Pentecoste 2013

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Pentecoste 2013 - numero 1 - anno XXIX

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Giornalino Pentecoste 2013

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Page 1: Pentecoste 2013

Pentecoste 2013 - numero 1 - anno XXIX

Page 2: Pentecoste 2013

Alla riscoperta della polenta - Pagina 17

La fiera del bianco - Pagina 27

Intervista a ... - Pagina 3

La Casa informa

22 Dal consuntivo 2012 al piano programmatico

33 Intervista a ...

55 Bilancio sociale e di missione

77 Dalla cura al prendersi cura

1010 Partecipazione e collaborazione

Progetti

1111 Mestieri con la valigia

1313 I lavori con la valigia

1515 Il bosco multisensoriale

Ricordi

1717 Alla riscoperta della polenta

2121 1944-1945 come eravamo ...

Attività

2323 Fortunatamente

2525 Emozioni dal gruppo Amicizia

Poesia

2727 La fiera del bianco

A stretto giro di posta

2828 Volontarie C.R.P.

2828 Volontarie AVULSS di Civezzano e Pergine

In bacheca

2929 A cura del servizio animazione

SOMMARIO

in primo piano ...

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EDITORIALE

di GIOVANNI BERTOLDI

DAL CONSUNTIVO 2012 AL PIANO PROGRAMMATICO 2013-2015

C ome risulta dal Bilancio di Esercizio 2012, approvato dal Consiglio di Amministrazione nella

seduta del 29 aprile 2013, l’APSP conferma la sua solidità economica, finanziaria e patrimoniale ormai

consolidata da anni. L’Azienda può contare su un patrimonio considerevole che le consente, oltre a

gestire l’ordinaria amministrazione in maniera efficace, efficiente ed economica, di promuovere forme di

investimento finalizzate a migliorare la qualità delle strutture e degli ambienti di vita nonché il benessere

degli Ospiti e del personale dipendente. Il fatto di avere un bilancio sostanzialmente in pareggio, il che

significa che tutte le risorse economiche vengono utilizzate per garantire una efficiente erogazione dei

servizi, è presupposto per pianificare e programmare il futuro in maniera serena e meditata in modo da

essere pronti a rispondere ai bisogni della cittadinanza. Le sfide che ci attendono sono complesse sia per

effetto dell’aumento esponenziale della popolazione anziana e non autosufficiente che per la progressiva

riduzione delle risorse finanziarie disponibili. L’impegno della APSP sarà incentrato sui seguenti aspetti:

1. Qualificazione e personalizzazione dell’intervento assistenziale attraverso il sempre maggiore

coinvolgimento dalla famiglia, del volontariato e della comunità locale. L’RSA sta velocemente

trasformandosi in struttura ad alta intensità sanitaria e assistenziale dove la presenza di figure sanitarie

sarà sempre più strategica e importante;

2. Formazione e professionalizzazione degli operatori al fine di creare quel know how indispensabile a

rispondere ai molteplici bisogni di tipo sanitario, assistenziale e relazionale dei nostri Ospiti;

3. Differenziazione e diversificazione dei servizi sia interni che esterni. Se da un lato sarà sempre più

importante offrire agli Ospiti una gamma di servizi variegata e qualificata, dall’altro sarà impegno

dell’APSP aprirsi ulteriormente al territorio promuovendo e sviluppando, oltre ai servizi ambulatoriali già

esistenti (fisioterapia e odontoiatria per esterni), servizi domiciliari al fine di promuovere la cura e

l’assistenza al domicilio delle persone;

4. Sobrietà e sostenibilità delle scelte economiche e di bilancio. La crisi economica e la riduzione delle

risorse pubbliche impone a tutti un atteggiamento maggiormente sobrio al fine di ridurre l’aumento

della retta a carico degli Ospiti senza intaccare la qualità dei servizi. Da questo punto di vista la Santo

Spirito ha intrapreso ormai da qualche anno un percorso ed un piano di revisione della spesa che le ha

consentito di eliminare gli sprechi e nello stesso tempo aumentare la produttività delle prestazioni

mantenendo inalterata la retta alberghiera dal 2011.

5. Cooperazione e rete con i vari attori, istituzionali e non, presenti sul territorio. È ormai opinione diffusa

che la crisi economica e sociale possa essere superata solamente attraverso un forte lavoro di rete nel

quale vengono messe in sinergia le peculiarità, le caratteristiche e le competenze di ciascuno. Da

questo punto di vista si dimostrerà strategico il saper dialogare con le istituzioni pubbliche, con il

privato sociale, con le altre APSP, con le associazioni di volontariato, … in modo da creare quella rete

di relazioni che consenta di superare ostacoli che individualmente sarebbero insormontabili.

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LA CASA INFORMA

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INTERVISTA A ...

La nostra conoscenza delle strutture dell’APSP (Azienda Pubblica di Servizi alla Persona) e dei

suoi dipendenti continua con due nuove carte d’identità. L’identikit che vi presentiamo con questo

numero del Ponte è quello delle referenti OSS: Anna Sartori e Renata Vinciguerra.

Anna Sartori - referente OSS - struttura di via Pive

Indirizzo: Via Pive n. 7 - 38057 – PERGINE VALSUGANA

Telefono: 0461/531002 int. 0301 - Fax: 0461/532971

E-mail: [email protected]

Renata Vinciguerra - referente OSS - struttura di via Marconi

Indirizzo: Via Marconi n. 55 - 38057 – PERGINE VALSUGANA

Telefono: 0461/531002 int. 0327 - Fax: 0461/532971

E-mail: [email protected]

contatti

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Cognome: VINCIGUERRA

Nome: RENATA

Età: 54 ANNI

Professione: REFERENTE

OSS STRUTTURA DI VIA

MARCONI

Carta d’identità

4

Da quanto tempo lavora in

questa azienda?

Anna: Dal 1990

Renata: Da circa 35 anni,

prima nella struttura di via

Pive e da qualche anno co-

me referente OSS nella

struttura di via Marconi

Che lavoro le sarebbe pia-

ciuto fare quando era

bambina?

Anna: La cuoca

Renata: Il medico

Quali sono le soddisfazio-

ni più grandi della sua vi-

ta?

Anna: Mio figlio Christian, la

famiglia

Renata: Famiglia, lavoro e

la casa

3 oggetti di cui non può

fare a meno:

Anna: Telefono, pentole,

decespugliatore/tagliaerba

Renata: Cellulare, automo-

bile e bimby

Che cosa fa nel tempo li-

bero (sport, passioni, hob-

by)?

Anna: Passeggiare e aiuta-

re chi è in difficoltà, curare

l’orto

Renata: Cucino, pulisco ca-

sa e guardo le partite di cal-

cio in TV.

Quali progetti ha in mente

per il futuro dell’APSP

Santo Spirito?

Anna: migliorare la perso-

nalizzazione del servizio per

i residenti, creare nuclei as-

sistenziali per particolari pa-

tologie

Renata: Progetti molti, ma il

sogno più grande sarebbe

quello di far conoscere il

modello “Q&B” UPIPA, non

solo un’autovalutazione ma

un investimento per miglio-

rare il benessere non solo

dei residenti ma anche di

noi operatori.

Cognome: SARTORI

Nome: ANNA

Età: 48 ANNI

Professione: REFERENTE

OSS STRUTTURA DI VIA

PIVE

… in 5 domande

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LA CASA INFORMA

L a definizione più suggestiva del bilancio è forse questa: «si chiama “bilancio”

ma non è un bilancio, si rivolge a tutta la platea degli stakeholder e non solo agli addetti ai

lavori, serve a gestire il consenso e quindi a comunicare, ma anche ad ascoltare». In altre

parole il bilancio sociale è il principale strumento di comunicazione dei valori che ispirano

la gestione delle relazioni che l’associazione ha instaurato con la collettività, delle azioni

sociali realizzate e degli effetti che queste hanno prodotto. In qualunque modo vogliamo de-

finirlo, si tratta comunque di un documento volontario che “racconta” la dimensione socia-

le dell’organizzazione rivolgendosi all’interno quale strumento di supporto alla gestione e

all’esterno per comunicare con tutti i soggetti interessati. Affianca il bilancio di esercizio,

ma è diverso da questo, in quanto ha una prospettiva più ampia di quella economica e fi-

nanziaria.

Tratto da:

L. Hinna "Il Bilancio sociale nelle Amministrazioni Pubbliche: processi, strumenti, strutture e valenze"

BILANCIO SOCIALE E DI MISSIONE di Cristina Bolgia

L’identità

Un’offerta

calibrata sulla

persona

La

dimensione

sociale

Viene delineata l’identità dell’Azienda, la mission, la storia, il governo, l’organizza-zione e gli interlocutori. Ampio spazio viene dato al personale e alla formazione.

Vengono identificati e descritti i servizi che offre la Santo Spi-rito e i risultati ottenuti nel 2012.

