DIRITTO DEL LAVORO 2004-05 Ciclo di seminari: Il lavoratore come persona Diritti e tecniche di...
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DIRITTO DEL LAVORO 2004-05
Ciclo di seminari: Il lavoratore come personaDiritti e tecniche di tutela
TUTELA DEL LAVORO E TUTELA DEL LAVORO SUBORDINATO
Come cambia il lavoro: moltiplicazione dei tipi e tramonto del lavoro subordinato tipico.
Il problema dell’identità del diritto del lavoro oggiPuò essere ancora valida l’equazione tra diritto del
lavoro e diritto del lavoro subordinato per il
profilo delle tutele?
Il diritto del lavoro (subordinato)
Perché la subordinazione è così importante?
Lavoro subordinato
Lavoro autonomo
La linea Maginot
Perché la distinzione?
Da che parte della linea conviene stare?
Alternativa drastica: Al di qua della linea Maginot della subordinazione, tutto. Al di la, niente
Tutele tradizionali del lavoro subordinato Tutela malattia Diritti sindacali in azienda Riposi e ferie Limiti di orario Garanzie retributive Tutela contro i licenziamenti
Tutele e diritti tipici del lavoro subordinato
La prima parte dello statuto dei lavoratori
La difesa della libertà individuali Limiti al potere di controllo del datore di
lavoro Diritto alla privacy Libertà di associazione e divieto di atti
discriminatori (art. 14-15-16) Nullità degli atti discriminatori diretti a
subordinare l’occupazione di un lavoratore alla condizione che aderisca ovvero che cessi di farne parte
Le norme statutarie a garanzia della libertà sindacale
La difesa delle libertà individuali
I diritti di partecipazione individuale La promozione dell’organizzazione
sindacale e dell’attività sindacale in azienda
i diritti strumentali alla libertà individuale (il divieto di licenziamento)
Le garanzie contro il licenziamento individuale
Appartengono alla dimensione della libertà individuale connessa quindi ai diritti fondamentali
Il licenziamento discriminatorio
Una nuova generazione di diritti: al di là della subordinazione
DIRITTI “PERSONALI” DEL LAVORATORE A non essere discriminato Ad un ambiente di lavoro salubre Alla riservatezza A gestire i tempi di non-lavoro
DIRITTI “PROFESSIONALI” LAVORATORE Alla tutela della sua professionalità Alla retribuzione A non essere licenziato senza giusta
causa o giustificato motivo
Generalizzabili
Solo per il lavoro subordinato
I diritti dello statuto (sintesi)
Primo gruppo - diritti fondamentali di libertà: libertà d'opinione; divieti di controllo a distanza; regolamentazione delle visite personali di controllo; divieti di indagine sulle opinioni; divieto di utilizzare personale di vigilanza nei reparti di
produzione; tutela della salute e della sicurezza.
II gruppo: diritti promozionali della attività sindacale in azienda
Diritti funzionali a promuovere la presenza sindacale in azienda: la tecnica della legislazione di sostegno.
diritto d'assemblea, permessi per i dirigenti delle RSA, diritto ai locali, diritto a spazi per affissioni, contributi sindacali.
III Gruppo normativo
- diritti individuali strumentali ai diritti di libertà (ridefiniscono normativamente il rapporto di lavoro)
Limiti al potere disciplinare Limiti al licenziamento Divieto di ius variandi in peius
artt. 7, 13, 18 statuto dei lavoratori
Il fenomeno definito della neocodificazione
La seconda generazione di diritti (non appartengono ai soli lavoratori subordinati – collegati all’esperienza del lavoro come
esperienza esistenziale e polivalente) Dignità, benessere, sicurezza Il diritto al sapere e alla formazione permanente (le
capalibilities) I nuovi diritti (alla diversità, alla eccentricità, alla
identità etnica, alla identità sessuale Il contrasto al nuovo malessere (stress, mobbing, burn
out), La tutela delle nuove debolezze: la precarietà,
l’handicap, l’età, l’insicurezza esistenziale Esiste ed è tutelabile un diritto ad essere felici nel
posto di lavoro? I diritti esistenziali: (lusso delle società post fordiste?)
