Pentecoste 2009

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numero 1 – anno XXV I AZIENDA PUBBLICA DI SERVIZI ALLA PERSONA “S. SPIRITO - FONDAZIONE MONTELIL PONTE Pentecoste 2009

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M ONTEL P ERSONA A ZIENDA P UBBLICA DI S ERVIZI ALLA “S. S PIRITO - F ONDAZIONE ” numero 1 – anno XXV I

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numero 1 – anno XXV I

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IL PONTE

Pentecoste 2009

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Domenica 31 maggio ricorre la festa della “Pentecoste,

nella sede di Via Pive la cappella è dedicata allo Spirito

Santo, patrono della nostra Casa.

Ed eccoci qui con l’edizione de “Il Ponte”, primo numero

del 2009.

Dopo la partecipazione al concorso U.P.I.P.A “Memorie

de Morosi e Storie de Sposi” (uno sguardo sull’affettività

degli anziani in RSA) nel 2008, quest’anno vede la Casa

iscritta al nuovo concorso che avrà come tema l’acqua in

tutti i suoi aspetti (lavorativo, ludico, meteorologico, …). A

pagina 27 troverete tutte le informazioni e le indicazioni

utili per collaborare con noi alla realizzazione degli

elaborati.

In questo numero è forte la partecipazione degli Ospiti

e dei familiari con la presentazione di ricordi e significativi

momenti di vita.

Continua la collaborazione tra l’Azienda e la

“Comunità locale” con la messa a disposizione di spazi per

iniziative e manifestazioni rivolte ai cittadini ma

soprattutto agli Ospiti. Nella rubrica “Gli eventi …” si è dato

spazio alle manifestazioni che si sono svolte in questi primi

mesi.

Con l’inizio dell’estate ci saranno occasioni per

partecipare ad iniziative promosse dall’Azienda, dal

Movimento Pastorale di Pergine e da altri Enti. Fin d’ora

possiamo invitare Ospiti, familiari e volontari alle varie

iniziative promosse.

Nel lasciarvi alla lettura del giornale e ringraziando

tutti gli articolisti che hanno collaborato con noi per la

riuscita del periodico, auguriamo a tutti una

BUONA ESTATE!!!

Sommario

La Casa informa

L’etica dell’assistenza 3

L’angelo della Casa 5

Bilancio d’esercizio 16

Rassegna stampa 6

Gli eventi … 7

I progetti

Le nostre ricette 8

La classe seconda di Zivignago ... 10

Storia & storie

La valle dei Mocheni 12

Morari - cavaleri e filanda 14

Ricordi di scuola 18

Pensieri, riflessioni, racconti, ...

Racconti di vita 20

Il Santo Spirito, Viola e noi ... 21

Un grazie ... 22

La mia stanza 23

L’angolo della poesia 24

Ricordi ...

Due ragazze di montagna 26

Concorso 27

EDITORIALE di Bolgia Cristina e Brol Silvano

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Foto di copertina: “L’Angelo della Casa” di Maria Teresa Bonacina (Pentecoste 1996)

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La Casa informa

PENTECOSTE 2009

NEL CORSO DEGLI ULTIMI VENTI AN-NI SONO AVVENUTI IMPORTANTI MUTAMEN-TI CULTURALI E MOLTE CASE DI RIPOSO (OGGI VARIAMENTE DENOMINATE RESIDEN-ZE SANITARIE ASSISTENZIALI) HANNO MO-DIFICATO LE LORO MODALITÀ DI OFFERTA E DI SERVIZIO, HANNO ADEGUATO LE STRUTTURE E L’ORGANIZZAZIONE INTERNA ALLE NUOVE E DIVERSE ESIGENZE, HANNO ATTIVATO, SU BASE VOLONTARIA, PER-CORSI PER LA QUALITÀ, AL FINE DI ASSICU-RARE UNA MIGLIORE ASSISTENZA AGLI AN-ZIANI RESIDENTI, NONCHÉ PERCORSI, PRE-VISTI OBBLIGATORIAMENTE DALLA RECEN-TE NORMATIVA, PER L’AUTORIZZAZIONE AL FUNZIONAMENTO E PER L’ACCREDITAMEN-TO ISTITUZIONALE. Ma la qualità della cura e dell’assistenza, in que-ste strutture come in tutti i servizi alla persona, è strettamente correlata con la “qualità” degli ope-ratori. Sono le persone, le “risorse umane”, il “capitale umano” l’elemento che qualifica gli inter-venti di cura e di assistenza. Il processo di uma-nizzazione dei luoghi di cura e di assistenza pas-sa necessariamente attraverso una rifondazione etica delle diverse professionalità che vi operano. Si rende oggi più che mai necessario ed urgente investire, sia a livello di formazione di base sia a livello di formazione continua, non solo sulla for-mazione tecnica, ma anche sui versanti dell’etica e deontologia professionale e delle competenze relazionali, finalizzate a qualificare e a umanizza-re il rapporto con le persone assistite e con i col-leghi di lavoro. Nell’ambito dei servizi residenziali per anziani si è assistito, in questi ultimi anni, ad un riposizionamento del ruolo delle Residenze per non autosufficienti conseguente all’attuazione di politiche sanitarie che, orientate alla razionaliz-zazione delle risorse, con la drastica riduzione di posti letto e la dismissione di reparti geriatrici, hanno dirottato in esse pazienti una volta ospe-dalizzati anche per lungo tempo perché affetti da importanti patologie: demenza, traumi post-

operatori, malattie mentali, patologie neoplasti-che in fase terminale, problematiche strettamente geriatriche, stati di coma e patologie neurologi-che importanti, creando con ciò un vuoto rispetto ai bisogni di “lungoassistenza”. Questo spazio è stato solo parzialmente occupato dalle nuove for-me di assistenza informale, fondate sulla presen-za di operatori a pagamento, prevalentemente di origine extracomunitaria. Una parte rilevante di anziani non più assistibili a domicilio, dopo esse-re stati “filtrati” dal sistema di assistenza basato sulle “badanti”, arrivano alla fine in Casa di Ripo-so e sono solo anziani con un’elevata compro-missione clinica e dell’autosufficienza. Gli ospiti delle nostre Case di Riposo sono oggi, rispetto a qualche anno fa, molto più vecchi, più malati e con un più elevato rischio di mortalità nei primi mesi di permanenza in struttura. Questa evolu-zione di fatto del sistema delle Case di Riposo come strutture primarie per la cura degli anziani impone l’apertura urgente di un dibattito all’interno delle istituzioni per anziani e con il mondo degli operatori per una progettualità nuo-va e diversa rispetto al passato, nella consapevo-lezza comunque che la costruzione di un sistema che voglia realisticamente rispondere ai bisogni crescenti comprende una molteplicità di fattori e deve necessariamente coinvolgere molti attori diversi. Le istituzioni per anziani non possono sottrarsi al compito e alla responsabilità di costruire un “pensiero forte” sul tema della cura e dell’assistenza all’anziano non autosufficiente, indicando soluzioni che rispettino la dignità della persona e ne permettano una cura e un’assistenza efficaci, pur se a costi controllati. I tempi e la gravità delle prospettive, sia in termini antropologici che organizzativo-economici, non permettono incertezze. Va indubbiamente ricono-sciuto che all’interno delle istituzioni sono emerse negli ultimi tempi sensibilità e nuove attenzioni: è il segno che i vari operatori, secondo le rispettive responsabilità, percepiscono comunque l’onere di costruire un futuro difficile. I cambiamenti in atto