Viene rendicontata l’attività messa in campo dalla Santo Spirito sia all’interno della struttura che all’esterno, con il coinvolgimento di una risorsa molto preziosa: i volontari.

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Il Bilancio Sociale e di Missione costituisce il principale documento che l’Azienda utilizza per

rendicontare l’attività effettuata nel corso dell’anno, nell’ottica di una maggiore trasparenza nei

confronti dei principali stakeholder (portatori d’interesse). La quinta edizione del Bilancio, segna

una nuova tappa nel dialogo che l’APSP ha avviato con i propri stakeholder.

Il Bilancio come strumento:

di trasparenza e comunicazione utilizzato nei confronti di tutti coloro che si relazionano con

l’organizzazione. Favorisce la partecipazione e il dialogo tra l’Azienda e gli stakeholder, limi-

tando i comportamenti opportunistici;

di gestione in quanto fornisce indicazioni gestionali e strategiche che possono essere elemen-

to di riferimento delle scelte aziendali. Permette al personale di conoscere gli obiettivi e i valori

dell’azienda rafforzando la motivazione e il senso di appartenenza all’organizzazione e la

cultura aziendale, migliorando gli aspetti partecipativi nella gestione dell’azienda;

che permette la verifica istituzionale misurando la coerenza tra input iniziali, ossia la missio-

ne, e gli output finali di gestione, ossia i risultati;

che migliora la coesione sociale e permette la lettura della realtà istituzionale dell’azienda.

Il nostro obiettivo è quello di definire, anno dopo anno, in un ottica di miglioramento continuo, un

bilancio il più possibile chiaro, coerente ed utile.

Il valore

creato

Il rispetto

degli impegni

assunti

Preparare il

futuro

Sono forniti in modo sintetico gli aspetti economico-finanziari con una particolare attenzione al controllo di ge-stione.

Si evidenziano gli obiettivi e i risultati raggiunti che hanno caratterizzato la gestione.

Sono riportati i nuovi progetti e le aspettative per il futuro.

Conferenze e seminari:

L’APSP E IL TERRITORIO: TRASPARENZA, PARTECIPAZIONE, INTEGRAZIONE

Martedì 11 giugno, alle ore 16.30 - “Il Bilancio Sociale quale strumento di rendicontazione, tra-

sparenza e miglioramento continuo” Relatore: Bertoldi dott. Giovanni, Direttore Generale APSP

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D are cura ad altri o essere dipendenti dalla cura di altri è un'esperienza normale nella vita di

tutti. ll termine anglosassone “caregiver“, è entrato ormai stabilmente nell’uso comune: indica “colui che

si prende cura” e si riferisce a tutte le persone che assistono una persona ammalata e/o disabile. E' una

dimensione che accomuna tutti: secondo Rosalyn Carter esistono solo 4 tipi di persone al mondo:

DALLA CURA AL PRENDERSI CURA:

IL CAREGIVER a cura della dott.ssa Paola Maria Taufer - psicologa dell’APSP

LA CASA INFORMA

1

quelli che sono stati

caregiver

2

quelli che sono

attualmente caregiver

3

quelli che saranno

caregiver

4

quelli che avranno

bisogno di caregiver

ASPETTI PSICOLOGICI DEL CAREGIVER

Il 73,8% dei caregiver è di sesso femminile, e tale percentuale cresce col peggiorare delle condizioni

cliniche del paziente (coloro che assistono i malati gravi sono, per l'81,2%, donne). La famiglia costitui-

sce a tutt’oggi, il più diffuso ed efficiente servizio di assistenza domiciliare per le persone anziane, an-

che quando ad avere bisogno di assistenza è il soggetto demente.

Secondo una indagine che ha coinvolto più di 700 caregiver di malati di Alzheimer in cinque paesi

(Francia, Italia, Spagna, Australia e Regno Unito) circa l’impatto che la malattia ha su coloro che vivono

e si occupano di un malato di Alzheimer, rivela che 3 su 4 pensano che prendersi cura di un malato di

Alzheimer impedisca loro di condurre una propria vita e più della metà di loro (58%) afferma di soffrire

di depressione. La maggioranza, il 77%, ha definito la cura di un malato di Alzheimer stancante, il 67%

l’ha definita impegnativa e il 51% frustrante.

Il processo di coinvolgimento emotivo suscitato nei familiari dall’ammalarsi di uno dei suoi membri trova

poi modalità ed espressioni diverse a seconda della persona che si ammala e del ruolo che essa occu-

pa all’interno del nucleo familiare, ma è anche influenzato dalle dinamiche affettive, coscienti e incon-

sce, che fanno parte dei rapporti fra i componenti della famiglia stessa.

Quando la malattia è una demenza sono molte le variabili in gioco: ci sono risvolti pratici (per es. sistemi

di sicurezza da adottare in casa, interventi di semplificazione dell’ambiente); ci sono aspetti esistenziali

(per es. quanto tempo resta per me che mi prendo cura del malato?); ci sono fattori psicologici (l’ansia

di non capire che cosa il malato vuole comunicarmi, le resistenze ad accettare questa malattia); ci sono

risvolti organizzativi (tempi da dedicare alla sorveglianza, tempi da dividere fra il malato e gli altri compo-

nenti della famiglia); ci sono aspetti sociali (i vicini cosa diranno dei comportamenti del malato? come

faccio a portarlo con me al supermercato dato che negli spazi aperti si agita molto?).

E tutto questo svolge un ruolo fondamentale nell’orientare i comportamenti di chi assiste nei confronti

del malato, nel fare riemergere conflitti interpersonali che sembravano assopiti o superati, nell’innescare

7

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L’assistenza di anziani affetti da demenza comporta lo sviluppo di elevati livelli di stress nei caregiver e

talvolta la presenza di stress assistenziale è associata al deterioramento della salute psico-fisica dei ca-

regiver e ad un maggior rischio di errori nella cura.

Può essere utile in questi casi confrontarsi con uno psicologo, per meglio comprendere i nostri limiti e

gestire la nostra fatica, anche in termini di sofferenza emotiva.

Lo Sportello Psicologico di cui mi occupo, servizio gratuito offerto dalla A.P.S.P. S. Spirito – Fondazione

Montel, di via Marconi a Pergine Valsugana, rappresenta un valido supporto psicologico nelle difficoltà

di relazione e comunicazione con il malato.

vissuto di rinuncia 58% sonno insufficiente 53%

svuotamento emotivo 39% stanchezza 62%

desiderio di fuga 42% stato di salute 37%

amarezza 64%

modalità di rapporto che non si sarebbe mai immaginato potessero nascere fra persone che si sono

sempre volute bene.

Il “burden” (carico assistenziale) porta a varie conseguenze:

(CENSIS, 1999)

IL MALATO COME PERSONA

La natura degenerativa ed involutiva della malattia di Alzheimer è tale per cui la mente viene progressiva-

mente privata delle capacità cognitive e la persona diventa sempre meno competente, fino a non essere

in grado di svolgere attività abituali e a divenire dipendente anche per la cura di sè. In questo processo

la persona colpita dalla malattia perde il controllo della propria vita e la capacità di operare delle scelte.

Assistere una persona affetta da demenza significa ricordare che la malattia si inserisce in un continuum

vitale, fatto di storie personali e insiemi di relazioni. Le manifestazioni cliniche della malattia, così come la

sua progressione, dipendono dalla complessa interazione tra personalità dell'individuo, abitudini di vita ed

eventi, danni neurologici, stato di salute fisica e ambiente sociale. Di questi fattori, i primi tre non sono mo-

dificabili. Possiamo, invece, migliorare le condizioni di salute e dell’ambiente.

Prendersi cura di una persona affetta da demenza significa vederla prima di tutto come un essere umano

e solo successivamente come un malato con necessità assistenziali e bisogni speciali. Considerando

che i malati affetti da demenza sono nella maggioranza dei casi persone anziane, per il caregiver è fonda-

mentale conoscere il "compito evolutivo" di questa età.

Secondo la teoria di Erikson (1982), per vivere in modo pieno e significativo la vecchiaia, è necessario

riuscire ad analizzare la propria vita, assumersi le responsabilità nei confronti del passato, immaginare il

futuro e prepararsi alla morte.

È difficile portare a termine tale compito in condizioni di salute, si può immaginare che possa diventare

quasi impossibile per le persone affette da demenza; il caregiver deve intervenire allora in questo senso,

aiutando il malato a ricordare il passato e a immaginare il futuro. La capacità di comunicare è un aspetto

centrale nell’assistenza alla persona con problemi cognitivi. La malattia di Alzheimer, infatti, introduce ele-

menti di estraneità e diversità nel comportamento di chi ne è affetto e pone, fin dall’inizio, una difficoltà

nella capacità espressiva, determinando una barriera nella comprensione interumana.

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Il fatto che sia possibile attribuire un significato alla modalità frammentaria e quindi confusa con cui si

esprime il malato, non deve far pensare di poter comprendere tutto quello che dice: questo atteggia-

mento potrebbe trasformare l’assistito in un vero e proprio oggetto.

