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DISPENSA AD INTEGRAZIONE CORSO DI PRIMO SOCCORSO AI SENSI DEL D.M. 388/2003 Aggiornamento: Luglio 2016

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DISPENSA AD INTEGRAZIONE

CORSO DI PRIMO SOCCORSO

AI SENSI DEL D.M. 388/2003

Aggiornamento: Luglio 2016

PREMESSA

In caso di incidente, con presenza di feriti, è indispensabile richiedere

l'intervento del 118 fornendo il luogo esatto ed i particolari su numero e gravità

dei feriti; se necessario avvertire anche Polizia, Carabinieri o Vigili del Fuoco.

E’ fondamentale, in caso di grave incidente, prestare soccorso in condizioni di

SICUREZZA.

Se queste non ci sono, bisogna evitare di fare qualunque cosa che possa mettere

a repentaglio la propria e l’altrui incolumità; sarebbe solamente

controproducente.

Nell’incertezza bisogna limitarsi ad attendere i soccorsi, perché una manovra

scorretta può costare molto cara in termini di integrità psicofisica.

PRIMUM, NON NOCERE

Indice:

1. Comportamento in presenza di feriti

2. Arresto respiratorio e procedure di

rianimazione

3. Arresto circolatorio e procedure di

rianimazione

4. Asfissia per corpi estranei nell'apparato

respiratorio

5. Ferite ed emorragie

6. Svenimento e stato di shock

7. Lesioni da calore

8. Lesioni da freddo

9. Lesioni articolari ed ossee

1. Comportamento in presenza di feriti

In presenza di feriti è di fondamentale importanza chiamare SEMPRE un'ambulanza, a

meno che i feriti non abbiano riportato semplicemente qualche scalfittura.

Evitare di esprimere pareri sulla gravità delle ferite dinnanzi all’infortunato; anche se

incosciente, la vittima potrebbe capire. Cercare invece di far apparire meno gravi anche

le ferite più pericolose e confortare i feriti coscienti.

Farsi descrivere dal ferito dove avverte dolore e come si sente.

Evitare assolutamente di muovere i feriti a meno che non sia assolutamente necessario

per la loro incolumità.

In caso di persone traumatizzate, evitare di farle camminare o allontanarsi né costringere

all'immobilità persone che hanno riportato solo danni di lieve entità.

Non somministrare alcolici nel modo più assoluto.

Non somministrare bevande né dare schiaffetti ai feriti per fargli riprendere conoscenza.

Non trasportare feriti su vetture private a meno che le ferite non siano sicuramente lievi.

Tenere il più possibile immobili i feriti limitandosi agli interventi di cui ci si sente

assolutamente sicuri.

Ai feriti in stato di incoscienza e che respirano è bene far assumere la posizione laterale

di sicurezza che evita che la lingua ricada indietro ostruendo le vie respiratorie e

consente l'espulsione di sangue o vomito senza pericolo di soffocamento.

Evitare assolutamente di applicare questa norma nel caso di traumi alla colonna

vertebrale.

MAI METTERE DITA TRA I DENTI DELL’INFORTUNATO perché in presenza di grave spasmo

(ad esempio durante crisi epilettica) possono venire tranciate.

Posizione laterale di sicurezza

2. Arresto respiratorio e procedure di rianimazione

Sintomi di arresto respiratorio

- Mancanza di movimenti respiratori (petto e ventre non si sollevano per mancata

espansione della cassa toracica)

- Mettendo la mano davanti al naso e alla bocca dell'infortunato non si percepisce il

passaggio dell'aria.

- Accostando uno specchio o degli occhiali, questi non si appannano.

- L'infortunato ha un colorito bluastro di labbra e unghie. Nel caso di intossicazione da

gas, il colorito tende al rosso.

- La pupilla si dilata col progredire del tempo

E' importante innanzitutto verificare se la respirazione riprende da sola ripulendo le vie

aeree o slacciando indumenti che possono impedire l'espansione di collo, petto e ventre.

Mettere l'infortunato in posizione di sicurezza, quindi aprirgli e ripulire la bocca

asportando eventuali corpi estranei.

Adagiare il ferito schiena a terra assicurando il passaggio dell'aria nelle vie aeree.

Nel caso il ferito fosse incosciente, sostenendo la nuca con una mano, appoggiare l'altra

sulla fronte inclinando la testa il più possibile all'indietro, quindi sollevare il mento

facendo presa sulla mandibola per evitare che la lingua ricada all'indietro.

Procedere quindi alla respirazione bocca-bocca o bocca-naso fino alla ripresa

spontanea del respiro.

Il metodo summenzionato consiste nel soffiare aria nelle vie respiratorie del paziente nel

seguente modo:

- chiudere con due dita il naso del ferito

- fatto un lungo respiro, appoggiare la bocca perpendicolarmente a quella del paziente

separandola se possibile con garza o un fazzoletto e soffiare l'aria nella bocca del ferito

- attendere 3-4 secondi per permettere al ferito di espirare e al soccorritore di inspirare

- per ottenere un giusto ritmo di respirazione il soccorritore può contare fino a tre mentre

si solleva per l'inspirazione

Nel caso in cui fosse impossibile aprire la bocca, l'aria può venire soffiata direttamente

nel naso, tenendo chiusa la bocca .

