Diritti svenduti in cambio di promesse · business concordi che gli accordi commerciali debbano...

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____ Testo a cura di Monica Di Sisto - Editing Francesco Panié - Campagna Stop TTIP Italia www.stop-ttip-italia.net

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Diritti svenduti in cambio di promesse Zombie-TTIP, il ritorno del trattato mai morto

La Commissione europea si allea con Trump e risuscita uno Zombie-TTIP per svendere sicurezza, regole e ambiente. Verso un “golpe bianco” UE-USA contro l’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto)

Abbiamo proprio bisogno di veder risuscitare come uno Zombie-TTIP (mascherato da salvatore) il Trattato transatlantico di liberalizzazione di scambi e servizi tra Usa e Ue (TTIP) e di vedere le istituzioni Usa e Ue portare insieme l’ennesimo attacco agli standard europei su ambiente, chimica, Ogm, servizi pubblici, finanza e salute? O di far scuotere e inquinare il pianeta per importare più gas liquido dagli Usa in cambio di una sfumata promessa del presidente Donald Trump di rimuovere i dazi su acciaio e alluminio, dato che fino a ieri era additato dai vertici Ue come il male assoluto? Noi, cittadine e cittadini semplici, proprio no. Ma è questa la trama del brutto “B-movie” che il presidente della Commissione europea Junker ha interpretato volando a Washington, dove ha sottoscritto, insieme al presidente statunitense Donald Trump, una Dichiarazione Congiunta Usa-Ue che dovrebbe mettere fine alla presunta guerra commerciale in corso tra i due blocchi commerciali.

Usiamo il condizionale perché, in realtà, i dazi di Trump su acciaio e alluminio resteranno al loro posto. Motivo per cui, nel briefing con alcuni diplomatici europei che si è tenuto immediatamente dopo l’incontro, Juncker è stato duramente criticato per aver rotto il patto secondo cui non avrebbe negoziato con Trump prima che questo non avesse sollevato l’Europa sui dazi su acciaio e alluminio. Ma, come ripetiamo ormai da troppe settimane, di acciaio e alluminio a Bruxelles, retorica a parte, non importa nulla. Ci troviamo di fronte, molto più probabilmente, a un regalo pre-elettorale che la Commissione europea prova a fare ai grandi gruppi industriali e finanziari dei Paesi membri, prima delle consultazioni del maggio 2019 che potrebbero cambiare le maggioranze in Parlamento e la Commissione stessa. Soprattutto a quelli di alcuni Paesi.

Non è una novità infatti che, da un lato e dall’altro dell’oceano Atlantico, la comunità del business concordi che gli accordi commerciali debbano innanzitutto permettere loro di liberarsi di scomodi e costosi limiti posti dalle nostre regole e standard a protezione dei diritti sociali, ambientali, ma anche di un’economia sana che lavori per un benessere equo e diffuso, e non solo per le tasche di imprenditori e azionisti. Una cosa singolare è che, proprio come Trump ha fatto fino ad oggi, attirandosi ipocrite critiche da parte dell’Ue, la Commissione voglia farlo avocando a sé prerogative normative e regolamentari che i Parlamenti nazionali e quello europeo non le hanno mai delegato. Non lo chiamano più TTIP, ma è esattamente quanto 3 milioni e mezzo di cittadini europei ed oltre 74mila italiani hanno respinto al mittente due anni fa.

Con questa stessa mossa, inoltre, la Commissione europea va a sostenere il “golpe bianco” che da oltre un anno Trump sta orchestrando contro l’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), per portarla a non governare più le liberalizzazioni di commercio e servizi ricercando il consenso di tutti e 167 i Paesi membri. Usa e Ue chiedono alla Wto, che per la società civile è già poco democratica e sostenibile così, di permettere che vecchi e nuovi “padroni” del commercio avanzino per gruppi d’interesse, tema per tema, rompendo il principio del consenso, adottando regole negoziali e di trasparenza ancora più discutibili. Questa ipotesi, combattuta aspramente da Cina, India, Russia, da molti dei Paesi africani e dai Paesi più poveri, butta benzina su quella guerra commerciale globale che l’Europa, evidentemente solo a parole, dice di voler combattere. Riportiamo di seguito i temi salienti contenuti nella Dichiarazione Congiunta UE-USA pubblicata il 25 luglio scorso, spiegati alla luce di dettagli tecnici e retroscenai e rilanciamo la richiesta di fermare la deriva commerciale sostenuta dalla Commissione europea, per ripensare l’intero quadro negoziale, riorientarlo verso obiettivi di sicurezza e giustizia sociale, ambientale e di benessere diffuso, dentro e fuori l’Unione. Scopi sicuramente più responsabili e lungimiranti rispetto all’instabilità politica e ambientale alimentata dalla Commissione con la sua agenda commerciale degli ultimi15 anni.

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1. Verso un negoziato più opaco e sregolato del TTIP

“Abbiamo deciso di istituire immediatamente un Gruppo di lavoro esecutivo tra i nostri più stretti consulenti per portare avanti questa agenda congiunta. Inoltre, esso individuerà misure a breve termine per facilitare gli scambi commerciali e valutare le misure tariffarie esistenti. Mentre stiamo lavorando su questo, non andremo contro lo spirito di questo accordo, a meno che nessuna delle parti non risolva i negoziati”

Secondo il Trattato di Lisbona, la Commissione europea può negoziare temi commerciali soltanto su mandato esplicito e circostanziato del Consiglio europeo. Il Parlamento europeo è chiamato a indirizzarne la coerenza - anche se non può intervenire sul testo negoziale – e ad approvarne o bocciarne i risultati una volta che i testi dei trattati commerciali siano consolidati dalle due parti, firmati (per la nostra parte) dalla Commissione UE dopo il via libera dei Governi degli Stati Membri. Nel TTIP, dopo uno specifico ricorso all’Ombudsman che vigila sul corretto funzionamento delle istituzioni europee, come società civile siamo riusciti a ottenere che i parlamentari europei e nazionali potessero accedere ai testi negoziali a mano a mano che venivano consolidati. Il TTIP, inoltre, sarebbe stato sottoposto al voto di ratifica dei Parlamenti nazionali.