La conoscenza della correlazione tra la malattia e il comportamento della persona è alla base di un cor-

retto atteggiamento assistenziale, specialmente nei riguardi dei cosiddetti "disturbi comportamentali".

L’uso di questa espressione sta ad indicare che non si attribuisce un significato al comportamento del

paziente, ma che questo è considerato piuttosto come un sintomo che deve essere trattato opportuna-

mente. Se invece partiamo dal presupposto che dietro un comportamento c’è un’esperienza, diventa

importante comprendere quella particolare esperienza.

In genere le persone tendono ad interpretare quello che avviene nel presente alla luce delle memorie

del passato. Tenere ben distinte le memorie del passato dalle esperienze del presente non è compito

facile per coloro che presentano disturbi della memoria e dell’orientamento spazio-temporale: questa

incapacità è all’origine di comportamenti bizzarri e può diventare la loro chiave di lettura.

Grazie a studi recenti condotti su pazienti affetti da una forma di demenza moderata-grave, è stato pos-

sibile riscontrare come le situazioni che stavano vivendo nel presente (dolore, paura, bisogno di affet-

to) fossero comunicate ricorrendo ad esperienze del passato che avevano generato le stesse emozioni.

In molte occasioni, quindi, il caregiver può utilizzare questo mind bridge (ponte mentale) per riconoscere

e comprendere il comportamento dell’assistito e aiutarlo.

Sportello di sostegno e consulenza psicologica per anziani

Lo sportello si propone come punto di riferimento per i disagi legati all’invecchiamento proprio o di un

familiare, a sofferenze in seguito a separazioni, o lutti, a difficoltà di comunicazione con familiari e ami-

ci, al sostegno psicologico nell’ambito dell’insorgenza o dell’evoluzione di malattie.

A chi si rivolge:

all'anziano: come intervento di sostegno, di psicoterapia, valutazioni neurologiche e interventi di ria-

bilitazione e stimolazione cognitiva;

al familiare: interventi di sostegno psicologico al singolo o all'intera famiglia, interventi psicoeduca-

zionali, in particolare in presenza di demenze o altre situazioni di deterioramento.

Modalità di accesso

La prenotazione è possibile contattando direttamente la Psicologa telefonicamente al 3484147480 oppure

tramite indirizzo e-mail a [email protected]. E’ inoltre possibile compilare il modulo di richiesta di-

sponibile presso la sede del servizio o scaricabile direttamente dal sito www.apsp-pergine.it.

Orario del servizio

Ogni 1° mercoledì del mese dalle ore 9.00 alle ore 13.00.

Sede del servizio

Lo sportello ha sede presso l’ambulatorio al piano terra della R.S.A. di Via Marconi n. 55 – Pergine Val-

sugana (TN).

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Page 11: Pentecoste 2013

La Casa informa /Comitato Familiari Ospiti

C.F.O.

“PARTECIPAZIONE E COLLABORAZIONE”

di Francesco Prencipe

Con lo scopo di “tutelare i diritti, gli interessi,

nonché l’erogazione dei servizi agli Ospiti e ai

Familiari”, si rinnovava ad ottobre 2012 il

“Comitato familiari” dell’Apsp “S. Spirito Fon-

dazione Montel”.

L’organismo nato in autonomia alcuni decenni

orsono è composta dai seguenti membri: il pre-

sidente, Maria Teresa Casagrande, subentrata

a Paolo Bonini, in rappresentanza anche degli

ospiti del 1° piano della casa di via Pive. Nel

comitato vi sono inoltre, Cristina Bortolotti (3°

piano via Pive), Francesco Prencipe (3° piano

di via Pive), Luisa Oss Emer (2° piano via Pi-

ve), Sandro Ferrari (2° piano via Pive), Carme-

lo Demattè (casa di via Marconi), Ezio Roat

(via Marconi), Ines Magnoli (via Marconi),

Paolo Bonini (via Marconi).

Nato sotto i migliori auspici dell’amministrazio-

ne, il Comitato si è palesato immediatamente

quale facilitatore della comunicazione dei biso-

gni degli ospiti con la struttura stessa, costi-

tuendosi come dignitoso intermediario. Natural-

mente tale risultato non si sarebbe potuto rag-

giungere a prescindere dall'essenziale e neces-

saria presenza e collaborazione del Presidente,

il Sig. Marco Casagrande e del Direttore, il

dott. Giovanni Bertoldi, nonché da tutte le pre-

ziosissime risorse (medici, infermieri, operato-

ri, tecnici, educatori, cuochi e addetti alle puli-

zie) che articolano e rendono eccellente l’Apsp

“S. Spirito di Pergine Valsugana”.

Naturalmente i problemi non mancano, ma il

valore aggiunto rappresentato dalla

“partecipazione” e “collaborazione” tra e delle

parti rendono tali criticità, in una situazione di

così grave difficoltà economica del nostro pae-

se, certamente affrontabili.

Presidente: CASAGRANDE TERESA (RSA via Pive - 1° piano) tel. 339/6787555

Segretario: PRENCIPE FRANCESCO (RSA via Pive - 3° piano)

BONINI PAOLO (rappresentante RSA via Marconi)

BORTOLOTTI CRISTINA (rappresentante RSA via Pive - 3° piano)

DEMATTE’ CARMELO (rappresentante RSA via Marconi)

FERRARI SANDRO (rappresentante RSA via Pive - 2° piano)

MAGNOLI INES (ospite RSA via Marconi)

OSS EMER LUISA (rappresentante RSA via Pive - 2° piano)

ROAT EZIO (rappresentante RSA via Marconi)

contatti

10

Page 12: Pentecoste 2013

MESTIERI CON LA VALIGIA

CONCORSO U.P.I.P.A. 2012

di Teresa Natale

PROGETTI

Verso il 1875 inizia la Grande Emigrazione

con massicci esodi e spostamenti, la fuga

dalla miseria, coltivando il sogno di un futuro

migliore. Calamità naturali (come le alluvioni

del 1882 quando straripano il Danubio, il Re-

no, i fiumi francesi e quelli dell’Europa orien-

tale), l’abbandono delle campagne, le malat-

tie epidemiche, la sovrappopolazione, la scar-

sità delle risorse vitali, la forte disoccupazione

conducono alla necessità estrema di espa-

triare in cerca di fortuna verso l’Europa

(emigrazione continentale) e verso le Ameri-

che (emigrazione transoceanica). Gli esodi

riguardano soprattutto Irlanda, Gran Breta-

gna, Germania, Polonia, Austria, Russia, Ita-

lia. L’Italia, infatti, non fa eccezione a questo

L a valigia evoca stazioni brulicanti di persone in corsa, treni e sbuffanti vaporiere… porti

di mare con affollati piroscafi in partenza per altri lidi… dovunque l’agitarsi di braccia nel saluto,

abbracci… lacrime… un drammatico “spettacolo” di altri tempi, un particolare avvenimento: emi-

grazione. Nella valigia, con le poche cose del povero migrante, la sua dote, il suo lavoro, ogni mi-

grante porta con sé il coraggio, la volontà di migliorare la sua situazione, l’incertezza del futuro, la

speranza, la dignità di un uomo che non può essere sconfitto! La valigia diventa il simbolo che

contiene l’uomo con tutto se stesso e tutto quello che possiede.

Per accompagnare l’uomo che espatria, però, dobbiamo cercare di ripercorrere la storia dell’ emi-

grazione. Questo fenomeno che sembra piuttosto recente rispetto alla storia del mondo, ha inve-

ce lontane origini nel tempo antico, quando gli individui si spostavano per necessità di sopravvi-

venza o anche per la curiosità di conoscere e, poi, i grandi esploratori, curiosissimi, si cimentava-

no in viaggi temerari per scoprire nuove realtà. Nel primo caso si tratta di pochi individui nomadi,

nel secondo di pionieri con ‘spirito turistico’. In realtà tra questi e i nuovi emigranti della seconda

metà del 1800 diverse sono le cause, diversi i motivi, altre le modalità e altri gli effetti.

Il tempo delle forti emigrazioni

Page 13: Pentecoste 2013

destino dato il suo generale impoverimento:

non vi è Regione italiana che venga rispar-

miata dagli eventi migratori! Vaporiere e piro-

scafi, dalle Alpi alle isole, diventano nuovi

simboli di speranza. Tutto il Paese celebra i

suoi emigranti in nome di tutti i sacrifici fatti e

di tutte le umiliazioni da loro subite! Gli spo-

stamenti in continente avvengono verso Fran-

cia, Svizzera, Belgio, in tempi di pace anche

Austria e Germania, mentre le destinazioni

oltreoceano riguardano per lo più Argentina,

Brasile, Cile, Australia, Nuova Zelanda. I pri-

mi emigranti italiani sono agricoltori, ma, in

seguito, dopo la prima guerra mondiale e nel

secondo dopoguerra, prendono piede anche

muratori, minatori, alberghieri, manovali, bo-

scaioli, operai specializzati, tecnici, artigiani.

