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Dietro libro: Ai fini di uno sviluppo sostenibile, nel Terzo Millennio, bisognerà puntare non solo sull‟efficienza energetica e fonti rinno vabili, ma anche sulle politiche economiche mirate alla salvaguardia dell‟ambiente e delle risorse, attraverso adeguati progetti di intervento integrato, responsabilità ecologica, rinnovamento e ristrutturazione della rete idrica (onde ridurre le perdite e aumentare i volumi erogabili), riciclo dei reflui per scopi irrigui e industriali, uso di tecnologie innovative e di impianti per la dissalazione, unitamente alla gestione ecocompatibile dei rifiuti, alla fornitura di moderni servizi distributivi nel comparto delle acque, tutela del patrimonio forestale e di quello agro-ambientale (documentato nel corredo fotografico che offre un‟ampia panoramica sulle tematiche inerenti alla “cultura dell‟acqua” nella costruzione del paesaggio, a livello mondiale, nazionale e locale). La saggezza popolare, sintetizzata in una raccolta di proverbi, modi di dire e frasi idiomatiche (in lingua italiana e dialettale della provincia di Lecce) che stigmatizzano stili di vita legati prevalentemente al territorio, costituisce uno stimolo ai fini del potenziamento della raccolta e conservazione delle precipitazioni meteoriche, della riscoperta dei sistemi tradizionali e del coinvolgimento, in modo sempre più accentuato e responsabile, delle comunità nelle scelte da adottare contro gli sprechi (fattori in grado di favorire un processo di crescita socio-economica durevole e solidale). Chiovi Martinu chiovi, ca ci nu tté sbrichi na sarda mmucca te mintu, cusi senti l'arsura e cu nna corda ncoddhu va nna cunti a Ddiu. Chiovi Martinu chiovi (G. D'Elena) L’anima dell’uomo somiglia all’acqua; essa viene dal cielo, risale al cielo e ritorna di nuovo sulla terra in perenne vicenda (J. W. Goethe)

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Dietro libro:

Ai fini di uno sviluppo sostenibile, nel Terzo Millennio, bisognerà puntare non solo sull‟efficienza energetica e fonti rinnovabili, ma

anche sulle politiche economiche mirate alla salvaguardia dell‟ambiente e delle risorse, attraverso adeguati progetti di intervento

integrato, responsabilità ecologica, rinnovamento e ristrutturazione della rete idrica (onde ridurre le perdite e aumentare i volumi

erogabili), riciclo dei reflui per scopi irrigui e industriali, uso di tecnologie innovative e di impianti per la dissalazione, unitamente

alla gestione ecocompatibile dei rifiuti, alla fornitura di moderni servizi distributivi nel comparto delle acque, tutela del patrimonio

forestale e di quello agro-ambientale (documentato nel corredo fotografico che offre un‟ampia panoramica sulle tematiche inerenti

alla “cultura dell‟acqua” nella costruzione del paesaggio, a livello mondiale, nazionale e locale).

La saggezza popolare, sintetizzata in una raccolta di proverbi, modi di dire e frasi idiomatiche (in lingua italiana e dialettale della

provincia di Lecce) che stigmatizzano stili di vita legati prevalentemente al territorio, costituisce uno stimolo ai fini del

potenziamento della raccolta e conservazione delle precipitazioni meteoriche, della riscoperta dei sistemi tradizionali e del

coinvolgimento, in modo sempre più accentuato e responsabile, delle comunità nelle scelte da adottare contro gli sprechi (fattori in

grado di favorire un processo di crescita socio-economica durevole e solidale).

Chiovi Martinu chiovi,

ca ci nu tté sbrichi

na sarda mmucca te mintu,

cusi senti l'arsura

e cu nna corda ncoddhu va nna cunti a Ddiu.