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L’ETICA DELL’ASSISTENZA di Giovanni dott. Bertoldi

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richiedono oggi e con urgenza innovazione orga-nizzativa e miglioramento delle professionalità di chi è addetto ai servizi, sia nell’ambito organizza-tivo-manageriale sia in quello clinico-assistenziale, per una maggiore attenzione agli aspetti qualitativi della vita dell’anziano fragile in istituzione, cogliendo la complessità dell’etica dell’assistenza, sia nelle sue componenti sociali che in quelle sanitarie (le quali investono nella sua totalità la “relazione terapeutica e di cura”), che postula un necessario confronto con le istan-ze e i valori della persona e della collettività. Ruo-lo strategico a tal fine assume dunque, come già accennato in premessa, la formazione, non solo quella di base ma ancor più quella “continua”, strumento fondamentale per creare nuove com-petenze e, di conseguenza, innovare l’organizzazione e migliorare la qualità dei servizi. Una formazione che non deve essere semplice aggiornamento professionale e che, al di là dei contenuti tecnico-specialistici, deve enfatizzare altri aspetti di carattere più generale: lo sviluppo di saperi innovativi (sapere), la formazione come strumento per favorire una reale maggiore effica-cia sul lavoro (saper fare, capacità) e lo sviluppo di attitudini e comportamenti (saper essere) o-rientati al miglioramento delle prestazioni. Una formazione che sappia avviare percorsi di ascolto e di coinvolgimento degli operatori, di rielabora-zione critica e di valorizzazione delle loro espe-rienze lavorative, al fine di sviluppare in essi un maggior senso di appartenenza all’istituzione e di favorire il recupero o, per meglio dire, la riscoper-ta di una autentica motivazione al loro operare, nel convincimento che la mission di una istituzio-ne può realizzarsi solo attraverso il pieno coinvol-gimento delle “risorse umane” in essa operanti e la loro continua riqualificazione e ri-motivazione. Tutte le professioni operanti nell’area socio-sanitaria sono costituite da un “fare significativo” in relazione all’altro, attraverso cui sostenere l’altro rispetto alla possibilità di mantenere il signi-ficato della propria vita e di potersi progettare; un “fare” che deve ispirarsi ad un insieme di principi etici di rispetto della dignità e dei bisogni dell’altro, che è persona. Da qui l’importanza che, all’interno dei percorsi formativi di tutti gli opera-tori, sia data la dovuta attenzione alla dimensione etica sottesa ad ogni specifica professione, al fine di formare professionisti eticamente consa-pevoli, consci cioè dei valori morali in gioco nelle

scelte e nelle decisioni che saranno chiamati, nel corso della loro attività, a prendere o a suggerire. L’eterogeneità e la gravità di tanti casi clinici, pre-senti ormai anche nelle nostre Case di Riposo, determinano l’esistenza di una complessa proble-matica etica. Molti sono i casi che giungono all’attenzione dell’équipe socio-sanitaria, non sempre tuttavia adeguatamente “attrezzata” per pervenire concorde all’individuazione di un’idonea soluzione; forse ancor più numerosi sono tuttavia i casi in cui il singolo professionista si trova, di fatto, ad agire in solitudine, potendo solo contare sul proprio codice deontologico, ol-tre che sui propri orientamenti etici. Il forte impul-so dato dalla Provincia Autonoma di Trento alla promozione della qualità dell’assistenza sanitaria, socio-sanitaria e sociale esprime una sentita e condivisa esigenza di operare concretamente affinché “l’assistenza sia di elevato livello tecnico-professionale e scientifico, sia erogata in condi-zioni di efficacia ed efficienza, nonché di equità e pari accessibilità a tutti i cittadini e sia appropriata rispetto ai reali bisogni di salute, psicologici e re-lazionali della persona”. Dopo la sfida della qualità, l’ “etica”, in particolar modo nell’ambito sanitario, socio-sanitario e so-ciale, rappresenta la nuova meta per l’immediato futuro. Alcuni dei temi, con implicazioni etiche nell’assistenza a persone in stato di disagio e/o di non autosufficienza, che potrebbero ponderata-mente essere sviluppati attengono a: − valori e principi nell’assistenza alla persona; − consenso informato, testamento biologico e

responsabilità medica; − consenso informato in soggetti con demenza e,

più in generale, con limitazioni delle capacità volitive;

− consenso informato e impiego di terapie farma-cologiche;

− accanimento terapeutico, rifiuto e sospensione delle cure, testamento biologico e decisioni di fine vita;

− accanimento terapeutico/abbandono terapeuti-co;

− il potere di cura dell’amministratore di soste-gno;

− la comunicazione di prognosi infausta e le pos-sibili conseguenze nel malato della verità;

− la contenzione.

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Pagina 5 IL PONTE

L’esigenza di realizzare un’opera pittorica da collocare nella zona centrale dell’ingresso, sotto la copertura vetrata dell’atrio della Casa di Riposo S. Spirito, ha fatto orientare la scelta su un tema di facile lettura, con soggetti rappresentati in forma semplice, dai contorni nitidi, alternando forti contrasti di colore, ricorrendo talvolta all’effetto sfumatura, con pennellata larga e continua, favorita anche dall’uso della tecnica pittorica con l’impiego di colori acrilici. L’argomento, di evidente natura religiosa, è stato scelto tenendo presente la naturale propensione della maggior parte degli ospiti verso il mondo del soprannaturale, in cui si può trovare conforto, serenità, protezione, consolazione e ragioni di vita. Ecco, quindi, “L’angelo della Casa”, presenza di buon auspicio, per la comunità e per i singoli, portatore di spiritualità, ma anche di frutti terreni e di benessere. La composizione, pur unitaria in una lettura d’insieme, può essere descritta sulla base di tre elementi ispiratori: il primo, prettamente spirituale, si concretizza nella rappresentazione simbolica dello Spirito Santo, a cui è dedicata la Casa di Riposo. La “Bianca Colomba”, immagine allegorica consolidata nel tempo, è al centro di un vortice etereo di raggi luminosi, che si compenetrano con quelli emanati dall’angelo. Il secondo elemento ispiratore, prende forma nella parte centrale del pannello, dove è protagonista l’angelo, con la sua presenza rassicurante. Il soggetto, che esprime protezione divina, emerge da un acceso sfondo di luce soprannaturale, tenendo fra le mani un mazzo di spighe di grano, simbolo del pane spirituale e auspicio di abbondanza. Il terzo elemento ispiratore rappresenta gli aspetti terreni della composizione, materializzando forme e soggetti ripresi dalla natura: la pianta di vite, la brocca con fiori e foglie di calla, i frutti della terra, l’anfora di terracotta, da cui sgorga l’acqua, preziosissima ed indispensabile per ogni forma di vita. La composizione, con ninfea e pesci, descritti in ambiente acquatico, conclude l’opera nella parte inferiore.

