Dicembre 2006

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Bengu, la mascotte dell’ ASSOCIAZIONE ITALIANA CONTRO LE LEUCEMIE - ONLUS SEZIONE PROVINCIALE DI TREVISO Periodico semestrale dell’AIL Treviso - Anno XIII - n. 2 (Dicembre 2006) Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB TV In caso di mancato recapito restituire all’ufficio di Treviso CPO detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa Bengu, la mascotte dell’ Bengu, la mascotte dell’

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Rivista dell'AIL sezione Provinciale di Treviso

Transcript of Dicembre 2006

Bengu,la mascotte

dell’

ASSOCIAZIONE ITALIANA CONTRO LE LEUCEMIE - ONLUSSEZIONE PROVINCIALE DI TREVISO

Periodico semestrale dell’AIL Treviso - Anno XIII - n. 2 (Dicembre 2006)Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB TVIn caso di mancato recapito restituire all’ufficio di Treviso CPO detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa

Bengu,la mascotte

dell’Bengu,la mascotte

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SOMMARIO

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AIL NOTIZIE - Periodico dell’Associazione Italiana contro le Leucemie - ONLUS - Sezione Provinciale di Treviso (Iscritto al n. 923 del registro stampa del

Tribunale di Treviso il 4 febbraio 1994). Presidente Mariotto Pelos Teresa, via Zoppè, 37 - 31020 S. Fior (TV) - Tel. e Fax 0438/777415 - Direttore responsa-

bile Giovanni Dan - Redazione e impaginazione a cura di Gianfranco Dal Mas - Stampa: GRAFICHE V. BERNARDI s.r.l. - Pieve di Soligo (Tv)

www.ailtreviso.it [email protected] [email protected]

In copertina: Bengu, la mascotte dell’AIL, frutto delle mani e della fantasia della nostra Valeria

Inaugurata a Treviso Casa AIL

Benedetto in 15 anni mi ha riempito la vita (Federico Citron)

Da Mamma a mamma (Paola)

Il premio Santa Caterina da Siena

La musica del grande Mozart per l’AIL (Raciti Giovanna)

Dai Gruppi

• C’è bisogno di tutti • L’entusiasmo di un gruppo che si rinnova

• A Cimetta Campagna AIL porta a porta• Un piccolo aiuto, sommato a tanti piccoli aiuti…

L’AIL ringrazia

Filo diretto con il medico

• L’anziano visto dall’ematologo (F. Gherlinzoni)• L’impatto psico-sociale dell’assistenza sui familiari di pazienti oncologici (Tamarro)

• Un convegno ematologico a Motta di Livenza (Q. Messina)

Ricordiamo i nostri amici

In Europa, con la speranza di costruire un mondo migliore (A. Marangon)

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Quello che fa di questo un reparto spe-

ciale, oltre all’avanzata innovazione tec-

nologica, è proprio lo spessore umano

degli operatori: medici, infermieri, tecni-

ci, assistenti volontarie, persone discrete

e silenziose che riescono a trasformare le

corsie in un ambiente familiare, dando

quel calore che nessuna medicina riusci-

rebbe a trasmettere, persone che sem-

brano possedere una marcia

L’inaugurazione della struttura (5 luglio 2006) non è

avvenuta, come era prevedibile, all’interno della strut-

tura stessa ma presso la Sala Convegni del Ca’

Foncello. Il motivo è che Casa AIL era già occupata e

non è cosa delicata brindare dove qualcuno si sta con-

frontando con la sofferenza.

E questo nel segno di quel progetto di umanità, tanto

caro alla signora Pelos, per cui il rispetto verso l’am-

malato deve essere in cima ad ogni pensiero per

coloro che operano nella sanità.

Tutto nasce 20 anni fa quando nel-

l’ospedale di Padova assiste il

figlio Benedetto in un reparto

con 20 mamme e 20 bambini

ed un solo servizio igienico.

“Bisogna dare la dignità dovuta durante

la malattia, noi ci siamo rimboccate le

maniche ed ora abbiamo una struttura

che ci invidia tutto il mondo.”

Umanizzare, una parola che è divenuta

la parola d’ordine tra le corsie

dell’Ematologia del Ca’ Foncello.

INAUGURATA A TRAVISO CASA AIL “NICOLETTI-ZARA”

“LOTTARE CON LA SOFFERENZASENZA ESSERE DIVISI DAI PROPRI AFFETTI”

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in più in quanto a disponibilità ed attenzio-

ne verso i malati.

La casa AIL di Treviso è il risultato di questa sensibilità

nei confronti di chi è colpito dalla sofferenza e dei

familiari. Ma anche il risultato di persone che sanno

coinvolgere altre persone, di silenzio-

si gesti di amore,

di affetti che si rin-

novano, di quel filo

invisibile e forte che

ci lega alle persone

care che ci hanno

lasciato. E non a

caso la struttura è

intitolata a Fabio

Nicoletti, il rugbista di

Paese strappato dalla

leucemia a soli 26

anni, e a Guido Zara. I due si erano conosciuti proprio

nelle corsie dell’Ematologia, e sarà la moglie di Guido,

Valeria, la responsabile della casa di Via Zalivani.

Casa AIL è sopratutto il risultato dell’impegno infatica-

bile di una donna incapace di fermarsi (nella Sala

Convegni del Ca’ Foncello è echeggiata la parola “car-

roarmato”) che pensa ed ha sempre pensato in gran-

de, che per realizza-

re i suoi progetti

non si ferma davan-

ti a nulla e nessuno

e che è diventata

negli anni una

spina nel fianco

delle istituzioni.

Quella donna

che, nel prende-

re la parola al

momento dell’i-

naugurazione di

un’opera, come

in questo caso,

invece di com-

piacersi di quanto fatto già

pungola i responsabili della

sanità e della politica per

avere via libera e sostegno

per il prossimo progetto.

Progetto che, detto per

inciso, è la realizzazione del

nuovo moderno laboratorio di biologia molecolare, il

cui finanziamento è già stato stanziato dall’associazio-

ne grazie alla generosa donazione ricevuta dalla Ditta

Marchiol S.p.A. in memoria di Giorgio. Ed altri fondi

verranno messi a disposizione dall’AIL per l’avvio a

breve di un servizio di assistenza domiciliare.

Quartiere Fiera, tre camere, cinque posti letto, doppi

servizi, cucina e soggiorno, la struttura è facilmente

raggiungibile dall’ospedale attraverso il ponte pedona-

le sul Sile. Ospiterà pazienti che usufruiscono

del day hospital e familiari dei ricoverati al

reparto dell’Ematologia, perché questi “non si

sentano soli nella sofferenza”. L’AIL ha investito

200 mila euro per l’acquisto, affidando poi l’o-

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pera di ristrutturazione agli Alpini del Gruppo San Fior,

che considerano ormai la signora Teresa loro “socia” a

tutti gli effetti. Sono poi pervenuti contributi da vari

altri enti ed associazioni, ed un particolare ringrazia-

mento va al Sig. Lorenzon, all’Ing. Ezio Favero e

all’Associazione Mogli dei Mariti

Medici.

L’inaugurazione di Casa Nicoletti-Zara

è stata l’occasione por ricordare i 5

anni dell’Ematologia a Treviso. Il repar-

to è in forte crescita, se si pensa che nel 2005 sono

state effettuate nel day hospital oltre 10 mila presta-

zioni sanitarie. In costante aumento il numero delle

degenze e sempre più numerosi sono gli arrivi da altre

regioni. Il Prof. Gherlinzoni snocciola numeri e per-

centuali: enormi sono i successi raggiunti dalla

ricerca negli ultimi anni, ma la percentuale di gua-

rigione è ancora inferiore al 50% ed il numero dei

malati è in continua crescita. La leucemia non è

ancora vinta, la lotta continua.

ROSETTA,ANTONELLA, LIANA:

LE VOCI DELLA SPERANZA

Sono passate per l’Ematologia, donne coraggiose che hanno vinto la loro battaglia

con la malattia. Parlano della loro esperienza e nella sala, gremitissima di persone, il

silenzio si fa abissale, perchè la loro testimonianza è toccante, a volte struggente, ma

soprattutto vera.

