Costruttivismo E Allestimento Di Ambienti Per Lapprendimento
Didattica laboratoriale - Istitito di Istruzione Superiore ... · Il costruttivismo, ovvero il...
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Oltre la Retta tra Sapere scientifico e Apprendimento Gruppo permanente inserito nel progetto LSS – Regione Toscana
A.S. 2014/15
Allegato n. 1 al Diario di Bordo
Didattica laboratoriale
Sommario Didattica laboratoriale ....................................................................................................................................... 2
Competenze, saperi e studenti ...................................................................................................................... 2
Relazioni tra contenuti disciplinari e competenze .................................................................................... 3
Competenza e “laboratorio” ......................................................................................................................... 5
Istanze che legano didattica laboratoriale e competenze ........................................................................ 5
Laboratorio e laboratorialità ......................................................................................................................... 7
Una proposta pedagogico-didattica centrata sullo studente .................................................................... 8
Alcuni vantaggi della didattica laboratoriale ............................................................................................. 9
Alcuni svantaggi della didattica laboratoriale ......................................................................................... 10
Esperimento, esperienza ed esercitazione. ................................................................................................. 12
Guidelines for Mathematics Laboratory in Schools ................................................................................ 16
Stili e strategie di apprendimento, stili di insegnamento ........................................................................... 16
Stili di apprendimento ............................................................................................................................. 17
Strategie di apprendimento. ................................................................................................................... 18
Stili di insegnamento ............................................................................................................................... 19
VARK: osservare gli stili di apprendimento. ............................................................................................ 19
Modello Felder-Silverman. ...................................................................................................................... 21
Riferimenti ....................................................................................................................................................... 21
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Didattica laboratoriale Nelle assunzioni teoriche soggiacenti alla metodologia laboratoriale si intrecciano varie suggestioni, tra
esse:
Il costruttivismo, ovvero il sapere come esito dinamico ed efficace di una “costruzione” da parte del
soggetto.
Le competenze come “messa in atto” dei saperi.
L’approccio cooperativo che porta a parlare di “socialità dell’apprendimento”.
Una didattica per processi centrata sullo studente, che tenga conto della pluralità delle intelligenze
e della complessità delle componenti cognitive e metacognitive. (Angelino, Cassano, & Cazzador)
Nelle pagine seguente riportiamo alcune considerazioni emerse nel lavoro del gruppo LSS.
Competenze, saperi e studenti
Secondo l’EFQ la competenza è: la capacità dimostrata di utilizzare le conoscenze, le abilità e le attitudini
personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e/o
personale; descritte in termini di responsabilità e autonomia. (Tropea, 2012)
La competenza […] è un processo e consiste nella mobilitazione delle risorse dell’individuo e non delle
risorse stesse. Le risorse individuali sono: sapere teorico e procedurale, saper scegliere, saper fare
procedurale, esperienziale e sociale e, infine, saper riflettere su quanto si è fatto. (Pera & Carpignano,
2008)
Se la competenza risiede nella messa in atto dei saperi, allora “le competenze senza conoscenze non
esistono, e […] le conoscenze non utilizzate in uno specifico compito di vita, di studio o di lavoro, non si
costituiscono neppure come tali” (Tropea, 2012)
“Fornire delle conoscenze è […] necessario ma non sufficiente per permettere di raggiungere […] traguardi
di competenza” (Pera & Carpignano, 2008)
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Relazioni tra contenuti disciplinari e competenze In Europa esistono tre tipologie fondamentali di relazioni tra contenuti disciplinari e competenze nei
curricoli; tali relazioni si riverberano sulla organizzazione della didattica e della scuola stessa.
Sap
eri
Tradizionale
Al centro i contenuti
descritti sotto forma di
saperi
Ripensare l’organizzazione:
Flessibilizzare l’organizzazione didattica
Superare binomio classi-orario
Variare i tempi di apprendimento e
costruire ambienti di apprendimento
La collegialità come corresponsabilità
educativa
Promuovere leadership
“trasformazionale”
Prospettiva costruttivista
Al centro lo studente
Centrata sul processo
metodologico di
assunzione degli
apprendimenti più che i
contenuti
Ob
iett
ivi d
i
app
ren
dim
ento
Centrata su obiettivi di
apprendimento descritti in
termini di competenze.
Attenta alle istanze esterne
Coerenza tra contenuti e modalità di
organizzazione:
Del tempo scuola
Degli ambiti di progettazione e valutazione
Del modo di concepire la collegialità come veste
giuridico-formale delle decisioni
Sud
ente
Alcuni possibili errori da evitare:
considerare secondario e successivo il legame dei
contenuti disciplinari con la realtà.
considerare inessenziale l’oggetto specifico di cui consta la competenza.
considerare la competenza solo come una sommatoria
di abilità.
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In Italia stiamo assistendo al passaggio dalla prima tipologia alla seconda e terza attraverso le “indicazioni
per il curricolo” della scuola di base, in parte con le “Indicazioni nazionali per i licei” e, più marcatamente,
nelle Linee-Guida per l’istruzione tecnica e professionale.
Questo passaggio risponde anche al fatto che è mutato:
“Le discipline hanno certo una struttura cognitiva definita, ma riescono a coinvolgere gli studenti quando
mettono in movimento qualcosa che somiglia all’emozione: il gusto di capire i meccanismi interni si correla
a quello di capire ciò che accade nel mondo, di formulare ipotesi, di trovare soluzioni a problemi. Per
questo è necessario mettere i giovani di fronte a compiti problema, da risolvere attraverso l’autonoma
iniziativa concreta, attraverso l’esser capaci di agire, l’essere competenti.” (Tropea, 2012)
Non esiste più un monopolio
dell’agenzia formativa scuola
I meccanismi stessi dell’apprendimento
sono radicalmente modificati dallo
sviluppo delle nuove tecnologie
Come dimostrano le ricerche delle
neuroscienze, la percezione umana
appare immersa nella dinamica
dell’azione, per cui esiste un nesso assai
stretto tra percezione, azione e
progetto
Le cose e i processi con i quali entriamo
in contatto vengono appresi in modo
significativo quando acquistano un
senso funzionale al progetto d’azione
che intendiamo attivare e sviluppare.