L’ANGELO DELLA CASA di Maria Teresa Bonacina

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Rassegna stampa

Pentecoste 1996 In occasione dell’inaugu-razione della fine dei lavori di ristrutturazione dell’allora Casa di Riposo, la pittrice Maria Teresa Bonacina ha donato un quadro raffigurante l’Angelo della Casa. Il quadro è stato collocato nella sede di Via Pive, entrata da via Baratieri. Riportiamo in questa pagina gli articoli usciti sulla stampa locale.

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PENTECOSTE 2009 Pagina 7

Gli eventi …

In questa prima parte dell'anno abbiamo

avuto modo di prendere parte a ricorrenze e

appuntamenti che hanno visto il

coinvolgimento e la partecipazione dei nostri

Ospiti.

Tra queste attività ricordiamo:

− la Grostolada del martedì grasso;

− la mostra in sala polivalente dell'8

marzo;

− la recita della Via Crucis in cappella;

− lo spettacolo di Paolo Morelli, "Lasciami

libere le mani" con Lucia Maccani e regia

di Elio Carlin (vedi locandina);

− il "Gloria" pasquale con Ospiti,

Amministratori , Familiari e Dipendenti;

− il concerto di pianoforte a cura del

Conservatorio di musica "Bonporti di

Riva del Garda;

− le uscite di nucleo.

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Pagina 8 IL PONTE

LE NOSTRE RICETTE Ospiti, familiari e operatori del 1° piano di Via Pive

I progetti

Quasi sempre la matina

En compagnia de la Cristina

Ne trovan a ciacerar

Entant ven ora de disnar

Parlan del pù e del men,

E ne pasan via el temp.

Quando pò sentin

En zerto languorin,

Vardan sul menù

Quel che de bon

La cosina la ne manda su.

Questo el n’ha fat pensar

A quando eren noi a far de magnar,

Ghe l’aven mesa tuta

A pensarghe su,

Per darve anca a Voi

El nos menù!

Su en del libret

De ricete n’aven scrit en poche

E, se gavé voia de far le “cuoche”,

Podé provar

E po’ …

Farnele tastar!!!

Chi fosse interessato ad avere copia del libretto può rivolgersi a Cristina

(animatrice del 1° piano)

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Ingredienti: 1 POLLO ERBE AROMATICHE (basilico–alloro–rosmarino) SALE 1 CIPOLLA GROSSA OLIO VINO BIANCO

Ingredienti: POMODORI MATURI SALE PANE GRATTUGGIATO CIPOLLA PESTATA PREZZEMOLO BASILICO 2 UOVA intere

POLLO Adele

Preparazione Disporre il pollo in una teglia leggermente unta d'olio. Salare e porre le erbe aromatiche e la cipolla tritata, rosolando lentamente finché ha assunto un bel colore dorato. Aggiungere vino bianco in modo da coprire la carne e porre in forno a fuoco medio circa per un'ora. E' importante che cuocia adagio. E' ottimo servito con patate al forno.

POMODORI RIPIENI Rosetta

Preparazione Tagliare a metà i pomodori, svuotare il torsolo e un po' di polpa, salarli in modo che facciano l'acqua. In una scodella porre la polpa, aggiungere le uova, cipolla, prezzemolo e basilico. Comporre una pastella e riempire i pomodori, mettendovi sopra un ciuffetto di burro e poi mettere in forno a 180°C per circa 20 minuti.

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Pagina 10 IL PONTE

LA CLASSE SECONDA DI ZIVIGNAGO INCONTRA I BISNONNI

Parlare con i “bisnonni” ha permesso a questi bambini di seconda di aprire una finestra su un passato in gran parte sconosciuto e molto diverso dal presente, ma testimoniato direttamente e perciò assolutamente certo e credibile. Per noi insegnati questo incontro rappresenta una miniera di conoscenza ed emozioni a cui attingere per calare nella realtà l’insegnamento della storia, un percorso che proseguirà anche all’inizio del prossimo anno scolastico. Cogliamo l’occasione per rinnovare, anche e soprattutto a nome dei bambini, il nostro ringraziamento per averci dato questa preziosa opportunità, fortemente voluta da alcune mamme che lavorano presso di voi. Un grazie speciale agli Ospiti che hanno saputo raccontare con tanta chiarezza e passione, riuscendo ad ottenere dagli alunni un’attenzione e un interesse ben maggiore di quelli normalmente dimostrati in classe!

maestre Flora e Daniela

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VITA QUOTIDIANA Racconta Suor Corina Casagranda (89 anni)

A cura di Gabriel, Francesca e Beatrice

In casa c’erano dieci bambini. I letti erano fatti con le foglie del mais. Si mangiavano polenta, latte, pancetta, minestra, fagioli, crauti e patate. Ci si curava con le erbe. Le maestre in classe avevano il bastone per sgridare. Dopo la scuola si andava a prendere l’acqua, la legna e si facevano i calzini. Si andava a piedi da tutte le parti, con gli zoccoli di legno. Alla sera la mamma o la nonna raccontava una storia. I bambini giocavano con le bambole D’inverno si andava in slitta.

LA SCUOLA Raccontano Emma Filippi, Silvia Bragagna e Pierina Tabarelli

A cura di Martina, Michael e Ivan

A scuola si facevano i compiti, si studiava molto. Ci si comportava bene. Si camminava scalzi. I quaderni erano a quadretti e a righe. Si usava il pennino con l’inchiostro. C’era una maestra in ogni classe. Non c’era la palestra. Si faceva ginnastica al campo sportivo. La ginnastica si faceva anche in piazza della chiesa. Le cartelle erano di stoffa e duravano per tutti e sette gli anni. Santa Lucia portava i doni ai bambini e i bambini alle maestre decoravano il tavolo con collane di castagne. Il tavolo era pieno di frutta e vino.

