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267 DIFESA DALLE GELATE TARDIVE Nell’areale frutticolo piemontese esistono zone nelle quali il rischio di gelate prima- verili è abbastanza frequente: risulta dunque utile riportare sinteticamente le indica- zioni necessarie per ridurre i rischi di questo fenomeno che, in alcune annate, può compromettere completamente la produzione. Si ricorda che tutte le indicazioni riportate nel capitolo relativo alla difesa attiva si ri- feriscono esclusivamente alle gelate primaverili e non invernali contro le quali questi mezzi sono inefficaci od addirittura dannosi. Tipi di gelate Dal punto di vista della loro dinamica le gelate si distintinguono in: 1. Gelata da irraggiamento: è determinata dalla veloce perdita di calore del terreno in quanto l’aria calda, più leggera, sale agli strati superiori. 2. Gelata da avvezione: è provocata dalla repentina invasione di correnti dai quadran- ti settentrionali. 3. Gelata da evaporazione: meno frequente ma assai pericolosa, avviene quando la pianta è bagnata (rugiada o pioggia) e l’umidità si abbassa velocemente (vento). In tale situazione si ha la cessione di calore dalla pianta all’aria con rapido abbassa- mento di temperatura del vegetale stesso. Negli ultimi anni, come succede quasi sempre, i tre tipi di gelata non si sono presentati distinti tra di loro ma si sono susseguiti. Generalmente, si verifica una avvezione di masse di aria fredda provenienti da nord-est caratterizzate da vento secco che abbas- sano l’umidità relativa; su questa situazione meteorologica, si innesca facilmente una notevole stabilità dell’atmosfera e durante la notte, un’abbondante perdita di calore (irraggiamento notturno), che abbasserà pericolosamente la temperatura al di sotto della soglia critica. Nei nostri areali, le gelate si manifestano in annate con primavere molto anticipate e caratterizzate dai fenomeni di bassa umidità relativa (fenomeno abbastanza ricorren- te negli ultimi 10 anni). L’inizio del periodo critico delle gelate si ha quindi alla ripresa vegetativa ed è in questo momento che vanno quindi concentrati i maggiori sforzi. Termini tecnici PASSAGGIO DI STATO E CALORE LATENTE I cambiamenti di stato interessanti l’acqua in natura sono: 3 Da vapore acqueo ad acqua (condensazione), con cessione di energia sotto forma di calore latente circa 600 cal/g. 3 Da acqua a ghiaccio (solidificazione), con cessione di circa 80 cal/g. 3 Da vapore a ghiaccio (sublimazione), con cessione di circa 680 cal/g.

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DiFesa Dalle Gelate tarDiVe

Nell’areale frutticolo piemontese esistono zone nelle quali il rischio di gelate prima-verili è abbastanza frequente: risulta dunque utile riportare sinteticamente le indica-zioni necessarie per ridurre i rischi di questo fenomeno che, in alcune annate, può compromettere completamente la produzione.Si ricorda che tutte le indicazioni riportate nel capitolo relativo alla difesa attiva si ri-feriscono esclusivamente alle gelate primaverili e non invernali contro le quali questi mezzi sono inefficaci od addirittura dannosi.

tipi di gelate

Dal punto di vista della loro dinamica le gelate si distintinguono in:

1. Gelata da irraggiamento: è determinata dalla veloce perdita di calore del terreno in quanto l’aria calda, più leggera, sale agli strati superiori.

2. Gelata da avvezione: è provocata dalla repentina invasione di correnti dai quadran-ti settentrionali.

3. Gelata da evaporazione: meno frequente ma assai pericolosa, avviene quando la pianta è bagnata (rugiada o pioggia) e l’umidità si abbassa velocemente (vento). In tale situazione si ha la cessione di calore dalla pianta all’aria con rapido abbassa-mento di temperatura del vegetale stesso.

Negli ultimi anni, come succede quasi sempre, i tre tipi di gelata non si sono presentati distinti tra di loro ma si sono susseguiti. Generalmente, si verifica una avvezione di masse di aria fredda provenienti da nord-est caratterizzate da vento secco che abbas-sano l’umidità relativa; su questa situazione meteorologica, si innesca facilmente una notevole stabilità dell’atmosfera e durante la notte, un’abbondante perdita di calore (irraggiamento notturno), che abbasserà pericolosamente la temperatura al di sotto della soglia critica.Nei nostri areali, le gelate si manifestano in annate con primavere molto anticipate e caratterizzate dai fenomeni di bassa umidità relativa (fenomeno abbastanza ricorren-te negli ultimi 10 anni). L’inizio del periodo critico delle gelate si ha quindi alla ripresa vegetativa ed è in questo momento che vanno quindi concentrati i maggiori sforzi.

termini tecnici

PASSAGGIO DI STATO E CALORE LATENTEI cambiamenti di stato interessanti l’acqua in natura sono:3 Da vapore acqueo ad acqua (condensazione), con cessione di energia sotto forma

di calore latente circa 600 cal/g.3 Da acqua a ghiaccio (solidificazione), con cessione di circa 80 cal/g.3 Da vapore a ghiaccio (sublimazione), con cessione di circa 680 cal/g.

