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Direttore Responsabile Agostino Sussarellu

Direttore Editoriale Agostino Sussarellu

Redattori Giovanni Biddau, Paolo Castiglia, MonicaDerosas, Francesco Bustio Dettori, Carla Fundoni,Maria Antonietta Izza, Antonio Pinna.

Addetto stampa Maria Antonietta Izza

Hanno collaborato a questo numero Isidoro Aiello,Paolo Arese, Federico Attene, Carlo Azzena, CorradoCasu, Salvatore Denti, Gerard Dùc, Valentina Gallo,Alessandra Lucaferri, Luana Mamusi, Antonio Mar-rosu, Cesare Masala, Piero Meloni, Carlo Pala, Pana-giotis Paliogiannis, Antonella Pantaleo, Giovanna Pin-tus, Ilia Pisano, Giovanna Rau, Giuseppina Sarobba,Fabrizio Scognamillo, Luigi Felice Simula, AntoninoSpanu, Maria Lina Stazza, Eugenia Tognotti, MarioTrignano, Franco Turrini

RedazioneOrdine dei Medici Chirurghi e degli Odon-toiatri della Provincia di Sassari - Via Cavour n°71/B07100 Sassari - Tel. 079/234430 telefax. 079/232228

Registrazione n° 236 del 15-12-1989 tribunale diSassari. Poste italiane s.p.s spedizione in abbona-mento postale D.L. 353/2003 (conv.inl. 27/02/2004n° 45) art. 1 comma 2 DCB Sassari

Proprietà Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odon-toiatri della provincia di Sassari.

Stampa Tipografia TAS Zona Industriale Predda Niedda sud strada n° 10tel. 079.262221 - [email protected] - 07100Sassari.

Bollettino ufficiale dell’Ordine dei Medici Chirurghie degli Odontoiatri della provincia di Sassari

Anno XXIII Numero 03 - Giugno 2014

SASSARIMEDICA

Bimestrale dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Sassari

Consiglio Direttivo 2012/2014

Presidente Agostino Sussarellu Vicepresidente Rita Nonnis Segretario Giovanni Biddau Tesoriere Nicola Addis

Consiglieri• Alessandro Arru • Piero Luigi Bellu • Paolo Giuseppino Castiglia • Maria Grazia Cherchi • Pier Luigi Delogu (odontoiatra)• Alberto Ettore Delpini • Monica Derosas • Gabriele Farina • Carla Fundoni • Antonio Pinna (odontoiatra)• Nicolino Sanna • Francesco Pio Scanu • Patrizia Anna Virgona

Commissione Iscritti all’Albo Odontoiatri 2012/2014

Presidente Pier Luigi Delogu Componenti• Carlo Azzena • Antonella Bortone • Luisa Destefanis • Antonio Pinna

Collegio Revisori dei Conti

Presidente Giancarlo Bazzoni Revisori• Natalia Marta C. Grondona • Leila Maria Marchisio Revisore Supplente: Pasqualina Bardino

SASSARI MEDICA n. 3 - Giugno 2014 1

sassari Medica

In copertina: L’immagine di copertina e quelle della Cavalcata Sarda sonodi Marcello Masala

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2 n. 3 - Giugno 2014 SASSARI MEDICA

I sigg. colleghi sono invitati a collaborare cortesemente con la redazione del periodico inviando ipropri articoli al seguente indirizzo: redazione “Sassari Medica” c/o Ordine Provinciale dei MediciChirurghi e Odontoiatri di Sassari Via Cavour n°71 07100 Sassari tel. 079/234430, oppure via mail a:

[email protected] . Per favorire una veloce e corretta distribuzione razionale degli elaborati sugge-riamo le seguenti indicazioni:

I lavori di carattere medico-scientifico dovranno essere di taglio divulgativo; scritti al computer einviati in forma digitale; dovranno essere corredati di fotografia a colori dell’Autore e breve profilo pro-fessionale o personale di massimo 400 battute, nonché tutti i contatti utili.Il testo recherà un titolo e un sottotitolo, finalizzati a stimolare l’attenzione del lettore. Eventualiacronimi dovranno essere esplicitati per esteso. Per le relazioni scientifiche realizzate presso istituti, la-boratori, centri, strutture pubbliche o private sarà indispensabile comunicare le generalità dei rispettividirettori responsabili. Foto, grafici, tabelle, ad alta definizione, comprensive di relative didascalie, non dovranno superare le10 unità; saranno prodotte in maniera separata dal testo, con numerazione progressiva e precise indi-cazioni sugli inserimenti.Pubblicazione e proprietàIl Comitato di redazione si riserva il diritto di rifiutare la pubblicazione degli elaborati se non conformialle norme di Deontologia Medica e all’indirizzo culturale che l’Ordine persegue. Si riserva, inoltre, diconcordare con gli Autori eventuali modifiche e riduzioni dei testi. Gli articoli originali e il corredo ico-nografico non saranno restituiti anche nel caso in cui non vengano mandati in stampa. La proprietà diquanto pubblicato è riservata, pertanto non ne è consentita la riproduzione, seppure parziale, se nonautorizzata dalla direzione del bollettino. Estratti e copieNon è previsto l’invio di estratti dei lavori pubblicati. Nel caso l’Autore, contestualmente alla presentazionedel lavoro, ne faccia specifica richiesta, potrà fruire di alcune copie del periodico, a discrezione della re-dazione. Pagine libereE’ prevista una sezione particolare, denominata “pagine libere”, che raccoglie: lettere al Presidente,notizie su congressi e avvenimenti di collegiale interesse, attività culturali varie, presentazione lavoriletterari, attività di carattere musicale, artistico, sportivo, annunci vari riguardanti la professione medica.

Indicazioni redazionaliCari colleghi, chiediamo la vostra collaborazione perché vorremmo sondare il gradimento degli iscritti circa il nostrobollettino bimestrale. La pubblicazione che vi viene regolarmente recapitata è infatti il risultato di unnotevole sforzo in termini di impegno redazionale e oneri economici. Avrete notato che rispetto alpassato il prodotto è molto diverso, a nostro avviso più leggibile, scorrevole e accattivante. A questopunto del cammino, anche per capire se finora ne è valsa la pena, ci occorre sapere cosa i lettori pen-sano davvero del periodico Sassari Medica. Ci agevolereste non poco inviando una mail all’[email protected], contenente un breve giudizio critico, suggerimenti, osservazioni. Indispensabilespecificare il dato fondamentale: il prodotto editoriale viene letto, sfogliato, oppure cestinato? Prefe-rireste vi venisse inviato direttamente al vostro indirizzo mail? Certi di un vostro cortese riscontro,ringraziamo e porgiamo cordiali saluti.

Il Consiglio Direttivo

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sassari Medica

3SASSARI MEDICA n. 3 - Giugno 2014

IN QUESTO NUMERO

EDITORIALI DEI PRESIDENTI– 1/Il caso Stamina, una storia inquietante e interminabile Pagina 4 – 2/Il nuovo codice deontologico: una opportunità per fare un cambio di passo 6

OMCeOSS/VITA DELL’ORDINE– Egidio Depperu, una vita per l’Ordine: la storica sala conferenze intitolata all’illustre professore 8– Prevenzione favismo: nuove frontiere 10– Ricerche sulle sostanze scatenanti l’emolisi contenute in Vicia faba 12– Favismo, pochi dati e ancora tante domande 14– Nuove cultivar di Vicia Faba: meno rischi per l’uomo e sviluppo di nuovi sistemi di coltivazione 17– Assenza di potenziale emolitico di fave a basso contenuto di vicina e convicina in soggetti carenti di G6PD 18

NOSTRA SALUS– Il reparto di Cardiochirurgia del Santissima Annunziata 20

NOIPERVOI– L’esempio di Patch Adams: come praticare una medicina più empatica 22

ODONTOIATRIA– Apnee ostruttive del sonno e russamento: il ruolo dell’Ortognatodontista in un team multispecialistico 25– Progetto di prevenzione scolastica 2013-2014/Semplici odontoiatri? No, lucidi sognatori! 28– ANDI: le strategie del rinnovamento 31

SPAZIO GIOVANI– Le attività del SISM: l’Ospedale dei Pupazzi 33– Giornata della prevenzione e Goccia su Goccia 37

APPROFONDIMENTI– Malattie autoimmuni: un mondo vasto e complesso 39– Trattamento chirurgico dell’iperidrosi palmare e ascellare 42– I cambiamenti nella lotta contro i tumori 45

FITOTERAPIA– Proprietà terapeutiche di piante comuni e officinali: Fumaria e Rosmarino 49

MEDITAZIONI– L’illusione della conoscenza 51

FNOMCEO/CAO– Novità per i contratti a tempo determinato e contratti di apprendistato 54

NEWS– ASL 1 Sassari: attivato un servizio per diabetici con neuropatia dolorosa 56

TACCUINO– Nuovi corsi Sa.N.I.S.; Progetto di crowdfunding; Nuovo corso FAD 57

CULTURE– L’isola che c’è: Borutta 58

LETTURE– L’inno all’amore della poetessa di Osilo 61– Un Medico in Sardegna: la storia di Ugo Carcassi 62

MUSICA– Il capolavoro pop di Franco Battiato: “La voce del padrone” 63

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Le distanze tra giurisprudenza e deontologia

Il caso Stamina,una storia inquietante e interminabile

editoriale/1

4 n. 3 - Giugno 2014 SASSARI MEDICA

Èdi questi giorni la notizia che ungiudice di Pesaro ha deciso che aun piccolo paziente, affetto da una

malattia rara, incurabile, debba esseresomministrata la cosiddetta cura “Sta-mina”.

Noi tutti conosciamo la vicenda cheha riempito le pagine dei giornali e letrasmissioni televisive per mesi, con no-tizie che hanno indotto speranza in cen-tinaia, forse migliaia, di famiglie che vi-vono al loro interno i drammi di malattiegravi a cui la medicina ancora non dà, eforse non darà mai, risposte.

Queste speranze alla fine si sono dimostratefalse, non hanno resistito alle indagini di scienziatinazionali ed internazionali che hanno bollato il me-todo, non solo come inutile e privo di qualsiasi fon-damento scientifico, ma addirittura pericoloso per imalati su cui è stato sperimentato.

La magistratura ha preso provvedimenti e adessoi fautori del procedimento stamina sono indagatiper gravi reati.

A questo punto il buon senso avrebbe volutoche questo brutto episodio finisse definitivamentenel dimenticatoio, come vi sono finiti tanti falsi einutili metodi di cura costruiti sul nulla.

Il nostro paese è però particolare, e in questigiorni un giudice del lavoro di Pesaro ha ordinatoagli spedali civili di Brescia che un bambino debbaricevere infusioni Stamina, sotto la tutela di MarinoAndolina, il medico indagato con Davide Vannoniper truffa e somministrazione di farmaci pericolosi.Lo ha dunque autorizzato a compiere un reato similea quello per cui è già indagato. Poiché le sentenzedevono essere rispettate, in questi giorni un piccolopaziente viene sottoposto a “cure” che per la medi-cina ufficiale non esistono. Come se non bastasse,tutto questo avviene all’interno di strutture pubbli-che, e a spese della collettività, ad opera di un medico,Marino Andolina, che non ha nessun titolo per ope-

rare all’interno del Servizio Sanitario Na-zionale e nel cui curriculum non si trovaalcuna competenza in materia di ma-lattie neurologiche o di utilizzo di sta-minali.

L’Ordine di Brescia, nella figura delsuo presidente, Ottavio Di Stefano, dopoaver resistito, rifiutando di obbedire alladirettiva del tribunale di Pesaro che gliimponeva di organizzare quest’assurdaterapia, ha lanciato un appello alle piùalte istituzioni nazionali perché venganosalvaguardati i principi deontologici che

si reggono sulla libertà di assumere le decisioni cli-niche, tenendo conto delle conoscenze scientifichein continuo sviluppo, e che fanno divieto ad utilizzareterapie non validate scientificamente, non supportateda sperimentazione e documentazione clinico-scien-tifica, nonché terapie segrete.

Il giudice di Pesaro, a fronte delle contestazionidell’intero mondo scientifico, si è giustificato affer-mando di non sapere che Andolina fosse indagato,e nel contempo ha chiesto ”la tutela” del ConsiglioSuperiore della Magistratura e del Procuratore Ge-nerale della Cassazione.

A questo punto vengono spontanee alcune ri-flessioni.

Non è la prima volta che dei magistrati impon-gono l’esecuzione di terapie non riconosciute; tuttiricordiamo con chiarezza quanto avvenuto in pieno“caso Di Bella”: decine di pretori hanno emesso sen-tenze che imponevano, a carico del Servizio SanitarioNazionale, tale “cura”.

I medici hanno imparato, a loro spese, che, incaso di contestazioni giudiziarie, il magistrato diturno va a spulciare all’interno di protocolli e lineeguida, nazionali ed internazionali, per cercare gli er-rori da contestargli.

Spesso, sedi giudiziarie diverse esprimono sucasi analoghi sentenze differenti, e di fronte allecontestazioni si rifugiano dietro lo schermo della li-

di Agostino Sussarellu

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5SASSARI MEDICA n. 3 - Giugno 2014

bertà e indipendenza della magistratura. Ma la libertàe l’indipendenza della medicina, dove vanno a finire?Ese un giorno un magistrato, nella sua veste ufficiale,emettesse una sentenza che, anziché imporre unaterapia, ne imponesse, con la stessa leggerezza edignoranza, la sospensione, o ancora imponesse lasomministrazione di un farmaco dannoso?

Chi risponde dei danni morali che fatti di questogenere causano? E non mi riferisco alla dignità dellaclasse medica (abbiamo le spalle larghe e anni eanni di attacchi ci hanno corazzato dagli insulti edalle polemiche), mi riferisco ai danni che il Giudicedi Pesaro, Mario Perfetti, sta causando in quelle mi-gliaia di famiglie di malati colpiti da malattie incu-rabili, suscitando false e illusorie speranze che alla

fine si riveleranno miraggi privi di qualsiasi consi-stenza. Tutti noi sappiamo inoltre che se un medico,a carico del Servizio Sanitario Nazionale, prescrivedei farmaci fuori nota, può essere chiamato a risar-cire di tasca propria il servizio pubblico. Ci auguriamoche il Consiglio Superiore della Magistratura, inve-stito dal giudice di Pesaro a “tutela”, questa voltaimponga allo stesso, a garanzia del bene dei cittadini,di rifondere allo Stato quanto verrà speso per l’ap-plicazione di quest’assurda sentenza, e che magari,in un moto di reale giustizia, lo sottoponga a proce-dimento penale per esercizio abusivo di una profes-sione: la nostra, quotidianamente a contatto con lavera sofferenza dell’uomo.

Agostino Sussarellu

Pariglie all’Ippodromo di Sassari in occasione della Cavalcata 2014

editoriale/1

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Il 18 maggio è stato presentato ilnuovo codice deontologico per laprofessione di medico e odontoiatra;

mi permetto di analizzarne alcuni puntisalienti che per molti aspetti possonorappresentare opportunità di crescitaprofessionale mentre, per altri, non rie-scono a chiarire bene i disposti nor-mativi deputati alla tutela della salutee alla corretta attività sanitaria . Eccouna sintesi di alcuni articoli che portoall’attenzione (con il termine Medicosi intende Medico e Odontoiatra).

Art. 1….Il codice , in armonia con i principi etici di

umanità e solidarietà e civili di sussidiarietà, impegnail medico nella tutela della salute individuale e col-lettiva vigilando sulla dignità, sul decoro, sull’indi-pendenza e sulla qualità della professione…..

“Si fa molta attenzione al decoro del medico ealla sua funzione di garante della salute.”

Art. 3…La diagnosi a fini preventivi, terapeutici e ria-

bilitativi è una diretta, esclusiva e non delegabilecompetenza del medico e impegna la sua autonomiae responsabilità…..

“Viene ribadito che l’atto medico è sola prero-gativa del Medico/Odontoiatra; la diagnosi è di suaesclusiva competenza”

Art 54….il medico può effettuare visite e prestare gra-

tuitamente la sua opera purchè tale comportamentonon rivesta una connotazione esclusivamente com-merciale, non costituisca concorrenza sleale o sia

finalizzato a indebito accaparramentodi clientela.

“In sintesi la visita o prestazionegratuita non si può pubblicizzare o pro-muovere perchè diventa un prodottocommerciale”

Art. 55Il medico promuove e attua un’in-

formazione sanitaria accessibile, tra-sparente, rigorosa e prudente, fondatasulle conoscenze scientifiche acquisitee non divulga notizie che alimentino

aspettative o timori infondati…

“Il rispetto di questo articolo imporrebbe la de-rubricazione di quei vergognosi paginoni sui quoti-diani finalizzati alla promozione di “miracolose” te-rapie e tecniche operative senza la descrizione deilimiti e dei rischi”

Art. 56…La pubblicità informativa sanitaria, con qua-

lunque mezzo diffusa, rispetta nelle forme e neicontenuti i principi propri della professione medica,deve sempre essere prudente, trasparente, veritiera,obiettiva, pertinente e funzionale all’oggetto dell’in-formazione, mai equivoca, ingannevole …..

“Perciò basta con i proclami di fantasiose formedi protocolli terapeutici non suffragati da alcunaevidenza scientifica e rivolti solo ad ammaliare e il-ludere i cittadini come: Odontoiatria biologica, Ana-lisi dei ritmi circadiani per prevenire la parodontosie Musicoterapia per favorire l’eruzione dei denti”

Art. 57Il medico singolo o componente di associazioni

scientifiche o professionali non concede patrocinio

n. 3 - Giugno 2014 SASSARI MEDICA6

editoriale/2

Una opportunità per fare un cambio di passo

Il nuovo codice deontologico

di Pierluigi Delogu

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a forme di pubblicità promozionali finalizzate a fa-vorire la commercializzazione di prodotti sanitari odi qualsivoglia altra natura.

“un chiaro monito a evitare forme subdole disupporto, non solo a ditte, aziende, industrie, maanche a squadre di calcio o pallacanestro e se pos-sibile ad astenersi dal volersi assimilare a venditoridi elettrodomestici con l’allestimento di stands pressocentri commerciali indirizzati alla promozione dellarottamazione delle dentiere

Art. 64Il medico deve collaborare con il proprio Ordine

nell’espletamento delle funzioni e dei compiti adesso attribuiti dall’ordinamento…

“E’ un punto fondamentale di una professionematura e cosciente”

Art. 65…..Il medico che esercita la professione in forma

societaria notifica all’Ordine di appartenenza l’attocostitutivo della società….

Il medico non può partecipare a intese dirette oindirette con altre professioni sanitarie o categorieprofessionali per svolgere attività di impresa indu-striale o commerciale o di altra natura che ne con-dizionino la dignità, l’indipendenza e l’autonomiaprofessionale…..

“Mi sembra evidente che siano da bandire tuttele forme societarie con finalità commerciali e congestioni miste dove soci imprenditori, non medici,possano influenzare le scelte del sanitario in ossequioa logiche di mero profitto , inficiandone la correttezzadiagnostica e la scelta terapeutica ”.

Art. 67Al medico è vietato collaborare a qualsiasi titolo

o favorire, fungendo da prestanome o omettendola dovuta vigilanza, chi esercita abusivamente laprofessione. Il medico che venga a conoscenza diprestazioni effettuate da non abilitati alla professionedi medico, o dicasi di favoreggiamento dell’abusivi-smo, è obbligato a farne denuncia all’Ordine terri-torialmente competente.

“ Un chiaro invito a diventare protagonisti nellalotta all’abusivismo e al prestanomismo”

Art. 54Onorario professionale….. Il medico stipula idonea copertura assicura-

tiva per responsabilità civile verso terzi in ambitoprofessionale, rendendone disponibili gli estremi...

“Abbiamo ripetutamente sottolineato delle ca-renze a proposito dell’obbligo per il professionistadi assicurarsi, che si rifà a una legge non suffragatadal vincolo per le assicurazioni di coprire i profes-sionisti. Poco c’entra con la deontologia l’esibizionedi una polizza assicurativa.”

Art. 69 Direzione sanitaria e responsabile sanitario……il medico deve essere in possesso dei titoli

previsti dall’ordinamento per l’esercizio della pro-fessione ed essere adeguatamente supportato perle competenze relative ad entrambe le professionidi cui all’art 1, in relazione alla presenza delle stessenella struttura…..

“Purtroppo dobbiamo constatare che sui diret-tori sanitari delle strutture sembra d’essere rimastiall’anno zero. In particolare, il codice non specificache nelle strutture che erogano prestazioni odon-toiatriche il responsabile sanitario debba essere ne-cessariamente, come auspicabile,un odontoiatra. Sidice che questa figura debba garantire il possessodi titoli idonei ma non si specifica quali.”

Ciò detto, è fuor di dubbio che il Codice Deon-tologico rivesta un ruolo chiave nel definire i compitie la figura del medico e dell’ odontoiatra. Come Or-dine ci impegneremo perchè venga portato alla co-noscenza dei cittadini in maniera che possano co-stantemente valutare la correttezza professionaledel Medico. Al di là dell’analisi particolareggiata edegli elementi di criticità del testo, questo sarà ilnostro codice; auspico soltanto che la prossima ver-sione possa essere approvata anche con il voto,formalmente espresso, degli odontoiatri, la qualcosaè stata negata in questa occasione.

Pierluigi Delogu

SASSARI MEDICA n. 3 - Giugno 2014 7

editoriale/2

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Il Consiglio Direttivo dell’Ordine di Sassari ha deli-berato all’unanimità di intitolare la prestigiosa salaconferenze della sede di via Cavour al prof. Egidio

Depperu, che resse la presidenza della nostra Istitu-zione dal 1955 al 1987. Erano i tempi in cui i neo-laureati vivevano l’approccio con l’entità ordinisticagià in sede di Esame di Stato, quando la commissioneera costituita da un ordinario per la parte accade-mica, dal medico provinciale in rappresentanza delloStato e dal presidente dell’Ordine dei Medici in qua-lità di massimo esponente della professione. Per icandidati di allora era confortante la presenza deitre esaminatori, garanti, proprio per la diversità deiruoli rivestiti, della equità del giudizio. Era soprattuttola presenza suadente del prof. Depperu che con lasua propensione all’ascolto, la capacità di discernerela tua preparazione pratica nell’esporre corrette dia-gnosi differenziali e possibili adeguate terapie, ti af-francava dalle fatiche e tensioni degli studi univer-sitari e ti apriva le porte a un nuovo, inconsuetomondo. Da quel primo contatto ti sentivi accolto in

una grande organizzazione. Rapporto di familiaritàche veniva potenziato nel momento in cui, per ot-temperare all’iscrizione all’Albo, varcavi la sede divia Cavour dove non era improbabile che ad acco-glierti fosse proprio lui, il Presidente. Ti veniva in-contro, chiamandoti per nome grazie alla sua ferreamemoria, pronto ad ascoltare pazientemente le tuedifficoltà, interrogarti circa le tue aspettative perdispensarti poi preziosi consigli di indirizzo e condurtiin maniera lusinghiera verso la professione. Cono-sceva tutte le pieghe dell’ordinamento vigente e di-rettamente ti forniva di prima mano direttive, de-libere, bandi di concorso e aggiornamenti legislativi;notizie che puntualmente trasmetteva attraversole pagine del bollettino, allora trimestrale; ne era in-fatti il direttore responsabile, iscritto all’albo dei gior-nalisti pubblicisti, dopo anni di collaborazione condiversi quotidiani e riviste specializzate sui temi del-l’educazione alla salute. Il ruolo che ricopriva gli eraparticolarmente congeniale, improntato alla salva-guardia dei principi etici che in ogni momento de-

n. 3 - Giugno 2014 SASSARI MEDICA8

omceoss/vita dell’Ordine

La storica sala conferenze intitolata all’illustre professore

Egidio Depperu, una vita per l’Ordine

29 novembre 1984 Egidio Depperu circondato dai componenti del Consiglio Direttivo

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vono permeare la vita professionalee sociale del medico. Ufficio che egliriusciva a coniugare con gli innu-merevoli impegni di lavoro tra cui ladirezione sanitaria provinciale del-l’Omni (Opera Nazionale MaternitàInfanzia) tenuto per più di trent’anni,e la docenza di puericoltura nell’Ate-neo Turritano. Un curriculum di tuttorispetto che va da una laurea con-seguita a venticinque anni col mas-simo dei voti a un lungo periodouniversitario presso la Clinica Pedia-trica, da assistente volontario a do-cente. Sua è stata l’istituzione, perla prima volta in Italia, della “Gior-nata del medico”, cui gli altri Ordinisi sono uniformati, volta a ricono-scere e premiare pubblicamente il lavoro e la carrieradei colleghi e ad accogliere degnamente i neoiscritti,linfa indispensabile per il rinnovamento della com-pagine medica. Chi, poi, ha avuto la fortuna di averlocome familiare o frequentarlo come amico non puòfare a meno di ricordarlo per la mitezza e il trattogentile del carattere uniti a un distacco ironico chelo portava a minimizzare le situazioni più critiche ead affrontarle di buon grado, con saggezza; una di-sponibilità umana che certo non gli impediva di cu-stodire con assoluta intransigenza la legalità e lasalvaguardia dei diritti individuali, in maniera equa-nime e imparziale. I medici che lo hanno conosciutonon possono non aver assorbito il senso profondodi coscienza professionale e deontologica, fedeltà econdivisione dei principi espressi nel giuramento diIppocrate, nell’applicazione costante dell’aforismalatino “divinum est sedare dolorem” che egli tradu-ceva come partecipazione alla sofferenza delle per-sone. L’onestà che ha sempre contrassegnato il suooperato lo ha portato a non cedere mai alle lusinghe,anche le più banali, che potessero in qualche manierarappresentare conflitto di interesse. Il desiderio ditrasmettere e divulgare il proprio sapere medico,etico e sociale è stato il tessuto profondo che hasempre caratterizzato l’esercizio della sua profes-sione; un esempio pratico di costante tutoraggio,precursore del progetto di inserimento professionaleper giovani laureati, di cui ora si parla tanto. E questomodus operandi, da guida esperta, Depperu ha po-tuto esprimerlo nella maniera più opportuna nel pe-

riodo del suo mandato, rappresentando un puntodi riferimento fermo e attendibile per tutti i problemidi tipo burocratico, di orientamento e di supportonelle scelte della specializzazione e nella deontologia.Un atteggiamento che riflette una concezione del-l’Ordine non come corporazione, ma piuttosto comeelemento di aggregazione e formazione professionaleper i giovani e come strumento di mediazione tra imedici e le istituzioni. Un interesse e un legame conil nostro organo sociale che lo ha accompagnatoper tutta la vita, insieme a un particolare attacca-mento alla funzione della medicina pubblica che loha visto protagonista come componente del consi-glio provinciale della sanità, del comitato etico re-gionale, del comitato di assistenza e beneficenza, diquello degli orfani di guerra, dell’antitubercolare, dipatronati scolastici, della lega contro l’alcoolismo edella consulta etica permanente, reggente dell’ufficiodel medico provinciale.