Rosetta è di Pordenone, un mieloma multiplo al terzo stadio, ma si sente circondata

da un mondo pieno di umanità che le trasmette una carica di ottimismo, consenten-

dole di vedere al di là del buio. A contatto con questa grande famiglia ha imparato a

capire chi sta male, ad accettare la malattia come dono di Dio per mettersi alla prova,

che è un dono di Dio la vicinanza delle persone, anche quelle che prima non cono-

scevi. Una esperienza dolorosa ma straordinaria che le ha fatto capire quanto è

importante sapere di non essere soli.

Antonella, di Caserta, il primo giorno di ospedale chiede a Gherlinzoni se deve pre-

pararsi a morire, lui le sorride e “no! devi solo lottare”. Confessa le difficoltà nell’ac-

cettare la malattia: “Sono uscita fuori di me, ogni mattina cantavo Gocce di memoria

di Giorgia”. Ha lottato,Antonella, ed ha vinto, è felicissima e si gode la sua guarigione

ed il suo matrimonio.A Treviso ha trovato persone splendide, infermieri, medici, assi-

stenti, ed una signora che gira per il reparto e tratta tutti come suoi figli…

Liana viene dall’Agordino, scopre di essere completamente impreparata ad affronta-

re la malattia:“E’ come partire per un viaggio senza valigie, senza conoscere la meta,

nessuno te la spiega.Poi scopri che l’avevi la valigia, solo che la cercavi nel posto sba-

gliato, perchè era dentro di te”. E mentre s’interroga sulla strana dimensione del

tempo,che non passa mai o passa troppo in fretta, scopre attorno a sé un mondo che

nemmeno immaginava esistesse, costituito da un esercito di persone che ti vogliono

bene… e la felicità di aver fatto questa esperienza che le ha lasciato un segno inde-

lebile nell’anima.

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to le firme per chiedere alla Regione di migliorare la

struttura. Non ci siamo limitati a protestare ma ci

siamo uniti all’AIL per aiutare la Regione nella spesa.

Ricordo che il primo acquisto fu un climatizzatore.

Oggi il Centro è diventato un bellissimo ospedale cui

l’AIL di Treviso dà un contributo annuale di 100 mila

euro». Iniziò da lì l’avventura della signora Teresa

nell’AIL. Nello stesso anno costituì la sezione trevigia-

na dell’associazione, trasformando la sua casa in “cen-

trale operativa”.

Intanto la malattia di Benedetto, che dalla prima media

frequenta il seminario vescovile, avanza. Le cure si

rivelano inefficaci. Quando comprende che non ci

sono possibilità di guarigione, Benedetto chiede la

sospensione della terapia. Vuole vivere serenamente

gli ultimi mesi di vita. Nell’agosto dell’88 partecipa al

pellegrinaggio diocesano a Lourdes. Dopo il bagno

alle piscine la mamma gli chiede: «Benedetto, hai

chiesto la grazia?». La risposta fu quella di un uomo,

non di un ragazzo: «Mamma, allora non hai capito

nulla di Lourdes». Al ritorno dal pellegrinaggio le con-

dizioni peggiorano. Sorella morte sopraggiunge il 1º

settembre ‘88, durante un soggiorno in montagna.

Quegli ultimi giorni sono stati una lezione di vita e di

fede ed ora sono scolpiti, quasi ora per ora, nel cuore

di Teresa. «Benedetto ha vissuto solo 15 anni ma sono

bastati per riempirmi tutta la vita. Non conta il nume-

ro degli anni ma come vengono vissuti», sottolinea la

mamma, rievocando forse inconsapevolmente la pre-

ghiera del salmista.

Dopo la morte di Benedetto la signora Teresa si butta

anima e corpo nell’AIL, sacrificando tutto il resto, a

"BENEDETTO, IN QUINDICI ANNIMI HAI RIEMPITO LA VITA"

di Federico Citron

Sulle pareti alcune foto di Benedetto, sempre sorri-

dente, e di Benito. Sul tavolo una distesa di estratti

conto e di comunicazioni della banca indirizzati all’Ail

trevigiana. Si presenta così la taverna della casa di

Teresa Mariotto Pelos a San Fior di Sotto. In pochi

metri quadrati c’è tutta la sua vita. Benedetto, il figlio

che la leucemia le ha strappato diciotto anni fa a soli

15 anni. Benito, con cui ha condiviso un lungo tratto

della propria vita “nella gioia e nel dolore, nella salute

e nella malattia”. L’Associazione italiana contro le leu-

cemie (AIL), che dal 1986 è diventata la sua ragione

di vita.

«Ho conosciuto la leucemia quando Benedetto si è

ammalato - racconta Teresa, che oggi ha 67 anni -. Lo

portavo al Centro leucemie infantili di Padova, un

reparto che a quel tempo era da Terzo Mondo. Il 1°

settembre dell’86 ero là con mio figlio insieme ad altre

20 mamme con altrettanti bambini. C’erano un caldo

tremendo e un solo servizio igienico. Abbiamo raccol-

Dal settimanale diocesano , 11 giugno 2006

sostenitori, e ha un bilancio annuo

che supera il milione di euro - non si

limita alla raccolta di fondi.

L’associazione è vicina alle famiglie dei

malati e presta assistenza gratuita in

reparto e al day hospital: «Siamo in 18

donne presenti ogni giorno, a turno,

dalle 7 alle 14. Alcune di noi fanno

anche assistenza notturna. Abbiamo

anche aperto un ristoro gratuito all’inter-

no del day hospital».

Grazie alla ricerca, sostenuta anche e

soprattutto dall’AIL, la leucemia oggi fa

meno paura. «Il 90 per cento dei bambini

guarisce - sottolinea Teresa - ed alcune

forme della malattia ieri letali, come la leu-

cemia promielocitica e quella cronica, gra-

zie a farmaci intelligenti oggi vengono

debellate».

Per il suo impegno gratuito («con i soldi

dell’AIL devo ancora bere un caffè») e senza

soste (quando la incontriamo è pomeriggio,

la notte precedente ha fatto assistenza in

ospedale e ancora non si è presa un’ora di

sonno), Teresa Pelos ha ricevuto diversi rico-

noscimenti tra cui il titolo di

“Commendatore” - attribuitole da Carlo

Azeglio Ciampi - e il premio “Santa Caterina”

edizione 2006 assegnato dal CIF provinciale.

Ma la cosa più importante, per questa piccola

grande donna, non sono le pergamene e le

medaglie, introvabili nella “casa-bazar”. Ciò che

davvero conta è la qualità delle cure e dell’assi-

stenza agli ammalati di leucemia. In nome di

quel figlio che ha vissuto solo 15 anni ma le ha

riempito tutta la vita.

partire dalla casa «che è diventata un bazar». Dà all’as-

sociazione un’impostazione ben precisa: niente

denunce e proteste contro ritardi e malfunzionamenti

delle istituzioni ma sostegno alle stesse. «Durante la

malattia di Benedetto ho compreso l’importanza dei

miei doveri e non solo dei miei diritti. Vogliamo un

mondo migliore e più umano, una sanità più efficiente

e funzionante, ma quanti collaborano per raggiungere

tali obiettivi?». Il primo obiettivo che Teresa si dà è l’a-

pertura di un Centro di Ematologia a Treviso. «Ben

presto mi sono resa conto che le necessità ematolo-

giche delle persone adulte erano considerevolmente

maggiori di quelle dei bambini della pediatria, e che la

mancanza di un Centro a Treviso obbligava a lunghi e

faticosi spostamenti». La grande impresa ha inizio nel

1990. Nelle piazze di tutta la provincia vengono pro-

mosse le vendite di stelle di Natale e uova di Pasqua.

