DOMANDASULBENE EDOMANDA SUDIO · Spesso si dice che secondo Aristotele l'amicizia fra Dio e uomo e...

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A. SCOLA - W. PANNENBERG - J.-L. BRUGuES - R TREMBLAY A RODRfGUEZ LUNO - J. A. MARTINEZ CAMIi'lO - J. MERECKI L. MELINA -J. J. PEREZ SOBA - K. FLANNERY DOMANDASULBENE E DOMANDA SU DIO a cura di Livia Melina e Jose Noriega .1 1999 Pontificia Universita Lateranense MURSIA

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A. SCOLA - W. PANNENBERG -J.-L. BRUGuES - R TREMBLAYA RODRfGUEZ LUNO -J. A. MARTINEZ CAMIi'lO - J. MERECKI

L. MELINA -J. J. PEREZ SOBA - K. FLANNERY

DOMANDASULBENEE DOMANDA SU DIOa cura di Livia Melina e Jose Noriega

.1

1999Pontificia Universita Lateranense

MURSIA

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UN ARISTOTELICOPUQ CONSIDERARSI AMICO DI DIO?

KEVIN 1. FLANNERY*

Spesso si dice che secondo Aristotele l'amicizia fra Dio e uomo eimpossibile. Ci sono ragioni per questo. Nell'Etica Nicomachea libro VIII,capitolo 7, Aristotele parla di cia che accade quando l'uguaglianza fra duepersone non esiste: «infatti non soltanto gli amici non sono pili amici, manon ritengono neppure giusto esserlo. Questo e massimamente evidentenel caso degli dei, giacche costoro eccellono di gran lunga per tutti i be-ni» '. Aristotele, seguendo Platone, sostiene anche che Dio e «autosuffi-ciente» [cdrrapKTlc;J e percio «non e tale da aver bisogno di un amicoe/.Finalmente, nella Magna Moralia, leggiamo cia che sembra la negazioneinequivocabile di amicizia con Dio:

Anzitutto, dun que, si deve determinare quale sorta di amicizia [q>LAl.ct]dobbiamo esaminare. Vi e infatti, secondo quanta alcuni ritengono, anche un'a-micizia verso Dio e verso gli esseri inanimati, pero questa e un' opinione non giu-sta. Infatti noi sosteniamo che vi e amicizia soltanto dove vi e corresponsione [TOaVTL<pLAEla8at.], mentre invece 1'amicizia verso Dio non arnmette la correspon-sione e neppure in generale l' aver amicizia [TO <pLAELV]: sarebbe infatti assurdo seuno dicesse di amare Zeus [MM II, 11, 1208b26-31].

Queste osservazioni prese dal corpus aristotelicum, pero, sono menodecisive di quel chesembrano. L'ultimo brano e abbastanza facile da trat-tare. Credo che dobbiamo prendere sul serio cia che troviamo in MM, an-che se e chiaro che non viene direttamente dalla penna di Aristotele'. Nel

* Professore di Filosofia nella Universita Gregoriana, Roma.I 1158b34-36; vedi anche EN IX, 3, 1165b25. Quanto a traduzioni, per I'Etica Nicomachea uso la

traduzione di M. ZANAITA in Aristotele: Etica Nicomachea, Rizzoli, Milano 1986. Per I'Etica Eudemiae la Magna Moralia, uso le traduzioni di A. PLEBE,Aristotele: Opere, v. 8, Editori Laterza, RomaIBari1973). Quante ad abbreviazioni, EE rappresenta Etica Eudemia, EN rappresenta Etica Nicomacbea,MM rappresenta Magna Moralia, Metapb. rappresenta Meta/isica. Per la divisione dei capitoli in EN,seguo sempre la divisione principale dell'edizione di I. BYWATER:Aristotelis: Etbica Nicomacbea,Clarendon Press, Oxford 1894).

2 EE VII, 12, 1245b14-15; vedi anche 1244bl-1O. In Platone, vedi Lysias 215A6-C2, Timaeus33D2,68E3.

3 Vedi J. M. COOPER,The Magna Moralia and Aristotle's moral philosophy, in American Journal ofPhilology 94 (1973) 327-349; vedi anche K. L. FLANNERY,The Aristotelian first principle of practicalreason, in Tbomist 59 (1995) 450, n. 14.