Per tutte queste lodevoli incombenze è stato in-signito della medaglia d’oro al merito della sanitàpubblica, conferitagli nel 1990 dal Presidente dellaRepubblica. Non c’è iniziativa assunta dai vari OrganiCollegiali ordinistici che si sono succeduti che eglinon abbia in qualche modo affrontato, fondandonei principi.

La Sala Conferenze Egidio Depperu rappresentala nostra volontà di ricordare per sempre la suaesemplare figura di uomo e di maestro, perché il se-gno del suo passaggio possa rimanere indelebile e ilsuo testamento spirituale possa essere trasmesso amedici e cittadini. (A.P.)

SASSARI MEDICA n. 3 - Giugno 2014 9

omceoss/vita dell’Ordine

Egidio Depperu alla Giornata del Medico del 23-10-1987

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Introduzione

Recentemente, il gruppo di ricercaguidato dal Dr Gérard Duc ha svi-luppato presso l’istituto francese

INRA (Institut National de la RechercheAgronomique) di Dijon, una serie dicultivar di fave a bassissimo tenore diVicina e Convicina. Queste fave (adesempio le cultivar “Divine” e “Fevita”)sono state testate in animali e succes-sivamente in soggetti carenti di G6PD.Lo studio sui soggetti G6PD carenti,approvato dal comitato bioetico della ASL 1 Sassarie svolto presso il Laboratorio Analisi dell’OspedaleCivile di Alghero su una serie di volontari, ha dimo-strato la completa assenza di potenziale emolitico edi tossicità delle cultivar di fave a basso tenore divicina e convicina.

Tutto è nato da una richiesta della Confedera-zione degli agricoltori dello Saskatchewan, Canada,e da uno studio per la produzione di migliori alimenti

per gli animali, visto che le fave sonoper essi una ottima fonte di cibo .

Si era notato che animali alimentaticon le fave comunemente utilizzate ge-neravano una prole più piccola o (perquanto riguarda le galline), delle uovadi dimensioni ridotte.

Questo diede l’impulso a ricercaredelle cultivar con caratteristiche diverse;questa indagine venne condotta inFrancia, maggiore produttrice di favein Europa, presso l’Università di Digione,dal dottor Gerard Duc. Sotto la sua

guida , il gruppo di ricerca, dopo aver studiato mi-gliaia di cultivar di fave, ha sviluppato, presso l’isti-tuto francese INRA, alcune cultivar (es. le cultivar“Divine” e “Fevita”) quasi prive di Vicina e Convicina:le due sostanze precorritrici di Divicina e Isouramile,ritenute responsabili del danno emolitico negli indi-vidui G6PD carenti. Queste fave, utilizzate per glianimali, facevano ottenere una prole migliore e delleuova di maggiori dimensioni. Si pensò allora di uti-

lizzare queste osservazioni riferendoleall’alimentazione umana, considerandoche le fave sono un cibo ampiamenteconsumato in tante parti del mondoin quanto ottima fonte di proteine ebuon sostituto della carne.

Gerard Duc si rivolse allora al pro-fessor Arese, già professore di Biochi-mica presso l’Università di Sassari, dasempre impegnato nella ricerca sullabiochimica del globulo rosso, con par-ticolare attenzione agli eritrociti affettida difetti su base genetica (talassemia,sickle cell disease, G6PD carenza), sulfavismo e meccanismo di azione deicomposti tossici delle fave, sulla ma-laria e rapporto tra il plasmodio e iglobuli rossi sani o affetti da difettigenetici, quali G6PD carenza e micro-

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Giornata di studio internazionale sul favismo: il resoconto

Prevenzione favismo: nuove frontiere

di Luigi Felice Simula

Saskatchewan - Canada

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citemia. Il professor Arese pensò di ritornare in Sar-degna per realizzare una sperimentazione clinicache comportasse la somministrazione, in totale si-curezza, delle fave prive di Vicina e Convicina a in-dividui fabici (femmine parzialmente carenti, etero-zigoti, e maschi con carenza totale dell’enzima,emizigoti). Un ambiente ospedaliero favorevole aquesto studio, possibilmente piccolo e facilmentecontrollabile, si rivelò essere quello di Alghero, doveArese si stabilì col suo gruppo di ricercatori presso ilLaboratorio di Analisi. La scelta non fu comunquecasuale o dettata soltanto dalla tranquillità del pre-sidio sanitario; ma aveva origini lontane nel tempo,visto che lo scrivente aveva discusso la tesi di laureaproprio col professor Arese, e proprio su una nuovametodica per il dosaggio dell’enzima G6PD, metodicaattualmente ampiamente diffusa e d’uso comunenei laboratori di analisi della Sardegna.

La ricerca, col parere favorevole del comitatobioetico della ASL N.1 Sassari, in collaborazione conil Dipartimento di Genetica, Biologia e Biochimicadell’Università di Torino, prese il via nel 2010. In unaprima fase venne invitato, nel marzo 2010, un piccologruppo di donne eterozigoti. Il lavoro prodotto, fu,tra l’altro, presentato al Congresso Nazionale dellaSocietà Italiana di Medicina di Laboratorio (SIMeL), epremiato per l’originalità della ricerca. L’anno seguentesi studiò un pic-colo gruppo dimaschi totalmentecarenti. A tuttequeste personevennero som -ministrati 500grammi di favefresche crude, adigiuno. Venneroeseguiti controllisu numerosi para-metri ematochi-mici e su diversimarcatori di dan -no di membranadei globuli rossi.Nessuno dei vo-lontari ebbe il ben-ché minimo dannoemolitico, nessunsegno clinico e

biochimico di lesione di membrana delle emazie.Il dott. Duc, che ha selezionato e messo a dispo-

sizione le fave usate nella sperimentazione clinica,ci presenterà i suoi studi, e ci darà indicazioni sucome si potrebbe fare per introdurre questa colturain Sardegna, nell’ipotesi che si vogliano sostituire leattuali colture di fave che risultano “tossiche” per iG6PD carenti con altre qualità di fave presumibil-mente innocue.

Il professor Spanu, ordinario di Agronomia ge-nerale e coltivazioni erbacee nella facoltà di agrariadell’università di Sassari, aprirà il convegno. Per di-verso tempo, negli anni ’80,egli ha avuto modo dicollaborare con l’istituto di biochimica dell’Universitàdi Sassari nello studio dei composti tossici delle fave.

Il professor Franco Turrini, che lavora da circa30 anni sui meccanismi emolitici causati da patologieereditarie e da tempo studia i rapporti tra il parassitamalarico e le emazie con difetti genetici (G6PD ca-renti o talassemiche), parlerà della tossicità dellefave e della crisi fabica, in particolare delle modifi-cazioni del globulo rosso G6PD carente durante lacrisi emolitica.

Luigi Felice Simula è responsabile StrutturaSemplice Dipartimentale Analisi Cliniche

e Laboratorio dell’Ospedale Civile di Alghero. ASL N° 1 Sassari

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Da sinistra: Paolo Arese, Antonino Spanu, Luigi Felice Simula, Gerard Dùc, Franco Turrini

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Origine e diffusioneLa fava è una legu-

minosa che ha avuto ori-gine in Mesopotamia esi è diffusa principal-mente nei Paesi che si af-facciano sul bacino delMediterraneo. Per la fa-cilità della conservazionedei semi allo stato seccoe per l’elevato contenutoproteico è stata utilizzataper l’alimentazione uma -na sin dall’età del bron zo. Le varietà botaniche col-tivate sono la Vicia faba major, quasi esclusivamenteper alimentazione umana, la Vicia faba equina e laVicia faba minor, destinate all’alimentazione ani-male.

Nell’ultimo mezzo secolo la coltivazione di questaleguminosa nel mondo ha fatto registrare una fortecontrazione passando da 5,5 agli attuali 2,4 milionidi ettari; l’80% della superficie coltivata è localizzata,in parti eguali, in Asia e Africa. Tra i Paesi dell’UE lasuperficie investita a fava è di circa 200 mila ettari edè concentrata per oltre il 50% in Francia e in Italia.

Legato al problema del favismo è il consumo difave fresche. In Italia la superficie coltivata a dettoscopo è di circa 7 mila ettari ed è diffusa in alcuneregioni centro-meridionali e nelle due isole maggiori.In Sardegna circa 2.000 ettari sono coltivati a faveper il consumo fresco dei quali oltre il 50% sono inprovincia di Cagliari.

Fave a basso tenore in sostanze emolizzanti

Il favismo si manifesta come una grave crisiemolitica in individui G6PD carenti; tale deficit, ere-ditabile nel genere umano in quanto legato al cro-mosoma X, si stima interessi oltre 400 milioni dipersone presenti in prevalenza nelle aree meridionalidei continenti asiatico, europeo e nel nord Africa.Studi eseguiti da Beutler attribuiscono alla 3,4 dii-drossifenil-a-alanina, nota come L(-)Dopa e conte-nuta nei semi freschi della fava, la sostanza che può

scatenare una crisi emolitica in individui enzimope-nici. Sempre secondo lo studioso, la L(-)Dopa è con-siderata il precursore della vera sostanza emolizzante,il Dopachinone, che si forma per azione ossidantedella ‘tirosinasi’ (Fig.1). Inoltre, Beutler evidenzia chenon tutti i G6PD carenti vanno incontro a crisi emo-litica a seguito dell’ingestione di L(-)Dopa e attri-buisce ciò alla variabilità e al polimorfismo indivi-duale del sistema enzimatico tirosinasi.

Sulla base di detta ipotesi, nella seconda metàdegli anni settanta è stata impostata una ricerca perindividuare cultivar di fave a basso o nullo contenutodi L(-)Dopa. Sono state coltivate 28 cultivar di prove-nienza locale, siciliana, campana, una algerina e unafrancese. Le analisi hanno evidenziato che il contenutoin L(-)Dopa varia da un massimo di 2,4% nel favino‘Scuro Torre Lama’ ad un minimo di 0,12% nella cul-tivar ‘Motta’; nella francese ‘Trois Fois Blanche’ non èstata rilevata la presenza di L(-)Dopa.

Non disponendo a suo tempo di animali cavia,il controllo clinico e biochimico su queste tre cultivarè stato eseguito in vitro da ricercatori della ClinicaPediatrica e dell’Istituto di Biochimica dell’Universitàdi Sassari; per il test è stato utilizzato sangue di unindividuo maschio enzimopenico e i semi freschidelle fave. Negli eritrociti è stato determinato il glu-tatione, tripeptide che svolge la funzione di traspor-tatore di idrogeno, che a contatto con sostanzeemolizzanti passa dalla forma ridotta (GSH) a quellaossidata (GSSG); nei G6PD carenti viene bloccato ilritorno nella forma ridotta con crisi trofica dell’eri-trocita e conseguente emolisi.

Il test in vitro ha evidenziato che anche nella

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Ricerche sulle sostanze scatenantil’emolisi contenute in Vicia faba

Ipotesi di Beutler

di Antonino Spanu

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cultivar senza L(-)Dopa si registra una riduzione diglutatione totale e per spiegare detto fenomenovengono chiamate in causa altre sostanze contenutenei semi delle fava che sono la Vicina e la Convicina.Dette sostanze, per azione dell’enzima ‘b-glucosidasi’,sono trasformate in Divicina e Isouramile, sostanzead elevata capacità ossidante che determinano crisiemolitiche in indivui G6PD carenti.

La ricerca per individuare cultivar a basso o nullocontenuto in sostanze emolizzanti è proseguito conla messa a coltura della collezione mondiale del ger-moplasma di fava che allora ammontava ad oltre550 genotipi. Su numerose di queste accessioni sonostate eseguite analisi per evidenziare il contenuto insostanze potenzialmente emolitiche e del loro variarein funzione del grado di maturazione dei semi. Al-l’aumentare della maturazione dei semi si registrauna progressiva e rilevante riduzione delle sostanzeritenute emolitiche.

Nel grafico 1 è riportata la variazione del conte-nuto in Vicina + Convicina al progredire della ma-turazione dei semi in sette differenti cultivar. E’ evi-dente che il contenuto di queste sostanze po -ten zialmente emolitiche tende a ridursi sino a dive-nire prossimo allo zero nei semi secchi.

Recenti ricerche hanno portato all’iscrizione nelregistro delle varietà francesi, cultivar di fave a bassocontenuto in Vicina e Convicina che potrebbero essereutilizzate per l’alimentazione anche da individui G6PDcarenti.

Limiti alla coltivazione delle faveSolo in Italia, dagli anni ottanta, in numerosi

territori comunali sono state emesse ordinanze didivieto della coltivazione di fave e, a volte, di pisellie fagiolini, allo scopo di salvaguardare la salute deglienzimopenici. Tali limitazioni riguardano general-mente la messa a coltura delle suddette leguminosea non meno di 300 metri da ospedali, scuole, asili,case di riposo, ecc. in quanto possono essere fre-quentati da individui G6PD carenti, fino a imporredetto divieto in aree delimitate da vie pubbliche incentri abitati quando vi risiedano persone ezimope-niche. Molte ordinanze impongono anche il divietodi vendita di fave allo stato sfuso richiedendone ilconfezionamento in contenitori sigillati o, in alter-nativa, con l’affissione di un cartello di dimensioniadeguate che informi gli utenti della presenza delle

fave. Nelle motivazioni di dette ordinanze si evidenziache il divieto è imposto in quanto persone G6PDcarenti possono sviluppare crisi emolitica oltre chea seguito della ingestione di semi di fave, anche sesi inala il polline, si viene a contatto o si percepiscel’odore di dette leguminose.

In molti territori comunali detti divieti sono an-cora in essere nonostante il Ministero del Lavoro,della Salute e delle Politiche Sociali – ex Ministerodella salute – Commissione Nazionale per la Sicu-rezza Alimentare, al quesito di: “verificare se negliultimi anni sono intervenuti elementi a caratteremedico-scientifico tali da dimostrare che anche leinalazioni di pollini di fave e piselli possano essereconsiderati fattori scatenanti crisi emolitiche”, indata 16/07/2008 fornisce le seguenti risposte:a) l’ingestione di piselli o fagiolini, o l’inalazione dei

loro pollini, non possono essere considerate fat-tore scatenante di crisi emolitiche quali quelle ri-conducibili al favismo;

b) il favismo, che si caratterizza per un deficit del-l’enzima G6PD, può provocare con un meccani-smo non ancora del tutto chiarito crisi emolitichecollegate all’ingestione di sostanze presenti nellefave, in particolare i beta-glucosidi della pirimidinaVicina e Convicina. Tali sostanze sono però pre-senti nei cotiledoni della fava, non nei fiori e nonsono volatili.

c) L’inalazione di polline nei campi di fave in fiorepuò provocare malessere nei soggetti esposti af-fetti da deficit di G6PD, ma non ci sono provesufficienti a correlare l’inalazione di polline conlo scatenamento delle crisi emolitiche;

d) Non tutti i soggetti con deficit di G6PD sviluppanoepisodi conclamati di favismo dopo ingestione difave e sembra probabile che altri fattori contri-buiscano allo sviluppo del disturbo (stato di salutegenerale, quantità di fave ingerite, ecc.).

In conclusione, gli elementi acquisiti relativi allavalutazione del rischio non depongono a favore dellaproporzionalità di misure volte a vietare la coltivazionedi fave, piselli o fagiolini nelle vicinanze dell’abitazionedi soggetti affetti dal deficit sopracitato.

Tenuto conto delle risultanze sopra esposte e diulteriori pareri espressi da eminenti ricercatori sul-l’argomento, vi sono ordinanze comunali che hannorevocato il divieto di coltivazione delle fave, piselli efagiolini , mentre in altre ordinanze, pur citando larelazione sopra riportata del Ministero della Salute,

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mantengono il divieto. Sorge spontanea una do-manda: dato che la distanza minima per la coltiva-zione della fava è mediamente di 300 metri dal cen-tro abitato, frazione, contrada, abitazione, ecc., agliindividui G6PD carenti si dovrebbe anche imporre ildivieto di superare detto limite per non correre il ri-schio di andare incontro a crisi emolitiche.

Infine, se fosse vero che il polline, l’odore o ilsolo contatto delle fave può scatenare crisi emolitica,il problema non dovrebbe più esistere in quanto ifabici oggi sarebbero già estinti.

Antonino Spanu è professore ordinario di Agronomia generale e Coltivazioni erbacee

Università degli Studi di Sassari

Favismo, pochi dati e ancora tante domande

L’emolisi negli individui G6PD carenti può esserecronica o acuta in seguito all’ ingestione di farmacio fave, può essere inoltre causata da un’infezione.L’emolisi cronica avviene solo in presenza di alcunevarianti dell’ enzima (varianti di tipo I) abbastanzafrequenti in Asia ma relativamente rare nel Medi-terraneo. La variante più frequente nel bacino me-diterraneo (variante di tipo II) ha una attività residuasufficiente a non causare danni ai globuli rossi chehanno una permanenza in circolo normale. La va-riante più frequente in Africa ha un’attività moltopiù elevata rispetto alla variante mediterranea; inpresenza di questa variante non sono note crisi fa-biche e le donne eterozigoti hanno probabilità moltoridotte di incorrere in crisi emolitiche gravi. Tuttavia,i primi studi sulla G6PD carenza sono stati fatti negliStati Uniti per cui una buona parte dei dati di lette-

ratura e le prime indicazioni sui metodi diagnosticisono riferiti alla variante africana.

La crisi Fabica. La crisi emolitica negli individuiG6PD carenti è sporadica e non è mai stata dimo-strata una correlazione tra quantità di farmaco ofave ingerite e gravità dell’emolisi. Le donne etero-zigoti vanno incontro ad emolisi grave e sino aglianni 80 rappresentavano la maggioranza dei casi acausa della difficoltà a diagnosticare la situazionedi eterozigosi. Durante gli ultimi 20 anni il numerodi crisi emolitiche si è ridotto moltissimo grazie al-l’introduzione di tecniche diagno stiche molto accu-rate anche nelle donne eterozigoti. Le poche donneeterozigoti che possono ancora sfuggire alla diagnosihanno buoni livelli di enzima e le probabilità di emo-lisi sono molto ridotte. La sintomatologia di solitoinsorge tra 12 e 24 ore dall’ingestione delle fave egeneralmente il primo sintomo è rappresentato dauna marcata ematuria. Seguono malessere generalee una sintomatologia da anemia acuta. La progres-sione dell’emolisi è lenta, dopo una trasfusione dieritrociti è talvolta necessario eseguire ulteriori tra-sfusioni anche 2 o 3 giorni dopo l’esordio.

Ciò che caratterizza le crisi emolitiche è la loroestrema sporadicità dopo ingestione di fave o far-maci potenzialmente emolitici. Sono infatti frequentile situazioni in cui una persona ha la prima crisiemolitica dopo aver mangiato fave per decenni. Lecause di questo fenomeno sono del tutto ignote. L’impossibilità di capire la sporadicità dell’ emolisi di-pende dalla mancanza di dati sulla farmacocineticae farmacodinamica dei composti che determinanola crisi fabica (convicina e vicina). La situazione ècomplicata dal fatto che queste molecole sono ini-zialmente inattive e atossiche; per essere attivatedevono venir modificate da un enzima (beta-glu-cosidasi), utilizzato dagli erbivori per digerire la cel-lulosa. Come per altri composti vegetali, questo pro-cesso potrebbe anche influenzare il loro assor - bimento intestinale.

È importante notare che l’uomo non sintetizzabeta-glucosidasi intestinale ma tracce di beta-glu-cosidasi potrebbero essere comunque essere sinte-tizzate da batteri saprofiti. Per vicina e convicinamancano quindi una serie di dati essenziali (assor-bimento, emivita plasmatica, biotrasformazione, me-taboliti, etc) per costruire delle ipotesi sulla suscet-tibilità dei soggetti G6PD carenti.

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di Franco Turrini e Antonella Pantaleo

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Suscettibilità ai farmaci. L’IstitutoSuperiore della Sanità presenta una listadettagliata e aggiornata di farmaci che con-sta di 79 farmaci in cui è stata provata l’as-sociazione con eventi emolitici (farmacovi-gilanza). Nella lista è anche presentata ladiversa suscettibilità delle diverse variantidi G6PD. Trattandosi di episodi spesso spo-radici non sono forniti dati quantitativi sullefrequenze e per questo motivo non si pos-sono esprimere delle valutazioni sui diversigradi di pericolosità. A questo proposito po-trebbe essere di grande utilità una revisioneaggiornata dei dati raccolti in Sardegna intutti i soggetti che hanno avuto crisi emo-litiche negli ultimi 20 anni onde calcolarele frequenze di crisi emolitiche associate aciascun farmaco potenzialmente pericoloso.Deve essere notato che l’ultima analisi diquesto tipo risale al 1983). Un dato quanti-tativo di questo tipo è essenziale per la va-lutazione del rischio/beneficio. Non essendostati completamente chiariti i meccanismiche portano alla distruzione dei globuli rossiG6PD carenti non è possibile fare delle pre-visioni sulla pericolosità di un dato farmaconé per capire l’estrema sporadicità delle crisiemolitiche.

Inalazione di pollini. Il Ministero della Sanitàha espresso una posizione chiara; “Il Comitato Na-zionale per la Sicurezza Alimentare ritiene che at-tualmente non vi siano evidenze sufficienti per poteraffermare che esista una correlazione tra l’esposi-zione a pollini di fave e piselli e l’insorgere di crisiemolitiche acute in soggetti affetti da deficit diG6PD”. Non si possono comunque escludere altresintomatologie spesso riportate dai pazienti.

Meccanismo di azione.Durante una crisi emo-litica gli eritrociti sono fortemente danneggiati esono prevalentemente rimossi dalla milza attraversoun meccanismo immunitario. Purtroppo, questi datisi basano su pochi studi che non riguardavano imeccanismi molecolari. Questi studi sono stati quindiripresi per capire il meccanismo di protezione dellaG6PD carenza nei confronti della malaria e, più ingenerale, sulle interazioni tra il plasmodio e l’ospitee sulla selezione di polimorfismi genici che conferi-

scono resistenza. Quest’ultimo capitolo riveste ungrande interesse nello studio delle patologie ad ezio-logia ignota che sembrano essere aumentate dopol’eradicazione della malaria in Sardegna (diabete,sclerosi multipla, celiachia, allergie, etc.) oltre a fornirenuove strategie per lo sviluppo di nuovi farmaci an-timalarici. La patogenesi della crisi fabica sembra basarsi sumeccanismi molto più complessi rispetto a quantopre cedentemente ipotizzato. La figura 1 mostra unarappresentazione schematica dei risultati delle ultimericerche: ridotte quantità di radicali ossidanti reagi-scono su un bersaglio specifico ovverossia 2 residuidi cisteina posizionati sul frammento citoplasmaticodella proteina di membrana AE1 (anche nota comeproteina della banda 3); è interessante notare che lareattività di AE1 è a sua volta regolata dal suo statodi glicosilazione.