Per lo Zombie-TTIP, invece, la Commissione sembra aver sposato il formato negoziato a stelle e strisce, puntando a istituire un non meglio definito gruppo di consulenti che, senza rispondere a nessuno e senza alcun criterio condiviso per la nomina, si dovrebbe occupare di scrivere, negoziare e chiudere il documento corrispondente all’impegno assunto a Washington.

La commissaria europea al Commercio Cecilia Malmstrom ha coperto la sortita oceanica del presidente Juncker assicurando che “ha ricevuto il mandato di prevenire la guerra commerciale” nel recente vertice dei leader europei di Sofiaii. Ma essi non ha attribuito a Juncker alcuno specifico indirizzo e, come ha

ricordato il parlamentare europeo socialista tedesco Udo Bullmanniii, “è un bene che europei e americani parlino delle loro relazioni commerciali future. Ma non c’è al momento un mandato a riguardo. Conversazioni così serie non possono essere organizzate con un incontro alla Casa Bianca. Una cosa è chiara: se si intavolano dialoghi più seri, il Parlamento europeo deve entrare in gioco. Alla fine, non possono esistere accordi commerciali senza il nostro consenso. Il Parlamento dovrà esprimere un'opinione sulla questione del mandato per eventuali negoziati commerciali. Altrimenti, qualsiasi Commissione prima di questa avrebbe negoziato in condizioni asimmetricheiv”

Il TTIP originale fu lanciato al termine dei lavori istruiti dall’US-EU High Level Working Group, dopo il quale s’incanalò nella procedura prevista dai Trattati, pure con alcune derive non democratiche che i ricorsi e le campagne della società civile, insieme a una parte degli eletti, riuscirono in parte a far emergere rendendo il negoziato meno interessante per le lobby mandanti. E così, combinazione, Junker ha voluto convenire con Trump, che il TTIP-mai morto rappresenterebbe “una nuova fase delle relazioni tra Usa e Ue, una fase di stretta amicizia in cui vinceremo entrambi”, alludendo a un possibile alleggerimento della procedura negoziale con motivi di straordinarietà e urgenza. Un precedente in cui, tuttavia, la democrazia e trasparenza di cui Bruxelles fa vanto uscirebbero, ancora una volta, profondamente sconfitte.

La trattativa ha chiarito anche chi sono i Paesi che contano nella Commissione quando si viene al dunque: Bruxelles ha tenuto a far sapere che sono stati consultati in tempo reale la cancelliera tedesca Angela Merkel, il premier austriaco Sebastian Kurz e quello olandese Mark Rutte. Forse anche per questo il presidente francese Macron, reo di essere volato a Washington prima della Commissione, si è affrettato a dichiarare, in una conferenza congiunta con il premier spagnolo Pedro Sanchez, che “un buon dialogo commerciale si può svolgere solo sulla base di reciprocità e equilibrio, non in presenza di minacce… non sono favorevole a lanciare un dialogo commerciale di larga scala finché il contesto non lo consenta”. Il Governo italiano, ufficialmente non consultato, non ha preso posizione nonostante la lotta al TTIP sia stata uno dei cavalli di battaglia elettorali di Lega e M5Sv.

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2. Le tariffe USA su acciaio e alluminio UE restano in vigore, perché ci interessa altro

“Oggi abbiamo concordato, in primo luogo, di lavorare insieme verso tariffe zero, zero barriere non tariffarie e zero sussidi per prodotti industriali non auto. Lavoreremo anche per ridurre gli ostacoli e aumentare il commercio di servizi, prodotti chimici, prodotti farmaceutici, prodotti medici e soia”.

“Vogliamo anche risolvere le questioni tariffarie e di ritorsione su acciaio e alluminio”

Per avere i nomi e i cognomi delle lobby industriali che hanno fatto la valigia a Junker e si sono accertate che prendesse l’aereo giusto per Washington, e per avere la conferma che i dazi su acciaio e alluminio erano solo un alibi per la missione, è bastato guardare la struttura della Dichiarazione Usa-Ue. Acciaio e alluminio, infatti, vengono precipitati all’ultimo punto delle priorità, mentre in testa ci sono i veri protagonisti della resurrezione dello Zombie-TTIP.

I padroni dei settori che, sulle due sponde dell’Atlantico, vogliono un abbattimento delle tasse dell’import e dell’export, ma anche delle barriere non tariffarie (e quindi degli standard di qualità e sicurezza che oggi tendono più difficile o più costoso per chi li produce), sono quelli dei prodotti industriali, compresi quelli alimentari trasformati, ma anche di merceologie più sensibili come i prodotti chimici, farmaceutici e medici. Della soia parleremo più avanti.

Mani libere anche sui servizi, tutti inclusi, finanza compresa, senza nemmeno l’eccezione d’ufficio sui servizi pubblici non commerciali che il TTIP ostentava- senza vera efficacia nei confronti della liberalizzazione di settori essenziali come sanità, acqua e istruzione - nascondendo le proprie vere intenzioni dietro la retorica della Wtovi.

I diplomatici europei presenti all’operazione hanno tenuto a precisare più volte che non c’è “alcun collegamento” tra il contrasto su acciaio e alluminio e il nuovo idillio transatlantico sbocciato alla Casa Bianca. Trump, infatti, mantiene senza alcuna esitazione quel 25% di tasse sul valore dell’acciaio e il 10% sull’alluminio che le dogane americane impongono sull’export europeo dal 1 giugno di quest’anno.