Da considerare in Italia è anche la ‘piccola

migrazione interna”: con la raggiunta unità

d’Italia il sud viene congiunto al nord: nasce

così il fenomeno del flusso migratorio dal sud

verso le zone alte della penisola, mentre,

nelle zone settentrionali soprattutto, si verifi-

cano spostamenti da una regione all’altra o

da un paese all’altro per attività temporanee o

saltuarie. Doveroso ricordare a questo punto

le due maggiori tragedie che colpiscono l’Ita-

lia degli emigranti nelle miniere di carbone: 6

dicembre 1907 Monongah West Virginia

(Stati Uniti) con 171 morti italiani e 8 agosto

1956 a Marcinelle (Belgio) con 136 morti ita-

liani.

Come quella europea e italiana, l’emigrazio-

ne trentina si connota come evento tanto

importante quanto problematico: il Trentino

nel 1875, periodo caldo delle emigrazioni,

era ancora sotto il Tirolo e di pochi anni pri-

ma è l’unità d’Italia e pertanto alle difficoltà

sociali se ne aggiungono altre di ordine poli-

tico. Anche qui, in Trentino, comunque, la

situazione è critica: l’abbandono delle cam-

pagne, la crisi dell’industria serica, la chiu-

sura delle miniere, la scarsità delle risorse

vitali in genere, evidenziano una grave si-

tuazione esistenziale ed anche i trentini de-

vono trovare soluzioni alternative: molti, do-

po aver cercato occupazione in posti più ric-

chi, dopo aver spaccato legna o fatto il con-

tadino nelle terre altrui, dopo aver provvedu-

to alla fienagione nelle proprietà di altri ed

essersi dedicati all’allevamento dei bachi da

seta, si rassegnano a partire, in un primo

tempo verso le città più vicine (Venezia, Ve-

rona, Mantova, Padova, Vicenza, Ferrara,

Cremona, Milano), poi verso alcuni stati

esteri (Francia e Svizzera) e poi via per le

Americhe. Triste conclusione: se i tempi di

permanenza in Europa sono più brevi, quelli

in America sono molto più lunghi e spesso

definitivi! Diversi emigrati, tra originari trenti-

ni o trapiantati, diventano cittadini famosi in

America: Dennis de Concini, senatore a

Washington (il nonno Giuseppe lavora nelle

miniere del Michigan); senatore Edward

Crippa (mamma Carlotta è della Val di Non);

Fiorello La Guardia allora futuro sindaco di

New York; Victor Mature di Pinzolo, attore

famoso; Frank Borzage, di Ronzone, pionie-

re della cinematografia; i fratelli Galletti, cir-

censi, di Vigo Cavedine; Carlo Odorizzi e

Roberto Luchi, emergenti nel campo elettro-

nico; Agostino Parisi, del Bleggio scienziato

industriale; i fratelli Zeni, di Cavedago, pro-

gettatori di macchine di drenaggio e pompe

L’emigrazione trentina

12

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13

speciali per ricerche petrolifere; Nilo Miori, di

Arco, creatore di coltelleria per l’esercito

U.S.A., per Scouts, e per alberghi; nella musi-

ca Padre Remigio Zadra, Alberto Fanelli di

Cembra, Vittorio Gardener di Cavalese co-

struttore di strumenti musicali e violini; i Reli-

giosi Padre Eusebio Chini, Mons. Joshep Ber-

nardin di Tonadico e Mons. Gino Baroni di

Tenno. Tanti altri ancora lasciano firme rispet-

tabili.

PROGETTI/CONCORSO UPIPA

I LAVORI CON LA

VALIGIA

Nel 1896, l’avvento della ferrovia porta qual-

che miglioramento all’economia della Valsu-

gana, mentre l’industria turistica termale resi-

ste a Roncegno e Levico, e a Pergine, l’av-

vento del locale Ospedale Psichiatrico pro-

caccia il sostentamento a centinaia di fami-

glie. Pergine è il centro del Trentino che pare

aver sofferto meno di tutti gli altri il peso della

migrazione. Le anticipazioni di guerra solleci-

tano opere edili di difesa in zona con conse-

guente lavoro per gli uomini, mentre le donne

espatriano comunque nelle fabbriche della

Svizzera e del Voralsberg. Sono in calo, inve-

ce, le traversate transoceaniche. La minaccia

della guerra, tuttavia, non ferma il flusso dei

migranti verso Francia e Belgio, mentre per

ragioni ovvie diminuisce il movimento verso

Austria e Germania. Durante il conflitto si

bloccano le partenze degli emigranti che, pe-

rò, riprendono poi verso Svizzera, Austria,

Francia e Belgio. Con l’avvento della

‘”Ricostruzione” gran parte degli emigrati tor-

na nella propria terra. In particolare è da ricor-

dare, tra gli emigranti della miniera di carbone

di Bois du Cazier in Belgio, Primo Leonar-

delli di Pergine, ultimo superstite della trage-

dia di Marcinelle.

Dalla Valsugana (e da Pergine)

U na grande valigia ha attraversato

monti e oceani per raggiungere la possibilità di

un’esistenza dignitosa, un incredibile conteni-

tore di risorse indispensabili a reagire alle av-

versità della vita e alla disperazione: è questo

il bagaglio comune degli Emigranti e, in quel

bagaglio sono i valori umani e personali di

ogni individuo. La ricchezza che accompagna il

migrante è la dote del mestiere e, di mestieri è

prodiga la valigia.

Page 15: Pentecoste 2013

14

Dopo i lavoratori della terra, i

primi ad andare alla ventura,

tanti altri ne sono seguiti:

I pastori, già nomadi per tipo di

lavoro, vengono da Lavarone,

Folgaria, Tesino, in movimento

verso Veneto, Friuli e Lombar-

dia.

Paroloti (stagnini, riparatori di

pentole) dalla Val di Sole verso

tutto il mondo.

Boréri - Segantini - marangoni

(tagliatori di grossi legnami da

segheria-falegnami) dalla Val di

Sole, dalla Val Rendena, Val di

Fiemme e Vanoi verso la Ger-

mania.

Torcoloti (vinai e pigiatori d’u-

va) dalla Busa di Tione verso

Verona e Mantova

Moleta e Ombrellaio dalla Val

Rendena e dal Tesino, verso

l’Europa e gli Stati Uniti.

I forestali verso lontane regioni

dell’Impero asburgico.

Caregheti (seggiolai) di Mis e

Sagron verso Francia e Alsazia.

Kromeri (ambulanti con la krai-

zera sulle spalle) venditori di

aghi, filo,bottoni, stoffe, ecc.

dalla Valle dei Mocheni in tutta

Europa.

Salumai dalla Rendena, dal

Bleggio, da Tione verso la pia-

nura padana, la Venezia Giulia e

la Dalmazia.

Spazzacamini dal Banale, Val di

Non e Bleggio verso l’Italia set-

tentrionale e più tardi per tutto il

mondo.

Klomeri provengono dal Tesino,

vendono pietre focaie, libretti

sacri e profani- rosari della ditta

“Remondini” di Bassano. Nel

XVIII sec. i Remondini si spe-

cializzano in arti tipografiche ed

i klomeri si dedicano alla vendi-

ta di stampe pregiate, oggetti di

ottica. Si spostano dalla Francia

alla Russia.

Aisenpòneri reclutati tra i ribelli

del XIX sec. (portano un orec-

chino d’oro e un chiodo lucido

nel tacco degli stivaletti) lavora-

no nelle ferrovie, sulle strade

ferrate, nei boschi e nelle indu-

strie.

Maiolini ambulanti merciaioli -

vetrai.

A Venezia migra manodopera in

genere, falegnami, fabbri, fac-

chini, mercanti, artisti, artigiani

in buona parte della Val di Le-

dro, Valle del Chiese, Val Laga-

rina,Valsugana, Trento.

I minatori provengono da molte

zone del Trentino e vanno pre-

valentemente in Francia e Bel-

gio ma anche oltreoceano negli

Stati Uniti.

A questo elenco mancano

all’appello ancora calzolai, pit-

tori decoratori, impagliatori, .

...e tanti altri ancora!

Page 16: Pentecoste 2013

15

PROGETTI

IL BOSCO

MULTISENSORIALE di Sonia Gottardi

N ell’età anziana avviene fisiologicamente un decadimen-

to della funzionalità generale del corpo. In modo più o meno mar-

cato questa perdita può interessare uno o più organi di senso.

Conseguentemente la percezione sensoriale può essere alterata o

annullata con una grave limitazione sia al senso di benessere indi-

viduale sia alla comunicazione, essendo i sensi i primari canali co-

municativi. La mancata o ridotta percezione può creare ansia ed

isolamento e causare un aumento del livello di stress che a lungo

andare influisce sullo stato di benessere. Anche l’istitu-

zionalizzazione è causa di aumento del livello di stress

e diminuisce la capacità di supplire ai sensi deficitari

con gli altri.

