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1 L’ACQUA: PROBLEMA MONDIALE, AMBIENTALE E SANITARIO A cura di Natascia PICCOLI A.A. 2009-2010 Introduzione. Ci dev’essere una qualche sostanza, una o più di una, da cui le altre cose vengono all’esistenza, mentre essa permane. Ma riguardo al numero e alla forma di tale principio non dicono tutti lo stesso: Talete, il fondatore di tale forma di filosofia, dice che è l’acqua (e perciò sosteneva che anche la terra è sull’acqua): egli ha tratto forse tale supposizione vedendo che il nutrimento di tutte le cose è l’umido, che il caldo stesso deriva da questa e di questa vive (e ciò da cui le cose derivano è il loro principio): di qui dunque egli ha tratto forse tale supposizione e dal fatto che i semi di tutte le cose hanno natura umida – e l’acqua è il principio naturale delle cose umide. “ (Aristotele) La parola “acqua” deriva dal latino aqua, parola indoeuropea occidentale,; stessa origine si ritrova nel gotico ahva e nel tedesco Aue, prateria umida. L’acqua è una molecola formata da un atomo di ossigeno e due di idrogeno. In condizioni di temperatura e pressione standard si presenta come un sistema bifase formato da un liquido incolore e insapore e da un gas incolore (detto vapore acqueo). L’acqua può esistere anche allo stato solido nel caso in cui la temperatura sia uguale o inferiore a quella di congelamento. L’acqua, in natura, è tra i principali costituenti degli ecosistemi ed è alla base di tutte le forme di vita conosciute; ad essa è dovuta anche la stessa origine della vita sul nostro pianeta ed è inoltre indispensabile anche nell’uso civile, agricolo e industriale. L’uomo ne ha riconosciuto, fin dai tempi antichissimi, la sua importanza identificandola come uno dei principali elementi costitutivi dell’universo, attribuendole un profondo valore simbolico, riscontrabile nelle principali religioni. L’acqua: un problema mondiale. L’acqua copre circa i due terzi della superficie terrestre, ma la maggior parte di essa è troppo salata per essere utilizzata dall’uomo, per fini alimentari o agricoli. Solo il 2,5% di acqua, in tutto il mondo, non è salata ed i due terzi di essa si trovano ai Poli e nei ghiacciai e sono quindi inutilizzabili. Ad oggi, gli esseri umani hanno complessivamente a loro disposizione lo 0.008% di tutta l’acqua della Terra: si tratta di un quantitativo irrisorio, distribuito in modo ineguale sulla superficie terrestre. La maggior parte di essa, infatti, è concentrata in alcuni bacini in Siberia, nelle regioni dei grandi laghi in Nord America, nei

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L’ACQUA: PROBLEMA MONDIALE, AMBIENTALE E SANITARIO

A cura di Natascia PICCOLI

A.A. 2009-2010

Introduzione.

“Ci dev’essere una qualche sostanza, una o più di una, da cui le altre cose

vengono all’esistenza, mentre essa permane. Ma riguardo al numero e alla

forma di tale principio non dicono tutti lo stesso: Talete, il fondatore di tale

forma di filosofia, dice che è l’acqua (e perciò sosteneva che anche la terra è

sull’acqua): egli ha tratto forse tale supposizione vedendo che il nutrimento di

tutte le cose è l’umido, che il caldo stesso deriva da questa e di questa vive (e ciò

da cui le cose derivano è il loro principio): di qui dunque egli ha tratto forse tale

supposizione e dal fatto che i semi di tutte le cose hanno natura umida – e

l’acqua è il principio naturale delle cose umide. “

(Aristotele)

La parola “acqua” deriva dal latino aqua, parola indoeuropea occidentale,;

stessa origine si ritrova nel gotico ahva e nel tedesco Aue, prateria umida.

L’acqua è una molecola formata da un atomo di ossigeno e due di

idrogeno. In condizioni di temperatura e pressione standard si presenta come un

sistema bifase formato da un liquido incolore e insapore e da un gas incolore

(detto vapore acqueo). L’acqua può esistere anche allo stato solido nel caso in

cui la temperatura sia uguale o inferiore a quella di congelamento.