Al contrario Juncker, pur non potendolo mettere nero su bianco per il veto esplicito della cancelliera Merkel, ha promesso a Trump di rivedere tutte le tasse e le barriere non tariffarie che rendono più costose le merci americane appena varcano le frontiere, compreso quel 10% in più sul prezzo delle auto americane che per Trump è una vera ossessione. La Germania ha tuttavia ottenuto che il settore dell’auto, dove impiega circa 800mila persone, fosse esplicitamente eccettuato dal negoziato. Questo, però, comporta d’altro canto che Trump non ha alcun obbligo di abbattere il dazio del 20% che impone su camion leggeri e pick-up, che danneggia anche l’export italiano del settore.

3. Il vero obiettivo di Trump e della Commissione sono regole e diritti

“Abbiamo convenuto oggi di avviare uno stretto dialogo sugli standard al fine di facilitare gli scambi, ridurre gli ostacoli burocratici e tagliare i costi”.

Trump, in un recente incontro con il presidente francese Emmanuel Macron, non ha mancato di far emergere la sua frustrazione per il peso delle regole europee sulle potenzialità del business transatlantico: “Il commercio con la Francia è complicato – ha sbottato – perché abbiamo l'Unione europea. Preferirei

trattare solo con la Francia. L'Unione è molto dura per noi. Hanno barriere commerciali inaccettabili”vii

Ricordiamo che, nella ricognizione delle barriere commerciali non legate a dazi che ostacolano l’ingresso dei prodotti Usa in Europa, secondo la valutazione d’impatto ufficiale sul TTIP commissionata dall’Ue

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all’agenzia Ecorys, i principali ostacoli, che se rimossi potrebbero rappresentare fino all’80% dei possibili benefici della facilitazione commerciale, sono standard e regoleviii.Nel documento venivano indicati come particolarmente onerosi “i limiti europei all’uso delle biotecnologie”, “l’etichettatura obbligatoria degli Ogm”, “l’uso degli ormoni negli allevamenti”, la conta delle cellule somatiche nel latte, il livello di residui di pesticidi ammesso nell’alimentazione umana, le normative Reach per la sicurezza della chimica (che gli Usa d’abitudine qualificano come un’indebita e non necessaria barriera al commercio), le normative di smaltimento dei rifiuti, le normative per la sperimentazione, autorizzazione, l’immissione nel mercato e la vendita dei farmaci e degli strumenti biomedicali, il marchio “CE” per la sicurezza degli elettrodomestici, le molte aree in cui si applica il principio di precauzione europeo, le Indicazioni Geografiche protette per i prodotti agroalimentari tipici, i limiti alle tossine nelle commodities, oltre alle misure contro il Bioterrorismo e a alcune previsioni per i curricula professionali e la loro ricognizione pubblica. Inoltre c’è una forte opposizione alle iniziative dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) per facilitare l’accesso del pubblico ai dati provenienti da studi di sicurezza effettuati

dall’industria.ix Il Report 2018 dell’Amministrazione Trump sulla concorrenza sleale commerciale subita dagli Usa da Parte dei suoi Paesi concorrenti ne contiene una dettagliata galleria, con l’annessa richiesta di azzerarle o ridurre significativamente nel breve e medio periodo tutte, perché non basate su solide evidenze scientifiche che caratterizzano le normative americane.

Ma le cattive intenzioni non stanno tutte oltreoceano. Nel caso del TTIP gli esperti di Ecorys ammettevano, di striscio, che la Commissione europea avesse poche chances di ridurre da solale protezioni contestate dagli Usa, perché gli Stati membri hanno autonomia normativa in questo, e sono coadiuvati nel farlo da un numero importante di autorità regolatorie nazionali e comunitarie. E dunque, casualmente, con il TTIP-Zombie emerge una modalità per superare l’impasse: ancora meno trasparenza del TTIP.

4. • Niente appalti americani senza accesso ai prodotti agricoli Usa in Europa

“Oggi abbiamo concordato, in primo luogo, di lavorare insieme verso tariffe zero, zero barriere non tariffarie e zero sussidi per prodotti industriali non auto”

“Lavoreremo anche per ridurre gli ostacoli e aumentare il commercio di (…) soia”.

Anche se i leader europei riuniti a Sofia avevano concordato che la Commissione spingesse, come nel TTIP,

per portare a casa un accesso agli appalti americani, anche nel TTIP-Zombie gli Usa hanno respinto al

mittente la richiesta. “Non abbiamo molte illusioni sugli appalti pubblici Usa... abbiamo bisogno di avere

obiettivi tattici”, ha spiegato un funzionario dell’Ue. Secondo la Commissione, l'Europa dovrebbe aprire i

suoi mercati ai prodotti agricoli statunitensi per avere accesso a importanti opere e contratti negli Stati

Uniti. Cosa su cui la Francia a posto un secco veto, portando a motivazione il fatto che Trump abbia

confermato anche dopo l’incontro un singolare dazio punitivo del 34,7% sulle olive nere spagnolex, perché

considera sussidi illegali quelli garantiti ai loro produttori dalla Politica agricola comune europea (Pac). Il

presidente francese Macron aveva già chiarito al presidente della Commissione europea Jean-Claude

Juncker che non avrebbe dovuto avanzare concessioni rispetto ai prodotti agricoli, perché “gli standard

europei in materia di sicurezza alimentare e ambiente non devono essere abbandonati nel corso dei

negoziati. Macron ha aggiunto anche che “questo è il principio al centro della sovranità europea che

reclamo”.xi Anche nelle conclusioni del recente Consiglio europeo troviamo scritto che “l’Ue deve

rispondere a tutte le azioni di chiara natura protezionistica, comprese quelle che mettono in discussione

la politica agricola comune”, quindi olive nere compresexii. Oltre a questa prima evidente incongruenza tra

le scelte della Commissione a Washington e l’incarico ricevuto dai Governi europei rispetto alla discutibile

“guerra dei dazi” troviamo almeno altri due problemi.