La respirazione artificiale è valida quando si constata visivamente l'espansione del torace

dell'infortunato. Se ciò non avvenisse significa che le vie respiratorie sono ancora ostruite

o la respirazione non è eseguita correttamente.

Se anziché il torace si espandesse l'addome, vuol dire che stiamo insufflando aria nello

stomaco e non nei polmoni, quindi dobbiamo iperestendere la testa del paziente e

riprendere la respirazione artificiale.

Respirazione artificiale

3. Arresto circolatorio e procedure di rianimazione

Sintomi di arresto circolatorio

- Il paziente è assolutamente immobile, non respira e il colore è pallido e tendente al

cianotico.

- Il polso è assente

Controllare che il ferito non abbia subito gravi traumi al torace. In questo caso evitare di

praticare il massaggio cardiaco, che potrebbe causare perforazioni interne.

Il polso consiste in una serie di pulsazioni percettibili su qualsiasi arteria, ad esempio sul

collo o al polso. Normalmente si hanno 80/120 pulsazioni al minuto per i bambini, 60/110

per gli adulti.

Il polso carotideo (sul collo) si misura appoggiando tre dita nell'incavo che separa la

trachea dai grandi muscoli del collo.

Porre il paziente a terra supino con gli arti allineati al corpo ed iniziare immediatamente il

massaggio cardiaco contemporaneamente alla respirazione artificiale, se si è dotati di

presidi di sicurezza (pocket mask, pallone ambu) alternando due insufflazioni di aria a

trenta massaggi cardiaci e proseguendo fino all'arrivo dei mezzi di soccorso o finché il

ferito non si riprende.

In caso contrario iniziare la procedura di rianimazione cardio-polmonare “hands only”

praticando SOLO IL MASSAGGIO CARDIACO fino all'arrivo dei soccorsi o ad esaurimento

muscolare del soccorritore.

Dopo circa 10 MINUTI di arresto cardiocircolatorio il cervello inizia ad avere danni

IRREVERSIBILI. E' quindi indispensabile agire tempestivamente.

Come effettuare il massaggio:

Aprire i vestiti del paziente sul torace e allentare tutto ciò che potrebbe ostacolare la

circolazione.

Porre il paziente a terra su un piano rigido allineando gli arti al corpo.

Inginocchiarsi di fianco al paziente e appoggiare al centro dello sterno il palmo di una

mano tenendo le braccia tese e perpendicolari e le dita staccate dalle costole del

paziente per evitare di romperle.

Mettere l'altra mano sulla prima eventualmente incrociando le dita.

Comprimere il torace ritmicamente riversando il proprio peso sulle braccia ed

imprimendo colpi decisi ed omogenei facendo abbassare il torace di circa 5 cm (in base

all'elasticità del torace).

Interrompere immediatamente il massaggio nel momento in cui il cuore riprende a

funzionare e la respirazione nel momento in cui riprende quella spontanea.

Nel bambino il massaggio va effettuato con la punta delle dita o con una mano

adagiandolo sulle proprie gambe, nel neonato con i soli pollici tenedo il corpicino con le

mani.

Massaggio cardiaco

Sono segni prognosticamente sfavorevoli, indice di morte:

- assenza di polso da più di 20 minuti (accertati)

- colorito cianotico con presenza di chiazze ipostatiche

- pupilla dilatata a margini irregolari

- rigidità progressiva

- temperatura in netta e progressiva diminuzione

4. Manovra da effettuare in caso di asfissia per corpi estranei nell'apparato

respiratorio

Porsi dietro l'infortunato e appoggiare la propria mano sinistra chiusa a pugno col pollice

all'interno tra l'ombelico e il torace della vittima.

Con la mano destra, afferrare il pugno ed esercitare ripetutamente una rapida ed intensa

pressione verso di sé e verso l'alto.

5. Ferite ed emorragie

Norme fondamentali

- Se possibile lavarsi le mani o utilizzare guanti da medicazione, meglio ancora se sterili

- Se c'è emorragia, tentare di arrestarla effettuando una compressione a monte del flusso

- Lavare e disinfettare la ferita senza cospargerla di polveri o pomate disinfettanti

- Coprire la ferita con garze sterili abbastanza grandi da coprirla largamente fissandole

con cerotto o benda.

- Non togliere le garze se il sangue le attraversa ma aggiungerne altre e fissarle a loro

volta

- In caso di ferite da taglio non rimuovere eventuali corpi estranei, perché potrebbero

causare emorragie conseguenti a lesioni di vasi di medio-grosso calibro. In questo caso

premere con le dita i labbri della ferita finchè l'emorragia non cessa ed applicare una

garza sterile o un fazzoletto pulito sopra e intorno al corpo estraneo e alla ferita cercando

di immobilizzarlo.

NON USARE COTONE IDROFILO perché potrebbe aderire

Nel dubbio di ferite al torace con sospetta compromissione polmonare bisogna

considerare i seguenti sintomi:

- il ferito respira con difficoltà

- sulla bocca appare sangue schiumoso rosso vivo

Manovre da effettuare:

- Sistemare il ferito il più confortevolmente possibile e sorreggergli il lato leso del torace

con la mano.

- Evitare di muovere il ferito.

