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Liturgia domenicale per bambini e ragazzi Domenica di Pentecoste • C • 1 1. PAROLA-CHIAVE SPIRITO SANTO 2. TRAGUARDO Immergiamoci nel clima pentecostale e preghiamo perché lo Spirito Santo illumini i nostri cammini di fede. Che i bambini si sentano coinvolti e che attraverso l’approfondimento colgano la presenza viva del Paràclito. 3. AMBIENTAZIONE - APPROFONDIMENTI Il brano del Vangelo di Giovanni (14,15-1623-26) ci descrive gli «effetti» della presenza dello Spirito nel cuore dei cristiani. Vorrei dire che la lettura evangelica mette in evidenza la «forza» di Domenica di Pentecoste Domenica di Pentecoste Anno C

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Liturgia domenicale per bambini e ragazzi

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1. PAROLA-CHIAVE SPIRITO SANTO 2. TRAGUARDO Immergiamoci nel clima pentecostale e preghiamo perché lo Spirito Santo illumini i nostri cammini di fede. Che i bambini si sentano coinvolti e che attraverso l’approfondimento colgano la presenza viva del Paràclito. 3. AMBIENTAZIONE - APPROFONDIMENTI

Il brano del Vangelo di Giovanni (14,15-1623-26) ci descrive gli «effetti» della presenza dello Spirito nel cuore dei cristiani. Vorrei dire che la lettura evangelica mette in evidenza la «forza» di

Domenica

di

Pentecoste

Domenica di Pentecoste

Anno C

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trasformazione interiore e di illuminazione, che porta con sé questo «ospite dolce dell'anima», come lo invoca la insuperabile «sequenza» liturgica: «Consolator optime, / dulcis hospes animae, / dulce refrigerium. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre» (Gv 14,15-16). Il termine greco, reso qui con «Consolatore», è il più vago «Paraclito» (paràkletos), che può indicare sia colui che perora una causa (avvocato), sia colui che dà assistenza, rianima, conforta, dona sicurezza. Tutto questo orizzonte concettuale è espresso dal termine «Paraclito», che perciò indica molto di più che «Consolatore». Quello che è importante, comunque, è che esso continua, in qualche maniera, la funzione stessa di Cristo presso i discepoli: perciò viene chiamato «un altro Consolatore». Tutto questo egli lo farà interiorizzandosi al cuore dei credenti, dando loro soprattutto la forza di penetrare meglio il mistero di Cristo e di attuarne il messaggio in una docilità amorosa. Di qui il riferimento iniziale all'amore: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti» (v. 15).

Secondo il racconto dei Vangeli, Gesù Cristo ha celebrato la Pasqua ebraica in una casa di Gerusalemme, scelta fra le tante della città. Già nei primi secoli dopo la sua morte, la tradizione popolare aveva individuato il luogo del Cenacolo in un'area precisa sull'Har Zyyon o Monte Sion, una collina a sud delle Mura di Solimano, e vi aveva costruito un piccolo oratorio: oggi sul luogo dell'Ultima Cena si sovrappongono edifici di tutte le epoche e di tutte le fedi, come è usuale a Gerusalemme. Ciò che per i Cristiani è il Cenacolo, infatti, si trova all'interno di una struttura più vasta che comprende anche una moschea e una tomba sacra agli Ebrei. Secondo gli archeologi, le prime costruzioni cristiane risalgono al IV secolo, e sono state edificate sui resti di un piccolo tempio ebraico; andate in rovina nei secoli successivi, sono state poi ricostruite e ampliate dai Crociati, nel 1099. Furono i Crociati, in effetti, a costruire per la prima volta una