Momenti piacevoli, gioiosi e rilassanti invece, stimolano

la produzione di beta-endorfina, oppioide endogeno

che agisce sulla linea emozionale del piacere, gene-

rando benessere immediato e a breve termine.

L’importanza dell’uso dei cinque sensi è spesso sotto-

valutata, infatti essendo capacità automatiche, che non

prevedono intenzionalità, si tende a darle per scontate

ed ad interessarsene solo quando vengono a mancare.

Si tende inoltre a considerare un senso alla volta, privi-

legiando il prevalente in quel momento, ma in realtà

agiscono sempre tutti insieme condizionandosi e creando un effet-

to sinergico e, fortunatamente, a volte vicariante.

È nata così l’idea di strutturare dei momenti in cui poter dare be-

nessere ai residenti attraverso la stimolazione multisensoriale, spe-

rimentando inoltre nuovi stili comunicativi tra operatori e residenti.

La nostra “Casa” è stata pronta ad accogliere l’idea. Ad un percor-

I semi dell’idea

eran stati lanciati,

adesso era necessario

trovare un fertile terreno

in cui metter radici

e permettergli di

germogliare

Page 17: Pentecoste 2013

12

so informativo e di raccolta dati è seguita la creazione

di due gruppi di lavoro permeabili, uno rivolto alla for-

mazione degli operatori ed uno rivolto all’esecuzione

del progetto stesso.

L’intenzione è di utilizzare la stimolazione multisenso-

riale, il gesto, il silenzio e la musica, l’olfatto, il gusto e

la vista con azioni mirate e pilotate in ambiente protetto

per generare un benessere psico-fisico.

Si vuole inoltre rispondere, almeno in parte, all’esigen-

za di coinvolgimento di residenti con patologie limitanti,

in particolar modo quando colpiscono la comunicazio-

ne, per stimolare l’utilizzo di canali comunicativi vica-

rianti.

L’investimento di tempo e risorse per dei momenti indi-

vidualizzati rimanda inoltre dei messaggi non verbali

alla persona coinvolta, riconoscendola come Persona

di valore.

È nato il progetto “Bosco”: si è allestita una sala del 3°

piano di via Pive trasformandola in un ambiente snoe-

zelen, adatto alla stimolazione ed integrazione multi-

sensoriale. Si sono utilizzati tutta una serie di accorgi-

menti atti a proporre un ambiente diviso in due zone:

una prima zona neutra e povera di stimoli per l’acco-

glienza e il saluto, una zona ricca di stimoli per il tratta-

mento stesso. L’attenzione è volta a creare una zona in

cui sia possibile supportare la relazione attraverso il

gesto e i 5 sensi, permettendo il passaggio di sensazio-

ni ed emozioni in una situazione destrutturata in cui al

residente non viene chiesta nessuna prestazione ma

solo condivisione.

Il gruppo di lavoro “progetto bosco” ha scritto un proto-

collo d’intervento ed ha individuato i requisiti e gli stru-

menti per selezionare i residenti coinvolti.

Parallelamente l’altro gruppo “formazione bosco” si è

occupato della formazione agli operatori.

Ecco, il seme ha trovato una

magnifica radura,

è spoglia ma assolata ed

aperta, pian piano il seme

ha iniziato a germogliare in

questo magnifico prato

ed in breve un alberello

ha fatto capolino tra l’erba.

Vista la magnifica accoglienza

altri alberelli son venuti a

fargli compagnia.

Gli alberi son cresciuti e il

bosco è nato, in poco tempo

magnifiche fronde han

coperto la radura regalando

una piacevole frescura, sul fon-

do si sente il gorgoglio del ru-

scello e un cerbiatto spia curio-

so tra i rami.

È pronto, ecco, un raggio

di luce si insinua nel verde e

guida i saggi in visita, regalerà

un istante di gioia, una pausa

dal lungo peregrinare, un emo-

zione generata dal

contatto e dalla condivisione

della bellezza.

Page 18: Pentecoste 2013

RICORDI

17

Ed ecco il nostro Silvio alle prese

con la preparazione del terreno,

come del resto facevano i nostri

genitori e nonni per assicurare il

pane (polenta) quotidiana; si

premura di aver a disposizione

una certa quantità di sostanza

organica (letame) che può essere

a seconda delle possibilità di bo-

vino - di suino (maiale), di coni-

glio o altro. Una volta portato

nel campo si premura di allar-

garlo sull’intera superficie desti-

nata a mais e di ararlo il più pre-

sto possibile, per non perdere il

“buono” del letame – ossia

dell’azoto (che è volatile).

Il terreno veniva arato con l’au-

silio del bue o delle vacche (altro

che trattore!). Fatica, sudore,

tafani e altri tanti fattori faceva-

no la differenza. A questo punto il

terreno (la madre terra) era

pronto. Una passata livellatrice

più o meno grossolana con il ra-

strello di ferro o le zappe, a cui

seguiva l’esecuzione di solchi

F acciamo un tuffo nel passato abbastanza recente per

riscoprire e scoprire una meraviglia “povera” del palato – par-

liamo della POLENTA. Prima di inoltrarci in questa “avventura”

diciamo che le sequenze fotografiche alle quali il nostro caris-

simo Silvio si è prestato con grande disponibilità ed entusia-

smo, manca della fase iniziale – ossia della semina. Due parole

quindi di introduzione:

il mais - termine botanico Zea Mais è una pianta erbacea an-

nuale della famiglia delle graminacee ed è originaria del “nuovo

continente”, ossia dell’America Latina quindi relativamente re-

cente d’introduzione nel “vecchio continente”, continente euro-

peo. Proveniente della stessa regione geografica è l’umile pata-

ta che assieme alle classiche presenze del frumento, grano e

graminacee varie il riso e le leguminose, fagioli, fave, lenticchie

ecc. hanno l’onore di aver sfamato e sfamare l’intera umanità.

Sta di fatto che questi due umili doni della natura (mais e pata-

ta) hanno l’onore di aver nutrito, nel senso letterale del termine

le nostre care popolazioni trentine e con esse i nostri carissimi

progenitori. Ora cerchiamo di conoscere in maniera

“superficiale” il nostro caro mais (formentaz). Come ogni crea-

tura dell’universo ha la sua personalità e le sue caratteristiche

non che le sue esigenze. Innanzitutto è considerata una pianta

“sfruttatrice” del terreno in quanto necessita di una notevole

quantità di elementi nutritivi, di azoto in particolare.

ALLA RISCOPERTA DELLA

POLENTA

Page 19: Pentecoste 2013

fatti a zappe (le bine), profondi

un 15/20 cm. con perizia geome-

trica (dritti perfetti). Una mano

rustica, callosa, ma nello stesso

tempo “delicata” eseguiva la se-

mina dei preziosi chicchi (grani)

curando di sperperare il meno

poss ib i l e del la prez iosa

(somenza). Da notare l’oculata

scelta della semina (somenza)

fatta in fase di “sfoiadura”. Le

pannocchie migliori sia sotto il

profilo estetico sia sotto il profilo

della perfetta maturazione, una

volta selezionate venivano alleg-

gerite sia della parte superiore

che di quella inferiore (levate la

testa e la coda), la parte centrale

era perfetta per la semina. Chiu-

sa questa parentesi si procedeva

alla copertura dei solchi (bine)

con il rastrello di ferro e la zap-

pa. Il periodo di semina variava

fra S. Marco e S. Giuseppe. Ossia

tra la fine di aprile e i primi di

maggio. Il buon granoturco, poi,

grazie a qualche pioggia benefica

nasceva. Qui il nostro protagoni-

sta Silvio, mano maestra procede

al diradamento necessario. Per

quanto premesso prima, essendo

pianta “vorace”, necessita di una

bella zolla di terreno a sua dispo-

sizione, per cui lascia una pianta

ogni 40-50 cm. (3 piante ogni

manico di zappa). Intanto le

piante rimaste crescono. Ed ecco,

quando hanno raggiunto l’altezza

di 20-30 cm., Silvio mette mano

alla zappa e fa il cumulo alle

piantine - solco tra una fila e l’al-

tra (ledrar), che ha funzione di

irrobustire le radici e di conteni-

tore della preziosa acqua piova-

na estiva. Finite queste operazio-

ni faticose (è stata tralasciata la

zappatura che precede il cumulo

altrettanto molto faticosa in

quanto operazione diserbata ma-

nuale oggi sostituita da prodotti

chimici, il buon contadino Silvio

lascia che la natura faccia il suo

corso. Va detto, a rigor di verità

che la preghiera andava (e do-

vrebbe andare!) di pari passo ad

ogni operazione colturale, non

solo del mais o per le altre coltu-

re o bestiame, ma per ogni mo-

mento e condizione della vita.