- Rimuovere ostacoli o indumenti che possano complicare la respirazione

- Pulire la bocca da saliva o sangue e rimuovere le protesi dentarie

- Se la ferita è "soffiante", lascia cioè passare l'aria formando delle bolle, coprirla con

garze o un panno pulito esercitando una lieve pressione per impedire il transito dell'aria.

- Tenere il ferito semiseduto se cosciente, altrimenti in posizione di sicurezza sul fianco

leso.

- Coprire il ferito e non somministrargli nulla da bere o da mangiare.

Nel caso di ferita "soffiante" il ferito potrebbe morire asfissiato per lesioni all'apparato

respiratorio.

E' quindi essenziale applicare correttamente le procedure di emergenza.

6. Svenimento e stato di Shock

Lo Svenimento o lipotimia è una transitoria perdita della normale attività della coscienza

causata da una mancanza di afflusso di sangue al cervello, dovuta da un improvviso

abbassamento della pressione sanguigna.

La causa può essere una forte emozione, la permanenza prolungata in un ambiente

surriscaldato, una lunga permanenza a letto (per malattia), un digiuno prolungato o un

pasto eccessivamente abbondante, uno sforzo fisico intenso o una lunga permanenza in

piedi. I sintomi più comuni sono debolezza, pallore, sudorazione fredda, polso debole e,

infine, perdita di coscienza.

Per Shock si intende la grave conseguenza del mancato arrivo del sangue ai tessuti

dell'organismo.

Si può manifestare in seguito a un trauma (per esempio un'infezione) o a un'emorragia

(perdita di sangue), oppure può comparire in seguito a un'ustione o dopo una lunga

esposizione al freddo.

Può essere provocato anche dall'abuso di alcuni farmaci (per esempio i barbiturici) o dalla

puntura di un insetto, nel caso in cui la persona sia allergica a quel veleno (a volte anche

quello delle api).

Qualunque ne sia la causa, lo shock presenta sempre gli stessi sintomi, ossia:

• stordimento• sudore freddo • polso debole e frequente • aumento della frequenza respiratoria.

Per prima cosa è opportuno far sdraiare la persona sulla schiena tenendole le gambe

sollevate: la testa deve essere la parte più in basso di tutto il corpo.

Gli abiti devono essere slacciati, la cintura ed eventualmente la cravatta allentate.

Se ci si trova in un ambiente chiuso è bene aprire la finestre o, almeno ventilare la

persona, agitando un ventaglio o un giornale sul viso.

Quando riprende coscienza è importante che stia sdraiata, sempre a gambe sollevate,

per alcuni minuti: con questo accorgimento si mette al riparo dal rischio di svenire di

nuovo.

Non bisogna somministrare né bevande alcoliche, né caffè, né tanto meno medicinali,

specie durante la fase di incoscienza: si può rischiare di fare inalare (mandare nei

polmoni) quello che si vorrebbe fare ingoiare.

E' importante sdrammatizzare la situazione incoraggiando il paziente, mostrandosi

tranquilli e facendo capire che si tratta di un episodio che riveste poca importanza.

Nel caso in cui dovesse ripetersi, o dovesse protrarsi a lungo la perdita di coscienza, è

bene consultare un medico.

Se, invece, si sospetta da subito uno stato di shock (ad esempio anafilattico da puntura

d’ape) è fondamentale iniziare un trattamento d'urgenza immediatamente.

Va subito allertato il 118 indicando la probabile causa della situazione (puntura d'ape

oppure emozione troppo intensa e violenta).

Nel caso in cui permanga lo stato di incoscienza porre il soggetto in posizione laterale di

sicurezza.

7. Lesioni da calore

L'uomo è un essere omeotermico, cioè a temperatura costante e la sua temperatura

corporea normale ha una costante intorno ai 36,7°C.

Pur variando nel corso della giornata l'attività praticata e le condizioni ambientali, la

temperatura corporea viene mantenuta costante dall'equilibrio tra produzione di calore

(dipendente dai processi metabolici, dall'alimentazione e dall'attività muscolare) e

dispersione di calore (attraverso sudorazione, conduzione, respirazione…).

Ipertermia

Viene definita Ipertermia un aumento della temperatura centrale dell'organismo al di

sopra dei 41°C.

Può essere causata da bruschi impatti con climi caldi in zone equatoriali o desertiche,

improvvisi cambiamenti climatici, alterazioni di microclimi in ambienti chiusi (abitacolo

dell'automobile, bagni turchi o saune), attività fisica svolta in ambienti particolari

(fonderie, miniere, cantieri) o attività sportiva agonistica o meno svolta in ambienti

particolarmente caldi o umidi.

Colpo di calore

Il colpo di calore è un disturbo severo causato da una temperatura troppo alta,

associata ad un elevato tasso di umidità e alla mancanza di ventilazione, a cui

l'organismo non riesce ad adattarsi.

Può manifestarsi anche in un ambiente chiuso oppure in un luogo dove non batte

direttamente il sole.

Inizia con un senso di irrequietezza, mal di testa, ronzii agli orecchi.

In breve tempo la temperatura del corpo raggiunge e supera i 38,5 gradi, la pelle è calda

al tatto e appare congestionata, il viso diventa bluastro, il respiro è accelerato, il cuore

batte disordinatamente e la pupilla appare dilatata. Non c'è sudorazione e la pressione si

abbassa a tal punto da portare allo svenimento.