Diventa sempre più determinante,
anche come riferimento valoriale, il
gruppo dei pari, reale o virtuale
non tollerano più lezioni cattedratiche;
vogliono essere rispettati, vogliono che si
abbia fiducia in loro;
vogliono che si tenga conto delle loro
opinioni e che li si apprezzi;
vogliono coltivare le proprie passioni e i
propri interessi;
vogliono creare, utilizzando gli strumenti
del loro tempo;
vogliono lavorare con i loro coetanei, in
gruppi di lavoro, per realizzare progetti;
vogliono che si tenga conto delle loro
opinioni e che li si apprezzi;
vogliono coltivare le proprie passioni e i
propri interessi;
vogliono creare, utilizzando gli strumenti
del loro tempo;
vogliono lavorare con i loro coetanei, in
gruppi di lavoro, per realizzare progetti;
vogliono prendere decisioni ed essere
coinvolti nel controllo dell'esecuzione;
vogliono essere collegati con i loro
coetanei per esprimere e condividere le
loro opinioni, in classe e al di fuori della
scuola;
vogliono cooperare e competere con altri;
vogliono che l'educazione sia anche
legata alla realtà.
Il contesto “il tipo di studente”.
Norberto Bottani sintetizza l’indagine
condotta da Marc Prensky
(Tropea, 2012)
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Competenza e “laboratorio”
(Pera & Carpignano, 2008)
Questo assunto può essere applicato anche al gruppo di lavoro LSS dei docenti che diviene in tal modo
laboratorio esso stesso.
Per caratterizzare il termine “didattica laboratoriale” abbiamo fatto riferimento sia alle riflessioni di Tropea
(Tropea, 2012), sia al documento elaborato dal “Club dei 15” di Confindustria (Confindustria & Cattaneo,
2010)
L’espressione didattica laboratoriale “viene usata per indicare qualsiasi attività tesa a raggiungere un
risultato di apprendimento definito e concreto, attraverso una serie di procedure e di attività operative
progettate e verificabili dall’insegnante.” (Tropea, 2012)
Il “laboratorio” diviene un modo di fare scuola non come spazio fisico, ma come integrazione di due spazi
fisico e mentale dove il secondo è certamente prevalente, in quanto riferito al modo di porsi rispetto al
rapporto insegnante/apprendimento. (Confindustria & Cattaneo, 2010)
Istanze che legano didattica laboratoriale e competenze
Se
• la competenza è un sapere agire in risposta ad una determinata situazione-problema, allo scopo di conseguire una performance sulla quale è poi possibile esprimere un giudizio.
Allora
• viene osservata solo al momento della sua messa in opera, in situazione
Ecco perché
•il laboratorio costituisce contesto principe per promuovere le competenze, per svilupparle, valutarle e convalidarle.
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Ambiente di
apprendimento:
contesto di attività
strutturate e
“intenzionalmente”
predisposto
dall’insegnate Operatività
Elaborazione
mentale
Imparare ad
imparare
Socialità
dell’apprendimento
Motivazione
Elaborazione mentale:
connessioni di saperi e
conoscenze da applicare in
eventuali ambiti e situazioni
nuove.
Didattica laboratoriale:
coniugar sapere e saper fare
attraverso situazioni di
apprendimento che
alternino didattica frontale
con attività laboratoriali per
raggiungere gli obiettivi
previsti in maniera flessibile
rispettando le specificità di
apprendimento dei singoli
studenti. Stili
apprendimento
Motivazione. Il laboratorio
inteso come modalità di
didattica del fare ha una
ricaduta sia in termini di
competenze che
motivazionale.
Operatività: apprendere per
mettere alla prova ed
utilizzare le nuove
acquisizioni = acquisire una
competenza. Un sapere
vissuto e presentato come
“vivo” e “collegabile” ad altri
sapere già esistenti.
Il laboratorio: strumento
per applicazione di
conoscenza, ma anche
sintesi personale degli
apprendimenti acquisiti in
funzione di scopi non solo
meramente realizzativo, ma
anche cognitivo e
intellettuale.
Imparare ad imparare:
perseverare
nell’apprendimento,
organizzare il proprio
apprendimento anche
mediante una gestione
efficace del tempo e delle
informazioni sia a livello
individuale che di gruppo.
Il laboratorio promuove
questo ruolo attivo del
soggetto e l’acquisizione,
l’elaborazione e
l’applicazione di
conoscenze e abilità in
tutta una serie di contesti.
Socialità e apprendimento:
attraverso un
apprendimento di tipo
sociale.
La didattica laboratoriale
promuove un
apprendimento
cooperativo, un
coordinamento degli sforzi
per il raggiungimento di un
obiettivo, una motivazione
all’apprendimento
attraverso il contributo
individuale al successo del
gruppo; la condivisione di
eventuali criticità e
fallimenti.
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Laboratorio e laboratorialità
Nella didattica laboratoriale ontologia – cosa è e che struttura ha - ed epistemologia – come conosciamo -
del laboratorio non sono più rigidamente separabili poiché incontrare i fenomeni sperimentali significa
“connettere ciò che si conosce con il modo che ci predispone alla conoscenza”.
Il “laboratorio” diviene una meta-categoria (nel rapporto insegnamento-apprendimento) che può essere
proposta dai docenti e vissuta dagli studenti come un’autentica occasione di emancipazione culturale per
entrambi i protagonisti della relazione insegnamento-apprendimento.
Affinché ciò sia possibile è necessario che gli insegnanti e gli studenti guardino al laboratorio secondo una
nuova prospettiva, differente da quella consueta. (Pera & Carpignano, 2008)
Procedure e attività
Attività che si svolgono in classe o in un’aula attrezzata
Attività in stretta interconnessione con strutture esterne alla scuola
Azioni finalizzate alla costruzione di manufatti, o all’esecuzione di
misure, o di verifiche di particolari assunti teorici
Discussioni per progettare, realizzare, interpretare
esperienze ed esperimenti nelle quali gli alunni
elaborano e condividono idee e ipotesi, analizzano dati
sperimentali, li confrontano li collegano alle conoscenze di
vita quotidiana, ad altri ambiti sperimentali o teorici;
Realizzazione di esperimenti svolti e a volte progettati dagli
allievi, singolarmente o in gruppo, con l’utilizzo sia di “materiale povero di uso comune” sia di apparati e strumenti di laboratorio;
Osservazioni e manipolazioni effettuate in ambienti naturali o su microambienti ricostruiti
o virtuali o su campioni di materiali
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Laboratorio:
non solo “spazio attrezzato” ma contesto educativo che può essere attivato in Natura, in cucina,
per la strada o a casa proprio.
Come “cultura dell’incontro con in fenomeni”, come occasione per l’attivazione di un processo di
apprendimento con il duplice obiettivo di “imparare ad imparare” ed “imparare a ricercare”.