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Pagina 12 IL PONTE

L’autunno è spesso associato alle foglie che

cadono, alle castagne, alla preparazione per

l’inverno. L’altro giorno parlavo con Maria di

come in Val dei Mocheni ci si preparasse

all’inverno. La legna veniva spostata

dall’esterno all’interno delle abitazioni. Si uc-

cidevano i maiali e si preparavano lucaniche

e cotechini. Si stendeva la canapa, la si sbat-

teva e filava. Le donne cominciavano a dedi-

carsi a lavori casalinghi; preparavano scope,

ceste, ricamavano e lavoravano a maglia.

L’autunno è anche associato ad alcune feste

che hanno come protagonisti personaggi fan-

tastici, come streghe, folletti e gnomi.

Ad un tratto mi sono ricordato di una leggen-

da che mi avevano raccontato. Questa leg-

genda parla di un nanetto chiamato Sper-

kmantl.

Lo Sperkmantl era un ometto, né troppo alto,

né troppo basso. Aveva una barba tanto lun-

ga, che per non farla toccare a terra doveva

attorcigliarla due o tre volte attorno alla vita.

Era vestito interamente di rosso. Rossi erano

il cappellaccio, il giubbetto e la calzamaglia.

Nelle miniere dell’Aobis i minatori lavoravano

da mattina a sera cercando metalli preziosi.

L’unico rumore che si udiva era quello dello

scalpello, che batteva, ripetitivo, sulla roccia,

ma quando meno te lo aspettavi, da un cuni-

colo sbucava lo Sperkmantl.

- Gluck auf! (Salve) – diceva cogliendo di

sorpresa i minatori.

- Gluck auf! – dovevano ripetere i minatori.

Lo Sperkmantl era un po’ il portafortuna dei

minatori, ma era anche la possibile causa di

molte disgrazie.

Il nano si faceva avanti con un gran sorriso e

chiedeva talvolta un goccio d’olio nella sua

lanterna, altre volte un po’ di pane da man-

giare o dell’acqua da bere e poi se ne anda-

va, dopo un breve cenno di saluto, incammi-

nandosi nel buio. I minatori se ne stavano

allora tutti in silenzio ed ascoltavano anche i

più piccoli rumori. Infatti, se il nano se ne fos-

se andato via tranquillo, fischiettando, gli uo-

mini si sarebbero

rimessi al lavoro. Se

invece avessero udi-

to dei forti colpi che

scuotevano il terre-

no, avrebbero dovu-

to allontanarsi veloci

dalle gallerie e fuggi-

re all’esterno.

LEGGENDA MOCHENA di Andrea Zuccatti

Storia & storie

LA VALLE DEI MOCHENI

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Ingredienti per la pasta brioche:

500 g. di FARINA 250 ml di LATTE fresco 125 g. di BURRO 80 g. di ZUCCHERO 25 g. di LIEVITO di birra 10 g. di SALE 1 pizzico di VANILLINA 5 TUORLI ½ LIMONE MARMELLATA di frutti di bosco

Preparazione

Prima si fa la crema pasticcera con 3 dl di latte fresco, 30 g. di farina, 75 g. di zuc-chero, 2 uova e volendo un po’ di limone. Si sbattono le uova con lo zucchero, si ag-giunge la farina, si diluisce con il latte pian piano e poi si cuoce lentamente fino a che la crema non si rapprende si continua a mescolare perché non attacchi e anche do-po la cottura si deve mescolare ogni tanto e lasciar raffreddare bene. Per la pasta brioche, sciogliere il lievito di birra in poco latte leggermente tiepido (alla temperatura di 30 gradi) con l’aggiunta di un pizzico di zucchero che serve a favorire la lievitazione. Disporre la farina a fontana, all’interno di una capiente scodella e versarvi tutti i seguenti ingre-dienti uno alla volta, prima il lievito sciol-to nel latte, poi i tuorli, la vanillina, il bur-ro morbido tagliato a pezzetti, la scorza del limone e infine lo zucchero. Amalgamare fra loro gli ingredienti, unire alla fine il sale e impastare aggiungendo

gradualmente il latte fino ad ottenere un impasto morbido ed elastico. Versare l’impasto sulla spianatoia e finire di lavorarlo con le mani, aiutandosi con un pizzico di farina se necessario. La pasta non deve essere lavorata troppo ed è pronta quando si stacca bene dalla spianatoia. Lasciare lievitare coperto con una pellico-la, per circa un’ora e mezza. Prendere la pasta lievitata e impastarla leg-germente per abbassare la lievitazione. Realizzare un rettangolo che sarà successi-vamente steso con il mattarello. Versare al centro del rettangolo la crema raffreddata e la marmellata di frutti di bo-sco sopra, formando una striscia al centro del rettangolo avendo cura di lasciare un bel bordo libero lungo i lati del rettangolo (indicativamente la crema con sopra la marmellata, deve coprire 1/3 del rettango-lo). Incidere i vertici del rettangolo a 45° fino ad arrivare al ripieno e ripiegare i due lati corti sul ripieno. Praticare dei tagli obliqui, tipo lisca di pe-sce, nei lati lunghi fino al ripieno. Alternare le strisce oblique incrociandole sopra al ripieno ed eliminare la pasta in eccesso. Mettere la treccia sulla placca da forno e infornare a 200 gradi per 30-35 minuti. A metà cottura spennellare con il burro fu-so, cospargere con lo zucchero a velo e rinfornare per il tempo rimanente.

TRECCIA MOCHENA di Maria Pia (la ricetta è tratta da “Le nostre ricette”)

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Un’importante coltura, molto diffusa nel Per-ginese fino a quasi gli anni Cinquanta, era quella del gelso (morar). Le sue foglie costi-tuivano il nutrimento dei bachi da seta (cavaleri). Con il sopravvento delle fibre sin-tetiche la sua importanza è diminuita. Dopo l’era della bachicoltura, il gelso venne impie-gato per bordare i viali di campagna o per delimitare i campi per poi scomparire definiti-vamente: Nelle campagne ben coltivate nei dintorni di Pergine erano una pennellata di colori le verdi chiome dei gelsi che sovrasta-no le spighe gialle del frumento maturo ca-rezzato dal vento. Dopo la seconda guerra mondiale, nelle campagne le produzioni ce-realicole tradizionali si avviarono, nel breve volgere di anni, verso una contrazione prima e poi l’abbandono. Oggi il paesaggio è radi-calmente cambiato, invaso in parte dal ce-mento e il rimanente dai meli e dai piccoli frutti. Ma torniamo ai bachi. Il baco da seta ha rap-presentato l’unica fonte della seta naturale. Il lavoro dell’allevamento era quasi interamente affidato alle donne. Il seme era disponibile dalla prima quindicina di maggio, distribuito dall’Istituto Bachicologico. Le semenze si ac-quistavano in bustine da un’oncia, mezza on-cia o un quarto di oncia. Esse erano covate in una stanza riscaldata giorno e notte da u-na stufa a olle. Dopo otto giorni uscivano i filugelli e si ponevano sulle arèle (grandi ta-volati posti su cavalletti) coperti di foglie di gelso. Il locale doveva essere ben riscaldato. La larva o bruco si ancorava al substrato (foglia) con un filo di seta e iniziava a man-giare voracemente. I bachi si sviluppavano in