LA TUTELA DELLA SALUTE E DELLA
SICUREZZALe disposizioni di riferimento.
Norme della Costituzione ma non solo…disposizioni di riferimento
Principali disposizioni costituzionali di riferimento alla personalità e al lavoro
sans phrase L’art. 3 comma 2: E’ compito della Repubblica
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e
l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale
del Paese.
art. 4 comma 2 Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie
possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che
concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Art. 2 compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
(segue)
Art. 35:La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori
La Costituzione europea
Il preambolo: Convinti che l'Europa riunificata dopo esperienze
amare, intende proseguire questo percorso di civiltà, di progresso e di prosperità per il bene di tutti i suoi abitanti, compresi i più deboli e bisognosi; che vuole restare un continente aperto alla cultura, al sapere e al progresso sociale; che desidera approfondire il carattere democratico e trasparente della vita pubblica e operare a favore della pace, della giustizia e della solidarietà nel mondo;
Altre norme (I e II parte della Costituzione) Rinvio Articolo I-2: Valori dell'Unione
L'Unione si fonda sui valori della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a una minoranza. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società fondata sul pluralismo, sulla non discriminazione, sulla tolleranza, sulla giustizia, sulla solidarietà e sulla parità tra donne e uomini.
Art. II-1 La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e
tutelata. Articolo II-3: Diritto all’integrità della persona
1. Ogni individuo ha diritto alla propria integrità fisica e psichica. Articolo II-6: Diritto alla libertà e alla sicurezza
Ogni individuo ha diritto alla libertà e alla sicurezza. Articolo II-8: Protezione dei dati di carattere personale
1. Ogni individuo ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che lo riguardano.
La tutela positiva
L’art. 2087 dall’obbligazione di sicurezza all’obbligazione di benessere (oltre il lavoro subordinato)
La tutela del benessere familiare e della vita di relazione (conciliare i tempi di vita e i tempi di lavoro: i congedi parentali e permessi per figli e disabili)
La tutela della professionalità e della conoscenza (la perdita di chance e deprofessionalizzazione)
La tutela contro il mobbing La tutela antidiscriminatoria I nuovi danni: danno non
patrimoniale, danno biologico e danno esistenziale
v
IL D.Lgs. 26 marzo 2001, n. 15 1, Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità prevede la possibilità di congedi parentali fino al compimento di otto anni di età del bambino, anche in caso di adozione o affidamento, riposi giornalieri, riposi e permessi per i figli con handicap grave, congedi per malattie del figlio, esonero dal lavoro notturno delle lavoratricimadri, tutela rafforzata in relazione alle dimissioni.
La tutela della salute e della sicurezza
La regolamentazione nel diritto comunitario e nel diritto nazionale
Le fonti
Il ruolo del diritto comunitario: la comunitarizzazione della disciplina diritto comunitario (la direttiva quadro 391/89 e le disposizioni
nazionali di ricezione art. 626/94). norme costituzionali
art. 32 della Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti”)
Art. 41 Cost.. L’iniziativa economica privata è libera (co. 1). Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana (fondamento “indiretto”).
La rilevanza pubblicistica della disciplina
Diritto civile D iritto penale D iritto am m inistrativo
Le branche del diritto coinvolte
I pilastri della legislazione sociale I pilastri della legislazione sociale delle originidelle origini
Limitazione dell’orario di lavoro
Divieto di lavoro minorile
Istituzione degli Ispettoratidel lavoro
Sistema di assicurazionisociali
Il codice civile L’art. 2087 c.c.
“L’imprenditore è tenuto ad adottare le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”
Ratio della disposizione: l’organizzazione fordista del lavoro. Limitazione della discrezionalità del lavoratore e ampia parcellizzazione delle mansioni
In un modello così concepito e a forte pianificazione diventava necessario che fossero predisposte le misure più idonee a garantire una sensibile diminuzione delle cause di turbamento del ciclo produttivo, tra le quali rientrano anche l’infortunio sul lavoro e la malattia professionale.