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casa romanica a due piani sul luogo dell'Ultima Cena: al piano inferiore, dando credito ad altre leggende ancora, i pii costruttori collocarono la sala della Lavanda dei Piedi, che adesso è stata trasformata in sinagoga e appartiene al complesso della Tomba di Davide. L'antica casa ebraica che ospitò Gesù e i suoi discepoli per la celebrazione della Pasqua non esiste più da secoli, sostituita da una serie di edifici votivi costruiti nei secoli successivi. Al posto di quest'antica abitazione vi è, dal 1342, la cappella del Cenacolo, una cappella gotica voluta dai Francescani: un unico ambiente grande e spoglio suddiviso in due navate, scandito da sei pilastri che sorreggono le volte a crociera. I Mamelucchi conquistarono la città nel XIII secolo. Nel 1447 furono probabilmente allontanati i Francescani e

la cappella fu trasformata in moschea: in una delle pareti fu aperto un mihrab, la nicchia che indica ai credenti la direzione della Mecca. Secondo una leggenda araba, la roccia davanti al mihrab, un po' consunta dai secoli, sarebbe il

masso su cui sedeva Gesù attorniato dagli apostoli. Oggi l'intero complesso è l'unico luogo santo di Gerusalemme gestito direttamente dalla città e non dai rappresentanti delle singole fedi. 4. SALUTO SOL RE MI- RE Lo Spirito del Signore è su di me, SOL RE SOL / SOL7 lo Spirito del Signore mi ha consacrato, DO RE MI- lo Spirito del Signore mi ha inviato DO RE DO SOL a portare il lieto annuncio ai poveri. In alternativa al canto proponiamo:

Lettore: Chi siete venuti a cercare, oggi? Un Dio che guarda dall’alto?

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Un Dio lontano? Coraggio, uomini e donne! Amici! Fratelli! Colui che cercate con fede è un Dio vicino. E’ in mezzo a voi, è con voi. Dimora in voi. E’il Signore dell’Amore eterno!

Il soffio del suo respiro in ciascuno e sulla terra fa levare un gran vento di speranza e di creazione. Il soffio del suo respiro in ciascuno e sulla terra fa sprigionare bagliori di luci, colori di pace, sentieri di vita.

Coraggio, uomini e donne! Amici! Fratelli! E’ tempo di sperare, è tempo di pregare, è tempo di amare!

5. VERIFICHIAMO L'AGIRE DELLA SETTIMANA • Quando, durante la settimana, ci siamo realmente sentiti testimoni

di Gesù? • Abbiamo pregato il Signore ricordandoci di farlo anche per le

persone più svantaggiate? • Chi ha provato a realizzare i segnalibri? E ora prima di metterci in ascolto di Gesù gli chiediamo perdono: (Si possono creare nel gruppo e/o far presentare dai ragazzi stessi) 6. ORAZIONE

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Vieni, Santo Spirito, vieni come nella prima Pentecoste, come vento che si abbatte gagliardo sulle nostre comunità assopite per ridestarle e sospingerle sulle vie del Regno. Vieni a liberarci da tante paure che ci paralizzano e ci impediscono di raggiungere ogni uomo e ogni donna con la forza e la semplicità del tuo Vangelo. Vieni a far nascere in noi l’audacia dei primi apostoli: gettaci sulle piazze del mondo, disposti a ripetere la Buona Notizia in ogni linguaggio, antico e nuovo, sicuri che sarai tu a renderci comprensibili. Vieni, Santo Spirito, vieni come nella prima Pentecoste, vieni come fuoco che accende i cuori, troppo a lungo intirizziti dal freddo dell’egoismo e di calcoli inutili. Vieni come fuoco che brucia il bagaglio pesante ed eccessivo che ci trasciniamo dietro. Donaci la gioia della libertà: affrancati da ogni potere, potremo far risuonare alta e decisa la Parola di speranza che ci è stata affidata. Donaci la gioia della povertà: allora potremo fare dei poveri i primi destinatari della tua tenerezza e assieme a loro, a mani nude, costruiremo un mondo nuovo. 7. ASCOLTIAMO GESÙ Per l’ascolto della Parola ci alziamo in piedi. Dal Vangelo secondo Giovanni (14, 15-16.23b-26)

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto». 8. SEGNO (Compiamo il gesto in silenzio) Accanto al Vangelo poniamo l’icona della discesa dello Spirito Santo. 9. DIALOGO CON l’ANIMATORE • Gesù non ci lascia soli e ci promette il Paràclito, avete capito a

quale Persona si riferisca della SS. Trinità? • “Lo Spirito Santo ci insegnerà ogni cosa”. Siamo capaci di pregarlo

e domandare che ci aiuti a diventare buoni cristiani? • Lo Spirito Santo è datore di molti doni, quali? 10. RIFLESSIONE DELL’ANIMATORE La Parola di oggi apre i cuori all’attesa dello Spirito Santo.