Chiovi Martinu chiovi (G. D'Elena)

L’anima dell’uomo somiglia all’acqua;

essa viene dal cielo,

risale al cielo

e ritorna di nuovo

sulla terra

in perenne vicenda (J. W. Goethe)

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L‟Autrice affronta nel suo lavoro di ricerca (La “cultura dell’acqua”. Proverbi e modi di dire italiani

e dialettali leccesi) le problematiche legate all‟acqua, risorsa fondamentale alla vita, alla nascita ed

evoluzione delle grandi civiltà fluviali (mesopotanica, egizia, indiana, ecc.), sopravvivenza delle piccole

comunità stanziali, modellamento geomorfologico, organizzazione della produzione e sviluppo

socioeconomico delle collettività. La risorsa idrica (definita “principio di tutte le cose” da Talete di Mileto,

filosofo, matematico e astronomo greco vissuto tra il IV e V sec. a. C.), al centro del dibattito internazionale

in quanto vera emergenza planetaria (per le ricadute sull‟ambiente naturale e lo sviluppo socioeconomico), è

sempre meno disponibile a causa dell‟aumento della domanda (soprattutto nel settore primario e

secondario).

Le peculiarità sociali, produttive e culturali delle comunità emergono inconfondibili con l‟indagine

diretta – principale metodo della Geografia –, attraverso un percorso che si apre con una riflessione sulle

tematiche relative all‟idropolitica mondiale, soprattutto in un periodo caratterizzato da fenomeni

meteorologici estremi (Cap. 1), continua con la descrizione sia del territorio salentino e delle subaree

linguistiche (Cap. II), sia con la disamina del ruolo svolto dall‟ “oro blu”, tra il 1970 e il 2000, nello spazio

agricolo della provincia di Lecce (Cap. III) e si conclude con l‟analisi della “cultura dell‟acqua” (attraverso

le abitudini familiari, tradizioni, durezza del lavoro e lotta per la sopravvivenza) scaturita dai “saperi”

maturati, nel corso dei secoli, dalla società contadina e sintetizzati nel patrimonio paremiologico e

idiomatico elaborato in ambito nazionale e locale, in particolare del Basso Salento (Cap. IV). Un patrimonio

che, vettore di esperienza e insegnamenti incentrati sulle tradizioni, usi, costumi e abitudini, andrebbe

riscoperto e salvaguardato dall‟invadente processo di globalizzazione.

I pericoli che incombono sulla risorsa idrica a causa di molteplici fattori (spesso di origine antropica),

vengono messi in risalto dall‟utilizzo indiscriminato o abusivo del prezioso liquido, inquinamento delle falde

e mancanza di strumenti legislativi adeguati. Tuttavia, la realizzazione di opere idrauliche e di regimazione,

di nuovi invasi, condotte (che hanno consentito il miglioramento delle condizioni socioeconomiche della

popolazione e della qualità della vita) e impianti di depurazione dei reflui per uso irriguo, nonché le modalità

di utilizzazione dell‟acqua all‟insegna della parsimonia contro ogni forma di spreco, gettano le basi per una

gestione integrata e consapevole ai fini di uno sviluppo sostenibile del territorio, quantomeno a livello

subregionale.

Il volume (con la Prefazione del Dott. Antonio Caprarica, Direttore GR RadioRai), composto da 248

pagine e dotato di un ricco corredo grafico (formato da carte geografico-tematiche, diagrammi e tabelle) e

iconografico (86 foto a colori realizzate personalmente dall‟Autrice), potrebbe costituire, senza dubbio, un

utile strumento di consultazione e riflessione sulla problematica idrica. Le fotografie evidenziano, infatti,

come da un lato la penuria del prezioso liquido abbia inciso sull‟economia, agricoltura e mutate condizioni

sociali e, dall‟altro, il progresso tecnologico abbia consentito, attraverso la regimazione di canali e invasi, la

realizzazione di vasche di stoccaggio e opere idrauliche imponenti, l‟affrancamento delle popolazioni e il

superamento delle difficoltà incontrate nel vissuto quotidiano, fino a un recente passato, per la mancanza di

una rete idrica superficiale e distributiva capillare, in un‟area siccitosa come il Basso Salento.