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Innanzitutto il tema della soia, sulla quale l’Ue ha capitolato abbastanza rapidamente. Se Trump, nella

conferenza stampa congiunta con Juncker ha subito rivendicato che l’Ue inizierà "quasi immediatamente" a

comprare "molta soia" dai produttori statunitensi, alcuni esperti hanno valutato che questa mossa da parte

dell’Ue poteva essere letta come una pressione rispetto al governo brasiliano e argentino con i quali l’Ue

sta negoziando un altro trattato di libero scambio, l’Eu-Mercosur. L'Unione europea sta attualmente

importando la maggior parte della soia che consuma o trasforma da questi Paesi dell'America latina perché,

dopo l'accordo agricolo della Blair House (accordo bilaterale Ue-USA del 1992), ne ha praticamente

dismesso la coltivazione. Siccome il tavolo Eu-Mercosur sta incontrando forti difficoltà, dichiarare di voler

aprire un canale di approvvigionamento parallelo di soia dagli Usa è stato visto come un avvertimento della

Commissione in direzione dell’altro tavolo, affinché si sblocchino quanto prima le resistenze incontrate

proprio da parte del Brasile e dell’Argentina.

Gli Stati Uniti, d’altronde, hanno necessità urgente di piazzare la loro soia dopo che la Cina, per ritorsione

nei confronti dei dazi americani, ha imposto sulla soia Usa una sovrattassa del 25% all’ingresso. Questo

porterà al fatto che il Brasile, secondo produttore a livello globale dopo gli Usa, finirà per vendere più soia

alla Cina e a un prezzo migliore di quello che spunta in Europa, liberando spazio per gli esportatori

statunitensixiii. D’altronde l’Europa a 28, stando a quanto affermato dallo stesso Juncker, già importava dagli

Usa un terzo della soia destinata al consumo interno. Spalancare le porte alla soia americana, però, porta

con sé grandi problemi di coerenza con le normative europee. Secondo i dati diffusi dal Dipartimento

dell'Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), infatti, il 94% dei semi di soia piantati negli Stati Uniti sono

geneticamente modificati, e molte di queste specie non sono autorizzate in Europa. Questo vorrà dire –

come analizziamo nel capitolo 6 dedicato al biotech, che Washington metterà sotto pressione il sistema di

autorizzazioni europeo affinché tutte le specie di soia Ogm ancora non autorizzate vengano immesse in

commercio al più presto. Proprio come chiede l’amministrazione Trump nel Report 2018 sui problemi di

concorrenza sleale, che analizziamo più avanti.

E c’è di più. Secondo il Ministro del Commercio americano Wilbur Ross, la Dichiarazione Usa-Ue “riguarda

molto più della soia. Tutto sommato – ha detto a Fox News – la soia era semplicemente un ottimo esempio

di quei prodotti agricoli”. Ipotesi corroborata dal capo negoziatore americano Robert Lighthizer, che ha

affermato subito dopo, in un’audizione al Senato: “Stiamo negoziando sull'agricoltura. Fa parte del

progetto”. Fonti della Commissione europea si sono affrettate a sostenere che “l’agricoltura non fa parte

dei temi del negoziato”, e che queste affermazioni “rivelano quello che gli Usa avrebbero voluto ma non

hanno ottenuto”. La dichiarazione congiunta Juncker-Trump, però, non contiene un’eccezione specifica per

cibo e prodotti agricoli come per le auto, e c’è il chiaro rischio che, a fronte di una qualche concessione

rispetto agli appalti, Bruxelles apra senza indugi come ha fatto per la soia.

Questo esporrebbe l’agricoltura europea a una concorrenza decisamente impari da parte dei produttori

Usa, nel delicato periodo in cui tutta la Politica agricola comune è in revisione e potrebbe essere

inopinatamente privata di molte risorse. Gli Usa lamentano da molti anni che l’agricoltura europea sia

illegalmente finanziata dalla Pac in violazione delle leggi della libera concorrenza, e per questo hanno

rivolto ripetute richieste alla Wto perché costringesse l’Europa a rinunciare a buona parte dei suoi

investimenti pubblici nel settore. Dal canto suo, però, Trump, ha annunciato che metterà a disposizione dei

suoi produttori agricoli ben 12 miliardi di dollari di sussidi compensativi, perché assorbano le perdite

causate dai dazi introdotti dalla Cinaxiv sulle importazioni di soia, carne suina e bovina. Una manovra con cui

il presidente vuole compensare le perdite di consensi che ha accusato tra i suoi elettori del Midwest in vista

delle elezioni di Mid-term previste per novembrexv.

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5. Più gas (da fracking) e che nessuno parli di ambiente

“Abbiamo concordato oggi di rafforzare la nostra cooperazione strategica in materia di energia. L’Unione europea vuole importare più gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti per diversificare il proprio approvvigionamento energetico”.

Che la Commissione europea, nonostante la molta retorica ambientalista di cui decora i suoi documenti, metta la riduzione delle emissioni e la lotta a contaminazione e inquinamento in secondo piano rispetto agli interessi commerciali dei gruppi europei del settore, è tristemente noto. È anche noto che i colossi dell’energia europei invidiano molto gli Stati Uniti per aver potuto bucherellare la superficie statale con oltre 300mila pozzi da fracking, assicurandosi almeno 25 anni di autosufficienza energetica, abbattendo i costi e, stando alla US Energy Information Administration (EIA),estraendo dalle risorse di scisto il 60% della produzione totale di gas naturale statunitense nel 2017xvi.