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brano citato, pero, si dimostra una confusione fra il dire che un certo usodi una parola non e l'uso centrale e il dire che soltanto l'uso centrale e le-gittimo - una confusione che Aristotele non avrebbe fatto. Stranamente,l' autore di MM, spiega in questa stesso capitolo il modo in cui vari usi diuna parola possono essere legati fra di loro attraverso un caso centrale.Dice che «chiamiamo "medico" sia il coltello, sia I'uomo, sia il sapere; manon 10 diciamo nello stesso senso,» ecc.; ed egli applica queste idee anchealia parola pbilia', Si tratta, dunque, di una relazione pros hen (0 "analogi-ca") che esiste fra i vari sensi delIa parola philia; ma nel brano citatosopra I' autore non usa queste idee. La, l'unico uso Iegittimo di philia equello secondo cui c' e una piena mutualita fra gli interessati",

Altrove, cioe nelle opere indubbiamente e puramente aristoteIiche,e accettato che l' amicizia con Dio, dato che non e <J'analogato primario»,e veramente una philia. Aristotele dice che ci sono tre tipi di pbilia: philiadi virtu, philia di pia cere, e philia d'utilita, Dice poi che questi tre si trova-no in due altre classi pili fondamentali: philia di uguaglianza [Kcna TOto"OV] e <pLAla KaS' \mEPOXT]V, che puo essere tradotta come 'amicizia dieccellenza' 0 "amicizia di eccesso"6 (lascio Ia frase non tradotta). Quindi,ci sono almeno sei tipi di pbilia', Tutti e sei sono veramente philia8• L'ami-cizia fra Dio e uomo e una philia KaS' \mEPOXT]V9•

Che cosa possiamo dire, comunque, dei Iuoghi dove Aristotele (cioein opere autentiche) dice che Ia philia e esclusa nel caso dove si trova unagrande differenza fra gli interessati? Esaminiamo un brano rappresentan-te. In EN VIII, 7, Aristotele spiega che mentre nella giustizia l'uguaglianzanel senso primario e l'uguaglianza proporzionata al merito, nell'amicizia ilsenso primario e l'uguaglianza secondo quantita. «Questo risulta evidentequando si produce molta disparita di virtu, 0 di vizio, 0 di risorse materia-Ii,o di qualcos'altro» [1158b33-34] A questa punto troviamo l'osservazio-

4 MM II, 11, 1209a23-29; c'e un argomento simile in EE VII, 2, 1236aI5-32. Una parte dell'ultimobrano potrebbe riferirsi all'autore di MM: «In ogni caso, dun que, si cerca il primo termine. E, poicheil primo termine e l'universale, prendono anche il primo in senso universale: e in cio risiede l'errore.Cosicche anche relativamente all'amicizia non'si possono spiegare tutti i fatti <con un solo termi-ne>; infatti, poiche una sola nozione non si adatta a tutti i tipi, alcuni ritengono che gli altri tipi nonsiano amicizie. Esse tuttavia sono amicizie, ma non 10 sono in modo simile» [1236a22-28]. Vedi an-che EE VII, 2, 1236b21-26.

, E strano che l'autore di MM ha escluso la pbilia pertinente a Dio interamente dalla classe di phi-lia: introduce il paragrafo in cui 10 fa dicendo che, «Anzirutto, dunque, si deve deterrninare qualesorta di amicizia [phi/ia] dobbiamo esarninare» [MM II, 11, 1208b26-27].

6 EE VII, 4, 1239al-4.

7 Aristotele riconosce anche una distinzione fra "l'arnicizia etica" e "amicizia legale" [EE VII, 10,1243a2-14; EN VIII, 13, 1162b21-1163aI]. Sotto faccio l'argomento che dobbiamo considerare an-che la philia katb' buperocben di Dio come una specie di pbilia distinta.