(Pera & Carpignano, 2008)
Una proposta pedagogico-didattica centrata sullo studente La proposta pedagogico-didattica che coinvolge le attività “di” e “in“ laboratorio deve tenere conto della
centralità dello studente.
Laboratorio
Non come semplice
appendice della teoria da
sottoporre a dimostrazione
fattuale.
Né come spazio di “rilassamento” manuale rispetto
alle costrizioni della didattica d’aula, tutta intellettuale.
Non come “strumento per
catturare l’interesse e
l’attenzione degli studenti”
Non come attività
aggiuntiva
Laboratorio
come ambito con sue proprie funzioni e con
una sua propria ontologia
come normale prassi educativo-didattica per raggiungere gli obiettivi delle singole discipline, con strumenti, modalità,
tempi e spazi personalizzati. Stili di
apprendimenti e multimodalità
acquista, insieme alla “didattica laboratoriale”, una propria specificità in
un’ottica trasversale, superando la struttura funzionale dovuta al
considerarli limitatamente alla luce
delle epistemologie disciplinari.
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“Siamo convinti che la motivazione più efficace per far muovere gli studenti alla ricerca di nuove mappe
concettuali sia la possibilità di scegliere personalmente come e quando partecipare a tale processo
(interesse autentico). Nessun allievo potrà mai dotarsi di competenze se non è interessato a farlo […].”
(Pera & Carpignano, 2008)
Alcuni vantaggi della didattica laboratoriale
Gli studenti sono più motivati.
Tra i principali aspetti che rendono il laboratorio e la didattica laboratoriale motivanti per gli studenti:
Il laboratorio è in grado di rendere appetibili anche saperi che tradizionalmente sono più ostici e
considerati “noiosi”. Il valore aggiunto è nella metacompetenza che consente a chi apprende di
riflettere su ciò che fa, su come procede il pensiero quando pensa; questo permette anche di
scoprire le cause dell’insuccesso e della immediata “evaporazione” delle conoscenze.
(Confindustria & Cattaneo, 2010)
A fianco delle cosiddette motivazioni ingenue o di partenza, legate al senso del dovere o alla
curiosità, è possibile far emergere, in progress, il senso di utilità delle proprie prestazioni e
l’appagamento in termini di autostima.
Laboratorio come momento di considerazione e valorizzazione delle diverse intelligenze dei ragazzi.
La laboratorialità sviluppa interesse all’apprendimento, in quanto rispetto alla lezione frontale, le
nozioni vengono trasmesse attraverso canali diversi dai soliti. La scuola non è in grado di sviluppare
e stimolare tutte le intelligenze nello stesso modo, ma è fondamentale che i ragazzi possano avere
diversi modelli didattici, per scoprire esibire e valorizzare le più svariate sfaccettature della propria
personalità.
Il laboratorio può divenire contesto sociale utile per tenere alta l’attenzione degli studenti e
favorire il cooperative learning (ad esempio secondo il modello JIGSAW di Aronson o il modello
Johnson & Johnson) e portare lo studente alla consapevolezza di realizzare se stesso entro un
contesto di gruppo: “i miei dati servono e divento protagonista del successo collettivo)
Tutti questi aspetti necessitano di un contesto motivante, progettato, monitorato e per quanto possibile
personalizzato sul singolo studente piuttosto che su uno stereotipo di studente; in questa prospettiva
attività come quella promossa da LSS sono un essenziale punto di partenza, un “luogo” per analizzare,
ricercare, rielaborare dati; tutto nella prospettiva di far evolvere le esperienze di didattica laboratoriale da
episodiche a sistematiche strategie utilizzate da tutte gli studenti della scuola.
Da osservare che alcuni degli elementi proposti in sopra intercettano e contribuiscono alla costruzione degli
obiettivi di cittadinanza tra cui “quelli relativi alla acquisizione di abilità cognitive, manuali, progettuali,
decisionali e riflessive riferite al soggetto che apprende (competenze personali), al contesto in cui egli
si trova ad apprendere (classe, realtà, Natura: competenze relazionali e organizzative) e funzionali alle
prestazioni che testimoniano della competenza.” (Pera & Carpignano, 2008)
Gli studenti più deboli
Come conseguenza di un lavoro di tipo collaborativo anche gli studenti più deboli riescono a sviluppare
apprendimenti. E’ il gruppo che deve raggiungere l’obiettivo e ogni individuo si sente responsabile nei
confronti del risultato e vi partecipa secondo il proprio stile, il proprio vissuto, la propria esperienzialità.
Meno distanza tra “scuola” e “vita reale”.
Il “laboratorio” come modalità didattica permette di colmare la separazione tra momento di studio e di
applicazione, tra teoria e pratica. Gli studenti cercano e trovano soluzioni a problemi reali e riescono a
cogliere la connessione tra i contenuti fondamentali delle discipline e la possibilità di un loro effettivo
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utilizzo operativo superando anche la concezione rigida di separazione tra gli ambiti disciplinari.
(Confindustria & Cattaneo, 2010)
Gli apprendimenti sono più stabili.
Perché sono “conquistati”. Sono più difficili da dimenticare quegli apprendimenti che sono prodotti dal
discente sia in termini fisici che in termini mentali, attraverso un’esperienza di vissuta piuttosto che una
trasmissione orale anche se questa riguarda come siano state ottenute le scoperte scientifiche.
Gli studenti diventano autonomi
Perché dotati di pensiero critico.
Si stabiliscono collegamenti tra le discipline
Il “laboratorio” richiede la capacità di relazionare fra loro saperi appartenenti ad ambiti disciplinari diversi e
finalizzati ad un obiettivo comune.
Alcuni svantaggi della didattica laboratoriale
I tempi di lavoro sono lunghi.
Sia per quanto riguarda la progettazione dell’attività che per quanto riguarda la gestione in aula delle
stesse. Al docente viene richiesto un tempo di lavoro personale per la progettazione del laboratorio:
Fase iniziale: pensare l’attività. Richiede una “fantasia” nel pensare come trasmettere un
determinato apprendimento in modo “attivo”; un eventuale processo di destrutturazione di
esperimenti.
Una volta pensata l’attività questa va poi progettata in tutti i suoi momenti: materiali, contattati
eventuali esperti esterni, schede e appunti di lavoro, eventuali risorse economiche, eventuali spazi
e docenti coinvolti.