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Questi passaggi producono in natura un importante rilascio di energia sotto forma di calore, che costituisce un fondamentale meccanismo di autoregolazione naturale dell’atmosfera con cessione o assorbimento di calore dall’ambiente; in particolare il passaggio da acqua a ghiaccio è quello che si sfrutta nei mezzi anti-brina.Più alta è la disponibilità d’acqua dell’atmosfera (sotto forma di vapore o di acqua li-quida), più alta sarà la capacità della massa d’aria di frenare l’abbassamento termico.

INVERSIONE TERMICANella dinamica di formazione della gelata, da irraggiamento notturno, si verifica re-golarmente una stratificazione dell’aria fredda a partire dal terreno verso l’alto per due motivi:3 l’aria fredda in condizioni di stabilità barometrica, tende a portarsi in basso perché

più pesante, inoltre, l’aria stessa si adegua alla temperatura del terreno che diventa più freddo per progressiva perdita di calore da irraggiamento notturno; si verifica in questo modo una micro inversione termica in prossimità del suolo con tempe-rature crescenti per diversi metri verso l’alto fino ad una altezza oltre la quale la temperatura ritorna a decrescere od a rimanere costante. E’ quindi abbastanza fre-quente riscontrare danni da gelo sulla stessa pianta fino ad una certa altezza dal terreno e nessun danno nella parte più alta della chioma. Questa micro inversione è in genere di breve durata e può facilmente essere interrotta dall’insorgere di qual-che brezza che rimescolerà lo strato di atmosfera più vicino al terreno e ristabilirà quindi l’omogeneità di temperatura.Sarà quindi preferibile misurare le temperature di allarme ad una altezza di �0/60 cm, valutando così fin dall’inizio se si sta verificando un’ inversione termica che è un chiaro sintomo premonitore di gelata da irraggiamento.

3 se le condizioni di stabilità dell’aria sono durature e se la conformazione del terreno lo facilità, si possono formare dei veri e propri laghi di aria fredda, dove il danno da gelata sarà molto frequente e grave. In questi casi, ogni accorgimento che faciliti lo scorrimento dell’aria ed impedisca i ristagni, come la disposizione dei filari e delle barriere frangivento, sarà utile a ridurne il pericolo.

i metodi di difesa

DIFESA PASSIVA

Si basa su mezzi preventivi:3 ubicazione degli appezzamenti: esclusione delle zone “storicamente” soggette

alle gelate primaverili3 collocazione di barriere frangivento: evitare l’adozione di questo sistema nelle

zone soggette a ristagni d’aria (es. ai piedi di un pendio) in quanto si potrebbe avere un peggioramento del risultato.

3 tecniche colturali: Irrigazione per scorrimento, sfalcio del tappeto erboso, utilizzo di specie o varietà resistenti, ecc.

pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive

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DIFESA ATTIVAI sistemi utilizzabili, per la difesa attiva dalle brinate sono diversi e seppur con le do-vute differenze nessuno di questi si può dire affidabile al 100%, tant’è che può essere presa in considerazione la possibilità di un utilizzo combinato dei vari sistemi.

generatori di caLore (candeLe antigeLo)Si tratta di creare molti punti di ri-scaldamento, da 300-3�0 candele per ettaro, con una distribuzione più concentrata sui bordi tenendo conto della direzione prevalente del vento; presentano una azione limitata a tem-perature di - 4 / - � °C ed in assenza di vento. Il sistema sinora utilizzato da diverse aziende della zona, si basa sull’utilizzo di candele di cera che ven-gono accese gradualmente nelle notti di pericolo seguendo l’abbassarsi delle temperature (Fig. 1).Allo scopo di accelerare l’operazione di accensione si consiglia nel primo passaggio di attivare il �0% delle can-dele iniziando dalle zone più estreme e completando con il passaggio successivo, l’ac-censione delle rimanenti. Per velocizzare l’accensione che non è molto pratica, in genere si usa una miscela di gasolio (70-80%) e benzina (20-30%), che viene versata sui bidoni di cera ed incendia-ta con una torcia od un cannello a gas. Di norma i modelli disponibili presentano una durata di 8-12 ore: l’equivalente di 1-2 notti.