Questa modificazione causa una iper-fosforila-zione di AE1 mediata da una tirosina chinasi (Syk)che agisce selettivamente su AE1 ossidato. AE1 os-sidato e fosforilato cambia quindi il suo stato di as-

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Fig. 1 rappresentazione schematica della crisi fabica

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sociazione con il citoscheletro e può quindi formare

sociazione con il citoscheletro e può quindi formaredei macrocomplessi di membrana che legano anti-corpi naturali (una classe di autoanticorpi non ne-cessariamente patogeni) e inducono la destabiliz-zazone e vescicolazione della membrana eritrocitaria.Questi fenomeni si sviluppano lentamente e dipen-dono dalla formazione di composti di degradazionedell’emoglobina che legano molto specificamente laproteina AE1. In base a questi risultati, l’emolisi nondipende da un effetto ossidativo diretto della vicinae convicina sulla membrana o il GSH ma da un’inte-razione con l’emoglobina che successivamente silega alla proteina AE1 causando delle modificazioniprogressive ed irreversibili. Questi dati sono in ac-cordo con la tempistica delle crisi fabiche che quindinon sarebbero causate da un semplice danno ossi-dativo ma da una alterazione della regolazione diuna via di trasduzione del segnale innescata da va-riazioni del potenziale redox cellulare. È probabileche questo nuovo meccanismo di regolazione siafisiologicamente impiegato per consentire una ri-parazione della membrana e/o causare la distruzionedei globuli rossi a termine della loro vita nel sangue.

Prospettive per lo sviluppo di nuovi farmaci antimalarici.

I nuovi dati sui meccanismi di azione hanno apertonuove prospettive farmacologiche sia per il controllodelle crisi emolitiche mediante farmaci inibitori di Syk,

sia per la terapia della malaria. E’ stato controllo dellecrisi emolitiche mediante farmaci inibitori di Syk, sia

sia per la terapia della malaria. È stato infatti dimo-strato che nel globulo rosso le modificazioni sopra-descritte sono innescate dalla crescita intracellularedel plasmodio e che sono modulate da varie condizioniereditarie che conferiscono protezione per la malaria,tra cui la G6PD carenza e le talassemie. In questecondizioni il meccanismo viene attivato più precoce-mente che nei globuli rossi normali e determina unadestabilizzazione anticipata della membrana della cel-lula ospite con conseguente rimozione del parassita.D’altra parte ci sono forti evidenze che il parassitadebba necessariamente alterare la membrana dellacellula ospite per poter fuoriuscire al termine del suociclo di crescita ed infettare nuovi eritrociti. Utilizzandoalcune nuove molecole è stato possibile interagirecon questi fenomeni mimando l’azione della G6PDcarenza e causando la destabilizzazione della mem-brana eritrocitaria (Figura 2a) o ritardando le modifi-cazioni di membrana ed intrappolando i parassiti altermine della loro crescita (Figura 2b). Entrambi gliapprocci terapeutici causano una potente inibizionedella crescita del parassita, sono stati sperimentati inVietnam e saranno sperimentati anche in Uganda nelcorso del 2014.

Franco Turrini è professore ordinario di biochimica, Università di Torino

Antonella Pantaleo è biologa, ricercatrice del dipartimento di fisiologia

dell’Università di Sassari

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Fig. 2: modifiche della membrana eritrocitaria

Fig. 2a Fig. 2b

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Nuove cultivar di Vicia Faba: menorischi per l’uomo e sviluppo di nuovi sistemi di coltivazione

Le proteine vegetali co-stituiscono una risorsaessenziale per l’alimen-tazione sia degli esseriumani, sia degli animalid’allevamento. Le produ-zioni di proteine vegetalisono meno gravose perl’ambiente rispetto aquelle di origine animale,in quanto necessitano diminor utilizzo d’acqua odispendio di energia fos-

sile per la loro produzione. La produzione di un kgdi pollo e di un kg di maiale necessita rispettivamentedi 2 kg e 4 kg di semi. Ne risulta una forte tensionedei mercati sul prezzo delle proteine, e una compe-tizione tra fonti di proteine per l’alimentazione ani-male e umana. C’è una forte posta in gioco, conmolti interessi politici, per l’approvvigionamento el’autonomia proteica per i prossimi anni, nella con-sapevolezza che sarà necessario nutrire 9 miliardi diesseri umani a livello mondiale nel 2014 e che l’Eu-ropa, deficitaria di proteine vegetali, importa attual-mente il 70% del fabbisogno per nutrire i relativi al-levamenti (essenzialmente sotto forma di panelli disoia). I semi di leguminose sonoricchi di proteine (20 - 25 % dellamateria secca del seme). La se-guente tabella presenta le pro-duzioni mondiali e europee di le-guminose a semi rilevate nel2011. La soia, da cui si ricavanooli e proteine, è dominante a li-vello mondiale, mentre il pisello,seguito da soia e favetta, si im-pone in Europa. La specie ViciaFaba comprende forme a piccolisemi (favetta) e forme a semigrandi (fave). I semi secchi diquesta specie vengono utilizzatiper l’alimentazione umana o ani-male, mentre i semi freschi usati

esclusivamente per l’uomo. La produzione mondialedi fave e favette in semi secchi è vicina alle 4 106t, dicui le zone principali sono l’Asia (1,7 106t) , l’Africa(1,4 106 t) e l’Europa (0,7 106 t); i tre principali pro-duttori europei sono rappresentati da Francia, GranBretagna e Italia. I semi di Vicia Faba sono ricchi diproteina (circa 30 % della materia secca del seme),amidi (45 %) e fibre (18%). Contrariamente alle pro-teine dei cereali quelle contenute nelle favette enelle leguminose generalmente sono ricche di lisinae povere di metionina e cisteina. Così, le leguminosee i cereali sono complementari in una dieta alimen-tare. I semi di leguminose sono rinomati per i loroeffetti positivi sulla salute riducendo i rischi di obe-sità, diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e can-cro del colon. Malgrado questi benefici il consumodi semi di leguminose è poco diffuso e in calo inEuropa (inferiore a 2 kg per persona per anno inFrancia, mentre in India raggiunge i 12 kg per per-sona per anno). La produzione francese è per il 50%utilizzata nell’alimentazione umana (soprattuttocome alimento da esportazione in particolare versol’Egitto) e per il 50 % per l’alimentazione animale(particolarmente pollame e salmoni). La favetta èintrodotta in rotazione o in associazione nei sistemidi coltivazione dell’agricoltura convenzionale o del-l’agricoltura biologica. Per la capacità delle specieleguminose, quali le favette, di fissare l’azoto dell’aria,grazie a una simbiosi stabilita a livello delle radicicon i batteri rizobia, queste specie non necessitanodi fertilizzanti azotati chimici. Ne risulta una forte

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di Gérard Dùc

Produzione mondiale ed europea di vari tipi di leguminose

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riduzione della spesa di energia fossile e una ridu-zione di emissione di gas serra. La coltivazione difavette può contribuire alla attuazione di particolaristrategie agro-ecologiche, per esempio offrendo unafonte di polline e nettare per le api e i calabroni. Ilprogresso genetico e agronomico dell’ultimo tren-tennio realizzato sullo studio della favetta, permettedi raggiungere in Francia rendimenti vicini alle 4t/Ha,ma questi dati sono ancora troppo irregolari. Perquesta ragione i selezionatori europei ricercano altrevarietà con raccolti più predicibili: cultivar invernaliseminate in autunno e resistenti al freddo; cultivarresistenti alle malattie (ascochytosi, botrytis, ruggine)e agli insetti parassiti (orobanche). In Europa vengonocoltivate principalmente una ventina di varietà. Esi-stono collezioni di risorse genetiche naturali di ViciaFaba (Digione - Francia, Bari - Italia, Aleppo - Siria)ricche di una grande diversità genetica. Così si puòtrovare in queste raccolte un contenuto proteicodei semi oscillante dal 25 al 35 % della materiasecca del seme e una grande diversità di architetturadelle piante. Una indagine particolareggiata sullacollezione INRA di Digione ha permesso di identifi-care un genotipo di origine greca con basso conte-nuto di vicina e convicina. Queste sostanze sono al-l’origine del rischio di favismo nell’uomo ma anchedi bassa resa nel pollo da carne e nella gallina ovaiola.Questo carattere è determinato da un gene vc-, fa-cilmente introdotto con incrocio nel materiale sele-zionato, senza impatto negativo sul rendimento osulla sensibilità agli stress biotici o abiotici. Sottol’effetto di questo gene, il contenuto in vicina e con-vicina del seme è ridotto da 15 a 20 volte, che mi-gliora il rendimento del pollame e elimina il rischiodi favismo nell’uomo. Attualmente circa il 30% dellevarietà di favette di primavera in commercio in Fran-cia sono a basso contenuto di vicina e convicina.Dei markers molecolari vicini al gene vc- sono incorso di sviluppo per aiutare e accelerare la selezionedi nuove varietà. C’è una grande posta in gioco epotenziale per sviluppare nuove varietà di favette abasso contenuto di vicina e convicina, sia per svi-luppare una agricoltura europea durevole, ma ancheper aumentare l’autonomia proteica degli alleva-menti e per rispondere alle richieste di salute e sicu-rezza per l’uomo.

Gerard Dùc è direttore della ricerca Institut National de la recherche agronomique,

Dijon, Francia

Assenza di potenziale emolitico di fave a basso contenuto di vicina e convicina in soggetti carenti di G6PD

La carenza/deficit di glucoso-6-fosfato deidro-genasi (G6PD) è un difetto genetico molto diffuso alivello mondiale. Si stima che più di 400 milioni dipersone di sesso maschile siano carenti allo statoemizigote. Il numero dei soggetti di sesso femminileeterozigoti per il difetto è ovviamente molto supeLaLa carenza/deficit di glucoso-6-fosfato deidrogenasi(G6PD) è un difetto genetico molto diffuso a livellomondiale. Si stima che più di 400 milioni di personedi sesso maschile siano carenti allo stato emizigote.Il numero dei soggetti di sesso femminile eterozigotiper il difetto è ovviamente molto superiore. Più di160 mutazioni della G6PD sono state caratterizzatedal punto di vista molecolare. La carenza di G6PD èparticolarmente diffusa in zone malariche o ex-ma-lariche, tipicamente in Sardegna dove la malaria daPlasmodium falciparum e da Plasmodium vivax untempo diffusissima è stata completamente debellatasoltanto negli anni ‘50 del secolo passato. La muta-zione di gran lunga più diffusa in Sardegna è laG6PD-Mediterranea (G6PD-Med), una cosiddetta“low activity variant” con una attività residua fra1% e 5% dell’enzima normale. Tale attività residuaè peraltro ampiamente sufficiente ad assicurare unaottima funzionalità dell’eritrocita (ERI) in condizioninormali, cioè in assenza di stress ossidativo eccedente

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omceoss/vita dell’Ordine

Teresa Caria (Tecnico), Maria Antonietta Di-nurra, Valentina Gallo (Torino), Tiziana Mar-rocco (Torino), Fausto Caria (Coordinatoredei Tecnici), Paolo Arese (Torino), GinaOnida, Liliana Ara, Patrizia Delrio (infer-miere), Luigi Felice Simula

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il normale stress provocato dalla continua forma-zione di anione superossido e altri radicali ossidanti(ROS) che avviene fisiologicamente durante la ossi-genazione/desossigenazione dell’emoglobina.L’anione superossido viene trasformato in perossidodi idrogeno (acqua ossigenata, H2O2) che viene ri-dotto ad acqua e ossigeno dalla glutatione perossi-dasi e dalla catalasi, entrambi enzimi molto attivinell’eritrocita. Nella prima reazione il glutatione ri-dotto (GSH), una sostanza anti-ossidante presentein alta concentrazione nell’eritrocita che proteggeefficacemente dai danni ossidativi, viene trasformatoin glutatione ossidato dalla glutatione riduttasi, unenzima che utilizza NADPH come agente riducente.Dal momento che il NADPH viene prodotto dallaG6PD, la carenza di questo enzima diminuisce for-temente la capacità dell’eritrocita di difendersi dallostress ossidativo.

Sostanze potenzialmente emolitiche delle fave

Le fave sono molto ricche di vicina (V) e convicina(C), precursori beta-glucosidici inattivi dei compostiredox-attivi divicina (D, 2,6-diamino-4,5-diidrosspi-rimidina) e isouramile (I, 6-amino-2,4,5-triidrossi-pirimidina). I livelli di V+C nei semi di fava utilizzatiin alimentazione umana ed animale variano a se-conda del cultivar fra 3.8 e 9.4 g/kg peso umido(wet weight). D e I sono generati dalla rottura dellegame beta-glucosidico per opera di una beta-glu-

cosidasi presente nella fava stessa. D e I ossidano ilGSH in modo “sovrastechiometrico”. Ciò significache bassi livelli di R e I sono in grado di ossidaregrandi quantità di GSH. Nell’ERI G6PD-carente, chenon è in grado di rigenerare efficacemente il GSHossidato, i radicali ossidanti ROS non vengono de-tossicati e danneggiano in modo irreversibile gli eri-trociti. Le fave sono anche ricche di L-DOPA, uncomposto redox potenzialmente emolitico, e di tan-nini, molecole che inibiscono l’assorbimento inte-stinale di proteine, ma non responsabili di tossicitàacuta. Una serie di dati ottenuti analizzando ERIprelevati nel corso di crisi fabiche ha dimostratoche la ossidazione irreversibile del GSH eritrocitarioè la più precoce e costante modificazione causal-mente connessa con una serie di modifiche biochi-miche e biofisiche della membrana eritrocitaria checonduce alla opsonizzazione e rimozione per via fa-gocitica di ERI. Tale distruzione massiva di ERI puòcondurre ad una crisi emolitica grave e potenzial-mente mortale. Le alterazioni biochimiche e reolo-giche provocate in vitro in ERI G6PD-carenti trattaticon D e I e confermate in vivo nel corso di crisi fa-biche sono sintetizzate nella Tabella 1. Sulla basedella concordanza fra effetti in vivo e in vitro, ilruolo causale di D e I nel provocare la crisi fabica ècomunemente accettato.Paolo Arese1, Valentina Gallo1, Luigi Felice Simula2

1Dipartimento di Oncologia, Scuola di Medicina, Uni-versità di Torino; 2Laboratorio di Analisi Chimico-Cli-niche, Ospedale Civile di Alghero

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omceoss/vita dell’Ordine

Tabella riassuntiva

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Il 30 maggio è stato inaugurato il nuovo repartodi Cardiochirurgia del Santissima Annunziata diSassari. Al taglio del nastro, che si è svolto nei

nuovi locali di degenza completamente rinnovati intermini strutturali e impiantistici, al primo piano delpadiglione centrale dell’Ospedale Civile, erano pre-senti l’assessore regionale alla Sanità Luigi Arru, ildirettore generale della Asl di Sassari, Marcello Gian-nico, il direttore scientifico del Programma Nazionale

Esiti Agenas – Ministero della Salute, Marina Davoli,il presidente dell'Ordine dei Medici, Agostino Sussa-rellu e l’Arcivescovo di Sassari Monsignor Paolo Atzeiche ha benedetto i locali. La Struttura Complessa di Cardiochirurgia del-l'Ospedale Civile di Sassari è diretta dal dottor Mi-chele Portoghese ed è centro di riferimento regio-nale per la chirurgia cardiaca dell'adulto. “Unmodello per tutta la Sardegna” ha detto l’assessoreregionale alla Sanità Luigi Arru intervenendo allacerimonia. L'Azienda Sanitaria Locale di Sassari, in-fatti, non ha solo trasferito il reparto nella nuovaala di degenza, ma ha ottenuto il migliore esitod'Italia in assoluto dalla chirurgia valvolare, grazieall'attività del Dipartimento Cuore di cui fanno

parte, oltre alla Cardiochirurgia diretta dal Porto-ghese, la Cardioanestesia guidata dal dottor Gu-glielmo Padua e la Cardiologia diretta dal dottorPierfranco Terrosu. La cardiochirurgia di Sassari è stata premiata dal-l'Agenas, l' Agenzia nazionale dei servizi sanitari.Agenas è un ente pubblico non economico nazionaleche svolge dal 1993 una funzione di supporto alMinistero della Salute e alle Regioni per le strategiedi sviluppo e innovazione del Servizio sanitario na-zionale. Obiettivi prioritari di Agenas sono la ricercasanitaria e il supporto tecnico-operativo alle politichedi governo di Stato e Regioni, all’organizzazione deiservizi e all’erogazione delle prestazioni sanitarie, inbase agli indirizzi della Conferenza Unificata del 20settembre 2007. Agenas realizza tali obiettivi tramiteattività di ricerca, monitoraggio, valutazione e for-mazione orientate allo sviluppo del sistema salute. Idati Agenas hanno infatti evidenziato che la Car-diochirurgia dell'Ospedale Civile di Sassari è, nell'in-tero panorama nazionale, quella che ha conseguitol'esito “mortalità per interventi di Bypass Aortoco-ronarico pari a zero”, risultando, per l'indicatore, lamigliore Cardiochirurgia d'Italia. Non solo, l’OspedaleCivile di Sassari è l'unico in tutta la Sardegna, conriferimento a taluni indicatori delle diverse branchemediche e chirurgiche, a comparire tra gli Ospedalicon le 10 migliori performance in Italia misurati dalProgramma nazionale esiti del Ministero della Sa-lute/Agenas.La valutazione Agenas viene effettuata ogni annosu tutti i 120 centri di cardiochirurgia italiani ed èfrutto di una complessa elaborazione che tiene contodi molti fattori, il più importante dei quali è il rischiochirurgico di ogni singolo paziente dato dalle suecondizioni al momento dell'intervento di valvulo-plastica e/o sostituzione di valvola isolata con mor-talità e dell’intervento di by-pass aortocoronarico.L’Ospedale Santissima Annunziata è risultato, inoltre,migliore in Italia per la mortalità relativa all’interventodi valvuloplastica e/o sostituzione di valvola isolata

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nostra salus

Il reparto premiato dall’Agenas tra i migliori in Italia

Inaugurato il nuovo reparto di Cardiochirurgia del Santissima Annunziata

Il dott. Michele Portoghese

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con rischio pari a zero per i 73 interventi effettuatinel periodo 2011-2012 incluso (Media rischio mor-talità in Italia = 3,05%).“I dati Agenas 2013 hanno per noi operatori un va-lore davvero importante; si tratta, infatti, del coro-namento di uno sforzo comune del gruppo di infer-mieri e medici del Dipartimento Cuore del SantissimaAnnunziata a cui si unisce l'opera del personale diCardioanestesia diretto dal dottor Guglielmo Paduae quella di Cardiologia diretta dal dottor PierfrancoTerrosu” ha sottolineato il dottor Portoghese.Il bacino d'utenza del nord Sardegna è di circa600.000 abitanti, distribuiti nelle province di Sassari,Olbia e Nuoro. Il centro effettua circa 350 interventicardio-chirurgici all'anno. Nell’Unità Operativa ga-rantiscono il servizio 7 medici cardiochirurghi oltreal direttore, agli infermieri e ai tecnici perfusionisti.La Direzione Generale ha già confermato l’intenzionedi integrare nell'immediato la dotazione medica conaltri 2 cardiochirurghi. Il nuovo reparto, di circa 800 metri quadri, può ospi-

tare fino a 16 posti letto di degenza. Attualmentesette sono stati autorizzati all’esercizio.“L’auspicio”, ha detto il direttore generale, MarcelloGiannico rivolgendosi all'assessore Arru “è quello diricevere dall’assessorato regionale alla Sanità, giàdai prossimi mesi, l’autorizzazione all'esercizio degliulteriori posti letto di Cardiochirurgia, secondo il di-mensionamento standard nazionale. Vogliamo rag-giungere i 500 interventi all'anno. Questo ci per-metterebbe di dare risposte ai tanti pazienti in listad'attesa e alle richieste che arriveranno da tuttaItalia grazie alle eccellenti performance dell'equipedel dottor Michele Portoghese”. “Andiamo avantiassieme” ha detto l'assessore regionale alla SanitàLuigi Arru, riferendosi proprio al risultato di squadraottenuto al Santissima Annunziata e che fornisce ilpresupposto per creare quello che l'assessore deno-mina “Laboratorio Sardegna”, una sorta di conteni-tore di eccellenze sanitarie dell'isola, punto di riferi-mento da cui partire per rilanciare un nuovo sistemasanitario sardo.

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nostra salus

Il nuovo reparto del Santissima Annunziata

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Il vero scopo della medicina non è cu-rare le malattie, ma prendersi curadel malato. La salute non può essere

considerata solo in senso biologico, maanche come percezione globale dellaqualità di vita dell’individuo nei suoiaspetti relazionali e di realizzazionepersonale. Nella sua attività il mediconon può svincolarsi da questo concettoe insieme alla prescrizione di terapiedeve sempre curare la relazione col pa-ziente in quanto un rapporto di fiduciaè alla base del processo di guarigione.Di ciò è tenacemente convinto un medico moltoparticolare, Hunter Doherty “Patch” Adams, ideatoredella terapia del sorriso o clownterapia che consideral’umorismo e il divertimento come ingredienti es-senziali per una vita sana. La clownterapia in ambitoospedaliero utilizza gli strumenti delle clowneriecome mezzi per instaurare un rapporto col pazientee per rispondere al suo bisogno di ascolto. Si discostapertanto dalla classica figura del clown che ha piùun intento di intrattenimento artistico. Il clown-dottore con il suo camice colorato, gli abiti e gli ac-cessori stravaganti e il suo immancabile naso rossoè in grado di attirare l’attenzione e, suscitando uncerto senso di ridicolo, facilita l’instaurarsi del dialogo.Le scenette e le battute sono solo un espediente perentrare in contatto con le emozioni dell’altro.

Per capire il significato della clownterapia è im-portante conoscere il percorso di vita e la filosofiadel suo ideatore, Patch Adams. Patch nasce nel 1945a Washington D.C. e trascorre i primi anni di vitafuori dagli Stati Uniti seguendo con la famiglia ilpadre, ufficiale dell’esercito. In seguito alla mortedel padre, figura molto assente nella sua vita, Patchsi trasferisce con la famiglia in Virginia dove affrontaanni difficili a causa di episodi di violenza subiti peressersi schierato contro il razzismo, un amore finitomale e la morte di uno zio. Essendo incapace divivere serenamente nel mondo di violenza e ingiu-

stizia che lo circonda, dopo aver tentatoil suicidio, viene ricoverato in un ospe-dale psichiatrico dove compie una pic-cola rivoluzione interiore. Si rende contodell’importanza dell’amore e delle per-sone che lo amano e lo colpisce la so-litudine del suo compagno di stanzaRudy, ipotizzando che le persone con-siderate pazze semplicemente rispon-dono alla complessità della vita conpaura, rabbia e disperazione e abbianonecessità, più che di psicofarmaci, diamore e di attenzioni. Accorgendosi che

aiutare gli altri gli dà gioia ed emozione, decide diiscriversi alla Facoltà di Medicina. Si scontra peròcon il mondo rigido della medicina tradizionale chegiudica distaccato dai pazienti mentre egli ama co-

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noipervoi

Come praticare una medicina più empatica

L’esempio di Patch Adams

di Maria Lina Stazza

Hunter Doherty poco prima della sua “lezione”

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noscere le loro storie e stabilire un rapporto empa-tico. Il suo interesse per la pediatria lo porta a fre-quentare, durante l’ultimo anno di studi, una clinicaper bambini e nello stesso periodo anche una clinicadi stile hippy gestita da volontari: ambienti ideali incui fare esperimenti con lo humour e in cui scopreche il suo essere un po’ folle non diminuisce il ri-spetto o la fiducia dei pazienti, anzi lo aiuta ad av-vicinarsi a molti di essi. In questo periodo cominciaa elaborare l’idea di una struttura medica idealedove le cure vengano fornite tenendo presenti gliinteressi dei pazienti e del personale allo stessotempo. Immagina una comunità con uno staff per-manente di medici e di professionisti sanitari e per-sonale temporaneo formato da insegnanti e altriaiutanti, con giardini, orti, una fattoria, una scuolaelementare, una biblioteca, strutture per artisti e ar-tigiani; un luogo dove sperimentare la vita comegioia, dove le persone possano partecipare attiva-mente a ricostruire le proprie vite e ritrovare l’amoreper sé e per gli altri. In seguito, Patch, trovandosi aoperare in un dipartimento pediatrico incompatibilecon le sue idee, in cui si abusa di trattamenti anzichétrascorrere tempo con i pazienti, decide di diventareun medico di famiglia e di praticare la professionein casa. Nella sua attività non fa mai pagare i suoipazienti e si rifiuta di sottoscrivere un’assicurazioneper negligenza che introduce paura e mancanza difiducia nel rapporto medico-paziente. Rivendica unapolitica di vulnerabilità con la consapevolezza che sipuò offrire il proprio aiuto nel prendersi cura e maipromettere di guarire essendo la medicina unascienza imperfetta. Mette l’accento su una medicinapreventiva accettando di buon grado anche terapiealternative. Gli stessi principi sono perseguiti nellasua attività in una comune nella quale vive con ventipersone e tratta i pazienti nel corso dello svolgimentodella vita quotidiana. Quando visita un pazientepassa ore per sapere della sua famiglia, amici, lavorie hobby considerando quest’ “anamnesi” molto am-pliata l’unico modo per capire in maniera completaciò che influisce sulla salute di una persona e percostruire una relazione. Per Patch infatti prendersicura consiste nell’instaurare un rapporto di intimitàe amicizia col paziente. Lo scopo della comune, oltrea quello di creare un ambiente amorevole, divertentee creativo per la cura, è anche quello di fornire unesempio di vita cooperativa e felice che ispiri i pa-zienti a cercare legami più stretti nelle loro comunità

dopo il rientro a casa. Per dodici anni, dal 1971, annodella Laurea in Medicina, al 1983, Patch porta avantisenza alcun tipo di pubblicità la raccolta di fondiper costruire il suo ospedale ideale, a cui viene datoil nome di Gesundheit Institute, che tradotto dal te-desco significa “buona salute”. La raccolta di fondidiventa ben più efficace quando inizia a divulgare lesue idee con articoli su riviste e giornali, con parte-cipazioni televisive, conferenze e seminari. Aggiungepoi alle sue conferenze presentazioni teatrali e daclown realizzando un vero spettacolo sugli elisir ma-gici della vita: il meravigliarsi, lo humour, l’amore, lapassione, la creatività, l’attività fisica e la comunità.Grazie alla pubblicità oggi moltissime persone col-laborano per la creazione del Gesundheit Institute,ma per Patch Adams la meta principale non è l’obiet-tivo in sé, ma l’impegno di avere un sogno e di starciaggrappato con tutte le forze. Il 9 Maggio di que-st’anno le associazioni di clownterapia di Sassari,tra cui la HappyClown, la WillClown, la VIP e l’asso-ciazione del SISM, hanno avuto la splendida oppor-tunità di poter partecipare a uno degli innumerevoliseminari che Patch tiene per il mondo. Il suo titolo“Living a Life of Joy” si riferisce all’idea di Patch che