Fase di erogazione della formazione che richiede tempi operativi e di apprendimento più lunghi
rispetto alla didattica trasmissiva
Se da un lato si garantisce un apprendimento più significativo, dall’altro si deve prevedere un utilizzo
maggiore del tempo-scuola e del tempo personale dell’insegnante. (Confindustria & Cattaneo, 2010)
La criticità sui tempi in pare può essere superata:
Ricorrendo a repository di esperienze documentate della scuola o di altre scuole, come ad esempio
il portale creato da LSS-Regione Toscana. Questa soluzione richiede però da un lato una
documentazione “generativa” delle esperienze e dall’altra un lavoro di destrutturazione delle
stesse da parte del docente per ricollocarle in un contesto significativo e nel percorso della classe.
Per quanto riguarda i tempi operativi e di apprendimento più lunghi si potrebbe
o Da un lato flessibilizzare l’organizzazione della didattica ad esempio intervenendo sull’unità
oraria o sul binomio classi-orario (si veda oltre) o adottando metodologie di flipped
classroom (si veda documento LSS 1 anno).
o Dall’altro scegliere alcuni argomenti sui quali intervenire con didattica laboratoriale in
classe e proporre una serie di attività laboratoriali da condurre in orario extracurricolare (si
veda oltre).
Non si può fare “laboratorio” su tutti gli argomenti.
Come accennato sopra, la difficoltà temporale del fare laboratorio richiede di scegliere gli argomenti più
significativi o quelli che meglio si prestano ad un approccio laboratoriale. Inoltre, proprio nell’idea della
multimodalità e della differenziazione delle strategie di insegnamento, è opportuno che lo studente si
sperimenti anche nella disciplina dello studio autonomo, della comprensione dei testi e della comprensione
di argomenti in modo autonomo.
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Non si può fare solo “laboratorio”
Sia per quell’idea di differenziazione delle strategie di insegnamento, sia per gli aspetti connessi alla
conoscenza, occorrono comunque momenti di sistemazione e consolidamento delle esperienze, rispetto ai
quali le discipline costituiscono indispensabili principi e strumenti organizzativi.
Difficoltà di valutazione.
Poiché la competenza corrisponde ad un “saper agire e reagire” in modo appropriato nel confronto delle
sfide e nei diversi ambiti e contesti, appare necessario un passaggio logico e operativo di svolta
distinguendo tra:
Verifica: riguarda la rilevazione degli apprendimenti in relazioni a conoscenze e abilità e che può
essere svolta con strumenti consolidati quali interrogazione, test, compito scritto …
Valutazione: consente di esprimere un giudizio fondato circa il grado di padronanza dell’allievo
relativamente alla competenza. In tal modo viene superato il concetto accumulativo della
valutazione come soma di prove di verifica e viene posto l’accento sulla capacità degli allievi di
fronteggiare compiti/problemi mobilitando le risorse di cui sono dotati o che sono in grado di
reperire
Gli strumenti di indagine analitici o di tipo quantitativo devono essere integrati con quelli di tipo
qualitativo: osservazione, analisi dell’esperienza di apprendimento, messa alla prova del soggetto in altri
contesti. (Confindustria & Cattaneo, 2010)
Ripensare l’organizzazione della didattica
Poiché il tema dell’organizzazione della didattica è al centro del dibattito attuale sia a livello nazionale, si
pensi ad esempio ad “Avanguardie educative”, sia a livello del nostro istituto, crediamo opportuno di
soffermarci brevemente su questo aspetto mutuando alcune suggestioni da Tropea ed altre dall’intervento
di G. Cecchinato nel primo anno del nostro gruppo di lavoro.
A. Flessibilizzare l’organizzazione della didattica. Poichè la didattica per competenze si esercita prima
di tutto nella proposizione di compiti, si potrebbe pensare ( e in alcune situazioni si è sperimentato)
di organizzare il tempo scuola in due parti: una razionalizzando la struttura tradizionale, un’altra
come budget di tempo da investire su base settimanale o annua per attività di
recupero/potenziamento, alternanza scuola-lavoro, aree di progetto. 1
B. Superare la rigidità del binomio classi-orario. Si deve prevedere la possibilità di costituire gruppi di
studenti in modo funzionale a seconda delle diverse attività previste dal piano formativo alcune di
queste ( potenziamento, recupero, gruppi di ricerca, uscite sul territorio, svolgimento di compiti di
realtà ecc.) hanno bisogno di piccoli gruppi; altri, come lezioni frontali, conferenze, alcune
esperienze multimediali, possono invece avere platee più ampie del normale gruppo-classe.
Realizzare esperienze di classi aperte.
C. Compattare alcune discipline organizzando - almeno per alcune materie - la programmazione per competenze attraverso la definizione di moduli disciplinari o interdisciplinari su tempi diversi da quelli settimanali ( per esempio su scansioni quadrimestrali)
D. Superare la programmazione per anno scolastico e organizzarla su cicli biennali: la riorganizzazione del secondo ciclo consente tempi di apprendimento più distesi, soprattutto nel primo biennio, e una valutazione più attenta agli aspetti formativi
1 A titolo di esempio: riducendo l'unità oraria a 45' e utilizzando quello che resta per le attività scelte. Questo è
possibile sulla base dell’art.4 del DPR 275
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E. Variare i tempi di apprendimento, uscire dall'aula e aprire la scuola al "territorio“, estraendo alcune attività dall'orario del mattino e spostarle in tempi luoghi e situazioni non necessariamente "scolastici“
F. Contaminare il curricolo attraverso la costruzione di ambienti di apprendimento
a. che enfatizzino la costruzione della conoscenza piuttosto che la sua riproduzione,
b. che evitino eccessive semplificazioni della complessità reale.
c. Che si basino su casi del mondo reale piuttosto che su sequenze predeterminate.
d. Che favoriscano la costruzione cooperativa della conoscenza attraverso la collaborazione
con altri.
A completare questo elenco due suggestioni abbastanza recenti:
Flipped classroom (già affrontata nel precedente anno) nell’ottica di una “apprendimento flessibile”
Flexib, Intelligent, Personalisize (FLIP) Learning. 2
Esperimento, esperienza ed esercitazione.
2 http://www.lkl.ac.uk/cms/index.php?option=com_content&task=view&id=607&Itemid=91
Esp
eri
me
nto
è un processo chiuso all'imprevisto, frutto di esperienza consolidata,
realizzata da altri e sedimentata nella comunità scientifica, basato sul canone della riproducibilità:
o guarda all’imprevisto come incidente di percorso, come evento
indesiderato e indesiderabile (da un punto di vista ontologico non è
ammesso l’imprevisto).
o In virtù della riproducibilità, è il distillato dell’esperienza che si
cristallizza nel tempo.