PreGi:3Possibilità di adattare la spesa necessaria all’intensità del freddo (accenderne una su

tre per esempio).3 Facilità di messa in opera.3 Possibilità di spegnimento in caso di falso allarme.

DiFetti:3 Alto costo di gestione proprio perché sono necessarie continue sostituzioni del ma-

teriale; questo fa si che se ne sconsigli l’utilizzo in zone o su varietà molto soggette al fenomeno delle brinate.

3 Fumosità che anche se non molto elevata, ne fa sconsigliare l’utilizzo in prossimità dei centri urbani o delle strade.

3 Non funziona come metodo di difesa in presenza di brinate per avvezione o comun-que in presenza di vento.

3 Materiale scomodo da stoccare.

Fig. 1 Difesa antigelo con candele

pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive

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miSceLatori d’aria (VentoLoni)Costituiscono per il nostro areale una novità, an-che se utilizzati da decenni in altre zone per la verità a clima più mite del nostro (Sud Italia e alcuni stati degli U.S.A.). Sono costituiti da gros-se pale montate su una torre di circa 11 metri ed azionate da un motore di 120-160 C.V. (Fig. 2). Il concetto su cui si basa questo metodo è quello di utilizzare l’aria più calda che si dovrebbe trovare negli strati più alti e di convogliarla sul terreno.Esistono diversi tipi di ventilatori che in genere rispettano tutti le suddette caratteristiche co-struttive e funzionano con motori diesel od a gas con un consumo di 2�-3� l/ora a seconda del combustibile.Un ventilatore da solo può coprire nelle condi-zioni ottimali una superficie massima di 3,� et-tari (dato Centre d’Expérimentation Fruits et Lé-gumes - CEFEL); le case costruttrici indicano una protezione di 6 ettari per la doppia elica (4 pale) e �,� ettari per quella semplice. Questi dati sono da verificare in quanto tale capacità varia notevolmente dalle situazioni d’impiego, ma l’utilizzo di batterie con più mac-chine aumenta sicuramente l’effetto. I ricercatori francesi, sono convinti che il miglior abbinamento del generatore di ven-to, sia quello con sistemi di generazione del calore, come l’utilizzo di candele di cera dislocate nell’area non interessata dall’ellisse di copertura. Non ha invece fornito be-nefici apprezzabili l’adozione di un unico punto generatore di calore (bruciatore) po-sto ai piedi o sulla sommità della ventola.

PreGi:3 Semplicità d’ installazione.3 Facilità d’utilizzo e gestione.3 Costo di gestione medio.3 Vegetali non esposti all’acqua od al fumo.3 Poca manodopera necessaria.

DiFetti:3 Costo iniziale ad ettaro elevato.3 Funziona solo su brinate lievi (-4/-4,� °C), sempre che siano determinate da inversio-

ne termica. Poiché al momento dell’avvio della ventola si verifica un’evaporazione alla superficie degli organi verdi che consentirebbe una gelata per evaporazione, si consiglia di attivare l’apparecchiatura ad una temperatura mai inferiore ai 0,� °C e meglio se a 1°C e comunque ad almeno 3 °C oltre la soglia critica misurata con il bulbo umido.

3 Non funzionano su tutti gli altri tipi di brinata (avvezione) che nella nostra zona sono molto frequenti.

3 Rumorosità elevata, quindi possibili problemi vicino ai centri abitati, a questo pro-

Fig. 2 Ventolone a quattro pale

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posito, si consiglia ancora prima dell’installazione di assumere informazioni sulle disposizioni comunali in riferimento alle norme contro l’inquinamento acustico per evitare contenziosi futuri. Si tenga presente che i modelli più diffusi a 2 pale pre-sentano in genere una rumorosità, rilevata a 100 m di distanza, di 70 decibel (dB) e di 64 dB per quelli a 4 pale.

3 Richiede una buona conoscenza dell’ambiente e delle correnti d’aria prima dell’installazione.

3 Per consentire una protezione totale delle parcelle bisogna prevedere la disposizio-ne di più unità.

SiStemi che utiLizzano L’acquaIl principio fisico sfruttato per l’irrigazione antibrina diretta, è quello che si basa sulla proprietà dell’acqua di liberare, passando dallo stato liquido allo stato solido, una no-tevole quantità di calore (80 cal/g). E’ soprattutto la trasformazione in ghiaccio dell’ac-qua che libera energia sotto forma di “calore latente” ed impedisce alla temperatura di scendere ulteriormente.