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noipervoi

Patch Adams spiega le sue metodologie di approccioal paziente

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la felicità è una scelta e ognuno di noi puòfare in modo di non trascorrere più nessunagiornata negativa. Secondo Patch la depres-sione non esiste, ma è solo un sinonimo dellasolitudine e si combatte con l’amicizia, quellaprofonda che si crea quando le persone siaprono nella propria intimità agli altri. Nelcorso del seminario, oltre a raccontare la suavita e la sua attività, egli stimola l’interessedei presenti con l’esecuzione di esercizi cherichiamano le idee chiave del suo pensiero:mimare gesti di saluto e di accoglienza e con-versare con uno sconosciuto sul proprio si-gnificato di gioia sono un espediente per ri-cordare l’importanza dell’amicizia; spe -ri mentare le smorfie più disparate e passeg-giare ridendo senza alcun motivo apparenterichiama il potere benefico del divertimento;ballare in gruppo è un modo piacevole pereseguire esercizio fisico; usare carta e pennaper fare qualcosa di diverso dallo scrivereevoca l’importanza della creatività; ritrovarsisdraiati in contatto gli uni con gli altri in untappeto umano nominando ciò per cui si ègrati alla vita richiama l’idea della gratitudinecome elemento essenziale della felicità. Moltidei presenti al seminario sono medici e stu-denti di medicina che interrogano Patch sulmodo migliore per interagire con i pazienti senzaessere sopraffatti dalla loro sofferenza. La soluzioneper Patch è quella di non temere le emozioni, nonpensare che da esse ci si debba difendere, ma acco-glierle, per quanto negative possano essere, per po-tersi relazionare in modo davvero empatico con lapersona che soffre. Il momento più toccante del se-minario è quello in cui racconta del suo interventoper aiutare una bambina vittima di abusi sessualiche aveva smesso di mangiare, di bere e di comuni-care con chiunque come conseguenza del trauma.La sua sensazione di fronte a un tale dramma èstata quella di una tristezza sconvolgente, ma anzi-ché averne paura e respingerla l’ha accolta e tra-smesso tanto più amore con la semplice vicinanza,con il semplice calore di un abbraccio. Alla richiestadi una ragazza su come fare per ricaricare le proprieenergie dopo una giornata trascorsa in ospedale econ una situazione familiare problematica, rispondecoinvolgendo tutti i presenti in un rito sciamanicoin cui le persone unite in una rete di contatto fisico

trasmettono alla ragazza l’energia di cui ha bisognoconcentrandosi sull’idea di amarla.

Per Patch infatti le emozioni si trasmettono comevibrazione da una persona all’altra e il contatto,come quello che ci può essere in un abbraccio, èuno strumento fondamentale per questa trasmis-sione.

Il messaggio di Patch è quindi quello che gliesseri umani possono trasferirsi energia positiva equesto è particolarmente importante nei luoghi incui regna la sofferenza. Spesso l’impatto con il ma-lato non è facile soprattutto se soffre molto, ma sipuò sempre riuscire a trovare la chiave per entrarenel cuore dell’altra persona. Lo spirito della clow-nterapia è infatti quello di non voler fare animazioneo far ridere a tutti i costi, ma approcciarsi alla personache soffre rendendola protagonista nel suo bisognodi ascolto.

Maria Lina Stazza è neolaureata in Medicinae Chirurgia, membro dell’associazione

di clownterapia WillClown Sardegna

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Foto di gruppo finale

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Sintomi dell’OSAHSLa Sindrome delle Apnee Ipopnee

Ostruttive (OSAHS) fa parte dei DisturbiRespiratori in Sonno ed è una gravepatologia molto comune nella popo-lazione; colpisce approssimativamenteil 4% degli uomini ed il 2% delle donne.

L’ OSAHS è caratterizzata da rus-samento e arresto del flusso aereo res-piratorio per il collasso delle vie aereesuperiori durante il sonno, cui con-segue una riduzione dell’ossiemia edesaturazione di ossigeno dell’emo-globina del sangue arterioso.

Cause dell’OSAHS:• anomalie anatomiche• obesità• congestione nasale• rinite allergica• infezione acuta delle vie aeree superiori• intossicazioni da alcool o tabacco• assunzioni di farmaci sedativi• disordini endocrini

La diagnosi di OSAHS richiede unaregistrazione poligrafica durante il son -no, denominata Polisonnografia, chedocumenti almeno 5 ostruzioni com-plete (apnea) o parziali (ipopnea) dellevie aeree superiori per ora di sonno. Ipazienti affetti da tale disturbo subis-cono continui risvegli o microrisvegli(arousal) per poter ripristinare la per-vietà delle vie aeree, con il risultato diattivare il sistema nervoso simpatico edeterminare una frammentazione delsonno. Le conseguenze neurocompor-tamentali dell’OSAHS determinano son-

nolenza diurna, stanchezza cronica, aumentato ris-chio di incidenti stradali e compromissione dellaqualità di vita. Le conseguenze cardiovascolari del-l’OSAHS sono rappresentate da ipertensione, infartodel miocardio e aritmie. Il corteo sintomatologicopuò essere così schematizzato:• russamento• interruzioni del respiro durante il sonno• sonnolenza diurna• sonno agitato• senso di soffocamento• sudorazione notturna abbondante sul torace• aumento della diuresi notturna• episodi notturni di reflusso gastroesofageo• cefalea mattutina• disturbi cognitivi e irritabilità

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odontoiatria

Il ruolo dell’Ortognatodontista in un team multispecialistico.

Apnee ostruttive del sonno e russamento

di Corrado Casu

L’avanzamento della mandibola favorisce la respirazionedurante il sonno

Sonnolenza diurna

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Altri sintomi, come conseguenze a lungo termine,includono:

• ipertensione arteriosa• alterazioni del ritmo cardiaco• disfunzioni cardiache• infarto cardiaco• ictus cerebrale• sindrome metabolica• depressione

L’OSAHS può causare anche impotenza sessuale,ischemia cerebrale, edema polmonare notturno,ipertrofia cardiaca, minore vigilanza, perdita dellaqualità della vita, incidenti stradali e mortalità not-turna.

La terapiaLa terapia con respiratori meccanici (CPAP) pre-

viene il collasso delle vie aeree grazie a un effettopneumatico durante il sonno. Numerosi studi doc-umentano l’efficacia della CPAP nel migliorare i valoridella pressione arteriosa e gli aspetti neurocompor-tamentali .

Nonostante sino a oggi la CPAP abbia rappre-

sentato la terapia diprima scelta nel-l’OSAHS, in molti casinon viene utilizzatadai pazienti per lascarsa compliancedovuta all’invadenzadell’apparecchia turacompromet tendoquin di il risultato ter-apeutico. Questa situ-azione ha determinatola necessità di un ap-proccio meno inva-

sivo che potesse sosti-tuire la CPAP garantendo risultati terapeuticicomparabili. Negli ultimi dieci anni la terapia conORAL DEVICE è gradualmente progredita sino a di-ventare una possibile alternativa alla CPAP. Gli OralDevice e in particolare i Mandibular AdvancementDevice ( MAD ) determinano la risoluzione deglieventi ostruttivi delle vie aeree superiori durante ilsonno modificando la posizione della mandibola econseguentemente della lingua e dell’ ipofaringe.

Numerosi studi nella letteratura internazionaledimostrano l’efficacia degli Oral Device con una ac-cettabilità nettamente superiore rispetto alla CPAPdiventando in numerosi centri specializzati terapiadi prima scelta nell’ OSAHS lieve o moderata. Losviluppo delle moderne tecniche diagnostiche di im-aging delle vie aeree superiori e in particolare laSleep Endoscopy, che letteralmente significa endo-scopia in sonno, permettono una accurata topodi-agnosi dei siti ostruttivi , la valutazione preventivadegli effetti sulle vie aeree dell’avanzamento mandi-bolare indotto dagli Oral Device e l’eventuale piani-ficazione di moderne tecniche chirurgiche poco in-vasive quali la faringoplastica laterale.

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odontoiatria

Utilizzo dell’espansore rapido del palato.

Fasi diagnostiche dell'OSAHS: sleep endoscopy - DISE.

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BambiniL’OSAHS nei bambini si manifesta in

maniera differente rispetto agli adulti. Spessoi bambini non soffrono di sonnolenza diurna;quando i genitori la riferiscono è associata aun peggioramento del comportamento e ir-ritabilità, a problemi neurocomportamentalicome l’iperattività, a difficoltà nell’apprendi-mento e minore attenzione, ovveroprestazioni carenti nella velocità di proces-samento dell’informazione e della memoria.La riduzione delle funzioni cognitive e com-portamentali può avere un impatto significa-tivo nello sviluppo dei bambini, e può esseresintomo di apnea notturna anche senza son-nolenza diurna. In età pediatrica, attualmentel’intervento chirurgico di tonsillo-adenoidec-tomia è la linea preferenziale di terapia perl’OSAHS. Tuttavia, un’idoneo trattamentoortodontico può evitare l’intervento chirur-gico. Infatti, i bambini che soffrono di Apneedel sonno presentano spesso una dimin-uzione dei diametri mascellari: solitamentela lingua è di dimensioni normali ma, dispo-nendo di uno spazio ridotto è facile che sicollochi in una posizione bassa e posteriore,facilitando l’occlusione del faringe durante ilsonno, preludio degli episodi di apnea not-turna. In questi casi è molto utile una terapiaortodontica con l’ausilio di un espansorerapido palatale. L’Ortognatodontista per-fezionato nella moderna Dental Sleep Medi-cine è quindi una figura importante all’internodi un team specialistico multidisciplinare cos-tituito da Otorinolaringoiatra, Pneumolo go,Cardiologo, Neurologo, Chirurgo Maxil lo-Facciale e Centri del sonno nella prevenzionedell’OSAHS in età pediatrica, nello screeningdei pazienti a rischio ,nel supporto diagnosticocon lo studio dei fattori predisponenti sche -letrici e nella terapia, quando indicata, utiliz-zando i moderni oral device, l’espansorerapido palatale o le preparazioni ortodontichemultibrackets per la Chirurgia Ortognatica.

Corrado Casu è specialista in Odontostomatologia e Ortognatodonzia,

nonché Membro dell’American Academy of Dental Sleep Medicine

SASSARI MEDICA n. 3 - Giugno 2014 27

odontoiatria

Volti della Cavalcata Sarda

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Immaginatevi dal dentista. Non nellasala d’attesa dove, fatta eccezione peril vago odore chimico-sintetico, po-

treste anche pensare di essere in uncentro benessere, ma proprio nella salaoperativa con voi seduti su quellachaise-long tecnologica che altro nonè che il riunito. Il dentista al lavoro loimmaginerete probabilmente sedutoalla vostra destra, magari circondatodal rumore dell’aspirazione che si mi-schia con quello della radio in sotto-fondo, e i più fortunati evocherannoanche la visione di una rassicuranteassistente alla loro sinistra. Tutto abbastanza statico,no? Voi seduti, il dentista e l’assistente pure.

Bene, adesso resettate tutto e pensate a undentista, anzi a tanti dentisti nel traffico delle 8-9orario entrata scuole, aperture uffici, arrivano sulloro luogo di lavoro per quel giorno facendosi largotra una popolazione urlante di umani che non arrivaai 120 cm, abbigliata prevalentemente di azzurro erosa. Quel dentista con la sua valigia, casa a tracolla,per quel giorno non lavorerà in uno studio ma inuna scuola. Toglierà dalla sua valigia gli strumentiper portare a sè quei bimbi di 3,4,5 anni: un piccolo

veloce spettacolo con enormi bocchefinte con giganteschi spazzolini per farcapire come pulire meglio, disegni co-lorati con dinosauri-batteri per im-pressionare, cartoni animati quandoavrà a disposizione una tv. Il massimodal minimo indispensabile. E poi con-trollerà le bocche di questi giovaniumani che arriveranno a coppie, ingruppetti, un va e vieni continuo, si fer-meranno per aiutare, per porgere lam-pade e strumenti, tutti utili ma più ditutti utili 2 occhi, 2 orecchie, e parlaree raccontare tutto quello che fa. Con-

temporaneamente compilare moduli, staccare fo-gline per le statistiche, pinzare quelle per i genitori.E attenzione! allo scoccare di mezzogiorno finedella magia: lo studio improvvisato si ritrasformain…mensa! Molto più dinamico,vero?

In questi anni migliaia di bambini delle provinciedi Olbia Tempio e Sassari sono stati visitati da dentistivolontari che a titolo totalmente gratuito hannoprestato la loro opera. L’impegno organizzativo dellaCommissione Albo Odontoiatri è stato imponentee voglio ricordare che i liberi professionisti che lacompongono non hanno permessi retribuiti per l’at-tività ordinistica e il tempo che le dedicano ètempo eroso alla vita privata o lavorativa. La moti-vazione che spinge a portare avanti questo progettononostante le difficoltà è la consapevolezza che sista creando un concreto avvicinamento delle fascepiù giovani della popolazione alle cure odontoiatri-che. Questo permette di educare meglio i nostripiccoli pazienti alla prevenzione, di avere meno in-vasività nelle terapie e intercettare precocementele malocclusioni più gravi. Siamo dei sognatori malucidi sognatori…

Ed adesso lasciate spazio ai sognatori:Alessandra Lucaferri è odontoiatra,

coordinatrice del progetto di prevenzione, responsabile sindacale ANDI

n. 3 - Giugno 2014 SASSARI MEDICA28

odontoiatria

Progetto di prevenzione scolastica 2013/2014

Semplici odontoiatri? No, lucidi sognatori!

di Alessandra Lucaferri

A lezione di igiene orale

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CAMPAGNA DI PREVENZIONE ANNO 2013/2014 :ELENCO SOGNATORI E LORO

DESTINAZIONI

DENTISTI CIRCOLO/ISTITUTO PLESSO CITTA’

ADDIS CRISTINA I.C. 2 MONTE ANGELLU PORTO TORRES

ALIAS PIETRO I.C. 2 IL CARMINE + L’ASFODELO ALGHERO

ANGIONI EFISIO I.C. ITTIRI VIA BOCCACCIO ITTIRI

ASARA LILIANA CIRCOLO 3 SANTA MARIA OLBIA

BELLA SEBASTIANO I.C. BONO VIA MANZONI + SANTA

CATERINA

BONO

BIANCIOTTI ROBERTA II CIRCOLO SAN GIUSEPPE SASSARI

BIANCO LUIGI I.C. AGGIUS + I.C. TEMPIO

PAUSANIA

BORTIGIADAS + SAN

LORENZO

BORTIGIADAS +

TEMPIO PAUSANIA

BISSON IRENE I.C. TEMPIO PAUSANIA SPINSATEDDU TEMPIO PAUSANIA

BORTONE NENNE X CIRCOLO VIA ORIANI SASSARI

BRANCA STEFANO CIRCOLO N 3 ISTICADEDDU OLBIA

BUSSU GIOVANNI V CIRCOLO VIA GORIZIA SASSARI

CAMBIAGGI LUIGI II CIRCOLO SAN GIUSEPPE SASSARI

CANU VERONICA I.C. 3 SANT’ANNA ALGHERO

CARBONI ALESSANDRO I CIRCOLO SAN DONATO SASSARI

CHESSA MARCO VIII CIRCOLO VIA CATALOCCHINO SASSARI

CHIRRI EUGENIA I.C. S. TERESA DI GALLURA SANTA TERESA DI GALLURA SANTA TERESA DI

GALLURA

CINELLU MARIELLA V CIRCOLO VIA GORIZIA SASSARI

COLUMBANO

MADDALENA

II CIRCOLO SAN GIUSEPPE SASSARI

CONGIU GIOVANNA I.C. CASTELSARDO CASTELSARDO CASTELSARDO

DELOGU DONATELLA III CIRCOLO VIA TINTORETTO SASSARI

DELOGU PIERLUIGI X CIRCOLO VIA ORIANI SASSARI

DESSI’ PIER PAOLO I.C. 2 SIOTTO PINTOR PORTO TORRES

DESTEFANIS LUISA I.C. VILLANOVA

MONTELEONE

ROMANA ROMANA

DETTORI FRANCESCO

BUSTIO

I.C. 1 + I.C. THIESI SA SEGADA + VIA GARAU ALGHERO + THIESI

DETTORI FRANCESCO

BUSTIO

SCUOLA INFANZIA

PRIVATA SAN GIOVANNI

BOSCO

LOC. MONT’AGNESE

ALGHERO

DONGU ALESSANDRA VI CIRCOLO SANT’ORSOLA SASSARI

FOIS ANTONELLO I.C. REGINA MARGHERITA

+ I.C. LI PUNTI

OTTAVA + VIA CARBONI SASSARI

GALIFFI FRANCESCO

I.C. VILLANOVA

MONTELEONE

VILLANOVA MONTELEONE VILLANOVA

MONTELEONE

GALLIGANI FABRIZIO I.C. 3 SANT’AGOSTINO NUOVO ALGHERO

GIORDANO STEFANIA VI CIRCOLO VIA NIEVO – VIA SULCIS SASSARI

GIORGIO ROSSANA I.C. TEMPIO PAUSANIA +

I.C. AGGIUS

VIA EPISCOPIO + AGGIUS TEMPIO PAUSANIA +

AGGIUS

LALLAI MARIA ROSARIA X CIRCOLO VIA MARRAS SASSARI

LUCAFERRI ALESSANDRA VIII CIRCOLO VIA MADRID – VIA

WASHINGTON

SASSARI

MANCA LAURA I.C. SENNORI SANTA VITTORIA SENNORI

MANCA MARGHERITA I.C. REGINA MARGHERITA VILLA GORIZIA SASSARI

MANCA RITA

I.C. VILLANOVA

MONTELEONE + I.C. USINI

OLMEDO + URI

OLMEDO + URI

MANCHINU ROBERTO I.C. SENNORI SU MONTE + MONTIGEDDU SENNORI

MELONI ANGELO I.C. 3 SANTA MARIA LA PALMA ALGHERO

MONTI MARIA VITTORIA VI CIRCOLO VIA MANZONI SASSARI

SASSARI MEDICA n. 3 - Giugno 2014 29

odontoiatria

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MUGONI ANGELA I.C. BONO ANELA ANELA

MURA GIANNA I.C. 2 SIOTTO PINTOR PORTO TORRES

MURA MARIA PINA II CIRCOLO VIA PORCELLANA SASSARI

PALA ALESSANDRO I.C.BENETUTTI BENETUTTI + NULE BENETUTTI + NULE

PALA PASQUALINA I.C. REGINA MARGHERITA+

X CIRCOLO

VIZILIU + VIA COTTONI SASSARI

PATTERI SELENE I.C. BADESI TRINITA’ D’AGULTU +

VIDDALBA + BADESI +

MUNTIGGIONI

TRINITA’

D’AGULTU+

VIDDALBA+ BADESI

PEPE CONCETTA V CIRCOLO VIALE TRIESTE SASSARI

PIATSIARY ALENA I.C. S.TERESA DI GALLURA

+ I.C.AGGIUS

SANTA TERESA DI GALLURA+

AGLIENTU

SANTA TERESA DI

GALLURA +

AGLIENTU

PICCININI BRUNO I.C. 3 VIA MATTEOTTI ALGHERO

PINNA FLAVIA VI CIRCOLO VIA NIEVO – VIA SULCIS SASSARI

PIPIA RITA I.C. 2 PORTO TORRES + I.C.

LATTE DOLCE AGRO

STINTINO + CAMPANEDDA +

LA CORTE

STINTINO+ SASSARI

PIRAS BASTIANINA I CIRCOLO BANCALI – CANIGA – LA

LANDRIGGA

SASSARI

PIRAS SEBASTIANO I.C. ITTIRI VIA PORCHEDDU ITTIRI

PIRISINO BARBARA

I.C. VILLANOVA

MONTELEONE

PUTIFIGARI

PUTIFIGARI

PORCU MARIA ELENA IST. COMPR. 2 DE AMICIS PORTO TORRES

PORCU PIETRO

I.C. VILLANOVA

MONTELEONE

OLMEDO

OLMEDO

PUTZU MARIELLA CIRCOLO 3 ISTICADEDDU OLBIA

SALARIS MARIO II CIRCOLO SAN GIUSEPPE SASSARI

SATGIA GRAZIELLA I.C.1 FERTILIA ALGHERO

SCHILDT MIRIAM

+ TANDA EUGENIA

I.C. 2 ARZACHENA PORTO CERVO PORTO CERVO

SERRA PAOLO VI CIRCOLO VIA MAZONI SASSARI

SERRA SILVERIA X CIRCOLO VIA MARRAS SASSARI

SIDDI GISINA III CIRCOLO VIA BERLINGUER SASSARI

SOGGIU CRISTINA +

DONGU ALESSANDRA

I.C. LATTE DOLCE AGRO SANTT’ORSOLA SASSARI

SOLINAS ELENA I.C. LI PUNTI VIA CAMBONI SASSARI

SOTGIU ANDREA MARLON SCUOLA PRIVATA

N.S.DELLA MERCEDE

VIA CARRABUFFAS ALGHERO

SOTGIU ANDREA MARLON I.C. 3 SANT’ANNA ALGHERO

SPANU GIOVANNI

ANTONIO

I.C. TEMPIO PAUSANIA SAN GIUSEPPE TEMPIO PAUSANIA

SPARTA’ PATRIZIA III CIRCOLO SANTA MARIA OLBIA

STEFANI GIOVANNI I.C. BONO ESPORLATU +

BOTTIDA+BURGOS+ILLORAI

ESPORLATU +

BOTTIDA

TANDA EUGENIA I.C.2 PORTO CERVO PORTO CERVO

TROVA CRISTIANA I.C. 3 VIA MATTEOTTI ALGHERO

TROVA ENRICO I.C. 1 VIA VITTORIO EMANUELE ALGHERO

UNALI ROBERTO III CIRCOLO VIA TINTORETTO SASSARI

USCIDDA SEBASTIANO I.C. S. TERESA DI GALLURA PORTO POZZO SANTA TERESA DI

GALLURA

VIRDIS PAOLO VIII CIRCOLO VIA CATALOCCHINO SASSARI

VISICALE TOMMASO I.C.. S. TERESA DI

GALLURA

SANTA TERESA DI GALLURA SANTA TERESA DI

GALLURA

ZOPPI ALESSANDRO I.C. ITTIRI VIA BOCCACCIO ITTIRI

La campagna di prevenzione della carie e delle malocclusioni gode del contributo della Fondazione

Banco di Sardegna, finalizzato all’acquisizione dei presidi necessari per lo svolgimento delle visite.

n. 3 - Giugno 2014 SASSARI MEDICA30

odontoiatria

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Dopo 4 anni d’intenso lavoro dedicato alla riso-luzione di pressanti problematiche di tipo sin-dacale e associativo, l’inizio del 2014 ha visto

volgere a termine il mandato degli organi direttiviProvinciali, Regionali e Nazionali dell’ ANDI (Asso-ciazione Nazionale Dentisti Italiani). Gli iscritti al so-dalizio in Sardegna sono più di 400 , impegnati sianella libera professione che nella sanità pubblica.L’elezione del consiglio provinciale di Sassari del 28Marzo ha portato alla presidenza Piero Meloni, chesarà coadiuvato da Alessandro Zara (vicepresidente),Alessandra Lucaferri e Luisa De Stefanis (sindacale),Girolamo Stellino (culturale), Tonino Carta (tesoriere),Dario Bonelli e Giovanna Carta (consiglieri), BrunoPiccinini, Francesco Keletzis e Roberto Pinna (revisoridei conti). A Oristano, nel corso dell’assemblea ordi-naria regionale svoltasi il 26 maggio presso la salaconsiliare dell’Ordine dei Medici, i delegati delle 4Province hanno rinnovato il Consiglio regionale, chesarà presieduto da Carlo Azzena e composto da Pie-tro Floris, Andrea Contini, Alessandro Corrado Casu,Cipriano Fadda, Tonino Carta; Andrea Contini, nuovo

vice tesoriere nazionale ANDI, ne coordinerà l’aspettosindacale aggiornando i soci su normative e adem-pimenti. A Roma, il 30 e 31 maggio, l’assemblea na-zionale ha conferito, per la seconda volta, la presi-denza a Gianfranco Prada e ne ha riconfermatol’esecutivo. Nell’occasione, il Presidente neo-elettoha illustrato le linee programmatiche che intendesviluppare nel prossimo quadriennio, con l’indispen-sabile ausilio dei colleghi delle sezioni Provinciali eRegionali. Particolare attenzione sarà impressa al-l’attività culturale e formativa generale con l’am-pliamento di corsi webinar e al progetto ANDIYOUNG, nato per il sostegno e inserimento profes-sionale dei giovani colleghi: si vareranno strumentispecifici e adeguati per i soci non titolari di studioche svolgono attività di collaborazione o dipendenza;verrà attivata la rubrica “cerca-trova” su tutto il ter-ritorio nazionale, onde favorire l’interconnessionetra i giovani neo-laureati e i colleghi più anziani, in-centivando così i contratti per i collaboratori, perl’apprendistato e per il subentro negli studi. Altropunto progettuale da focalizzare sarà il sostegno

alla Fondazione ANDI Onlus checon le sue iniziative di impor-tanza sociale si impegnerà sem-pre più nella diffusione delle co-noscenze sulle attività digestione delle emergenze: ognianno, 60 giovani vite si spen-gono per ingestioni accidentalio soffocamento; per questo siterranno corsi BLS-D e disostru-zione delle prime vie aeree.Verrà prestato aiuto odontoia-trico, nelle case di reclusione, aibambini figli di detenute e ci siimpegnerà sempre più ancoranel progetto Oral Cancer Day. Aquesto proposito, come ci in-forma il prof. Antonio Tullio (di-rettore della Chirurgia Maxillo-

SASSARI MEDICA n. 3 - Giugno 2014 31

odontoiatria

Nuovi quadri dirigenziali per l’associazione di categoria

ANDI: le strategie del rinnovamento

Il nuovo consiglio regionale dell’ANDI

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Facciale della Università di Sassari ),ogni anno nella nostra regione si regi-strano tra i 100 e i 150 nuovi casi dicarcinoma del cavo orale e oro-farin-geo che ci obbligano a riflettere, a in-formare e istruire adeguatamente icolleghi e a diffondere la cultura dellaprevenzione e in particolare della dia-gnosi precoce. Tutte le iniziative appenadescritte possono essere supportate, almomento della dichiarazione dei red-diti, devolvendo il cinque x mille, sem-plicemente apponendo la propria firmanell’apposita casella “Sostegno al vo-lontariato e alle Organizzazioni NonLucrative di Utilità Sociale…”, indicandoil codice 08571151003. Per saperne an-cora di più consultare il sitohttp://www.fondazioneandi.org/.