É necessario trasportare subito la persona in un luogo fresco, all’ombra e

possibilmente ventilato. Va quindi sdraiata sulla schiena con le gambe sollevate e

svestita completamente.

Con un asciugamano o un panno imbevuti di acqua fredda è necessario tamponare più

volte il corpo dell'ammalato allo scopo di far scendere la temperatura.

Ogni volta che l'asciugamano diventa tiepido va nuovamente immerso in acqua fredda;

se possibile, è bene anche porre una borsa di ghiaccio sulla testa della persona.

La temperatura corporea va tenuta costantemente sotto controllo: se scende al di sotto

dei 38 gradi è bene sospendere gli impacchi e asciugare la persona.

Se la temperatura risale invece è necessario riprendere l'operazione di raffreddamento.

Al più presto possibile si deve chiamare il 118: il trasporto in ospedale e il ricovero sono

indispensabili.

Si manifesta prevalentemente in soggetti giovani che praticano attività fisica in ambienti

eccessivamente caldo umidi oppure in soggetti anziani in cui i meccanismi di

termoregolazione sono alterati.

In queste condizioni il sudore non può evaporare e quindi non si può realizzare quel

meccanismo di dispersione del calore con conseguente diminuzione della temperatura

corporea.

SEGNI E SINTOMI

- Malessere generale, sete, rossore al viso (per vasodilatazione)

- nausea, vomito

- vertigini fino alla confusione mentale, stupor, delirio ed infine coma.

COSA FARE• Portare il soggetto in ambiente fresco e ventilato • spogliarlo dei vestiti • eseguire spugnature di acqua fresca e borse di giaccio sul capo

COSA NON FARE• far bere acqua gelata• evitare di far scendere troppo bruscamente la temperarura corporea

Colpo di sole

Il colpo di sole compare dopo una lunga esposizione ai raggi solari. Il primo segnale

del disturbo è un malessere generale e improvviso a cui seguono mal di testa, sensazione

di vertigine, nausea. La temperatura corporea si alza, la pelle appare secca e molto

arrossata.

La prima cosa da fare è portare la persona colpita in un luogo fresco, all’ombra e

ventilato e farla sdraiare a terra a pancia in su, tenendole le gambe sollevate rispetto al

resto del corpo.

Immergere un lenzuolo o un grande asciugamano in acqua fredda e poi avvolgervi la

persona per farle sentire un immediato benessere. Se è possibile, è ancora meglio

riempire una vasca d'acqua fredda e farvi distendere il colpito. Consigliabile anche una

borsa di ghiaccio sulla testa: tutti i provvedimenti hanno lo scopo di far abbassare la

temperatura del corpo.

Se dopo circa mezz'ora di "trattamento refrigerante" la temperatura non scende, è

assolutamente necessario chiamare il 118 per il trasporto al Pronto Soccorso.

É sconsigliabile infatti accompagnare la persona con la propria auto, soprattutto se la

giornata è molto calda e se batte il sole: il tragitto in un ambiente non attrezzato

potrebbe peggiorare la situazione.

Si verifica per l'azione diretta dei raggi solari anche in ambiente adeguatamente

ventilato.

SEGNI E SINTOMI

Malessere generale, cefalea, sudorazione, rossore al viso (per vasodilatazione), nausea,

vomito, vertigini fino alla confusione mentale, svenimento e stato di shock.

COSA FARE• portare il soggetto in ambiente fresco e ventilato• spogliarlo dei vestiti• eseguire spugnature di acqua fresca e borse di giaccio sul capo

COSA NON FARE• far bere acqua gelata• evitare di far scendere troppo bruscamente la temperatura corporea

Disidratazione

Si manifesta in corso di sudorazione profusa con conseguente perdita di acqua ed

elettroliti che generalmente vengono compensati dall'assunzione di bevande ed

elettroliti, ma che in alcune circostanze (pensiamo ai maratoneti quando non effettuano

correttamente le soste previste per il ristoro) possono invece risultare carenti e causare

una sofferenza del metabolismo cellulare (carenza di sodio e cloro)

COSA FARE• Somministrare bevande ad alto contenuto di sali (tipo Gatorade).

COSA NON FARE• Somministrare bevande ghiacciate.

Ustioni

Possono essere termiche, elettriche, da radiazioni, chimiche (da acidi o alcali caustici).

Quando un liquido bollente, un oggetto caldo o incandescente, un gas o un vapore ad

elevata temperatura vengono a contatto con il nostro corpo provocano delle lesioni più o

meno gravi, dette ustioni.

Classifichiamo le ustioni in tre gradi, a seconda del loro aspetto e profondità:

• ustioni di I° grado: la pelle si mostra arrossata, a volte un po' tumefatta, discretamente dolente;

• ustioni di II° grado: la zona interessata è dolente e mostra vesciche o bolle superficiali, piene di un liquido chiaro o lacerate;

• ustioni di III° grado: la pelle si mostra dura, di colore pallido o nerastro, insensibile.

