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Anno XX GIUGNO 2015 n. 53 Dialogo compie 20 anni!!!

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Anno XXGIUGNO 2015 n. 53

Dialogo compie 20 anni!!!

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FAMIGLIE IN CAMMINO

Sul Lago d’Orta

31 GENNAIO 2015: NUOVE PROMESSE Attratto dal tuo amore misericordioso...

IL COORDINATORE PROVINCIALE

La nostra associazione nell’anno del Bicente-nario

Alessandria, 18 nuove Promesse

BUON COMPLEANNO, DIALOGO Vent’anni… e tanta storia!

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Federico, nuova Promessa in trasferta

ESERCIZI SPIRITUALI A PIANEZZA Il tuo volto Signore io cerco

4° CONGRESSO REGIONALE ASC Pianezza, 24 - 26 marzo 2015

VITA DI CENTRO Contemplazione e azione: due centenari

NOVELLI SALESIANI COOPERATORI Testimonianze

LA BUONA STAMPA Novità in libreria

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SOMMARIO

Domenica 19 aprile scorso si è tenuta a Pella sul la-go d'Orta una giornata di incontro delle famiglie.Nonostante le distanze che ci separano ci siamo rivi-sti con piacere per confrontarci su un tema moltoattuale, «l'arte dell'incoraggiamento» perché i no-stri figli possano affrontare le sfide della vita consperanza come persone libere e responsabili, matu-rati nella fede che noi abbiamo scelto per loro nelgiorno del battesimo. Ci ha aiutati a riflettere sultema in modo semplice e attraverso esempi concre-ti Don Pier Majnetti, Direttore dell'Istituto SalesianoSan Lorenzo di Novara, forte della sua esperienzamaturata nell'ambiente scolastico. Il messaggio checi siamo portati a casa è che la cosa più importanteè stare con i nostri figli ed esserci, con l'ascolto e lafermezza nell'indicare loro la via da percorrere in uncammino paziente e condiviso, con motivata auto-revolezza. Non è necessario il benessere ad ognicosto, i nostri ragazzi devono allenarsi ad affrontarele difficoltà mostrando anche la loro debolezza per-ché la sconfitta come la fatica fanno parte dell'esi-stenza. La luce della fede siamo certi che saprà gui-darli nelle scelte importanti della vita.Nel pomeriggio ci siamo goduti un pallido sole sulbattello che ci ha portati a visitare l'isola di San Giu-lio. Il prossimo appuntamento sarà il campo estivo aGressoney!

Stefania MoiaCentro Locale Novara

FAMIGLIE IN CAMMINO

Sul Lago d’Orta

NOTIZIE DI FAMIGLIA Marzo - Maggio 2015

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CAMMINIAMO CON DON BOSCO Don Bosco sogna sua madre

IN PROGRAMMA Giugno - Settembre 2015

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GUIDE 2015 Ho riscoperto Don Bosco

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SETTIMANA A GRESSONEY 17

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dine delle loroesperienze, enon di aspettarlinegli Oratori(che si stannosvuotando…).Ciò significa an-che essere testi-moni di modelliculturali, di pro-muovere ciò cheè bene (e non solo comodo) per i ragazzi, di diven-tare educatori capaci di “rendersi inutili” perchésanno rendere “autonome” le persone con le qualicondividono un percorso.Per il Consiglio Provinciale è iniziato il terzo anno diattività.Stiamo preparando la Giornata del Salesiano Coo-peratore di settembre: sarà ricca di sorprese.Ma sarà anche l’occasione per ribadire a gran forzache la ricchezza della nostra Associazione è viverein comunione con tutti i Centri, e non solo la pro-pria esperienza nel proprio.Forse dobbiamo ancora maturare questo impor-tantissimo aspetto che a don Bosco stava molto acuore: ma con l’impegno e la buona volontà riusci-remo senz’altro ad essere Famiglia.Non dimenticate questi appuntamenti: a Gressoney per le Famiglie nella settimana dal

17 al 22 agosto a settembre (3° domenica al Colle) la Giornata

del Cooperatore a ottobre l’avvio del percorso di formazione

per i nuovi aspiranti.

Buone Vacanze e…. alzate il volume del sogno chevive in voi!

Marco BorgioneCoordinatore Provinciale

La nostra associazione nell’anno del Bicentenario

IL COORDINATORE PROVINCIALE

Questi primi mesi del 2015 sono stati veramenteentusiasmanti.Le nuove promesse del 31 gennaio hanno arricchitoil già folto numero di salesiani cooperatori della no-stra Provincia con altre risorse motivate; la fremen-te attività di accoglienza a Valdocco che ospita tan-tissimi gruppi ogni giorno coinvolge molti volontariche hanno scelto don Bosco; la celebrazione delCongresso Regionale proprio qui, a Pianezza, haproclamato il nuovo consigliere Mondiale di questaRegione ma, soprattutto, ci ha permesso di cono-scere dalla viva voce di una salesiana cooperatricedi Aleppo, la vera situazione agghiacciante in cuivivono i Salesiani della Siria; il mese Mariano; la pro-cessione di Maria Ausiliatrice; il rinnovo dei Consiglidei Centri Locali…Quanta Grazia!E’ anche una occasione per riscoprire don Bosco, lasua spiritualità, l’attualità del suo progetto.Io spero che tutti i Centri Locali abbiano approfitta-to di questa opportunità: per crescere spiritualmen-te, per motivare le proprie azioni e per “contagiare”coloro che il Signore ci fa incontrare lungo il nostrocammino. Questo “clima particolare” che si è crea-to, dovrebbe favorire anche l’attività di “proposta”ai nuovi aspiranti per avviarli verso il percorso dellaformazione iniziale che potrebbe condurre alla Pro-messa.Nei centri che stiamo visitando in questi mesi stia-mo portando proprio questo messaggio. Don Boscoaveva pensato ai laici impegnati nella loro quotidia-nità come testimoni dell’essere “buoni cristiani eonesti cittadini”. Pensate a che responsabilità! Esse-re testimoni vuol dire essere l’esempio vivente delcarisma di don Bosco. Questo significa anche ricer-care continuamente nuove forme di apostolato, checi permettano di essere vicini alle nuove generazionidi giovani, per essere in grado di appassionarli a mo-delli morali che attraverso ad un po’ di sacrificiopermettano loro di guadagnarsi il Paradiso. Don Bo-sco, i suoi giovani, non li aspettava sotto la tettoiaPinardi ma li andava a cercare per le vie e nei can-tieri di Torino (Michele Magone lo “aggancia” in sta-zione a Carmagnola!). Oggi è ancora così: il RettorMaggiore che ci esorta ad uscire dalle sacrestie vuo-le dirci di andare a cercare i giovani nella solitudine