L’acqua, in natura, è tra i principali costituenti degli ecosistemi ed è alla

base di tutte le forme di vita conosciute; ad essa è dovuta anche la stessa origine

della vita sul nostro pianeta ed è inoltre indispensabile anche nell’uso civile,

agricolo e industriale. L’uomo ne ha riconosciuto, fin dai tempi antichissimi, la

sua importanza identificandola come uno dei principali elementi costitutivi

dell’universo, attribuendole un profondo valore simbolico, riscontrabile nelle

principali religioni.

L’acqua: un problema mondiale.

L’acqua copre circa i due terzi della superficie terrestre, ma la maggior

parte di essa è troppo salata per essere utilizzata dall’uomo, per fini alimentari o

agricoli. Solo il 2,5% di acqua, in tutto il mondo, non è salata ed i due terzi di

essa si trovano ai Poli e nei ghiacciai e sono quindi inutilizzabili. Ad oggi, gli

esseri umani hanno complessivamente a loro disposizione lo 0.008% di tutta

l’acqua della Terra: si tratta di un quantitativo irrisorio, distribuito in modo

ineguale sulla superficie terrestre. La maggior parte di essa, infatti, è concentrata

in alcuni bacini in Siberia, nelle regioni dei grandi laghi in Nord America, nei

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laghi Tanganika, Vittoria, e Malawi in Africa, mentre il 27% è costituita da

cinque grandi sistemi fluviali: il Rio delle Amazzoni, il Gange con il

Brahmaputra, il Congo, lo Yangtze e l’Orinoco.

Il 70% dell’acqua di cui disponiamo viene utilizzata in agricoltura, ma il

Consiglio Mondiale dell’acqua sostiene che dal 2020 sarà necessario avere

almeno il 17% in più di acqua attualmente disponibile per sfamare il mondo.

Al momento, 968 milioni di persone sono prive di accesso a fonti di acqua pulita

ed è stato constatato che tale quota è in aumento.

A causa della mancanza di acqua potabile ed adeguati servizi igienico sanitari

muoiono circa otto milioni di persone e secondo le stime dell’Onu già dal 2010

in poi fino a 33 miliardi di persone potrebbero rimanere senz’acqua. Sempre

secondo tali stime, 3900 bambini muoiono ogni giorno per mancanza di acqua.

La zona più esposta rimane l’Africa: fino a 250 milioni di persone coinvolte e

seri rischi per l’area sub sahariana. Poi il Medio Oriente dove sono presenti

meno dell’1% delle risorse idriche a livello mondiale, mentre il 5% dei Paesi

arabi, la regione più arida al mondo, già sono al limite delle risorse idriche.

L’Europa è in condizioni migliori, ma secondo i dati diffusi da Bruxelles, tra il

1976 ed il 2006 almeno l’11% degli europei ha sofferto di carenze d’acqua, con

un danno per l’economia di almeno 100 miliardi di euro. E’ chiaro quindi, che la

principale fonte di vita dell’umanità si sta trasformando in una risorsa strategica

vitale. Infatti, il valore crescente dell’acqua, le preoccupazioni concernenti la

qualità e la quantità di approvvigionamenti, oltre che le possibilità di accesso,

stanno avvicinando l’acqua al petrolio in quanto risorsa strategica. La sua rarità

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ed il suo valore crescente porteranno sempre più a delle politiche dell’acqua e a

conflitti internazionali che potranno attribuire a quest’ultima un’importanza di

primo piano.

Ismail Serageldin, vicepresidente della Banca Mondiale, nel 1995 affermò:

“Se le guerre del XX secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del XXI

secolo avranno come oggetto del contendere l’acqua”

Infatti, ad oggi, molti popoli sono stati e sono coinvolti, in una lunga successione

di conflitti, armati e politici, per l’accesso all’acqua. Le aree più a rischio sono

l’Africa (con Egitto, Sudan ed Etiopia in competizione per il Nilo; Senegal e

Mauritania per il fiume Senegal) e l’Asia (con India, Bangladesch e Nepal che si

dividono le acque del Gange; Iran e Afghanistan per quelle dell’Helmond).