Chiuso
all’imprevisto
Riproducibilità
Laboratorio
verificativo o
dimostrativo
Protocollo
lineare
standardizzato.
Riduzione
dell’orizzonte.
Rigidità.
nell’attività didattica consueta, risponde sostanzialmente a finalità
verificative: si riferisce dunque ad un laboratorio verificativo o
dimostrativo di leggi o modelli;
è descritto da un protocollo caratterizzato da fasi successive e lineari, standardizzate sul piano tecnico o tecnologico (solitamente rappresentato
da un diagramma di flusso lineare, che non prevede alternative di
processo).
Per questa “mancanza di deviazioni” si parla di:
o processo di “riduzione” dell’orizzonte e di “focalizzazione”. o rigore formale e sostanziale, ma anche “rigidità” comportamentale.
diventa “cruciale” quando la riproducibilità entra in crisi, ovvero quando l’imprevisto
irrompe sulla scena rimettendo in discussione le certezze relative e riaprendo l’orizzonte
all’esperienza.
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Esp
erie
nza
e' un processo aperto all'imprevisto prevedibile (teorico, tecnico, altro).
Pre-esiste all’esperimento.
Non è mai riproducibile: unica e irripetibile
Aperto
all’imprevisto
prevedibile
Non
riproducibile
Laboratorio
della
performance,
di ricerca, per
scoperta
Protocollo
aperto
Fasi
standardizzate.
Ampliamento
dell’orizzonte
risponde a finalità formative: laboratorio della performance, di ricerca,
per scoperta (intesa come creazione di senso e di sapere);
Poiché irripetibile altre esperienze possono ripercorrere le stesse tappe
ma non si riprodurrà mai la concomitanza della stessa rete complessa di
circostanze:
o un protocollo aperto ad una gamma di possibili alternative, comprese
quelle associate all’imprevisto prevedibili;
o può prevedere fasi standardizzate sul piano tecnico o tecnologico; o ammette un sentiero ritenuto, almeno inizialmente, principale dal quale
si aprono tuttavia molteplici possibili percorsi che portano alla stessa
meta. In questo senso di parla di processo di “ampliamento” dell’orizzonte.
o può essere descritta da un diagramma di flusso dalla cui linea principale si staccano itinerari alternativi;
diventa “cruciale” quando riesce a mettere in luce processi alternativi equipollenti.
Eser
cita
zio
ne
è un processo iterativo e ripetitivo finalizzato a riprodurre atti, eventi,
fenomeni ed azioni secondo tecniche acquisite e consolidate. Il linguaggio
di riferimento utilizza solitamente la forma imperativa, quali ad esempio
"devi misurare", "devi identificare", "devi preparare" o forme equivalenti.
Iterativo e
ripetitivo
Riprodurre
atti, eventi,
fenomeni
Laboratorio
addestrativo
“Autocratica”
risponde ad obiettivi sostanzialmente addestrativi (laboratorio
addestrativi)
“agli allievi non resta che l'azione esecutiva che, privata delle fasi di
condivisione, di volontà e di progettazione intersoggettiva, non risponde a
finalità formative.” (Pera & Carpignano, 2008)
diventa “cruciale” quando riesce a mettere in luce i punti critici da tenere sotto controllo
operativo per garantire la riproducibilità dell’evento.
Può connettersi con l’esperimento e con l’esperienza, garantendone gli spazi di
standardizzazione tecnica o tecnologica.
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Il passaggio dall’esperimento all’esperienza (e viceversa):
“implica una metodologia coerente allo svelamento delle due strutture costitutive ed implica la
disponibilità a destrutturare le discipline per metterne in luce la “materia da insegnare”, alla
ricerca di spiegazioni funzionali all’azione”.
implica il ricorso ad almeno due competenze che sono fondative del laboratorio:
o la decisionalità quale atto di piena assunzione di coscienza,
o la relazionalità quale strumento necessario alla emancipazione democratica.
Tuttavia per apprendere dall’esperienza occorre saper pensare: “imparare a pensare è… imparare a
decidere”3: per imparare a decidere occorre “sapere”, cioè disporre di conoscenze e concetti correlati a
riconosciuti contesti di senso, tanto da orientare azioni responsabili tese a svolgere compiti (competenze).
“Puntare sulla centralità dello studente e metterlo nella condizione di aprirsi alla decisionalità,
accompagnato e sostenuto in ciò dall’insegnante, cambia radicalmente la cornice entro cui si definisce
l’esperienza di apprendimento, che è funzionale alla assunzione di competenza e non alla semplice
giustificazione di una nozione prevista dal programma di studi.”
Nel passaggio dall’esperienza all’esperimento è auspicabile mantenere la formatività del laboratorio come
luogo di costruzione di nuove idee e la partecipazione ai processi collettivi di decisionalità e assunzione di
responsabilità. Per fare questo, partendo da attività sperimentali “chiuse”:
il docente destrutturerà i protocolli a partire dalla ricostruzione dei perché associabili ad ogni
singola fase e dalla apertura alle ipotesi alternative che ne conseguono.
A questo punto i protocolli sperimentali offriranno una ricchezza formativa e la possibilità per gli
studenti di percorrere strade alternative, di cui si assumano responsabilità e di cui poi
relazioneranno alla classe.
Successivamente il confronto delle varie esperienze in classe e la sintesi di un protocollo unico e
condiviso dalla classe potrà portare al protocollo lineare dell’esperienza di partenza.
“L’esperienza implica un processo di re-interpretazione della realtà, che è sempre frutto di una relazione
conoscitiva che implica la messa in gioco di una nostra esperienza, di un nostro “filtro creativo” frutto di
vincoli culturali, neuronali, razionali, emozionali.”
3 D. Fabbri, “La memoria della regina, pensiero,complessità, formazione”, Guerini, Milano, 1990
Esp
erim
ento
Esperien
za
E’ possibile passare dall’ esperimento all’ esperienza sottoponendo ad
analisi critica ogni sua fase così da individuarne i perché che consentono di “aprirlo” alle varie possibilità alternative, in relazione al
contesto.
E’ possibile passare dall’esperienza all’esperimento sottoponendo a critica le possibili scelte alternative fino ad individuare quella
relativamente migliore circa la possibilità di riprodurne gli esiti.