Era il 2015 quando la charity inglese Medact pubblicò il report “Salute e fracking: costi, impatti e opportunità”, concludendo che la fratturazione idraulica della crosta terrestre per estrarre il gas “comporta rischi significativi per la salute” e per questo chiedeva “una moratoria immediata per consentire una valutazione completa dell'impatto del processo sulla salute (HIA)”.Il rapporto identificava una serie di rischi per la salute associati al processo di estrazione, che comprendono l'inquinamento atmosferico (dalle tossine presenti nell'aria, inclusi ossidi di azoto, idrogeno solforato, formaldeide, benzene, etilene, toluene, particolato e ozono troposferico),quello dei terreni circostanti ai giacimenti e dell'acqua (dal gas, dal fluido di frantumazione e dalle acque reflue che includono prodotti chimici frantumanti e sostanze sotterranee come piombo, arsenico, cromo, cadmio e materiale radioattivo), oltre a inquinamento acustico e luminoso, cattivi odori e impatti del traffico pesante dei camion con i quali il gas viene trasportatoxvii.

I medici inglesi si schierarono subito contro la pratica industriale in un appello pubblicato dal prestigioso British Medical Journalxviii. In Europa le principali associazioni ambientaliste hanno chiesto una moratoria per questa pratica. La Francia, Paese che forse avrebbe in Europa le maggiori potenzialità di sfruttamento, ha introdotto una moratoria nazionale. Germania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Irlanda, Scozia e altri Paesi europei hanno seguito l’esempio. Ma anche in molti Paesi dove non è formalmente vietato, come nel Regno Unito e in Spagna, sono stati istituiti divieti. Nell’Est Europa, come in Polonia e in Romania, dove viene praticato il fracking, i risultati non sono soddisfacenti, anche a causa delle pressioni delle comunità locali. Norvegia e Svezia hanno deciso di non procedere perché non sarebbe stato vantaggioso.

Per questo i giganti europei dell’energia guardano con golosità il gas che arriva da oltreoceano. Poco importa, ai loro occhi, se anche lì c’è chi lotta per combattere questa pratica tanto inquinante. New York, ad esempio, ha vietato la massiccia fratturazione idraulica con un ordine esecutivo nel 2012. Il Vermont, che non ha riserve di gas note, ha bandito il fracking in via preventiva nel maggio 2012. A marzo 2017 il Maryland è diventato il primo stato Usa con riserve di gas comprovate a bandirlo per sempre. La US Geological Survey ha dichiarato chiaramente nel 2016 che il fracking può provocare terremoti, perché le operazioni di reiniezione nel terreno delle acque reflue utilizzate durante la fratturazione portano ad un aumento dell’attività sismica intorno ai pozzi. Di solito si tratta di scosse a bassa magnitudo, ma è capitato di misurarne una da 5,6 gradi Richter. Il che, per le comunità che sorgono a poche centinaia dai giacimenti, equivale a veder distrutte le proprie casexix.

La scelta del gas come fonte di energia “più verde” rispetto a carbone e petrolio, inoltre, è stata dimostrata infondata fin dal 2014. Uno studio indipendente pubblicato su Environmental Research Lettersxx, confronta il rilascio di carbonio legato ai cicli di vita del gas naturale e del carbone e rileva che “le elevate emissioni di metano possono rendere il gas naturale peggiore del carbone in termini di riscaldamento globale nel breve periodo”. Secondo il responsabile della ricerca Ken Caldeira, “non ci sarebbe alcun beneficio a breve termine se il miglior impianto di gas naturale fosse messo a confronto con la migliore centrale a carbone”. Nel 2015 il ministero tedesco dell’Ambiente ha chiarito in un reportxxi che “anche senza prendere in considerazione le emissioni di metano derivanti dall'estrazione del gas di scisto, la produzione mondiale di

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gas di scisto aumenterà del 2,4% per raggiungere l'obiettivo climatico del 2050 dell’Ue”. L'analisi esamina gli effetti della produzione di shale gas sul mercato e sulle emissioni climalteranti, per concludere che “il gas di scisto non dovrebbe essere considerato un'opzione economica per ridurre le emissioni globali di gas serra”. Gli effetti economici e climatici positivi della maggiore disponibilità globale di gas sono limitati al breve termine perché il gas di scisto porterebbe, a lungo termine, a maggiori emissioni di gas serra per la maggior parte dei Paesi, a causa della riduzione dei prezzi dell'energia che rende meno conveniente scegliere soluzioni di produzione energetica rinnovabili per raggiungere gli obiettivi di protezione del clima. Il rapporto esprime anche la preoccupazione che una riduzione dei prezzi dell'energia “ridurrebbe i guadagni per le misure di efficienza energetica, portando a una riduzione degli investimenti su tali misure”.

Nonostante queste notazioni, nel suo intervento a fine meeting Juncker ha affermato che l’Unione europea deve prepararsi a ricevere questi nuovi flussi energetici costruendo più terminali, nonostante i dati dicano che i 26 terminali europei sono usati a meno del 30% delle loro capacitàxxii. Tutti effetti collaterali da tenere in maggiore considerazione rispetto a quanto non venga fatto nella dichiarazione.