Tornando al mais (formentaz), in

questa fase di crescita sviluppo e

fruttificazione, trova diversi osta-

coli: la siccità, l’eccesso di piog-

gia o l’eccesso di vento (el sen

letava) e non ultimi i parassiti

vegetali (el carleon) e animali (i

pioci) e più avanti, a granelle for-

mate, i ghiotti uccelli che si sbaf-

favano tutte le tenere punte delle

pannocchie. Una volta raggiunto

lo stadio di pannocchie da latte,

ossia tenere, la parte superiore

delle piante, che contiene il polli-

ne per la fecondazione, il pennac-

chio (el zimal) non è più necessa-

rio alle piante ma il caro Silvio

corre subito a tagliarlo per darlo

da mangiare alle sue vacche. Fi-

nalmente con l’ausilio della buo-

na stagione siamo arrivati alla

piena maturazione, siamo a fine

ottobre, primi di novembre. E’

ora di raccolta. Silvio carica con

buona soddisfazione il gerlo uti-

lizzato per la raccolta (el ceston).

Una volta accumulato il raccolto

nell’aia. (el mucio de formentaz

18

Page 20: Pentecoste 2013

19

en de l’ara), si procede alla sfo-

gliatura (a sfoiar). Da notare:

questa operazione veniva fatta

dopo cena intanto che si faceva il

“filò”, momento di socialità e di

collaborazione e nello stesso tem-

po formativo. Da non dimenticare

la “grande filosofia e pedago-

gia” pratica fatta di modi di dire

– proverbi – indovinelli – aned-

doti ecc. che veniva elargita a

tutti ma in particolare ai bambini

(vere spugne del conoscere). Ma

adesso arriviamo alla preziosa

granella. Una volta sfogliate le

pannocchie, lasciate alcune fo-

glie, venivano fatte a mazzi di

7/10 pezzi e legate con i vimini

(strope) e appesi ai poggioli sot-

togronda (pontesei) o androne

arieggiate. Per seccare bene le

pannocchie di norma ci pensa la

“istadela de S. Martin” alcuni

giorni asciutti e ventosi verso me-

tà novembre. Mettiamo in eviden-

za l’11 novembre. S. Martino era

ed è considerata la data di fine

annata agraria (il ringraziamen-

to). Le pannocchie belle asciutte

tolte dai “pontesei” venivano

levate dalle poche foglie (sfoiai)

residue e passate con forza su

una lama di ferro poggiata su un

contenitore di legno e più recen-

temente con una “macchina sgra-

natrice”. La granella messa negli

appositi sacchi di stoffa (previa

trivellazione delle impurità e del-

le “barbe”, passava al carico

(sulla schiena) o meglio sul carro

trainato da bue, mucca o asino, e

con grande gioia portato ai moli-

ni (ad acqua) vedi Pontalti, Dori-

goni o Molinar del bus. Il nostro

caro Silvio si è modernizzato, in

quanto i molini hanno cessato

l’attività e ha acquistato un muli-

no elettrico ad uso familiare. Ora

Silvio ha preparato su una bella

tovaglia pulita i contenitori e i

vari setacci (la setacciatura della

farina grossa, della farina media

e della farina fine (farineta).

Tutte le farine avevano una loro

collocazione (utilizzo). Adesso è

ora di accontentare il palato – (e

Page 21: Pentecoste 2013

20

calmare la fame). Preparato il

buon paiolo di rame sulla stufa

(el parol de ram sula fornasela),

fa fuoco con i preziosi avanzi del-

le pannocchie dei torsoli (i cigo-

toi), quando l’acqua bolle : un

po’ di sale fino e alè si versa la

preziosa farina (media). Gira e

rigira a fuoco lento per una ½

ora circa (le nostre mamme e

nonne misuravano il tempo di

cottura in decine di Ave Marie.

L’orologio era cosa da pochi!)

L’ora del pranzo la scandiva in

modo perentorio l’orologio del

campanile o meglio le campane

tirate a mano dal buon sagresta-

no. Silvio soddisfatto versa la po-

lenta dal paiolo al tagliere (el

taier) e tagliata a pezzi con un

filo di cotone (el fil dela polenta).

All’amata polenta di per sé

“povera” di nutrimento si abbi-

nava una o due fettine di lucanica

(luganega) o un pezzettino di for-

maggio (del casel) e nei giorni di

festa (rari) c’era un pezzettino di

coniglio. Allora la polenta aveva

poco “companatico”. Ai bambini

poteva toccare polenta e zucche-

ro. Altro utilizzo era la polenta

arrostita con un fiocco di burro o

meglio ancora patate e polenta

(arrostite con le cipolle). Per la

cena in assoluto la farina si pre-

stava egregiamente per la trisa o

mosa. Un po’ di latte un po’ di

acqua farina e sale. Che speciali-

tà: a gara i bambini (i boci) a

raschiare il paiolo per recupera-

re la prelibata crosta. Oggi la

polenta, grazie a Dio e al relativo

benessere, è diventata più raffi-

nata. I cuochi si sono sbizzarriti

ad abbinarla in tantissime ricet-

te: tortel de patate e polenta, po-

lenta e luganega, polenta pastic-

ciata, polenta e osei, polenta alla

parmigiana, polenta alla carbo-

nara… e chi più ne ha più ne

metta.

Dai ricordi di Silvio Casagrande

Page 22: Pentecoste 2013

M ussolini (il Du-

ce) prese il Governo nel 1922

per la debolezza della Monar-

chia a capo di un partito che

della violenza faceva il suo

programma e che dominò fino

al 1943. Con la sua mania di

grandezza, trascinò dapprima

l’Italia nella spregevole av-

ventura etiopica, poi nella

guerra di Spagna ed infine nel

secondo conflitto mondiale.

Duce e fascismo pretendeva-

no di aver armato il più poten-

te esercito del mondo. Mus-

solini enunciava di aver 10

milioni di baionette, la più po-

tente marina e aviazione del

mondo. In realtà si rivelò un

colossale inganno. I nostri

soldati hanno combattuto ve-

ramente da eroi, pur in condi-

zioni di inferiorità per arma-

mento e dotazione di mezzi.

Con il 1943 aumentano le re-

strizioni e si diffonde un gran-

de malessere anche per la

guerra che fa prevedere, an-

che agli occhi dei più ottimisti,

una fine disastrosa. Il 25 lu-

glio 1943, una domenica, alla

caduta di Mussolini si è assi-

stito, quantunque la maggior

parte della popolazione aves-

se da tempo dimostrato aller-

gie alla retorica fascista ed

alle sue espressioni, ad un

generale voltagabbana. Alle

22,45 Giambattista Arista, an-

nunciatore dell’EIAR, leggeva

il comunicato: “Sua Maestà il

Re e imperatore ha accettato

le dimissioni dalla carica di

capo del Governo, Primo Mi-

nistro, Segretario di Stato di

sua eccellenza Cavaliere Be-

nito Mussolini ecc…”. Ma né il

Re, né il Generale Badoglio

seppero fare la pace né im-

partire alcune direttive che il

delicato momento richiedeva.

Ma veniamo al 1944. Gli An-

gloamericani occupano l’Italia

meridionale fino al Garigliano

e al Sangro nell’Abruzzo e

sbarcato a Nettuno ed a An-

zio. Non abbiamo più un Go-

verno se non il fantasma di

governo di Mussolini a Salò

che non ha alcuna autorità

nelle province di Trento, Bol-

zano e Belluno. Queste for-

mano la Zona di Operazione

delle Prealpi, l’Alpenvorland

sotto il Supremo Commissario

germanico Franz Hofer. A

Trento abbiamo come Prefet-

to l’Avv. Dr. Adolfo de Bertoli-

ni che il precedente Prefetto

fascista Italo Foschi aveva

incluso nell’elenco delle per-

sone da fucilare perché anti-

fascista. In questa situazione

la popolazione invoca di es-

sere liberata dagli orrori della

guerra che diventa ogni gior-

no più orribile. Nelle nostre

valli trovano rifugio gli sfollati

dalle città bombardate dall’a-

viazione nemica tra esse an-

che Trento e Bolzano. A cau-

sa della guerra il commercio

ha subito una enorme contra-

zione. I generi alimentari sono

stati razionati e si possono

acquistare soltanto con le tes-

sere annonarie. In applicazio-

ne alla legge sui razionamenti

dei consumi, approvata il 6

maggio 1940, la distribuzione

1944-1945

COME ERAVAMO ... di Leone Chilovi

RICORDI

Page 23: Pentecoste 2013

dei generi alimentari di più

largo consumo fu effettuata

esclusivamente attraverso la

carta annonaria. L’ammontare

delle razioni individuali era

fissato mensilmente dal mini-

stro delle corporazioni. La tes-

sera era personale e non ce-

dibile, dava diritto a generi

alimentari differenziati a se-

conda dell’età; provvedeva al

rilascio l’ufficio annonario del

comune di residenza. I generi

alimentari dovevano essere

prenotati in giorni prestabiliti

presso i negozi, ne era vietato

il commercio in qualunque

altra forma. Oggi (1944) si ot-

tengono solo due decilitri di

olio e 50 grammi di burro. La

razione di pasta e riso è di 2

Kg per persona a mese e

quella di carne è di 100 gram-

mi (una volta al mese) quella

di formaggio 70 grammi al

mese. Il prezzo del pane è di

lire 3,60 al Kg. Tutti si augura-

no che questa orrenda guerra

abbia fine e che si possa ve-

dere un ordine nuovo fondato

sulla giustizia e che vengano

riconosciuti i diritti e la dignità

umana. Il 1944 è stato durissi-

mo. L’anno si chiude sopra

un’Europa sconvolta da orrori

e atrocità. Nonostante tutto

però quell’anno che sta per

finire, ha regalato il suo sole e

i suoi meriggi azzurri.