SiStema di aSperSione Sopra chioma

irrigatori a schiaffo Il metodo universalmente più adottato e con maggiori capacità di difesa dalla brina è attualmente l’irrigazione a pioggia sopra chioma cosiddetto ad elevato volume (Fig. 3 e 4).Generalmente un adeguato livello di protezione, richiede da 3 a 4,� mm/h di sommi-nistrazione di acqua sull’intera superficie (30-4� m3/h/ha), quantità che deve essere di-sponibile per tutta la durata dell’intervento. La precipitazione negli impianti antibri-na, deve essere molto più uniforme rispetto a quella richiesta dall’irrigazione affinché tutta la superficie riceva la quantità d’acqua prestabilita. E’ normalmente richiesto un coefficiente di uniformità dell’impianto pari all’80% per cui, l’impianto per la prote-zione antigelo, deve essere fin dal principio progettato per questo scopo. Si consiglia quindi di utilizzare irrigatori in grado di fornire tempi di rotazione piuttosto brevi (30-60 secondi), è stato infatti constatato che la protezione dal gelo degli organi vegetali è tanto migliore quanto minore è il tempo di rotazione dell’irrigatore. Le distanze consigliate tra gli irrigatori per l’uso antibrina e variabili da coltu-ra a coltura, vanno da 12x12 m, 16x1� m, 18x18 m a 20x18 m con ugelli da 3,7 a 4,� mm di diametro.Se per il melo ed il pero sono più che sufficienti i suddetti apporti, per le drupacee e l’actinidia sarà necessario aumentarli e sicuramente rivolgersi a quegli irrigatori dotati di tempo di rotazione minore. Per una corretta funzionalità dell’impianto antibrina occorre conoscere il giusto apporto

Fig. 3 Aspersione sovra chioma con irrigatori a schiaffo

pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive

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di acqua necessario per la difesa di ogni singola specie, e a questo scopo sono particolarmente importanti sia le dimensione del foro di uscita (pro-porzionalmente legato al quantitati-vo di acqua apportato) sia i tempi di rotazione dell’irrigatore. Di seguito si riporta una breve tabella teorica (svi-luppata in ambiente artificiale) nella quale si dimostra l’importanza sia del quantitativo di acqua apportato, sia del tempo di rotazione dell’irrigatore come concorrenti diretti e proporzio-nali nel contenere l’abbassamento di temperatura (Tab.1).Nella scelta degli ugelli da utilizzare andranno quindi privilegiati quei modelli il cui funzionamento è garantito con tem-perature di -8/-9 °C ed il tempo di rotazione è pari od inferiore al minuto.

tab. 1: correlazione fra apporto pluviometrico, velocità di rotazione degli irrigatori e variazione della temperatura:

CARATTERISTICHE DELL’IMPIANTOLe tubazioni principali dell’impianto, le pompe ed i motori (�-10 HP/ha), devono essere dimensionati in modo che l’intero frutteto possa essere irrigato in una sola volta; non è infatti pensabile compiere una turnazione dell’utilizzo perché l’irrigazione deve con-tinuare fino a che la temperatura esterna all’appezzamento trattato abbia raggiunto una temperatura di sicurezza (in genere 0 °C). La presenza contemporanea di acqua e ghiaccio, permette all’ambiente di mantenersi ad una temperatura di circa 0 ° C.

Fig. 4 Aspersione sovra chioma su actinidia

PIOGGIA mm/oraTEMPO DI ROTAZIONE

DELL’IRRIGATOREVARIAZIONE DELLA

TEMPERATURA

1-1,� 1’30’’ 4,� °C

1,�-2 1’30’’ �,� °C

2-2,� 2’ �,2 °C

2,�-3 2’ �,9 °C

3,�-4 1’ 6,0 °C

pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive

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Gli irrigatori vanno posizionati a quinconce (vedi schema a trian-golo Fig. 5), ad un’altezza pari o superiore a quella degli alberi da proteggere. Gli impianti si-tuati nelle zone più esposte al vento vanno calcolati con criteri diversi rispetto a quelli di zone più coperte; sarà cioè importan-tissimo che l’agricoltore conosca la provenienza dei venti fred-di, soprattutto la direzione del vento di scivolamento notturno e l’impianto venga potenziato di conseguenza.