quaranta giorni. Durante questo tempo cam-biavano pelle quattro volte. Dopo il terzo cambio mangiavano “a furia”. Tutta la fami-glia era impegnata alla raccolta delle foglie. Alla conclusione si disponevano sulle arèle delle frasche (erano preferiti i rami di quercia) sulle quali i bachi tessevano il loro bozzolo. Si ha notizia che la bachicoltura esisteva già nei primi anni del 1900. A Pergine la filanda era sistemata nel grande edificio, oggi sede del Comprensorio. Era gestita dalla Ditta Pie-tro Gavazzi di Milano. Nella filanda erano oc-cupate 230 operaie fisse, mentre un centina-io trovava occupazione durante il periodo dell’ammasso e della cernitura dei bozzoli. Quest’industria è stata una importante fonte di guadagno per l’economia di allora. Nel cor-so degli anni l’allevamento dei bachi da seta andò calando e la filanda di Pergine chiuse definitivamente nel 1948. Il personale femminile che in filanda ha lavo-rato, ricorda con un po’ di nostalgia quei tem-pi di lavoro e di fatica sì, ma soprattutto di grande amicizia e gioia di stare assieme.

MORARI—CAVALERI E FILANDA di Leone Chilovi

di A

. Sar

tori

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PENTECOSTE 2009 Pagina 15

LA SETA Dal 1920 al 1933 ho lavorato alla filanda Ga-

vazzi di Pergine. Si lavorava la seta così: in una ba-cinella piena d’acqua c’erano otto bozzoli dai quali usciva la seta con la quale si formavano delle matas-se. C’erano anche delle sorveglianti, le quali controllava-no il peso delle matasse. Nel caso fosse mancato qualche grammo di seta, facevano una trattenuta sullo stipendio o sospendevano l’operaia dal lavoro.

Informatore: Silvia Oss - Pergine

LAVORARE IN FILANDA I bachi venivano allevati nelle case. Le uova venivano messe vicino alla fornasela

perché avevano bisogno di caldo costante. Dopo quindici giorni venivano fuori dai ovi i bavetti neri che poi diventavano bianchi. Bisognava dar loro da mangiare foglie di gelso cinque volte al giorno. Ogni dieci giorni cambiavano pelle e crescevano. Dopo un mese cessavano di mangiare, allora venivano messi nell’antana su dei rami secchi. Dopo otto giorni si raccoglievano i bozoi. I bozoi, in filanda, venivano messi nelle bacinelle di acqua bollente. Ogni donna aveva la propria bacinella, con accanto un’altra bacinella di acqua fredda, per non bruciare le mani. Il lavoro in filanda era di otto ore al giorno, bisognava lavorare in silenzio, lo stipendio era di due lire al mese. Al massimo si potevano raggiungere otto lire. In filanda lavoravano 500 donne, c’erano solo 3, 4 uomini. Nel mese di maggio il lavoro veniva sospeso e riprendeva nel mese di luglio. La filanda ha funzionato a partire dal 1920 circa, fino al 1940. A quel tempo, in questa zona, c’era solo la filanda ad offrire lavoro alla gente, ancora non esisteva l’ospedale. La nostra seta finiva anche in America e ci veniva pagata in dollari. Al termine della giornata di lavoro trovavamo i morosi fuori dalla filanda ad aspettarci.

Informatore: Giulia Sartori - Costasavina

RACCONTACI NONNO

"Raccontaci nonno" ... riporta un lavoro del 1988, nato dall'incontro di alunni della Scuola Media Statale "Ciro Andreatta" di Pergine con gruppi di anziani della locale Casa di Riposo. Testimonia che i racconti dei nonni possono ancora essere recepiti dai nipoti sopratutto se la trasmissione è diretta , immediata, al di fuori dei canali tradizionali e se i contenuti, esperienze di vita vissuta, diventano mezzo per recuperare e far luce sulla "comune storia culturale"....

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Pagina 16 IL PONTE

La Casa informa

Stato patrimoniale al 31.12.2008

Bilancio d’esercizio 2008

ATTIVO

B) IMMOBILIZZAZIONI € 41.958.230,51 A) PATRIMONIO NETTO € 35.889.754,57

I) IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI € 11.875,35 I) Patrimonio netto € 35.889.754,57

Concessioni, licenze, marchi e diritti € 11.875,35 Capitale € 35.311.100,52

II) IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI € 39.218.463,59 Utili (Perdite) portati a nuovo € 513.648,50

Terreni e fabbricati € 35.548.531,33 Utili (Perdite) dell'esercizio € 65.005,55

Impianti e macchinari € 166.710,39 B) FONDI PER RISCHI E ONERI € 217.789,00

Attrezzature € 89.291,43 III) Altri fondi € 217.789,00

Mobili e arredi € 12.815,27 Altri fondi € 217.789,00

Macchine d'ufficio € 5.257,20 C) TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO € 3.532.093,19

Altri beni materiali € 1.252,25 I) Trattamento di fine rapporto € 3.532.093,19

Immobilizzazioni in corso e acconti € 3.394.605,72 Trattamento di fine rapporto € 3.532.093,19

III) IMMOBILIZZAZIONI FINANZIARIE € 2.727.891,57 D) DEBITI € 4.451.418,90

Partecipazioni € 2.727.891,57 IV) Debiti verso altri finanziatori € 1.386,70

C) ATTIVO CIRCOLANTE € 2.373.101,55 Debiti verso altri finanziatori € 1.386,70

I) RIMANENZE € 63.981,39 V) Acconti e cauzioni € 216.666,26

Materie prime, sussidiarie e di consumo € 63.981,39 Acconti € 18.604,12

II) CREDITI € 1.371.181,50 Cauzioni € 198.062,14

Crediti verso clienti € 1.202.797,01 VI) Debiti verso fornitori € 934.952,99

Crediti diversi € 168.384,49 Debiti verso fornitori € 934.952,99

IV) DISPONIBILITA' LIQUIDE € 937.938,66 XI) Debiti tributari € 125.962,05

Depositi bancari e postali € 937.938,66 Debiti tributari € 125.962,05

D) RATEI E RISCONTI ATTIVI € 43.507,76 XII) Debiti v/Ist. prev. e ass. € 119.430,71

I) Ratei e risconti attivi € 43.507,76 Debiti v/Ist. prev. e ass. € 119.430,71

Ratei e risconti attivi € 43.507,76 XIII) Altri debiti € 3.053.020,19

Altri debiti € 3.053.020,19

E) RATEI E RISCONTI PASSIVI € 283.784,16

Ratei e risconti passivi € 283.784,16

Ratei e risconti passivi € 283.784,16

TOTALE ATTIVO € 44.374.839,82 TOTALE PASSIVO € 44.374.839,82

PASSIVO E NETTO

Con deliberazione n. 12 dd. 22/04.2009 il Consiglio di Amministrazione di questa A.P.S.P. ha approvato il Bilancio d’Esercizio 2008 che chiude con un utile pari ad € 65.005,55 risultante da economie di gestione e dell’aumento dei posti letto di R.S.A. in corso d’anno.