In tale esigenza troverebbe giustificazione l’obbligazione di sicurezza sancita dall’art. 2087 C.C.
Nel tempo, l’art. 2087 C.C. è stato interpretato in termini meno fordisti e, ferma la tutela della salute, l’indagine degli interpreti si è spinta verso la personalità morale del lavoratore
La norma ha una ispirazione tipicamente “prevenzionistica” (massima sicurezza tecnologicamente fattibile)
Esiste un Esiste un contrasto fra l’art. contrasto fra l’art. 2087 cod. civ. e 2087 cod. civ. e l’art. 41 Cost.?l’art. 41 Cost.?
La Corte La Corte Costituzionale lo Costituzionale lo ha negato ha negato (sentenza n. 103 (sentenza n. 103 del 1989)del 1989)
La legislazione speciale degli La legislazione speciale degli anni ‘50anni ‘50
I dpr n. 547 del 1955 e n. 303 del 1956:1) Allargamento del campo di applicazione della normativa
antinfortunistica (tutti i datori di lavoro);
2) Estensione del dovere di prevenzione anche a dirigenti, preposti, lavoratori;
3) Introduzione di normativa specifica di carattere tecnico - normativo
Apprestamento delle misure dirette evitare il verificarsi di incidenti misure sul lavoro (dpr n. 547 del 1955)
Apprestamento delle misure idonee a garantire la salubrità dell’ambiente di lavoro (dpr n. 303 del 1956)
La tendenziale insufficienza La tendenziale insufficienza della disciplina…...della disciplina…...
Le ragioni secondo gli esperti:
1) Scarsa capacità “preventiva” della norma codicistica e prevalenza della c.d. monetizzazione del danno;
2) Frammentazione tecnica e esposizione a rapida obsolescenza della normativa speciale;
3) Approccio individualistico del legislatore a fronte del rilievo squisitamente “collettivo” del problema
…….. e la supplenza della .. e la supplenza della normativa penalisticanormativa penalistica
Art. 437 cod. pen. “Chiunque omette di collocare impianti, apparecchi o segnali destinati a prevenire disastri o infortuni sul lavoro, ovvero li rimuove o li danneggia, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. Se dal fatto deriva un disastro o un infortunio, la pena è della reclusione da tre a dieci anni”.
Art. 451 cod. pen. “Chiunque, per colpa, omette di collocare, ovvero rimuove o rende inservibili apparecchi o altri mezzi destinati alla estinzione di un incendio, o al salvataggio o al soccorso contro disastri o infortuni sul lavoro, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa da lire duecentomila a un milione”.
Le riforme degli anni ‘70:Le riforme degli anni ‘70:
Art. 9 Statuto dei lavoratori:
Promuove forme di controllo dei lavoratori, mediante loro rappresentanze, sull’applicazione delle norme in materia antiinfortunistica e promozione della ricerca
Legge n. 833 del 1978 (istitutiva del SSN):
1) Rafforza la “sindacalizzazione” del controllo sull’ambiente di lavoro (art. 20);
2) Affida alle ASL i compiti di prevenzione e controllo (presidi sanitari) (art. 21)
Il salto di qualità: la Il salto di qualità: la disciplina comunitariadisciplina comunitaria Primo pilastro: dal 1987 è possibile approvare direttive Primo pilastro: dal 1987 è possibile approvare direttive a a
maggioranzamaggioranza sul tema della tutela della salute dei sul tema della tutela della salute dei lavoratori.lavoratori.