RACCOMANDAZIONIDURANTE IL FUNZIONAMENTOOccorre prestare molta atten-zione al vento: quando la tem-peratura è intorno a 0 °C (situazione questa molto pericolosa) e c’è presenza di vento, non conviene attivare subito l’impianto ma aspettare piuttosto che cessi il vento e quindi, appena si è ristabilita la calma, aprire l’impianto.

Questo per due motivi:1. Il vento con il suo effetto di turbolenza rimescola molto bene l’aria e quindi tende

ad annullare il fenomeno di inversione termica da irraggiamento perciò la tempe-ratura non scenderà rapidamente sotto lo zero ma piuttosto resterà stabile.

2. Il vento potrebbe causare un ulteriore effetto negativo di raffreddamento sulla pianta irrorata per l’effetto dell’evaporazione dell’acqua appena distribuita (ogni grammo di acqua evaporata assorbe 600 calorie).

Occorre quindi in questo caso non essere precipitosi, tenere bene sotto controllo la temperatura e prepararsi ad aprire l’impianto appena cessa il vento e la temperatura riprende a scendere.

impianti con irrigatori ad aLta VeLocità di rotazioneUna variante moderna al suddetto sistema è rappresentata dai nuovi getti ad alta velocità di rotazione; il loro vantaggio, almeno teorico è dato dal fatto che alzando la velocità di rotazione si possono abbassare i quantitativi di acqua necessari; esistono diversi modelli che vanno dislocati a distanze da 9x9 m a 11x11 m. Nella nostra zona per il momento le prove fatte non hanno avuto risultati soddisfacenti ma questo più per errori di costruzione dell’impianto che per colpa degli irrigatori; prove eseguite in altre zone, hanno dato invece risultati più che soddisfacenti.

Fig. � Schema di disposizione degli irrigatori, si noti il potenziamento dell’impianto dal lato di provenienza del vento di scivolamento notturno (nord)

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impianto con microgetti Statici o dinamiciVariate del sistema con irrigatori a schiaffo, nasce con lo scopo di risparmiare acqua. Questo tipo di impianto, in uso in alcuni appezzamenti negli anni passati, ha dimo-strato una efficienza discontinua nella prevenzione dei danni da gelata, e per questo motivo attualmente non viene più utilizzato.PreGi:3Costi di impianto ridotti.Il costo del calore prodotto è il più basso in queste situazioni.Funziona contro tutti i tipi di brinata.

3 Risultati ottimi su melo, pero, meno costanti su pesco, susino e actinidia.3Costo di gestione non eccessivo.3 Su alcune colture può essere usato per l’irrigazione.3 Tutti i costruttori di getti a schiaffo specifici per antibrina, garantiscono il funziona-

mento dei loro irrigatori fino alla temperatura di -8 °C.

DiFetti:3Necessità di disporre di elevati quan-

titativi di acqua.3 Su susino i risultati non sono sod-

disfacenti come sulle altre colture frutticole; in particolar modo se l’impianto frutticolo non è gestito correttamente (Fig. 6).3 Necessità di curare bene il

drenaggio. 3 Necessità da parte dell’agricoltore

di conoscere bene le norme per il corretto utilizzo del sistema.3 Il sistema se mal funzionante o mal

gestito, può arrecare più danni che vantaggi.3 Occorre molta pratica nella progettazione e nella realizzazione degli impianti.3 Possibili problemi fitosanitari legati al forte quantitativo di acqua impiegato.

analisi Dei Punti criticiDa una indagine particolareggiata dei casi in cui si sono verificati danni a seguito dell’accensione degli impianti antibrina è emerso che non sono state seguite alcune norme di base e precisamente:

3 temperature di riferimento per l’accensione. Si ribadisce che la temperatura per prevedere l’accensione deve essere quella indicata

dal termometro a bulbo umido: si tenga presente comunque che con la temperatura inferiore a -1 °C nella vaschetta di questo termometro si formerà del ghiaccio che falserà il dato. In pratica si consiglia di accendere l’impianto a 0.� / 1 °C oltre la soglia critica per quella specie.