Page 17: Pentecoste 2009

PENTECOSTE 2009 Pagina 17

Conto economico al 31.12.2008

A) Valore della produzione € 9.597.192,08

I) Ricavi delle vendite e delle prest. € 9.069.549,57

V) Altri ricavi e proventi € 527.642,51

B) Costi della produzione € 9.741.456,57

VI) Acquisto di beni € 824.467,85

VII) Servizi € 1.553.839,01

IX) Costo per il personale € 7.115.234,34

X) Ammortamenti e svalutazioni € 9.721,83

XI) Variazioni delle rimanenze -€ 11.105,64

XIII) Altri accantonamenti € 217.100,00

XIV) Oneri diversi di gestione € 32.199,18

C) Proventi e oneri finanziari € 34.460,81

16) Altri proventi finanziari € 34.991,29

17) Interessi e altri oneri finanzia € 530,48

E) Proventi e oneri straordinari € 188.697,23

20) Proventi € 191.624,23

21) Oneri € 2.927,00

Imposte sul reddito -€ 13.888,00

Imposte sul reddito dell'esercizio -€ 13.888,00

UTILE DELL'ESERCIZIO € 65.005,55

CONTO ECONOMICO

41,50 42,20 42,2038,40 39,26 39,69

66,0969,40 70,28

107,59111,60 112,48

35,00

45,00

55,00

65,00

75,00

85,00

95,00

105,00

115,00

2006 2007 2008Retta alberghiera Retta media UPIPATariffa sanitaria Costo giornaliero posto letto

Nel presente grafico sono rappresentate: − la retta alberghiera di questa

A.P.S.P.; − la retta media U.P.I.P.A (media

delle rette alberghiere delle A.P.S.P. della provincia di Trento);

− la tariffa sanitaria a carico del Fondo Sanitario Provinciale;

− Il costo giornaliero posto letto (retta alberghiera + tariffa sanitaria).

La retta alberghiera di questa A.P.S.P. rappresenta il 37,52% del costo giornaliero per posto letto.

Page 18: Pentecoste 2009

SOL SOL BENEDET

CIUTA FOR DA QUEL OCET

MANDA FOR NA FASINELA

PER SCALDAR LA POVERELLA

POVERELLA LA E’ SUL PRA’

CHE LA SPETA LA CARITA’

LA CARITA’ NO POL VEGNIR

POVERELLA LA CON MORIR.

Pagina 18

da Pierina Tabarelli e Silva Bragagna

IL PONTE

Ricordi di scuola …

Page 19: Pentecoste 2009

PENTECOSTE 2009 Pagina 19

Al’ una el fuma Ale doi leva el boi

Ale trei leva el famei Ale quatro leva el gato

Ale zinque leva el pinter (quel che fa le bot) Ale sei leva i osei Ale sete l’arziprete Ale oto el paroloto Ale nove le coghe

Ale dese en piat de zareze Ale dese en piat de brochetoni de oro

Volta la carta che ghè en tesoro Ghè en tesoro coi so gaglioti Volta la carta ghè i pomi coti

Ghè i pomi coti zo en la pignata Volta la carta ghè na gata Ghè na gata coi so gatei

Volta la carta che ghè do putei Ghè do putei che zuga ala bala

Volta la carta che ghè na cavala Ghè na cavala col col ros

Volta la carta che ghè en pozo Ghè en pozo coi serci tondi

Volta la carta che ghè do colombi Ghè do colombi che sgola via Volta la carta che ghè na stria Ghè na stria che va per tera

Volta la carta che ghè na tinela Ghè na tinela con zo farina

Volta la carta che ghè la Meneghina Ghè la Meneghina che fila lin

Volta la carta che ghè el Meneghin Ghè el Meneghin che fa spazadore

Volta la carta che ghè do siore Ghè do siore che va a spas

Volta la carta che ghè el Tomas Ghè el Tomas che fa bela lum

Volta la carta che no ghè pù nesun!

da Anna Sartori

FILASTROCCAFILASTROCCA

Sopra noi qui in cielo accolti Ti preghiam buon Dio discendi nella mente amor ne accendi

di virtù e di saper. Il nostro Angelo Custode su noi spiega le ali d’oro nel riposo e nel lavoro

ti sia fido consiglier ai maestri, ai genitori, che faticano per noi

manda loro i doni tuoi tu confortali o Signor.

PREGHIERA SCOLASTICAPREGHIERA SCOLASTICA

Page 20: Pentecoste 2009

Pagina 20 IL PONTE

Pensieri, riflessioni, racconti, ...

Ho in eredità un bellissimo nome, Rosa: dei Curzel di

Caldonazzo. Il destino, i casi della vita o la Provvidenza

han fatto sì che non mi sposassi: ma l’intensità dei lunghi

giorni e la maternità spirituale che sto assaporando

ripagano abbondantemente le rinunce che in realtà sono

solo apparenti.

Vedo attuati i valori di mamma e papà nella disponibilità

verso gli altri, così semplicemente, senza cose

eccezionali, specie verso la famiglia di mio fratello,

scomparso ancora giovane.

Vitalità e fantasia che mi hanno indotto anche a raccogliere con meticolosa cura “santini e

partecipazioni” di matrimonio, nascite accanto a dipartite dolorose; su quattro generazioni. A

mò di curioso albero genealogico, toccante di immagini ed espressioni affettuose.

Serbo moltissimi ricordi di fatti e contatti, sia antichi che più recenti. Allo stesso modo

posso ancora occupare utilmente il tempo, cosa rara per una “ragazza” del 1916, spesso

senza dover usare gli occhiali. Cucio a macchina semplici lavoretti, leggo con gusto

partecipando agli avvenimenti, i più vari.