Le ustioni di primo grado regrediscono rapidamente senza particolari conseguenze;

Quelle di secondo grado sono anch'esse reversibili, ma più lentamente, rimanendo

esposte alcuni giorni al pericolo delle infezioni;

L e ustioni di terzo grado non sono invece reversibili : la pelle è morta, con il tempo si

staccherà e la guarigione, in mancanza di cure specifiche, avverrà con la formazione di

una cicatrice deturpante; anche per questo tipo di ustioni sussiste il pericolo delle

infezioni, tra cui quella tetanica.

La gravità delle ustioni dipende però soprattutto dalla loro estensione: ad esempio è

meno grave l'ustione di III° grado di un dito che l'ustione di I° grado di tutto il corpo.

Dobbiamo allora distinguere le ustioni anche in localizzate ed estese. Quando

l'estensione supera il 20% della superficie corporea nell'adulto o il 12-15% nel bambino

abbiamo una vera e propria Malattia da Ustione. Tale malattia da ustione comporta

una più o meno grave alterazione della funzione cardiocircolatoria, anche mortale, per la

perdita eccessiva di liquidi attraverso le zone ustionate.

Per valutare l'estensione delle ustioni si ricorrre alla cosiddetta regola del 9:

• il tronco costituisce il 36 % della superficie totale del corpo (petto e ventre: 18 % + dorso e glutei: 18 %)

• testa e collo: 9 %;

• arti inferiori: 18 % ciascuno;

• arti superiori: 9 % ciascuno.

L' ustione che occupa una superficie superiore al 10 % negli adulti e al 5 % nei bambini,

comporta squilibri di carattere generale.

Le ustioni di secondo e di terzo grado sono delle ferite: esiste per queste il pericolo di

infezione.

Nelle ustioni esiste pericolo di shock e di disidratazione.

COSA FARE

ustioni di primo grado:

• bagnare con acqua fredda, asciugare per compressione senza strofinare o impolverare con talco;

tutte le altre:

• medicare asetticamente, usare garza, MAI cotone;• dar da bere all'ustionato se vuole;

• mettere il soggetto in posizione orizzontale antishock (declivio di 30 gradi);

ustioni da corrente elettrica:

• cercare sia l'ustione di entrata sia quella di uscita della corrente e trattarle entrambe come ustioni di terzo grado;

ustioni chimiche da alcali o da acidi forti:

• agire subito intervenendo contro la concentrazione della sostanza e contro il tempodi contatto del caustico coi tessuti organici;

• serve a tale scopo un lavaggio con acqua corrente in abbondanza ricordando che alcune sostanze come l'acido solforico e la calce viva, reagiscono con l'acqua producendo grande quantità di calore; pertanto in casi di questo tipo il lavaggio deve essere continuato per almeno 10 minuti.

COSA NON FARE

• NON aprire le vesciche;

• NON asportare lo strato di cute che forma il tetto delle vesciche;

• NON ricoprire le ustioni con pomate o sostanze grasse senza l'indicazione di un medico;

• NON somministrare bevande alcoliche.

8. Lesioni da freddo

Il troppo freddo, pericoloso quanto il troppo caldo, può determinare uno stato di

alterazione della capacità di regolazione della temperatura corporea che conduce

all'ipotermia, ovvero ad una temperatura inferiore a quella standard. Questo

problema può insorgere in viaggiatori di climi freddi o di alta quota, ma anche

semplicemente durante lunghi trasferimenti notturni in zone fredde.

In paesi od escursioni in cui ci si aspetta la possibilità di incontrare condizioni fredde si

deve assolutamente essere preparati: a causa di una combinazione di pochi elementi

come vento, indumenti bagnati, fatica o fame, l'organismo può molto velocemente

passare da una sensazione di fresco ad un freddo insopportabile.

Se il vostro viaggio prevede la possibilità di incontrare anche per poco tempo condizioni

di freddo, non esitate a portarvi indumenti adeguati selezionati per una vestizione a

strati. Indumenti realmente impermeabili sono essenziali. Cappello, guanti, sciarpa, e

calzari sono spesso sottovalutati, ma sono importantissimi; Considerate, infatti, che in

alcune escursioni può avvenire anche una semplice storta che vi impedisce di camminare

costringendovi ad aspettare anche poche ore per i soccorsi, in questi momenti l'ipotermia

è realmente in agguato.

Il trattamento dell'ipotermia è innanzitutto la prevenzione dal peggioramento dello stato

di freddo. Una volta in condizioni di ipotermia, il soggetto deve essere riportato

lentamente alla normale temperatura corporea: non sfregare, non somministrare alcool

ma somministrare liquidi caldi e cibo altamente calorico facilmente digeribile (zuccheri).

Da sempre i rigori del freddo sono stati temuti dall'uomo perché importante fattore di

rischio per chi ne fosse sposto, sia per gli effetti locali (congelamento) sia per gli effetti

generali (assideramento). L'assideramento costituisce sempre una condizione di pericolo

grave per la sopravvivenza, a differenza del congelamento locale che non è mai tale.

Congelamento

Può manifestarsi soprattutto in alta quota (montagna), in climi particolarmente freddi o in

condizioni di lavoro particolari (celle frigorifere) ad opera di un complesso di fattori:

freddo tra 0°C e 10°C, umidità, vento, altitudine, immobilità, abbigliamento inadeguato,

disidratazione o stati di malattia.