Grande riscontro ha poi avuto ladiffusione tra i 24.000 soci del testo“Raccomandazioni Cliniche in Odonto-stomatologia”, presentato il 20 marzoscorso per volontà del Ministro Loren-zin e dei suoi collaboratori tra cui il Dr.Michele Nardone: frutto del pazientee complesso lavoro del Collegio dei Do-centi, delle Società Scientifiche odon-toiatriche, Della CAO nazionale, dei di-rigenti nazionali delle associazioni dicategoria ANDI e AIO e di tante altrecomponenti del mondo scientifico eculturale, vuole essere non un com-pendio di rigide linee guida, ma un in-sieme di corretti approcci e suggeri-menti per realizzare percorsi terapeuticirealmente e praticamente applicabili,alla luce della odontoiatria basata sulleevidenze scientifiche. In relazione aqueste linee di pensiero, onde stabilireun patto più rigoroso con i propriiscritti, regolare il rapporto degli asso-ciati tra di loro, con l’Associazione econ interlocutori terzi, viene stilato il Codice EticoANDI. Questo, in perfetta armonia con il Codice De-ontologico dell’Ordine, disciplina in maniera più strin-gente alcuni aspetti del comportamento del Dentista.Oggi l’ANDI, con i suoi 24 mila soci, rappresenta il65% dei 35 mila dentisti libero professionisti in at-

tività: il suo costante e puntuale impegno verrà ri-volto al servizio di tutta l’odontoiatria italiana, perchéquesta possa essere più giusta e accessibile.

Carlo Azzena: presidente regionale AndiPiero Meloni: presidente provinciale Andi

n. 3 - Giugno 2014 SASSARI MEDICA32

odontoiatria

Cavalcata Sarda: volti di donne

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Abbiamo intervistato Sara Molino, LOME (LocalOfficer Medicine Education) della sede localedi Sassari del SISM (Segretariato Italiano Stu-

denti Medicina )nonché organizzatrice dell’evento“Ospedale dei Pupazzi”

Come nasce l’idea dell’Ospedale dei pupazzi? Daquando è che il SISM Sassari prende parte aquesta iniziativa?

L’Ospedale dei Pupazzi è quest’anno alla sestaedizione grazie all’organizzazione del SISM Sassarie alla partecipazione dei tanti studenti che in tuttiquesti anni hanno aderito all’iniziativa con grandeentusiasmo.

Nasce come un progetto rivolto alla società ingenere, la cui tematica centrale è la relazione me-dico-paziente, nel contesto della professione pedia-trica ma anche nella professione medica in generale.A monte ritroviamo il progetto internazionaledell’I.F.M.S.A., International Federation of MedicalStudents’ Associations, che nasce ufficialmente nelMaggio del 1951 a Copenhagen, con il contributo diotto paesi fondatori (Svezia, Danimarca, Norvegia,Finlandia, Germania, Spagna, Inghilterra e Italia) chepromuovono un’associazione studentesca priva diintenti politici e mossa dalla voglia di incoraggiareuna cooperazione basata puramente su basi scien-tifiche, utile all’attuazione di progetti nel campodella salute. Per supportare la Federazione nasconotre Commissioni: Pedagogia Medica (SCOME), Scambiinternazionali (SCOPE) e Salute studentesca (SCOSH).La collaborazione con l’Organizzazione Mondialedella Sanità (OMS) si avvia con l’apertura dell’UfficioIFMSA presso Ginevra. All’incontro di Copenhagenseguiranno Assemblee Generali dell’IFMSA ogni annoper confrontare i piani di studi in Pedagogia Medicae favorire le esperienze all’estero per gli scambi in-ternazionali; quindi nasceranno tutte le altre Com-missioni: Salute Pubblica (SCOPH), Salute Riprodut-tiva incluso AIDS (SCORA), Rifugiati e Pace (SCORP),Scambi di Ricerca (SCORE) e molti progetti interna-

zionali in seno alle aree tematiche. Nel tempo la Fe-derazione andrà incontro a una progressiva stabi-lizzazione con l’adozione di una propria Costituzioneche permetterà di ampliare i rapporti con partnerimportanti; attualmente l’I.F.M.S.A. è la prima voceal mondo di confronto nella categoria studentescamedica per l’OMS, l’Organizzazione delle NazioniUnite (ONU) e per la maggior parte degli enti istitu-zionali che lavorano in campo di Salute ed Univer-sità.

Nel Marzo del 2000 si adotta la Costituzionedell’I.F.M.S.A. in cui si attesta che:- la federazione persegue i suoi obiettivi senza di-

scriminazioni politiche, religiose, sociali, nazionali,sessuali o di altro tipo;

- la federazione promuove ideali umanitari tra glistudenti di medicina per contribuire alla creazionedi una futura classe di scienziati responsabili;

- la federazione rispetta l’autonomia dei suoi mem-bri.Oggi la Federazione accoglie più di 100 orga-

nizzazioni studentesche di categoria, rappresentandooltre un milione di studenti di medicina in tutto ilmondo. A livello nazionale italiano ritroviamo infatti

SASSARI MEDICA n. 3 - Giugno 2014 33

spaziogiovani

L’iniziativa della sede locale di Sassari

Le attività del SISM: l’Ospedale dei Pupazzi

Sara Molino - LOME del SISM

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il SISM, Segretariato Italiano Studenti in Medicina,un’associazione creata da e per gli studenti in me-dicina, apartitica, aconfessionale e senza fini di lucro.Ufficialmente fondata nel 1970, oggi è presente in35 Atenei italiani omogeneamente distribuiti sul ter-ritorio nazionale ed è la più grande Associazioneitaliana di categoria; rappresenta il membro effettivodell’I.F.M.S.A. Nell’articolo 2 dello Statuto Nazionalesi esprime la volontà del S.I.S.M. di adoperarsi perrispondere ai bisogni di salute dell’individuo attra-verso dei contributi qualificanti alla formazione ac-cademica degli studenti, alla loro sensibilizzazionesui profili etici e sociali della professione medica ealla crescita intellettuale, professionale e deontolo-gica delle nuove classi mediche. L’associazione per-segue tali obiettivi attraverso le succitate aree te-matiche della Pedagogia Medica (SCOME), SaluteRiproduttiva (SCORA), Salute Pubblica (SCOPH), Ri-fugiati e Pace (SCORP), Campagna Scambi (SCOPE eSCORE) e i progetti di cooperazione allo sviluppo.

Il progetto dell’ospedale dei pupazzi è in senoall’area SCOME, l’area tematica che nel SISM si pro-pone di migliorare, a livello locale, nazionale ed in-ternazionale, la formazione dello studente in medi-cina, un processo di acquisizione di competenzeteoriche, pratiche e comportamentali che porterannoogni studente in Medicina a diventare un medico.

Come si organizza una manifestazione del genere?

Innanzitutto il progetto prevede la costruzionedi un Ospedale costituito da diverse “unità operative”

che comprendono l’accettazione e la sala d’attesa,ambulatori di medicina generale e specialistica, ap-parecchiature per la diagnostica per immagini, unao più sale operatorie e infine una farmacia. Sonoutilizzati, ove possibili, materiali e strumenti veri(garze, bende, termometri, fonendoscopi, abbiglia-mento medico-chirurgico, ecc.), accompagnati daapparecchiature appositamente costruite per l’Ospe-dale dei Pupazzi (finti radiografi, elettrocardiografi,ecc. creati ovviamente dai partecipanti al progettocon tanta fantasia e creatività!)

I bimbi cominciano l’attività in sala d’attesa, dovesono intrattenuti dai Clown dell’associazione diClown Terapia del SISM Sassari. Ogni bimbo è poiaccompagnato nell’Ospedale da un Pupazzologo “ac-compagnatore”, che segue con lui tutto il percorsodall’accettazione, alla visita, alla farmacia. Durantela visita i piccoli sono coinvolti attivamente, possonofare domande e sperimentare direttamente le ma-novre semeiotiche o l’uso di qualche strumento (es.auscultazione con fonendoscopio), magari proprioquelli di cui hanno più paura. Le prescrizioni tera-peutiche spaziano da coccole, favole e accorgimentidietetici a medicinali, medicazioni e bendaggi, pro-cedure chirurgiche.

Al termine dell’esperienza il bimbo porta a casauna documentazione relativa al suo pupazzetto,(ricetta medica o cartella clinica o libretto sanitario)che può servire da spunto per ripetere il gioco neltempo e continuare a familiarizzare con i temi inquestione, e una scatola che rappresenta un medi-cinale di fantasia (etichette esempio: fermacacca,

antibua, fermamoccio, abbassafeb-bre…)! La macchina organizzativa,per realizzare tutto ciò, si muove findall’inizio dell’anno. I medici pupaz-zologi sono infatti tenuti a seguireun corso di formazione che prevedediversi incontri: referente del pro-getto è la professoressa Clemente,docente di pediatria, che è stata cosìgentile da farci una lezione su comecondurre un esame obiettivo sulbambino così che noi poi potessimoriprodurlo nel modo più veritieropossibile sul pupazzo. Già dall’annoscorso siamo riusciti a coinvolgereil dottor Sergio Erre, dirigente me-dico di pediatria nei servizi consul-toriali ad Alghero e Porto Torres, che

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spazio Giovani

È ora di fare i prelievi ai pupazzi!

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ha tenuto una lezione sulle manovre di primo soc-corso, rianimazione e defibrillazione in età pediatrica(PBLSD) e disostruzione delle vie aeree nel bambino,in modo che apprendessimo l’effettuazione di de-terminate manovre; un’informazione in più per lanostra preparazione come futuri medici. E infine ab-biamo il supporto di uno psicologo: Manolo Cattari,responsabile scientifico del Progetto Albatross e deiprogetti di sport terapia a esso collegati; egli si oc-

cupa di formazione, psi-coterapia, consulenza inpsicologia dello sport eprogettazione socio-sa-nitaria nel territorio delNord Sardegna. Grazie alui sono state per noipossibili otto ore di for-mazione vera e propria,grazie a una lezionefrontale per capire le di-namiche di approccio albambino e varie simula-zioni di ipotetiche situa-zioni probabili.

La realizzazione delprogetto non sarebbepossibile senza l’aiutodella Brigata Sassari concui collaboriamo da di-versi anni e che ci forni-

sce tende, sedie e tavolini, essenziali per la realizza-zione di un ospedale da campo. Abbiamo trovato inloro un valido aiuto che si spera possa continuarenel tempo, insieme al contributo importantissimodella Croce Rossa che ogni anno partecipa insiemea noi mettendoci a disposizione una ambulanza dafar visitare ai bambini, insegnando loro anche comecontattare il 118.

Il progetto si avvale poi del patrocinio del Co-mune di Sassari che ci permettedi organizzare questa splendidagiornata nella piazza principaledella nostra città.

Come si è svolta la manifesta-zione di quest’anno? Quali sonogli obiettivi che il SISM si pro-pone con questa iniziativa?

È stato un successo!!! Ab-biamo riscontrato vivissima par-tecipazione delle scuole sia del-l’infanzia che primarie (essendo ilprogetto rivolto ai bambini dai 3ai 7 anni) che sono intervenute almattino; mentre alla sera i bam-bini hanno riconfermato il propriointeresse coinvolgendo nell’espe-rienza i genitori.

SASSARI MEDICA n. 3 - Giugno 2014 35

spazio Giovani

Il gruppo della clowntherapy

La struttura che ha ospitato l’iniziativa

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I piccoli accompagnano i loro pupazzi ammalatiattraverso l’iter diagnostico-terapeutico, avendo l’op-portunità di assistere a tutte le procedure che ca-ratterizzano le visite mediche di base e specialistichee di acquisire una maggiore dimestichezza con ilcontesto ospedaliero, con la strumentazione medica,con il camice bianco. Non essendo protagonisti dellavisita i bimbi possono vivere l’esperienza dall’esterno,con quel distacco e quella serenità che sono necessariper comprenderne al meglio il significato e gli scopi.

Gli obiettivi di questo progetto sono pertantomolteplici: innanzitutto, mostrare ai bambini l’am-biente medico e ospedaliero da un punto di vistadiverso, aiutandoli a superare la “paura del camicebianco”; stabilire un contatto positivo tramedico/operatore sanitario e paziente pediatrico;valorizzare la figura del pediatra nel territorio; infine,per gli studenti, avvicinarsi al mondo della pediatria,spesso misconosciuto e poco valorizzato. In questomodo si spera che i bambini crescano nella consa-pevolezza che la figura del medico non è da temerema che sia degna di fiducia,così da poter, all’occor-renza, affrontare serenamente visite di controllo etrattamenti!

Personalmente lo trovo un progetto fantasticoche abbraccia tante tematiche di fondamentale im-portanza per una propria crescita sia personale chemedica. È il primo anno che organizzo in prima per-sona tale evento; devo dire che è stato impegnativoma il tutto è stato alleggerito dal grandissimo aiutodatomi dai miei assistenti, che ha assicurato la buonariuscita (anche quest’anno!) della giornata!

Doverosi sono i ringraziamenti innanzitutto aglienti che si sono messi a nostra disposizione; allescuole e soprattutto agli insegnanti che hanno cre-duto in noi e con entusiasmo hanno aderito all’ini-ziativa, nei suoi scopi più profondi; ai bambini chehanno partecipato con interesse, entusiasmo, cu-riosità…i veri protagonisti sono loro che ci hannoinsegnato tanto!

E infine un grazie di cuore a tutti i partecipantidel progetto, i cosiddetti medici pupazzologi!

Un riconoscimento particolare va all’associazionedi Clown Terapia del SISM Sassari! Senza la loro pre-senza la giornata sarebbe stata più spenta! Tutti ibambini arrivati nella piazza sono stati rapiti dall’al-legria e dai giochi dei Clown…. perché divertirsi è ungioco serio!!. (F.B.D.)

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Foto di gruppo finale. Arrivederci all’anno prossimo!

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Il 22 Maggio scorso si è conclusa laXIV edizione del progetto “Goccia suGoccia” organizzato dal SISM (Se-

gretariato Italiano Studenti di Medi-cina) in collaborazione con l’Avis Co-munale e Provinciale; la manifestazioneha coinciso con la VI edizione della“Giornata della prevenzione”, organiz-zata grazie al supporto dei Reparti DiCardiologia, Dermatologia, Endocrino-logia e Odontoiatria delle Cliniche Uni-versitarie. Il Progetto del “Goccia suGoccia” nasce proprio nella Sede Localedi Sassari nel 2000, raccogliendo subito un largoconsenso sia tra gli studenti universitari che traquelli frequentanti gli ultimi anni delle scuole supe-riori. Tale consenso porterà poi il progetto ad essereallargato in tutte le facoltà italiane di Medicina doveè presente una sede del SISM, esportando in tutto ilPaese il binomio SISM-AVIS dimostratosi così con-vincente nel panorama cittadino sassarese. Il “Gocciasu Goccia” è un progetto che aveva e che ha come

scopo quello di sensibilizzare la popo-lazione giovanile sul tema della dona-zione del sangue, in maniera da mi-gliorare la percezione che i giovanihanno di un atto tanto invasivo quantonobile.

Con l’andare avanti delle edizioni,abbiamo voluto allargare e arricchirequest’evento accompagnandolo, fin dal2008, con la “Giornata della Preven-zione”, occasione di incontro con glispecializzandi di varie aree mediche conlo scopo preciso di illustrare ai cittadini

vari aspetti di prevenzione per patologie comuni, lacui insorgenza può essere facilmente evitabile conalcuni accorgimenti.

Per poter scegliere in maniera mirata le aree diinformazione, abbiamo preso in considerazione pa-tologie largamente presenti nella nostra isola, mache allo stesso tempo potessero essere facilmenteanalizzate con metodiche di rapido responso per ilpubblico.

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Grande successo per le iniziative del SISMI

Giornata della Prevezione e Goccia su Goccia

di Luana Mamusi

Misurazione della glicemia

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Le visite proposte per la giornata sono state:• Calcolo del Rischio Cardiovascolare • Misurazione della glicemia• Controllo Nevi nelle aree foto-esposte• Controllo generale del cavo orale

Abbiamo avuto un riscontro molto positivo daparte della popolazione con circa 200 partecipanti,e sicuramente questo traguardo lo si deve sia alsupporto logistico fornitoci dalla Brigata Sassari, chegentilmente ci ha concesso gli ospedali da campo

in cui si è svolta l’iniziativa, ma anche e so-prattutto alla disponibilità dell’U.O. di Cardio-logia del prof. Antonello Ganau, con gli spe-cializzandi Luisa Murdeu, Alessia Azzu, LauraBecciu e Giuseppina Casalnuovo; dell’U.O. diDermatologia della Prof.ssa Francesca Cottonicon gli specializzandi Gabriele Biondi e IsolinaTion; dell’U.O. di Endocrinologia del Prof. Giu-seppe Delitala con gli specializzandi RossellaCosseddu e Giulia Bacciu; ed infine la U.O. diOdontoiatria con il dottor Andrea Biglio e ladott.ssa Fabiola Alfonso. Quest’anno siamoriusciti ad allargare la nostra iniziativa discreening della po polazione, non solo otte-nendo un elevato numero di sacche di sangue(63), ma anche riuscendo a far avvicinare unnumero elevato di nuovi donatori, risultato

che consideriamo molto importante sul lungo pe-riodo, in quanto significa anche aver raggiuntol’obiettivo dell’evento, cioè quello di divulgare le co-noscenze e favorire i consensi nei riguardi di ungesto di straordinaria generosità come può esseresolo quello della donazione di sangue.

Luana MamusiLPO (Local Officer on Public Health) della sede locale di Sassari del SISM

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Visita odontoiatrica

Foto di gruppo del SISM a fine manifestazione

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Oltre mezzo secolo è trascorso daquando Ivan Roitt, Peter Campbelle Deborah Doniach per la prima

volta, nel 1956, descrissero la presenzadi anticorpi antitiroide nel siero di pa-zienti con tiroidite di Hashimoto,aprendo così la strada a quello che sa-rebbe divenuto un vastissimo capitolodella patologia umana e animale defi-nito come “patologia autoimmunitaria”.Secondo un’indagine statistica resanota nel 2013 dall’Università di Uppsalai disordini autoimmuni nel mondo oc-cidentale sono responsabili di un terzo della morbilitàe mortalità. Questo dato potrà sembrare esageratoalla maggior parte della classe medica, ma proba-bilmente non si discosta dalla realtà ove si tengapresente che nel novero delle malattie autoimmunivengono attualmente incluse patologie molto fre-quenti, quali: l’aterosclerosi e la maggior parte dellevasculiti sistemiche; il diabete di tipo 1, le tiroiditi ealtre endocrinopatie; la vitiligine, il pemfigo, l’orticariacronica idiopatica e altre patologie cutanee; la ga-strite autoimmune, le malattie infiammatorie cro-niche intestinali, la celiachia e altri disordini dell’ap-parato digerente; le malattie demielinizzanti, lamiastenia e altre malattie neurologiche; le sindromida anticorpi antifosfolipidi; le connettiviti (LES, artritereumatoide, sclerodermia, sindrome di Sjögren, con-nettivite mista, polimiosite e altre); epatopatie, emo-patie e altre ancora. E la lista delle malattie autoim-muni diviene di anno in anno più ampia. Negli ultimidue anni, ad esempio, sempre maggiore consistenzaha assunto un settore del tutto nuovo di patologieautoimmuni, rappresentato dalle “Sindromi da au-toanticorpi anti-citochine”, cioè da patologie corre-late alla formazione di autoanticorpi capaci di neu-tralizzare gli effetti biologici protettivi (soprattuttonei confronti di agenti infettanti) di differenti cito-chine, tra cui: l’Interferon gamma (IFN-�), con con-seguente insorgenza di infezioni opportunistiche

disseminate; le Interleukine IL-17A, IL-17F e IL-22, la cui neutralizzazione au-toanticorpi-indotta favorisce l’insor-genza della candidiasi mucocutaneacronica; il fattore stimolante le coloniegranulocitarie-macrofagiche (GM-CSF)la cui carenza può esitare in gravi ma-nifestazioni cliniche, quali la proteinosialveolare polmonare isolata, la menin-gite criptococcica o entrambe; il Fattoredi Necrosi Tumorale-alfa (TNF-�), neiconfronti del quale specifici autoanti-corpi sono stati dimostrati in pazienti

con sepsi batteriche da Gram-negativi, infezioni pol-monari croniche da Pseudomonas, malattie (auto)in-fiammatorie e artrite reumatoide. Autoanticorpi neu-tralizzanti rivolti verso la eritropoietina (EPO) sonostati riscontrati nel siero di soggetti trattati con EPOe ritenuti responsabili dell’insorgenza della gravePRCA (Pure Red Cell Aplasia). Autoanticorpi specificiper altre citochine sono oggi allo studio e vi è evi-denza che essi rivestano un ruolo nella eziopatoge-nesi di varie malattie autoimmuni, ivi compresa lasindrome monogenica APECED (Autoimmune Po-lyendocrinopathy Candidiasis Ectodermal Distrophy). La perdita della tolleranza nei confronti del self co-stituisce la base dell’autoimmunità. Mentre le co-noscenze sui meccanismi immunoregolatori sonoin rapida espansione (grazie anche alla esplosionedi ricerche sul microRNA, un nuovo paradigma cheappare prezioso per la migliore comprensione dellagenesi di varie patologie, ivi incluse alcune malattieautoimmuni, quale il diabete di tipo 1), non altret-tanto lo sono i meccanismi che stanno alla basedella perdita della tolleranza. Etnia, sesso, influenzeclimatiche e contaminazione ambientale, infezioni,fattori ormonali, fattori genetici (tra cui geni prepostialla difesa dell’ospite - quali TLR7, FcR, TNF - e geniche controllano le risposte immunitarie - HLA-DR,CTLA4, IL10 e altri -), interferenze tra fattori geneticie epigenetici (sembra oggi acquisito che modifica-

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approfondimenti

Aggiornamenti in ambito diagnostico e terapeutico

Malattie autoimmuni: un mondo vasto e complesso

di Cesare Masala

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zioni epigenetiche possono essere indotte da unamolteplicità di agenti esogeni, infettivi o di altra na-tura), rivestano un ruolo non secondario nel deter-minismo delle malattie autoimmuni.