Cammino ancora, con qualche difficoltà per gli acciacchi, per gli ampi corridoi e

terrazze di questa mia nuova “casa”. Lasciata non senza dolore quella di sempre – i muri, le

cose …- accetto con spirito la nuova realtà. Pazienza, la vita è così! In dialetto si direbbe:

“poci manina”.

Spero infine che il Signore mi mantenga lucida e serena ancora per molto….

RACCONTI DI VITA di Rosa Curzel

Page 21: Pentecoste 2009

PENTECOSTE 2009 Pagina 21

Nel 2005 Viola si trasferisce definitivamente presso la Casa di Riposo di Pergine per ottenere

cure socio-sanitarie adeguate alla sua veneranda età (1911) e dunque al suo stato di salute.

In via Pive, al 1° piano prima ed al 4° poi, ha ritrovato persone amiche di un tempo e persone

sconosciute, personale al servizio mai incontrato prima. Per lei inizia così un percorso nuovo

della sua ancor lunga vita insieme a tanta gente della quale ignorava l’esistenza; impara modi

di vivere completamente diversi da quelli sperimentati sino al suo ingresso.

Non è stato facile né per lei, né tantomeno per noi parenti che la si accudiva quotidianamente

a casa sua prima della sua ammissione, adesso, dentro queste mura, dentro questo sistema,

dentro pianificazioni non propriamente di tipo familiare. Sta di fatto che per Viola e per noi che

le stiamo accanto tutti i giorni, tutto è diventato “famiglia” sia nel bene che nel male, si anche

nel male, perché anche nelle migliori famiglie, non è che tutto debba per forza procedere

bene. Abbiamo buoni contatti, sì! Ma anche tanti rapporti obbligati dentro metodologie alle

quali si potrebbero muovere serie osservazioni nell’intento di avere miglioramenti immediati o

perlomeno a medio termine. Ci siamo arrese invece davanti ai tempi dilatati di questa realtà e

le aspettative trascurate possono causare momenti di irrequietezza e di sconforto fino alla

sfiducia. Ma dentro i turni di servizio del personale, riusciamo a trovare spesso il fratello al

quale affidare le nostre speranze, con quale stringere forte le mani per ottenere ed altrettante

volte per ringraziare.

Non vogliamo dimenticare l’elevato spessore umano della condivisione di gran parte della

nostra vita con “gli abitanti del 4° piano”: anziani, malati, soli o in compagnia dei loro parenti,

che convivono stabilmente con Viola, persone che ogni mattina ci salutano, ci chiamano,

bramano la nostra compagnia, una nostra parola, un bicchier d’acqua, una spinta di

carrozzella per fare assieme i quattro passi lungo i viali del “nostro piano” o persone che,

venuta la sera, hanno potuto godere solamente di un nostro sorriso, di una carezza, di un

“arrivederci a domani”.

Così, mentre Viola prosegue in debolezza il suo vivere, noi donne ci sentiamo utili, necessarie,

importanti per qualcuno, creato allo scopo.

IL SANTO SPIRITO, VIOLA E NOI: IL NOSTRO RISORGERE QUOTIDIANO di Erina e Gabriella

Page 22: Pentecoste 2009

Pagina 22 IL PONTE

Da Lettere & Commenti de “L’Adige” di giovedì 12 marzo 2009

Vista l’opportunità di scrivere due righe sul libro “Il Ponte” colgo l’occasione per

ringraziare tutto il personale della Casa di Servizi alla Persona S. Spirito – Fondazione

Montel.

Io sono la famigliare di un ospite morta poco tempo fa nella struttura di Via Marconi e

ringrazio tutti coloro che lavorano in tale Azienda per l’umanità con cui prestano servizio e

sono vicini agli ospiti e famigliari.

Ricordo con quanta ansia e trepidazione abbiamo affrontato l’inserimento nella casa.

Ma con l’aiuto degli operatori e il contatto con i famigliari è stato utile per sentirci subito come

in una grande, unita famiglia.

Grazie a tutti mia madre ha trascorso i suoi ultimi anni assistita da

gente umanamente capace e in compagnia di famigliari uniti per la

stessa causa.

GRAZIE

I famigliari di Groff Maria

GRAZIE A TUTTO IL PERSONALE DELLA FONDAZIONE MONTEL La settimana scorsa presso la Casa di Riposo Fondazione Montel di Pergine è deceduta la mia mamma di 101 anni. Se ne è andata in silenzio, senza disturbare e soprattutto senza soffrire. L’età non diminuisce l’affetto anzi lo rafforza. Ed oggi, a noi familiari, manca. Per ogni momento che le dedicavi aveva espressioni di riconoscenza e gratitudine…”quando vedo i miei cari mi si allarga il cuore, perché vedo che non mi avete dimenticata”. E come lo avremmo potuto fare? Mia mamma ha vissuto gli ultimi dieci anni presso mia sorella che ringrazio per questa sua impegnativa scelta ed a ottobre si è rotta un femore. E’ stata operata e senza problemi ha superato l’intervento ed in seguito ospitata presso la Fondazione Montel di Pergine per la riabilitazione post-operatoria. In questa bella ed ospitale struttura, gestita da un personale, a tutti i livelli, professionalmente preparato, ma soprattutto molto sensibile sotto il profilo psicologico ed umano, si è sentita ancora a casa sua. Mi è pertanto doveroso, assieme ai miei familiari, esprimere i sensi della nostra gratitudine a tutti questi operatori, compresi i volontari e gli animatori, per le attenzioni, la cura e l’amore che sono alla base della loro preziosa ed impegnativa missione quotidiana.

Vittorio Andreaus

Page 23: Pentecoste 2009

PENTECOSTE 2009 Pagina 23

Cari lettori de "Il Ponte" colgo l'occasione dell’uscita del periodico per presentare la mia stanza. Sono un'amante delle piante da fiore e in questo periodo della fioritura voglio farVi partecipi della bellezza di questi vasetti. Alcune mi sono state regalate da familiari e da amiche in particolari ricorrenze, altre le ho acquistate perché mi piacevano. Ora sono in bella mostra nella mia stanza e sono molto contenta di vederle rigogliose ed in fiore. a tutti i lettori un caro saluto.