PREFAZIONE

di Anonio Caprarica (Direttore del Giornale RadioRai)

Questo lavoro di ricerca – condotto secondo il metodo diretto sul territorio – è maturato in particolare nel

biennio 2006-2007, nell‟ambito del dibattito dedicato dall‟ONU alla “battaglia” rivolta a contrastare i

cambiamenti climatici e al decennale della “Convenzione per la lotta contro la desertificazione”,

appuntamenti che hanno messo in risalto il fallimento delle “strategie” idropolitiche adottate fino ad oggi a

livello mondiale. Malgrado la deviazione di tanti fiumi, la realizzazione di grandi dighe, la trivellazione di

numerosi pozzi finanziati dagli organismi internazionali, nell‟ultimo quindicennio il bilancio idrico registra,

infatti, un ulteriore aggravamento e la superficie delle zone aride è raddoppiata anche per errori gestionali

(compreso il frettoloso abbandono dei sistemi tradizionali di approvvigionamento).

Adele Quaranta ha affrontato le tematiche della crescente penuria di “oro blu” con un‟indagine

documentaria ancorata ad un percorso esteso dal globale al locale e supportata, in maniera originale ed

inedita, dal suggestivo apparato fotografico. È un‟iconografia inserita non per svolgere il ruolo di mero

elemento decorativo, ma come testimonianza – da affidare alle nuove generazioni – delle attività e dei

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modelli di governo maturati dalle comunità nel corso dei secoli. La riscoperta della “cultura dell‟acqua”, in

particolare, è scaturita dall‟elaborazione del materiale paremiologico-idiomatico in lingua italiana e

dialettale del Basso Salento (estrema sezione sud-orientale della Puglia); materiale che condensa antiche

“sapienze”, ancora di estrema attualità.

Rilevante risulta, inoltre, la funzione delle immagini perché l‟Autrice adopera il linguaggio visivo con

molteplici obiettivi: per rappresentare, in maniera originale e completa, il processo di antropizzazione del

territorio e le stratificazioni storico-culturali e produttive realizzate nel passato; per documentare le difficoltà

quotidianamente nel reperimento del liquido vitale (che continua a incidere sull‟economia, agricoltura,

condizioni sociali e progresso tecnologico); infine e soprattutto, per riflettere e proporre indicazioni utili alla

gestione pratica della risorsa.

La preziosa fonte di vita – intorno alla quale ha ruotato per secoli la società contadina, incentrata su un

uso sostenibile dei beni primari – ha da sempre stimolato e influenzato generi di vita, costumi e abitudini.

Essi appaiono mirabilmente sintetizzati dai proverbi e modi di dire, vettori di esperienze generate da

specificità e identità locali, ma anche dotati di valore pedagogico di respiro ben più ampio.

INTRODUZIONE

di Adele Quaranta

Nel vasto e articolato panorama della letteratura che ormai da oltre un decennio indaga i complessi rapporti

tra le società umane, l‟organizzazione produttiva, il reperimento, la gestione delle risorse naturali e il

conseguente impatto sul global warming – complessa problematica verso cui è rivolto, a livello mondiale,

nazionale e locale, il crescente interesse di scienziati, docenti universitari, esperti della cooperazione allo

sviluppo, associazioni ed enti locali –, questa ricerca si propone di analizzare la “cultura dell‟acqua”

attingendo ad un rappresentativo campione di 114 motti popolari e proverbiali. Il materiale idiomatico e

paremiologico, da un lato, fornisce, infatti, uno stimolo alla riflessione sulla gestione idrica, in un periodo in

cui la domanda aumenta in modo esponenziale (a causa dell‟incremento demografico e delle esigenze

agricolo-industriali) e l‟offerta tende a ridursi; dall‟altro, evidenzia, in un‟area particolarmente siccitosa

come il Basso Salento, forme ancora attuali ed ecosostenibili di approvvigionamento, elaborate nel corso dei

secoli dal mondo contadino e trasmesse oralmente, attraverso gli antichi “saperi”.