La grande maggioranza delle malattie autoim-munitarie dell’uomo è multifattoriale e poligenica.Soltanto poche di esse riconoscono un’origine mo-nogenica: la sindrome poliendocrina autoimmunedi tipo I o APECED; la sindrome autoimmune linfo-proliferativa (ALPS); la sindrome IPEX (immunodi-sregolazione, poliendocrinopatia, enteropatia, X-lin-ked); la sindrome da deficienza del recettore alfaper la IL-2. Molti dei meccanismi di immunodisre-golazione identificati in tali malattie monogenichesono operanti anche in malattie autoimmuni poli-geniche. In queste, tuttavia, intervengono molteplicimeccanismi immunodisregolatori quali, ad esempio,l’iperattività funzionale delle cellule B (Figura 1), l’ec-cesso di apoptosi a livello periferico, gli squilibri tracellule Th1 e cellule Th2 per deficit quantitativi ofunzionali delle cellule T soppressorie e altri.

La lista di “nuovi” autoanticorpi diventa di giorno

in giorno più ampia: si ricordi, al riguardo, come neisoggetti con LES siano stati, ad oggi, identificati piùdi 150 differenti tipi di autoanticorpi. Tutto ciò, uni-tamente ai notevoli progressi tecnologici e alla in-troduzione di nuovi test diagnostici, ha consentito,tra l’altro, di individuare differenti fenotipi di LES edi altre malattie autoimmuni sistemiche e di perve-nire a diagnosi sempre più precoci o pre-cliniche(pre-LES, pre-artrite reumatoide, pre-sclerodermia,pre-sindrome da antifosfolipidi, ecc.). Grande atten-zione, al riguardo, va tuttavia posta al rischio di“overdiagnosis”, cioè al rischio, in crescente aumento,di etichettare come affetto da patologia autoimmune(e, non raramente, di trattare come tale) un soggettocon positività, spesso debole, per autoanticorpi, inassenza di altri segni clinico-laboratoristici e stru-mentali di malattia; con ciò inevitabilmente creando,nel soggetto in esame, uno stato più o meno ac-centuato di ansia/depressione reattiva per una pa-tologia che potrebbe non rendersi clinicamente ma-nifesta per anni o per decenni, o forse anche per ilresto della sua vita, e non infrequentemente espo-

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approfondimenti

Fig. 1 Cause della iperattività funzionale delle cellule B

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nendolo an-che al rischiodi effetti col-laterali, tal-volta gravi,connessi atrattamentinon del tuttogiustificabili.Il trattamentodelle malattieautoimmuni,specialmentedi quelle si-stemiche, èancora oggiin larga mi-sura fondatosui cortico-steroidi e/o gliagenti im-muno s o p -pressori. Un notevole passo avanti è derivato dal-l’avvento di una larga molteplicità di agenti biologiciche, pur non portando alla “guarigione” della malattiaautoimmune, concorrono ampiamente a limitarnela sintomatologia clinica, a meglio controllarne lefasi “catastrofiche”, a rallentarne l’evoluzione e amigliorarne la prognosi. I costi (tabella 1) e gli effetticollaterali di tali agenti, tuttavia, non devono esseresottostimati. Approcci del tutto innovativi di im-munoterapia, basati sulle sempre più approfonditeconoscenze delle basi cellulari e molecolari delle ma-lattie autoimmuni, appaiono oggi all’orizzonte. Adesempio, è stato dimostrato che il polmone è il sitoanatomico nel quale si sviluppa un sottotipo di lin-fociti T aventi un fenotipo “migratorio” che consenteloro di superare la barriera emato-encefalica e dipenetrare così nel sistema nervoso centrale: il trat-tamento di animali con encefalite allergica speri-mentale (l’equi valente della sclerosi multipla umana)con misure terapeutiche atte a impedire la fuga ditali linfociti dal polmone induce un sensibile miglio-ramento nell’evoluzione della patologia demieliniz-zante. Sempre in modelli animali di patologia au-toimmune è stato recentemente identificato un“nuovo” tipo di cellule soppressorie, rappresentatonon già da linfociti T, bensì da un sottotipo di linfocitiB in grado di secernere IL-10, citochina fin qui con-

siderata come prodotto di secrezione delle cellule Tsoppressorie acquisite, IL10-secernenti (cellule Tr1,CD4+). Il numero delle cellule B IL10-secernenti èestremamente esiguo, tale da non consentire il loroimpiego nel trattamento di patologie autoimmuni-tarie; tuttavia, sono state già approntate tecnologieatte ad amplificare di decine di migliaia di volte ilnumero delle cellule B soppressorie in coltura, senzaper questo alterarne le proprietà immunoregolatorie.

È auspicabile che l’enorme mole di studi sullecosiddette “omics” (genomica, proteomica, ribono-mica, metabolomica) volti alla identificazione dinuovi biomarkers delle malattie autoimmuni forni-scano in tempi brevi elementi utili per la predizione,la migliore conoscenza della fisiopatologia, la dia-gnosi e il trattamento delle malattie autoimmunidell’uomo. Attenzione, in questa ottica, viene at-tualmente riposta sulle nuove terapie genichemiRNA-basate, con la speranza che esse contribui-scano in maniera significativa al controllo di diffe-renti malattie autoimmuni, specialmente nelle formealtrimenti “intrattabili”, con forte componente ge-netica.

Cesare Masala, già direttore della Cattedra e della Scuoladi Specializzazione in Allergologia e Immunologia

Clinica Università della Sapienza Roma

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approfondimenti

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La sudorazione è un fe-nomeno fisiologicoche, insieme a una se-

rie di altri meccanismi,partecipa all’omeostasitermica dell’uomo. La nor-male sudorazione è chia-mata euidrosi, mentrel’assenza di sudorazione èdetta anidrosi. L’ipoidrosiè caratterizzata da unasudorazione di entità in-feriore a quella fisiologica,al contrario dell’ iperidrosiche non è altro che un’ec-cessiva sudorazione al disopra delle necessità fi-siologiche dell’individuo.A molti medici risulta dif-ficile dare l’appellativo di“malattia” all’iperidrosi. Questo accade perché nonvi si riscontrano quelle caratteristiche che il sensocomune associa alle malattie. Non esiste un vero eproprio danno anatomico, il dolore e gli altri segni esintomi della flogosi. Di fattonon esiste una vera è propriasofferenza fisica, ma piuttostoquello che comunemente sichiama disagio. Tutto questo èinnegabile, ma è altrettantovero che il disagio può assu-mere delle proporzioni tali daturbare l’equilibrio psicofisicodella persona, anche per le ri-percussioni sociali e professio-nali che la investono. L’OMS de-finisce come malattia qualsiasicondizione responsabile di tur-bamento del benessere psico-fisico della persona e l’iperidrosilo è, cosi come tutte le altre

patologie, siano esse in-fiammatorie, neoplastiche,infettive o altro. Dal puntodi vista etiologico l’iperi-drosi può essere classifi-cata come primitiva (es-senziale o idiopatica) ecome secondaria. Que-st’ultima può essere cau-sata da diverse condizionipatologiche, le principalidelle quali sono: a) far-maci, droghe, tossine eabuso di varie sostanze, b)disordini cardiovascolari, c)insufficienza respiratoria,d) infezioni, e) malignità(malattia di Hodgkin, di-sordini mieloproliferativi,altri tumori), f) disordini

endocrino – metabolici (tireotossicosi, feocromoci-toma, acromegalia). Il trattamento dell’iperidrosi se-condaria consiste nella cura della condizione primi-tiva che ne è la causa. L’origine dell’iperidrosi

essenziale, oggetto di questoarticolo, non è conosciuta. Di-versi tentativi sono stati fattiper spiegare la sua genesi, pro-ponendo teorie più o meno ac-creditate. Ciononostante, nonci sono attualmente delle ipo-tesi largamente accettate sul-l’argomento.

I dati epidemiologici riguar-danti l’iperidrosi palmare edascellare sono pochi e sporadici.La sua incidenza sembra esseresuperiore nelle aree subtropicali.In Israele la prevalenza nella po-polazione generale è stimata in-torno al 0,6 – 1%, mentre in

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approfondimenti

Gli studi della patologia chirurgica di Sassari

Trattamento chirurgico dell’iperidrosi palmare e ascellare

di Mario Trignano,, Fabrizio Scognamillo,Federico Attene, Carlo Pala, Antonio Marrosu,

Ilia Pisano, Salvatore Denti

Figura 1: Iperidrosi palmare

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Taiwan la prevalenza dell’iperidrosi palmare variadal 1,6 – 2,2% nei bambini, 2,2 – 2,6% negli adole-scenti e 2,6 – 3% negli adulti. Uno studio statuni-tense effettuato su 150000 famiglie ha stimato unapre valenza superiore al 3%. Non abbiamo attual-mente dati epidemiologici certi sull’entità del feno-meno nel nostro paese.

L’età media dei pazienti varia dai 20 ai 29 anni,confermando la tendenza della malattia a colpiresoggetti in età giovanile. Alcuni Autori orientali ri-portano interventi chirurgici per iperidrosi palmarea partire dal quinto anno di età. Il rapporto maschi– femmine si attesta intorno a 1:3 e la familiarità èpresente in percentuali variabili tra il 12,5% ed il56,5% dei casi.

Dal punto di vista clinico l’iperidrosi si manifestacome un eccessiva sudorazione del distretto inte-ressato (Figura 1), che si presenta bagnato di sudore

e freddo. Al di là di queste manifestazioni cliniche,l’iperidrotico, in particolare quello con coinvolgi-mento delle mani e delle ascelle, è un individuo in-capace di conformarsi serenamente a molti di queigesti e comportamenti quotidiani che caratterizzanol’uomo in quanto essere sociale (stringere una mano,accarezzare etc). Tutta la gestualità elementare, chead altre persone risulta spontanea e spesso inconscia,per lui sono una continua e grave preoccupazione,come lo sono tutte le attività che necessitano di unminimo di destrezza, il vestiario e il timore di emet-tere cattivi odori. Sono questi aspetti che spingonoil paziente a chiedere un trattamento efficace controil problema dell’iperidrosi.

I trattamenti a nostra disposizione oggi sonofondamentalmente di due tipi: terapie non-chirur-giche e terapie chirurgiche. Alla prima categoria ap-partengono trattamenti come le iniezioni di botulino,la ionoforesi, trattamenti psicologici e psichiatrici.Tutte queste terapie sono gravate dal fatto che de-vono essere ripetute più volte, che talvolta prevedonoprocedure dolorose e/o costose e in ogni caso nonsono mai risolutive. L’unico trattamento in grado diottenere la risoluzione definitiva della problematicaè il trattamento chirurgico.

La chirurgia rappresenta attualmente il tratta-mento di scelta dell’iperidrosi palmare e ascellareessenziale e consiste nell’interruzione della catenadel sistema nervoso simpatico a livello intratoracicocon tecnica mini-invasiva videotoracoscopica (VATS).Nella nostra regione tale intervento viene eseguitosolamente presso l’U.O.C. di Patologia Chirurgicadell’A.O.U di Sassari, diretto dal Professor Mario Tri-gnano. L’expertise in questa procedura è stato ac-

quisito dai chirurghi dell’Unità nelcorso degli ultimi 20 anni, periodoin cui sono stati eseguiti com-plessivamente più di 120 inter-venti. Difatti, il primo interventoin Sardegna è stato eseguito nellontano 1993 e da allora diverseinnovazioni sono state apportatealla tecnica chirurgica.

Inizialmente l’intervento ve-niva eseguito con tre accessi chi-rurgici per lato, due da 10mm euno da 5mm e i due lati venivanotrattati in due sedute chirurgicheseparate a distanza di due-quat-

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approfondimenti

Figura 2. Accessi chirurgici e visione intraoperatoriadella catena del simpatico.

Figura 3. La catena del simpatico sottopassata con l’uncino pronta per esseresezionata tramite elettrocoagulazione (livello T3-T4).

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tro settimane l’una dall’altra. La procedura prevedeval’asportazione del tratto T2 – T4 della catena delsimpatico (simpaticectomia) in entrambi i lati. At-tualmente, grazie all’evoluzione scientifica e tecno-logica degli ultimi anni, l’intervento viene effettuatobilateralmente in una singola seduta operatoria, consoli due accessi chirurgici (uno da 5mm e uno da2mm) e consiste nella sola interruzione del trattointergangliare T3-T4 (simpaticotomia, Figura 2). Taleinterruzione può essere effettuata con la sezionedel tratto intergangliare mediante elettrocoagula-zione (Figura 3) o con l’apposizione di una clip.

I risultati ottenuti con questa tecnica hannofatto sì che essa rappresenti attualmente il tratta-mento di scelta per l’iperidrosi primitiva delle manie delle ascelle. Le percentuali di successo a lungotermine variano in letteratura dal 90% al 98%.

Secondo l’esperienza della U.O.C. di PatologiaChirurgica, il grado di soddisfazione dei pazientidopo l’intervento, determinato con appositi que-stionari e schemi mirati a valutare la qualità di vitapre- e post-operatoria, supera il 95%. Inoltre, datala mini-invasività della tecnica e l’esiguità delle feritechirurgiche, il risultato estetico postoperatorio è ot-timo (Figura 4) e i tempi di degenza estremamenteridotti (2 giorni in media).

Le recidive dopo simpaticotomia T3-T4 in VATSsono relativamente rare (circa 5% nella casisticadella Patologia Chirurgica) e spesso sono dovute allapresenza di fibre nervose collaterali che collegano ineuromeri a monte e a valle della sezione, rendendolainefficace. Un re-intervento per la ricerca e la sezione

di tali fibre è possibile ed è in grado di ridurre ulte-riormente la percentuale di recidive. Tra gli effettiavversi il più rilevante è rappresentato dalla possi-bilità di insorgenza della cosiddetta iperidrosi com-pensatoria che consiste in un’eccessiva sudorazionein territori anatomici diversi rispetto a quelli per iquali il paziente è stato sottoposto all’intervento.Grazie a nuove acquisizioni fisiopatologiche chehanno dimostrato che la sola sezione della catenadel simpatico in corrispondenza del tratto intergan-gliare T3-T4 ha la stessa efficacia e validità del -l’asportazione di tratti della catena stessa contenentestrutture gangliari, l’iperidrosi compensatoria è oggiun evento raro. Alcuni Autori in recenti pubblicazionihanno evidenziato un effetto benefico della proce-dura anche a livello dell’iperidrosi plantare, con per-centuali che variano dal 15% al 64%. Il meccanismofisiopatologico di questo beneficio non è del tuttochiaro. Il fenomeno è stato studiato presso la Pato-logia Chirurgica ed è stato evidenziato che, in effetti,il 54% dei pazienti sottoposti a simpaticotomia vi-deotoracoscopica T3-T4 per iperidrosi palmare e/oascellare e che erano affetti da iperidrosi plantare,hanno riportato un miglioramento anche di que-st’ultima condizione. I risultati dello studio sono statirecentemente pubblicati.

Concludendo, la simpaticotomia videotoraco-scopica T3-T4 rappresenta oggi la metodica di sceltaper il trattamento dell’iperidrosi palmare ed ascel-lare essenziale, grazie alla sua mini-invasività e aisuoi ottimi risultati funzionali ed estetici, ampia-mente documentati in letteratura scientifica e nel-l’esperienza dell’U.O.C Patologia Chirurgicadell’A.O.U di Sassari che da più di 20 anni si cimentanel trattamento e nello studio di questa condizioneclinica.

Mario Trignano è Professore ordinarioFabrizio Scognamillo è Professore associatoFederico Attene è Ricercatore universitario

Carlo Pala, Ilia Pisano, Salvatore Denti, AntonioMarrosu sono Dirigenti medici

Panagiotis Paliogiannis è Assegnista di ricercaU.O.C. Chirurgia I (Patologia Chirurgica), Dipartimentodi Scienze Chirurgiche, Microchirurgiche e Mediche,Università degli Studi di Sassari, Viale San Pietro43B, 07100, Sassari.

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approfondimenti

Figura 4. Risultato estetico dopo simpaticotomia T3-T4 in VATS

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I principali cambiamenti dell’oncologia

L’oncologia moderna è una disci-plina relativamente giovane, nata inItalia a metà del secolo scorso comecostola della medicina interna, dallaquale si è emancipata introducendomodalità di cura e di ricerca scientificainnovative. Negli ultimi venti anni èstata praticamente “sconvolta” danuove acquisizioni che hanno profon-damente modificato il modo di pen-sare e di agire dell’oncologo.

Il sequenziamento dell’intero genoma umano

Ottenuto per la prima volta nel 2003, rappresentala chiave di volta dal punto di vista “scientifico”: èad un tempo punto di arrivo della ricerca, ma so-prattutto punto di partenza. Dopo venne un pro-getto, meno pubblicizzato ma assai più complesso:descrivere l’intera sequenza dei genomi di varie cel-lule tumorali.

Nella conoscenza del genoma tumorale era ri-posta la speranza di trovare una soluzione alla curadel cancro; dallo studio della struttura e delle fun-zioni delle proteine codificate dai geni è stato pos-sibile conoscere meglio i meccanismi del funziona-mento della cellula tumorale e questo ha portatoalla sintesi di nuovi farmaci capaci di interferire conqueste vie metaboliche; ma, mentre per alcune neo-plasie sostenute da singole o poche mutazioni i trat-tamenti possono essere semplici, es. la leucemia lin-foblastica acuta, dove la presenza di “solo” unadecina di aberrazioni geniche può contribuire a spie-gare perché questo tumore sia sconfitto con tantafacilità dalla chemioterapia citotossica, o come ilcaso del GIST dove l’introduzione dell’Imatinib hacambiato la prognosi e l’aspettativa di vita dei pa-

zienti, nella maggior parte dei tumori,dove il coinvolgimento genico è pre-sente a più livelli, nei più comuni tracinquanta e cento mutazioni e diversoda tumore a tumore, si è notevolmenteampliata la complessità.

“Alla fine sequenziare il genoma delcancro convalida cento anni di osser-vazioni cliniche: l’eterogeneità fisiolo-gica è anche eterogeneità genetica”.

Le cellule normali lo sono in ma-niera identica, le cellule maligne diven-tano infelicemente maligne in manieraunica. L’esperienza recente di utilizzo

di nuovi farmaci biologici diretti contro un bersagliomolecolare identificato ed il conseguente bloccodella via metabolica nel quale è inserito innesca am-plificazioni di vie alternative e di conseguenza con-sente il controllo solo temporaneo della crescita tu-morale, con vantaggi clinici limitati nel tempo e nonrisolutivi; oggi si acquisiscono sempre più cono-scenze, nuove vie, nuovi bersagli e quindi nuovi far-maci.

Si è passati da una cura universale uguale pertutti a un trattamento sempre più personalizzato.

Tutto questo è molto stimolante dal punto divista cognitivo e clinico, però ha avuto come conse-guenza un incremento straordinario dei costi eco-nomici per la cura dei tumori che sta mettendo a ri-schio la sostenibilità del sistema, ma anche creandodisagio tra i medici che si trovano divisi tra l’obbligodeontologico di dare la miglior cura al paziente e lerichieste aziendali di contenimento della spesa.

I cambiamenti tecnologici: come i nuovistrumenti hanno migliorato le possibilitàdi questa professione

Ovviamente le varie meraviglie tecnologiche sonoil pane quotidiano nella medicina, ma il cambiamentoepocale che stiamo vivendo, forse senza renderci

SASSARI MEDICA n. 3 - Giugno 2014 45

approfondimenti

L’oncologia moderna fra tecnologia, medico e paziente

I cambiamenti nella lotta contro i tumori

di Giuseppina Sarobba

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conto della sua portata perché vi siamo profonda-mente immersi, è quello che rappresenta l’introdu-zione del web nella nostra vita e in quella professio-nale; sembra tutto scontato ma, per chi di noi ècresciuto con carta e penna, il modo di agire è statostravolto: l’aggiornamento scientifico non richiedepiù l’abbonamento a riviste che arrivavano in bi-blioteca anche 3-4 mesi dopo la stampa e ancora dipiù rispetto al congresso nel quale i dati venivanopresentati; una ricerca bibliografica costava giornidi intenso lavoro in biblioteca, sempre che questafosse abbastanza fornita: oggi siamo informati intempo reale con virtual meeting, web conference,conference call; conosciamo in tempo reale ciò cheviene detto al congresso americano direttamentealla nostra scrivania, leggiamo online articoli di pre-stigiose riviste prima che vengano stampati; l’ag-giornamento professionale è, se vuoi e se puoi, im-mediato; questo ha “appiattito” le differenzeprofonde che esistevano tra centri avanzati e strut-ture periferiche, attingiamo ovunque al mondo allestesse fonti e quindi, in teoria, siamo tutti in gradodi dare il meglio che la ricerca scientifica offre aipazienti; leggiamo sul PC i referti degli esami dia-gnostici, ci colleghiamo con colleghi in tutto il mondoper chiedere e ricevere consulenze per i nostri pa-zienti, per collaborare in protocolli di ricerca, perscambiare idee e progetti senza dover prendere aereie perdere giornate.

Ma dall’altro lato siamo sommersi di mail, di in-formazioni non richieste, con serie ripercussioni sul

“tempo” da dedicare allecose. Appare quindi pie-namente condivisibile ilpensiero di chi affermache “non potrà soprav-vivere l’idea della di-stanza, distanza dellospazio e distanza deltempo, consumata dallarapidità.

E mentre se ne va, il-ludendoci che le mo-derne modalità di lavorostiano per schiuderci laformula dell’eterno resodisponibile, non ci ac-corgiamo che spazi etempi, apparentementeregalati, sono per lo più

rubati. Dello spazio è difficile fruirne, senza il tempoperdiamo la memoria e, con essa, la capacità di pro-iettare”. Anche il paziente ha accesso attraverso ilweb a miliardi di informazioni scientifiche, o presuntetali perché spesso non filtrate, arriva alla visita dopoaver letto, studiato, confutato; ti richiede di eseguireesami con l’ultima apparecchiatura pubblicizzata, tiindica il centro in cui l’ultima macchina è operativa,oppure di essere trattato con l’ultimo farmaco dicui ha letto le meraviglie sul web, oppure chiede diterapie alternative o diete di cui tu non hai avuto némodo né interesse di leggere; arriva con l’elenco didomande sui nuovi ritrovati o nuove terapie ancorasperimentali; a queste domande bisogna rispondere,spiegare, non si possono eludere se vuoi creare emantenere un rapporto aperto e di confronto, nelpoco tempo disponibile, se vuoi creare una alleanzaterapeutica.

Questo può tradursi in un profondo disagio, siaper il medico che per il paziente.

Il rapporto fra il medico e il paziente

Il medico attraversa una profonda crisi: è so-praffatto dal progresso della tecnologia, sospeso trauna formazione infinita ed una sempre più incertacollocazione lavorativa, dove il precariato è diventatala condizione abituale, in una realtà cambiata a passida gigante. Crisi, più che di un ruolo, di un lavoro dicura che mantiene intatta tutta la sua complessità,

n. 3 - Giugno 2014 SASSARI MEDICA46

approfondimenti

Chemioterapia

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anche se cambiano i tempi e le risorse economiche.Il disagio del medico sta soprattutto nell’affie-

volirsi di una forte identità professionale, nella per-dita di carisma, di autorità, ma anche della fiduciache avverte nei propri confronti, fenomeno che egliattribuisce alla sopraffazione della burocrazia sugliaspetti fondanti della professione, soprattutto sulrapporto con il paziente.

Quest’ultimo, da parte sua lamenta la progressivaperdita di “umanizzazione” dell’atto medico.

Questa esplosione tecnologica ha contribuito araffreddare l’antica intesa fra medico e paziente: ilmedico da un lato non può rinunciare alla tecnologia

che, per quanto disumaniz-zante, è indispensabile siain fase diagnostica che te-rapeutica; dall’altro nonpuò trascurare il pazienteche richiede continue at-tenzioni. L’esplo sione delprocesso scientifico-tecno-logico degli ultimi 20 anniha permesso di conquistaresuccessi senza precedentinei confronti della malattiacancro. Il cancro rispetto alpassato è oggi molto piùguaribile: per ogni tipo ditumore, per ogni stadio dimalattia sono disponibilispecifiche modalità di trat-

tamento. Esistono però ancora situazioni clinichenelle quali raramente è possibile offrire una speranzanon solo di guarigione, ma anche di prolungata so-pravvivenza. I pazienti e i loro familiari in queste si-tuazioni si sentono traditi da una scienza che hapromesso eterna giovinezza! E tutto questo deveessere gestito. Per impostare in maniera corretta eadeguata questo rapporto con il paziente, per meglioaiutarlo ad affrontare il decorso della malattia, nonè più sufficiente, sebbene indispensabile, la cono-scenza approfondita degli strumenti diagnostici, te-rapeutici, delle terapie di supporto e di tutto quantola medicina può offrire come tecnica; il medico deve

essere capace di ascolto, em-patia, usare modi e linguaggiche devono essere frutto diuna consapevole preparazioneprofessionale, peraltro sino adoggi ignorata dalla formazioneaccademica, ma delegata allainiziativa personale. Prendersicura del paziente nella sua in-terezza e non nella sola ma-lattia significa instaurare rap-porti di reciproca soddi -sfazione, essere di aiuto e con-forto quando necessario e in-stillare la consapevolezza chesi può vivere una vita piena an-che con una diagnosi di can-cro.