Teresa

LA MIA STANZA di Teresa Pasquali

Page 24: Pentecoste 2009

Pagina 24 IL PONTE

L’angolo della poesia

Quando se parla de Alpin se pensa subito ai goti de vin o al capel con la piuma o ai canti ma non solo al mulo i è davanti Per volontariato e per la gente i è presenti in ogni frangente. Eco alora i alpini volontari tanto preziosi e tanto cari un dì la patria, ancoi i bisogni dela gente le i so sogni

I vol ridurli o sostituirli per no dir ciar, abolirli. Ma chi ga avu sta strana idea, no i sa la storia, no i ga nessuna idea Dela società i è animazion perché i risolve ogni question I politici i fa gemelagi e tante storie I Alpini in silenzio i è le glorie I è el fior fiore de donatori nela vita i è protagonisti e atori la so terpia la è sana donar con gioia senza nessuna lagna Alora Alpini avanti sempre più forti e sempre pù tanti la nostra vita sia gioia e canto brinden agli Alpini con vino santo Guai nela vita no saver capir cosa sia el dolor, el mal, el sofrir. Alpini donatori benedeti siate, per tuto il gran bene che a tutti fate.

AI CARI ALPINI di Elio Bortolamedi

Page 25: Pentecoste 2009

PENTECOSTE 2009 Pagina 25

LADRO E TACAGN di Massimo Dorigoni

- “El ma fat su na guera ‘n polveron per via de quei do boschi sacranon. El dis che l’è tut sò quel en costera, el vol aver reson, ma no l’è vera. El paga i avocati col boter no ‘l zede, el seita a onzer l’è de fèr.

Ghe preme ‘l tòc de sgreben quel sel sà, ma ‘n de do ani (a forza de robar) al doppio ‘l la sgrandà. El vòl aver tut lù no l’è mai tess (e per sparmiar), el magnerà si e no do volte al mess. L’à taià for perfin, dal prà la so nògara così ‘l ga ‘l legn per gnent, e quando ‘l ghe la zonta el sparmia su la bara!”

SFOIANDO LE MARGHERITE di Emma Valcanover (da “Vardar Fòra” - 1992)

El me ama…

no ‘l me ama…

el me ama…

Quant’ temp ònte passà

con ‘na margherita

‘n man?

Finchè “l’ors”,

fòr dala tana,

con do òci l’à cucà.

El me ama…

sì! el me ama…

E la bèla margherita

l’à lassà cascar, en pressa,

la so candida foieta.

Da quel dì…

a domandarme ò seguità:

“Me ameràl?”

Lì ‘n del prà,

le margherite,

cò l’acquaz che le basava,

le ‘ndrizava le foiete

me pareva le ridès.

E mi…

le lagrime sì spesse!

“Me amerai?

Page 26: Pentecoste 2009

Pagina 26 IL PONTE

Ricordi …

DUE RAGAZZI DI MONTAGNA

Sono Gisella ed ho 94 anni e vi dico che non mi ricordo bene come ho conosciuto il mio Olimpio, ma so per certo che frequentavamo tutti e due la stessa scuola, ma non mi ricordo se la stessa aula, che tutti i giorni facevamo la stessa strada e che giocavamo negli stessi posti; facevamo tante bricconate ed i nostri genitori ci sgridavano. perché volevano che noi diventassimo bravi ragazzi, bravi adulti. Di domenica si andava tutti alla messa nella chiesa di Vignola, noi ragazze a destra dell’altare e i ragazzi a sinistra. Adesso mi ricordo! Olimpio mi guardava dal suo banco e io lo guardavo dal mio. Sempre così per tante domeniche. I genitori, soprattutto di noi ragazze ci rimbrottavano perché dopo la messa si doveva essere a casa presto… Lui era un bel giovane con gli occhi neri ed i baffetti scuri. Fatto sta che siamo andati in matrimonio ed abbiamo avuto due figlie e due figli. Lui faceva il guardaboschi ed io lavoravo a casa, ma avevamo anche la campagna e l’orto da lavorare ed a me piaceva anche andare nei boschi a fare la legna fina, soprattutto lassù nella mia baita ai Compi, ai piedi della Panarotta. Nei prati e nei boschi raccoglievo fiori, fruttini e funghi. Era così bello!!! Andavamo tante volte in Roveda partendo da Vignola, attraversando la Montagna Granda, il rio Rigolor e così si arrivava subito in val dei Mocheni dove ci aspettavano tanti amici coi quali parlare. Mentre si camminava si chiacchierava, si cantava, si raccoglievano funghi e fiori. Era così bello!!! Gisella Oss Emer vedova Pincigher

Page 27: Pentecoste 2009

PENTECOSTE 2009 Pagina 27

Concorso

Concorso UPIPA 2009 "La memoria dell’acqua”

Ricordi, emozioni ed esperienze raccontate dagli anziani in strutture residenziali

Obiettivo del nuovo concorso è di stimolare la narrazione, la rielaborazione e l’esperienza diretta degli anziani relativamente al tema dell’acqua, nelle sue dimensioni di fenomeno naturale e culturale, riflettendo sulle attività quotidiane o su usanze ed avventure del passato attraverso la memoria di aneddoti, storie, avvenimenti e la loro rappresentazione in molteplici forme espressive. Chi fosse interessato a partecipare al progetto è pregato di mettersi in contatto con l’Ufficio Animazione.

Concorso UPIPA 2008 - "Memorie de Morosi e Storie de Sposi" Il concorso ci ha visti partecipi tra le 22 R.S.A. concorrenti. La vincitrice è stata la "Casa famiglia, gruppo di Trento" della Cooperativa "SPES" della città. Alla premiazione in RSA erano presenti oltre alle rappresentanti UPIPA, Daniela e Stefania, le Ospiti che hanno dato il Loro contributo per la realizzazione dell'elaborato ( del quale, nella pagina accanto, pubblichiamo un brano a cura di Oss Emer Gisella). Le volontarie Gabriella e Carla per l'occasione hanno allestito “a tema” una piccola ma significativa mostra. A tutte le presenti è stato consegnato un attestato di partecipazione.

Page 28: Pentecoste 2009

PROGRAMMA ESTIVO

PROGRAMMA ESTIVO

COMITATO EDITORIALECOMITATO EDITORIALE: Cristina Bolgia, Silvano Brol, Sandra Moser e Andrea Zuccatti

CURA REDAZIONALE E IMPOSTAZIONE GRAFICA: Cristina Bolgia e Silvano Brol

STAMPA: Publistampa di Casagranda S. e C. s.n.c.

SI RINGRAZIANO TUTTI COLORO CHE HANNO DATO IL LORO APPORTO PER LA REALIZZAZIONE DEL PERIODICO

IL PONTE

Mese di giugnoMese di giugno

Olimpiadi dell'Anziano a Castello Tesino

Mese di luglioMese di luglio

“Cena d'Estate” per Ospiti e familiari della sede di Via Pive

“Cena d’Estate” con Ospiti e famigliari della sede di via Marconi

Mese di agostoMese di agosto

Giornata in Alberè a cura del Movimento Pastorale di Pergine

Torneo di bocce "Giochi in Amicizia 2009" per Ospiti, Amministratori e Volontari

Confidando nell'aiuto del bel tempo auguriamo una Buona Estate!