Secondo pilastro: la direttiva - quadro n. 391 del 1989 Secondo pilastro: la direttiva - quadro n. 391 del 1989 (misure generali) e le quattordici direttive “particolari” (misure generali) e le quattordici direttive “particolari” (luoghi di lavoro; attrezzature; dispostivi di protezione (luoghi di lavoro; attrezzature; dispostivi di protezione individuale; movimentazione dei carichi; videoterminali; individuale; movimentazione dei carichi; videoterminali; agenti cancerogeni, agenti biologici; cantieri temporanei agenti cancerogeni, agenti biologici; cantieri temporanei e mobili; segnaletica; lavoratrici madri; industrie e mobili; segnaletica; lavoratrici madri; industrie estrattive; lavoro nautico; agenti chimici).estrattive; lavoro nautico; agenti chimici).
Terzo pilastro: la sentenza della Corte di Giustizia del Terzo pilastro: la sentenza della Corte di Giustizia del 1994 sulla nozione ampia di “ambiente di lavoro”.1994 sulla nozione ampia di “ambiente di lavoro”.
Il recepimento della direttive Il recepimento della direttive comunitarie nel diritto italiano: il d. comunitarie nel diritto italiano: il d. lgs. n. 626 del 1994 e altri decreti lgs. n. 626 del 1994 e altri decreti “particolari”.“particolari”.
“Si tratta di un vero e proprio Statuto dei diritti e dei doveri in ordine alla salvaguardia della sicurezza del lavoro”;
“E’ reso peculiare dal fatto che esso introduce una regolamentazione per principi, capace di orientare inmodo omogeneo e razionale l’intera materia verso obiettivi garantistici”;
Hanno detto di lui….
“Identifica la nozione di sicurezza dell’ambiente di lavoro non più come sommatoria di singole misure di sicurezza, bensì come una condizione che qualifica un bene autonomo, costituito dall’ambiente di vita e di lavoro”.
Il campo di applicazione Il campo di applicazione oggettivo della disciplinaoggettivo della disciplina
Tutti i settori di attività privati o pubblici I settori cui il decreto si applica con
“temperamenti”, tenendo conto delle particolari esigenze del servizio espletato (forze armate e di polizia, strutture giudiziarie, università, istituti di istruzione, archivi, biblioteche, musei, aree archeologiche, mezzi di trasporto aereo e marittimo)
Sono previste inoltre alcune semplificazioni per le piccole e medie imprese
Il campo di applicazione Il campo di applicazione soggettivo della disciplinasoggettivo della disciplina
La disciplina si applica ai “lavoratori”, intesi come persone che prestano il proprio lavoro alle dipendenze altrui con rapporto di lavoro subordinato.
Soggetti equiparati ai primi: soci lavoratori delle cooperative, stagisti, allievi degli istituti di istruzione ed universitari, partecipanti ai corsi di formazione professionale.
Tendenza espansiva della disciplina: anche ai nuovi lavori la somministrazione, oltre alla previsione, al comma 4 lett.
c dell'art. 20, della non utilizzabilità di tale forma di contratto per le imprese che non abbiano effettuato la valutazione dei rischi a norma della 626, è previsto all'art. 22 che i lavoratori somministrati sono computati al fine dell'applicazione della norme in materia di salute e sicurezza; disposizioni in materia di informazione si ritrovano all'art. 23 comma 5.
il lavoro intermittente, oltre al richiamo, identico a quello previsto per la somministrazione, all'art. 34 lett. c, obblighi di informazione sono previsti dall'art 35 e dalla lett.f dell'art. 36;
il lavoro ripartito, art. 42 lett. c in materia di comunicazioni;
il lavoro a progetto, la lett e dell'art 62 per quanto riguarda la forma del contratto e l'art 66 comma 4 in materia di diritti del lavoratore che estende integralmente a tela categoria di lavoratori le tutele della 626 quando si svolgano attività in luoghi di lavoro del committente.
La nozione di lavoratore nel decreto Biagi "qualsiasi persona che lavora o che è
in cerca di un lavoro" (art.2, 1°comma, lett.j).
Ci si allontana dal consueto riferimento al lavoro dipendente, in coerenza con le materie trattate nel decreto.