8 EN VIII, 7, 1158bl1-12; vedi anche EE VII, 4, 1239a4.

9 EN VIII, 10, 1160b25-26, VIII, 12, 1162a4-5; EE VII, 10, 1242a33; VII, 12, 1244b5-8.

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ne che abbiamo gia visto: «infatti non soltanto gli amici non sono piu ami-ci, ma non ritengono neppure giusto esserlo. Questo e massimamente evi-dente nel caso degli dei» [1l58b34-36J. E alcune righe dopo Aristoteleaggrunge:

«Don de e sorto anche il problema: gli amici non vogliono forse, per i laraamici, ipiu grandi fra ibeni, ad esempio l'essere degli dei? Che allora non sarannopiu amici per lore, ne di conseguenza dei beni, giacche gli amici sono un bene»!".

Sembra che quest'ultima citazione va contro la tesi che Aristoteleaccetta la possibilita di un' amicizia fra Dio e uomo; ma difatti e proprioquesta citazione che offre una soluzione al nostro problema, giacche ciaiuta capire cia che Aristotele ha in mente parlanda dell'impossibilita diamicizia nel caso di disparita di virtu, di vizio, ecc. Con ragione MarcelloZanatta ha tradotto le parole di Aristotele av 'IToX:u OL(XO"TT']f.L<X'Y~V1)T<XLapETfj<; "quando si produce molta disparita di virtu" [1158b33]. Si trattanon della nostra relazione con il Dio Supremo, cioe il Dio di Metaph .. XIIche e sempre e infinitamente oltre noi in ogni eccellenza, ma invece di duepersone che, attraverso un periodo di tempo, diventano diverse quanta al-la virtu, quanta alle risorse materiali, ecc. Cominciano come amici, in unaphilia di uguaglianza, e la lasciano indietro. Quando Aristotele dice chel' amicizia non e possibile fra questi due disuguali, sta parlando dell' amici-zia che era, cioe un' amicizia di uguaglianza. Non sta parlando delia philiakath' buperocben sso che e del tutto un altro soggetto.

Difatti, ci sono indicazioni nel corpus aristotelicum che la philiakath' buperocben che appartiene a Dio e un tipo di philia a parte, bencheAristotele dica che la philia, divisasi in tre specie, venga divisa in due clas-.si piu generali, secondo come siano pbilia K<XTa TO 'LO"OV oppure philiakath' buperocben. In EE VII, 12, Aristotele, chiedendosi se gli autosuffi-cienti avranno amici, parla dell' autosufficienza di Dio. L' argomento vieneproposto fin dall'inizio del capitolo come un'aporia: «si PUQ porre il pro-blema [a'ITOpT]O"ELE 'Yap av TL<;J se, quando un uomo sia indipendente sot-to ogni riguardo, egli potra avere un amico» [1244b2-3J. L'aporia si mettein evidenza quando si tratta di Dio; «Cia e soprattuttoevidente nel caso diDio [scrive Aristotele]: e infatti chiaro che egli, non abbisognando di nul-la, non avra bisogno neppure di un amico, ne ne avra alcuno dal momentache non ne ha bisogno» [1244b7-10].

Per risolvere l'aporia Aristotele si rivolge ad idee riguardanti le ca-ratteristiche intellettuali dell'uomo. Diverso da Dio, l'uomo ha bisogno di

10 EN VIII, 7, 1159a5-8. La nozione che un uomo pUG diventare dio e naturalmente comune nelmondo antico. C'e comunque qualche indicazione che Arisrotele aveva dubbi in questa riguardo:vedi V. ROSE (ed.), Anstoteles: Fragmenta, Teubner, Leipzig 1886, fr. 645.

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un oggetto per ogni operazione intellettuale (che include qui anche l'ami-cizia). Suggerisce che c'era qualcosa di mal formulato nel problema (apo-ria) originale: «Questo argomento, quindi, presenta Ie difficolta che ab-biamo menzionato; pero i fatti appaiono verificarsi nel seguente modo,per cui verra evidente che chi ci fa obiezioni, ci fa deviare» [1245a26-29J.Come «ci fa deviare» quest' obiettore? Suggerendo che possiamo fare ilparagone con Dio. Comunque sia la philia che appartiene a Dio, e diversada cia che si trova fra gli uomini. Loro, anche quando sono massimamenteautosufficienti, hanno bisogno di amici; Dio non ne ha. Dunque, anche seAristotele si sente talvolta in grado di mettere l' amicizia divina insiemecon l'amicizia umana come due specie diphilia leatb' buperocben, la perfe-zione di Dio fa S1 che si tratta di una classe a parte.