Particolarmente difficile è anche la gestione del fiume Giordano, il cui bacino

comprende Libano, Siria, Israele e Giordania. La Siria è coinvolta insieme alla

Turchia e l’Iraq, anche nel conflitto per l’Eufrate e il Tigri. In questo caso, il

conflitto è nato dalle decisioni di costruire dighe o canali di deviazione

soprattutto per sostenere l’agricoltura. Un altro esempio è il fiume indocinese

Mekong, che nasce in Tibet e scorre in Cina, Birmania, Laos, Thailandia,

Cambogia e Vietnam. In questo caso, il rapporto di collaborazione tra gli stati

può venire meno a causa dei progetti di dighe messi a punto soprattutto dalla

Cina. Nel continente americano, rimane la disputa tra Stati Uniti e Messico per il

Colorado. Una contesa che si è riaccesa negli ultimi anni, quando il Messico si è

trovato con molta meno acqua nel tratto di fiume entro i suoi confini a causa

delle grandi dighe o dei canali di deviazione che gli Stati Uniti hanno costruito a

monte, con gravi danni all’ecosistema, all’economia e all’agricoltura del

Messico.

Concludendo, la situazione globale appare dunque segnata da numerosi focolai

di tensione che, con l’aggravarsi dei problemi connessi al riscaldamento globale,

potrebbero esplodere nei prossimi anni.

A preoccupare, però, non sono solo i conflitti militari esistenti o che potrebbero

esplodere, ma anche l’importante questione politica che riguarda l’acqua. A tal

proposito, quindi, non si può non citare il crescente fenomeno della

privatizzazione dell’acqua, sostenuta dalla Banca Mondiale per limitare i futuri

conflitti che insorgeranno in seguito allo scarseggiare dell’acqua.

La privatizzazione delle risorse idriche comunali può essere una cosa

terribile ed i suoi effetti sono ben documentati. Ad esempio, basti pensare ai

violenti scontri di piazza insorti in Bolivia nel 2000 dopo la privatizzazione della

rete idrica alla città di Cochabamba e che comunque, hanno portato a rendere di

nuovo un servizio il servizio idrico nazionale.

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La privatizzazione dei servizi idrici blocca la possibilità di trasferimento di

denaro pubblico agli operatori del settore, a danno del contribuente, ma anche di

una moderazione del prezzo dell’acqua alle utenze finali. In presenza di una

gestione privatistica, infatti, vige una disciplina anti trust, che sanziona “aiuti di

stato” a imprese private, così come interventi tesi al contenimento dei prezzi.

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Una questione affidata in concessione crea un monopolio legale

pluriennale, nel quale il soggetto privato ha meno vincoli di qualità e livello di

servizi per i cittadini, rispetto ad un intervento pubblico diretto. In altre parole, se

l’azienda è privata, lo stato non può ripianare le perdite e non può calmierare i

prezzi dell’acqua.

Di conseguenza, in tutto il mondo, sia in Paesi ricchi che poveri, è in atto una

lotta fondamentale tra le società civile e le compagnie private (come Vivendi,

Suez e Saur, Rwe e Thomas Water) contro la privatizzazione delle risorse idriche

e per rivendicare il diritto dell’acqua, come uno dei fondamentali diritti umani.

Come conclusione di questo tema, si può citare la frase di Oscar Olivera (il

calzolaio boliviano, che ha innescato la battaglia del 2000):

“L’acqua viene privatizzata e commercializzata per profitto e non per

raggiungere la gente che ne ha bisogno, ma al contrario servirà solamente per

arricchire una manciata di multinazionali dell’acqua”.

L’acqua: un problema ambientale.

L’acqua è la dimostrazione visibile del clima e dei suoi cambiamenti.

Oggi, sul nostro pianeta si registrano temperature molto più alte e questo ha già

iniziato a modificare il clima, come dimostrano tutte le maggiori ricerche

scientifiche.

