Disgrafia - Maria Matera 18.03.13 - Centro...

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LA DISGRAFIA di Maria Matera, grafologa e rieducatrice della scrittura Imparare a scrivere è un’operazione molto complessa e per nulla spontanea. Poiché è un’operazione complessa, richiede l’acquisizione di specifici prerequisiti legati in particolare alla motricità globale e fine, alla coordinazione oculo-manuale, allo sviluppo adeguato del sistema percettivo e propriocettivo. E poiché è un’operazione non spontanea, è necessario che al bambino vengano fornite indicazioni precise e strutturate su come devono essere eseguite le lettere, su come devono essere disposte nel foglio, oltre che su come deve essere impugnata la matita o la penna e su qual è la postura corretta per scrivere bene. Queste ultime indicazioni sono molto importanti perché l’affaticamento, tanto spesso riscontrabile nei bambini, è causato proprio da una contrattura di spalla, mano, braccio, dita favorita da una impugnatura e da una postura non funzionali. Che cos’è la disgrafia La disgrafia è un deficit del tracciato grafico, caratterizzato dall’incapacità di riprodurre correttamente, da un punto di vista grafo-motorio, i segni alfabetici e numerici in assenza di deficit neurologici o intellettivi. Si tratta cioè di un disturbo delle abilità esecutive che dà origine a prodotti grafici scadenti. Le scritture disgrafiche si presentano infatti come grafie poco leggibili, dai gesti maldestri, eccessivamente lente o eccessivamente veloci, irregolari o eccessivamente regolari in tutti i generi, disordinate, con legamenti interletterali mal compiuti. In generale, cioè, queste grafie presentano una cattiva conduzione del gesto e sono spesso associate a dolore agli arti (mano, braccio, spalla). Le cause della disgrafie possono essere fatte risalire, in generale, a due motivi. Il primo è il mancato raggiungimento di quei pre-requisiti che sono indispensabili per imparare a scrivere. In particolare il non adeguato sviluppo della motricità fine porta i bambini ad un uso parziale della mano e delle dita. Il nostro modo di vivere ha per altro ristretto in maniera considerevole l’ambito dei giochi, intesi a sviluppare la motricità fine. La seconda causa della disgrafia deve essere fatta risalire ad una carenza del sistema scolastico poco attento all’aspetto esecutivo della scrittura che viene completamente trascurato. I bambini si trovano così ad automatizzare strategie errate che rendono la loro grafia faticosa e poco funzionale oltre ad una presa della penna poco funzionale. Imparare a scrivere bene è infatti come imparare a giocare a tennis. Per fare un buon tennista non è sufficiente fornire racchetta e pallina: è necessario insegnare come tenere racchetta e pallina e come utilizzarli affinchè il tiro vada a segno.

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LA DISGRAFIA

di Maria Matera, grafologa e rieducatrice della scrittura

Imparare a scrivere è un’operazione molto complessa e per nulla spontanea.

Poiché è un’operazione complessa, richiede l’acquisizione di specifici prerequisiti legati in particolare alla motricità

globale e fine, alla coordinazione oculo-manuale, allo sviluppo adeguato del sistema percettivo e propriocettivo.

E poiché è un’operazione non spontanea, è necessario che al bambino vengano fornite indicazioni precise e

strutturate su come devono essere eseguite le lettere, su come devono essere disposte nel foglio, oltre che su come

deve essere impugnata la matita o la penna e su qual è la postura corretta per scrivere bene.

Queste ultime indicazioni sono molto importanti perché l’affaticamento, tanto spesso riscontrabile nei bambini, è

causato proprio da una contrattura di spalla, mano, braccio, dita favorita da una impugnatura e da una postura non

funzionali.

Che cos’è la disgrafia

La disgrafia è un deficit del tracciato grafico, caratterizzato dall’incapacità di riprodurre correttamente, da un punto di

vista grafo-motorio, i segni alfabetici e numerici in assenza di deficit neurologici o intellettivi. Si tratta cioè di un

disturbo delle abilità esecutive che dà origine a prodotti grafici scadenti.

Le scritture disgrafiche si presentano infatti come grafie poco leggibili, dai gesti maldestri, eccessivamente lente o

eccessivamente veloci, irregolari o eccessivamente regolari in tutti i generi, disordinate, con legamenti interletterali

mal compiuti. In generale, cioè, queste grafie presentano una cattiva conduzione del gesto e sono spesso associate a

dolore agli arti (mano, braccio, spalla).

Le cause della disgrafie possono essere fatte risalire, in generale, a due motivi.

Il primo è il mancato raggiungimento di quei pre-requisiti che sono indispensabili per imparare a scrivere. In

particolare il non adeguato sviluppo della motricità fine porta i bambini ad un uso parziale della mano e delle dita. Il

nostro modo di vivere ha per altro ristretto in maniera considerevole l’ambito dei giochi, intesi a sviluppare la

motricità fine.

La seconda causa della disgrafia deve essere fatta risalire ad una carenza del sistema scolastico poco attento

all’aspetto esecutivo della scrittura che viene completamente trascurato. I bambini si trovano così ad automatizzare

strategie errate che rendono la loro grafia faticosa e poco funzionale oltre ad una presa della penna poco funzionale.

Imparare a scrivere bene è infatti come imparare a giocare a tennis. Per fare un buon tennista non è sufficiente fornire

racchetta e pallina: è necessario insegnare come tenere racchetta e pallina e come utilizzarli affinchè il tiro vada a

segno.

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Come si cura la disgrafia

Partendo dalla considerazione che la disgrafia ha due principali cause e cioè il mancato raggiungimento di quei pre-

requisiti che sono indispensabili per imparare a scrivere e l’automatizzazione di strategie errate per l’assenza di una

pedagogia dell’atto grafico, la riabilitazione ha due obiettivi principali e cioè l’acquisizione di una nuova

consapevolezza psicomotoria attraverso esercizi di rilassamento, tonificazione, coordinazione motoria e l’acquisizione

di una scrittura funzionale attraverso esercizi di tipo grafo-motorio.

Per fare questo il rieducatore lavora su tre livelli: motorio con esercizi per tonificare e dissociare braccia, mani, dita;

posturale con l’impostazione di corretta postura e impugnatura; grafo-motorio con esercizi che utilizzno tecniche

pittografiche e scrittografiche secondo i criteri metodologici precisi.

Gli incontri durano 45/50 minuti e si svolgono una volta a settimana. I tempi del recupero dipendono da bambino a

bambino.

Ecco alcuni esempi di rieducazioni effettuate.

Bambino di 7 anni, destrorso, all’inizio della seconda elementare. Il percorso di rieducazione è terminato a gennaio

con ottimi risultati. Richiamato per un monitoraggio a marzo, il bambino mostra di aver consolidato ed interiorizzato

gli apprendimenti.

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Bambino di 8 anno, destrorso, terza elementare. Il percorso di rieducazione è iniziato a settembre e si è concluso a

marzo. A gennaio la grafia risulta già sufficientemente fluida con l’acquisizione di collegamenti interletterali curvilinei.

Ragazzo di 13 anni, destrorso, II media. Il percorso di rieducazione ha previsto 10 incontri. La grafia complicata e

faticosa si è alleggerita diventando fluida e leggibile.