Fig. 6 Cedimento strutturale a causa dell’aspersione sovra chioma in un susineto mal gestito (eccessiva vigoria nella parte alta della painta).

pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive

27�

3 Pressione di esercizio dell’impianto. Da alcuni rilievi fatti risulta che la pressione è risultata sovente essere inferiore a 3.�

bar rispetto all’ottimale che è 4 / 4.� bar (tale dato vale non solo presso il punto di captazione, ma anche riferito al punto di erogazione più distante).3 apporto idrico inadeguato. Il sistema classico per aspersione sovra chioma per funzionare in modo adeguato,

deve garantire un apporto idrico di 4mm/h (40m3/h/ha). Ciò deve essere verificato attraverso misurazioni; diversamente, specie su actinidia, vi possono essere dei dan-ni. L’anno scorso, a causa della riduzione nella disponibilità delle falde idriche, non sempre ciò è stato mantenuto. 3 accensione dell’impianto in presenza di vento. Questo aspetto probabilmente non è stato tenuto sufficientemente in considera-

zione malgrado le ripetute raccomandazioni contenute negli avvisi. Infatti con una presenza di vento con velocità superiore ai 3 m/s (o secondo alcuni già altre i 2m/s) si è in una situazione detta di “avvezione” con importanti spostamenti di aria fredda: in una tale situazione è estremamente rischioso accendere l’impianto. Oltre a questo si dovrà sempre valutare la presenza di vento adottando sistemi di misurazione (ane-mometro o semplicemente con una manica a vento).3 sistemazione adeguata degli irrigatori. Si è osservato in molti casi che le file perimetrali sottovento non sono state protette

a sufficienza, ciò a causa di una disposizione inadeguata dei punti d’irrigazione. I casi più frequenti sono mancata disposizione sulla fila esterna, distanza eccessiva della seconda fila di irrigatori che non proteggeva la fila esterna e così via, infatti le file di bordo costituiscono un richiamo dell’aria fredda (verso l’interno del frutteto) che c’è fuori dal sistema irrorato; sui bordi ci vuole sempre una portata più alta oppure più irrigatori, comunque maggior bagnatura.3 spegnimento dell’impianto. L’impianto può essere spento solo quando il ghiaccio formato comincia a sciogliersi

e ciò significa che il termometro (in questo caso secco), al di fuori dell’appezzamento protetto da antibrina è superiore a 2 °C. In qualche caso qualcuno ha anticipato ec-cessivamente l’arresto dell’impianto!!!3 strumenti di controllo. Un altro aspetto che è emerso da questa indagine riguarda la strumentazione che è

essenziale pur nella sua estrema semplicità. Infatti il termometro a bulbo umido e gli stessi manometri che servono a verificare il buon funzionamento dell’impianto risul-tavano essere non rispondenti al valore reale con conseguenze facili da immaginare. Prima del periodo di accensione si dovrà quindi provvedere alla verifica di questi dati e nel caso, alla sostituzione della strumentazione difettosa.3 non corretta gestione dell’impianto che può determinare una concentrazione della

vegetazione in alto che impedisce la normale azione del congelamento dell’acqua.3 su actinidia è consigliabile ben valutare l’opportunità di accensione dell’impianto

se si è ancora nelle fasi più precoci (sino a gemma cotonosa) in quanto l’assenza di vegetazione riduce l’effetto antibrina peggiorando talvolta l’entità del danno.

pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive

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SiStema di aSperSione Sotto chioma

Si basa sugli stessi principi del sistema sopra chioma, ma non viene utilizzata la prote-zione esercitata dal ghiaccio; gli impianti osservati dal CReSO, hanno mostrato risulta-ti soddisfacenti ma lo svantaggio di questo sistema è dato dal fatto che per un ottimo funzionamento occorrono quantitativi di acqua superiori al sistema sopra chioma e quindi difficilmente reperibili, soprattutto per ampi comprensori.Per un corretto utilizzo, bisognerà utilizzare le norme già descritte per i sistemi sopra chioma ed inoltre, visto che anche in questo caso, più si crea ghiaccio più si crea calo-re, bisognerà lasciare in autunno un buon manto erboso ed è buona norma lasciare a terra i residui di potatura (Fig. 7), caso mai spostandoli verso i bordi dell’interfila in modo da aumentare la superficie ghiacciata.

PreGi:3 Costi di impianto ridotti.3 L’impianto può essere usato su ogni coltura sia per l’irrigazione che per l’antibrina. 3 Esperienza di funzionamento fatta in altre zone abbastanza incoraggiante. 3 I vegetali non sono a contatto con l’acqua (salvo parti basali).3 E’ possibile la protezione anche in presenza di vento a condizione che vengano

prese le necessarie contromisure.

tab. 2: Schema riassuntivo delle cause di mancato funzionamento o insufficiente efficacia dell’impianto antibrina sovra-chioma

IMPIANTO GESTIONEDELL’IMPIANTO STRUMENTAZIONE CONDIZIONI

AMBIENTALI

Pressione insufficiente(< 3.� bar)