Tendenza recente
L’art. 2087 c.c. come norma di riferimento della tutela integrale del lavoratore come persona: il lavoratore nella sua veste di cittadino prima ancora che il cittadino nella sua vesta di lavoratore.
La tutela della personalità
Protezione anche nei confronti dei danni non Protezione anche nei confronti dei danni non patrimoniali (si accentua il profilo risarcitorio / patrimoniali (si accentua il profilo risarcitorio /
riparatorio)riparatorio)
: la giurisprudenza lavoristica in parallelo allo sviluppo della discussione privatistica sulla responsabilità (civile) per danni alla persona, ha individuato, anche nel contesto del rapporto di lavoro, una nutrita serie di danni non patrimoniali risarcibili . Il danno biologico e alla salute (oltre la riparazione
assicurativa) Il danno da demansionamento Il danno da mobbing: realizzazione da parte del datore di
lavoro, di superiori (c.d. bossing) o di altri dipendenti (ovviamente se conosciuti e tollerati dal datore di lavoro) di comportamenti vessatori o persecutori (fra cui rientrano le molestie sessuali)
Il danno esistenziale
La norma di riferimento per il diritto del lavoro rimane l’art. 2087 cc sia per quanto attiene
alla protezione dell’integrità fisica
sia in ordine alla valorizzazione della «personalità morale» del prestatore di lavoro
Tendenza espansiva Della tutela ex art. 2087
Responsabilità contrattuale o extracontrattuale del datore del lavoro? la norma impone ad un
contraente uno sforzo diretto alla predisposizione, nell’ambiente di lavoro, delle misure idonee alla prevenzione di infortuni e malattie professionali,
l’ordinamento appronta una protezione – ed una conseguente azione – a chiunque, al di fuori di una relazione contrattuale, si trovi a subire un danno, connotato da ingiustizia ed antigiuridicità.
Nel primo casoil bene tutelato
è proprio la prevenzione da eventi dannosi,
nel secondo l’accento legislativo
cade sulla riparazione delle conseguenze
di un evento già verificatosi.
Conseguenze
Nel secondo caso si ha una prevalenza delle norme pubbliciste (teoria dell’interesse legittimo nel rapporto privato)
Soluzione prevalente nella dottrina lavorista: non può darsi obbligazione lavorativa che non supponga il rispetto delle misure di sicurezza
tale obbligo deve entrare a pieno titolo all’interno della struttura del rapporto obbligatorio condizionando la dimensione e la misura dell’adempimento.
Valenza prevenzionista dell’art. 2087 La norma si inserisce nel contesto del diritto
prevenzionistico e regola gli obblighi del datore diretti a prevenire gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, attraverso la predisposizione di tutte le misure ritenute necessarie. Essa evoca dunque una obbligazione di facere, il cui inadempimento è – quasi sempre – sanzionato penalmente e comporta il confronto con l’interfaccia pubblica che si occupa di vigilare sulla corretta applicazione della normativa di prevenzione.
l’adempimento in forma specifica costituisce il prius logico a fronte di una tutela meramente risarcitoria, che è a sua volta logicamente preceduta dagli usuali rimedi endo-contrattuali, come l’eccezione di inadempimento (art. 1453 c.c.).
la pretesa risarcitoria non costituisce l’oggetto immediato e diretto della strategia di tutela ma solo un (eventuale) succedaneo all’adempimento «in natura» dell’obbligazione principale.
Diverso percorso della giurisprudenza L’art. 2087 anche come fonte di responsabilità
extracontrattuale (ex art. 2043) del datore di lavoro. Operazione equitatitva: allargamento dell’area della
tutela di tipo risarcitorio nei confronti del lavoro. comporta la realizzazione di un’operazione di
trapianto alla sponda giuslavoristica delle elaborazioni civilistiche sulle nuove figure di danno risarcibile (alla salute, biologico, esistenziale all’immagine, alla vita di relazione, ecc.).
Danno biologico nozione
Il danno biologico, inteso come menomazione dell'integrità psicofisica del soggetto, è diverso ontologicamente sia dal cosiddetto danno morale sia dal danno da mancato reddito in dipendenza della perdita o diminuzione della capacità lavorativa.