L’innalzamento della temperatura superficiale del Pianeta, con particolare

riferimento all’atmosfera terrestre e alle acque degli oceani viene definita

Riscaldamento Globale. Parte di questo aumento di temperatura è dovuto a causa

naturali come l’irraggiamento e l’effetto serra, ma gran parte è dovuto alle

attività umane, come l’utilizzo di combustibili fossili, l’allevamento e

l’agricoltura intensiva.

Secondo le previsioni dell’Intergovernmental Panel on Climate Change ( IPCC),

nel 2005 la temperatura è aumentata di 0.7/0.18°C e potrebbe aumentare

ulteriormente tra 1.4 e 5.8°C nei prossimi decenni.

Sembra un cambiamento piccolo, ma i potenziali rischi ambientali, sociali ed

economici, che vi sono connessi sono enormi:

L’innalzamento dei mari porterebbe ad un’ulteriore diminuzione delle

scorte di acqua dolce; infatti, già oggi, nei paesi poveri, milioni di persone

vivono con meno di 18 litri di acqua al giorno e circa il 46% della

popolazione mondiale abita in case senz’acqua corrente;

Rallentamento della corrente nord atlantica;

Diminuzione del pH degli oceani;

Estinzione di specie vegetali ed animali;

Modifiche nella distribuzione e nella qualità delle piogge. Infatti,

l’alterazione del regime delle precipitazioni provoca allagamenti in alcune

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regioni e aridità in altre. Gli effetti sono evidenti su tutte le coste, dalla

Luisiana alle Filippine, devastate da super tempeste provocate dal

surriscaldamento globale dell’aria, così come le devastanti piogge

monsoniche che hanno colpito l’India nell’agosto 2010. Nelle zone aride

la stessa situazione incrementa l’evaporazione e la siccità come dimostra il

bacino Murray Darling in Australia; vaste aree della Terra, soprattutto

quelle tropicali e subtropicali potranno essere devastate dalla siccità e

desertificazione, che aggraveranno ulteriormente lo sviluppo economico

locale.

Di conseguenza, il cambiamento climatico non sarà omogeneo nelle varie regioni

del mondo: alterazioni climatiche con frequenti periodi di siccità si

moltiplicheranno e vaste aree intensamente coltivate potrebbero diventare zone

aride non adatte all’agricoltura; infatti, si stima che entro quindici anni, 1.8

milioni di persone vivranno in aree con gravi problemi di siccità.

Un’altra conseguenza dell’aumento delle temperature è lo scioglimento dei

ghiacciai e l’innalzamento del livello del mare. Il glaciologo Yao Tandong dice:

“Un restringimento dei ghiacciai su ampia scala è inevitabile e condurrà alla

catastrofe ecologica”.

Infatti, gli ultimi rilevamenti eseguiti dimostrano che lo scioglimento dei

ghiacciai della Groelandia sta accelerando ad una velocità enorme, ma a

preoccupare non è solo questo ghiacciaio. Ad esempio, il 95% dei 680 ghiacciai

dell’Altopiano del Tibet sta perdendo più ghiaccio di quanto ne accumuli, con le

perdite maggiori localizzate ai margini meridionali e orientali, così come sta

perdendo notevole massa il ghiacciaio dell’Himalaya. Lonnie Thompson, un

glaciologo della Ohio State University, ha detto che ci sono prove evidenti di una

significativa fusione dei ghiacciai della zona intorno al Kilimanjaro. Lo

scioglimento dei ghiacciai, quindi, mette a rischio vaste fette di popolazione che

dipendono dalle acque del disgelo e potrebbe costituire una minaccia per la

sopravvivenza di diverse specie animali e per alcuni ambienti, già oggi

fortemente minacciati.