Accensione ritardata(l’evaporazione sottrae circa 1 °C all’ambiente)

Inaffidabilità dei principali strumenti di controllo

(termometri/manometri)

Accensione in presenza di vento(velocità > 3m/s)

Apporto di acqua insufficiente(< a 4mm/h)

Spegnimento anticipatoErroneo riferimento al termometro a bulbo

secco

Assenza di barriere frangivento negli appezzamenti più

isolati

Disposizione inadeguata degli

irrigatori perimetrali

Velocità di rotazione degli irrigatori

superiore a 1 giro/60”

Guasto al sistema di pompaggio

Esaurimento della scorta idrica

pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive

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DiFetti:3Necessità di disporre di elevati quan-

titativi di acqua.3Necessità di curare bene il

drenaggio.3 Necessità da parte dell’agricoltore

di conoscere bene le norme per il corretto utilizzo del sistema.3 Il sistema se mal funzionante o mal

gestito, può arrecare più danni che vantaggi.3 Sicuramente non ha la portata di-

fensiva dei sistemi sopra chioma.3Non efficace su brinate da

avvezione.

come prevedere l’arrivo di una brinataIl sistema migliore per prevedere l’arrivo di una corrente fredda e con un buon margine di anticipo, è l’utilizzo di buone previsioni meteorologiche; a tale proposito, segnaliamo le previsioni della regione Piemonte reperibili su Internet ai siti: www.regione.piemonte.it o www.nimbus.it.I grandi passi compiuti dal settore meteorologico negli ultimi anni, ci permettono in-fatti di sapere con una ottima attendibilità l’arrivo di correnti fredde con diversi giorni di anticipo.È importante eseguire un monitoraggio giornaliero delle temperature alle ore 18.00 (ora solare) con lo psicrometro (Fig. 8) allo scopo di valutare la pericolosità della gelata.Con la tabella psicrometrica è possibile calcolare l’umidità relativa dell’aria ed è questo un para-metro da tenere in seria considerazione; infatti più alta è l’umidità relativa e minore sarà il peri-colo di brinata: l’umidità dell’aria infatti tende a mitigare l’abbassamento termico.Considerando la temperatura e l’umidità, è re-lativamente facile prevedere le possibilità di sviluppo della brinata e la sua pericolosità; le osservazioni fatte da agricoltori molto attenti, permettono infatti di dire che, nei nostri ambien-ti, se alle ore 18.00 il termometro a bulbo umido segna una temperatura superiore a 10 °C, molto difficilmente potrà verificarsi una brinata.

Fig. 7 Aspersione sottochioma

Fig. 8 Psicrometro

pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive

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TERMOMETRO SECCO

TERMOMETRO UMIDO

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1116

15

14

13

12

11

10

9

8

7

6

5

4

3

2

1

0 (fonte Ctifl)

Osservate le temperature registrate dai termometri alle ore 18.00 (ora solare), si incrociano i dati su questo schema e si otterrà:

Naturalmente, valori del termometro a bulbo umido superiori a 10 °C allontaneranno progressivamente la possibilità che si verifichi una brinata.

zona verde: gelata sicura se non interviene un annuvolamento.

zona grigia: gelata probabile se non interviene un annuvolamento.

zona bianca: gelata poco probabile.

SCHEMA UTILE ALLA RILEVAZIONE DEL PERICOLO DI BRINATA ATTRAVERSO IL CONTROLLO DEI DATI PSICROMETRICI

pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive

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SERVIZIO DI ALLERTAMENTO ANTIBRINA

Ogni giorno, per tutto il periodo a rischio, il gruppo tecnico dell’Agenzia 4A Coldiretti, ha attivato un servizio di allertamento per le aziende che ne fanno richiesta che pre-vede l’invio di SMS di allertamento per gli utenti associati.Inoltre è disponibile un servizio di informazione continuato a cui è possibile rivolgersi per tutto il periodo critico di gelate www.greenplanet.it

soglie critiche di temperatura per specie e fase fenologicaE’ noto che non esiste una soglia di temperatura critica per la pianta valida in asso-luto, bensì si dovrà sempre fare riferimento, nell’ambito di una certa specie, alla fase vegetativa in cui si trova.Di seguito, vengono riportate le sensibilità delle diverse specie con la soglia critica di temperatura, la temperatura in grado di provocare il 10% di danno e la perdita completa di produzione (danno al 90%). Tali temperature sono riferite alle cultivar maggiormente sensibili all’interno di ogni specie; si ricorda inoltre che con pianta bagnata, la sensibilità al freddo è molto più alta. I dati riportati, sono stati valutati nelle normali condizioni di turgore della vegetazione ed è evidente che le diverse condizioni da stagione a stagione, possono provocare variazioni anche sensibili della resistenza degli alberi.