Tante persone danno contributi personali «ma rifiutia-

mo i soldi offertici da chi sta male». Tra tutti, la signo-

ra Teresa ricorda un papà che due anni dopo la morte

della moglie si è presentato con le figlie e un assegno

da 10 mila euro: «Lei ha assistito mia moglie nelle ulti-

me dieci notti di vita. Non potevo dimenticare».

Nel 2001 viene raggiunto il primo traguardo: il day

hospital. Nel 2003 il secondo: il reparto di Ematologia

da dodici posti. Nel 2005 il terzo: il nuovo day hospi-

tal. Nel frattempo va in porto anche il progetto di apri-

re una casa a Lamosano per il soggiorno estivo dei

malati accompagnati dai familiari. Ma non finisce qui:

fra qualche giorno verrà inaugurato a Treviso un

appartamento per ospitare i familiari dei malati in cura

all'ospedale. Entro l’anno, infine, partirà un laboratorio

di biologia molecolare. «Fino ad oggi abbiamo dato

all’Ulss 3,5 milioni di euro (7 miliardi di lire ndr) per

avviare e mantenere l’Ematologia. Una delle cose di

cui andiamo più fieri è il sostegno alla formazione e

all’aggiornamento professionale attraverso borse di

studio per medici, ricercatori e infermieri. Sono dav-

vero contenta per le qualità umane dei medici di

Ematologia».

L’AIL - che oggi conta 2-300 soci impegnati e 4 mila

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E’ stato recentemente conferito alla nostra presidente il “Premio Santa Caterina da Siena”, assegnato ognidue anni dalla sezione trevigiana del CIF, Centro italiano femminile, a una donna che si sia particolarmentedistinta con il suo operato per motivi sociali e civili.La signora Pelos ha dedicato il premio a tutte le mamme che come lei hanno conosciuto il dramma per la per-dita di un giovane figlio. Si è trattato di un riconoscimento del tutto particolare, rivolto non solo alla fondatrice e guida di una grandeassociazione ma ad una figura femminile impegnata a tutto campo.Il contributo economico associato al premio, giunto alla sua quarta edizione, verrà finalizzato al raggiungimen-to del nuovo traguardo dell’AIL, e cioè il nuovo laboratorio di biologia molecolare del Ca’ Foncello. L’obiettivoè creare una rete per abbassare i tempi di diagnosi senza dover appoggiarsi ad altri centri e potenziare la ricer-ca, soprattutto su farmaci intelligenti che non procurino effetti collaterali. Naturalmente per la signora Pelos èstata l’occasione per illustrare l’impegno e le finalità dell’AIL, prima fra tutte la ricerca, fedele al suo mottosenza ricerca non c’è futuro.

Giulia è la volontaria più giovane della nostra associazione.Qui la vediamo impegnata, da protagonista, nell’ultimacampagna delle uova pasquali in piazza Aldo Moro a Treviso.Ha contagiato del suo entusiasmo genitori, amici e volontari.Distintivo AIL orgogliosamente appuntato al giacchino epiglio da prima donna, si è messa in prima linea,guadagnandosi consensi stima e simpatia. …BRAVA GIULIA!

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DDDDAAAA MMMMAAAAMMMMMMMMAAAA AAAA MMMMAAAAMMMMMMMMAAAA………… Cara TeresaOggi sarebbe stato il compleanno di Benedetto, e due pensieri mi vengono in mente. Il primo, damadre, e quindi troppo profondo per poterlo esprimere a parole… Il secondo, di grande stimaed ammirazione perché lei,da un grande dolore,è riuscita a trovare un’enorme forza che ha coin-volto noi tutti, facendoci realizzare progetti di cui andiamo fieri… Ed è proprio per questa forza che emana che a volte ci dimentichiamo che anche lei è una per-sona e come tale ha dei limiti, delle esigenze da rispettare.Ci perdoni Teresa, ma noi abbiamo bisogno del nostro Presidente, e temo che senza di lei qual-cosa si perderebbe.Tenga duro e continui a contagiarci con la sua grinta,ne abbiamo ancora biso-gno. Ma quando ciò non sarà possibile mi consola il pensiero che avrà più tempo per seguire chiè nella sofferenza, come ha sempre desiderato, perché lei, prima di tutto, è una volontaria. Saràsicuramente più facile sostituirla nella parte burocratica che in quella umana… perché non è datutti riuscir a far star bene chi sta male, dare prima che venga chiesto, come lei sa fare.Segua il suo cuore, come ha sempre fatto, e ci guiderà da qualsiasi posizione. Noi intanto brillia-mo di luce riflessa, per le cose importanti fatte insieme, per le cose imparate…

Grazie di cuore Paola

come il dolcissimo Kyrie in fa magg. KV

33 composto da Mozart a soli 10 anni.

Di grande intensità l’esecuzione

dell’Andante in Do Maggiore KV 315 di

Mozart con, accanto all’orchestra d’archi,

il flauto solista del M° Paolo Dalla Pietà.

Particolarmente apprezzati dal pubblico

presente anche i due pezzi, il “Miserere”

per coro a cappella, rielaborazione di un

tema popolare bellunese, e “Le Croci”,

per coro e orchestra d’archi composti

dallo stesso direttore Battista Pradal, che è

anche uno stimato compositore.

Il finale con l’Halleluja di Haendel ha lette-

ralmente strappato un’ovazione del pubbli-

co. Fuori programma un brano composto da

Ennio Morricone ha concluso in bellezza la

serata.

Un evento da ricordare perchè ha dato vita

ad un perfetto connubio tra musica e solida-

rietà e che ha visto la partecipazione di un

pubblico numeroso ed entusiasta.

Raciti Giovanna

Nella Basilica di Santa Maria Maggiore di Treviso si è

svolto, sabato 1 aprile scorso, un concerto in favore

dell’AIL di Treviso. Sono stati raccolti fondi da devolve-

re a questa Associazione che con i suoi volontari assi-

ste le persone colpite dalla leucemia e le loro famiglie e

sostiene la ricerca medica per la prevenzione e la cura

di questa malattia. Erano presenti volontari e medici che

hanno illustrato le attività dell’AIl.

Protagonista della serata è stato il Coro e Orchestra “In

Musica Gaudium” di Oderzo, formazione giovanile

composta prevalentemente da studenti e appassionati

di musica, diretta dal M° Battista Pradal.

Il gruppo, costituitosi nel 2001, ha al suo attivo un

repertorio assai vasto, comprendente brani di musica

sacra e non, brani per soli, coro e orchestra, ma anche

pezzi a cappella o solo orchestrali. L’ensemble si è fatto

apprezzare attraverso i molti concerti tenuti in chiese e

teatri del Veneto e Friuli Venezia Giulia, riscuotendo un

vasto e sempre maggiore consenso di pubblico.

Il concerto è iniziato con un omaggio a Mozart, nel

250° anniversario della sua nascita, con sei brani da lui

composti, alcuni dei quali molto conosciuti, come il

mottetto “Ave Verum Corpus”, altri invece meno noti,

LA MUSICA DEL GRANDE MOZART PER L’AIL

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Nella vita di tutti i giorni tendiamo

a prendere le distanze dalla

nostra consapevolezza. La consa-

pevolezza di esserci, che questo è

il nostro tempo in cui viviamo e in

cui ognuno di noi ha un peso.

Mettersi in gioco richiede fatica e

coraggio, così spesso preferiamo

rimanere in disparte non lasciandoci

coinvolgere. Tuttavia anche i nostri più

piccoli atteggiamenti hanno risonanza

nei confronti delle persone che ci cir-

condano.

Il reparto di Ematologia è nato grazie allo

spirito attivo e combattivo della sezione

AIL di Treviso. E’ necessario che si continui in questa

direzione e che anche nuove forze vengano ad

aggiungersi. E’ richiesto impegno a tutti i validi colla-

boratori dell’AIL, perché i tanti progetti attuati possa-

no essere mantenuti e altri realizzati.