La fusione dei ghiacciai polari provocherà un ulteriore innalzamento del

livello dei mari, che già nel XX secolo è stato valutato di 1mm all’anno. Gli

effetti di questi fenomeni non sono del tutto prevedibili, ma si pensa ad

un’importante erosione delle coste, che con il tempo andrà a coincidere con una

profonda trasformazione delle zone di confine tra terra e mare. Ad esempio, una

conseguenza già verificatasi in seguito alla scioglimento dei ghiacciai artici è

stata l’apertura del passaggio a nord-ovest tra la Russia ed in Nord- America, che

è divenuto navigabile nel 2007. Concludendo, si può affermare che, secondo le

previsioni una quantità compresa fra un terzo e la metà dell’attuale massa

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glaciale potrebbe scomparire nei prossimi cento anni. La riduzione

dell’estensione dei ghiacciai e dello spessore della copertura nevosa influirebbe

anche sulla distribuzione stagionale dei flussi idrici e quindi sulla disponibilità di

acqua per gli usi civili ed industriali, per la produzione idroelettrica e per

l’agricoltura.

Poiché i cambiamenti climatici produrranno una accelerazione ed una

intensificazione del ciclo globale dell’acqua, le conseguenze sulle risorse idriche

regionali potrebbero essere assai rilevanti.

Variazioni della quantità totale, frequenza ed intensità delle precipitazioni

influiranno direttamente sull’entità e sui tempi di deflusso delle acque pluviali,

nonché sui fenomeni di siccità e sulle alluvioni. Paradossalmente ci sarebbe

maggior quantità d’acqua nelle zone dove attualmente le risorse idriche sono già

abbondanti e minor quantità d’acqua dove attualmente la carenza di risorse

idriche è già un grave problema.

Inoltre, anche se prevedere le conseguenze sanitarie dei cambiamenti

climatici è molto difficile, molti studiosi concordano che i cambiamenti climatici

potrebbero produrre effetti indiretti sulla salute umana.

In particolare, è prevedibile un aumento della diffusione di malattie infettive

trasmesse direttamente da microrganismi, insetti o altri ospiti intermedi (malaria,

tenia, febbre gialla, alcuni encefaliti virali, ecc.), a causa di una maggiore

distribuzione geografica e di migliori condizioni di sopravvivenza per questi

organismi.

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Secondo alcune valutazioni, la malaria si diffonderebbe anche nelle zone

temperate delle medie latitudini con una incidenza maggiore del 10-15% per

anno (circa 50-80 milioni di casi in più ogni anno).

Temperature elevate ed una maggiore frequenza di precipitazioni alluvionali

potrebbero favorire anche la maggior diffusione di malattie infettive trasmesse

per contagio come la salmonellosi, il colera ed altre.

L’acqua: un problema sanitario.

A preoccupare, però, non è solo la scarsità di acqua, ma anche la sua

cattiva qualità. Infatti, secondo le stime dell’OMS più di 200 milioni di bambini

muoiono a seguito del consumo di acqua insalubre e per le cattive condizioni

sanitarie che ne derivano. Si stima complessivamente che l’80% delle malattie

nei paesi del sud del mondo sia dovuta alla cattiva qualità dell’acqua. Le

situazioni più gravi si registrano in Africa sub sahariana e Asia. L’assenza si

forniture di servizi igienico-sanitari riguarda soprattutto le aree rurali.

Sono fondamentalmente cinque le malattie di origine idrica:

Malattie trasmesse dall’acqua.

Tra queste vi è il tifo malattia infettiva, febbrile, causato dal batterio

Salmonella typhi e che si trasmette per via oro-fecale. Si contrae facilmente

nei paesi dove vi è poca igiene o l’acqua da bere non è sicura. In alcune aree

del mondo il batterio sta diventando resistente agli antibiotici.

Il colera è una malattia infettiva causata dal batterio Vibrio cholerae.

Provoca diarrea profusa, acquosa, vomito e crampi alle gambe. Si ha

disidratazione e shock, che possono condurre a morte se non preso in

tempo. L’infezione è comune nel continente indiano e in Africa sub

sahariana, mentre è rara nei paesi industrializzati. Nuovi focolai endemici si

manifestano in caso di scarsi e

contaminati rifornimenti di acqua e scarsa igiene.