Il danno biologico come effetto di responsabilità extracontrattuale
la tematica del danno biologico è nata e si è sviluppata sul terreno dell’illecito aquiliano. in tale contesto il rimedio risarcitorio è l’unico spendibile, rappresentando l’unica forma di riparazione del diritto leso . Cass. civ., sez. lav., 30/07/2003,
n.11704 Il credito del lavoratore nei confronti del
proprio datore di lavoro, volto al risarcimento dei danni biologico e morale derivatigli in occasione di un infortunio sul lavoro, non ha natura giuridica di credito di lavoro, trovando nel rapporto di lavoro soltanto l'occasione di contatto sociale che ha determinato la sua insorgenza, ma ha natura di credito risarcitorio
Risarcimento oltre il danno assicurato.
Cass. civ., sez. lav., 04/10/1994, n.8054 Esso è, dunque autonomamente valutabile, ma non
può influire sul riconoscimento della rendita da inabilità permanente in favore del lavoratore infortunato, dovendo questa essere calcolata con riguardo al grado di diminuzione dell'attitudine al lavoro (generica) secondo i criteri previsti dall'art. 78 del d.P.R. 30 giugno 1965 n. 1124. Infatti, l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro è finalizzata al risarcimento di tale perdita o diminuzione e non al risarcimento del danno inteso nella più ampia nozione di cui agli artt. 2043 e ss. c.c., rispetto al quale sussiste la responsabilità del datore di lavoro, non esonerato dalla copertura assicurativa (correlata unicamente alla menomazione dell'attitudine lavorativa), semprechè sia fornita la prova del comportamento colposo dello stesso o di suoi sottoposti in relazione all'infortunio.
Il danno da demansionamento la figura «danno da demansionamento non ha origine
normativa, ma è frutto di elaborazione giurisprudenziale. Con essa si intende descrivere il pregiudizio sofferto dal
lavoratore per effetto dello spostamento a mansioni inferiori, in violazione della norma contenuta nell’art. 2103 C.C. E’, in altre parole, il danno prodotto dall’inadempimento del datore di lavoro rispetto al dovere di adibire il lavoratore alle mansioni per le quali è stato assunto o ad altre equivalenti
Danno da inadempimento. Secondo una giurisprudenza consolidato in ambiti estranei al
rapporto di lavoro, insieme alla responsabilità contrattuale può concorrere una responsabilità extracontrattuale, allorquando il medesimo fatto illecito violi non solo i diritti specifici derivanti dal contratto, ma anche diritti che alla persona offesa spettano indipendentemente da un rapporto contrattuale
anche nella prassi giurisprudenziale lavoristica , si rinvengono casi nei quali è stata connessa alla violazione dell’art. 2103 C.C. un’ulteriore valenza di illecito extracontrattuale
Il danno da demansionamento Cass. civ., 18 ottobre 1999, n. 11727
Il demansionamento professionale di un lavoratore non solo viola lo specifico divieto di cui all’art. 2103 C.C. ma ridonda in lesione del diritto fondamentale, da riconoscere al lavoratore anche in quanto cittadino, alla libera esplicazione della sua personalità nel luogo di lavoro con la conseguenza che il pregiudizio correlato a siffatta lesione, spiegandosi nella vita professionale e di relazione dell ’interessato ha una indubbia dimensione patrimoniale che lo rende suscettibile di risarcimento e di valutazione anche equitativa, secondo quanto previsto dall’art. 1226 c.c..
Dalla motivazione
Il danno da demansionamento professionale di un lavoratore - demansionamento, peraltro, come nel caso di specie, di notevole spessore - non si identifica con un pregiudizio unico ed immediato, come potrebbe essere, ad es., per quella parte relativa alla maggior sofferenza nell’espletamento delle inferiori mansioni, ma si risolve in un effettivo, concreto e inevitabile ridimensionamento dei vari aspetti della vita professionale, che costituisce a sua volta un bagaglio peggiorativo diretto ad interferire negativamente nelle infinite espressioni future dell’attività lavorativa.