Quest' argomento viene confermato in MM. Abbiamo gia visto che _l' autore di MM sostiene che la parol a philia non si applica per niente al ca-so di Dio. Altrove, parla in maniera meno esagerata. «Qui l' analogia[OJ.,LOL/:n-T)C;J, che si suol citare nelle discussioni, con Dio [EK 'TOV eEau] nonsi applichera giustamente, ne sara utile» [II, 15, 1212b33-35]. E poi, «Tra-Iasciamo dunque la questione di che cosa contempli Di09. Ma l'indipen-denza [(XUnXpKEl.u] su cui svolgiamo la nostra indagine non e quella diDio, bensi quell a umana, poiche la questione e se l'uomo indipendenteavra bisogno di amicizia oppure no» [1213a7-10J. Naturalmente avrem-mo dubbi riguardo all' affidabilita di queste osservazioni, se non si trovas-

"se una discussione molto simile nelle opere autentiche; ma la troviamo inEE VII, 12.

Esaminiamo EE VII, 12 an cora di pili per cap ire meglio l' amiciziache appartiene a Dio. Infatti, pur parlando sopratutto dell' amicizia uma-na, il capitolo ci dice molto delia philia che appartiene a Dio. Abbiamo vi- .sto che, secondo questa capitolo, «Dio non e tale da aver bisogno di unamico». Ci sono altri luoghi, tuttavia, come abbiamo anche visto, doveAristotele parla di una philia kath' .buperocben che appartiene a Dio. Co-me possiamo risolvere questa contraddizione apparente? Possiamo farlorendendo conto che per Aristotele c' e una differenza fra l' amicizia e l'ave-re amICI.

In EE VII, 4, Aristotele fa la distinzione fra amicizie bas ate sull' e-guaglianza e quelle katb) buperocben. «En tram be [dice Aristotele] sonoamicizie; tuttavia gli amici sono secondo eguaglianza [1239a4-5J. Quandola differenza fra gli interessati e molto grande,

«le persone stesse [dice AristoteleJ non cercano ne di dover esserericambiate nell' amore, ne di dover essere ricambiate in rnisura uguale, corn'enel caso di un uomo che 10 richiedesse a Dio. E dunque evidente che

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si e amici quando si e nell'eguaglianza, e che SI puo ricambiare l'amoresenza essere amici»!'.

Non c'e grande problema, dunque, nel dire che esiste una certaamicizia fra Dio e uomo e anche che «Dio non e tale da aver bisogno di unarnico». Aristotele dice spesso che la ph ilia fra Dio e gli uomini e comequella fra un padre e suoi figli". I padri, pen), pur amando i loro figli conun arnore paterno, preferiscono altri come com pagni [EE VII, 6,1240a30J. In un certo senso, dice Aristotele, 1'amicizia di un padre e similea quella di un re [EN VIII, 11, 1161a15]; il re «fa del bene ai sudditi se, es-sendo buono, si prende cura di loro, perche agiscono bene, come un pa-store si prende cura delle pecore» [EN VIII, 11, 1161a12-14J. Diciamoche c' e una certa arnicizia fra il pastore e le pecore. Questo non significache gli amici del pastore sono pecore. _

L'idea che c'e la philia fra Dio e gli uomini ma non ne siano amici(nel senso di 'cornpagni') non e difficile da accettare per un cristiano. So-steniamo naturalmente che esiste una relazione fra noi e il Padre; questarelazione e, senz' altro, un tipo di philia leatb' buperocben. In questa abbia-mo l' amicizia con Dio: cioe siamo amati [q>LAOlJ/-lEVOI.] 13. Ma siarno com-pagni di Dio soltanto attraverso Cristo, che e uomo e Dio. Cioe l' essereamici di Dio non fa parte della nostra condizione naturale ma delIa nostra« divinizzazione" in Cristo 14.