Quest’anno il gruppo AIL di Fontane di Villorba si è

arricchito di nuovi membri e così per la prima volta

abbiamo cooperato insieme in occasione della

Campagna Uova AIL 2006. I nostri punti vendita sono

stati: la Fabbrica di Benetton alle Castrette, la

Parrocchia di Villorba, Piazza Aldo Moro, la Parrocchia

di Fontane, la Parrocchia di Lancenigo e il Centro

Commerciale Panorama. Tutti uniti abbiamo offerto le

uova dai colori arancio, blu, fucsia… i colori della

gioia e dell’amore per la vita, superando abbondante-

mente la soglia degli 11.000 euro!

Vogliamo sentitamente ringrazia-

re coloro che generosamente si

sono recati a comprare l’uovo

AIL, diventando così preziosi

sostenitori!

Esortiamo quante più persone ad

offrire la loro attiva partecipazio-

ne… saremmo lieti di accogliere

nella nostra bella associazione nuove

e valevoli forze … c’è bisogno di tutti!

Marta

Gruppo AIL Fontane di Villorba

C’E’ BISOGNO DI TUTTI

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DDAAII GGRRUUPPPPII

L’ENTUSIASMO DI UN GRUPPOCHE SI RINNOVA

Il gruppo AIL di Cordignano, in occasione della cam-

pagna “Stelle di Natale 2005”, si è profondamente

rinnovato e ampliato. Alcuni ragazzi hanno aderito con

entusiasmo e si sono resi disponibili anche per le

prossime iniziative AIL. Speriamo che questo nuovo

vigore del gruppo ci permetta ora di

coprire tutto il

territorio comunale. Se

di solito i punti vendita erano due,

Cordignano e Villa di Villa, infatti, con le

stelle di Natale 2005 ci siamo già estesi a

Pinidello e puntiamo a coprire pure

Ponte della Muda già dalla prossima

campagna pasquale.

“Stelle di Natale 2005” si è conclusa

festosamente l’11 dicembre 2005 sera

davanti ad una pizza in compagnia

degli amici del gruppo AIL di Colle

Umberto con i quali siamo in stretto

contatto.

In tutto abbiamo venduto 499 stelle,

numero considerevole per due comuni

piccoli, con un buon aumento rispetto

al 2004. Questo successo non è solo

merito nostro ma anche di

tutti coloro che hanno

collaborato (la fioreria, il

comune, …) e di tutte

le persone di buona

volontà che hanno

aderito con gioia all’i-

niziativa. Ringraziamo

tutti e vi aspettiamo

numerosi nelle

nostre piazze per le

stelle di Natale

2006.

Matteo Ghirardi

Gruppo AIL

Cordignano

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DDAAII GGRRUUPPPPII

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A CIMETTA CAMPAGNA AIL… PORTA A PORTA

Le volontarie AIL sorprendono sempre. A Cimetta di Codognè la piazza è piccola ma il cuore è grande. Così due

volontarie tutto cuore e fantasia, Elda e Lucia, in occasione della campagna AIL di Pasqua, dopo aver riempito la

macchina di coloratissime uova, si impegnano con successo in un porta a porta serale. La loro costanza e gen-

tilezza sono apprezzate da tutti, e rientrando con la macchina vuota, le due intraprendenti volontarie si ripro-

mettono, anno dopo anno, di ripetere l’iniziativa anche con le stelle di Natale.

Grazie ancora ad Elda e Lucia.

Gruppo AIL Cimetta di Codognè

Le ricamatrici del Club del Punto Croce “Ago e Filo”

di San Donà di Piave (Venezia) in occasione della

mostra di ricamo di Natale svoltasi presso il

Centro Culturale del Comune stesso, hanno rea-

lizzato un albero Natalizio con sacchettini rica-

mati.

Il ricavato dell’iniziativa è stato devoluto all’AIL

nella speranza che anche un piccolo aiuto,

sommato a tanti piccoli aiuti, possa dare gioia

e speranza a tutte le persone malate ed ai

loro familiari.

Club del Punto Croce “Ago e Filo”

San Donà di Piave

UN PICCOLO AIUTO,SOMMATO A TANTI

PICCOLI AIUTI…

DDAAII GGRRUUPPPPII

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A Farra di Soligo la FESTA

DELLA DONNA dell’8 marzo

è l’occasione, per alcune

intraprendenti e sensibili

rappresentanti dell’”altra

metà del cielo”, di una sera-

ta di solidarietà a favore

della nostra associazione.

Al centro della manifesta-

zione c’è la “PIZZATA PRO

AIL”.

Data la fantasia e, soprattut-

to, il cuore delle organizza-

trici, il successo della mani-

festazione è sempre garan-

tito.

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E’ arrivata Giulia,due occhi furbi ed un sorriso

rubato ad una stella del cielo,

per la gioia incommensurabile

di mamma e papà e nonna Giselda.

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Ringraziamo i genitori di

Giulia Maiutto Irene Armellin

Guglielmo Russo Giulio Cisotto Serena Buso Elena Mazzer

per la sensibilità dimostrata nei confronti dell’AILil giorno del battesimo.

Ringraziamo

Lisa Carniel ed i Bambini della Parrocchia

di San Fior di Soprae San Fior di Sotto

per i pensieri che hanno avutonel giorno della loroprima comunione.

LETTERA A ZIA TERESA

San Fior di Sotto, 15.04.06

Cara zia, nel giorno della mia prima comunione ho ricevuto tantiregali, ma il regalo più grande è Gesù che è entrato nel mio cuore.Conoscendo Gesù ho capito che dobbiamo condividere con gli altriquello che abbiamo, così io ho pensato di dare a te un mio piccolocontributo per i bambini malati che tu conosci.

Martina

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Gentile signora TeresaDomenica 21 maggio ho ricevuto la prima comunione nella chiesa di Monastier.E’ stato per me un giorno molto importante ed emozionante perché molte per-sone mi hanno aiutato a ricevere con gioia Gesù.Ho pensato ad offrirti dei soldi perché tu possa donare un sorriso ai bambinibisognosi. Ringrazio te e l’AIL per aver realizzato il mio sogno

Laura

Ringraziamo

Pierangelo De Giusti Paolo Camerin

Damiano Mazzon

La loro cresima è stata l’occasioneper un gesto

di sensibilità a favoredella nostra associazione.

Ringraziamo gli Sposi

Rossella e Roberto Benedet Elena e Matteo Minuzzo

Antonella e Ennio Gasparetto Valeria e Massimiliano Bosco Stefano e Matilde Archetti

Luca e Monica Sorato Romina e Federico Antoniazzi

Sono sempre più numerose le coppieche nel giorno della loro unione si ricordano dell’AIL

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RINGRAZIAMO

gli organizzatori del torneo di calcio in notturna“13° MEMORIAL MICHELE TOFFOLI, MEMORIAL SALMASI GIUSEPPE, MEMORIAL PADOVAN MANLIO”

per il contributo a favore della nostra associazione

l’HOTEL CONTÀ di Pieve di Soligoper la generosa e preziosa collaborazione in occasione delle Campagne Nazionali AIL

il fantastici attori del GRUPPO TEATRALE DELL’UNIVERSITÀ ADULTI ED ANZIANI della Sezione di San Fior

l’associazione TRAVISANDO ed in particolar modo Lauretta e Toni Canal e la famiglia Angelo Meneghel

la signorina Cristina Panizzo di DANZAINSIEME di Trevisoper il generoso impegno in occasione del “VENTENNALE AIL”

il CIRCOLO ACLI di San Fior

la SNELL HABITAT per il generoso contributo nell’arredamento della Casa AIL di Treviso

il Comitato SAGRA DELLE ROSE di Monigo ed in particolar modo il Dott. Luciano Zampiero

il Dott. Antonio Pesce della Ditta Ondulkart

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e/o radioterapia non possono essere

sottoposti agli stessi protocolli dei

pazienti più giovani, poiché la tossicità

dei trattamenti sarebbe inaccettabilmen-

te alta (a causa dei motivi illustrati nel

precedente numero del Giornale). Negli

ultimi 10-15 anni perciò, nelle diverse

patologie ematologiche sono stati elabo-

rati dei protocolli specifici per il paziente

anziano “non frail”, i quali includono cicli

di chemioterapia di minore durata, con far-

maci a minore tossicità d’organo e a ridot-

to dosaggio. Inoltre, l’esperienza di nume-

rosi studi portati avanti da Centri nazionali

ed internazionali che si occupano specifica-

mente di ematologia geriatrica suggerisce

l’impiego sistematico di molecole in grado di

prevenire le più frequenti complicanze delle

chemioterapia nel paziente anziano, ad

esempio il fattore di crescita granulocitario

(G-CSF) per prevenire la neutropenia febbrile,

l’Eritropoietina, per prevenire l’anemia, il

Pamidronato o lo Zoledronato per prevenire le

complicanze ossee. Va da sé che la gestione

del paziente anziano, oltre che estremamente

complessa, è anche particolarmente gravosa in

termini di costi per le strutture sanitarie, proprio

per la prevalenza di comorbidità e di disabilità

nelle età più avanzate, ma appare non legittimo e

non accettabile com-

promettere un tratta-

mento potenzialmente

guaribile anche in un

paziente anziano per

risparmi sulla spesa

sanitaria complessiva.