SASSARI MEDICA n. 3 - Giugno 2014 47

approfondimenti

Rapporto medico-paziente

Il medico deve sempre prendersi cura del paziente

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Tutto questo in situazionidi lavoro in un sistema che sista sgretolando sotto i nostriocchi, senza risorse economi-che, senza rinnovamento degliorganici, senza progettualità,in luoghi di cura che si stannotrasformando fino a scompa-rire, lasciando soli i curanti e,ancor peggio, i curati.

Il numero dei malati di cancro è in forte aumento

Molto interessante il rap-porto americano della Societyof Clinical Oncology (ASCO)pubblicato su Journal of On-cology Practice nel marzo2014, secondo il quale i nuovicasi di cancro dovrebbero au-mentare negli USA entro il2030 del 45%, da 1,6 milionidi quest’anno a 2,3 milioni.

Il principale fattore diquesto incremento è l’invec-chiamento della popolazione: se si vive più a lungo,la gente ha più probabilità di sviluppare un tumore;si stima che un americano su due o su tre morirà dicancro.

D’altro canto il numero dei sopravvissuti a questomale è attualmente stimato in circa 13,7 milioni econtinuerà ad aumentare sino a 18 milioni nei pros-simi anni. Il numero di tumori che un tempo eranofatali ma ora sono curabili o addirittura guaribilicontinua a crescere e anche il numero di pazientiche vivono con cancri incurabili per periodi prolun-gati di tempo continua a salire: questo è uno deiproblemi “buoni” che dobbiamo affrontare. La pres-sione dei numeri dei sopravvissuti e dei malati chevivono lunghi periodi con la propria patologia si ag-giunge alla pressione di fornire cure di qualità; au-menterà quindi la richiesta di assistenza oncologica.Secondo il rapporto USA il numero di oncologi pra-ticanti aumenterà del 28%, mentre la domanda dicura del cancro aumenterà del 42% entro il 2025,con conseguente deficit di più di 1.487 oncologi.Poiché ogni oncologo vede una media di 300 nuovi

pazienti per anno, 446.100 nuovi malati avrannodifficoltà nel ricevere appropriata e tempestiva cura.

Ad aggravare il problema è che circa 13.400 on-cologi negli Stati Uniti sono di età superiore a 64anni. A partire dal 2008 la percentuale di oncologidi età fino a 40 anni era inferiore a quella di coloroche avevano più di 64 anni. Questo divario è desti-nato ad aumentare.

Questa approfondita analisi americana sulle mo-dificazione epidemiologiche e sul fabbisogno di ope-ratori non è disponibile in Italia, ma già oggi la pres-sione del numero dei pazienti è diventata intollerabilea fronte del blocco del turnover e delle difficoltà diaccesso dei giovani medici alle scuole di specializ-zazione; anche noi prevediamo in un futuro imme-diato, se non già da oggi, di non poter far fronte allerichieste dei malati e questo è un grave problema dipolitica sanitaria per il quale è urgente il bisogno disoluzioni.

Giuseppina Sarobba è oncologa, dirigente medicodella Azienda Ospedaliera Universitaria di Sassari

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approfondimenti

Trattamenti mirati per le cellule tumorali

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FumariaNome sardo Fumadigu, gambiruia,casu cottu.Famiglia PapaveraceaeSpecie Fumaria capriolata

Cenni storiciSecondo alcune teorie la fumaria deveil suo nome alle foglie grigiastre, chesembrano avere un aspetto “affumi-cato”, ma il nome del genere derivadal latino “fumus” che significa fumo,riferendosi al fatto che la pianta emana un forteodore di fumo quando viene strofinata. Conosciutada Dioscoride, poi da Galeno e da Mattioli, medicosenese, il quale afferma che il succo della piantaapplicato sugli occhi rende la vista più acuta.

Utilizzo sommità fiorite.

Componenti principaliAlcaloidi, le fumarine, principiamari, mucillagini.

Aspetti botanici e habitatPianta esile, annuale, con fustialti da 20 a 30 cm, portantifoglie alterne finemente sud-divise, dai lunghi piccioli; i fioritubolari sono raccolti in spighe,hanno un colore roseo-porpo-rino e fioriscono tutto l’anno.Comune in tutta la penisola enelle isole, nei prati, nelle siepi,dal mare alla collina.

ImpiegoLe proprietà di questa esilepianta sono depurative, anti-

spasmodiche, diuretiche ed ipotensive.La particolarità della fumaria è quelladi cambiare proprietà terapeutiche asecondo della durata della cura e laquantità assunta: si è osservato infattiche nei primi giorni di somministra-zione dà un effetto tonico-stimolante,in seguito rilassante.Per questo motivo è bene che la suasomministrazione debba essere con-trollata da un medico. Per uso esternosi usano come cataplasmi, utilizzandole sommità fiorite triturate; utili per le

malattie della pelle, eczema ed eruzioni cutanee.

Uso localeIn Sardegna l’uso della fumaria come pianta medi-cinale è abbastanza limitato; nel sud l’infuso dellapianta viene utilizzato come stimolante biliare e di-sintossicante. Comunemente utilizzato nei tempipassati e in tutta l’isola a scopi tintori: utilizzando lesommità fiorite della pianta venivano infatti coloratidi giallo sia le matasse di lana, sia i filati di cotone.

SASSARI MEDICA n. 3 - Giugno 2014 49

fitoterapia

di Giovanna Rau

Proprietà terapeutichedi piante comuni e officinali

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RosmarinoNome sardo RumasinuFamiglia LabiataeSpecie Rosmarinus officinalis

Cenni storiciIl nome rosmarino significa “rugiada di mare”. Co-nosciuto dai nostri avi, era molto apprezzato dai ro-mani che lo consideravano sacro per la sua peculia-rità di apportare serenità ai vivi e ai morti. È statomenzionato da Dioscoride, che ne esaltava le pro-prietà astringenti e antinfiammatorie, conosciuteanche dagli arabi. Rami di rosmarino sono stati tro-vati nelle tombe degli egiziani della prima dinastia.

UtilizzoFiori e foglie.

Componenti principaliAcido rosmarinico, rosmanolo, acido carnosico ecarnosolo, tocoferoli, flavonoidi.

Aspetti botanici e habitatIl rosmarino è una specie arbustiva sempre verde,tipica pianta della macchia mediterranea, presenteallo stato spontaneo nelle macchie marine e collinarisoleggiate. Il fusto inizialmente prostrato, poi erettoe ramificato, ha numerose foglie lineari e strette,color verde scuro nella pagina superiore, cinereo inquella inferiore. I fiori sono di un bell’ azzurro violetto e riuniti al-l’ascella delle foglie superiori. La corolla è divisa indue labbra, così come il calice.

ProprietàIl rosmarino ha proprietà digestive, antispasmodichee carminative; normalmente assunto sotto forma diinfuso, stimola la diuresi e calma la tosse. Per usoesterno viene utilizzato per purificare la pelle e, perle sue proprietà astringenti e stimolanti, come sham-poo antiforfora, stimolante e rivitalizzante. Le pro-prietà dermatologiche sono state valorizzate da unmonaco d’altri tempi che realizzò un’ acqua detta“acqua ungherese”, utilizzata dalla regina d’Ungheria“Isabella” come latte detergente: il trattamento sortìl’attenuazione delle rughe e la rigenerazione della

pelle del viso. Il rosmarino feceparte anche dell’ “aceto dei quat-tro ladri”, un miscuglio preparatocon varie erbe ed usato comeunguento disinfettante in occa-sione di epidemie e pestilenze.

Uso localeL’uso del rosmarino è abbon-dante soprattutto in cucina; èinfatti fortemente aromaticononché ottimo ornamento neipiatti di cacciagione e carni diagnello alla griglia; i cacciatoriinoltre lo utilizzano come anti-putrefattivo inserendone un po’nella pancia della selvaggina. Inalcune zone della Sardegna siusa il macerato per la pulizia delviso e per l’eliminazione dellemacchie.

Giovanna Rau è Biologa, specialista in scienze

erboristiche

n. 3 - Giugno 2014 SASSARI MEDICA50

fitoterapia

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La fisica e la cosmologia moderna,al momento, non sono in grado didefinire che cosa ci fosse prima o

per lo meno nell’istante in cui si è ve-rificato il Big Bang. Lo spazio e il temponon esistevano ancora perché questedimensioni sono nate con la nascitadell’Universo. Comunque le teorie co-smologiche recenti affermano che inun punto privo di dimensione è esistitaun’altissima concentrazione di energiache ha dato luogo a una esplosione.Nei primi nanosecondi dell’espansionevi era una enorme quantità di energia termica ra-diante che raggiungeva valori inimmaginabili dallamente umana.

Da allora l’universo ha iniziato a espandersi avelocità superiori a quella della luce e con l’espan-sione a raffreddarsi.

Solo dopo 400.000 anni si sarebbero formati iprimi atomi. Da quel periodo l‘espansione è andataavanti per circa 13 miliardi di anni fino a raggiungerela configurazione attuale. I fisici teorici e gli astrofi-sici, in decine di anni, hanno prodotto complicatis-sime equazioni matematiche, capaci di descriveregli eventi, l’armonia e il comportamento degli astrie delle galassie. Questo sforzo immane compiutodalle menti umane più eccelse ha raggiunto enormirisultati sulla comprensione delle regole cui soggiacela materia, dall’infinitamente piccolo all’infinitamentegrande.

Tutto ciò ha permesso di sviluppare tecnologie,che riescono a piegare la materia agli interessi disopravvivenza e sviluppo del genere umano. Tuttaviale più moderne tecnologie hanno permesso di com-piere osservazioni sul comportamento dell’universoche non possono essere descritte dalle equazionimatematiche sviluppate dalla scienza attuale, mache comunque rimangono del tutto efficaci per spie-gare la stragrande maggioranza dei fenomeni fisicie cosmologici conosciuti.

Prima incoerenza.Le esplosioni danno luogo ad un

movimento caotico, che determina di-somogeneità nelle concentrazioni dienergia durante l’espansione. Tuttavianell’Universo l’energia è distribuita inmaniera del tutto omogenea, ciò cre-ando problemi di incoerenza alla teoriaclassica del Big Bang. Così i fisici teorici,per spiegare matematicamente le teo-rie diffusamente accettate nel mondoscientifico, hanno dovuto ipotizzare chenei primi nanosecondi dell’esplosione,

questa abbia subito un rallentamento tale da con-sentire all’energia termica di distribuirsi uniforme-mente nello spazio coinvolto nei primi istanti delBig Bang, così da permettere che, nell’espansionetuttora in atto, l’energia fosse uniformemente di-stribuita in tutto l’Universo, così come risulta dalleaccurate osservazioni compiute dagli astrofisici.

Seconda incoerenza.Per spiegare con le equazioni della teoria classica

del Big Bang l’ordinata organizzazione delle galassiee del loro moto, si è ipotizzato che, essendo la materiavisibile presente nell’universo (quindi la forza gravi-tazionale da essa esercitata) del tutto insufficiente,esista una materia oscura, non rilevabile con glistrumenti di cui disponiamo, che abbia una massa 4volte superiore alla materia visibile. In altre parolel’80% della materia presente nell’Universo sarebbecostituita da materia oscura.

Terza incoerenza.Secondo la teoria della gravitazione universale,

i miliardi di galassie, che hanno avuto origine dalBig Bang e che si continuano ad espandere allonta-nandosi le une dalle altre, dovrebbero tendere a ral-lentare la loro corsa, ma, secondo le osservazioniattuali, da 7 miliardi di anni, invece di tendere a ral-

SASSARI MEDICA n. 3 - Giugno 2014 51

meditazioni

di Isidoro Aiello

L’illusione della conoscenza

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lentare, accelerano. Per rendere spiegabile questofenomeno con le equazioni classiche è stato ipotiz-zato dai fisici teorici l’esistenza nell’Universo, oltre atutte le forme di energia conosciute, una energiaoscura, la cui quantità sovrasta del 95% tutte leforme di energia conosciute. Tuttavia a tutt’ogginessuno è stato in grado di rilevare questa nuovaforma di energia.

Quarta incoerenzaRecentemente si è osservato che in una zona

dell’universo le galassie invece di allontanarsi traloro accelerando, tendono a confluire in un puntocon un moto ad alta velocità. Anche questa osser-vazione non è spiegabile con le equazioni della teoriaclassica del Big Bang. Ed ecco che i fisici teoricihanno dovuto ipotizzare l’esistenza di un movimentooscuro, di cui non si comprendono né i meccanisminé le forze che lo determinano.

Ora è evidente che le conoscenze dell’umanitàsull’Universo sono parziali e tuttavia utilissime perlo sviluppo tecnologico con il quale pieghiamo ilmondo che ci circonda alle esigenze di sviluppo e diaffermazione della specie umana. D’altra parte, inquella piccolissima parte dell’universo, ove è collocata

la nostra galassia, le leggi della fisica, che abbiamoscoperto, funzionano e danno una spiegazione effi-cace e razionale della quasi totalità dei fenomeniosservati.

Elaborando in termini filosofici queste rudimen-tali conoscenze cosmologiche, mi nascono spontaneealcune semplici domande, che l’umanità si è postafin da quando è uscita dall’Eden, cioè fin da quandoè passata dallo stato di vita animale incosciente allostato di specie cosciente di sé. Sembra che dal Nulla,attraverso il Big Bang, abbia avuto origine l’universoche conosciamo. Poiché la mente umana è abituataa ragionare secondo il principio di Causa-Effetto,nasce inesorabilmente l’idea di una forza ordinatricesuperiore, che sia stata la causa dell’origine dell’uni-verso. E ragionando per analogia questa ipotesi sem-bra convincente. Tuttavia essa non ha alcun fonda-mento scientifico né alcuna giustificazione pura -mente razionale. Le nostre conoscenze elaborate neimillenni dalla materia più nobile che conosciamo, ilcervello, sono assolutamente parziali e determinatedalla struttura funzionale di poco più di un chilo-grammo di questa materia complessa. Penso quindiche nessuno in buona fede possa dare una rispostalogica al problema dell’esistenza di Dio. Infatti con

altrettanta coerenza logica si puòaffermare che nell’Energia origina-ria fossero insite tutte le leggi chegovernano la materia e l’Universo.Tuttavia noi siamo costretti a ra-gionare utilizzando il nostro cer-vello che, per la propria esperienzasoggettiva, tende a personalizzarel’ignoto. Gli antichi personalizza-vano le forze della natura e le tra-sformavano in divinità dai senti-menti e comportamenti umani.L’evoluzione delle conoscenze hachiaramente dimostrato che per-severare con questo modo di af-frontare l’ignoto è un grossolanoerrore. L’Energia originaria o Dio,che dir si voglia, sono al momentoentità imperscrutabili scientifica-mente e quindi qualunque quesitoo qualunque tentativo di dare ri-sposte logiche su queste Entità, chenon siano basate sulla fede e quindiirrazionali, sono un non senso.

n. 3 - Giugno 2014 SASSARI MEDICA52

meditazioni

Nebulosa di Orione

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Tuttavia il cervello umano ha doti di va-lore inestimabile quali l’immaginazione e lafantasia, che gli consentono di vagare libe-ramente in mondi inesplorati. Queste qualitàhanno consentito ai fisici teorici ed agliastrofisici di ipotizzare, su basi logiche e ra-zionali, l’esistenza della Materia Oscura, dellaEnergia Oscura e del Movimento Oscuro. Lafilosofia, la scienza delle scienze, può per-mettersi di immaginare interpretazioni del-l’esistente, che abbiano un fondamento lo-gico, e che siano anche capaci di aprirenuovi orizzonti alla conoscenza umana.

Il fisico Alain Aspect dimostrò che, sot-toponendo a particolari condizioni particelesubatomiche, quali gli elettroni, queste sonocapaci di comunicare istantaneamente leune con le altre indipendentemente dalladistanza che le separa, pochi metri o miliardidi km che siano. Un altro scienziato, DavidBohm, che si è occupato di fisica quantistica,sulla base di rigorose considerazioni so-stenne che la realtà oggettiva non esiste, ma che inrealtà l’Universo sia un enorme e meraviglioso olo-gramma. L’ologramma è una particolare immaginetridimensionale, che si ottiene con tecniche foto-grafiche, che utilizzano la luce laser. La fotografiastampata su pellicola fotografica ed illuminata conluce laser appare tridimensionale. Se tagliassimo inmigliaia di pezzi quella pellicola, osserveremmo cheogni frammento di essa contiene ancora intatta l’in-tera immagine olografica originaria. Sulla base diqueste osservazioni è stato sviluppato il cosi detto “Paradigma Oleografico dell’Universo”, vale a dire chel’Universo, così come ci appare, sarebbe una immensaillusione Oleografica.

Fino ad ora ho cercato di ragionare utilizzandole mie rudimentali conoscenze sulla fisica e sullacosmologia. Tuttavia poiché mi rendo conto di nonessere molto diverso, per quanto attiene le cono-scenze sulla nascita dell’Universo, dai nostri antenatiprimati, appena scesi dagli alberi, per un attimo vo-glio far vagare la mia fantasia, accettando la logicaarcaica della personalizzazione delle forze naturali edi Dio. Così mi viene di immaginare che esista unDio, che fra i suoi connotati personali, abbia anchequello di essere un “Burlone“ e di volersi divertiregiocando con le sue creature pseudo- intelligenti,come facciamo noi uomini con i nostri animali d’af-

fezione. Penso che abbia chiuso noi ed una porzionedi universo, quella più vicina che ci consente di os-servare, in una enorme contenitore, simile a quellidei Luna Park, con pareti e percorsi tutti rivestiti daspecchi, capaci di deformare le immagini secondouno schema logico molto ben studiato. Vediamo ri-flesse sempre le stesse immagini dell’universo, peròdeformate di quel tanto che le renda per la nostramente e per i nostri strumenti diverse le une dallealtre.

Miliardi di Galassie, alcune che si allontananocon accelerazioni crescenti, altre che tendono a con-fluire in un unico punto ( immagine inversa al BigBang ), tutte connesse fra di loro in modo tale cheistantaneamente i movimenti di una particella su-batomica, come quelli di un corpo di dimensioni talida non essere ancora descrivibili con le leggi dellafisica quantistica, ci appaiano sincroni, pur essendodal nostro punto di vista, aderente alla teoria gravi-tazionale universale, distanti anche milioni di anniluce. Insomma Dio gioca con noi e si diverte a seguirele nostre elucubrazioni cosmologiche e fisiche comenoi ci divertiamo a far compiere atti umanizzati ainostri cani o gatti, cogliendo con amore ed affetto iloro comportamenti, che ci appaiono di una diver-tente stupidità.

Isidoro Aiello è professore ordinario di neurologia, Università di Sassari

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meditazioni

Esplosione di una supernova ripresa dalla NASA

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Novità per i contratti a tempo determinato e contratti di apprendistato.

Sulla Gazzetta Ufficiale n.114 del 19 maggio2014 è stata pubblicata la legge 16 maggio 2014, n.78 “ recante disposizioni urgenti per favorire il rilanciodell’occupazione e per la semplificazione degli adem-pimenti a carico delle imprese”. L’articolo 1 prevedel’innalzamento da 1 a 3 anni, comprensivi di unmassimo di 5 proroghe, della durata del rapporto atempo determinato che non necessita dell’indica-zione della causale per la sua stipulazione; il numerocomplessivo di rapporti di lavoro a termine non po-tranno eccedere il limite del 20% dei lavoratori atempo indeterminato alle dipendenze. L’articolo 2prevede modalità semplificate di redazione del pianoformativo individuale, nonché alcune novità riguar-danti la stabilizzazione degli apprendisti. Per quantoattiene, infine, alla retribuzione dell’apprendista, siprevede che si debba tener conto delle ore di for-mazione almeno in misura del 35% del relativomonte ore complessivo. L’articolo 4 prevede che laverifica della regolarità contributiva nei confrontidell’INPS o dell’INAIL avvenga con modalità esclu-sivamente telematiche,.

Sentenza Corte di CassazioneLa Corte Suprema di Cassazione ha evidenziato

e chiarito che le modeste spese per personale di-pendente non sono sufficienti a determinare l’as-soggettamento del contribuente all’IRAP; altresì nonè rilevante la sussistenza di spese per immobili, ecompensi corrisposti a terzi per prestazioni relativealla attività professionale.

No del governo a incarichidi consulenza a pensionati ex dipendenti del SSN

L’On. Raffaele Calabrò, intervenuto nella sedutadella Commissione Affari Sociali del 15 maggio 2014,ha presentato un’interrogazione parlamentare sulleiniziative volte a regolamentare l’incompatibilità traincarichi di consulenza e trattamento pensionisticoper il personale medico già dipendente dal ServizioSanitario Nazionale. Il Sottosegretario di Stato per

la salute, Vito De Filippo, rispondendo all’interroga-zione, ha precisato che “…non sembrano sussisteredubbi sull’applicabilità del divieto e al conferimentodi incarichi di medico convenzionato con il Serviziosanitario nazionale, ove il soggetto interessato abbiacessato un rapporto di dipendenza con il medesimo;oltretutto la legge prevede il divieto per le Aziendee per gli Enti del SSN di attribuire incarichi di studioe di consulenza a soggetti, già appartenenti ai ruolidelle stesse e collocati in quiscenza.”

Indagine conoscitiva della commissione affari sociali

La Commissione ritiene necessario che con ur-genza l’INPS dia risposta ai problemi sollevati dallerappresentanze dei medici fiscali e riconferma l’utilitàdi un sistema di controlli che contrasti il fenomenodell’assenteismo, assicuri un corretto uso delle risorsepubbliche, risponda alle esigenze dei datori di lavoro..Per quanto riguarda le modalità con cui l’INPS pro-cede a questi controlli è emerso che tale funzioneviene svolta ricorrendo a personale con contrattilibero-professionali pagato a prestazione e in regimedi incompatibilità più o meno totale con altri inca-richi. Tale attività è stata regolata in via ammini-strativa in modo non uniforme sul territorio nazio-nale e attraverso un contratto difficilmentericonducibile al rapporto di lavoro dipendente. Tuttociò si risolve nella prestazione di un’opera o di unservizio caratterizzato da lunghe reperibilità, nonadeguatamente remunerate e assolutamente spro-porzionate rispetto alle prestazioni effettivamenterichieste. Si ritiene che debbano essere ridefiniti icaratteri di tali collaborazioni secondo i canoni distabilità rivendicati dai medici fiscali, che il ricorsoal medico fiscale sia effettuato in base a graduatorienazionali; che venga attribuito al solo soggettoINPS il compito di svolgere la funzione di controlloin merito alle assenze per motivi di salute.

Sbiancamento dentaleIl Consiglio Sanitario Regionale della Toscana

ribadisce che i trattamenti sbiancanti possono essereespletati solo da un odontoiatra, e non possono es-sere assolutamente praticati in alcun centro estetico;la pratica è da svolgersi esclusivamente dopo esameclinico approfondito, svolto da uno specialista.

n. 3 - Giugno 2014 SASSARI MEDICA54

fnomceo/CAO

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Medicina di genereSecondo i dati Istat le donne si ammalano come

e più degli uomini: vivono più a lungo, ma non inbuona salute. La disabilità femminile è, in Italia, dop-pia di quella maschile e 1’8,3 delle donne denunciaun cattivo stato di salute contro il 5,3% degli uomini.Soprattutto, si ammalano diversamente: questo per-ché l’organismo maschile e quello femminile nonsono uguali, anzi non potrebbero essere più diver-genti. Per questi motivi è stato organizzato il Con-vegno Nazionale Fnomceo intitolato “Le donne me-dico e la medicina di genere”. Particolare attenzioneè stata data al tema delle malattie cardiovascolari,incostante aumento nella popolazione femminile e adaltri tipi di patologia quali diabete e tumori. Succes-sivamente si è inoltre parlato di diseguaglianze so-ciali, del bias di genere, del pregiudizio della medicinanei confronti del sesso femminile e della formazionein un’ottica “di genere”.

Caso Stamina: con i medici, vicino ai malati, per il diritto a cure appropriate e sicure.

Il Comitato Centrale della FNOMCe0 - riunito invia straordinaria a Brescia proprio nel giorno in cuiMarino Andolina ha praticato, agli Spedali Civili,un’infusione secondo il cosiddetto “Metodo Sta-mina”- ha diramato, insieme al Consiglio Direttivodell’Ordine provinciale, la seguente nota congiunta:

“Anche oggi, in una circostanza che non esitiamoa definire oscura e oscurantista per la Sanità, riba-diamo la nostra vicinanza ai malati, alle loro famiglie,alle loro sofferenze. I Medici dicono “no” e si rifiutanodi attuare procedure la cui fondatezza scientifica,sicurezza e appropriatezza terapeutica non sononote. E lo fanno innanzitutto per ribadire il diritto acure che rispettino le speranze dei malati e la dignitàdelle loro sofferenze “.

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fnomceo/CAO

Cavalcata Sarda, bambini in costume tipico

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ASL 1 SASSARI: ATTIVATO UN SERVIZIO PER DIABETICI CON NEUROPATIA DOLOROSA

Dal 9 giugno nel Poliambulatorio del Distrettodi Sassari in via Tempio è attivo un nuovo serviziodedicato al trattamento farmacologico dei diabeticicon neuropatia dolorosa.