Come gia detto, in EE VII, 12 troviamo una discussione delle carat--teristiche speciali dell' amicizia umana. L' analisi, in modo abbastanza sor-prendente, si svolge in termini epistemologici. «E evidente [dice] che vi-vere significa percepire e conoscere, e percio vivere in comune significapercepire e conoscere insierne»!", Noi uomini dobbiamo trovare I'amici-zia in comunita perche, altrimenti, non possiamo percepire noi stessi: non

11 EE VII, 4, 1239a17·21; vedi anche 11, 1244a28-30.

12 EN VIII, 10, 1160b24-27, VIII, 12, 1162a4-6; EE VII, 10, 1242a32-33_13 Aristotele dice in EN X, 8, 1179a22-24 ch~ il filosofo e il «pili gradito agli dei» [8eoqHAE<TTa-

TO<;J. U resto del passaggio [1179a24-32] parla delia cura che gli dei hanno per gli uomini.

14 In S. Tommaso, vedi 5Th I-II q. 109 a. 3 ad 1 (quandam societatem spintualem cum Deo); q. 110a. 1 (Alia autem dilectio [Dei ad creaturam] est specialis, secundum quam trabit creaturam rationalemsupra conditionem naturae, ad participationem divini boni. Et secundum bane dilectionem dicitur ali-quem diligere simpliciter, quia secundum bane dilectionem vult Deus simpliciter creaturae bonum ae-ternum, quod est ipse); q. 110 a. 3; q. 112 a. 1; II-II q. 23 a. 1; q. 24 a. 2. Vedi anche Quaestio Disputatade Cantate q. un. a. 2 ad 6, ea. 2 obj. lad 15: Praeterea, secundum Pbilosopbum in VIII Etbic., amicitiain quadam aequalitate consistit. Sed Dei ad nos est maxima inaequalitas, sicut infinite distantium. Ergonon potest esse amicitia Dei ad nos, vel nostri ad Deum; et ita caritas, quae buiusmodi amicitiam desi-gnat, non uidetur esse uirtus .... Ad decimumquintum dicendum, quod caritas non est uirtus hominis inquantum est homo, sed in quantum per participation em gratiae fit Deus [!] et filius Del; secundum illudI Joan. III, 1: videte qualem caritatem dedit nobis Pater, tit filii Dei nominemur et simus. Sono moltograto a P. Stephen Brock per questi riferimenti.

I~ EE VII, 12, 1244b24-26; vedi anche EE VII, 12, 1245a9-10.

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possiamo percepire Ia nostra amicizia, la propria bonta". Benche sia pos-sibile per l'uomo felice contemplate senza amici, sarebbe meglio - pili fa-cile e pili piacevole - farlo fra gli amici 17•

Susseguentemente Aristotele fa il confronto con Dio, dicendo che ilparagone proposto come aporia all'inizio del capitolo non vale.

«Infatti l' argomento che Dio non e tale da aver bisogno di un amico pre-tende la stessa cosa del paragonare 1'uomo a Dio. Invece 1'uomo virtuoso non ra-gionera con questa ragionamento; infatti la perfezione di Dio non risiede in que-sto, bensl nell'essere superiore al pensare qualcos'altro all'infuori di se stesso. Lacausa e che per noi il benessere comporta qualcos' altro oltre noi, invece quanta aDio, egli stesso e il bene di se stesso» [EE VII, 1245b14-19J.

Secondo Aristotele, quindi, Ia-perfezione di Dio [6 gea<; ev EXEl.]non si colloca nel vedere Ia sua bonta in un altro uguale a se; Dio e «supe-riore [!3E":nov]» a questa modo di amare. Quando noi leggiamo questabrano, tendiamo a pensare di Dio come deficiente in questa riguardo: noiabbiamo amici, Dio e senza. Non c'e dubbio, pero, che, secondo Aristote-le, 10 stato di Dio e il migliore - e per di pili, e migliore quanta all' amici-zia. Come ho gia argomentato, noi tendiamo a confondere philia con "1'a-vere compagni". Dio non ha uguali, non ha compagni; comunque, questanon significa che non ama.