Quali risultati si posso-

Vorrei proseguire il discorso iniziato nel

precedente numero del nostro Giornale

riguardante quale sia il più appropriato

approccio terapeutico al paziente

anziano con una severa malattia

oncoematologica.

Di fronte ad una persona di età > 65 anni con una pato-

logia tumorale, la decisione terapeutica (trattare o non

trattare? quando trattare? come trattare?) deve sempre

tenere in considerazione a priori il bilancio dei costi,

intesi come possibile peggioramento della qualità di vita

dovuta alla tossicità dei farmaci antitumorali, e dei

benefici, intesi come aumento della sopravvivenza

(ricordando che oggi, nel 2006, un individuo di 65 anni

ha una potenzialità media di vita di altri 15 anni circa).

Il paziente anziano va perciò considerato nella sua glo-

balità, attraverso un approccio multidisciplinare, che

include diversi parametri: 1) la presenza di altre malat-

tie concomitanti, la cosiddetta “comorbidità”; 2) la

capacità di autonomia del paziente, ovvero il suo grado

di dipendenza da altre persone nelle attività della vita

quotidiana; 3) lo stato mentale; 4) lo stato emotivo; 5)

lo stato nutrizionale; 6) la presenza o meno delle cosid-

dette “sindromi geriatriche”. Queste ultime comprendo-

no demenza, delirio, depressione, frequenti cadute a

terra (>3 al mese), incontinenza, osteoporosi associata

a fratture, trascuratezza o abuso di alcoolici. Attraverso,

perciò, la rilevazione dei suddetti parametri, che neces-

sita di un lavoro d’equipe specificamente dedicata, è

possibile fornire criteri di valutazione del paziente anzia-

no più efficaci e riproducibili, e identificare i pazienti

che possono realmente beneficiare di un trattamento

adeguato a fronte dei pazienti cosiddetti “fragili” (frails

in inglese), per i quali è proponibile unicamente una

terapia palliativa e di supporto.

E’ evidente, comunque, che anche i pazienti anziani

ritenuti meritevoli di un adeguato approccio di chemio-

L’ANZIANO VISTO DALL’EMATOLOGO

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FFIILLOO DDIIRREETTTTOO CCOONN IILL MMEEDDIICCOO

mente intorno al 40%, nella leucemia a cellule capellu-

te intorno all’80-85%, nella leucemia mieloide cronica,

grazie alle nuove molecole “intelligenti” come

l’Imatinib, superiore al 90%.

E’ stato scritto che “la vecchiaia non può essere inter-

pretata come una costante ed inesorabile erosione bio-

logica, ma va vista come un incessante adattamento al

trascorrere del tempo”. Di conseguenza, anche l’approc-

cio al paziente ematologico anziano va considerato in

senso attivo. Ormai è dimostrato che molti buoni risul-

tati si possono ottenere anche nella cosiddetta terza età,

non solo attraverso i continui progressi delle conoscen-

ze biologiche e delle conseguenti migliori applicazioni

degli schemi terapeutici, ma anche attraverso una sem-

pre maggiore umanizzazione dell’assistenza. E’ infatti il

paziente anziano colui che ha maggiore necessità di

supporto familiare, medico-infermieristico, sociale,

ambientale, psicologico, ed è in questa direzione che

devono essere concentrati gli sforzi delle strutture assi-

stenziali sanitarie ospedaliere e del territorio.

Dott. F. Gherlinzoni

no ottenere con i protocolli anziano-speci-

fici? Nelle leucemie acute mieloidi (LAM)

che, ricordo, sono malattie più frequenti nell’anziano

(l’età media di tutti i pazienti è infatti di 63 anni), la per-

centuale di Remissioni Complete, (intendendo come

Remissione Completa, RC, la scomparsa delle cellule

leucemiche dal midollo osseo e dal sangue periferico) è

pari al 30-40%. Il problema è l’elevato tasso di ricadute

della malattia, che è superiore a quello che si verifica

nei pazienti più giovani, riflettendo una maggiore

aggressività biologica delle LAM dell’anziano, anche in

termini di una maggiore resistenza ai farmaci antitumo-

rali. Sono in corso numerosi studi per valutare l’effica-

cia di nuovi farmaci meno tossici ovvero l’associazione

di anticorpi monoclonali meglio tollerati e che agiscono

in maniera più selettiva sulle cellule leucemiche. Nei

Linfomi non-Hodgkin (LNH) ad istologia aggressiva i più

recenti studi riportano percentuali di RC che raggiun-

gono il 65-70%, quindi molto simili a quanto si ottiene

nei pazienti più giovani, e percentuali di guarigione defi-

nitiva attorno al 40-50%. Nel linfoma di Hodgkin la

sopravvivenza a 5 anni del paziente anziano è attual-

za reciproca tra la Qualità di Vita della persona malata

e quella dei suoi familiari; si imporrebbe quindi come

doverosa, un’attenzione alla famiglia non disgiunta da

quella per la persona ammalata.

La famiglia, intesa come “unità” che affronta la malat-

Nella vita di una persona, la diagnosi di tumore

potrebbe essere paragonata, a ragion veduta, ad una

vera e propria “catastrofe”, alla quale conseguono

cambiamenti e sconvolgimenti che inevitabilmente

coinvolgono anche il nucleo familiare. Vi è un’influen-

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RELAZIONE FINALE RELATIVA AL PROGETTODI RICERCA SOSTENUTO DALL’AIL:“L’IMPATTO PSICO – SOCIALE DELL’ASSISTENZASUI FAMIGLIARI DI PAZIENTI ONCOLOGICI”

FFIILLOO DDIIRREETTTTOO CCOONN IILL MMEEDDIICCOO

che legate alla malattia (PE); ripercus-

sioni sui rapporti familiari e sulle inte-

razioni sociali (FS); affaticamento per-

sonale (FP); capacità di fronteggiare

l’assistenza (COPE), si nota che, tranne

quest’ultima, tutte risultano moderata-

mente inferiori rispetto alle medie di

riferimento.

In occasione del Congresso Interna-

zionale di Psico-Oncologia (IPOS), che si

terrà a Venezia nel mese di ottobre,

saranno presentati dettagliatamene i

risultati sin qui ottenuti.

Vorrei concludere dicendo che ho con-

dotto questa ricerca per il periodo di quasi

1 anno, durante il quale ho potuto matura-

re competenze professionali ma sicura-

mente anche umane. Nell’ambito dello stu-

dio sull’impatto psicosociale, infatti, il

“luogo” fisico e temporale in cui avviene

l’incontro col familiare è un momento dedi-

cato alla compilazione del questionario ma è

anche un momento di relazione.

In un ambiente come l’ospedale, cui ci si reca

principalmente, se non esclusivamente, per

curare il corpo e, nel particolare caso dei sog-

getti della ricerca, per accompagnare il pro-

prio congiunto malato, si crea la possibilità di

scegliere di dare spazio ad aspetti interiori e da

qui il plus valore dell’esperienza in cui recipro-

camente avviene uno scambio.