6. L’attacco Usa contro vecchi e nuovi Ogm che la Commissione non respinge

"Il trattamento normativo globale dei prodotti agricoli a base di genoma ha un'innovazione strategica e implicazioni commerciali per l'agricoltura americana. Alla luce della sentenza della Corte di giustizia, l'USDA raddoppierà gli sforzi per lavorare con i partner a livello globale verso approcci normativi basati sulla scienza e sul rischio. "

Queste sono le parole del ministro dell’Agricoltura americano Sonny Perdue, all’indomani della sentenza della Corte di Giustizia europea che ha stabilito come tutte le pratiche di gene editing, e i prodotti agroalimentari con esse ottenuti, vadano regolate in base alla normativa europea vigente relativa agli Ogm. Era contro sentenze come queste che gli Usa volevano premunirsi inserendo nel TTIP un apposito capitolo che prevedesse un dialogo bilaterale obbligatorio tra Usa e Europa sul biotech e sull’impatto commerciale delle regole che lo riguardano, per mettere sotto pressione per via tecnica le normative europee che regolano l’immissione nel mercato dei prodotti Ogm, che negli Usa circolano liberamente anche per il consumo umano e senza segnalazione in etichetta. Capitolo presente, pari pari e con qualche dettaglio in più nel CETA, ma camuffato da parte dei tecnici negoziatori Ue nel trattato di liberalizzazione degli scambi con il Giappone (JEFTA) in un passaggio relativo alla cooperazione normativa in ambito tecnologicoxxiii.

Era aprile quando Trump cominciava a minacciare ritorsioni commerciali sui prodotti di lusso europei in ingresso negli States e, per dimostrare quanto fossero fondate, dava alle stampe il Rapporto 2018 sulle leggi estere che più danneggiavano il commercio di prodotti americanixxiv. Un elenco dettagliato di tutti quegli standard e misure di protezione della qualità produttiva e sociale, dell’ambiente e della salute di oltre 60 Paesi – Europa e Italia comprese – che gli Stati Uniti vivono come ostacoli ingiustificabili per l’import e l’export dei loro prodotti e che puntano ad azzerare con le prossime trattative.

Una vera galleria degli orrori da 504 pagine tra i quali, a pagina 167, troviamo un capitolo dedicato alle biotecnologie agricole. Trump e il suo governo denunciano in esso i presunti “ritardi nel processo di approvazione dell’Ue per le colture geneticamente modificate (Ogm) che hanno impedito l’immissione nel mercato Ue di prodotti autorizzati “e coltivati negli Usa”, come anche “l’aumento del tempo necessario per l'approvazione da parte dell’Ue delle nuove colture Ogm”. Il report spiega come, a partire da gennaio 2017, “gli Stati Uniti stanno monitorando 25 richieste di autorizzazione di prodotti agricoli biotecnologici relativi a mais, soia, colza e cotone presentati all'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) per scopi di revisione scientifica e 8 prodotti in attesa di approvazione da parte della Commissione europea. Inoltre, nell'ultimo anno l'EFSA ha emesso cinque pareri inconcludenti – criticano gli Usa – che hanno escluso questi prodotti dalla procedura dell'analisi del rischio fino a quando il richiedente non risponda alle nuove domande dell'EFSA. Nel 2017, la Commissione europea ha autorizzato 11 prodotti Ogm per l'importazione

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e l'uso come alimenti umani e mangimi: quattro tipi di soia, quattro di mais (due erano un rinnovo dell'autorizzazione), due di cotone e una colza”. Mentre queste nuove autorizzazioni e i rinnovi “sono benvenuti – sottolineano da oltreoceano - notiamo che per essere completati hanno richiesto una media di oltre sette anni dalla presentazione delle domande mentre il tempo di approvazione prescritto dalla normativa europea per le importazioni di biotecnologie è di 12 mesi (sei mesi per la revisione con l'EFSA e sei mesi per il processo di decisione politica)”.

All’indomani della sentenza della Corte di Giustizia che comporta la tracciabilità anche dei nuovi prodotti biotech da gene editing, i toni americani si sono fatti ancora più aspri. xxv “Le politiche governative dovrebbero incoraggiare l'innovazione scientifica senza creare inutili barriere o stigmatizzare in modo ingiustificato le nuove tecnologie”, ha detto Perdue. “Sfortunatamente, la sentenza della Corte di giustizia di questa settimana è una battuta d'arresto in questo senso, in quanto considera strettamente i nuovi metodi di modifica del genoma nell'ambito delle norme regressive e obsolete dell'Unione europea che regolano gli organismi geneticamente modificati”.

Gli Usa, ha sottolineato il nostro, “incoraggiano l’Ue a cercare input dalle comunità scientifiche e agricole, così come dai suoi partner commerciali, nel determinare l'appropriata attuazione della sentenza”. E alla luce delle intenzioni degli Usa, condivise dall’Ue nella Dichiarazione congiunta di “avviare uno stretto dialogo sugli standard al fine di facilitare gli scambi, ridurre gli ostacoli burocratici e tagliare i costi”, suonano ancora più minacciose le ultime parole di Perdue rispetto alla sentenza: “Le innovazioni nella biotecnologia di precisione, come l'editing del genoma, sono molto promettenti. Per i consumatori, i potenziali benefici includono cibi più sani e di qualità superiore a prezzi accessibili. Per gli agricoltori, comprendono miglioramenti in termini di produttività, salute delle piante e degli animali e sostenibilità ambientale”, ha affermato. “Il trattamento normativo globale dei prodotti agricoli ottenuti con modifiche al genoma ha un'innovazione strategica e implicazioni commerciali per l'agricoltura americana”, ha ammesso. “Per questa ragione, l'USDA ha politiche chiare basate sulla scienza e sul rischio che consentono l'innovazione necessaria pur continuando a garantire la sicurezza di questi prodotti. Alla luce della sentenza della Corte di giustizia, l'USDA raddoppierà gli sforzi per lavorare con i partner a livello mondiale verso approcci normativi basati sulla scienza e sul rischio”, ha aggiunto, ribadendo l’assoluta non considerazione degli approcci diversi, come quello europeo, alla scienza e al rischio basato sul principio di precauzione.