Si verifica per esposizione prolungata dell'organismo a temperature rigide e le parti più

colpite sono in genere quelle più esposte: dita delle mani, faccia ed orecchie; a causa

dello sfavorevole rapporto tra estensione della superficie cutanea e del volume ematico

regionale circolante.

La risposta del nostro organismo a temperature troppo basse consiste in una riduzione

del flusso sanguigno per cercare di ridurre il più possibile la perdita di ulteriore calore

corporeo. La scarsa circolazione periferica fa sì che i fluidi del nostro organismo si

condensino in microcristalli di ghiaccio, i quali sono i reali responsabili dei danni ai

tessuti.

Il congelamento si distingue in tre gradi di gravità crescente:

1° grado superficiale: la cute si presenta pallida, fredda ed insensibile; la parte colpita

è facilmente riconoscibile, si avverte una sensazione di dolore e bruciore,

successivamente si ha indolenzimento. Il danno è reversibile senza conseguenze

permanenti a patto che vi sia un tempestivo ed immediato riscaldamento, se

l'esposizione continua si può passare al

2° grado superficiale: la cute diventa di colore rosso-bluastro ricoperta di vescicole

chiare e meno sensibile agli stimoli, anche in questo caso si ha guarigione spontanea

senza conseguenze nel giro di 1-3 settimane;

2° grado profondo: le vescicole che prima erano chiare si presentano ora di colore

rosso scuro con più marcata perdita della sensibilità, anche qui la guarigione è spontanea

ma richiede qualche mese;

3° grado profondo: la cute si presenta di colore nero, liscia con aspetto a porcellana. Il

quadro in questo caso è grave, perché indica l'interessamento di cute, sottocute e

muscoli sottostanti. Si instaura se il soggetto colpito tarda a notare la sensazione di

intorpidimento delle estremità che con il protrarsi dell'esposizione al freddo tende

progressivamente a scomparire con il progressivo danneggiamento delle terminazioni

nervose. Va anche fatto presente che il processo di morte dei tessuti tende a procedere

in modo graduale e continuo per giorni e settimane anche dopo che il soggetto sia stato

riscaldato in ambiente caldo e debitamente curato.

IMPORTANTE: Sul luogo dell'incidente è assai difficile riconoscere il grado e l'estensione

del congelamento, è perciò di grande importanza che come primo intervento per tutte le

lesioni da freddo l'infortunato venga trasferito nel più breve tempo possibile in luogo

confortevole e riscaldato.

COSA FARE

• IN LOCO: riscaldare l'infortunato anche con il calore del proprio corpo nelle zone in cui la pelle è più sottile e vascolarizzata: sotto le ascelle o attorno al collo. Solo se non è possibile un altro tipo di riscaldamento si possono eseguire dei leggeri massaggi nelle zone del corpo immediatamente adiacenti quelle congelate.

• Fare assumere bevande calde, zuccherate e ricche di sali minerali.

• Avvolgere le zone lesionate in fasciature sterili non compressive.

• PER IL TRASPORTO: in caso di congelamenti lievi lasciare che l'infortunato si muova da solo, in tutti gli altri casi è preferibile non farlo camminare.

COSA NON FARE• Non frizionare con la neve, non automassaggiare (la parte lesionate va trattata

come se fosse una ferita aperta),

• non far assumere bevande alcooliche,

• non far fumare,

• non mettere pomate o unguenti anticongelanti o farmaci vari,

• non iniziare il riscaldamento prima che l'infortunato sia stato trasferito in luogo caldo e riparato.

Assideramento (o ipotermia generalizzata)

Il corpo umano a contatto con una superficie fredda perde circa 3°C all'ora, mentre se

immerso in acqua fredda può perdere anche 30°C all'ora. L'assideramento può verificarsi

anche a temperature più alte rispetto a quelle del congelamento; può colpire persone in

buona salute che si trovino impreparate ad affrontare un ambiente avverso oppure

soggetti affetti da patologie o traumi.

Altri fattori che possono facilitare l'insorgenza di un assideramento possono essere:

stanchezza ed esaurimento fisico, difficoltà ambientali, insufficiente allenamento fisico

(ridotta resistenza al freddo), gravi traumi con emorragie, età (aumento del rischio per

bambini ed anziani), lo stato di salute, l'assunzione di alcool e farmaci sedativi.

ATTENZIONE: l'alcool causa vasodilatazione cutanea con aumentata perdita di calore,

inibizione del centro di termoregolazione; l'uso di bevande alcoliche per combattere

il freddo è sempre pericoloso se non si è in ambienti riscaldati e soprattutto se si è ad

alta quota.

Nell'assideramento il raffreddamento si diffonde dall'esterno verso l'interno cioè dalla

cute ai visceri, il tipico pallore cutaneo da freddo è il primo importante meccanismo di

difesa che il corpo mette in atto per ridurre la perdita di calore superficiale, garantendo

un maggior afflusso di sangue agli organi interni per mantenerne la temperatura

costante.

