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Dinamiche socializzanti e identità contemporanee
Lezione 1, Sociologia dei Processi culturali, Roma_Lumsa Prof. Mario Salisci
Il processo di formazione
¡ La socializzazione primaria ha per fine l'acquisizione delle basi della personalità e l'interiorizzazione di ciò che è lecito o meno sia in relazione ai valori universali, sia in relazione al proprio status.
¡ La socializzazione secondaria ha per fine l'acquisizione del ruolo, in base ad una definizione preesistente che ogni società compie dei ruoli di cui ha bisogno e della loro rilevanza sociale.
¡ La spinta a crescere nasce nel bambino dal desiderio di identificarsi in un altro, non un altro qualunque, ma un altro significativo.
¡ Inizialmente tenderà ad assumere come modelli il padre e la madre, poi diverrà capace di generalizzare astraendo contenuti e concetti.
¡ L'altro generalizzato (Mead 1934) è una personificazione di tratti della società, un'oggettivazione del sociale, che entra a costituire la personalità.
¡ Cooley afferma che il bambino astrae dagli altri significativi un altro ideale e si comporta in base a questa immagine.
¡ Rinforzando o indebolendo i propri comportamenti grazie a un meccanismo di approvazione /disapprovazione da parte degli altri significativi, arriva all'astrazione delle norme.
¡ Durkheim chiama questa astrazione “coscienza collettiva”.
¡ In altre parole, dal punto di vista della società, la socializzazione è ben riuscita quando comporta una interiorizzazione dei valori della società stessa.
¡ Famiglia e scuola hanno compiti diversi e complementari e configurano due dimensioni del legame sociale (il dono e lo scambio).
¡ Se la relazione con l’adulto è significativa consente l’identificazione di sé come bambino, adolescente, giovane.
¡ Incertezza, instabilità, conflittualità, paura dell’adolescente possono sfociare in una soddisfacente definizione, se:
- i modelli di adulto, - e di relazione con gli adulti, sono soddisfacenti.
¡ La «socializzazione mal riuscita» (Berger e Luckmann):
- l’eccessiva eterogeneità del personale socializzante; - la mediazione di mondi divergenti da parte delle
persone importanti durante la fase primaria; - infine, l’esistenza di significative contraddizioni tra la
socializzazione primaria e quella secondaria.
[1] Secondo gli autori la possibilità dell’«individualismo» (cioè di una scelta personale tra realtà e identità discrepanti) è direttamente legata alla possibilità di una socializzazione mal riuscita. L’«individualista» emerge come uno specifico tipo sociale che ha potenziale necessario per cambiare tra un certo numero di mondi disponibili e che si è costruito deliberatamente e consapevolmente un Io col “materiale” fornito da un certo numero d’identità disponibili.
¡ «Sfilacciamento» della socializzazione:
- la socializzazione primaria viene compressa o ridotta ai soli aspetti affettivi;
- quella secondaria perde di chiarezza.
¡ Un rapporto genitori-figli non sufficientemente curato incide:
- Sul legame d’attaccamento con la madre (Bowlby, 1988); - Sulla «prima manifestazione di un legame emotivo con l’Altro»,
che per il bambino è il padre (Freud 1920). ¡ Difficoltà dell’identificazione, mentre si affermano e
sviluppano dei meccanismi psichici più superficiali, come l’imitazione.
¡ Crescente esposizione di soggetti in età evolutiva alla Tv e ai nuovi media, che rappresentano dei veri agenti socializzativi.
[1] L’identificazione è un meccanismo mentale, automatico e inconscio, mediante il quale un individuo diventa come un’altra persona in uno o vari aspetti, assume cioè tratti, qualità e caratteristiche proprie di un altro oggetto, per non parlare dei valori e delle norme. Si deve distinguere l’identificazione dall’imitazione, ovvero un meccanismo più superficiale che non va a costituire tratti di personalità
¡ Socializzazione leggera: produce la costituzione di personalità individualizzate e non promuove il contatto con la realtà.
¡ Individualizzazione dei valori, che scardina il senso d’appartenenza alla comunità indebolendo fortemente la persona e destabilizzandone la costruzione dell’identità.
¡ Relazioni virtuali. Nell’infanzia il pericolo maggiore deriva dall’identificazione con personaggi fantastici o dello spettacolo che diventano modelli di vita da imitare.
¡ Es. L’identificazione con il ribelle.
¡ L’identità che si forma attraverso questi processi è debolmente strutturata, ad alta flessibilità, ma anche poco capace di consapevole auto-determinazione e di autonomi approfondimenti, perché frutto di un assemblaggio casuale d ’ i n fo rmaz ion i , messagg i e mode l l i d i comportamento incoerenti (Martelli, 2002).
¡ Il mondo del lavoro, divenendo inaccessibile per i bambini provoca una sete d’ identificazione inappagata
¡ Formazione affettiva e capacità d’apprendimento sono strettamente congiunte.
¡ Frattura dell’unità funzionale: decade il modello d’azione.
¡ Rimane solo il come modello affettivo: la paternità in particolare si rifugia nella dimensioni ludica.
La doppia alienazione
¡ Il giovane senza figure di riferimento solide, presenti e reali, vivono l’angoscia che va ben oltre i terrori edipici ed è fatta di distacco dalla realtà, senso d’isolamento nel mondo estraneo, mancanza di protezione.
¡ Una difficile identificazione tra bambino e figura genitoriale incide sulla formazione dell’Io Ideale del bambino stesso (Mitscherlich).
¡ In mancanza di un solido riferimento adulto, i ragazzi tendono a orientarsi uno sull’altro. I gruppi dei pari dettano le norme e le forme di comportamento:
¡ le personalità eterodirette (Riesman).