Più volte abbiamo denunciato come il principio di precauzione europeo sia stato considerato la madre di tutti gli ostacoli incomprensibili agli affari e al commercio, uno dei principali obiettivi da abbattere da parte delle amministrazioni americane dalla fondazione della Wto nel 1995 a oggi. L’amministrazione Trump, nel già citato Report 2018, afferma che “Gli Stati Uniti rimangono preoccupati per una serie di misure che l’Ue sostiene apparentemente per le finalità della sicurezza alimentare e della protezione della vita o della salute umana, animale o vegetale. Nello specifico, gli Stati Uniti sono preoccupati per il fatto che tali misure limitino inutilmente il commercio senza promuovere i loro obiettivi di sicurezza perché non sono basate su principi scientifici, mantenute con sufficienti prove scientifiche o applicate solo nella misura necessaria”. Se non bastasse, gli Stati Uniti “ritengono che ci siano casi in cui l’Ue dovrebbe riconoscere le attuali misure di sicurezza alimentare degli Stati Uniti equivalenti a quelle mantenute dall’Ue perché esse raggiungono lo stesso livello di protezione. Se l’Ue riconoscesse l'equivalenza delle misure statunitensi, il commercio potrebbe essere facilitato considerevolmente”xxvi. Ci sembra abbastanza per dover chiedere alla Commissione europea più coerenza e più prudenza di quanto espressa con lo Zombie-TTIP.

Anche se “in linea di principio, le riduzioni tariffarie sono buone per i consumatori, non devono andare di pari passo con una riduzione dei diritti dei consumatori”, ha affermato la Federazione delle organizzazioni tedesche dei consumatori, in un comunicato ripreso dai partner europei del BEUC. “Né i consumatori né la protezione dell'ambiente né i diritti dei lavoratori sono menzionati nella dichiarazione. In un momento in cui gli Stati Uniti non possono essere considerati un partner stretto per una politica commerciale basata sui valori, e le minacce statunitensi di nuovi dazi sono ancora fuori dal tavolo negoziale, le prossime trattative su un nuovo accordo commerciale offriranno un notevole potenziale di ricatto dagli Stati Uniti”, avvertono i consumatori. Il mondo degli affari, d'altra parte, è contento del risultato della trattativa: “La ragione ha

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____ Testo a cura di Monica Di Sisto - Editing Francesco Panié - Campagna Stop TTIP Italia www.stop-ttip-italia.net

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prevalso - ha dichiarato il presidente di BusinessEurope Pierre Gattaz – L'agenda per i colloqui tra l’Ue e gli

Stati Uniti per ridurre l'attuale conflitto commerciale è quella giusta”.xxvii

7. Il “golpe bianco” di Trump e dell’Ue sull’Organizzazione mondiale del commercio

“Abbiamo concordato oggi di unire le forze per proteggere meglio le società americane ed europee dalle pratiche commerciali sleali globali. Lavoreremo quindi a stretto contatto con partner affini per riformare l’OMC e affrontare pratiche commerciali sleali, tra cui il furto di proprietà intellettuale, trasferimento forzato di tecnologia, sovvenzioni industriali, distorsioni create da imprese statali e sovraccapacità”

È dalla campagna elettorale presidenziale che Donald Trump, a fasi alterne, attacca l’Organizzazione Mondiale del Commercio. Le imputa di permettere a Cina, India e Paesi in via di sviluppo di competere slealmente con l’export americano, di essere un’organizzazione inconcludente e inutile, e per questo si sente autorizzato a paralizzarne i lavori fin dal suo insediamento, sia a livello negoziale sia tecnico, impedendo il rinnovo degli incarichi nel cuore della Wto: l’Organismo per la risoluzione delle dispute commerciali, incaricato di sanzionare chi tira l’acqua al suo mulinoxxviii. Non che Obama fosse stato più osservante, tanto che in barba ai dettami Wto lanciò il programma “Buy American” che, in appalti che prevedono acquisti d’acciaio e molti prodotti prefabbricati, richiede un contenuto fino al 100 % prodotto in Usa, precludendo nei fatti le gare agli operatori esteri. Una scelta costosissima, stando a uno studio della Heritage Foundation, che ha rilevato che le preferenze "Buy American" consentono alle aziende americane di addebitare agli enti governativi degli Stati Uniti tra il 6 e il 50% in più rispetto ai prezzi di mercato (a seconda dell'amministrazione coinvolta e dei beni/servizi acquistati)xxix. L’Europa, dal canto suo, proprio in osservanza ai principi fondanti della Wto, permette alle aziende statunitensi di competere in gare europee su un piano di parità secondo le regole dell’Ue. E non sostiene che marginalmente le proprie aziende con gli appalti, nemmeno quando gli eventuali maggiori costi in offerta dipendono da un maggior rispetto dei lavoratori o dell’ambiente. Ma il vento sta cambiando.

A margine dell’incontro di Washington Trump ha affermato: “Lavoreremo a stretto contatto con partner affini per riformare la Wto e affrontare le pratiche commerciali sleali, tra cui il furto di proprietà intellettuale, il trasferimento forzato di tecnologia, i sussidi industriali, le distorsioni create dalle imprese statali e la sovrapproduzione”. Il tutto confermato dal presidente della Commissione Ue che, quando è stato il suo turno, ha confermato: “Abbiamo anche concordato di lavorare insieme sulla riforma della Wto”. Un tema sul c’è stato un impegno di Junker anche in occasione della firma del JEFTAxxx, ma sul quale il Consiglio europeo non gli ha mai dato mandato a procedere.