Quest'ultimo punto viene evidenziato in ENix, 9, dove Aristoteleargomenta anche che gli uomini hanno bisogno di amici. Sarebbe assur-do, dice, se i felici fossero privi del «pili grande dei beni esteriori» ". Poidice che sarebbe anche assurdo «fare di chi e beato un solitario» perche«l'uorno e un essere politico e naturalmente portato a vivere in societa»[1169b16-19J. E chiaro che non possiamo applicare questi argomenti alcaso di Dio e la sua relazione con gli uornini: Dio non ha bisogno di nienteall'infuori di se stesso e non ha bisogno di compagni fra gli uomini. Que-sti, pero, non sono gli unici argornenti che Aristotele propone. Argomentaanche che gli uomini felici hanno un certo bisogno degli amici giacche «lafelicita e una sorta di attivita, e l' attivita e evidentemertte un divenire e nonsussiste come qualcosa che si sia acquistato una volta per tutte»!". E veroche l' attivita amatrice di Dio e diversa da quella dell'uomo: gli uominihanno bisogno degli amici per esercitare l' attivita dell' amicizia in maniera

16 EE VII, 12, 1245a35-37, 1245a39-bl.

I7 EN X, 7, 1177a32 ss.; vedi anche EN IX, 4, 1166a23-6.

18 EN IX, 9, 1169blO: TWV EKTO<; a-yaBwv J-l.E-Yl<TTOV.

19 EN IX, 9, 1169b20-30; vedi anche EE VII, 7,1241 a 10-12, VII, 8,1141 b6-7,eMM 11,11, 1210b6-8.

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continua; mentre l' attivita di Dio e «eterna e continua--". Ma l' amicizia diDio e un' attivita. Dev' essere quindi posta in atto, dato che Dio e Felice eperfetto.

L' amicizia di Dio verso di noi e pill libera delia nostra. Noi dobbia-mo avere amici alI'infuori di noi per essere felici, completi; Dio invece none CoS!costretto ad amare, ma 10 fa come qualcosa che fluisce dalla sua na-tura. L' amore di Dio e anche pill abbondante e gratuito del nostro. Aristo-tele dice degli artisti ['rExvt:rcU] che «Ognuno infatti ama la propria operapill di quanto potrebbe essere amato dall' opera se diventasse animata» Eaggiunge:

Soprattutto Forse questo avviene quando si tratta dei poeti, giacche costoroamano irnmensamente i propri poemi, volendo lore bene come a dei figli. A talecaso assomiglia dunque quello dei benefattori: infatti l' essere che ha ricevuto delbene e la loro opera propria, eppertanto la amano pili di quanto l'opera ama chil'ha creata [EN IX, 7, 1167b34-1168a5J.

Tutte queste idee si applicano giustamente a Dio. Egli e artista, poe-ta, benefattore - in modo diverso e pill perfetto, naturalmente. Egli, quin-di, ci ama gratuitamente, ma in un modo che va al di la delia nostra capaci-ta e delia nostra comprensione. In' EE VII, 10, Aristotele dice che 10 scam-bio di ruoli che si trova talvolta in una citra (un cittadino diventa cornan-dante e comandato alternativamente) non si fa per beneficenza pura, «co-me e benevole Dio» [07TW<; E1) 7TOl.ll eEO<; (Susemihl)], ma per ragioni uti-litaristiche [1242b27 -30]. IT presupposto qui e che Dio e benevole in mo-do che non aspetta la ricompensa. Infatti, come dice Aristotele parecchievolte, tale ricompensa e impossibile: facciamo cia che possiamo, sperandoche Dio continued -ad essere benevole anche riguardo alla nostra rispostapovera-". Fortunatamente, come Aristotele dice nella Metafisica, «non epossibile che la divinita sia invidiosasv. Egli vuole farci bene, ben cono-scendo le limitazioni delia nostra natura.

Dunque, cosa possiamo rispondere alla domanda che si trova nel ti-tolo di questa discorso? Un aristotelico puo considerarsi ami co di Dio?La risposta e chiaramente no. Questo non significa, pero, che non esisteamicizia fra Dio e uomo. Esiste, benche sia un'amicizia speciale: pill alta,pill libera, pill abbondante delia nostra.

20 Riguardo all'uorno, vedi EN IX, 9, 1170a5-6: EVEP')IELV GlJVEXW<;; riguardo a Dio, vedi Metaph.XII, 8, 1074a38: aEt Kat GlJVEXW<;.

21 EN IX, 1, 1164b3-6; EE VII, 4, 1239a17-19; VII, 10, 1242b15-21; VII, 10, 1243blO-12.22 oUTE TO 6E10V 4>6ovEPOV EVOEXETm EtvaL [Metaph. I, 2, 983a2-3].