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Vent’anni. Eh sì, sono giàpassati 2 decenni dalla nasci-ta di questa rivista «di colle-gamento e formazione» deiSalesiani Cooperatori delPiemonte e Valle d’Aosta».Sono stati vent’anni intensi. Quando è nato, Dialo-go era solo in versione cartacea, i Salesiani Coope-ratori erano ancora «Cooperatori Salesiani» e laProvincia si chiamava «Ispettoria».Si sono succeduti Delegati, Coordinatori, diversiCooperatori si sono avvicendati nella redazionedella rivista. E Dialogo è ancora qui. Certo, anchelui è cambiato, si è adattato ai tempi, soprattutto

nella grafica, ma svolge sempre lostesso ruolo, di collegamento e for-mazione. Il segreto della sua longe-vità? È uno strumento semplice eutile. Tiene in relazione i Coopera-tori e le Cooperatrici di Centri di-stanti tra loro, che s’incontrano,forse, solo una volta all’anno, ma-gari alla «Giornata» di settembre al

Colle Don Bosco. Arriva a tutti, subito, per e-mail,e senza costi.Ha, però, un bisogno particolare: necessita delcontributo di molti Cooperatori, e non solo diquelli impegnati nella redazione. Ha bisogno diricevere notizie (quelle di famiglia), commenti adeventi, resoconti di attività locali, presentazione diiniziative. Senza questi contributi, Dialogo non cisarebbe, la redazione non saprebbe che cosa im-paginare. Le redattrici e i redattori danno soltantoforma ai contenuti che arrivano dai Centri.Dialogo, quindi, è anche un «termometro» dellavitalità dell’Associazione, dice quanto i Cooperato-ri credano in essa e nelle loro opere, quanto vo-gliano farlo sapere agli altri, quanto siano convintiche «le tre cordicelle», di cui parlava Don Bosco aproposito di noi, se non si uniscono, anche nellacomunicazione, non hanno forza, soprattutto peraiutare i giovani a salvarsi l’anima.Buon compleanno, Dialogo! E grazie a quanti, inmodo diverso, spendono idee, tempo ed energieper realizzarlo.

Claudio RussoCentro Locale Torino Sacro Cuore

Proprio così: per un“giornalino”, come DIALO-GO, avere 20 anni non èmolto, ma è già un buonpercorso!E che l’associazione deiCOOP di Piemonte e Valle

d’Aosta continuino ad avere uno strumento di co-municazione è segno di vita.Come in famiglia si sente la necessità davvero natu-rale e vitale di conoscere attività, avventure, statid’animo, quotidianità di ogni membro, così in asso-ciazione comunicare la vita dei centri e di singoliCoop diventa esigenza per continuare a condivide-re ideali, progetti, speranze.Non è indifferente per la vita di cia-scuno ricevere questa lettera aperta,che è stata scritta sapendo chi sono idestinatari; non sono anonimi, nonsono persone senza volto che forseleggeranno o forse no.A me succede così: quando scrivopenso a tutti i Coop che conosco,che sarei contenta di salutare anche più frequente-mente, di cui ricordo un particolare, una battuta,un saluto, una risata insieme!Insomma se DIALOGO non ci fosse bisognerebbeproprio inventarlo!E allora in questo tempo così privilegiato per noi diTorino e del Piemonte e Valle d’Aosta in cui siamologisticamente più vicini a don Bosco e alla Sindoneci facciamo un augurio che diventa impegno: esse-re presenze significative del carisma salesiano, cheè VITA nel RISORTO, con i colori che don Boscostesso ci ha lasciato.Non faremo cose strepitose, straordinarie, incredi-bili; semplicemente nel quotidiano vivremo la gioiadi chi sa di essere considerato da un amore che“più grande” non si può! E amati da una Madre,che si fa Ausiliatrice per i suoi figli!Arrivederci a tutti!

P.S. …quindi scriviamo a DIALOGO notizie, avveni-menti, progetti per condividere con tutti i COOP!

Sr Laura GorlatoDelegata Ispettoriale

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Vent’anni… e tanta storia!

BUON COMPLEANNO, DIALOGO!

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Carissimi amici cooperatori e cooperatrici,ho accolto benevolmente l’invito a condividere alcu-ne brevi considerazioni in occasione dei 20 anni di“Dialogo”. E’ stato ed è tuttora uno strumento utileper condividere, raccontare, evidenziare, incoraggia-re al bene, comunicare eventi lieti o meno, ricco diproposte e iniziative…Come tutti gli “strumenti” possono essere più o me-no valorizzati ed incidere in ciascuno di noi nella mi-sura in cui ne sappiamo trarre qualcosa che dia valo-re e qualità al nostro vivere la testimonianza cristia-na e salesiana. Ma ciò che più mi ha colpito in questianni è stato il lavoro nascosto e riservato di chi ne hacurato la redazione cercando di far emergere in quel-le pagine una vera “passione educativa”, una vitalitàche opera senza far troppo rumore in tante realtàecclesiali e la preoccupazione a “provocare” altrobene affinchè tale contagio sia più diffuso possibile.Capita sovente di sentirsi anche i migliori nel proprioterritorio, nella propria casa, nella propria parrocchiae invece tante belle iniziative fatte altrove suscitanonon solo invidia ma anche la volontà di fare di più emeglio. E’ poi importante ritornare sulla parola cheidentifica il senso di questo mezzo di comunicazione:DIALOGO. Non sembri banale la considerazione maspesso si constata che “non c’è un vero dialogo”, laconsapevolezza della reciprocità, dell’arricchimentoe del sostegno comune.In alcune realtà occorre potenziare la dimensioneecclesiale, la dimensione carismatica, la dimensione“familiare” quella cioè di far parte di una grande fa-miglia, quella salesiana, la conoscenza reciproca…E’ vero che la comunicazione verbale è importantema anche quella “non verbale” lo è e può aiutare amigliorare l’ascolto attento. Forse per qualche perso-na meno abituata ad usare il computer questo mezzo

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potrà sembrare irrag-giungibile ma se si atti-vano le doti dei nipotie pronipoti forse il“passa parola” ottieneugualmente il suo ef-fetto!Carissimi amici redat-tori, non lasciatevi sco-raggiare se le parolesembrano gettate alvento e se sembra inu-tile perdere del tem-po….Seminate sempre congioia, entusiasmo, fiducia e speranza e vedrete chequalcosa di nuovo e di bello crescerà. Credo che lariconoscenza di molti vi potrà raggiungere!Propongo a tutti i lettori un piccolo regalo per voi: un“clik”, una condivisione con tutti i contatti che ognu-no ha nella propria rubrica per far dono a tanti chenon conoscono “Dialogo”. Mentre vi ringrazio pertutto il bene che ho ricevuto nello stare con voi coo-peratori e nel dialogo/ascolto con molti di voi, vi assi-curo il mio personale ricordo al Signore.Pregate anche per papa Francesco e per noi suoi col-laboratori.Un abbraccio fraterno.

Don Sergio PelliniDirettore Generale Tipografia Vaticana

BUON COMPLEANNO, DIALOGO!