Si può classificare l'ipotermia in tre stadi di gravità crescente:

1° STADIO o IPOTERMIA LIEVE (temperatura corporea interna da 35°C a 32°C)

Si ha difficoltà di parola, stato confusionale, movimenti non coordinati, senso di

stanchezza, apatia, la coscienza è conservata ma alterata, ci possono essere tremori

muscolari, ridotta forza muscolare, il polso ed il respiro accelerati

2° STADIO o IPOTERMIA MODERATA (temperatura corporea interna da 32°C a

28°C)

il prolungarsi dell'esposizione al freddo porta a perdita di coscienza

3° STADIO o IPOTERMIA GRAVE (temperatura corporea interna inferiore a 28°C)

il polso ed il respiro sono assenti, le pupille dilatate e non più reagenti allo stimolo

luminoso, scomparsa dei riflessi tendinei e muscolari, la cute è rosa ed asciutta

("statuetta di ceramica").

La temperatura corporea interna tra 20°C e 15°C porta sicuramente a morte; possiamo

ritenerlo il punto di non ritorno, sopra questi valori se il raffreddamento è stato lento e

progressivo assistiamo allo stato di letargo invernale analogo a quello degli animali, dove

il cervello diventa meno sensibile alla carenza di ossigeno e pertanto una volta

adeguatamente riscaldato può tornare alla sua piena funzionalità anche dopo ore di

arresto cardio-respiratorio.

IMPORTANTE! Tra il 1° ed il 2° stadio (temperatura corporea interna intorno ai 32°C) si

può manifestare la cosiddetta "paradoxal undepressing" per la quale l'assiderato tende a

spogliarsi dei vestiti per una sensazione abnorme di calore diffuso conseguente ad una

paradossale vasodilatazione cutanea, che richiamando il sangue dai visceri verso la cute

accelera pericolosamente la perdita di calore.

BISOGNA CONTRASTARE DECISAMENTE QUESTO ATTEGGIAMENTO.

COSA FARE• Proteggere da ulteriore raffreddamento (coperte, abiti asciutti, isolamento termico

con fogli di alluminio o plastica). Fare attenzione a coprire la testa ed il collo.• Riscaldare con gradualità il corpo

• Evitare ogni movimento attivo e passivo

• SE LA COSCIENZA È VIGILE (1° STADIO) somministrare bevande calde e zuccherate

• SE LA COSCIENZA È ASSENTE (2° STADIO) controllare respiro e polso attentamente

• SE POLSO E RESPIRO ASSENTI (3° STADIO) passare alla rianimazionecardio-polmonare e trasportare immediatamente all'Ospedale più vicino.

COSA NON FARE

• MAI trasportare l'infortunato in un ambiente troppo caldo

• MAI avvicinarlo a fonti di calore diretto (stufette, fuoco)

• MAI praticare bagni caldi o applicare impacchi caldi

• MAI somministrare alcoolici

• MAI lasciare vestiti bagnati a contatto con il corpo

9. Lesioni articolari ed ossee

Frattura ossea

Per frattura si intende una interruzione dell'integrità strutturale dell'osso che può essere

di origine traumatica o spontanea (patologica).

Nel caso di un trauma, l'osso si frattura quando il trauma ha entità tale da superare i suoi

limiti di resistenza.

In caso di trauma indiretto la frattura si manifesta a d una certa distanza dal punto di

applicazione della forza, la quale si propaga lungo la catena cinetica di un arto o della

colonna vertebrale fino a raggiungere la sede di frattura.

In entrambi i casi le forze applicate possono essere di torsione, di flessione, di

compressione o di strappo.

Esistono anche fratture da stress o da sovraccarico funzionale determinate dalla

ripetizione di continue sollecitazioni sull'osso (tipico esempio è la frattura da marcia o dei

marciatori che interessa il secondo metatarso).

Le fratture possono essere inoltre causate da una brusca e violenta contrazione

muscolare (fratture da avulsione) che determina un distacco osseo in corrispondenza

dell'inserzione tendinea del muscolo stesso. Questa tipologia di frattura è molto

frequente nei giovani atleti nei quali la massa ossea non è ancora ben consolidata.

La classificazione delle fratture è un argomento molto vasto e completo, cercheremo di

riassumere nei seguenti punti le fratture più frequenti e caratteristiche:

• In rapporto all'eventuale spostamento dei segmenti fratturati si distinguono

fratture:

◦ Composte, in cui i segmenti di frattura conservano la loro posizione anatomica;

◦ Scomposte, in cui si verifica uno spostamento dei frammenti;

• In base all'integrità o meno della cute vi sono fratture:

◦ Chiuse, in cui la cute rimane integra;

◦ Esposte ad elevato rischio di infezione in cui vi è lacerazione della cute ed

esposizione esterna dell'osso;

• A seconda che la frattura interessi tutto lo spessore dell'osso:

◦ Completa;

◦ Incompleta (semplice infrazione ossea);

• Se subentrano, o meno, forze deformanti come la forza muscolare che

impediscono il contatto reciproco tra i due segmenti ossei si parla di:

◦ Stabile;

◦ Instabile ed in questi casi verrà compromessa l'immobilità della frattura con

conseguente ritardata guarigione;

• In base al numero di frammenti ossei prodotti avremo:

◦ Semplice se la frattura origina due frammenti ossei ben distinti;

◦ Pluriframmentaria o Comminuta se invece presenta numerosi frammenti ossei

(presenza di più rime di frattura);

• In base al decorso e alla forma della rima di frattura (la fessura che separa i due

frammenti ossei) le fratture possono essere classificate in:

◦ Trasverse: la rima di frattura è disposta ad angolo retto rispetto all'asse

longitudinale dell'osso;

◦ Oblique: la rima di frattura forma un angolo inferiore a 90° rispetto all'asse

longitudinale dell'osso (fratture a becco di flauto);

◦ Longitudinali: la rima di frattura è parallela all'asse longitudinale dell'osso;

◦ Spiroidi: la rima di frattura compie un decorso a spirale lungo il segmento

osseo, avvolgendosi ad esso.