La gastroenterite è un’infezione provocata da diversi virus, che

danneggiano le cellule delle pareti dell’intestino tenue causando diarrea e

vomito. A causa del consumo di acqua o cibo contaminato, si manifesta la

gastroenterite da Calicivirus, che può provocare anche dolori muscolari.

L’epatite A provocata da agenti virali che causano stanchezza, nausea,

vomito, diarrea, dolori muscolari e addominali, colorazione scura dell’urine,

febbre leggera e ittero. Il virus si trasmette per via oro-fecale.

Oltre all’epatite A, le forti piogge, che contaminano le fonti di acqua

potabile possono favorire le epidemie di epatite E, come dimostra il

focolaio di infezione da HEV, avvenuto nel 2004 in un campo profughi del

Darfur, nel Sudan occidentale. L’infezione da HEV è endemica nel centro e

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nel Sud-est Asiatico, ma diverse epidemie si sono verificate in Medio

Oriente, in Africa, in America del sud e in Messico. Attualmente sono in

atto terribili epidemie in Sudan ed in Iraq, causate dalle carenti condizioni

igienico-sanitarie favorite anche dai conflitti bellici. La Cina rappresenta il

Paese con il maggior numero di epidemie da epatite E.

Infezioni della pelle e degli occhi.

Vi possono essere diversi esempi, tra cui i Tracoma, malattia degli occhi

dovuta all’infezione provocata da Chlamidya Trachomatis. I segni della

malattia sono le palpebre rivolte all’interno dell’occhio e alterata chiusura di

esse, cui conseguano cicatrici sulla cornea, fino alla sua opacizzazione

completa e quindi alla cecità. Dal punto di vista geografico è endemica nel

Nord Africa, nel Medio Oriente, in India e nel sud-est asiatico; in queste

aree l’infezione si trasmette da

persona a persona attraverso secrezioni oculari infette o indirettamente per

contatto con materiale infetto. Anche le mosche che si nutrono di secrezioni

oculari possono trasmettere la malattia. La lebbra, malattia infettiva cronica

causata da Mycobacterium leprae, endemica nelle regioni tropicali e sub

tropicali. Può essere di 3 diversi tipi: granulomatosa, tubercoloide o mista.

La congiuntivite batterica, causata da stafilococco, streptococco,

Haemophilys pseudomonas. Ci si può infettare entrando in contatto con

acque battericamente inquinate. Colpisce la membrana che ricopre la parte

interna delle palpebre e zone lacrimali. Le ulcere.

Parassitosi legate all’acqua

Sono dovute al contatto con acque stagnanti. Un classico esempio è la

schistosomiasi, ossia una parassitosi causata da vermi platelminti del

genere Schistosoma. È la seconda malattia tropicale di maggiore prevalenza

nel mondo. L’infezione si acquisisce attraverso il contattato con acque dolci

contaminate dalle feci del parassita o dalle urine degli individui parassitati;

nelle aree dove la patologia è endemica gli uomini sono più colpiti delle

donne a causa del loro maggiore ruolo nell’agricoltura. Ad essere patogene

sono le uova prodotte dai vermi adulti, che migrano attraverso il circolo

sanguigno e inducono una reazione infiammatoria di ipersensibilità

ritardata, provocando gravi danni nei tessuti dove si sono impiantate.

Malattie dovute ad insetti vettori come mosche e zanzare;

Tali malattie sono per lo più dovute allascarsa igiene e all’arretratezza delle

condizioni sanitarie.

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Malattie dovute alla mancanza di igiene: taeniases.

In particolare, nella regione europea dell’OMS, il più comune effetto sulla

salute della scarsa qualità di acqua è la malattia diarroica, che causa il 5.3%

di tutti i decessi tra i bambini di età compresa tra zero e quattordici anni.