Vent’anni… e tanta storia!

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31 gennaio 2015: Nuove Promesse

ATTRATTO DAL TUO AMORE MISERICORDIOSO…

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Una frase importante e centrale della Promessa cheil 31 Gennaio 2015, nella Basilica di Maria Ausiliatri-ce a Torino-Valdocco, nella Celebrazione Eucaristicadelle ore 21.00 presieduta da Don Pasqual Chavez,80 aspiranti Salesiani Cooperatori hanno pronuncia-to e che ha fatto di loro “nuovi” Salesiani Coopera-tori nella Famiglia Salesiana di Don Bosco. Tutti riu-niti a Valdocco, provenienti da diversi centri locali:Avigliana, Casale Monferrato, Caselette, Castelnuo-vo Don Bosco – Colle Don Bosco, Cumiana, Giaveno,Ivrea, Novara, Torino Don Bosco 2000, Torino M.Angela Vespa, Torino Monterosa, Torino Sacro Cuo-re, Torino San Paolo, Vercelli.Insieme a loro, altri 18 aspiranti pronunciavano lastessa Promessa nel Duomo di Alessandria nellemani del Vescovo.Seppur in posti diversi, tutti accomunatidall’emozione di un giorno importante, il giorno delSI’ a Don Bosco, per sempre! E come tutti i “persempre”, questo non poteva certo risparmiare levoci tradite dall’emozione, le gambe tremanti, gliocchi illuminati da lacrime di gioia.Chiamati per nome, uno per uno, hanno pubblica-mente pronunciato il loro SI’ impegnandosi a vive-re, da quello stesso momento, secondo il Progettodi Vita Apostolica, “libro di vita” come definito daDon Pasqual Chavez, carta d’identità del SalesianoCooperatore nella Chiesa, nella Famiglia Salesiana enella società. Per ciascuno degli Aspiranti la Pro-messa è stata il culmine del periodo di formazionedurato oltre un anno, il corso aspiranti, iniziato nel

mese di Ottobre 2013 e che ci piace chiamare Per-Corso.. perchè è stato ed è un camminare verso…camminare per raggiungere un obiettivo… dove laforza sta proprio nel movimento, nell’evoluzione,nella crescita progressiva, anche passando attra-verso le difficoltà, le crisi, i dubbi.. Quello che siraggiunge, così, è autentico, perché frutto di undiscernimento e di una consapevolezza maturatanel tempo. Ecco il perché di una preparazione chepuò sembrare fin troppo lunga; ma se ora qualcunodei Salesiani Cooperatori ( inizialmente frenati pro-prio dalla durata del corso) potesse parlare, sicura-mente direbbe che è stato necessario darsi il tem-po per capire, confrontarsi...scegliere!Il corso aspiranti è un’opportunità per mettere alcentro la propria vita e chiedersi se ed in che modoè possibile farne qualcosa di bello ed importante.E’ scommettere su se stessi, mettersi in discussio-ne, rafforzare i propri limiti, porre un sigillo sulleproprie conquiste. E’ scegliere di avvicinarsi e cono-scere meglio Don Bosco, la sua vita, la sua spiritua-lità, il suo carisma e scegliere di farne parte ed es-serne testimoni...sempre ed ovunque, costi quelche costi!Gli Aspiranti (ora) Salesiani Cooperatori hanno scel-to di stare con Don Bosco per rendere, come Luivoleva, straordinario l’ordinario con un’identitàprecisa che accomuna tutti i membri della FamigliaSalesiana lì dove ogni giorno sono chiamati ad ope-rare ed essere testimoni credibili: famiglia, lavoro,relazioni, affetti, impegno sociale e politico. Tante

volte, durante il PerCor-so, agli aspiranti è statodetto che la Promessanon sarebbe stata la fine,ma...l’inizio!

Torino, Basilica

M. Ausiliatrice

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L’inizio della vita quotidiana in cui, dopo tante paro-le, compiere opere con lo stile di azione, relazione epreghiera che don Bosco insegnava già ai suoi ra-gazzi.Il Progetto di Vita Apostolica, all’art. 2 dello Statuto,è chiaro e fa sentire il cuore pulsante della Promes-sa pronunciata il 31 Gennaio 2015: “Impegnarsi co-me Salesiani Cooperatori è rispondere alla vocazio-ne apostolica salesiana, dono dello Spirito, assu-mendo un modo specifico di vivere il Vangelo e dipartecipare alla missione della Chiesa. E’ una liberascelta, che qualifica l’esistenza”.La risposta alla vocazione apostolica salesiana datada questi 98 Salesiani Cooperatori ha avuto giàun’eco forte. Tanti hanno già manifestatol’intenzione di partecipare al prossimo PerCorso,segno che la testimonianza sta portando frutto.L’entusiasmo visto negli occhi e sentito nelle paroledi chi ha pronunciato la Promessa ha contagiato,svegliando l’interesse di tanti e facendo sentire an-cora più responsabili i nuovi Salesiani Cooperatori,rendendo vita la seconda parte della frase che da iltitolo a queste righe ( Attratto dal Tuo amore mise-ricordioso) “voglio riamarti facendo del bene”, se-gno che il bene fa bene e non può restare un tesoronascosto.Buon Cammino a tutti i Salesiani Cooperatori, a chida poco ha pronunciato la Promessa, a chi lo ha fat-to ormai da qualche anno..possiamo, ogni giorno,sentirci attratti dall’Amore misericordioso di Dio ericambiare il Suo Amore con scelte di bene.

Mary BeatriceResponsabile Formazione ICP

Fa fresco, è la sera del 31 gennaio in Cattedrale. Unfresco tradito dalle nuvolette di vapore che accom-pagnano le parole di chi, prima della Messa, si salu-ta o di chi prova i canti. I ragazzi della scuola sale-siana accordano le chitarre e gli archi e provano iflauti, producendo note più o meno limpide, scon-nesse tra loro, ognuna frutto dell’accordatura di ununico strumento, creando quell’atmosfera ovattatae ricca di attesa che precede l’unisono dell’avviodella celebrazione.La popolazione alessandrina presente in Cattedraleè numerosa e ci fa sentire abbracciati, compresifisicamente in un contesto che, per quanto nuovo,ha i volti familiari dei nostri vicini di casa, i nostricolleghi, i nostri allievi, ai quali desideriamo porta-re la nostra testimonianza.Guardo gli altri Aspiranti, accanto a me: sono sorri-denti, lo sono anch’io; sereni e agitati insieme; fre-menti e concentrati insieme. Che cosa ci unisce?Molti di noi si sono conosciuti solo iniziando il cor-so di preparazione. Che cosa dunque ci accomuna?Siamo tutti innamorati di Gesù, di Sua Madre e de-sideriamo avere con Loro una linea diretta, più intempo reale di quanto le nuove tecnologie ci possa-no offrire. Tutti vogliamo essere testimoni del Van-gelo secondo uno stile preciso, quello di don Bosco,che dal grande manifesto alla destra dell’altare cisorride compiaciuto. Eppure, grazie al Cielo, siamotutti diversi, così ognuno potrà essere per Dio, da-vanti a Lui, come un tassello di un grande puzzle;perché è così che ora ci sentiamo: solo un piccolo