Allegato1_Didatticalaboratoriale - O.R.S.A ISIS “Giorgio Vasari” – Figline Incisa Valdarno (FI) Pagina 15
La didattica laboratoriale, puntando al processo di apprendimento centrato sullo studente, dovrebbe
privilegiare il ricorso alle esperienze:
lo studente diventa in tal modo “soggetto attore” piuttosto che “destinatario esecutore”.
l’apprendimento può diventare comportamento personalizzato (del singolo studente) e sociale
(della classe) ad un tempo attraverso il confronto tra le esperienze vissute dai compagni (o dai
gruppi) della classe.
L’esperienza in quanto “processo aperto all’imprevisto” implica “spiazzamento” e “assunzione di
responsabilità”.
Pera e Carpignano sottolineano come i “protocolli chiusi” favoriscono “sicurezze preconfezionate e non
contribuiscono all’emancipazione degli studenti né alla loro crescita sul piano educativo.” Tali approcci
laboratoriali rigidi e strutturati “paiono rispondere più alle ansie dei docenti. […] Per acquisire capacità
critiche è necessario che misurarsi con scelte, ipotesi, errori, correzioni e ri-contestualizzazioni. Questa è
dunque la sfida che la didattica laboratoriale deve raccogliere e lanciare a insegnanti e studenti” (Pera &
Carpignano, 2008)
La didattica “di” e “in” laboratorio richiede comunque una serie di consapevolezze ulteriori che l'allievo
deve essere messo nella condizione di "vivere" e che si basano:
1. sulla individuazione di un problema purché sia “riconosciuto” collettivamente come tale in un
preciso contesto di senso;
2. sulla volontà condivisa di risolverlo (tale volontà può essere enunciata nel “contratto formativo”);
3. sulla progettazione intersoggettiva quale fase preliminare di una esperienza;
4. sulla sua sperimentazione consapevole;
5. sulla analisi-valutazione, personale e collettiva, delle relazioni tra progettazione, esecuzione
sperimentale, interpretazione e contesto di riferimento;
6. sulla consapevolezza della indeterminazione connessa con la percezione degli eventi;
7. sulla formalizzazione dell'esperienza ad un livello accettabile e che solo ora, dopo discussione
collettiva, si può riconfigurare come esperimento riproducibile;.
8. sulla riflessione rispetto all’azione funzionale e alla sua validazione.
Tutto questo si correla con specifiche strategie di “accompagnamento” che l’insegnante può mettere in
atto proponendo all’allievo alcuni strumenti utili per la sua auto-verifica e, allo stesso tempo, funzionali sia
al consolidamento degli apprendimenti (imparare ad imparare) che alla strutturazione della competenza
(imparare ad agire coscientemente ricorrendo alle risorse necessarie):
mappe cognitive e concettuali (per misurarsi circa il dominio delle relazioni tra le nozioni entro i
reticoli dei propri concetti);
• diagrammi di flusso (per imparare a mettere in chiaro le strutture procedurali, le sequenze
temporali, le fasi di scelta, le giustificazioni delle scelte, le fasi di sperimentazione, le strutture di
progettazione); • riconoscimento di quello che già si sapeva e di quanto si è imparato come novità sul tema (per
abituarsi a fissare i processi metacognitivi);
• storie o biografie cognitive (per ripercorrere le tappe del proprio apprendimento e di trasferirle in
contesti diversi aprendosi al confronto ed ai consigli degli altri);
• quaderni di bordo e appunti (da imparare a mettere a punto per fissare esperienze e
considerazioni personali o collettive);
• studi di caso (sui quali sperimentare il proprio sapere ed il saper agire in contesti diversi da quello
dell’esperienza direttamente vissuta). (Pera & Carpignano, 2008)
Allegato1_Didatticalaboratoriale - O.R.S.A ISIS “Giorgio Vasari” – Figline Incisa Valdarno (FI) Pagina 16
Guidelines for Mathematics Laboratory in Schools Il documento “Guidelines for Mathematics Laboratory in Schools” elaborato dal Central Board of Secondary
Education di Delhi riporta, come introduzione metodologica e operativa alle numerose attività rivolte alla
classe X, alcune considerazioni operative che possiamo ricondurre a quanto sopra esposto e che sono state
un interessante punto di partenza per il lavoro del gruppo.
Nella sezione introduttiva dal titolo “Need and purpose of Mathematics Laboratory” ritroviamo molti degli
aspetti di didattica laboratoriale trattati sopra e declinati per l’apprendimento della matematica; in
particolare si sottolinea come il laboratorio di matematica permette di scoprire, comprendere e
interiorizzare alcuni concetti fondamentali della matematica; contribuisce a costruire interesse nella
materia ponendo gli apprendimenti in relazione con la vita quotidiana; promuove l’autonomia e lo sviluppo
cognitivo attraverso processi mentali e cinestetici. Infine permette ai docenti di dimostrare, spiegare e
rinforzare idee matematiche astratte attraverso l’uso concreto di oggetti, modelli, grafici …
Sebbene il sistema di verifica e di valutazione sia diverso dal nostro, il Central Board propone di attribuire a
queste attività un peso del 20% sulla valutazione complessiva (20% “Internal assessment” 80% “Theory
Examination”). Tale percentuale è ripartita secondo il seguente schema:
50% Valutazione finale delle attività 25% Valutazione del lavoro di progetto 25% Partecipazione
Le attività possono essere ricondotte a quello che abbiamo indicato con il termine “esercitazione” ed
“esperimento”, ovvero un lavoro chiuso all’imprevisto e con un protocollo standardizzato.
Il lavoro di progetto è invece configurabile come una “esperienza”; il Board richiede almeno un progetto
per ciascuno studente possibilmente condotto autonomamente (e non in gruppo) e che non sia una
semplice ripetizione (o generalizzazione) delle attività di laboratorio svolte ma piuttosto fortemente
connesso a situazioni reali e possibilmente con elementi innovativi.
Per le due proposte di lavoro vengono fornite griglie di valutazione:
Attività Progetto
Descrizione contesto e obiettivi 10% Descrizione del contesto del progetto 20%
Strategie e procedura 20% Progettazione 20%
Sviluppo e realizzazione 30% Procedure/processi attuati 20%
Descrizionedelle fasi operative 30% Relazione della fase operativa 20%
Risultati e conclusioni 10% Interpretazione dei risultati 20%
Stili e strategie di apprendimento, stili di insegnamento
In numerosi momenti del nostro percorso di lavoro abbiamo incontrato i termini stili e strategie di
apprendimento.
Abbiamo approfondito alcuni aspetti che qui sintetizziamo per poter:
Superare l’idea che un qualsivoglia percorso metodologico in uso sia l’unico disponibile per tutti gli
allievi, indipendentemente ad esempio da stili cognitivi, caratteristiche personali.