Lo studio si colloca, pertanto, nel contesto del nuovo orientamento epistemologico della geografia,

dove le singole realtà territoriali (originate dalla storia dei luoghi) correlate alle componenti paesaggistiche,

contribuiscono – in sintonia con le teorie della soft economy – a vivacizzare il dinamismo socio-economico

locale, al fine di realizzare un marketing del territorio e costituire un ulteriore mezzo di contrasto nei

confronti dell‟appiattimento della gobalizzazione.

La decodificazione del vasto patrimonio di conoscenze popolari coinvolge, infatti, un ampio ventaglio

disciplinare – dall‟archeologia, geografia, sociologia e architettura, al diritto, agronomia, geologia, storia

delle religioni, antropologia, ecc. –, in quanto caratterizza e influenza, in maniera originale, usanze e

tradizioni su cui si fondano le identità di ogni popolo e la costruzione del territorio, come emerge

dall‟allegato corredo iconografico, realizzato personalmente in varie parti del mondo, spesso in condizioni

estreme: da mezzi in movimento (quali barca, elicottero, gru e autobus) e da punti di vista non sempre idonei

a rappresentare l‟oggetto osservato.

L‟articolata documentazione fotografica da una parte e gli elevati costi di pubblicazione dall‟altra,

hanno imposto una laboriosa selezione incentrata su scelte a volte a scapito della qualità, ma rivolte a

evidenziare meglio come l‟acqua abbia influito sulla costruzione dei paesaggi e sulle attività produttive. Tale

selezione dà la possibilità di “vedere” e di operare confronti e collegamenti con paesi lontani, riprendendo

sia aree incontaminate, sia intensamente umanizzate e dotate di infrastrutture destinate al soddisfacimento

delle esigenze non solo agricole, artigianali, industriali, igienico-sanitarie e domestiche, ma altresì

scientifiche, estetiche e turistico-ricreative, articolate su tre realtà spaziali diverse: mondiale (dall‟Europa

all‟Africa e dall‟Asia alle Americhe), italiana (dal Nord, al Centro e al Mezzogiorno) e locale (in particolare

salentina), come emerge dalle foto allegate.

Le peculiarità socio-economiche e culturali delle comunità insediate nella sezione meridionale della

Puglia, emergono inconfondibili in questa ricerca con l‟indagine diretta e l‟osservazione dei fenomeni

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naturali – principali metodi della Geografia – attraverso un percorso che si apre con una riflessione sulle

problematiche relative all‟idropolitica mondiale (Cap. 1), continua con la presentazione dell‟ambiente

naturale salentino e delle relative subaree linguistiche (Cap. 2), nonché, attingendo ai Censimenti

dell‟Agricoltura, con la disamina del ruolo svolto, tra il 1982 e il 2000, dallo spazio agricolo nella provincia

di Lecce e soprattutto dalle risorse idriche nella costruzione del paesaggio rurale (Cap. 3) e si conclude con

l‟analisi della “cultura dell‟acqua”, scaturita dagli antichi “saperi” (Cap. 4).

Massime e sentenze sono adoperate, in ogni tempo e Paese, da re, poeti, filosofi, eruditi e scrittori, per

trasmettere la saggezza acquisita, consigliare prudenza e infondere fiducia alle nuove generazioni, ma quelle

legate in particolare alla tematica trattata, agli occhi del geografo si trasformano in micro rappresentazioni di

un passato proiettato nel presente e utilizzato nella progettazione del futuro, grazie ai valori simbolici

intrinseci e alla forza evocatrice espressa dalle parole, una forza che, attraverso evidenti finalità

precettistico-pedagogiche e morali, interagisce con le azioni umane ed i condizionamenti ambientali.

Detti popolari (inseriti in un enunciato strutturato) e proverbi (dotati di un significato complesso e

usati per il particolare valore letterale e metaforico) convivono fra loro da secoli grazie al polisemantico

messaggio veicolato, in grado di adattarsi facilmente ad un‟ampia gamma di situazioni.