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Alessandria: 18 nuove Promesse

Alessandria, Cattedrale

Santi Pietro e Marco

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pezzo, il quale ha però un posto preciso e adattoper lui, che può arricchire il puzzle, il quadrod’insieme, all’interno della Famiglia Salesiana nellaquale stiamo entrando. Siamo in diciotto, diciottopiccoli tasselli.La Messa procede e attendiamo il momento nelquale saremo chiamati davanti all’altare per fare lanostra Promessa. Vogliamo rispondere anche noil’“Eccomi” di biblica memoria ed essere autenticiSalesiani Cooperatori. E quel momento arriva. Unodi noi legge al microfono la formula che tutti insie-me recitiamo e il silenzio intorno è ricco di compar-tecipazione. Alla fine esplodono i canti, il Vescovo ciconsegna il Progetto di Vita Apostolica e ci stringe lamano uno a uno, con un sorriso carico di fiducia;meno male, perché anche di fiducia c’è bisogno inquesta nostra terra alessandrina, che a volte sem-bra sorda al suono dei richiami alla spiritualità,mentre poi si dimostra essere solo riflessiva.Infine la Messa si conclude e ci sono le foto di rito.La nostra gioia si può toccare, ha quasi una forma,non è più un sostantivo astratto. Ed è contagiosa aquanto pare: mani che si stringono, braccia che ciaccolgono in una stretta amichevole, lacrime dicommozione degli amici. In questa festa di San Gio-vanni Bosco del bicentenario la Chiesa, casa di tutti,ci ha aperto le porte e fa festa con noi.

Manuela CibinCentro Locale Alessandria

messo la sua promessa entrando a far parte dellaFamiglia Salesiana. Dalla sua città lo avevano rag-giunto i genitori -anch’essi molto attivi nell’operasalesiana- , la coordinatrice del Centro di Novi Ma-ria Grazia Chiapuzzo e altri salesiani cooperatorinovesi.Federico è un animatore dell’oratorio di Novi Ligu-re, uno dei più attivi oratori delle FMA in Piemonte.Per anni è stato il punto di riferimento e la guidadegli animatori dell’oratorio, in particolare perl’Estate Ragazzi, ed ora, trasferitosi per alcuni annia Pisa, si è subito messo in contatto con le FMA eha cominciato ad operare insieme con gli altri sale-siani cooperatori nell’oratorio che stanno portandoavanti dopo la partenza dei salesiani.A livello ispettoriale, Federico partecipa da annialle attività del Movimento Giovanile Salesiano an-che con ruoli di responsabilità ed è stato allenatoree dirigente della PGS a vari livelli.La sua decisione di entrare nella Famiglia Salesianaufficialmente e per sempre corona un percorso li-neare di conoscenza di don Bosco, di condivisionedello spirito salesiano e di impegnonell’animazione giovanile.

M.Grazia ChiappuzzoCentro Locale Novi Ligure

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Federico, nuova Promessain trasferta

Ai quasi cento nuovi salesiani cooperatori della Pro-vincia Piemonte e Valle d’Aosta, se ne aggiunge u-no… in trasferta. È Federico Nervi, giovane di NoviLigure che, trovandosi a Pisa per frequentarel’Università, ha frequentato il corso insieme agli a-spiranti di questa città, dove i salesiani SDB non so-no più presenti dal 2005, ma salesiani cooperatoried ex allievi (oltre alle FMA) continuano ad assicura-re una presenza della famiglia di don Bosco, in par-ticolare attraverso la gestione di un attivo oratorio.Il 31 gennaio, presente il vescovo di Pisa Mons. Gio-vanni Paolo Benotto, nella chiesa di san Ranieri alCEP, Federico insieme con altri tre aspiranti ha e-

Pisa, Chiesa di

San Ranieri al CEP

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Le sollecitazioni che si ricevono durante degli eserci-zi spirituali sono talmente tante, declinate secondola sensibilità di ognuno, che tentare di farne un rias-sunto è veramente cosa ardua. Nel nostro caso iltema proposto avrebbe dovuto essere, a ben pen-sarci, uno dei più chiari e definiti: il volto di Dio. Senon abbiamo chiaro quello... E invece la prima cosada scoprire è che il volto di Dio che noi ci siamo“costruiti” non è detto che sia quello più somiglian-te; in più – cosa non secondaria – questa“costruzione” condiziona in modo decisivo il nostrorapporto con Lui, e quindi il modo con il quale vivia-mo la nostra fede e, in definitiva, tutta la nostra per-sonale visione della vita. Scusate se è poco! Ed è perquesto che “cercare il volto del Signore”, oltre adessere una espressione ben presente già nell'AnticoTestamento, è un aspetto fondamentale di ognicammino di fede.In questa ricerca siamo stati guidati da don Enrico esuor Claudia (un grazie grande grande a loro), ini-ziando con il farci rendere conto di quanto sia facileavere un'idea sbagliata di Dio: noi gli mettiamo dellemaschere, e questo è comodo, perchè ci costruiamoun rassicurante dio a nostra immagine e somiglian-za, e smettiamo di cercare! Diventiamo – come ci hadetto Papa Francesco – dei “cristiani seduti”. “Ma –sono sempre parole del Papa – se non ci mettiamoin cammino, mai potremo conoscere il volto di Dio”.“I cristiani seduti sono quelli che hanno la presunzio-ne di dire: Dio è così, così... ma in realtà non lo cono-scono. Che il Signore dia a tutti la grazia del coraggiodi metterci sempre in cammino per cercare il voltodel Signore”.Durante la liturgia penitenziale della sera abbiamoavuto modo di chiedere scusa per tutte le volte incui abbiamo sporcato il Suo volto: lo abbiamo fattodiventare un padrone, magari pure vendicativo, op-pure un amicone di un gruppo ristretto - dio privatoper pochi intimi – o ancora uno che se ne sta lassù