Il 1945 inizia con ancor più

ristrettezze economiche e

scarsità di generi alimentari.

Ma finalmente a fine aprile

cessano le ostilità. Ricordo

ancora quel mercoledì 3 mag-

gio 1945: a sera si sciolsero

le campane, anche i nuvoloni

neri si diradarono e il calar del

sole fu il più bel tramonto che

mai si potesse immaginare.

Nuvole sfrangiate di rosso e

oro s’impigliavano e si sfalda-

vano tra le rocce del Gruppo

del Brenta.

22

Page 24: Pentecoste 2013

F ortunatamente è il titolo del libro di Remy Charlip.

Racconta la storia di Ned che riceve un invito per una festa e

di come fa ad arrivare a destinazione di questa. Pagina dopo

pagina la storia si snocciola con un semplice alternarsi di av-

venimenti fortunati e sfortunati, dal "fortunatamente atterrò in

acqua" allo "sfortunatamente nell'acqua c'erano gli squali",

fino all'ultima pagina, dove, a sorpresa, Ned riesce

ad arrivare alla sua festa di compleanno.

E' solo nell'ultima pagina che si susseguono una se-

rie di "fortunatamente" che tirano le somme, come a

dire "dopo tutto questo, fortunatamente sono quì".

Ed è proprio questo il fatto, TUTTI NOI FORTUNA-

TAMENTE SIAMO QUI.

Queste pagine semplici ed essenziali descrivono il

nostro crescere, l'esperienza che facciamo ogni

giorno, la nostra storia tra fortuna e sfortuna.

Ho pensato così di proporre la lettura di questo li-

bro alle Signore e ad ai Signori del Centro Diurno,

chi più di loro può "vantare" le lunghe montagne russe di tutte

le sfortunate volte in cui è andata male e tutte quelle in cui for-

tunatamente è andata bene?

Ho letto il libro che ha strappato tanti sorrisi e anche tante ri-

flessioni.

Ho pensato così di raccogliere i “fortunatamente e sfortunata-

mente” di ogni Ned del Centro Diurno.

23

ATTIVITA’

FORTUNATAMENTE

di Simonetta Parrotto con la collaborazione delle signore e dei si-gnore del Centro Diurno

Io sono Simonetta Parrotto,

un operatrice di intervento 19

e da poco più di un mese

lavoro al Centro Diurno di

Pergine.

Page 25: Pentecoste 2013

FORTUNATAMENTE…mi hanno pettinata bene!

SFORTUNATAMENTE… il mio sfortunatamente è stato così brutto che non lo dico nemmeno!

FORTUNATAMENTE… dall’ospedale sono tornato a casa.

SFORTUNATAMENTE… non veniva la corriera a prenderci.

FORTUNATAMENTE… ho preso lavoro!

SFORTUNATAMENTE… l’altro giorno ero in montagna ed è caduta tanta acqua!

FORTUNATAMENTE… è uscito il sole e sono in ferie!

SFORTUNATAMENTE… ho da pulire casa.

FORTUNATAMENTE… con tutte le sfortune che ho avuto sono diventata vecchia lo stesso.

SFORTUNATAMENTE… la Simonetta non la smette.

FORTUNA SAREBBE … essere sani

SFORTUNA SAREBBE … no diventar veci!

FORTUNATAMENTE… ho sempre lavorato.

SFORTUNATAMENTE… mi sono ammalato.

FORTUNATAMENTE… i miei figli sono sistemati.

SFORTUNATAMENTE… ho perso mia moglie.

FORTUNATAMENTE… sono diventate vecchie anche le morose.

SFORTUNATAMENTE… non ho più 20 anni per andare a morose.

FORTUNATAMENTE… ho 4 bei nipoti.

SFORTUNATAMENTE… li vedo poco.

FORTUNATAMENTE…sono andato in pensione.

SFORTUNATAMENTE…è mancata mia moglie che era più in gamba di me.

FORTUNATAMENTE…mia moglie mi ha aiutato tanto ed è stata lei la mia fortuna.

SFORTUNATAMENTE…sono caduto dall’albero di fichi e mi sono fatto tanto male.

FORTUNATAMENTE…ho trovato questo posto qua (il Centro Diurno) e un buon marito.

SFORTUNATAMENTE…ho fatto dentro e fuori dagli ospedali ed ho perso mio marito.

FORTUNA…è stata quando sono nati i miei figli.

SFORTUNA... è stata quando è morto mio marito ma comunque alla fine posso dire di essere

stata fortunata.

24

Page 26: Pentecoste 2013

E così, da quasi sette anni ogni lunedì matti-

na alcuni residenti in via Pive sono già nella

sala grande del 4° piano ad aspettare che

arrivi Gabriella. Lei ci saluta uno per uno, s’in-

forma sulle novità della settimana, sulla no-

stra salute, ammira l’abbigliamento del giorno

ed i gioielli che portiamo, la nostra pettinatu-

ra. Lei non arriva quasi mai con le mani in

mano perché i nostri incontri vertono princi-

palmente sulla natura che cambia di mese in

mese e così in inverno ci porta rami secchi

degli alberi ormai spogli o rami di semprever-

di che ricordano l’albero di Natale, che Sonia

e Clara addobbano qui dietro la nostra vetrina

interna, a volte ci porta perfino un contenitore

di neve fresca da toccare ma che raffredda le

nostre mani, neve che con Enzo, figlio della

nostra Caterina, ne fanno palle che si tirano a

vicenda fuori sul terrazzo, centrando le nostre

finestre che lasciano colare subito quel bian-

co mai dimenticato; in primavera ci porta i pri-

mi bucanevi, le prime violette, i primi nonti-

scordardimè per creare, insieme alla statuetta

della Madonna di Casimiro, l’altarino del me-

se di maggio e così eleviamo le nostre richie-

ste e ringraziamo cantando assieme: ave,

ave, Maria…; in estate ci porta contenitori di

insalate, cetrioli, pomodori, fagiolini, tutti pro-

dotti della terra che anche noi abbiamo un

tempo coltivato, comprato, cucinato e man-

giato a casa nostra ed ora qui nella luminosa

sala da pranzo dove ci troviamo tutti insieme

per i pasti, serviti come all’albergo; in autunno

ci porta ceste di pannocchie, funghi, castagne

e noci, ci fa osservare i cachi acerbi e quelli

ben maturi mentre Erardo sta sgranocchian-

do una noce sottratta e lei lo osserva seria-

mente impensierita. Gabriella, che dovrà pure

avere un cognome, ma che per noi è Gabriel-

la del lunedì, è la nostra amica che ci propo-

ne giochi impensati che sollecitano le attività

dei nostri cervelli e così dopo averci bendato

gli occhi col foulard di Giovanna, ci invita a

infilare le mani in una borsa fonda per estrar-

re l’oggetto che ci chiede. È un bel gioco di-

ventato difficile, ma non impossibile e così ci

sentiamo forti quando dopo varie ricerche

estraiamo la cosa giusta grazie ai nostri ricor-

di ed al nostro tatto. Tante volte ci propone il

gioco: dei nomi (di città, colori, animali,

ecc…) che iniziano con una lettera dell’alfa-

beto scelta fra il numero ventuno; del contra-

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ATTIVITA’

EMOZIONI AL GRUPPO AMICIZIA

di Gabriella Bonvecchio Beber

Page 27: Pentecoste 2013

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rio di: bello, moderno, affamato ecc…; del chi

lo fa?: il pane, la messa, l’iniezione, ecc…;

dell’ascolta e capisci di cosa si sta parlando:

tramite definizioni alternative trovate sul voca-

bolario. Ci divertiamo e ci emozioniamo quan-

do lei ci racconta vecchie fiabe, ora ambienta-

te nel Perginese, nella nostra epoca e così

Biancaneve nasce nel castello di Pergine, va

a vivere coi sette nani nella casetta alla Ciom-

ba sopra Zivignago. Nani che poi vanno a la-

vorare nella miniera di Vignola; il cavaliere la

viene a salvare in via Dossetti, stradon vecio,

bersaglio, Zivignago. Pinocchio, burattino del

vecchio Geppetto, vedovo senza bambini, è il

figlio voluto a tutti i costi che gliene fa passare

di cotte e di crude; lui è incapace di correg-

gerlo e così la fata Turchina lo trasforma in

bimbo buono e riconoscente. È bello sentire

Romano ricordarsi che nel film Biancaneve

cantava al pozzo e Mignolo si faceva coccola-

re, che Dora rammenta quando Geppetto in

televisione era interpretato da Marcello Ma-

stroianni.