Nella vita quotidiana, svolgono la funzione, infatti, ora di insegnamenti e avvertimenti, ora di

strumenti di persuasione o semplici suggerimenti rivolti ad orientare il comportamento dell‟uomo (senza

privarlo però della propria autonomia decisionale), ora di testimonianza di millenarie esperienze, racchiuse

in sintetici e incisivi enunciati, tramandati dapprima oralmente e in seguito trascritti e inseriti in raccolte (tra

le più antiche ricordiamo “Il libro dei Proverbi” dell‟Antico Testamento).

L‟arguzia e sapienza dei popoli, tradotte in formule creative ed originali, purtroppo, entrano in crisi

nella società industriale, che condanna, con la diffusione dei mass-media, la produzione paremiologico-

idiomatica ad un inarrestabile declino (soprattutto nella seconda metà del secolo scorso), in quanto motti e

locuzioni proverbiali ormai da decenni non incontrano più il favore dei giovani, attratti da altre espressioni

lessicali (slogan pubblicitari, luoghi comuni, tormentoni televisivi, ecc.), anche se la recente pubblicazione

di alcuni dizionari evidenzia sia la riscoperta e valorizzazione della cultura contadina, sia la sua eccezionale

carica di vitalità, originalità e attualità.

Il campione scelto, dotato di valenze di natura geografica, è suddiviso in diverse micro tipologie

tematiche, che vanno dalle peculiarità ambientali (morfologiche e vegetazionali) alle previsioni

meteorologiche e distribuzione delle precipitazioni, dal calendario agrario e religioso alle tradizioni, dalle

pratiche agricole alla medicina popolare, arti e mestieri tipici del mondo rurale, ecc.

In particolare, emergono le conseguenze sia legate al clima, al riassetto idrogeologico e alla sconfitta

del paludismo (responsabile della proliferazione del terribile flagello della malaria, diffusa nel Salento fino

agli inizi della seconda metà del „900), sia prodotte dagli elementi naturali sugli insediamenti e attività

economiche, oltre naturalmente alla millenaria lotta per l‟acqua e contro l‟acqua, combattuta dai salentini

ora per sopravvivere, ora per proteggersi dalla sua devastante forza. Nel corso dei secoli, le comunità locali

hanno, infatti, efficacemente contrastato l‟aridità e il dissesto territoriale con un‟oculata e parsimoniosa

gestione delle magre risorse disponibili, una gestione incentrata non solo sulla raccolta, depurazione e riciclo

dei reflui, ma anche su interventi in larga parte ecosostenibili, basati sulla “cattura” delle piogge in cisterne

(ampiamente diversificate dal punto di vista tipologico, a seconda della natura dei terreni in cui ricadono),

realizzazione di innumerevoli pozzi (dapprima in falda freatica e in seguito in quella profonda onde elevare

l‟offerta idrica) e utilizzo delle fontanine pubbliche (insediate dall‟Acquedotto Pugliese), nei pressi delle

quali spesso si formavano estenuanti code, soprattutto nella lunga e secca stagione estiva.

Motti e detti popolari evidenziano, infine, i pericoli, spesso di natura antropica – tra cui l‟uso

indiscriminato e abusivo dell‟acqua, l‟inquinamento delle falde, malgoverno del territorio, carenze

legislative, difficoltà di elaborare un approccio gestionale integrato, ecc. –, che attualmente minacciano

questo bene primario, sempre più raro e costoso, a causa anche del cambiamento climatico in atto e

dell‟inesorabile avanzata della desertificazione nel Mezzogiorno d‟Italia e nel Salento leccese in particolare.

Il libro potrebbe costituire un utile strumento di consultazione e riflessione sulle problematiche

idriche e può essere acquistato rivolgendosi all’Associazione culturale G.ECO.S:

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L’escursione in battello lungo il fiume Li, fortemente inquinato dall’intenso flusso turistico, consente di ammirare, a Guilin (località della Cina centro-occidentale, dove si pratica la pesca con l’ausilio di cormorani), un paesaggio carsico d’incomparabile bellezza.