sulle nuvole e che, se proprio gli viene da guardarequaggiù, uno a cui chiedere la risoluzione di tutti inostri problemi, da interpellare quando ci serve,ecc. ecc..Per sapere qualcosa del volto Dio, dobbiamo guar-dare a Gesù. Ma anche qui non è che le cose vada-no meglio, e Mons. Nguyen Van Thuan, vescovovietnamita per 13 anni imprigionato nelle carceridel suo paese, ha individuato almeno 14 difetti diGesù. E noi che lo pensavamo perfetto! Solo perdirne qualcuno facilmente individuabile: non hamemoria, non conosce la matematica e l'economia,è spesso illogico, praticamente un matto che fre-quenta pure cattive compagnie, ed è anche impru-dente e si fida troppo. Sceglie le persone sbagliatee, in definitiva, la sua vita è una sconfitta totale.Questo sarebbe Dio?Dopo aver fatto per bene a pezzetti le immagini diDio che ci siamo costruiti, ripartiamo dal comanda-mento dell'amore: ama Dio e il prossimo tuo comete stesso. San Giovanni dice che nessuno ha maivisto Dio, ma se ci amiamo gli uni gli altri Dio rima-ne in noi (1Gv 4,12). Molto significativa è stata latestimonianza di Marta Scorsetti, consacrata di CL emedico radioterapista, che vede il volto di Dio neisuoi pazienti... che a loro volta vedono il volto diDio in lei, anche senza sapere di essere con unaconsacrata! Ripartire dall'amore a se stessi (su que-sto un bell'intervento di Steve Jobs, certamente“laico”, ma il volto di Dio può rivelarsi anche da chinon te l'aspetti), per amare il prossimo “come sestessi”. “E chi è il mio prossimo?” chiede il dottoredella legge a Gesù. E lui gli dice che è “un uo-mo” (non importa il nome, il ceto, se sia buono ocattivo...) lasciato per strada “mezzo morto” (quindicon una sofferenza... ma comunque mezzo vivo!),sulla nostra stessa strada, e che ci interpella. Possia-mo schivarlo o decidere di incontrarlo. In questocaso siamo noi stessi a diventare “il prossimo” (“Chiè stato il prossimo di colui incappato nei briganti?”chiede Gesù) e in questa situazione ribaltata è l'a-more di chi soffre a salvare noi “prossimi”, perchèl'amore nel dolore è sempre immagine di Gesù sof-ferente sulla Croce. Ma allora qual è il vero volto diDio? La ricerca continua...

Corrado PrezziCentro Locale Torino Crocetta

ESERCIZI SPIRITUALI A PIANEZZA

Il tuo volto Signore io cerco (salmo 26)

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4° Congresso Regionale Salesiani Cooperatori

Pianezza, 24 - 26 marzo 2015

Dialogo - Giugno 2015

Una tre giorni impegnativa ma ricca di momentiindimenticabili ed emozionanti vissuti in un clima difraternità, questo è stato in sintesi il 4° CongressoRegionale Salesiani Cooperatori – Regione Italia -Medio Oriente – Malta, che si è svolto a Pianezza,Villa Lascaris dal 24 al 26 aprile 2015.Per l’occasione si sono riuniti i Consigli Provinciali ditutta la Regione, compresa una piccola rappresen-tanza di Cooperatori provenienti dal Medio Oriente,presenza preziosa che ha offerto una toccante testi-monianza di fede e passione educativa.Il fitto programma delle giornate ha visto le relazio-ni della Segreteria Esecutiva uscente, che hannomesso in evidenza lo spessore del lavoro svolto nelsessennio 2009 – 2015 e la vivacità di questo grup-po della Famiglia Salesiana. La crescita e lo sviluppodell’Associazione nella nostra regione, mostranouno sviluppo promettente - seppure in mezzo a dif-ficoltà - che aiuta a sperare nel futuro e rinfranca ilcammino quotidiano di ciascuno di noi.

Si sono poi alternatiapprofondimenti sullelinee programmatichedell’Associazione emomenti connotati datoni di forte spirituali-tà.In particolare il pome-riggio del 25 aprile èstato interamente de-dicato alla visita alla

Sacra Sindone e all’adorazione Eucaristica presso lachiesetta di San Francesco di Sales a Valdocco, veraculla del nascente carisma salesiano.Durante questo momento di spiritualità, con pro-fondo raccoglimento abbiamo ascoltato le testimo-nianze di due salesiani cooperatori del Medio O-riente, una ragazza di Aleppo, attualmente in Spa-gna, e un cooperatore egiziano.Come sempre in queste situazioni abbiamo coltonelle loro parole l’orrore per la guerra e l’orroredella guerra, che frantuma speranze e semina dolorie lutti immani, l’impegno coraggioso e continuo deicristiani ed in special modo dei salesiani e dei coo-peratori nelle zone di difficoltà, la solidarietà che sifa comunione fraterna nella fede e speranza assolu-ta di vita, di pace e riscatto nel Signore Gesù.

I salesiani sonoancora ad Aleppo,città oggi tra lepiù martoriate almondo, insieme amolti cristiani cheogni giorno ri-schiano la vita peril solo fatto di es-sere cristiani etestimoniare laloro fede. Quanti martiri abbiamo già in quella ter-ra!Nonostante queste difficoltà ci sono oggi ancoraaspiranti cooperatori ad Aleppo. Davvero una gra-zia, che richiede la nostra preghiera e stimola il no-stro coraggio.Domenica 26 aprile, in vero spirito di famiglia, do-po l’invocazione allo Spirito Santo si sono tenute leelezioni. L’assemblea ha eletto Antonio Boccia qua-le nuovo Consigliere Mondiale. Proveniente dallaProvincia Campania - Basilicata, Antonio ha 53 an-ni, è sposato e residente a Trecase (NA). Già Coor-dinatore della provincia Campania - Basilicata, eraattualmente responsabile della formazione nelConsiglio Provinciale.Ecco le prime parole di Boccia nel ruolo di Consi-gliere Mondiale. Si definisce: "FORTUNATO perchédon Bosco più volte ha incrociato la mia strada.CONTENTO di essere stato scelto per questo incari-co. CONTAGIOSO affinché tutti noi Cooperatorisappiamo testimoniare don Bosco".Nel corso delle tre giornate ci sono state diverseoccasioni per ringraziare Ivo Borri (Consigliere u-scente), sintetizzate dal Delegato Mondiale SDB,don Giuseppe Casti, nell’espressione vir iustus perdescrivere la dedizione, passione e costanza concui Ivo ha svolto il suo servizio.L’Associazione ha anche rinnovato i ruoli di anima-zione della Segreteria Esecutiva, per i quali si sonoresi disponibili Maria Di Noia (formazione), Mar-gherita Pietrogrande (segreteria), Giuseppe Reita-no (amministrazione).Un augurio di buon lavoro alla nuova equipe!