Nonostante l’assenza di mandato formale, la Commissione ha promesso a Trump che questo sarà uno dei temi affrontati nel Comitato esecutivo di esperti cui verrà affidata l’attuazione della dichiarazione. Ma, paradossalmente, Juncker ha messo in piedi un tavolo analogo con l’acerrimo nemico commerciale di Trump, la Cina, nel quale si propone di affrontare lo stesso tema della riforma della Wto, rispetto alla quale la Cina ha, come è scontato, una visione completamente diversa rispetto a quella trumpistaxxxi.

In una fase in cui il conflitto commerciale si polarizza tra Est e Ovest quasi come prima della caduta del Muro, ma con tensioni sociali, ambientali e economiche più gravi a renderne ancora più compromessi gli esiti, il personaggio dell’Europa bifronte che gioca di rimessa interpretato dalla Commissione Ue emerge in tutta la sua inadeguatezza. È sicuramente il meno adatto ad affrontare la preparazione di quella 12° Conferenza Ministeriale della Wto convocata per il 2020 in Kazakhstan che dovrà celebrare il funerale o sancire lo sblocco dei negoziati multilaterali. Se la Wto, per sopravvivere, dovesse essere ancor più ridotta a megafono delle confindustrie antiche ed emergenti – anche grazie al TTIP-Zombie –La Commissione Ue avrebbe prestato un pessimo servizio alla democrazia, al progresso, ma anche alla stessa logica. Sarebbe condannata non dall’euroscetticismo che tanto biasima, ma dalla sua stessa subalternità e pochezza.

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ihttps://eeas.europa.eu/delegations/united-states-america/48861/joint-us-eu-statement-following-president-junckers-visit-white-house_en iihttps://www.reuters.com/article/us-usa-trade-eu/eu-ready-to-discuss-cars-with-trump-to-avert-trade-war-idUSKCN1II16U iiihttps://www.euractiv.com/section/economy-jobs/interview/bullmann-no-victory-for-juncker-or-trump-but-a-breather/ iv Il sarcastico onorevole in realtà afferma “avrebbero negoziato limoni”, ostentando una certa padronanza del linguaggio negoziale legato alla potenziale asimmetria commerciale, in gergo “lemon problems” vedi https://www.investopedia.com/terms/l/lemons-problem.asp vhttps://stop-ttip-italia.net/2018/03/01/oltre-5500-candidati-contro-il-ceta-verso-un-parlamento-stopceta/ vihttps://www.italia.attac.org/index.php/mercati-globali/ttip/10240-ceta-e-ttip-contro-i-servizi-pubblici viihttps://www.whitehouse.gov/briefings-statements/remarks-president-trump-president-macron-expanded-bilateral-meeting/ viiiEcorys, Trade Sustainability Impact Assessment comprehensive trade and investment agreement between the European Union and the United States of America, March 2014 ixhttps://stopttipitalia.files.wordpress.com/2014/02/ttip_agri-fairwatch.pdf p, 29 x https://www.euractiv.com/section/economy-jobs/news/eu-offers-trade-talks-to-trump-despite-steel-and-olive-tariffs/ xi https://www.express.co.uk/news/world/995186/donald-trump-juncker-trade-deal-US-emmanuel-macron-news xii https://www.euractiv.com/section/global-europe/news/france-disrupts-european-unity-in-trade-dispute-with-us/ xiiihttps://www.bloomberg.com/news/articles/2018-07-25/why-the-eu-was-already-likely-to-import-more-u-s-soybeans xiv https://www.ictsd.org/bridges-news/bridges/news/us-china-tariffs-begin-taking-effect-wto-members-begin-china-trade-policy xv https://www.euractiv.com/section/economy-jobs/interview/bullmann-no-victory-for-juncker-or-trump-but-a-breather/ xvihttps://www.eia.gov/tools/faqs/faq.php?id=907&t=8 xvii http://www.medact.org/wp-content/uploads/2015/03/medact_fracking-report_WEB3.pdf xviiiletter in the British Medical Jour xixhttps://www2.usgs.gov/blogs/features/usgs_top_story/induced-earthquakes-raise-chances-of-damaging-shaking-in-2016

xx http://iopscience.iop.org/1748-9326/9/11/114022/article xxi https://www.umweltbundesamt.de/sites/default/files/medien/378/publikationen/climate_change_03_2015_the_impact_of_shale_gas_1.pdf xxiihttp://www.rosalux.eu/topics/social-ecological-transformation/fossil-fuel-lock-in-why-gas-is-a-false-solution/ xxiii Di Sisto, M: Jefta, Affari a tutti i costi, Report della Campagna Stop TTIP Italia, p. 10 xxivhttps://ustr.gov/sites/default/files/files/Press/Reports/2018%20National%20Trade%20Estimate%20Report.pdf xxv https://www.freshfruitportal.com/news/2018/07/27/usda-criticizes-european-ruling-on-genome-editing/ xxvihttps://ustr.gov/sites/default/files/files/Press/Reports/2018%20National%20Trade%20Estimate%20Report.pdf, p. 165 xxviihttps://www.euractiv.com/section/global-europe/news/france-disrupts-european-unity-in-trade-dispute-with-us/ xxviiihttp://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2018-07-02/il-piano-trump-legge-fare-pezzi-wto-e-regole-dazi-074046.shtml?uuid=AEwNucFF xxixhttps://www.cnbc.com/2018/06/09/reuters-america-factbox-import-tariffs-eu-versus-united-states.html xxxhttp://www.corrieredellosport.it/news/notizia-ultima-ora/2018/07/17-45494929/juncker_con_giappone_per_riforma_wto/ xxxihttps://www.ictsd.org/bridges-news/bridges/news/eu-chinese-leaders-pledge-to-escalate-cooperation-on-trade-investment-and