L’acqua può essere contaminata da elementi presenti in natura (come

l’arsenico, il radon, il fluoruro, alcuni dei quali anche cancerogeni) o dalle

attività umane (che causano inquinamento da piombo, nitriti e pesticidi). Le

acque di balneazione contaminate possono causare malattie come il tifo e la

leptospirosi, così come infezioni secondarie. Inoltre, l’estensione e la

presenza di ambienti e zone umide causa una maggiore diffusione della

zanzara malarica e facilita la proliferazione e diffusione di virus e batteri. In

particolare, la malaria è una parassitosi provocata da protozoi appartenenti

al genere Plasmodium. È una malattia febbrile acuta che si manifesta con

segni di gravità diversi a seconda della specie infettante. Tale infezione è

responsabile ogni anno di 1 milione di vittime sotto i cinque anni e

coinvolgerà oltre 320 milioni di persone entro il 2080.

Nel 2004, la quarta conferenza ministeriale su ambiente e salute, adottò il piano

d’azione sull’ambiente e la salute dei bambini per l’Europa, che prevede quattro

obiettivi prioritari per ridurre il peso delle malattie di origine ambientale nei

bambini. Il primo obiettivo è quello di prevenire e ridurre significativamente la

morbilità e la mortalità derivati da disturbi gastrointestinali e altri problemi di

salute, garantendo che siano adottate misure adeguate per migliorare l’accesso

all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari per tutti i bambini.

Una qualità accettabile dell’acqua è fondamentale per garantire un ambiente sano

e la salute umana. È stata stimata in 20-40 litri la quantità minima di acqua, priva

di contaminanti nocivi ed agenti patogeni necessaria per ogni abitante del

Pianeta, per la finalità di acqua potabile e i servizi igienico-sanitari. Il fabbisogno

sale a 50 litri se vengono considerate le esigenze del bagno e della cucina.

In molti paesi, tuttavia, l’acqua potabile e quella per usi igienico-sanitari a

disposizione per ogni persona è nettamente inferiore a quella indicata. Nei paesi

in via di sviluppo, in rapida urbanizzazione, per esempio mancano gli impianti di

trattamento delle acque reflue e la conseguente contaminazione delle acque

diventa una delle principali cause di morte e malattie (con ripercussioni sulla

povertà e l’istruzione).

Altri gravi problemi per la salute pubblica nascono dall’urbanizzazione

crescente. La popolazione che vive nelle città (2.8 miliardi nel 2000) è destinata

ad aumentare fino a 3.8 miliardi nel 2015. Di conseguenza, città più grandi

richiedono quantità di acque sempre maggiori oltre ad essere esse stesse fonte di

inquinamento delle acque attraverso gli scarichi urbani. Per porre rimedio a

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questo situazione l’OMS ritiene necessario investire per la sanitarizzazione e la

potabilizzazione delle acque almeno 23 miliardi di dollari ogni anno, per 15 anni.

Le risorse stanziate al momento ammontano solo a 16 miliardi.

Un altro grave problema è quello delle errate misure per la potabilizzazione delle

acque. Ad esempio, in Bangladesh all’inizio degli anni 80 furono usate massicce

dosi di arsenico per potabilizzare l’acqua; di conseguenza, ora, l’OMS stima che

da 35 a 77 milioni di persone sono a rischio di cancro su una popolazione di 125

milioni.

Conclusioni.

La disponibilità di acqua e la possibilità di accedervi facilmente, sono

condizioni fondamentali per garantire non solo la salute di tanti bambini, ma

anche lo sviluppo di un’intera comunità. Finchè l’acqua non sarà un diritto

riconosciuto a tutti è difficile immaginare un miglioramento delle condizioni di

salute e di vita per milioni di famiglie. Inoltre, il diritto all’acqua è e sarà sempre

più vincolato alle questioni ambientali e climatiche. Se la comunità globale non

si impegna decisamente a risolvere il problema del cambiamento climatico, interi

territori diventeranno desertici e privi di acqua, mentre la maggiore frequenza ed

intensità di alluvioni e piogge torrenziali aumenterà l’incidenza di malattie, che

si trasmettono attraverso l’acqua e che spesso sono mortali per i bambini.