Enrico SacchiCentro Locale To-Valdocco-M.Ausiliatrice

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VITA DI CENTRO

Contemplazione e azione: due centenari

Dialogo - Giugno 2015

Quest’anno ricorrono ben due centenari: i duecentoanni della nascita di don Bosco (16 agosto) ed i cin-quecento anni della nascita di Santa Teresa d’Avila(28 marzo). Ma hanno qualcosa in comune questidue “grandi Santi”?Padre Antonio Sicari - Carmelitano scalzo, teologo,conosciuto sopratutto per i suoi scritti in particolareper i “Ritratti di Santi”, ha tenuto un’interessanteconferenza il 7 marzo scorso presso la chiesa di S.Teresa d’Avila a Torino dal titolo “Contemplazione eazione: due centenari”.I due Santi vissuti in epoche lontane tra loro, conpersonalità molto diverse e dotati entrambi di fortiCarismi, hanno donato ai contemporanei e ai posteriuna formazione cattolica “alta” quanto a preghiera,azione nei confronti dei giovani poveri (don Bosco) eassistenza ai malati (S. Teresa). Padre Sicari ha spie-gato che si è soliti definire Santa Teresa contempla-tiva e don Bosco un prete d’azione. Ma è propriocosì?Per contemplazione cristiana intendiamo una con-templazione nella quale domina (dall’inizio alla fine),in maniera imprescindibile, la persona di Gesù Cri-sto. Teresa dovette lottare – come sappiamo – conmaestri spirituali che consideravano tale Umanità unostacolo alla piena immersione nel mondo della Di-vinità. Seguì nel tempo, in Teresa, la comprensionedel fatto che l’Umanità gloriosa di Cristo continuasempre a soffrire nella sua Chiesa ed Ella si sentìstraziare alle notizie della “passione” che sconvolge-va la Chiesa del suo tempo: dapprima l’ondata dieresie e di scismi, poi le crudeli guerre di religione, epoi ancora la notizia dell’innumerevole perdita dianime che accadeva nel Nuovo Mondo a causa delleguerre di conquista. E fu l’Eucaristia – allora partico-larmente aggredita nei paesi protestanti – che lerivelò la profonda, misteriosa, angosciante verità:nella Chiesa era ancora Cristo – Lui personalmente!– a soffrire. Così la Chiesa con i suoi drammi e con lesue necessità entrerà a pieno diritto dentrol’esperienza contemplativa che sarà finalizzata non aun “vezzeggiamento dell’anima”, ma un suo realisti-co e operoso prendersi cura dell’onore di Cristo Spo-so e di tutto ciò che a Lui appartiene: «Questo è ilfine dell’orazione, figlie mie; a questo serve il matri-monio spirituale, a far nascere sempre opere e ope-re». S. Teresa viaggerà molto e instancabilmente percostruire Monasteri nella sua Spagna ed esorterà

sempre le pro-prie consorellead essere concre-te: “la contem-plazione è quelladi amare tanto ilprossimo”. Con-templazione eazione, quando cisi immerge inCristo, diventanola stessa cosa.Nella secondaparte dello’intervento PadreSicari ha traccia-to un “ritratto” didon Bosco, che èstato come bensappiamo,un sacerdote osteggiato nel proprio tempo dai po-teri politici, ma che ha saputo “contemplare in Cri-sto” un’azione forte e costruttiva, rivolta ai giovanibisognosi strappandoli alla povertà materiale e spi-rituale. Don Bosco era molto devoto a Santa Teresatanto che in un incontro ad Alassio con la comunitàdelle figlie di Maria Ausiliatrice le esortò ad essereallegre ricordando loro una frase della Santa “siateallegre nel vostro apostolato e che niente vi turbi”.Nel 1883 andò a trovarlo un giovane prete lombar-do incuriosito da ciò che si diceva di lui, dovette a-spettare di parlare con don Bosco, perché era incorso un raduno con i Direttori di tutte le case sale-siane, poté così osservare la gente che accalcandosiattorno al don gli esponeva i propri problemi e leproprie mancanze materiali. Il giovane prete rimasestupito da don Bosco che in piedi ascoltava tuttaquella moltitudine di persone, senza stancarsi e chead ognuno dispensava attenzione e comprensione.Don Bosco, pieno della grazia di Dio, in quei mo-menti contemplava ed agiva. Il giovane prete diven-ne Papa Pio XI che, nel 1933, lo proclamò Santo.

Angela e Giacomo D’AntonioCentro Locale Torino Rebaudengo

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Siamo Cristina e Fabrizio una coppia di genitori delcentro Locale Oratorio San Paolo di Torino.Abbiamo rispettivamente 50 e 56 anni, due figlieChiara di 23 e Francesca di 19 anni, e siamo sposatida 31.Abbiamo conosciuto Don Bosco seguendo il nostronipotino, che ormai ha più di 30 anni, alla scuolamaterna e di recita in recita siamo stati completa-mente rapiti dall’amore di Don bosco per i giovani eil Suo progetto Educativo ci ha talmente convinti,che nel nostro “sogno” di diventare genitori, ci sia-mo ripromessi che i nostri figli avrebbero frequen-tato le scuole Salesiane, è così è stato.Poi proprio in quel periodo, da una suora dellascuola di Via Cumiana, ci fu proposto di seguire ilCammino per diventare Salesiano Cooperatore eper un certo periodo lo abbiamo fatto. Ma forseeravamo troppo giovani o non era ancora giunto ilmomento giusto per noi, è così non arrivammo afare la Promessa, ma comunque abbiamo semprecontinuato in vari modi e luoghi a respirare e viverela Famiglia Salesiana, e quando le nostre figlie han-no voluto inserirsi all’oratorio San Paolo, le abbia-mo seguite lasciando la nostra Parrocchia di quar-tiere e da quel momento, a piccoli passi, ci siamoinseriti nella vita dell’oratorio dando il nostro con-tributo dove necessario.Ci sentivamo però un po’ incompleti, io Cristina,sentivo spesso il desiderio di riprendere il camminointerrotto verso la “Promessa”, ma sentivo che sen-za Fabrizio non aveva senso farlo. Per me era unregalo che ci facevamo come coppia nella speranza,di essere poi dono per le nostre figlie e per gli altri.Io Fabrizio sono sempre stato un po’restio, per pau-ra che l’essere Salesiano Cooperatore potesse di-ventare solo una etichetta e non essere un cristianocon il valore aggiunto, di Don Bosco accanto. Macon il tempo, parlando, conoscendo, approfonden-do ho deciso di seguire Cristina e incontro dopo in-contro, sempre più ci siamo resi conto, insieme, checonoscere e vivere più profondamente lo stile edu-cativo di Don Bosco non poteva che farci del bene,anche perché ad ogni incontro scoprivamo carismi estorie diversi in cui si riconosceva il grande amoreper Don Bosco e i miracoli che esso può farenell’uomo, ci siamo sentiti accolti e accompagnati

anche quando i timori e le insicurezze ci hanno fat-to dubitare di poter mantenere la promessa che ciapprestavamo a fare.Ora sono passati poco più di due mesi dalla pro-messa del 31 gennaio, dove l’emozione è stata im-mensa e come dice Fabrizio, “è come se dopo tantianni di fidanzamento ci fossimo sposati con DonBosco”; la nostra vita non è stata stravolta rispet-to a ciò che facevamo prima, ma sicuramente tut-to ciò che ogni giorno viviamo, ha una luce e unaresponsabilità diversa perché nelle nostre decisio-ni, nel nostro vivere quotidiano in famiglia, sul la-voro, con i giovani, coinvolgiamo sempre Don Bo-sco e cerchiamo, per quanto la nostra natura uma-na ci permette, di agire secondo il Suo Carisma.Non è facile ma ci sentiamo fortunati ad apparte-nere alla Famiglia Salesiana e come coppia, comeGenitori possiamo sperare di essere nel nome diDon bosco Fiamma Viva per le Persone e le situa-zioni che la Vita ci presenterà.