Superare l’idea che tutta la vita intellettuale di una persona sia attività intellettuale teoretica,
dimenticando la praticità dell’esperienza di vita e di lavoro.
Avviare la progettazione e sperimentazione di percorsi che incontrino quanto possibili i diversi stili
di apprendimento tendendo ad un percorso individualizzato.
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Stili di apprendimento Le numerose ricerche sul tema hanno evidenziato l’esistenza di differenze individuali nel processo di
apprendimento:
Il tempo
Il linguaggio
Le conoscenze e le esperienze pregresse
Le differenze di tipo cognitivo
Le differenze di tipo non cognitivo
In particolare per le differenze di tipo cognitivo possiamo riferirci, in maniera non esaustiva, ad esempio a
In corrispondenza di ciascuna “intelligenza” si avrà un differente modo di approcciarsi al mondo e
all’apprendimento. Ad esempio sempre con riferimento a Gardner
Tipi di intelligenza Compiti correlati
Intelligenza linguistica: include i meccanismi coinvolti nella fonologia, sintassi, semantica e pragmatica
Leggere libri; scrivere una tesina, un libro, una poesia; comprensione del parlato
Intelligenza logico-matematica: coinvolge l’uso e la comprensione di relazioni astratte
Soluzione di problemi matematici, fare i conti, sviluppo di una dimostrazione matematica, ragionamento logico.
Intelligenza spaziale: concerne l’abilità di percepire l’informazione visiva o spaziale, di modificarla e trasformarla e di ricreare immagini visive in assenza del riferimento legato allo stimolo fisico iniziale
Spostamento da un punto all’altro, lettura di cartine, disposizioni di oggetti nello spazio, progettazione dello spazio
Intelligenza musicale: consente alle persone di creare, comunicare e comprendere il significato dei suoni
Cantare una canzone, suonare, apprezzare la struttura di un brano musicale.
Intelligenza corporeo-cinestesica: riguarda Ballare, giocare, correre, saltare,
Intelligenze multiple - Gardner
•Linguistico - Verbale
•Logico - Matematica
• Visivo - Spaziale
• Ritmico - Musicale
• Cinestetica - di movimento
• Naturalistica
• Interpersonale
• Intrapersonale
Triarchia dell'intelligenze - Sterberg
•Pensiero pratico/operativo - "auspica ... usa ... utilizza "
•Pensiero astratto/analitico - "analizza ... confronta ... valuta"
•Pensiero creativo/divergente - "crea ... inventa ... progetta"
Allegato1_Didatticalaboratoriale - O.R.S.A ISIS “Giorgio Vasari” – Figline Incisa Valdarno (FI) Pagina 18
l’uso di tutte le parti del corpo per risolvere problemi
camminare
Intelligenza interpersonale: si fonda sulla capacità di riconoscere e distinguere tra sentimenti, credenze e intenzioni delle altre persone
Relazionarsi ad altre persone, capire il comportamento le motivazioni e le emozioni altrui.
Intelligenza intrapersonale: si fonda sulla capacità di distinguere tra le proprie emozioni e sentimenti
Capire se stessi, chi siamo, cosa ci fa essere come siamo; capacità di conoscere e gestire le proprie emozioni ed i propri sentimenti
Naturalistica Presentazione e riproduzione di fenomeni naturali, interazione con la natura.
Queste otto facoltà intellettive:
Sono autonome: ciascuna con una propria modalità di conoscenza e un proprio sistema simbolico.
Funzionano in maniera relativamente indipendente ma non operano isolate.
Lavorano in combinazione tra loro.
Ogni persona è dotata di tutte le otto intelligenze ma
In ciascuno solitamente predominano due o tre tipi.
Non esistono al mondo due persone che hanno le stesse intelligenze sviluppate e combinate allo
stesso modo, con gli stessi punti di forza e di debolezza.
Strategie di apprendimento. Ognuno di noi ha un proprio, unico, originale profilo
intellettivo. Pertanto l’educazione e la didattica deve essere
attenta alle diversità.
Gli stili di apprendimento sono concordemente definiti come
le tecniche preferite o prevalenti di funzionamento del cervello
nel momento in cui ci si trova ad affrontare l’acquisizione di
nuove informazioni (Ugolini, 2007)
Grazie agli esperimenti condotti da psicologi e studiosi
dell’apprendimento si è potuto notare come ciascun individuo
tenda ad acquisire e a gestire informazioni in modo diverso.
Diversi stili di apprendimento si riflettono nella realtà concreta
della classe, nell’adozione di diverse tecniche e comportamenti nell’approccio allo studio di contenuti e
discipline. Questi comportamenti o tecniche di studio vengono definite strategie di apprendimento.
Molteplicità di intelligenze
Molteplicità di canali di
apprendimento
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Stili di insegnamento Dal punto di vista dell’insegnante, la conoscenza degli stili di apprendimento è uno strumento importante.
Gli stili di apprendimento hanno infatti il loro corrispettivo negli stili d’insegnamento ovvero le preferenze
del docente nella scelta e nella presentazione del materiale e delle attività di classe.
Lo stile di insegnamento dell’insegnante può essere basato sul suo stile di apprendimento o sull’imitazione
di modelli osservati da studente, ma questo può creare una discrepanza tra lo stile di insegnamento e lo
stile di apprendimento di alcuni o di molti studenti vanificando o producendo risultati modesti anche se
tutte le attività didattiche sono scelte con le migliori intenzioni.
E’ importante che l’insegnante:
Conosca non solo l’esistenza di vari stili di apprendimento, ma anche
Conosca le caratteristiche individuali di ciascun studente per rivolgersi a ciascuno secondo le
modalità che gli sono più congeniali e modulare lo stile d’insegnamento per centrarlo il più
possibile sul discente.
Lo scopo tuttavia non è quello di utilizzare sempre e solamente le modalità che ogni singolo studente
preferisce. La vera meta educativa è quella di rendere gli studenti il più possibile in grado di utilizzare un
ampio spettro di strategie, pur nei limiti imposti da loro stile di apprendimento personale.