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Escludendola dalla trattazione, appare opportuno allegare la carta dei diritti

dell’acqua elaborata da Geol. Andrea Dignani, Arch. Carlo Brunelli – Sunesis

ambiente nel 2008.

L’acqua ha diritto ad esistere

L’acqua è elemento essenziale per ogni forma di vita sul pianeta terra. La

variazione della sua quantità nelle relative fasi in cui si presenta (liquida,

solida, gassosa) sta mettendo in crisi l’attuale equilibrio bioclimatico e la

stessa società umana. Occorre quindi limitare quelle attività che

contribuiscono a determinare uno squilibrio idroclimatico sia nel

microambiente (uso e gestione dei suoli agrari, gestione ambienti fluviali ed

umidi) che sul macroambiente (combustione materia fossile,

deforestazione,..).

L’acqua ha il diritto di compiere il suo ciclo naturale

L’acqua trasforma, modellandola secondo determinati principi fisici, la

morfologia del territorio. Nel suo processo dinamico l’acqua coinvolge gli

elementi con i quali entra in contatto e li coinvolge in un ciclo interconnesso

di mutue trasformazioni anche in relazione alle modificazioni della sfera

biologica.

Riconosciamo i mutui legami tra l’acqua, gli elementi fisici e biologici

come naturali fattori essenziali all’equilibrio dinamico del sistema ecologico

del quale anche l’uomo è parte integrante.

In base a tale principio:

La gestione dei corsi d’acqua dovrà ispirarsi ai principi della

riqualificazione fluviale come un insieme di azioni per attuare il più

alto grado di naturalità possibile attraverso le dinamiche idro-geo-

morfologiche e biochimiche proprie di ogni singolo fiume, mediate con

le esigenze sociali ed economiche di ogni singola comunità.

La manutenzione dei corsi d’acqua non può essere intesa come una

gratuita eliminazione di vegetazione ed asportazione di sedimenti, ma

deve tendere: o al ricostituire le capacità autodepurative del fiume,

attraverso la diversificazione geomorfologica dell’alveo e l’incremento

della fascia di vegetazione riparia, o a rallentare il flusso idrico per

incrementare i tempi di corrivazione, mitigare i picchi di piena a valle e

ricaricare la falda acquifera.

La gestione del rischio idraulico deve superare il concetto di portar via

l’acqua più velocemente possibile attraverso la geometrizzazione della

sezione d’alveo e la rettificazione delle curve, dei meandri, delle anse

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dell’asta fluviale, trasferendo in questo modo il rischio di volta in volta

sempre più a valle. Il corso d’acqua deve poter dissipare, in tempi

adeguati, l’eccesso di portata in aree diffuse e distribuite nelle zone

perifluviali, con un uso del suolo compatibile con la temporanea

sommersione.

La gestione del rischio deve fondarsi su alcuni basilari principi:

la massima tutela per la sicurezza delle persone che vivono in prossimità

dei corsi d’acqua;

la partecipazione e la condivisione delle comunità del medesimo bacino

idrografico alla gestione del rischio;

la programmazione degli interventi di mitigazione del rischio in una scala

territoriale adeguata anche attraverso operazioni di riorganizzazione del

territorio;

la partecipazione anche economica di tutti i soggetti che in qualche modo

possono beneficiare della mitigazione del rischio

l’assicurazione di forme di indennizzo ai soggetti che risultano penalizzati

dalla mitigazione del rischio.

A tutti gli esseri viventi va garantita la giusta quantità e qualità di acqua nel loro

habitat naturale

La biodiversità è sintomo dello stato di salute della vita nel pianeta. Essa dipende

dalla adeguata disponibilità di acqua nei diversi habitat naturali.

Esiste un minimo vitale di quantità e qualità idrica al di sotto del quale la vita di

ciascuna specie è compromessa. Spetta all’uomo comprendere tali limiti ed agire

responsabilmente.

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http://www.nyas.org/Publications/Ebriefings/Detail.aspx?cid=c641d5a3-3b84-

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http://xfalconara.blogspot.com/2008/12/carta-dei-diritti-dellacqua.html