Oggi nella Chiesa si parla di una persona amica, ma stranamente sconosciuta. Quando infatti pensiamo a Dio Padre, qualcosa riusciamo a immaginare attraverso l'esperienza della paternità umana. Il Padre è un volto concreto; in qualche modo rappresentabile. Anche se le nostre immagini sono abissalmente distanti dalla realtà. Quando

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parliamo del Figlio, ricordiamo giustamente una persona come noi: perché si è fatto carne; ha percorso le nostre strade; si è fatto ve-dere, toccare, ascoltare. Quando invece parliamo dello Spirito Santo, la nostra fede non ha molti punti d'appoggio, se non la più varia simbologia; come quella del vento e del fuoco. La fede ha bisogno di «vedere», di immaginare. Lo Spirito Santo sembra nascondersi e rivelarsi solo attraverso le sue opere. Come, ad esempio, la Pentecoste: l'epifania dello Spirito. Ma questo giorno non va pensato diverso dalla Pasqua. Bensì come un suo aspetto. Gesù risorto ha fatto un grande dono alla Chiesa: lo Spirito Santo. E sono due le pagine che narrano la manifestazione dello Spirito, chiamate, appunto, Pentecoste giovannea e Pentecoste lucana. Giovanni narra l'effusione dello Spirito la sera stessa di Pasqua; come dono del Risorto, che diventa per i discepoli comunicatore di vita nuova, di perdono e di riconciliazione. Luca invece racconta la Pen-tecoste nel libro degli Atti: lo Spirito si rivela come il protagonista di una Chiesa che si ricompone in unità e dà inizio all'avventura missionaria. Dire Pentecoste significa dire la piena manifestazione di Dio nella storia; non meno, evoca l'alba di un nuovo giorno per il mondo uscito dalla Pasqua del Signore. È soprattutto Giovanni a raccogliere le parole di Gesù sullo Spirito Santo. I discorsi di addio (capitoli 13-17) possono essere chiamati anche il «vangelo dello Spirito Santo». Sono un chiaro annuncio della Pentecoste; in cui appare l'opera futura dello Spirito nei confronti dei discepoli. Il velo di tristezza che avvolge la vigilia della passione viene squarciato da un luminoso raggio di sole: «Non vi lascerò orfani» (Giovanni 14,18). Lo assicura Gesù. Non solo perché dopo la Pasqua lui sarebbe ritornato per rimanere per sempre tra i suoi.. Ma perché la promessa allude a un dono straordinario: la venuta dello Spirito. L’impegno a non lasciare orfani i suoi è una sorta di introduzione al «vangelo dello Spirito». Ma che ha detto Gesù dello Spirito Santo? Quali sono i tratti della terza persona della comunione trinitaria? Anzitutto lo Spirito è un «dono», che Gesù stesso ha chiesto per i discepoli e per la Chiesa. «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito». Certo stupisce il silenzio di Gesù quando prega. Lunghe pause circondate dal più assoluto silenzio. Nella notte, sul monte. Chissà che cosa dice