Un’importante meta del turismo internazionale è rappresentato da Peterhof (ricadente nella Russia nord-occidentale, a circa 20 km da San Pietroburgo),

residenza edificata nel 1705 da Pietro il Grande sulle rive del Golfo di Finlandia e famosa sia per la sua reggia, i numerosi palazzi, viali alberati,

giardini e sculture, sia soprattutto per le fontane (quella riprodotta nella foto è raggiungibile anche dal Mar Baltico, visibile sullo sfondo).

Paesaggi modellati dal dilavamento meteorico e condizionati dalla presenza di acque freatiche, che, trasportate nei solchi scavati nel terreno o nei canali di cemento, permettono, nell’oasi di Chebika (sezione centro-occidentale della Tunisia, al confine con l’Algeria), la coltivazione di palme da dattero, altre arboree, erbacee e piante officinali (in particolare l’henné).

Nella regione del Mpumalanga, a nord-est della Repubblica del Sudafrica, ricadono le spettacolari gole del Blyde River Canyon (terzo per estensione al

mondo con i suoi 26 km), una delle principali attrazioni turistiche del Paese sia per la presenza di incisioni profonde e cavità circolari modellate dal fiume

che per l’opportunità di praticare il rafting.

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La ruota panoramica più grande del mondo (alta 135 m contiene 32 navicelle), con finalità prettamente ludiche, è ubicata sulla riva settentrionale del Tamigi, a Londra, nella parte antistante al Palazzo di Westminster e consente di dominare l’intera città.

Le acque del fiume Vienna (da cui deriva il nome della capitale austriaca) consentono non solo d’irrigare una delle serre più grandi e antiche d’Europa

(la Palmenhaus ubicata all’interno del Parco di Shonbrunn), ma anche di alimentare uno specchio d’acqua nel quale si riflette il palazzo barocco di

rappresentanza degli Asburgo, collocato sul Belvedere Superiore, da cui si può ammirare la città fino al Bosco Viennese.

Lungo un tratto del Po, nei pressi del Parco del Valentino, un gruppo di ricercatori del Politecnico di Torino (Dip.to Territorio, Ambiente e Geotecnologia) è impegnato in una campagna di indagini geofisiche, mirate alla valutazione della conduttività dei sedimenti accumulati sul letto del fiume.

Sistema di pesca “a bilancia” – costituita da una rete pensile, sostenuta da una crociera, collegata a un palo, calata sul fondo e manovrata da terra –

insediato a circa 500 m dalla foce dell’Arno a Marina di Pisa (PI). Il recupero, con il retino, del pesce catturato consente agli operatori l’integrazione del

reddito.

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La Piscina Mirabile (di epoca romana) di Napoli, denominata “cattedrale” per le sue dimensioni (è lunga 70 m, larga 25,50 e alta 15), costituisce il più grande deposito idrico dell’antichità, Destinata all’approvvigionamento della flotta romana

stanziata a Capo Miseno (importante base navale), presenta le pareti impermeabilizzate in spesso cocciopesto, la volta a botte sostenuta da 48 enormi pilastri quadrangolari disposti su quattro file e, al centro, una vasca di decantazione e di

scarico per la pulizia e lo svuotamento periodici.

L’invaso di Occhito, sul fiume Fortore, ricade in agro di Carlantino (FG) ed è stato realizzato dal Consorzio di Bonifica per la Capitanata. Alimentato da fluenze foggiane, beneventane e molisane, ha consentito la trasformazione fondiaria e

l’incremento della produzione di estese aree a nord del territorio pugliese, di cui soddisfa le esigenze irrigue, zootecniche, potabili, civili e industriali.

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Presa di pompaggio dell’acquedotto rurale che, pescando nel Lago Fontanelle (o Alimini Piccolo) – formato da polle sorgive e di accumulo e circondato lungo le sponde da vegetazione palustre e da terreni investiti ad ortive ed arboree –,

preleva le risorse idriche destinate all’irrigazione del comprensorio di Otranto (LE).