Dott.ssa Tamarro

Psicologa CRO di Aviano

tia, si trova di fronte ad alterazioni delle normali dina-

miche e relazioni parentali. Molte cose cambiano: le

prospettive, il senso del tempo, i valori essenziali…

Vengono sperimentate emozioni quali, ad esempio,

“paura”, “rabbia”, “impotenza”, “solitudine”, “dolore”,

“depressione”, “ansia”; emozioni del tutto normali e

comprensibili, la cui intensità però può assumere un

valore negativo che non dovrebbe essere ignorato da

medici, personale infermieristico, psicologi, volontari.

Negli ultimi anni la letteratura in ambito psico – onco-

logico, seppur esigua, ha evidenziato il coinvolgimen-

to della famiglia nell’assistenza, enfatizzandone il ruolo

di “attore” e non di semplice “spettatore” e stimolan-

do la ricerca di oggettivazione dell’impatto psico –

sociale, dei bisogni e delle risorse della famiglia, lega-

ti alla malattia.

Da gennaio 2004, presso il CRO. (Centro di

Riferimento Oncologico) di Aviano, è in atto una ricer-

ca dal titolo “L’impatto psico – sociale dell’assistenza

sui familiari di pazienti oncologici”, finanziata dall’AIL

(Associazione Italiana Contro le Leucemie) sezione

provinciale di Treviso. L’obiettivo è di raccogliere

informazioni sull’esperienza del familiare che si occu-

pa dell’ammalato, nell’ottica di programmare possibili

interventi di sostegno psicologico.

Fino ad oggi, i familiari arruolati nello studio sono110,

ognuno dei quali ha compilato il questionario “Impact-

on-Family Scale”, specifico per misurare il carico glo-

bale dell’assistenza. I dati riportati di seguito sono

relativi a 81 questionari analizzati statisticamente. Il

campione è composto da 49 maschi (60.5%) e 32

femmine (39.5%); l’età media è di 55 anni; per la

maggioranza sono coniugi del paziente (71%), resi-

denti in Triveneto (74%), con grado di scolarità < 8

anni (69.1%).

L’impatto globale dell’assistenza risulta essere pari a

51.92, valore lievemente più basso rispetto alla media

di riferimento (57.56). in particolare, per quanto

riguarda le 4 aree indagate: preoccupazioni economi-

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FFIILLOO DDIIRREETTTTOO CCOONN IILL MMEEDDIICCOO

RELAZIONE SUL CONVEGNO EMATOLOGICOTENUTOSI A MOTTA DI LIVENZA (TV)

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Gottardi e Dr.ssa Flavia

Zanetti, la Dr.ssa Cesarina

Facchini ed il Dr. Leonardo

Tartaglia dell’U.O. della II

Medicina Generale di

Treviso, il Dr. Pier Giorgio

Scotton e la Dr.ssa Antonella

Carniato dell’U.O. di Malattie

Infettive di Treviso, il Dr.

Quirino Messina ed il Dr. Pietro Valenti dell’U.O. di

Medicina Generale di Motta di Livenza, i medici di

Medicina Generale Dr. Paolo Favero di Motta di

Livenza ed il Dr. Fabio Chiappetta di Gorgo al

Monticano, i moderatori Dr. Giancarlo Foscolo,

Direttore del 1° Dipartimento Medico e Responsabile

dell’U.O. della II Medicina Generale di Treviso, il Dr.

Alberto Vaglia, Responsabile dell’U.O. di Malattie

Infettive di Treviso, il Dr. Filippo Gherlinzoni ed il Dr.

Quirino Messina.

Le anemie sono un argomento sempre attuale nella

pratica medica quotidiana.

La definizione di anemia in sintesi è una riduzione

della quantità totale di emoglobina circolante nel san-

gue periferico ed all’interno degli eritrociti.

Le anemie si dividono in quattro gruppi:1) ridotta eri-

troblastogenesi (aplasia); 2) ridotta eritrogenesi (eri-

tropoiesi inefficace); 3) ridotta sintesi emoglobinica

(talassemia, anemie ferroprive, anemie da flogosi cro-

nica e neoplasie); 4) ridotta sopravvivenza eritrocitaria

(emolisi).

Il corretto inquadramento diagnostico del paziente

anemico si ottiene attraverso la raccolta completa dei

dati anamnestici.

La terapia è la conseguenza della giusta impostazione

In data 27/05/2006 si è svolto presso Villa Rietti Rota

di Villanova di Motta di Livenza (TV) il corso di aggior-

namento per i medici di medicina generale su

“Anemie e neutropenie: due problematiche gestionali

non esclusivamente ospedaliere” con il patrocinio

dell’Ordine Provinciale Medici Chirurghi e Odontoiatri

di Treviso, dell’Associazione Italiana contro le leuce-

mie di Treviso e dell’Azienda ULSS n° 9 di Treviso.

Il corso con accreditamento E.C.M. è stato organizza-

to dal Dr. Quirino Messina, Responsabile dell’Unità

Operativa di Medicina Generale dell’Ospedale

Riabilitativo di Alta Specializzazione di Motta di

Livenza (TV).

All’inizio del convegno sono intervenuti per un breve

saluto il Dr. Domenico Stellini, in doppia veste, sia

come Presidente dell’Ordine Provinciale dei Medici

Chirurghi e Odontoiatri di Treviso, sia come

Presidente dell’O.R.A.S. (Ospedale Riabilitativo di Alta

Specializzazione) di Motta di Livenza, il Dott. Graziano

Panighel, Sindaco della città di Motta di Livenza, il Dr.

Umberto Gasparotto, a rappresentare il Dr. Claudio

Dario, Direttore Generale dell’Azienda ULSS n° 9 di

Treviso ed il Dr. Marco Cadamuro Morgante, Direttore

Sanitario dell’O.R.A.S. e … dulcis in fundo la signora

Teresa Pelos, Presidente dell’A.I.L. di Treviso.

Il convegno, iniziato alle ore 9,30, ha avuto una prima

sessione come titolo: “Anemia: un problema sempre

attuale” ed una seconda sessione pomeridiana, inizia-

ta alle ore 14, avente come titolo:” Le infezioni del

paziente neutropenico: la gestione ospedaliera e

domiciliare”.

I relatori sono stati il Dr. Filippo Gherlinzoni,

Responsabile dell’U.O. di Ematologia di Treviso con i

suoi collaboratori Dr. Piero Stefani, Dr. Michele

FFIILLOO DDIIRREETTTTOO CCOONN IILL MMEEDDIICCOO

anemia e neutropenie di più frequen-

te riscontro nella pratica clinica sia

ambulatoriale, sia ospedaliera.

Buona la partecipazione del medici di

medicina generale, circa 55 medici,

che hanno seguito con grande interes-

se il convegno fino alla conclusione dei

lavori, che è avvenuta alle ore 16.00.

Dr. Quirino Messina

primario dell’ospedale riabilitativo

di Motta di Livenza

eziopatogenetica.

La corretta gestione clinica della neutropenia febbrile

nel malato ematologico a livello ospedaliero e ambu-

latoriale richiede l'acquisizione di una visione globale

del paziente. Il grado di immunosoppressione, dovuto

alle singole emopatie ed a precedenti o concomitanti

terapie ricevute dal paziente, indipendentemente dalla

conta granulocitaria in termini assoluti, deve sia esse-

re considerato come fattore di rischio aggiuntivo, sia

orientare nell’identificazione del patogeno più verosi-

milmente responsabile del quadro febbrile. Da un

punto di vista terapeutico i chinolonici, i macrolidi e la

teicoplanina sono tra gli antibiotici quelli maggiormen-

te indicati nel trattamento delle infezioni batteriche nel

paziente neutropenico. Tale valutazione, certamente

articolata e complessa, consente tuttavia di avviare il

paziente all’iter diagnostico e terapeutico più appro-

priato nei tempi e nelle sedi più corrette, evitando

ospedalizzazioni potenzialmente più pericolose in ter-

mini di rischio infettivo che non lo stesso episodio

febbrile.