Cristina e Fabrizio AlbaneseCentro Locale Torino - San Paolo

Novelli Salesiani Cooperatori

Come coppia e genitori essere Fiamma Viva nel nome di Don Bosco

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Una “chiamata” personale

Dialogo - Giugno 2015

Carissimi, sono Chiara, Salesiana Cooperatrice dal31 gennaio 2015, giorno in cui ho emesso la mia

promessa nellamagnifica basilicadi Maria Ausiliatri-ce.Ho 43 anni e unasplendida famiglia.Ho pensato spessoa cosa potevo scri-vere per racconta-re la mia esperien-za, ma non volevoscrivere una storia

bensì lasciare un messaggio, il mio messaggio.Per tanto tempo ho creduto di essere stata io adaver deciso il momento in cui frequentare il CorsoAspiranti e diventare salesiana coop, in un momen-to della mia vita in cui avevo del tempo libero -avendo perso il lavoro- e pensando che fosse unatappa obbligata visto che ho avuto la graziadell’esempio di splendidi genitori cooperatori.Invece non è stato così: ho capito di aver ricevutouna chiamata! Eh si, il caro don Bosco mi ha cercatoe mi ha chiamato, facendomi un dono: entrare nellaFamiglia Salesiana. Non vi nascondo che all’inizioero terrorizzata dall’idea, perché non mi sentivoall’altezza di tanto onore. Ma il grande amore didon Bosco e il sostegno di Maria Ausiliatrice mi han-no ancora una volta illuminato: ciascuno di noi puòdare e fare quello che è capace con le sue possibili-tà e i suoi limiti - a volte basta un sorriso, una pre-ghiera o 5 minuti dedicati a qualcuno.L’altra cosa importante che vi voglio dire è che que-sto cammino non si può intraprendere da soli: iosono stata supportata da mio marito, dalle mie fi-glie, dai carissimi amici cooperatori, che mi hannoaccolto in questa famiglia e mi hanno accompagna-to nel cammino.Spero di aver trasmesso quello che ho nel cuore espero che la mia esperienza possa aiutare qualcunoe sentire nel cuore la sua chiamata personale.

Chiara PerottiCentro Locale Torino - DB2000

Ho riscoperto Don Bosco. Ma come, è tanti anniche sei con i Salesiani, sei un Cooperatore e lo ri-scopri adesso? Si! Pensavo, avendo letto molto sulnostro Santo, di conoscerlo bene, ma mi sono ac-corto seguendo il corso per fare da guida sui luo-ghi di Valdocco, che non lo avevo mai visto sotto laluce con cui mi è stato presentato ora. Incontrodopo incontro ho potuto mettere a fuoco le varieconoscenze che avevo sul Santo dei giovani andan-do a scoprire persone ed episodi della sua vita da

una prospettiva diversa, guardandolo con gli occhidi chi l’ha incontrato ed ha condiviso un pezzo divita con lui. Don Bosco ripeteva spesso “Io nellavita ho sempre avuto bisogno di tutti”. Detto daun uomo come lui che ha fatto tantissime e grandicose stupisce, ma approfondendo la vita di tantepersone semi sconosciute che hanno ruotato in-torno a lui si possono capire a fondo queste sueparole.All’inizio del corso la mia intenzione non era quelladi diventare una guida dei luoghi Salesiani ma poimaturando questa decisione ho avuto la possibilitàdi conoscere altre persone che hanno fatto questascelta e con le quali l’interscambio di notizie edimpressioni ti da la possibilità di ampliare le tueconoscenze. I corsi continuano e non sono impe-gnativi, ma permettono di essere utile, di starevicini a Don Bosco e farlo conoscere a tante perso-ne che vengono da tutto il mondo anche con gran-di sacrifici.

Novelli Salesiani Cooperatori

“Ho riscoperto Don Bosco”

Guide 2015

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Tra tutti i gruppi che fino ad ora ho accompagnatoho un ricordo particolare di una famiglia della Core-a del Sud, da Seul, gente molto umile e modestache con la loro visita per onorare il Santo mi ha tra-smesso una carica eccezionale. Grazie ad esperien-ze come questa e ad altre simili ho riscoperto DonBosco e, incontrando pellegrini provenienti da luo-ghi diversi che parlano del loro incontro con lui nel-la propria realtà, lo sto vedendo in maniera piùampia e capendolo maggiormente: prima di tuttouomo e poi Santo che ancora oggi avvicina l’uomoa Dio.Le persone che arrivano dall’Italia e dall’esterohanno la possibilità, ripercorrendo i luoghi Salesia-ni, di toccare con mano i luoghi dove tutto è co-minciato, dove lui ha vissuto ed è sepolto e riparto-no pieni di entusiasmo avendolo conosciuto piùdettagliatamente.

Riscopro don Bosco ogni volta che parlo di lui, a-scoltando le esperienze ed anche i problemi dellepersone che vengono a visitarlo affidandosi a lui eche vivono questa esperienza ognuno a propriomodo, condividendo però la curiosità e l’affettoper il giovane partito dai Becchi a inizio 800 perseguire la lunga strada che lo ha portato ai confinidel mondo.

Gianni MagnettiCentro Locale Cumiana

Il cortile dietro le sbarre: il miooratorio al Ferrante Aporti

Guide 2015

“Ho riscoperto Don Bosco”

Un libro per sostenere lo studio e l'accompagna-mento al lavoro dei ragazzi dei giovani detenutidel carcere minorile di Torino Ferrante Aporti

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CAMMINIAMO CON DON BOSCO

«Don Bosco sogna sua madre»