Fontana situata alla periferia di Pescolanciano (IS) – lungo il tratturo (oggi tutelato come bene archeologico) “Castel di Sangro-Lucera” (ricadente rispettivamente nelle province di AQ e FG) –, dove i pastori sostavano per abbeverare le greggi durante la transumanza. Fino agli anni Sessanta ha consentito alla popolazione locale di dissetarsi e alle donne di lavare i panni, grazie alla realizzazione di un muretto che separava le diverse funzioni.

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La neviera (testimonianza di inverni più rigidi degli attuali) e, sullo sfondo, il grande serbatoio di accumulo realizzato per usi potabili, negli anni Trenta del secolo scorso, dall’Acquedotto Pugliese a servizio di tutto il Basso Salento, testimoniano lo stridente contrasto tra vecchio e nuovo (Corigliano d’Otranto - LE).

Gli apporti idrici delle cisterne – molto diffuse nel territorio della provincia di Lecce – ancora oggi sono utilizzati sia nelle masserie, dimore rustiche

sparse nelle campagne e caseggiati adibiti a “seconde case” lungo la costa, sia negli appezzamenti di terreno (Gagliano del Capo - LE).

Il Fonte Pliniano di Manduria (TA) – ubicato all’interno di una grande caverna dotata di un lucernaio naturale –, descritto da Plinio il Vecchio per le proprietà terapeutiche delle sue acque (affioranti al piano calpestio), ha soddisfatto i bisogni idrici della popolazione locale fino agli anni Sessanta del secolo scorso.

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Cisterna adibita alla raccolta di acqua piovana, proveniente dal tetto della seicentesca Chiesa di Santa Maria della Pietà (o Madonna dei Greci), nel centro abitato di Veglie (LE). Il piccolo edificio sacro, affrescato internamente, apparteneva a Masseria Panareo (di cui restano labili tracce).

Il ninfeo, luogo di ristoro e di piacevole evasione in cui trovare sollievo nelle

torride giornate estive, è legato alla presenza di acque sorgive. Di epoca rinascimentale e dalla struttura ipogea, quello ubicato a Lecce, nella villa di Fulgenzio della Monica (oggi proprietà dei Frati Minori), presenta al centro

una vasca circolare, pareti e soffitto adornati con formelle di ceramica policroma ed eleganti motivi geometrici realizzati con conchiglie di varie

dimensioni, nicchie e mascheroni dai quali sgorgava l’acqua.

Chiusa che regola la portata dell’acqua (agro di Otranto - LE) – proveniente dall’Alimini Piccolo o Fontanelle e destinata agli usi irrigui – e condutture in cemento, realizzate dalla Riforma Fondiaria per distribuire il prezioso liquido nelle campagne.

Nei sotterranei della chiesa S. Maria di Leuca del Belvedere (ricadente a Barbarano, frazione di Morciano di Leuca - LE) – dotati di panche ricavate

nella roccia, in quanto luogo di sosta e ristoro dei pellegrini diretti al Santuario della Beata Vergine Miracolosa “de finibus Terrae” – sono presenti

anche tre pozzi (di cui due nella foto) in falda freatica, usati per emungere l’acqua e dissetarsi.

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In agro di Presicce (LE) sulla Serra di Pozzo Mauro, a132 m s.l.m., alcune

cisterne – alimentate dalle piogge convogliate da una condotta scavata

nella roccia e protetta da lastre in pietra – consentono, ancora oggi, d’irrigare

l’orto, ricavato da un terrazzamento sorretto da muri a secco.

Una galleria drenante, scavata nella collina (costituita prevalentemente da sabbie argillose) in agro di Ferrandina (MT), consente la captazione dell’acqua – convogliata in grandi vasche di accumulo a cielo aperto – destinata all’irrigazione di soccorso nel periodo estivo (giugno-settembre).

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