le temPerature cosi’ DeFinite, sono riFerite a misurazioni eFFettuate con termometro a bulbo umiDo aD una altezza Di 1.5 m Da terra

ACCENSIONE DEGLI IMPIANTI

SISTEMA TEMPERATURA*POSSIBILITA’ DI INTERRUZIONE

SPEGNIMENTO

CANDELE > 1-2°CSI

in caso di vento+ 0.�°C

VENTOLONI > 3°C SI + 0.�°C

IRRIGAZIONESOVRA CHIOMA

ALTO VOLUME > 0.�°C NO + 0.�°C /– 1°C

MICROGETTI > 2°C NO + 0.�°C /– 1°C

IRRIGAZIONESOTTOCHIOMA

> 2°C SI + 0.�°C /– 1°C

*Gradi, oltre la soglia critica, ai quali deve avvenire l’accensione dell’impianto

pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive

280

MELO

FASE FENOLOGICA SOGLIA CRITICA DANNI 10% DANNI 90%

gemma d’inverno -1�° C

rottura gemme -4° C -7° C -12° C

punteverdi

-4° C-2°C (per Spur e

Braeburn)-�° C -9° C

mazzettidivaricati

-2° C-1.�°C

(per Spur e raeburn) -2.�° C -4.�° C

iniziofioritura

-2° C -2.�° C -4° C

pienafioritura

-1.8° C -2° C -3.�° C

cadutapetali

-1.�° C -2.2° C -3.�° C

frutticini -1.�° C -2.2° C -3.�° C

Stadi Fenologici secondo Fleckinger

pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive

281

pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive

PERO

Fase fenologica Soglia critica Danni 10% Danni 90%

gemmad’inverno -1�° C

rotturagemme -8° C -9.�° C -1�° C

punte verdi -6° C -7° C -12° C

mazzetti divaricati -3° C -3.�° C -6° C

inizio fioritura -2° C -3° C -�° C

piena fioritura -2° C -2.�° C -4° C.

caduta petali -1.�° C -2.2° C -4° C

frutticini-1.�° C -2.2° C -4° C

Stadi Fenologici secondo Fleckinger

282

pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive

PESCO

FASE FENOLOGICA SOGLIA CRITICA DANNI 10% DANNI 90%

gemmad’inverno -12° C

gemmagonfia -4° C

rotturagemme -4° C -6.1° C -13° C

bottonirosa -3.3° C -3.9° C -7° C

fioritura-2.2° C. -2.7° C -4° C

cadutapetali -1.8° C -2° C -3.�° C

scamiciatura-1° C -2.2° C -3.�° C

frutticini-1° C -2.2° C -3.�° C

Stadi Fenologici secondo Baggiolini

283

SUSINO

FASE FENOLOGICA SOGLIA CRITICA DANNI 10% DANNI 90%

gemmad’inverno -12° C

gemmagonfia -�° C -8° C -13° C

rotturagemme -3° C -3.�° C -�.�° C

fioritura-2° C. -2.�° C. -�° C.

cadutapetali -1° C -2.�° C -4° C

scamiciatura-1° C -2.�° C -4° C

frutticini-0.�° C -2° C -3° C

Stadi Fenologici secondo Baggiolini

pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive

284

pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive

ALBICOCCO

FASE FENOLOGICA SOGLIA CRITICA DANNI 10% DANNI 90%

gemma d’inverno -12° C

gemma gonfia -4° C

rottura gemme -4.�° C -�.�° C -10° C

bottoni bianchi -3° C -4.�° C -8° C

fioritura-2.�° C -3° C -6° C

caduta petali -1° C -3° C -�° C

frutticini-1° C -2.�° C -4° C

Le illustrazioni relative alle fasi fenologiche delle diverse specie sono tratte da “Gel de Printemps” (Ctifl).

Stadi Fenologici secondo Baggiolini

28�

pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive

ACTINIDIA

FASE FENOLOGICA SOGLIA CRITICA DANNI 10% DANNI 90%

gemmad’inverno --14° C

rottura gemme/gemma cotonosa

-3° C -4° C -6° C

foglieaffioranti

-2.�° C -3.�° C -4.�° C

foglieembricate -0.�° C -3° C -3.�° C

bottoni fiorali visibili

-0.�° C -2° C -3° C

infiorescenze separate 0° C