L’attività sarà curata dalla specialista Maria Giu-seppina Pitzolu.

L’accesso sarà possibile tramite il CUP.Presso l’ambulatorio i pazienti diabetici avranno

a disposizione anche lo specialista neurologo che,oltre all’esame clinico e strumentale che il caso ri-chiede, effettuerà una valutazione specifica per laneuropatia diabetica con eventuale terapia farma-cologica nel rispetto delle linee guida EFSN (EuropeanFederation of Neurological Societies) e inserimentodel malato in uno specifico follow-up clinico assi-stenziale.

ASL 1 SASSARI: È OPERATIVO IL POELa Asl di Sassari ha attivato il nuovo Servizio di

Psicologia Ospedaliera e delle Emergenze (POE). LaStruttura, con sede a Sassari al piano terra del San-tissima Annunziata, garantisce sostegno psicologicoai pazienti durante il ricovero ospedaliero e alle per-sone che accedono al Pronto Soccorso. La StrutturaComplessa, che estenderà l’organizzazione delle at-tività anche nei presidi ospedalieri di Alghero e Ozieri,è diretta dallo psicologo e psicoterapeuta FabrizioDemaria.

Siracusano di 45 anni, il dott. Demaria arrivaalla ASL di Sassari dopo una lunga esperienza nelle

Forze Armate: è stato Ufficiale Psicologo dell’Esercitoper il Ministero della Difesa, e sino a novembre del2013 è stato impiegato come ufficiale psicologo alComando della Brigata Meccanizzata “Sassari”.

Fabrizio Demaria, inoltre, è stato PsycologicalSupport Officer nell’operazione Leonte 2 e 3 in Libanonella Missione ONU e Psicologo durante il periodopost-emergenza del terremoto dell’Aquila.

ASL 1 OZIERI: PRIMO INTERVENTO DI VERTEBROPLASTICA PERCUTANEA

Nell’Ospedale “A. Segni “ di Ozieri è stato ese-guito il primo intervento di vertebroplastica percu-tanea su una paziente con frattura vertebrale acuta.

La tecnica mini-invasiva di radiologia interven-tistica è stata portata a termine grazie alla collabo-razione, ormai consolidata, fra l’Unità Operativa diRadiologia diretta da Antonio Pirisi e il Reparto diOrtopedia e Traumatologia diretto da Silverio Zanetti.

L’intervento di vertebroplastica percutanea faparte di un progetto più ampio e articolato che coin-volge diverse specialità ospedaliere del presidio diOzieri: Radiologia, Ortopedia, Anestesia e Fisiatria inprimis, ma anche Medicina e Chirurgia Generale.

SASSARI AOU: TRAPIANTO DI CORNEASU PAZIENTE MONOCOLO

Nella Clinica oculistica dell'Azienda OspedalieroUniversitaria di Sassari, diretta da Francesco Boscia,è stato eseguito con successo un trapianto di corneasu un paziente monocolo il cui unico occhio era af-fetto da rigetto di un pregresso trapianto.

Il paziente era già stato sottoposto a una che-ratoplastica perforante in altra sede, in seguito agravi complicazioni successive ad intervento di ca-taratta eseguito in Francia. Grazie all'impegno delladirezione aziendale della Aou sta per essere conclusauna convenzione tra l'Aou di Sassari e la Banca degliOcchi del Veneto.

Questo accordo rappresenta un importanteevento per la sanità sassarese. In tal modo, si avràla possibilità di poter eseguire con regolarità la chi-rurgia del trapianto di cornea in tutti quei pazientiaffetti da gravi problemi oftalmologici con patologiecorneali, destinati altrimenti a doversi rivolgere inaltri centri.

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news

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Nuovi corsi Sa.N.I.S.

A Ottobre 2014 inizierà, per il quarto anno con-secutivo, la scuola Sa.N.I.S. (Scuola di Nutrizione edIntegrazione nello Sport), la prima Scuola di AltaFormazione specializzata, avente come obiettivoprincipale un piano di offerta formativa nel mondodella nutrizione e della integrazione alimentare inambito sportivo. La scuola è presente a Bari, Bologna,Cosenza, Firenze, Napoli, Padova, Pa-lermo, Pavia, Roma, San Benedetto delTronto, Torino. Il programma di Sa.N.I.S.si articola in due anni accademici (unsabato al mese per un totale di 16 in-contri in due anni), e la partecipazione èriservata a odontoiatri e medici chirur-ghi; è possibile l’accreditamento E.C.M..Per maggiori informazioni consultare ilsito www.sanis.it.

Progetto di crowdfunding

La direttrice del Bollettino dell’Ordinedei Medici di Campobasso Mena Vasel-lino ha avviato un progetto di crowd-founding (ricerca fondi attraverso la rete)per poter presentare, in maniera gratuitanelle scuole, una rappresentazione tea-trale riguardante l’Olocausto. In passatotale opera è servita per raccogliere fondiper missioni di solidarietà organizzateda alcuni medici molisani che si recanoin Africa per operare gratuitamente al-l’Ospedale di Quiha in Etiopia per contodell’Associazione HEWO.

Chi volesse contribuire all’iniziativapuò fare una donazione sulla paginaweb:

Nuovo corso FADDomenica 22 Giugno, sul portale della FNOMCeO,

prenderà il via un nuovo corso FAD dal titolo “Il do-lore: riconoscimento, valutazione e gestione”.L’evento, completamente gratuito, rimarrà attivofino al 21 giugno 2015.

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taccuino

Cavalcata Sarda, volto di donnahttp://www.kapipal.com/58ab0d8ad

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Se viaggiare non è raggiungere una meta nel piùbreve tempo possibile e il tragitto da seguirenon rappresenta solo un ineludibile attraversa-

mento senza soste, il percorso che si snoda tra Bon-nanaro e Torralba e che ricalca un tratto dell’anticastrada romana di collegamento tra Turris Lybissonise Karalis, non può prescindere da una piacevoledeviazione verso Borutta. Siamo in pieno Meilogu eil territorio è curiosamente collinare, ondulato innumerosi dolci rilievi, striato di muri a secco bianchia delimitare vigneti, uliveti e frutteti. Il paese è meglionoto nella zona con il nomignolo diapedrigadu, pervia dell’ambiente particolarmente pietroso, ed è postosul pianoro di un costone del monte Pelao, che loprotegge dall’alto dei suoi 730 metri e che prende ilnome da “Pelato”, in ricordo del devastante disbo-scamento operato negli anni bui dai carbonai toscani;sotto, si apre la valle del rio Frida, che lo separa dalcolle di Sorres. Il toponimo del borgo deriva sicura-

mente da Gruta, (grotta), in riferimento alla spelonca“Sa Rocca Ulàri,” situata a pochi chilometri dal centroabitato: esso conta oggi circa trecento abitanti controi settecento degli inizi del secolo scorso, è di originimedievali ed è attraversato da una unica stradaprincipale, su cui affaccia la piccola e antichissimachiesa di Santa croce, dell’XI secolo, sede cattedraledegli ultimi vescovi di Sorres e originaria rettoriadedicata a S. Maria Maddalena, titolo riportato nellaattuale parrocchiale; quest’ultima, costruita nelleimmediate vicinanze, datata dal XVIII secolo, sovrastail piccolo agglomerato di case per la sua massicciastruttura e per lo snello campanile a pianta quadrata.Lungo il tragitto, la casa padronale di donna NinettaBartoli, primo sindaco donna su tutto il territorionazionale, che negli anni 50, precorrendo i tempi,con spirito mecenatesco, diede un grande impulsopolitico e finanziario al ripristino della basilica diSan Pietro di Sorres, ridotta a stalla per bovini e fie-nile, e all’ampliamento delle strutture murarie delconvento attiguo. La visita a Borutta si tinge disorprese variopinte per il susseguirsi di ben settepregevoli murales a firma di Pina Monne, eccellenteartista isolana, che riproducono su grandi pareti per-sonaggi del posto realmente esistiti, nelle vesti oradi un venditore di ciliegie, ora di anziane che filano

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culture

L’isola che c’èBorutta

a cura di Antonio Pinna

Borutta: veduta dal colle di Sorres

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la lana, ora di agricoltori nell’esercizio delle propriefatiche quotidiane. L’orgoglio di appartenenza allaSardegna e il legame identitario che ne discende èrappresentato dalla odonomastica dei viottoli, cheriporta l’attenzione alle funzioni originarie dei luoghi;così è confortante, avvolti in un silenzio che fa dasubstrato ai suoni naturali , udire il proprio calpestiosui selciati di Sucuzzone mannu, sa carrela de sumonte, su fossu, carrela de segus e così via proce-dendo. Il culto ancestrale delle acque qui è professatoin maniera discreta e capillare; fontane pulitissimepossono ristorare il viandante nei tre punti strategici:all’ingresso, situata sotto il livello stradale, l’anticasorgente ”Sa Funtana”, rivestita di ordinati e bianchiblocchi di calcare; nella parte più alta del paese, lasuggestiva fontana “Cantaru”, a due cannelle conannesso lavatoio, costruita nel 1700, in conci di cal-care alternati a trachite nera e, appena fuori dal-l’abitato, una fonte in trachite rosa con testa leonina,scolpita in altorilievo. Più avanti, lungo i muri peri-metrali di contenimento limitrofi alla carreggiata,altri murales,dipinti dagli allievi dell’Accademia dellebelle arti di Sassari, molto particolari, perché dedicati

ai libri, all’arte della stampa e ai Tinteris de Historia;un omaggio all’inchiostro, mezzo indispensabile pertramandare il presente, e un invito alla lettura. Pro-seguendo, raggiungiamo il colle di Sorrano dove,per la sua posizione strategica, in epoca nuragica,sorgeva un robusto nuraghe trilobato di cui ancorasi conservano i resti; in epoca romana, era presenteuna legione deputata al controllo della rete viariasottostante e, in epoca medievale, tra l’VIII e gli inizidel secolo XI, si elevava la città di Sorres o Sorra, cheinsieme alla chiesa omonima di San Pietro, era im-portante sede episcopale; qui si sono succeduti ben34 vescovi a capo di quarantanove parrocchie conrelativi centri abitati, alcuni totalmente scomparsi;diocesi veramente estesa, che comprendeva ancheil Monte Santo di Siligo dove, nel 1055, ci fu il primoinsediamento benedettino in Sardegna, provenientedirettamente da Monte Cassino. Sotto la domina-zione aragonese, la popolazione del luogo, soprav-vissuta a diversi massacri e alla distruzione dellapropria città avvenuta attorno al 1380, si riversò suBorutta, che divenne sede vescovile fino al 1505,periodo in cui fu accorpata definitivamente a Sassari.

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culture

Murale raffigurante donna in costume locale e sullo sfondo la basilica di San Pietro di Sorres

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Attualmente, su questa piana, a poche centinaia dimetri dal monastero, insistono diversi furrighesos,antichi forni in aperta campagna, recentemente ri-messi in funzione a scopo didattico, utilizzati fino amezzo secolo fa per la produzione della calce, unodei leganti più usati anticamente per la malta edilizia.Dal punto di vista archeologico è di sicuro interessela già accennata grotta di Ulàri, situata a breve di-stanza e in posizione più declive rispetto al complessomonastico, estesa per 350 metri e di grande impor-tanza storica; al suo interno sono stati rinvenutimateriali litici e ceramici attri-buiti al neolitico recente e piùprecisamente alla cultura diOzieri, databile tra il 3500 e il2770 a. C. L’antro ospita attual-mente una delle colonie piùfolte di pipistrelli della Sarde-gna, addirittura di cinque spe-cie. Sull’estremo lembo orien-tale del pianoro si staglia labasilica di San Pietro di Sorres,che assieme alla santissima Tri-nità di Saccargia, vanta a buondiritto il privilegio di essereconsiderata una delle più bellechiese dell’isola per via dellagradevolezza e della varietà deimotivi ornamentali; tipicoesempio di architettura roma-

nico-pisana, fu iniziata nell’XIsecolo e finita nel XII, sede diepiscopio fino al XIV secolo,poi in lento degrado fino alrecupero del 1950; è abbaziabenedettina dal 1974. La bel-lezza del luogo e l’aura di pro-fondo misticismo che da essopromana meritano una visitaparticolare e approfondita.Quale migliore occasione senon quella della “festagrande” di domenica 29 giu-gno, in cui la popolazione,partendo dalla parrocchia delpaese, raggiunge il monasterocon una lunga processione incostume e a cavallo. I visita-tori avranno modo di acce-dere agli interni del complesso

ecclesiale, ammirare la via crucis di Aligi Sassu ap-posta nell’aula capitolare, apprezzare il chiostro conpozzo e roseto, l’antiquarium e il laboratorio di re-stauro del libro, primo in Sardegna per storia e im-portanza. Gli ospiti potranno godere della religiosae fraterna accoglienza dei monaci che oltre a metterein pratica la regola di ora, lege et labora, applicanoin pieno il pensiero di San Benedetto: “tutti coloroche giungono alla nostra casa siano accolti comeCristo.. a tutti si renda l’onore dovuto”.

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culture

La chiesa di Santa Croce XI secolo

La casa padronale di Ninetta Bartoli, primo sindaco donna d’Italia

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Non posso impedirti di amarmi

È vero non possoimpedirti di amarmicome non possofermareil maestraleche infuriaimpetuosotra i ginepri del monte.Non voglioimpedirti di amarmiper quel lungo dorato abbracciodel mare e del cielonell’ultimo orizzonte.

Parlami

Parlamicon verdi parolecome fa il ventotra le foglie dei pioppi a primavera.Parlamicon la rugiada del mattinocon la fragranza delle ginestreche risplendono al sole,con la bianca spuma del maree il canto delle sue sirene,col ronzio dell’ape sulle verbenedella mia finestra in fiore…Parlami, parlami,parlamie la tua voce si fa carezzasi fa sospirosi fa silenzio ancora…e ancora parlami,parlami sulle labbrasui denti, sulle cigliasulla fresca, soave meravigliache ora incanta il mio cuore.

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culture

Poesia/Giovanna Pintus

L’inno all’amore della poetessa di Osilo

Giovanna Pintus nasce e lavora a Osilo (SS) come medico generalista, si dedicaalla pittura e coltiva la poesia . Sue sono le raccolte “Fragili Aquiloni” e “Rosed’inverno”. Partecipa a diversi concorsi nazionali di poesia ottenendo la medagliad’argento a Cefalù, la menzione speciale a Vietri, il I° premio al Graffito d’oro aViterbo ed è finalista con menzione d’onore al platano d’oro di Scauri. Nei trebrevi componimenti che abbiamo il piacere di pubblicare, tratti dalla seconda sil-loge, l’Autrice, con poche righe gettate nel silenzio di una pagina bianca, riesce atrasportarti in luoghi lontani, dove l’uomo non sia ancora giunto a dissacrarel’ordine naturale delle cose, regalarti sensazioni visive e tattili piacevoli, tra pro-fumi di ginestre, di limoni e di ginepri, rendendoti quasi partecipe di un mes-saggio d’amore totalizzante; semplici, stringate parole per trasferirti la suagrande interiorità. (A.P.)

“Un’anima che confessa al candore della pagina tutto il suo sentimento, con tocchi lievi di tinte di pastello,con acquose trasparenze e tenui chiaroscuri per contorni sfumati di persone care da sempre amate o solosognate” (Antonio Debidda)

Portami con te

Portami con tein vallate odorosedove, intensi,fioriscono i limoni,lungo strade silenzioseche si perdonofra sassi e biancospini…Portami con tesu pendii erbosidove, morbide,pascolano le greggie pettirossisi rincorrono nel sole…Portami nel cuoreed io non morirò.

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Il libro di Ugo Carcassi, laureato a Sassari, già pre-side e professore emerito della Facoltà di Medicinadell’Università di Cagliari, 93 anni splendidamente

portati, è particolarmente interessante perché cipropone lo straordinario e fascinoso racconto au-tobiografico di un percorso lungo e operoso, traattività di ricerca, in Italia e all’estero, e l’impegno di“maestro”, scienziato, caposcuola. Scorrendo il testoscopriamo momenti dell’at-tività professionale, branidi vita, ritratti brevi ma in-cisivi, che l’autore ci narracon un piacevole e coin-volgente stile. Accadimentiche intersecano la vita ac-cademica e l’attività scien-tifica, introdotti qua e là,per aiutare il lettore a com-prendere meglio le duefacce dell’avventura della ri-cerca: la fatica e la passione.Non mancano gli aneddotiquale quello della festa delproprio fidanzamento, tra-scorsa in laboratorio, con lafidanzata sola a casa ad in-trattenere gli ospiti. Vicendache faceva il paio con quelladel direttore della Clinica Medica di Sassari, prof.Magrassi, che aveva trascorso la luna di miele nelloscantinato della clinica medica a Roma, nel labora-torio di batteriologia, per far fronte a una improvvisaepidemia di paratifo, insieme alla neo sposa impe-gnata nella stesura dei verbali quotidiani sui risultatidelle ricerche in corso. Commenta Carcassi: “Eranoqueste le prime avvisaglie di quello che poteva ca-pitare a chi, come me, desiderava intraprendere lacarriera accademica, fatta allora di imprevisti faticosi,di vagabondaggi in zone disagiate per studiare casiclinici particolari”. Pagina dopo pagina, si susseguonoannotazioni su fatti e persone, medici di paese,

uomini politici e personaggi di peso della societàsarda del dopoguerra: un “piccolo saggio” storico-scientifico sulla Sardegna. Vengono così descritte ledifficilissime condizioni in cui operarono, nei primianni Cinquanta, gli studiosi impegnati nelle ricerchesulle malattie del sangue tipiche dell’isola, nella rac-colta dei dati sulla distribuzione del favismo nel no-stro territorio e sulle sue caratteristiche. Un progetto

di studio che comportavauna continua peregrina-zione del professore e delcosiddetto “gruppo mobiledi ricerca” per i paesi del-l’entroterra, con automobilidi fortuna, sottoposte alladura prova delle malage-voli strade. Ed è proprio inquegli anni che Carcassiconduce le pionieristichericerche sulla talassemia,contribuendo alla costru-zione della mappa nazio-nale della anemia mediter-ranea. Un medico speciale,in una Sardegna che si tra-scina dietro antiche ferite:privazioni, malattie dellapovertà e delle cattive con-

dizioni igienico-sanitarie. Attraverso i suoi ricordi,egli ci rende partecipi dei problemi esistenziali, pro-fessionali e ideologici che un medico incontra men-tre percorre la sua strada alla ricerca di una rispostaai tanti problemi che il mestiere suscita individual-mente e socialmente. Un modello di medico ben di-stante da quello che aveva cominciato ad affermarsinegli ultimi decenni, col moltiplicarsi degli specialismi– e con l’identificazione del paziente sulla base del-l’organo defedato. Sono certa che il Prof. Carcassipossiede ancora qualcosa da tirar fuori dalla sabbiadei ricordi, e io, noi tutti, l’aspettiamo con impazienza.

Dalla presentazione di Eugenia Tognotti

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lettureUn’autobiografia che sonda il tessuto sociale della Sardegna

“Un Medico in Sardegna”: la storia di Ugo Carcassi

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Chi si accosta all’opera di FrancoBattiato ai giorni nostri ha vita fa-cile. Un vate, un grande navigatore

della musica italiana, un uomo dallacultura eccelsa e sopraffina, un uomocon formidabile senso del bello e del-l’arte: questa è più o meno la visioneche si ha del cantautore nato a Catanianel 1945. Ma chi lo vedeva all’operanegli anni ’70 sicuramente poteva ri-manere alquanto perplesso. I natali ar-tistici di Battiato sono a Milano, doveviene notato da Giorgio Gaber, che gliprocura i primi ingaggi; le prime com-posizioni sono canzoni di protesta e romantiche, maben presto il nostro si accorge che la classica formacanzone gli sta stretta. Infatti il trittico Fetus, Pollu-tion, Sulle corde di Aries, tutti lavori usciti fra il 1971

e il 1973, destabilizza l’ambiente musi-cale italiano: sperimentalismo sonoroportato alle estreme conseguenze, echipsichedelici montati su basi saldamenteprogressive, ricerca di soluzioni com-positive inusuali. Le basi del concettodi musica di Battiato sono qui, in questorifuggire dalla facile banalità spesso fo-riera di grandi successi commerciali, unconcetto che l’artista siciliano porteràsempre avanti anche in altri campi,come il cinema e la pittura. Alcuni afi-cionados dei primi tempi potrannostorcere il naso difronte all’elettro-pop

di “La Voce del Padrone”, ma bisogna capire che ildisco in questione è oltre il semplice pop: tutte leinfluenze di Battiato risaltano brillantemente, in unpastiche di progressive, psichedelia, canzone d’autore,

new wave, il tutto condito con te-sti colti e ricchi di citazioni a trattisconcertanti. La caparbietà quasipunk di Franco Battiato nel por-tare avanti la propria idea di artemusicale lo premia in maniera cla-morosa: l’opera diventa una pietramiliare della musica italiana, tra-valicando gusti e generi e diven-tando il primo disco italiano avendere più di un milione di copie.È il 1981 quando questi 31 minutidi musica, suddivisi in sette can-zoni, vengono svelati al pubblicoitaliano, che viene completamentespiazzato. Il momento in cui siodono le prime frequenze è indi-menticabile: il suono del marespruzza fuori dai diffusori, il synthcanta il riff principale di Summeron a solitary beach andandosi aincastonare in un ritmo sostenuto,mentre un sassofono soffia si-

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musica

Il capolavoro pop di Franco Battiato

La voce del padrone

di Francesco BustioDettori

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nuoso, disperso in lontananza. L’arrangiamento mi-nimale ma al contempo maestoso riesce a calarcicon leggerezza e grazia su una bianca rena sperduta,lontana da qualsiasi cosa possa essere annoveratasotto la voce “civiltà umana”.Bandiera Bianca (citazione della poesia di ArnaldoFusinato “L’ultima ora di Venezia”) mette insiemeuna improbabile squadra formata da Alan Sorrenti,Bob Dylan e Vivaldi per denunciare la mediocritàdella politica, della violenza, del potere e del ram-pantismo. Il suono è sintetico ma non lascia scampo,la chitarra di Alberto Radius (do you remember For-mula 3?) si erge a protagonista prima di un finalecondito sapientemente dal vibrafono di Donato Sco-lese. L’uso dell’orchestra influenza in maniera fon-damentale l’album, Giusto Pio è l’artefice delle or-chestrazioni, e per poter apprezzare il suo lavorobasta porgere l’orecchio al lavoro degli archi nell’in-cipit de Gli uccelli: una poesia in musica, che si ri-frange su tutta della canzone, prima accompagnan-dosi con un magistrale pianoforte (suonato da FilippoDestrieri) per poi giocare a nascondino con l’ascol-tatore, inserendosi e sparendo a sorpresa, anchegrazie alla struttura del brano, cangiante e sorpren-dente in ogni attimo, fino al convulso e svolazzantefinale. Cuccurucucu è probabilmente una delle can-

zoni italiane più note di sempre,una biografia di Battiato messa inmusica in mezzo a tonnellate dicitazioni che vanno dai Rolling Sto-nes a Nicola di Bari, in un tripudiodi suoni e ritmi ballabili con unascintillante chitarra spesso in evi-denza. La successiva Segnali di vitasi basa invece su un incalzante riffche marchia a fuoco la strofa,scontrandosi con un ritornello so-speso e ammaliante, in un tripudiodi metafisica. Centro di gravità per-manente è chiaramente la canzonepiù celebrata dell’album, con la suapeculiare linea di sassofono che vaa scontrarsi con la durezza dellastrofa risolvendosi infine con l’ir-riverente ritornello, il tutto in untesto in formato cut-up denso diimmagini evocative atte a raccon-tare un certo viaggio interiore allaricerca di sé, nonostante le ovvie

difficoltà imposte dalla vita moderna che proponedistrazioni abbastanza balzane e modaiole. Chiudeil disco Sentimiento nuevo, un inno all’amore e al-l’eros: la sua melodia intrigante e i suoi incastri disuoni scortano l’ascoltatore verso gli ultimi suonidel long playing, caratterizzati da un elegante organoHammond. La voce del padrone (ennesimo riferi-mento: era una etichetta discografica ormai più nonin attività) è un disco perfetto: è un pop che cedealla sofisticatezza e che accetta di mischiarsi contutte le precedenti esperienze musicali dell’autore,un pop che improvvisamente smette di essere spen-sierato e diventa adulto. L’orecchio educato può per-cepire la complessità degli arrangiamenti e la curamaniacale dei suoni, dei pieni e dei vuoti: una cesel-latura che ha portato alla realizzazione di un’operamagistrale, che ancora oggi resiste al tempo chepassa in maniera inesorabile. Non è catalogabilequesto cantautore proveniente dalla antica Trinacria,teniamocelo stretto: ha il merito enorme di essereriuscito a portare musica e concetti di livello altissimoalle masse; le sue canzoni hanno elargito cultura inogni casa dello stivale. È un cantautore unico nelsuo genere, sofisticato, elegante, ma di facile accesso;non è straniero, non è anglofono, è italiano e parlala lingua del mondo: si chiama Franco Battiato.

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musica

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