In questo senso diventa centrale il tema della didattica delle strategie, sotto la guida del docente, lo
studente deve non solo scoprire quali strategie sono più consone al suo stile cognitivo, ma anche come
allenarsi ad utilizzare quelle che creano più difficoltà. (Ugolini, 2007)
VARK: osservare gli stili di apprendimento. Se la definizione di stile di apprendimento è univoca, esistono differenti modelli per osservare e descrivere
tali stili. Tra questi segnaliamo:
VAK (Visual, Auditory, Kinesthetic): si basa sui tre principali recettori sensoriali, cioè vista, udito e
funzioni legate al movimento. In una situazione di apprendimento si usano tutti e tre gli strumenti,
ma uno solo, o a volte una combinazione di questi, tende a prevalere sugli altri. Lo stile dominante
tuttavia può non essere sempre lo stesso, ma può variare a seconda del compito e della situazione.
VARK (Visual, Auditory, Reading, Kinesthetic) è ottenuto modificando il precedente e fu ideato da
Neil Fleming e proposto con lo slogan “diversi, non stupidi”. 4
4 http://vark-learn.com
Influenzano le
scelte delle
Stile di apprendimento
Altre caratteristiche psicologiche del singolo
Strategie di apprendimento
Che ciascuno ritiene più confacenti alla
propria personalità
Le strategie di apprendimento possono
essere osservate, descritte e soprattutto
insegnate.
Sulle strategie di apprendimento
docente e studente possono intervenire
direttamente per correggere o
migliorare
Allegato1_Didatticalaboratoriale - O.R.S.A ISIS “Giorgio Vasari” – Figline Incisa Valdarno (FI) Pagina 20
Sulla base di questo modello sono stati elaborati test per l’individuazione degli stili di apprendimento, con
domande del tipo
“Quando in classe incontri una parola nuova: “
□ Cerchi di visualizzare mentalmente
□La ripeti ad alta voce per ricordala
□La scrivi subito sul quaderno
“Se devi affrontare un nuovo esercizio preferisci”
□Seguire le istruzioni scritte □Seguire le istruzioni a voce di qualcuno accanto a te
□Provare prima da solo per vedere come funziona
“Quale è il tuo metodo preferito per studiare?”
□ Ascoltare la spiegazione di qualcuno
□ Guardare una dimostrazione □Seguire un diagramma o una mappa
□Seguire istruzioni scritte (libro di testo, appunti, lavagna)
□Eseguire personalmente l’attività
Una serie di questi test sono recuperabili www.vark-learn.com/english/pag.asp?p=questionnaire
L’insegnante deve riuscire a rivolgersi a tutti questi recettori sensoriali durante lo svolgimento dell’attività
in modo che ogni partecipante riceva gli input nel modo più adatto al suo stile di apprendimento. Al tempo
stesso non deve trascurare di spingere gli studenti ad allenarsi anche a ricevere input secondo uno stile che
non è il loro predefinito. (Ugolini, 2007)
A tale proposito e specie in una strategie che privilegia l’aspetto cinestetico, alcuni ricercatori anglosassoni
hanno proposto di riassumere l’attività della lezione secondo una serie di passaggi dall’acronimo STOP
We Started the lesson with …
The Topic was…
Our Opportunities for practice were …
The Purpose of learning this is …
Visual
Visivo –spaziale
Ricordano
meglio ciò che
possono vedere
Diagrammi
Mappe
concettuali
Diagrammi di
flusso
Aural/Auditory
Diagrammi Auditivo
Ricordano
meglio ciò che
possono
ascoltare
Leggono e
ripetono ad alta
voce Privilegiano
situazioni di
dialogo
Registrano e
riascoltano lezioni
Read/write
Visivo –
linguistico
Ricordano
meglio ciò che
possono vedere
privilegiando la
parola
Articoli
Slides e web page
Kinesthetic
Cinestetico
Ricordano
meglio ciò che
possono
sperimentare,
manipolare,
simulare
Video della realtà
Simulazioni
Esperienze
Allegato1_Didatticalaboratoriale - O.R.S.A ISIS “Giorgio Vasari” – Figline Incisa Valdarno (FI) Pagina 21
Modello Felder-Silverman. Come il precedente, questo modello tende ad osservare gli stili di apprendimento. Elaborato da Richard
Felder, docente di Ingengeria chimica alla North Carolina State University, nacque per il miglioramento dei
corsi universitari nei quali troppo spesso lo stile di insegnamento dei docenti non tiene conto degli stili di
apprendimento degli studenti, con un conseguente calo di rendimento delle classi.
Consiste nel suddividere gli studenti in base a cinque coppie dicotomiche: Sensoriale/Intuitivo,
Visuale/Verbale, Induttivo/Deduttivo, Attivo/Riflessivo e Sequenziale/Globale.
Un’applicazione, che rende il modello particolarmente interessante e da approfondire nel proseguo del
nostro lavoro, è quella realizzata da alcuni docenti dell’Accademia Militare statunitense, i quali hanno
realizzato un sistema ipermediale: il sistema, disponibile online, è organizzato in modo da permettere agli
studenti non solo di individuare il proprio stile di apprendimento attraverso un test (Index of Learning
Styles) ma anche di organizzare la presentazione del materiale del corso secondo i diversi stili.
Riferimenti Angelino, Cassano, & Cazzador. (s.d.). La formatività della didattica laboratoriale. Tratto da
www.univirtual.it/red/.
Confindustria, C. d., & Cattaneo, U. C. (2010, Novembre 10). Competenze, didattica e laboratorio.
Education, C. B. (s.d.). Guidelines for Mathematics Laboratory in Schools. Tratto da
www.cbse.nic.in/mathlabx.pdf
Pera, T., & Carpignano, R. (2008). "Didattica Laboratoriale e Traguardi di Competenza. Esperienza,
esperimenti, esercitazioni: cosa fare, come, quando e perchè". Tratto da http://www.oacn.inaf.it/:
https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&uact=8&ved=0CCE
QFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.oacn.inaf.it%2Fpoe%2Floa%2Fmateriale%2Fdidattica%2520lab%
2520e%2520traguardi%2520competemza.pdf&ei=wHCjVePsKoX_UPLjuegB&usg=AFQjCNHdOpWA
CxZ9vG
Tropea, A. (2012, Maggio 29-30). Laboratorialità. Tratto da Convegno Nazionale Scuola di Secondo Grado:
http://www.flcgil.it/files/pdf/20120531/convegno-nazionale-scuola-secondaria-di-secondo-grado-
roma-29-30-maggio-2012-slide-tropea.pdf
Ugolini, P. (2007, Aprile). Proposte didattiche basate sugli stili di apprendimento (modelli VAK e FELDER-
SILVERMAN). Tratto da ITALS: www.itals.it/proposte-didattiche-basate-sugli-stili-di-apprendimento-
modelli-vak-e-felder-silverman