SINTOMATOLOGIA DELLE FRATTURE

- dolore (stimolo delle terminazioni sensitive del periostio)

- ridotta motilità (più o meno ampia a seconda della sede della frattura e della posizione

anatomica del singolo osso)

- impotenza funzionale (dolore e mancanza del braccio di leva per i muscoli)

- ematoma e/o gonfiore

COSA FARE

L'arto in caso di frattura deve essere immobilizzato, anche ricorrendo ad una steccatura o

fasciatura di fortuna che non deve essere legata stretta, né sul punto di frattura.

In caso di frattura esposta, il moncone che fuoriesce deve essere coperto con garza

sterile o con tessuti puliti avendo cura di bagnare con soluzione fisiologica o acqua pulita.

Se vi è un'emorragia, può essere necessario applicare pressione nei punti di

compressione a monte.

E’ sempre necessario allertare il soccorso qualificato, evitando movimenti e compressione

sul moncone.

Ad ogni modo in caso di emorragia particolarmente grave può essere utile applicare a

monte della ferita un laccio emostatico, segnandosi l'ora da apposizione ed allentandolo

ogni 10 minuti circa per favorire comunque l'arrivo di sangue al resto dell'arto.

COSA NON FARE

Dal momento che i monconi ossei possono essere taglienti, è necessario evitare che

l'infortunato si sposti, o venga spostato per evitare ulteriori danni.

Mai effettuare la riduzione della frattura dal momento che si tratta di una manovra di

esclusiva competenza medica.

ATTENZIONE:

Se sussiste il solo sospetto di fratture alla colonna vertebrale, limitarsi a chiamare il 118,

perchè una manovra errata potrebbe mettere a rischio la vita della vittima o condannarlo

alla sedia a rotelle.

Lussazioni

Le ossa che compongono lo scheletro umano sono tenute insieme dalle articolazioni che

vengono classificate, in base al grado di mobilità, in fisse, mobili e semimobili.

Ogni articolazione mobile è a sua volta circondata e sostenuta da legamenti e da un

manicotto fibroso, detto capsula articolare, che ricopre l'intera articolazione.

La stabilità dei due capi ossei è garantita anche dai tendini dei muscoli che si inseriscono

in prossimità della rima articolare.

La lussazione o slogatura è un evento traumatico che causa la perdita dei rapporti

reciproci tra i capi articolari di un'articolazione.

Lo slittamento a livello cartilagineo delle due estremità ossee è consentito dalla rottura,

almeno parziale, della capsula e dei legamenti che stabilizzano l'articolazione.

Talvolta a tali lesioni si associano quelle della cartilagine articolare, dei vasi, delle ossa e

della cute (lussazione esposta) e dei nervi.

Le lussazioni si dividono in complete ed incomplete.

Nel primo caso vi è una netta separazione tra le due superfici articolari, mentre nel

secondo (detta anche sublussazione) i capi ossei rimangono parzialmente in contatto tra

di loro.

In entrambi i casi è necessario un intervento esterno per riportare in sede le due superfici

articolari fuoriuscite.

Al contrario se dopo l'incidente le due estremità ossee si riposizionano da sole non si

parla più di lussazione ma di distorsione articolare.

Le lussazioni interessano più frequentemente la spalla (circa il 50% dei casi), il gomito,

l'anca, le dita e la rotula; le sublussazioni sono invece più comuni a livello della caviglia e

del ginocchio.

Una lussazione si manifesta nella stragrande maggioranza dei casi quando un forte

trauma colpisce l'articolazione o quando questa, durante un movimento, supera il limite

della normale mobilità.

Non a caso le articolazioni più colpite sono anche quelle più mobili; a livello articolare,

dunque, mobilità ed instabilità vanno di pari passo.

SINTOMI

- Instabilità articolare

- Impossibilità nei movimenti che coinvolgono l'articolazione colpita

- Deformazione articolare visibile e palpabile

- Dolore improvviso ed acuto enfatizzato dalla palpazione

- Gonfiore, abrasione, cute con ecchimosi

COSA FARE

- attivare il 118

- cercare di immobilizzare l'articolazione con massima cura ed evitando movimenti

bruschi.

- applicare del ghiaccio sulla zona colpita frapponendo un fazzoletto o della garza per

ridurre il gonfiore e la sintomatologia dolorosa

COSA NON FARE

- tentare di ridurre la lussazione

Nella fase acuta del trauma, il compito di ridurre la lussazione spetta esclusivamente al

medico che, grazie alle sue conoscenze, potrà rimettere in sede le superfici articolari

senza creare, o comunque minimizzando, ulteriori lesioni. Talvolta tale manovra viene

effettuata in anestesia locale.