Ecco, i ricordi sono riaffiorati, la realtà è di

nuovo nelle nostre mani, ascoltiamo, parteci-

piamo, gareggiamo e interveniamo anche al

posto dei compagni, mentre Gabriella ci dice

che siamo un po’ discoli perché non lasciamo

agli altri il tempo di ragionare, pensare e ri-

spondere, ma ci piace disobbedire perché ab-

biamo la risposta in bocca e non possiamo

mica aspettare che qualcuno ci sorpassi…

Page 28: Pentecoste 2013

L’altra matina cucando ‘n la posta me capita ‘n man per caso ‘na busta.

‘Na signorina col calice ‘n man:

-“ Lei è fortunato da noi si ricordi la fiera del bianco la dura tut l’an”

mili pensieri me vèn per la testa:

-“darai damigiane opura bozóni

per farghe la festa a ‘sti quatro ‘nbriagóni”

Po’ me ricredo vardando a l’interno no centra nient caneve e vini i vende fodrete con tant de cossini.

Per en bicér en compagnia ho bèn capì… e spero sia vero me tóca spetar… “la fiera del nero”.

POESIA

LA FIERA DEL BIANCO

di Massimo Dorigoni

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Massimo Dorigoni con gli utenti del Centro Diurno

Page 29: Pentecoste 2013

Accolgo con gioia l'invito a scrivere qualche riga sul notiziario "Il Ponte".

Questa per il gruppo Croce Rossa è anche l'occasione per comunicare qualche novità: alcuni volontari at-

tivi presso la S. Spirito si sono staccati per motivi di famiglia, di lavoro e altro (tra questi Ines, una delle

nostre colonne). Il ricambio è stato assicurato da Lara, Katia, Morena e Patrizia, giovani di Croce Ros-

sa molto motivate e ben disposte. Numerose abbiamo partecipato agli incontri formativi con la dott.

Taufer, promossi dalla direzione APSP che ringraziamo per l'opportunità di apprendimento. Siamo stati

presenti con Ospitalità Tridentina alla S. Messa per la Giornata Mondiale del Malato accompagnando

gli ospiti della S. Spirito nella chiesetta. Ci ritroveremo probabilmente, come consuetudine, al pellegrinag-

gio a Pinè e in altre occasioni importanti.

Un saluto da tutti i Volontari di Croce Rossa, un grazie agli ospiti della casa che con noi svolgono atti-

vità motoria accogliendoci con gioia e trasmettendoci tutto il loroloro calore umano. Grazie anche ad anima-

tori e fisioterapisti che ci aiutano e guidano con gentilezza e professionalità.

Donatella Volontario Croce Rossa Pergine

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Massimo Dorigoni con gli utenti del Centro Diurno

DALLE VOLONTARIE DELL’AVULSS DI CIVEZZANO E PERGINE

Un caro saluto a tutti, siamo Anna e Gianna volontarie AVULSS.

Manteniamo con gioia il nostro appuntamento settimanale del venerdì con il cruciverba e la recita del S.

Rosario, vista la presenza costante e affettuosa di numerosi amici.

È appena terminato il periodo di Quaresima durante il quale, di venerdì, abbiamo pregato con la “Via

Crucis”, molto partecipata. La nostra attività ci rende contente, l’affetto che ci dimostrano i residenti ci

rende felici. Vorremmo fare una riflessione, come figlie, ricordando due figlie di ospiti della struttura di

Via Marconi. Sono tornate a Pergine dall’Argentina e dal Canada, per passare un periodo di tempo ri-

spettivamente con il padre e con la madre.

La lontananza tra genitori e figli, specie se i genitori sono anziani e bisognosi di cure, è una sofferenza.

Ci ha fatto piacere conoscere queste due donne e parlare con loro, della nostalgia e della preoccupazione

che provano.

Pensiamo comunque che possano essere serene, seppur lontane, sapendo che i loro cari sono seguiti e cura-

ti dai figli che abitano qui vicino.

Un abbraccio affettuoso a tutti.

Anna e Gianna

A stretto giro di posta

Page 30: Pentecoste 2013

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in bacheca

Con maggio iniziano le uscite sul

territorio, le attività all’aperto e gli

eventi particolari.

“Insieme per Mirandola”: conse-

gna contributo di solidarietà ai rap-

presentanti del progetto “Una scuo-

la per Mirandola” che ci ha visti oc-

cupati in varie attività e laboratori

per la raccolta fondi durante tutto

l’arco dell’anno.

Ballando con il cuore: conclusione

della 1° edizione del corso di ballo

per anziani con festa danzante nella

sala polivalente di Via Pive.

Ogni mercoledì di maggio, al 2° Pia-

no di Via Marconi alle 18.00, recita

del S. Rosario animato dalla comu-

nità perginese.

Pentecoste festa dedicata allo “S.

Spirito”: nella sede di Via Pive con

S. Messa solennizzata dal coro gio-

vanile dei frati di Pergine e pranzo

comunitario con Amministratori, Re-

sidenti e loro familiari.

Pellegrinaggio Comunitario in Val

Rendena: visita al santuario dedica-

to a S. Vigilio e gemellaggio con la

A.P.S.P. di Spiazzo e visita alle Ca-

scate del Nardis.

Pellegrinaggio della Diocesi a

Montagnaga di Pinè.

Festa d’estate nei giardini delle

due strutture

Visita al mercato contadino: usci-

te del giovedì mattina per mantene-

re vivo il contatto con il territorio.

Giochi in Amicizia: Torneo di boc-

ce, organizzato nel campo corto

della nostra sede di via Pive, con la

partecipazione delle associazioni

del territorio

Partecipazione alle Olimpiadi

dell’anziano a Castello Tesino

E ancora tanto altro…

MESTIERI CON LA VALIGIA

Appuntamenti ...

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E' iniziato con un pomeriggio culturale in compagnia

del gruppo “Il Cenacolo” e prosegue ancora oggi con

la mostra dedicata ai “mestieri con la valigia”.

Programma:

Martedì 21 maggio 2013

ore 16.30

presso 2° Piano di Via Marconi:

POMERIGGIO CULTURALE sul tema dell’emigrazione

con racconti e testimonianze di esperienze vissute

Martedì 28 maggio 2013

ore 16.30 presso

2° Piano di Via Marconi:

POMERIGGIO CULTURALE sul tema dell’emigrazione

con PROIEZIONE DI UN FILM e dibattito

ORARIO MOSTRA:

Dal 13 al 31 maggio

dal lunedì al venerdì

9.00 - 12.00; 15.00 - 18.00

2° Piano di Via Marconi.

La mostra occupa uno spazio nella zona ingresso al Piano

terra di Via Marconi per poi proseguire al 2° Piano dove c'è

una mostra fotografica e la presentazione dell’elaborato ed

il pannello con cui abbiamo partecipato al concorso UPIPA

2012.

Per tutto il periodo della mostra è stato predisposto uno

spazio per dare la possibilità di visionare filmati inerenti al

tema dell’emigrazione e dei mestieri con la valigia.

Page 31: Pentecoste 2013

Comitato editoriale

Presidente:

Giovanni dott. Bertoldi

Direttore:

Cristina Bolgia

In redazione:

Fabrizio Cestari

Giovanna Meneghini

Andrea Zuccatti

Cura redazionale e

impostazione grafica:

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Giovanna Meneghini

Fotografie:

Archivio Servizio animazione

Redazione presso:

S. Spirito - Fondazione Montel Azienda Pubblica di Servizi alla Persona

38057 - Pergine Valsugana (TN)

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38057 - Pergine Valsugana (TN)

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Si ringraziano tutti coloro che

hanno dato il loro apporto per la

realizzazione del periodico

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BOSO S.n.C. di Boso Francesco & C. di Lavis

CBA S.r.L. di Rovereto

CANTINA ALDENO SOCIETA' COOPERATIVA AGRICOLA di Aldeno

CASAPICCOLA DRINK LINE s.n.c. di Pergine Valsugana

CASSA RURALE PERGINE di Pergine Valsugana

ENDURANCE IMPIANTI Società Unipersonale di Trento

L'ARREDHOTEL COMMERCIALE S.r.L. di Trento

PERSEN VENDING S.r.L di Vignola-Falesina

PULINET SERVIZI S.r.L. di Baselga di Pinè

TONINI S.n.C. di Tonini Stefano & C. di Trento

UNIFARM S.p.A. di Trento

Page 32: Pentecoste 2013

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