Il caso Santoro
L‘assegnazione del direttore di testata, che svolga la sua attività di realizzatore e conduttore di programmi di approfondimento, ad altro tipo di programma, diverso per visibilità, e quantità di impegno, integra gli estremi della violazione del disposto di cui all‘art. 2103 c.c., trattandosi, altresì, di mansione non equivalente.
TRIBUNALE DI ROMA, sez. lavoro - Ordinanza del 9 dicembre 2002
Il danno esistenziale
Secondo l’impostazione corrente quest’ultima fattispecie di danno si distingue da quello biologico o «alla salute» per il fatto di coinvolgere compromissioni che non attengono alla sfera delle menomazioni fisio-psichiche, ma ad altri valori, considerati ugualmente tutelati e/o meritevoli di tutela da parte dell’ordinamento, quali la vita di relazione, gli affetti personali, i rapporti sociali, ecc.
Il danno esistenziale La lesione della personalità morale del dipendente costituisce
violazione dell'art. 2087 c.c. e dà luogo a un danno esistenziale, la cui nozione è distinta da quella del danno biologico, che presuppone un pregiudizio alla salute fisica o psichica, e da quella del danno morale, che consegue quando il fatto lesivo costituisce ipotesi di reato; l'ammontare del danno esistenziale è quantificabile in via equitativa, ai sensi del combinato disposto degli art. 2056 e 1226 (nella fattispecie, affermata la lesione della personalità morale della dipendente che aveva subito molestie sessuali, il datore di lavoro e il molestatore sono stati condannati "in solido" al risarcimento del danno esistenziale, quantificato in via equitativa in lire 30 milioni, utilizzando il parametro delle quindici mensilità previsto in caso di licenziamento; il solo molestatore è stato inoltre condannato al risarcimento del danno morale, quantificato in lire 15 milioni).
Trib. Pisa, 06/10/2001
Il danno morale
E' infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 2059 c.c., in quanto la norma codicistica va interpretata nel senso che il danno non patrimoniale, ove riferito all'astratta fattispecie di reato, è risarcibile anche nell'ipotesi in cui, in sede civile la colpa dell'autore del fatto risulti da una presunzione di legge, in riferimento all'art. 3 Cost. (sulla base di questo principio è stata dichiarata inammissibile l'ulteriore questione di legittimità costituzionale dell'art. 2059 c.c., in quanto limiterebbe la risarcibilità del danno non patrimoniale ai soli casi stabiliti dalla legge, in riferimento agli artt. 2 e 3 Cost.).
Il mutamento legislativo e giurisprudenziale ha fatto assumere all'art. 2059 c.c. una funzione non più sanzionatoria, ma soltanto tipizzante dei singoli casi di risarcibilità del danno non patrimoniale. Su tale base, pertanto, anche il riferimento al "reato" contenuto nell'art. 185 c.p., in coerenza con la diversa funzione assolta dalla norma impugnata, non postula più, come si riteneva per il passato, la ricorrenza di una concreta fattispecie di reato, ma solo una fattispecie corrispondente nella sua oggettività all'astratta previsione di una figura di reato. Con la conseguente possibilità che ai fini civili la responsabilità sia ritenuta per effetto di una presunzione di legge. Conclusivamente, l'art. 2059 c.c. deve essere interpretato nel senso che il danno non patrimoniale, in quanto riferito alla astratta fattispecie di reato, è risarcibile anche nell'ipotesi in cui, in sede civile, la colpa dell'autore del fatto risulti da una presunzione di legge.
Corte cost., 11/07/2003, n.233
Il risarcimento del danno non patrimoniale è dovuto ogniqualvolta vi sia stata una lesione di valori della persona costituzionalmente garantiti ancorché
tale lesione non derivi da reato.
Cass. civ., sez. III, 31/05/2003, n.8828