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il Figlio al Padre per i suoi, per noi. Talora il vangelo solleva con discrezione il velo. Ad esempio, nei discorsi di addio, egli chiede l'avvento dello Spirito; prega per l'unità dei discepoli e dei futuri credenti in lui. Senza dimenticare che il Signore ha raccomandato vivamente ai suoi di chiedere, nella preghiera, il dono dello Spirito: «Il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono» (Luca 11,13). In secondo luogo Gesù rivela il «nome» dello Spirito. Lo chiama il Paràclito, il Consolatore. Il termine è riccamente allusivo: egli è colui che è chiamato accanto. Per questo Gesù assicura che lo Spirito Santo rimarrà con i discepoli «sempre». Niente di più incoraggiante di questo verbo e di questo avverbio: il «rimanere sempre» accanto ai credenti d'ogni tempo. I discepoli allora lo devono sapere: essi non sono più orfani soprattutto nelle prove, nelle persecuzioni. Ci possono contare. D'altra parte Gesù l'aveva detto con chiarezza nel discorso missionario registrato da Matteo: «Quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovete dire... non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (10,20). Ed alfine la Pentecoste realizza il senso pieno del «rimanere» dello Spirito nella Chiesa: la sua è una compagnia che genera comunione contro le ricorrenti divisioni e confusioni di Babele; è una presenza che infonde il vigore della testimonianza, nonostante la violenza rabbiosa e le ironie del mondo. È soprattutto una voce che insegnerà e ricorderà tutto quanto il vangelo. Senza sconti. Lo Spirito fa memoria di Gesù. Susciterà il gusto per la sua parola; la ridesterà nei cuori dei discepoli; aiuterà a penetrarla in profondità perché circoli come il sangue nel corpo della comunità credente. Sono sorprendentemente affollate le nostre chiese, quando si celebra la cresima dei nostri preadolescenti. Si rinnova nella vita di ciascuno la Pentecoste, l'effusione straordinaria dello Spirito. L'età dei ragazzi comincia a salire, diventa irta di problemi. La cresima dovrebbe segnare il «rimanere sempre» dello Spirito nella loro fragile adolescenza: per una presenza più partecipe nella comunità cristiana, per una testimonianza più coraggiosa negli ambienti di vita. E invece, dopo il pranzo della cresima, ha inizio per molti il tempo della lunga orfananza. Quanti ragazzi e adolescenti orfani in casa, perché i genitori sono latitanti; non ci sono. Forse sono cristiani dentro, ma non sono testimoni. Hanno dimenticato la propria cresima: la Pentecoste. E i figli sono soli.

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Forse non c'è sera più triste per un prete, per un educatore, della sera della cresima. In quel giorno di festa è cresciuto il numero degli orfani. Il rendercene conto significa restituire alla nostra Pentecoste la sua verità. 11. ATTIVITÀ L’animatore potrebbe o proiettare il fumetto o donare a ciascun bambino le schede.

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Seconda attività

12. PREGHIAMO RIPETENDO AD OGNI INTENZIONE: “Donaci, Signore Gesù, lo Spirito!”

1. La Chiesa, segno della tua tenerezza, sappia pronunciare al mondo parole di misericordia e di speranza e sia testimone del tuo amore che salva, preghiamo. 2. Gesù, vero liberatore dell’uomo dal peccato e dalla morte, fa’ che il mondo si accosti a te, sorgente di amore e di pace, preghiamo. 3. Signore e Maestro, che sei vicino a quanti soffrono nel corpo e

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nello spirito, fa’ che la miseria dei poveri e degli oppressi non ci lasci indifferenti, preghiamo. 4. Fratello che ci hai invitati a partecipare alla tua Eucaristia, fa’ che sappiamo concretizzare nella nostra vita il tuo invito alla conversione e l’esperienza della tua misericordia sia in noi fonte di comprensione e di perdono per i fratelli, preghiamo. 5. Misericordioso e grande nell’amore, affidiamo a te quanti muoiono per la fame, la guerra, l’odio e quanti sembrano chiusi alla tua grazia, dona a tutti la salvezza che hai meritato nel sacrificio della croce, preghiamo.

13. AGIRE

Il nostro AGIRE: Chiederemo allo Spirito Santo di aiutarci nel cammino della testimonianza, lo pregheremo di non sciupare i doni che ci riserva.