L’obiettivo di questo convegno è stato di trattare in

maniera chiara ed esauriente tutte quelle forme di

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FFIILLOO DDIIRREETTTTOO CCOONN IILL MMEEDDIICCOO

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RICORDIAMO I NOSTRI AMICI

Ciao Luca,

ora più che mai tutto parla di te: una musica, un

tramonto, un fiore, un sorriso, una foto, uno scritto,

un oggetto, una moto, un libro, una montagna, una

barca, un pensiero, una gita, un amico, una persona,

un lavoro, una casa, un orologio, un paesaggio… l’ac-

qua che bevo e l’aria che respiro……. Non c’è nulla

attorno a me che non parli di te….Non ho ancora trovato qualcosa che non parli di te… Sei

ovunque, sei presente in ogni attimo del mio tempo e sei vivo in tutte le mie sensazioni.

Cosa mi manca di più di te ? Tu…… tutto il tuo essere, tutta la tua protezione, ma com-

prendimi…. la tua protezione d’amore. Il tuo amore mi faceva sentire protetta ed è la più

bella protezione che un essere umano possa provare. Non ho mai osato pensare che tu un

giorno potessi non essere più al mio fianco, perchè il solo pensiero mi faceva già paura e

mi creava angoscia. Ora non mi resta che viverlo questo dolore, fino in fondo. E’ grande e

non è paragonabile a nient’altro.Ti senti come stordito, in un vagabondare senza meta, alla

ricerca di qualcosa e qualcuno che non troverai più davanti a te, ma solo dentro di te.

Finchè non hai piena coscienza di questo, ti senti angosciato.

E’ una solitudine diversa quella che sto sentendo ora, non è la solitudine di una perso-

na sola, ma è la solitudine di una persona che ha vissuto la felicità vera ed ora non può più

condividerla con la persona amata… E’ certo che il nostro vissuto non si cancella e non si

cancellerà mai, ma in esso e con esso rivivo i ricordi e le sensazioni vere che assieme abbia-

mo provato e condiviso.

La mia è la tristezza di sapere di aver avuto la felicità in mano per un “lampo di vita”,

come dice la canzone che ti ho dedicato… di sapere che il destino ci abbia impedito, così

presto, di vivere in grande sintonia e serenità, come noi eravamo, per un lungo tratto di

vita… Non possiamo torturarci con il pensiero ed i “perchè”….

Io spero solo che un giorno Gesù, se vorrà, mi faccia chiarezza sul significato di que-

sto grande “disegno divino” che ad oggi non ho ancora compreso, ma che rispetto nella

volontà, visto che credo in lui.

Volevo dirti che ti amo e ti amerò sempre, perchè sei nel mio cuore e dentro di me, per

la vita.

Manuela

SEVERINO TERREO

Non dimenticheremo il tuo impegnoed il tuo interesse nei confronti

della nostra associazione, attaccamento per l’AIL

che ora continua attraverso i tuoi familiari.

BRUNA BOTTEGA

Al termine della strada, non c’è la strada ma il traguardo.Al termine della notte, non c’è la notte ma l’aurora.

Al termine della disperazione, non c’è la disperazione ma la speranza.Al termine della morte, non c’è la morte ma la vita.

Se conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo, questi orizzonti senza fine, questa luce che tutto investe e penetra, non piangeresti se mi ami.

Mi è rimasto l’amore di te, una tenerezza dilatata che tu neppure immagini.Nelle angustie del tempo pensa a questa casa ove un giorno saremo riuniti oltre la morte, dissetati

alla fonte inestinguibile della gioia e dell’amore infinito.Non piangere se veramente mi ami.

Ciao a tutti.Bruna

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ANTONIETTA BALBINOT E BRUNO CASAGRANDE

Non restare davanti alla mia tomba a piangere,Io sono qui, io non dormo,Io sono mille venti che soffiano,Io sono il sole sul grano maturo,Io sono la pioggia fresca dell’estate,Io sono i colori forti e tenui dell’autunno,Io sono la brezza dolce della sera,Io sono il luccichio del diamante sulla neve,Io sono la luce rossa del tramonto,Non restare davanti alla mia tomba, a piangere, io non dormo,Non chiederti mai dov’è un angelo,È sempre lì, dove tu non vuoi che sia.

“Coloro che abbiamo amato e perduto non sono più dov’erano ma ovunque dove noi siamo”

ARIANNA DONÀ

“Non piangete, io continuerò ad amarvi al di là della vita.L’amore è l’anima e l’anima non muore mai”

BRUNO VIEZZER

Caro nonnote ne sei andato prematuramente, lasciando in noi un grande vuoto. Ti ricorderemoper quello che sei stato: umile e generoso, semplice ed amorevole, lascerai dentro dinoi un patrimonio di queste doti.Ci aspettavi ogni giorno per la consueta partita a carte, anche quando non ti sentivitanto bene ti alzavi dal divano per giocare con noi.Ora tu sei lassù e con la tua forza di volontà ci sostieni e siamo sicuri che ci aiuterai eproteggerai nei momenti difficili che nel futuro della nostra vita incontreremo.Ti vogliamo e ti vorremo sempre bene nostro tanto amato nonno. Grazie per tutte lecose buone che ci hai insegnato e per l’amore che ci hai dato.

Manuel e Simone

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RICORDIAMO ANCHE

LUCIANA GATTIIN FLORIAN

“L’aria buona non è né gelida né rovente,né impetuosa né stagnante,

semplicemente si dona ogni giorno, ogni momento,

senza far nulla di più di farsi respirare.

DIEGO GEROTTO Il tuo ricordo vive con noi

MARIA TERESA DE PIZZOL

L’amore è stato il filo conduttore di tutta la tua vita di donna, sposa, mamma e nonna.Con l’amore hai colorato le giornate di tuo marito Narciso, così come hai illuminato quelle dei tuoifigli e dei tuoi adorati nipoti e di quanti hai incontrato, consolato, aiutato, confortato con un sorriso,una parola, un gesto…Questa è l’eredità che ci hai lasciato, ed è la più preziosa che una madre possa lasciare ai suoi figli.Adesso hai raggiunto la pienezza dell’Amore. Aiutaci a farlo fiorire attorno a noi ogni giorno e questo sarà il modo migliore per ricordarti e dirti grazie.

Ecco la tua presenza accanto a noi, semplice e gioiosa, serena e operosa.”

Mario e famiglia

Dopo l’allargamento dell’Europa a venticinque Paesi

e dopo la firma della Costituzione Europea,

cosa significa diventare futuri cittadini europei?

Alessandra Marangon di Breda di Piave ha recentemente conseguito la

maturità linguistica presso il Liceo “A. Canova” di Treviso. E’ risultata

prima classificata al concorso “Costruiamo la nuova Europa” organizzato

dall’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto, devolvendo la somma del

premio all’AIL Treviso in memoria della cugina Barbara Carlesso.

Arianna, studentessa modello del quarto anno del liceo linguistico “A. Canova” di Treviso, si acco-

modò sul soffice sedile dell’aereo, ormai pronto al decollo per raggiungere una grande capitale

europea, Londra. La ragazza, infatti, aveva deciso di partecipare al progetto “Intercultura”, della

durata di un mese, nella metropoli britannica: aveva scelto l’Inghilterra come meta per migliorare

il suo inglese, visitare il Paese e conoscere le tradizioni degli abitanti che l’avevano da sempre incu-

riosita. Era molto emozionata, il suo sogno si stava finalmente realizzando! Al tempo stesso, però,

era dispiaciuta di dover lasciare la sua famiglia e i suoi amici per un periodo così lungo: sapeva che

avrebbe sentito moltissimo la loro mancanza e l’ultima immagine di Treviso in una giornata uggio-

sa di febbraio prima che l’aereo partisse, le comunicò un senso di solitudine. Ma si rallegrò al pen-

siero che avrebbe staccato la spina per un po’ dal ritmo incalzante della scuola e avrebbe potuto

anche allargare la sua cerchia di amicizie. Il programma prevedeva la frequentazione della scuola la

mattina, mentre il pomeriggio la ragazza aveva la possibilità di compiere delle visite nei luoghi turi-

stici oppure passeggiare con i membri della famiglia che l’avrebbero ospitata.

