sempre difese come un aspetto ineliminabile delsuo personaggio. Non dimentichiamo che Umberto Eco ha dedicato proprio a luila sua Fenomenologia di Mike Bongiorno.” Figura straordinaria di autodidatta, Giacomino conosce alla perfezione inglese,francese, spagnolo, tedesco, russo, discretamente l’ungherese e il polacco, e se

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la cava con arabo e cinese. Ma la sua non è una cultura sterile, teorica, fatta dinozioni appiccicate. E’ una conoscenza autentica, che non si esaurisce sullepagine dei libri, ma che è maturata anche dalla sua lunga esperienza diviaggiatore. Chi non viaggia non conosce il valore degli uomini, recita un anticoproverbio moresco e Giacomino, a dispetto del luogo comune che vorrebbe ipiemontesi bugia nén, votati alla sedentarietà, ha girato il mondo in lungo e inlargo; e oggi, pensionato sessantaquattrenne, continua a girarlo conl’invidiabile media d’una quindicina di viaggi l’anno, come accompagnatoredell’Opera Diocesana Pellegrinaggi, dei Music Piemontèis e di gruppi organizzatidalle agenzie turistiche. E così come non ha smesso di viaggiare, non haneppure smesso di studiare. Al momento sta frequentando un corso biblicosulla storia dell’Antico Testamento. “Vorrei riuscire a capire un po’ di più di questo libro così importante, che benpochi conoscono in modo approfondito.” “La cultura nel mondo di oggi non sembra più un valore. Ma, secondo lei,conta ancora qualcosa?” “Certamente, soprattutto per le nuove generazioni. E’ vero che i mezzi dicomunicazione di massa hanno diffuso la conoscenza a vasti strati dellapopolazione. Ma si tratta di una cultura livellata al basso. Conoscere serve anon restare ingabbiato nei soliti luoghi comuni.”

L’esultanza dopo la vittoria, da un giornale dell’epoca.

Pubblicato su settimanale “Il Risveglio”, 15 febbraio 2007