Don Bosco conservò vivissimol’affetto per sua madre; ne par-lava sempre con commozione; epiù volte se la vide comparire insogni che restarono indelebilinella sua mente.Così nell’agosto del 1860(quattro anni dopo la sua mor-te), gli parve d’incontrarla pres-so il Santuario della Consolata,mentre egli tornava all’Oratorio.Il suo aspetto era bellissimo.— Ma come! Voi qui? — le disseDon Bosco —. Non siete morta?— Sono morta, ma vivo — rispo-se Margherita.— E siete felice?— Felicissima!Don Bosco le chiese se dopo morta fosse entra-ta subito in paradiso. Margherita rispose di no.Quindi le chiese se in paradiso vi fossero varigiovani dei quali fece i nomi; e Margherita ri-spose di sì.— E ora — continuò Don Bosco — fatemi cono-scere che cosa godete in paradiso.— Non posso — rispose la mamma.— Datemi almeno un saggio della vostra felicità.Allora vide sua madre tutta splendente, ornatadi una veste preziosissima, con un aspetto dimaestà meravigliosa, e dietro a lei un coro nu-meroso. Poi si mise a cantare. Il suo cantod’amore a Dio, di una inesprimibile dolcezza,andava diritto al cuore, lo invadeva e lo attiravasenza fargli violenza. Sembrava l’armonia di mil-le cori e di mille gradazioni di voci, che dai bassipiù profondi salivano agli acuti più alti, con va-rietà di toni e differenza di modulazioni e vibra-zioni più o meno forti, combinate con tanta ar-te, delicatezza e accordo che formavano un soltutto. Don Bosco, a quella soavissima melodia,rimase come fuor di sé e non seppe più che co-sa dire e domandare a sua madre. E Margherita,quando ebbe finito il canto, si rivolse a lui di-cendo:— Ti aspetto, perché noi due dobbiamo staresempre insieme. Proferite queste parole, di-

Dialogo - Giugno 2015

sparve. Quando una persona ca-ra ci lascia, siamo soliti consolar-ci e consolare dicendo: «È anda-to nella Casa del Padre». Benissi-mo! Ma la fede ci dice che la Ca-sa del Padre ha un’anticamera,nota col nome di «purgatorio »,dove l’umano spirito si purga edi salir al ciel diventa degno(Purg. 1,5).Anche la santa Mamma di DonBosco è passata per questa mi-steriosa ma reale anticamera delparadiso.Più tardi, nel 1886, Don Boscosognò sua madre nell’atto di at-tingere acqua alla fontana vicino

alla sua casetta. Mamma Margherita si mostravapreoccupata perché quell’acqua, che era semprestata limpida e pura, ora appariva limacciosa epopolata d’insetti.Richiesta da Don Bosco del motivo di quella pre-occupazione, rispose:— Aquam nostram pretio bibimus (Noi beviamola nostra acqua pagandola).— Sempre col vostro latino — le rispose Don Bo-sco.Mamma Margherita continuò col suo latino fa-cendo capire a Don Bosco che in avvenire le sueparole si sarebbero avverate. Quindi lo condussedietro la fontana, in un luogo elevato donde sidistinguevano Capriglio e altre borgate sparsequa e là; e additandogliele, disse:— Che differenza c’è tra questi paesi e la Patago-nia?— Ma io vorrei, se potessi, fare del bene qui e là.Allora la madre si dileguò. Don Bosco, nel raccon-tare il sogno, fece questa osservazione: «Il postonel quale mi condusse mia madre, è molto adattoper farvi qualche opera, essendo centrale fra mol-te borgate che non hanno chiesa».

Don Bosco

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LA BUONA STAMPAa cura di Claudio Russo

NOVITA’ IN LIBRERIA

Dialogo - Giugno 2015

Questo agile volumetto traccia,

per linee essenziali, in modo

storicamente fondato, le origini

dei Salesiani Cooperatori, as-

sociazione di laici voluta e fon-

data da Don Bosco nel 1876, e

il suo sviluppo sino alle soglie

del Concilio Vaticano II. Il

testo riporta anche in modo

diretto il pensiero di Don Bo-

sco e i testi originali che permettono di comprendere il

valore di questa singolare profezia: laici ed ecclesiastici

insieme per la salvezza della gioventù pericolante. Uno

strumento utile a quanti vogliono conoscere un progetto

non secondario agli albori del movimento cattolico ita-

liano.

Destinatari: Salesiani Cooperatori, Famiglia Salesiana.

G. BUCCELLATO – P. SANTONI – M. WIRTH,

Il cammino di una profezia. Storia dei Salesiani Coopera-

tori dalle origini alle soglie del Concilio, Elledici, pp. 64.

CINZIA MELI, Giochiamo?

Giochi per tutte le età, per conoscersi… e tanto altro!,Elledici, pp. 64

Questa raccolta di giochi è

nata dalla lunga esperienza

dell'autrice nell'ambito dell'a-

nimazione oratoriana e dell'e-

ducazione. Sono presentati e

descritti circa 80 giochi divisi

in categorie (giochi di presen-

tazione, giochi di movimento,

giochi di memoria e immagi-

nazione), e una serie di schemi

da utilizzare nelle feste a tema

(compleanni, carnevale, Natale, caccia al tesoro...).

BRUNO FERRERO, Ti racconto Maria.

31 storie per parlare della Mamma di Gesù, Elledici, pp.96

Questo piccolo libro contiene 31

piccole storie che parlano di

Maria. Sono semplici e popolari,

adatte a un pubblico di bambini

e ragazzi. Cercano di conservare

la freschezza e l'ingenuità che la

tradizione ha sempre riservato ai

racconti mariani. Queste storie

parlano della Madonna come si

parla di una madre amata. Sono

utili per il mese di maggio, le

novene e le celebrazioni giovanili.

Destinatari: bambini e ragazzi.

Il libro raccoglie e valuta in

modo critico le informazioni

sugli aspetti anatomici e me-

dico-legali della Sindone di

Torino, integrandoli con le

osservazioni personali degli

autori.

L'approccio anatomico per-

mette di descrivere l'antropo-

metria (letteralmente, misu-

razione del corpo) dell'Uomo

della Sindone, mentre l'indagine medica permette di

formulare una possibile ipotesi sulle cause della sua

morte.

Destinatari: giovani, adulti.

BRUNO BARBERIS – AUTORI VARI, Autopsia all’Uomo dellaSindone, Elledici, pp. 136

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Visita il sito:

www.salcoopicp.eu

SEGRETERIAVia M.Ausiliatrice, 32—10152 Torino

Cellulare: 327.99.81.778.Telefono.: 011-52.24.681Fax: 011-52.24.681e-mail: [email protected]

Per incontrare la segreteria provinciale dei Salesiani Cooperatorio il Consiglio Provinciale

si prega di contattare al telefono o al cellulare per appuntamento

Inviateci vostre notizie!!! [email protected]

IN PROGRAMMA

17 - 22 agosto 2015

Settimana a Gressoney

21 - 22 giugno 2015Visita di Papa Francesco

10 - 16 agosto 2015Sym Don Bosco 2015

6 - 9 agosto 2015

Convegno Mondiale ADMA

20 Settembre 2015Giornata del Cooperatore

Marzo - Maggio 2015

Fiocco azzurro:

per Isabella e Paolo Peciarolo, SalesianiCooperatori del Centro Locale To - Sa-cro Cuore, per la nascita di Luca

Sono tornati alla casa del Padre:

Il papà del Salesiano Cooperatore Ro-dano Fabrizio del Centro Locale To -Agnelli

La mamma di Burzio Giuseppe, Salesia-no Cooperatore del Centro Locale diChieri

Il papà di Andrea Bergonzini, SalesianoCooperatore del Centro Locale To - Sa-cro Cuore

N O T I Z I E D I F A M I G L I A