Coinvolta in questa riflessione, Arianna non si rese conto che l’aereo si era messo in movimento e

stava raggiungendo la pista di decollo. Così si affrettò ad allacciare la propria cintura e realizzò di

essersi dimenticata di riporre nella sua borsa il biglietto aereo e la carta d’identità.

Una volta raggiunta la quota,Arianna potè liberarsi dalla cintura,si alzò e aprì il vano portabagagli:prese

la borsa e infilò i documenti nella tasca esterna. Sapeva benissimo che a Londra avrebbe dovuto esibirli

all’accettazione degli arrivi e voleva tenerli a portata di mano: l’Inghilterra nonostante fosse uno degli

stati membri dell’Unione, non aveva aderito al Trattato di Schengen, stipulato nel 1999, che sanciva la

libera circolazione di individui e merci all’interno degli Stati aderenti e la cooperazione tra le forze di

IN EUROPA, CON LA SPERANZADI COSTRUIRE UN MONDO MIGLIORE…

di Alessandra Marangon

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polizia e le autorità giudiziarie di ogni singola Nazione, a cui, fra l’altro, ogni cittadino europeo

poteva (e anche adesso può) rivolgersi.

Così Arianna si pose una domanda:“Dopo l’allargamento dell’Europa a venticinque Paesi e dopo la firma

della Costituzione Europea, cosa significa diventare futuri cittadini europei?”. E in quel viaggio della durata

di un’ora e mezza circa tentò di darsi una risposta.

“Cittadinanza è una parola che deriva dal latino “civis”che significa residente, abitante, cittadino. Oggi, però,

questo termine ha assunto anche una connotazione diversa in quanto indica anche autonomia, professio-

nalità, libertà, appartenenza e diritti.

L’Unione Europea, nata nel 1949 sotto la forma di Consiglio d’Europa e diventata tale nel 1992 con il Trattato

di Maastricht, incarna questi principi e la sua azione è espressa dal motto:“unita nella diversità”. L’Unione

Europea intende, dunque, orientarsi nel presente, riconoscendo e superando il passato, per costruire un futu-

ro di pace in cui lo scambio, l’integrazione, il rispetto dei diritti umani, (sanciti nella Carta di Nizza del 2002),

costituiscano gli elementi fondamentali in una prospettiva interculturale e mondiale.Tuttavia, la pace a cui

tanto si aspira sembra una sorta di utopia: già la massima dell’Unione lo conferma. Gli Stati membri hanno,

infatti, diverse concezioni della solidarietà, dell’uguaglianza, della libertà, differenti tradizioni, ineguali usi,

costumi, modi di pensare e per questo risulta contraddittoria la possibilità di costituire un’identità tra tutte

queste differenze, tanto più che l’Unione dimostra di essere un organismo sovranazionale solo quando uno

Stato membro non riesce a raggiungere gli obiettivi comunitari: l’Unione non ha quindi un potere così forte

da livellare le incongruenze esistenti tra gli Stati aderenti, nonostante vigili continuamente sulla loro condi-

zione politico-economica,e finché ciò non avverrà,si potrà dire di vivere in una condizione di pace solamente

formale, non sentita veramente. In questo senso, inoltre, noi giovani giochiamo un ruolo fondamentale, in

quanto rappresentiamo il futuro, il progresso: dovremmo interessarci alla politica, alle istituzioni, alla forma-

zione di un’Europa unita. E invece, io per prima lo ammetto, percepiamo l’Unione come qualcosa di creato a

tavolino, di estraneo a noi, che non ci tocca. Ci riteniamo cittadini europei solo in quanto possiamo viaggia-

re liberamente, ma questa libertà, in fin dei conti, non è totale né universale perché alcuni Stati impongono

delle restrizioni.Anche l’Euro, moneta unica introdotta a partire dal 2002, rappresenta un momento di divi-

sione piuttosto che di unificazione: non essendo stato adottato da tutti gli Stati dell’Unione, per visitare certi

Paesi, è ancora necessario effettuare il cambio. Come ho dovuto fare io per recarmi in Inghilterra…

Noi, nuove generazioni, abbiamo però il compito di costruire un futuro di unità e di conseguenza dovrem-

mo essere educati in tal senso. Il Trattato di Maastricht stabilisce una politica comune dell’istruzione, ispira-

ta però al principio di sussidiarietà, secondo cui i singoli Stati organizzano l’ordinamento scolastico in base

alle loro esigenze. L’insegnamento scolastico dovrebbe richiamare l’ideale greco della “paideia” (cioè la cul-

tura sentita come educazione,seconda la filosofia epicurea riportata da Lucrezio) al fine di rafforzare il senso

di appartenenza all’Europa, di formare una mentalità critica e aperta e di permettere lo scambio intercultu-

rale attraverso la conoscenza di almeno due lingue straniere.

Per favorire gli interessi dei giovani, l’Unione Europea ha promosso, inoltre, progetti come “Erasmus”,

“Socrates” o l’”Intercultura” che offrono la possibilità di studio all’estero e il riconoscimento di tale attività

all’interno del proprio Stato d’origine. L’Unione ha anche incentivato proposte di volontariato, sempre all’e-

stero, tramite il “Servizio volontario europeo”, gli scambi per la gioventù e i campi di lavoro. Per coinvolge-

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re i futuri cittadini europei, è stato isti-

tuito anche il “Parlamento Europeo della

gioventù”, in cui si dibattono questioni

europee e si esprimono le proprie opi-

nioni. L’Unione Europea ripone quindi

grande fiducia nei giovani che, per que-

sto motivo, dovrebbero mutare il loro

atteggiamento e dimostrarsi interessati

alle attività sopranazionali”.

La voce del comandante, che comunica-

va che mancava un quarto d’ora all’at-

terraggio distolse Arianna dai suoi pensieri. La ragazza cominciava già a intravedere dal finestri-

no la periferia londinese e il colore grigio, caratterizzante la metropoli, le riportò alla mente i

principi dell’Unione Europea riguardo alla tutela dell’ambiente:

“L’Unione si propone di coinvolgere tutti, giovani e cittadini, all’interno di uno sviluppo sosteni-

bile, che permette la soddisfazione dei bisogni delle generazioni presenti, salvaguardando quelli

delle generazioni future. È interessante che questo problema faccia parte del valore fondamenta-

le della solidarietà. L’Unione europea, infatti, è fondata su alcuni principi base: solidarietà, appun-

to, dignità, libertà, uguaglianza, giustizia e rispetto dei diritti umani.

Particolare tra questi è la condanna dei venticinque Paesi della pena di morte (ancora in vigore,

tuttavia, negli Stati Uniti), delle pratiche eugenetiche, della schiavitù e della tortura. Esiste invece

un disaccordo, ad esempio, per quanto riguarda il tema della clonazione (praticata in Inghilterra a

fini terapeutici, ma totalmente disapprovata in Italia).

L’Unione Europea riconosce e tutela infine l’unità familiare (e sancisce la parità tra uomo e donna),

la libertà di pensiero, di espressione di associazione.”

Mentre le ruote dell’aereo toccavano l’asfalto della pista,Arianna riassunse il senso di essere un cit-

tadino europeo con una poesia, dal momento che si divertiva molto a inventare nuova rime:

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“Essere dell’Unione Europea cittadini, quale felicità!

Si può viaggiare, studiare e lavorare in libertà!

A Stati diversi apparteniamo,

Ma gli stessi diritti e doveri abbiamo!

Culture straniere conosciamo,

E i problemi comuni di risolvere tentiamo!

Con la speranza di costruire un mondo migliore

In cui regnino solo la pace, l’unità e l’amore!”